COMUNE DI CASTIGLIONE DELLA PESCAIA Provincia di Grosseto Ufficio Stampa Rassegna Stampa Mercoledì 15 dicembre 2010 SCARLINO PRESENTATI I FRUTTI DEL PROGETTO AVVIATO DUE ANNI FA Pronto il «Piano di azione locale» Punta su turismo, cultura e nautica GLI INCONTRI pubblici di «Agenda 21» si trasformano in un Piano di azione locale per i prossimi 15 anni. A Scarlino si punta su turismo, cultura e nautica. E’ stato presentato il frutto del progetto avviato nel 2008 in collaborazione con il Comune di Castiglione della Pescaia: i risultati raggiunti dalla serie di incontri previsti dal forum «Agenda 21», che ha visto la partecipazione dei cittadini dei due centri della costa maremmana, hanno portato alla redazione del Rapporto sullo stato dell’ambiente, che tiene conto di tutti gli indicatori ambientali, economici e sociali, e del Piano di azione locale. Risultati che — almeno nelle intenzioni dell’amministrazione comunale, dovrebbero avere conseguenze concrete nei programmi stilati a palazzo municipale. Tra i presupposti di sviluppo emersi dalle riunioni con la popolazione, infatti, ci sono la volontà di far crescere il turismo puntando su iniziative culturali e enogastronomiche, incentivare le gite scolastiche nel territorio (così da far conoscere le bellezze naturali e artistiche della zona) e di dare risposte al mondo della nautica, tenendo in considerazione l’importanza del porto del Puntone. Il tutto grazie alla produzione e alla diffusione, in Toscana e in Italia, di opuscoli e materiale informativo su Scarlino. Ma c’è di più: il Piano di azione locale e il Rapporto sullo stato dell’ambiente derivati da Agenda 21 serviranno anche a verificare i cambiamenti registrati con il passare degli anni nel comune di Scarlino e a definire politiche di sviluppo mirate, a partire dagli strumenti urbanistici. Anche da questo punto di vista non mancano le novità. «ABBIAMO appena concluso le assemblee pubbliche dedicate a illustrare ai cittadini le novità contenute nel nuovo Piano strutturale — dice Maurizio Bizzarri, il sindaco di Scarlino — e ora l’architetto incaricato dal Comune sta stilando una sintesi dei temi emersi durante questo ciclo di incontri, per poi servirsene nell’elaborazione di una bozza dello strumento urbanistico. La prima versione del nuovo Piano strutturale, appena pronta, sarà sottoposta alla valutazione della giunta comunale e alle commissioni consiliari, per poi essere presentata nuovamente alla popolazione scarlinese in un secondo ciclo di assemblee. Dopodiché partirà il procedimento per l’adozione e la successiva approvazione definitiva». Il 2011 si annuncia decisivo per lo sviluppo urbanistico scarlinese. Maremma culla degli appassionati sono quattro i club a 18 buche GROSSETO. Golf, che passione. La provincia di Grosseto è la prima in Toscana per numero di club. Su undici campi in tutta la regione, in maremma se ne contano ben quattro e tutti a diciotto buche. Allo storico Golf Club Punta Ala (www.puntaala.net/golf), sono sorti il Golf Club Argentario a Porto Ercole (www.argentariogolfresortspa.it), il Golf Club Terme di Saturnia (www.termedisaturnia.it) e il Golf Club Toscana Il Pelagone a Gavorrano (www.golfclubtoscana.com). A questi si aggiungono tre campi pratica: Tenuta La Badiola di Castiglione della Pescaia (www.tenutalabadiola.it/it/golf), Tuscany Golf Club a Braccagni (www.tuscanygolfclub.it) e quello del Golf Club Maremma (Circolo Golf Maremma) che, oltre al campo in costruzione a Grosseto, ha già un campo pratica nella sede in località La Steccaia (www.maremmagolfclub.it). F.F. Castiglione della Pescaia Dragaggio al porto-canale LAVORI di dragaggio all’imbocco del Porto canale di Castiglione della Pescaia. A causa dell’intervento, che si è reso necessario per garantire il ripristino delle condizioni di navigabilità alle imbarcazioni, la navigazione all’interno del canale sarà vietata fino al termine dei lavori, al momento previsto per giovedì 30. Il divieto si riferisce agli orari in cui saranno in funzione le draghe, ovvero dalle 8.30 alle 12 e dalle 12.30 alle 17. In questo orario sarà quindi vietata anche ogni attività di pesca oppure di qualsiasi altro genere. Negli orari in cui l’accesso sarà consentito, come avvertono le autorità, è comunque richiesta la massima cautela e il transito deve comunque svolgersi alla minima velocità. IL TIRRENO Da Pozzuoli a Castiglione per comandare il porto ENRICO GIOVANNELLI CASTIGLIONE. Si è già messo al lavoro da alcune settimane Augusto Ferrandino, il nuovo comandante della Guardia Costiera a Castiglione. Ferrandino è subentrato a tutti gli effetti a Pierpaolo Sardi, che ha lasciato l’incarico per trasferirsi nella sua città natale, a Livorno. Il nuovo comandante proviene dalle motovedette, e già in estate era stato a Castiglione al comando di un pattugliatore nel mese di agosto, iniziando a conoscere quella che poi è diventata la sua nuova realtà. Augusto Ferrandino, 51 anni, sposato, è originario di Pozzuoli, in provincia di Napoli, e la sua carriera si è divisa fra molti imbarchi, nasce infatti come motorista, e sedi distaccate. Ferrandino è stato a Venezia per 10 anni, poi a Livorno sul pattugliatore, e in tante missioni: Brindisi, Otranto, Bari per citarne alcune, ma anche all’estero in Albania, sempre per contrastare l’immigrazione clandestina. Nel suo girovagare Ferrandino è stato anche negli ultimi 5 anni a Marina di Pisa, prima di ricevere l’incarico di Comandate della capitaneria di porto di Castiglione. Al nuovo comandante gli auguri di buon lavoro della redazione del Tirreno. IL TIRRENO In cinque per una poltrona Otto domande ai candidati Pdl, venerdì ne resterà solo uno LE INTERVISTE SONO A CURA DI GROSSETO. In cinque per una poltrona, cinque uomini per un posto da candidato a sindaco. Venerdì il Pdl scioglierà il nodo e comunicherà il nome di chi sarà l’avversario di Emilio Bonifazi alle elezioni amministrative di primavera. Il partito guidato a Grosseto da Luca Agresti ha scelto un percorso chiaro e partecipato, con quattro persone che hanno dato la propria disponibilità e una quinta che è stata chiamata da esponenti del partito a far parte del lotto dei “papabili”. In questi giorni il coordinamento provinciale sta prendendo una decisione, anche sulla scorta di un sondaggio fatto in questi giorni in città. C’è poi l’ipotesi Monica Faenzi, che potrebbe essere “imposta” da Roma, ma pare difficile che la bionda parlamentare rinunci ad un posto a Montecitorio per fare il sindaco a Grosseto. Vedremo. Nel caso, però, non sarebbe facile far digerire la pillola ai cinque candidati. Gli stessi, invece, hanno firmato qualche settimana fa un patto “uno per tutti, tutti per uno”, nel quale coloro che non saranno scelti per correre da sindaco, si impegnavano a lavorare per l’unico candidato. Vedremo poi in concreto se questo avverrà, sarà il partito a dover tenere insieme le componenti. Intanto, anche per aiutare la gente a capire come la pensano in cinque candidati su alcuni temi cittadini particolarmente caldi, abbiamo posto ai cinque “papabili” otto domande. Ecco, qui sotto, le loro risposte. (g.f). Grosseto Domani il giorno decisivo Esito del sondaggio e scelta Per quella data convocato anche il coordinamento provinciale ORMAI è questione di ventiquattro ore, poi si saprà chi sarà il candidato del Pdl che sfiderà il sindaco uscente Emilio Bonifazi alle amministrative di primavera. Un sondaggio che, con il passare dei giorni, sta assumendo connotati che lo fanno più assomigliare a un oracolo che a un’indagine scientifica quale invece è: non si sa quali sono le domande, e a questo punto non si sa neppure quali siano effettivamente i politici del centrodestra sottoposti all’indagine. C’è infatti chi giura che tra i nomi sottoposti al confronto con Bonifazi ci sia anche il sindacodeputato Monica Faenzi. Noi siamo più propensi a credere che il sondaggio Bonifazi-Faenzi, sia un’indagine, ormai un po’ datata, che dovrebbe essere stata commissionata dal centrosinistra. Tutto questo alone di «mistero» contribuisce a dare ancor più suspance all’esito finale del sondaggio che perverrà sul tavolo dei vertici provinciali del Pdl domani mattina. Una volta che il coordinatore provinciale, Luca Agresti, ne avrà preso visione, il sondaggio sarà sottoposto all’esame dei cinque candidati che vedranno le famose domande (si parla di un numero compreso tra i quindici e i venti quesiti) che sono stati sottoposte ai grossetani. Dopo che i cinque candidati (che lo ricordiamo sono, in ordine rigorosamente alfabetico, Roberto Aureli, Alessandro Carlotti, Giacomo Cerboni, Mario Lolini e Luca Montemaggi), avranno preso atto del sondaggio, Agresti sottoporrà l’esito dell’indagine al coordinameto provinciale del partito, che si dovrebbe riunire a metà pomeriggio. A questo punto la scelta del candidato: che sarà una semplice presa d’atto dei vertici provinciali, se il risultato sarà nettamente a favore di uno dei cinque candidati, mentre sarà una vera decisione politica nel caso di una situazione di incertezza. Intanto sta avendo grande successo il nostro sondaggio on-line. Al momento che stiamo andando in stampa hanno votato ben 540 lettori. Attualmente c’è un vero e proprio testa testa tra Roberto Aureli (44%) e Giacomo Cerboni (41%). Molto più distanziati Mario Lolini (7%), Luca Montemaggi (6%) e Alessandro Carlotti (2%). A.C. Fibrillazioni e intrecci nella politica: traballano i percorsi già avviati dai due partiti L'esame a Bonifazi mette tutti sulle spine Il sondaggio tiene sulla corda il Pd ma anche il Pdl: strategie a rischio GROSSETO - Un sondaggio fatto solo per capire qual è lo stato della laison tra-Bonifazi e i grossetani? Sembra proprio di no. L'indagine che il Pd ha commissionato alla Ipsos di Nando Pagnoncelli e che, tra le altre cose, mette a confronto l'attuale sindaco con Mario Lolini e con Monica Faenzi, rappresenta qualcosa di più. Se lo lasciano scappare dalle fila del Pd, dove a denti stretti si dice che "...se non tutto, molto dipenderà dall'esito di quel sondaggio", commissionato dal segretario regionale Andrea Manciulli e vissuto con una buona dose di disagio a livello locale. Soprattutto dalle parti del Comune. Sì, perché da Firenze hanno fatto sapere senza troppe perifrasi che "...Grosseto non si deve perdere" e pertanto se l'esito del sondaggio non entusiasmasse e si scoprisse che Bonifazi non ha l'appeal giusto si potrebbe prospettare il cambio del "cavallo". E già si scaldano i motori, al punto che in città inizia a circolare qualche nome. Da quello dell'assessore regionale Annarita Bramerini, a quello del vice sindaco Paolo Borghi fino a una figura esterna. Insomma, il sondaggio non è fatto solo per calibrare la campagna elettorale di Bonifazi, ma anche e soprattutto per capire se sarà davvero lui a correre. Anche per questo la notizia del sondaggio ha generato una buona dose di agitazione tanto nel Pd che nel Pdl. Quest'ultimo il suo, di sondaggio, l'ha ultimato e i risultati arriveranno sul tavolo del coordinatore Luca Agresti nella giornata di domani, quando nel pomeriggio convocherà il coordinamento per esaminare i dati e assumere la decisione, così da poter presentare ufficialmente il candidato alla cena degli auguri di venerdì. Il paradosso è che stavolta che il Pdl è partito in tempo con la volontà di evitare le pastoie che nel 2006 portarono il centrodestra alla scelta del candidato in zona Cesarini e a dividersi in quattro liste, l'accelerata potrebbe vederlo costretto a reimpostare una strategia da campagna elettorale ormai incentrata sul confronto dialettico con Bonifazi. Basteranno pochi giorni per capirlo, visto che i risultati dei due sondaggi saranno presto scodellati e ciascuno dei due partiti ne darà la lettura politica più opportuna. A partire dalla costruzione delle alleanze, ancora tutte da definire con certezza. Il Pd avrà sicuramente dalla sua l'Idv, non è scontato che ci siano i socialisti, così come l'Api di Rutelli, che sta seriamente lavorando a un nuovo polo con l'Udc. Il Pdl, dal canto suo, ha la Lega, ma deve allargarsi al centro come prudentemente ha già iniziato a fare Mario Lolini, che pochi giorni fa ha lanciato un vero e proprio appello a Udc, Fli, Api nella consapevolezza che sarà solo un'alleanza vasta, aperta anche alle esperienze civiche, lo strumento più adeguato per concorrere per la conquista del governo cittadino. Il percorso è solo agli inizi. E tutto, davvero, può ancora succedere. Compreso un voto a marzo se si dovesse andare a elezioni anticipate. il Giornale della Toscana «SILVIO VINCE, FINI PERDE» Il centrodestra toscano vota compatto la fiducia a Berlusconi. Il premier inneggia «hip-hip urrà» al coordinatore nazionale Verdini. Parisi e Toccafondi: Fli spaccato Il centrodestra toscano vota compatto la fiducia a Berlusconi. Il premier inneggia «hip-hip urrà» al coordinatore nazionale Verdini. Parisi e Toccafondi: Fli spaccato Il ribaltone è fallito, il governo degli sconfitti resta un'utopia, il governo voluto dagli italiani va avanti. Al termine di due giorni di aspro dibattito alle Camere e dopo due anni di guerriglia parlamentare, il primo grande sconfitto ha un nome e un cognome: Gianfranco Fini, la terza carica dello Stato che ha usato e abusato del suo ruolo istituzionale per rovesciare la maggioranza, arrivando perfino a pretendere le dimissioni del premier senza passare dal Parlamento.Ma è finita come doveva finire, perché l'assalto a Berlusconi, lanciato dopo lunga premeditazione, non aveva uno straccio di motivazione politica e, soprattutto, non presentava un serio progetto alternativo (...) di governo. C'è stato solo un pezzo minoritario del centrodestra che si è prestato al tentativo di riconsegnare il Paese inmanoalla peggior sinistra d'Europacomehagiustamente rilevato Cicchitto - alla quale nonè parso il vero di sperimentare una nuova formula politicamente modificata, dopo la scorciatoia giudiziaria, per far fuori il Cavaliere nero. Tutto questo con i problemi del Paesenon aveva, in tutta evidenza, nullamaproprio nullaa chevedere. Era solo una manovra di Palazzo che il Parlamento della Repubblica, espressione della volontà popolare,hafortunatamente respinto. Ora il gioco torna nellemanidel presidente del consiglio scelto dagli elettori, che ha avuto in questi durissimi mesi la forza di non prestarsi ai giochi eai giochetti della partitocrazia con una limpidamotivazione: rispettare e salvare la Costituzione materiale consacrata nel Paese dalle ultime tre tornate elettorali, in cui insieme ai simboli c'erano i nomi dei candidati premier. Contrattare dimissioni vere o finte con le segreterie dei partiti avrebbe infatti significato rilegittimare le pratiche polverose dellaPrimaRepubblica e tradire il mandato popolare. La linea della fermezza ha pagato, e il governo ha ottenutouna chiarissima maggioranza al Senato (162 voti su 315) ed è riuscito a superare alla Camera una prova difficilissima. Mala giornata di ieri, grazie alla forza dei numeri sui quali nonsipuòdiscutere,hasoprattutto definito vincitori e sconfitti: hanno vinto Berlusconi, il Pdl e la Lega e hanno perso Fini, Casini, Di Pietro e Bersani. I finiani, soprattutto, sembrano giàunapattuglia inenormedifficoltà: lunedì sera Fini aveva messo in campo un estremo tentativo di mediazioneper evitare la spaccatura delsuo grupponel voto di fiducia.Laproposta a Berlusconi era di fare un passo indietro e di dimettersi, per ottenere subitodopoil reincarico, prima di arrivare al voto della Camera e dopo avere incassato la fiducia al Senato, un esito scontato quest'ultimo ma rafforzato dall'astensione (e non dal voto contrario) dei senatori di Fli. Sul testo c'era stataconvergenza tra le colombefuturiste, capitanatedaMoffa, e il presidente della Camera. Ma si trattava dell'ennesimo ballon d'essai che non ha sortito nulla se non proprio la fragorosa divisione di Fli, che alla fine si è astenuto al Senato e ha votato contro il governo alla Camera pagando le defezioni di Siliquini e Polidori e il non voto di Moffa. Chihaascoltato gli interventi dei capigruppo di Fli al Senato e alla Camera deve aver pensato di aver a che fare con gli esponenti diduepartiti diversi. Viespoli ha infatti promesso che, in caso di sfiducia, non ci sarebbero mai stati ribaltoni, e che i finiani sarebbero stati disponibili solo per un nuovo governo di centrodestra, mentre Bocchinohausato toni durissimi, degni di un dipietrista doc, nei confronti di Berlusconi, perseguendo dunque la linea della rottura totale. E' difficile ipotizzare che le due anime di Fli, dopo la bruciante sconfitta politica subìta, possano restare insieme, e probabilmente presto si verificheranno le condizioni auspicate da Berlusconi, cioè quelle di portare i moderati del Fli e dell'Udc a liberarsi dall'abbraccio mortale con la sinistra a cui vorrebbero costringerli i loro leader. Secosì non fosse, se governare diventasse impossibile, allora la strada maestra sarà solo e soltanto una: il ritorno alle urne. Ma, come hanno ribadito sia Pdl eLeganel dibattito in Parlamento, l'interesse del Paese è prima di tutto quello di ricomporre l'area moderata, per allargare per quanto possibile l'attuale maggioranza a quanti condividono e si richiamano ai valori del Ppe per garantire una più forte governabilità e la conclusione della legislatura nel segno delle riforme. Un'ultima, amara annotazione. MentreilParlamentovotava la fiducia,Romaera in stato d'assedio perchéi servizi avevano fiutato i preparativi di un assalto al palazzo di Montecitorio. E anche questo va ascritto all'irresponsabilità di Fini, che conla sua escalation antiberlusconiana ha fatto intravedere alle frange estremiste la possibilità di dareunaspallata al governo legittimamente eletto. Quello dell'ex cofondatore del Pdl è stato quindi un autentico capolavoro alla rovescia: come presidente dellaCamerahadato pessima prova di sé, e come leader di partito è stato l'artefice diunadelle più ignominiose sconfitte parlamentari della storia. Se conservasse un briciolo di dignitànongli resterebbe che dimettersi, per il decoro delle istituzioni e per il bene della politica. Un fatto è certo: il centrodestra ripartedaBerlusconi e da Bossi, non certo da chi ha svenduto le proprie idee a quelle morte della sinistra. Riccardo Mazzoni il Giornale della Toscana E Berlusconi intona l’hip-hip urrà per Verdini Sono le 14 passate da qualcheminutoquandoil presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, lascia l’aula della Camera in mezzo a una ressa di parlamentari e agli applausi della maggioranza che è rimasta tale dopo la questione di fiducia posta da Pd e finiani. Alle 17 dovrà salire sul Colle per l’incontroconilcapodello Stato. Nelfrattempo Berlusconi si gode una vittoria politica, sulla quale in pochi credevano fra commentatori e addetti ai lavori. EppureBerlusconi si erasempre dichiarato sereno e sicuro della fiducia della Camera. Anche per questo, probabilmente,decide di concedersi un fuori programma con tanto di insolito bagno di folla in Transatlantico. Appena ottenuta la fiducia, infatti, Berlusconi si dirige velocemente nel corridoio versol’uscita. Poi però circondato dai commessi sceglie di entrare in Transatlantico dove ringrazia i deputati di maggioranza che gli vanno incontro. «Fatemi andare a ringraziare », dice il premier a chi gli chiedevauncommentosull’esito della votazione. Poi, man mano che il capannello cresceva sono cresciute anche le spinte tanto daconsigliare il premier di uscire da Montecitorio. Prima però Berlusconi vuol ringraziare coluicheritiene il principale artefice della vittoria parlamentare, il coordinatore nazionale del Pdl, Denis Verdini, tanto da avvicinarlo e dedicargli un «hip hip urrà»: «Verdini è stato, in questa partita, l’uomo dei numeri». E i numeri hanno dato ragione al Pdl. «Sì, ero a pochi metri di distanza, Berlusconi è andato proprio a cercare Verdini. In mezzoa tante Cassandre cihanno sempre detto che la maggioranza ci sarebbe stata», conferma il coordinatore fiorentino del Pdl Gabriele Toccafondi. Grande soddisfazione per il risultato del voto alla Camera è stata espressa da tutti i vertici del governo e del Pdl. «Poveri maghi,maghetti, veggenti e stregoni vari! Hanno sbagliato in pieno il pronostico: Berlusconi non è stato cacciato, ma ha vinto sia al Senato sia alla Camera. Per questi dilettanti allo sbaraglio è aperto un corso di riqualificazione professionale», dice il sottosegretario alla presidenza del consiglio e portavoce del premier, Paolo Bonaiuti. «Oggi hannovinto il rispetto per il Parlamento, le ragioni della buona politica, la preoccupazione per gli interessi dell’Italia. Nello stesso tempo si è celebrata la disfatta di quei cosiddetti politici di professione, da Fini a tutto lo statomaggiore del Pd, le cuiambizioni personali sono pari solo alla loro modestia politica», aggiunge il coordinatore del Pdl Sandro Bondi.E il ministro alle infrastrutture Altero Matteoli chiosa: «Chi era partito lancia in resta per dividere la coalizione Pdl-Lega ed in alternativa il Pdl, si è ritrovatoconla coalizione che ha retto e il Pdl più coeso mentre gli apprendisti stregoni hanno perso.Èovvio che abbiamo ora il dovere di cercare di allargare l’area dei moderati edi governo ed in tal senso lanciamoloro un appello così come ai singoli parlamentari». il Giornale della Toscana Il Cavaliere e l’uomo dei numeri Berlusconi vince, Fini perde. Potrei chiuderla qui, ma il risultato di ieri al Senato e allaCamera racconta assai più di ciò che appare e dunque vale la pena fare un paio di riflessioni. Berlusconi vince. Ancora una volta. Unico leader europeo ad aver superato indenne la crisi economico-finanziaria partendo dal terzo debito pubblico del mondo (eredità del passato, in particolare della Prima Repubblica e dei giochetti partitocratici nei quali Fini voleva riportare l’Italia), unico leader ad aver vinto anchele elezioni di mid-term che sono costate care a Sarkozy, Merkel, Zapatero e Obama. Berlusconi vince grazie alla solida alleanza di Bossi e dellaLegaedè prontoadaprire alle forze moderate per rafforzare la propria stabilità, adesso c’è chi ipotizza scenari da crisi pilotata (il boccino lo ha in mano lui) ma è prematuro parlarne. Ma soprattutto per rafforzare l’azione di governo (e da ieri pomeriggio altri finiani già pentiti hanno presentato domanda diriammissione al Pdl). Adesso spetta a lui tenere dritta la barra di comando, superare le secche dell’Ecofin e realizzare le riforme per le quali è stato votato dagli italiani. Fini perde. Su questo non c’è dubbio alcuno. Se avesse dignità politica, o almeno capisse cosa accade, dovrebbe come primo atto rassegnare le dimissioni da presidente della Camera. Un atto dovuto, considerata l’ambiguità e l’ipocrisia concui negli ultimi nove mesi ha condotto la sua battaglia personale. Come? Prima sostenendo che in campagna elettorale per le regionali non poteva impegnarsi inquanto terza carica dello Stato («ruolo che non consente un impegno diretto» spiegò), poi arrivando a distorcere la Carta Costituzionale e cioè chiedendo una sfiducia extra-parlamentare a Berlusconi. Sbagliando i calcoli politici, a marzo come a dicembre. E dopo decenni di vita a spese del contribuente, cioè daparlamentare e già vice-presidente del Consiglio, certi errori non solo sono difficilmente giustificabili, ma alla fine si pagano. Finisce così che Fini finì (scusate il gioco di parole) là dove aveva iniziato. Fu Berlusconi, nel ’94, a sdoganarlo. A toglierlo dal ghetto, lui come tutti gli ex-Msi. Fu lui a portarlo al governo (e quando mai gli sarebbe toccato). Fu sempre Berlusconi ad affidargli le leve delcomando,adaccompagnarlo inunatraversata verso la vera democrazia e libertà. Oggi, parafrasando, si può dire che Fini si trova a professare una Libertà - per lui - senza Futuro. Perché quando ha deciso lo strappoda Berlusconi,quandohachiesto e ottenuto il divorzio dal premier,quando ha sviluppato sogni da terzo polo, ha fatto tutto da solo. Ma ha iniziato a perdere pezzi sinda subito.Haportato in dote al Pdl decine e decine tra deputati e senatori, sono rimasti con lui una trentina. Da ieri tre in meno, ed è solo l’inizio. Di fatto si è ricollocato nel ghetto. Perchénonesisteunelettore sano di mente che può accettare un’accozzaglia Fini-Casini-Rutelli, dove Fini e Casini erano i due litiganti della squadra Berlusconi di qualche anno fa. Ed è questo che vale. Stamani tra gli sconfitti di Fli, tra coloro che nel frattempo non hanno iniziato a riflettere su ciò che sta succedendo, c’è chi sosterrà tesi ardite come solo la forza della disperazione sa proporre:haperso politicamente Berlusconi. Masiamo seri, per carità. La verità - e i numeri sono lì a raccontarlo - è che pursommandoPd(Bersani)+Idv (Di Pietro) + Udc (Casini) + Fli (Fini) + Api (Rutelli) non si arriva al Pdl di Berlusconi in assecon laLega di Bossi. Si parte da qui. Dalla sconfitta, spero definitiva, dei giochetti di palazzo. Della partitocrazia nella sua forma più bieca, fatta di anticamere, trattative, sfiducine e agguati. L’Italia - cari parlamentari ribaltonisti - èunPaese serio, che merita serietà e rispetto. Che lavora, a differenza di molti di voi.Cheha votato per unaforza digoverno di centrodestra guidatada Berlusconi,comerecita il simbolo apposto sulle schede elettorali, non per una testardaggine finianachepur di disarcionare il Cavaliere era pronta a gettarsianemae core tra le braccia della sinistra.Nonce l’ha fatta. Tutto qui. Ciascuno tragga le proprie conseguenze. Conunapostilla. Fini ripartirà (verso dove?) da Firenze, domani, in un’adunata che vuole essere una prova di muscoli e dove primeggia chi urla di più anche senza sapere di cosa parla. L’appuntamento è fissato al vecchio teatro tenda dove è già iniziata la corsa alla prova muscolare: portare almeno 2.000 persone. Perché Firenze? Perché questa è la città di Paolo Bonaiuti. E di un certo Denis Verdini, coordinatore del Pdl, cheha saputo resistere alla tempesta giudiziario- mediatica, che è rimasto saldamente a fare il proprio mestiere di grande uomo macchina del Popolo della Libertà anche quando la stampa al gran completo - o quasi - chiedeva la sua testa. Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lo ha voluto al suofianco.Hafatto capirechiaramenteche l’attacco aVerdini eraancheunattacco alla leadership del Cavaliere. E ieri, dopo il risultato vincente sia al Senato che alla Camera, ha inneggiato all’hip hip hurrà in onore del suo amico Denis per il lavoro svolto. Negli ultimi giorni abbiamo letto tutti sulle testate giustizialiste che c’è chi vorrebbe aprire ora inchieste su presunte campagne acquisti di parlamentari, c’è chi già confida in nuovi avvisi di garanzia e c’è da scommettere che molte cose debbano ancora succedere nel tentativo di eliminare politicamente Berlusconi. Dopo che i casi Noemi, escort, Mills, lodo-Mondadori, G8, divorzio,bungabunga e wikileaks messi insieme non sono bastati per fiaccare l’unico vero leader politico d’Italia. No,temo che non sia finita.Masi riparte da stamani. Berlusconi ha vinto, Fini ha perso. Gianluca Tenti il Giornale della Toscana Parisi e Toccafondi: «Fli spaccato Andiamoavanti con il premier» I deputati toscani del Pdl esultano per il risultato di Montecitorio Bianconi: «La fiducia? Una delle fatiche più grosse della mia vita» Non è solo soddisfazione quella che anima i commenti dei deputati toscani del Pdl dopo la fiducia al governo di ieri, ma anche la consapevolezza di aver vissuto una giornata storica, seppur macchiata dagli scontri di piazza che hanno insanguinato Roma. Il coordinatore toscano del Pdl Massimo Parisi parla di «momento politicamente significativo per la rinnovata fiducia di cui godeil governoe perla spaccaturache si è registrata tra i finiani». Due circostanze che, secondo il deputato fiorentino, «potrebbero favorire l’azione del governo» e che «hanno definitivamente chiuso ogni possibilità per ipotesi fantasiose come i governi tecnici o di cosiddetta salvezza nazionale. Anche il Terzo polo è già naufragato e le forze moderated’opposizione si trovanoconil solo risultato di aver sommato i loro voti a quelli della sinistra giacobina di Di Pietro senza peraltro ottenere alcun risultato». Parisi parla di una «giornata con forti emozioni. Eravamo ottimisti ma anche consapevoli che la partita era difficile e che sarebbe potuto accadere di tutto. Per questo una mano al governo l’ha data l’affetto della gente. Lo abbiamo visto anche in Toscana all’assemblea degli amministratori a Prato, ai gazebo nei week end e alle adesioni per la cena di Natale di sabato prossimo. Via viache èaumentatol’attacco al governo,i cittadini si sono stretti sempre di più intorno a Berlusconi ». Il vicecapogruppo Pdl allaCamera,Maurizio Bianconi parla della fiducia appena ottenuta dall’esecutivo come di «una delle fatiche più grosse della mia vita, ma anche una delle gioie più grandi. Un ringraziamento in particolare va al coordinatore Denis Verdini che halavoratocomeun somaro dal punto di vista quantitativo e come unavolpe dalpuntodi vista operativo. È stato sconfitto un disegno che nonesito a definire di vero e proprio tradimento. Si è cercata di battere la sovranità popolare dall' interno, nel mentre la piazza cercava di assalire le istituzioni. Alla Camera c'era un solo obiettivo: l'omicidio politico dei Berlusconi e del centrodestra. Che è stato sventato, adesso nel Pdl si respire un clima di grande entusiasmo». E per il futuro? Secondo Bianconi «è ovvio che ora si apre una fase nuova. Se ci sarà la possibilità cercheremo di mettere in piedi un'altra maggioranza, altrimenti andremo a elezioni». Infine, il coordinatore fiorentino del PdlGabriele Toccafondi segnala anche il «voto compatto di tutti i parlamentari toscani a favore del governo. Oggi può apparire scontato, ma è bene ricordare che fino ad alcuni mesi fa le premesse erano molto diverse. Il richiamo alla responsabilità e all’unità che feci appena diventato coordinatore nel luglio scorso poteva sembrare fuori luogo, invece, oggi devo constatare che la scelta di campo fatta dai parlamentari toscani è stata chiara e netta a favore del presidente Berlusconi, che in tutta questa vicenda politicanonha mai avuto dubbi eha sempre rbadito come le uniche due strade percorribili fossero l’appoggio al governo oppure le elezioni anticipate. Così quel lavorocomuneche in piccola scala c’è stato in Toscana, è stato visto in scala amplificataanche allaCamera». Toccafondi ricorda che fino a poche ore prima del voto «il clima che si respirava fra gli addetti ai lavori, i giornalisti e i commentatori era di una Caporetto per il centrodestra e il Pdl. Le uniche due voci che hanno sempre detto: ce la faremo sono state il premier Berlusconi e nel partito il coordinatore Verdini». Toccafondi parla di «dubbi sull’esito del voto»ma anche di «speranze» che hanno animato i deputati Pdl in queste settimane: «Bisogna dare a Berlusconi di aver lavorato fino all’ultimo e senza sotterfugi come vuol farci credere la sinistra aggiunge -. In tanti si sono stupiti se qualche deputato di Fli alla fine ha deciso di sostenere il governo, ma io mi chiedo come si fa a non avere dubbi da parte dei finiani che hanno votato per il governo il 29 settembre scorso e dopo due mesi hanno presentato una mozione di sfiducia». il Giornale della Toscana Totaro: «I pifferai sono rimasti suonati» «In mattinata, al Senato, abbiamo bloccato qualunque tentativo di ribaltone e con quella maggioranza ampia che gli elettori nel 2008 ci hanno accorsato era abbastanza evidente». Cominica così la cronistoria della giornata di ieri offerta dal sentaore del Pdl Achille Totaro. Una giornata finita con la conferma a pieni voti del Governo Berlusconi. «È stata invece una grande vittoria quella della Camera - sottolinea entusiasta Totaro -. I pifferai era partiti per suonarcele e sono rimasti suonati. Il presidente della Camera pensava di scendere le valli per sconfiggere il nemico e invece è rimasto con le pive nel sacco. Ora deve soltanto dimettersi ». Totaro però stigmatizza anche gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine intorno a Montecitorio. «Uno degli obiettivi di Fini è stato quello di rianimare i centri sociali, che per tutta la giornata hanno attaccato le forze dell’ordine e messo a ferro e fuoco il centro di Roma. Euforici per l’imminente caduta del Governo che, purtroppo per loro, non è avvenuta. Complimenti a Fini che è riuscito a riattizzare certi soggetti che non vedevamo da tempo. Gli stessi che, fra l’altro, per anni hanno incendiato le nostre sedi». Soddisfatto del risultato anche il senatore del Pdl Paolo Amato, che sul voto di fiducia osserva: «Era una conta che si è conclusa con la vittoria di Berlusconi. Una vittoria che a mio avviso era annunciata, perché quando non emergono alternative serie e credibili ad un governo in carica è difficile che possa essere ribaltato da un voto parlamentare improvvisato. Grazie alle defezioni dei tre finiani moderati. Credo che abbia avuto il successo quella moral suasion avviata dal Pdl. Abbiamo fatto bene a lavorarci facendo così vincere il Governo». E sul futuro? Secondo Amato «finita la conta restano però tutti aperti i problemi drammatici di un centrodestra che è imploso. Berlusconi dovrà cercare di allargare la maggioranza con tutti quei partiti che si riconoscono nel Ppe. La scommessa è se ci riuscirà o meno. Io mi auguro di sì per il bene del Paese». POLITICA IL PARAPIGLIA DI MONTECITORIO: COINVOLTO IL SENATORE Mugnai: «Ho solo riportato la calma» «PER QUANTO mi riguarda non è successo niente di eccezionale, quando ho visto che Bianco ha tolto, secondo me in maniera eccessiva, il microfono a Berselli io sono intervenuto per riportare la calma». Il senatore del Pdl, Franco Mugnai, spiega che cosa accaduto nel parapiglia che ha tenuto banco ieri pomeriggio nell’aula di Montecitorio, in occasione del voto di fiducia al governo Berlusconi. L’agenzia di stampa Ansa ha riportato la notizia di una specie di scazzottata che sarebbe avvenuta tra il senatore democratico Enzo Bianco che ha tolto il microfono al presidente della Commissione Giustizia Filippo Berselli, che voleva dichiarare inammissibile alcuni emendamenti, sostenendo che non poteva farlo, essendosi conclusa la riunione. A quel punto il senatore Mugnai sarebbe intervenuto per strattonare Bianco, poi aggredito da Alberto Balboni. «Bianco si è girato verso di me — ha proseguito Mugnai — spingendomi leggermente e io ho cercato semplicemente di allontanarlo senza colpirlo. Del resto eravamo molto vicini, stretti come sardine e non c’era molto spazio. Nella confusione ho pure perso gli occhiali». Allungano Cavallari a Gavorrano, Vadi a Orbetello, Rosini a Scansano Pioggia di tagliandi e sorprese A Grosseto guida Gualtieri, poi Conti Cavini e Aureli GROSSETO - Una vera e propria pioggia di tagliandi ha scombussolato le classifiche dei sei comuni maremmani nei quali in primavera si dovrà eleggere il sindaco. A Grosseto in testa finisce Gino Gualtieri che ha ricevuto ben 50 voti, mentre al secondo posto balza la promoter di boxe Rosanna Conti Cavini, tallonata da Roberto Aureli, uno degli aspiranti candidati sindaco del Pdl. Al quarto posto Mario Lolini, altro volto noto del Pdl grossetano, al quinto la leghista Simona Bertelli. Segna momentaneamente il passo Emilio Bonifazi, raggiunto da Alessandro De Carolis Ginanneschi ((consigliere provinciale del Pdl) e seguito a ruota dall'assessore Daniele Capperucci e da Federico Celentano, consigliere del centrodestra nella Circoscrizione Barbanella. A Gavorrano guida, con tanto di ulteriore allungo, Mauro Cavallari, dipendente comunale e tuttora presidente dell'Auser (lo ringraziamo della precisazione). Al secondo posto Alessandro Baldasserini è raggiunto dall'ex vice sindaco Paolo Balloni. Allungo anche a Orbetello dove Cristiano Vadi, segretario comunale del Pd, guadagna terreno: dietro di lui tutte new entry, da Antonio Cagnacci (segretario Pd di Fonteblanda- Talamone) all'ex assessore Roberto Miralli fino ad arrivare a Mauro Pettini, presidente della Pro Loco Orbetello. Anche a Castiglione della Pescaia, il consigliere del Pd Michele Leone prende le distanze dagli inseguitori, visto lo stallo dell'ex sindaco Giancarlo Farnetani. A Scansano vola Stefano Rosini, esponente dell'Idv, al secondo posto si inserisce Gianluca Mazzuoli. Infine Roccalbegna, dove Antonio Rossi (ex segretario provinciale dell'Idv) prende il largo, anche se la graduatoria è ancora in fase embrionale nel comune amiatino. Partecipare al concorso è semplicissimo: basta compilare il tagliando che viene pubblicato ogni giorno sul Corriere (scrivendo nome e cognome del candidato e barrando il comune per il quale si vuole esprimere la preferenza) e poi inviarlo alla redazione, in via Oberdan 17 a Grosseto. Ste stra IL TIRRENO Un pratese per salvare la Mabro Cominciata la trattativa per l’acquisto di Abbigliamento Grosseto A rischio lo stipendio di dicembre e la tredicesima, pronto il campionario per Pitti FRANCESCA GORI GROSSETO. Qualche dubbio sull’ex Mabro è stato cancellato e la strada verso il concordato preventivo pare aperta, anche se di fatto ci sono solo le buone intenzioni e uno studio di fattibilità. Sono tanti i pezzi del puzzle della società in liquidazione che devono andare al loro posto. Ieri mattina alla Regione c’è stato l’ennesimo incontro salva-Mabro. Presenti il liquidatore Marco Milanesio, il sindaco e il presidente della Provincia, i segretari dei sindacati di categoria, i confederali e l’rsu, oltre al consigliere regionale del Pdl Alessandro Antichi e i vertici di Fidi Toscana. L’appello è sempre lo stesso: evitare il fallimento di Royal Tuscany. Operazione Caronte. Il progetto per il futuro dell’azienda di via Senese prevede l’acquisizione della Mabro da parte di un gruppo che farà da ponte per l’ingresso di altre liquidità. In sostanza, Fidi Toscana avrebbe individuato un’azienda del settore tessileabbigliamento (il nome ripetuto più spesso è quello del pratese Barontini), che ha inviato una lettera di offerta al liquidatore per creare la newco. Dopo potrebbero entrare in società altri due gruppi, uno di Pisa e uno di Arezzo. Soldi freschi, per rilanciare la Mabro. I nodi da sciogliere. Un’operazione che prevede incontri su incontri e accordi su accordi. Il primo, l’acquisto di Abbigliamento Grosseto, la società che ha dato in affitto il ramo d’azienda con le macchine e i dipendenti. Lo scorso ottobre Abbigliamento Grosseto è stata rilevata dai soci della Mabro, pochi giorni prima che l’azienda fallisse. Chi acquisterà Abbigliamento Grosseto dovrà quindi trattare con Favilli, Benassi e Bosco. Il prezzo pagato per l’azienda è stato 25mila euro. La richiesta pare aggirarsi sul milione di euro. Acquistando Abbigliamento Grosseto c’è da farsi carico del tfr dei dipendenti. Fino all’anno scorso si parlava di 4 milioni e mezzo di euro. Ora la cifra è ovviamente salita. E poi c’è il capannone, la sede dell’ex Mabro. Quel capannone è di proprietà di Royal Tuscany che sembra abbia chiesto un affitto annuo di 360mila euro. Il tempo stringe. La prossima riunione in Regione è stata fissata il 28 dicembre. E l’operazione dovrebbe andare in porto entro fine anno. I tempi sono stretti per sciogliere tutti i nodi venuti al pettine. Soprattutto, manca ancora un piano industriale dove saranno scritti i numeri della nuova Mabro. Dove si leggerà finalmente quanti dipendenti resteranno in azienda. Questa è infatti la prima preoccupazione delle vestaglie azzurre: la salvaguardia di 260 posti di lavoro. La maggior parte dei dipendenti sono di Abbigliamento Grosseto, una piccola parte invece è stata assunta da Royal Tuscany. Tra debiti e concordato. Non c’è per ora nulla di scritto. C’è solo un debito che sembra aggirarsi intorno ai 22 milioni di euro che verrà cancellato dal concordato. I revisori dei conti non hanno ancora la lista dei creditori. Quelli privilegiati (banche o titolari di ipoteche, dipendenti dell’azienda e pagamento del tfr) prenderanno il 100% del dovuto, i chirografari, una percentuale. Stipendi a rischio. Dall’incontro con la Regione, dove Fidi Toscana si è detta disponibile a garantire per gli imprenditori che potrebbero salvare la Mabro, i sindacati e l’rsu sono usciti cauti. È vero che il campionario per partecipare a Pitti Uomo è già pronto, ma è anche vero che sono a rischio gli stipendi di diicembre e la tredicesima. Più facile invece la riscossione da parte delle vestaglie azzurre dello stipendio del mese di novembre che ancora non è stato pagato. il Giornale della Toscana La Provincia di Firenze taglia l’80% delle consulenze Approvato dal consiglio il bilancio 2011 che rinnega la politica di Renzi Il Consiglio provinciale di Firenze ha approvato il bilancio di previsione per il 2011 con il voto favorevole della maggioranza (Pd, Idv, Sel) e quello contrario dell’opposizione (UdC,PdL, Lega Nord e Rci). L’assessore al bilancio Tiziano Lepri ha sottolineato come l’ente sia riuscito «a chiudere e approvare il bilancio di previsione in tempi record, e lo abbiamo fatto senza aumentare il carico fiscale». I tagli maggiori rispetto allo scorso anno riguardano la spesa corrente dell’ente, dove «ad esempio, si va da una diminuzione dell’80% sulle consulenze a una riduzione del 50% sulla formazione del personale, fino all’abbattimento del 20% sulla spesa per carburanti e assicurazioni». Parla di «non bilancio», il capogruppo del Pdl in Consiglio provinciale Samuele Baldini. «Non ci sono scelte per lo sviluppo - spiega il consigliere - ma è presente un tentativo prudente e cautelativo di mantenere uno status quo, nel difficile tentativo di far quadrare conti. Non è credibile il taglio di 20 milioni di euro alla spesa corrente, che nel 2010 è poi aumentata del 13%. Non vorremmoche ciò si ripetesse anche l’anno prossimo, con importanti finanziamenti impiegati per “tappare i buchi”, cosi come successo per Sant’Orsola il cui finanziamento previsto nel 2010 è servito per estinguere anticipatamente una parte dei mutui dell’amministrazione ». Ma il dato politico rilevante, per Baldini e i consiglieri Massimo Lensi, Piergiuseppe Massai, Erica Franchi, Enrico Bosi e Carla Cavaciocchi, è un altro. «Con la propria finanziaria la Regione Toscana sta operando anche una riforma degli enti locali, non solo in termini di trasferimentimaanche di deleghe e competenze: la Regione sta togliendo funzioni alle Province toscane e in particolare alla nostra, lasciandoci la difficoltà di far quadrare i conti e mortificando il ruolo sino ad oggi svolto. Boom del movimento delle due ruote Oltre quattrocento i tesserati Ciclismo Benedetti soddisfatto: «Vorrei riportare il Giro in Maremma» UN’ANNATA davvero positiva. E’ quella del ciclismo che sta già lavorando per mettere in piedi un’altra stagione coi fiocchi. «Le due ruote stanno attraversando un momento di transizione — ha detto il presidente provinciale Secondo Benedetti (nella foto) — da una parte assistiamo ad un grande fermento delle nostre società con nuovi tesserati e progetti, dall’altra dobbiamo ancora convivere con problemi di carattere infrastrutturale che penalizzano un proficuo svolgimento dell’attività». I numeri, però, sorridono al comitato presieduto da Benedetti: sono 14 le società affiliate (Sporting Bike Seggiano, Unione Ciclistica Grosseto, Pedale Mancianese, Bike Bianco Rosso Vigili del fuoco, Free Bikers, Swin Bike Run 3, Ruote Libere Manciano, Ss Grosseto, Mtb Adventures, Max Lelli, Maremma Cup, Polisportiva Eventisport, Gruppo Ciclistico Pitigliano, Bandite Bike Park), e 475 tesserati fra giovanissimi, esordienti di primo e secondo anno, allievi, amatori, mtb, ciclosportivi, dilettanti, dirigenti di società, direttori di corsa, direttori sportivi e giudici di gara.Sono state ben 24 le corse organizzate in tutta la provincia: due Gran Fondo, una professionisti Mtb, una Élite, cinque Giovanissimi, due Enduro, tre Promozioni Scolastiche, sei tra Mtb giovanili, Dilettantistiche e amatoriali e quattro kermesse dimostrative di Mtb. Le manifestazioni più importanti sono state la Gran Fondo Città di Grosseto (oltre mille partecipanti), quella di Massa le «Sette Rocche», il Maremma Cup International di mtb, il Gran Premio Enel del Monte Amiata, la Gran Fondo dei Briganti, il memorial Borzi, Giannetti, Langella, Banca di Credito Cooperativo, Superenduro Pr 4 e la promozione nelle scuole come il Pinocchio in bicicletta. «Abbiamo avuto un discreto numero di società — ha proseguito Benedetti — Ma soprattutto abbiamo appreso che il numero di tesserati giovani è davvero in forte crescita. Ma devo fare un applauso anche al settore amatoriale e al cicloturismo che, dopo alcuni anni di carenza, hanno davvero intrapreso la strada giusta. Mi riferisco alle società come la Ss Grosseto, il Pedale Mancianese, il Team Galluzzi Acqua e Sapone che, proprio in questa stagione, si è fregiata del titolo di campione italiano, europeo e del mondo grazie alle prestazioni miracolose e di Mirco Balducci». Benedetti prosegue nella sua disamina: «Siamo stati anche protagonisti nell’organizzare una serie incredibili di manifestazioni e, anche se il numero non è stato alto, hanno ricevuto un gran successo sia di consensi che di concorrenti (oltre quattromila), ma anche di attenzione da parte di media e istituzioni. Comunque sono sicuro che il comitato provinciale e le nostre società saranno sempre in prima linea per lo sviluppo del ciclismo in provincia, sia a livello agonistico che ludico e turistico». Chiusura con il Giro d’Italia che ritornerà in Maremma il prossimo anno: «Il prossimo anno torneremo a vedere la carovana rosa che passerà dalle nostre parti. Ma mi piacerebbe, in futuro, riavere una tappa che inizi proprio dalle nostre strade». IL TIRRENO AEROPORTO Grandi numeri grazie all’incoming dalla Russia EN.PI. GROSSETO. «Dire che il progetto di incoming con i russi è stato un successo è dire poco». Così il presidente Gianni Lamioni commenta i risultati dell’operazione con cui, insieme a Provincia di Grosseto e Comune capoluogo, si sta cercando di rilanciare l’aeroporto di Grosseto. Il risultato è 18.665 pernottamenti di turisti russi, nel 2010, in Maremma e oltre 4,5 milioni di euro di indotto per un investimento che ai tre enti è costato, in tutto, 500mila euro per invogliare le compagnie aeree ad utilizzare lo scalo grossetano. Dunque, presenze triplicate, rispetto ai risultati già buoni del 2009, e un investimento che - sottolinea Lamioni - ha fruttato 9 a 1. A chi, come il sindaco di Follonica Eleonora Baldi, ha criticato queste forme di turismo assistito, Lamioni risponde con i numeri e con una considerazione di fondo. «Sono d’accordo dice - che in generale il turismo non debba essere assistito, ma questo vale quando si debbono aggredire dei mercati già consolidati. Quando, invece, ci si rivolge a un mercato nuovo, come quello Russo, ritengo che ancora per qualche anno ci debba essere un accompagnamento pubblico», anche perché i risultati non sono solo quelli registrati attraverso lo scalo civile. Nel 2010 le presenze Russe in Maremma sono salite, in realtà a oltre 31mila e il mercato russo è divenuto il quarto, per la Maremma, dopo quello tedesco, quello svizzero e quello olandese. Frutto dell’imponente campagna promozionale che è stata fatta proprio con quei contributi che gli enti locali hanno messo a bando. L’esperienza sarà ripetuta anche nel 2011 e Lamioni ha ribadito che l’intenzione è di andare da soli, senza Firenze e Pisa come vorrebbe la Regione. «Non vorrei finire per essere - ha detto - un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro». Grosseto LA PROPOSTA L’IDEA DI PARTNERSHIP DELL’ENTE CAMERALE «La Regione taglia le Apt? Noi le riapriamo con i privati» «LA REGIONE ci chiude le Apt? E noi le riapriamo. Con un altro nome e in un’altra forma». Forma che potrebbe essere quella della collaborazione tra istituzioni, in partnership con i privati. Le intenzioni della Camera di commercio grossetana in merito alla promozione turistica della Maremma sono chiare: il «marketing» a favore del turismo e del settore agroalimentare — considerati i punti trainanti dello sviluppo locale — si porta dietro anche l’intero territorio. «DOBBIAMO condividere tutte le scelte con l’Amministrazione provinciale — spiega il presidente dell’ente camerale, Giovanni Lamioni — e l’intesa comunque esiste già, visto che la Provincia sostiene Maremma Wine Shire fin dall’inizio. E nella nuova iniziativa di Maremma Food Shire l’impegno dell’ente provinciale sarà ancor più diretto. Quando si sposano le strategie, i risultati si vedono». Lamioni rilancia un’idea: «Il sogno è creare un’azienda speciale di promozione che metta insieme la Camera di commercio, la Provincia, i Comuni grossetani che intendono aderire all’iniziativa e pure alcuni consorzi privati. E’ un’idea che mi convince. In più — spiega Lamioni — questo ci consentirebbe di acquisire una forza di negoziazione non banale nei confronti della Regione Toscana. Il sistema dell’azienda speciale (sul modello della nostra Coap, ad esempio) si basa su una soluzione mista: mettere insieme pubblico e privato. Ma non è detto che ci riusciremo. Affinché sia davvero realizzabile occorre verificare se la legge lo consente, e in quale forma lo permette». In ogni caso, la strada è tracciata. «Se ci tolgono le Apt, le rifacciamo: chiamandole con un altro nome. La promozione del territorio — insiste Giovanni Lamioni — si fa puntando sul turismo e sul settore agroalimentare. Chi viene in Maremma, prima o poi ci torna: impossibile non apprezzare una terra come la nostra, che ha l’unico limite di essere poco conosciuta». DA PALAZZO Aldobrandeschi all’ente camerale, il passo è breve. «Il presidente dell’amministrazione provinciale grossetana, Leonardo Marras, bene ha fatto ad essere chiaro a proposito delle conseguenze della crisi economica sul bilancio di previsione dell’ente per il 2011 e sulla necessità di rivedere alcune azioni di governo del territorio, compresa la necessità di sacrificare i servizi di informazione turistica per mancanza di fondi. Per questo — conclude Giovanni Lamioni — è evidente che la nostra azione di promozione del brand Maremma diventa un’esigenza ancor più importante». La proposta di Lamioni dopo la cancellazione dell'agenzia decisa dalla Regione "Un'azienda speciale al posto dell'Apt" GROSSETO - g.d'o.) "La Regione chiude le Apt? E noi proveremo a riaprire la nostra, con un altro nome". Gianni Lamioni lancia la sua proposta per superare la decisione presa dalla Giunta Rossi di cancellare le Apt e concentrare l'attività di promozione turistica in un'unica agenzia, I'Apet, che avrà sede a Firenze e sarà guidata dall'attuale direttore dell'Apt di Prato. Per la Maremma - come scritto dal Corriere - la decisione significa anche il rischio di perdere diversi posti di lavoro, così come è ormai certificata la decisione di chiudere i sette uffici turistici del territorio essendo venuti meno 400.000 euro. Per il presidente della Cciaa l'alternativa potrebbe essere quella di dare vita ad un'azienda speciale mista pubblico-privata, dentro la quale far convergere Camera di commercio, Provincia e i Comuni che vorranno starci, oltre ai consorzi privati. "E' un'idea - spiega Lamioni - Ora dovremo verificarne la fattibilità sul piano normativo, perché in questo Paese a volte anche le cose semplici vengono complicate". L'idea comunque è lanciata e potrebbe essere il "coniglio dal cilindro" per il vertice, annunciato per gennaio, che l'assessore provinciale allo Sviluppo economico, Gianni Chelini, intende fare con istituzioni, associazioni di categoria e consorzi di promozione turistica per trovare insieme le soluzioni alla necessità della Maremma di tutelare e promuovere il proprio brand. Il presidente dell'ente camerale replica alle perplessità della Baldi sfornando i dati La Russia sfonda: oltre 18mfla presenze I voli charter hanno aperto un nuovo mercato e movimentato 4,5 milioni GROSSETO - [g.d'o.) Il progetto di incoming con la Russia, che negli ultimi due anni ha favorito l'attivazione di rotte charter da San Pietroburgo a Grosseto è una forma di turismo assistito? Il sasso nello stagno lo ha lanciato U sindaco di Follonica, Eleonora Baldi, intervenendo alla presentazione del documento di programmazione finanziaria della Provincia. La Baldi ha contestato la logica di "continuare a pagare le presenze". E su questo il punto di vista del primo cittadino del Golfo si scontra con quello del presidente della Camera di commercio, Gianni Lamioni. Che tira fuori i numeri definitivi del progetto Incoming dalla Russia per dire che "qui non c'è nulla di assistito. C'è un mercato finora sconosciuto alla Maremma, che può rappresentare per noi quello che alcuni anni fa è stata l'Olanda e dagli anni '60 la Svezia". Eccoli, dunque, i numeri di una scommessa vinta. I pernotti di russi arrivati in Maremma coi charter di Jet Travel, nell'ultima stagione estiva sono stati 18655: il triplo del 2009.I turisti sono stati ospitati in 34 strutture ricettive ed hanno generato un indotto calcolato, prudenzialmente, in 4 milioni e mezzo di euro. "Con 500.000 euro investiti da Camera di commercio, Provincia e Comune di Grosseto - ha osservato Lamioni - abbiamo avuto un effetto moltiplicatore nove volte superiore. Se ogni investimento degli enti pubblici sul marketing desse questo risultato, diventeremmo la California della Toscana". Quei 18655 pernotti hanno fatto girare anche i consumi. Il dato più interessante è quello delle merci tax free, cioè prodotti il cui prezzo supera i 160 euro e per i quali è possibile richiedere il rimborso Iva alla dogana. "I turisti russi - ha annunciato il presidente della Cciaa si sono fatti rimborsare 600.000 euro di spese. Una cifra importante, che fa presumere che la ricchezza lasciata nei negozi e negli esercizi pubblici della provincia sia stata almeno pari al doppio". Per Lamioni, insomma, le considerazioni della Baldi non hanno ragione di essere. "Altro che turismo assistito - ha insistito - Abbiamo aperto strategicamente ad un mercato inedito per la Maremma. I turisti russi arrivati sul territorio sono stati 31306, di cui - come detto - 18655 arrivati con i voli charter San Pietroburgo-Grosseto e altri 13000 in modo autonomo, che hanno evidentemente risentito in positivo della campagna promozionale sulla Maremma. Sono d'accordo col sindaco Baldi che i turisti non vanno comprati, ma penetrare un mercato finora sconosciuto, stimolarlo con iniziative mirate e avere questo tipo di riscontri in due anni mi sembra ben altra cosa da quel turismo assistito che non appartiene alla nostra logica". Per 0 2011 il bando per la ricerca del vettore aereo dalla Russia sarà riproposto anche se resta il punto interrogativo sul ruolo della Regione, che recentemente aveva espresso la volontà di allargare il progetto anche agli aeroporti di Pisa e Firenze. Lamioni e Marras hanno espresso tutta la loro contrarietà, confermata ieri dal presidente della Cciaa. "Non vogliamo fare la fine del vaso di coccio - ha commentato - La volontà è di andare avanti da soli come sistema istituzionale locale, visto che abbiamo un rapporto consolidato con quel mercato e anche contatti importanti. C'è bisogno di rafforzare il percorso in questa fase delicata e non ci possiamo permettere inceppamenti". Avanti coi russi, dunque, ma sotto il cappello Maremma. la Repubblica La delibera della giunta Rossi sarà discussa in consiglio a gennaio. Una decisione presa a tutela dell´agricoltura Fotovoltaico, no ai maxi impianti Pannelli a terra: in Toscana ok solo a quelli destinati all´autoconsumo Fotovoltaico, la Regione stringe le maglie. La installazioni a terra superiori ai 200kw, cioè superiori ai 4.000 metri quadrati sono bandite dal territorio regionale. Off-limits. I pannelli potranno essere realizzati per l´autoconsumo: sopra i tetti delle case e dei capannoni, anche a terra se inferiori ai 4.000 metri. I mega-impianti come si vedono al sud però no. A dirlo è la delibera della giunta regionale guidata da Enrico Rossi e, se il Consiglio regionale a gennaio esprimerà voto favorevole, il divieto scatterà subito. Anche per le richieste di grandi installazioni già presentate. La Regione teme che i megaimpianti possano sottrarre terreno all´agricoltura, snaturando il tradizionale paesaggio toscano.Toscana off-limits per gli impianti fotovoltaici a terra. Sono ammesse le piccole installazioni, quelle al di sotto dei 200 kw, cioè sotto i 4.000 metri quadrati di superficie. Per gli impianti più grandi, destinati alla produzione su scala industriale e non solo all´autoconsumo, niente da fare. La giunta regionale guidata da Enrico Rossi ha approvato una delibera che verrà discussa dal Consiglio regionale a gennaio. E se l´esito sarà favorevole, scatterà il divieto che potrebbe bloccare anche le richieste di mega-impianti da 40 ettari già presentate in Maremma. Un possibile pericolo per agricoltura e territorio denunciato sei mesi fa dal presidente di «Slow Food» Carlo Petrini proprio dalle pagine di Repubblica. E´ un divieto assoluto, quello concepito dalla giunta Rossi. E se nella delibera si parla di proibire il maxi-fotovoltaico nelle aree d´interesse culturale, in quelle tutelate dal codice del paesaggio, nelle aree classificate Doc e Docg o Dop e Igp, di fatto il divieto «riguarda l´intero territorio toscano», spiega il dirigente del settore energia della Regione Edo Bernini. L´elenco delle aree vietate è solo un espediente imposto dalle norme. Ma perché un divieto così generale? Perché il fotovoltaico produce un reddito più alto di quello generato dall´agricoltura. E il rischio intravisto dal governo toscano è stato quello di «veder sottratte in pochi anni grandi estensioni di terreno all´attività agricola». Di vedere in sostanza snaturato il paesaggio toscano: «Il provvedimento che abbiamo preparato prevede invece di contenere lo sviluppo fotovoltaico a terra per fini di autoconsumo», spiega Bernini. E le richieste di megaimpianti arrivate nella varie amministrazioni provinciali durante i mesi scorsi hanno spinto la Regione a rompere gli indugi. Se il Consiglio regionale sarà dello stesso parere, si potranno dunque installare impianti sui tetti delle case e dei capannoni. Anche a terra, se inferiori ai 200kw. Ma non più di questo. Potranno esserci delle eccezioni, secondo la delibera, nelle aree già urbanizzate e prive di valore paesaggistico o nelle aree degradate. La sostanza non cambia. La Toscana, che fino ad oggi conta una ventina di impianti di pochi ettari di estensione (mediamente 2 ettari) nel pisano, nell´aretino e del grossetano, non ospiterà mai selve senza fine di cellule fotovoltaiche com´è accaduto nelle regioni del sud. Che ora tentano di fare marcia indietro: «Con questa proposta la nostra regione si allinea agli indirizzi nazionali, coniugando lo sviluppo del fotovoltaico con la valorizzazione del territorio», dicono gli assessori toscani Annarita Bramerini (ambiente), Anna Marson (urbanistica) e Gianni Salvadori (agricoltura), che hanno messo a punto la delibera. Del resto, spiegano nelle motivazioni, «le produzioni di qualità dell´agricoltura ed il suo paesaggio sono il biglietto da visita della Toscana nel mondo, una delle maggiori attrattive del turismo e una delle maggiori voci dell´export agroalimentare». IL TIRRENO Pioggia di euro per export e turismo Quattro milioni per far decollare l’economia della Maremma Un bando per le imprese della Camera di commercio a gennaio il progetto della nuova sede ENRICO PIZZI GROSSETO. Vino, agroalimentare, export, turismo, incoming: la Camera di commercio mette oltre 4 milioni di euro - il 47% delle entrate - a sostegno delle imprese e punta gran parte delle risorse sugli asset principali per lo sviluppo del territorio, in un momento in cui bisogna affrontare la crisi ma anche porre le basi per la ripresa. Così, il presidente Gianni Lamioni annuncia che il 2011 sarà, per la Camera di commercio, l’anno del progetto della nuova sede, che sorgerà al Foro Boario. Il progetto sarà presentato a gennaio e il bando sarà pronto nei primi mesi dell’anno. Ma Lamioni è anche intenzionato a lavorare su un’altra iniziativa per dare una risposta, insieme alle altre istituzioni e ai consorzi privati, al taglio delle Apt e pensa a una sorta di azienda speciale, pubblico-privata, che svolga le funzioni di promozione del territorio lasciate scoperte dal taglio degli uffici turistici. «Vedremo - dice - se sarà possibile da un punto di vista normativo, ma ci darebbe grande forza per negoziare anche co la Regione». Sul piano degli stanziamenti, l’ente camerale ha privilegiato tutto ciò che ha a che fare con l’asse agroalimentare e turismo. Tra le voci principali su cui l’ente camerale interverrà il prossimo anno c’è, innanzitutto, il sostegno all’export, cui la Camera di Commercio ha destinato 180mila euro, mentre altri 200mila euro sono stanziati per sostenere iniziative di valorizzazione delle produzioni tipiche. Ci sono, poi, 900mila euro per il sostegno del “brand Maremma”: una somma da spartire tra la seconda edizione del Maremma Wine Shire, la prima del Maremma Food Shire a ottobre e il Maremma Wine Shier itinerante a novembre. A questa somma si aggiungono altri 250mila euro per la partecipazione delle imprese a Vinitaly nello stand di Maremma Wine Shire e altri 200mila euro per l’agricoltura, che in parte serviranno anche come contributo alle aziende che parteciperanno a Vinitaly in spazi autonomi. Altri 200mila euro, uniti alle risorse della Provincia e del Comune, saranno destinati a ripetere, nel 2011, il bando per lo sviluppo dello scalo civile maremmano. Su sport e turismo la Camera di commercio investirà 200mila euro per la Maremma Cup, visto che «il 2011 - ha detto Lamioni - potrebbe essere l’ultimo anno prima dei mondiali di mountain bike del 2012 che potrebbero disputarsi proprio qui». Nel 2011, poi, la Camera di commercio ripeterà anche le iniziative a sostegno dell’occupazione, mettendo sul tavolo 170mila euro e continuerà a stanziare 175mila euro per il Polo Universitario grossetano. La fiducia al governo e le reazioni in Toscana Il governo e la fiducia presa per tre voti si riverberano anche in Toscana: «Se Berlusconi avesse senso di responsabilità avrebbe dovuto dimettersi, perchécomunquevadano le cose, il centrodestra, ampiamente vittorioso alle elezioni di 2 anni fa, è oggi una compagine frantumata che non è più in grado di governare il Paese», dice il presidente della Regione Enrico Rossi. Che aggiunge: «Temo che rispetto ai problemi veri del Paese si dia ancora l'idea di una politica che parla d'altro». Questa l’opinione del segretario toscano del Pd Andrea Manciulli: «La ferita prodotta nel corpo del nostro Paese è grave. Il sentimento di milioni di Italiani che hanno assistito allo scempio trasmesso in diretta da un inedito coro mediatico è di dispiacere puro, profondo. Una maggioranza di tre voti tiene in piedi il governo del Cavaliere, che ha fattouna compravendita pubblica e palese, con plateale arroganza. Ora la denuncia non basta, l'evidenza è sotto gli occhi di tutti. Questo centrodestra non reggerà. Ad incalzarli saranno i valori che ci hanno visto in piazza a centinaia di migliaia sabato scorso. Abatterli saranno le ragioni che nascono dalla condizione di vita di ognuno. Lo spettacolo di queste ore ci spinge ad accelerare. Perché le cose di cui bisogna occuparci sono i problemi veri del Paese, ai quali non è stata data nessuna risposta e per i quali bisogna che il Pd scenda in campo». Interviene anche il sindaco di Firenze Matteo Renzi: «Penso ai parlamentari e a chi li ha messi in lista, convinto che "tranquilli, questo risponde a me". Penso a Fini, che in 30 anni non ha azzeccato una mossa, neanche per sbaglio. Penso a chi ha osannato Fini in questi 6 mesi, convinto fosse un "compagno" solido per il futuro. Penso agli scontri in piazza. Poi stop. Per non rovinarsi la serata, meglio pensare al piano strutturale a zero volumi adottato». Per Fli, il segretario regionale Angelo Pollina dice: «Il tempo ci darà ragione, e darà ragione a chi ha scelto di schierarsi con coraggio per difendere un elettorato smarrito». Domani al Saschall è in programma una cena organizzata dalla federazione toscana di Fli: presenti Gianfranco Fini, Italo Bocchino, Adolfo Urso e Roberto Menia. 1.200 gli invitati La voce dei lettori CORAGGIO «Un esempio di politico che lavora per la città» CERTO ci vuole un bel coraggio ad attaccare personaggi del calibro della Finocchiaro, D’Alema, Veltroni e chi più ne ha più ne metta. Forse l’incoscienza della gioventù fa fare certi discorsi. Certo è che Matteo Renzi, che ha avuto il coraggio di parlare di «rottamazione dei dirigenti del Pd» è un sindaco che raccoglie consensi anche dalla sua opposizione. Un sindaco che senza peli sulla lingua ha fatto intendere che dopo vent’anni e più quello che hai dato hai dato ed è giusto farsi da parte per lasciare spazio ai nuovi che possono fare qualcosa di diverso e di più utile. E mentre i dirigenti del Pd insorgono e a spada tratta difendono la loro poltrona, Renzi sta lavorando e sta riportando Firenze ai livelli che le competono. Invece i dirigenti del Pd, dopo una vita al parlamento, non sono capaci nemmeno a organizzare un’opposizione degna di questo nome. L’unica opposizione che sanno fare è quella di mandare a casa Berlusconi, combattere Berlusconi... Grande Matteo! Ma ve lo immaginate un ragazzino di poco più di trent’anni che ha in mano la città più bella del mondo e che se non si sciuperà nel crescere sarà il degno avversario del centrodestra. Naturalmente dovrà veramente rottamare i politici che lui sa, e affidarsi a gente che conosce la vita, che conosce il lavoro e, perché no, che siano anche imprenditori. L’Italia ha bisogno di mandare a casa questi politici. Nessuno ha mai avuto il coraggio di Renzi, perché lui è uno che una volta eletto si è messo a lavorare, facendo sentire il peso della sua presenza in ogni settore, non disdegnando stoccate a destra e manca. Mentre i nostri politici cosa fanno una volta eletti? Sperano che il Governo non cada prima di aver maturato la pensione! Otello Damiani