® Burundi Camerun CIAD Congo R. D. Mozambico Sierra Leone Notizie testimonianze proposte per gli amici dei missionari Bangladesh Filippine Giappone Indonesia Taiwan amazzonia BRASILE COLOMBIA MESSICO CSAM Centro Saveriano Animazione Missionaria Via Piamarta, 9 - 25121 Brescia Tel. 030.3772780 – Fax 030.3772781 E-mail: [email protected] Direttore: Marcello Storgato Redazione: Diego Piovani Direttore responsabile: Marcello Storgato Regist. Trib. di PR 07-03-1967 - n. 400 Stampa: Tipografia Camuna S.p.A. - Brescia In caso di mancato recapito rinviare all’ufficio P. T. Brescia C.M.P., detentore conto per la restituzione al mittente, che si impegna a pagare la relativa tariffa Abbonamento annuo € 8,00 Una copia € 0,80 - Contiene I. R. Poste Italiane. Sped. A.P. D.L. 353 03 (conv. L.27/02/04 n° 46) art. 1, comma 2, DCB Brescia. Envoi par Abonnement Postal - Taxe Perçue 2008 DICEMBRE n. 11 Un segno di speranza Ci viene dalla nostra storia umana Missione è compatire di BaL’ elezione rack Obama come 44° presidente degli Stati uniti d’America è stata salutata come un “evento storico” che può cambiare il corso della storia. Noi cristiani, alla scuola della Parola, leggiamo nella storia i “segni” dell’azione di Dio e sappiamo che attraverso la storia Dio ci parla e ci invita ad agire di conseguenza. Non per nulla anche il Papa ha chiamato questa “una storica occasione”. È speranza di tutti che “ora la storia può cambiare”. Tutti - o quasi! - speriamo che questa fase sia chiusa, e con essa siano chiusi gli anni del terrorismo e delle guerre “preventive”, del neoliberismo senza norme che ha condotto all’attuale crisi mondiale, la prepotenza finanziaria che mette fuori gioco i più deboli, la divisione esclusiva tra “asse del bene” e “asse del male”, i campi di detenzione e tortura dovunque essi siano, l’eccedenza di spese nella sicurezza per giustificare che non ci sono più fondi per la pace... I segni della speranza C’era bisogno di un segno di speranza e di possibile cambiamento. “Possiamo cambiare” è stato il motto del senatore Obama. Ma quali sono i segni della speranza? Il primo è che ora nello studio ovale siederà un uomo che sa cosa significa venire dalla strada; uno che - figlio di un kenyota e di un’americana - ha conosciuto la segregazione razziale e i suoi frutti perversi. Il secondo segno è la sconfitta del razzismo, che riaccende il sogno di Martin Luther King e riapre la “nuova frontiera” di John F. Kennedy, l’uomo che fermò il mondo a un passo dall’olocausto nucleare rispondendo di “no” ai generali che raccomandavano l’invasione dell’isola di Cuba. Gli elettori statunitensi hanno dato una lezione a chi per mesi ha cavalcato paure razziali e ideologiche (“è un terrorista, un musulmano, un marxista, un radicale…”); paure che affiorano anche a casa nostra, fino a far dire a qualcuno in autorità, che gli statunitensi non avrebbero mai eletto “un nero”. Cosa ci aspettiamo Da questo “nero” ora atten- LA PREGHIERA DEI POVERI Un consuntivo dell’anno che finisce p. MARCELLO STORGATO, sx caccia bombardieri Q uattro spiccano il volo dall’aeroporto militare di Ghedi, non lontano da Brescia, verso l’Afghanistan. A bordo, strumenti sofisticati ad alta tecnologia d’avanguardia per la difesa e la ricognizione di obiettivi sensibili. Per soddisfare la richiesta della Nato... Lo stesso giorno, un’altra richiesta di una madre addolorata è stata esaudita: poter riavere in casa il corpo esanime del figlio, per le ultime ore prima di deporlo nella tomba. Vito è morto a 17 anni per il crollo di un soffitto nel liceo scientifico di Rivoli a Torino. “Non c’erano i soldi per controllare la stabilità della scuola e metterla in sicurezza”; “le scuole a rischio e fuori norma sono molte, la maggior parte”; “il piano c’è, ma è fermo da sei anni per cause burocratiche”; “il governo non ha i fondi per....”. Le motivazioni si trovano sempre - e sono tante - per non fare quello che serve. Per far partire i quattro Tornado i soldi c’erano, e ci sono per farli volare ogni giorno, almeno per un anno intero. Chi è che giudica e decide se ci sono i fondi o non ci sono? E dove devono essere dirottati? E quali sono i veri bisogni e le priorità? Nell’anno che sta per finire abbiamo vissuto contraddizioni infinite, che ci hanno sconcertato e fatto riflettere profondamente. Ognuno di noi può farne un elenco nella propria memoria, a seconda della sua sensibilità e apprensione. Ogni punto suscita domande semplici ma essenziali, che terminano sempre con il punto interrogativo sulla responsabilità della decisione finale: a chi tocca staccare o attaccare la spina? A chi tocca decidere se aprire o chiudere il rubinetto? A chi tocca azionare i binari di scambio per il flusso dei beni e del denaro? Per chi ha gli occhi aperti e la mente sana, vince l’amore misericordioso e giusto delle suore che implorano di avere con loro l’amata Eluana, per prendersene cura come una figlia e una sorella. È sempre e dovunque così. Serve un nuovo patto di responsabilità. Il Pontificio Consiglio “Giustizia e Paece” sottolinea l’esigenza di un nuovo accordo finanziario internazionale che non escluda i Paesi poveri. “Oggi appare chiaro che la sovranità nazionale è insufficiente, non è possibile contare solo sulle politiche interne per raggiungere gli obiettivi nazionali. Il confronto necessario tra i Paesi più ricchi deve rilanciare una cooperazione aperta e inclusiva, che è particolarmente importante in materia di finanza per lo sviluppo. La dottrina sociale della chiesa - afferma il documento - deve dare il suo contributo sia alle questioni sul tappeto, sia alle questioni che pur essendo importanti per gran parte del mondo non ricevono l’attenzione che meritano”. Nell’attuale sistema economico mondiale ci sono almeno due paradossi: i Paesi poveri del sud finanziano i ricchi del nord e gli stessi cittadini poveri del sud devono emigrare e lavorare al nord per sostenere con i loro stipendi le famiglie rimaste al sud. Non è forse giunto il momento di una vera e propria rifondazione del sistema delle istituzioni economiche e finanzia■ rie? p. GABRIELE FERRARI, sx diamo una nuova iniziativa di pace per il Medio Oriente, una svolta “etica” per la finanza e per l’economia, una nuova politica per l’Africa che è il suo continente d’origine, finora così maltrattato e strumentalizzato. Certamente le attese sono molte, forse troppe. Ma tutti sentiamo che queste elezioni non valgono solo per gli Usa, ma sono per il mondo intero una speranza che fa bene a tutti noi. Non sappiamo se quest’uomo saprà rispondere alle attese, ma la speranza che Obama ha acceso nel mondo è già un segno che è possibile un nuovo modo di vivere. Ci pare di vedere l’inizio di una politica nuova, meno arrogante e meno egoistica, dialogica e non conflittuale, inclusiva e non esclusiva, segnata dall’umanismo e non dalla “dittatura della finanza”, più attenta alle persone e soprattutto ai poveri, che sempre fanno le spese di una cattiva amministrazione. Un esempio molto antico Nella sacra Scrittura c’è l’esempio di un’analoga speranza sbocciata in piena guerra, alla nascita di Ezechia, figlio di Acaz. Dio l’aveva offerto come segno della sua presenza in mezzo al popolo: “Ecco la vergine concepirà e darà alla luce un figlio e sarà chiamato Emanuele, Dio con noi”. Ezechia, per quanto migliore di suo padre, non era stato però all’altezza delle attese e aveva abbandonato Dio, per cercare sicurezza in altre alleanze sbagliate. Tuttavia la speranza non si era spenta, perché ne aveva fatto nascere un’altra, quella vera del Messia. Anche per il Natale 2008, il Signore ci ha offerto un segno di speranza. Ci ha fatto vedere che, se vogliamo, possiamo trovare uomini nuovi, capaci di alimentare la speranza e di orientarla, ancora una volta, verso la “Grande Speranza”, come la chiama Benedetto XVI. “Vi annuncio una gioia grande. Oggi è nato per voi il Salvatore”. Ottimisti a oltranza, noi cristiani cogliamo un segno di speranza anche nell’elezione di Obama, un uomo che viene da una popolazione umiliata, ancora segnata dalle stigmate della schiavitù. Un segno di Dio che ci invita a credere: anche nelle situazioni peggiori, è possibile rimettere la storia sui binari della giustizia e della pace. ■ Buon Natale! Missione è compatire - Il missionario condivide con la gente insicurezze e ingiustizie, nella comunione di vita e di destino. Questa presenza diventa annuncio del vangelo di Cristo, Dio-con-noi (foto di E. Da Silva, Luvungi/Congo). 2008 dicembre n. ANNO 61° 11 2 Anche la fame è “nera” 3 La guerra paravento in Kivu 4/5 Non perdiamo tempo! 6 Noi con loro, loro con noi “Padre nostro”, itinerario spirituale Solidarietà con la gente del Kivu Perché ce ne stiamo a guardare? Ascoltare e toccare la Parola 2008 DICEMBRE m is s ion e e spirito Un itinerario spirituale La preghiera del “Padre nostro” C ari amici, abbiamo camminato insieme, con la comunità di Matteo. Insieme abbiamo bevuto alla fonte della Buona Notizia di Gesù. Ci siamo lasciati interrogare e insieme abbiamo rinnovato l’impegno di testimoniare che il cammino della non violenza ci permette di sognare: un nuovo mondo è possibile, il regno di Dio è già presente. Prima di lasciarci, vogliamo condividere un’eredità che Gesù ci ha lasciato: una preghiera che è un itinerario spirituale: il “Padre nostro”. Possiamo visualizzarlo così: un’invocazione a Dio “Padre nostro nei cieli”, con 7 richieste e la conclusione: 1 - la santificazione del Nome 2 - la venuta del Regno 3 - la realizzazione della Volontà 4 - il pane quotidiano 5 - il perdono dei debiti 6 - la vittoria sulla tentazione 7 - la liberazione dal maligno Conclusione: Amen - Sia così! In modo didattico, Gesù sintetizza la sua proposta di vita in 7 richieste, dirette al Padre. Egli riprende le grandi promesse dell’antico Testamento e chiede al Padre che ci aiuti a realizzar- le. Le prime 3 indicano la nostra relazione con Dio; le altre 4 ci fanno volgere lo sguardo alla relazione fra di noi. Riflettiamo. Padre nostro: esprime la nuova relazione che Gesù ci propone con Dio “Padre”. Il Padre nostro è il fondamento della fraternità. Ha la sua origine nell’esperienza che Gesù ha con Dio suo Abba - Padre. Gesù c’invita a partecipare della sua stessa esperienza di casa (oikos), di economia (oikonomia), di ecumenismo (oikumene), di ecologia (oikologia). Santificato sia il tuo Nome: Dio si rivela con il Nome “Jahve” (Es 3,14), Colui che ci accompagna nella storia per liberarci da ogni oppressione. Il Nome è santificato quando è pronunciato con fede, senza manipolazioni né intenzioni magiche. Pronunciarlo nel suo vero significato: la misericordia, che è impegno per un nuovo mondo possibile. Venga il tuo Regno: Dio è l’unico Signore della vita. La venuta del Regno è la realizzazione di tutte le promesse, di ogni speranza. È pienezza di vita. È il superamento delle delusioni inflitte dai re e dai signori uma- CARISMA è MISSIONE ni. La pienezza del Regno sarà realtà quando il sogno di Dio si realizzerà: l’universo torni a essere la casa dove la vita circola in abbondanza. Il Regno è già presente nei discepoli che vivono le beatitudini. Sia fatta la tua Volontà: la volontà di Dio è presente nelle leggi che egli ha scritto per il cielo e per la terra. Nell’obbedienza si realizza l’armonia del creato. Obbedire alla legge di Dio è vivere l’economia (oikonomia) come fonte di ordine, benessere, circolazione dei beni per la vita in pienezza. Dacci oggi il nostro pane quotidiano: nel viaggio nel deserto al popolo fu donata la manna, il necessario per ogni giorno (Es16). La Provvidenza divina passa attraverso l’organizzazione fraterna: condividere l’alimento necessario alla vita. Gesù c’invita a vivere un nuovo esodo, un nuovo convivio fraterno, che garantisca il pane a tutti. Ci chiede di vedere la realtà con gli occhi di Dio, liberandoci dalla cupidigia: scegliere una vita sobria, il necessario per ogni giorno. p. ALFIERO CERESOLI, sx del vangelo di Giovanni leggiamo: “Il Verbo si è A ll’inizio fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1,14). Quasi a dire: è finito il tempo della parola, per dare spazio alla testimonianza. Ricordo di aver letto questa espressione, forse di sant’Agostino: “facta Verbi, verba sunt - i gesti del Verbo sono parole”. Conforti tradurrebbe con un’espressione che ripeteva spesso: “l’eloquenza del fatto”. La nostra vita è il discorso più eloquente che possa essere pronunciato. È Natale. Quanta poesia! è bello, mi piace. Però mi fa anche paura. Si dimentica facilmente che il “farsi carne e l’abitare in mezzo a noi” è avvenuto in modo drammatico e non senza sofferenza: una donna incinta, agli ultimi giorni; un viaggio faticoso per ordine di un imperatore lontano e tiranno; il bisogno di un luogo dove rifugiarsi... Divenuto adulto, quel Bambino ha detto a chi lo voleva seguire di non avere dove posare il capo (Mt 8,20). Ma già al momento di nascere, la Mamma non ha dove posare il Piccolo. È già l’ombra della croce. Gesù nasce in solidarietà con il cammino di ogni uomo e donna della terra. Sono queste le parole eloquenti di un Bambino che evidentemente non parla. Molte persone si muovono e parlano intorno a Lui (e anche noi, quante parole diciamo a Natale!). Ma il Piccolo ha già detto un’ultima parola in seno alla Trinità, come ci ricorda la lettera agli Ebrei: “Entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta; un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: ecco io vengo per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,5-7). Solidarietà con la persona umana e obbedienza al Padre: ecco il Natale! Durante tutto l’anno abbiamo meditato su un testo delle Costituzioni saveriane, che esprime il valore della Parola di Dio nella vita del missionario. Mi pare questa la miglior conclusione: la Parola che ogni giorno ascoltiamo, meditiamo e preghiamo, deve farsi “carne”, cioè vita della nostra vita. Gli avvenimenti della nostra vita devono diventare la parola che il mondo ascolta: parola efficace, parola eloquente... con “l’eloquenza del fatto”. Abbiamo riflettuto ricordando che la Parola deve “convertirci alla maniera di pensare e di agire di Dio, per annunziarla con franchezza e per leggere con i fratelli, in mezzo ai quali lavoriamo, i disegni di Dio negli avvenimenti della loro storia”. Obbedienza al Padre, al suo pensiero, al suo modo di agire; solidarietà con tutti i fratelli in mezzo ai quali viviamo e lavoriamo, ma specialmente con i più piccoli e i più poveri, quelli che come Gesù non hanno dove posare il capo. Buon Natale! ■ motivo di scandalo (Mt 16,23); nel deserto ha tentato Gesù, ma è stato vinto (Mt 4,1-11). Chiediamo al Signore che ci liberi: da soli non possiamo farcela. Amén: approvo e sottoscrivo, faccio mie queste richieste e questo programma di vita. Perché Dio è fedele! Buon avvento: attesa che è già presenza del Dio-con-noi, nell’impegno quotidiano di vivere il “Padre nostro”, per sognare che un nuovo mondo è possibile, con Cristo Gesù. ■ LA NOSTRA GRATITUDINE Anche a nome di tutti i lettori, ringrazio la sorella saveriana Tea Frigerio, che dal Brasile ci ha accompagnato per tre anni con le sue “icone bibliche” della missione. Il Signore ti accompagni con la sua beatitudine! La missione CHIAMA Noi con loro, loro con noi NATALE: OBBEDIENZA E SOLIDARIETà 2 sr. tea fRIGERIO, mM Rimetti a noi i nostri debiti: l’anno giubiliare, ogni cinquant’anni, obbligava a condonare i debiti, per un nuovo inizio (Lv 25,8-55). Gesù annuncia un nuovo “anno di grazia del Signore” (Lc 4,19). Il vangelo vuole ricominciare dall’inizio, nella dinamica del perdono. Oggi, interi popoli sono asserviti a causa del debito estero che non è perdonato! Non lasciarci cadere in tentazione: nel cammino del deserto il popolo fu tentato e cadde (Dt 8,2-5): mormorava, voleva tornare indietro. Il passato di oppressione si coloriva di benessere, nel presente di ricerca: il nuovo porta con sé insicurezza (Es 16,3; 17,3). Da soli non siamo capaci di vincere la tentazione. La forza di Dio ci aiuterà a vincerla, in questo nuovo esodo. Liberaci dal maligno: il maligno è il demonio, la forza che divide, separa e allontana da Dio. Ha tentato Pietro, e diventa davanti agli occhi la lunga H omarcia della gente del nord Kivu (Congo), sfollati dai loro villaggi: uomini dai volti umiliati, donne con carichi pesanti sulle spalle, bambini smarriti con fagotti e taniche d’acqua. Sono le conseguenze di una “guerra paravento - denunciano i vescovi congolesi - per coprire il saccheggio delle ricchezze del Paese”. Seguiamo i fatti attraverso le immagini televisive, ma soprattutto ascoltando amici e famigliari, i nostri missionari che vivono a Goma, condividendo insicurezza e privazioni. Riconosciamo le strade, i villaggi, le scuole. Cerchiamo i volti di persone conosciute. I colpi di mortaio, le raffiche di mitra, le grida di quanti scappano, le stragi assurde… sono ferite per tutta l’umanità. Abbiamo pregato insieme, cercando di partecipare alla loro sofferenza con preghiera e digiuno a catena, portando nel nostro corpo un po’ della loro fame e condividendo un po’ del nostro cibo. Mi ha detto una signora dopo la veglia di preghiera: “Noi eravamo con loro, e loro erano con noi”. Si sta preparando il Natale. Il mio pensiero ritorna là, sull’altopiano alla periferia della città, e ricordo la scena di un altro giorno di Natale, tanto simile alla nascita di Gesù. È la pagina del diario di quei giorni. «È mattina, mi accompagnano a Kanyaruchinya, sull’altopiano ai piedi del vulcano Nyiragongo. C’è tanta gente: vengono dai villaggi lontani; non solo i cristiani: è giorno di festa per tutti. Hanno foto archivio MS / A. Costalonga L’icona della missione preparato la Messa: un piccolo tavolo, la tovaglia, i fiori, sullo sfondo il cielo azzurro e il grande vulcano. Al Gloria sento il vagito di un neonato. Qualcuno mi sussurra: “È nato questa notte!”. Insieme viviamo la festa: danze, canti, gioia. Il piccolo nato diventa il segno del Bambino di Betlemme, dono del Padre, portato nel grembo di una donna di nome Maria». Colgo una scintilla di quella sapienza fatta di silenzio, povertà, condivisione. In quella povertà avvolta da tanta sofferenza vedo l’annuncio del mistero pasquale, il segno di un amore che è dono di sé, fino a diventare fratello nostro in tutto, che INTENZIONE MISSIONARIA E PREGHIERA DEL MESE Attraverso concreti gesti di fraternità, i cristiani mostrino che il Bambino nato a Betlemme è la luminosa speranza del mondo. La chiesa promuova con coraggio la cultura della vita, con ogni sua azione apostolica e missionaria. Conforti: “La nostra vita è il discorso più eloquente”. p. sILVIO TURAZZI, sx ha in comune con noi sangue e carne, in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova. L’incarnazione di Dio in Gesù è come uno scoppio di vita all’interno del cammino dell’umanità. Dio non è solo vicino ma “dentro”, come lievito per fermentare (redimere) la pasta umana. Viene, secondo la promessa, “per rischiarare quelli che stanno nelle tenebre e dirigere i nostri passi sulla via della pace”. Viene nella povertà della creatura offrendo se stesso; lo fa nel silenzio legandosi a ogni uomo e donna, al quotidiano della vita umana. È un dono che si manifesterà sulla croce e nella risurrezione, forza e pienezza dell’opera di Dio. La povertà di Gesù è denuncia di ogni violenza, delle ricchezze disoneste, della stoltezza di chi rincorre la felicità calpestando la vita e i fratelli. Solo partendo dalla povertà, la chiesa potrà prendere un nuovo slancio e guarire. Non potrà dare la vera risposta al nostro secolo contro la potenza della ricchezza, se non vive la realtà di Nazareth. La strada di Gesù indica anche il cammino della missione. “Andate - continua a dirci Gesù - non appoggiatevi ai soldi, né a criteri di astuzia o di potenza; affidatevi al Padre buono. Pregate, portate la gioia dell’amore forte e gratuito, rinnovato ogni giorno dal perdono. Siate il segno vivo di quanto dite”. Il suo Natale è la sua prima predicazione con la vita. Tutti siamo chiamati a seguirlo. E tu? ■ 2008 DICEMBRE V ITA SAV ERIANA Quando anche la fame è “nera” Il Burundi cerca di tornare in carreggiata L a parrocchia “Beato Conforti” a Kamenge, in Burundi, è composta da otto quartieri periferici di Bujumbura e da altre cinque comunità sparse sulle colline attorno. Durante la guerra (1993-2005), il territorio era stato saccheggiato e ridotto a un deserto. Grazie ai saveriani, i quartieri si sono ripopolati e attualmente si arriva ai 30mila abitanti. Qui lavorano 5 missionari: due friulani p. Giuseppe De Cillia e p. Ernesto Tomé, due bergamaschi p. Lino Maggioni e p. Mario Pulcini, e io che sono vicentino. La guerra e lo sfacelo La guerra, scoppiata dopo l’assassinio del presidente, aveva provocato la fuga del 75 per cento della popolazione hutu, l’uccisione in massa di uomini e giovani, saccheggi e distruzioni, occupazione di terreni... Il paese era nello sfacelo totale. Con le elezioni democratiche il popolo ha potuto prendere in mano il destino della nazione. Il governo sta tentando di rimettere in marcia il Paese, che soffre di povertà endemica: lontano dal mare e privo di industrie, vive di espedienti e con un’agricoltura di sussistenza. Senza gli aiuti esteri, non può sperare di rimettersi in carreggiata. Intorno alla città di Bujumbura, per il fenomeno dell’inurbamento, sono sorti agglomerati di abitazioni rudimentali, senza le necessarie infrastrutture di acqua, luce, strade, canali di smaltimento delle acque... La gente di questi “quartieri” vive in mezzo a grossi problemi. Ne accenno alcuni. I problemi più grossi Il lavoro scarseggia; chi non ha un pezzetto di campo né un salario, non riesce a procurarsi il cibo quotidiano. I quartieri si compongono di casette in mattoni, cotti o crudi, su pochi metri quadrati di terra; manca lo spazio per un piccolo orto o giardino. Le inondazioni e gli uragani provocano raccolti insufficienti di fagioli, banane, riso, manioca e verdure; l’inflazione spinge alle stelle i prezzi dei generi alimentari; la crisi mondiale ha ripercussioni anche qui in Africa e così regna la fame, la vera fame nera! Gli anziani in penuria assoluta sono tanti, perché i figli sono p. SERGIO MARCHETTO, sx stati uccisi o sono fuggiti nei paesi vicini (Tanzania, Congo, Ruanda...). I malati di aids non si contano, soprattutto donne con figli sieropositivi, spesso abbandonate dai mariti, anch’essi malati di tubercolosi. Anche le vedove sono migliaia e vivono nella miseria più grande, spesso con figli piccoli o orfani (figli anche di fratelli o sorelle), bisognosi di tutto: vestiti, cibo, medicine, scuola... E per tutto ci vogliono soldi. Ma dove trovarli? Spesso la gente non riesce a fare neppure un pasto al giorno! Riso, sapone e... zappe Con gli aiuti di benefattori dall’Italia o di organizzazioni internazionali, noi cerchiamo di sostenere i più poveri, distribuendo periodicamente riso, fagioli, olio, sale e sapone. Alle vecchiette e alle vedove diamo anche i vestiti, perché la tradizione locale impone al marito di vestire moglie e figli; ma se il marito non c’è più, allora anche il vestito diventa un problema. Distribuiamo anche le zappe, l’unico strumento agricolo che qui conoscono e usano per col- Padre Sergio Marchetto indica le tante vedove della parrocchia “Beato Conforti” a Kamenge, in periferia di Bujumbura: sono in attesa di riso, fagioli, sapone e un abito nuovo tivare la terra. In parrocchia sono stati creati alcuni comitati caritativi e assistenziali. Questi ci permettono di individuare i “veri poveri” e di soccorrerli. Chi ha qualcosa, è invitato a offrire viveri o denaro per aiutare i più poveri, dar loro da mangiare, sostenerli per le cure mediche, mandare a scuola gli orfani... Spingiamo alla condivisione e c’è una buona risposta, ma è insufficiente. I fagioli per Natale Dopo Pasqua, con offerte raccolte dalla gente del luogo e dall’Italia, abbiamo dato a 750 malati di aids cinque chili di riso, una coperta e quattro pezzi di sapone. A luglio abbiamo dato a 1.200 poveri cinque chili di fagioli e cinque chili di riso. A ottobre sono cominciate le piogge e abbiamo fornito a più di 1.000 poveri le sementi di fagioli, sperando che possano ottenere un buon raccolto a Natale. Vorremmo istallare una macchina per la politura del riso. Ci permetterebbe di diminuire i costi e distribuirlo gratis ai più poveri affamati. Potete leggere il “piccolo progetto” a pagina 7: sarebbe davvero un bel “regalo di Natale”! ■ LAICATO SAVERIANO Solidarietà con la gente del Kivu ALESSANDRO ANDREOLI Il laicato saveriano ha lavorato per diversi anni a Goma (nord Kivu, rep. Dem. Del Congo). Angela Marano, Giovanna Vettori e Paolo Volta hanno condiviso con il popolo congolese le speranze e le sofferenze, i momenti nei quali sembrava arrivare la fine della lunga guerra che ha insanguinato la regione, e altri nei quali sembrava di ripiombare nel baratro. Avevamo in programma, insieme a una decina di laici da tutta Italia, una visita verso la fine di dicembre, per mantenere l’amicizia e proporre un progetto nella missione di Ndosho, dove abbiamo vissuto. Ora Goma è di nuovo sottoposta al dramma della guerra. Come sempre, nascoste da pretesti come i problemi etnici, le vere cause sono da ricercarsi nelle immense ricchezze della regione e sul loro controllo. Alcuni ci dicevano: “È una disgrazia essere ricchi di...”. Come laicato saveriano, noi cerchiamo di far fronte a questa nuova tragedia, in tutti i modi possibili. Abbiamo già inviato a suor Giovanna, con la quale abbiamo collaborato durante la nostra permanenza a Goma, 8.000 euro (il ricavato del 5 per mille nell’anno 2005), per aiutare i profughi e la popolazione. Nella città assediata, infatti, manca praticamente ogni cosa e i prezzi dei generi di prima necessità sono decuplicati in pochi giorni. Ma l’aiuto economico non basta. Altrettanto importante è tenere alta l’attenzione e l’informazione su questa tragedia che, altrimenti, rischia di passare in sordina. Per questo abbiamo deciso di aderire come laicato agli appelli - promossi da Chiama l’Africa, Beati i costruttori di Pace e Rete pace per il Congo - che sono consultabili anche sul sito www.saveriani. bs.it e che preghiamo di diffondere sui media locali. Inoltre, per dare concretezza al nostro desiderio di “farci prossimi” alle sofferenze del popolo congolese, abbiamo deciso di aderire alla preghiera e digiuno a catena. Per chi fosse interessato ad aderire è sufficiente inviare una mail al nostro indirizzo [email protected] indicando il proprio nome e il giorno della settimana scelto. Invitiamo tutti a raccogliere fondi per l’emergenza, mettendo a disposizione il nostro numero di conto corrente (si prega di specificare nella causale “Pro Goma”). Ma soprattutto una cosa chiediamo a ciascuno di voi: con la preghiera, accompagniamo la sofferenza e la speranza del popolo congolese, perché termini presto l’ingiustizia della guerra e abbia in dono la pace sperata. Per contribuire: Associazione Laici Saveriani Ad Gentes - Onlus Via Fra Acquaviva, 4 - 84135 Salerno C.F. 95073720658 IBAN: IT03 J050 1803 2000 0000 0511 600 presso Banca Popolare Etica. C/cp n. 12182317 - Banca Popolare Etica - su C/c 511600/J Causale: “Associazione Laici Saveriani Ad Gentes - Onlus / Pro Goma” LA DIREZIONE DELLE SAVERIANE Le 25 delegate al capitolo generale delle missionarie di Maria - saveriane, riunite nella casa madre di Parma, hanno eletto la nuova direzione: sr. Ines Frizza (bresciana) è confermata direttrice generale; vicaria è sr. Giordana Bertacchini (reggiana); consigliere sono le brasiliane Natalina de Sousa e Maria José Margalho e Lucia Citro (salernitana e missionaria a Bukavu). Le sorelle hanno rivisto il cammino fatto negli ultimi sei anni, hanno riflettuto sulla “consacrazione missionaria” e progettato il percorso futuro. “In tutte noi c’è il desiderio di orientare sempre più la nostra esistenza a Cristo e al suo annuncio a quanti non lo conoscono, scopo unico della nostra famiglia missionaria - ha commentato sr. Teresina Caffi - Nella logica evangelica l’essenziale non è dare tanto, ma dare tutto, in ogni età e condizione, affinché la salvezza di Gesù raggiunga tutti. Condividendola, ne diveniamo noi stesse partecipi”. ■ 90 DI P. DANTE MAININI Attorniato dall’affetto e dall’ammirazione dei saveriani e delle saveriane di Abaetetuba, nel cuore dell’Amazzonia brasiliana, padre Dante Mainini ha festeggiato il suo 90° compleanno. Non è stato facile “catturarlo” per fare un po’ di festa fraterna. Lui non ci tiene a queste cose... mondane. Ma chi può resistere alle sorelle saveriane? Sono loro a organizzare la “trappola”: una santa Messa, che non si può rifiutare a nessuno! Padre Dante arriva sulla sua inseparabile bicicletta. Ed ecco la sorpresa: dopo la Messa cantata, un pranzetto in famiglia, una bottiglia di buon vino e una torta, con tanto di “90” e due candeline da spegnare. Sulla scena, compaiono anche i confratelli saveriani: p. Meo Elia e p. Adolfo Zon, superiore e vice dei saveriani in Amazzonia, p. Nicola Masi e l’immancabile “gancio” p. Marcello Zurlo, che scatta le foto e ce le invia, a perpetua memoria. Auguri vivissimi! ■ Rigon la cittadinanza onoraria del Bangladesh”. Grande, ovviamente, la soddisfazione di tutti. C’è da congratularsi davvero: che un missionario cristiano venga insignito della cittadinanza di una nazione islamica, è un evento da... mosca bianca! Per ragioni di solidarietà sociale e per meriti culturali e letterari, l’attuale Capo del governo provvisorio (un militare e musulmano), in data 3 novembre 2008 ha firmato il decreto per il conferimento della cittadinanza onoraria del Bangladesh a padre Marino. Il superiore generale p. Rino Benzoni dal Giappone, dove si trovava in visita alle comunità saveriane, ha inviato un messaggio di congratulazioni: “Caro p. Marino, mi congratulo per il riconoscimento che corona una vita di studio e di lavoro affinché il Bangladesh sia conosciuto e amato. Questo ci indichi anche una strada per la missione che, per essere accolta, richiede prima di tutto di accogliere con simpatia e con amore le persone cui ci rivolgiamo”. ■ IL ”CITTADINO” PADRE MARINO RIGON Da Khulna, dove i saveriani erano radunati per un settimana di studio, arriva la telefonata: “è stato firmato il decreto per conferire a p. Marino 3 2008 DICEMBRE NORD KIVU GOMA ANCORA NELLA TORMENTA Cause esterne e interne della crisi SAVERIANI in RD CONGO I l noto proverbio africano - “quando gli elefanti si battono, è l’erba che ne soffre” - dice bene la situazione nella regione del nord Kivu. Da quando i ribelli del generale decaduto Nkunda si sono rimessi in competizione con il governo centrale di Kinshasa, la gente è di nuovo sulle strade. Si stimano gli sfollati a 1.600.000. La situazione umanitaria è molto grave e lo sarà ancora di più tra due mesi, quando i fagioli che avrebbero dovuto essere seminati in questa stagione saranno assenti all’appello. Intanto, sul fronte sociale si combatte un altro tipo di guerra. Di nuovo una dura prova Fuori dai campi profughi la gente combatte con i prezzi dei generi alimentari. Letteralmente raddoppiati nei giorni di guerra, sono ora scesi un po’, ma in media tutto è aumentato del 50 per cento. La causa principale sono le grandi agenzie umanitarie internazionali che, per venire in aiuto agli sfollati, cercano grandi quantità di cibo da comprare. Molti sfollati cercano rifugio nelle casupole che affollano la città di Goma, al punto che le famiglie si trovano con gli effettivi raddoppiati. Se una famiglia ha in media dieci membri, non è difficile in questi giorni trovarla con venti persone. Il dovere dell’accoglienza, il senso di solidarietà e dell’aiuto reciproco, sono messi a dura prova in una situazione simile. Ma è chiaro che la testimonianza è grande! L’incertezza del domani si fa sempre più minacciosa. Da una parte e dall’altra ci si sta preparando alla guerra; i militari si stanno riposizionando e la gente non si fa illusioni. Sa già KIvu: la guerra paravento e il dramma umano che ci sarà ancora un prezzo alto da pagare. Ha vissuto la stessa tragedia negli anni passati: nel 1996, nel 1998, nel 2000, nel 2004, nel 2006. Bisogna chiedersi “perché?” Ma quali sono le cause profonde di questa crisi che non sembra mai finire? La comunità internazionale è ancora attenta a quanto succede nel Kivu? Oppure la tragedia è un fatto già consumato, l’ennesima sciagura di un “terzo mondo” che non conosce tregua? L’arcivescovo di Bukavu, mons François Xavier Maroy Rusengo, in un messaggio indirizzato al primo ministro congolese in visita nel nord e sud Kivu, con coraggio, dà alcune chiavi di lettura sulla crisi attuale. “Perché - si chiede il vescovo - questa nuova ripresa di ostilità? Nonostante i cinque milioni di congolesi morti, nonostante la presenza della Monuc (missione Onu per il Congo) che costa 1 miliardo di dollari l’anno (e questo dura da 6 anni), nonostante i 500 milioni di dollari per le spese elettorali, perché continua il calvario del popolo congolese?”. Ci sono cause esterne La causa principale è identificata nelle ricchezza del sottosuolo del paese: oro, diamanti, coltan. Per la brama di queste ricchezze, “popolazioni intere sono decimate da bande armate congolesi, chiaramente sostenute da eserciti stranieri le cui ramificazioni internazionali sono più estese di quello che si possa immaginare”. La Corte internazionale dell’Aja aveva già incolpato i paesi vicini di questo saccheggio, mostrandone anche i canali di transito, ma non si sono tirate tutte le conclusioni per mettere fine a questa ingiustizia. Questo saccheggio sistematico delle bande armate crea uno spazio di illegalità, in cui ognuna trova le risorse per finanziarsi e continuare ad agire. Ma c’è anche un’altra idea che mantiene e quasi giustifica il conflitto nella regione a livello strategico: “prevenire un altro genocidio” dopo quello del Ruanda, compiuto da ruandesi su ruandesi. Ciò è certamente da evitare a tutti i costi, ma è insensato che i congolesi ne paghino il prezzo più alto, anche dopo ben 5 milioni di congolesi periti. “È il Congo - si chiede l’arcivescovo - che deve pagare la cattiva coscienza della comunità internazionale che non ha saputo fermare il genocidio?”. Ci sono anche cause interne Una grande parte di responsabilità in questa crisi è anche di origine congolese. Un fossato sempre più grande si sta scavando tra le aspirazioni delle popolazioni e le manovre di alcuni politici, anche se eletti dal popolo. L’augurio è che lo Stato assuma le sue responsabilità istituzionali nell’assicurare l’integrità territoriale, la pace e la sicurezza, il buon governo. L’immagine è simile a quella di 2000 anni fa; ma non siamo nella grotta di Betlemme, Ma questo non potrà accadere finché regna la corpiuttosto in un campo profughi del nord Kivu, in Congo RD (foto Reuters) ruzione nella gerarchia militare e nei servizi pubblici. Del resto, neppure il governo regionale sembra preoccuparsi molto della situazione della gente. Non si dice SAVERIANI in RD CONGO nulla sul problema degli insegnanti, Una giornalista belga scrive: “La popolazione del Kivu, cacciata dalle sue terre, è in pericolo del personale sanitario o su altre gravi di morte: sarà sacrificata, da chi e perché? Chi non dice una parola, consente; chi non fa niente questioni sociali. Si ha invece l’imè complice. Un giorno, la comunità internazionale dovrà giustificarsi” (Le Soir, 10.10.2008). pressione che si occupino molto più Il missionario che fa con la gente questa esperienza, che è allo stesso tempo di soffedella propria sistemazione e dei propri renza e di fede profonda, si trova coinvolto in un movimento di conversione e capisce interessi personali. RESTIAMO PER RACCOGLIERE LA SPERANZA che, al di là di tutto, quel che conta è restare sul posto per raccogliere la testimonianza di questa speranza: speranza in Dio, speranza nella vita, speranza di una vita migliore. Il suo restare diventa allora incoraggiamento per chi in Dio ha messo tutte le sue speranze. Restare in questa situazione difficile, condividendo con la gente le insicurezze e i disagi, le paure e le ingiustizie che uomini potenti fanno ricadere su tutto un popolo, dimostra la comunione di vita e di destino. Questa presenza diventa allora annuncio del vangelo di Cristo fatto con la vita; diventa Parola che si fa carne, diventa Verbo che si fa Dio-con-noi. Già lo diceva il beato Guido Conforti: “Il missionario è sempre pronto a dare la sua vita per il bene di tutti, a immolarsi per l’espansione del regno di Dio”. Il Natale porti la pace e la giustizia, soprattutto per i più poveri. La pace vinca sulla guerra. La vita vinca sulla morte. La buona volontà prevalga sulla malizia. Ognuno possa tornare nella sua casa e ai suoi campi. E sarà “gloria a Dio” anche nell’alto dei cieli! La comunità missionaria della parrocchia “S. Francesco Saverio” di Ndosho, Goma: i saveriani fr. Gaetano Raumer, p. Giuseppe Galli e p. Guillermo Jiménez con le piccole figlie Brigitte, Giovanna Gallicani, Georgette e Silvie 4 La popolazione è sempre ostaggio In questo intrigo di cause internazionali e nazionali, la popolazione è sempre presa in ostaggio, obbligata a fuggire, a nascondersi, a correre, se vuole salvare la vita. Ciò che stupisce e sbalordisce è la pazienza di cui fa sfoggio questa gente. Sofferenze, privazioni e carestia non tolgono loro il sorriso dal volto. E continuano ad avere speranza, anche se ormai siamo all’ultimo stadio. “Mungu tu! - Solo Dio resta!”, continuano a ripetere. Solo a Lui ci si affida! Il domani appartiene a Lui solo, come a Lui appartiene la vita di ogni essere vivente. È questa la molla che permette a questa gente di non cadere nella disperazione: la convinzione che malgrado la malattia, la fatica, la morte violenta, Dio è lì, pronto a prendere la vita degli sciagurati tra le sue braccia. ■ (continua nel riquadro) 2008 DICEMBRE SUD KIVU PERCHé CE NE STIAMO A GUARDARE? DOVE LA PACE PERMETTE LA VITA Una parrocchia missionaria a Bukavu p. MARCELLO STORGATO, sx ben dodici anni di guerra e cinque milioni di morti, oggi di D opo nuovo nel nord Kivu oltre un milione e mezzo di sfollati vagano p. CARMELO SANFELICE, sx regione dei Grandi Laghi africani, precisamente doN ella ve il fiume Ruzizi, estuario del lago Kivu, comincia la terrorizzati dalle pazzie dei “signori della guerra”, non sapendo dove trovare un luogo per continuare a sopravvivere, in attesa di una pace tanto voluta dalla popolazione, ma che qualcuno proprio non vuole. Un dramma umanitario che avviene sotto gli occhi di tutti coloro che vogliono tenere gli occhi aperti, ma che molti “potenti” cercano di camuffare inventando pretesti bugiardi, mentre tanti altri che potrebbero agire preferiscono ignorare. Nascosti tra la gente, i missionari e le missionarie vivono la sofferenza, cercano solidarietà e preghiera; inviano qualche scarna notizia cercando di bypassare i severi controlli dell’etere. I vescovi denunciano: “una guerra paravento per coprire il saccheggio delle ricchezze minerarie del paese”. Una voce missionaria dal Kivu: “È in questo clima che stiamo vivendo l’Avvento, pregando sempre che il meglio sia davanti a noi e che la ragione possa avere il sopravvento sulla violenza”. Queste pagine ci aiuteranno a non consentire e ad essere meno complici. Pubblichiamo una riflessione sulla situazione nel nord Kivu, una descrizione dell’impegno comunitario nel sud Kivu, una ■ proposta di adesione solidale per tutti noi. sua discesa verso il lago Tanganika, si estende su sei chilometri, in scoscesa e a tratti ripida pendenza tra le montagne e il fiume, la grande periferia sud-est della città di Bukavu, detta Panzi. La missione di Cahi comprende questo territorio, più due appendici dei territori montagnosi limitrofi. La parrocchia di Cahi conta più di 100mila abitanti. Non è facile precisare quanti di più, perchè dallo scoppio della seconda guerra (del 1998) si è riversata su Bukavu, specie nelle periferie, parte della popolazione dei territori rurali, che non riesce ancora a tornare nei villaggi d’origine. foto archivio MS INIZIATIVA digiuno E preghiera a catena è bene inviare la cartolina ai politici p. SILVIO TURAZZI, sx Padre Silvio Turazzi è stato missionario a Goma per vari anni e ci torna volentieri, anche se può muoversi solo su sedia a rotelle. Conosce tante persone e segue costantemente la situazione e gli eventi, spesso drammatici, impegnandosi a dare risalto ai piccoli segnali di pace che la gente continua a emettere, perché non rinuncia alla speranza. In spirito di fede e di solidarietà, lancia due iniziative che possiamo accogliere. la solidarietà con il popolo congolese accompaV iviamo gnando l’impegno per la pace con il digiuno, portando nel nostro corpo un po’ della loro fame e condividendo un po’ del nostro cibo. Abbiamo lanciato questa iniziativa il 29 ottobre, in memoria del vescovo martire di Bukavu mons. Munzihirwa, ucciso nel 1996. Il cerchio degli aderenti si sta allargando ogni giorno. Il digiuno a catena ci permette di mantenere un cuore vigile e di continuare le normali attività della giornata. Perché il digiuno? Il digiuno ridona alla bocca quella disciplina che la fa passare dal consumo al ringraziamento, dalla voracità alla comunione. Chi prova a digiunare scopre quanto potente sia in lui l’istinto alla collera, al cattivo umore, all’egoismo; può ritirarsi spaventato di fronte ai lati oscuri del proprio essere, ma può anche accettare di farvi fronte e di porsi domande essenziali: “Quali sono i miei desideri? Cosa mi tocca in profondità? Cosa mi lascia insoddisfatto? E cosa, invece, mi dà pace?”. Davanti a situazioni di conflitto e di guerra che stanno vivendo le popolazioni del nord Kivu, con conseguenze sempre più gravi, mi sento particolarmente coinvolto. C’è una responsabilità collettiva su quanto avviene. Il cellulare, il computer funzionano anche con il coltan, un minerale che importiamo da quelle terre. La tecnologia avanzata di oggi, a nostro servizio, ha bisogno di cassiterite, di niobio, rame, oltre il petrolio, l’oro, i diamanti. Il controllo di quelle ricchezze è il vero motivo della guerra. Cuore purificato e mani liberate Ho bisogno di purificare il cuore, di togliere i pesi che mi impediscono o rallentano l’incontro con gli altri, che vorrei riconoscere e valorizzare prima delle cose. Debbo avere le mani libere per stringere la mano dell’altro. Mi sembra una condizione necessaria, un passo essenziale per avvicinarmi alla verità che mi permette di riconoscere l’altro nella sua dignità fondamentale di uomo - donna e la comune appartenenza alla famiglia umana. La soppressione dell’altro, dei tanti che avviene in questi giorni con uccisioni e massacri, spostamenti forzati è negazione della “verità” sull’uomo. Ciascuna di quelle persone ha un nome, una sola esistenza qui sulla terra. La guerra porta ferite inguaribili e provoca odio. Questo è un atteggiamento che con l’aiuto di Dio e la saggezza dei giusti, vorremmo insieme superare per deporre le armi e disarmare i cuori. È saggezza che prepara la pace. Questo non calpesta le esigenze della giustizia: non possiamo certo mettere sullo stesso piano assassini e vittime. Ma quando guardiamo le persone, nessuno ci può essere indifferente, nessuna può essere guardata con odio. Vorrei restare a fianco della popolazione congolese con i missionari e le missionarie, che preferisco chiamare “migranti del vangelo”, in comunione di vita. Il digiuno mi aiuta a restare vigile e disponibile. Mi aiuta a riscoprire con serenità la croce come apertura di sé agli altri, come forza pulita di amore, come passo che prepara l’incontro. (da: L’Osservatore Romano, 20.11.2008) La catena di digiuno e la cartolina Lanciamo fra le persone che amano la pace e l’Africa due iniziative: • una catena di digiuno e di preghiera per la pace in Congo e nella regione dei Grandi Laghi, portando nel nostro corpo un po’ della loro fame e condividendo un po’ del nostro cibo; • una cartolina da spedire al ministro degli Esteri, chiedendo un maggiore impegno per la pace nel Kivu. Quanti desiderano aderire all’iniziativa, comunichino il giorno di digiuno (totale o parziale), per scambi e informazioni: Pace per il Congo, Strada Cavestro 16 - Loc. Vicomero 43056 San Polo - Torrile (PR) Tel. 0521 314263 (dalle 9 alle 12); Fax 0521 314269; E-mail: [email protected] Aggiornamenti nel sito www.saveriani.bs.it ■ Ci sono dei corpi estranei... Sono le milizie interahamwe ruandesi il problema attuale delle popolazioni rurali nel sud Kivu. Questi interahamwe si sono installati nel Kivu a partire dal 1994, quando fuggirono dal Ruanda per la repressione succeduta al genocidio. La loro situazione non è ancora stata chiarita e non c’è una soluzione in vista. Si sono installati nei territori rurali, formando isole territoriali ruandesi, una sorta di corpi estranei nell’organismo della nazione congolese. Il comportamento degli interahamwe nei confronti della popolazione locale è in genere ostile e aggressivo. In qualche caso si mostrano rispettosi dei congolesi, come il gruppo che stanzia sulle montagne tra Luvungi e Kidote, in diocesi di Uvira e lontano da Bukavu. Comunque, sono sempre ben armati e non si integrano con le popolazioni locali. Se si integrassero, il problema si risolverebbe. Nelle località di Kanyola e Ninja (in diocesi di Bukavu) varie volte sono piombati nei villaggi uccidendo gli uomini e violentando le donne. L’ospedale di Bukavu/Panzi ha un reparto speciale per curare le donne che hanno subito violenze. Così Bukavu si è riempita di sfollati con evidenti conseguenze: i territori rurali che erano in passato i granai della città, ora hanno chiuso il loro flusso di viveri; in più, hanno riversato sul capoluogo la fame e la miseria dei loro abitanti. La pastorale missionaria a Cahi A Cahi, come nelle altre missioni di Bukavu, è in atto un fenomeno di erosione religiosa provocata dal pullulare delle sètte protestanti e dal nuovo slancio islamico in Africa centrale. Tuttavia, in tutte le iniziative di impegno sociale e politico, sono i nostri cristiani cattolici a dare il tono. Le sètte, finanziate dalle multinazionali americane, esercitano una forte aggressione nei confronti della chiesa cattolica, mentre non si impegnano a dare un volto umano alla società. Il loro obiettivo è di indebolire la chiesa cattolica, screditando gli ecclesiastici, attaccando i fedeli con obiezioni di falso sapore biblico e anche attraendo adepti con ...soldi facili. D’altronde, la miseria spinge i più deboli e meno radicati nella fede a fare il gioco dei “viaggi tra le religioni”, come qui si suol dire (“kuwayawaya katika dini”). Per quanto riguarda l’islam, il rilancio è finanziato dai petro-dollari libici e arabici, ed è favorito dalla propaganda islamica dei migliaia di pakistani della Monuc, il contingente dell’Onu in Congo. Di fronte a problemi così gravi, la comunità parrocchiale di Cahi vive un’esperienza unica, che non esiste in altre missioni. All’inizio dell’anno pastorale, gli agenti dei vari settori della vita ecclesiale si riuniscono insieme per stabilire l’orientamento pastorale. Si riflette su un problema o una situazione che poi ispirerà il lavoro apostolico per tutto l’anno. Quest’anno 2008-’09, l’argomento è proprio quello delle sètte; ha per titolo, “Illuminiamo le sètte”. È un prolungamento della pastorale missionaria scaturita dall’anno precedente (2007-’08), centrata sulla Parola di Dio. L’anno prossimo (2009-’10) rifletteremo su “Vangelo e politica”, tema molto attuale e urgente nella nostra situazione. La sessione speciale sulle Cev Tutto il cammino pastorale è basato sul dinamismo delle comunità ecclesiali viventi o di base (Cev), che due anni fa sono state oggetto di una riflessione speciale. A settembre del 2006, per cinque giorni abbiamo approfondito l’argomento a tutti noto, ma da comprendere e vivere sempre meglio: “la comunità ecclesiale vivente” nella visuale della “chiesa, famiglia di Dio”. Partendo dal modello della comunità di Gerusalemme, com’è presentata negli Atti degli apostoli (2,42-47), abbiamo riflettuto attentamente sul modo in cui la vita cristiana è vissuta autenticamente nella piccola comunità vivente, che è la chiesa a livello di quartiere. Avanti che c’è posto! Agli incontri sulla Parola di Dio la parrocchia missionaria di Cahi, in Congo, fa sempre registrare il tutto esaurito Nella vita quotidiana, infatti, noi troviamo la verifica della nostra fede cristiana autentica: se cioè, senza ipocrisia, sappiamo rivolgere a Dio la parola “Padre”, sapendo dire sempre anche la parola “fratello”. Nella comunità vivente di quartiere, le parole “Padre e fratello” possono ben sovrapporsi, perché la comunità vuole essere il luogo • dell’incontro comunitario con la Parola di Dio, che diventa preghiera; • dell’aiuto fraterno e dell’impegno sociale, della riconciliazione e del perdono; • della festa comunitaria, con molta gioia e poca spesa. Evidentemente anche a Bukavu “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. Anzi, in questa sfera l’uomo non può realizzare assolutamente nulla, né a Bukavu né altrove. La comunità infatti è frutto dello Spirito Santo e proviene dal dono del battesimo. Ma se si coltiva la pianta in umiltà e fede, si raccoglie anche il frutto, dato che il Signore elargisce i suoi doni non perché restino sterili, ma perché siano resi efficaci dal nostro impegno. ■ (continua nel riquadro) QUEL POCO CHE FA MIRACOLI Tutti possono contribuire... p. CARMELO SANFELICE, sx Le trenta comunità ecclesiali viventi (Cev) della parrocchia missionaria di Cahi sono un po’ troppo grandi per ben favorire la vita comunitaria intorno ai 5 cardini principali: Parola di Dio, preghiera, aiuto e impegno, perdono, festa. Per essere più efficaci esse dovrebbero essere almeno ottanta. Ma come si fa a costruire 80 case di Cev, quando le 30 già esistenti, spesso fatte Padre Carmelo Sanfelice di tavole, sono già fatiscenti? Tuttavia, con più centri di preghiera in ogni Cev e con l’organizzazione della vita della comunità attorno ai 13 servizi pastorali (ministeri), con la forza dello Spirito si raccolgono buoni frutti. Ecco i 13 ministeri delle Cev: presidenza, catechesi, apostolato, liturgia, pastorale dei ragazzi, pastorale giovanile, carità, impegno sociale, riconciliazione, consolazione, feste comunitarie, famiglia, animazione vocazionale. Tutti questi servizi, durante la sessione annuale di programmazione, sono riconsiderati nei loro fondamenti biblici e negli aspetti operativi. Quanto all’impatto sulla vita quotidiana, l’attività caritativa e il ministero della consolazione sono i più efficaci, per la testimonianza di amore fraterno e perché comportano un atto di fede: la fede in “quel poco” che riesce a fare molto. Senza bisogno di vendere i campi - come nella comunità degli Atti degli apostoli-, tutti, anche i più poveri, diano “quel poco” che possono per i bisogni dei più miseri... Infatti, “quel poco”, messo nelle mani del Signore, diventa come i cinque pani della moltiplicazione. E qui ci vuole fede! Dio fa molto, ma non ci dispensa dal fare “quel nostro poco”, perché vuole che assolutamente entriamo nel “suo gioco”, come veri figli che partecipano alle attività della famiglia. Nell’operazione della moltiplicazione, entrano (e lo ricordiamo con gratitudine, ad es. la diocesi di Amalfi-Cava de’ Tirreni) anche gli amici che dall’Italia fanno giungere il loro contributo ai fratelli congolesi. Tutti saranno raggiunti dalla grazia, perché “chi dà al povero, presta a Dio” (Pr 19,17). 5 2008 DICEMBRE il mon d o in ca sa SUD/NORD NOTIZIE Un appello al mondo ● Congo RD: tragedia umanitaria. Mentre gli aggiornamenti sulla situazione politico-militare nella regione del nord Kivu si susseguono ora dopo ora, l’urgenza è l’aspetto umanitario. Quasi due milioni di persone non hanno più una casa e per sopravvivere dipendono dagli aiuti internazionali che però stentano ad arrivare. Attorno a Goma, capoluogo del nord Kivu assediato dalle truppe del ribelle Nkunda, si sono riversati buona parte degli “sfollati” dei campi profughi limitrofi, spinti dall’avanzata dei ribelli. Le truppe congolesi hanno abbandonato le loro posizioni difensive, compiendo anch’essi atti di violenza e di saccheggio contro i civili. Nkunda ha avviato la sua offensiva nel momento in cui il piano “Amani” (Goma, gennaio 2008) stava entrando nella fase esecutiva. Il piano, sottoscritto anche dai ribelli, prevede di raggruppare in aree apposite le diverse formazioni armate del Kivu, per procedere al disarmo, alla smobilitazione e al reinserimento dei loro coscritti. ● Congo RD / 2: cosa fare? Un invito al digiuno e alla preghiera in segno di solidarietà con le popolazioni del Kivu è stato lanciato da “Rete Pace per il Con- Non perdiamo tempo! pagina a cura di DIEGO PIOVANI go”, “Chiama l’Africa” e “Beati i Costruttori di pace”, che in un comunicato ricordano le parole dei vescovi congolesi: “La guerra in Congo è una guerra paravento per coprire il saccheggio delle ricchezze. L’informazione spesso è vaga e imprecisa, eppure c’è una responsabilità collettiva su quanto avviene: il coltan che importiamo da quelle terre costa sangue”. Di fronte a questo nuovo dramma, le tre associazioni chiedono: di eseguire il mandato internazionale d’arresto per Nkunda, di fornire un soccorso immediato alle popolazioni, di prendere le opportune misure contro l’occupazione e il conflitto, d’istituire un osser- vatorio permanente sul commercio delle materie prime. ■ Facciamo progressi? Bombe a grappolo: il “no” dei 107. A Oslo, il 2 e 3 dicembre, 107 nazioni, tra cui l’Italia, hanno firmato il Trattato per la messa al bando delle bombe a grappolo. Purtroppo, all’appello mancano quegli stati che ancora producono e usano queste armi. Sono 82 i Paesi infestati da mine, mentre più di 20 sono stati colpiti dalle “cluster bombs”. Ogni anno le vittime sono circa 20mila, l’85% delle quali civili (3mila i bambini). Assistenza, bonifica, ma anche informazione e aiuto sono gli impegni per il futuro. ● Cina: diritti umani. È stata annunciata l’elaborazione del primo “piano d’azione” per la tutela dei diritti umani in Cina. Il piano d’azione stabilirà come mi- Debito estero: lacuna da sanare. Mons. Charrier, presidente di “Giustizia e Solidarietà”, Fondazione creata per realizzare gli impegni assunti dalla chiesa italiana nella riduzione del debito estero dei Paesi più poveri, ha detto che “i governi e le popolazioni occidentali sembrano ancora sordi al grido di dolore del Terzo mondo”. La remissione del debito non è un regalo, perché impegna il governo del Paese a investire la cifra “condonata” in progetti di sviluppo. In questo senso, i fondi del giubileo hanno aiutato a sollevare un po’ le sorti di Paesi come Guinea e Zambia. Ma la questione debito estero è ancora aperta. ● Orissa: dati contraddittori. Secondo un rapporto diffuso dal Partito comunista dell’India sarebbero più di 500 le vittime delle violenze contro i cristiani scatenatesi tra agosto e settembre. Finora il bilancio ufficiale era fermo a 61 morti, ma delle migliaia di persone rifugiate nella foresta si era persa notizia. Intanto, in seguito alle ferite riportate lo scorso 24 agosto è morto padre Bernard Digal. Mons. Fernandes, Segretario generale della Conferenza episcopale indiana, spiega che “i cristiani in Orissa non meditano vendetta, ma desiderano solo tor- ● 6 Cina-Taiwan: si dialoga. L’elezione del nuovo presidente di Taiwan sembra abbia inaugurato una nuova era di relazioni con la Cina. I primi risultati sono stati l’inizio di voli diretti fra i due Paesi e l’accesso a Taiwan per i turisti cinesi. Non è esclusa ● Nella regione del nord Kivu i profughi sono in aumento, così come il numero di persone colpite dal colera (foto Reuters) nare a una vita normale, in armonia e in pace con tutti”. Per mons. Fernandes la prima urgenza è riportare i profughi dell’Orissa alle loro case, in condizioni di sicurezza. La chiesa chiede che le ingiuste discriminazioni subite dai cristiani siano rimosse. ■ Parliamone... ● Seminario cristiano-islamico. “Amore di Dio, amore del prossimo” è il titolo del primo seminario organizzato dal Forum cattolico-musulmano che ha messo a confronto esponenti cattolici e musulmani. Il cardinale Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, ha spiegato: “In realtà il dialogo con l’islam dura da 1400 anni; questo è un nuovo capitolo di una lunga storia. Spesso, il mondo musulmano associa il cristianesimo all’Occidente, per cui ogni decisione politica presa dalle società occidentali e contraria all’interesse dell’islam è considerata una colpa di tutti i cristiani. Però, non bisogna temere di denunciare le violazioni dei diritti dell’uomo; sia la verità e non la forza a prevalere”. Libertà religiosa: non in 60 Paesi. Sono più di 60 le nazioni finite nella lista nera dell’Acs (Aiuto alla chiesa che soffre) per gravi violazioni del diritto alla libertà religiosa dei propri cittadi- ● Invitiamo i nostri lettori, dotati di computer e internet, a consultare la MISNA (Agenzia missionaria di informazione mondiale) per allargare la mente al mondo intero: www.misna.org Visitate anche il nostro sito www.saverianibs.it nel quale potete leggere tutte le notizie, le testimonianze e le proposte del nostro mensile, comprese le edizioni locali e la versione in formato pdf. ni. Leggi repressive, pratiche discriminatorie, violenze tollerate se non incoraggiate dall’autorità, conflitti locali disegnano un quadro mondiale allarmante. Dal “Rapporto 2008 sulla libertà religiosa nel mondo” emerge che a una parte consistente degli abitanti della terra non è consentito praticare in pubblico il proprio credo, di manifestarlo, di diffonderlo o anche di cambiarlo senza incorrere in persecuzioni. L’Asia è il continente in cui sono concentrate le maggiori restrizioni ai culti. ■ Apostoli della missione ● Mons. Jin Peixan. L’arcivescovo di Shenyang, mons. Peixian è morto all’età di 85 anni. Nel 1958 fu imprigionato per “crimini controrivoluzionari”. Dopo dieci anni, venne mandato in una fattoria per “riformarsi attraverso il lavoro”. Solo nel 1980 poté tornare al suo servizio pastorale. Jin Peixan è stato tra i primi vescovi a inviare i suoi seminaristi e sacerdoti all’estero per colmare le lacune nella teologia, provocate dalla chiusura della Cina negli anni della rivoluzione culturale. ● Suor Emmanuelle. A 99 anni è morta suor Emmanuelle (vedi pagina 6, giugno 2008). La religiosa era molto nota nel mondo del volontariato per le sue battaglie contro la povertà e l’esclusione. Presi i voti nella congregazione Nostra Signora di Sion nel 1931, insegna nelle missioni dei paesi del Mediterraneo (Turchia, Tunisia ed Egitto). A 63 anni si trasferisce nella baraccopoli de la possibilità di consultazioni su un possibile accordo di pace. Anche il Papa ha salutato con favore i recenti sviluppi positivi nelle relazioni tra Cina e Taiwan. ● India-Pakistan: via commer- ciale. Dopo 60 anni è stata riaperta la rotta commerciale attraverso le due parti del Kashmir. Camion carichi di mele, mandorle, spezie, sale, tappeti e balle di lana hanno attraversato il ponte Aman Setu “ponte della pace”, superando la frontiera che dal 1947 divide il territorio kashmiro tra India e Pakistan. La ripresa del traffico commerciale, decisa dai due governi, fa parte delle misure di riavvicinamento nel dialogo politico avviato tra New Delhi e Islamabad nel 2004, per trovare una soluzione al contenzioso sulla regione del Kashmir. ■ MESSAGGIo DALLE CHIESE ASCOLTARE E TOCCARE LA PAROLA BARTOLOMEO I ● MISSIONI NOTIZIE Per vederci più chiaro gliorare le funzioni di governo, espandere la democrazia, rafforzare lo stato di diritto, migliorare le condizioni di vita della popolazione, proteggere i diritti di donne, bambini e minoranze etniche. Nel 2004 “il rispetto e la salvaguardia dei diritti umani” sono stati inseriti tra i principi della Costituzione. “Questo piano avrà una grande influenza sullo sviluppo dei diritti umani nel Paese” ha detto Dong Yuhnu, segretario generale della Società cinese per gli studi sui diritti umani. Lo speriamo in molti. Dal discorso del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I al Sinodo dei vescovi. Missione ed evangelizzazione rimangono un dovere permanente della chiesa in ogni tempo e luogo. La chiesa ha bisogno di riscoprire la Parola di Dio in ogni generazione e di farla emergere con rinnovato vigore e persuasione nel nostro mondo. Il dovere di evangelizzare, naturalmente, sarebbe molto intensificato e rafforzato se tutti i cristiani potessero portarlo avanti con una sola voce e come chiesa pienamente unita. “Ascoltare, contemplare e toccare la Parola di vita” (1 Gv 1,1) non è una nostra facoltà o un nostro diritto di nascita come esseri umani, è il nostro privilegio e dono come figli del Dio vivente. La Scrittura è stata recepita sempre come una realtà viva e non come un libro morto. Non è stata trasmessa meccanicamente, ma comunicata di generazione in generazione come una parola viva. Nel silenzio come nelle affermazioni, nella preghiera come nell’azione, la Parola divina si rivolge al mondo intero senza nessun privilegio o pregiudizio di razza, cultura, sesso e classe. La Parola di Dio trova la sua piena incarnazione nel creato, soprattutto nel sacramento della Santa Eucaristia. È lì che la Parola si fa carne. Nella Santa Eucaristia la Parola ascoltata viene allo stesso tempo vista e condivisa, poiché il fine della Scrittura è la proclamazione del Regno. Nell’Eucaristia, la Parola e il sacramento diventano un’unica realtà. La parola cessa di essere “parola” e diventa una “Persona”, incarnando in sé tutti gli esseri umani e tutto il creato. Tuttavia, al fine di rimanere fedeli alla vita e alla missione della chiesa, noi stessi dobbiamo essere cambiati dalla Parola. Mentre lottiamo per riconoscere la potenza della Croce, incominciamo ad apprezzare che ogni atto di giustizia, ogni scintilla di bellezza, ogni parola di verità possa gradualmente erodere la crosta del male. Il Cairo, dove opera soprattutto in favore del dialogo tra ebrei e musulmani. In un’intervista in agosto alla soglia del suo centesimo compleanno, aveva detto: “Finché posso camminare ed essere utile camminerò e il giorno che cadrò qualcuno prenderà il mio posto e continuerà a camminare”. Una storia speciale ● Premiato fratel Beppe Gaido. Fratel Beppe Gaido è il vincitore della 1a edizione del Premio di giornalismo missionario «Luigina Barella». Il riconoscimento - intitolato alla giornalista di “Mondo e Missione” Luigina Barella, scomparsa due anni fa - è promosso dalla Federazione della stampa missionaria italiana (Fesmi). Fratel Gaido, torinese di 46 anni, è stato premiato per l’articolo “Un “volontario” eccezionale a Chaaria: Dio”, apparso sul settimanale “Il Nostro Tempo” di Torino. Beppe Gaido, medico e religioso della congregazione dei Fratelli di S. Giuseppe Benedetto Cottolengo, dal 1998 opera a Fratel Beppe Gaido, vincitore della prima edizione del premio giornalistico missionario “Luigina Barella” Chaaria in Kenya. Guida una comunità di fratelli e suore, che si occupano di disabili psico-fisici e di un ospedale. “Il premio Luigina Barella spiega Gerolamo Fazzini - è un omaggio di amicizia e riconoscenza alla memoria di una persona che si è dedicata con grande passione al giornalismo in stile missionario. Luigina ha testimoniato l’originalità di un modo di raccontare, capace di abbinare rigore, professionalità, calore umano e sensibilità missionaria”. ■ 2008 DICEMBRE DIA L O G O E SO LIDARIETÀ lettere al direttore p. Marcello Storgato MISSIONARI SAVERIANI Via Piamarta 9 - 25121 Brescia E-Mail: [email protected] Pagina web: saveriani.bs.it/missionari_giornale APRO E LEGGO D’UN FIATO Caro direttore, nella cassetta della posta trovo il mensile “Missionari Saveriani”. L’apro e leggo d’un fiato “L’esperienza cristiana dei martiri giapponesi”. Non potevate fare un regalo più utile a me e ai numerosi lettori. Subito il mio pensiero è corso all’estate del 1999 quando, con un sacerdote amico, ho fatto un’esperienza turistica speciale che si è trasformata in una profonda esperienza religiosa. Leggendo le pagine interne e l’opuscolo “Giappone, il secolo dei martiri”, ho ri-vissuto quell’esperienza. Ero partito per visitare il Giappone, con il desiderio di conoscere cosa fanno i missionari in un Paese tecnologicamente avanzato e con evidenti problematiche religiose e morali. Là ho trovato una chiesa efficiente e ben organizzata, e missionari autentici, veri testimoni della fede. Chiedo ai missionari più anziani - ma tutti ancora animati da spirito giovanile - qual è stata la spinta che ha dato loro il coraggio di lasciare tutto, venire in Giappone, cambiare mentalità… Mi dicono: “Il grande entusiasmo, un grande sogno; ma la realtà è davvero dura”. Quanta emozione a Nagasaki, sulla “Collina dei martiri”, e al racconto delle loro indicibili sofferenze! Quanta commozione di fronte alla statua della “Madonna del ritrovamento”, nell’udire che un gruppo di cristiani clandestini si sono presentati al missionario e hanno professato la loro fede dicendo, “il nostro cuore è come il tuo”, e che hanno riconosciuto la Madonna, la madre di Gesù! Ho visto la statua della “Kannon”, divinità buddhista della misericordia (in essa i cristiani veneravano la Madonna) e dello stratagemma di alcuni cristiani che, per non calpestare un’immagine sacra, arcuavano la pianta dei piedi facendo forza sul calcagno e sulle dita. Anche per me rimangono un “mistero di grazia” le innumerevoli conversioni fatte da pochissimi missionari in breve tempo, la rapida diffusione del cristianesimo e l’eroica resistenza dei neo-convertiti di fronte alle crudeli persecuzioni. Soprattutto come i cristiani abbiano potuto conservare la fede per 250 anni, dopo l’espulsione dei missionari. I laici giapponesi hanno veramente vissuto il loro ministero sacerdotale ricevuto con il battesimo. Veramente, “la descrizione dei drammatici ed edificanti racconti della chiesa giapponese nel martirio mi ha fatto constatare quali meraviglie la grazia di Dio può compiere nelle persone semplici e miti”. Grazie davvero! Giovanni, Leno - Brescia Caro Giovanni grazie a te per averci descritto, con parole così semplici ed evocative, il tuo viaggio missionario in Giappone. Con te, molti altri lettori e lettrici hanno scritto la loro commozione. Davvero la chiesa martire e missionaria è sempre attuale: annuncia il vangelo con l’efficace eloquenza del dono della vita. È il massimo dell’annuncio evangelico! Del resto, il primo a farlo è stato proprio Gesù. Non ci resta che seguirne l’esempio. p. Marcello, sx STRUMENTI D'ANIMAZIONE RACCONTI E CANZONI DEL KENYA Sidi e Karisa sono due fratellini di un villaggio in Kenya. Raccontano la loro giornata: cose semplici, tipiche del mondo dei bambini, ma inserite in un ambiente africano dove un po’ alla volta altri protagonisti rivelano come le persone vedono la vita, la morte, il matrimonio, la caccia al leone, la circoncisione... Con due CD, il libro vuole contribuire a mantener viva una cultura minacciata dai cambiamenti di questo mondo in rapida trasformazione (pp. 64 + doppio CD - euro 13). Consigliamo la lettura ai bambini, ma anche a insegnanti ed educatori che con i bambini desiderano sviluppare i temi dell’intercultura. La nostra Libreria ha molti altri volumi di fiabe dal mondo, che raccomandiamo alle famiglie e ai catechisti. I MISSIONARI SCRIVONO Dal cielo padre Giuseppe Arrigoni scrive ancora... Il 29 settembre ci ha lasciato il saveriano romagnolo p. Giuseppe Arrigoni. I lettori di “Missionari Saveriani” avranno piacere nel leggere le lettere che ha scritto ai suoi amici. Ricordati sempre che la vita che hai non è roba tua da spendere e sperperare a tuo capriccio, ma è “dono di Dio agli altri”, soprattutto a coloro che sono più poveri, più abbandonati, che avranno la vita solo dalla tua vita e non l’avranno mai se tu penserai solo alla tua. È troppo bello soffrire e impazzire d’amore per gli altri, per questi ai quali siamo fatti “dono” da Dio. Agosto 1977 Ringrazia il Signore per averti fatto aprire gli occhi. Ora sta’ attenta a non chiuderli ancora, forse per paura di guardare in faccia Cristo. Certo, Lui non vuole il secondo posto nell’anima tua, ma sempre il primo, prima di tutto e di tutti. Ti sembrerà di morire, di essere annientata nei tuoi sogni, nelle tue aspirazioni, nella tua personalità. Ma non è così. Andando a Lui, fonte di vita, avrai la vita e l’avrai abbondantemente. Finora nella mia vita ho trovato la persona più fedele e so che lo sarà sempre. Settembre 1977 Ricordati sempre che l’essere consacrati o sposati, avere i soldi o un nome non sono lo scopo della nostra vita. Questo stato attuale è solo un modo di essere momentaneo, che ci deve portare allo stato definitivo, che è la vita lassù, nella casa del Padre. Per questo vi siete messi in due: non per formare un circolo chiuso, ma per essere meglio “dono di Dio agli altri”. Infatti, prima di essere marito e moglie, siete fratello e sorella in Cristo. Il tuo e il mio rapporto con Dio è lo stesso. Gli altri ci devono vedere e sentire come doni di Dio a loro; solo che io lo posso essere in un modo e tu in un altro. Ma entrambi lo dobbiamo essere e guai se non lo siamo! Febbraio 1978 D’ora in poi avete un dono di Dio fra le mani: Dio ve l’ha affidato, perché lo amiate, lo custodiate, lo facciate crescere, fisicamente e spiritualmente, perché lo prepariate a quella maturità reale, necessaria al Suo piano. Sta a voi insegnarle di dare a Dio il primo posto nella sua vita, sta a voi insegnarle ad amare. L’amore, che è vita, ha generato la vita. Lui è certamente con voi, uno di voi tra le vostre quattro mura, vive la vostra vita. Non allontanatelo mai, per nessun motivo. Con Lui tutto prende forma e senso nella vita. Senza di Lui la vita è un mare in burrasca. Maggio 1979 Il compianto p. Giuseppe Arrigoni con due amici Non starti a chiedere tanti perché. Difficilmente riusciresti a trovare una ragione che soddisfi il tuo cuore. La fede è tutto un perché, e riusciamo a comprendere ben poco: tutto è immensamente più grande di noi, ci sorpassa. Il meglio per noi potrebbe essere anche quello di cui abbiamo tanta paura. Non dimenticarti mai che non esiste amore senza sofferenza. Ottobre 1979 Il fallimento personale accettato, diventa successo nelle mani di Dio. Non aver paura, quando il quotidiano ti butta sulle ali del vuoto e del nulla, Lui è lì che ti aspetta e santifica quel che fai: Gesù fa tanta fatica a mettersi in rapporto costruttivo con il presuntuoso, con il ricco, con chi fa i conti senza di Lui. Lasciati riempire da Lui: il calice della tua vita deve essere pieno di Dio perché trabocchi e diventi missionaria. Novembre 1997 Faccio una fatica matta a morire a me stesso, eppure se non muoio non potrà nascere la vita nuova che dovrà illuminare questa ultima parte di questa mia vita terrena. Anche per me la volontà di Dio resta l’unico sogno della mia vita: spero di esserci dentro e di vedere il Signore che mi passa continuamente vicino. Febbraio 2002 solidarietÀ BURUNDI: “PROGETTO RISO” Il progetto di installare una macchina per sbucciare il riso, coltivato nelle piccole valli paludose del Burundi, è importante: ci permette di diminuire il prezzo del riso e ci dà la possibilità di fornirlo gratis ai più poveri. Il macchinario resta proprietà della missione, perché molte cooperative hanno fallito. I saveriani della missione di Kamenge - p. Giuseppe De Cillia, p. Mario Pulcini e p. Ernesto Tomè - sono d’accordo sul progetto, e abbiamo il benestare del superiore p. Modesto Todeschi. Al mercato, i commercianti forniscono il riso brillato a E 0,70 al chilo. Noi possiamo comprare il riso non trattato a E 0,40; brillato, viene E 0,50, con un risparmio di 20 centesimo al chilo. Una tonnellata di riso farebbe risparmiare ben 200 euro. Non è poco! Con il “progetto riso”, vorremmo sollevare in parte la miseria di tanti poveri e dare loro la gioia della speranza, nel nome di Cristo che ci chiama a condividere con la gente gioie e dolori. La preghiera, ricchezza dei poveri, salga al Signore in benedizione e ringraziamento per quanti ci aiuteranno. Sappiamo della crisi economica delle famiglie italiane e quindi non avanziamo pretese. Dio benedica tutti e ci aiuti a condividere il poco che abbiamo con i più poveri che hanno solo la vita da salvare. Con grande riconoscenza, p. Sergio Marchetto, sx piccoli progetti 7/2008 - BURUNDI Progetto riso Nelle valli del Burundi, una macchina per sbucciare il riso farebbe risparmiare 200 euro sull’acquisto di una tonnellata. Con il “progetto riso”, i saveriani vogliono alleviare un po’ la miseria di tanti poveri e dare loro speranza. Il costo della macchina è di circa 4.000 euro. • Responsabile del progetto è il saveriano vicentino p. Sergio Marchetto. • •• 6/2008 - VICOMERO L’Africa in Italia In Africa aiutiamo molti studenti a prepararsi al futuro delle loro nazioni. Vogliamo aiutare anche gli studenti africani meritevoli, ospiti nelle nostre università. A Vicomero (Parma) la “fraternità missionaria” ospita e segue alcuni studenti, e chiede un sostegno per euro 15.000. • Responsabile del progetto è il saveriano padre Silvio Turazzi e la fraternità di Vicomero. Chi desidera partecipare alla realizzazione di questi progetti, può utilizzare l’accluso Conto corrente postale, oppure può inviare l’offerta direttamente al C/c.p. 00204438, intestato a: Procura delle Missioni Saveriane, Viale S. Martino 8 - 43100 PARMA Richiedere a: • Libreria dei popoli, Brescia - Tel. 030 3772780; Fax 030 3772781; E-mail: [email protected] • Emi, Bologna - Tel. 051 326027; oppure Fax 051 327552 ; E-mail: [email protected] bonifico bancario su C/c 000072443526 CARIPR&PC - Ag. 6, via Farini 71, 43100 Parma IBAN IT86 P062 3012 7060 0007 2443 526 P. Sergio Marchetto con un sacco di riso, già “brillato” Si prega di specificare l’intenzione e il numero di Progetto sul C/c.p. Grazie. 2008 DICEMBRE ALZANO 24022 ALZANO L. BG - Via A. Ponchielli, 4 Tel. 035 513343 - Fax 035 511210 E-mail: [email protected] - C/c. postale 233247 Il dialogo è sempre possibile Paura dell’altro e bellezza dell’incontro P oche persone si sono accorte che il 27 ottobre si celebrava la 7ª giornata ecumenica del dialogo interreligioso. Di cosa si tratta? È una giornata nella quale ogni persona di buona volontà è invitata a riflettere sulla realtà che ci circonda, fatta della presenza di fratelli e sorelle di altre religioni, che con noi ogni giorno vivono, lavorano, studiano, fanno sport e molte altre cose. Uomini e donne che come noi, anche se in modi diversi, si rivolgono a Dio, lo pregano, lo ringraziano; come noi sono creature dello stesso Dio, anche se lo chiamano in un’altra maniera. L’iniziativa dei saveriani La giornata ecumenica era un invito a dialogare, cioè a cono- scerci reciprocamente, a rispettarci, a comprenderci e anche a collaborare, pur partendo da presupposti diversi, nella costruzione di una società più giusta e fraterna. Anche noi saveriani, “esperti” di dialogo, nelle nostre missioni siamo a contatto diretto con le altre religioni. Per questo, insieme ai membri del gruppo Cem che ogni mese si ritrova presso la comunità saveriana di Alzano, abbiamo cercato di dare il nostro piccolo contributo per creare una maggiore sensibilità al dialogo interreligioso. È una piccola goccia nel mare delle varie iniziative, ma è stato sicuramente un apporto significativo. La pazienza dell’ascolto Per l’occasione, abbiamo realizzato un incontro di formazione sul tema “Educare al dialogo interreligioso”. Dalle 15 alle 19,30 un bel gruppo di 50 persone aiutato da quattro relatori ha riflettuto e condiviso idee su questa affascinante tematica, aiutandoci a sgretolare la paura dell’altro. Abbiamo scoperto le cose belle che ogni religione possiede, i segni dello Spirito che ci sono in tutte le fedi. Abbiamo individuato i percorsi che si possono fare insieme, ognuno conservando la propria fede, ma collaborando a costruire una società multi etnica e pluri religiosa, dove non ci si combatte ma si cammina insieme verso ideali comuni a tutti: la giustizia, la pace, la tolleranza, la libertà di culto e la fratellanza tra i popoli. è bello avere... memoria Il 1958, un anno grandioso I l 2008 sta per finire e già siamo proiettati verso il 2009. La nostra società super attiva ci spinge a dimenticare tutto in fretta per buttarci nel futuro. Però, come afferma lo scrittore colombiano Gabriel García Marquéz: “La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda, e come la si ricorda per raccontarla”. In un anno 36 missionari Per questo mi sembra bello tornare indietro al 1958, un anno che rimarrà nella storia dei saveriani e che sicuramente tanti di voi, un po’ avanti negli anni, ricordano. Vi svelo il perché, citando l’articolo di “Missionari Saveriani” di quel tempo. “…Riandavo con la mente al 9 di novembre, nel contemplare, nella cappella della casa madre 8 di Parma i 20 confratelli distesi davanti all’altare, nell’attesa trepida dello Spirito Santo che li avrebbe trasformati in sacerdoti di Gesù. Sentivo attorno a me la gente che con espressioni di meraviglia diceva: quanti, quanti! Io allora vedevo accanto ad essi i 12 saveriani ordinati il 22 marzo a Piacenza, e i 4 ordinati in gennaio in America (due negli Stati Uniti e due in Brasile). Mai la congregazione ha avuto nella sua storia un gruppo di 36 ordinazioni sacerdotali in un anno. Guardavo le pareti bianche della cappella provvisoria, udivo il tramestio degli operai che lavoravano al compimento della nuova grande ala dell’istituto. Veramente il piccolo seme gettato nel solco della I 5 saveriani bergamaschi ordinati sacerdoti il 9 novembre 1958: p. L. Simoncelli, p. Boffi, p. Carminati, p. Filisetti e p. Pirola p. LEONARDO RAFFAINI, sx p. L. RAFFAINI, sx chiesa da mons. Guido Conforti, stava trasformandosi in albero grande...”. I “magnifici nove” Ecco il motivo per ricordare quel 1958. E per noi bergamaschi sapere che tra i 36 nuovi missionari ben nove erano figli della nostra terra ha un valore ancora più grande. Ai lettori assidui, i nomi dei padri Arnoldi, Bertazza, Gotti e Sozzi dicono qualcosa, perché li abbiamo citati nelle pagine di Alzano dei mesi scorsi. Ora è doveroso ricordare i cinque saveriani ordinati il 9 novembre di quello stesso anno. Due sono già in cielo: p. Luigi Simoncelli di Valbondione, morto in un incidente aereo nel Congo il 10 febbraio 1970, con altri due saveriani; tra l’altro, è stato il mio primo “padre spirituale” ad Alzano Lombardo nel lontano 1967; p. Fulvio Boffi di Sforzatica, missionario in Giappone e deceduto nel 1988. Con loro furono ordinati anche p. Giuseppe Carminati di Torre Bordone, missionario in Indonesia, dopo aver formato in Sacra Scrittura decine di giovani teologi saveriani a Parma; p. Giuseppe Filisetti di Ardesio, missionario in Giappone, e p. Stanislao Pirola, missionario in Brasile. Questi ricordi ci danno l’occasione per ringraziare il Buon Padre del cielo per la sua generosità verso la nostra famiglia missionaria. Continuiamo a rivolgerci a Lui, “perché mandi operai per la sua vigna”. ■ Un momento della “merenda etnica” durante l’incontro sul dialogo interreligioso che si è tenuto dai saveriani di Alzano Ascoltando i relatori ci siamo convinti che il cammino non è facile. Aspetti che ci “separano” non mancano; ma attraverso il rispetto reciproco, il dialogo è sempre possibile. Dobbiamo avere la pazienza di ascoltare gli altri, senza lanciarsi in giudizi affrettati e temerari, frutto spesso di superficialità o di condizionamenti… mediatici. A questo primo incontro sicuramente ne seguiranno altri nei mesi prossimi, per continuare questo interessante e avvincente cammino. Quella strana merenda Vi racconto un piccolo episodio capitato durante la pausa di metà pomeriggio. Una “merenda” era stata preparata da due signore giapponesi, che fanno parte del gruppo Cem di Alzano, e da alcune signore del gruppo Persepoli. Erano piatti tipici del- la cucina giapponese e iraniana. Tutti erano contenti di fare un break, ma quando siamo passati nell’altro salone per la merenda, l’entusiasmo è subito scemato guardando quello che c’era… Cose mai viste prima! C’era diffidenza: come saranno fatti quei prodotti? Soprattutto, saranno buoni? Dopo una paziente spiegazione da parte delle cuoche e i primi timidi assaggi, vedendo le reazioni compiaciute dei primi coraggiosi, tutti hanno iniziato a mangiare e ad apprezzare: “Che buoni!”. Penso che questa “parabola” non abbia bisogno di spiegazioni. È vero: quello che non conosciamo ci fa paura; però non tutto quello che è sconosciuto è negativo. Con pazienza possiamo scoprire che anche il diverso da noi è bello e buono. E condividerlo è altrettanto buono e bello. ■ BUON NATALE... DA BAMBINO Il Natale ha qualcosa di magicamente semplice, quasi fanciullesco, in grado di vincere il cuore più indurito. Per questa sua dimensione da bambino, ha contrassegnato l’infanzia di ognuno di noi. Chi non ricorda il primo presepio allestito con mamma e papà, l’attesa gioiosa della Notte santa, l’interesse per le statuine nuove, che ogni anno - dipendendo dai nostri piccoli risparmi - popolavano con nuovi dettagli il presepio di casa? Quella Notte, lontana nel tempo, l’abbiamo sempre sentita vicina al cuore, più luminosa di tanti giorni oscurati dall’egoismo, dalla sofferenza, dalla guerra. È meraviglioso che l’evento più straordinario della storia della salvezza, che confonde ogni pensiero umano, si radichi negli orizzonti dell’infanzia, per il suo fascino, il suo mistero, la sua bontà. E anche quando la vita e gli eventi ci conducono su altre strade, lontano dall’infanzia, a Natale torna puntualmente la nostalgia dell’infanzia. Cari lettori, familiari e amici di “Missionari Saveriani”, in un’epoca in cui in tante parti del mondo l’infanzia è negata, contempliamo il Figlio di Dio fatto bambino e tutta l’umanità rinascerà! Buon Natale! Missionari Saveriani di Alzano 2008 DICEMBRE BRESCIA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 La Messa d’oro di p. Didonè L’uomo dalla disponibilità silenziosa P adre Romano Didonè, classe 1933, da ragazzo entra nella scuola apostolica dei saveriani a Vicenza. Tra i suoi formatori ha il servo di Dio p. Pietro Uccelli. Poi, segue tutta la trafila di studi che lo conduce al sacerdozio. Negli anni cinquanta i saveriani stavano ristrutturando la casa madre a Parma per renderla più spaziosa e funzionale. Perciò la sede della teologia era stata trasferita a Piacenza, dove lo studente Romano approda nel 1955. Guidato da p. Amato Dagnino (illuminato forgiatore di numerose generazioni di giovani saveriani), Romano riceve la formazione definitiva che lo prepara alla vita missionaria. L’impegno nello studio delle materie teologiche consentiva brevi ma intensi spazi per una preziosa presenza educativa tra i ragazzi che frequentavano le parrocchie della città. Nelle partite di calcio, si distingueva Romano in veste di ala scattante e veloce. Il 9 novembre del 1958 Terminati i lavori alla casa madre, i teologi sono rientrati a Parma nell’estate del 1958; e il 9 novembre, alla presenza del mitico superiore generale p. Giovanni Castelli, Romano è ordinato sacerdote da mons. Dante Battaglierin, insieme ad altri 19 giovani saveriani. Padre Romano si sente pronto per andare in missione, ma i superiori gli chiedono il sacrificio di donare qualche anno della sua attività in Italia e lo inviano alla comunità di Vicenza. Qui ritrova due suoi “commilitoni”, p. Cima e p. Zanchi, che come reclutatori vocazionali riempivano ogni anno la casa di ragazzi irrequieti che manifestavano un’inclinazione verso la vita missionaria. In casa certamente il lavoro non mancava. In Burundi e in Italia Finalmente, nel settembre del p. ETTORE FASOLINI, sx 1973, p. Romano ottiene il via libera per la partenza verso le terre africane: la meta è il Burundi. L’avventura africana non dura a lungo. Padre Romano è richiamato in Italia, per lavorare in varie comunità saveriane. Gli amici di Brescia lo incontrano per la prima volta nel settembre del 1992, quando i saveriani decidono di spostare le attività dello Csam (Centro saveriano di animazione missionaria) da Parma alla città Leonessa d’Italia. Da allora, p. Romano svolge in comunità il ruolo di economo: mille incombenze che adempie in silenzio, con scrupoloso impegno. La famiglia è grande (nove confratelli) e l’economo deve badare alla cucina, al mercato, al guardaroba, seguire il personale, ricevere gli ospiti (sempre numerosi, date le molteplici attività dello Csam). Senza dimenticare l’impegno richiesto dalla manutenzione della casa che è tanto grande! Il desiderio della missione “Grazie p. Romano, fratello mio” E ra il 1973 quando p. Romano giunse nella missione saveriana di Rumonge, in Burundi, dove la vita stentava a ridestarsi dopo l’eccidio e l’oppressione dell’anno prima. Fu una gioia ritrovarci dopo tanti anni trascorsi insieme sui banchi di scuola, a partire dal 1945, fino a quel mattino del novembre 1958 a Parma, quando insieme finalmente eravamo diventati preti per sempre. La missione a Rumonge In quei giorni, il nostro impegno era convincere la gente che la vita era ancora possibile, che nessuno poteva rapirci la speranza. Con p. Romano ci raccontavamo le nostre esperienze, soprattutto quelle che ci consentivano di vedere qualche spiraglio di luce: la donna liberata dietro nostre insistenze, i cristiani che lentamente riprendevano a vivere... All’inizio, p. Romano trascorreva le sue giornate tra lo studio della difficile lingua kirundi e le 8 p. PIERGIORGIO LANARO, sx varie necessità della casa. Poi anche per lui cominciò la gioia dei primi safari… Ricordo la gioia con cui tornò dalla prima esperienza. Non mi disse molto, ma i suoi occhi bastavano a esprimere l’emozione: giungere alla fine della prima omelia, ripercorrendo le poche righe che sei riuscito a scrivere, con ore di fatica, è un’emozione forte. dal viaggio e trovavo la sua accoglienza fraterna. La gente trovava sempre la porta aperta e p. Romano disponibile per accogliere, ascoltare e consolare. Poi a me fu chiesto di guidare il centro catechetico diocesano, per cui dovetti andare altrove. Ma quell’amicizia serena e preziosa, la conservo nel cuore come una delle cose belle. Grazie, fratello mio. La sentinella della casa Poi giunse anche l’inatteso. Ricordo il giorno in cui trovai la jeep delle saveriane davanti casa. Teresa stava accanto a p. Romano. Lui era coricato e gemeva in silenzio. Un attacco cardiaco non lo aveva stroncato solo per il provvidenziale arrivo della suora infermiera. Dopo alcuni mesi di cura tornò: era grande il suo desiderio di missione. Ma dovemmo dividerci i compiti. Il suo fu quello di vegliare alla nostra casa. Ricordo la gioia di quei tempi, quando tornavo stanco “Ho imparato tanto...” Anche la saveriana Rosalinda Rocca ha un bel ricordo dei quattro anni vissuti con p. Piergiorgio e p. Alberto, fr. Lucio e p. Romano. “Era un quartetto speciale! La comunità di Rumonge era chiamata “Galilea delle genti”: un via vai di persone in cerca di aiuto, di pace, di sostegno per fuggire dalla paura e dalle vendette. In questa comunità ho imparato tanto. Padre Romano era economo della casa e seguiva i progetti nelle varie succursali con chiarezza e competenza. Nel suo ufficio sempre aperto, accoglieva e ascoltava tutti con rispetto, cercando di capire le varie situazioni difficili e intricate. La mia prima esperienza missionaria è stata segnata dal modo di accogliere e di ascoltare di padre Romano. Grazie di cuore”. (sr. Rosa■ linda Rocca) Da buon economo, p. Romano Didonè ha fatto i suoi conti: “365 giorni x 50 anni fa 18.250 giorni; al Signore e a voi tutti chiedo un po’ di misericordia e una preghiera perché possa percorrere il meno peggio possibile l’ultimo tratto della mia vita” Durante l’omelia del suo 50° di Messa, p. Romano ha detto: “Non esiste il giorno più bello della vita; è l’insieme di noi stessi che rende un giorno della vita il più bello. Guardiamo al nostro passato e pensiamo a un istante e a un altro e a un altro ancora: scopriremo che... la festa siamo tutti noi” La stima dei sacerdoti Quando le “carcasse” dei confratelli hanno bisogno di revisione e di cure (alcune non sono in buono stato!), ecco che p. Romano si attiva presso dottori e farmacisti con sorprendente sollecitudine e infinita pazienza. Un altro suo campo specifico sono i contatti con i sacerdoti che chiedono spesso collaborazione per l’apostolato nelle loro parrocchie. Padre Romano cerca di andare incontro a ogni richiesta con particolare attenzione. I sacerdoti del Bresciano e del Piacentino sanno che possono contare sul sostegno e la disponibili- tà dei saveriani. In particolare, p. Romano dedica tutti i sabati e le domeniche al servizio in qualche parrocchia. Altrettanta cura pone nel seguire con gratitudine e affetto la numerosa compagnia di amici e benefattori della comunità saveriana, attraverso lettere, telefonate e visite personali. Mi piace aggiungere che, a parte i periodi trascorsi insieme come studenti, in questi ultimi 16 anni vissuti con lui a Brescia, non ho mai sentito uscire una critica o un lamento dalla sua bocca. È proprio un uomo della discrezione, della disponibilità, del servizio. Grazie, p. Romano. ■ PROSSIMI APPUNTAMENTI Venerdì 12 dicembre, alle 20.30, incontro sulla situazione socio-politica e religiosa del Sahel. Venerdì 9 gennaio, alle 20.30, proiezione del film africano “Tilai” (La legge). Ricordiamo che la mostra “Sahel: piste nella sabbia, cammino di pace” è aperta tutti i giorni (feriali: 9-12, 14,30-17; festivi: 14-18) BUON NATALE... DA BAMBINO Il Natale ha qualcosa di magicamente semplice, quasi fanciullesco, in grado di vincere il cuore più indurito. Per questa sua dimensione da bambino, ha contrassegnato l’infanzia di ognuno di noi. Chi non ricorda il primo presepio allestito con mamma e papà, l’attesa gioiosa della Notte santa, l’interesse per le statuine nuove, che ogni anno - dipendendo dai nostri piccoli risparmi - popolavano con nuovi dettagli il presepio di casa? Quella Notte, lontana nel tempo, l’abbiamo sempre sentita vicina al cuore, più luminosa di tanti giorni oscurati dall’egoismo, dalla sofferenza, dalla guerra. È meraviglioso che l’evento più straordinario della storia della salvezza, che confonde ogni pensiero umano, si radichi negli orizzonti dell’infanzia, per il suo fascino, il suo mistero, la sua bontà. E anche quando la vita e gli eventi ci conducono su altre strade, lontano dall’infanzia, a Natale torna puntualmente la nostalgia dell’infanzia. Cari lettori, familiari e amici di “Missionari Saveriani”, in un’epoca in cui in tante parti del mondo l’infanzia è negata, contempliamo il Figlio di Dio fatto bambino e tutta l’umanità rinascerà! Buon Natale! p. Menin e saveriani Crocifisso del beatodi Conforti, Brescia 2008 DICEMBRE CAGLIARI 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 340 0840200 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 In visita ai missionari saveriani Un pellegrinaggio voluto in Sierra Leone CARMELA CASULA e T. PITZALIS una persona intraQ uando prende un viaggio, c’è sempre un motivo. Lo stesso vangelo e la Bibbia ce lo confermano. Basta pensare al viaggio di Maria alla cugina Elisabetta o, secoli prima, al viaggio di Mosè verso la Terra promessa o al viaggio intrapreso da Abramo... Promessa mantenuta Noi volevamo fare questo viaggio perché la comunità di Guasila è legata in modo particolare alla famiglia saveriana. Già con p. Ivaldo Casula e p. Luigi Caria, due missionari nativi di Guasila e trapiantati in Sierra Leone, si pensava a una nostra visita nelle loro missioni in modo da poter vedere personalmente e renderci conto dei loro sacrifici, oltre a sostenerli maggiormente nella loro missione. Tuttavia i nostri programmi sono dovuti cambiare. Il 5 aprile del 2007, giovedì santo, padre Ivaldo improvvisamente ci lasciava e la salma veniva sepolta nel piccolo cimitero accanto alla casa saveriana di Makeni, dove lui ha vissuto gli ultimi anni. Quindi il viaggio da parte della sorella e di un amico per inginocchiarsi davanti alla sua tomba era un pellegrinaggio dovuto. Guasila ha dato alla famiglia saveriana tre suoi figli: p. Luigi Caria, p. Walter Giua e p. Ivaldo Casula. Ma questo non è l’unico motivo che ci lega in modo particolare ai saveriani. Essi infatti, sessanta anni fa, decisero di aprire la loro prima casa in Sardegna sulle fondamenta poste proprio da un nostro concittadino. Una realtà incomprensibile Padre Luigi, nel periodo di permanenza a Guasila, ci ha preparato adeguatamente su tutti gli aspetti, sia dal punto di vista organizzativo (visti di ingresso, biglietti di viaggio e bagagli), sia dal punto di vista preventivo (vaccinazioni contro eventuali malattie). L’entusiasmo per la partenza era grande. Tutta la comunità guasilese era coinvolta con diverse iniziative volte a racimolare il più possibile da portare con noi. Numerosi erano coloro che chiedevano una preghiera a loro nome sulla tomba di p. Ivaldo. Nonostante fossimo preparati, anche grazie a filmati e fotografie, e sapessimo di giungere in un paese del cosiddetto “terzo mondo”, classificato dall’Onu come il più povero, vista da vi- Un’accoglienza meravigliosa Testimonianze di vita saveriana R icordiamo con affetto i numerosi missionari che ci hanno accolto e sostenuto durante il nostro viaggio. Padre Natalio Paganelli, superiore dei saveriani in Sierra Leone, ci ha ricevuti con grande entusiasmo mettendoci a disposizione tutto ciò che era in loro possesso. Anche il vescovo di Makeni, mons. Giorgio Biguzzi, ci ha invitato ad andare a trovarlo a casa sua. Noi abbiamo approfittato dell’occasione per consegnarli una piccola offerta a nome di tutta la comunità di Guasila. L’intento è di continuare l’iniziativa che la diocesi di Makeni, con il contributo dei saveriani, ha creato in memoria di p. Ivaldo Casula per concedere borse di studio agli studenti bisognosi e meritevoli che frequentano l’università cattolica del “Fatima institute”. Eravamo come fratelli In tutte le missioni visitate sia- 8 mo stati considerati come loro fratelli. Abbiamo visto come vivono i missionari per poter portare la parola di Dio tra la gente che ancora non la conosce. Uomini che non operano in mezzo all’oro, che non vivono in case con il parquet, con l’aria condizionata (e ce ne sarebbe bisogno!), che non mangiano le primizie di stagione, che non vestono con abiti firmati o alla moda... Sono persone che si alzano molto presto il mattino, consapevoli dei numerosi problemi e pericoli, legati alle degradate condizioni igienico-sanitarie, alla difficoltà dei trasporti e anche della delinquenza. Problemi che tutti i giorni i missionari affrontano C. CASULA e T. PITZALIS con tranquillità e serenità, perché spinti dall’amore verso il prossimo, dal conforto del Signore e anche dal sorriso dei bambini. Come storie di un bel film Sarà difficile dimenticare le testimonianze di p. Vittorio Bongiovanni che ha rivissuto con noi i momenti della sua prigionia nel campo dei ribelli e della sua fuga durante la guerra civile; oppure la vicenda di p. Girolamo Pistoni che, nonostante una ferita all’addome in seguito a una fucilata, è riuscito miracolosamente a mettersi in salvo, fingendosi morto; o l’impegno di p. Caballero per il reinserimento nella vita sociale dei bambini soldato. Ma ci hanno entusiasmaCarmela Casula con to anche i racconti di cacil saveriano di Guasila cia di p. Lorenzato e di p. p. Luigi Caria sotto Manganello, l’energia e la il ritratto del fratello voglia di fare di p. Rabito, p. Ivaldo al “Fatima Instiche a 90 anni ancora tiene tute” di Makeni, in Sierra Leone, insieme ad alcuni le riunioni con i chierichetstudenti e professori ti, e di p. Guiotto, agricoltore impegnato a far crescere in modo redditizio le poche coltivazioni di riso. I missionari che abbiamo conosciuto in Sierra Leone sono uomini che hanno veramente seguito la parola del vangelo, hanno dedicato la vita agli altri per predicare la Parola di Dio in mezzo a tante difficoltà. Grazie ai saveriani per averci fatto vivere questa bella esperienza ■ cristiana e umana. Carmela Casula e Tiberio Pitzalis con i bambini di Makeni, in Sierra Leone cino la realtà del luogo è incomprensibile per persone come noi, abituate al benessere e a ogni tipo di comodità. Teresa cercava di alleviare le sofferenze e la fame. Non dimenticheremo le colonne di bambini e fanciulle con il carico di legna, frutta o bidoni Immagini ed emozioni d’acqua sulla testa, che si spoNon dimenticheremo i bam- stavano di villaggio in villaggio bini denutriti e malati di tuber- cercando di vendere i propri colosi che riempivano le pove- prodotti. Sono ancora vivi nelre stanze con lettini in ferro e la nostra memoria i volti di chi, legno, ammucchiati in grandi carico della propria tristezza, cameroni con acri odori e scarsa si recava in cerca di aiuto da igiene, dove solamente il sorriso p. Caria, sempre pronto a dare di una giovane suora di madre qualcosa, soprattutto una parola di incoraggiamento e conforto. Ricordiamo i volti cosparsi di lacrime dei giovani che ci hanno accolto nel “Fatima institute”, l’università a cui p. Ivaldo si era tanto dedicato per garantire loro un futuro, accudendoli passo dopo passo nel cammino di crescita culturale e sociale. Commossi al ricordo del loro maestro defunto, ci hanno insegnato lo slogan che tutti i giorni ripetevano insieme, nella speranza di costruire una società fondata sul rispetto reciproco e sull’amore verso Carmela Casula con il saveriano di Guasila p. Luigi il prossimo: “la dignità Caria, a Makeni in Sierra Leone, durante il viaggio che l’ha portata sulla tomba del fratello p. Ivaldo, della persona umana”. ■ (continua a lato) morto il 5 aprile 2007; con loro p. Luigi Brioni AUGURI CON L’ APOSTOLO PAOLO Così scrive san Paolo, l’apostolo delle genti: “Predicare il vangelo per me non è un vanto, ma è un dovere: guai a me se non predicassi il vangelo! È un incarico che mi è stato affidato e predico il vangelo gratuitamente; tutto io faccio per il vangelo” (1Cor 9, 16ss). Cari amici, la passione missionaria di san Paolo, che ci accompagna in questo anno a lui dedicato, diventa il nostro augurio natalizio a voi tutti: sacerdoti, famigliari, benefattori, delegate e giovani. È tempo di grandi attese e di speranza per il bene integrale di ogni persona e per la pace tra i popoli. Chiediamo a Gesù, che nasce ancora nella nostra vita, di renderci operatori entusiasti di pace e di giustizia, praticando e predicando il suo vangelo. Auguri di Buon Natale e Buon Anno! p. Pierluigi Felotti e Missionari Saveriani in Sardegna 2008 DICEMBRE CREMONA 26100 CREMONA CR - Via Bonomelli, 81 Tel. 0372 456267 - Fax 0372 39699 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00272260 Rivolta in festa con p. Regazzoli Cittadino benemerito a servizio dell’Africa 9 novembre nella D omenica basilica di Rivolta d’Adda p. Pierino Regazzoli ha celebrato il suo giubileo di ringraziamento per i 50 anni di sacerdozio missionario. Nato nel 1931 a Rivolta d’Adda nel Cremonese, p. Pierino è cresciuto nel seminario di Cremona, ma ben presto ha allargato l’orizzonte della sua vocazione entrando a far parte della famiglia missionaria dei saveriani. Esattamente 50 anni fa - il 9 novembre 1958 - veniva ordinato sacerdote nella casa madre dei saveriani a Parma. Attorniato dal parroco e dai sacerdoti della parrocchia, dal superiore dei saveriani in Italia e da cinque confratelli venuti dalle comunità di Parma, Desio e Cremona, egli ha celebrato la sua “Messa d’oro”, partecipata da familiari, autorità e tanti fedeli. Il parroco mons. Alberto Pianazza ha rivolto il saluto iniziale mettendo in evidenza il rapporto di p. Pierino con la famiglia, la parrocchia di Rivolta e la missione del Burundi. L’emozione missionaria Nell’omelia, p. Pierino ha sottolineato la gratitudine al Signore per tante persone che l’hanno seguito nella preparazione all’ordinazione sacerdotale e che hanno collaborato nel suo servizio missionario in Italia e fuori. Ha ricordato con emozione i 25 anni trascorsi in Burundi e interrotti forzatamente con l’espulsione. Tutto il popolo ha seguito con emozione l’Eucaristica e numerosi fedeli hanno fatto la santa Comunione. Prima della benedizione finale, il superiore p. Carlo Pozzobon ha ringraziato il Signore, la comunità parrocchiale e i famigliari. Egli ha chiesto ai fedeli presenti preghiere e nuove vocazioni missionarie. Ha ricor- p. DANTE VOLPINI, sx dato che i saveriani di varie nazionalità sono presenti in 19 nazioni per predicare il vangelo e promuovere la dignità umana, e che proprio al centro dell’Africa, nella regione dove ha lavorato p. Pierino, centinaia di migliaia di persone sono ancora costrette a sfollare per salvare la propria vita dalle violenze della guerra. Dopo la santa Messa, il sindaco Lamberto Grilletti e un assessore hanno consegnato a p. Pierino l’onorificenza di “cittadino benemerito” di Rivolta d’Adda per aver onorato il nome della città in terra d’Africa. Il grande lavoro in Burundi Per dieci anni, dopo l’ordinazione sacerdotale, p. Pierino si è profuso nell’animazione missionaria a Salerno e a Cagliari, realizzando nel 1968 la sognata partenza per la missione. Per 25 anni è stata la terra del Burundi a ospitarlo e a Impariamo a dire “grazie” Un invito che vale per tutto l’anno I mpariamo a dire spesso, anche nel dolore: “Te Deum laudamus - Ti lodiamo, o Dio”. È un inno liturgico antico che la chiesa canta nelle grandi feste, anche a fine anno, per esprimere a Dio gioia, lode e riconoscenza per il suo amore infinito, che si rivela in doni e grazie innumerevoli. La piaga dell’ingratitudine Purtroppo l’ingratitudine è una piaga inguaribile sempre più diffusa, a causa dell’egoismo e dell’orgoglio che acceca tanta gente e non permette di vedere il bene che riceviamo da Dio e dagli uomini, a cominciare dal dono della vita e della salute, del cibo che ci nutre, dell’aria che respiriamo, dell’acqua che beviamo, dei vestiti che indossiamo, dei parenti e degli amici che ci vogliono bene. Scriveva un poeta romano: “Se c’è un uomo di talento, quando è vivo, invece di tenerlo sull’altare, lo portiamo al macello! Dopo che è morto, gli fanno il monumento”. Sembra la parafrasi di un severo rimprovero di Gesù ai farisei: “Ipocriti, i vostri padri hanno ucciso i profeti e voi avete fatto loro i monumenti”. 8 amicizia e il suo perdono e ci invita a seguirlo per aiutarlo a salvare il mondo. Diciamo anche noi, come innumerevoli cristiani hanno fatto per secoli e in tutte le lingue: “Ti lodiamo, o Dio”, o ancor più brevemente, “Grazie a Dio”. Accanto a queste mie povere parole, potete meditare quelle più belle del saveriano romagno- Padre Pierino Regazzoli celebra la “Messa d’oro” nella basilica di Rivolta d’Adda essere fecondata dalla fatica del suo lavoro missionario. Durante la sua intensa attività apostolica fra le colline burundesi, ha vissuto in prima persona tutte quelle situazioni di crisi, di guerre fratricide, di povertà estreme che hanno caratterizzato per decenni la missione in Burundi. Si è dedicato alle attività di evangelizzazione e di catechesi, di costruzione e di presenza incoraggiante, attraverso la realizzazione e l’organizzazione di scuole, di acquedotti, di cooperative artigianali… Là, assieme ad altri confratelli, ha fondato la comunità di Matara, che riunisce oltre 30.000 abitanti, promuovendo la costruzione di un ospedale e dispensari e avviando programmi di istruzione e di alfabetizzazione. La missione continua Nemmeno alcuni problemi di salute hanno potuto fermare l’entusiasmo missionario di p. Pierino Regazzoli, “costretto” a tornare in patria. Da allora, prima nella comunità saveriana di Piacenza e negli ultimi otto anni a Desio (MI), egli ha continuato infaticabile il suo ministero missionario e sacerdotale. Continua ancora a mettersi al servizio della pastorale locale, a essere un buon amico, un consigliere e un confessore di quanti si recano dai saveriani. ■ p. SANDRO PARMIGGIANI, sx lo p. Giuseppe Arrigoni, morto a Parma il 29 settembre scorso. Sono state scritte trent’anni fa in Africa ed esprimono la sua gratitudine universale a Dio, ai genitori, alla famiglia saveriana, a tutti i giovani, e a tutti gli amici e benefattori che lo hanno aiutato a fare del bene ai fratelli più poveri. ■ Il “grazie universale” di p. Arrigoni Grazie, o Dio, per avermi voluto dei tuoi, come missionario. Grazie, papà e mamma, per avere collaborato con Dio a darmi la vita, per avermi donato a Dio e ai fratelli. Grazie, saveriani, per avermi accolto nella vostra famiglia. Grazie, giovani italiani e africani, per l’amicizia e la giovinezza che mi avete donato. Grazie a voi tutti, che mi avete accompagnato con le vostre preghiere e sofferenze. Grazie a voi africani, che mi avete accolto nelle vostre povere dimore, come fratello e uomo di Dio. Grazie a voi, che mi avete aiutato con la vostra amicizia e i vostri doni a fare tanto bene ai fratelli più poveri. (Dal diario di p. Giuseppe Arrigoni) Il sindaco e l’assessore di Rivolta d’Adda dichiarano p. Pierino Regazzoli “cittadino benemerito” NATALE VICiNO A GESù Quanti guai nel mondo, guidato da interessi umani: guerre e ingiustizie, catastrofi umanitarie come quella del Kivu con centinaia di migliaia di sfollati, fame e colera. Anche il mondo del mercato e delle finanze è entrato in crisi. Urge un’attenzione maggiore a ciò che è più vero e salutare, al mondo dello spirito e della dignità umana. “Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà, amati dal Signore”. Il Natale, segno di luce e di pace per l’umanità, torna a brillare con Gesù. Le persone, le famiglie, le comunità purificano i cuori, fanno la novena, vanno in chiesa e contemplano il Bambino Gesù, adorato dai pastori e dai magi, con Maria e Giuseppe. L’amore a Gesù, Figlio di Dio, povero e piccolo nella capanna di Betlemme, si estende ai bambini e agli anziani, ai poveri e ai sofferenti, ai vicini nei nostri paesi e ai lontani nelle missioni. Lo spirito del Natale continui in ogni famiglia e in tutte le nazioni, per tutti i giorni dell’anno che sta per cominciare. Buon Natale! Buon Anno! p. Dante Volpini e comunità saveriana di Cremona Grazie, o Dio Apriamo gli occhi e il cuore al Signore che ci passa vicino e ci parla con amore; ci offre la sua Il compianto p. Giuseppe Arrigoni Crocifisso del beato Conforti, venerato nel santuario dei missionari saveriani a Parma; fin da bambino, il beato si soffermava a pregare e... “pareva mi dicesse tante cose!” 2008 DICEMBRE DESIO 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 Un giro nella nostra chiesa Dove si respira l’aria della missione L a nostra chiesetta non è solo una stanza della casa saveriana di Desio, ma piuttosto il luogo dove tutto ha origine, il segno principale che la nostra è la casa dei “missionari”. Non è uno spazio riservato a noi pochi, ma aperto a tante persone, avvenimenti, incontri. Un po’ di storia Per me è diventata la prima fonte di catechesi e di testimonianza per i numerosi gruppi di ragazzi e di giovani che durante l’anno vengono a trovarci per ritiri spirituali o incontri formativi. Dopo una breve preghiera iniziale, segue la spiegazione dei segni missionari che la cappella ci regala. Facciamo un piccolo percorso che aiuti a coglierne la ricchezza. La cappella, nata con la casa nel lontano 1975, ha preso la forma attuale nel 1994, quando suor Vittoria, invitata da p. Li- p. CLAUDIO CODENOTTI, sx no Maggioni, dipingeva ai lati dell’altare i volti di san Francesco Saverio e del beato Guido Conforti. Nel 2003, grazie a p. Mario Vergani, nel corridoio di entrata sono stati posti due grandi tele che rappresentano le missioni saveriane e i missionari che vi lavoravano. L’autore è il pittore brianzolo Cesare Canali. Suor Vittoria con il Conforti, da lei dipinto, nella cappella dei saveriani a Desio Tabernacolo e Madonna Il Tabernacolo. La sua forma originale è un messaggio che si può descrivere con tanti passi biblici sull’Eucaristia e sul Signore Gesù: due mani che sostengono il mondo, nel quale è riposta la santa Eucaristia. “Fare di Cristo Sono approdato a Desio Come un viandante al bivio... S e siete di passaggio dai saveriani di Desio, vi potrebbe capitare di incontrare uno “spilungone” che si aggira per la casa. Bene, quello sono io. Mi è stato chiesto di presentarmi agli amici lettori di “Missionari Sveriani”, ed eccomi qua. Sono Diego, vengo da Ancona e ho trentatre anni. A Desio sono arrivato a settembre, per iniziare il cammino di formazione nella famiglia saveriana. Prima, facevo l’edu- 8 DIEGO PIRANI catore con ragazzi disabili. Tutta colpa di una frana Ho conosciuto i saveriani da piccolo, quando nel 1982 la mia comunità parrocchiale, a causa di una frana che ha portato via metà quartiere, è stata costretta a trasferirsi per le attività e per le celebrazioni presso la casa dei saveriani che si trovava nei paraggi. Così ho avuto l’occasione di conoscere tanti misisionari, tanti novizi e molte altre persone che mi hanno fatto entrare in contatto con il clima missionario. Ricordo ancora quella scritta, a grandi lettere, che sovrastava l’entrata del salone, con l’immagine del mondo e il volto del fondatore Guido Conforti sullo sfondo: “Fare del mondo una sola famiglia”. Non era solo uno slogan, ma uno stile di vita che veniva testimoniato dalla comunità che ci accoglieva. La frase del Conforti è entraAssieme a Diego c’è suor Louise: entrambi hanno compiuto 33 anni lo scorso ottobre: due picconi, due torte! ta lentamente nel mio cuore, suscitando quelle domande che ho sentito risuonare dentro e alle quali ho dovuto dare una risposta: “In che modo sono chiamato a entrare in questa famiglia? Cosa voglio mettere in gioco di me stesso? Come rispondere al dono d’amore che mi è stato offerto dal Signore? Come rendere partecipi gli altri di questo incontro?...”. Il Signore è l’unica meta La ricerca delle risposte è stata lunga, ma sono stato accompagnato da tante persone che sono state per me guide esperte. Ho goduto anche della presenza della mia famiglia, che mi ha amato e mi ha fatto crescere. Sono consapevole di essere ancora un viandante per le strade della vita. Quello che cerco di fare ogni giorno è lasciar entrare il Signore nella mia vita, continuando a ricercare la volontà di Dio su di me. Sono arrivato a Desio perché, al bivio, ho scelto di prendere questa strada che, comunque, ha come unica meta il Signore. Sono certo che il percorso si arricchirà di tanti incontri che lo renderanno bello e pieno di gioia. Con questo spirito di ricerca e di attesa, vivo i miei impegni e le mie giornate, con la speranza di condividerle anche con molti altri giovani che vogliono vivere in modo pieno il dono della mis■ sione. Il tabernacolo, la Madonna con il Bambino e il volto del Saverio, nella chiesa dei saveriani a Desio il cuore del mondo”, con tutti i missionari che vanno ad annunciarlo in tutti gli angoli della terra. In ogni nostra Eucaristia e preghiera, infatti, dobbiamo rendere presenti - sull’altare e nel nostro cuore - tutti i fratelli e le sorelle del mondo. La Madonna con il Bambino. Una semplice terracotta, preziosa nel comunicare la missione a cui tutti siamo chiamati. La statua rappresenta la santa Madre che presenta e offre il bambino Gesù. Ci ricorda Maria che corse dalla cugina Elisabetta, portandole in dono lo Spirito Santo. È l’icona missionaria che ci ispira a portare Cristo, sempre e ovunque, come dono privilegiato che non va trattenuto. I quadri e il Crocifisso I volti del Saverio e del Conforti. Sono il modello e il fondatore della famiglia saveriana. Le due scritte sotto i ritratti ne riassumono lo spirito: “L’amore di Cristo ci spinge” e “Fare del mondo una sola famiglia”. L’esperienza di amore e di donazione totale e gratuita di Gesù fa nascere il desiderio che tutti possano gustare l’amore che il Padre vuol donare a tutti i suoi figli. Per cui ci sentiamo fratelli e sorelle, coinvolti a costruire la famiglia desiderata da Dio. I cinque continenti. I volti degli uomini e delle donne che li abitano ci ricordano la varietà e vastità del lavoro missionario, insieme al dovere di portare nella nostra preghiera i bisogni e le speranze di tutti i popoli. Il Crocifisso sorridente. È copia del Crocifisso nel castello di Xavier, e dà colore alla nostra cappella missionaria. È il segno della speranza nella resurrezione. Cristo che muore in croce per amore, infatti, è la “buona notizia” del nostro annuncio missionario. ■ (continua nel riquadro) VIENI, SPIRITO D’AMORE p. C. CODENOTTI, sx La “visita” alla nostra cappella di Desio finisce sempre con la preghiera che il Signore ci ha insegnato, prestando la nostra voce a tutta quell’umanità che è rappresentata dai tanti volti dipinti sui due emisferi. È il sogno di ogni missionario: vedere tutti i popoli radunati, mentre ciascuno recita, nella propria lingua, la preghiera che ci fa tutti familiari di Dio. A questo auspicio, uniamo l’augurio per il santo Natale e un felice anno 2009! Vieni, Spirito Santo, e riempi di speranza il cuore del mondo. Rinnova il nostro cuore e rendilo capace di amare senza confini. Vieni, Spirito d’amore, e illumina le strade della pace e della riconciliazione tra i popoli. Vieni, per tutti i poveri del mondo, per tutti quelli che piangono, che hanno fame e sete della giustizia. Vieni, Spirito di vita, e accendi nel cuore dei giovani il desiderio della vocazione missionaria. Sostieni i missionari del vangelo con il tuo amore, la tua luce ardente, la forza della tua grazia. Vieni, Spirito di Dio! Rinvigorisci la nostra fede missionaria e rendici testimoni di speranza. Amen. Veduta d’insieme della cappella dei saveriani di Desio con il Crocifisso “sorridente” Crocifisso in primo piano del beato 2008 DICEMBRE FRIULI 33100 UDINE UD - Via Monte S. Michele, 70 Tel. 0432 471818 - Fax 0432 44185 E-mail: [email protected] - C/c. postale 210336 La settimana del missionario Un po’ Sherlock Holmes e un po’ nomade I n Mozambico il “tpc” (trabalho para casa) corrisponde ai nostri “compiti per casa” che il professore dà agli allievi. Un pomeriggio bussa alla porta António, uno studente portatore di handicap che si muove con un triciclo. Voleva due chiodi per il tpc che gli aveva dato la professoressa di educazione fisica. “Non devono essere piccoli né arrugginiti, altrimenti prendo l’insufficienza”, mi dice. L’altro professore di ginnastica invece aveva chiesto agli alunni dei pali di legno alti un metro. Come mai? Strani “compiti a casa” Siccome molte scuole non hanno i mezzi economici per provvedere a tutte le necessità scolastiche, i professori dicono agli studenti di portare da casa, per esempio, la zappa per coltivare l’orto della scuola o i pali per fare il recinto e separare la scuola dalla strada, evitando che mucche e capre entrino. Così ho pensato che i nostri professori di ginnastica, che insegnano alla scuola della missione, volessero costruire gli attrezzi ginnici con il materiale portato dai ragazzi (magari per il salto in alto!). Però ho notato che con 1.200 chiodi e 600 pali si potevano costruire attrezzi per la nostra scuola e quelle di tutta la provincia! Indagando, ho scoperto che i pali, in realtà, servivano a costruire la recinzione delle case dei professori. Insomma, qui mi tocca fare il Sherlock Holmes per scoprire le birichinate dei professori. Per fortuna i problemi sono sempre di piccola entità. Ma insegnanti e studenti bisogna marcarli stretti, perché altrimenti possono sfuggirti parecchie cosucce... strane. Il “riposo” del week end Tutto questo fa parte del mio tran tran quotidiano dal lunedì al Riforma in tre tempi p. FABIO D’AGOSTINA, sx giovedì: seguo la scuola (facendo Sherlock Holmes!), insegno educazione morale nelle none e decime, incontro il direttore della scuola; inoltre, accolgo gli ospiti che vengono a visitarmi dalle comunità circostanti e faccio altri lavoretti vari. Poi inizia la fine della settimana, che trascorro sempre fuori dalla missione. Vado a visitare le comunità cristiane (adesso sono 86 e altre quattro sono in arrivo) sparpagliate nella zona e così… mi riposo. Parto il venerdì mattina e rientro la domenica pomeriggio. Mi accompagna sempre Zacarias, un catechista che vive con la famiglia (o meglio la tribù, visto che ha nove figli) sul terreno della missione. È un uomo prezioso perché sa animare, cantare e spiegare le letture bibliche; praticamente fa l’attività che noi chiamiamo “inculturazione”. p. NATALIO FORNASIER, sx Nella parrocchia “Bom Pastor” a Curitiba Padre Natalio è di Rauscedo, dove si trovano i vivai delle “barbatelle”. Per circa 10 anni ha lavorato in Italia, anche come superiore; ma la sua missione è in Brasile, nello stato del Paranà. sono più un... giovaN on notto, ma dirigo la parroc- chia del “Bom Pastor”, con oltre 25mila abitanti alla periferia di Curitiba, capitale dello stato del Paraná. Sono insieme ad altri due saveriani: p. Claudio Bicego e p. Domenico Costella. In questi anni abbiamo cercato di rilanciare la vita parrocchiale nei suoi vari aspetti. Il primo è quello della liturgia. Abbiamo formato i gruppi per l’animazione delle Messe domenicali, in modo che siano celebrate con la migliore partecipazione e dignità. 8 Catechesi e promozione Ci siamo occupati anche di formare i catechisti, ma non solo. È fondamentale che anche i genitori e la stessa comunità parrocchiale siano coinvolti nella catechesi. Per questo, facciamo incontri su vari temi con particolare attenzione alla bibbia. Questa fase di formazione durerà alcuni anni. Poi c’è l’obiettivo della promozione umana. È già attiva un’associazione che, tutti i mesi, distribuisce ceste con generi di prima necessità alle famiglie più povere. Tra breve ci saranno anche uno studio dentistico, un consultorio medico e un centro di ascolto per i casi di assistenza giuridica e psicologica. Questo servizio è garantito da persone della parrocchia che mettono Padre Natalio Fornasier (con pizzetto), di Rauscedo, con alcuni dei ragazzi cresimati nella parrocchia “Bom Pastor” a Curitiba, in Brasile a disposizione un po’ del loro tempo. Inoltre, stiamo cercando di rendere la comunità parrocchiale sempre più aperta alla responsabilità dell’annuncio del vangelo fino agli estremi confini del mondo. Un programma ambizioso Per quanto riguarda l’animazione missionaria siamo fortunati, perché in parrocchia ci sono due comunità missionarie: la scuola di filosofia dei saveriani e la casa di formazione delle saveriane. In parrocchia sono attivi i gruppi dell’infanzia missionaria, affinché i bambini si aprano al mondo fin da piccoli. Abbiamo anche iniziato una “missione” all’interno della parrocchia con la finalità di raggiungere tutti i “lontani” attraverso un piano integrato di evangelizzazione. Facciamo in modo che siano vistate tutte le famiglie, per poter conoscere meglio i loro problemi e le loro reali necessità. A questo primo annuncio, segue la catechesi che deve portare alla formazione e all’inserimento nei gruppi, che aiutano a vivere più intensamente la fede. È un programma ambizioso, che potremo realizzare pian piano in vari anni. La costanza, la convinzione e la preghiera certamente daranno buoni frutti. ■ Il friulano p. Fabio D’Agostina con una suora in Mozambico La Messa della domenica Ho detto che “mi riposo”, perché il posto dove dormo meglio è nelle capanne che i cristiani costruiscono per noi accanto alla chiesetta (anch’essa una capanna). Quando vedo il sole che comincia a illuminare la savana, grandi distese senza strade e senza macchine, senza case né cemento, allora ringrazio il Signore per avermi fatto venire in Africa. Ma mi diverto anche. Basta assistere allo spettacolo dei bambini che giocano, con i loro schiamazzi e le corse, o quan- do mi circondano per ricevere una caramella o per scambiare qualche parola con un “nzungu” (bianco), che in queste zone remote sono molto rari. La domenica celebro la Messa, nella quale si fa il riassunto delle attività catechistiche. Il riassunto non è solo a parole, ma si fanno processioni, canti, recite e quant’altro aiuti a partecipare, memorizzare e interiorizzare la lezione. La celebrazione della domenica è sempre molto partecipata e festosa, grazie a canti e danze. Il tutto, in mezzo alla natura e all’ombra degli alberi. ■ Denis Iurigh è diacono Denis è un ragazzo generoso, con una volontà salda che gli ha permesso di superare tutti gli ostacoli pur di raggiungere la meta. Nato in una piccola frazione di S. Giovanni al Natisone 33 anni orsono, ha lavorato come operaio falegname, prima che gli venisse in mente di entrare tra i saveriani. Il 7 dicembre si è consacrato per sempre alla vita missionaria e il giorno dopo è stato ordinato diacono. L’ordinazione sacerdotale è prevista per giugno 2009. Complimenti e continua così! Nella foto, durante la testimonianza nella veglia missionaria di ottobre. TANTI AUGURI A TUTTI VOI Al mattino, a mezzogiorno e alla sera: tre volte al giorno suonano le campane. È l’Ave Maria. Il saluto dell’angelo scandisce l’inizio, il centro e la fine del giorno. L’Angelus e l’Ave Maria fanno dell’annunciazione il racconto della Scrittura più noto e meditato. Il racconto dell’annunciazione inizia con l’angelo “inviato” e termina con l’angelo che parte. L’angelo è il messaggero della Parola di Dio. Accogliendo con fede la sua Parola, noi accogliamo Dio e ci uniamo a lui: è il Natale di Dio sulla terra, e dell’uomo nei cieli. La Parola viene ad abitare in noi, senza lasciarci più. Maria è figura di ogni credente e della chiesa intera. Ciò che è accaduto a lei deve accadere a ciascuno, a tutti. La salvezza di ogni uomo è diventare come Maria: dire “sì” alla proposta d’amore di Dio, accogliere nel cuore il Verbo eterno, offrire al mondo il Salvatore. Cari amici, auguro a tutti voi un Natale pieno di amore, pace e gioia, a nome dei saveriani di Udine, ma anche di tutti i missionari impegnati nel mondo ad annunciare la “grande gioia” della nascita del Figlio di Dio. Fraterni saluti, p. Carmelo Boesso e saveriani Crocifisso di Udine del beato 2008 DICEMBRE MACOMER 08015 MACOMER NU - Via Toscana, 9 Tel. 0785 70120 - Fax 0785 70706 E-mail: [email protected] - C/c. postale 207084 In cerca di amici e di Dio Conversione e vocazione in Giappone scorsa, al campo di L’ estate formazione delle “Ragaz- ze sprint” a Macomer, è stata con noi la saveriana giapponese Serafina Kunico Nakamura, che studia a Roma. Kunico ha avuto due tappe importanti nella sua vita: la conversione al cristianesimo e la vocazione alla missione. Ha conosciuto le attività caritative e formative dei saveriani, grazie a p. Claudio Codenotti che visitava i malati della clinica diretta dal papà. Nella scelta vocazionale ha avuto la guida spirituale di p. Silvano Da Roit. Un gruppo speciale Kuniko proviene dal Kyushu, la grande isola all’estremo sud dell’arcipelago giapponese. Ha frequentato un gruppo giovanile chiamato “Tomosagasukai”, animato dai saveriani, che significa, “Cercare amici e Dio”. Sono studentesse sui 20-30 anni, impegnate nel mondo del lavoro e nel sociale. Tra loro c’è chi non ha ricevuto ancora il battesimo e chi si prepara a riceverlo; c’è chi è cristiana dalla nascita e chi solo da pochi anni. L’incontro con Gesù è stato diverso per ciascuna. Unico punto che queste giovani hanno in comune è che non sono sposate. In gruppo si riflette sul rapporto che ciascuna ha con Gesù nella vita di ogni giorno e sull’esperienza che ha fatto di lui. Ciò avviene attraverso l’ascolto di un p. DINO MARCONI, sx brano della bibbia e delle esperienze di ciascuna, e anche nella condivisione dei pasti. Conoscersi e accettarsi Racconta Kunico: “A noi giapponesi piace ascoltare conferenze, acquisire nuove conoscenze. Però non siamo portate a esprimere noi stesse. Quando ho cominciato a frequentare il gruppo non avevo ancora ricevuto il battesimo. Conoscevo Gesù, ma mi chiedevo che cosa significasse camminare con lui. Tomosagasukai è stata una grande grazia per il mio cammino di fede. Nei momenti di condivisione non si risolvono i problemi né si danno consigli. Si parla solo con semplicità di quello che ognuna In visita ai missionari saveriani Un pellegrinaggio in Sierra Leone una persona intraQ uando prende un viaggio, c’è sempre un motivo. Lo stesso vangelo e la Bibbia ce lo confermano. Basta pensare al viaggio di Maria alla cugina Elisabetta o, secoli prima, al viaggio di Mosè verso la Terra promessa o al viaggio intrapreso da Abramo... Promessa mantenuta Noi volevamo fare questo viaggio perché la comunità di Guasila è legata in modo particolare alla famiglia saveriana. Già con p. Ivaldo Casula e p. Luigi Caria, due missionari nativi di Guasila e trapiantati in Sierra Leone, si pensava a una nostra visita nelle loro missioni in modo da poter vedere personalmente e renderci conto dei loro sacrifici, oltre a sostenerli maggiormente nella loro missione. Tuttavia i nostri programmi sono dovuti cambiare. Il 5 aprile del 2007, giovedì santo, padre Ivaldo improvvisamente ci lasciava e la salma veniva sepolta nel piccolo cimitero accanto alla casa saveriana di Makeni, dove 8 lui ha vissuto gli ultimi anni. Quindi il viaggio da parte della sorella e di un amico per inginocchiarsi davanti alla sua tomba era un pellegrinaggio dovuto. Immagini ed emozioni Eravamo preparati e sapevamo di giungere in un paese povero, ma la realtà, vista da vicino, è incomprensibile per persone come noi abituate al benessere e a ogni tipo di comodità. Non dimenticheremo i bambini denutriti e malati di tubercolosi che riempivano le povere stanze con lettini in ferro e legno, ammucchiati in grandi cameroni con acri odori e scarsa igiene, dove solamente il sorriso di una giovane suora di madre Teresa cercava di alleviare le sofferenze e la fame. CARMELA CASULA e TIBERIO PITZALIS Non dimenticheremo le colonne di bambini e fanciulle con il carico di legna, frutta o bidoni d’acqua sulla testa, che si spostavano di villaggio in villaggio cercando di vendere i propri prodotti. Sono ancora vivi nella nostra memoria i volti di chi, carico della propria tristezza, si recava in cerca di aiuto da p. Caria, sempre pronto a dare qualcosa, soprattutto una parola di incoraggiamento e conforto. Un’accoglienza fraterna Ricordiamo i volti cosparsi di lacrime dei giovani che ci hanno accolto nel “Fatima institute”, l’università a cui p. Ivaldo si era tanto dedicato per garantire loro un futuro, accudendoli passo dopo passo nel cammino di crescita culturale e sociale. Commossi al ricordo del loro maestro Carmela Casula con defunto, ci hanno insegnato il saveriano di Guasila lo slogan che tutti i giorni p. Luigi Caria sotto ripetevano insieme, nella il ritratto del fratello speranza di costruire una p. Ivaldo al “Fatima Institute” di Makeni, in Sierra società fondata sul rispetto Leone, insieme ad alcuni reciproco e sull’amore verstudenti e professori so il prossimo: “la dignità della persona umana”. I missionari che abbiamo conosciuto in Sierra Leone sono uomini che hanno veramente seguito la parola del vangelo, hanno dedicato la vita agli altri per predicare la Parola di Dio in mezzo a tante difficoltà. Grazie ai saveriani per averci fatto vivere questa bella esperienza cristiana e ■ umana. Serafina Kunico Nakamura riceve il battesimo da p. Claudio Codenotti; al centro p. Silvano Da Roit sente; si ascolta l’esperienza e lo stato d’animo di ciascuna e si prega le une per le altre. A poco a poco, ognuna conosce meglio se stessa e riesce ad accettarsi”. Una domanda impegnativa Padre Silvano Da Roit spiega che Serafina Kunico era arrivata alla missione dei saveriani con la sorella Asako, di poco più grande. Ambedue avevano frequentato la scuola cattolica di Kagoshima. Un giorno Asako gli aveva telefonato alla missione di Kanoya, facendogli una domanda molto impegnativa: “Che senso ha lavorare con persone che hanno handicap mentali?”. Asako e Kunico lavoravano in uno dei quattro istituti fondati e diretti dal padre. Ben presto iniziarono a partecipare agli incontri sulla bibbia che si facevano alla missione. Nonostante i turni di lavoro e i trenta chilometri che le separavano dalla missione, le due sorelle partecipavano con gioia anche la domenica. Erano state formate con principi morali e sociali molto solidi: pur essendo di famiglia benestante, cono- scevano la fatica, il lavoro e il sacrificio. A Messa si conosce Gesù Racconta p. Silvano: “Un giorno ho detto loro che la via più breve per conoscere Gesù è quella di partecipare fedelmente alla Messa, perché nella Messa c’è il suo Corpo, la sua Parola e ci viene dato il suo Spirito. Così Asako e Kunico hanno cominciato a frequentare la chiesa, partecipando alla Messa. In famiglia, all’inizio non avevano problemi, ma in seguito la contrarietà si è fatta sentire, anche con ritorsioni e ricatti. Dopo qualche anno dal battesimo, ho benedetto il matrimonio di Asako nella cattedrale di Kagoshima. Il cammino con Kuniko è continuato in un modo particolare. Quando mi ha rivelato con molta trepidazione il desiderio di volersi consacrare al Signore, ho cercato di farle conoscere le diverse famiglie religiose. Ha deciso per le saveriane. Ho cercato di aiutarla, soprattutto a gestire il rapporto con la famiglia, decisamente contraria a questa sua ■ scelta”. AUGURI CON L’ APOSTOLO PAOLO Così scrive san Paolo, l’apostolo delle genti: “Predicare il vangelo per me non è un vanto, ma è un dovere: guai a me se non predicassi il vangelo! È un incarico che mi è stato affidato e predico il vangelo gratuitamente; tutto io faccio per il vangelo” (1Cor 9, 16ss). Cari amici, la passione missionaria di san Paolo, che ci accompagna in questo anno a lui dedicato, diventa il nostro augurio natalizio a voi tutti: sacerdoti, famigliari, benefattori, delegate e giovani. È tempo di grandi attese e di speranza per il bene integrale di ogni persona e per la pace tra i popoli. Chiediamo a Gesù, che nasce ancora nella nostra vita, di renderci operatori entusiasti di pace e di giustizia, praticando e predicando il suo vangelo. Auguri di Buon Natale e Buon Anno! p. Pierluigi Felotti e Missionari Saveriani in Sardegna 2008 DICEMBRE MARCHE 60129 ANCONA AN - Via del Castellano, 40 Tel. 071 895368 - Fax 071 2812639 E-mail: [email protected] - C/c. postale 330605 SAVERIANI MARCHE Ricordi di un caro amico Padre Mencarelli, la “ugola d’oro” Padre Nando Mencarelli, saveriano di Palazzo di Arcevia (AN), il 9 novembre ha celebrato 50 anni di sacerdozio missionario, nella casa madre di Parma, dove è in cura. Attraverso questa pagina, l’amico missionario p. Bertazza gli scrive una “letterina” di ...bei ricordi. Da leggere! C aro padre Nando, ci siamo conosciuti al liceo a Desio, nel 1951. Non ti piaceva lo sport, ma il canto: eri chiamato “ugola d’oro” per la tua voce da tenore, calda e suadente, educata alla scuola del maestro Ventura. Anche a Piacenza, dove abbiamo studiato teologia, ti vedevo indaffarato con colori e pennelli nel salone dove lavoravamo giorno e notte per allestire il presepio missionario. A Cremona, nella scuola apostolica Poi, da preti, ci siamo ritrovati nella scuola apostolica di Cremona. Ricordi quando andavamo nelle parrocchie a raccogliere i sacchetti di frumento sui quali c’era scritto “Pane per i missionari”? Eri animatore vocazionale, e avevi raccolto un buon gruppo di ragazzi visitando le scuole elementari. Alcuni sono diventati missionari e ti sono grati. Ammiravo la tua disponibilità di andare a svuotare i solai, salendo e scendendo per scalette impraticabili, chiamato da pie donne al caritatevole servizio. Eri sempre allegro e sorridente, anche se i vestiti erano sporchi e il volto bagnato di sudore, misto a ragnatele. Il venduto si trasformava in cibo per i nostri studenti. p. FRANCO BERTAZZA, sx Ricordi la discussione animata con il rettore p. Zotti che ti contestava la tua certezza che gli americani sarebbero sbarcati sulla luna? Quante volte avete ripetuto: “Ci vanno!” - “No, non ci vanno!”. Hai avuto ragione tu. Ma all’epoca, noi eravamo già in missione. Nel 1964 sei partito per l’Indonesia e l’anno seguente ti raggiunsi alle isole Mentawai: tu a Siberut e io a Sikakap. Ti ho visto in un filmato mentre cadevi nel fiume dalla canoa rovesciata. La tua vita missionaria me la descrivi nelle tue lettere che conservo ancora. Letterine tra amici missionari “Caro p. Franco, piove a catinelle. Sono solo in casa, perché gli altri sono in un lontano villaggio a portare a spasso il vescovo a visitare il suo... podere. Un missionario entusiasta Il 50° di Messa di p. Nando Mencarelli E ra l’agosto del 1994 quando varcavo per la prima volta la porta della casa dei saveriani di Ancona, in via del Castellano. Era l’inizio di un campo missionario per giovani che ha segnato la mia storia personale insieme alla famiglia dei saveriani. Ricordo il clima di accoglienza che respirai sin da subito e che mi catturò. 8 Sorridente e vitale A un certo punto, durante l’esplorazione di un ambiente del tutto nuovo, capitai in un grande salone al seminterrato. Inaspettatamente, lì ho trovato un simpatico signore, intento a dipingere dei grandi pannelli che raffiguravano la vita di mons. Guido Conforti, un nome che a me era sconosciuto fino a quel momento. Quel signore con i capelli grigi, l’inconfondibile pizzetto bianco e il pennello in mano, era padre Nando Mencarelli, che - ho poi scoperto - tutti chiamavano “Menca”. Con il passare del tempo ho imparato a conoscerlo bene, ma ricordo che da subito mi aveva colpito il suo sorriso e la sua serena vitalità. Probabilmente mi ha raccontato qualcosa della sua missione in Indonesia e dei suoi viaggi in canoa. Una volta mi ha regalato un braccialetto, fatto con la scorza di un frutto locale e dipinto a mano con disegni tipici. Ogni volta che padre Nando ricordava la sua missione in Indonesia ne parlava con passione, con nostalgia, con affetto, con gioia e con grande entusiasmo. Quell’entusiasmo che era capace di trasmettere sempre, anche quando i suoi capelli sono diventati più bianchi. Meglio di una medicina! Chiunque entrasse nella ca- Il sorriso contagioso di p. Nando Mencarelli ALESSANDRO ANDREOLI sa saveriana, padre Nando era lì, sorridente, sempre con la voglia di scherzare. Riusciva a farti ridere anche se eri giù. Era una vero missionario terapeutico! L’entusiasmo e la voglia di scherzare lo facevano star bene con tutti. Anche i giovani stavano bene con lui, nonostante la differenza di età. Due volte l’anno un bel gruppo di giovani si raduna nella casa saveriana di Ancona per vivere un’esperienza spirituale che chiamiamo “Tabor”. Padre Nando, quando poteva, era sempre presente ai nostri incontri, soprattutto quelli in cui si pregava insieme. In modo discreto, con la sua testimonianza era di grande aiuto a quei giovani che si interrogavano sul futuro della propria vita. Padre Nando è un grande missionario. Nella sua semplicità, sa dire la parola giusta e sa lasciare il segno. Questa è la testimonianza più vera: tutti coloro che in questi anni l’hanno conosciuto e frequentato, lo ricordano con grande affetto e gratitudine. Grazie, “Menca”! ■ Sono qui con una borsa d’acqua sulla pancia dolorante. Evviva le Mentawai! Nando”. “Carissimo, viva le Mentawai, e sempre più vive, ora che ci sei anche tu. Quando potremo rivederci? Grazie infinite… per la batteria revisionata, già sotto prova: vi ho attaccato subito la radio e la lampadina. Anche questo è un modo per portare la luce del vangelo ai poveri. Ancora una volta devo sommare il tuo bene per me… Nando”. “Carissimo, ho Una foto storica: p. Nando Mencarelli in impermeabile e sentito che a Si- cappello da legionario nella missione delle Mentawai kakap ci sono dei cambiamenti e anche per te sta le suore. Ricordami nella santa suonando l’ora del “parrokato” e Messa. Tuo, Nando”. come suddito provvisorio avrai il Preost (p. Pietro Grappoli). Io Non sei solo... sono stanco di fare il capo; si sta Sotto la veste scherzosa e iromeglio sudditi. Qui va tutto be- nica, comprendo la difficile vita ne, meno un fatale scontro con che hai vissuto a Siberut come il nuovo Tjamat (sindaco del missionario. Tornato in Italia, luogo), che mi ha minacciato hai continuato a darti da fare cocon lettera ufficiale di mandar- me animatore e rettore. Hai fatmi in Italia: ci andrei volentieri! to bene! Poi… la malattia, che Per ora, forse, partirà il Tjamat. ti accompagna ancora. Non sei Pensa: sono stato accusato di solo: ti accompagno anch’io nelessere un sobillatore; e non c’è la tua sofferenza. E soprattutto un tipo più calmo di me. Verrei a loro, il Padrone e la Padrona, ti trovarti, ma sono qui solo. Padre sorreggono sempre con amore. Caissutti sta dalla parte oppoMi unisco a te, per ringraziare sta dell’isola, nella foresta, tra i il buon Dio della tua vocazione di primitivi; mangerà sagu e vermi. “amministratore di una multiforIo preferisco le galline, i maiali- me grazia di Dio”. Grazie, felicini freschi e i dolci preparati dal- tazioni e un grande abbraccio. ■ BUON NATALE... DA BAMBINO Il Natale ha qualcosa di magicamente semplice, quasi fanciullesco, in grado di vincere il cuore più indurito. Per questa sua dimensione da bambino, ha contrassegnato l’infanzia di ognuno di noi. Chi non ricorda il primo presepio allestito con mamma e papà, l’attesa gioiosa della Notte santa, l’interesse per le statuine nuove, che ogni anno - dipendendo dai nostri piccoli risparmi - popolavano con nuovi dettagli il presepio di casa? Quella Notte, lontana nel tempo, l’abbiamo sempre sentita vicina al cuore, più luminosa di tanti giorni oscurati dall’egoismo, dalla sofferenza, dalla guerra. È meraviglioso che l’evento più straordinario della storia della salvezza, che confonde ogni pensiero umano, si radichi negli orizzonti dell’infanzia, per il suo fascino, il suo mistero, la sua bontà. E anche quando la vita e gli eventi ci conducono su altre strade, lontano dall’infanzia, a Natale torna puntualmente la nostalgia dell’infanzia. Cari lettori, familiari e amici di “Missionari Saveriani”, in un’epoca in cui in tante parti del mondo l’infanzia è negata, contempliamo il Figlio di Dio fatto bambino e tutta l’umanità rinascerà! Buon Natale! Missionari Crocifisso del Saveriani beato Condi Ancona 2008 DICEMBRE PARMA 43100 PARMA PR - Viale S. Martino, 8 Tel. 0521 990011 - Fax 0521 990002 E-mail: [email protected] - C/c. postale 153437 Quando Dio entra nella vita Missionari congolesi: una sottrazione? Pierre è un giovane saveriano congolese, da poco arrivato in Italia per studiare teologia a Parma. Ci ha mandato questa riflessione sulla vocazione missionaria, che volentieri pubblichiamo. F a impressione veder partire dal Congo diversi giovani, generosi o privilegiati, che decidono di diventare missionari e di andare a predicare altrove il vangelo. Ma è proprio adesso il momento giusto? La repubblica democratica del Congo ha conosciuto conflitti armati e crisi politiche. Ci sono voluti grandi sforzi di tutti per uscirne, spingendo i belligeranti al negoziato e alla formazione di un governo unitario di transizione (2003), allo scopo di organizzare le elezioni (2006). Il risveglio c’è Oggi il Paese è dotato di isti- tuzioni elette democraticamente, anche se i recenti fatti nel nord Kivu sono preoccupanti e drammatici: sembra essere tornati indietro nel tempo. Però, tutti i cittadini congolesi sanno che ormai è il momento di contribuire alla ricostruzione. Sanno di doverlo fare e lo vogliono, specialmente i giovani. Fra questi, tanti riempiono le università, nelle facoltà di diritto, medicina, ingegneria, scienze politiche, economia, informatica, relazioni internazionali, pedagogia… Lo fanno soprattutto per rendersi utili. Tanti altri desiderano imparare mestieri artigianali o pratici. Qualcuno si arruola nell’esercito nazionale per difendere la popolazione; qualcun altro segue la linea del sindacato o della società civile per controllare le azioni dei governanti… Insomma, fra i giovani è in atto una mobilitazione generale - spontanea, imparata dalla storia - verso una crescita generale. Un’obiezione importante In questo clima, alcuni giovani “si sottraggono”, si ritirano dalla scena per prepararsi a diventare missionari. Tra qualche anno andranno via lontano, per l’evangelizzazione: in Bangladesh o in Ciad, in Italia o in Camerun, in Cina o in Usa, in Indonesia o nell’Amazzonia brasiliana. Vi chiederete: cosa vanno a fare e perché mai, quando c’è ancora tanto bisogno in casa propria? Un mio connazionale mi fa un’osservazione: “Non solo questi giovani mancano all’appello in un momento così importante, ma anche i missionari che li prendono sono abbastanza furbi nel sceglierli. Accolgono solo gli studenti più validi, coloro che sarebbero in grado di realizzare un’opera di valore per il Ci avete ricordato che... Grazie ai saveriani in Messico S iamo due giovani 30enni, sposati da due anni, che frequentano la casa dei missionari saveriani di Parma. Dopo aver visto partire tanti amici prima studenti e poi sacerdoti per le missioni, la scorsa estate ci siamo finalmente decisi a seguire un nostro amico saveriano René Casillas Barba, per partecipare alla sua ordinazione sacerdotale in Messico. Il nostro viaggio è durato un mese ed è stato grandioso! Abbiamo visitato il Messico centrosettentrionale, conoscendo tante persone che ci hanno ospitato e accolto come amici, visitando e soggiornando anche presso alcune comunità saveriane del Paese. Tra le varie comunità, la prima in cui siamo stati accolti è stata quella di Mazatlan, sull’oceano Pacifico. Ora, attraverso “Missionari Saveriani” desideriamo 8 ringraziare tutti i saveriani del Messico. Spirito, stile e motivazioni Cari saveriani di Mazatlan Juan Jorge, Ian, Lino, Raffaele e Arnaldo, vi ringraziamo per averci accolto e curato come fratelli, nonostante gli impegni gravosi che la vostra scuola comporta. Soprattutto vi ringraziamo per averci mostrato come realmente le missioni dovrebbero essere e come lo spirito e la voglia di “fare del mondo una sola famiglia”, anche dopo tanti anni di missione, rimangano inalterati. Abbiamo apprezzato tutto, e di ciascuno di voi abbiamo un ricordo particolare, un dettaglio, una collocazione all’interno della vostra comunità. Con noi avete condiviso anche la Messa comunitaria, che sapeva di casa e di famiglia. Ci siamo sempre immagina- Margherita e Raffaello, giovane coppia di sposi parmensi, con la comunità saveriana di Mazatlan in Messico PIERRE SHAMAVU, sx MARGHERITA e RAFFAELLO ti “le missioni” molto diverse dalla vita che noi conduciamo. Ma ora ci è molto più chiaro che non conta dove ci si trovi, quanto lontano dalle distrazioni del mondo occidentale si vada o che ruolo nella “nostra” missione siamo chiamati a ricoprire. Ciò che conta è lo spirito, il modo e soprattutto il perché. Ci siamo sentiti a casa Grazie per averci accompagnati a mangiare tacos e a bere una “birretta”; grazie per il caffé bevuto in compagnia... Insomma, grazie perché quando ora immagineremo le missioni penseremo a voi e alle parole del nostro amico p. René, che ci diceva: “Tranquilli, ora siete a casa!”. Così è stato per noi, ma credo sia così anche per tutte le persone che abbiamo visto salutarvi con affetto per strada; persone che come noi devono fare i conti con la vita di tutti i giorni, ma che anche grazie a voi sono consapevoli di non essere sole. Se esistono persone che, come i missionari, lasciano tutto per dedicarsi agli altri, questo significa che non siamo persone così cattive. Anche in noi c’è il fratello, c’è la casa e la famiglia. Ma grazie, per avercelo ricorda■ to. Padre Gabriele Cimarelli con i giovani congolesi studenti di filosofia a Bukavu, che si preparano a diventare missionari; Pierre è il secondo a destra, in piedi Congo”. Gli faccio presente che una buona selezione ci vuole, perché l’evangelizzazione è una cosa seria ed esigente! Ma il mio interlocutore in tutto questo vede comunque una “sottrazione”, uno spreco, per non dire un furto... Un’intrusione seducente In realtà, sulla scelta missionaria un giovane deve riflettere seduto - o magari in ginocchio - davanti al Crocefisso. Solo allora egli si renderà conto che c’è stato l’ingresso di Dio nei suoi progetti e nei doveri di coscienza verso la propria nazione. Questa “geniale improvvisata” di Dio ha sconvolto tutto, facendo perdere la testa e trascinando il cuore a un entusiasmo diverso: portare il vangelo ai lontani. In pratica, è come innamorarsi. Una partenza come questa, provocata da un’intrusione divina seducente e inaspettata, non è uno scherzo; non è neppure una pretesa, ma un sacrificarsi. D’altronde, “quando il mistero è così sovraccarico, non si osa disubbidire”, pensa l’aviatore di Saint Exupéry all’apparizione del piccolo principe nel deserto, a mille miglia da ogni abitazione umana, dopo aver richiesto il disegno di una pecora. E san Paolo scrive: ”Non è per me un vanto predicare il vangelo: è un dovere!”. Possano sempre esistere annunciatori del vangelo… anche africani e congolesi! ■ I MARTEDì DELLA MISSIONE in viale S. Martino 8 - Parma 16 dicembre, ore 21: lectio biblica di don Dario Vivian “L’amore-carità forma la chiesa” BUON NATALE... DA BAMBINO Il Natale ha qualcosa di magicamente semplice, quasi fanciullesco, in grado di vincere il cuore più indurito. Per questa sua dimensione da bambino, ha contrassegnato l’infanzia di ognuno di noi. Chi non ricorda il primo presepio allestito con mamma e papà, l’attesa gioiosa della Notte santa, l’interesse per le statuine nuove, che ogni anno - dipendendo dai nostri piccoli risparmi - popolavano con nuovi dettagli il presepio di casa? Quella Notte, lontana nel tempo, l’abbiamo sempre sentita vicina al cuore, più luminosa di tanti giorni oscurati dall’egoismo, dalla sofferenza, dalla guerra. È meraviglioso che l’evento più straordinario della storia della salvezza, che confonde ogni pensiero umano, si radichi negli orizzonti dell’infanzia, per il suo fascino, il suo mistero, la sua bontà. E anche quando la vita e gli eventi ci conducono su altre strade, lontano dall’infanzia, a Natale torna puntualmente la nostalgia dell’infanzia. Cari lettori, familiari e amici di “Missionari Saveriani”, in un’epoca in cui in tante parti del mondo l’infanzia è negata, contempliamo il Figlio di Dio fatto bambino e tutta l’umanità rinascerà! Buon Natale! Missionari Saveriani Crocifisso del di Parma beato Conforti, 2008 DICEMBRE PIACENZA 25121 BRESCIA BS - Via Piamarta, 9 Tel. 030 3772780 - Fax 030 3772781 E-mail: [email protected] - C/c. postale 216259 La Messa d’oro di p. Didonè L’uomo dalla disponibilità silenziosa P adre Romano Didonè, classe 1933, da ragazzo entra nella scuola apostolica dei saveriani a Vicenza. Tra i suoi formatori ha il servo di Dio p. Pietro Uccelli. Poi, segue tutta la trafila di studi che lo conduce al sacerdozio. Negli anni cinquanta i saveriani stavano ristrutturando la casa madre a Parma per renderla più spaziosa e funzionale. Perciò la sede della teologia era stata trasferita a Piacenza, dove lo studente Romano approda nel 1955. Guidato da p. Amato Dagnino (illuminato forgiatore di numerose generazioni di giovani saveriani), Romano riceve la formazione definitiva che lo prepara alla vita missionaria. L’impegno nello studio delle materie teologiche consentiva brevi ma intensi spazi per una preziosa presenza educativa tra i ragazzi che frequentavano le parrocchie della città. Nelle partite di calcio, si distingueva Romano in veste di ala scattante e veloce. Il 9 novembre del 1958 Terminati i lavori alla casa madre, i teologi sono rientrati a Parma nell’estate del 1958; e il 9 novembre, alla presenza del mitico superiore generale p. Giovanni Castelli, Romano è ordinato sacerdote da mons. Dante Battaglierin, insieme ad altri 19 giovani saveriani. Padre Romano si sente pronto per andare in missione, ma i superiori gli chiedono il sacrificio di donare qualche anno della sua attività in Italia e lo inviano alla comunità di Vicenza. Qui ritrova due suoi “commilitoni”, p. Cima e p. Zanchi, che come reclutatori vocazionali riempivano ogni anno la casa di ragazzi irrequieti che manifestavano un’inclinazione verso la vita missionaria. In casa certamente il lavoro non mancava. In Burundi e in Italia Finalmente, nel settembre del p. ETTORE FASOLINI, sx 1973, p. Romano ottiene il via libera per la partenza verso le terre africane: la meta è il Burundi. L’avventura africana non dura a lungo. Padre Romano è richiamato in Italia, per lavorare in varie comunità saveriane. Gli amici di Brescia lo incontrano per la prima volta nel settembre del 1992, quando i saveriani decidono di spostare le attività dello Csam (Centro saveriano di animazione missionaria) da Parma alla città Leonessa d’Italia. Da allora, p. Romano svolge in comunità il ruolo di economo: mille incombenze che adempie in silenzio, con scrupoloso impegno. La famiglia è grande (nove confratelli) e l’economo deve badare alla cucina, al mercato, al guardaroba, seguire il personale, ricevere gli ospiti (sempre numerosi, date le molteplici attività dello Csam). Senza dimenticare l’impegno richiesto dalla manutenzione della casa che è tanto grande! Il desiderio della missione “Grazie p. Romano, fratello mio” E ra il 1973 quando p. Romano giunse nella missione saveriana di Rumonge, in Burundi, dove la vita stentava a ridestarsi dopo l’eccidio e l’oppressione dell’anno prima. Fu una gioia ritrovarci dopo tanti anni trascorsi insieme sui banchi di scuola, a partire dal 1945, fino a quel mattino del novembre 1958 a Parma, quando insieme finalmente eravamo diventati preti per sempre. La missione a Rumonge In quei giorni, il nostro impegno era convincere la gente che la vita era ancora possibile, che nessuno poteva rapirci la speranza. Con p. Romano ci raccontavamo le nostre esperienze, soprattutto quelle che ci consentivano di vedere qualche spiraglio di luce: la donna liberata dietro nostre insistenze, i cristiani che lentamente riprendevano a vivere... All’inizio, p. Romano trascorreva le sue giornate tra lo studio della difficile lingua kirundi e le 8 La stima dei sacerdoti Quando le “carcasse” dei confratelli hanno bisogno di revisione e di cure (alcune non sono in buono stato!), ecco che p. Romano si attiva presso dottori e farmacisti con sorprendente sollecitudine e infinita pazienza. Un altro suo campo specifico sono i contatti con i sacerdoti che chiedono spesso collaborazione per l’apostolato nelle loro parrocchie. Padre Romano cerca di andare incontro a ogni richiesta con particolare attenzione. I sacerdoti del Bresciano e del Piacentino sanno che possono contare sul sostegno e la disponibili- tà dei saveriani. In particolare, p. Romano dedica tutti i sabati e le domeniche al servizio in qualche parrocchia. Altrettanta cura pone nel seguire con gratitudine e affetto la numerosa compagnia di amici e benefattori della comunità saveriana, attraverso lettere, telefonate e visite personali. Mi piace aggiungere che, a parte i periodi trascorsi insieme come studenti, in questi ultimi 16 anni vissuti con lui a Brescia, non ho mai sentito uscire una critica o un lamento dalla sua bocca. È proprio un uomo della discrezione, della disponibilità, del servizio. Grazie, p. Romano. ■ p. PIERGIORGIO LANARO, sx varie necessità della casa. Poi anche per lui cominciò la gioia dei primi safari… Ricordo la gioia con cui tornò dalla prima esperienza. Non mi disse molto, ma i suoi occhi bastavano a esprimere l’emozione: giungere alla fine della prima omelia, ripercorrendo le poche righe che sei riuscito a scrivere, con ore di fatica, è un’emozione forte. dal viaggio e trovavo la sua accoglienza fraterna. La gente trovava sempre la porta aperta e p. Romano disponibile per accogliere, ascoltare e consolare. Poi a me fu chiesto di guidare il centro catechetico diocesano, per cui dovetti andare altrove. Ma quell’amicizia serena e preziosa, la conservo nel cuore come una delle cose belle. Grazie, fratello mio. La sentinella della casa Poi giunse anche l’inatteso. Ricordo il giorno in cui trovai la jeep delle saveriane davanti casa. Teresa stava accanto a p. Romano. Lui era coricato e gemeva in silenzio. Un attacco cardiaco non lo aveva stroncato solo per il provvidenziale arrivo della suora infermiera. Dopo alcuni mesi di cura tornò: era grande il suo desiderio di missione. Ma dovemmo dividerci i compiti. Il suo fu quello di vegliare alla nostra casa. Ricordo la gioia di quei tempi, quando tornavo stanco “Ho imparato tanto...” Anche la saveriana Rosalinda Rocca ha un bel ricordo dei quattro anni vissuti con p. Piergiorgio e p. Alberto, fr. Lucio e p. Romano. “Era un quartetto speciale! La comunità di Rumonge era chiamata “Galilea delle genti”: un via vai di persone in cerca di aiuto, di pace, di sostegno per fuggire dalla paura e dalle vendette. In questa comunità ho imparato tanto. Padre Romano era economo della casa e seguiva i progetti nelle varie succursali con chiarezza e competenza. Nel suo ufficio sempre aperto, accoglieva e ascoltava tutti con rispetto, cercando di capire le varie situazioni difficili e intricate. La mia prima esperienza missionaria è stata segnata dal modo di accogliere e di ascoltare di padre Romano. Grazie di cuore”. (sr. Rosa■ linda Rocca) Da buon economo, p. Romano Didonè ha fatto i suoi conti: “365 giorni x 50 anni fa 18.250 giorni; al Signore e a voi tutti chiedo un po’ di misericordia e una preghiera perché possa percorrere il meno peggio possibile l’ultimo tratto della mia vita” Durante l’omelia del suo 50° di Messa, p. Romano ha detto: “Non esiste il giorno più bello della vita; è l’insieme di noi stessi che rende un giorno della vita il più bello. Guardiamo al nostro passato e pensiamo a un istante e a un altro e a un altro ancora: scopriremo che... la festa siamo tutti noi” P. Pierino Regazzoli ha celebrato il suo 50° di Messa nella basilica di Rivolta d’Adda BUON NATALE... DA BAMBINO Il Natale ha qualcosa di magicamente semplice, quasi fanciullesco, in grado di vincere il cuore più indurito. Per questa sua dimensione da bambino, ha contrassegnato l’infanzia di ognuno di noi. Chi non ricorda il primo presepio allestito con mamma e papà, l’attesa gioiosa della Notte santa, l’interesse per le statuine nuove, che ogni anno - dipendendo dai nostri piccoli risparmi - popolavano con nuovi dettagli il presepio di casa? Quella Notte, lontana nel tempo, l’abbiamo sempre sentita vicina al cuore, più luminosa di tanti giorni oscurati dall’egoismo, dalla sofferenza, dalla guerra. È meraviglioso che l’evento più straordinario della storia della salvezza, che confonde ogni pensiero umano, si radichi negli orizzonti dell’infanzia, per il suo fascino, il suo mistero, la sua bontà. E anche quando la vita e gli eventi ci conducono su altre strade, lontano dall’infanzia, a Natale torna puntualmente la nostalgia dell’infanzia. Cari lettori, familiari e amici di “Missionari Saveriani”, in un’epoca in cui in tante parti del mondo l’infanzia è negata, contempliamo il Figlio di Dio fatto bambino e tutta l’umanità rinascerà! Buon Natale! Missionari Crocifisso del beato Saveriani Conforti, 2008 DICEMBRE PIEMONTE e liguria 20033 DESIO MI - Via Don Milani, 2 Tel. 0362 630591 - Fax 0362 301980 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00358200 Ricordi di un caro amico Padre Mencarelli, la “ugola d’oro” Padre Nando Mencarelli, saveriano di Palazzo di Arcevia (AN), il 9 novembre ha celebrato 50 anni di sacerdozio missionario, nella casa madre di Parma, dove è in cura. Attraverso questa pagina, l’amico missionario p. Bertazza gli scrive una “letterina” di ...bei ricordi. Da leggere! C aro padre Nando, ci siamo conosciuti al liceo a Desio, nel 1951. Non ti piaceva lo sport, ma il canto: eri chiamato “ugola d’oro” per la tua voce da tenore, calda e suadente, educata alla scuola del maestro Ventura. Anche a Piacenza, dove abbiamo studiato teologia, ti vedevo indaffarato con colori e pennelli nel salone dove lavoravamo giorno e notte per allestire il presepio missionario. A Cremona, nella scuola apostolica Poi, da preti, ci siamo ritrovati nella scuola apostolica di Cremona. Ricordi quando andavamo nelle parrocchie a raccogliere i sacchetti di frumento sui quali c’era scritto “Pane per i missionari”? Eri animatore vocazionale, e avevi raccolto un buon gruppo di ragazzi visitando le scuole elementari. Alcuni sono diventati missionari e ti sono grati. Ammiravo la tua disponibilità di andare a svuotare i solai, salendo e scendendo per scalette impraticabili, chiamato da pie donne al caritatevole servizio. Eri sempre allegro e sorridente, anche se i vestiti erano sporchi e il volto bagnato di sudore, misto a ragnatele. Il venduto si trasformava in cibo per i nostri studenti. p. FRANCO BERTAZZA, sx Ricordi la discussione animata con il rettore p. Zotti che ti contestava la tua certezza che gli americani sarebbero sbarcati sulla luna? Quante volte avete ripetuto: “Ci vanno!” - “No, non ci vanno!”. Hai avuto ragione tu. Ma all’epoca, noi eravamo già in missione. Nel 1964 sei partito per l’Indonesia e l’anno seguente ti raggiunsi alle isole Mentawai: tu a Siberut e io a Sikakap. Ti ho visto in un filmato mentre cadevi nel fiume dalla canoa rovesciata. La tua vita missionaria me la descrivi nelle tue lettere che conservo ancora. Letterine tra amici missionari “Caro p. Franco, piove a catinelle. Sono solo in casa, perché gli altri sono in un lontano villaggio a portare a spasso il vescovo a visitare il suo... podere. Un missionario entusiasta Il 50° di Messa di p. Nando Mencarelli E ra l’agosto del 1994 quando varcavo per la prima volta la porta della casa dei saveriani di Ancona, in via del Castellano. Era l’inizio di un campo missionario per giovani che ha segnato la mia storia personale insieme alla famiglia dei saveriani. Ricordo il clima di accoglienza che respirai sin da subito e che mi catturò. 8 Sorridente e vitale A un certo punto, durante l’esplorazione di un ambiente del tutto nuovo, capitai in un grande salone al seminterrato. Inaspettatamente, lì ho trovato un simpatico signore, intento a dipingere dei grandi pannelli che raffiguravano la vita di mons. Guido Conforti, un nome che a me era sconosciuto fino a quel momento. Quel signore con i capelli grigi, l’inconfondibile pizzetto bianco e il pennello in mano, era padre Nando Mencarelli, che - ho poi scoperto - tutti chiamavano “Menca”. Con il passare del tempo ho imparato a conoscerlo bene, ma ricordo che da subito mi aveva colpito il suo sorriso e la sua serena vitalità. Probabilmente mi ha racconta- to qualcosa della sua missione in Indonesia e dei suoi viaggi in canoa. Una volta mi ha regalato un braccialetto, fatto con la scorza di un frutto locale e dipinto a mano con disegni tipici. Ogni volta che padre Nando ricordava la sua missione in Indonesia ne parlava con passione, con nostalgia, con affetto, con gioia e con grande entusiasmo. Quell’entusiasmo che era capace di trasmettere sempre, anche quando i suoi capelli sono diventati più bianchi. Meglio di una medicina! Chiunque entrasse nella casa Il sorriso contagioso di p. Nando Mencarelli ALESSANDRO ANDREOLI saveriana, padre Nando era lì, sorridente, sempre con la voglia di scherzare. Riusciva a farti ridere anche se eri giù. Era una vero missionario terapeutico! L’entusiasmo e la voglia di scherzare lo facevano star bene con tutti. Anche i giovani stavano bene con lui, nonostante la differenza di età. Due volte l’anno un bel gruppo di giovani si raduna nella casa saveriana di Ancona per vivere un’esperienza spirituale che chiamiamo “Tabor”. Padre Nando, quando poteva, era sempre presente ai nostri incontri, soprattutto quelli in cui si pregava insieme. In modo discreto, con la sua testimonianza era di grande aiuto a quei giovani che si interrogavano sul futuro della propria vita. Padre Nando è un grande missionario. Nella sua semplicità, sa dire la parola giusta e sa lasciare il segno. Questa è la testimonianza più vera: tutti coloro che in questi anni l’hanno conosciuto e frequentato, lo ricordano con grande affetto e gratitudine. Grazie, “Menca”! ■ Sono qui con una borsa d’acqua sulla pancia dolorante. Evviva le Mentawai! Nando”. “Carissimo, viva le Mentawai, e sempre più vive, ora che ci sei anche tu. Quando potremo rivederci? Grazie infinite… per la batteria revisionata, già sotto prova: vi ho attaccato subito la radio e la lampadina. Anche questo è un modo per portare la luce del vangelo ai poveri. Ancora una volta devo sommare il tuo bene per me… Nando”. “Carissimo, ho Una foto storica: p. Nando Mencarelli in impermeabile e sentito che a Si- cappello da legionario nella missione delle Mentawai kakap ci sono dei cambiamenti e anche per te sta le suore. Ricordami nella santa suonando l’ora del “parrokato” e Messa. Tuo, Nando”. come suddito provvisorio avrai il Preost (p. Pietro Grappoli). Io Non sei solo... sono stanco di fare il capo; si sta Sotto la veste scherzosa e iromeglio sudditi. Qui va tutto be- nica, comprendo la difficile vita ne, meno un fatale scontro con che hai vissuto a Siberut come il nuovo Tjamat (sindaco del missionario. Tornato in Italia, luogo), che mi ha minacciato hai continuato a darti da fare cocon lettera ufficiale di mandar- me animatore e rettore. Hai fatmi in Italia: ci andrei volentieri! to bene! Poi… la malattia, che Per ora, forse, partirà il Tjamat. ti accompagna ancora. Non sei Pensa: sono stato accusato di solo: ti accompagno anch’io nelessere un sobillatore; e non c’è la tua sofferenza. E soprattutto un tipo più calmo di me. Verrei a loro, il Padrone e la Padrona, ti trovarti, ma sono qui solo. Padre sorreggono sempre con amore. Caissutti sta dalla parte oppoMi unisco a te, per ringraziare sta dell’isola, nella foresta, tra i il buon Dio della tua vocazione di primitivi; mangerà sagu e vermi. “amministratore di una multiforIo preferisco le galline, i maiali- me grazia di Dio”. Grazie, felicini freschi e i dolci preparati dal- tazioni e un grande abbraccio. ■ BUON NATALE... DA BAMBINO Il Natale ha qualcosa di magicamente semplice, quasi fanciullesco, in grado di vincere il cuore più indurito. Per questa sua dimensione da bambino, ha contrassegnato l’infanzia di ognuno di noi. Chi non ricorda il primo presepio allestito con mamma e papà, l’attesa gioiosa della Notte santa, l’interesse per le statuine nuove, che ogni anno - dipendendo dai nostri piccoli risparmi - popolavano con nuovi dettagli il presepio di casa? Quella Notte, lontana nel tempo, l’abbiamo sempre sentita vicina al cuore, più luminosa di tanti giorni oscurati dall’egoismo, dalla sofferenza, dalla guerra. È meraviglioso che l’evento più straordinario della storia della salvezza, che confonde ogni pensiero umano, si radichi negli orizzonti dell’infanzia, per il suo fascino, il suo mistero, la sua bontà. E anche quando la vita e gli eventi ci conducono su altre strade, lontano dall’infanzia, a Natale torna puntualmente la nostalgia dell’infanzia. Cari lettori, familiari e amici di “Missionari Saveriani”, in un’epoca in cui in tante parti del mondo l’infanzia è negata, contempliamo il Figlio di Dio fatto bambino e tutta l’umanità rinascerà! Buon Natale! Missionari Crocifisso del beato ConSaveriani 2008 DICEMBRE PUGLIA 74100 LAMA TA - Via Tre Fontane, 15 Tel. 099 7773186 - Fax 099 7772558 E-mail: [email protected] - C/c. postale 10423747 Un saveriano... in tribunale Esperto di diritto canonico in Congo L e prime elezioni libere e democratiche della storia del Congo si sono tenute nel 2006, vinte da Joseph Kabila, che ha continuato a essere presidente del Paese. Nonostante ciò, le violenze e le uccisioni non sono mai cessate nella nostra regione. Tra guerre e guerriglie fino a oggi si contano quasi 5 milioni di vittime innocenti, in gran parte nella regione del Kivu che, come dimostrano anche i recenti avvenimenti, è sempre la pri- ma zona a essere attraversata dagli invasori. Tra guerre e povertà Generazioni intere sono nate e cresciute in un ambiente di violenza e corruzione, di guerre e guerriglie. I danni e le deformazioni sono evidenti a tutti i livelli di vita: materiale e morale, individuale e comunitario, familiare e sociale, e anche religioso. Tanti valori tradizionali sono stati calpestati e la meravigliosa p. PIO DE MATTIA, sx solidarietà africana è caduta in crisi profonda. Ne sono tristi conseguenze la delinquenza che è cresciuta enormemente, l’indifferenza davanti ai pericoli e alla sofferenza altrui, l’inarrestabile fenomeno della moltitudine di ragazzi di strada, il triste spettacolo della prostituzione, anche minorile e altro ancora. Per gran parte della popolazione, la povertà si è trasformata in miseria. Padre Pio De Mattia con un gruppetto di ragazzi recuperati dalla vita di strada a Bukavu, in Congo RD Non solo giudice La fatica del mio lavoro giudiziario, anche se tanto impegnativo, svanisce di fronte allo spettacolo di tante miserie umane e all’urgenza del lavoro apostolico che ci interpella in ogni momento. Esso è fat- Educare ai valori della pace Per allargare il cuore e la mente L a formazione ha un’importanza capitale nella costruzione della pace, sia in Congo sia nel mondo intero. Perciò la formazione è una dimensione essenziale e un impegno prioritario del nostro lavoro missionario e sociale. Una caratteristica della chiesa in Africa è quella di essere guidata prevalentemente dai laici. Poiché le nostre missioni sono geograficamente molto vaste e densamente popolate, da sempre siamo impegnati nella formazione dei nostri più stretti collaboratori, responsabili di tanti compiti ecclesiali. 8 Formazione civica e religiosa Tra i collaboratori ci sono i catechisti per i 4 anni di catecumenato in preparazione al battesimo e i catechisti che preparano i piccoli e gli adulti ai vari sacramenti, e specialmente al matrimonio. Poi ci sono i responsabili delle zone in cui è suddivisa la parrocchia, i responsabili delle comunità di base e della liturgia domenicale, i responsabili delle varie attività caritative e di sviluppo... Ci sono i responsabili dell’attività formativa dei giovani nei numerosi gruppi parrocchiali e nei villaggi, e gli insegnanti impegnati nella fitta rete di scuole cattoliche (materne, elementari, superiori e universitarie) che copre tutta la diocesi. Più che mai impellente, a causa dei tanti decenni di corruzione e violenza, è la formazione ai valori etici, sociali e democratici riguardanti la dignità della persona, i diritti umani, la giustizia e la pace, la ricerca e la difesa Il saveriano di Gioia del Colle (BA), missionario in Congo RD p. P. DE MATTIA, sx del bene comune, l’onestà e la solidarietà. Il nostro lavoro apostolico sarebbe molto carente se alla formazione religiosa non si affiancasse la formazione civica, in vista di un’educazione integrale delle persone, come credenti e come cittadini. Grazie Gregoriana! Gli anni trascorsi all’università Gregoriana mi hanno aiutato molto ad ampliare i miei interessi ecclesiali e a esplicitare le mie potenzialità. Mi hanno educato a cogliere l’essenziale delle problematiche e a esporle in un quadro razionale logico e coerente. Mi hanno anche qualificato per lo specifico lavoro che sto svolgendo in diocesi a favore delle coppie congolesi. L’università accoglie studenti di tutti i continenti, favorendo un’esperienza internazionale e di vera cattolicità. Il contatto con tanti professori di fama internazionale è stato arricchente. Gli studi sono stati interessanti e preziosi, perché motivati dalla finalità direttamente missionaria e apostolica, che costituisce la mia scelta di vita e alla quale de■ dico tutte le mie forze. Padre Pio De Mattia di Gioia del Colle (BA), fin dal 1973 si trova in Congo, nella regione del sud Kivu. Ha trascorso anche alcuni anni in Italia e si è specializzato in diritto canonico all’università Gregoriana. Con la sua qualifica giuridica cerca di venire incontro alle attese di tanti cristiani congolesi. Nel 2000 è stato nominato vicario giudiziale dell’arcidiocesi di Bukavu e dirige il tribunale diocesano in cui svolge la funzione di giudice unico. Grazie a questo lavoro, molti fedeli hanno potuto risolvere vari problemi matrimoniali e riprendere una normale vita cristiana. to non solo di evangelizzazione ma, ora più che mai, anche di promozione umana. In questi ultimi anni, ho cercato di contribuire alla soluzione di questi gravi problemi aprendo una casa di accoglienza per i ragazzi di strada e anche con la costruzione di una scuola materna, elementare e superiore per i ragazzi poveri del quartiere Nyawera a Bukavu. Lo “spettacolo” di tante violenze, corruzioni e ingiustizie suscita in me e nei miei confratelli missionari una voglia ancora più forte di difendere i deboli e i poveri, che sono i prediletti del Signore e del regno di Dio. La testimonianza dei martiri Debbo dire a gran voce che, se si sono evitate tante calamità alla popolazione congolese, specie nella regione del Kivu, è grazie all’impegno sempre vigoro- so della chiesa locale, che non ha mai mancato di far sentire la sua voce di condanna delle ingiustizie e di proposta dei valori etici e religiosi, per costruire una società più umana e vivibile. Inoltre, la chiesa è impegnata a proteggere chi è perseguitato e a soccorrere con aiuti di vario genere le tante vittime dell’oppressione. Ciò che ci sostiene nel nostro impegno per la giustizia e la pace è la testimonianza dei tanti martiri di cui è ricca la chiesa di Bukavu, a partire dall’arcivescovo gesuita mons. Munzihirwa, fucilato nel 1996 nei pressi della cattedrale, al suo successore mons. Kataliko, mandato in esilio e deceduto lontano dalla sua diocesi a Roma, e ai tanti preti locali, suore e laici che hanno dato generosamente la vita in difesa di questi valori. ■ (continua a lato) Tanti auguri a tutti voi Cari lettori e amici di “Missionari Saveriani”, in un’epoca in cui in tante parti del mondo l’infanzia è negata, contempliamo il Figlio di Dio fatto bambino. Buon Natale e felice 2009! la comunità saveriana di Taranto L'ANGOLO DEL SILENZIO / 23 OSTACOLI DA... SALTARE / 2 p. ANGELO BERTON, sx Con la seconda parte delle “norme di buon comportamento” si chiude la rubrica chiamata “L’angolo del silenzio”. Ci ritroveremo nel nuovo anno con delle novità, pronti a stupirvi con effetti speciali! Intanto ecco gli ultimi ostacoli del 2008 da… superare! 7. Il vittimismo - Appena ti accorgi di esserti sbagliato e cioè di esserti tirato clamorosamente la “zappa sui piedi”, frena l’orgoglio; davanti all’evidenza dei fatti, non gridare contro il tuo compagno di viaggio innocente: “Che cosa mi hai fatto?”. 8. L’infantilismo - Per abituarti a stare bene in piedi da solo, anche da adulto, non esigere di essere coccolato tutti i momenti, con accorgimenti futili, da bambino. Rifletti bene: sei una persona e non una bambola. 9. La pretesa - Quando ti si chiede qualcosa, sii generoso. Non metterti a sbuffare tre giorni prima di farlo, come se tu fossi una... partoriente. 10. La fissazione - Evita di rimanere fissato a spingere, a testa bassa, una porta sulla quale c’è scritto “Tirare”. 11. Il vanto - Tra meriti e difetti, che cosa hai tu da vantare o da rimproverare agli altri? L’uomo, nelle sue condizioni di Spirito incarnato, vestito di una natura debole e corrotta, non ha altro titolo da far valere sugli altri se non quello di dichiararsi bisognoso, come tutti, di perdono. 12. L’ago della bilancia - La realtà è che a fine mese tu, io e gli uomini di ogni latitudine, messi sulla bilancia uno a uno, tra meriti e difetti, finiamo per registrare tutti lo stesso peso… 2008 DICEMBRE REGGIO CALABRIA 89135 GALLICO SUPERIORE RC - Via Rimembranze Santuario Madonna della Grazia Tel. 0965 370304 - Fax 0965 373137 - E-mail: [email protected] - C/c. postale 10444891 Occasioni per condividere Un po’ di storia della missione... Pubblichiamo volentieri questa riflessione missionaria del saveriano pugliese p. Vito Scagliuso. tutti gli istituti missioQ uasi nari sono sorti nel 1800, alcuni come profetica espressione delle chiese locali (il Pime di Milano, per esempio), altri con caratteristiche più universali, come i saveriani, i comboniani eccetera. Erano approvati dalla Congregazione di “Propaganda Fide”. Gli istituti formavano e inviavano i nuovi apostoli, che si chiamavano proprio missionari apostolici. Sembrava allora che questi istituti sarebbero bastati ad assolvere al comando di Gesù: “Andate in tutto il mondo e annunciate il vangelo a ogni creatura...”. p. VITO SCAGLIUSO, sx Da “missioni” a diocesi Oggi sono considerate chiese locali la maggior parte di quelle che un tempo (prima del concilio Vaticano II) venivano chiamate ancora “missioni” gestite dagli ordini e dagli Istituti missionari. Questi istituti sono stati in realtà grandi fucine di apostoli del vangelo e hanno fondato in tutto il mondo comunità di cristiani, sull’esempio dei primi discepoli di Gesù, dei monaci e dei missionari itineranti dei primi secoli della cristianità. Le “missioni” erano affidate agli ordini o istituti missionari che le gestivano, con un mandato specifico di “Propaganda Fide”. Oggi, tutte queste “missioni” sono diventate “chiese locali” o diocesi, con la guida pastorale dei vescovi, organizzati in Conferenze episcopali nazionali. L’ultima “prelatura apostolica” sembra sia stata quella affidata ai saveriani ad Abaetetuba, in Amazzonia, che nel 1958 è diventata “diocesi” autonoma. Verso la maturità ecclesiale Ai nostri giorni è convinzione comune che tutta la chiesa sia missionaria e che i cristiani siano tutti missionari, almeno per vocazione. Esistono ancora e sono ancora necessari gli istituti missionari, ma il loro ruolo è diverso. I missionari non sono più fondatori di chiese, ma evangelizzatori a servizio delle varie diocesi nel mondo, soprattutto di quelle più giovani, sotto la guida dei vescovi locali. Fatti e ospiti d’autunno Immagini di una comunità vivace C on ottobre sono ripartite tutte le attività culturali: scuole, oratori, associazioni… E sono ricominciate anche le attività educative nel “Parco della mondialità”. La prima visita è stata quella della scuola materna di Catona. Nella foto, i piccoli con le loro belle divise in visita al parco per godersi un contatto vasto con la creazione: verde, animali quasi esotici, laghetti, grotte misteriose...; sempre assistiti e guidati dalle loro premurose educatrici. Quanto si sono di■ vertiti! p. MARIO GUERRA, sx Insomma, è stata una gran gazzarra disciplinata e meravigliosa, in una chiesa gremita di amici! Le vie del Signore sono infinite! Ai novelli sposi i nostri migliori auguri... missionari! ■ Quei vicini speciali Padre Vito Scagliuso come un “nonno” con il suo nipotino a Lungi, in Sierra Leone Queste giovani chiese cercano di diventare sempre più mature e autonome: formano i loro sacerdoti e laici, costruiscono i luoghi di culto e i seminari, gestiscono opere caritative e promozionali, si prendono cura pastorale delle comunità cristiane, promuovono l’evangelizzazione dei non cristiani. Spesso sono già capaci di inviare sacerdoti e religiosi come missionari in altre nazioni. Il vero movente è l’amore La crescita e la maturità delle chiese giovani dipendono anche da noi. Le “giornate missionarie” ci invitano non solo a pregare per i fratelli cristiani di queste nuove chiese e per tutti i popoli chiamati alla salvezza, ma anche a conoscerli e ad essere solidali con loro. Si tratta di realizzare un’autentica e feconda condivisione. Di ricchezze umane e culturali le chiese giovani ne hanno molte e desiderano condividerle con noi, nelle tante iniziative che le chiese - di qua e di là dei mari hanno cominciato a inventare per incontrarsi, conoscersi e aiutarsi. I gemellaggi, il volontariato, lo scambio di beni naturali per un commercio equo e solidale, le Onlus che si preoccupano di alcuni bisogni particolari, le visite alle chiese e ai missionari... hanno avuto un ruolo apprezzabile in questo processo di conoscenza e promozione reciproca. Le lacune e le ambiguità sono ancora molte. Ma se il vero movente è l’amore di Cristo, allora troveremo sicuramente la via giusta e i modi più consoni per testimoniare la condivisione cristiana con tutte le chiese e con tutti i popoli del mondo. ■ LA PIANTA DEL BUON AUGURIO p. M. GUERRA, sx Un matrimonio animato L’evento di maggior valore è stato certamente il matrimonio di due capi scout nel santuario: Sergio Polito e Caterina Basile. La cerimonia è stata presieduta da p. Giuseppe Calogero, giovane sacerdote già compagno di 8 Sergio e Caterina, novelli sposi seguono attenti l’omelia di p. Nicola Colasuonno scoutismo dei novelli sposi qui nel parco. È stato invitato anche p. Nicola Colasuonno, che ha valorizzato la cerimonia con la sua animata omelia: una piacevole caratteristica, apprezzata da tanti frequentatori del santuario durante la sua permanenza a Gallico per cinque anni. Un folto numero di compagni scout ha ravvivato la Messa con canti, suoni, stendardi e con le loro belle divise… Dalle gabbie del circo “Togni“ spunta una zebra Un’altra presenza curiosa è stata la visita del “Circo Togni”, che ha messo il tendone nel vasto piazzale davanti al santuario. Gli spettacoli con acrobati e animali di tutti i tipi hanno attirato molti spettatori. I clown hanno divertito i più piccoli… Insomma, ce n’era per tutti i gusti. A pensarci, è stata una vera presenza mondiale: cavalli e cani acrobati dall’Europa; zebre e struzzi dall’Africa; lama dal sud America; tigri dall’Asia. Una bella varietà internazionale e un vero spettacolo, che merita un ■ grande applauso! Tra tutte le piante, l’ulivo è certamente la più celebrata fin dai tempi antichi. Non poteva mancare nel “parco della mondialità” per il suo simbolismo e la sua celebrità terapeutica. È collocato “nell’orto degli ulivi”, ai bordi dei viali. Ovunque l’occhio del visitatore si posi, lo trova. L’ulivo ha un messaggio di pace che bene s’inquadra con la fratellanza umana, tema principale di questo parco educativo e religioso. Giunto il tempo della raccolta delle olive, gli addetti al lavoro si danno da fare, aiutati dalle ultime micro tecnologie di trasporto e diretti dall’infaticabile p. Ercole Marcelli. Il parco della mondialità ha tanto da donare a tutti i visitatori di ogni età! Anche durante le vacanze natalizie è possibile visitarlo. Provate a immergervi nella sua quiete, lontani dalla confusione e dal rumore... Vi aspettiamo! A tutti gli amici e lettori di “Missionari Saveriani”, con la benedizione del Signore, auguri per un santo Natale e un felice 2009 Missionari Saveriani di Gallico Raccolta delle olive al parco della mondialità di Gallico sotto la guida di p. Marcelli 2008 DICEMBRE ROMA 00165 ROMA RM - Via Aurelia, 287 Tel. 06 39366929 - Fax 06 39366925 E-mail: [email protected] - C/c. postale 45206000 La mia seconda Africa A San Paolo di Fondi come vice parroco lasciato l’Africa per assiH ostere la mamma bisognosa di cure. Con il consenso dei superiori, l’arcivescovo di Gaeta mi ha nominato a vice parroco a San Paolo, alla periferia della cittadina di Fondi. Per il momento la mia Africa è qui. Mi dicono che ci sono tante miserie e soprattutto c’è tanto bisogno di Cristo. È un’Africa diversa dalla prima, ma che ha bisogno ugualmente di missione, cioè di annuncio e testimonianza. Sono e resto missionario Sono missionario, consacrato alla missione per tutta la vita. Non metterò mai in dubbio questa mia vocazione. La mia vita è per la missione. Penso alla mia prima Africa e spero di tornarci presto, ma per ora vivo la mia consacrazione alla missione a Fondi, con lo stesso entusiasmo, e soprattutto con lo stesso spirito. Le avventure di tanti missiona- ri saveriani in Cina, in Indonesia e in Africa mi avevano talmente entusiasmato che dissi: “parto anch’io”. Il cammino della missione cominciò lì, con tanta voglia di andare tra le genti, lontano, per tutta la vita. Queste sono le caratteristiche della missione: uscire dal proprio paese, dalla propria cultura, dai propri affetti; andare presso i popoli che non conoscono ancora Gesù per spiegare chi è, nei modi che solo l’amore può suggerire, e per invitarli a seguirlo. Missione è anche consacrazione per tutta la vita, non per un certo periodo soltanto, ma come professione e donazione perenne. Un potenziale enorme Il concilio Vaticano II ha sottolineato in modo netto che “tutta la chiesa è missionaria”. La chiesa non può vivere senza la missione. E la missione è apertura verso i veri bisogni dell’umanità sofferente e malata. p. LUIGI LO STOCCO, sx Qui a San Paolo di Fondi sento che c’è questa apertura, grazie anche al parroco don Mariano che è responsabile della Caritas diocesana e regionale. Problemi come la povertà, la fame e tanti altri della società in cui viviamo sono parte integrante della missione. E poi, nel guardare tutte queste case popolari che circondano la parrocchia, dove vivono quasi seimila fedeli, penso che esse racchiudano un potenziale enorme di annuncio e soprattutto di testimonianza, di amore e di accoglienza da dare e da comunicare. La mia presenza e il mio ministero sacerdotale a San Paolo spero siano un aiuto per la chiesa locale, per le famiglie e per i tanti bambini e giovani, perché riscoprano il volto di Gesù e lo amino con tutto il cuore. Padre Luigi Lo Stocco con i bambini della parrocchia S. Paolo di Fondi dove temporaneamente lavora come vice parroco una vocazione speciale. Ci vuole “fegato” e forse anche un po’ di temerarietà per fare il missionario. Ma dobbiamo ricordarci che tutti siamo chiamati a essere missionari. Ciascuno nel proprio ambito deve essere missionario e annunciare la salvezza di Cristo Gesù. Dio, però, chiama con una vocazione “particolare” i giovani (uomini e donne), perché dedichino tutta la loro vita all’annuncio del vangelo, là dove ancora non lo conoscono. Oggi c’è tanto bisogno di avere giovani missionari. Le situazioni che noi viviamo esigono sempre di più la presenza di “veri” missionari. Presentandomi alla comunità cristiana di San Paolo a Fondi, lo scorso 28 settembre, ho detto: “Vengo dall’Africa, non perché sono fuggito o sono stanco. Vengo in mezzo a voi perché oggi la “mia Africa” siete voi, uomini e donne di questa parrocchia di San Paolo in cerca di Dio. Insieme lo troveremo, lo ameremo, lo pregheremo e testimonieremo la nostra fede in lui”. ■ Vocazione speciale La vocazione alla missione è Un ricordo per padre Fiore L’appuntamento a Montopoli di Sabina I l 18 ottobre scorso si è tenuto a Montopoli di Sabina il convegno annuale in memoria del saveriano p. Fiore D’Alessandri. È stata l’occasione per riflettere anche sulla missione in Burundi, dove il missionario ha lavorato e dove riposano i suoi resti mortali. A 17 anni dalla morte, fra i cittadini di Montopoli il ricordo del loro ex parroco è sempre vivo. Ora lo ricorda anche una lapide sul sagrato della chiesa parrocchiale, benedetta per l’occasione. I sostenitori del progetto “pro batwa” a favore dei pigmei - iniziato dallo stesso p. Fiore in Burundi e ora gestito dal vescovo di Muyinga mons. Joachim - sono sempre più generosi e coinvolti. Per i pigmei del Burundi Mons. Joachim, venuto a 8 Montopoli per la terza volta, ha mostrato le casette costruite a Gashuha con il contributo dell’associazione “Mani aperte” e la partecipazione attiva delle famiglie cui sono state assegnate, che hanno contribuito con la manodopera. Il contributo lavorativo fa apprezzare di più il dono ricevuto e rende le famiglie più attente al necessario mantenimento delle case. Don Methodio, sacerdote burundese docente all’università salesiana di Roma, ha parlato sulla situazione della scuola in Burundi. Infatti, nel progetto sosteniamo anche la scolarizzazione primaria e secondaria. Quest’anno l’associazione “Mani aperte” ha lanciato nelle scuole elementari e superiori della Sabina un concorso per un elaborato sulle condizioni Il parroco di Montopoli di Sabina, don Sebastiano Angeloni, con il vescovo del Burundi mons. Joachim e don Methodio, al convegno annuale in memoria di p. Fiore e a sostegno dei pigmei-batwa dott. ALVARO TOMASSETTI socio-culturali del Burundi e sui personaggi della Sabina che hanno svolto in Africa attività imprenditoriali, di volontariato e di evangelizzazione. Due vescovi con i bambini Nel pomeriggio, il parroco don Sebastiano Angeloni ha voluto che i bambini del catechismo incontrassero il vescovo del Burundi e il vescovo della Sabina mons. Lino. Insieme hanno assistito alla proiezione di un film biografico su p. Fiore, realizzato dall’associazione. Ha partecipato al convegno anche p. Gerardo Caglioni, un missionario saveriano che fu novizio insieme a p. Fiore. Già negli anni scorsi egli aveva partecipato ai nostri convegni ed è stato un piacere riaverlo tra noi e ascoltare le sue riflessioni sui nuovi modi di fare missione in Africa. Purtroppo era assente don Carmelo Cristiano, che ha pubblicato in forma di opuscoli i numerosi scritti di p. Fiore. Prima di recarsi in ospedale, aveva lasciato un messaggio che è stato letto all’inizio del convegno; poi dall’ospedale ci ha raggiunto per telefono, per salutare e incoraggiare tutti a proseguire nell’aiuto ai poveri, con spirito di carità ■ cristiana. I rettori delle quattro comunità internazionali di teologia a convegno con la direzione generale dei saveriani a Roma, dal 6 al 10 ottobre 2008. Da Parma p. Ulisse Zanoletti, da Yaoundé p. Paolo Tovo, da Manila p. Eugenio Pulcini, da Città del Messico p. Mario Gallia - rispettivamente rettori delle teologie in Europa, Africa, Asia e Americhe - hanno riflettuto insieme sul recente documento della chiesa, “Il servizio dell’autorità e l’obbedienza”. I rettori si sono sentiti incoraggiati nel loro servizio di formazione dei futuri missionari da inviare nei quattro continenti. SI ACCENDA QUEL FUOCO DIVINO... Cari amici, grazie per l’affetto che ci avete regalato lungo tutto l’anno. La vostra amicizia e preghiera sono un vero tesoro per noi. Con la vostra fraterna generosità Gesù ha operato tanti piccoli miracoli, beneficando molti nostri fratelli e sorelle nelle missioni sparse per il mondo. Ringraziamo il Padre Celeste che ci ha unito in un’unica missione per fare del mondo una sola famiglia. Siamo legati insieme dall’amore che Dio ha per noi. È sempre Lui che, per il vostro e il nostro amore, aiuta ed evangelizza, rende felici e dà speranza a tante anime nel mondo. Tutti questi nostri fratelli e sorelle oggi possono camminare nel viaggio della vita con maggiore fiducia. Anche grazie a voi, oggi il mondo è un po’ più felice e ha più speranza. Prossimi al santo Natale, gioiamo per la venuta di Gesù con tutta la creazione, che ci ripete l’eterno messaggio evangelico: Dio è amore! Vi auguriamo un santo e felice Natale. Gesù diceva che sentiva il fuoco ardere nel suo cuore e desiderava che si accendesse in tutto il mondo. Quel fuoco divino sia vivo in tutti noi, famiglia di Gesù in terra. Grati a Dio per il nuovo anno che ci dona, chiediamo la benedizione divina gli uni per gli altri: noi per le vostre famiglie, e voi per la nostra famiglia missionaria. Sia per tutti un anno di fraternità, come lo vogliono Gesù e Maria. Un affettuoso e riconoscente abbraccio fraterno, nello Spirito Santo, con tanti auguri! p. Ivano Marchesin Crocifisso e delcomunità beato Conforti, venerato nel di Roma 2008 DICEMBRE ROMAGNA 48100 S. PIETRO in VINCOLI RA - Via Angaia, 7 Tel. 0544 551009 - Fax 0544 551811 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13591482 Luca e Paolo, “iene” saveriane La visita di p. Torsani e fr. Mantellini si tratta dei due granN ondi santi di cui portano il nome e nemmeno dei due personaggi resi celebri da una trasmissione televisiva. Parliamo di due giovani saveriani romagnoli che sono stati nostri ospiti con le loro famiglie: p. Luca Torsani e fratel Paolo Mantellini. Incontrarli è stata una gioia Padre Luca è sempre stato molto impegnato, tanto che mi è stato difficile rintracciarlo; ma alla fine è venuto a trovarci con mamma e papà. Con fr. Paolo c’era anche don Emanuele che, insieme al compianto p. Arrigoni, è stato “responsabile” nella scelta di Paolo per diventare saveriano. Passare un paio d’ore insieme a loro è stata una vera gioia. Per quattro mesi Paolo è stato vicino alla mamma, felice di trovarlo ancora giovane, entusiasta e in buona salute. Numerose parrocchie l’hanno contattato per ascoltare la sua testimonianza missionaria. Il 19 ottobre ha predicato a S. Giuseppe Artigiano di Faenza; nell’omonima parrocchia di Forlì è stato invitato per un incontro serale con tutta la popolazione; lo stesso è successo nella parrocchia S. Pio X, invitato da don Emanuele. p. AGOSTINO CLEMENTINI, sx Ha parlato al clero diocesano radunato in seminario per il ritiro mensile e il 27 settembre don Angelo Bosi l’ha intervistato a “Video Regione” di Forlì. Una carica missionaria In un’e-mail, Paolo mi ha scritto: “A tanti ho avuto modo di raccontare e trasmettere la mia esperienza di cristiano e di missionario in Bangladesh. Mi sono rafforzato nelle motivazioni che servono per continuare a stare in Bangladesh. Ringrazio di cuore coloro che mi seguono e pregano per me: ne ho bisogno. Riparto per stare insieme A fine anno si è soliti fare un bilancio. Siamo convinti però che, come semplici operai nella vigna del Signore, ci convenga lasciare questo compito al Padrone, accontentandoci di ringraziarlo per averci chiamati a lavorare e… per quanto riusciamo a raccontare in questa pagina di dicembre. In ottobre abbiamo annunciato l’ordinazione sacerdotale di Luca Torsani; a novembre l’abbiamo raccontata; ora vi diciamo che è già al lavoro in Camerun. Anche Paolo Mantellini, arrivato dal Bangladesh, è ripartito riposato… dopo averci arricchiti con i suoi racconti missionari. Come avete letto il mese scorso, p. Arrigoni è tornato alla casa del Padre mettendoci nel cuore una preghiera: “Signore, dacci un clone di p. Arrigoni”. con altri confratelli e cristiani, seguendo Cristo là dove pochi lo conoscono”. Grazie, Paolo, la testimonianza della tua “carica missionaria” è di conforto a noi vecchi missionari. Ti saremo vicini perché, mentre ritorni rinvigorito a formare i giovani bengalesi, tu possa anche essere “contagioso” per qualche giovane di questa tua Romagna. Brevi di cronaca Ecco una sintesi delle altre visite ricevute nei mesi scorsi. A fine settembre abbiamo avuto come ospiti per gli esercizi spirituali due suore Mariste, Ivola e Andreina. Ci hanno detto di essersi trovate come a casa propria, rinunciando al silenzio prescritto nell’ora dei pasti pur di consumarli insieme. Del resto sono missionarie come noi… Tra i gruppi abbiamo avuto, come da tradizione, il Terz’ordine carmelitano, e la parrocchia dei Santi Giacomo e Giuda di Ravenna. Sono stati da noi anche i saveriani della procura delle missioni di Parma e i rettori delle comunità saveriane d’Italia, riuniti in convegno per programmare, pregare e riflettere con l’aiuto del missionario romagnolo della Consolata padre Francesco Pausa. ■ Padre Luca Torsani e fratel Paolo Mantellini (al centro) insieme ai genitori e ai saveriani della comunità di S. Pietro in Vincoli Padre Arrigoni, il “piccone” Ricordi del tempo a San Pietro in Vincoli il funerale a Parma, doD opo ve p. Giuseppe Arrigoni si 8 accogliente. Portano la sua firma il bel viale di accesso, il parco di pini con viali circolari, la pavimentazione del piazzale e dei vialetti del giardino, il capannone per incontri nel parco, ricavato da una vecchia conigliera. Anche all’interno della casa non c’è angolo in cui non abbia messo mano. p. A. CLEMENTINI, sx dimenticheranno quelli di Torre del Moro e nemmeno il nostro è spento il 29 settembre scorso, i Paolo Mantellini, che sulla baparenti e tanti amici hanno voluto ra ha potuto dirgli “grazie per dare l’ultimo saluto al missionala vocazione missionaria”. Don rio anche a Pioppa di Cesena, suo Mario Ricca gli avrà fatto festa paese natale. Sono state numeroin cielo per averlo trapiantato se le testimonianze su di lui, una da una parrocchia di Forlì a una migliore dell’altra; si aggiungono missione del Congo. a quelle già riportate su questa paAnche quando negli ultimi gina nel mese scorso. L’ossigeno come arredo due anni era malato, è stato un Padre Giuseppe era un “pic- “piccone” nell’affrontare con Mai con le mani in mano cone” anche come animatore consapevolezza e serenità quanPer conoscere p. Arrigoni bi- missionario nei gruppi parroc- to il Signore gli stava chiedendo, sognava avvicinarlo personal- chiali e con i giovani. Non lo testimone della vocazione mismente e non è facile racconsionaria nel portare la crotarlo. Lui stesso aveva sence, dando serenità a quanti tito il bisogno di descriversi lo avvicinavano, sacerdoti nel libro-diario “Zingaro di e laici, sempre disponibile Dio”, ripubblicato in “Aua riceverli. rora sul lago Tanganika”, Per questo aveva voluto sempre a cura dell’amico come suo studio la saletta Zavatti di Forlì. Io voglio dell’ingresso: pochi libri, limitarmi a ricordarlo come ma una scorta di bombolet“il piccone”, il nomignolo te di ossigeno erano il suo meritatosi in Africa e valido arredo. E solo quando il clianche per i sei anni durante ma non era più in grado di i quali era stato rettore delsostenerlo e a Parma poteva la comunità saveriana di S. usufruire di cure più intenPietro in Vincoli, dal giugno se, accettò il trasferimento. 1985 al giugno 1991. Anche se sulla sua bara Appena arrivato, infatti, abbiamo chiesto al Signosentì il bisogno di un’auto re di mandarci “un altro Arnuova per poter girare molto rigoni”, vorremmo che nel e di una… betoniera per le Anno 1978: p. Giuseppe Arrigoni gioca con una bam- frattempo egli continui a bina a Lubumba, in Congo; la foto è pubblicata sul tante cose da risistemare in picconare ancora questa sua libro “Aurora sul lago Tanganika”, casa, in modo da renderla più Romagna missionaria. ■ scritto da Pierantonio Zavatti di Forlì I rettori delle comunità saveriane d’Italia riuniti in convegno ascoltano l’intervento di p. Francesco Pausa, missionario romagnolo della Consolata IL “GRAZIE UNIVERSALE” DI P. ARRIGONI Grazie, o Dio, per avermi voluto dei Tuoi, come missionario. Grazie papà e mamma, per avere collaborato con Dio a darmi la vita, per avermi donato a Dio ed ai fratelli. Grazie, saveriani, per avermi accolto nella vostra famiglia. Grazie, giovani italiani e africani, per l’amicizia e la giovinezza che mi avete donato. Grazie a voi tutti, che mi avete accompagnato con le vostre preghiere e sofferenze. Grazie, a voi africani, che mi avete accolto nelle vostre povere dimore, come fratello e uomo di Dio. Grazie, a voi, che mi avete aiutato con la vostra amicizia e i vostri doni a fare tanto bene ai fratelli più poveri. (dal diario di p. Giuseppe Arrigoni) Al “grazie” di p. Arrigoni la comunità saveriana di S. Pietro in Vincoli unisce i più sinceri auguri a tutti i lettori, sostenitori e amici, per un Buon Natale e felice 2009! Missionari Saveriani di Romagna 2008 DICEMBRE SALERNO 84135 SALERNO SA - Via Fra G. Acquaviva, 4 Tel. 089 792051 - Fax 089 796284 E-mail: [email protected] - C/c. postale 00205849 In cammino con san Paolo “Ho respirato un’aria di calma” e il 12 di ottobre, per la L’ 11prima volta, ho partecipato a un ritiro in casa dei missionari saveriani di Salerno. L’esperienza è stata del tutto nuova per me. Al nostro arrivo, tra qualche imbarazzo che però se n’è andato abbastanza velocemente, abbiamo conosciuto quasi tutti i giovani che hanno preso parte alle giornate di raccoglimento. Ciò è avvenuto anche grazie a p. Alex e p. Stefano che ci hanno accolti molto calorosamente e ci hanno fatti subito inserire nella compagnia. Quando uno sa spiegare... Dopo le prove dei canti, che ci hanno introdotto nell’atmosfera di lode, abbiamo pregato insieme per prepararci ad ascoltare la Parola di Dio. Eugenie, una giovane che studia bibbia a Roma, ci ha letto e spiegato un brano delle lettere di san Paolo. Sono rimasta stupita, perché di solito a Messa prestavo poca attenzione a queste letture. Appena sentivo “dalla lettera a ...qualcuno”, iniziavo a distrarmi. Non riuscivo a capire chi diceva quelle parole né a cosa si riferissero concretamente. Invece Eugenie ci ha presentato san Paolo, ci ha spiegato i problemi che aveva avuto con la chiesa di Antiochia per voler testimoniare il Signore Gesù. La gioia di stare insieme Poi, dopo un’ottima cena, abbiamo partecipato alla ve- ESTER PIETTA glia di preghiera. La chiesa era molto accogliente e ho respirato un’aria di calma, come fosse uno spazio protetto dalla frenesia esterna. Questo mi ha aiutato a raccogliere le idee, a pregare nel silenzio interiore e a stare in intimità con Gesù. La mattina successiva la riflessione sulla bibbia è continuata in un clima più disteso e confidenziale. Infine è stata celebrata una bella Messa: ho avvertito la gioia di stare insieme e di pregare in modo coinvolgente. Di questa esperienza, oltre a un nuovo interesse per la bibbia, mi è rimasta la gioia di ritrovarmi con altri giovani per avvicinarmi a Gesù e camminare insie■ me a lui. Siamo arrivati a Salerno “La vita missionaria è davvero bella!” di Douala in CaA eroporto merun: ultima chiamata per il volo verso l’Europa. Dopo circa 6.000 chilometri arrivo a Parigi. Cambio di aereo e via verso l’Italia. Viaggio veloce fino a Roma e biglietto per Salerno, dove sono arrivato la sera di un sabato di settembre. Gioco di squadra Sono p. Oliviero Ferro, di origine piemontese, ma con il cuore aperto al mondo. Ho lavorato in Sardegna, Calabria, Congo e ultimamente in Camerun, nella nuova parrocchia saveriana San Giovanni Battista a Nefa - Bafoussam. Come bravi sportivi, i missionari devono andare a giocare dove la loro squadra si sposta. L’importante è giocare bene e, se possibile, cercare altri nuovi giocatori per la squadra di Dio. L’ingaggio non è molto alto, ma c’è la garanzia che l’allenatore - e anche... il Presidente - hanno piena fiducia nei giocatori. Farò del mio meglio Ora sono qui a Salerno e mi metto a disposizione per far conoscere a tutti la bellezza di essere missionari. In Africa mi sentivo a casa, come mi sento a casa qui a Salerno. Ogni giorno incontriamo tante persone che ci incoraggiano, ci stimano e ci vogliono bene. Vedo che qui arrivano tanti giovani. A loro voglio dire che è bello essere missionari e donare la vita per i fratelli. Ma, come p. OLIVIERO FERRO, sx gli atleti, bisogna allenarsi ogni giorno facendo del bene, facendo della propria vita un esempio di bene. Diceva il fondatore degli scout: “bisogna lasciare il mondo migliore di come l’abbiamo trovato; bisogna fare del nostro meglio”. Allora sarà più facile sentirci bene anche dentro. Per ora mi fermo qui. Vi ringrazio per l’accoglienza e sappiate che sono a disposizione per camminare insieme a voi sulle vie del mondo. ■ Padre Oliviero Ferro dal Camerun e p. Antonio Chiofi da Roma: forze fresche per la comunità saveriana di Salerno “Lo zelo è rimasto giovane” p. ANTONIO CHIOFI, sx I 8 l 3 settembre scorso sono arrivato nella comunità saveriana di Salemo. Sono nato a Cervara di Roma, 68 anni fa. Il grigiore di capelli e barba mi assegna senza sconti alla terza età. Ma vi assicuro che lo zelo della mia vocazione missionaria è ancora quello che avevo a 18 anni, quando mi votavo a questa nobile causa per la prima volta. Il 15 settembre ho celebrato 50 anni di vita religiosa. Non ho grandi esperienze missionarie da raccontare. Tranne la breve parentesi in Sierra Leone, ho sempre lavorato in diverse comunità saveriane in Italia, come economo, rettore e animatore missionario. Oggi sono in questa casa di Salerno con il ruolo di economo. Mi impegnerò al servizio della comunità e, come ci raccomanda il nostro fondatore Guido Conforti, mi sentirò solidale con la gente incarnandomi nel nuovo ambiente, mettendomi a disposizione della chiesa locale, sempre aperto al dialogo con tutti. ■ La saveriana Francesca Mura con alcune ragazze che hanno partecipato al ritiro spirituale presso i saveriani di Salerno Laici saveriani di nuovo in pista MIRKO SESSA C on l’autunno è ripreso il cammino del laicato saveriano di Salerno. Dopo qualche veloce incontro di programmazione, il 12 ottobre s’è tenuto il primo appuntamento mensile del nuovo anno. Ci si è ritrovati in tanti, con poche assenze “giustificate”, qualche atteso ritorno dopo un periodo più o meno lungo per una “pausa di riflessione” dettata da esigenze familiari, e con volti nuovi che sono una sfida per noi “vecchi”: testimoniare con la nostra vita un carisma e una storia di ormai 17 anni (il gruppo è nato a Salerno nel 1991). Aspettiamo anche te Il tema di riflessione della giornata è stata la lettera di Benedetto XVI per la Giornata missionaria mondiale, alla luce dell’esperienza missionaria di San Paolo: “Guai a me se non annuncio il vangelo”. Infatti quest’anno, in comunione con tutta la chiesa, ci faremo accompagnare nel nostro cammino formativo proprio dalle lettere dell’apostolo Paolo. La bella relazione di p. Benigno e il lavoro nei tre gruppi di riflessione ci hanno permesso di interrogarci sulla nostra capacità di presenza missionaria nei “luoghi” della nostra vita. Il pranzo, che non è mai solo una pausa necessaria, ci ha dato l’occasione per continuare la conoscenza reciproca con chi si è aggiunto e per rivivere un altro momento di famiglia per chi cammina insieme da tempo. La celebrazione dell’Eucaristia ha concluso la giornata. Il gruppo del laicato saveriano non è chiuso: c’è sempre posto. Per aggiungersi, basta contattare i missionari saveriani di Salerno. ■ Siete benvenuti! LE STELLE PER LA NOTTE SANTA In silenzio, una piccola stella muove i suoi primi passi fuori dalla sua nuvola. Apre gli occhi, pieni di meraviglia per tutto quello che vede per la prima volta. Non si è ancora abituata alla compagnia delle altre stelle. È un po’ timida. Forse ha paura. Ma si fa coraggio e manda un raggio di luce. Vuole fare amicizia; non vuole restare sola. Le altre amiche stelle le rispondono subito. - “Come mai siete così in movimento?”, chiede lei. - “Oggi - le rispondono - è un giorno importante. Guarda laggiù. Vedi quel paesino di nome Betlemme? Questa notte succederà una cosa speciale. Da lì comincerà un mondo nuovo. Vuoi aiutarci anche tu?”. - “Cosa posso fare io, che sono piccola e appena nata?”, chiede lei. - “Non ti preoccupare. Tante piccole luci fanno una grande luce. Ascoltaci bene”. E così cominciano a raccontarle tante cose. Tanto tempo era passato da quando una giovane donna, di nome Maria, assieme a Giuseppe avevano risposto “sì” a un angelo, mandato da Dio. Tante cose, attimi di vita. Eppure sembrava che accadesse ancora oggi, per la prima volta... La piccola stella ascoltava e pensava. Si chiedeva se a lei non fosse chiesto di fare qualcosa di speciale… Subito le arrivò la risposta. E si gettò veloce, allegra, giù, giù… Giocò in mezzo agli aranceti, arrivò sudata e felice, e si fermò qui, in mezzo a noi. Questo è il suo luminoso augurio di Buon Natale! Missionari Saveriani di Salerno 2008 DICEMBRE 22038 TAVERNERIO CO - Via Urago, 15 Tel. 031 426007 - Fax 031 360304 E-mail: [email protected] C/c. postale 267229; Banca Raiffeisen, Chiasso C/c.p. 69-452-6 TAVERNERIO Un ri-costruttore in Mozambico Intervista al “giramondo” p. Reghellin P adre Cesare Reghellin è nato a Schio (VI) nel 1951. Alla fine delle elementari, è “conquistato” da p. Palmiro Cima ed entra nella scuola apostolica di Vicenza. Frequenta il liceo a Tavernerio e studia teologia a Parma. Trascorre un anno in Indonesia, pensando che possa essere la sua futura missione, ma dopo l’ordinazione sacerdotale è destinato alla casa saveriana di Brescia come economo. Nel 1988 è inviato in Colombia. Tornato in patria, si specializza in teologia biblica e nel 1998 parte per il Mozambico, dove ancora svolge con entusiasmo la sua missione pastorale. In questi mesi è stato a Tavernerio e noi lo abbiamo intervistato. Perché il Mozambico? I saveriani brasiliani chiedevano una missione di lingua portoghese, per facilitare il loro apostolato. Il primo gruppo è arrivato in Mozambico nel 1998 e abbiamo iniziato l’apostolato alle dipendenze del vescovo locale, mons. Jaime. La guerra civile tra opposte fazioni politiche era finita, lasciando morte e distruzione nella popolazione e nelle infrastrutture. Sacerdoti ce n’erano? I cattolici hanno mantenuto sporadici contatti con la chiesa del Malawi dove, dopo un giorno di cammino, ricevevano le Ostie consacrate per dare l’Eucaristia ai membri delle comu- a cura di p. FRANCO BERTAZZA, sx nità. Vari catechisti avevano imparato a leggere e a scrivere copiando le letture bibliche. È stata la crescita di una chiesa animata dai laici. Cosa avete fatto? Abbiamo iniziato a ricostruire ciò che era rimasto nelle varie comunità cristiane, cominciando da Chemba, città abbandonata e distrutta da oltre 30 anni. Il vescovo ci chiese di ripristinare la scuola superiore. Per superare le difficoltà e ottenere dai direttori dell’Educazione il permesso di aprire scuole sono state organizzate delle vere “crociate”. Oggi sono loro stessi a chiedercelo. Oltre alla scuola di alfabetizzazione, la missione dirige una Avervi con noi è un piacere Un gruppo di amici dopo l’altro p. F. BERTAZZA, sx Gli amici svizzeri, che speriamo siano sempre più numerosi (in ginocchio, ci sono anche p. Franco e p Luigi). Grazie a tutti voi per la vostra disponibilità ad aiutare la comune causa missionaria. Siete scritti nel nostro cuore. La nostra casa è sempre aperta: venite spesso a trovarci! Padre Cesare Reghellin, jeans e scarpe da ginnastica, in visita alla comunità cristiana in un villaggio del Mozambico scuola superiore pre-universitaria con quattro convitti per gli studenti che vivono lontani dai centri scolastici. Come sta oggi il Mozambico? La stabilità politica, in una democrazia ancora fragile, ha favorito un rapido progresso: strade, acqua, energia elettrica, assistenza sanitaria, comunicazioni, trasporti... Grazie alla cooperazione svedese, abbiamo l’energia elettrica, una compagnia indiana sta ristabilendo la linea ferroviaria, c’è un progetto italiano per la fornitura dell’acqua alla città di Sena. Come avete contribuito? Ci siamo inseriti nel processo di crescita del Paese per ciò che ci riguarda. A Sena, crocevia di comunicazione tra Mozambico e Malawi, la parrocchia ha circa 30 comunità nel raggio di 80 chilometri. Abbiamo ricostruito la chiesa e creato un centro di formazione, che è a disposizione di tutti e per tutti i tipi di incontri. Avete un metodo educativo? Siamo convinti che “crescere” non sia questione di avere o di non avere. È necessario favorire la crescita totale delle persone, con diritti, doveri e con i suoi valori spesso sconosciuti. I mozambicani devono poter gestire tutte le novità che li invadono, senza rimanere disorientati o sopraffatti. I problemi più gravi? L’alimentazione e l’Aids, che colpisce il 30% della popolazione. La gente si accontenta della polenta, ma anche questa non è molta a causa della scarsità di piogge. La soluzione potrebbe essere l’irrigazione con le acque del fiume Zambesi. La Caritas di Spagna ha già effettuato uno “studio” sull’irrigazione. Speriamo sia realizzabile. Sei contento di ripartire? Certamente. Mi aspetta una nuova parrocchia al di là del fiume Zambesi, con una popolazione di 80mila abitanti. Desidero celebrare il Natale con loro e iniziare la missione il più presto possibile. Buone Natale, caro padre Cesare. Sii felice di donarti a Cristo tra la gente del Mozambico! ■ AUGURI PER UN SANTO NATALE Il sorriso dei partecipanti al ritiro annuale dei membri di “Rosa Mistica”, gruppo di preghiera da cui è nata l’associazione “Figli di Gesù sofferente”, che si occupa dell’assistenza ai disabili. 8 Il gruppone degli amici italiani. Quanta serenità e allegria… in attesa del pranzo! La vostra presenza manifesta chiaramente che volete ancora bene ai missionari, e altrettanto bene vi vogliamo noi. Grazie di essere venuti e vi aspettiamo ancora. Il Signore vi benedica! Qualche volta capita di chiedersi se sia ancora possibile salutare e augurare un “Felice Natale”. Sembra che qualcuno se ne abbia a male, e guarda con... sospetto! Per noi cristiani quel Natale deposto nella mangiatoia è la felicità del mondo. Se per felicità intendiamo pace e gioia, quel Bambino è la vera e unica pace, annunciata e cantata dagli angeli apparsi non ai ricchi e ai potenti, ma ai “pastori devoti”. Il Bambino della pace vi doni gioia e letizia lungo tutto l’anno nuovo, che desideriamo sia per tutti il più sereno possibile. È questo l’augurio più sincero che la comunità saveriana di Tavernerio rivolge a tutti voi, cari lettori e amici. Missionari Saveriani di Tavernerio 2008 DICEMBRE VICENZA 36100 VICENZA VI - Viale Trento, 119 Tel. 0444 288399 - Fax 0444 288376 E-mail: [email protected] - C/c. postale 13616362 Nostalgia, fra memoria e attesa Viale Trento, dopo 50 anni di sacerdozio dolcezza autunnale avU navolgeva quel tardo pome- riggio, mentre per la prima volta varcavo la soglia austera di viale Trento 140. Era il 20 settembre 1945. Mi ero alzato di buon mattino. Papà era al lavoro nel negozio, nonna mi attendeva in cucina: il sorriso che aveva illuminato la mia infanzia appariva come offuscato da una nebbia leggera. Mamma e io giungemmo a Monte Berico per il saluto alla nostra Madonna e poi entrammo nella grande casa dei saveriani. Per me era l’inizio di una vita nuova, in una nuova famiglia. Quel primo giorno... Ad accogliermi in un ambiente sconosciuto c’erano personaggi dai nomi strani: prefetto, vice- prefetto, rettore. Sui banchi scolastici sedevano tanti ragazzi come me, giunti da località diverse. Subito siamo diventati gli “apostolini”. Ci insegnarono a chiamarci con il massimo rispetto: con il cognome e alla terza persona; abolito il “voi” fascista ed escluso il “tu” confidenziale. Imparai, con una certa difficoltà, a scoprire luoghi e ore (tante!) in cui il silenzio era di rigore. La cena era ben diversa da quella succulenta della nonna. Venne il momento di andare a letto: uno stanzone, con due lunghe file di letti. Era proibito scambiare due parole con il compagno più vicino, mentre io a casa non mi addormentavo senza le rituali chiacchiere con i fratellini. Però ero felice: iniziava la lun- p. PIERGIORGIO LANARO, sx ga strada verso i paesi lontani che da tanto sognavo! “Varcare i mari, salvare un’anima... e poi morire”. I versi di Teofano Vénard mi cullavano nella notte. E mi accompagnarono a lungo, fino al mattino luminoso della prima Messa. Cinquant’anni fa! Una scuola di vita Tornare oggi in viale Trento non è facile; troppe cose sono mutate. La grande casa di un tempo, nota come “santa Croce”, ha cambiato nome: ora è l’istituto “Baronio”, una realtà ben diversa da quella di un tempo. Scomparse le file di “apostolini” davanti alle aule scolastiche; muta la campanella che scandiva i vari momenti della giornata. Rimane la nostalgia e la gratitudine di una stagione lontana, Un ri-costruttore in Mozambico Intervista al “giramondo” p. Reghellin P adre Cesare Reghellin, nato a Schio nel 1951, è stato “conquistato” da p. Palmiro Cima ed entra nella scuola apostolica di Vicenza. Dopo la teologia a Parma, trascorre un anno in Indonesia, pensando che possa essere la sua futura missione. Invece, è destinato alla casa saveriana di Brescia come economo. Nel 1988 è inviato in Colombia. Tornato in patria si specializza in teologia biblica e nel 1998 parte per il Mozambico, dove ancora svolge con entusiasmo la sua missione pastorale. Perché il Mozambico? I saveriani brasiliani chiedevano una missione di lingua portoghese, per facilitare il loro apostolato. Il primo gruppo è arrivato in Mozambico nel 1998 e abbiamo iniziato l’apostolato alle dipendenze del vescovo locale, mons. Jaime. La guerra civile tra opposte fazioni politiche era finita, lasciando morte e distruzione. Sacerdoti ce n’erano? I cattolici avevano mantenuto i contatti con la chiesa del Malawi dove, dopo un giorno di cammino, ricevevano le Ostie consacrate per dare l’Eucaristia ai membri delle comunità. Vari catechisti avevano imparato a leggere e a scrivere copiando le letture bibliche. È stata la crescita di una chiesa animata dai laici. Cosa avete fatto? Abbiamo iniziato a ricostruire ciò che era rimasto nelle varie cristianità, cominciando da Chemba, città abbandonata e distrutta da oltre 30 anni. Il vescovo ci chiese di ripristinare la scuola superiore con quattro convitti per studenti. Come sta oggi il Mozambico? La stabilità politica, in una democrazia ancora fragile, ha a cura di p. FRANCO BERTAZZA, sx favorito un rapido progresso: strade, acqua, energia elettrica, assistenza sanitaria, comunicazioni, trasporti... Grazie alla cooperazione svedese, abbiamo l’energia elettrica, una compagnia indiana sta ristabilendo la linea ferroviaria. Come avete contribuito? Ci siamo inseriti nel processo di crescita del Paese per ciò che ci riguarda. A Sena, crocevia di comunicazione tra Mozambico e Malawi, la parrocchia ha circa 30 comunità nel raggio di 80 chilometri. Abbiamo ricostruito la chiesa e creato un centro di formazione, che è a disposizione di tutti e per tutti i tipi di incontri. I problemi più gravi? L’alimentazione e l’Aids, che colpisce il 30% della popolazione. La gente si accontenta della polenta, ma anche questa non è molta a causa della scarsità di piogge. La soluzione potrebbe essere l’irrigazione con le acque del fiume Zambesi. Sei contento di ripartire? Certamente. Mi aspetta una nuova parrocchia al di là del fiume Zambesi con una popolazione di 80mila abitanti. Desidero celebrare il Natale con loro e iniziare la missione il più presto possibile. 8 Padre Cesare Reghellin in visita ai cristiani di un villaggio del Mozambico Buone Natale, caro padre Cesare. Sii felice di donarti a Cristo tra la gente del Mozambico! ■ Padre Piergiorgio Lanaro, saveriano di Santorso, con un catechista congolese quando il desiderio della missione lentamente divenne vocazione e scelta cosciente. Si stemperano nella nebbia autunnale anche certi ricordi di metodi pedagogici duri, che oggi non si usano più: tutto quel silenzio, quell’orario spezzettato, i castighi che fioccavano a ogni mancanza... Eppure mi rendo conto che in questi 40 anni d’Africa quella disciplina eccessiva e quel rigore non sono stati inutili. Mi hanno sostenuto quando bisognava stringere i denti e proseguire, quando la voglia di vivere sembrava scomparsa e serpeggiava il desiderio di lasciar cadere tutto. Tornava allora il desiderio di ritrovare attorno a me gli indimenticabili volti della mia infanzia, il sorriso di nonna Maria che sapeva consolare ogni tristezza. Con la speranza di Dio Saluto con affetto la casa saveriana di viale Trento, alla vigilia dell’ennesimo ritorno in Africa che è diventata la mia terra. In Congo oggi ci sono folle terrorizzate che fuggono, soldati sbandati divenuti predatori voraci, e mamme in pianto. Sono i figli di Dio alle prese con un’esistenza da sempre incerta, minacciata dalla disperazione: sono i fratelli poveri da sostenere e consolare. Signore, nel mio vaso di argilla deponi l’oro della tua speranza; fa che la mia voce riesca ad articolare le tue parole che creano la vita. Custodisci in me il desiderio di servirti, come in quei tempi lontani, quando facevi sentire la tua presenza nella vecchia scuola apostolica, davanti al canale in cui si specchia la torretta, che allora bastava a farci sognare. Accogli nella tua pace quei ragazzi di un tempo, i miei compagni di cordata, divenuti con me preti per sempre 50 anni fa, e già approdati nel tuo porto. Ci ritroveremo tutti insieme, con te e ■ con i tuoi amici. MARTEDÌ DELLA MISSIONE 13 gennaio - ore 20,30 presso i missionari saveriani di Vicenza: “Vangelo di pace” - Lectio su Ef. 2,13-20 con il biblista don Dario Vivian AUGURI PER UN NATALE SANTO Auguriamo a tutti gli amici e lettori un felice e sereno Natale. Vi saremo vicini con la nostra preghiera. Certo, non sono tempi facili quelli che stiamo vivendo, ma mentre siamo preoccupati per le nostre famiglie e comunità, allarghiamo il nostro sguardo attorno a noi e sul mondo. Sono tanti coloro che, anche vicino a noi, soffrono il freddo e la fame perché non hanno né casa né lavoro. Tanti nel mondo sono vittime di guerre e di violenze, dello sfruttamento che li ha costretti a lasciare le loro case e le loro terre. Per queste persone sarà un Natale triste. Allarghiamo il nostro cuore nella misura del cuore di Cristo. Passiamo il Natale nella semplicità degli affetti delle nostre famiglie, ringraziando Dio per la sua bontà, nel prodigarci tante cose buone, e preghiamo per la pace e la giustizia nel mondo. L’amore del Signore e la nostra fiducia in lui portino pace e gioia nelle nostre case. MissionariCrocifisso Saveriani del di Vicenza beato Confor- 2008 DICEMBRE ZELARINO 30174 ZELARINO VE - Via Visinoni, 16 Tel. 041 907261 - Fax 041 5460410 E-mail: [email protected] - C/c. postale 228304 Il missionario... scalatore “Ho detto sì a Dio per tutta la vita” C ari amici, mi faccio vivo dopo lungo tempo per condividere con voi alcuni aspetti della mia vita missionaria a Manila, nelle Filippine. Comincio raccontandovi una storia. Di chi è quella mano? Una maestra di prima elementare chiede ai suoi piccoli alunni di disegnare qualcosa che ricordi la gratitudine. Dopo pochi minuti, Felice si alza e consegna il suo disegno. Sul foglio è disegnata una mano. La maestra cerca di capire di chi sia quella mano. Anche i bambini vedono il disegno e iniziano a commentare: “Penso che sia la mano di Dio, che ci dona il cibo”. Un altro aggiunge: “È la mano di un contadino che alleva le galline”. Quando tutti i bambini tornano a tracciare i loro disegni, la maestra si avvicina a Felice e gli chiede: “A chi appartiene quella mano?”. “È la tua, maestra!”, risponde Felice. La maestra ricorda che alcune volte durante la ricreazione aveva preso per mano Felice. Era una cosa normale per lei e lo faceva con tutti i bambini. Ma quel gesto era per Felice davvero importante. Il mio “sì” definitivo Anch’io mi auguro di essere come quella maestra, cioè di essere ricordato dalla gente non SIMONE PICCOLO, sx per quello che posseggo e posso dare, ma per quello che sono. E quello che sono lo devo a Dio che mi ha chiamato alla vita, per mezzo dell’amore dei miei genitori, e a realizzarmi come missionario. Il Signore chiama ciascuno di noi a realizzare il progetto di vita che Egli immagina per noi. Mi sto avvicinando alla conclusione della mia formazione religiosa e missionaria. Il 29 novembre ho fatto la mia scelta definitiva: il “sì” detto a Dio il 6 gennaio 2004, alla presenza di molti di voi, è diventato un “sì” per tutta la vita. Il 3 dicembre, festa di san Francesco Saverio, sono ordinato diacono dal Collegamenti virtuali e spirituali L’incontro dei direttori missionari diocesani L a casa saveriana di Zelarino, posta vicino a un nodo autostradale che collega le province del Nordest, è un luogo ideale per incontri tra i responsabili delle varie realtà missionarie della zona. Infatti, ad eccezione delle province di Trento e Bolzano, tutte si trovano a meno di 150 chilometri e quindi, salvo problemi di traffico, la destinazione è facilmente raggiungibile. Quattro volte all’anno i direttori dei centri missionari delle 14 diocesi della zona si radunano qui volentieri, per scambiarsi esperienze e progetti per una migliore animazione missionaria delle nostre parrocchie e un maggior collegamento con i mis- sionari nelle diverse missioni. Blog e link, cliccare e chattare... L’incontro del 7 ottobre scorso si è trasformato in una lezione di scuola sui nuovi mezzi di comunicazione, in particolare internet. Da Roma è venuto come professore il missionario comboniano p. Giulio Albanese, organizzatore e primo direttore dell’agenzia MISNA, che ci tiene collegati, in tempo reale, con quanto accade nelle missioni, dato il collegamento diretto con sacerdoti, suore e laici missionari nelle varie nazioni. Abbiamo sentito parole nuove: blog, link, chattare, cliccare, sito... E poi anche fare rete Simone Piccolo con alcuni bambini in una delle periferie di Manila, nelle Filippine vescovo Tobias della diocesi di Novaliches, a Manila. Il Signore è stato molto buono con me. Il mio “grazie” va prima di tutto alla mia famiglia per il dono della vita e della fede. Ma questa fede si è nutrita della linfa proveniente dall’intera comunità cristiana della Gazzera: sacerdoti, suore e laici. E ringrazio la famiglia saveriana che mi ha accolto e si è presa cura di me, dandomi tutte le opportunità possibili per comprendere se davvero il Signore mi stava chiamando a questa vita. p. FRANCO LIZZIT, sx o mettersi in rete, ossia condividere idee e attività, via internet, per un arricchimento vicendevole e una maggiore efficacia del nostro lavoro. Padre Giulio ci ha detto chiaramente che i giovani sanno usare questi mezzi meglio di noi e in maniera anche più efficace. Con il loro aiuto si possono organizzare addirittura video-conferenze in diretta con i missionari. Si può immaginare quale effetto questo può avere per un’animazione missionaria più mirata e diretta! Naturalmente, unendo al collegamento virtuale di internet un collegamento spirituale, lo scopo della nostra attività è raggiun■ to molto meglio! Con il giusto... rapporto Non è tutto… rose e fiori. La vita è un viaggio che richiede fatica, sofferenza, sacrificio e amore. Ma dipende anche da come la si prende. Se devo scalare il monte Grappa in bicicletta, non posso affrontare la salita iniziale, che è molto dura, spendendo tutte le mie forze. Comincerò piano, con il cambio leggero, e cercherò di tenere duro, sapendo che la strada non sarà sempre così ripida e che poi si apriranno scenari nuovi, paesaggi che all’inizio nemmeno immaginavo. Per me questo è un momento in cui la strada sta spianando: posso voltarmi indietro a guardare il percorso fatto. Vedo che nei momenti di buio non sono mai rimasto solo; le difficoltà mi hanno fatto maturare nella fede e come uomo. Questi due ultimi aspetti si stanno saldando e diventando tutt’uno. Allora capisco un po’ di più le parole di Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”. Adesso, attraverso la mia vita, posso offrire agli altri il Signore che incontro nella preghiera, nell’Eucarestia e nella gente. Infatti, negli altri vedo il Signore; allo stesso tempo, agli altri porto anche Gesù, affinché la Buona Novella li realizzi pienamente nella loro personalità. Continuate a pregare per me: so che già lo fate, e ne sento tutti gli effetti. Vi dico solo che spero di vedervi personalmente, in primavera. ■ SERENITà E PACE A VOI ! Carlo Volpato, è un pensionato di Zelarino, che passa gran parte dell’anno vicino a Goma, in Congo. Vi ha costruito chilometri di acquedotto e ha fatto un centro sanitario ben attrezzato. Ora si occupa anche dei più poveri che non riescono a pagarsi ospedale e medicine e ha creato un fondo per aiutarli. Il gruppo missionario della parrocchia ha organizzato una cena missionaria per sostenerlo. Alla cena è arrivato anche Elia, un ...Gesù bambino, nato da genitori con il cuore missionario, che non potevano mancare all’appuntamento. Le bambine hanno lasciato i loro giochi per radunarsi attorno a lui e rendergli omaggio; c’era anche una piccola africana. E lui ha regalato loro tanti sorrisi. Con i migliori auguri di santità, serenità e pace, a tutti voi, alle vostre famiglie, agli amici e benefattori e al mondo intero, Buon Natale e Felice Anno ! Missionari Saveriani di Zelarino 25 ottobre: incontro degli animatori missionari (Suam) del Nordest, con la partecipazione di Saveriani, Comboniani, Consolata, Pime, missionarie Nsa e Comboniane: abbiamo parlato dei progetti da svolgere insieme durante l’anno, sotto lo sguardo del Saverio, patrono delle missioni. 8 I direttori dei centri missionari diocesani con mons. Pietro Brollo, vescovo di Udine, e (a destra) p. Giulio Albanese, esperto in comunicazione