Approccio integrato
interdisciplinare alla cura
del dolore del capo
A cura di:
Dr. Biagio Ciccone
Neurofisiopatologo
www.biagiociccone.it
“Se qualcosa affligge il paziente cefalalgico oltre alla cefalea
è il fatto di non essere ascoltato dal medico, ma osservato,
analizzato, imbottito di farmaci, spremuto ma non ascoltato”.
(Oliver Sacks)
"Stà a te educare te stesso e poi aiutare il tuo medico a
pianificare il tuo trattamento (o il trattamento per te).
Se tu ti siedi solo davanti al tuo medico e gli dici
"fammi stare meglio" ti stai solo preparando
per una grande quantità di dolore."
(dal forum di Mamma Lara di Alleanza Cefalalgici www.cefalea.it)
Storia mitologica della cefalea
La cefalea nasce nella mitologia greca. Si dice infatti
che Zeus, temendo la profezia di un oracolo, che affermava
che dalla sua unione con Meti sarebbe nata prima una figlia e
poi, se avesse Meti concepito di nuovo, sarebbe nato un
maschio destinato a detronizzare Zeus, la ingoiò.
Dopo un certo tempo però fu colpito da dolori atroci alla
testa. Allora Zeus ordinò al fabbro Efesto (Vulcano) di aprirgli
il capo con l'ascia. Efesto ubbidì e subito dalla testa di Zeus,
balzò fuori Athena (Minerva), tutta armata, con un potente
grido.
Il Santo protettore di chi soffre di mal di testa
Chi soffre di mal di testa suole definirlo un chiodo infisso
nel capo. Un dolore comunque sempre meno intenso e assai
più tollerabile di quello provocato dal colpo di roncola ricevuto
in testa da Pietro. San Pietro Martire fu un predicatore dei
Domenicani ucciso in questo modo atroce e proprio per quel
colpo al capo, egli è entrato a far parte dei protettori di chi
soffre di cefalea.”
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Cosa è la cefalea ?
Il “mal di testa” (cefalea) è senza dubbio la più
frequente forma di dolore che affligge il genere umano fin
dalle origini.
La cefalea non va trascurata perché, pur se raramente,
può essere il sintomo di gravi malattie.
La cefalea si dice secondaria se essa è la
conseguenza di una malattia e quindi in questo caso spesso il
mal di testa è solo un sintomo (è il caso di quando abbiamo
la febbre). Mentre, la cefalea si definisce primaria se il mal di
testa è esso stesso la malattia, ma non ha alla base una causa
evidente in quanto le visite e gli esami eseguiti sono normali (o
almeno sembra!!).
Quando si presentano numerosi e frequenti gli attacchi
di cefalea devono essere valutati dal medico specialista, che
saprà diagnosticare il tipo di cefalea e consigliare il
trattamento farmacologico più adatto.
Ognuno di noi, almeno una volta, ne ha sofferto: si
presenta come un dolore alla testa, diffuso o circoscritto,
pulsante o fisso, talvolta accompagnato da altri sintomi
(nausea, vomito, aumento della lacrimazione,
fotosensibilità). Questo stato spiacevole può durare da
qualche minuto fino a molte ore, ripresentandosi ad intervalli
regolari o soltanto sporadicamente, anche a distanza di molto
tempo.
La sensazione di dolore che si avverte è dovuta al fatto
che il cervello percepisce alcune anomalie a suo carico, dovute
a motivi non sempre conosciuti: l'ingrossamento dei vasi
sanguigni cerebrali, l'attivazione di alcune fibre nervose del
cranio o la contrazione di alcuni muscoli della testa, per fare
degli esempi comuni.
In altri casi la cefalea è provocata da alcuni stati
patologici, di cui è sintomo (cefalea secondaria), per cui la
cura del malessere primario attenua o fa scomparire anche il
mal di testa.
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La sensazione spiacevole di dolore dovuta alla cefalea
influisce negativamente anche sull'umore, sulle relazioni
interpersonali e sulla vita lavorativa: chi soffre di frequenti
mal di testa è più irritabile, ansioso e stressato rispetto alla
media delle altre persone, meno disponibile al contatto con gli
altri, più bisognoso di momenti di riposo e solitudine (il
silenzio e il buio sembrano attenuare il dolore) e meno attivo e
produttivo nello studio e nel lavoro, sia durante gli attacchi di
cefalea sia dopo (in conseguenza del dolore vissuto e
dell'ansia prodotta da un'eventuale nuova crisi).
L'interpretazione più frequente di chi è vicino ad un
malato di cefalea è quella di considerare la denuncia di questo
“male invisibile” come una scusa per non fare qualcosa di
dovuto.
Tutto questo dipende principalmente dal fatto che il
“mal di testa”, cioè un male che non si vede e non può essere
suscitato o inasprito toccando la parte dolente (salvo
effettuando un vivace scuotimento del capo), costituisce una
forma di dolore difficilmente documentabile e soprattutto
difficilmente comunicabile.
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Quanti tipi ci sono di mal di testa?
I numeri del mal di testa
Non ci sono dati univoci e uniformi per dire quante
persone soffrono nel mondo di mal di testa. I dati che abbiamo
sono diversi tra loro per paese, sesso, età e tipo di cefalea. Un
ulteriore problema è dato dal fatto che la prima vera
classificazione è del 1988 e da allora si è iniziato a raccogliere
dei dati. Complessivamente si sa che la cefalea colpisce
prevalentemente le donne, su tre persone che soffrono di
cefalea due sono donne e uno è uomo. Il 90% soffre di forme
primarie e di queste il 70-80% di cefalea tensiva, il 12-16% di
emicrania, il 2-3% di cefalea a grappolo e il restante di altre
forme primarie. Il 10% soffre di cefalee secondarie di varia
origine e natura. In Italia circa sei milioni di persone soffrono
di emicrania e circa due milioni di cefalea cronica con dolore
quotidiano.
La classificazione internazionale
Gli esperti mondiali di cefalea a partire dal 1988 hanno
distinto ben quattordici tipi diversi di mal di testa e vari
sottotipi per ognuno, definendo precisamente le
caratteristiche di ogni forma e le sue cause, al fine di costruire
un linguaggio comune per gli studiosi di tutto il mondo e per gli
specialisti cefalologi aiutandoli nel definire, con dei criteri
diagnostici molto restrittivi, la forma di mal di testa di cui
soffre quel paziente. L'ultima classificazione pubblicata risale
al 2004 (ICHD-2 2004). Nell'attuale classificazione ci sono i
due grandi gruppi di cefalee primarie, circa il 90% delle forme,
e di cefalee secondarie, circa il 10% delle forme di cui soffrono
i pazienti. Questa è l'attuale classificazione internazionale con
tutti i tipi di cefalea. Per dettagli e approfondimenti culturali è
possibile visitare il sito ufficiale www.ihs-classification.org/it/
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La classificazione ICHD-2 2004
Cefalee Primarie
1. Emicrania
2. Cefalea di tipo tensivo
3. Cefalea a grappolo ed altre cefalalgie trigeminali
autonomiche
4. Altre cefalee primarie
Cefalee Secondarie
5. Cefalea attribuita a trauma cranico e/o cervicale
6. Cefalea attribuita a disordini vascolari cranici o
cervicali
7. Cefalea attribuita a disordini intracranici non
vascolari
8. Cefalea attribuita all'uso di sostanze o alla loro
sospensione
9. Cefalea attribuita ad infezioni
10.Cefalea attribuita a disordini dell'omeostasi
11.Cefalea o dolore facciale associati a disordini del
cranio, collo, occhi, orecchi, naso, seni paranasali,
denti, bocca o altre strutture craniali o facciali
12.Cefalea attribuita a disordini psichiatrici
13.Nevralgie craniche e cause centrali di dolore
facciale
14.Altre cefalee, nevralgie craniche, dolore facciale
centrale o primario
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Le cefalee primarie
Vi sono vari tipi di cefalea primaria, che vengono distinti
a seconda del tipo di dolore, della sua durata, della sua
intensità e della sede.
Le forme più comuni di cefalee primarie sono:
la cefalea tensiva, l'emicrania e la cefalea a grappolo.
La cefalea tensiva
La cefalea tensiva rappresenta la forma più comune di
mal di testa, che esordisce tra i 14 e i 30 anni. Essa si
differenzia in una forma episodica, con meno di 15 giorni al
mese di mal di testa ed una cronica, con più di 15 giorni al
mese, fino al dolore quotidiano. Si manifesta con un dolore
diffuso al capo o prevalente in regione frontale, al centro della
testa o alla nuca, spesso bilateralmente, come una morsa o
come un peso; un senso di pesantezza, di sonnolenza, e
raramente di nausea, accompagnano le forme più gravi.
Certamente è una forma che risente molto della
predisposizione caratteriale del soggetto e del suo stile di vita.
Ecco perché le moderne terapie si avvalgono per la cura di
questo mal di testa di un approccio integrato interdisciplinare
con l'associazione della terapia farmacologica preventiva e
della terapia non farmacologica (psicoterapia, biofeedback e
chiropratica).
Le ipotesi recenti sull'origine di questa forma di cefalea
primaria, riferiscono di stress psicosociali, stress muscolari,
disturbi dell'umore come fattori di rischio e scatenanti.
Certamente è una forma che risente molto della
predisposizione caratteriale del soggetto e del suo stile di vita.
Si è evidenziato che, chi soffre di cefalea tensiva ha una
predisposizione per una soglia del dolore più bassa del
normale, per cui qualunque evento scatenante vissuto come
un disagio, si trasforma in forma di dolore, che ha il suo organo
bersaglio nella testa.
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La emicrania
L'emicrania colpisce prevalentemente le donne tra i 20
e i 40 anni, ma anche i bambini in età scolare. Essa si
differenzia in una forma senza aura e in una con aura cioè con
segni o sintomi che precedono l'attacco. Si manifesta con un
dolore, che prende solo un lato della testa, di forte intensità,
generalmente pulsante, i pazienti lo descrivono come un
martello che batte o come avere la testa che sta per
esplodere, si accompagna a nausea e vomito, fastidio alla
luce, ai rumori e a volte agli odori. E' peggiorato o si ripresenta
anche durante il ciclo mestruale, generalmente qualche
giorno prima e/o dopo.
Il paziente è infastidito dai rumori e dalla luce e trova
giovamento solo dal riposo a letto. C'è anche una forma rara di
emicrania che è preceduta da fenomeni visivi, o sensitivi o
motori detti AURA, di solito durano da 15 a massimo 60 minuti
e al loro termine compare la cefalea.
Certamente è una forma di cefalea altamente
invalidante, che compromette la vita sociale, affettiva e
lavorativa. Tuttavia la medicina in questo settore ha fatto
notevoli passi, realizzando specifici farmaci per la cura
dell'attacco di emicrania denominati triptani, (siamo alla terza
generazione di questi farmaci salva-dolore emicranico), ma il
passo fondamentale rimane la terapia di profilassi, che è
obbligatoria per chi ha più di tre giorni al mese di emicrania
o ne ha anche uno che duri più di un giorno.
Si ritiene che l'emicrania sia dovuta all'azione del
sistema trigemino vascolare, incendiato da vari fattori detti
scatenanti, che producono la contrazione e poi la successiva
dilatazione dei vasi sanguigni del cervello. Importante non
auto medicarsi ed evitare solo l'uso di antinfiammatori, per
non rischiare l'abuso e la trasformazione in una grave forma di
emicrania cronica.
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La cefalea a grappolo
E' la forma di mal di testa e quindi di dolore in assoluto
peggiore che un uomo possa patire, non a caso i francesi la
chiamano anche “cefalea da suicidio”, poiché un tempo alcuni
malati si procuravano autolesioni mortali al capo per il dolore.
Per fortuna è molto rara, colpisce infatti 1 persona su 1000 con
cefalea e 1 su 100.000 della popolazione generale, di questi
colpiti il rapporto maschio femmina è di 3 a 1, anche se si sta
assistendo ad un aumento di donne con cefalea a grappolo.
L'età di insorgenza della malattia è compresa tra i 20 e i 40
anni.
La cefalea a grappolo si divide in una forma episodica ed
una cronica. La forma episodica è fatta di attacchi in uno o più
periodi dell'anno, con un intervallo libero di benessere di
diversi mesi, durando da 30 a 60 giorni. La forma cronica è
invece presente tutto l'anno e tutti i giorni, al massimo con un
intervallo libero da crisi non superiore ad un mese. Entrambe
le forme si manifestano con un dolore violentissimo in regione
oculare, orbitaria, periorbitaria o temporale, solo ed
esclusivamente da un lato della testa e sempre dallo stesso
lato; il dolore è come una lama di un coltello che penetra nel
cranio, e si accompagna a lacrimazione dell'occhio,
arrossamento oculare, lieve chiusura dell'occhio dal lato
colpito, a volte sudorazione frontale, naso chiuso o che
gocciola, edema della palpebra. Il paziente è agitato e non
trova giovamento col riposo.
Gli attacchi hanno la caratteristica di insorgere sempre
nelle stesse ore del primo pomeriggio o della prima parte della
notte e si ripetono più volte nella stessa giornata fino a 8-10
volte.
Le ipotesi recenti sull'origine di questa forma di cefalea
primaria, riferiscono di un generatore nell'ipotalamo
posteriore (una parte profonda del nostro cervello deputata al
controllo della temperatura, centro della fame e della sete,
controllo della pressione arteriosa, di alcune emozioni, e sede
di rilascio di diversi ormoni importanti), che interagisce in
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modo anomalo con il controllo delle vie del dolore. Certamente
è una forma di cefalea altamente invalidante che
compromette la vita sociale, affettiva e lavorativa del
soggetto. Tuttavia oggi possediamo un farmaco specifico,
l'unico in grado di far passare il dolore in pochi secondi (il
sumatriptan sottocute).
Per la terapia di prevenzione, invece, vi sono diversi
farmaci da poter utilizzare con discreto successo, fino
all'ultimissima scoperta di uno stimolatore intracranico
ipotalamico, applicato SOLO a quei pazienti in cui ogni tipo di
terapia è risultata assolutamente inefficace.
"Cefalea a grappolo"
rappresentazione di JD Fletcher.
I pazienti descrivono il dolore come se
subissero pugni o pugnalate all'occhio.
10
Come si fa diagnosi di cefalea?
La diagnosi della cefalea, in qualsiasi delle sue forme
primarie (cioè come disturbo autonomo e non dipendente da
altre patologie) deriva dal colloquio che lo specialista esperto
effettua in assoluta collaborazione con il paziente. Il paziente
deve redigere il suo “diario della cefalea” (vedi allegato), la
cui stesura può aiutare sensibilmente il medico nel ricostruire
la frequenza, la durata e l'intensità degli attacchi, gli eventuali
sintomi a questi associati e il consumo di analgesici. E' il
termometro del mal di testa e verifica l'efficacia della
terapia.
Il paziente deve fornire anche dei dettagli riguardo ai
trattamenti farmacologici a cui si è già sottoposto ed al loro
grado di efficacia, dato che queste informazioni possono
aiutare il medico nella diagnosi e nella scelta della terapia più
idonea.
Durante l'incontro con il medico si parlerà certamente
anche di altri aspetti riguardanti il mal di testa, per cui è
importante che si faccia presente quanto gli attacchi di mal di
testa incidono sulla qualità della vita e sullo svolgimento delle
normali azioni quotidiane, come il lavoro, lo studio, lo sport, la
vita sociale e affettiva, oppure se alcune di queste attività
sono causa di mal di testa.
E' il paziente che aiuta il medico a porre la diagnosi
corretta se dice tutto sul suo problema e si libera da pregiudizi
e disinformazione.
Come fa il medico a essere sicuro di quale tipo di
cefalea soffre il paziente?
Il medico specialista esperto in cefalee fonda la
certezza della sua diagnosi innanzitutto sulle sue conoscenze
che sono alla base del suo operare, e quindi sui criteri
diagnostici forniti dalla classificazione internazionale delle
cefalee ove ad ogni forma di cefalea corrispondono dei sintomi
11
precisi. Poi ci sono gli elementi obiettivi della visita
neurologica e del colloquio, infine il medico si basa anche sulla
sua esperienza e sul risultato di alcuni esami diagnostici o
consulenze che ritiene utili far eseguire al paziente per
confermare e rafforzare la diagnosi ipotizzata.
In effetti ogni specialista si affida al metodo clinico,
cioè ad un processo logico attraverso il quale sulla base degli
elementi a disposizione, prima vengono formulate varie
ipotesi diagnostiche, poi sulla base dei segni, dei sintomi ed di
alcuni eventuali esami vengono confutate tutte le ipotesi di
diagnosi tranne una che rimane quella unica in grado di
corrispondere perfettamente e inconfutabilmente alla
diagnosi certa di cefalea primaria o secondaria e del suo
sottotipo. L'esame TAC o Risonanza Magnetica non sono
sempre necessari, spesso basta solo la corrispondenza dei
criteri diagnostici e l'assenza di segni e sintomi definiti di
allarme per porre diagnosi di cefalea come l'emicrania o la
cefalea tensiva. Tuttavia, a volte, si consiglia l'esame
strumentale anche per tranquillizzare di più il paziente, per
aumentare il rapporto di fiducia medico/paziente e per
rafforzare l'aderenza del paziente alla terapia prescritta dallo
specialista.
12
La comorbidità psichiatrica nelle cefalee
Con la parola comorbidità si intende la presenza
contemporanea in un soggetto di più patologie, che
concorrono insieme ad un disturbo.
Nel caso specifico delle cefalee per esempio esiste una
coesistenza e correlazione tra l'ipertensione e la cefalea
notturna inquadrabile in un unico disturbo la cefalea
ipertensiva; così come la presenza di disturbi dell'umore e mal
di testa frequente portano alla definizione di cefalea con
comorbidità psichiatrica/psicologica.
Una revisione di tutti gli studi trasversali, che hanno
valutato l'associazione tra emicrania e disturbi psichiatrici
secondo i criteri IHS (International Headache Society 2004)
per la diagnosi di cefalea e i criteri del DSM (Diagnostic and
Statistical Manual of Mental Disorders IV) per la diagnosi
psichiatrica, ha mostrato che i soggetti emicranici rispetto
ai non emicranici presentano un rischio più elevato di
Depressione Maggiore, Disturbo da Attacchi di Panico e Fobia.
In particolare uno studio di Breslau et al., effettuato nel 2003,
ha riscontrato che i soggetti con emicrania hanno un rischio
maggiore di sviluppare depressione nell'arco di due anni
(10,5%) se comparati con i soggetti non affetti da cefalea
(2%) e con quelli affetti da cefalea di tipo non emicranico
(5,1%); inoltre gli individui con depressione hanno una
probabilità significativamente più elevata di sviluppare
l'emicrania (9,3%) nello stesso periodo, se comparati con
quelli senza depressione (2,9%).
Nei pazienti con emicrania in cui si manifestano sia
disturbi d'ansia che disturbi depressivi, l'esordio dei disturbi
d'ansia precede quello dell'emicrania in circa l'80% dei casi,
mentre i disturbi depressivi sono gli ultimi ad esordire.
Per quanto riguarda, invece, la cefalea di tipo tensivo
alcuni studi hanno messo in evidenza come la comorbidità
psichiatrica sia maggiore nei pazienti con cefalea di tipo
tensivo cronica rispetto a quella episodica. Inoltre, nella
cefalea di tipo tensivo sono più frequenti i disturbi ansiosi
13
rispetto ai depressivi. Tra i primi quello diagnosticato più
frequentemente è l'ansia generalizzata.
Considerando l'influenza della frequenza delle crisi
cefalalgiche sulla comorbidità psichiatrica, sembra che
l'associazione con ansia e depressione sia nell'emicrania che
nella cefalea tensiva aumenti significativamente con
l'aumentare della frequenza delle crisi. Ecco perché i soggetti
con forma cronica di mal di testa, cioè che ne soffrono per più
di 15 giorni al mese, hanno quasi sempre anche un disturbo
dell'umore associato.
In conclusione il riscontro di comorbidità
psichiatrica/psicologica in pazienti con cefalea primaria
potrebbe peggiorare gli esiti della cefalea con una percentuale
di successo della cura inferiore rispetto ai pazienti che non
presentano alcun disturbo psichiatrico/psicologico, se non
trattati anche dal punto di vista psicologico.
Da qui l'importanza di valutare i pazienti con cefalea
anche da un punto di vista psicopatologico, di effettuare una
diagnosi precoce e di impostare un trattamento adeguato.
Cioè tutti i soggetti con mal di testa frequente nel mese
dovrebbero sottoporsi anche ad una valutazione dei fattori
di stress (valutazione psicofisiopatologica) al fine di una
scelta mirata e personalizzata della terapia farmacologica e
NON farmacologica da parte dello specialista e quindi di un
migliore risultato di cura.
14
La cura del mal di testa
Una Malattia è ciò che compromette il nostro stato
abituale di salute e che se prolungata nel tempo diventa
disabilitante. Pertanto, anche la cefalea è oggi realmente
definibile come una malattia, poiché essa in molti casi
peggiora la qualità della nostra vita. Il pz, che si presenta dal
medico lamentando cefalea, va innanzitutto attentamente
ascoltato, ne va raccolta la storia clinica e visitato. Sulla base
di ciò e dei criteri diagnostici della IHS del 2004 va formulata la
diagnosi e scelta la terapia, restituendo una qualità di vita
migliore.
Questo obiettivo è perseguito dal medico nella
consapevolezza, per il paziente, che le cefalee primarie
sono delle malattie generalmente croniche, quindi
curabili, ma scarsamente guaribili.
E' come avere l'ipertensione, il cardiologo ci prescrive
una terapia farmacologica quotidiana per tenere la pressione
sotto controllo, cioè cura la nostra ipertensione, ma non può
guarirla. Bisogna però riconoscere che negli ultimi dieci anni
abbiamo diverse armi per combattere il dolore del capo e le
forme più comuni di cefalea primaria. La ricerca medica ha
fatto numerose scoperte di cui beneficiano ogni giorno i
pazienti, basti pensare ai triptani farmaci specifici per l'attacco
di emicrania senza aura che sono stati introdotti all'inizio degli
anni novanta o gli antiepilettici di nuova generazione entrati in
uso a metà di questo decennio per la terapia di profilassi delle
forme croniche di cefalea, oppure metodiche non
farmacologiche come il biofeedback o l'agopuntura per alcune
forme di cefalea quotidiana. Quindi nella cura delle cefalee
dobbiamo distinguere la terapia in farmacologica e non
farmacologica. La terapia farmacologica a sua volta si
divide in terapia di profilassi e terapia sintomatica.
La terapia non farmacologica si distingue in due tipi con
vari sottotipi a seconda se le tecniche utilizzate facciano parte
della medicina convenzionale o di quella non
convenzionale.
15
Terapia sintomatica
La terapia sintomatica, come dice il nome stesso,
serve a gestire il sintomo dolore. Si usano i farmaci
analgesici e i triptani specifici per l'attacco dell'emicrania
e inefficaci sulle altre forme di cefalea. Ma la terapia
sintomatica non è la soluzione al problema anzi, come
spesso accade ai pazienti che si auto-medicano, la
terapia con analgesici diventa essa stessa il problema in
quanto trasforma forme acute di cefalea in forme
croniche con in più l'abuso di analgesici (consumo di duetre analgesici a settimana).
Terapia di profilassi
La terapia di profilassi è una terapia da fare tutti i
giorni, indipendentemente dalla presenza o meno di mal
di testa, che serve a ridurre il numero di giorni di cefalea
al mese di almeno il 50% rispetto a quando non la si fa, a
rendere più lievi le crisi di cefalea e più efficace la terapia
sintomatica utilizzata, riducendo il consumo di
analgesici.
E' questa la vera svolta nella cura delle cefalee
primarie e oggi abbiamo a disposizione diversi farmaci di
profilassi a seconda del tipo di cefalea.
La terapia è molto personalizzata in quanto
considera le condizioni generali del soggetto, i fattori
scatenanti l'attacco e le eventuali patologie associate in
quel soggetto o comorbidità.
La terapia di profilassi và necessariamente iniziata
in ogni paziente che ha almeno più di tre giorni al
mese di cefalea o ha due o tre crisi che durino però più
di due giorni ognuna.
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Per quanto tempo va fatta la terapia di profilassi?
Dalle evidenze scientifiche una terapia di profilassi deve
durare mediamente da sei a dodici mesi, da quando inizia a
funzionare, cioè da quando ha ridotto di almeno il 50% il
numero di giorni al mese di cefalea.
Dopo questo tempo bisogna valutare cosa produce la
sua graduale sospensione. L'ideale sarebbe riuscire a ridurre i
giorni di cefalea a tre o quattro al mese per poi beneficiare solo
della terapia di profilassi. Nelle casistiche internazionali
esistono tuttavia anche dei pazienti resistenti a qualsiasi
terapia di profilassi. Sono soprattutto quelli con forme di
cefalea quotidiana con o senza abuso di analgesici e quelli con
una o più comorbidità. Ecco perché l'associazione di una
terapia farmacologica di profilassi con una tecnica non
farmacologica di medicina convenzionale e/o non
convenzionale spesso, proprio nelle forme ad alta frequenza di
crisi mensili, rafforza l'efficacia e migliora il risultato della
cura.
Terapia di profilassi con tecniche
delle medicina convenzionale
E' una medicina senza farmaci, ma basata sull'utilizzo
di tecniche o metodiche riconosciute come efficaci dalla
medicina convenzionale, attraverso studi e pubblicazioni
scientifiche, che hanno dimostrato, su una popolazione di
persone, che soffre di quella patologia, la loro possibilità di
curare quel disturbo. Nel campo delle cefalee primarie
riportiamo alcune di quelle terapie non farmacologiche
convenzionali più accreditate da anni attraverso pubblicazioni
e lavori scientifici internazionali e che sono entrate anche nelle
linee guida di cura delle società scientifiche internazionali
delle cefalee.
Esse sono i trattamenti psicoterapeutici e il
biofeedback.
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Trattamenti psicoterapeutici
Nel momento in cui ci sono evidenze di un disturbo
emotivo che contribuisce, accompagnandolo, al disturbo
cefalalgico o che derivi da esso, è necessario indirizzare i
pazienti verso il trattamento psicoterapeutico in aggiunta al
trattamento farmacologico.
Nello specifico, per quei pazienti nei quali i fattori
psicologici come una depressione o l'ansia interferiscono con
le capacità funzionali, potrebbe essere indicata una
psicoterapia che aiuti a comprendere i meccanismi psicologici
coinvolti nel dolore e nella cefalea.
Scopo della psicoterapia è aiutare i pazienti a chiarire
come alcuni fattori psicologici possano essere correlati ai
sintomi somatici e nell'essere di supporto nell'identificare
strade appropriate e costruttive per superare questi problemi.
Come afferma Oliver Sacks, c'è una sola regola
fondamentale per quanto riguarda la terapia ed è quella che
bisogna sempre ascoltare il paziente, perché “se qualcosa
affligge il paziente cefalalgico oltre alla cefalea è il fatto di non
essere ascoltato dal medico, ma osservato, analizzato,
imbottito di farmaci, spremuto ma non ascoltato”.
Psicoterapia cognitiva
a cura della Dott.ssa Giacinta D'Otolo
Psicologa
Lo sviluppo della Psicoterapia Cognitiva è legato alla
necessità di fornire un fondamento scientifico al trattamento
psicologico dei disturbi mentali ed emotivi. Il termine
"cognitivo" fa riferimento in modo particolare all'importanza
data alle modalità di pensiero, di ragionamento, di conoscenza
di sé e di sé con gli altri.
La Psicoterapia Cognitiva si propone due obiettivi
principali. Il primo è quello di definire i tipi di pensiero il più
delle volte negativi e problematici (convinzioni disfunzionali,
18
pensieri automatici, distorsioni cognitive) che accompagnano
alcune emozioni (rabbia, tristezza, sconforto, paura). Il
secondo consiste nel cercare modalità alternative, più
funzionali, di affrontare le situazioni problematiche.
L'adozione di modalità di pensiero più costruttive conduce a
una modificazione dell'esperienza emozionale dolorosa.
La Psicoterapia Cognitiva risulta efficace (clinicamente
significativa) nel trattamento di alcuni disturbi mentali:
disturbi d'ansia, fobie, ossessioni-compulsioni, depressione,
disturbi del comportamento alimentare, disturbi di
personalità, disturbo d'abuso di sostanze, schizofrenia,
disturbi dell'età evolutiva.
Lo scopo della psicoterapia si basa sulla risoluzione dei
problemi psicologici concreti. Essa è orientata allo scopo, nel
senso che il terapeuta lavora insieme al paziente per stabilire
gli obiettivi della terapia, formulando una diagnosi e
concordando con il paziente stesso un piano di trattamento
che si adatti alle sue esigenze.
Uno dei compiti del terapeuta è individuare le tecniche
(di tipo cognitivo e comportamentale) più appropriate che
potranno aiutare il paziente a raggiungere gli obiettivi, mentre
uno dei compiti del paziente è impegnarsi durante gli incontri
e nella vita reale per seguire le indicazioni del terapeuta.
È una psicoterapia collaborativa in quanto paziente e
terapeuta cooperano per capire e sviluppare strategie che
possano indirizzare il soggetto alla risoluzione dei propri
problemi.
La Psicoterapia Cognitiva si presta a essere
scientificamente indagata, ed è quindi possibile la valutazione
dell'efficacia dell'intervento. Anche per queste ragioni, è
spesso associata al trattamento farmacologico e rappresenta
un aspetto strategico insostituibile come avviene nei
programmi complessi di riabilitazione psicosociale.
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Psicoterapia sistemico-relazionale
a cura della Dott.ssa Giovanna Griso
Psicologa/Psicoterapeuta
La psicoterapia ad indirizzo sistemico relazionale legge i problemi psicologici, i sintomi, le
difese, la struttura del carattere e della personalità
come dei fenomeni, all'interno di una relazione, che si
alimentano in un particolare contesto interattivo.
Parte dal presupposto che le relazioni interpersonali
hanno una grande influenza sullo stato di benessere o
malessere sperimentato da un individuo in un particolare
momento di vita. Modalità comunicative poco funzionali in
famiglia, in coppia o nei principali contesti sociali di
riferimento, possono contribuire ad alimentare uno stato di
disagio con gli altri e con se stessi.
Ogni contesto di riferimento può essere considerato un
"Sistema", ovvero un insieme di persone interagenti tra loro
e unite da legami affettivi che funzionano in virtù della loro
interdipendenza, dovuta in particolar modo alle "relazioni"
tra le parti e, in virtù di queste relazioni, il malessere, che
investe la persona, non è collegato alla presenza di "qualcosa
di sbagliato" dentro l'individuo stesso, ma fuori di esso:
ovvero il persistere di scambi comunicativi poco efficaci
all'interno del rapporto, sul quale ognuno ha delle
"responsabilità".
Secondo tale approccio, i sintomi e il disagio del singolo
individuo sono il risultato di un intersecarsi complesso tra
esperienza soggettiva, qualità delle relazioni interpersonali
più significative e capacità cognitive di autovalutazione della
propria situazione.
I sintomi di una persona, oltre ad esprimere in maniera
metaforica il conflitto psichico soggettivo, acquisiscono una
funzione precisa all'interno del sistema relazionale in cui
emergono.
La famiglia, intesa come il sistema vivente di
20
riferimento principale nell'esperienza emotiva di una persona,
è il primo contesto esperienziale all'interno del quale i sintomi
assumono una funzione precisa per il funzionamento
relazionale del gruppo di persone che ne fanno parte.
Riuscire ad utilizzare le proprie potenzialità
rappresenta un'opportunità di crescita personale all'interno di
un contesto terapeutico in cui la relazione diventa uno
strumento utile ed efficace per esprimere se stessi in modo
autentico e contrastare quel senso di inadeguatezza che, a
volte, alimenta in noi la percezione di essere "scollati "da noi
stessi e dalla nostra identità più profonda.
La Psicoterapia Sistemico Relazionale, proprio per la
sua attenzione alle relazioni tra persone, diventa un contesto
privilegiato per affrontare le problematiche personali e
interpersonali dell'individuo, della coppia e della famiglia.
Nello specifico la psicoterapia familiare che proponiamo nel
nostro ambulatorio è un'esperienza che mira a favorire nuove
possibilità e strategie di soluzione dei problemi familiari
attraverso la ricerca di nuove forme di comunicazione e
collaborazione tra i componenti della famiglia. Questo
percorso di ricerca e cambiamento, oltre a permettere una più
fluida espressione delle proprie esigenze personali, abbassa i
livelli di tensione e conflitto e contribuisce alla rinegoziaizone
di nuove regole più adeguate al momento di vita o alla fase di
transizione che la famiglia sta attraversando.
L'intervento psicoterapeutico ha come obiettivi finali, sia la
soluzione del problema (o del conflitto) presentato dalla
famiglia, che il benessere psicofisico di ciascun suo
componente.
La psicoterapia di coppia che proponiamo nel nostro
ambulatorio è un'esperienza che mira a favorire, tra i
partners, la possibilità di trovare nuove e più funzionali
modalità di ascolto reciproco e di espressione dei bisogni
personali, al fine di recuperare una forma di armonia nella
coppia, soprattutto nei casi in cui è presente un forte conflitto,
litigiosità, mancanza di fiducia e intimità, disaccordi sulla
gestione della vita familiare o di coppia, disagio nei rapporti
21
con la famiglia d'origine propria o del partner, depressione di
uno o entrambi i partners, disagio nell'area individuale ha,
come obiettivi finali, sia la soluzione del problema (o del
conflitto) presentato dai partners, che il benessere di ognuno
nella relazione di coppia, nel contesto di vita e rispettando le
esigenze reciproche.
Ognuno di questi approcci alla psicoterapia ottiene
cambiamenti significativi nei sintomi, nelle relazioni e sulla
personalità, permettendo una progressiva maturazione
emotiva attraverso il rapporto umano e l'attenzione ai
significati personali delle esperienze.
Biofeedback
a cura della Dott.ssa Giacinta D'Otolo
Psicologa
Il biofeedback è uno strumento che insegna a
modificare la propria fisiologia, al fine di migliorare la salute.
Alcuni sensori applicati sulla pelle, in modo non invasivo,
misurano e mostrano sul monitor di un computer informazioni
riguardo alla propria attività fisiologica (tensione muscolare,
conduttanza elettrica cutanea, temperatura periferica,
respirazione toracica e addominale, frequenza cardiaca, onde
cerebrali). Attraverso l'osservazione del funzionamento
fisiologico, la persona apprende a modificare volontariamente
il proprio stato psicofisiologico e a riportarlo in uno stato di
maggiore equilibrio. A questo consegue una riduzione dei
sintomi lamentati.
L'assunto di base nell'uso del biofeedback è che le
persone possano migliorare la propria salute e/o le proprie
prestazioni imparando ad autoregolare le proprie funzioni
corporee. Un training di biofeedback prevede generalmente
circa 10 sedute (da 4 a 15) ed è accompagnato da un
monitoraggio della sintomatologia in itinere e al termine
dell'intervento, al fine di valutare il raggiungimento dei
risultati.
Da una recente metanalisi (Nestoriuc Y. et al., 2008) il
22
biofeedback è stato valutato come efficace e con effetti
clinicamente significativi sia per la cefalea tensiva che per
l'emicrania. Il training biofeedback produce effetti stabili nel
tempo in quanto, ad un follow-up di 14 mesi, tali effetti hanno
dimostrato un completo mantenimento.
Il trattamento tramite biofeedback nell'emicrania e
nella cefalea tensiva risulta breve ed economico, richiedendo
una media di 11 sedute di 1 ora circa. Esso rappresenta un
trattamento globale in quanto ha un effetto positivo anche su
altre variabili, quali autoefficacia, livelli di ansia, depressione
e assunzione di farmaci.
Terapia di profilassi con tecniche
della medicina non-convenzionale
E' una medicina senza farmaci, basata sull'utilizzo di
tecniche o metodiche NON riconosciute però come efficaci
dalla medicina convenzionale e che non hanno spesso alla
base della loro efficacia studi o pubblicazioni scientifiche.
Nel campo delle cefalee primarie riportiamo alcune di
quelle terapie non farmacologiche NON convenzionali che
hanno maggiore diffusione e che molti pazienti riferiscono
come benefiche per la cefalea come l'agopuntura e la
chiropratica.
L'agopuntura
L'agopuntura è una tecnica terapeutica, che si prefigge
di promuovere la salute ed il benessere, mediante
l'inserimento di aghi in particolari punti del corpo, eseguita da
personale appositamente preparato. In Cina la pratica
dell'agopuntura risale al 2000 a.C e attualmente è una
componente della medicina tradizionale. Si tratta di un atto
eminentemente medico. In alcuni paesi non ci sono requisiti
legali riguardo all'istruzione degli operatori, e chiunque può
autoproclamarsi agopunturista, rendendo difficile discernere
l'effettivo valore delle licenze e dell'istruzione degli
agopunturisti. In Italia possono praticare l'agopuntura solo
23
medici e veterinari laureati. Chi la pratica senza questo
requisito commette un atto illegale, punibile penalmente.
Una ricerca pubblicata su Cochrane Library, la rivista della
Cochrane Collaboration, l´organizzazione che si occupa della
revisione critica degli studi clinici internazionali, riportata
dalla Bbc nel 2009, così come lavori pubblicati dal gruppo di
Torino sulle cefalee ha mostrato l'efficacia dell'agopuntura
nell'emicrania , ma solo per il periodo di trattamento. In effetti
al cessare dell'agopuntura spesso la cefalea ritorna.
Comunque rimane una possibilità per quelle forme croniche,
resistenti o dove non è possibile fare una terapia di profilassi.
Chiropratica
a cura del Dott Luca Vannetiello medico chirurgo- doctor of
chiropractic (USA) - www.drvannatiello.wordpress.com
La chiropratica è un professione sanitaria con un
ambiguo riconoscimento ufficiale in Italia, mentre nel
continente americano, in quasi tutta Europa e in molti paesi
del resto del mondo è una riconosciuta opzione terapeutica. La
laurea in chiropratica si consegue in tutti i Paesi dove c'è un
pieno riconoscimento, e i chiropratici non hanno (in genere)
una laurea in medicina e chirurgia; quello di dottore in
chiropratica è un titolo finito. In Italia la possono esercitare i
laureati in chiropratica medici o meno. La chiropratica è
argomento di ricerca scientifica da decenni ed è riconosciuta la
sua efficacia in numerose condizioni che riguardano la colonna
vertebrale e le grosse articolazioni.
Il chiropratico si occupa principalmente di
manipolazioni vertebrali; identifica, con l'esame della
colonna, le aree vertebrali che sono bloccate, immobili o a
ridotta mobilità. Il chiropratico chiama questo blocco
sublussazione vertebrale, i pazienti invece lo sentono come
rigidità, senso di peso, senso di fatica cronica, fino a dolore
manifesto, bruciore. Le sublussazioni vengono corrette con
manovre manuali fatte dal chiropratico, che sono quasi
sempre indolori.
Cefalea di origine vertebrale.
24
Se consideriamo una progressione di eventi, quando la
colonna cervicale è bloccata, in uno o più punti, i muscoli del
collo si indeboliscono via via sempre più e diventano rigidi. (la
stessa rigidità che il paziente riferisce). La muscolatura
cervicale si inserisce anche sul capo; se questa situazione è
mantenuta nel tempo, la rigidità e la tensione vengono
trasmesse anche alla testa. A questo quadro poi possono
aggiungersi nausea, senso di vertigine o vertigini conclamate,
suoni nelle orecchie, difficoltà a concentrarsi o altri problemi
che sono tipici delle cefalee e emicranie.
Per questo motivo è descritta una cefalea
muscolotensiva, o cervicogenica, proprio ad indicare un
meccanismo patologico ben descritto ben conosciuto e che
suggerisce anche l'area di intervento. Quando queste
condizioni si verificano, l'intervento chiropratico è uno
strumento molto efficace.
La cefalea, il dolore alla testa, il fastidio alla tesa sono
condizioni che rappresentano un rebus per il medico, le
variabili in gioco sono tantissime, quante le variabili della vita.
Quando uno dei tasselli è a carico della colonna vertebrale la
chiropratica è un'ottima soluzione.
25
Approccio integrato interdisciplinare
alla cura della cefalea
Considerando la comorbidità psicopatologica della
cefalea tensiva e dell'emicrania, risulta indispensabile
utilizzare con il paziente cefalalgico un approccio integrato
interdisciplinare, dove più specialisti prendono in carico il
paziente, ne curano oltre l'aspetto fisico anche l'aspetto
psicologico, considerando che l'uno non può prescindere
dall'altro. Ma è soprattutto fondamentale che, come avviene
nel nostro ambulatorio, questi diversi specialisti parlino tra di
loro, si comunichino in tempo reale le notizie relative al
paziente e ne facciano oggetto di costante e attenta
discussione comune interdisciplinare, con riunioni periodiche.
L'ambulatorio specialistico per lo studio, la diagnosi e la
cura delle cefalee ATHENA (resp. Dott. Biagio Ciccone),
propone un approccio integrato interdisciplinare, basato sulla
consapevolezza che la gestione della patologia cefalea debba
presupporre una diagnosi precisa, una sua corretta
comunicazione al paziente e l'elaborazione di un programma
terapeutico personalizzato, che consideri le patologie
coesistenti e la motivazione al trattamento del paziente stesso,
perché solo attraverso un'aderenza del paziente alla terapia
sono possibili dei risultati. Inoltre, l'ambulatorio segue le
indicazioni della ricerca internazionale sul trattamento e la
prevenzione della cefalea, tenendo conto dell'esperienza
medica italiana, delle abitudini di vita del nostro paese e dei
farmaci disponibili...
Medico
di famiglia
Altro
Specialista
Paziente
Psicologo
Neurologo
26
...La presenza, in e per l'ambulatorio, di più specialisti:
- medico neurofisiopatologo, esperto nella diagnosi e cura
delle cefalee;
- psicologa esperta nella terapia cognitivo/comportamentale,
in valutazioni psicodiagnostiche per bambini e adulti e nel
trattamento con biofeedback di pazienti adulti e bambini con
cefalea;
- psicologa/psicoterapeuta esperta nella terapia sistemico
relazionale e nella valutazione psicodiagnostica di pazienti
adulti e dell'età evolutiva con cefalea;
- medico chiropratico esperto in tecniche di manipolazione e
ginnastica per pazienti adulti con cefalea;
garantisce la scelta, per tutti i pazienti, di un percorso
terapeutico farmacologico e non farmacologico personalizzato
e corrispondente alle proprie motivazioni e inclinazioni.
In generale, il paziente contatta il medico specialista,
che lo incontra per l'inquadramento diagnostico e in caso di
presenza di comorbidità psicopatologica lo invia alla psicologa
per la valutazione dei fattori di stress.
Sulla base del confronto interdisciplinare tra medico
specialista e psicologa verrà stilato un piano di trattamento
individuale da sottoporre al paziente, che prevede una terapia
farmacologica e/o non farmacologica .
Nello specifico, la terapia non farmacologica si avvale di
tecniche di medicina convenzionale come la psicoterapia e il
biofeedback e tecniche della medicina non convenzionale
come la chiropratica .
Infine, sono previsti incontri di gruppo tra gli specialisti e i
pazienti aventi lo scopo di terapia educazionale per i pazienti
sulla loro malattia, con un approfondimento di tipo psico
–educativo (vedi Alleanza Cefalagici).
27
L’approccio integrato interdisciplinare alla
persona con cefalea è così schematizzato:
Diagnosi
· Colloquio clinico con lo specialista esperto in cefalee,
· Esame obiettivo neurologico,
·Corrispondenza dei sintomi con i criteri diagnostici della
classificazione delle cefalee ICHD II 2004
· Valutazione delle comordità organiche e/o psicologiche
consulenze esterne, esami strumentali, valutazione psicodiagnostica
· Formulazione della diagnosi definitiva con restituzione al paziente
del tipo di trattamento terapeutico necessario, dopo valutazione
interdisciplinare del caso
Terapia
Terapia farmacologica
a cura del medico
· Terapia di profilassi per ridurre le crisi
· Terapia sintomatica al bisogno per
trattare il dolore durante la crisi
Terapia non farmacologica
Convenzionale
a cura degli psicologi
·Psicoterapia sistemico relazionale
·Psicoterapia cognitivo comportamentale
·Biofeedback
Terapia non farmacologica
non Convenzionale
·Manipolazioni chiropratiche
·Esercizi rieducativi motori
Terapia educazionale
a cura dell'equipe
·Stile di vita
·Diario Cefalea
·Gruppo autoaiuto
·Incontri informativi/formativi Al.Ce
28
L'associazionismo: Alleanza Cefalalgici (Al.Ce.)
Alleanza Cefalalgici (Al.Ce. Group – CIRNA Foundation
Onlus) è un gruppo operativo della Fondazione Cirna costituito
da pazienti e medici che lavorano di concerto per migliorare la
qualità dell'assistenza e delle informazioni per i soggetti affetti
da “mal di testa”. Le pubblicazioni, il sito elettronico
(www.cefalea.it), i gruppi regionali consentono di interagire
con migliaia di pazienti cefalalgici, al fine di far conoscere le
conquiste scientifiche, le novità terapeutiche, i costi sociali
della malattia e le ripercussioni negative sulla qualità di vita
dei pazienti.
Il gruppo fa parte dell'Alleanza Internazionale
Cefalalgici (World Headache Alliance – WHA) sin dal 1999,
anno della sua costituzione, ed è socio fondatore della
European Headache Alliance (EHA), costituitasi nell'aprile
2006 per meglio sostenere le ragioni dei cefalalgici europei.
Cosa fa Al.Ce.?
Scopo principale di Al.Ce. Group è quello di diffondere
informazioni sulla cefalea per aiutare i pazienti a meglio
comprendere i propri disturbi, come anche la possibilità di
gestirli con trattamenti adeguati. I programmi educativi sono
rivolti anche al mondo dei “non cefalalgici”, cioè a coloro che, a
volte, non si rendono conto del perché un “semplice mal di
testa” possa interrompere una cena, una riunione, un esame.
Un'ulteriore finalità è quella di richiamare l'attenzione
di un numero sempre maggiore di persone e di istituzioni sui
bisogni dei cefalalgici. Al.Ce. collabora con i Centri Cefalee che
hanno l'accreditamento di qualità del CIRNA onlus (Network
Italiano Cefalee). I gruppi regionali sono aperti alle adesioni di
tutti i pazienti con cefalee e alle loro famiglie. Le iniziative
dell'Al.Ce. sono estese alle Comunità Italofone sparse nel
mondo. Dal 2001 Al.Ce. Group – CIRNA Foundation onlus
bandisce il concorso (prima letterario, poi fotografico)
“Cefalee in cerca d'autore”, un'iniziativa che intende offrire al
29
paziente cefalalgico l'opportunità di estrinsecare il proprio
problema attraverso un momento di creatività.
Dal 2002 il concorso è parte integrante de “La
Settimana della Cefalea – A Headache break”, un'occasione di
incontro tra chi soffre di cefalea e che studia e lavora
quotidianamente per curarla. Al.Ce. Group - CIRNA
Foundation onlus, in collaborazione con la Fondazione Istituto
Neurologico Mondino, si occupa attivamente di ricerca nel
campo delle cefalee a livello europeo dal 2007, essendo infatti
uno dei partner principali del progetto EuroLight, finanziato
dalla Comunità Europea e volto a valutare l'impatto della
cefalea sui vari aspetti della vita.
Come aderire ad Al.Ce
Dal 2008 l'adesione ad Alleanza Cefalalgici prevede una
quota associativa.
Tale adesione dà diritto alla lettura e al download
esclusivi delle pubblicazioni edite dalla Fondazione CIRNA
onlus:Cefalee Today e Confinia Cephalalgica. Oltre che alla
partecipazione a tutte le iniziative promosse dalle sedi
regionali. In particolare dal 2008 è attiva la sezione regionale
Campania (Al.Ce.Ca.) con i seguenti riferimenti :
Alleanza Cefalalgici (CIRNA Fondation ONLUS)
Sportello Regionale CAMPANIA
presso MF GROUP Medicina Futura,Via Alcide De
Gasperi, 25 80011 - Acerra (NA)
tel. 331.48.58.514 - e.mail: [email protected]
responsabile dott.ssa Teresa De Simone
30
Le attività scientifiche dell'ambulatorio Athena
1) XX Congresso nazionale SISC Roma 27-30 Settembre 2006,
Abstract: Effectiveness of integrated approach in the
prophylactic treatment of cronic tension cephalea; “The
Journal of Headache and Pain vol 7 n.4 of September 2006 p.
301;
2) XXVII Congresso Nazionale SIN Bari 14-18 Ottobre 2006,
Abstract: Effectiveness of integrated approach in the
prophylactic treatment of cronic tension cephalea;
“Neurological sciences” vol 27 October 2006 p. S317;
3) XXI Congresso nazionale SISC Pavia 26-29 Settembre 2007,
Abstract: Frequency of crises and pain: efficacy of the
integrated approach in patients suffering from chronic tensiontype headache following pharmacological prophylactic
therapy; “The Journal of Headache and Pain vol 8 suppl 2007
p. S66;
4) XXIV Congresso Nazionale della Società Italiana per lo Studio
delle Cefalee, Caserta 1/3 Ottobre 2010, Poster 12 La Cefalea
và a scuola, su Giornale delle cefalee, Anno VI – N. 1 Settembre
2010, pag 56;
5) XXIV Congresso Nazionale della Società Italiana per lo Studio
delle Cefalee, Caserta 1/3 Ottobre 2010, Poster 27 Gruppo di
auto aiuto per cefalalgici, su Giornale delle cefalee, Anno VI –
N. 1 Settembre 2010, pag 64-65;
31
DIARIO CEFALEA
Cognome
Nome
Data
ISTRUZIONI PER LA COMPILAZIONE DEL DIARIO DELLA CEFALEA
Il settore A , posto nella parte superiore della pagina, rappresenta un mese:
- in orizzontale sono indicati i giorni del mese
- in verticale, su sfondo scuro, sono indicate le ore del giorno
- mese e anno vanno precisati in alto a sinistra. Le ore di cefalea (ogni ora corrisponde ad un
quadratino) vanno segnate con la stessa simbologia riportata in fondo alla pagina.
Quindi: - se la cefalea è lieve (infastidisce, ma non limita le normali attività) si segna con 1
- se la cefalea è media (limita le normali attività) si segna con 2
- se la cefalea è forte (impedisce le normali attività) si segna con 3
Sotto si trova una striscia orizzontale di quadratini B su cui devono essere riportati i giorni
del ciclo mestruale.
Sotto ancora si trova il settore C sul quale:
- in orizzontale, sulla prima riga, sono indicati i giorni del mese;
- in verticale, sulla prima colonna a sinistra si trovano dei rettangoli azzurri su cui deve
essere riportato, una sola volta per ciascun farmaco, il nome del farmaco stesso nella forma
assunta (c=compressa; supp=supposta; bust=bustina; spray=inalazione; f=fiala) in
corrispondenza dell’attacco di cefalea. Poi, nei rettangolini verticali corrispondenti ai
giorni durante i quali si presenta l’attacco di cefalea, si deve indicare il numero di dosi
assunte in occasione dell’attacco stesso. Sull’ultima colonna di destra si riportano a fine
mese, la somma totale (TOT) delle dosi di ciascun farmaco usato.
Segue in D la dicitura “Eventuali effetti indesiderati della cura”: in corrispondenza vanno
descritti eventuali effetti indesiderati.
In fondo alla pagina, in corrispondenza di E sono riportati 3 quadratini:
1 Lieve______ 2 Medio______ 3 Forte______
A fianco di ciascun quadratino va riportato, a fine mese, il numero totale di ore di cefalea di
corrispondente intensità annotate nella pagina.
ESEMPIO
Nella pagina a fianco è indicato il seguente esempio: il giorno 5 del mese la paziente ha
presentato alle ore 6:00 un attacco di cefalea della durata di 5 ore, lieve nelle prime 2 ore,
medio nella terza ora e forte nelle ultime due ore, per cui la paziente ha assunto 1 compressa
di Faben* e 1 compressa di Antidol*. Il giorno 20 la paziente ha presentato alle ore 12:00 un
secondo attacco della durata di 4 ore, lieve nella prima ora, medio nelle altre, per cui ha
assunto 2 compresse di Faben*. La paziente ha avuto il ciclo mestruale dal 5/5 al 9/5 del
mese.
ESERCIZIO DA ESEGUIRE
Indicare nella stessa pagina il seguente caso: il giorno 31 maggio 2000 la paziente presenta
dalle ore 11:00 un attacco di cefalea della durata di 4 ore, lieve nella prima ora, medio nella
seconda e terza, forte nella quarta, per cui assume una compressa di Faben* e 2 bustine di
Nomal*. Nel mese la paziente ha avuto, oltre a questo attacco, quelli dei giorni 5 e 20 degli
esempi già segnati. Riportare in C , sull’ultima colonna di destra (TOT) la somma totali
delle dosi di ciascuno dei farmaci usati. Riportare in E il numero totale di ore di cefalea di
corrispondente intensità.
*Nomi di fantasia
Esempio
Giorni
MESE/ANNO
1
A
Ore
2 3 4 5
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
6 7
8
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
1
2
3
1
1
2 3 4 5
6 7
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
8
B
Indicare con crocetta i giorni di mestruazione.
FARMACO
2 3 4 5
1
Faben*c
1
Antidol*supp
1
6 7
8
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 TOT.
C
D
E
TOTALE ORE
1
Lieve
2
Medio
3
Forte
B
A
Ore
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
2 3 4 5
2 3 4 5
6 7
6 7
8
8
Giorni
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
Indicare con crocetta i giorni di mestruazione.
1
1
MESE/ANNO
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
E
D
C
1
TOTALE ORE
FARMACO
1
Lieve
2 3 4 5
6 7
2
8
Medio
3
Forte
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 TOT.
B
A
Ore
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
2 3 4 5
2 3 4 5
6 7
6 7
8
8
Giorni
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
Indicare con crocetta i giorni di mestruazione.
1
1
MESE/ANNO
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
E
D
C
1
TOTALE ORE
FARMACO
1
Lieve
2 3 4 5
6 7
2
8
Medio
3
Forte
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 TOT.
B
A
Ore
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
2 3 4 5
2 3 4 5
6 7
6 7
8
8
Giorni
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
Indicare con crocetta i giorni di mestruazione.
1
1
MESE/ANNO
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
E
D
C
1
TOTALE ORE
FARMACO
1
Lieve
2 3 4 5
6 7
2
8
Medio
3
Forte
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 TOT.
B
A
Ore
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
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16
17
18
19
20
21
22
23
2 3 4 5
2 3 4 5
6 7
6 7
8
8
Giorni
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
Indicare con crocetta i giorni di mestruazione.
1
1
MESE/ANNO
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
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16
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18
19
20
21
22
23
E
D
C
1
TOTALE ORE
FARMACO
1
Lieve
2 3 4 5
6 7
2
8
Medio
3
Forte
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 TOT.
B
A
Ore
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
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15
16
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20
21
22
23
2 3 4 5
2 3 4 5
6 7
6 7
8
8
Giorni
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
Indicare con crocetta i giorni di mestruazione.
1
1
MESE/ANNO
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
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18
19
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23
E
D
C
1
TOTALE ORE
FARMACO
1
Lieve
2 3 4 5
6 7
2
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Medio
3
Forte
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 TOT.
B
A
Ore
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
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12
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22
23
2 3 4 5
2 3 4 5
6 7
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8
8
Giorni
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
Indicare con crocetta i giorni di mestruazione.
1
1
MESE/ANNO
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
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17
18
19
20
21
22
23
E
D
C
1
TOTALE ORE
FARMACO
1
Lieve
2 3 4 5
6 7
2
8
Medio
3
Forte
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 TOT.
B
A
Ore
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
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20
21
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23
2 3 4 5
2 3 4 5
6 7
6 7
8
8
Giorni
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
Indicare con crocetta i giorni di mestruazione.
1
1
MESE/ANNO
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
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20
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22
23
E
D
C
1
TOTALE ORE
FARMACO
1
Lieve
2 3 4 5
6 7
2
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Medio
3
Forte
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 TOT.
B
A
Ore
0
1
2
3
4
5
6
7
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2 3 4 5
2 3 4 5
6 7
6 7
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Giorni
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
Indicare con crocetta i giorni di mestruazione.
1
1
MESE/ANNO
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
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E
D
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1
TOTALE ORE
FARMACO
1
Lieve
2 3 4 5
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Medio
3
Forte
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 TOT.
B
A
Ore
0
1
2
3
4
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6
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8
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2 3 4 5
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Giorni
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
Indicare con crocetta i giorni di mestruazione.
1
1
MESE/ANNO
0
1
2
3
4
5
6
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1
TOTALE ORE
FARMACO
1
Lieve
2 3 4 5
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Forte
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 TOT.
B
A
Ore
0
1
2
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Giorni
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
Indicare con crocetta i giorni di mestruazione.
1
1
MESE/ANNO
0
1
2
3
4
5
6
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23
E
D
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1
TOTALE ORE
FARMACO
1
Lieve
2 3 4 5
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Medio
3
Forte
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 TOT.
B
A
Ore
0
1
2
3
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2 3 4 5
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Giorni
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
Indicare con crocetta i giorni di mestruazione.
1
1
MESE/ANNO
0
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2
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D
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1
TOTALE ORE
FARMACO
1
Lieve
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Forte
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B
A
Ore
0
1
2
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9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31
Indicare con crocetta i giorni di mestruazione.
1
1
MESE/ANNO
0
1
2
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1
TOTALE ORE
FARMACO
1
Lieve
2 3 4 5
6 7
2
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Medio
3
Forte
9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 TOT.
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