Provincia di Padova
Assessorato allo Sport
Assessorato ai Servizi Sociali
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Assessorato ai Servizi Sociali
Un altro anno …
…e riecco la nostra pubblicazione, un po’ rinnovata.
vuole dare voce a tutti coloro che sono coinvolti poco o tanto in questo progetto
…abbiamo chiesto la collaborazione di Autorità, Sportivi, Giornalisti e molti ci hanno risposto.
… leggiamo tanti elogi che forse non ci meritiamo, ma il nostro impegno è nato per il bisogno, la necessità di far conoscere questo mondo speciale soprattutto alle nuove generazioni
con l’intento e la speranza che qualcosa in loro resti…
… ma per prima cosa vorremmo presentare il “Panathlon” e la cosa principale
… il “progetto”
Panathlon International di Padova
Via Calatafimi, 12 - 35137 Padova
Tel. +39 049 65 06 10 - e-mail: [email protected]
Provincia di Padova
Assessorato allo Sport
Assessorato ai Servizi Sociali
Piazza Antenore, 3 - 35121 Padova
[email protected]
[email protected]
www.provincia.padova.it
2
Che cos’è il Panathlon?...
Motto del Panathlon è...
“ludis iungit” ossia “uniti dallo sport per lo sport”
Il Panathlon è...
“un movimento internazionale riconosciuto dal C.I.O. come ente benemerito di cultura ed etica sportiva
dotato di personalità giuridica, senza fini di lucro, aconfessionale, apartitica, senza distinzione di sesso
e di razza”
Finalità del Panathlon è...
“l’affermazione dell’ideale sportivo e dei suoi valori morali e culturali quale strumento di formazione
ed elevazione della persona e di solidarietà tra uomini e popoli”
E gli obiettivi sono...
– favorire l’amicizia fra tutti i panathleti e quanti operano nella vita sportiva;
– agire con azioni sistematiche e continue per la diffusione della concezione dello sport ispirato
all’etica della responsabilità, alla solidarietà ed al “fair play”, quali elementi della cultura degli uomini
e popoli;
– promuovere studi e ricerche sui temi dello sport e dei suoi rapporti con la società, collaborando con
la scuola, l’università ed altre istituzioni culturali e divulgarli nell’opinione pubblica;
– attuare forme concrete di partecipazione intervenendo nei procedimenti di proposta, consultazione
e programmazione nel campo dello sport con le modalità previste dai singoli ordinamenti nazionali
e regionali;
– adoperarsi per garantire a tutti la possibilità di una sana educazione sportiva, senza distinzione di
razza, sesso e di età, soprattutto attraverso la promozione di attività giovanile e scolastica, culturale
e sportiva;
– istaurare rapporti permanenti con le istituzioni pubbliche statali e locali e con i responsabili dello
sport, assicurando contributi propositivi alle iniziative legislative e concreto impegno nella fase
organizzativa e operativa;
– porre in atto, incentivare e sostenere le attività a favore dei Disabili, le attività per la prevenzione
della tossicodipendenza e per il recupero delle sue vittime, le iniziative di solidarietà con i veterani
sportivi, la promozione e realizzazione dei programmi dell’educazione alla non violenza e di
dissuasione del doping.
1
Progetto: 1 ora x i disabili
Progetto elaborato dal Panathlon di Padova ed approvato dalla Conferenza Internazionale di Basilea e realizzato con la
collaborazione ed il sostegno dell’Amministrazione della Provincia di Padova attraverso l’Assessorato allo Sport.
Finalità: portare a conoscenza degli studenti di ogni ordine e grado quelle che sono le implicazioni di un fenomeno sociale
presente nella società e di sempre maggiore attualità: implicazioni e conseguenze dal punto di vista fisico, psicologico,
sociale, dell’integrazione e della prevenzione.
Destinatari: tutti gli Istituti di Padova e Provincia, previa approvazione e disponibilità dei Signori Dirigenti e Insegnanti.
Contenuto: portare nei vari Istituti una corretta informazione circa la “disabilità” sia motoria, sensoriale e psichica, cause,
prevenzione, possibilità di miglioramento soprattutto attraverso una corretta pratica sportiva.
Svolgimento: nel corso dell’anno scolastico 2008/2009, poter tenere delle conferenze/dibattiti, dimostrazioni pratiche,
proiezioni di filmati tenuti da membri del Panathlon International particolarmente preparati.
Durata: nella mattinata prescelta, circa 3 ore, con possibilità di concentrare più classi nell’Aula Magna, sempre alla presenza
dei Signori Insegnanti ed in palestra per le dimostrazioni pratiche.
Per una migliore riuscita: per conferenze, dibattiti, proiezioni il numero dei partecipanti è illimitato; per dimostrazioni
pratiche minimo 50 partecipanti.
Per l’organizzazione o chiarimenti rivolgersi a:
Umbertina Contini - Via Zacco, 30 - 35127 Padova
tel. 049 756.506 – cell. 340 768.7394 – e.mail [email protected]
Mario Torrisi: tel. 049 8936090 - fax 049 8954836 - cell. 348 3056839 - e-mail: [email protected]
Carlo Re: tel/fax 049 8644007 - e-mail: [email protected]
Antonio Baldan – tel. 349 454.2793 – e.mail: [email protected]
Gianni Campana – tel. 049 876.3500 – cell. 348 233.7550 – e.mail: [email protected]
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PR OV I N C I A
DI
PA D O V A
PROGETTO: “Un’ora per i disabili”
Presentazione
La Provincia di Padova, seguendo con particolare attenzione le problematiche e le tematiche delle persone diversamente abili,
ha avviato un rapporto di collaborazione con il Panathlon International Club di Padova per la realizzazione del progetto
"Un’ora per i disabili".
L’iniziativa, già avviata da qualche anno, ha trovato consenso e gradimento da parte del mondo della scuola; ciò sta a
significare che c’è sensibilità e desiderio di conoscere da vicino le difficoltà e le problematiche che la persona diversamente
abile incontra nella realtà quotidiana in particolare se intende praticare uno sport.
Il messaggio che si vuole trasmettere con “Un’ora per i disabili” è che per capire bisogna conoscere e per conoscere bisogna provare.
Obiettivi
Sensibilizzare gli studenti sulle problematiche riguardanti il mondo dei disabili e l’aiuto che ad essi offre la pratica sportiva,
perché lo sport è l’unica realtà che non crea distinzioni fra chi lo pratica.
Comprendere il disagio psicofisico e sociale derivante dalla condizione di essere “portatore di handicap” e che tale situazione
può essere superata mediante l’acquisizione di una cultura del “diverso”.
Partner del progetto
Panathlon International Club di Padova (Sport disabili)
Ufficio scolastico Provinciale
Destinatari
Gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado del territorio provinciale.
Tempi
Durata del progetto: anno scolastico 2008/2009
Modalità attuative
1) Una fase teorica di illustrazione (anche con supporto di filmati) sulle motivazioni e sulle potenzialità che avvicinano il
diversamente abile a svolgere una pratica sportiva, anche con testimonianze di atleti disabili in carrozzella e testimonial
sportivi paraolimpici.
2) Una fase pratica dove gli studenti possono sperimentare – utilizzando idonei supporti (carrozzine e altre attrezzature), al
fine di provare direttamente a praticare sport in condizioni di svantaggio fisico.
Risultati attesi
Promuovere la pratica sportiva dei disabili e creare nei giovani, attraverso lo sport, una cultura ai valori civili e sociali.
Per informazioni e adesioni:
Provincia di Padova - Settore sport - Piazza Antenore, 3 - 35121 Padova
tel. 049 8201844 - fax 049 8201840 - e-mail: [email protected]
Panathlon International di Padova:
Umbertina Contini - via Zacco 30 - 35127 Padova
tel. 049 756.506 - cell. 340 768.7394 - e.mail [email protected]
Mario Torrisi - Via Aldo Moro, 26 - 35010 Vigonza (PD)
tel. 049 8936090 - fax 049 8954836 - e-mail: [email protected]
Carlo Re - Via Parentino, 9 - 30132 Padova
tel e fax 049 8644007 - e-mail: [email protected]
Antonio Baldan - vicolo Veneto 20 - 30032 Fiesso d’ Artico - (Ve)
tel. 349 454.2793 - e.mail: [email protected]
Gianni Campana - via Configliachi 2/1 - 35123 Padova
tel. 049 876.3500 - cell. 348 233.7550 - e.mail: [email protected]
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La carta dei diritti
del bambino nello sport
(...CHE E’ UNO DEI CARDINI DELL’AZIONE DEL PANATHLON A FAVORE DEI GIOVANI:)
• Diritto di fare sport
• Diritto di divertirsi e di giocare come dei bambini
• Diritto di beneficiare di un ambiente sano
• Diritto di essere trattato con dignità
• Diritto di essere circondato e allenato da persone competenti
• Diritto di seguire allenamenti adattati ai ritmi individuali
• Diritto di misurarsi con giovani che hanno le stesse probabilità di successo
• Diritto di partecipare a competizioni conformi alla sua età
• Diritto di praticare lo sport in tutta sicurezza
• Diritto di avere dei tempi di riposo
• Diritto di non essere un campione
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DICHIARAZIONE DEL PANATHLON SULL’ETICA NELLO SPORT GIOVANILE
Gand, 24 settembre 2004
Questa dichiarazione rappresenta il nostro impegno per stabilire chiare regole di comportamento nella ricerca di valori positivi nello sport
giovanile. Pertanto:
1. Promuoveremo i valori positivi nello sport giovanile con grande impegno e presentando adeguati programmi.
• Considerate le esigenze dei giovani, nell’allenamento e nelle competizioni punteremo, in modo equilibrato, su quattro obiettivi: sviluppo
delle
competenze di tipo motorio (tecnica e tattica); stile competitivo sicuro e sano; positivo concetto di se stessi; buoni rapporti
sociali.
• Crediamo che sforzarsi per eccellere e vincere, sperimentando il successo o il piacere, il fallimento o la frustrazione, siano tutte le componenti
dello sport competitivo. Nelle loro performance daremo ai giovani l’opportunità di coltivare ed integrare tutto ciò (all’interno
della struttura,
delle regole del gioco) e li aiuteremo a gestire le loro emozioni.
• Presteremo attenzione alla guida e all’educazione dei giovani, in accordo con i modelli che valorizzano i principi etici in generale ed il fair
play in particolare.
• Ci assicureremo che i giovani siano coinvolti nelle decisioni attinenti il loro sport.
2. Continueremo ad impegnarci per eliminare nello sport giovanile ogni forma di discriminazione.
Questo è coerente con il fondamentale principio etico di uguaglianza, che richiede giustizia sociale ed uguale distribuzione delle risorse. I
giovani diversamente abili come quelli con minor predisposizione dovranno avere le stesse possibilità di praticare lo sport e le stesse attenzioni di quelli maggiormente dotati, senza discriminazione di sesso, razza, cultura.
3. Riconosciamo che lo sport può anche produrre effetti negativi e che misure preventive sono necessarie per proteggere i giovani.
• Aumenteremo con i nostri sforzi la loro salute psicologica e fisica al fine di prevenire le devianze, il doping, l’abuso e lo sfruttamento commerciale.
• Accertato che l’importanza dell’ambiente sociale ed il clima motivazionale sono ancora sottostimati, adotteremo un codice di condotta con
responsabilità chiaramente definite per quanti operano nello sport giovanile: organizzazioni governative, dirigenti, genitori, educatori, allenatori, manager, amministratori, dottori, terapisti, dietologi, psicologi, grandi atleti, i giovani stessi.
• Raccomandiamo che siano seriamente considerate le persone, organizzate ai diversi livelli, che possano controllare questo codice di condotta.
• Incoraggiamo l’introduzione di coerenti sistemi di preparazione per allenatori ed istruttori.
4. Siamo favorevoli all’aiuto degli sponsor e dei media purché in accordo con gli obiettivi dello sport giovanile.
• Accogliamo il finanziamento di organizzazioni e società solo quando questo non contrasti con il processo pedagogico, i principi etici e gli
obiettivi qui espressi.
• Crediamo che la funzione dei media non deve riflettere i problemi della società, ma risultare stimolante, educativa e innovativa.
5. Formalmente sottoscriviamo la “Carta dei Diritti del Ragazzo nello Sport” adottata dal Panathlon che prevede
per tutti i ragazzi il diritto di:
• praticare sport
• divertirsi e giocare
• vivere in un ambiente salutare
• essere trattati con dignità
• essere allenati ed educati da persone competenti
• ricevere un allenamento adatto alla loro età, ritmo e capacità individuali
• gareggiare con ragazzi dello stesso livello in una idonea competizione
• praticare lo sport in condizioni di sicurezza
• usufruire di un adeguato periodo di riposo
• avere la possibilità di diventare un campione, oppure di non esserlo.
Tutto questo potrà essere raggiunto quando i Governi, le Federazioni, le Agenzie e le Società sportive, nonché le industrie, i media, i managers, gli studiosi dello sport, i dirigenti, gli allenatori, i genitori ed i giovani stessi approveranno questa Dichiarazione.
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La capacità di stare insieme, di accettare i propri limiti e nello stesso tempo di sfidarli per mettersi in
gioco. C’è tutto questo e altro ancora in “Un’ora per i disabili”, un progetto dall’alto valore educativo
proposto dall’associazione Panathlon International e realizzato, fin dalla prima edizione, con la collaborazione della Provincia di Padova. “Un’ora per i disabili” mette gli studenti di ogni ordine e grado
nelle condizioni di affrontare l’attività fisica con i limiti e le difficoltà incontrati dagli sportivi diversamente
abili. Le dimostrazioni pratiche avvengono dopo una conferenza dibattito che illustra ai ragazzi il significato del progetto. L’efficacia di questa concezione fortemente innovativa è testimoniata dai racconti,
intensi e commoventi, dei ragazzi che hanno partecipato al progetto nelle edizioni precedenti. Mettersi
nei panni di un disabile, affrontare una gara sportiva da una sedia a rotelle o con gli occhi bendati, offre
agli studenti l’opportunità di comprendere le difficoltà incontrate dai loro coetanei e la forza di volontà
necessaria per affrontarle. La Provincia di Padova ha l’onore di aver dato i natali o di ospitare molti
atleti disabili che si sono distinti alle paraolimpiadi o in altre competizioni sportive. Grazie alla loro disponibilità, la loro esperienza sarà a disposizione degli studenti padovani. Il nostro obiettivo è quello di
diffondere una cultura sportiva basata meno sull’immagine e il successo e più sulla passione, la tenacia e il divertimento.
Barbara Degani
Presidente della Provincia
Arianna Lazzarini
Assessore ai Servizi Sociali
Leandro Comacchio
Assessore allo Sport
Provincia di Padova
Assessorato allo Sport
Assessorato ai Servizi Sociali
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Da sempre, fin dalle sue radici nella Grecia classica, lo sport ha una fondamentale funzione di socialità, di
confronto e di aggregazione tra diversi soggetti e diverse realtà, favorendo l’avvicinamento e la
comprensione tra i popoli e i cittadini, nel rispetto dei valori di leale competizione e di reciproco
riconoscimento.
La cultura dello sport è profondamente radicata all’interno del nostro Ateneo sia come disciplina di studio e
di approfondimento sia come concreta pratica sportiva ed agonistica. Numerosissimi sono gli esempi, anche
recenti, in cui studenti dell’Ateneo hanno raggiunto i più lusinghieri risultati in campo agonistico, spesso
coniugando efficacemente il loro impegno di atleti con il successo nello studio e nell’attività formativa.
Abbiamo sempre ribadito loro che i valori di fair-play e di lealtà non sono meno importanti del successo
agonistico.
Da diversi anni l’Università di Padova ha anche sviluppato un rapporto sempre più stretto con il Panathlon
International di Padova nello sviluppo di ricerche, nell’assegnazione di borse di studio e premi per studenti
e laureati, nell’organizzazione di convegni.
La sinergia con il Panathlon consente di esaltare quegli aspetti della pratica sportiva che, al di là del mero
aspetto agonistico, contribuiscono ad una crescita complessiva dei giovani. Senza una costante attenzione
all’etica lo sport è destinato a smarrire inevitabilmente la sua dimensione educativa.
In quest’ottica, oltre alla collaborazione con il Panathlon, l’Ateneo utilizza ogni giorno il prezioso contributo
del CUS, Centro Universitario Sportivo, che promuove efficacemente numerosissime attività sia di carattere
amatoriale sia di carattere agonistico.
In una prospettiva di rapporto continuativo e ideale con l’Ateneo tanto il Panathlon International quanto il CUS
hanno collaborato nel promuovere un maggior inserimento dei diversamente abili tanto nella pratica sportiva
quanto nell’attività formativa.
Alla fine del 2007 ha preso avvio, a seguito di una convenzione tra il Servizio Disabilità del nostro Ateneo ed
il CUS Padova, l’attività della prima squadra universitaria di basket in carrozzina, che ha partecipato ai
campionati di serie B classificandosi tra i primi posti.
Parimenti, lo sforzo della diffusione delle discipline paralimpiche è stato sviluppato anche nell’ambito delle
attività didattico-pratiche degli studenti del Corso di Laurea Triennale di Scienze Motorie e del corso
Magistrale in Scienze e Tecniche dell’Attività motoria preventiva e adattata.
Ci pare che tutte queste iniziative siano significative e encomiabili e meritino di essere proseguite e
potenziate, nella ricerca comune dell’obiettivo di far sentire tutti i giovani a pari titolo coinvolti
nell’affascinante universo dell’attività sportiva.
Giuseppe Zaccaria
Rettore
Università degli Studi di Padova
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Anche quest’anno saluto con grande soddisfazione il progetto “1 ora per i disabili”, ideato dal Panathlon Club
di Padova con la collaborazione della Provincia, che si svolgerà fra gli studenti nel biennio scolastico 20092010. Un’iniziativa che è diventata un appuntamento e che noi tutti aspettiamo.
C’è un proverbio che recita, pressappoco …“ognuno raccoglie quello che semina”. Il Panathlon Club di
Padova, incoraggiato dalle idee e dall’entusiasmo di Fabio Presca, sulle cui orme continuano a lavorare altri
amici panathleti, ha seminato bene, continua a seminare e i frutti arrivano, eccome…
Leggo che nell’anno 2007-2008 ben 4749 studenti hanno partecipato al progetto con oltre 300 ore di
presenza di panathleti nelle scuole e con la partecipazione di 48 testimonial.
Vedo l’adesione di altri panathlon all’iniziativa, che vanno da Adria a Genova Levante, da Venezia/Mestre, a
Vicenza e Verona; di altri progetti simili a questo, che hanno avuto realizzazione in altri Paesi in Europa.
Questi sono risultati davvero importanti sia per il Panathlon Club di Padova che per tutto il mondo
panathletico. Fra le nostre finalità infatti, lo Statuto indica l’attuazione di forme concrete di partecipazione e
l’impegno ad incentivare e a sostenere le attività a favore dei disabili.
Non a caso proprio quest’anno il Panathlon International premia con il suo più prestigioso riconoscimento
quadriennale, il Flambeau d’Or, una personalità sportiva che ha fatto della diversità la sua bandiera: Oscar
Pistorius, campione paraolimpico nel 2004 in diverse specialità.
Concludo questo mio saluto citando testualmente una frase lasciata da una studentessa sull’opuscolo “1 ora
x i Disabili” anno 2008-2009, che ben riassume il concetto di disabilità: “in fondo non siamo poi diversi, solo
differenti”. Noi crediamo, ed abbiamo la profonda convinzione che la diversità non debba essere vista come
“mancanza” ma come “valore aggiunto” e che grazie alla diffusione della pratica e della cultura sportiva
debba diventare fonte di ricchezza e crescita umana.
Enrico Prandi
Presidente
Panathlon International
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Pochi mesi or sono ho incontrato il presidente del Comitato Paralimpico Italiano, Luca Pancalli, una
persona davvero squisita ed attenta a ciò che il suo interlocutore gli racconta, ma non attenta per
obbligatorietà, come lo fanno abitualmente i politici o tutti coloro che occupano una qualsiasi poltrona.
No, qui si è in presenza di una persona sensibile ai problemi che toccano la nostra umanità, in questo
caso quella a cui la vita ha compromesso la salute e di conseguenza la vita.
Al presidente Pancalli ho raccontato della collaudata “1 Ora x i Disabili”, nata in quella Padova
panathletica che fa della cultura la sua miglior carta vincente, grazie ad una politica perseguita, con
scrupolosa metodicità, dal suo presidente Renato Zanovello.
E che di questo progetto padovano il Panathlon Area 1 Triveneto ne ha fatto una bandiera, una
bandiera che viene portata avanti giorno per giorno da Mario Torrisi, il nostro consigliere alla Disabilità,
con grande entusiasmo, bravo a raccogliere il testimone dell’indimenticato Fabio Presca ed a
diffonderlo.
I tempi sono ormai maturi a che il Panathlon divenga un interlocutore quotidiano delle istituzione
sportive italiane che, per avere quel posto che gli spetta, deve passare necessariamente attraverso il
loro riconoscimento, soprattutto perché il nostro Movimento ha nel proprio pedigrée l’importante
imprimatur del CIO.
Anche di questo si è parlato a Roma, cioè di questo riconoscimento da parte del Comitato Paralimpico
Italiano, ed a sollecitarlo è stato proprio il presidente Pancalli, con mia grande soddisfazione.
Naturalmente ho colto l’occasione ed ho trasmesso il messaggio al Distretto Italia.
Nel frattempo è stato presentato, da parte dell’Area 1 Triveneto, una bozza di Protocollo d’intesa al
Comitato Paralimpico Italiano, d’accordo con il presidente Pancalli, e lo stesso è stato inviato al
Panathlon International su richiesta del presidente Enrico Prandi, il quale sta trattando a livello
internazionale.
Un 2009 caratterizzato dal necessario entusiasmo e dinamismo, che vuole, ancora una volta, il
Panathlon Area 1 Triveneto attore a livello nazionale su un tema, quello della disabilità, di primaria
importanza, ed ancora una volta grazie al progetto “1 Ora per i Disabili”.
Massimo Rosa
Governatore
Panathlon Area 1 Triveneto
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Fra le varie iniziative promosse nell'ambito etico-culturale dello sport,ricordo che fin dal 2002 il
Panathlon International di Padova svolge, con sempre crescente interesse ed apprezzamento, una
benemerita attività a favore dei disabili sportivi, ideata e fortemente voluta negli anni dal nostro
indimenticabile Fabio Presca.
Infatti il Panathlon patavino, tramite l'opera costante, instancabile ed altamente encomiabile di
MarioTorrisi, Carlo Re, Antonio Baldan, Gianni Campana, RobertoLuise, Umbertina Contini ed altri
volontari, in piena sintonia con la Provincia, i Comuni, il mondo scolastico-accademico, la Federazione,
le Società e gli atleti del settore, cerca di far comprendere a tutti i giovani, attraverso seminari, filmati
e dimostrazioni pratiche, i problemi dei disabili sportivi onde abbattere ogni tipo di barriera, per una
loro effettiva, solidale integrazione nella Societa' civile.
Tale realtà (per inciso, essa sensibilizza i giovani anche nella condanna di problematiche moderne
negative quali bullismo, alcolismo,...) non è episodica ma si concretizza giorno per giorno, con
un'azione continua e capillare che coinvolge molte Scuole di ogni ordine e grado, alla luce del principio
irrinunciabile della parità di diritti, doveri e dignità di tutti i cittadini.
Detta attività è stata successivamente inserita ufficialmente in un progetto denominato "1 ora per i
disabili", approvato a Basilea nel 2003 in sede internazionale e patrocinato dalla Provincia di Padova,
con il pieno appoggio del Comune, del mondo scolastico-accademico e di quello sportivo.
I dati numerici che testimoniano la bontà dell'iniziativa (lanciata anche in Olanda, soprattutto per opera
del mitico campione calcistico J.Cruyff) sono assai lusinghieri se si pensa che nel 2008/2009 sono stati
interessati circa 60 Istituti scolastici del nostro territorio provinciale, con un coinvolgimento di svariate
migliaia di docenti, allievi e familiari.
La nostra speranza e' che tale Progetto, nato e diffuso a Padova, abbia ad estendersi rapidamente
anche ad altre Provincie del Triveneto e d'Italia, in modo da realizzare, per così dire, una "vaccinazione"
di massa che, partendo dai giovani, contribuisca all'avvento di una Societa' piu' civile e piu' umana.
Renato Zanovello
Presidente Panathlon
di Padova
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Il coinvolgimento del mondo scolastico in questa lodevole iniziativa, è senz'altro una "mossa
azzeccata"; infatti, prima ci si confronta con i problemi che quotidianamente i disabili devono affrontare
e vincere, prima si plasma una "coscienza civile" predisposta alla comprensione ed alla solidarietà! Ma
soprattutto al rispetto di quanti, pur avendo gli stessi doveri nella Società, a volte non possono godere
di "eguali diritti".
Plaudo quindi convinto all'iniziativa "1 ora x i disabili" e ringrazio il Panathlon Patavino che la promuove
unitamente a quanti la sostengono e con convinzione ne condividono valori ed obiettivi.
Gianfranco Bardelle
Presidente
C.O.N.I. Veneto
Iniziare con idee, entusiasmo e “carica” in imprese, anche difficili ed impegnative come questa degli
amici del Panatlhon Padova, è lodevole, ma avere la forza di continuare e, per il possibile, consolidarle
e migliorarle, merita il plauso più forte, del Coni Padova e mio personale, perchè questa lodevole e
significativa iniziativa che coniuga sport, attività motoria ed impegno sociale, ha, tra gli altri, il merito di
concretizzare in modo mirabile una vera e propria “operazione culturale”.
Molto spesso, quando si parla di sport, nell’immaginario collettivo, lo si vede o come un’attività agonistica,
o che aiuta dal punto di vista dello “star bene”, o come attività ludica, ma poche volte e sempre su
sollecitazione da parte del nostro mondo, viene iscritto come una delle varie espressioni della cultura.
Sensibilizzare, anche in modo concreto e diretto, come si fa con questa iniziativa, sulle problematiche
e le sensazioni di chi vive in una dimensione e realtà “difficoltata” rispetto ai normodotati, ha un enorme
significato che travalica tutte le lezioni frontali ed i “discorsi” e che la fa ascrive di diritto tra le “buone
pratiche” sull’argomento, dimostrando sul campo l’assioma “Sport è Cultura”.
Con l’auspicio che l’attività possa ottenere il massimo successo, come merita, dando l’appoggio
personale ed il patrocinio da parte del Coni e restando a disposizione per collaborare nella promozione
dell’attività e nel sostegno agli Operatori, mi congratulo con gli Amici che hanno “lanciato” e continuano
nel progetto, con le Istituzioni Scolastiche che accoglieranno l’invito a collaborare ed in particolare
saluto i partecipanti e le rispettive famiglie.
Buon lavoro e buon divertimento a tutti!
Dino Ponchio
Presidente
C.O.N.I. Prov. Padova
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Cultura della normalità: è questo il messaggio che il Panathlon va diffondendo ormai da anni tra i
ragazzi degli Istituti Scolastici attraverso il progetto “1 Ora x i Disabili”. Un’iniziativa volta a
sensibilizzare le giovani generazioni sul tema della disabilità e dell’integrazione sociale ed un progetto
che abbraccio con forza, perché ritengo sia necessario dare sempre maggior concretezza a concetti
quali il rispetto verso il prossimo ed il diritto ad una pratica sportiva che sia di tutti e per tutti e che non
faccia alcuna differenza.
“1 Ora x i Disabili” dà ai ragazzi l’opportunità di conoscere un mondo che molto spesso ignorano,
fornendogli, allo stesso tempo, gli strumenti per capire che lo sport è uno straordinario veicolo di
unione e inclusione sociale e che la fatica, l’agonismo, la passione e lo spirito di sacrificio sono elementi
che appartengono ad ogni atleta, sia esso disabile o normodotato.
Allo stesso tempo tende ad incoraggiare la pratica sportiva tra i ragazzi disabili in età scolastica,
illustrando i benefici derivanti da un’attività fisica che funga, in primo luogo, da stimolo per il
superamento dei propri limiti e per il raggiungimento di traguardi importanti, tanto in un campo di gara
così come nella vita.
Luca Pancalli
Presidente
Comitato Paralimpico Italiano
Il nostro Governatore Massimo Rosa ha già annunciato che è stato presentato al
Comitato Paralimpico Italiano, nella persona del suo Presidente Dott. Luca Pancalli
una bozza di Protocollo d’Intesa tra il C.I.P. ed il Panathlon che riportiamo si
seguito:
13
AREA 1 TRIVENETO
Bozza Protocollo d’ Intesa – Comitato Paralimpico Italiano
C’è stato recentemente un incontro tra il Presidente de3ll’ International Paralympic Committe,
Sir Philip Craven, ed il Presidente del Panathlon International, Dott. Enrico Prandi, circa la possibilità di
un protocollo d’intesa per una fattiva collaborazione tra le due Associazioni.
A seguito di questo incontro ed a quello succedutosi tra il Governatore dell’ Area 1 Triveneto, Massimo
Rosa, Mario Torrisi, Responsabile del settore Disabili dell’ Area 1 Triveneto, ed il Presidente del
Comitato Paralimpico Italiano, Avv. Luca Pancalli, il Panathlon Area 1 Triveneto.
propone
l’inserimento del progetto “1 Ora x i Disabili”, per il successivo inserimento nell’ ambito del Distretto
Italia del Panathlon International.
Il progetto, ideato dal Panathlon di Padova ed approvato dall’ Assemblea Internazionale di Basilea del
P.I. dell’anno 2003, viene attuato da oltre un decennio a Padova e provincia con la collaborazione del
Comitato Regionale Veneto del C.I.P.
Il Progetto
1) Il progetto è rivolto alla sensibilizzazione degli studenti degli Istituti Medi e Medi Superiori verso il
problema della disabilità e verso la conoscenza degli sport praticati dagli atleti del C.I.P. e per
l’avvicinamento alla pratica sportiva, anche agonistica, degli studenti con problemi di disabilità.
2) Il C.I.P. attraverso i suoi organi periferici dovrà collaborare con il locali Club del P.I. per una maggiore
ed incisiva penetrazione del progetto nelle Scuole, affiancando i relatori del P.I. con atleti disabili che
in qualità di “testimonial” possano ancor meglio fornire un messaggio di indirizzo verso lo sport, sia
come relatori che come dimostratori della loro specialità sportiva.
3) Il C.I.P., sempre attraverso gli organi periferici, potrà mettere a disposizione mezzi di trasporto e
carrozzine verso i Club del P.I. che ne fossero momentaneamente sprovvisti, per le dimostrazioni
pratiche nelle scuole.
Dimostrazioni che sono basilari per una piena attuazione del progetto, dimostrazioni e relazioni
affiancate anche da proiezioni di avvenimenti sportivi di rilievo e di presentazione di campioni del C.I.P.
4) Il P.I. è impegnato alla diffusione del progetto su tutto il territorio attraverso una capillare opera
presso i Club, creando dei Responsabili idonei ed inserendo nei Club un atleta C.I.P. di prestigio per
l’attivazione fattiva del progetto.
Si prevede altresì che il Presidente del C.I.P. locale venga invitato dai Presidenti dei Club del P.I. in
occasione delle riunioni del Direttivo aventi nell’ O. del G. argomenti attinenti il progetto od iniziative che
vedano coinvolto il mondo della disabilità.
Il Presidente del Club del P.I. potrà essere invitato dal Presidente del C.I.P. in eventuali analoghe
occasioni.
5) Il C.I.P. nell’ambito della collaborazione deve provvedere alle eventuali spese dei testimonial e di
quanto potrà essere attinente e necessario per il progetto stesso mentre il P.I. si farà carico della parte
organizzativa presso gli Istituti Scolastici e presso le Autorità per tutti gli adempimenti riguardanti “1
Ora x i Disabili”.
6) Il nome e logo del progetto dovrà essere inserito in ogni pubblicazione relativa ed evidenziato in
ciascun incontro, eventualmente in abbinamento con il logo del C.I.P.
Attualmente “1 Ora x i Disabili” viene attuata in tutta la Provincia di Padova, nella Provincia di Vicenza,
di Venezia, di Rovigo ed in Friuli Venezia Giulia.
Mario Torrisi - Consigliere Delegato alla Disabilità
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Cari amici del Panathlon International, Ci ritroviamo anche quest’anno fianco a fianco in un progetto che
il Panathlon International di Padova porta avanti da anni e che nel 2009/2010 vedrà il rinnovarsi
dell’interesse delle scuole, degli alunni e di tutto il mondo della cultura per un progetto che è stato
diffuso anche in altre province proprio per il consenso che ha avuto fino ad ora. Si decolla con la
realizzazione della 4a edizione della giornata paralimpica in prato della valle a Padova, dove, assieme
si espandono le esperienze degli anni scorsi e si lavora con la pubblica amministrazione in tutte le sue
sfaccettature, dal Comune alla Provincia dalla Polizia di Stato all’ULLS naturalmente in prima linea la scuola.
Con gli atleti paralimpici e olimpici gli studenti si trovano di fronte alle esperienze più significative della
voglia di emergere, di superare i propri limiti, di condividere le emozioni dello sport. I nostri atleti con
la determinazione e l’impegno che li contraddistingue puntano tra i vari eventi importanti, alle olimpiadi
invernali di Vancouver. La passione muove la volontà e i nostri atleti ne hanno tanta e con sacrifici
praticano e diffondono lo sport e lo sostengono. Le paralimpiadi di Pechino ci hanno lasciato un
messaggio chiaro, i nostri grandi atleti hanno fatto tanto ma necessitano di un ricambio generazionale,
per portare avanti attraverso le nuove generazioni gli stessi valori e la stessa volontà che fa grande
ognuno di noi, non per il risultato ma per la capacità di trasmettere una cultura che, forse, mantenendo
i principi, deve cambiare linguaggio. Anche noi abbiamo bisogno di un ricambio, ma dobbiamo
arrenderci all’evidenza che la capacità di rapportarsi con le generazioni del futuro dipende si, dal
linguaggio che deve essere comprensibile e adatto all’evoluzione che ci ha travolto, a soprattutto dalla
sincerità con la quale tentiamo di trasmettere i valori che ci hanno stimolato nella vita,da sportivi e da
dirigenti, perché l’esempio rimane l’unico modo di insegnare le cose e l’umiltà consente a chi viene
dopo di noi di sentirsi all’altezza di cambiare per migliorare. ...Buon lavoro.
Claudio Carta
Presidente
Com. Reg. Veneto
Ruggero Vilnai
Presidente
Com. Prov. Padova
Dedicare un’ora all’anno agli studenti, per fare conoscere e approfondire varie problematiche e
capacità dei disabili attraverso lo sport, è stato in questi anni di grande utilità nella formazione e presa
di coscienza dei ragazzi. D’altronde, credo che non ci sia un metodo migliore per interessare e
coinvolgere i ragazzi, se non attraverso il gioco. Un riconoscimento va quindi alle scuole e agli
insegnanti che inseriscono nei loro programmi didattici il Progetto “1 ora x i Disabili” e al Panathlon e
a Mario Torrisi che con mirabile impegno portano avanti il testimone lasciato da Fabio Presca.
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Se guardo indietro… non riesco capacitarmi che siano passati più di sette anni da quando sono stato
coinvolto in questa “cosa”. “Cosa” perché all’inizio non capivo ed ero spaventato d’ aver accettato
d’entrare in questo mondo che non conoscevo e che sinceramente mi faceva anche un po’ paura.
Questa “cosa” è il mondo della disabilità, dei ragazzi con difficoltà, con lo sport più difficile da fare e
da capire. Ho faticato a capire ma oggi non potrei più staccarmi.
Bisogna aver conosciuto questo mondo meraviglioso per poter comprendere e far si che tante persone lo
possano capire. Un giorno Fabio ed io abbiamo ideato un nome: “1 Ora x i Disabili”, nome che potesse
con la sua diffusione diventare un simbolo all’eliminazione delle barriere che sono attorno ai disabili.
Barriere, non solo architettoniche, che sono più facili da smantellare, ma barriere mentali che ci
condizionano ancora.
E’ inutile negarlo, queste barriere esistono, infatti troppo spesso leggiamo o vediamo alle televisioni atti
di aggressione, di bullismo, di violenze nei confronti dei ragazzi disabili.
Questi episodi sono nella maggioranza dei casi legati all’ignoranza del problema. Io stesso ricordo,
nella mia infanzia, che purtroppo mia nonna e le nonne dei miei compagni, alla vista di una persona
disabile, ci allontanava e ci diceva di non guardare perché: “è una persona malata e diversa”.
Per fortuna questi atteggiamenti sono cambiati, oggi non si assiste più a casi come questi o perlomeno
ci si augura non debbano esistere più.
Ma se i gravi episodi sono, per fortuna rari, ogni giorno vediamo innumerevoli altri episodi che sono
egualmente inqualificabili. Uno su tutti: i parcheggi.
Molto spesso vediamo signori e signore parcheggiare con tranquillità e disinvoltura nelle aree destinate ai
disabili e reagire con veemenza e insofferenza a chi fa loro rimarcare la totale insensibilità a questo problema.
Altre barriere sono a volte “i servizi”: qualche anno fa, mi capitava di invitare per un caffè, un aperitivo
o una pizza un ragazzo in carrozzina e spesso mi sentivo respingere l’invito.
Poi ho capito: in molti locali i servizi non sono attrezzati per loro e per timore di essere in difficoltà
l’invito non veniva accettato.
Non c’è sufficiente coltura e si fa troppo poco per migliorare la situazione.
Ed allora “1 Ora x i disabili” per cercare di spiegare (non vogliamo dire educare) ai giovani queste cose
e i risultati incoraggianti ci sono, si vedono e si toccano.
Sono testimoni i vari scritti degli studenti e degli insegnanti che appaiono in questa pubblicazione e in
quelle precedenti. Vale ricordare la lettera che la 2°G della Scuola Media di Cartura, che ha scritto al
Sindaco per una rampa all’ingresso della palestra.
Nel Terzo Millennio non dovrebbero più esistere luoghi non accessibili a tutti e tutti dovrebbero essere
considerati e trattati con dignità.
Mario Torrisi
Comm. “Sport Disabili”
Panathlon Padova
Consigliere alla “Disabilità”
Area 1 Triveneto
Panathlon International
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Un altro anno di attività per la diffusione della cultura del rispetto e della solidarietà si aggiunge
all’archivio delle 6 precedenti edizioni da quando il Progetto ha assunto il titolo “1 Ora X i Disabili” e
va ad aggiungersi alla più lunga serie, da quando Fabio Presca lo ideò.
Una nuova annata di impegno va ad iniziare con rinnovato entusiasmo, grazie ai successi fin qui
conseguiti.
In questi anni l’idea è cresciuta, ha fatto proseliti. Intorno all’idea hanno cominciato a lavorare club che
già svolgevano azioni in questo campo e nuovi soggetti hanno compreso la sua importanza e hanno
unito il loro impegno sotto la bandiera di un progetto comune.
Se nel 2003 a Basilea il Panathlon International aveva approvato e incoraggiato il progetto, è stato
però solo grazie alla pervicacia di Fabio prima e di Mario Torrisi ora, ottimamente sostenuto dal suo
Club, che l’idea ha varcato i confini della Provincia di Padova e piano piano si è estesa. Oggi più club
del Triveneto ed anche di diverse Aree del Distretto Italia hanno adottato il progetto.
L’iniziativa di Torrisi e Massimo Rosa, Governatore dell’Area 1 Triveneto, di presentare il progetto al
Presidente del CIP Luca Pancalli e di concordare con lui forme di collaborazione in Italia, darà
certamente frutti copiosi.
Molti club hanno imparato a comprenderne la valenza; lo spirito di emulazione porterà certamente ad
una crescita esponenziale delle realizzazioni.
Anche nel Consiglio Internazionale è cresciuta la considerazione e la condivisione. Due Consiglieri
sensibili e attivi come lo svizzero Jean-Pierre Largo e il lucchese Tino Santoro, stanno contribuendo a
estendere la conoscenza e stimolare l’impegno dei club in questo campo, con buone prospettive di far
varcare a “1 Ora X i Disabili” i confini nazionali in Europa. Stanno facendo conoscere le buone pratiche
che già esistono e che nel format di questo progetto potrebbero trovare unità di azione.
Sono certo che anche molte realtà sudamericane sapranno trarre da “1 Ora X i Disabili” spunti per
adattarlo alla loro cultura. Non sono pochi i club che già operano accanto ai disabili.
Possiamo con orgoglio affermare che la corazza dell’indifferenza sta scricchiolando sempre più e presto
lascerà il cavaliere nudo. A quel punto la spada di “1 Ora X i Disabili” potrà salvarlo e contribuire a
portarlo alla conquista di una cultura più umana, a partire dallo sport ma che coinvolge valori universali.
Grazie a tutte le persone di cuore e cervello che si stanno adoperando per questo progetto. Tutte
rappresentano un patrimonio per il Panathlon e per l’intera società.
Maurizio Monego
Presidente Comm. Culturale
Panathlon International
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L’educazione motoria è la forma educativa da privilegiare per realizzare l’integrazione scolastica degli
allievi disabili. Consente il massimo di socializzazione tra gli studenti, soprattutto in un ambiente in cui
l’insegnante abbia saputo educare all’accettazione completa del “diverso” e all’aiuto reciproco. E’
l’attività educativa che meno esclude e più accomuna, che permette di collegare fra loro più capacità,
migliorando la qualità della vita. I panathleti di Padova stanno dimostrando che l’idea di Fabio Presca
ha aperto un percorso entusiasmante, che assume un valore formativo indiscutibile e che porta l’allievo
ad essere primo attore nella costruzione della sua forza sociale attraverso il rispetto reciproco, la
solidarietà e il superamento delle sfide con lealtà.
Nella scuola conta fare esperienza, confrontarsi, riflettere, impegnarsi, ed è la guida di insegnanti che
sanno formare gli allievi tenendo conto delle loro aree corporea, emotivo-affettiva, intellettiva e moralesociale, che mette in condizione tutti, disabili e non, di raggiungere il massimo dell’autonomia possibile
e il meglio per lo sviluppo dell’intera personalità.
In questo percorso di crescita gli amici panathleti di Padova hanno saputo tracciare la strada che rende
concreto il rapporto cooperativo tra giovani, permettendo loro di sperimentare con emozione situazioni
reali di movimento in condizioni inusuali, di parlare di sport, di atleti. Chi ci lavora ha spesso dichiarato
che la lettura dei temi o delle poesie che gli stessi elaborano a fine esperienza, esalta i valori che hanno
interiorizzato: amicizia, solidarietà, amore.
E’ un’esperienza che permette di costruire parametri corretti per individuare i mezzi e i fini del proprio
agire nel sociale attraverso e con lo sport.
La collaborazione che il Club riceve dalle scuole e dalle Istituzioni è la dimostrazione che il progetto è
significativo e rende merito a tutte quelle persone che hanno fatto dello sport una ragione di crescita
e di vita e che sanno tessere messaggi di speranza per un mondo migliore.
Un’iniziativa che deve essere continuata, protetta e imitata.
Renata Soliani
Consigliere Panathlon International
con delega Scuola e Fair Play
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...dovete sapere che quest’anno, a maggio, Roberto avrebbe dovuto essere come
relatore a Somma Lombardo al Corso di Formazione del Panathlon International,
ma invece della sua presenza ha inviato un bel filmato ed è …scappato in Africa a
coronare uno dei suoi sogni, conoscere il Burundi …e da quella esperienza mi
manda un pezzo accompagnato da questa frase: “stavolta ti parlo, sgrammaticato
come sempre, di Africa. E’ troppo forte ciò che ho provato per tenerlo in provincia”.
Giudicate voi la sua “sgrammaticatura”.
Perché si va in Africa? Quante volte ho fatto questa domanda. Mai più! Naturalmente l’Africa vera, quella
nera, della povera gente. Quella chiamata “terzo mondo”. Definita così dal primo e del secondo mondo.
Da quelli nati per caso a New York, piuttosto che a Londra, Madrid, Milano o Roma. Quelli che se
andassero nel Burundi farebbero fatica a capire il perché sulla strada del terzo millennio 8 bambini su
100 muoiono alla nascita e la vita è inferiore ai trent’anni. L’Africa vera non si classifica. L’Africa vera
è un paese di bambini governato dai grandi. Vive d’elemosina e sensibilità. La bandiera dell’Africa,
anche quando è sporcata dal sangue, è colorata d’azzurro, di bianco e di nero. Sono i colori delle
camice e dei grembiuli di sacerdoti, suore e migliaia di uomini e donne di un altro colore, i “muzungu”.
Poco considerati, spesso volontari, sempre e comunque dalla parte di ha bisogno. Nemmeno le guerre
li allontanano. In Burundi ci vivono da 50 anni. Quelli del primo e del secondo mondo li liquidano così
:” non c’è bisogno di andare in Africa per far del bene”. Oppure : “la gente fa la fame ma i governi sono
ricchi e corrotti.” Ma loro, quelli dell’Africa vera, a chi dona una speranza, restituiscono riconoscenza,
affetto e lezioni di vita. Chi entra nel cuore dell’Africa vera non può non capire che quello non è il primo
né il secondo, tanto meno il terzo mondo. L’Africa vera, non quella dei safari in pullman, dei residence
o dei bungalow, è un mondo diverso. La terra è diversa, l’aria, il saluto, l’ospitalità, il sorriso,
l’abbraccio, la Santa Messa, il tramonto, l’alba, la vita e la morte sono diverse. Sei convinto di poter
dare un aiuto, un consiglio, soldi. Ed invece, ogni istante in cui vivi l’Africa vera, ricevi. Sacerdoti e suore
si chiamano padri, madri, fratelli, sorelle. Un momento confessori, un altro contabili, e poi muratori,
allevatori, addirittura ambasciatori, poveri in nome dei poveri. Sempre a testa bassa, a voce bassa. E
si riceve. Si riceve conoscendo Livia, suora in Burundi da 30 anni. Sopravvissuta ad una guerra
sanguinosa che, in mezzo a carneficine e distruzioni, gli ha miracolosamente risparmiato la vita e la
casa. Sorella Livia è coordinatrice di un sistema di microcredito con un gruppo di contadini contattati
uno ad uno, dai giorni immediatamente dopo la guerra, nel 1996, tra dolore e morte. Oggi formano
una cooperativa di 200 famiglie. Roberto, sacerdote in Burundi da 40 anni, parroco di un territorio
chiamato Mutoy, nemmeno segnato sulla cartina geografica. Un oasi laboriosa a 1500mt di quota, sulle
montagne a nord est della capitale. E poi Daniele, coordinatore della rete di cooperative, create dal
nulla con nulla. Sua moglie Paola, medico, responsabile di un ospedale che vede passare ogni giorno
più di 1000 persone. Uomini, donne, bambini. Una infinità di bambini. Francesco, chirurgo pediatrico,
in Africa pagandosi il biglietto aereo, utilizzando le ferie per operare 7, 8, 9 ore al giorno. Maristella,
chirurgo, specializzando in chirurgia pediatrica, al fianco di Francesco in sala operatoria 7, 8, 9 ore al
giorno. E poi Don Virginio, Don Flavio e Don Dario, Ornella, Roberta, Daniele, religiosi e non accomunati
nel donare una speranza insegnando un mestiere. Chi attraverso il vangelo, chi donando sapere e
professionalità. Figli del primo mondo, entrati in punta di piedi in un mondo diverso. L’aria, la terra e
la gente dell’Africa, quella vera, ti aprono la mente e il cuore.Ti aiutano a conoscere davvero le persone.
Come Francesco, compagno di viaggio ideale. La medicina del primo mondo l’ha fatto nascere senza
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un braccio. Una mancanza compensata da ben altro: sensibilità e amore per il prossimo. Come i bambini
di Mutoy. Con loro, il governo è un po’ arrogante, il primo ed il secondo mondo un po’ distratti.
Condizioni che non spengono il sorriso disegnato sul loro volto mentre, camminando a piedi nudi,
chiedono all’infinito il nome ai “muzungu” che incontrano. Instancabili nel cantare in faccia ai primi due
mondi che loro, i bambini di Mutoy, sul terzo gradino del podio di una civiltà che non c’è, non ci vogliono
salire. Chi non è mai stato in Africa, quella vera, quella nera, non può capire. Ecco perché si va in Africa.
Per capire.
Roberto è unico e, parafrasando la celebre frase di Voltaire.
“…se non esistesse bisognerebbe inventarlo”. Quest’anno il
27 Novembre al Palazzo dello Sport ripete i suoi incontri
con il mondo dei disabili. Al Palazzo dello Sport, perche il
Teatro Vela, con i suoi 1200 posti è ormai insufficiente a
contenere i tanti suoi “amici”. Lo scorso anno c’ero solo io,
ma quest’anno saremo numerosi e se volete sapere qualcosa
di più su Roberto andate su.
http://robertobof.blogspot.com oppure www.handicapire,org
Roberto Bof
Un ora per i disabili,
continua l’attività del Panathlon di Padova rivolta al mondo della scuola con la passione che Fabio ci ha
lasciato in eredità. Come sempre questi momenti di incontro tra i ragazzi / alunni e gli atleti del
movimento paralimpico sono voluti con l’intento di formare una cultura che sia di integrazione e rispetto
per tutti.
Un grande plauso va fatto a chi come Mario porta avanti UN ORA X I DISABILI in modo appassionato e
instancabile. Bravo!!!
Il CIP negli ultimi mesi ha avviato una grossa trasformazione di quello che sarà lo sport x i disabili. Già
molte discipline sportive sono passate alle federazioni di riferimento del Coni e presto molte altre
seguiranno la stessa strada. Questo con lo scopo di raggiungere una profonda e doverosa
integrazione.
Questo passaggio farà cambiare in modo direi radicale quello che sarà lo sport x disabili, anche se il
passaggio non sarà indolore è la strada fortemente voluta dall’ IPC e condivisa dal Presidente Pancalli.
Forse sarà l’inizio del cammino che porterà ad un'unica olimpiade ? olimpiadi sotto la stessa bandiera
sia per gli atleti paralimpici sia per gli atleti ”normodotati” ? forse si, anche se i tempi non saranno
brevi, ma non saranno certo le difficoltà a fermare dei veri sportivi.
Alvise De Vidi
Consigliere Nazionale Comitato
Italiano Paralimpico
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E’ una giornata un po’ insolita per i cinquanta alunni che affollano l’aula magna della scuola e si
predispongono ad affrontare una tematica ben precisa: l’handicap, la disabilità, il ruolo dello sport.
Guardo i loro visi, incrocio i loro occhi e ho la sensazione che questi ragazzi siano piuttosto incuriositi
dalla mia presenza e anche disponibili ad ascoltare.
Sono emozionata, il cuore batte forte, temo di non trovare le parole appropriate per un argomento cosi
delicato o di non riuscire a rispondere in modo esauriente alle richieste.
Per fortuna la loro spontaneità mi viene in aiuto, riprendo subito il controllo di me stessa, i timori
svaniscono e, grazie ai molteplici interventi pertinenti, riesco a trattare l’argomento nei suoi vari aspetti.
Si passa poi alla visione di un DVD che mostra atleti disabili impegnati in vari sport, alle Paralimpiadi.
Davanti ai nostri occhi scorrono immagini toccanti che lasciano a bocca aperta tutti i ragazzi, increduli
di tanta bravura, forza e coraggio dimostrati.
Ritenere questi atleti, alcuni dei quali sono arrivati sul gradino più alto del podio, solo “grandi campioni”
può risultare riduttivo, in effetti le loro imprese hanno un significato che supera l’immaginario e
dovrebbero essere considerati “modelli” di sport e di vita.
Pensiamo a quanta volontà, determinazione e caparbietà hanno dovuto tirar fuori per rimettersi in gioco
e riprovare a vivere. Ci insegnano che non bisogna mai gettare la spugna anzitempo, ma guardare
avanti nonostante le difficoltà.
Facendo sport questi atleti sono usciti dall’isolamento, hanno ritrovato amici sinceri, si sono sentiti
uguali agli altri e con le stesse possibilità. Con questo ritrovato stato d’animo hanno affrontato lo sforzo
fisico con piacere, ponendosi traguardi sempre più impegnativi e raggiungendo anche la notorietà.
Ebbene noi dobbiamo aiutarli in questo percorso, dedicando loro un po’ del nostro tempo, rimuovendo
ogni ostacolo e timore nei loro confronti.
Devono sentirsi partecipi di un progetto condiviso e vanno riconosciuti loro almeno i nostri stessi diritti.
Noi Panathleti ci impegniamo a diffondere queste idee nei giovani, che sono il nostro futuro, per
sensibilizzarli al problema. Siamo certi che anche una sola mattinata, vissuta nel mondo della disabilità,
lasci un segno profondo nei loro cuori e questa nuova sensibilità porti poi ad azioni concrete a favore
dei meno fortunati.
Umbertina Contini
Comm. Sport Disabili
Panathlon Club Padova
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Già l'impostazione grafica del titolo, di questa splendida iniziativa del Panathlon di Padova, trasuda
freschezza giovanile e si proietta in un mondo futuro inesplorato, dove la fantasia regna sovrana.
Un' iniziativa che ogni anno di più sta prendendo piede, malgrado le enormi difficoltà organizzative, e
che la capacità e lo spirito, di altruistica abnegazione dei pochi animatori volontari, fa vivere e crescere.
Il limite di questa ammirevole e ben calibrata iniziativa forse sta proprio nella scarsezza delle vocazioni
per sorreggerla e farla vivere al meglio.
Una riflessione attenta va proprio rivolta alla ricerca, raccolta e motivazione dei volontari.
Le teste pensanti ci sono state e ci sono, il "materiale umano", studenti ricettivi al problema dei disabili
ed essi stessi sono presenti, disponibili ed attenti, ora manca il plotone, il battaglione, l'esercito dei
volontari animati da tanta voglia di far del bene e sconfiggere il mondo edonistico e meramente estetico
dei nostri giorni; dove letterine, veline, calciatori, mezzi busti o atteggiamenti deflagranti, mai etici ed
educativi, sono padroni del mondo rendendoci sempre più egoisti e soli.
Forse proprio nel mondo giovanile si possono trovare queste risorse di volontariato, per capire e far
capire che domani ci potremmo trovare dalla parte di coloro che, tra di noi, è stato tolto qualcosa o
addirittura non è stato dato dalla nascita.
I giovani troppo spesso bollati come "bamboccioni" o viziati sono il più delle volte in attesa di un segnale
positivo da una società distratta dalle tre "s": soldi, sesso, successo.
Roberto Contento
Panathlon International
Direttivo Area1 Triveneto
Fabrizio Coniglio
Panathlon International
Direttivo Area1 Triveneto
Segretario FIDAL prov. Venezia
Venezia ed i disabili: la città che deve "cambiare".
E' sufficiente anche una innocua distorsione alla caviglia, uno strappo muscolare alla gamba per farci,
pur lontamemente, intuire cosa significhi "barriera architettonica".
Molto si è fatto, negli ultimi dieci anni, per agevolare i diversamente abili ma è comunque ancora poco
rispetto alle vere necessità. Venezia può quindi assurgere a simbolo verso la totale, assoluta consapevolezza del problema, facendosi carico come città ("barriera architettonica" per definizione) di organizzare un convegno nazionale/europeo sul problema.
Il coinvolgimento dei Panathlon locali e sovranazionali potrà essere il motore di questa inziativa che
dovrà coinvolgere anche le federazioni sportive. La richiesta è "più fondi dagli Stati ".
E' del tutto evidente che la civiltà di un paese è strettamente correlata alla sensibilità dimostrata nei
confronti di chi è meno fortunato.
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“Sport per tutti”, è uno slogan con cui frequentemente mi sono imbattuto, vivendo per molti anni a
contatto con il mondo sportivo, non solo giovanile.
Enunciarlo, però, non è sufficiente a produrre effetti, se non facciamo seguire proposte ed iniziative
concrete, finalizzate ad una promozione “sportiva” che coinvolga tutti, nessuno escluso.
Perché se praticare sport è un’opportunità e un’occasione di crescita, tutti - anche i diversamente abilidevono poterlo fare.
Molto si è sicuramente fatto in questa direzione e molto rimane ancora da fare, creando le condizioni
perché anche i diversamente abili possano vivere da protagonisti l’esperienza sportiva, guardando
avanti con fiducia, verso un futuro sempre migliore da raggiungere a piccoli passi, fatti insieme.
Al di là delle difficoltà (anche pratiche) che certamente s’incontreranno nell’attivare percorsi e proposte
operative mirati al coinvolgimento dei diversamente abili (possibilmente superando l’aspetto episodico
che talune attività ancora possiedono a vantaggio di un circuito di attività continuative), a mio avviso la
prima barriera che dobbiamo abbattere... è dentro di noi. Proviamo a pensare che il diversamente abile
non è un ammalato, uno svantaggiato cronico, ma una persona come noi, come noi una risorsa per il
prossimo.
Personalmente, ritengo che se veramente vogliamo portare acqua al mulino della disabilità, dobbiamo
valorizzare il concetto di integrazione, intesa come completamento di qualcosa che già esiste e di
inclusione (traduzione di “inserire dentro” e di “non esclusione”). Quindi preferire l’attività con i disabili,
in luogo di quella per i disabili. Privilegiare momenti di incontro con i cosiddetti “normodotati”, anziché
eventi riservati a persone con disabilità, in un’ottica di “condivisione” e di “educazione alla normalità”,
per una crescita comune che trova nella diversità una preziosa risorsa.
Vado a concludere questa mia riflessione con parole tratte dal giuramento pronunciato da un giovane
atleta ai giochi nazionali Special Olympics: “Che io possa vincere, ma se non riuscissi, che io possa
tentare con tutte le mie forze”.
Massimo Motta
Comm. Nazionale Sport Disabili
Centro Sportivo Italiano
Quelli che …lo stare insieme agli altri per un disabile può essere un trauma
Quelli che …come fai a pensare ad una pratica sportiva anche per i disabili intellettivi?
Quelli che …come fai a pensare un lavoro per i disabili intellettivi?
Quelli che …cosa centra la quotidianità di un disabile quando si parla di sport?
Quelli che …a chi vuoi che interessi una serata dedicata alla pratica sportiva dei disabili?
Quelli che …nel 2000 hanno ancora un teatro, un bar, un ristorante non accessibile ai disabili
Quelli che …ma si ho capito non sono mica un handicappato
Quelli che …i più sfortunati di noi
Quelli che …i diversamente abili
Quelli che …continuano a spendere tempo ed energie per trovare un nome ai disabili
Quelli che …organizzano convegni e incontri per raccontare ai disabili le problematiche dei disabili, senza invitare i disabili
Quelli che …non collaborano, ...non si parlano, ...non ascoltano
Quelli che …non si parlano, non ascoltano e non collaborano perché agli altri regalano tutto e a noi niente
Quelli che …però dovresti invitare anche un personaggio per attirare la gente
Quelli che …l’hai conosciuto Pistorius?
Quelli che …parlando dello sport penalizzi i campioni
Quelli che …parlando dei campioni dimentichi l’attività di base
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sport e disabilita’ congenite :
come trasformare un limite in un’opportunita’.
Maria Emanuela Mometto e Maurizio Schiavon
U.O. Centro Medicina dello Sport ed Attivita' Motorie, Dipartimento Socio Sanitario ai Colli, Area
Sanitaria, Azienda ULSS 16 Padova.
Le tipologie di disabilità che presentano i ragazzi inseriti nelle Società Sportive che praticano sport a
livello agonistico sono soprattutto di tipo congenito, cioè già presenti alla nascita o che si manifestano
in epoca neonatale, a differenza dello sport degli adulti dove le tipologie di disabilità sono soprattutto
di tipo acquisito.
Le disabilità maggiormente rappresentate che arrivano all’osservazione del Medico dello Sport sono la
paralisi cerebrale infantile e la spina bifida assieme ad altre patologie di più raro riscontro. Seguendo nel
tempo questi atleti si è visto come la pratica sportiva, oltre che ai consolidati e riconosciuti aspetti benefici
sia a livello fisico che psicologico, permetta di far acquisire loro il maggior grado di indipendenza funzionale
e come solo l’allenamento praticato in modo costante possa trasformare un ragazzo disabile in un atleta
d’elite raggiungendo risultati riconosciuti sia a livello nazionale che internazionale.
In entrambe le patologie è presente una compromissione dell’apparato muscolo-scheletrico, con
un’ampia variabilità di manifestazioni a seconda che siano colpiti uno o più arti o una metà del corpo.
LA PARALISI CEREBRALE INFANTILE è una patologia che comprende un insieme di sintomi,
caratterizzata da disturbi del movimento e della postura, causata da una lesione che colpisce l’encefalo
quando è ancora immaturo. In genere la lesione cerebrale si rende evidente entro i 2 anni di vita , e la
classificazione può essere fatta sulla base del disturbo del tono muscolare o sulla parte del corpo
colpita, in questo caso si parla di diplegia, quando vengono colpiti due arti o superiori o inferiori,
tetraplegia, quando la compromissione riguarda tutti e quattro gli arti, emiplegia, quando si ha
l’interessamento di una metà del corpo. Nei 2/3 dei pazienti, il sintomo predominante è l’aumentato
tono muscolare o “spasticità”: può manifestarsi in maniera costante o in dipendenza della velocità del
movimento. Un aspetto della paralisi cerebrale in cui prevale la spasticità è l’insorgenza di contratture
muscolari, che con il tempo portano a deformità ossee. La contrattura colpisce molti gruppi muscolari
(spesso i muscoli adduttori degli arti inferiori, i muscoli posteriori della coscia, i flessori plantari degli
arti inferiori e i flessori degli arti superiori). Le deformità ossee sono la diretta conseguenza dell’azione
della spasticità sullo scheletro in accrescimento. A livello dell’arto inferiore è presente una
sublussazione dell’anca, mentre le deformità della colonna vertebrale sono la cifosi e la scoliosi, che
nei casi più gravi può provocare una limitazione della funzionalità respiratoria.
Altre manifestazioni sono la “corea”, termine di origine greca che significa danza, indica movimenti
involontari, aritmici, violenti, rapidi e a scatto. I movimenti coreici possono essere complessi, ma sempre
privi di coordinazione. Altra sintomatologia è rappresentata dall’”atetosi”, altro termine derivante dal
greco che significa “mutevole, non fisso”, ed indica un disturbo del movimento caratterizzato
dall’incapacità di mantenere in una data posizione una qualsiasi parte del corpo. Di conseguenza il
soggetto si muove continuamente in modo lento, sinuoso e senza un fine preciso. Nella paralisi
cerebrale, tutti questi tipi di disturbo del tono muscolare e del movimento possono variamente
combinarsi tra loro: l’associazione più frequentemente riscontrata è quella tra spasticità ed atetosi.
Questi movimenti disturbati mettono in evidenza la difficoltà principale della paralisi cerebrale:
l’incapacità di separare i singoli movimenti. Questi bambini, per cercare di compiere movimenti
finalizzati, ne compiono molti altri del tutto inutili, che sono di ostacolo al movimento volontario e
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spesso molto faticosi. Infatti le anomalie del tono muscolare si possono associare alla debolezza
muscolare e questi ragazzi sviluppano una cenestesi (percezione delle sensazioni rispetto al proprio
corpo e al mondo esterno) alterata, che li fa reagire esageratamente a stimoli del tutto normali.
Miglioramenti con l’attività sportiva
L’obiettivo primario dell’attività motoria praticata da questi soggetti in giovane età è di ritardare
l’insorgenza delle contratture e di migliorare il tono della muscolatura, finalizzati a far acquisire a questi
ragazzi il maggior grado di indipendenza, tenuto conto che la loro aspettativa di vita, se ben assistiti,
è nella maggior parte dei casi sovrapponibile a quella dei soggetti sani. Il lavoro di impostazione deve
prediligere esercizi per la mobilità articolare e per la destrezza (l’abilità motoria che permette di
eseguire movimenti fini e finalizzati al gesto atletico), agendo sulla rapidità di esecuzione, più che con
esercizi di forza e resistenza. Importantissimi gli esercizi di riscaldamento, che devono mirare
all’allungamento muscolare e allo stretching per ridurre le tensioni muscolari; fondamentali anche
esercizi per la coordinazione neuro-motoria, che soggetti affetti da paralisi cerebrale infantile
posseggono in misura limitata visto il loro scarso controllo dei movimenti. Requisito fondamentale in età
giovanile è la “multilateralità” del programma di allenamento, il cui scopo principale è quello di ottenere
un miglioramento globale di tutte le qualità fisiche, così da consentire al ragazzo una maggiore duttilità
e la possibilità nel tempo di margini di miglioramento più ampi. Un allenamento “multilaterale” favorisce
lo sviluppo parallelo e contemporaneo delle qualità psicofisiche allenabili nel ragazzo in quanto utilizza
esercitazioni varie, alternate e polivalenti. Nel momento in cui si passa dalla fase della formazione di
base , all’acquisizione del gesto tecnico-sportivo è estremamente utile e importante saper eseguire
esercizi ripetuti su un singolo movimento: in questo modo si riesce a ridurre i movimenti involontari e
incontrollati, aiutandoli a concentrarsi su un singolo movimento (es: lancio della palla ad un compagno,
ricezione di un passaggio, recupero della palla ecc.). Da considerare poi che chi pratica sport in
carrozzina, deve spostarsi da una parte all’altra del campo con la carrozzina stessa, fare inversioni di
marcia, girarsi e bloccarsi, muoversi con la palla, passare la palla ai compagni. Queste attività, che in un
soggetto normodotato risulterebbero naturali da compiere e relativamente poco dispendiose, sia in termini
di fatica fisica che di controllo dei movimenti, per un ragazzo disabile e affetto da paralisi cerebrale infantile
diventano difficoltose e impegnative; ma tutto ciò permette lo sviluppo di una forza e di un vigore
muscolare che probabilmente senza allenamento sarebbero stati impensabili anche per i più ottimisti. Da
tenere presente che gli atleti affetti da paralisi cerebrale infantile necessitano di tempi di recupero più
lunghi (quasi il doppio) rispetto alle altre disabilità, perché il dispendio energetico per loro è maggiore.
LA SPINA BIFIDA è una malformazione congenita del midollo spinale dovuta alla mancata chiusura
del tubo neurale durante il primo mese di vita intrauterina. Si tratta di una delle anomalie congenite più
frequenti: colpisce circa 1/1500 neonati. In questa patologia, a causa della mancata saldatura degli
archi posteriori delle vertebre, si può avere erniazione (fuoruscita, esposizione verso l’esterno) del
tessuto midollare spinale detta mielocele, delle meningi, detta meningocele, o di entrambi detta mielomeningocele, che spesso sono ricoperti solo dalla cute o da un’esile membrana. L’erniazione si verifica
più frequentemente nella parte lombare o cervicale della spina dorsale.
I danni causati dalla spina bifida sono quindi molto variabili. Nei casi più gravi, il midollo spinale
fuoriesce dalla colonna vertebrale per alcuni centimetri, causando la propria lesione e quella delle
terminazioni nervose ad essa collegate. E’ la localizzazione di tale lesione che determina in gran parte
la gravità dei sintomi, che possono variare da disturbi motori agli arti inferiori, fino ad arrivare alla
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paraparesi (perdita della sensibilità e di parte del movimento degli arti inferiori) o paraplegia (perdita
completa di sensibilità e di movimento degli arti inferiori). Altri problemi possono riguardare, invece, i
nervi della vescica e degli sfinteri e causare complicazioni infettive dell’apparato urinario e situazioni di
incontinenza. Otto bambini su dieci, che nascono con la spina bifida, presentano anche idrocefalo (dalla
parola greca hydro = acqua, cephale = testa), cioè l’accumulo del liquido cerebrospinale all’interno
del cervello, per uno squilibrio tra produzione e drenaggio del liquido stesso; uno dei pericoli, in questo
caso è rappresentato dalle infezioni a carico del sistema nervoso (meningiti e infezioni cerebrali). In
genere la spina bifida non colpisce le facoltà mentali, anche se ad essere presenti sono i problemi
psicologici legati alla malattia, come scarsa autostima e difficoltà di relazione.
Miglioramenti con l’attività sportiva
Con questi atleti il lavoro principale deve essere mirato al miglioramento delle doti di coordinazione
neuro-motoria che, si è visto, permette in tempi brevi benefici anche vistosi della postura; le masse
muscolari, stimolate simmetricamente, andranno a sostenere in maniera adeguata strutture
scheletriche ancora fragili e in evoluzione.
Considerato che lo sviluppo della coordinazione del movimento e la capacità di apprendere gesti motori
dipende in gran parte dal sistema nervoso centrale, si può facilmente intuire come il miglioramento della
destrezza e della velocità non sia così semplice per gli atleti affetti da spina bifida proprio perchè il loro
problema deriva da una malformazione del sistema nervoso centrale. Ad avere il massimo beneficio da
un percorso di allenamento sportivo, invece, è la mobilità articolare, intesa come la capacità di compiere
movimenti di grande escursione, perché anche se il tronco e gli arti superiori non presentano particolari
disabilità, il ritardo psicomotorio tende a coinvolgere un po’ tutti gli apparati. Massimo beneficio anche
per l’apparato muscolare, all’inizio del percorso motorio quasi sempre ipotrofico (poco sviluppato), che
acquista tonicità di pari passo con lo sviluppo scheletrico.
Conclusioni
In linea di massima, per entrambe queste disabilità, le tappe del processo di allenamento sono da
interpretare come diversi momenti di attività motoria, che devono sfumare l’uno nell’altro, senza che in
ciascuno di essi si possa intravedere un vero inizio e una vera fine.
Queste tappe si possono così sintetizzare:
1- La tappa iniziale di educazione motoria, del gioco e del gioco sport
2- La tappa della formazione di base
3- La tappa dell’allenamento specifico
4- La tappa dell’allenamento di elevato livello.
In base alla nostra esperienza, ci siamo resi conto che l’aspetto “disabilita” deve essere considerato
nelle fasi iniziali dell’inserimento e dell’allenamento fisico globale, indirizzato a migliorare le abilità
motorie deficitarie; e tale concetto va considerato anche all’interno di ogni singola seduta di
allenamento, inserendo gradatamente un aumento dei carichi di lavoro in base ai miglioramenti ottenuti.
Nel momento però in cui questi atleti si avvicinano all’allenamento specifico per l’attività agonistica,
questo deve essere condotto in maniera perfettamente uguale ad un atleta normodotato, lasciando al
singolo la migliore espressione delle proprie abilità motorie residue.
E’ proprio nello sport agonistico quindi che la disabilità sfuma, lasciando il posto all’uguaglianza tra
atleta disabile e atleta normodotato nel raggiungimento dei rispettivi livelli di vertice.
E’ proprio attraverso lo sport che i limiti obbligati da una malattia congenita possono trasformarsi in
un’opportunità, per migliorare la propria salute e per misurarsi con gli altri.
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INTERVENTI PER IL PROGETTO "1 ORA X I DISABILI" - ANNO 2008/2009
SCUOLE
Scuola Media Albinoni
Scuola Media L.da Vinci
Scuola Media
Scuola Media Don Milani
Scuola Media Wojtyla
Scuola Media Tommaseo
Scuola Media
Scuola Media Albinoni
Scuola Media
Scuola Media Kennedy
Ist. Compr.Don P.Galliero
Scuola Media Zanellato
Scuola Media Tiepolo
Scuola Media Santini
Scuola Media Giov.da Cavino
Scuola Media Rigato e Fanno
Scuola Media Pierobon
Scuola Media Perlasca
Scuola Media
Scuola Media Pizzol
Scuola Media
Scuola Media
Scuola MediaTrombelli
Scuola Media Peggenti
Scuola Media
Scuola Media Parini
Scuola Media Roncalli
Sc.Media Liceo e Bettini
Scuola Media Don Milani
Scuola Media Don Milani
Scuola Media Verdi
Scuola Media
Ist. Tecn. Comm. Gramsci
Scuola Media Pierobon
Scuola Media Chinaglia
Scuola Media Mameli
Ist. Prof. Stat. E. Fermi
Scuola Media
Ist. Comm. Duca d' Aosta
Scuola Media S.Maria della Pieve
Scuola Media
Scuola Media
Scuola Media
LOCALITA
Tencarola di Selvazzano
Saccolongo
S.Martino di Lupari
Cadoneghe
Montemerlo di Cervarese S.Croce
Conselve
Arre
Caselle di Selvazzano
Villa Estense
S. Giustina in Colle
Tribano
Monselice
Cartura
Noventa Padovana
Campodarsego
Villatora di Saonara
Cittadella
Maserà di Padova
Bagnoli di Sopra
Villaganzerla
Correzzola
Loreggia
Candiana
Agna
Costozza di Longare
Ospedaletto
Ponso
Padova (Ponte di Brenta)
Codiverno di Vigonza
Vigonza
Polverara
Brugine
Padova
Cittadella
Montagnana
Padova
Este
Anguillara
Este
Castelfranco
Montegalda
Padova
Padova (P.te Brenta)
Totale Richieste Istituti: 56
Richieste accettate: 52
Disdette dagli istituti: 4
Scuole Elementari: 3 - Scuole Medie: 40 - Istituti Superiori: 5
Totale conferenze: 48 - dimostrazioni: 44
Partecipazione: testimonial: 48 - docenti: 350 - alunni: 4749
TOTALE ISTITUTI: 48
Totale ore Panathlon: 312 - Totale ore Istruttori: 348
Le tre “gocce coreane”
(mente, corpo, spirito)
assunte in tutto il mondo come simbolo
dello SPORT per i Disabili
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Le nostre scuole… i nostri incontri
Mi è sempre più difficile scegliere tra le montagne di temi, disegni, riflessioni di professori ma soprattutto di ragazze e ragazzi che incontriamo
durante tutto l’anno nelle loro scuole. E mi pesa doverne scartare molti,
troppi, non perché non siano validi o interessanti, ma solo perchè lo spazio tiranno mi obbliga a farlo. Un giorno, chissà, sarebbe bello pubblicarli tutti; sei, sette, dieci anni di questi scritti potrebbero essere oggetto di
una o tante riflessioni su molte cose; soprattutto, spero, verso ll’accettazione di un mondo, che di verso non ha nulla, ma che oggi è ancora da
comprendere.
scuola media tommaseo – conselve, cartura e arre
Dalla Prof.ssa Cinzia Boccardo: Grazie di cuore per l’esperienza vissuta con i ragazzi. Le mie colleghe, che conoscono
direttamente gli alunni, mi hanno riferito con molto piacere che quelli che di solito tendono ad emergere negativamente,
perché problematici dal punto di vista disciplinare, hanno manifestato molto interesse all’attività del progetto, che li ha motivati
ad attuare, nei confronti dei loro compagni di classe, comportamenti molto più rispettosi ed educati del solito.
Da un’ insegnate di sostegno: Sono rimasta felicemente sorpresa dall’ entusiasmo ed interesse che i ragazzi hanno
dimostrato nel partecipare a questo progetto. Con molto piacere ho rilevato che questa attività ha notevolmente coinvolto ed
emozionato anche gli alunni che, nella quotidianità scolastica, non sempre manifestano atteggiamenti di collaborazione e di
rispetto verso i compagni. In tale occasione, sperimentando quanto sia faticosa la pratica sportiva da parte delle persone con
determinate difficoltà, si sono dimostrati molto attenti e sensibili. Grazie a questo progetto, tutti gli alunni coinvolti hanno
potuto apprendere che i disabili possono praticare uno sport come tutti e, sperimentando direttamente le difficoltà che
devono superare queste persone, hanno potuto constatare quanta tenacia e forzo di volontà bisogna possedere per
affrontare, non solo la pratica di uno sport, ma soprattutto le problematiche della vita quotidiana. Grazie a tutte le persone
del Panathlon Club International intervenute e un arrivederci all’ anno prossimo!!!
sezione di cartura – classi 2a
La 2° G scrive al Sindaco:
“Egregio Signor Sindaco
Oggetto: Rampa per disabili nell’ingresso principale della palestra della scuola media
Vorremo esporle un problema verificatosi il 20/01/2009, Nicola, atleta paraplegico non è riuscito ad accedere direttamente
alla palestra della scuola media attraverso l’ingresso ovest, per la mancanza di una rampa peri disabili. Nicola fa parte del
Panathlon International, un’ associazione che si occupa dei problemi dei disabili e con cui abbiamo organizzato un incontro
la settimana scorsa. Abbiamo trascorso una giornata molto significativa in quanto abbiamo compreso meglio la vita delle
persone con disabilità fisiche. Siamo stati molto sorpresi nel vedere come queste persone sorridono alla vita, anche se magari
hanno determinati problemi. Successivamente noi stessi abbiamo provato ad essere delle persone disabili grazie a vari giochi
e percorsi organizzati da collaboratori e membri di “un’ ora per i disabili”. Vorremmo che Nicola e tutte le persone con delle
disabilità possano accedere alla palestra per assistere a una partita di calcetto, di pallavolo e di basket. Lei ha la possibilità
di aiutare queste persone e siamo certi che Lei lo farà. Alleghiamo foto dell’accesso in questione e la raccolta delle firme degli
alunni che hanno aderito alla proposta.
In attesa di una Sua risposta, Le porgiamo i nostri più cordiali saluti.
Classe 2° G
Grazie per avermi insegnato a capire: com’è difficile essere un disabile e quanta forza d’animo bisogna avere per cavarsela
con queste difficoltà.
Giacomo
29
…riflessione… le quattro ruote… Forse… le quattro ruote dei disabili non aiutano a muoversi con felicità, non aiutano ad
essere molto felice e non ti aiutano ad essere accolti dagli amici, ma forse da quelle quattro ruote si può affrontare veramente
tutta la vita e capirne il senso.
Angela e Maria
Questo progetto ci ha fatto capire che i disabili sono persone come noi, che lo sport li aiuta a stare insieme e che per loro
non conta vincere, ma arrivare fino alla fine: A volte però, dopo molto allenamento, in alcune attività diventano più bravi di noi.
Alberto, Riccardo, Sebastiano, Lorenzo
Sede di Conselve – classi 2°
Un giorno per i disabili - La prima sensazione che ho provato è che ci si sente soli ed emarginati, perché ti potrebbero
prendere in giro e non hai nessun amico. Ho provato anche tristezza, perché ho pensato che loro vedendo altri ragazzi che
possono correre, saltare e giocare si potrebbero rattristire. Ma, guardando il video delle Paralimpiadi ho capito che, con tanta
forza di volontà, anche i disabili possono fare grandi cose e, soprattutto possono dimostrare di avere un cuore più grande
del nostro per provare le stesse emozioni. Nel video abbiamo visto che sono circondati da amici che li considerano normali,
perchè questo è il vero significato del’amore.
Riflessione - Per insulsi incidenti… persone come noi diventano disabili. Sì! Proprio per insulsi incidenti persone perdono un
braccio, perdono le gambe, perdono la vista, perdono la memoria e volte perdono la cosa più importante…. LA VITA !!!!
Purtroppo però bisogna dire che alcune persone sono disabili già dalla nascita. Con il progetto “1 Ora x i Disabili” ho capito
molte cose, tra cui che la vita dei disabili è molto più complicata della nostra. Per esempio, nello sport, soprattutto nella
pallacanestro loro non salteranno, ma in quella carrozzina seduti devono riuscire a lanciare la palla con le braccia. Io al solo
pensiero che al mondo esistono persone che la loro sensibilità è uhguale a zero e che prendono in giro i disabili, mi riempio di
rabbia. Io però voglio dare coraggio a queste persone e prometto che mi impegnerò a rispettare e far rispettare queste persone.
Considerazioni sul progetto - Questo progetto realizzato con la scuola, mi fa riflettere su quanto è difficile per le persone
disabili potersi spostare per godersi la città in cui abitano, sia con una carrozzina per i molti ostacoli che si possono trovare
nel cammino, sia anche per le persone non vedenti; per loro un piccolo ostacolo è come superare una montagna non sapendo
mai bene dove si trovano. E anche lo sport per loro non è facile come sembra: infatti, giocare a pallacanestro con la carrozzina
bisogna essere molto coordinati con le braccia, perché con quelle devi tenere al palla e anche muovere la carrozzina. Ho
pensato ai loro stati d’animo e alle sensazioni quando sono in difficoltà e non possono essere autonomi e spero che in futuro
inventino nuove macchine così che anche loro possono condurre una vita normale. Io che, grazie al progetto, ho potuto
provare alcune delle loro attività quotidiane, posso affermare che la loro vita non è facile e confortevole come la nostra.
Sede di Arre – Classe 2°
Il giorno 17 dicembre 2008, abbiamo avuto un incontro con persone che ci hanno spiegato cosa sono i disabili e ci hanno
fatto capire che, nonostante abbiano delle menomazioni, non si arrendono e cercano sempre di vivere una vita serena,
nonostante i mille problemi legati alle loro disabilità. Li ammiro, perché hanno un carattere forte e non si arrendono mai.
Matteo
L’incontro con i disabili è stato molto interessante e significativo per capire quanto è difficile per un disabile fare quello che
noi facciamo normalmente. Nella prima parte della giornata abbiamo incontrato persone del Panathlon che ci hanno parlato
dello sport che riescono a praticare i disabili. Non seguiamo molto gli sport in televisione e non avevamo mai visto le
Paralimpiadi, e fino a quel momento non pensavamo che un non vedente potesse fare atletica o sci o ciclismo. Per fortuna,
grazie alla tecnologia, le persone con disabilità possono praticare più sport. Da questo filmato abbiamo capito quanto queste
persone si impegnano nello sport, magari spesso e volentieri più di noi. Nella seconda parte della mattinata siamo andati in
palestra dove ci aspettavano altri collaboratori molto simpatici che ci hanno proposto di provare dei percorsi dove avevamo
la possibilità di immedesimarci nella vita dei disabili. Per noi è stato molto complicato perché siamo abituati a usufruire delle
nostre capacità di vedere e camminare. Abbiamo capito che non si deve dare per scontata la salute e che dobbiamo prestare
attenzione quando andiamo in bici, o andremo motorino o in macchina. Siccome siamo più fortunati di loro, in futuro, con il
nostro lavoro ed impegno sociale, dovremo aiutare a rendere il paese dove viviamo più accessibile a loro. Quello che possiamo
fare ora è di non mettere le bici sul marciapiede e di chiamare il vigile se vediamo che una macchina è parcheggiata nel posto
riservato ai disabili.
Michele, Linda, Mattia e Sara
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scuola media zanellato – monselice – classi 2a
Dalla Prof.ssa Anna Di Liddo: “Anche quest’anno la mattinata trascorsa con voi è stata intensa, divertente e di alto
livello umano e culturale. I miei colleghi e i nostri alunni hanno partecipato con curiosità, disponibilità ed entusiasmo.
Naturalmente desidero continuare la nostra collaborazione. Vi auguro di essere sempre troppo impegnato in questo
progetto”.
L’esperienza con il Panathlon mi ha fatto capire molto dal primo momento che li ho visti con il sorriso: questo significava molto,
ho capito che non bisogna mai scoraggiarsi e che il mondo non è sempre fatto da brutte cose.
Mara
L’esperienza “1 ora x i disabili” è stata molto interessante, ma soprattutto istruttiva. E’ stato emozionante sedersi e compiere
percorsi con la carrozzina; però una volta finito il gioco noi e tutti i compagni abbiamo potuto alzarci, mentre le persone
veramente “inferme” non possono farlo. Queste persone non mi piace definirle “sfortunate”, ma FORTI, con tanta voglia di
vivere e la capacità e la consapevolezza di andare avanti per la propria strada.
Andrea
Credo che averci fatto capire le difficoltà di persone dotate di mezzi diversi dei nostri, sia stato utile perché un domani, noi,
la futura generazione, possiamo capire le difficoltà sia fisiche , ma soprattutto, morali di queste persone e non farle sentire
diverse.
Carlo Alberto
E’ stato bello perché ho capito le difficoltà che i disabili incontrano tutti i giorni e che per noi sono banali, mentre per loro
sono, a volte, insormontabili e difficili da superare.
Andrea
Non è facile la vita di un cieco che non può vedere i verdi pendii di una montagna. Non è facile la vita di un sordo che non
può ascoltare il canto degli uccelli. Ugualmente, non è semplice la vita di un portatore di handicap di qualsiasi tipo. Per questo
ammiro queste persone: adoro la loro forza e la loro voglia di andare aventi.
Valentina
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scuola media “santini” – noventa padovana
Dal Prof. Gian Paolo Pironi – Insegnante di Scienze Motorie e Sportive
L’ormai consolidata esperienza della partecipazione al Progetto “1 ora x i disabili” promosso dal Panathlon di Padova è uno
dei momenti che più di ogni altro ha segnato nel profondo la sensibilità dei ragazzi. E’ bellissimo lo sguardo stupito e al tempo
stesso divertito di coloro che vedono e sperimentano il gioco, seduti in carrozzina o bendati per giocare a “torball”. E’
commovente il commento “ma quanto sono bravi!” di chi scopre quali e quante difficoltà ed ostacoli può incontrare
quotidianamente un disabile. E’ stupefacente vedere l’attenzione e la sensibilità che gli alunni, spesso attenti solo a se stessi
e ai propri bisogni, dimostrano durante le attività. Questo progetto apre le menti, smuove le coscienze, mette le persone di
fronte a situazioni che spesso per incuria, superficialità o anche solo per pigrizia, non si desidera affrontare. Grazie di cuore
per questi momenti. I ragazzi che oggi che hanno queste opportunità, domani saranno degli adulti umanamente e
culturalmente più ricchi, più consapevoli, più aperti al mondo e alla vita. Non solo alla propria, ma anche a quella degli altri.
Mercoledì 28 gennaio, noi e le altre classi seconde, abbiamo partecipato a un incontro organizzato dal Panathlon di Padova
e finalizzato a farci conoscere da vicino la problematiche legate alla disabilità.
Per prima cosa ci è stato mostrato un filmato riguardante le Paralimpiadi, ossia le Olimpiadi riservate agli atleti con disabilità.
Grazie a questo filmato è stato così possibile dedurre che, quando si nasce o si diventa disabili a causa di un incidente, non
bisogna rassegnarsi e demoralizzarsi, ma bisogna continuare a vivere, continuando ad essere come si è sempre stati. E uno
dei modi migliori per riprendersi è fare dello sport, che, successivamente, può anche portare a diventare veri e propri atleti.
Dopo di che ci siamo spostati in palestra, dove ci attendevano degli esperti che avevano preparato delle attività da farci
svolgere.
Il campo era diviso in tre aree:
- nella prima si imparava a giocare a basket sedurti su una speciale sedia a rotelle.
- nella seconda si eseguiva un percorso con la carrozzina: si veniva accompagnati da un compagno e si
incontravano diversi ostacoli da superare.
- nella terza area si affrontava, sempre con l’aiuto di un compagno, un percorso ad ostacoli in cui si veniva bendati e dove
veniva concesso l’ausilio del bastone utilizzato dai ciechi nella vita di tutti i gironi.
Noi ragazzi eravamo divisi in tre gruppi e, a turno, abbiamo provato tutte le attività, Devo dire che prima di affrontare
direttamente ciò che c’è stato proposto, ritenevo il tutto una semplice perdita di tempo, destinata ai bambini piccoli e,
soprattutto, senza alcuna finalità. Dopo l’esperienza che ho vissuto, ho cambiato nettamente idea. Innanzi tutto devo
ammettere che giocare a basket in carrozzina è d averi professionisti, in quanto richiede una grande capacità di controllo e
di attenzione. Poi il percorso che ho affrontato in sedia a rotelle, è stato davvero difficile, in quanto anche un semplice gradino,
sembrava un muro invalicabile.
Credo sia veramente molto difficile vivere senza l’ausilio totale delle gambe! Ma la cosa che più mi ha toccato profondamente
è stato l’immedesimarsi in una persona cieca. Quando ho iniziato a camminare ero tranquilla ma poi appena il mio bastone
ha percepito il primo ostacolo, sono andata nel panico più totale: io ero lì, immobile e non sapevo se muovendo il piede sarei
atterrata sana e salva sul pavimento della palestra. E ciò è durato solo per una decina di minuti perché credo che, se fosse
così per tutta la vita, come d’altra parte si ritrovano ad esserlo i ciechi, non muoverei un passo per il timore di farmi male.
Concludendo è stata una bellissima esperienza, grazie alla quale tutti noi siamo stati messi alla prova e che ci deve far
riflettere, riflettere sulla fortuna che abbiamo nell’essere abili in tutto e nel poter vivere la vira senza alcun ostacolo.
Chiara – II° C
scuola media “mameli” – padova
Il 29 Aprile con la mia classe ho partecipato ad una manifestazione intitolata “1 ora x i disabili”. La mattina si è articolata in
due momenti ; uno nell’ aula magna della nostra scuola e un altro nella palestra della Casa del Fanciullo. In aula magna si è
proiettato un filmato su alcuni disabili che nonostante i loro problemi fisici con grande coraggio e determinazione praticano
dello sport. Invece poi in palestra per qualche momento ci è stato fatto provare cosa vuol dire essere disabili… Devo dire
che è stata un’ esperienza interessante perché noi che abbiamo la fortuna di essere sani raramente ci fermiamo a pensare
cosa vuol dire non poter comunicare, non poter vedere, non poter usare le braccia e così mi sono resa conto di quanto
terribile debba essere e quante difficoltà comporti. Credo che in tante persone che sono nate disabili o che lo sono diventate
a causa di qualche incidente o malattia il desiderio di chiudersi in se stessi, di rinunciare a vivere sia molto grande e quindi
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provo ammirazione per chi vuole essere più forte della sua condizione di disabile e si impegna con coraggio nello sport o in
altre attività. Mi fa sorridere pensare che l’anno scorso ci era sembrato un grande problema quando il mio papà si era rotto
una gamba qualche giorno prima di partire per una vacanza in Francia. Lui ha insistito per partire lo stesso, così una volta a
destinazione abbiamo noleggiato una carrozzina perché camminare con le stampelle tutto il giorno era troppo faticoso per
lui. Anche se papà ha cercato di fare tutto da solo, è stata una faticaccia doverlo spingere e dover armeggiare con la
carrozzina tutto il giorno, anche perché noi non immaginavamo nemmeno quante difficoltà si incontrano, quanti ostacoli ci
siano, quanto diventi difficile fare anche la cosa più banale, se non si possono usare le gambe. Per noi era solo il fastidio
perché sapevamo che nel giro di un mese papà avrebbe camminato tranquillamente ma sapere che sarà cosi per tutta la vita
deve essere terribile.
Sempre in quella vacanza la mamma si è arrabbiata molto con me e mia sorella. Carolina si era seduta sulla carrozzina ed io
la spingevo e ad un certo punto una signora che passava le ha fatto una carezza sulla testa, con affetto e compassione come
per dire “povera bimba” e allora la mamma ci ha proibito salire sulla carrozzina. Deve essere difficile per queste persone
sentirsi guardate dalla gente in modo diverso e con compassione e deve essere proprio per questo che loro vogliono essere
trattate come tutti gli altri, ma con attenzione e rispetto per la loro disabilità.
Cecilia – II° B
… è stata senza dubbio un’esperienza intensa e interessante che ci ha portato a riflettere più da vicino sulle condizioni dei
disabili. Solo provando davvero le difficoltà tecniche nel muoversi con la carrozzina o senza vedere, si può immaginare ed
immedesimarsi nell’ handicap fisico. Io in questo modo ho capito quanto angosciante sia vivere e muoversi senza veder la
luce del sole, in balia di tutto, con il solo appoggio di un bastone o la sicurezza di un cane pastore. Con noi non c’erano
ragazzi disabili, solo uno in verità, che giocava a basket. Ho trovato terribile l’handicap di non poter vedere, ancora di più di
quello di non poter camminare. L’esperienza è stata forte e credo che tutti noi ci siamo comportati con maturità, senza
sottovalutare il gioco che ci veniva proposto. Siamo tornati a casa un pochino più maturi e consapevoli della nostra fortuna,
per la quale dobbiamo ringraziare Dio in quanto non c’è nessun motivo a nascere sani o meno sani. Quello che mi fa ancora
riflettere è la situazione di dipendenza dagli altri che queste malattie provocano: i disabili non solo subiscono le difficoltà
fisiche (legate alla loro malattia) ma devono imparare a gestirle, non scoraggiandosi, chiedendo aiuto agli altri e saper
aspettare se l’aiuto non viene subito. Devono imparare a vivere in modo diverso, sicuramente più complicato. Per questo
motivo provo grande ammirazione per la loro forza d’animo e la tranquillità che sanno infondere a noi ragazzi fortunati, a
volte poco consapevoli della nostra fortuna.
Chiara – II° B
istituto istruz. superiore “duca d’ aosta” – “e. fermi” – este
Pensieri dei ragazzi che hanno partecipato al progetto:
- Ho trovato molto difficile usare la sedia a rotelle, orientarmi nel percorso per non vedenti e usare la palla sonora
Filippo
- E’ stata un’esperienza utile per capire che ci sono persone sfortunate
Giordano
- Questa esperienza mi ha permesso di capire le difficoltà che hanno loro, deve essere molto brutto non poter vedere o
non potersi muovere come si vuole
Giulia
- E’ stata una bella esperienza, mi è piaciuta, ma non è bello trovarsi in questa situazione, è stato molto interessante
Thomas
- E’ stata una bella esperienza, mi è servita a provare a giocare a basket in carrozzina
Andrea (ex giocatore di basket)
- Non vorrei mai essere senza la vista
Sara
- Ho capito quanto è difficile essere disabile, quanto è difficile per un disabile vivere, spero di non trovarmi mai in
una situazione simile e mi ha aiutato ad avere più rispetto per le loro difficoltà
Michel
- Ho capito le loro difficoltà
Anna
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istituto tecn. comm. “gramsci – padova
Le tre ore in cui abbiamo affrontato l’incontro con i disabili per me ed anche per gli altri, spero che sia servito per capire la
disabilità di quelle persone, e riuscire in qualche modo ad aiutarli anche solo con un sorriso.
Sonia
L’esperienza è stata utile e interessante, siamo infatti riusciti a comprendere le difficoltà di queste persone e come poterle
aiutare.
Valentina
“Esperienza di Vita”
Tommaso
Essere disabile non vuol dire essere ESCLUSO
Vitulo
L’attività con i disabili, secondo me, è stata un’attività dove ho potuto vedere la “semplicità”, diciamo, del modo di vivere dei
disabili. E’ stata un’esperienza di vita e ammiro moltissimo la loro caparbietà nell’ andare avanti senza arrendersi, anche
sapendo che hanno un problema dove gli altri si sarebbero arresi in partenza. Complimenti.
Nicol
scuola media – bagnoli di sopra
Martedì 17 febbraio, sono stata partecipare all’iniziativa “un Ora per i disabili”. Dopo aver ascoltato delle spiegazioni
accompagnate ai filmati, siamo andati in palestra, dove gli attrezzi sportivi erano mesi in tal modo da diventare degli ostacoli.
Insomma, per un’ora dovevamo immedesimarci nella quotidianità di una persona non vedente o senza l’uso delle gambe.
Essendo una novità, si finiva per prendere questa iniziativa per una cosa divertente, un gioco. A noi, persone normodotate,
non capita di incastrarci in una porta, non riuscire a salire una pedana, non sapere dove si va e via dicendo. Ho capito con
quanta pazienza hanno e soprattutto che non vanno isolati. Molte volte pensiamo solo a noi stessi, scordandoci che le
persone disabili esistono. C’è chi li considera un problema. Secondo me, non sono per niente un problema, sono diversi
fisicamente e certe volte psicologicamente. Ma sono persone come noi, per “persona” intendo essere in grado di pensare e
provare sentimenti. Quando si vede una persona, disabile o no, prima di tutto si dovrebbe vedere una persona. Molte volte,
le persone che chiamiamo “disabili” sono più umani di noi. Il fatto è che mi sembrano più sensibili di noi che viviamo nel
nostro mondo, talvolta pieno di egoismo, e che non abbiamo provato a vivere in certe circostanze. Ci è stato detto che non
bisogna chiamarle “persona diversamente abile”, mentre le azioni le compiono, ma nel loro modo, in base alle loro capacità.
Eppure c’è sempre chi si ostina a discriminare la diversità, che c’è da sempre e che continuerà ad esistere.
Simona
Martedì 17 febbraio a noi studente delle classi seconde è stato presentato il progetto del Panathlon. Questo progetto consiste
nell’aiutare le persone disabili e diversamente abili nello sport. Ad esempio, se una persona è costretta sulla sedia a rotelle,
può praticare basket, tennis o altri sport. Ci è stato spiegato che si è disabili dalla nascita oppure si diventa in seguito. Si è
parlato della cause che portano una persona a perdere quelle funzioni che normalmente usiamo, come il vedere, il sentire,
il camminare, ecc. La causa comune è il trauma fisico. Gli incidenti stradali sono molto spesso all’origine di ciò. Altre volte sono
malattie che causano questi handicap. Allora ci si chiede come far vivere una vita più normale a queste persone. Con tanto
coraggio e pazienza da parte di chi ne è colpito e di chi amorevolmente sta loro vicino spronandoli a non arrendersi e con
l’aiuto di persone specializzate, con la fisioterapia e la ginnastica riabilitativa ed altre discipline, riescono a migliorare la
qualità di vita. Talvolta i risultati ottenuti e la grande forza d’animo fanno sì che il diversamente abile intraprenda la carriera
agonistica. Vedi Paralimpiadi e non solo. Tutti loro, che intraprendono e no l’agonismo, ci danno una grande lezione di vita.
Dopo che ci è stato illustrato il progetto, ci siamo recati in palestra dove abbiamo avuto una dimostrazione di ciò che il
progetto si occupa. Ovvero ci siamo messi nei panni delle persone diversamente abili e provato ad affrontare due situazioni
nelle quali potrebbero trovarsi loro: due percorsi pieni di ostacoli, con a fianco a noi un compagno che ci aiutava……..
…. Alla fine della dimostrazione abbiamo ringraziato le persone che si occupavano di questo progetto e siamo tornati a
scuola… Mi sono sentita molto colpita da questa esperienza, soprattutto perché ho provato direttamente, anche se per pochi
minuti, com’è la vita delle persone disabili e trovo che sia un modo molto efficace per sensibilizzare gli studenti.
Ljuba – II° C
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istituto comprensivo di villa estense (scuole medie di villa estense, sant’elena e sant urbano)
Lunedì 12 gennaio, noi ragazzi di seconda abbiamo partecipato al progetto “1 ora x i disabili”, organizzato dal nostro istituto
con la preziosa collaborazione del Panathlon di Padova. Per prima cosa, quando siamo arrivati, ci siamo seduti sulle gradinate
dell’auditorium. Qui abbiamo visto dei filmati sulle Paralimpiadi e sugli sport che possono praticare i disabili, ovviamente
adattati alle loro possibilità fisiche; c’è stata poi una breve discussione. Dopo il filmato ci siamo recati in palestra. Lì ci hanno
divisi in gruppi e abbiamo incominciato a giocare mettendoci dal punto di vista di chi non può praticare sport come noi. In
carrozzina abbiamo fatto il percorso dello slalom, il basket e dello spostamento del corpo, cercando di far leva solo sulle
nostre braccia. Poi abbiamo provato a bendarci e seguire dei percorsi ad ostacoli. Al di la del divertimento iniziale, le attività
che abbiamo svolto in quella mattinata ci hanno fatto meditare,
perché
- ho imparato che è stupido lamentarsi di quello che abbiamo, quando ci sono delle persone che hanno molto meno di noi
- ho provato emozioni forti e di rispetto verso di chi è meno fortunato di me
- ho conosciuto gli sport che possono praticare i disabili, ma m i ha rattristato sapere che non tutti i disabili trovano nelle
loro città le attrezzature e gli ambienti adatti alle loro esigenze.
- mi hanno fatto conoscere problematiche sui disabili che fino adesso avevo sottovalutato
- adesso, trovandomi di fronte a persone disabili, sarò più disposto ad aiutarle
- ho capito le numerose difficoltà che i disabili incontrano ogni giorno nella vita quotidiana e come possiamo aiutarli per
rendere meno “dura” la loro esistenza., accettandoli per quello che sono.
- ho capito che devo apprezzare molto di più quello che ho e metterci più impegno in quello che faccio visto che sono
fortunato a poterlo fare
- ho capito che i disabili sono persone come noi, anche se non possono camminare, vedere ….
- penso a quanto disagio e fatica devono subire le persone diversamente abili.
- ho capito che è importante aiutare con la nostra presenza le persone che si trovano in difficoltà
- mi sono sentito bene quando alcune cose, che l’esperto ci diceva, le conoscevo già e le praticavo correttamente nei
confronti di un mio compagno disabile.
- non è giusto che i disabili vengano emarginati solo per il fatto di non riuscire a svolgere tutto quello che noi pratichiamo
nelle nostre condizioni.
Gli alunni della Scuola Media di Villa Estense,
Sant’ Elena e Sant Urbano
e l’ Insegnante di Sostegno Manica Manfrin
scuola media – montegalda
Un’esperienza unica, rara. Essere alla pari con queste persone. Sapere che li fuori sono costrette a passare la vita in
carrozzina è deprimente, o con un handicap serio oppure cieche. C’è chi si lamenta perché non ha “troppi vestiti” nel suo
guardaroba, non pensando che non è affatto un problema serio. Senza pensare a queste persone, persine che affrontano la
vita lo stesso senza arrendersi, che fanno sport anche se magari senza gambe e fanno il possibile per vincere. Se vincono è
perché sono più convinti degli sportivi normali, secondo me perché lottano contro il loro handicap senza mai lamentarsi.
Questa esperienza mi è piaciuta per sentire la sensazione che questa gente prova ogni giorno e ogni istante della vita. Che
non si è arresa alla propria apparenza ma fa di tutto per farla notare alle altre persone. Provare ad essere in una mattinata
come loro, ti fa capire che spesso ci si lamenta per stupidaggini e poi scoprire che sono anche loro persone piene di ricchezza,
sentimenti e amicizia. Nonostante le volte in cui noi li ignoriamo, loro spontaneamente ci apprezzano e stanno con noi. In
queste giornate non abbiamo imparato da loro soltanto giochi.
Gabriella
Questo incontro mi ha fato riflettere sulla forza di volontà delle persone più sfortunate, delle persone disabili che spesso e
volentieri crediamo più deboli di noi. Abbiamo scoperto che, in realtà, queste persone sono dotate di una forza di volontà
ammirevole, e che riescono a fare le stesse cose che facciamo noi. Questo incontro, poi, mi anche fatto riflettere
sull’importanza di fare sport per “imparare a fare fatica e a crescere divertendosi” e sui valori che lo sport dà. Infine mi ha
fatto riflettere una frase che ha pronunciato l’istruttore “prima di imparare a vincere bisogna imparare a perdere”.
Andrea
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scuola media “i. pierobon” – cittadella
Commenti degli alunni su:
sull’attività in palestra e il basket in carrozzina con Nicola
- Il muro da abbattere, oltre a quello delle loro difficoltà fisiche, è quello dell’esclusione da parte delle altre persone! Per noi le
attività in palestra non sono state un gioco perché abbiamo toccato con mano cos’è la quotidianità delle persone diversamente abili.
Irene – II° A
- ho capito meglio il loro punto di vista sulla vita.
Sofia – II° A
- Io penso spesso a come sia la vita per un disabile perché nella mia classe c’è una ragazza in carrozzina che soffre molto
della sua situazione. Noi compagni allora le raccontiamo una barzelletta, le chiediamo come è andata la giornata oppure le
facciamo qualche scherzetto per ridere un po’ ed il bello che ride anche lei e questo ci da sempre una carica enorme.
Sivia – II° C
sul gioco in palestra con palla sonora (lettera immaginaria ad un ragazzo cieco)
- io ero spaesato nel superare una serie di ostacoli da bendato. Ho capito quanto tu invece sia abile a livello sensoriale e nella
forza interiore per accettare i tuoi limiti, me lo insegnerai anche a me.
Michele - II° I
- tu puoi vedere le persone non come noi, ma come dovrebbero vederle tutti, dal cuore. Quando mi hanno bendato a scuola
per giocare con la palla sonora e compiere dei percorsi, ero avvolto in un mondo piatto, buio e nemico, che nascondeva insidie
e pericoli che io non potevo dominare e mi sono sentito vulnerabile.
Leonardo - II° D
- tu non puoi vedere tutto quello che ci circonda, ma tante volte i veri ciechi siamo noi che vediamo solo quello che ci piace
puntando il dito verso gli altri.
Cristian - II° C
- caro amico, ho passato una giornata dedicata a te a scuola: Come prima cosa mi hanno spiegato che gli amici come te non
vogliono essere commiserati… sai, io ti posso capire, quando sono stata molto malata. La mia vita non sarebbe stata più la
stessa. Ma a me è andata bene, ora faccio anche dello sport. Capisci? Così faccio vedere di che cosa sono capace.
Chiara - II° H
sulla testimonianza di Mauro (testimonial disabile in carrozzina)
- nella giornata a scuola con il Panathlon, abbiamo parlato con una persona in sedia a rotelle. La cosa che mi ha colpito di
più è stata la forza di superare le difficoltà.
Nicola - II° H
- sono rimasto sorpreso, ascoltando il ragazzo in carrozzina, perché ha detto di vivere in modo felice. Io invece credevo che fosse
triste ripensando al passato, per l’ingiustizia che gli era capitata, per la sofferenza ed il dispiacere che ha causato ai suoi parenti.
Alberto – II° D
- mi ha scosso sentirlo dire che è fortunato a vivere una vita serena. Io non potrei immaginare di riuscire a vivere senza
gambe, tutti i miei sogni e le mie passioni si dissolverebbero nell’aria.
Vittoria – II° D
- ho sempre abbinato una carrozzina alla malinconia e invece quella persona ha detto di essere felice! Per me la mente di un
ragazzo diversamente abile può sentire cinque volte di più le emozioni rispetto a quello di una persona normale: vergogna,
sofferenza, invidia, paura e si sente dipendente da altri e questo gli può provocare frustrazioni. Sentire invece quella persona
che testimoniava di una vita serena, mi ha colpito!!
Giacomo – II° D
- mi ha colpito quando ha detto che non sono mondi diversi, normali e diversamente abili, vi sono piuttosto barriere
psicologiche da abbattere.
? - II° D
- ho capito che per essere felici non bisogna essere necessariamente normodotati ma essere nelle condizioni di potersi divertire!
Silvia – IID
- tutti noi “normodotati” possiamo diventare disabili in un attimo, con un incidente in moto, in macchina, oppure per una
grave malattia. Ma dopo questa giornata, se ci capitasse, sapremmo che la vita non finisce ma va avanti.
Sara – II° D
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sul filmato delle Paralimpiadi
- prima di questa giornata pensavo che i veri campioni fossero normodotati e i disabili sportivi dei mezzi campioni. Ora Invece
vedo come veri campioni tutti quelli che di fronte alla prove della vita hanno il coraggio di rimettersi in gioco, che si allenano
con costanza, che abbiano o che non abbiano un handicap. La loro vittoria vale di più di un traguardo olimpico, tanto più
rispetto a tanti atleti “normali” e “dopati”.
Lorenzo e Giovanni – II° D
- con lo sport i disabili possono esprimere le loro emozioni attraverso il loro corpo che spesso è a loro d’intralcio.
Assad – II° D
- la forza di andare avanti nei momenti difficili appartiene più ai disabili che i normodotati.
Giulio e Enrico –II° A
- sarebbe importante rendere visibili le manifestazioni che vedono coinvolti i disabili, dovrebbero essere pubblicizzate con
cartelloni attaccati negli appositi spazi sia nelle scuole che nelle strade. Gli istituti scolastici potrebbero accompagnare noi
ragazzi a vedere una gara sportiva per i diversamente abili.
Michele – II° I
scuola media “a. manzoni” – correzzola
dalla Docente Giusi Borgato: Un ringraziamento a tutti voi del Panathlon, che, con le vostre attività, date la possibilità ai ragazzi
di accogliere quello che sembra, ma non è “diverso”. Per i ragazzi è stata importante la presenza di Nicola, atleta del basket
in carrozzina, uomo rivolto alla vita. Sono diversi anni che questo momento viene proposto in questa scuola e ogni volta
scaturiscono emozioni e riflessioni importanti.
Invio questa poesia scritta da un genitore:
“Chiamatemi per nome
Non voglio più essere conosciuta
per ciò che non ho
ma per quello che sono:
una persona come tante altre.
Chiamatemi per nome
Anch’io ho un volto, un sorriso, un pianto,
una gioia da condividere.
Anch’io ho pensieri, fantasia, voglia di volare.
Chiamatemi per nome.
Non più:
portatrice di handicap, disabile
non vedente, non udente, cerebrolesa, tetraplegica.
Forse usate chiamare gli altri:
“portatore di occhi castani”oppure “inabile a cantare”?
O ancora: “miope” oppure “presbite”?
Per favore abbiate il coraggio della novità.
Abbiate occhi nuovi per scoprire che,
Prima di tutto,
Io “sono”.
Chiamatemi per nome”
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scuola media “don p. galliero” – tribano
Il 10 gennaio, abbiamo partecipato ad un incontro che aveva lo scopo di farci conoscere meglio le persone disabili, di
comprendere il loro mondo. Le emozioni suscitate da questa esperienza sportiva sono state varie e contrastanti: da un lato
abbiamo capito il valore della vita attraverso la gioia, il coraggio, la grande forza di volontà e d’ animo dimostrata da queste
persone che vivono in situazioni così difficili, così diverse dalle nostre; dall’altra è stata anche una esperienza piacevole e
divertente per i giochi svolti. Il ricordo di questa esperienza è intenso e ancora vivo perché non solo ci ha fatto riflettere sulle
difficoltà che quotidianamente i disabili devono affrontare, e sull’ amore per la vita che le rende persone per niente diverse
dalla altre ma sopratutto ci ha portati ad apprezzare le nostra vita così semplice e allo stesso tempo piena di belle cose, (ma
quasi mai apprezzata).
I ragazzi dell 2° - A e B
scuola media “kennedy” – s. giustina in colle
Dalla docente Sabrina Cadorin: Quest’anno il Panathlon di ha dato una doppia possibilità: “1 Ora x i Disabili” e la testimonianza
di due atleti che hanno partecipato alla Paralimpiadi di Pechino. Sono state entrambe esperienze positive e toccanti per i
ragazzi della nostra scuola a cui sono seguite discussioni e riflessioni significative. Grazie ancora per i vostri interventi!!!
Vorrei, vorrei qualcosa di più di quello che ho ora, ma guardandomi intorno capisco che molte persone stanno peggio di me.
Qualche settimana fa ci ha fatto visita il Panathlon che ci ha fatto riflettere costringendoci ad affrontare diverse prove che però
rappresentano quella che per tante persone è la vita quotidiana… Salita sopra la carrozzina mi sono sentita un’altra persona,
per fare un percorso ci ho messo molto tempo, così come tante difficoltà ho incontrato per fare canestro… Quella sera prima
dio addormentarmi, ho ringraziato Dio per tutte le cose che ho (casa, famiglia, amici, possibilità di andare a scuola…) e anche
perché sto bene. Deve essere molto difficile “vedersi diversi dagli altri” e molte volte essere presi in giro… Ho visto però che
le persone in carrozzina o con altri problemi non si arrendono mai, anzi hanno più grinta e voglia di fare di noi. Invece noi
che abbiamo gambe, braccia e tutto che funziona siamo sempre stanchi e sfaticati. Piuttosto che fare una corsa infatti stiamo
sul divano a guardare la televisione.
Giulia – I° B
Le Paralimpiadi sono le gare olimpiche che si tengono appositamente per i disabili. Per noi sono semplicissime competizioni
a cui non prestiamo neanche troppa attenzione, ma per tutte quelle persone che ci partecipano sono un’occasione per farsi
conoscere, per far vedere di essere autosufficienti e per poter fare qualcosa di speciale… Questo ci è stato illustrato durante
la visita a scuola del Panathlon e degli atleti Tiso e Gobbi. All’incontro ci hanno spiegato che per cimentarsi in uno sport non
serve solo la bravura ma anche la forza di volontà e sicurezza in se stessi: caratteristiche che servono anche nella vita di tutti
i giorni. Quello che mi ha colpito è la grande forza di carattere e la voglia di andare avanti che possiedono queste persone
che a modo loro sono speciali. Io penso che gli atleti paralimpici siano persone coraggiose, che di fronte alle difficoltà non si
arrendono, ma continuano a lottare convinti che la vita va vissuta al pieno delle sue possibilità. Di questi due atleti mi ha colpito
la felicità con cui compiono le attività e la tranquillità e la serenità con cui hanno parlato dei loro problemi, delle loro e delle
loro paure… Ci hanno mostrato un video con alcune gare e sono rimasta stupita perché non immaginavo fossero così bravi,
ma anche perché non sapevo che anche le persone disabili potessero svolgere certe gare. Prima dei filmati, io non avevo mai
visto delle gare delle Paralimpiadi: in televisione non le fanno mai vedere e questo non è giusto… anche perché, secondo
me, le Paralimpiadi sono meglio delle Olimpiadi, perché essendo svolte da atleti che hanno delle difficoltà è più bello vederli
esibirsi ed è più apprezzabile il loro sforzo.
Andrea, Anna, Beatrice, Deborah, Edoardo, Laura, Marika – II° A
scuola media “wojtyla” – cervarese s. croce
Dalla Prof.ssa Rita Pollina: “il Panathlon, un giorno straordinario tra Persone Speciali – Anche quest’anno scolastico ha avuto
un momento significativo e toccante con la presenza del Panathlon, che ha portato la sua realtà ai ragazzi della nostra scuola.
Entusiasmo, coinvolgimento, trasporto, emozione… Quanta sensibilità e sensazione… e nello stesso tempo quanta
semplicità e facilità di rapporto. Uno scambio assolutamente importante e costruttivo. Un ricordo che difficilmente si potrà
dimenticare. Grazie e voi tutti, volontari ed istruttori, che con tanta dedizione portate ai ragazzi della nostra Provincia,
un’esperienza tra le più importanti e positive, proposte nel campo delle attività motorie. Non posso fare altro che augurarmi
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di riavervi l’anno prossimo ancora tra noi, con nuovi alunni e ancora molte emozioni ed esperienze da trasmettere. Non vi
stancate mai per favore. Continuate con l’amore di sempre! Mi auguro che ognuno possa comprendere quanto prezioso
possa essere anche un solo singolo incontro con voi. Un caloroso e sincero ringraziamento. A presto “Persone Speciali!”
scuola media santa maria alla pieve – castelfranco
E’ stato veramente importante per me aver incontrato la realtà che vivono tutti i giorni i disabili. E’ una realtà difficilissima,
ragazzi che un giorno sono sani e forti e un altro giorno sono in una carrozzina: come cadere in un buco profondo e rialzarsi
solo con la volontà di rivivere, di ricominciare! Loro, quei ragazzi, quelle persone sono uguali a noi e non vogliono sentirsi
chiamare diversamente abili perché sono normali, provano le nostre stesse emozioni, hanno le nostre stesse cose. Dobbiamo
combattere le barriere mentali ed evitare quelle architettoniche. Ho provato cosa vuol dire essere seduti in carrozzina, non
vedere: solo che io ho solo finto, ho solo recitato, invece persone come Nicola (un ragazzo che è caduto a 18 anni da una
impalcatura ed è paralizzato) sono così per sempre, per loro sfortuna. Ma anche io se faccio qualcosa che non devo fare
posso finire così. Dobbiamo aiutarli, dobbiamo cambiare la nostra mentalità, loro devono essere felici come noi: aiutiamoli.
Marta I°
E’ stato difficile per me pensare a cosa mi sarebbe accaduto se fossi stata disabile; mentre ero lì che provavo a giocare a
basket in carrozzina oppure e bendarmi e fare un percorso come se fossi cieca, pensavo a come sarebbe stata la mia vita
in quelle condizioni: E’ stato veramente importante per me aver avuto l’opportunità di fare questa attività didattica, perché
credo che mi abbia fatto capire molte cose e che mi abbia fatto pensare più del solito. I disabili provano gli stessi nostri
sentimenti e le nostre stesse sensazioni, quindi noi non possiamo dire che loro sono diversi perché nella vita l’aspetto fisico
le capacità non sono tutto… Sia che tu cammini in un modo o ti muovi in un altro, sei pur sempre un essere umano e quando
ti accorgi che un disabile non può fare qualcosa vai ad aiutarlo, come un compagno di guerra che non può muoversi ed allora
per salvarlo tu lo aiuti ad alzarsi e gli salvi la vita.
Chiara II°
scuola media “don milani – codiverno di vigonza
…Questa esperienza mi ha fatto capire che vivere con delle disabilità non è impossibile, ma certo non agevole. I tragitti che
noi compiamo tutti i giorni sono pieni di gradini, curve e di persone distratte che non immaginano neanche lontanamente che
alcune persone possono essere in difficoltà. Ho capito che noi dobbiamo essere felici per il fatto di essere “completi”, ma
proprio per questo dobbiamo rispettare chi non lo è, e poi, se possibile, aiutarlo.
Mauro – I° B
COME NOI
Nessuno è uguale
Ci sono molti libri,
Nessuno è lo stesso
ognuno ha una storia diversa,
Nessuno può essere
perché ognuno la scrive a modo suo.
chi non è.
Ma alla fine,
Ognuno ha i suoi sentimenti,
di diverso,
le sue emozioni,
non c’è poi così tanto,
Ma nel profondo
ognuno è speciale
tutti siamo uguali
quanto l’altro.
Giorgia – I° A
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scuola media “albinoni” – tencarola di selvazzano
Trovo che questa attività sia molto importante farla provare ai ragazzi perché possano capire di non considerare i non ”abili”
perché comunque agiscono e compiono azioni come noi.
Greta – I° C
L’attività è stata stupenda perché attraverso queste lezioni si possono capire e condividere le difficoltà delle persone disabili,
sperare che tante persone capiscano e condividano le innumerevoli difficoltà che ogni giorno affrontano.
Cecilia – I° C
Il Panathlon mi ha dato quel qualcosa che mi mancava per capire le difficoltà che hanno certe persone nel camminare, nel
muoversi ecc. “ SIAMO TUTTI UGUALI”
Giorgia – i° B
Ho conosciuto dei ragazzi che, nonostante le loro difficoltà, hanno saputo dare affetto e trasmettere forza di volontà. La cosa
che mi colpito di più è la loro semplicità di vivere la vita, bravi, veramente bravi e sono stati educati. Mi sono piaciuti molto.
Gabriele – i° B
I disabili sono persone con dei problemi e dobbiamo cercare di aiutarli nei momenti di bisogno senza fargli pesare il nostro
aiuto; questa per me è stata un’ esperienza indimenticabile e ho capito cose che non sapevo.
Leonardo – I° C
scuola media – loreggia
Lunedì 2 marzo, noi ragazzi delle classi di seconda media, abbiamo ascoltato due esponenti del Panathlon e svolto alcune
attività. In auditorium ci ha riferito Mario che nel mondo, il 12% delle persone sono disabili. La disabilità può essere dovuta
ad un problema dalla nascita o da incidenti stradali, domestici e di lavoro subiti nel corso della vita. Queste persone sono
diverse fisicamente, ma non dentro di loro, cioè hanno gli stessi sentimenti nostri e sono normali come noi. Eppure, tempo
fa, i disabili non venivano accettati e per ciò considerati come persone diverse da quelle normali. I familiari non li portavano
fuori casa perché si vergognavano; se qualcuno li incontrava, si girava dall’altra parte e faceva finta di non vederli. Ma adesso,
in questi tempi, le cose sono cambiate e, anche se Mario non lo ha detto, io noto che in molti edifici pubblici, oltre alle scale,
ci sono rampe perchè vi possano entrare anche le carrozzine. Ciò vuol dire che tutti, sebbene diversi in aspetto fisico, hanno
il diritto di andare in qualsiasi luogo pubblico… Eseguendo le attività in palestra, soprattutto quando ero bendata, pensavo
che era un gioco molto bello, ma essere “bendati” per tutta la vita deve essere ben diverso da un gioco divertente. Questa
esperienza mi ha fatto riflettere che a volte si da per scontato camminare, vedere, capire, ma quando vedo qualche persona
senza braccia, gambe o non vede, penso quanto per loro sia difficile v edere chi corre, chi cammina e vede, chi scrive, mentre
loro sono in carrozzella e non si possono muovere. Per me queste attività sono state molto utili e spero di trascorrerne ancora!!
Sara – II° A
Lunedì 2 marzo, a scuola abbiamo partecipato ad una bellissima attività del Panathlon. Si tratta di un incontro con alcune
persone che si occupano di disabili, con loro abbiamo trascorso tre ore. Durante la prima ora ci hanno spiegato l’attività
attraverso un documentario, un video nel quale scorrevano immagini di persone con seri problemi fisici (mancanza di piedi,
gambe, casi di cecità) che riuscivano a fare sport grazie alla forza di volontà (che è molto più presente in loro che in noi) e
riuscivano spesso a guadagnare il podio nelle varie gare delle Paralimpiadi. Mi ha sorpreso il modo in cui gli sport sono stati
modificati appositamente per le persone diversamente abili (basket in carrozzina, o palla sonora, per esempio). Nelle ore
successive siamo passati all’attività pratica. Divisi in gruppi abbiamo provato veri percorsi e sport… Tutte queste attività mi
hanno fatto riflettere perché ho potuto conoscere la vita di persone disabili e i problemi che devono affrontare nella loro vita
quotidiana. Mi sono anche commossa per aver capito che i disabili permanenti (quelli che non possono guarire) sono costretti
a condurre una vita di ostacoli, e se non hanno una grande forza di volontà, o se non vengono seguiti, cadrebbero in depressione.
Questa attività mi ha fatto pensare che sono davvero fortunata a non avere problemi e posso fare tutto ciò che mi piace.
Clara – II° C
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scuola media – brugine
La nostra scuola, aderendo all’iniziativa “1 Ora x i Disabili”, ha regalato a noi alunni di seconda media un’esperienza unica
nonché straordinariamente interessante e istruttiva. Questo progetto, infatti, consiste nel sensibilizzare gli studenti sulle
problematiche riguardanti il mondo dei disabili e l’aiuto che ad essi offre la pratica sportiva. Tramite lo sport, queste persone
possono mettersi in gioco e partecipare dimostrando a tutti che anche loro, nonostante i loro limiti, possono raggiungere
ottimi risultati. Inoltre ci fanno capire con quale coraggio e forza di volontà riescono ad accettare e superare la loro condizione
per ritrovare una vita serena alla pari degli altri. Abbiamo sperimentato anche in modo pratico quali siano i numerosi ostacoli
che queste persone debbono affrontare quotidianamente e abbiamo avuto delle difficoltà. Abbiamo conosciuto la tristezza
che un disabile può provare rimanendo continuamente seduta nella sedia a rotelle senza potersi né alzare né correre. Era
una sensazione strana e confusa che prima mai avevamo provato.
Abbiano anche potuto provare le condizioni di un non vedente attraversando un percorso senza l’uso della vista.
Ci vuole molta pazienza se non ci si vede, perché ad ogni piccolo movimento sbagliato si può andare incontro a numerosi
pericoli. Noi, che normalmente non siamo abituati alla sensazione di “eterno buio”, ci sentivamo estremamente a disagio.
Credo che solo provando direttamente queste situazioni si possa veramente apprezzare la salute che ci è stata data e i motivi
per i quali queste persone abbiano bisogno di un sostegno anche morale. E’ stata quindi un’esperienza educativa perché ci
è stato insegnato come comportarci nei confronti dei disabili; come aiutarli e come sostenerli per farli veramente partecipi
della vita sociale. Da loro possiamo solo imparare e apprendere quanto sia importante e bella la vita.
Sara
Tanti cuori per un unico scopo
“tanti cuori per un unico scopo” è una frase che, secondo me, ne racchiude tantissime altre, tra le quali “1 ora x i disabili”,
un progetto a cui la nostra scuola ha aderito, ha potuto esserne un po’ anche la protagonista e sperimentare dal vero le
difficoltà che le persone con problemi psichici o fisici devono superare giorno per giorno. Per me è stata un’occasione molto
importante per capire cosa provano e come si sentono i disabili nelle condizioni in cui si trovano. Il motivo per cui li ammiro
moltissimo è che con la loro forza, la loro voglia di vivere e di affrontare la vita, riescono ad utilizzare in modo molto esauriente
tutte le loro capacità, anche meglio, a volte, delle persone normali, che ne sottovalutano l’importanza. Penso, infatti, che
queste ultime abbiano la possibilità di utilizzare tutte le loro qualità, mostrare la loro personalità e originalità in modo
assolutamente autonomo e senza nessuna difficoltà. A volte, però, non si rendono conto del tesoro inestimabile che
possiedono. Le persone disabili, invece, sono costrette a fare enormi sacrifici per ottenere anche quella che per noi potrebbe
essere la più semplice delle cose. Un argomento che vorrei sottolineare è che le persone che hanno degli handicap
possiedono le stesse capacità di quelle normali. Infatti, svolgono le stesse loro azioni, come, in caso di sport, le Olimpiadi. La
cosa importante, però, è che non vengano sottovalutate o escluse da un gruppo o dalla vita sociale, perché anche loro, come
tutti, hanno un cuore, capace di amare la vita e gli altri, ma soprattutto di donare un sorriso vero, autentico e puro di
generosità, comprensione e ringraziamento. Infatti mi ha colpito la loro forza di volontà, in modo particolare la loro voglia di
divertirsi, di fare parte di una squadra, di confrontarsi, di mettersi alla prova, misurarsi con gli altri. Oggi, ad esempio,
abbiamo svolto un’attività pratica che ha coinvolto tre gruppi, formati da noi alunni delle seconde. Ci ha accompagnato –
assieme ad altre tre persone - un uomo in sedia a rotelle di nome Nicola, il quale ci ha insegnato alcune tecniche del gioco
del basket in carrozzina. Lui ha puntato molto sul fatto di giocare in squadra, di passarsi la palla prima di fare canestro ed
io, mentre ha detto questo, ho visto nei suoi occhi una gran voglia di giocare,di vivere, di affrontare l’ennesima prova e di
confrontarsi con noi. In quello che ha fatto ci ha messo l’anima, lo spirito vero del gioco come divertimento, come sfogo, come
luogo d’incontro con i propri amici per scaricare la tensione del mondo, che ci costringe ad essere un po’ duri con gli altri. Lui è
stato solo uno dei tanti piccoli grandi esempi che possono trovarsi all’interno della nostra società ed è stato un perfetto “modello
da seguire”, infatti, secondo me, molte altre persone assolutamente “normali” dovrebbero imparare da quest’uomo il vero senso
della vita, il bisogno di conservarla, di proteggerla e imparare ad aver voglia di vivere... In definitiva questa meravigliosa
esperienza è stata per me un modo per conoscere pù approfonditamente i disabil, che sono persone dal cuore grande, piene di
speranza e che non aspettano nient’altro che un semplice sorriso, in grado di cambiare loro la giornata. Poi ho capito anche che
la salute è un bene prezioso che si deve rispettare e conservare praticando sport, capace di farti crescere e divertire.
Jessica – II° B
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scuola media giovanni da cavino – campodarsego
Riflessioni su “1 Ora x i Disabili”: Questa esperienza è per me stata unica, perché mi ha fatto capire che queste persone
sebbene abbiano difficoltà fisiche sono riuscite a raggiungere il loro scopo nello sport; questo significa che ognuno di noi può
realizzare i propri sogni se ci crede. Inoltre questa attività mi ha fatto riflettere perché un conto è giocare e divertirsi, un altro
è quello di ritrovarsi davvero in carrozzina o ciechi. Comunque anche queste persone vanno rispettate ed amate come
qualunque essere umano perché ti insegnano che la vita è preziosa e di viverla in ogni attimo felice pensando anche a coloro
che non hanno questa possibilità. Il loro dono infatti è di essere felici nonostante il loro handicap perché hanno la possibilità
di gareggiare e di mettersi in gioco per dare un senso alla vita.
Maria
“Vedere” è bello - Non si può definire di certo un lunedì come gli altri, e per quanto noi avessimo in parte provato l’esperienza,
è stata comunque un occasione particolare per metterci nei loro panni. Anche coloro, che per natura o destino hanno avuto
mancanza di una caratteristica genetica, così definita “normale”, fanno parte della nostra società e alcune volta le sensibilizzano.
La prova che mi ha messo più in difficoltà è stato il percorso per ciechi, dove il sentirsi mancare di quella luce quotidiana, mi ha
portato al totale disorientamento, e a capire che a “vedere” con il corpo è estremamente difficile. Non bisogna pertanto
classificare questi come esseri diversi e privi, ma persone che vedono la vita da un altro punto di vista; penso che chiudendo gli
occhi si possono sentire e ascoltare molte cose che prima la vista stessa ci avrebbe ostacolati. Nel pensiero di questo, se non
sappiamo accettare loro, non sappiamo accettare noi stessi e quello che siamo. Il gioco, molto simile al calcio, che abbiamo potuto
sperimentare ne è stato la prova concreta che anche seguendo il nostro udito, per quanto fine che sia, riusciamo a raggiungere
i nostri obbiettivi. Quando vedrò un cieco passare penserò a quanto possa godere di un mondo bello quanto il nostro.
Matisa
scuola media “g. verdi” – polverara
Un sorriso per i disabili - Io penso che la maggior parte delle persone disabili abbiano una volontà e una forza morale
superiore a quasi tutti noi “normodotati”. Trovano in se stessi forze insospettabili e sono in grado di raggiungere eccezionali
risultati in ogni campo, dal lavoro, alla ricerca, alle scienze, fino allo sport. La disabilità diventa un ostacolo insormontabile
solo se la società la considera tale. Io personalmente, quando incrocerò un disabile, non abbasserò gli occhi o girerò la testa
ma gli farò un bel sorriso, sono certa che riscalderà il suo e il mio cuore.
Silvia – II° Ap
Normodotati e disabili
Noi normodotati
non possiamo capire voi disabili
noi dei cinque sensi siamo dotati
da voi un due sensi sono mancati
che tristezza
se li perdi sono introvabili,
che bruttezza
alcuni pensano che sia divertente in carrozzella!
Che ignoranza,
chiediamo a loro se è bella!
Cosa diranno quando ti vedono saltare
diranno che sei come un ranocchiello
e quando vedono qualcuno camminare
diranno che fortunati sono stati
e quando vedono i bulli picchiare
non fate cosi, siete stati fortunati.
Noi non pensiamo a loro,
I disabili sfortunati
ma pensiamo a ricchezze e oro;
La salute dell’uomo è l’oro più grande che ci sia.
Mensur – II° Ap
scuola media “trombelli”- candiana
Da quest’ unica giornata ho capito che i ciechi possono giocare a calcio, coloro che hanno perso una gamba o un braccio
possono nuotare lo stesso, le persone in carrozzella possono giocare a basket, insomma tutti i disabili possono praticare
sport proprio come noi. Da piccolo pensavo che i disabili fossero delle persone infelici che non giocavano, non correvano e
stavano tutto il giorno chiuse in casa senza poter far niente. Adesso ho capito che i disabili sono persone che hanno
semplicemente delle abilità diverse da quelle delle cosi dette persone “normali”. Questa lezione è stata la dimostrazione che
tutti possono riuscire a gestire e superare le situazioni più difficili.
Francesca – I° B
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La giornata del Panathlon è stata per noi un divertimento, un gioco, ma abbiamo potuto sperimentare le difficoltà che ogni
giorno possono incontrare i diversamente abili: fare gradini, attraversare corridoi con ostacoli. Questo ci ha reso più sensibili,
camminando per le strade mi sono resa conto quante barriere architettoniche ci siano e quanta mancanza di sensibilità ci sia
da parte dei cittadini che spesso rendono inagibili gli accessi agli spazi per disabili. Ho pensato come sarebbe difficile
spostarmi e muovermi se fossi un disabile.
Beatrice – I° B
scuola media “peggenti” – agna
Giovedì 5 marzo a scuola sono venute delle persone che ci hanno spiegato le diverse attività sportive che possono praticare le
persone disabili. Prima abbiamo visto un video che face va vedere i diversi sport che praticavano i disabili e poi siamo andati in
palestra. Ci siamo divisi in gruppi e ognuno di noi usando la carrozzina ha provato a fare un percorso e a giocare a basket. Poi
abbiamo provato a fare anche un percorso con gli occhi bendati e con l’aiuto di un bastone, come fossimo delle persone non
vedenti. Questa esperienza mi ha molto colpita e mi ha fatto riflettere su come sia fortunata di avere una vita normale.
Giorgia – I°
Giovedì 5 marzo abbiamo fatto un incontro con i disabili per capire le loro difficoltà e la loro vita quotidiana. Due signori di
una Associazione ci hanno spiegato due punti chiave: lo sport praticato dai disabili e l’integrazione in un gruppo... Poi più
tardi siamo andati in palestra a provare le sensazioni dei disabili in alcune situazioni. Abbiamo fatto un percorso per ciechi,
basket ed un percorso con la carrozzina. Io ho capito che se diventi disabile, nulla è perduto, perchè sei sempre una persona
normale. Con noi c’era anche un ragazzo in carrozzina che giocava a basket e aveva una velocità incredibile ed era
bravissimo; ecco un esempio di un disabile che per noi era una persona normale.
Mirko – i°
scuola media “l: chinaglia” – montagnana
Mercoledì 22 aprile, noi alunni delle classi seconde, siamo andati nell’ Auditorium dell’ Istituto, dove ci attendevano due signori
del Panathlon di Padova. Questi ci hanno spiegato che cos’è il Panathlon e il motivo per cui erano venuti a farci visita; da
ultimo ci hanno presentato il programma della mattinata. Inizialmente ci hanno fatto visionare dei filmati relativi alla
Paralimpiadi di Pechino e guardando queste immagini, che scorrevano sotto i miei occhi, mi sono resa conto di quanto forti
siano i disabili. Era, infatti, impressionante vedere come riuscissero a praticare i diversi tipi di sport, addirittura, talvolta, degli
atleti non affetti da inabilità. Ma cosa sta a significare la parola disabile? Se si cerca nel dizionario, si trova scritto “chi manca
di alcune capacità fisiche o mentali e perciò viene definito con il termine handicappato”. A mio parere è vergognoso usare
questa parola, la ritengo quasi un’offesa, perché il disabile è pur sempre una persona, un essere umano, insomma è un uomo,
e anche se non ha le stesse nostre capacità, ciò non vuol dire che è più stupido o che deve essere accusato o offeso. Alla
fina noi prendendoli in giro non ci guadagniamo nulla se non una coscienza sporca e il fatto di aver offeso un’altra persona
che come tale merita rispetto. Ma ora vorrei parlare dell’incontro. Dopo aver visto i filmati, si è tenuto un breve dibattito aperto
a tutte le domande che gli alunni facevano. Poi siamo andati in palestra e qui abbiamo avuto il piacere e la fortuna di
conoscere un disabile, tra l’altro giocatore di pallacanestro, che ci ha spiegato il basket in carrozzina. Fatta questa attività,
ce ne hanno proposte altre come, per esempio, fare un percorso ad ostacoli bendati e dotati di bastone e accompagnatore,
oppure compiere un percorso sulla carrozzina che prevedeva ovviamente delle difficoltà che bisognava superare. All’inizio
l’idea sembrava divertente, ma poi mi sono convinta che non lo era perché essere diversamente abili non è un gioco, ed
esserlo per un giorno mi ha fatto provare la sensazione di essere un incapace dal momento che c’era sempre qualcosa che
non riuscivo a fare e dovevo chiedere aiuto alla mia compagna Valentina. Ora concludo il mio discorso dicendo che a
prescindere dalla razza, le origini, il colore della pelle di una persona, alla fine siamo tutti uguali e come tali possiamo dire
che Dio, quando ci ha creati, non ha fatto distinzioni, ma è l’uomo che le fa. Sfido chiunque a dire che una persona disabile
o di origini diverse son sia come noi perché farebbe la figura del vigliacco. Dobbiamo imparare ancora molto e una delle cose
che possiamo fare è quella di mettere l’amore al primo posto: se non ci amiamo e ci aiutiamo a vicenda, chi lo farà? I disabili
non sono persone da prendere in giro, o offendere come spesso molti di noi fanno, ma sono persone da ammirare e
rispettare, perché ci possono insegnare molto nella vita. Tutti possiamo ricominciare, basta avere la volontà e un pizzico di aiuto.
Kloidana – II° C
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Il 22 aprile, noi alunni delle classi seconde, abbiamo partecipato ad un incontro con il Panathlon di Padova, il quale si occupa,
tra l’altro, di relazionare i disabili con i diversi sport. Questo appuntamento è durato tre ore, dalle 10 alle 13.
Nella prima parte abbiamo approfondito l’argomento con un filmato proiettato in auditorium: a commentarlo era uno sportivo
(ex sciatore), che ci ha parlato dello sport come aiuto per tutti coloro che hanno dei problemi fisici, come i “non vedenti”, ma
anche dei disagi psicologici legati all’ anoressia, alla bulimia e all’obesità tipici dei ragazzi. Nel filmato sono state riprese le
diverse forme di disabilità, correlate agli sport che un individuo è in grado di svolgere: tra queste persone ci sono anche i
down. La scena più toccante è stata quella di una ragazza cinese che, priva della protesi all’arto inferiore sinistro, ha svolto il
“salto in lungo: questa giovane ha partecipato anche alle Paralimpiadi di Pechino anche se sapeva di perdere ma, a renderla
ugualmente vincitrice, è sto il suo incredibile coraggio e la sua grande volontà di provare. Successivamente ci siamo recati nella
palestra scolastica, dove, attraverso alcune attività come il basket, abbiamo avuto la possibilità di immedesimarci in persone prive
di qualcosa (gambe, vista…)… Questa esperienza ritengo sia stata utile ed istruttiva per capire le difficoltà che, quotidianamente
i disabili devono affrontare; inoltre non bisogna considerare queste persone diverse da noi anche se lo sono perché anche solo
un incidente stradale potrebbe cambiare la nostra vita e quindi renderci privi di capacità fisiche e motorie come loro.
Sara e Katia – II° B
scuola media “parini” – ospedaletto euganeo
Caro Nicola, mi chiamo Sara, probabilmente non ti ricordi di me, ma sei venuto nella mia scuola di Ospedaletto Euganeo a
presentare il progetto “1 ora x i disabili”. Sei venuto il 10 marzo con il Panathlon, lì avete proposto la visione sulle Paralimpiadi
del 2009 e poi giù, in palestra dove ci siamo impegnati in tre giochi: il primo era un percorso bendati, il secondo era una
partita di basket in carrozzina con te come istruttore e compagno, il terzo era un percorso a zig.zag con la carrozzina da
passeggio. Caro Nicola, io sono una ragazza di seconda media a cui piace moltissimo fare sport: io pratico il karate, però se
mi si chiede se desidero giocare a qualsiasi cosa, io accetto perché e bello stare insieme con tutti. Mi hai fatto conoscere un
obbiettivo sul quale non mi ero sufficientemente mai soffermata: quello di non arrendersi mai, neanche di fronte ad ostacoli
più grandi di noi! E’ stata una bella esperienza, la rifarei perché mi ha fatto riflettere, non è stata una mattinata solo di gioco,
portata via dal vento, ma un mattinata che resterà per sempre stampata nel mio cuore. Sai Nicola…, devi sapere che a scuola
due mie amiche si sono fratturate il piede ed io lo ho aiutate, perché sentivo il bisogno di renderle partecipi della ricreazione
e delle attività scolastiche. Ti ringrazio, saluti.
P.S. Spero ci sia un’altra occasione per rivederci presto!
Sara – II° B
VORREI
Vorrei avere mille braccia
ma è solo un’utopia perchè
per offrire a tutti coloro che ne hanno bisogno.
ho due braccia imbranate
Vorrei avere mille gambe
due gambe grassocce
per prestarle a che non può camminare
due occhi un po’ miopi
Vorrei avere mille occhi
due orecchie a volte foderate.
per far vedere a tutti i colori del mondo
Non ho niente, tranne un cuore e un cervello
Vorrei avere mille orecchie
che mi suggeriscono insistentemente
per prestarle a chi non po’ sentire
che l’unica cosa che posso fare
Vorrei, vorrei, vorrei….
È amare.
Gloria – II° B
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scuola media “perlasca” – maserà di padova
Riflessione sui disabili - Penso non siano diversi da noi, certo per loro la vita è una sfida più difficile di una persona senza
handicap, ma può essere affrontata in vari modi. Grazie alla loro presenza abbiamo potuto provare a metterci nei loro panni,
abbiamo eseguito un percorso per non vedenti, un gioco per non vedenti, una semplice passeggiata in carrozzella ed abbiamo
giocato a basket in carrozzina. Credo che avere un handicap può essere frustante, ma bisogna trovare il modo di non
arrendersi mai, certo non è facile, ma bisogna trovare la forza. Queste persone sono un grande esempio per tutti e questo
si riscopre nelle piccole cose della vita quotidiana.
Denise - II D
Da quando mi è stata data la notizia che avremo incontrato dei disabili nella palestra non sono più stato nella pelle fino q quel
momento. Attendevo con ansia questo girono perché npn avevo mai in contrato queste persone e parlato con loro prima.
Molte volte capita, soprattutto a noi giovani, di incontrare per strada un disabile che cerca di salire il marciapiede con la sedia
a rotelle. Non appena incrociamo il suo sguardo, cerchiamo di mantenerlo il meno possibile, e tiriamo via dritti, senza fermarci
ad aiutarlo. Quel giorno, però, ho capito che i disabili non sono diversi da noi; hanno solo avuto qualche incidente nella loro
vita che li ha costretti su una sedia a rotelle. Ma per il resto ci sono uguali. In quella giornata ha conosciuto un signore in
carrozzina che giocava a basket. Appena l’ho visto prendere la palla in mano, ho capito che era uno dei più bravi cestisti che
avevo mai conosciuto. Questa avventura mi ha fatto anche riflettere, perché la gente comune pensa di essere superiore ai
disabili, comportandoci da arrogante e vanitosa. Al contrari, molte volte i diversamente abili sono più bravi e sicuramente
meno vanitosi di noi “a due gambe”. Non solo nel basket, ma anche nelle cose della vita di tutti i giorni. Perciò tengo a
ricordare che i disabili sono umani come noi, e, come noi hanno un cuore per provare tante emozioni.
Sebastiano
Questa esperienza per me è stata molto divertente, ma allo stesso tempo ci ha fatto capire che per una persona disabile la
vita può essere molto più difficile. Per esempio, salire le scale per noi è una cosa banale ma per loro possono essere delle
vere e proprie imprese, ma ci ha fatto anche capire che loro hanno dei pregi meravigliosi, per esempio lo sport, sono
veramente bravi. E’ stata veramente un’ esperienza bellissima!!
Alberto
scuola media – s. martino di lupari
Lunedì 1° dicembre la mia classe, assieme alla 2°B, ha partecipato a un’ attività organizzata dal Panathlon per conoscere
meglio i disabili. Innanzi tutto ci è stato spiegato che esistono molti tipi di disabilità: c’è chi è nato cieco, chi è nato senza un
arto, chi ha perso l’uso di una parte del corpo dopo un incidente e ci sono disabilità temporanee o permanenti. Poi ci è stato
detto che molti disabili praticano uno sport, perché lo praticavano prima di subire il danno, oppure per tenersi in forma,
socializzare con altri disabili e quindi sentirsi uniti. Abbiamo poi visto un filmato che mostrava alcune gare per disabili di varie
discipline sportive, come atletica leggera, nuoto, basket. Infine abbiamo fatto della attività per provare in prima persona le
difficoltà che può avere un disabile in carrozzina o un non vedente, nella vita di tutti i giorni e nello sport. Così abbiamo
provato a giocare a basket in carrozzina, a compiere un percorso con vari ostacoli in carrozzina e infine un percorso bendati,
con l’aiuto di un bastone e di un compagno. Abbiamo imparato un gioco per ipovedenti e non vedenti, in cui si usa una palla
che produce rumore. Questa attività per me è stata molto interessante, perché mi ha fatto capire quanto grandi siano le
difficoltà che un disabile deve affrontare nel corso di una giornata; non ci avevo mai pensato seriamente e mi sono reso conto
che i disabili per molte attività hanno bisogno di aiuto e che tutti noi abbiamo il dovere di renderci utili per facilitare la loro
vita. Tanti di noi, invece, provano una specie di repulsione nei loro confronti e non vogliono avere niente a che fare con loro
e non si rendono conto che così i disabili si sentono ancora più soli ed in difficoltà.
Igor – II° C
Lunedì 1° dicembre noi ragazzi di seconda abbiamo avuto l’opportunità di capire come è difficile la vita di un disabile e
abbiamo approfondito assieme a persone esperte l’argomento “sport fra i disabili”. Prima di tutto, per circa 20 minuti,
abbiamo guardato un filmato che rappresentava le varie discipline sportive che venivano, anche se in modo un po’ diverso
da quello comune, praticate dalle persone che per qualche incidente avevano perso l’uso delle braccia o delle gambe perché
amputate o magari era cieco. Questo filmato ci mostrava come i disabili affrontano con grande forza di volontà gli sport a cui
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sono legati, come l’atletica, il basket, il nuoto e anche la maratona in carrozzella e come è difficile gareggiare con dei pezzi
di metallo al posto delle gambe e come riescono anche se con grande sforzo a vincere e a sorridere. Finito di commentare
la proiezione ci siamo divisi in gruppi e abbiamo provato dal vivo cosa si prova ad essere disabili… Finite le attività abbiamo
fatto un gioco di squadra dove si doveva prendere un pallone bendati e alla fine tra i ringraziamenti, i saluti e gli applausi
siamo tornati in classe pensando a questa nostra nuova ed emozionante opportunità di provare e sentire come si comportano
i disabili nella vita di tutti i giorni e come riescono , anche stando seduti su una sedai a rotelle, a divertirsi e sorridere.
Anita – II° C
scuola media “a. rigato” – villatora
scuola media “m. fanno” - saonara
dalla Dirigente Prof.ssa Paola Passatempi – I ragazzi e i doc enti hanno molto apprezzato l’ intervento di riflessione e di
azione operativa sulla problematica delle persone in situazione di handicap: io stessa ritengo che l’attenzione di tutti sia
doverosa e da implementare, per affinare la sensibilità e incrementare il senso civico. Grata per la collaborazione offerta e
lieta di ulteriore futura collaborazione e con i ringraziamenti anche a nome di quanti erano presenti all’attività proposta.
Sono un’alunna di 2° E, mi chiamo Alessandra , siccome la vita è imprevedibile, può succedere che capiti qualcosa di
spiacevole che ci mette per sempre in un angolino buio. Dall’esperienza vissuta ho potuto capire, anzi comprendere più
profondamente, come vi sentite in quelle condizioni. Ho compreso che noi, che possiamo vedere e camminare, abbiamo il
dovere di aiutare chi non è in grado di farlo e sostenerlo moralmente per ridargli la fiducia perduta. In questa occasione
abbiamo provare su noi stessi tutto quello che per voi durerà per sempre e ho compreso che se noi fossimo più responsabili
delle nostre azioni, forse ci sarebbero meno disabili e non soffrirebbero più così tanto. Credo pertanto che dovremmo
impegnarci di più ad aiutarli quando li incontriamo.
Alessandra – II° E
Piccole difficoltà che ogni giorno, sin da quando nasciamo, impariamo a superare, uno scalino, una colonna da aggirare
possono sembrare ostacoli insormontabili. Piccoli piaceri: dare un 5 agli amici, girare in bicicletta nelle strade, possono
sembrare felicità irraggiungibili. Semplici abitudini diventano impossibili per alcune persone che, per un motivo o per l’altro,
si trovano su una carrozzella o con un bastone a cercare gli ostacoli che non possono vedere. Se penso alla mia vita di adesso
stravolta da un evento che mi potrebbe togliere la vista o l’uso delle gambe, credo che non riuscirei a chiamarla vita. Le mie
amiche, il mio tempo libero, tutto ciò che mi riguarda e mi avvolge, sarebbe capovolto, mescolato e rimontato in un modo che
non saprei riconoscere. Tuttavia questo incontro mi ha fatto capire che anche i disabili possono tornare a una vita normale
con l’aiuto di tante persone che allegria e solidarietà hanno fondato associazioni che aiutano i più sfortunati! Ho capito che
è ingiusto e inutile prendere in giro sia i primi che i secondi, anzi, tutti dovremmo aiutarci allo scopo di vivere bene insieme e
non sottovalutare chi non può vedere o siede su una carrozzella, perché spesso hanno menti particolarmente acute.
Margherita
Anche un semplice gradino diventa una vera difficoltà e di “gradini” nella vita di chi è portatore di handicap ce ne sono
continuamente. Mi è difficile pensare ad un’ intera vita in carrozzina! Quante difficoltà deve affrontare chi la vive e non solo
dal punto di vista fisico, ma anche dal punto di vista psicologico, io penso siano “enormi”. Sarei capace io di affrontarle?!?!
Non posso fare a meno di pensare che tanti giovani hanno in questi ultimi anni, incontrato questo “destino” sulle nostre
strade, tornando a casa da serate di svago e divertimento. Questa esperienza mi ha spinto a riflettere, a pensare alla
sofferenza di tanti e a quanto fortunata sia io che sono sana e spero di esserlo sempre.
Anna
Mi trovi di fronte
alla porta della speranza
è socchiusa,
dentro la più grande sorgete di luce:
la voglia di vivere.
Agnese
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Tutto questo per insegnarci il valore della vita e quanto prezioso sia l’aiuto e l’ascolto verso chi ha avuto la sfortuna di vivere
in queste situazioni. Passare una giornata con loro mi ha arricchito e insegnato a non vedere queste persone, diverse, ma
solo tanto bisognose di aiuto.
Ilaria
scuola media “albinoni” – saccolongo
La vita, per ognuno è diversa, non dico dal punto di vista economico ma sociale. Quest’ attività nelle scuole è molto importante
per me come credo per tutti. Spesso noi ragazzi disprezziamo chi non è uguale a noi, prendiamo in giro i disabili senza sapere
cosa c’è dietro a quello che vediamo. Per noi può essere solo una carrozzella ma non si può nemmeno immaginare quanto
sia complicato per loro un gesto che noi facciamo normalmente, senza pensarci. E quanta voglia c’è in loro di anche fare solo
una piccola parte di quello che facciamo noi. Il Panathlon è un’associazione che ci ha mostrato che questo è possibile.
Giacomo
Il Panathlon ci ha aiutato a comprendere il difficile mondo dei disabili e le difficoltà che hanno per fare anche un piccolo gesto.
Secondo noi è giusto che anche i disabili facciano sport perchè è un loro diritto.
Martina, Sara, Filippo, Tessa
L’attività è stata molto bella, interessante e ci ha fatto capire che anche le persone un po’ più sfortunate di noi possono fare
sport. Quando abbiamo provato, abbiamo riflettuto ancora di più perché è molto faticoso anche se sembra facile. A volte sono
più bravi delle persone normali. Con questo abbiamo capito che tutti possono fare sport.
Mattia, Elisa, Anna, Elisabetta
Lunedì 22 dicembre è venuto il Panathlon di Padova che ci spiegato come i ragazzi disabili svolgono attività fisiche, che fanno
una vita molto simile alla nostra, anche senza le gambe, le braccia, oppure gli occhi, ma con un cuore grande per voler bene
e continuare a vivere, con la forza di volontà. Poi siamo andati in palestra ed abbiamo sperimentato come potrebbe essere
la vita dei disabili. Abbiamo giocato a pallacanestro con le carrozzine, abbiamo fatto un percorso per non vedenti e abbiamo
giocato a palla sonora. Da questa esperienza ho capito quanta forza di volontà, quanto coraggio e quanta determinazione
siano necessari, anche perché ormai in questo mondo non si fa che maltrattare i disabili.
Matteo
A scuola abbiamo avuto la possibilità di capire e sperimentare cosa significa essere “disabili” nella vita quotidiana.
Essere ipovedenti, ciechi o disabili in carrozzina e doversi muovere in luoghi dove le barriere architettoniche sono spesso
presenti e impediscono il raggiungimento dei luoghi dove si deve andare è una triste realtà. Abbiamo provato delle attività
sportive come il basket o il torball; devo dire che è stata una esperienza interessante e utile, perché ci si rende conto di quanto
impegnativo sia fare sport e, oltre ad avere una buona preparazione tecnica, serve anche un buon uso degli ausili. Anche gli
spostamenti quotidiani possono diventare per un disabile una grossa difficoltà, un marciapiede, un’auto parcheggiata nei
luoghi di accesso facilitato o delle scale senza rampa, sono ostacoli che impediscono la loro, anche parziale, autonomia. Io
ho uno zio disabile a causa di un incidente, anche lui fa sport e usa mezzi abilitati per i disabili negli spostamenti, ma non
sono poche le difficoltà che incontra e, alle volte, si deve scontrare anche con l’ottusità delle persone.
Dario – I° B
scula media “don milani” – cadoneghe
Riflessione alunni classi seconde: Nell’ambito del progetto “1 ora X i disabili” gli alunni delle classi seconde hanno incontrato
alcuni esperti di un’ associazione (Panathlon). All’ attività pratica svoltasi in palestra e alla successiva visione di filmati è
seguita la somministrazione di un questionario per raccogliere le loro impressioni; nelle singole classi si è aperta la
discussione su quanto era stato fatto, ed infine è stata richiesta la redazione di un tema. La classe “ A ha continuato il suo
percorso di riflessione sulla diversità attraverso la lettura del libro “la linea del traguardo” di P. Zannoner.
Le loro impressioni e le loro riflessioni dopo l’esperienza pratica sono state le seguenti.
- mi ha colpito molto tutta l’energia e l’entusiasmo che anima queste persone durante le competizioni… ma sono rimasta
esterrefatta dalla loro felicità perché se solo provassi ad immedesimarmi in loro non sarei così felice… Pensare che
potrebbe capitare anche a me mi mette paura.
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- ho provato una sensazione di disagio e di imbarazzo perché non vedevo niente e mi spaventava il fatto di cadere a terra.
Adesso ho capito cosa provano i ciechi che non possono vedere niente di ciò che li circonda.
- ho capito che anche i disabili possono praticare attività sportive per divertirsi pur avendo disagi e dei limiti. Forse quando
loro ci guardano provano invidia e tristezza nel vedere che noi possiamo correre o guardare, invece io provo dispiacere e
tristezza, perché so che non potrò aiutarli a guarire in nessun modo. Potrò solo essere loro amico.
- ho capito quanta forza di volontà hanno le persone con un deficit.
- lo sport, per loro, può essere un grande aiuto.
Le impressioni dei ragazzi sono per la maggior parte positive in quanto hanno vissuto l’esperienza come estremamente utile
per avvicinarsi senza pregiudizi a persone disabili, ammirandone la forza e la determinazione, sia nella vita quotidiana che
nello sport; l’attività pratica, compreso un percorso bendati e giocare a basket in carrozzina) ha suscitato la “paura” di
trovarsi nella stessa condizione di deficit associata alla comprensione delle difficoltà delle persone diversamente abili in ogni
aspetto della loro esistenza (ciò suscita in alcuni un profondo senso di solidarietà ed anche di impotenza nel non “poter
migliorare” lo loro vita; in tal caso, è il valore dell’amicizia ad essere messo in campo come “medicina universale per l’anima”).
Presente anche un certo distacco emotivo da quanto “vissuto”, seppur per lo spazio di due ore, che sfocia nel considerare,
per alcuni alunni, l’esperienza semplicemente “una perdita di tempo”.
dal Prof. Stefano Paccagnella: secondo me, l’attività, senza ricorrere ai soliti stereotipi e luoghi comuni, ha fatto capire agli
alunni e ai docenti delle seconde coinvolte la difficile condizione dei diversamente abili, anche se rispetto al passato sono state
eliminate molte barriere architettoniche e morali. L’esperienza non si è limitata all’ascolto di testimonianze toccanti, ma ha
fatto provare ad ogni alunno, con simulazioni durate alcuni minuti, che cosa significhi mettersi nei pannio di un non vedente
o di una persona costretta a spostarsi in carrozzina. La “grinta” e l’entusiasmo dimostrato dagli ospiti credo abbiano dato
un’indimenticabile lezione di vita a tutti i presenti.
Classe II° F: quando ho provato il percorso dove ci si muove con la carrozzina, ho provato una sensazione strana e chi mi
guidava mi guardava stranamente, come fossi “diversa”. Alcuni miei compagni di classe ridevano; ciò mi dispiaceva perché
non si può scherzare su questo. Io infatti posso comprendere, non loro, cosa vuol dire, perché porto il busto e non posso
muovermi come una persona normale. Alcuni mi prendono in giro, mi dicono che non sono normale e, a volte, con questa
scusa mi emarginano. Questa esperienza mi ha fatto cambiare idea su alcune cose che pensavo e di questo sono molto felice.
Sarah
L’attività mi è piaciuta molto perché ho imparato tante cose che non sapevo riguardo ai disabili, Questi non sono delle persone
strane ma come tutti noi e fanno cose uguali a quelle che facciamo noi, solo che in certi momenti hanno bisogno di aiuto.
Molti li guardano con diffidenza, come se portassero delle malattie contagiose, e non sanno che sono persone come loro,
solo più sfortunate a causa di un incidente o di una malattia. …Vorrei che ogni persona, almeno per un minuto, vivesse i
problemi dei disabili, perché solo cosi, forse, le tratteremmo meglio. Io sono stato colpito dal fatto che, anche se si trovano
in gravi difficoltà e senza aiuto, non mollano mai.
Alin
Classe II° C: l’attività effettuata è stata molto interessante, io prima non conoscevo cosa volesse dire essere una persona
disabile, ieri un po’ l’ho scoperto e vorrei approfondire e saperne di più. Provare le difficoltà e i rischi mi hanno colpito molto.
Matteo
Questa attività mi ha dato molto e fatto capire molte cose a me e ai miei compagni, per esempio le difficoltà che un disabile
trova quotidianamente: le salite e le discese dai marciapiedi dissestati o occupati dalle macchine, assenza di passaggi o la
presenza di barriere architettoniche che intralciano l’entrata o l’uscita dagli edifici pubblici. Ho capito per la prima volta cosa
significa essere disabili e ringrazio chi ha organizzato e chi ha permesso, con la loro presenza, di comprendere meglio le
difficoltà che devono superare ogni momento della giornata.
Nicole
Tutti noi siamo diversi, possiamo non avere una gamba o la vista e trovarci in grandi difficoltà ma la cosa importante è per
come siamo dentro. Dobbiamo riuscire a capire le persone che ci circondano e saper aiutare chi si trova in difficoltà.
Erica
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liceo e scuola media bettini – padova
Esperienza Strabiliante
Appena arrivati,
eravamo emozionati,
la palestra era allestita diversamente,
“chissà cosa avranno in mente”?
ho pensato.
E subito ho ascoltato.
Dopo averci diviso
hanno deciso
di dividerci a caso
andando un po’ a naso.
Il primo gruppo ha seguito il “maestro”
provando a giocare a pallacanestro,
ma sulla carrozzina non è mica facile
devi essere molto agile.
Nel secondo gruppo qualcuno è caduto
però a me è venuto
tutto il percorso, anche se con qualche errore
l’ho fatto con molto stupore.
Il circuito per i ciechi, anche questo non è semplice,
a meno che non hai il complice,
che ti tiene la mano
e ti segue pian piano.
Dopo tutto una carrozzina non fa la differenza
Voglio dirlo anche a quelli con poca conoscenza:
non sono persone da snobbare
ma da aiutare;
da stargli vicino
durante il cammino
perché nessuno è perfetto
tutti abbiamo qualche difetto.
Ma questo non ci impedisce di essere felici
e di avere molti amici.
Questa esperienza mi è piaciuta molto
siccome ho visto in ogni volto
la bellezza e la semplicità
che qualche volta si abbandona là,
in disparte e isolata
aspettando che sia dimenticata
ma questi ragazzi che crescono con amore
ci ricordano della semplicità dentro al cuore
che ognuno di noi può sfruttare
come meglio gli pare!
Vedendo la speranza nei loro occhi
ho imparato a non ascoltare più gli sciocchi,
che non comprendono le cose belle
neanche se le provano sulla loro pelle.
Perché vedere anche solo un sorriso
ti manda in paradiso.
E’ cosi bello e emozionante
che capisci cos’è veramente importante!
Maddalena – I° liceo
Persone come noi
Persone un po’ diverse
magari che non corrono,
magari che non vedono.
Persone un po’ diverse,
magari che non parlano,
magari che non sentono.
Persone un po’ diverse
ma che sanno ragionare,
e non hanno timore di mostrare quel che sono.
Persone che ti osservano,
se non ti vedono, ti sentono.
Persone come noi.
Persone un po’ diverse siamo noi
che giudichiamo, e che forse non capiamo
che tutti da vicino differiamo in qualche cosa.
Giovanni – III° A
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… abbiamo anche avuto l’ opportunità di fare incontrare dei “nostri” atleti con ragazzi di alcune scuole…è qui mi è gradito riportare alcuni messaggi che i ragazzi hanno inviato dopo questi incontri…
Caro Mirco, è difficile trovare le parole… è difficile parlare di qualcosa di atroce e meraviglioso allo stesso modo, parlare di
voi e del vostro modo di vivere diversamente, con difficoltà, le giornate, parlare delle vostre sofferenze, del modo talvolta
indifferente e della straordinaria forza con la quale reagite a tutto ciò. Lo sport ha colmato un vuoto enorme nella vostra vita
di disabili, vi ha ridato la gioia e la motivazione per la quale vale la pena di andare avanti. Le persone che non capiscono le
vostre esigenze, preferiscono non vedere. C’è il dolore nei vostri racconti di vita vissuta, eppure c’è anche tanta voglia di arrivare e di dimostrare a tutti che nonostante la vostra disabilità site dei veri campioni. Vi ringrazio del bellissimo incontro, del
grande esempio di coraggio.
Marianna – 3° G
Caro Marco, una ragazza della scuola media Pierobon e ti scrivo per ringraziarti della tua disponibilità a parlare nella nostra
scuola con Mirco e Oliviero, e per dirti cosa ne penso. Scusa se ti do del tu. Dopo i vostri racconti, mi sento una persona fortunata. Tu all’incontro non hai quasi mai parlato, forse perché è da poco che hai avuto l’incidente e non sei ancora abituato
a questa nuova vita. Noi a scuola con l’insegnante di Arte stiamo partecipando ad un concorso del Panathlon International
con cartelloni che invitino ad uno sport pulito, senza doping. Prima di questo incontro io non conoscevo le paralimpiadi e il
problema delle barriere architettoniche. Nel mio piccolo, li posso far conoscere agli altri. Grazie del tempo che ci hai dedicato e di aver letto la mia lettera.
Alice – 3° B
Caro Oliviero, sono contenta di poter scrivere una lettera ad un atleta come te. Mi ha colpito maggiormente le tua storia, perché una persona buona, come te, quel giro in moto avrebbe potuto farlo spensieratamente. Mi ha stupito il coraggio con cui
hai lottato mentre eri in ospedale, la forza che hai per rimanere tutto il tempo sulla carrozzina, la costanza per aver mantenuto il tuo sport a livello olimpico, la voce per reagire a chi si burlava di te ma soprattutto mi ha colpito il sorriso che hai sempre stampato sulle labbra. E’ segno che credi in te stesso. Non so se ricordi quella domanda che ti è stata rivolta durante l’incontro: “invidi un po’ le persone che possono camminare?” Penso che una persona come te dia un essenziale contributo ad
una società solidale, democratica. I miei calorosi saluti.
Andreè -3° G
Caro Mirco, è una lotta dura quella che tu e i tuoi compagni state combattendo, perché per togliere i pregiudizi dovete cambiare la mentalità delle persone, che guardano le pop star irraggiungibili e perfette. Sembra che quasi abbia paura dei disabili. Mi sarebbe piaciuto chiederti cosa ne pensi delle tante discussioni sul tenere separate o no, le paralimpiadi dalle olimpiadi. Ho capito che quando si costruiscono strutture per disabili, spazi riservati, non ci si rende conto che questo a volte può
mettervi in imbarazzo e occorrerebbe piuttosto adattare un po’ le strutture comuni. Ci avete parlato dell’ Australia, il posto
dove vi siete trovati meglio perché le persone vi stavano accanto senza farsi tanti problemi. Che sia possibile che questa mentalità raggiunga anche il nostro paese? Comunque ci sono anche io tra quelle persone che vogliono far valere le vostre esigenze. Con una grande speranza.
Valentina – 3° A
Caro Oliviero, se anche la tua via a 17 anni ti è sembrata molto diversa, se come tutti noi. Io faccio nuoto agonistico e mi alleno sei volte alla settimana per tre ore e mezzo, so quanto è difficile nuotare senza gambe, a me le gambe mi danno un importante senso di sicurezza nell’ acqua. Molte volte quando faccio le gare, vedo gareggiare anche disabili, sento una scossa dentro perché i più forti son siamo noi ma loro. Con il tiro a segno dai 50 metri sei riuscito a gareggiare in due paralimpiadi, a
Sidney e a Pechino e punti a Londra. Io sto cercando di superare il record ragazze di Federica Pellegrini e spero che a Roma
2009, con tanti sacrifici e preparazione riuscirò a farcela. A casa ho riflettuto con i miei genitori sugli spazi dedicati ai disabili e che ti fanno sentire diverso. In ogni ambiante pubblico ci dovrebbero essere ascensori e bagni grandi per far passare che
non può camminare. Mi ricordo perfettamente queste tue parole: “noi siamo avversari contro noi stessi” Ti auguro un in bocca
al lupo per Londra 2012 e grazie ancora.
Giada 3° H
Caro Oliviero, volevo raccontarti un po’ i miei pensieri quando sei venuto a trovarci assieme a Marco e Mirco. Prima che tu
venissi nella mia scuola, credevo che fosse impossibile tornare a vivere pienamente dopo un incidente come il tuo. Assapori
invece secondo dopo secondo le tue giornate perché è una seconda vita che ti viene data. Mi ha colpito che non hai paura
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di quello che pensano gli altri. Mi è rimasto impresso che uno solo dei cinquanta amici che avevi sia venuto a trovarti in ospedale. Attraverso la vita, che è stata ingiusta con te, hai capito chi sono i tuoi veri amici. Voglio ringraziarti perchè mi hai fatto
capire che la vita va lentamente assaporata. Un augurio grande come il mondo.
Diletta – 3° A
Caro Oliviero, Sai, sinceramente solo la scorsa estate ho sentito parlare delle paralimpiadi ma non vedendole in televisione
non mi sono più interessata. Se le tribune sono semivuote anche durante le vostre partite molto importanti, è perché non si
è informati bene. Lo sport è il motore della vita anche per me, faccio la majorette. Nello sport ci possono essere amicizie che
possono durare anche molto tempo. Grazie.
Chiara 3° B
… Giada ha scritto ad Oliviero dicendo di fare nuoto agonistico e di sperare di battere il record di Federica
Pellegrini, la cosa ci ha incuriosito un po’, abbiamo voluto vedere chi è Giada ed abbiamo scoperto:
che si chiama Giada Trentin, è Campionessa d’ Italia Categoria Ragazze nei 50 e 100 metri Stile
Libero – non ha battuto il record di Federica ma è vicina. Poi si è superata a Tampere (Finlandia)
al EYOF (Festival Olimpico Gioventù Europea) dove ha conquistato:
- 1 bronzo sui 100 SL
- 1 argento con la staffetta 4x100 sl
- 1 oro con la staffetta 4x100 mista (con un tempo eccezionale)…
ma dobbiamo anche svelarvi chi sono Oliviero Mirco e Marco, sono i
“nostri testimonial”, ma non sono i soli, nelle scuole come “testimonial”
ed istruttore di basket c’è Nicola a cui ultimamente si è aggiunto anche
Stefano e poi c’è Samuele; di loro vi diamo alcune notizie:
- Mirco Bolzonello - Trevigiano, paraplegico, ha iniziato sportiva nel 1988, praticando basket, tennis ed atletica dal 1991
pratica il basket in carrozzina, ha fatto parte della squadra Nazionale, attualmente la sua squadra (P.D.M. Treviso)
partecipa al Campionato Nazionale A2.
- Nicola Garbinato -Padovano – nel 1990 ha avuto un incidente sul lavoro che gli ha “cambiato la vita” , nel 1993 ha
fatto il suo primo approccio allo sport con una squadra di basket in carrozzina, attualmente gioca con l’ “ASD DELFINI 2001”
Vicenza in serie B. Ha partecipato a Tornei Nazionali ed Internazionali.
- Samuele Gobbi - Dolese - amputato a seguito di un incidente – pratica atletica leggera con la Società “A.S.P.E.A.” Padova
ha partecipato alla Paralimpiadi di Pechino con i record italiani nel 200 e 400 metri – diverse volte Campione Italiano
sia Indoor che outdoor nei 60, 100, 200 e 400 metri – detentore dei record italiani nelle diverse distanze – 1° sulle distanze
dei 200 e 400 m con record italiano ai Campionati Croati – Oro nei 200 mt. e Bronzo nei 400 mt al “London Disability
Athletics Challege 2009”
- Marco Pusinich – Padovano – pratica da qualche anno il tiro a segno con la Soc. “A.S.P.E.A.” di Padova, fa parte della
squadra Nazionale, tra i risultati va segnalato
- Campionato Italiano a Squadre tiro a segno Roma 3 - 4 aprile 2009
Specialita' PL (pistola libera) bersaglio 50 metri : 1° in coppia con Ivano Borgato (campioni italiani)
Specialita' P10 (aria compressa) bersaglio 10 metri : 3° posto in coppia con Fabio Bortolami Fa
Campionato Italiano Individuali tiro a segno 20 - 21 giugno 2009
Specialita' PL (pistola libera) bersaglio 50 metri : 2° assoluto
Specialita' P10 (aria compressa) bersaglio 10 metri : 1° assoluto (campione italiano)
Gara Internazionale 3° Grand Prix de FRANCE tiro a segno maggio 2009
Specialita' PL (pistola libera) bersaglio 50 metri : 10° posto individuale e 2° posto a squadre
Specialita' P10 (aria compressa) bersaglio 10 metri : 2° posto individuale e 4° posto a squadra
- Stefano Scantamburlo - Padovano - pratica il basket in carrozzina, da un paio d’anni fa parte del “Millennium Basket & B”
che milita nel Campionato di Serie B.
- Oliviero Tiso - Padovano - pratica da molti anni il tiro a segno con la Soc. “A.S.P.E.A.” di Padova - con la Nazionale ha vinto
numerosi titoli italiani - ha partecipato a tre Paralimpiadi - a tre Mondiali conquistando 1 Oro con la Pistola Libera a 50 mt.
nel 1998 in Spagna e 2 Bronzi con la Pistola Libera a 25 mt. a Seul nel 2002 e a Sargans nel 2006 - ai Campionati Europei
ha ottenuto 1 Bronzo in Danimarca nel 2001, 1 Oro a Brno nel 2003 ed a Wroclow nel 2005 ed ! Argento a Seul nel 2007
sempre con la Pistola Libera a 25 mt.
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panathlon international - area 1
iniziative dei club a favore dei disabili
lo scorso anno avevamo annunciato fiduciosi che “1 ora x i disabili” andava estendendosi ad altri soggetti ed oggi possiamo affermare che non era solamente un sogno, ma decisamente una realtà...
Panathlon Club - Bassano
Nel 2009 ha patrocinato (collaborando anche con la Società Tennis Bassano all'organizzazione ed erogando un contributo
economico) per il terzo anno consecutivo, i "Campionati Italiani Assoluti di Tennis in carrozzina", svoltisi a Bassano dal 10 al
14 giugno (nella serata di gala dell'11 giugno, hanno avuto come ospite Luca Pancalli, Presidente del Comitato Italiano
Paralimpico).
Inoltre, il 13 settembre, ha patrocinato (ed anche in questo caso ha collaborato all'organizzazione dell'iniziativa) la "Brentana
in bici" (manifestazione cicloturistica da Bassano a Tezze di Grigno) alla quale hanno preso parte anche alcuni ragazzi disabili dell' Associazione Prometeo Onlus alla quale è stato poi erogato il ricavato della manifestazione stessa.
Panathlon Club del Garda
Da due anni organizza una gara di “hand-bike” (non competitiva) rivolta ad atleti non autosufficienti. Si tratta di una specialità paralimpica che quest’anno si è disputata il 30 maggio con una nutrita partecipazione di atleti di entrambi i sessi provenienti da diverse regioni italiane.
La gara è organizzata con la preziosa collaborazione della nostra socia Francesca Porcellato, detentrice di 10 medaglie d’
oro conquistate con la partecipazione a ben sei Paralimpiadi
Il percorso, chiuso al traffico, si snoda nel centro storico di Peschiera del Garda, la città fortezza, sede del Club Gardesano.
Il club solitamente ospita atleti e i loro accompagnatori per il pernottamento e la serata di gala organizzata per le premiazioni.
Panathlon Club - Portogruaro-San Donà
Collabora e supporta da alcuni anni ad una manifestazione che si svolge ogni estate a Caorle chiamata “Nuotiamo insieme”.
La manifestazione promossa dalla Società Piave Nuoto di San Donà di Piave e dalla Federazione Italiana Nuoto
unisce “disabili” e normodotati in una gara di grande intensità emotiva.
Alla manifestazione che si è tenuta sabato 18 Luglio 2009, hanno partecipato ben 600 atleti provenienti da tutte le regioni italiane.
Panathlon Club - Pordenone
Ha partecipato con un gruppo di non vedenti all’ Edizione 2009 della manifestazione “Pordenone Pedala”.
Il presidente ha consegnato la prestigiosa “Coppa Panathlon” ad un atleta non vedente.
Marinella Ambrosio, socia del Club e Presidente del Comitato Italiano Paralimpico s’interessa del progetto “1 ora per i Disabili”
promuovendolo nelle scuole locali.
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Panathlon Club di Adria
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Panathlon Club - Trieste-Muggia
Sostiene, assieme al Circolo della Vela – Muggia e l’ U.S. Triestina Nuoto, l’iniziativa di Salvatore Cimmino “Giro d’ Europa a
nuoto” per un mondo senza barriere e senza frontiere.
Salvatore Cimmino è un atleta master paralimpico, (amputato di una gamba) che da Maggio 2009 ha percorso le seguenti tappe:
- Canale della Manica (traversata)
Scilla - Cariddi
- Stretto di Gibilterra (traversata)
Copenhagen - Malmoe
- Capri - Napoli
Mentre l’ultima tappa si è svolta il 27 settembre da Punta Salvatore (croazia) a Muggia.
“€uromarathon” – la mezza maratona che si è svolta il 20 Settembre tra Capodistria (Slovenia) a Muggia, ha visto la partecipazione di quattro atleti disabili Lorenzo Prelec e Vittorio Krismancic (handbike) Carlo Durante e Tullio Frau (non-vedenti),
Salvatore Cimmino ha premiato anche il vincitore della gara l’etiope Hailegeorgis Dereie.
Secondo si è classificato il campione italiano Migidio Bourifa.
Un aneddoto sul vincitore: l’atleta etiope, che ha 24 anni ed è alla sua prima importante vittoria, gira per Pordenone, ove
risiede attualmente, mostrando a tutti la coppa vinta all’ “€uromarathon “.
Panathlon Club - Rovigo
Il Panathlon Club di Rovigo è stato ed è molto attento ai problemi dei disabili.
Ricordando una recente iniziativa, in collaborazione con la Fondazione ella Cassa di Risparmio del Veneto, alla Provincia di
Rovigo, la Regione del Veneto, abbiamo contribuito alla ristrutturazione di una palestra per disabili titolata al compianto
Presidente Ricchieri.Continuiamo a fare service, fornendo materiale necessario per l'attività. Quest'anno inoltre abbiamo contribuito ad aiutare un ciclista cieco, Marchetti, che assieme al suo accompagnatore, ha fatto una trasferta da Rovigo a Lourdes
in pochi giorni. Abbiamo fra i nostri soci particolari il Presidente sezione disabili Prof. Badiali, con il quale collaboriamo periodicamente anche per premiare gli atleti che durante l'anno si sono distinti nelle varie discipline sportive.
Panathlon Club - Cittadella
Domenica 6 settembre 2009 si è celebrato l’annuale incontro per i disabili organizzato tra Centro Sportivo al sole, Cooperativa
Fratres di Fontaniva e il Panathlon Club Cittadella con il patrocinio del Comune di Fontaniva.
Con essa si intende creare una occasione per avvicinare, in un momento di festa, la comunità locale al mondo della disabilità. Lo sport diviene lo strumento per sensibilizzare la cittadinanza sul tema dell’handicap, e ai più “fortunati non portatori”,
la possibilità di riflettere sul valore dello sport, che va ben oltre le competizioni, le classifiche e i premi.
La giornata è stata a suo tempo denominata “Sport Senza Barriere”, è iniziata alle ore 9,30 con la Messa celebrata da Don
Ettore Simioni ed è stata allietata da un complessino musicale durante la celebrazione, con canti ecclesiastici.
Poi squadre giocatori disabili hanno svolto incontri aperti anche ai presenti con Tennis, Calcetto, Basket, Pallavolo, Tiro con l’arco.
Alle ore 13,00 si è tenuto il pranzo sociale nel locale ristorante “Cittadella dei Sapori” con la presenza per l’Amministrazione
Fontanivese, del suo Assessore Lavori Pubblici Piotto.
Alcune persone diversamente abili hanno poi regalato attimi di serenità leggendo o declamando degli scritti di ringraziamento agli organizzatori, tra i quali Rodolfo Franceschetto, Fiorenzo Pavan, Fulvio Miotti. La giornata è stata chiusa con il brindisi augurale e l’invito a rivedersi nel 2010.
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Panathlon Club - Gorizia
Nell’anno del 50° anniversario dalla Fondazione (7 maggio 2009), ha avviato una serie di iniziative per diffondere, promuovere e implementare le azioni intraprese volte ispirare coloro che operano in ambito educativo e nel mondo dello sport.
Le azioni sono state poste in essere nello spirito della Dichiarazione sull’etica sullo sport giovanile presentata a Gand nel settembre 2004... L’intento del Panathlon Club di Gorizia di realizzare approcci educativi per la prevenzione di comportamenti
devianti nello sport e l’affermazione dei valori etici, ha determinato lo sviluppo di azioni territoriali le principali Istituzioni locali
come quella scolastica, ma anche con gli Enti locali, con il Coni, le Associazioni e le Società sportive, gli Enti di promozione sportiva, le Aziende sanitarie regionali, ecc... Il Convegno “Etica Sportiva e turismo accessibile” svoltosi il 7 maggio 2009, ha cercato di porre interrogativi e di dare possibili risposte al bisogno di valori sempre crescente nella società di oggi riguardo al tema
della disbilità vissuta in una dimensione ludico-sportiva-turistica ed trattato gli aspetti attuali e di sviluppo della disabilità, espressioni dell’ attenzione del Club di Gorizia e del territorio isontino verso il tema. In considerazione del fatto che lo sport può essere considerato un diritto per tutti i cittadini, lungo tutto l’arco di vita, si è voluto a maggior ragione trattare il tema del turismo
sportivo come una possibilità accessibile anche per coloro che possiedono diverse abilità. Uno sport che si configura, in tal senso,
come sport sociale, ovvero sensore delle esigenze esplicite e implicite dei cittadini, bambini, adulti, anziani, ma anche persone
socialmente bisognose di progetti e interventi specifici, come i disabili, tenendo tuttavia in considerazione il fatto che una vera
integrazione sociale è possibile solo in un’accezione positiva che valorizzi la persona umana e se avviene in tutte le espressioni
del vivere sociale, non ultimo il tempo libero ed il turismo .
Un turismo sportivo aperto a tutti, praticato in salute, che sia in grado di offrire risposte a i bisogni, da quelli primari di movimento a quelli secondari di affiliazione e di socialità, ma anche servizi adeguati, studi, ricerche, convegni come il presente, che
sostengano i processi decisionali, le azioni da intraprendere ai vari livelli e nell’ambito delle politiche sociali con la costituzione di
una rete associativa e istituzionale.
Il Progetto “Non aver Paura di provare....insieme” ha visto il sostanziarsi di questa rete ed ha permesso la realizzazione di azioni permanenti e continuative a favore dei minori disabili. Ideato dall’Azienda per i Servizi Sanitari n°2 “Isontina e dal Panathlon
Club di Gorizia, in collaborazione con gli istituti scolastici della provincia di Gorizia, CONI Go, Ufficio Scolastico Provinciale (Ufficio
Educazione Fisica), Scuole, UISP Go (Unione italiana sport per tutti), CSI (Centro Sportivo Italiano), CIP (Comitato Italiano
Paraolimpico), CSSS (Centro Studi Sociologia dello Sport -Panathlon, CONI, Università degli Studi di Trieste, Provincia), è stato
finalizzato all’integrazione ed al miglioramento dell’autonomia della persona diversamente abile all’interno della scuola e nell’ambito sportivo- sociale. Il progetto è tuttora in fase di attuazione ed è stato finanziato ai sensi della Legge Regionale LR 41/96,
con la Provincia di Gorizia e va rilevato il fatto che la sperimentazione positiva ne ha permesso il rifinanziamento con successive
attività specifiche di formazione degli operatori sportivi per disabili per il triennio 2008-2010. Con la costituzione di un tavolo di
lavoro che ha visto la partecipazione di ben dieci enti del territorio si è pertanto sviluppata una sinergia produttiva tra il mondo
della scuola, della sanità, dello sport e degli enti locali.
Con la realizzazione del Convegno del 4-5 settembre 2009 dal titolo “Lo sport degli altri: Non aver paura di provare...per una
cultura sportiva partecipata” si chiude una prima fase di verifica e confronto delle azioni intraprese. E’ stato infatti possibile mettere a confronto le buone pratiche presenti sul territorio in modo da sviluppare ulteriori azioni a favore dei giovani e dei minori
disabili dell’isontino. Il progetto, va detto rientra nel Programma Provinciale Triennale sulla Disabilità dell’Ammistrazione
Provinciale di Gorizia, tra 9 progetti afferenti, unico nel trattare la trematica dello Sport con l’apporto determinante e fattivo del
Panathlkon Club e del Centro Studi di Sociologia dello Sport di gorizia. Progetto che, va fatto rilevare, è stato inserito istituzionalmente ed in modo permanente nelle politiche sociali.
La strada sembra quindi essere quella dell’ integrazione in tutti i sensi:
- del soggetto disabile con la classe e la comunità di appartenenza
- degli enti e delle istituzioni
nonchè dei Panathlon Club, competenti nel territorio di appartenenza, ma aperti alla collaborazione, per costituire una Rete virtuosa che veda non protagonisti assoluti, ma sinergie preziose.
Anche progetti oramai strutturati e consolidati sul territorio Triveneto e nazionale, come “1 Ora X i Disabili”, promosso dal Club
Padova, con la presenza significativa di Mario Torrisi, che risulta essere avviato in vari ambiti regionali e nazionali, può ulteriormente svilupparsi nell’integrazione con altre esperienze in atto per la creazione di questo tessuto sociale e istituzionale a sostegno dei disabili.
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Panathlon Club - Genova-Levante
“1 ORA PER I DISABILI” e PREVENZIONE CONTRO GLI INCIDENTI DEL SABAT0 SERA E IN MOTORINO
Proseguiamo nell’iniziativa a favore dei disabili e di prevenzione per ragazzi normodotati (seguendo un’esperienza del Club
di Padova),che continua a suscitare un notevole interesse presso Docenti e studenti. Andiamo nelle scuole, proiettiamo un
documentario sulle Paralimpiadi, rispondiamo alle varie domande che ci vengono rivolte dagli studenti , il cui numero varia da
scuola a scuola: normalmente sono i ragazzi di due classi, scelti dal Preside.
ANNO 2009 siamo stati presenti:
ISTITUTO SUPERIORI ANDREA DORIA - GENOVA
ISTITUTO SUPERIORI MONTALE - GENOVA
SCUOLA MEDIA CAMPOMORONE GE.CAMPOMORONE
ISTITUTO SUPERIORI ANDREA DORIA GENOVA
STUDENTI 50
STUDENTI 48
STUDENTI 52
STUDENTI 58
In queste manifestazioni abbiamo avuto l’apporto degli atleti disabili in carrozzina della squadra di basket Don Bosco e
Stefano Mantero (non vedente), dopo avere esposto i problemi legati alla sua condizione, a fatto provare ai ragazzi bendati
il gioco del calcio e del thorball praticati con pallone sonoro.
Cerimonia per la donazione di un tavolo per il gioco del tennis da tavolo per non-vedenti “show-down”.
Organizzata dalla Provincia di Genova, dal Paladonbosco, dal Panathlon International Genova Levante e da altri Enti, nel mese
di Ottobre 2008 si è svolta al Paladonbosco la giornata finale del “GIOCHIAMO INSIEME”, ove ragazzi disabili e normodotati,
divertendosi, hanno dato vita a bellissimi incontri nelle varie discipline sportive.
In tale occasione, il Panathlon Genova Levante ha partecipato, organizzando due dimostrazioni di sport per non vedenti.
Esibizione di “THORBALL”, calcio per non vedenti, giocato con un pallone sonoro, cui hanno partecipato anche ragazzi vedenti con una apposita mascherina.
“SHOW DOWN”, tennis da tavolo con pallina sonora. A questo punto, il Presidente del “G. S.Liguria Non Vedenti”, Stefano
Mantero (non vedente), assieme ad altre persone nella sua condizione si è esibito nel gioco.
Al termine delle esibizioni, il Presidente del Panathlon Genova Levante, Giorgio Migone, ha, tra l’altro esposto le difficoltà in cui
si trova l’Associazione Italiana Ciechi di Genova per aver un solo tavolo da gioco su cui allenarsi il cui trasporto in altre sedi comporta il rischio di rottura. A questo punto, un piccolo miracolo: il signor Flavio Battistutta che per hobby lavora il legno si è offerto di costruirne gratuitamente uno; il Panathlon Genova Levante ha completato l’opera, comprando il materiale necessario.
Pensando che questo così significativo gesto di vera bontà meritasse un giusto riconoscimento abbiamo organizzato una CERIMONIA DI CONSEGNA che è avvenuta SABATO 21 Febbraio all’Unione Italiana Ciechi, cui ha partecipato l’Arcivescovo di Genova
Cardinale Angelo Bagnasco, presenti Autorità Civili, sportive, stampa e televisioni.
Nel contempo abbiamo voluto portare a fare conoscere a tutti il mondo magico dei non-vedenti per i quali praticare uno sport da
IMPOSSIBILE DIVENTA POSSIBILE: infatti essi si impegnano in discipline sportive quali sci, sci di fondo, nuoto, calcio, danza sportiva ecc. con allegria e gioia di vivere. In tale occasione il Cardinale si è esibito in una partita con Cinzia ipovedente, moglie di Mantero.
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VI Edizione Derby Genoa/Sampdoria per disabili a scopo benefico.
Anche quest’anno, organizzato dal Panathlon Club Genova Levante, ha avuto luogo sul campo di Bogliasco, messo gentilmente
a disposizione dall’Associazione Tre Campanili ,l’ormai tradizionale incontro calcistico fra disabili con il patrocinio quest’anno
dell’U.C.Sampdoria. Atleti provenienti da Genova, La Spezia e Savona, sono stati divisi dai loro allenatori in due gruppi, uno
formato da Genoani e l’altro da Sampdoriani ed hanno disputato un divertentissimo derby, conclusosi a favore dei rossoblu per 5 reti a 4. Alla partita, proceduta e seguita dalla musica della Banda Filarmonica di Sussista (che ha suonato anche
l’inno nazionale all’ingresso dei giocatori) hanno assistito l’Assessore allo Sport del Comune di Genova Stefano Ansalone, il
Presidente Regionale del Coni Vittorio Ottonello, il Sindaco di Bogliasco Luca Pastorino e altre autorità civili e sportive, complimentandosi con il Presidente Giorgio Migone per l’iniziativa di alto valore sociale e per la bella organizzazione.
La cerimonia si è conclusa con la premiazione: medaglie ricordo per tutti, coppe e targhe offerte dal Comune di Bogliasco e
dall’U.C. Bogliasco per le Società di appartenenza dei vari atleti e premi speciali per i due Portieri e il miglior giocatore.
La giornata si è conclusa con un simpatico rinfresco con quanto generosamente offerto dai Panificatori Genovesi, Biscottificio
Grondona, da Mac Donald) e Latte Tigullio... L’incontro aveva anche uno scopo benefico e le offerte destinate alla Casa Famiglia
per disabili “Noi per la Vita” di Genova Sampierdarena i cui componenti sono stati adottati in senso sportivo dal nostro Club.
Si è coronato così il successo della manifestazione, che si è confermata come era nelle intenzioni degli organizzatori, una vera
grande “FESTA DEI DISABILI” da ripetere ogni anno.
Panathlon Club - Verona
Ha attivato diverse iniziative, tra le più significative.
Progetto Calimero - è stato attivato l’iter con Il Panathlon International per permettere a Graziella Calimero di rappresentare il Panathlon come “Ambasciatrice dello sport” alla Maratona di New York Graziella Calimero è nata a Gorizia, laureata in
medicina a Padova. Nel 1992 subisce un incidente con conseguente tetraplegia. Incontra alcuni atleti disabili e viene affascinata dalla handbike ed inizia a gareggiare e vincere in moltissime maratone, 11 volte Campione d’Italia, 2 Ori mondiali. Si dedica alla campagna di sensibilizzazione a favore degli atleti disabili nelle scuole di Verona e Provincia e sta avviando un progetto di comunicazione che coinvolga i politici e le istituzioni affinchè vengano affrontati temi cari ai disabili come l’abbattimento delle barriere architettoniche e il potenziamento delle strutture.
Progetto “Brainpower” con la presentazione nella Sala degli Arazzi del Comune di Verona del contributo al progetto
“Brainpower” per l’iniziativa dei Maestri di Sci di Bosco Chiesanuova per l’insegnamento dello sci a disabili (non-vedenti, paraplegici, amputati). Questa iniziativa è già attiva ad Alleghe, riconosciuta dal Comitato Italiano Paralimpico.
Panathlon Club - Chioggia
Mercoledì 8 Aprile 2009, il Panathlon Club di Chioggia, nell'ambito delle sue mansioni di promulgazione dell'etica sportiva e
di sensibilizzazione della società ai problemi dei disabili nel mondo dello sport, ha invitato alla sua conviviale mensile il Dott.
Mario Torrisi e il Prof. Antonio Baldan. Torrisi è il responsabile triveneto del Panathlon per i disabili mentre Baldan è il direttore del programma “1 ora x i disabili”, realizzato dalla sezione di Padova e sostenuto dall'Amministrazione Provinciale. Il
motto del Club “Ludis iungit”ossia “Uniti nello sport per lo sport”, trova nella realizzazione di questo programma la sua essenza. Infatti le finalità del Panathlon International sono “l'affermazione dell'ideale sportivo e dei suoi valori morali e culturali
quale strumento di formazione ed elevazione della persona e di solidarietà tra uomini e popoli”. Ideale sportivo, solidarietà
ecc., ecco, questo programma ,ha tra i suoi obbiettivi, quello di porre in atto, sostenere e incentivare le attività a favore dei
disabili, facendo provare ,in corsi formativi-sportivi, seguiti da insegnanti qualificati, ai ragazzi normodotati, cosa vuol dire
vivere e fare sport per una persona con una disabilità. Più chiaramente il Progetto: “1 ora x i Disabili” ha i suoi cardini, riportati nel testo base del progetto. Un progetto questo che in otto anni ha dato dei risultati straordinari per quanto riguarda l'educazione dei giovani nella provincia padovana e da quest'anno anche in quella veneziana... Erroneamente riteniamo che la
gioventù non abbia più ideali, non sia in grado di provare sentimenti sinceri: non è assolutamente vero. La maggioranza dei
nostri ragazzi ha un DNA sano, ma sta a noi, agli educatori insegnare loro i lati belli della vita, l'amicizia, i valori della scuola,
della società civile, la solidarietà. Certo per portare avanti tutto questo, ci vogliono risorse che si spera l'Amministrazione clodiense, possa trovare. Il Presidente del Panathlon di Chioggia, Giorgio Perini, lo spera di cuore, per il bene dei suoi concittadini e per il buon nome della città.
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Panathlon Club - Vicenza
La Provincia di Vicenza ha fornito un piccolo contributo che ha permesso l’attuazione del progetto in alcune scuole, ove saltuariamente era presente il Club di Padova, ora per quest’anno scolastico il contributo è aumentato sia pur di non molto, ma
permetterà altri interventi, anche in Vicenza.
Le scuole medie toccate nell’anno scolastico 2008/2009 sono state a Montegalda, Villaganzerla e Costoza di Longare, con
la partecipazione di otto classi e circe 200 alunni.
Panathlon Club - Venezia
L’assessorato allo Sport delle Provincia ha messo a disposizione un contributo che permetterà l’attuazione del progetto in
due/tre scuole medie della provincia.
Incontri che saranno decisi e attuati nel corso dei primi mesi del corrente anno scolastico.
Inoltre sono in corso nuovi contati con l’ Assessore Provinciale allo Sport per l’estensione del progetto per la restante parte
dell’anno 2009/2010.
Il progetto è stato presentato anche al Comune di Dolo, dove esiste una possibilità di attuazione grazie al lavoro di Mario
Torrisi e l’interessamento degli Assessori Lazzari, Cercato e Polo.
In occasione della Venice Marathon 2008 il Club ha organizzato una serata con Oskar Pistorius, l’atleta disabile che ha fatto
parlare di se tutto il mondo e che alle Paralimpiadi di Pekino aveva conquistato l’oro nelle gare di velocità.
Lo hanno potuto incontrare e riabbracciare i nostri atleti paralimpici Heros Marai e Samuele Gobbi che hanno gareggiato con
lui alle Olimpiadi di Pechino 2008.
UNA RIVOLUZIONE: Salita al Kilimangiaro con l’ “hand-bike”
Cris Waddell era uno studente di un “college” ed una promessa dello sci, ma nel 1988 è stato coinvolto in un incidente sugli
sci che lo ha lasciato paralizzato in tutta la parte inferiore del corpo.
Poi ha passato 11 anni nella squadra di sci della nazionale disabili degli Stati Uniti (U.S. Disabled Ski Team) vincendo 12 medaglie nelle Paralimpiadi.
Ora è in procinto di scalare il Kilimagiaro in “hand-bike”, se avrà avuto successo, sarà il primo paraplegico in vetta senza
alcun assistenze ed aiuto. Recentemente ha stabilito un record percorrendo, sempre in “hand-bike”, i 170 kilometri del “White
Rim Trail” nel Parco nazionale dei Canyons in meno di tre giorni. Da notare che il precedente record era di sei giorni.
Chris ha dedicato la sua vita a provocare le convenzionali certezze su cosa può o non può fare una persona paraplegica. Il
suo motto per le sue avventure e per la sua vita è “rivoluzione”, dice infatti che “rivoluzione” significa molte cose per lui: “dell’hand-bike, della terra, della vita, del momento, della possibilità di fare la differenza” .
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Ringraziamenti
Ora è giunto il momento per il compito doveroso di ”ringraziare” coloro che ci sono stati vicini per
la realizzazione del progetto:
- la Provincia di Padova e gli Assessorati allo Sport ed ai Servizi Sociali con gli Assessori Leandro
Comacchio e Arianna Lazzarini
- l’Ufficio Scolastico Provinciale, il Dottor Renato Del Torchio, i Dirigenti Scolastici e gli Insegnanti
- il Comitato Italiano Paralimpico, il Presidente Regionale Claudio Carta, il Consigliere Gianpaolo Feriani
- l’OFF CARR di Ruggero Vilnai
- l’Associazione “Uno a Cento”
perché senza di loro il progetto non sarebbe proseguito.
- Nicola Garbinato, Stefano Scantamburlo, Mirco Bolzonello, Oliviero Tiso, Marco Pusinich, Samuele
Gobbi, Heros Marai e non ultimo Mauro Nardo, meravigliosi “testimonial” e “atleti disabili”
- Teresa, Sara, Ilaria, Federica, Marco e Giorgio validi “istruttori”
sempre presenti nelle dimostrazioni ed interventi nelle scuole
… e poi anche
- Elisabetta Rampin e la Due Effe Sport, sempre vicine con il loro aiuto
- il Consiglio dell’Area 1 Triveneto del Panathlon International ed il suo Governatore Massimo Rosa
- tutti i Soci del Panathlon Club di Padova ed il suo Presidente Renato Zanovello
- tutti coloro che ci hanno aiutato con un contributo, sia morale che economico
Ci scusiamo se ci siamo dimenticati di qualcuno, ma anche a loro va il nostro sentito “grazie”
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Via Parenzo, 5 - 35010 Vigonza (Pd)
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1 ora x i Disabili 2009/2010