UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL PIEMONTE ORIENTALE “A. AVOGADRO” Dipartimento di Medicina Traslazionale in collaborazione con Università Cattolica del Sacro Cuore e Università di Milano Bicocca MASTER IN SCIENZE DELLA PREVENZIONE MSP-ASPP ADVANCED SCHOOL OF PREVENTION AND HEALTH PROMOTION Strategie ed interventi per la prevenzione delle malattie cardiovascolari Sara Princivalle Anno accademico 2012-2013 INDICE Abstract: Strategie ed interventi per la prevenzione delle malattie cardiovascolari...pag 2 1. Introduzione………………………………………………………………………pag 4 1.1 Il carico delle malattie cardiovascolari………………………………….pag 4 1.2 Fattori di rischio, reversibilità e profilo di rischio favorevole…………. pag 4 1.3 Approcci di prevenzione e contesti……………………………………...pag 5 2. Epidemiologia…………………………………………………………………….pag 7 2.1 Alcuni dati epidemiologici sulle malattie cardiovascolari………………pag 7 2.2 Mortalità per malattie ischemiche del cuore in Italia……………………pag 8 2.3 Mortalità per malattie ischemiche del cuore e per infarto miocardio acuto in Emilia Romagna…………………………………………………....pag 8 3. Strategie di prevenzione delle malattie cardiovascolari…………………………..pag 11 3.1 La prevenzione primordiale: le campagne di popolazione e gli interventi legislativi……………………………………………………………………pag 12 3.2 La strategia dell’alto rischio……………………………………………..pag 13 3.2.1 La carta del rischio cardiovascolare……………………………pag 13 3.2.2. Il punteggio individuale……………………………………….pag 14 3.2.3 Differenze fra Carta e Punteggio Individuale………………….pag 14 3.2.4 I vantaggi dell’utilizzo di strumenti italiani per la valutazione del rischio…………………………………………………………….pag 14 3.2.5 Quando devo valutare il rischio totale?.......................................pag 14 3.2.6 Livelli di rischio………………………………………………..pag 15 3.3 La prevenzione secondaria: l’organizzazione della gestione dei primi 30 giorni dopo un evento coronarico e del follow-up a lungo termine………pag 15 3.4 Obiettivo della tesi……………………………………………………….pag 17 4. Materiali e metodi…………………………………………………………………pag 18 4.1 Ricerca bibliografica……………………………………………………..pag 18 5. Risultati……………………………………………………………………………pag 20 6. Discussione………………………………………………………………………...pag 30 6.1 Il progetto sulla prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari……pag 31 6.2 Il progetto regionale per la prevenzione delle recidive degli accidenti Cardiovascolari……………………………………………………………….pag 31 6.3 L’esperienza dell’Ausl di Bologna in ambito di prevenzione Cardiovascolare………………………………………………………………pag 33 Allegato 1…………………………………………………………………….pag 35 Allegato 2…………………………………………………………………….pag 36 Allegato 3…………………………………………………………………….pag 37 Allegato 4…………………………………………………………………….pag 37 7. Bibliografia………………………………………………………………………...pag 38 1 ABSTRACT: Strategie ed interventi per la prevenzione delle malattie cardiovascolari Oggetto: le malattie cardiovascolari costituiscono uno dei problemi più importanti di salute pubblica. Studi epidemiologici hanno permesso di identificare i fattori di rischio cardiovascolari e hanno dimostrato la reversibilità di questo rischio. Per contrastare le patologie cardiovascolari occorre favorire nella popolazione corretti stili di vita fin dalla giovane età in modo da mantenere, nel corso della vita, un profilo di rischio cardiovascolare favorevole. La prevalenza di questo profilo di rischio “favorevole” negli uomini e donne italiani di età 35-69 anni è solo del 3%. Come ribadito dalle Linee guida europee di prevenzione cardiovascolare, allo stato attuale delle conoscenze gli obiettivi di salute supportati da evidenze di efficacia riguardano l’interruzione del fumo, la promozione di un’alimentazione sana e l’implementazione dell’attività fisica. Obiettivo: identificare attraverso una revisione della letteratura le principali strategie ed interventi per la prevenzione primaria e secondaria delle malattie cardiovascolari. Attraverso l’analisi delle strategie efficaci di prevenzione e il confronto tra le principali raccomandazioni riportate nelle Linee Guida di prevenzione cardiovascolare e i diversi programmi e progetti di prevenzione, presenti in Emilia Romagna e nella realtà dell’ Ausl di Bologna, si cercherà di valutare la presenza di modelli organizzativi, che possano essere utilizzati e implementati sia a livello locale sia a livello regionale, nella promozione della salute e prevenzione della malattia cardiovascolare, in particolare per identificare e trattare persone ad alto rischio e curare adeguatamente coloro che ne sono già affetti. Metodo: la ricerca delle fonti informative è stata effettuata sulla piattaforma internazionale di PUBMED, utilizzando alcune parole chiavi quali: “cardiovascular disease”, “cardiovascular prevention”, “risk factors”, “smoking”, “nutrition”, “physical activity”, “psychosocial factors”, “cost effectiveness”, “risk assessment”, “risk management”. E’ stata condotta la ricerca sia sulle banche dati primarie che sulle banche dati secondarie di revisioni sistematiche e di linee guida. Risultati: la ricerca bibliografica ha permesso di individuare numerose Linee Guida di prevenzione cardiovascolare. Le Linee Guida incentrate sulla valutazione del rischio cardiovascolare, porgono particolare attenzione all’utilizzo delle carte del rischio e al calcolo del punteggio di rischio, all’ anamnesi familiare per lo sviluppo futuro di malattia cardiovascolare e allo stato socio-economico in quanto le popolazioni più deprivate hanno un maggiore rischio cardiovascolare. I pazienti sono ampiamente classificati in basso, intermedio e alto rischio e il livello di intensità e tipo di trattamenti, gli interventi raccomandati, gli obiettivi e il follow up sono diversi in base ai risultati della valutazione del rischio cardiovascolare. Nell’ambito delle strategie e interventi a livello di popolazione si segnala che i cambiamenti strutturali nella società hanno un impatto positivo sui più importanti fattori di rischio cardiovascolare modificabili e che gli interventi a livello di popolazione che mirano a conseguire piccole variazioni nella popolazione generale possono avere un impatto maggiore sul carico complessivo di malattie cardiovascolari rispetto alle variazioni fra i soli soggetti già ad alto rischio. La responsabilità dei cambiamenti strutturali deve essere condivisa fra politici, autorità amministrative e professionisti del settore sanitario. Tali cambiamenti devono avvenire a livello internazionale, nazionale e locale. La prevenzione secondaria della malattie cardiovascolari si basa principalmente su interventi orientati alle modificazioni dello stile di vita, al controllo dei fattori di rischio e all’uso appropriato di farmaci ad azione cardioprotettiva. I programmi strutturati di prevenzione/riabilitazione da avviare in ospedale sin dalla fase acuta, agevolano il ritorno ad una vita indipendente a domicilio e l’aderenza ad un programma individualizzato di terapia e modifica dello stile di vita. Conclusioni: Le azioni di prevenzione cardiovascolare dovrebbero far parte della vita quotidiana di tutti, a partire dai primi mesi dell’ infanzia e proseguendo per tutta l'età adulta e la senescenza. Il concetto di 2 reversibilità del profilo di rischio a seguito del miglioramento degli stili di vita è di straordinaria importanza. Le strategie di popolazione e individuale devono essere complementari. Le principali raccomandazioni di prevenzione cardiovascolare suggeriscono di: informare e sensibilizzare la popolazione; attivare azioni di comunità finalizzate a promuovere uno stile di vita “salva cuore”; individuare precocemente i soggetti ad alto rischio cardiovascolare; valutare sistematicamente il rischio CV globale individuale negli adulti; rendere operativo un sistema di sorveglianza epidemiologica continuativa dei fattori di rischio e degli eventi cardiovascolari; introdurre il counseling motivazionale nella buona prassi clinica di tutti gli operatori sanitari; implementare i percorsi di prevenzione secondaria e riabilitativi. 3 1. INTRODUZIONE 1.1 Il carico delle malattie cardiovascolari Le malattie cardiovascolari costituiscono uno dei problemi più importanti di salute pubblica. Le MCV sono tutt’oggi la principale causa di mortalità in Europa, con oltre 4.3 milioni di morti nel 2005. Oltre il 40% di queste sono premature in quanto si verificano prima dei 75 anni di età (1.8 milioni) ed il 54% colpisce soggetti di genere femminile. Le forme più comuni di MCV sono la cardiopatia ischemica (CI) e l’ictus, che costituiscono rispettivamente il 22% (1.9 milioni) ed il 14% (1.2 milioni) del totale dei decessi. La CI è responsabile del 20% di tutte le morti al di sotto dei 75 anni. I tassi di mortalità cardiovascolare sono scesi in maniera costante dagli anni ’80 nell’Unione Europea (UE) e dagli anni ’90 nell’Europa Centrale (1,2). I DALY (anni di vita aggiustati per disabilità) sono una misura del carico di malattia globale, espressa come numero di anni di vita persi per morte prematura e numero di anni di vita sana persi per disabilità. Nel 2005 le MCV hanno fatto registrare 34 milioni di DALY (23% del totale). A differenza degli andamenti di mortalità, i tassi di dimissione ospedaliera per MCV (sindromi coronariche acute ed ictus) sono aumentati nella maggior parte dei paesi europei. Più di recente, hanno mostrato una tendenza verso la stabilizzazione nell’ambito della UE, ma di contro sono aumentati a dismisura fra i paesi della Comunità degli Stati Indipendenti (CIS). Nel 2006, i costi complessivi imputabili alle MCV nella UE hanno superato i 190 miliardi di euro, di cui 110 per l’assistenza sanitaria (il 54% per l’assistenza ospedaliera, il 28% per le terapie mediche ed il 18% per altro). Ciò configura una spesa media di 223 euro annui pro capite o il 10% dei costi complessivi dell’assistenza sanitaria (3). 1.2 Fattori di rischio, reversibilità e profilo di rischio favorevole Fin dagli anni ’60 sono stati identificati multipli fattori di rischio cardiovascolare (4). I sette principali fattori di rischio modificabili – abitudine al fumo, elevata pressione arteriosa, elevata colesterolemia, abuso di alcool, ridotto introito di frutta e verdura, sedentarietà ed obesità – sono responsabili da soli di oltre il 60% della totalità di DALY in Europa. Studi epidemiologici hanno permesso di identificare i fattori di rischio cardiovascolari e hanno dimostrato la reversibilità di questo rischio: attraverso la modificazione dei livelli dei fattori di rischio nei singoli individui si ottiene la riduzione degli eventi cardiovascolari nella popolazione (5,6). Documenti programmatici dell’Unione Europea sulla promozione della salute cardiovascolare, enfatizzano la necessità di intervenire sia a livello di popolazione sia a livello individuale, soprattutto identificando gli individui con alto profilo di rischio (7). Il rischio cardiovascolare è continuo, non esiste un livello soglia al di sotto del quale scompare: tutti abbiamo un rischio cardiovascolare, che dipende dalla combinazione di diversi fattori (età, sesso, abitudine al fumo, pressione arteriosa, diabete, colesterolemia totale e HDL). I fattori di rischio modificabili devono perciò essere target di interventi che promuovano corretti stili di vita ed, eventualmente, di una appropriata terapia farmacologia. Per contrastare le patologie cardiovascolari occorre favorire nella popolazione corretti stili di vita fin dalla giovane età in modo da mantenere, nel corso della vita, un profilo di rischio cardiovascolare favorevole. Questo è definito da assenza di fumo e diabete, valori della pressione ≤ 120/80 mmHg senza terapia, colesterolemia totale < 200 mg/dl senza terapia, IMC < 25 Kg/m2. I benefici di tale profilo sono indipendenti dal livello socio-economico, correlati allo stile di vita, validi per gli eventi fatali e non fatali, coronarici e cerebrovascolari e garantiscono una migliore qualità della vita in età avanzata. 4 La prevalenza di questo profilo di rischio “favorevole” negli uomini e donne italiani di età 35-69 anni è solo del 3%: per trasformare le malattie cardiovascolari da epidemiche in endemiche è necessario aumentare tale prevalenza attraverso la diffusione di stili di vita salutari a livello di comunità. Come ribadito dalle Linee guida europee di prevenzione cardiovascolare, allo stato attuale delle conoscenze gli obiettivi di salute supportati da evidenze di efficacia riguardano l’interruzione del fumo, la promozione di un’alimentazione sana e l’implementazione dell’attività fisica (8). 1.3 Approcci di prevenzione e contesti Rose (9) ha gettato le basi per focalizzare l’attenzione sulle strategie a livello di popolazione per prevenire le malattie. Egli documentò che una minima variazione nel rischio di malattia nell’intera popolazione può ridurre il carico di malattia maggiormente di una riduzione più consistente nei soli soggetti già ad alto rischio. Di conseguenza, è possibile ottenere grandi benefici in termini di salute qualora gli sforzi dedicati alla prevenzione si concentrino sulla totalità della popolazione piuttosto che prevalentemente sugli individui ad alto rischio. Gli approcci tradizionali all’epidemiologia e agli interventi individuali hanno consentito di compiere notevoli progressi verso la comprensione della correlazione esistente fra i fattori di rischio e gli esiti della malattia. Tuttavia, i benefici di trattamenti efficaci a livello individuale possono diventare più generici ed inefficaci quando siano amplificati, al di là dell’intervento individuale, a livello di popolazione, interessando quindi svariate migliaia di persone (10). Le teorie socio-ecologiche hanno identificato le relazioni che intercorrono fra i diversi livelli di determinanti per le malattie croniche, dimostrando in maniera univoca come il comportamento individuale sia connesso ad una serie di altri livelli. Di conseguenza, la descrizione di rischio cardiovascolare che ne scaturisce è estremamente variabile, implicando talora la presenza di lesioni su una parete arteriosa, i livelli di lipidi plasmatici, un’alimentazione non sana e una scarsa attività fisica, l’esposizione ad ambienti che propongono alimenti insalubri, quartieri a rischio per un trasporto fisicamente attivo e per un’inadeguata pianificazione urbanistica, la povertà, le politiche di pianificazione statale e decentrata e le ripercussioni di accordi commerciali internazionali. Tali fattori possono essere descritti come un’asse di gerarchie interconnesse, da un livello micro (per es. le scelte individuali o l’influenza dell’ambiente familiare) attraverso un livello intermedio (per es. il luogo di lavoro o l’assistenza sanitaria) ed un livello macro (per es. le politiche statali, regionali o provinciali), fino ad un livello globale (per es. le politiche nazionali e le ripercussioni del commercio internazionale) (11). Mentre le strategie personalizzate si concentreranno sul livello micro, le strategie di prevenzione indirizzate alla popolazione generale dovrebbero focalizzarsi sui livelli intermedio, macro e globale. Le strategie di popolazione comprendono misure fiscali (per es. tassazione e sussidi), politiche e normative internazionali, nazionali e regionali (per es. politiche antifumo, regole per il marketing, produzione di alimenti), nonché modificazioni ambientali. Pertanto, ogni strategia volta alla correzione dei fattori di rischio deve tenere conto dell’interazione fra i livelli di tali fattori di rischio e in quale misura le variazioni delle politiche nazionali modificano il comportamento individuale a rischio (12,13). Nella Carta Europea per la Salute del Cuore si ribadisce che essendo multifattoriale l’origine delle malattie cardiovascolari è indispensabile che tutti i fattori di rischio e i determinanti di malattia vengano affrontati a due livelli, sociale ed individuale. Per modificare i fattori di rischio è indispensabile la collaborazione di più patner: - il legislatore, che deve mirare a creare un ambiente favorevole alla prevenzione con interventi sulla normativa fiscale e sulla pressione di mercato; 5 - i singoli individui, che possono e devono trovare le motivazioni utili per modificare il proprio stile di vita scegliendo un’ alimentazione sana, smettendo di fumare, abituandosi a praticare un’attività fisica quotidiana regolare; - gli operatori della salute, che devono sollecitare azioni di sensibilizzazione e realizzare campagne mirate a identificare precocemente le persone a rischio più elevato. L’impatto delle malattie cardiovascolari può essere ridotto anche attraverso la diagnosi precoce, la gestione corretta della malattia, la riabilitazione e la prevenzione basata anche sulla sollecitazione organizzata e strutturata a enfatizzare l’utilità di uno stile di vita sano. 6 2. EPIDEMIOLOGIA 2.1 Alcuni dati epidemiologici sulle malattie cardiovascolari Secondo i dati dell’OMS, l’86% dei decessi, il 77% della perdita di anni di vita in buona salute e il 75% delle spese sanitarie in Europa e in Italia sono causati da alcune patologie (malattie cardiovascolari, tumori, diabete mellito, malattie respiratorie croniche, problemi di salute mentale e disturbi muscolo scheletrici) che hanno in comune fattori di rischio modificabili, quali il fumo di tabacco, l’obesità e sovrappeso, l’abuso di alcol, lo scarso consumo di frutta e verdura, la sedentarietà, l’eccesso di grassi nel sangue e l’ipertensione arteriosa. Tali fattori di rischio sono responsabili – da soli – del 60% della perdita di anni di vita in buona salute in Europa e in Italia. Secondo quanto riporta l’European cardiovascular disease statistics EHN nel 2008, le malattie cardiovascolari costituiscono la prima causa di morte in Europa (48% del totale delle morti), con una prevalenza maggiore tra uomini e donne con basso livello socioeconomico. Anche in Italia (14), le malattie cardiovascolari rappresentano la prima causa di morte e il loro impatto in termini di mortalità, morbosità e sui ricoveri ospedalieri si mantiene elevato, rimanendo il primo problema di sanità pubblica. In particolare, i dati che derivano dal Progetto Cuore (15,16), dimostrano che dal 1980 al 2002 i tassi di mortalità per 100.000 persone dai 35 ai 74 anni, sia per le malattie ischemiche del miocardio che per quelle cerebrovascolari, sono diminuiti in tutte le macroaree del Paese in entrambi i sessi; per quanto riguarda le malattie ischemiche nelle donne e le malattie cerebrovascolari in entrambi i generi, il decremento al Sud è stato meno marcato rispetto alle altre aree. Nel 2002 si sono verificati nel nostro paese 236mila decessi per queste patologie, che rappresentano il 42,5% del totale. La mortalità per infarto miocardico acuto è maggiore negli uomini rispetto alle donne. Dagli anni ’80 a oggi c’è stata una lenta e graduale diminuzione della mortalità per questa patologia, per entrambi i sessi. Inoltre, la differenza fra Nord e Centro-Sud, che era evidente negli anni ’80, si è ridotta soprattutto tra gli uomini. I grafici (uomini, donne) di seguito illustrano il trend del tasso di mortalità per infarto miocardio acuto dal 1980 al 2002 nelle diverse aree geografiche del Paese. I tassi di mortalità sono elaborati per la fascia di età 35-74 anni e sono standardizzati con metodo diretto utilizzando la popolazione europea standard per consentire il confronto tra le diverse aree geografiche e fra i generi. Graf 2.1 Mortalità per 100.000 per infarto miocardio acuto per area geografica, uomini 3574 anni standardizzati con la popolazione europea Graf 2.2 Mortalità per 100.000 per infarto miocardio acuto per area geografica, donne 35-74 anni standardizzati con la popolazione europea 7 2.2 Mortalità per malattie ischemiche del cuore in Italia Dai dati del Progetto Cuore (ISS) risulta che in Italia, nella popolazione adulta (35-74 anni), il 28% delle morti è causato da malattie cardiovascolari. In particolare, il 12% è dovuto a malattie ischemiche del cuore, l’8% a infarto acuto del miocardio, il 6% a malattie cerebrovascolari (dati relativi al 2002). In particolare, la mortalità per le malattie ischemiche del cuore è maggiore negli uomini rispetto alle donne. Dalla metà degli anni ’70 a oggi, il tasso di mortalità è in lenta e graduale diminuzione. I grafici (uomini, donne) illustrano l'andamento del tasso di mortalità per malattie ischemiche del cuore e per infarto miocardico acuto dal 1980 al 2002 in Italia. Graf 2.3 Mortalità per 100.000 per malattie ischemiche del cuore (codici ICD-9 410-14) e infarto miocardio acuto (codice ICD 9 410), uomini 35-74 anni (dati standardizzati con la popolazione europea) Graf 2.4 Mortalità per 100.000 per malattie ischemiche del cuore (codici ICD-9 410-14) e infarto miocardio acuto (codice ICD 9 410), donne 35-74 anni (dati standardizzati con la popolazione europea) 2.3 Mortalità per malattie ischemiche del cuore e per infarto miocardio acuto in Emilia Romagna In Emilia-Romagna i grafici sul trend dei tassi di mortalità standardizzati per età per 100.000 per IMA e malattie ischemiche del cuore (17), mostrano un andamento oscillante negli anni, ma comunque in diminuzione durante il periodo 2002-2007. Graf 2.5 Tassi di mortalità standardizzati per IMA (x 100.000) 8 Graf 2.6 Tassi di mortalità standardizzati per malattie ischemiche del cuore (x 100.000) I casi di infarto ed angina sono stati 97.605 nel 2002, 93.565 nel 2003 e 90.844 nel 2004. Inoltre, la prevalenza di malattie cardiovascolari nella popolazione compresa tra i 35 e i 75 anni è stata del 28,6 % nel 2002; del 31,1 % nel 2003 e del 31,9 % nel 2004. Per quanto riguarda le recidive, si è ottenuta la stima dell’incidenza di un secondo accidente cardiovascolare nella popolazione regionale, controllando una coorte di circa 10.000 pazienti, che avevano avuto un ricovero per Infarto Miocardio Acuto negli anni 2002-2003 e che sono stati osservati fino al 31 dicembre 2004. Dall’analisi dei dati riportati nel grafico, pur nella consapevolezza che il follow-up è molto limitato nel tempo, si può ricavare un’indicazione di sostanziale stabilizzazione della curva con il raggiungimento del plateau a breve distanza dall’evento. Graf 2.7 Stima dell’incidenza di recidive di Infarto Miocardico Acuto Relativamente all’impatto delle malattie cardiovascolari sui ricoveri, in termini di categorie diagnostiche maggiori, la maggior quota di diagnosi di dimissione dai reparti di assistenza per acuti nell’anno 2007 (7.645.411) è riferita alle malattie dell’apparato cardiocircolatorio (15%), con una degenza media di 6,8 giorni. In Emilia-Romagna (18) , analizzando le cause di ricovero ordinario, nel 2008, si evidenzia che circa il 28% dei ricoveri è dovuto essenzialmente alle malattie del sistema circolatorio (17,3%) e ai tumori (10,3%), confermando quanto emerso dall’analisi della mortalità generale. Le morti precoci (avvenute prima del compimento dei 65 anni di età) mostrano un trend in diminuzione e sono più frequenti negli uomini. Le patologie che maggiormente contribuiscono alla mortalità prematura sono i tumori (35%), i traumi (22%), le malattie cardiovascolari (14%). Le malattie del sistema circolatorio sono la prima causa di morte in Emilia-Romagna con 18.235 decessi nell’anno 2008 (38% della mortalità totale). Suddividendo i dati per raggruppamenti di patologie omogenee, il primo gruppo è rappresentato dalle malattie ischemiche del cuore, 9 responsabili di più del 13% (n. 6.379) del totale dei decessi in Emilia-Romagna, ciò è legato sia alla letalità che alla elevata prevalenza. Nel periodo 2003-2007 si è registrato un aumento dell’incidenza dell’infarto acuto del miocardio, sia come numero assoluto (da 8.300 a 9.600) sia come tassi standardizzati per 100.000 abitanti (da 204 a 225); nello stesso periodo è invece diminuita la mortalità a 30 giorni (dal 37% al 28%). Peraltro sono frequenti le recidive: entro un anno dall’evento, quasi il 6% (6,3% uomini e 5,8% donne nel 2007) delle persone che hanno avuto un infarto STEMI (ST Elevation Myocardial Infarction) vengono nuovamente ricoverati per infarto; tali percentuali salgono a poco più del 7% (8% uomini, 6,5% donne nel 2007) in caso di Sindrome Coronarica Acuta (SCA non ST), percentuali che, negli ultimi 5 anni, sono rimaste piuttosto stabili. Tab 2.1 Infarto acuto del miocardio: Tassi standardizzati dei casi incidenti per età per 100.000 ab. Emilia-Romagna (2002-07) L’infarto del miocardio è al terzo posto fra le più importanti cause di morte in Emilia Romagna, dopo i disturbi circolatori dell’encefalo e le cardiopatie ischemiche croniche, nonostante la forte riduzione (oltre il 50% in termini di tasso standardizzato negli uomini, circa il 40% nelle donne) osservata in questo periodo. La riduzione dei tassi di mortalità è stata sensibile soprattutto in età adulta, beneficiando sia di miglioramenti legati alla riduzione dei fattori di rischio (in primo luogo l’ipertensione) che alle aumentate possibilità terapeutiche e di prevenzione delle recidive. Graf 2.8: Mortalità da infarto acuto del miocardio Tassi standardizzati per 100.000 ab.(1981-2008) 10 3. STRATEGIE DI PREVENZIONE DELLE MALATTIE CARDIOVASCOLARI Si possono distinguere tre strategie di prevenzione delle MCV: prevenzione a livello di popolazione, per i soggetti ad alto rischio e secondaria. Queste tre strategie sono necessarie e complementari. In particolare, la strategia di prevenzione a livello di popolazione è fondamentale ai fini di una riduzione dell’incidenza globale delle MCV, in quanto mira a ridurre i fattori di rischio a livello di popolazione mediante modifiche dello stile di vita e ambientali che riguardano l’intera popolazione, senza la necessità di sottoporre i singoli individui a visita medica. Questa strategia si realizza per lo più definendo specifici programmi di politica sanitaria e interventi comunitari. Gli esempi includono misure per vietare di fumare e ridurre il contenuto di sale del cibo. La strategia di popolazione si basa sul fatto che la maggior parte dei casi di infarto e ictus è dovuta all’esposizione di larga parte della popolazione a fattori di rischio moderatamente elevati. L’approccio di popolazione mira a ridurre i livelli dei fattori di rischio nel loro insieme: la logica è quella secondo cui, sebbene il rischio di malattia cardiovascolare per ciascun individuo possa ridursi solo di una piccola quantità, l’effetto di popolazione è sostanziale, dal momento che molte persone ne sono affette e, in termini di vite salvate, è superiore rispetto a interventi selettivi sugli individui ad alto rischio. Il vantaggio è che può portare a grandi benefici alla popolazione anche se può offrire poco all'individuo. L'impatto di tale approccio sul numero totale di eventi cardiovascolare nella popolazione può essere grande, perché tutti i soggetti sono osservati e una maggioranza di eventi si verificano in un gruppo sostanziale di persone a rischio solo modesto. L'attuazione dell'approccio di popolazione può portare numerosi vantaggi e risparmi: - ridurre il divario delle disuguaglianze di salute; - risparmi ottenuti dal numero di eventi cardiovascolari evitati; - prevenire le altre condizioni, come il cancro, malattie polmonari, e diabete di tipo 2; - risparmi sui costi associati alla malattia cardiovascolare, come i farmaci, prime visite e presenze ambulatoriali; - migliorare la qualità e la durata della vita delle persone. Nell'approccio ad alto rischio, le misure preventive mirano alla riduzione dei livelli dei fattori di rischio nei soggetti a più alto rischio, sia persone senza MCV nella parte superiore della distribuzione del rischio totale cardiovascolare o quelli con MCV accertata. Anche se gli individui osservati in questa strategia hanno più probabilità di trarre beneficio dagli interventi di prevenzione, l'impatto sul livello di popolazione è limitato, perché gli individui a così alto rischio sono pochi. Se interveniamo solo sulle persone ad alto rischio riduciamo effettivamente il rischio in questa fascia di popolazione, ma la stragrande maggioranza degli eventi si verifica nel resto della popolazione: gli uomini con un rischio ≥20% generano solo il 25% degli eventi, quelli con un rischio <20% generano il 75% degli eventi. La situazione è analoga nelle donne: le persone a rischio elevato generano solo una piccola parte degli eventi, il 4% (allegato 1). Per lungo tempo la strategia di popolazione è stata considerata più cost-effective che l'approccio ad alto rischio, ma dopo l'introduzione di farmaci altamente efficaci per l'abbassamento di lipidi , il miglioramento dei programmi di cessazione del fumo e minori costi di farmaci antipertensivi, l'efficacia dell'approccio ad alto rischio è aumentato. Vi è consenso sul fatto che il più grande effetto preventivo è raggiunto quando questi sono combinati. Pertanto, una buona strategia preventiva non deve occuparsi solo degli individui ad alto rischio, ma deve combinare l’approccio dell’alto rischio con un approccio mirato anche alle persone a rischio moderato o basso. 11 Alcuni paradigmi sembrano ormai accettati dalla comunità scientifica (19): 1. è necessario implementare i programmi di “prevenzione primordiale”, cioè quella rivolta alla popolazione più giovane, finalizzati ad evitare che compaiano i fattori di rischio attraverso campagne per la promozione di stili di vita sani ed interventi legislativi per regolamentare alcune situazioni che possono avere effetti nocivi sulla salute; 2. in “prevenzione primaria”, nei confronti della popolazione adulta ad alto rischio, è necessario agire mediante programmi educazionali e trattamenti appropriati passando anche attraverso l’acquisizione di una maggior consapevolezza e determinazione da parte dei medici; 3. in “prevenzione secondaria” si è ancora alla ricerca di un’organizzazione complessiva della fase post-acuta nell’ambito della rete cardiologica, che garantisca risultati anche nel medio-lungo termine. Le strategie volte a ridurre il rischio cardiovascolare globale degli individui sono quindi quelle di prevenzione primaria per i soggetti ad alto rischio e quelle di prevenzione secondaria. Le prime sono dirette agli individui sani con distribuzione del livello di rischio nella fascia più elevata, mentre le seconde si rivolgono ai pazienti con danno d’organo o patologia cardiovascolare conclamati. 3.1 La prevenzione primordiale: le campagne di popolazione e gli interventi legislativi Gli studi epidemiologici realizzati negli ultimi 30 anni hanno dimostrato chiaramente, lo studio INTERHEART (20) su tutti gli altri, che i fattori di rischio tradizionali sono in grado di spiegare oltre il 95% degli eventi coronarici della popolazione del mondo occidentale e che la riduzione della mortalità cardiovascolare osservata negli ultimi decenni è attribuibile per il 25% al calo dell’incidenza delle malattie cardiovascolari e per il 75% al miglioramento del trattamento in soggetti cardiopatici noti. Abitudini di vita e trattamenti farmacologici si dividono alla pari il merito (21). Le campagne di popolazione e i provvedimenti legislativi in prevenzione cardiovascolare riguardano soprattutto tre abitudini di vita che influiscono sulla morbosità cardiovascolare: fumo di sigaretta, esercizio fisico e alimentazione. Per quanto riguarda la riduzione dell’abitudine al fumo dagli anni ’80 sono state effettuate campagne finalizzate a creare una maggiore consapevolezza dei danni del fumo sulla salute, trasformando l’immagine del fumatore da un modello “vincente”, ad uno opposto, socialmente “perdente” (22,23), e sono stati adottati provvedimenti legislativi basati sull’aumento della tassazione sulle sigarette e sul divieto del fumo nei locali pubblici (leggi del 1995 e del 2003). I risultati ottenuti sono stati importanti per l’intera comunità in considerazione delle significative evidenze sui danni del fumo passivo (24,25). Il divieto di fumare nei luoghi pubblici ha determinato una significativa riduzione dell’incidenza di nuovi infarti miocardici (-17%) (26). Riguardo alla promozione dell’esercizio fisico molto è stato fatto. Nella fase storica in cui si è passati da una popolazione dedita per la maggior parte ad un lavoro manuale al terziario avanzato, con significativo aumento della sedentarietà, a fronte della riduzione dell’attività fisica legata all’attività lavorativa, però, sono state promosse, le occasioni di esercizio fisico legato alle attività sportive e al tempo libero, attraverso l’implementazione delle cosiddette “3P” – parchi, palestre, piscine – e la creazione di strutture dedicate, facendolo diventare un comportamento socialmente gratificante. Più controversi sono stati i risultati ottenuti sulla modificazione delle abitudini alimentari. È ormai chiaro che il modello da preferire è quello generalmente identificato come alimentazione “mediterranea”, e che, nella letteratura più recente, viene identificato come dieta “prudente” (27). Tuttavia il miglioramento delle condizioni economiche e il radicale cambiamento di abitudini a cui abbiamo assistito nel mondo occidentale, ha favorito l’implementazione di uno stile alimentare ad alto contenuto calorico e di cibi preconfezionati che ha portato ad un drammatico incremento dei casi di obesità, dislipidemia, ipertensione arteriosa e diabete (28). Una modificazione dello stile 12 alimentare si è dimostrata in grado di rallentare la progressione delle lesioni aterosclerotiche e ridurre gli eventi cardiovascolari (29,30). 3.2 La strategia dell’alto rischio I soggetti a rischio più elevato sono quelli che possono trarre maggiori benefici dal trattamento dei fattori di rischio. Tuttavia, per quanto questi soggetti traggano maggiori benefici, la maggior parte dei decessi di una comunità si verificano nei soggetti con livelli inferiori di rischio per il semplice fatto di essere più numerosi rispetto a quelli a rischio elevato, i quali, paradossalmente, sviluppano un minor numero di eventi in termini assoluti, il paradosso di Rose. Pertanto, la strategia per i soggetti ad alto rischio deve essere integrata da misure di sanità pubblica, per ridurre, per quanto possibile, i livelli di popolazione dei fattori di rischio cardiovascolare e incoraggiare uno stile di vita sano. Sulla base dei fattori di rischio tradizionali la ricerca epidemiologica cardiovascolare longitudinale ha portato all’elaborazione di carte del rischio che aiutano i clinici nello stratificare il rischio cardiovascolare del singolo paziente. Nell’ambito della prevenzione cardiovascolare primaria in Italia, vengono utilizzate le carte e il punteggio individuale del Progetto CUORE (31,32), compatibili con lo SCORE per la mortalità, avendo cura di considerare l’alto rischio SCORE (≥5%) equivalente all’alto rischio CUORE (≥20%), quando vi si fa riferimento nelle linee guida europee sulla prevenzione delle malattie cardiovascolari (allegati 2 e 3). Il Progetto CUORE considera come fattori di rischio età, pressione arteriosa sistolica, colesterolemia, abitudine al fumo e diabete e come malattia il primo evento acuto fatale e non fatale coronarico o cerebrovascolare, o rivascolarizzazione coronarica o carotidea. 3.2.1 La carta del rischio cardiovascolare Le principali caratteristiche della carta sono: • è rivolta a uomini e donne che non hanno avuto precedenti eventi cardiovascolari: è pertanto uno strumento utilizzabile solo in prevenzione primaria; • è rivolta a persone di età compresa fra i 40 e i 69 anni; • non è utilizzabile nelle donne in gravidanza; • deve essere utilizzata dal medico; • è valida se i fattori di rischio vengono misurati secondo la metodologia standardizzata. In base alle caratteristiche della persona alla quale si valuta il rischio si sceglie una delle quattro carte: uomini diabetici, uomini non diabetici, donne diabetiche, donne non diabetiche. L’utilizzo delle carte del rischio, sviluppatosi negli ultimi 10 anni, ha introdotto il concetto di rischio cardiovascolare globale e ha portato al superamento di strategie esclusivamente limitate al controllo di un fattore di rischio. Le carte sono strumenti importanti perché consentono di stabilire il significato prognostico del singolo fattore di rischio nei confronti degli altri e di verificarne l’impatto nelle diverse realtà regionali, dove esistono popolazioni che partono da un livello di rischio differente. Nel complesso le carte sono strumenti obiettivi che considerano il continuum dei fattori di rischio e pertanto uniscono anche piccoli rischi distribuiti su più fattori, inoltre permettono di utilizzare un linguaggio comune fra i vari operatori sanitari, rendono più facile la scelta del trattamento, anche sulla base del rapporto costo/beneficio e forniscono una misura valutabile nel tempo. Rimangono strumenti di facile applicazione in salute pubblica che non sostituiscono la capacità del medico di valutare i singoli casi quando altri fattori sono importanti, come la familiarità o il livello molto elevato del fattore di rischio non permette l’utilizzo di questo strumento. L’altro strumento realizzato con i dati del Progetto CUORE è il punteggio individuale (33), che rispetto alle carte del rischio consente una stima del rischio puntuale, sulla base di otto fattori: 13 pressione arteriosa sistolica, colesterolemia, abitudine al fumo e diabete ed inoltre colesterolo HDL e terapia antipertensiva; i dati relativi ad età, pressione arteriosa, colesterolo totale ed HDL sono inseriti come valori puntuali e non come intervalli. 3.2.2. Il punteggio individuale Le principali peculiarità del calcolo del punteggio individuale sono: • è rivolto a uomini e donne che non hanno avuto precedenti eventi cardiovascolari; • è rivolto a persone di età compresa fra i 35 e i 69 anni; • non è applicabile nelle donne in gravidanza; • deve essere utilizzato dal medico; • è valido se i fattori di rischio vengono misurati secondo la metodologia standardizzata. 3.2.3 Differenze fra Carta e Punteggio Individuale Le differenze tra le carte e il punteggio individuale sono le seguenti: - la fascia di età considerata nella carta va dai 40 ai 69 anni, mentre il punteggio è esteso fino ai 35; - i fattori di rischio nella carta sono sei, nel punteggio otto: ai sei della carta si aggiungono colesterolemia HDL e trattamento antipertensivo; - età, pressione arteriosa sistolica e colesterolemia nella carta sono suddivisi in classi, mentre nel punteggio sono inseriti come valori puntuali; - nella carta il rischio viene calcolato in classi, mentre con il punteggio viene stimato un valore puntuale del rischio. 3.2.4 I vantaggi dell’utilizzo di strumenti italiani per la valutazione del rischio - sono strumenti semplici; - riguardano la predizione degli eventi fatali e non fatali nella popolazione italiana e sono, al momento, gli strumenti italiani più aggiornati; - rispettano l’eziologia multifattoriale delle malattie cardiovascolari. L’elemento innovativo del rischio cardiovascolare globale assoluto sta nel fatto di non concentrarsi sul singolo fattore: possono esserci persone con valori dei fattori di rischio non particolarmente elevati che, combinati determinano un rischio globale maggiore rispetto a quello di chi ha un solo fattore di rischio, anche se molto elevato; - offrono opzioni multiple al trattamento: è possibile stabilire con il medico una sorta di strategia per tenere sotto controllo il rischio e questa strategia può derivare da combinazioni di azioni su più fattori; - consentono una valutazione oggettiva, uguale per tutti e un linguaggio comune ai vari operatori sanitari; - permettono una valutazione del costo/beneficio. 3.2.5 Quando devo valutare il rischio totale? La valutazione complessiva del rischio è raccomandata nel corso di una consultazione, nelle seguenti situazioni: - la persona lo richiede; - sono noti uno o più fattori di rischio come il fumo, il sovrappeso, o iperlipidemia; - c'è una storia familiare di malattia cardiovascolare precoce o presenza di importanti fattori di rischio come iperlipidemia; - ci sono sintomi suggestivi di malattia cardiovascolare; 14 - sforzi particolari dovrebbero essere fatti per valutare il rischio nelle persone bisognose con disagio sociale. Il rischio può essere anche superiore a quello indicato nelle tabelle nei: - soggetti sedentari e quelli con obesità centrale; - individui socialmente svantaggiate e appartenenti a minoranze etniche; - individui con diabete; -individui con bassi livelli di colesterolo HDL, aumento dei trigliceridi, fibrinogeno, apolipoproteina B (apoB), e di lipoproteina (a), soprattutto in combinazione con ipercolesterolemia familiare; - individui asintomatici con evidenza preclinica di aterosclerosi; - soggetti con malattia renale cronica da moderata a grave; - storia familiare positiva di malattia cardiovascolare precoce. 3.2.6 Livelli di rischio Le Linee Guida Europee di Prevenzione cardiovascolare (8) individuano 4 livelli di rischio: A. Rischio molto elevato I soggetti presentano una delle seguenti condizioni: - documentata malattia cardiovascolare da test invasivi o non invasivi, precedente infarto miocardico, rivascolarizzazione coronarica, ictus ischemico, malattia arteriosa periferica; - diabete mellito (tipo 1 o tipo 2) con uno o più fattori di rischio e / o danni organi; - grave malattia renale cronica; - un punteggio SCORE calcolato ≥ 10%. B. Alto rischio I soggetti hanno una delle seguenti condizioni: - valori marcatamente elevati di singoli fattori di rischio, quali dislipidemie familiari e grave ipertensione; - diabete mellito (tipo 1 o di tipo 2), ma senza fattori di rischio cardiovascolare o danno d'organo bersaglio; - malattia renale cronica moderata; - un punteggio SCORE calcolato compreso fra il 5% e del 10% di sviluppare un evento cardiovascolare entro 10 anni. C. Rischio moderato I soggetti sono considerati a rischio moderato, quando il loro punteggio SCORE a 10 anni è compreso fra il 1 e 5 %. D. Basso rischio La categoria a basso rischio si applica a persone con un punteggio SCORE < a 1% e privo di qualificazioni che li mettono a rischio moderato. 3.3 La prevenzione secondaria: l’organizzazione della gestione dei primi 30 giorni dopo un evento coronarico e del follow-up a lungo termine Il mondo cardiologico negli ultimi 20 anni si è molto concentrato sulla gestione della fase iperacuta delle sindromi coronariche, con enormi progressi nell’organizzazione della fase preospedaliera e intraospedaliera. Solo recentemente una serie di dati inattesi, quelli sull’incidenza delle riospedalizzazioni (34) e sulla bassa aderenza alla terapia farmacologica nei primi 3 mesi dopo un infarto (35), hanno dapprima sorpreso poi avviato un’interessante discussione riguardo alle strategie da adottare dopo la dimissione che può essere anche molto precoce. I dati delle indagini EUROASPIRE (36), pubblicati nel 2009, dimostrano che se da un lato negli ultimi 15 anni c’è stato un progressivo miglioramento nel trattamento dell’ipercolesterolemia e 15 dell’ipertensione arteriosa, grazie all’uso di farmaci efficaci, dall’altro i risultati appaiono ancora largamente insoddisfacenti riguardo al controllo dei fattori di rischio “difficili” come obesità, fumo di sigaretta e diabete. La risposta più largamente sostenuta dalle Società Scientifiche è quella che la prevenzione secondaria dovrebbe passare soprattutto attraverso programmi di riabilitazione cardiologica che nel post-infarto hanno dimostrato di ridurre sia la mortalità totale che l’incidenza di reinfarto (37-39). Quindi i servizi di Cardiologia Riabilitativa hanno dimostrato di essere il “luogo” per eccellenza dove effettuare un programma di prevenzione secondaria attraverso percorsi predefiniti gestiti da un’equipe multiprofessionale (40,41). Tuttavia la loro distribuzione eterogenea sul territorio e la ridotta sostenibilità economica di un modello di prevenzione secondaria basato solo sulla riabilitazione cardiologica rendono ragione della necessità di integrare l’offerta con soluzioni organizzative alternative e soprattutto di estendere questo modello all’organizzazione territoriale. In una recente metanalisi (42) hanno dimostrato che anche programmi strutturati di prevenzione secondaria basati su counseling e percorsi educazionali specifici, indipendentemente dal fatto che includessero o meno l’esercizio cioè anche al di fuori di programmi di tipo riabilitativo, si associavano ad una riduzione della mortalità per tutte le cause del 15% e una ridotta incidenza di reinfarto del 17%, confermando i risultati delle metanalisi che si riferiscono a contesti esclusivamente di tipo riabilitativo. Si deve quindi andare verso un’estensione dell’offerta, da quella tradizionalmente rappresentata dalla Cardiologia Riabilitativa verso l’adozione su larga scala di percorsi snelli che estendano l’attività dell’equipe multiprofessionale sul territorio. La proposta è quella di realizzare un moderno Centro per la Prevenzione Cardiovascolare che, inserito nella realtà sanitaria italiana, potrebbe diventare la “Rete locale per la prevenzione cardiovascolare”. Un’altra acquisizione fondamentale è anche che qualsiasi programma strutturato, se limitato alla fase post-acuta, non è sufficiente, ma deve essere seguito da un intervento di rinforzo/sostegno a medio-lungo termine come ha dimostrato lo studio italiano GOSPEL secondo il quale un approccio di questo tipo può ridurre l’incidenza dei casi di reinfarto (43). Nel complesso le problematiche da definire in un contesto di prevenzione secondaria sono le seguenti: 1. i pazienti che accedono ai servizi di Cardiologia Riabilitativa sono tuttora pochi; 2. modificare lo stile di vita delle persone è un processo complesso e non facilmente attuabile se non all’interno di percorsi strutturati; 3. l’aumento esponenziale di soggetti con requisiti particolari, come anziani, obesi e diabetici, dovrebbe essere contrastato con interventi ad hoc. Un’ipotesi della gestione della prevenzione secondaria dopo sindrome coronarica acuta potrebbe essere quella di articolarla su tre livelli (44): - il primo livello, in cui la gestione può essere effettuata direttamente dalla Cardiologia che dimette il paziente, dovrebbe prevedere un programma educazionale, di gestione preferibilmente infermieristica, da mettere a disposizione di tutti i pazienti; - il secondo livello dovrebbe riguardare pazienti a rischio moderato per i quali si potrebbe prevedere un breve percorso post-dimissione durante il quale si dia tempo e modo al paziente stesso di elaborare il “nuovo” stile di vita, riguardo soprattutto ad alimentazione, fumo, esercizio fisico e gestione dello stress in modo da assicurarsi una maggiore aderenza a medio termine; - il terzo livello, che riguarda pazienti complessi, con complicanze e con un elevato profilo di rischio, dovrebbe prevedere sempre la possibilità di accedere ad una Cardiologia Riabilitativa che è in grado di attuare un programma strutturato multiprofessionale. In ogni caso è fondamentale la pianificazione del successivo follow-up, basato su recall e altri interventi infermieristici, perché i risultati siano mantenuti nel tempo. 16 3.4 Obiettivo della tesi Obiettivo del presente elaborato è identificare attraverso una revisione della letteratura le principali strategie ed interventi per la prevenzione primaria e secondaria delle malattie cardiovascolari. Attraverso l’analisi delle strategie efficaci di prevenzione e il confronto tra le principali raccomandazioni riportate nelle Linee Guida di prevenzione cardiovascolare e i diversi programmi e progetti di prevenzione, presenti in Emilia Romagna e nella realtà dell’ Ausl di Bologna, si cercherà di valutare la presenza di modelli organizzativi, che possano essere utilizzati e implementati sia a livello locale sia a livello regionale, nella promozione della salute e prevenzione della malattia cardiovascolare, in particolare per identificare e trattare persone ad alto rischio e curare adeguatamente coloro che ne sono già affetti. 17 4. MATERIALI E METODI 4.1 Ricerca bibliografica La ricerca delle fonti informative è stata effettuata utilizzando la piattaforma internazionale di PUBMED che è un collettore di database, che permette di trovare citazioni bibliografiche all’interno di alcuni database tra i quali, il più importante, MEDLINE, utilizzando alcune parole chiavi quali: “cardiovascular disease”, “cardiovascular prevention”, “risk factors”, “smoking”, “nutrition”, “physical activity”, “psychosocial factors”, “cost effectiveness”, “risk assessment”, “risk management”. Oltre alla ricerca sulle banche dati primarie che raggruppano e indicizzano i lavori pubblicati sulle riviste biomediche è stata effettuata la ricerca su banche dati secondarie di revisioni sistematiche come: - la Health Evidence Public Health Agency of Canada per trovare le migliori revisioni di letteratura sui temi di sanità pubblica (45); - la Cochrane Library (Cochrane Database of Systematic Reviews) che nasce con lo scopo di raccogliere, valutare criticamente e diffondere le informazioni relative alla efficacia degli interventi sanitari e produce, utilizzando una metodologia scientifica comune, sintesi sulla efficacia e sicurezza degli interventi sanitari di tipo preventivo, terapeutico e riabilitativo (46). Sono state consultate banche dati secondarie di linee guida (LG), in particolare le fonti di linee guida presenti sul web quali: Base dati National Library of Guidelines Guideline Advisory Committee US National Guidelines Clearing House Guidelines Library Clinical Practice Guidelines SIGN NICE NHMCR PNLG Ente NHS GAC US Agency for Healthcare Research and Quality (AHRQ) The New Zealand Guidelines Group The Australian National Health and Medical Research Council Scottish Intercollegiate Guidelines National Institute for Health and Clinical Excellence Public Health Guidance Australia’s Clinical Practice Guidelines Portal Sistema nazionale linee guida Indirizzo web www.library.nhs.uk/guidelinesfinder/ http://www.gacguidelines.ca www.guidelines.gov/ www.nzgg.org.nz/ www.nhmrc.gov.au/ www.sign.ac.uk www.guidance.nice.org.uk/ www.clinicalguidelines.gov.au www.pnlg.it/ Tab 4.1 Banche dati consultate per la ricerca su linee guida Essendo presenti in letteratura moltissime linee guida dedicate ai singoli fattori di rischio, la ricerca si è focalizzata in particolare sulle linee guida che trattassero in modo più ampio e completo il tema della prevenzione cardiovascolare ed i criteri di scelta utilizzati per individuare le LG sono stati: - anno di pubblicazione e di revisione delle LG, ricercando quelle più recenti e aggiornate; - LG prodotte da agenzie centrali o da rilevanti società scientifiche in ambito cardiologico; - utilizzo del GRADE (47) come metodologia per lo sviluppo delle raccomandazioni cliniche all’interno delle LG (qualità delle evidenze e forza delle raccomandazioni). Ulteriori documenti/rapporti su tematiche correlate alla prevenzione cardiovascolare sono stati ricercati utilizzando: - il sito dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, in particolare per la ricerca di documenti di implementazione di misure preventive a livello di popolazione (48) ; - il portale della epidemiologia per la Sanità Pubblica Epicentro (49); 18 - - il sito del Progetto Cuore dell’Istituto Superiore di Sanità su epidemiologia e prevenzione delle malattie cerebro e cardiovascolari, in particolare per i dati di sorveglianza relativi al Progetto Cuore e per l’utilizzo della Carta del rischio cardiovascolare (50); il sito Saluter portale del Servizio Sanitario Regionale dell’Emilia Romagna per la documentazione relativa al Piano Regionale delle Prevenzione e programmi di prevenzione cardiovascolare e progetti attuati in Emilia Romagna (51); il sito del Giornale Italiano di Cardiologia, organo ufficiale della Federazione Italiana di Cardiologia e della Società Italiana di Chirurgia Cardiaca, che raccoglie contenuti editoriali, rassegne, messe a punto sulle più recenti acquisizioni nei vari campi della cardiologia a scopo informativo ed educazionale; studi epidemiologici e osservazionali, linee guida cliniche (52) ; il sito della Società Europea di Cardiologia (ESC) che rappresenta oltre 80.000 professionisti della cardiologia, principalmente provenienti da tutta Europa e dal bacino del Mediterraneo. Il Comitato è composto da 6 Associazioni, 4 Consigli, 18 Gruppi di lavoro, 56 Società Nazionali di cardiologia e fornisce una serie di attività scientifiche e didattiche, come ad esempio la produzione e il continuo aggiornamento delle linee guida di pratica clinica, l'organizzazione di corsi di formazione e iniziative, indagini pan - europee per malattie cardiovascolari in aree specifiche. Il Comitato edita e pubblica anche 9 delle riviste più importanti del mondo in cardiologia (53). 19 5. RISULTATI La ricerca bibliografica ha permesso di individuare numerose Linee Guida di prevenzione cardiovascolare, di recente pubblicazione e revisione, prodotte da alcune delle principali agenzie di Linee Guida europee, americane, inglesi e australiane. Essendo numerose le pubblicazioni, la ricerca si è focalizzata sulle Linee Guida più recenti e specifiche sulla prevenzione e valutazione del rischio cardiovascolare, focalizzate sulla prevenzione primaria sia a livello individuale sia di popolazione e alcune di prevenzione secondaria dopo evento cardiovascolare acuto. Sono state escluse quelle sulla gestione e trattamento della patologia cardiovascolare acuta. Di seguito si riportano in una tabella le principali Linee Guida individuate. Linee Guida SIGN 97 (Scottish Intercollegiate Guidelines Network) Risk estimation and the prevention of cardiovascular disease. A national clinical guideline (54) ESC 2007 European guidelines on cardiovascular disease prevention in clinical practice: executive summary (4) ESC 2012 European guidelines on cardiovascular disease prevention in clinical practice (version 2012). (European Condizione Malattia cardiovascolare Anno, Paese 2007, Scozia Obiettivo LG Presentare interventi basati su evidenze per la valutazione del rischio e la prevenzione primaria e secondaria della malattia cardiovascolare Target Pazienti ad alto rischio per / o con malattia cardiovascolare primaria o secondaria e popolazione generale Setting Comunità Malattia cardiovascolare 2007, Europa Pazienti con malattia cardiovascolare, soggetti asintomatici ad aumentato rischio di malattia cardiovascolare, familiari di pazienti con malattia cardiovascolare prematura Comunità Malattie cardiovascolari, inclusa la malattia coronarica, ictus, arteriopatia periferica e loro complicazioni. Prevenzione 2012, Europa Aiutare medici e professionisti sanitari nella promozione della salute cardiovascolare e prevenzione malattia cardiovascolare e riduzione insorgenza. Fornire consigli pratici per quanto riguarda la motivazione per la prevenzione , le priorità , gli obiettivi, la valutazione dei rischi e la gestione attraverso misure di stile di vita e l'utilizzo dei farmaci selettivi Fornire un aggiornamento delle conoscenze presenti in cardiologia preventiva per i medici e altri operatori sanitari Individui con malattia cardiovascolare, soggetti asintomatici in Europa che sono a rischio aumentato di mortalità per Comunità 20 Society Cardiology Medical Specialty Society) (8) of - delle malattie cardiovascolari valutazione e gestione ACCF/AHA 2010 Guideline for assessment of cardiovascular risk in asymptomatic adults. (American College of Cardiology Foundation/Ame rican Heart Association) (55) NICE clinical guideline 48 MI: Secondary prevention in primary and secondary care for patients following a myocardial infarction (56) Malattia cardiovascolare 2010, Stati Uniti Aiutare operatori sanitari nella decisione clinica, approcci per diagnosi, gestione e prevenzione malattie, valutazione iniziale adulto asintomatico a rischio malattia cardiovascolare Malattia coronarica 2007, Regno Unito NICE public health guidance 25 Prevention of cardiovascular disease (57) Malattia cardiovascolare inclusa la malattia coronarica, ictus, arteriopatia periferica e loro complicazioni. 2010, Regno Unito Aiutare operatori sanitari che lavorano a contatto diretto con i pazienti dopo un infarto miocardico, pianificazione dei servizi sanitari, quali cure primarie, sanità pubblica, le famiglie. Prevenzione secondaria nelle cure primarie e secondarie per i pazienti a seguito di un infarto del miocardio Raccomandazion i formulate nella prevenzione delle malattie cardiovascolari a livello di popolazione. La linea guida è per il governo, il sistema sanitario, le autorità locali, l'industria, e di tutti coloro le cui azioni influenzano la malattia cardiovascolare, parenti di primo grado di pazienti con malattia cardiovascolare prematura, individui incontrati nella pratica clinica quotidiana Adulti di 20 anni di età e più anziani che sono asintomatici per malattia cardiovascolare Comunità Pazienti che hanno avuto un infarto miocardico acuto Comunità Popolazione generale Comunità 21 Cardiovascular disease - primary prevention. (Medical Services Commission, British Columbia) (58) Malattie cardiovascolari comprese: attacco cardiaco, stroke, malattie vascolari periferiche, malattia renale 2008, Canada Guidelines for the management of absolute cardiovascular disease risk. (National Heart Foundation of Australia) (59) Malattia cardiovascolare 2012, Australia Reducing risk in heart disease: an expert guide to clinical practice for secondary prevention of coronary heart Malattia coronarica 2012, Australia salute cardiovascolare della popolazione . Questo include commissari, manager e professionisti che lavorano in enti locali e dei settori pubblico, privato, del volontariato e della comunità. Ridurre il rischio di malattie cardiovascolari (infarto, ictus, malattia vascolare periferica, insufficienza cardiaca e malattia renale), fornendo una sintesi delle strategie per la valutazione e la mitigazione dei fattori che aumentano il rischio. Integrare queste strategie con linee guida e protocolli esistenti per ipertensione, diabete, insufficienza renale cronica, soprappeso, obesità e inattività fisica Fornire indicazioni sulla gestione del rischio cardiovascolare in prevenzione primaria in tutti gli adulti di età superiore ai 45 anni Fornire un quadro generale per la gestione appropriata dei pazienti con malattia coronarica. Popolazione generale Comunità Adulti di 45 anni o più senza precedente storia di malattia cardiovascolare Comunità Pazienti malattia coronarica Comunità con 22 disease (National Heart Foundation of Australia) (60) Secondary prevention of coronary artery disease (University of Michigan Health SystemAcademic Institution) (61) Malattia coronarica 2009, Stati Uniti Per migliorare la prevenzione secondaria della malattia coronarica assemblando nelle raccomandazioni le azioni che dovrebbero essere intraprese o considerate Adulti con malattia coronarica, o malattia coronaria equivalente come il diabete, altra malattia vascolare aterosclerotica o un calcolo del fattore di rischio superiore al 20% per un evento futuro di malattia coronarica Comunità Tab 5.1 Principali Linee Guida di prevenzione cardiovascolare emerse dalla revisione della letteratura. La malattia cardiovascolare è fortemente legata allo stile di vita, in particolare all’uso di tabacco, alle abitudini alimentari, all’attività fisica e allo stress psicosociale tanto che l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato che più di tre quarti della mortalità per tutte le malattie cardiovascolari può essere prevenuta con adeguati cambiamenti nello stile di vita. Nelle pagine che seguono verranno presentate le principali strategie ed interventi efficaci per la prevenzione primaria e secondaria della malattie cardiovascolari, emerse dalla revisione della letteratura. In particolare ampio spazio sarà dedicato alle raccomandazioni delle Linee Guida ESC 2012 (8) che hanno previsto nella revisione della qualità delle prove e nella formulazione delle raccomandazioni sia l’utilizzo del metodo raccomandato dall’ESC/AHA sia del sistema di classificazione (GRADE) che permette un maggiore impatto della epidemiologia clinica e delle raccomandazioni basate sull’evidenza adattate alle esigenze della pratica clinica. Queste linee guida hanno cercato di dare risposte sulle questioni fondamentali della prevenzione della malattia cardiovascolare in sei capitoli: che cosa è la prevenzione cardiovascolare, perché è necessaria, chi dovrebbe beneficiarne, come può essere applicata la prevenzione cardiovascolare e quando è il momento giusto per agire e, infine, quali programmi di prevenzione dovrebbero essere implementati. In particolare vengono esaminati diversi aspetti quali: la valutazione del rischio totale di malattia cardiovascolare, le patologie con un rischio aumentato di malattia cardiovascolare, i metodi di prevenzione, gli interventi di cessazione al fumo, le abitudini dietetiche, l’attività fisica, i fattori psicosociali, il peso corporeo, la pressione sanguigna, il diabete di tipo 2, il livello di lipidi e le terapie antitrombotiche, i principi di cambiamento del comportamento e una sezione dedicata ai pazienti che non aderiscono alla terapia. Nella tabella (tab 5.2), si riportano le principali indicazioni. Ambiti Aspetti generali di prevenzione cardiovascolare Principali indicazioni a) Oltre il 50% della riduzione di mortalità per malattia cardiovascolare è dovuto a cambiamenti dei principali fattori di rischio, mentre il 40% è attribuibile al miglioramento dei trattamenti farmacologici. b) Tali sforzi preventivi dovrebbe durare tutta la vita, dalla nascita (se non prima) alla vecchiaia. c) Le strategie di prevenzione di popolazione e ad alto rischio dovrebbero essere complementari; un approccio limitato a persone ad alto rischio saranno meno 23 Valutazione del rischio a) b) c) d) Genere a) b) Familiarità a) b) Fattori psicosociali a) b) c) Cessazione fumo a) b) Alimentazione a) efficaci; sono ancora necessari programmi di educazione della popolazione. Un sistema di valutazione del rischio può aiutare a prendere decisioni logiche di gestione, e può aiutare ad evitare un potenziale sottotrattamento. La stima del rischio totale con fattori di rischio multipli è raccomandato per gli adulti asintomatici senza evidenza di malattia cardiovascolare. Soggetti ad alto rischio possono essere individuati sulla base di malattia cardiovascolare stabilita, DM, malattia renale moderata, livelli molto elevati di singoli fattori di rischio o alto rischio totale. Lo screening del rischio, ivi compreso il profilo lipidico, può essere considerato in uomini adulti ≥ 40 anni e nelle donne ≥ 50 anni di età o postmenopausa. Il medico di medicina generale è la persona chiave per avviare, coordinare e fornire a lungo termine il follow-up per la prevenzione delle malattie cardiovascolari. In generale, le donne sembrano essere a minor rischio cardiovascolare rispetto agli uomini. Tuttavia, questo è fuorviante, in quanto il rischio è differito di circa 10 anni. Le malattie cardio-vascolari, infatti, sono di gran lunga le principali causa di morte nelle donne. Il rischio di malattie cardiovascolari nelle donne, come negli uomini, può essere ridotto attraverso l'astensione dal fumo, dalla pratica dell'attività fisica, evitando il sovrappeso ed avendo una pressione sanguigna e un colesterolo nel sangue ben controllati. L'importanza della prevalenza familiare di insorgenza precoce di malattia cardiovascolare non è ancora sufficientemente compresa nella pratica clinica. La prevalenza familiare di malattia aterosclerotica o di gravi fattori di rischio (ipertensione, diabete mellito, iperlipidemia) dovrebbe essere sistematicamente ricercata nei parenti di primo grado di un paziente colpito prima dei 55 anni negli uomini e 65 anni nelle donne. Un basso status socio-economico, la mancanza di sostegno sociale, lo stress sul lavoro e nella vita famigliare, la depressione, l'ansia, l'ostilità e la personalità di tipo D possono contribuire pesantemente sia al rischio di sviluppare malattie cardiovascolari che al peggioramento del decorso clinico e della prognosi della malattia cardiovascolare. Interventi multimodali comportamentali, integrando l'educazione alla salute, esercizio fisico e la terapia psicologica devono essere prescritti per affrontare la malattia e i fattori di rischio psicosociali. In caso di sintomi significativi di depressione, ansia e ostilità, dovrebbe essere considerato l’utilizzo della psicoterapia. Cambiare il proprio comportamento rispetto al fumare rappresenta una pietra miliare per il miglioramento della salute cardiovascolare. Misure di sanità pubblica, tra cui i divieti di fumo sono cruciali per la percezione pubblica del fumo come un importante pericolo per la salute. Il fumo, compresa l’esposizione al fumo passivo è un fattore di rischio forte e indipendente per malattia cardiovascolare e deve essere evitato. I giovani devono essere incoraggiati a non fumare e a tutti i fumatori dovrebbero essere dati consigli per smettere di fumare ed essere offerta assistenza. Una dieta sana è raccomandata come la pietra angolare della prevenzione cardiovascolare: a. Acidi grassi saturi <10% dell’apporto energetico totale, mediante sostituzione con acidi grassi polinsaturi. b. Acidi grassi insaturi: il meno possibile, preferibilmente non assunzione derivante da alimenti trasformati, e <1% del consumo totale di energia di origine naturale. c. <5 g di sale al giorno. d. 30-45 g di fibre al giorno, a partire da prodotti integrali, frutta e verdura. e. 200 g di frutta al giorno (2-3 porzioni). f. 200 g di verdura al giorno (2-3 porzioni). g. pesce almeno due volte a settimana, di cui uno può essere pesce azzurro. h. Il consumo di bevande alcoliche dovrebbe essere limitata a 2 24 b) Peso Corporeo a) b) c) Attività fisica a) b) c) d) Pressione arteriosa a) b) c) d) Diabete mellito a) b) c) d) e) Assetto lipidico a) b) c) d) e) bicchieri al giorno (20 g / die di alcool) per gli uomini e 1 bicchiere al giorno (10 g / die di alcool) per le donne. L’assunzione di calorie dovrebbe essere limitato alla quantità di energia necessaria per mantenere (o ottenere) un peso sano (vale a dire, un indice di massa corporea [BMI] <25 kg/m2). La riduzione di peso nelle persone in sovrappeso e obese è raccomandata in quanto è associato a effetti positivi sulla pressione arteriosa e dislipidemia, che possono portare a meno malattie cardiovascolari. Sia il soprappeso che l’obesità sono associate con un rischio di morte per malattia cardiovascolare, c è una associazione lineare fra BMI e la mortalità per tutte le cause. La mortalità per tutte le cause è più bassa nei soggetti con BMI tra i 20 e 25 Kg/m2. La partecipazione a una regolare attività fisica e/o l'esercizio fisico aerobico è associato ad una riduzione della mortalità cardiovascolare. Adulti sani di tutte le età devono spendere 2,5-5 ore a settimana in attività fisica di intensità almeno moderata, o 1-2.5 ore a settimana in esercizio fisico vigoroso intenso. Soggetti sedentari dovrebbero essere fortemente incoraggiati ad avviare programmi di esercizio fisico di bassa intensità. I pazienti con precedente infarto miocardico acuto, bypass coronarico, angioplastica percutanea, angina pectoris stabile o insufficienza cardiaca cronica devono sottoporsi ad allenamento aerobico di intensità moderata-forte ≥ 3 volte a settimana e per 30 minuti a sessione. Una elevata pressione sanguigna è un fattore di rischio per malattia coronarica, insufficienza cardiaca, malattia cerebrovascolare, malattia arteriosa periferica, insufficienza renale e fibrillazione atriale. Misure di stile di vita come il controllo del peso, l'aumento dell'attività fisica, la moderazione dell'alcool, la restrizione di sodio e l'aumento del consumo di frutta, verdura e latticini a basso contenuto di grassi sono raccomandati in tutti i pazienti con ipertensione. Tutte le principali classi di farmaci antipertensivi (es. diuretici, ACE inibitori, calcio antagonisti, antagonisti del recettore dell'angiotensina e beta-bloccanti) non differiscono in modo significativo nell’abbassare la pressione e quindi dovrebbero essere raccomandati per l'avvio e il mantenimento del trattamento antipertensivo. La pressione arteriosa sistolica dovrebbe essere abbassata a <140 mmHg e la pressione arteriosa diastolica <90 mmHg) in tutti i pazienti ipertesi. Una gestione intensiva dell'iperglicemia nel diabete riduce il rischio di complicazioni microvascolari e, in misura minore, di malattie cardiovascolari. Il trattamento intensivo nel diabete dello stato ipertensivo riduce il rischio di esiti macrovascolari e microvascolari. L'obiettivo raccomandato di HbA1c per la prevenzione della malattia cardiovascolare nel diabete è <7.0% (<53 mmol / mol). Le statine sono raccomandate per ridurre il rischio cardiovascolare nel diabete. Gli obiettivi di PA nei diabetici sono < 140/80 mmHg La Metformina dovrebbe essere usata come terapia di prima linea se tollerata e non controindicata. L'aumento del colesterolo plasmatico e delle lipoproteine a bassa densità sono tra i principali fattori di rischio per malattia cardiovascolare. La terapia con statine ha un effetto benefico sui risultati in termini di prevenzione cardiovascolare. Nei pazienti a rischio cardiovascolare molto alto, il target di colesterolo LDL raccomandato è <1,8 mmol / L (<~ 70 mg / dL) o ≥ 50% riduzione del colesterolo-LDL quando il livello obiettivo non può essere raggiunto. Nei pazienti ad alto rischio cardiovascolare, un obiettivo del colesterolo LDL <2,5 mmol / L (<~ 100 mg / dL) è raccomandato. I livelli obiettivo raccomandati sono <5 mmol / L (<~ 190 mg / dL) per il colesterolo plasmatico totale e <3 mmol / L (<~ 115 mg / dL) per il colesterolo LDL per i soggetti a basso o moderato rischio. Nei pazienti con una sindrome coronarica acuta in trattamento con statine ad 25 alte dosi deve essere iniziata mentre i pazienti sono in ospedale. Tutti i pazienti con ipercolesterolemia familiare devono essere riconosciuti come pazienti ad alto rischio ed essere trattati con terapia ipolipemizzante. a) L'aderenza alle terapie farmacologiche in individui ad alto rischio e nei pazienti con malattia cardiovascolare è ancora bassa. I medici devono valutare l’aderenza al farmaco ed identificare i motivi della non aderenza al fine di adattare ulteriori interventi alle esigenze individuali del paziente. b) Diversi tipi di interventi sono efficaci nel migliorare l'aderenza al farmaco. L'evidenza suggerisce che la riduzione del numero di farmaci (in associazione) è l'approccio più efficace per migliorare l'aderenza farmaci. a) Azioni volte a prevenire le malattie cardiovascolari dovrebbero essere incorporati nella vita quotidiana di tutti, a partire dalla prima infanzia e per tutto l’ età adulta e la senescenza. b) Programmi di prevenzione coordinati da infermieri dovrebbe essere bene integrati nei sistemi sanitari. c) Tutti i pazienti con malattie cardiovascolari devono essere dimessi dall’ospedale con raccomandazioni chiare sul trattamento per ridurre al minimo gli eventi avversi. d) Tutti i pazienti che necessitano di ospedalizzazione o intervento invasivo dopo un evento ischemico acuto dovrebbero partecipare ad un programma di riabilitazione cardiaca per migliorare la prognosi, modificare le abitudini di vita e aumentare l’aderenza al trattamento. e) La riabilitazione cardiaca è costo-efficace nel ridurre il rischio di eventi cardiovascolari. f) Aderenza alla terapia Programmi prevenzione di Tab 5.2 Principali raccomandazioni di prevenzione cardiovascolare Per quanto riguarda le Linee Guida incentrate sulla valutazione del rischio cardiovascolare, viene posta particolare rilevanza all’utilizzo delle carte del rischio e al calcolo del punteggio di rischio e in particolare all’ anamnesi familiare per lo sviluppo futuro di malattia cardiovascolare e allo stato socio-economico in quanto le popolazioni più deprivate hanno un maggiore rischio cardiovascolare. I pazienti sono ampiamente classificati in basso, intermedio e alto rischio e il livello di intensità e tipo di trattamenti, gli interventi raccomandati (es. su stili di vita, terapia farmacologia), gli obiettivi e il follow up sono diversi in base ai risultati della valutazione del rischio cardiovascolare. Nell’ambito delle strategie e interventi a livello di popolazione si riportato le principali raccomandazioni emerse dalle Linee Guida NICE del 2010 (54). In particolare si segnala che i cambiamenti strutturali nella società hanno un impatto positivo sui più importanti fattori di rischio cardiovascolare modificabili (scorretta alimentazione, abitudine al fumo, consumo alcolico e inattività fisica) e che gli interventi a livello di popolazione che mirano a conseguire piccole variazioni nella popolazione generale possono avere un impatto maggiore sul carico complessivo di malattie cardiovascolari rispetto alle variazioni fra i soli soggetti già ad alto rischio. La responsabilità dei cambiamenti strutturali deve essere condivisa fra politici, autorità amministrative e professionisti del settore sanitario. Tali cambiamenti devono avvenire a livello internazionale, nazionale e locale. Ambito intervento SALE Alti livelli di sale nella dieta sono collegati con ipertensione che può portare a ictus e malattia coronarica. Elevati livelli di sale negli alimenti trasformati hanno un impatto importante sulla quantità consumata dalla popolazione. L’assunzione media tra i bambini è Obiettivo Politica Ridurre il consumo di sale nella popolazione Azione 1) Obiettivo assunzione di sale: massimo apporto di 6 g al giorno per adulto entro il 2015 e di 3 g entro il 2025. 2) Assicurarsi che i l’assunzione di sale nei bambini non superi livello adeguato all'età. 3) Promuovere i vantaggi di una ridotta assunzione di sale nella 26 superiore al livello raccomandato - e alcuni bambini consumano tanto sale quanto gli adulti. 4) GRASSI SATURI Ridurre il consumo generale di grassi saturi è fondamentale per prevenire le malattie cardiovascolari. Ridurre il 1) consumo di grassi saturi a livello di popolazione 2) 1) 2) 3) GRASSI TRANS Gli acidi grassi trans costituiscono un significativo pericolo per la salute 4) 3) 5) 4) Assicurarsi che tutti i gruppi 1) di popolazione siano protetti dagli effetti nocivi degli acidi grassi trans. 1) 2) 3) 4) MARKETING E MESSAGGI PROMOZIONI RIVOLTI A BAMBINI E GIOVANI Misure per proteggere i bambini dai pericoli di una cattiva alimentazione: restrizioni alla pubblicità hanno ridotto il numero dei nuovi annunci Assicurare che i bambini e i giovani sotto i 16 anni siano protetti da tutte le forme di marketing, pubblicità e promozioni che incoraggiano una dieta malsana. 1) 2) popolazione Europea, anche introducendo una legislazione nazionale se necessario. Assicurare che i produttori di alimenti e ristoratori continuino a ridurre il contenuto di sale presente negli alimenti consumati. Incoraggiare i produttori, i ristoratori a ridurre notevolmente la quantità di grassi saturi in tutti gli alimenti prodotti. Se necessario, prendere in considerazione il supporto legislativo. Creare le condizioni affinché i prodotti a basso contenuto di grassi saturi siano venduti a un prezzo più basso rispetto ai prodotti ad alto contenuto di grassi saturi. Considerare le leve normative e fiscali se necessarie. Creare le condizioni favorevoli per l'industria e l'agricoltura per la produzione di prodotti lattiero-caseari per il consumo umano, che sono a basso contenuto di grassi saturi. Continuare a promuovere il latte parzialmente scremato per i bambini di età superiore ai 2 anni. In linea con gli altri paesi dell'Unione europea, introdurre una legislazione per assicurare che i livelli non superino 2 % nei grassi e oli utilizzati nella produzione e cottura di alimenti. Stabilire le linee guida per le autorità locali per monitorare i livelli nei ristoranti, fast -food utilizzando i poteri legali esistenti (norme commerciali) Incoraggiare l'uso di oli ad alto contenuto di polinsaturi e acidi grassi monoinsaturi. Sviluppare linee guida per il settore del food service e il governo locale sulla rimozione dei grassi saturi dal processo di preparazione del cibo. Estendere le restrizioni pubblicitarie in TV sui cibi e bevande ricchi di grassi, sale o zucchero fino alle 21.00. Sviluppare standard equivalenti, sostenuti dalla normativa, per limitare la commercializzazione, pubblicità e promozione di 27 per alimenti ricchi di grassi, sale o zucchero durante programmi televisivi rivolti a bambini e giovani. POLITICA AGRICOLA COMUNE TRASPORTO PUBBLICO FISICAMENTE ATTIVO Assicurare che la promozione della salute e la riduzione della malattia sia una parte esplicita della Politica agricola comune e che tenga in adeguato conto del suo potenziale impatto sul rischio cardiovascolare. 1) Incoraggiare le persone per forme di trasporto più attive, in modo che l’attività fisica sia integrata nella vita quotidiana. 1) 2) 2) 3) 4) prodotti alimentari e bibite ad alto contenuto di grassi, sale o zucchero attraverso tutti i media non radiotelevisivi (come siti web dei produttori, l'uso Internet, i telefoni cellulari e altre nuove tecnologie). Negoziare a livello comunitario e nazionale al fine di garantire una politica agricola comune che tiene conto dei problemi della salute pubblica. Incoraggiare il principio che fondi dovrebbero premiare o favorire la produzione di alimenti altamente nutrienti come frutta, verdura, cereali integrali e salumi più magri. Piani di trasporto locali che supportino meccanismi che sostengono le modalità di trasporto a piedi e in bicicletta (percorsi pedonali e piste ciclabili). Creare ambiente e incentivi che promuovono l'attività fisica, compresi i trasporti fisicamente attivi per e sul lavoro. Prendere in considerazione e affrontare i fattori che scoraggiare l'attività fisica. Modifiche nelle scuole, nei luoghi di lavoro e nell’ambiente edificato possono rendere l’attività fisica una componente più naturale della vita quotidiana. Assicurarsi che tutta la ristorazione pubblica segua linee guida dietetiche approvate. LINEE GUIDA PER LA RISTORAZIONE NEL SETTORE PUBBLICO Le organizzazioni del settore pubblico sono importanti fornitori di cibo e bevande a larga fasce della popolazione. Si stima che essi forniscono uno su tre pasti consumati fuori casa. Quindi, un modo efficace per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari sarebbe quello di migliorare la qualità nutrizionale del cibo e del bere che forniscono. 1) AMBIENTI LIBERI DAL FUMO Qualsiasi riduzione del fumo attivo e del fumo passivo determinano una riduzione della morbosità e della mortalità. Ambienti completamente privi di fumo sono l’unico modo di proteggere i non fumatori. RIDUZIONE CONSUMO DI ALCOL L’abuso di bevande alcoliche è associato ad un aumento della mortalità cardiovascolare e l’alcool si posiziona come seconda causa Ridurre il consumo di alcol nella popolazione. 1) Il fumo attivo e il fumo passivo possono essere regolamentati da tassazioni, restrizioni nella vendita e nell’utilizzo, campagne pubblicitarie antifumo, confezioni semplici ed etichette di avvertimento sui danni correlati. 1) Il consumo di bevande alcoliche deve essere ridotto attraverso l’introduzione di tassazioni, regolamentazione della pubblicità e limiti sociali e legali più bassi per le 28 principale di perdita di DALY nei paesi a più alto reddito. concentrazioni di alcool nel sangue di chi guida un’automobile. Tab 5.3 Principali strategie ed interventi a livello di popolazione La prevenzione secondaria della malattie cardiovascolari si basa principalmente su interventi orientati alle modificazioni dello stile di vita, al controllo dei fattori di rischio e all’uso appropriato di farmaci ad azione cardioprotettiva. Si segnala inoltre l’importanza di programmi strutturati di prevenzione/riabilitazione da avviare in ospedale sin dalla fase acuta, soprattutto per i pazienti ad alto rischio e i non autosufficienti, per agevolare il ritorno ad una vita indipendente a domicilio e l’aderenza ad un programma individualizzato di lunga durata comprensivo di monitoraggio clinico e di interventi specifici mirati ad ogni componente del rischio cardiovascolare globale. Ambito intervento STILI DI VITA RIABILITAZIONE CARDIOLOGICA TERAPIA FARMACOLOGICA Principali indicazioni a) I pazienti con malattia cardiovascolare devono smettere completamente di fumare ed evitare il fumo passivo. b) Nei pazienti con malattia cardiovascolare stabilire e mantenere una sana alimentazione e considerare di sottoporre il paziente ad una consulenza con dietista per il supporto nel cambiamento delle abitudini alimentar. c) Valutare la circonferenza vita e il BMI e dare indicazioni su come ridurre il peso corporeo. d) Deve essere limitata l’assunzione di alcool (a non più di due bicchieri standard al giorno (uomini) e una bevanda standard al giorno (donne)) e valutate le potenziali interazioni con i farmaci. e) I pazienti con malattia cardiovascolare devono fare almeno 30 minuti di attività fisica di moderata intensità, la maggior parte, se non tutti, i giorni della settimana (vale a dire 150 minuti / settimana minimo). a) I pazienti con malattia cardiovascolare dovrebbero essere avviati a programmi di riabilitazione cardiologica. b) Avviare e sostenere nei pazienti il cambiamento di comportamento verso stili di vita salutari. c) In tutti i pazienti con malattia coronarica va valutata la presenza di depressione e il livello di supporto sociale intorno al paziente. a) A tutti i pazienti che hanno avuto un infarto miocardico acuto dovrebbe essere offerto il trattamento con una combinazione dei seguenti farmaci:ACE-inibitore, aspirina, Beta-bloccante, Statina, soprattutto nei pazienti ad alto rischio di recidive. b) I pazienti con malattia cardiovascolare devono raggiungere e mantenere una pressione <130/80 mmHg. c) Tutti i pazienti con malattia coronarica dovrebbero essere sottoposti a screening per il diabete e nei pazienti con diabete è raccomandato un livello di HbA1c ≤ 7%. Tab 5.4 Principali raccomandazioni per la prevenzione secondaria delle malattie cardiovascolari. Si riportano infine gli obiettivi di esposizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità in relazione alla prevenzione e controllo delle malattie degenerative e le stime italiane (allegato 4). 29 6. DISCUSSIONE Dalla revisione della letteratura emergono alcune forti raccomandazioni per la prevenzione cardiovascolare che verranno in questo capitolo riportate e confrontate con programmi e progetti implementati nella regione Emilia Romagna e nell’Ausl di Bologna. Le azioni di prevenzione cardiovascolare dovrebbero far parte della vita quotidiana di tutti, a partire dai primi mesi dell’ infanzia e proseguendo per tutta l'età adulta e la senescenza. Il concetto di reversibilità del profilo di rischio a seguito del miglioramento degli stili di vita è di straordinaria importanza: i principi dello stile di vita sano dovrebbero esser sempre pubblicizzati con adeguati strumenti di comunicazione e gli operatori sanitari dovrebbero divenire esperti di terapia educazionale nonché “modello” in ogni contesto del loro agire professionale. Le strategie di popolazione e individuale devono essere complementari. La valutazione del rischio cardiovascolare globale assoluto è un importante strumento di prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari e costituisce un sistema di sorveglianza della salute cardiovascolare della popolazione adulta generale. Devono essere tenute in considerazione sia la dimensione della prevenzione primaria, che ha come target i soggetti a rischio basso e come strumenti quelli dell’educazione alla salute e della rimozione dei fattori di rischio ambientale e sociale, sia ambiti di prevenzione secondaria, sia ambiti propri della diagnosi e della terapia, come la ottimizzazione del controllo pressorio e della colesterolemia attraverso la modifica degli stili di vita e la eventuale terapia farmacologica. In questo ambito è necessario uno stretto raccordo e una strategia comune fra Medico di Famiglia e Sanità Pubblica. Lo screening sui fattori di rischio tra cui il profilo lipidico, può essere indicato negli uomini adulti di età ≥ 40 anni e nelle donne ≥ 50 anni di età o in post-menopausa. Un ruolo chiave deve essere svolto dal medico di medicina generale che è la persona di riferimento per avviare, coordinare e fornire un follow-up a lungo termine per la prevenzione cardiovascolare. Il cardiologo rimane lo specialista di riferimento di secondo livello, ogni qualvolta vi sia incertezza circa l'uso preventivo di farmaci o quando le solite opzioni preventive siano difficili da applicare. Si segnala inoltre che tutti i pazienti con malattia cardiovascolare devono essere dimessi dall'ospedale con raccomandazioni appropriate per il trattamento, in modo da minimizzare gli eventi avversi. In particolare tutti i pazienti che hanno richiesto un ricovero o un intervento invasivo dopo una sindrome coronarica acuta, dovrebbero partecipare a un programma di riabilitazione cardiaca strutturato che si è dimostrato particolarmente importante e conveniente per migliorare la prognosi, modificare le abitudini di vita e aumentare l'aderenza alla terapia. Il successo della prevenzione secondaria e riabilitativa dipende da un alto livello di assistenza individuale e da un’attenta valutazione clinica, tra cui quella dei fattori di rischio psicosociali e delle condizioni di comorbidità. Nell’insieme, le evidenze scientifiche sottolineano in modo omogeneo la necessità e l’urgenza di sviluppare ed organizzare programmi strutturati ed integrati di prevenzione/riabilitazione in ospedale e nella comunità, per un’effettiva riduzione del rischio cardiovascolare sia in pazienti con malattia aterosclerotica già clinicamente manifesta che in soggetti ad alto rischio. La complessità e l’intensità degli interventi saranno commisurati alle caratteristiche cliniche, ai bisogni assistenziali dei pazienti ed al livello di rischio cardiovascolare. In letteratura sono segnalati diversi programmi di prevenzione quali ad esempio quelli coordinati da infermieri, attività di prevenzione svolte dai medici di medicina generale e dal cardiologo, in particolare per identificare gli individui ad alto rischio, programmi ospedalieri e territoriali. Modelli di gestione di casi di malattie cardiovascolari da parte di personale infermieristico hanno mostrato miglioramenti significativi rispetto ai fattori di rischio, all’utilizzo dei farmaci, con la diminuzione di eventi cardiaci e della mortalità. Gli interventi di maggiore successo, in tutti i setting e in tutte le popolazioni target, sono quelli 30 multi-componenti, adattati al contesto locale, che utilizzano le risorse esistenti sul territorio tra loro integrate. È in questa logica che nel Piano Regionale della Prevenzione dell’Emilia-Romagna è stato sviluppato sia uno specifico progetto di prevenzione cardiovascolare primaria con un progetto di medicina preventiva attiva e integrata per la riduzione del rischio, sia elaborando un vero e proprio piano dedicato alla prevenzione delle recidive di accidenti cardiovascolari. In particolare si segnala lo sforzo rilevante rappresentato dall’integrazione di professionalità diverse al fine di migliorare la gestione del paziente dimesso dopo un evento acuto cardiovascolare, con la definizione di percorsi integrati e facilitati tra ospedale e territorio basati su una modalità comune di stratificazione del rischio, e con la valorizzazione anche del ruolo dell’attività fisica nel mantenimento o miglioramento dello stato di salute. 6.1 Il Progetto sulla prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari Il Progetto sulla Prevenzione Primaria delle malattie cardiovascolari, con riferimento alla diffusione della carta del rischio (DGR n. 688/2006), è stato avviato nel 2006 con una sperimentazione condotta nel setting assistenziale della Medicina Generale e un’applicazione ad almeno il 10% dei pazienti di età compresa tra i 35-69 anni che non avevano avuto ancora un evento cardiovascolare. Tenuto conto di questa esperienza, con l’attuale Piano Regionale della Prevenzione si è reso opportuno proseguire nella direzione intrapresa, orientando però il progetto su un maggiore raccordo professionale e organizzativo fra Infermieri e Medici di Medicina Generale, Dipartimenti delle cure primarie e Dipartimenti di Sanità Pubblica. Infatti, l’utilizzo della carta del rischio cardiovascolare fornisce un supporto utile ai professionisti sanitari e ha un grande significato come strumento per un programma di sanità pubblica, che si rivolge agli individui sani con l’obiettivo di incidere in modo efficace sui comportamenti individuali e sui fattori di rischio modificabili, anche avvalendosi di interventi di counselling. Obiettivo specifico del progetto è attivare uno screening con chiamata attiva, utilizzando la carta del rischio ed effettuando interventi di counselling, per personalizzare l’intervento finalizzato alla promozione di uno stile di vita salutare, nell’ambito di una rete che coinvolga Infermieri, MMG, Assistenti sanitarie e Medici dell’area di sanità pubblica, anche cercando alleanze con enti e istituzioni operanti sul territorio. Il Progetto di lettura integrata della carta del rischio cardiovascolare è orientato sempre più nella direzione della medicina d’iniziativa. Per poter intervenire non solo sul trattamento e sulla cura delle malattie croniche, ma anche sulla promozione della salute, occorre utilizzare strumenti e modalità capaci di prevenirle, perché spesso legate a fattori di rischio modificabili e quindi, in larga misura, prevedibili. 6.2 Il Progetto regionale per la prevenzione delle recidive degli accidenti cardiovascolari La Regione Emilia-Romagna ha avviato, nel 2006, il Progetto sulla prevenzione secondaria degli accidenti cardiovascolari. La finalità è di diminuire l’incidenza degli accidenti cardiovascolari secondari attraverso il miglioramento della continuità di cura fra ospedale e territorio, della qualità di cura del paziente, delle relazioni fra operatori sanitari; migliorare l’informazione fornita al paziente e alla sua famiglia, con lo sviluppo delle attività di counselling e sviluppare l’adozione e il mantenimento nel tempo di stili di vita favorevoli alla conservazione o al recupero della salute e l’adesione alla terapia. Infatti, uno dei problemi principali dopo la dimissione ospedaliera del paziente con infarto miocardico acuto (IMA) e sindrome coronarica acuta (SCA), è quello di assicurare al MMG che lo prende in carico un riferimento specialistico cardiologico, con modalità di contatto semplice. Per raggiungere pienamente le finalità che il Progetto, nel 2007 è stato costituito uno specifico gruppo di lavoro regionale, a carattere interdisciplinare e multiprofessionale. Il Progetto regionale si è articolato in tre gruppi di azioni: 31 A) lettera di dimissione del paziente con evento cardiovascolare acuto; B) la stratificazione del rischio cardiovascolare; C) il percorso del paziente dimesso dopo evento cardiovascolare acuto. Da un punto di vista operativo, il gruppo di lavoro ha predisposto il documento “contenuti standard” della lettera di dimissione dopo infarto miocardico acuto (IMA) e sindrome coronarica acuta (SCA). Il percorso seguito ha così consentito, nel 2007, di definire specifiche Linee per la realizzazione del Piano regionale della Prevenzione ed il passaggio alla fase di implementazione del Progetto nelle strutture regionali, attraverso l’adozione dei contenuti essenziali da riportare nella lettera di dimissione ospedaliera, dopo un evento cardiovascolare acuto (IMA/SCA), prioritariamente nelle unità operative di cardiologia, con la possibilità di inserire, in ambito aziendale, tutti gli elementi aggiuntivi ritenuti utili. I principali elementi dei contenuti standard della lettera di dimissione (dopo IMA/SCA) sono riferiti alla diagnosi di dimissione, al motivo del ricovero e ad una sintesi della storia clinica del paziente e della terapia farmacologica al domicilio; all’iter clinico, diagnostico-terapeutico espletato durante il ricovero e i riferimenti ematochimici rilevanti. La lettera standard di dimissione contiene, inoltre, una evidenziazione sintetica dei fattori di rischio cardiovascolari, sia quelli identificati dopo l’evento che correlati all’esito dell’evento e le adeguate indicazioni terapeutico-comportamentali per il paziente, quali: l’alimentazione, l’attività fisica, il fumo, la ripresa dell’attività sessuale. L’adozione di una lettera di dimissione così concepita consente l’individuazione dei pazienti che necessitano di essere indirizzati verso percorsi clinico-assistenziali particolari, da cui conseguono le scelte in materia di counselling e continuità ospedale-territorio. Il gruppo di lavoro regionale ha, inoltre provveduto alla redazione di un documento sulla stratificazione del rischio, condiviso nell’ambito della Commissione Cardiologica Regionale, in merito ai criteri per la valutazione qualitativa del rischio cardiovascolare. In particolare, si è posto l’accento sulla importanza di un adeguato counselling, in quanto le difficoltà nel sottoporsi periodicamente agli accertamenti ed alle modificazioni degli stili di vita, limitano fortemente l’adesione dei soggetti alle procedure suggerite, con la necessità di rinforzare costantemente l’ambito motivazionale. In tale ottica, si è ritenuto utile prevedere, tra gli obiettivi specifici del progetto, lo sviluppo di attività di counselling, per migliorare l’informazione fornita al paziente e ai familiari (care-givers), l’adozione e il mantenimento nel tempo di stili di vita favorevoli alla conservazione o al recupero della salute. In proposito, l’Assessorato Politiche per la salute ha realizzato un opuscolo “Il tuo cuore ti sta a cuore”, con informazioni e suggerimenti per promuovere stili di vita sani e comportamenti corretti. Sempre nell’ambito della prevenzione delle malattie croniche, con particolare riguardo alla patologia cardiovascolare, si inserisce il progetto regionale “Palestra sicura”, che si propone di attivare una rete di palestre e centri sportivi riconosciuti dalle istituzioni pubbliche, in grado di svolgere programmi di attività fisica a favore di soggetti portatori di fattori di rischio e/o di patologie per le quali dimostrata l’utilità di un esercizio fisico appropriato nel mantenimento e nel miglioramento dello stato di salute. Programmi riabilitativi e di prevenzione secondaria basati sull’attività fisica costante in particolare hanno dimostrato di essere in grado di diminuire in modo significativo la mortalità e il rischio di reospedalizzazioni per eventi cardiovascolari. Il percorso di prescrizione dell’attività fisica adattata nei soggetti affetti da cardiopatia ischemica prevede: un programma di allenamento personalizzato per intensità e carico sulla base dei dati ottenuti dalla prova da sforzo cardiologica e dalle prove di forza muscolare e capacità funzionale. Nella realtà dell’Ausl di Bologna tale allenamento viene svolto per le prime 4 settimane presso la Palestra della Medicina dello Sport come avviamento all’attività fisica con l’assistenza di personale specializzato (laureato in scienze motorie) e supervisionato dal medico dello Sport. Successivamente viene redatta una prescrizione di allenamento personalizzata che il paziente può 32 proseguire autonomamente o c/o una delle Palestre Sicure, strutture dotate di defibrillatori cardiaci, dove è possibile praticare attività fisica prescritta come terapia con presenza di personale specializzato e appositamente formato. 6.3 L’esperienza dell’Ausl di Bologna in ambito di prevenzione cardiovascolare Fin dal 2005 l’Azienda USL di Bologna ha fatto propri gli obiettivi di prevenzione cardiovascolare presenti nel PRP. Nel 2007 è stato istituito il gruppo per la prevenzione cardiovascolare, diventato interaziendale nel 2008 con la partecipazione di professionisti dell’Azienda Ospedaliero Universitaria S.Orsola Malpighi. Tra i principali obiettivi del gruppo l’implementazione dei progetti di prevenzione cardiovascolare del Piano Regionale della Prevenzione e la necessità di poter disporre di strumenti di comunicazione per la salute per facilitare i professionisti nella promozione, ed i pazienti nell’adozione, di sani stili di vita. Le strategie di promozione della salute si orientano sempre più verso la combinazione di percorsi che, attraverso interventi educativi, facilitino le azioni e modifichino le condizioni di vita conducendo l’individuo o la comunità alla salute. Pur ritenendo fondamentale l’acquisizione da parte degli operatori sanitari di semplici strumenti di counseling motivazionale il gruppo di coordinamento interaziendale per la prevenzione cardiovascolare dell’AUSL e dell’AOSP, ha condiviso la necessità di mettere a disposizione dei sanitari impegnati nelle attività di prevenzione cardiovascolare, opuscoli contenenti semplici raccomandazioni. A) Al momento della dimissione, per rinforzare alcune raccomandazioni strategiche per il miglioramento degli stili di vita dei pazienti che hanno subito un evento cardiovascolare acuto. B) Per il MMG, nel momento di comunicazione del rischio cardiovascolare al paziente (a seguito della compilazione della carta del rischio o per impostare una strategia condivisa di riduzione del rischio ai pazienti che hanno subito un evento cardiovascolare acuto) C) Per gli specialisti ambulatori territoriali ed ospedalieri di cardiologia, diabetologia, dietologia. Fra gli obiettivi generali e specifici vi sono: - supportare con strategie comunicative gli interventi per la riduzione del rischio cardiovascolare, (prevenzione delle recidive di eventi acuti, miglioramento dei comportamenti orientati alla prevenzione) così come previsto dal Piano Regionale della Prevenzione. - veicolare ai pazienti ed ai loro familiari informazioni per l’adozione di sani stili di vita. - facilitare il sanitario (MMG, Cardiologo ospedaliero e territoriale, personale infermieristico) nei diversi setting in cui consiglia ai pazienti l’adozione di adeguati stili di vita per mantenere o migliorare le condizioni di salute. - garantire uniformità aziendale nell’utilizzo di strumenti di comunicazione per la prevenzione cardiovascolare. In particolare si è provveduto alla pubblicazione di due tipologie di opuscoli: Dopo un infarto: per il paziente che ha subito un evento cardiovascolare acuto, in cui sono riportate importanti raccomandazioni per riprendere una vita regolare seguendo sani stili di vita ed una specifica sui percorsi e le risorse del territorio (ambulatori, dietologi, diabetologi, cardiologi, malattie del metabolismo, centri antifumo, numero verde igiene della nutrizione). Scacco al rischio: contenente i fattori di protezione per la salute del cuore (alimentazione, fumo ed attività motoria) con un accento particolare al paziente diabetico in aderenza con quanto indicato nel PRP e con una specifica sui percorsi e le risorse del territorio (ambulatori, dietologi, diabetologi, cardiologi, malattie del metabolismo, centri antifumo, numero verde igiene della nutrizione). Tutti questi programmi e progetti rappresentano delle valide esperienze locali nell’ambito della prevenzione cardiovascolare, ma devono diventare parte di un processo di pianificazione e programmazione strutturato che possa essere continuativo e stabile nel tempo. 33 E’ necessario rafforzare le relazioni fra i nodi della rete, per definire percorsi strutturati e condivisi, ben riconoscibili dai pazienti e dai loro familiari, nei quali l’approccio multidisciplinare sia il punto di partenza per il confronto e la collaborazione dei professionisti. Il cardiologo, il MMG, il Dipartimento di Cure Primarie, il Dipartimento di Sanità Pubblica rappresentano i fulcri della rete che sostengono il percorso del soggetto con patologia cardiovascolare. Le principali raccomandazioni potrebbero essere così riassunte: - informare e sensibilizzare la popolazione; - attivare azioni di comunità finalizzate a promuovere uno stile di vita “salva cuore”; - individuare precocemente i soggetti ad alto rischio cardiovascolare; - valutare sistematicamente il rischio CV globale individuale negli adulti; - rendere operativo un sistema di sorveglianza epidemiologica continuativa dei fattori di rischio e degli eventi cardiovascolari; - introdurre il counseling motivazionale nella buona prassi clinica di tutti gli operatori sanitari; - implementare i percorsi di prevenzione secondaria e riabilitativi. E’ necessario integrare le azioni che competono alla collettività con quelle che sono responsabilità dei singoli individui, creando da una parte contesti favorevoli alla promozione di sani stili di vita e dall’altra aumentando l’empowerment del cittadino che diventi soggetto informato, consapevole del proprio stato di salute e proattivo. Per migliorare lo stato di salute dei cittadini e delle nostre comunità, non possiamo contare solo sul nostro sistema sanitario: abbiamo bisogno di creare una comunità sana ed integrare la prevenzione nella nostra vita quotidiana sia come operatori sanitari sia come cittadini. Gli interventi di promozione della salute dovranno sforzarsi di essere il più possibile interdisciplinari, concentrarsi a livelli diversi (individuo, famiglia, comunità e società) e considerare la necessità di intervenire anche sul contesto sociale in modo da renderlo più favorevole alla adozione di stili di vita positivi per la salute. 34 ALLEGATI Allegato 1: Numero assoluto di eventi cardiovascolari (MCV) (barre) e tasso percentuale di eventi in relazione ai decili di rischio (linea tratteggiata), uomini (A) e donne (B): dati dal Progetto CUORE. 35 Allegato 2 : Carte del rischio del Progetto Cuore 36 Allegato 3: Corrispondenza tra rischio SCORE di evento cardiovascolare fatale a 10 anni e rischio CUORE di evento cardiovascolare, fatale o non fatale, a 10 anni. Allegato 4 : Obiettivi di esposizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità 37 7. BIBLIOGRAFIA 1. World Health Organization. European health report. Health and health systems. Geneva: WHO, 2009. 2. 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