Assessorato Scuola, Formazione Professionale, Università, Lavoro G.U.T - GROWING UP TOGETHER Un Progetto LLP Comenius Regio Partnerships I risultati Luglio 2012 Il presente opuscolo è il risultato di due anni di collaborazione con scuole, associazioni, comuni e province dell’Emilia-Romagna e alcuni comuni e scuole della regione svedese di Ostsam sul tema dell’accoglienza, dell’apprendimento della lingua del Paese ospitante e dell’integrazione sociale. Hanno collaborato, in particolare : Maria Amigoni, Marzio Barbieri, Alessia Bellino, Nicola Catellani, Elvira Fochi, Beatrice Iori, Claudia Vescini. Coordinamento di Nicoletta Molinaro Si ringraziano per il loro contributo professionale: Ambrosini Catia, Ameli Fausto, Amigoni Maria, Avanzi Laura, Baroni Francesca, Bellino Alessia, Paolo, Caiti Maria Claudia, Canè Claudia, Carabini Manuela, Bolognesi Alessandra, Buozzi Mikol Cristina, Catellani Nicola, Caprara Teresa, Chili Giuseppe, Corradini Elisabetta, Dauki Leyla, Fochi Elvira, Fongoli Stefania, Garuti Mara, Ieronimo Rosanna, Iori Beatrice, Laamane Adil, Lazzari Marinella, Lennon Rosaleen, Luccaroni Patrizia, Marchesini Cristina, Morini Sabrina, Morselli Elisabetta, Ognisanti Mirca, Pagani Raffaella, Pascucci Chiara, Pepe Miriam Pompilia, Pezzi Paola, Pizzolini Mirella, Poggiali Daniela, Rossi Rosanna, Russo Assunta, Sapuppo Carmelo, Tieghi Laura, Vurchio Rosa; e ancora: Admir Lukasevic, Ann Charlotte Gustavsson, Ann-Chistin Nilsson, Camilla Kratz, Catherine Szabò, Eva Thorn, Eva Torenfalt-Kalsson, Eva-Lisa Uckner, Fredrik Einvall, Gert Skarlina, Jacob Chanko, Jan Bovin; Kaarina Valdes Hernandez, Kjell Augustsson, Lars Blomgren, Lars Rejdnell, Leif Skarp, Lilija Brazenaite-Alm, Lisa Williams, Lisbeth Bjorklund, Marten Larsson, Nelson ST Eufemia, Oltea Bartes, Peter Kalvehed, Richard Weibull, Snezana Nero, Tor Andersson, Ulrika Nilson, Vitaliano Corvo. Per approfondimenti: www.didatticaer.it – progetti regionali – Growing Up Together INDICE Illustrazione generale del progetto Buone pratiche: - Risultati delle visite di studio - Risultati della sperimentazione Appendice I partners Le visite studio Valutazione delle competenze degli alunni nuovi immigrati ILLUSTRAZIONE GENERALE DEL PROGETTO G.U.T. GROWING UP TOGETHER Il progetto, finanziato dall’Agenzia Nazionale LLP nell’ambito del Programma di Apprendimento Permanente Comenius-Regio 2010, riguarda le buone pratiche per l’integrazione dei giovani immigrati nelle scuole, sul lavoro, nella società. Coordinato dalla Regione svedese di Östsam, è realizzato da settembre 2009 a luglio 2012. La Regione Emilia-Romagna vi partecipa come regione 2 in collaborazione con un consorzio di nove partner tra enti e scuole locali. L’Ufficio Scolastico Regionale, i comuni di Cervia, Forlì, Reggio-Emilia, i centri di documentazione Memo del comune di Modena e CD/Lei del comune di Bologna, l’Istituto Professionale di Stato don Zeferino Jodi e la scuola media L.da Vinci-Einstein di Reggio Emilia, il SERN-Sweden Emilia-Romagna Network saranno gli attori delle attività di ricognizione, scelta e sperimentazione delle buone pratiche realizzate nei contesti educativi e formativi delle quali vi è grande ricchezza sul territorio regionale. Cinque gli obiettivi del progetto: - identificare ed evidenziare le buone pratiche utilizzate nei rispettivi contesti educativi - sperimentare, in forma di scambio, le differenti metodologie utilizzate per facilitare l’apprendimento della lingua del paese ospitante - diffondere nei propri contesti educativi la dimensione interculturale quale sostegno alla convivenza civile - promuovere la creazione di un ponte dalla scuola al lavoro - contribuire al successo scolastico. Il progetto è stato realizzato con seminari di scambio, visite di studio e sperimentazione fatta su un aspetto individuato dai docenti partecipanti nelle visite di studio: uno strumento per la valutazione delle competenze dei neo arrivati, materiale tradotto dallo svedese. Oltre al consorzio di partner sono intervenuti ai seminari ulteriori scuole, associazioni interculturali, associazione UISP, la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, la provincia di Bologna. BUONE PRATICHE RISULTATI DELLE VISITE DI STUDIO 1. L’osservazione nei contesti educativi L’idea di una griglia di osservazione da proporre ai docenti sia italiani sia stranieri, impegnati nel Progetto G.U.T. Growing Up Toghether, si colloca all’interno di un quadro sistemico di azioni con l’intento di coglierne alcune specificità e connotazioni. L’individuazione di ambiti pedagogici generali, in cui hanno trovato collocazione i progetti elaborati dalle diverse scuole della nostra regione, è stata la cornice necessaria per sistematizzare e rendere maggiormente comprensibile il contenuto dei suddetti progetti, diventando una sorta di mappa educativa costituita da percorsi e azioni relativi all’apprendimento della lingua italiana come L2, all’integrazione extracurricolare, all’intercultura, alla formazione per la mediazione interculturale, alla formazione dei docenti, all’accoglienza per giovani e famiglie, alle attività di integrazione nel tempo libero. La progettazione di percorsi educativo-didattici da parte dei docenti ha sostanziato e reso operativa la parte teorica, andando così ad implementare significativamente la mappa stessa. Incontri di scambio e confronto, sia tra i docenti italiani, sia tra i docenti italiani e i colleghi stranieri, hanno supportato lo sviluppo delle azioni, contribuendo a creare una trama volta a connettere i diversi elementi e fattori in gioco, al fine di creare una comunità di relazioni e pratiche. Particolarmente importanti sono risultate le visite effettuate nelle diverse realtà scolastiche da parte di docenti, di responsabili di servizi e di centri dei paesi coinvolti. Per potere leggere efficacemente i diversi contesti di apprendimento, è stata predisposta una scheda di osservazione, che di seguito si riporta, strutturata in una parte iniziale in cui si richiedeva di indicare l’ambito di riferimento della situazione osservata, focalizzando se si trattava di attività di mediazione, di accoglienza, di insegnamento della madrelingua, percorsi di formazione dei docenti o metodi e strumenti per l’insegnamento della L2, seguita da alcune informazioni generali sulla scuola, la classe e/o il laboratorio, il numero dei partecipanti, specificando quanti italiani e quanti stranieri, l’età degli studenti. Una parte centrale richiedeva la descrizione dell’attività osservata e dei materiali e strumenti utilizzati, mentre tre sezioni di rilevazione, tramite cecklist, mettevano in luce le caratteristiche dell’attività osservata (frontale, interattiva, laboratoriale, per gruppi liberi, strutturati, individuale, ecc.), le modalità di interazione da parte del conduttore, la partecipazione degli studenti. OBSERVATION FORM GRIGLIA DI OSSERVAZIONE 1. THEMES (to cross) AMBITO GENERALE (barrare la casella) 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. Intercultural mediators/intercultural mediation practices Ƒ I mediatori inteculturali/le attività di mediazione System/structure for reception/introduction for pupils/families Ƒ Modalità di accoglienza/ prima accoglienza per bambini e famiglie Mothertongue teaching/study guidance/study material Ƒ Insegnamento della madrelingua / metodi e strumenti Mapping and evaluation of former knowledgeƑ Mappatura e valutazione delle conoscenze precedenti Intercultural knowledge-Volontary activities during schooltime or in leisure timeƑ Intercultura- attività in orario scolastico ed extrascuola Teachers training /Internal training regarding the best practices Ƒ Formazione docenti/ formazione interna sulle buone pratiche Methodes and tools regarding teaching in language 2 Ƒ Metodi e strumenti per l’insegnamento in L2 General Information (to be completed by the observer) Informazioni generali (da completare da parte di chi osserva) School____________________ Scuola Municipality/club/center__________________________________________ Comune/cooperativa/Centro Classrooms________________________________ Classe Teaching laboratory__________________________ Laboratorio Target group_______________________________ Gruppo Participants number_____________________of which immigrates/foreign Numero partecipanti di cui stranieri Age groups (to cross): 6-10 years 11-13 years 14-18 years 18-25 years over 25 years Fasce d’età (barrare): 6-10 anni 11-13 anni 14-18 anni 18-25 anni oltre 25 Date______________________________ Data Name of the beholder_______________________________________________ Osservatore Description of the activity and the educational materials and equipement used. Attività proposta e descrizione dei materiali/attrezzature utilizzati Comments Osservazioni (1000 battute) 4. Activities –What do you do (to cross) Caratteristiche dell’attività (barrare) Lesson face to face Frontale Interactive lesson Interattiva Collaborative lesson Collaborativa Explanation of the objectives of the teacher Esplicitazione degli obiettivi da parte del conduttore Group discussion Discussione collettiva Free groups Gruppi liberi Structured groups Gruppi strutturati Individual work Lavoro individuale Working inpairs (mutual aid) Lavoro a coppie (aiuto reciproco) Use of the multimedia Utilizzo di strumenti multimediali Comments: Osservazioni: Yes no yes no yes no yes no yes no yes no yes no yes no yes no yes no (1000 battute) 5. Theacher’s or conductor’s activities Attività del conduttore: modalità di interazione To develop the objectives Esplicitazione degli obiettivi Ability to involve participants Capacità di coinvolgimento dei partecipanti Consideration of the requests of the participants Considerazione delle richieste dei partecipanti To press participants’s discussion Sollecitazione del contributo dei partecipanti Attention to the levels of boredom or stress group Attenzione ai livelli di noia o stanchezza del gruppo Comments Osservazioni: Low level High level 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 (900 battute) 6. Student participation in the activity Partecipazione dei partecipanti all’attività Interest in the topic proposed Interesse per l’argomento proposto Ask questions to know topic more Formulazione di domande per approfondire l'argomento Willingness to work in team Disponibilità a lavorare in gruppo Willingness to work in pairs Disponibilità a lavorare in coppie 10 Low levelB asso Hig ht 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 Participation in small group discussion Partecipazione alle discussioni in piccolo gruppo Participation in large group discussion Partecipazione alle discussioni collettive Participation in activities Partecipazione all’attività Compliance with the rules Rispetto delle regole Final Comments Osservazioni finali 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 1 2 3 4 5 (1000 battute) 2. Alcuni dati Il numero di schede compilate (23) non consente di generalizzare i risultati offrendoli come modelli di riferimento, tuttavia permette alcune riflessioni utili nell’ottica della trasferibilità di pratiche significative. Per quanto riguarda la parte 1, relativa agli Ambiti generali, che l’osservatore era chiamato a barrare, scegliendone anche più di uno per singola osservazione, è possibile quantificare nel modo seguente i risultati: AMBITO GENERALE 1. Intercultural mediators/intercultural mediation practices Ƒ I mediatori inteculturali/le attività di mediazione NUMERO DI SCELTE 2 2. System/structure for reception/introduction for pupils/families Ƒ Modalità di accoglienza/ prima accoglienza per bambini e famiglie 2 3. Mothertongue teaching/study guidance/study material Ƒ Insegnamento della madrelingua / metodi e strumenti 7 4. Mapping and evaluation of former knowledgeƑ Mappatura e valutazione delle conoscenze precedenti 3 5. Intercultural knowledge-Volontary activities during schooltime or in leisure timeƑ Intercultura- attività in orario scolastico ed extrascuola 3 6. Teachers training /Internal training regarding the best practices Ƒ Formazione docenti/ formazione interna sulle buone pratiche 5 7. Methodes and tools regarding teaching in language 2 Ƒ Metodi e strumenti per l’insegnamento in L2 13 11 Si può notare che l’Ambito maggiormente rappresentato è quello riferito a situazioni di insegnamento in L2, a significare probabilmente una delle emergenze più rilevanti, seguito dall’insegnamento della madrelingua, da attività relative alla formazione dei docenti. Le attività di mediazione, di prima accoglienza, la valutazione delle conoscenze precedenti e le attività interculturali sia in orario scolastico, sia extrascolastico si attestano su valori minori. Dalla parte 2 Informazioni generali emergono i profili dei diversi contesti osservati. Prevalentemente, si è trattato di classi internazionali (solo alunni stranieri) strutturate in base a quattro livelli di apprendimento e laboratori in cui sono state osservate lezioni di svedese, matematica, studi sociali, geografia, religione, scienze, musica, attività manuale (es., falegnameria), lingua madre (un’ora alla settimana, in gruppi di età dai 6 ai 10 anni, formati sulla base della lingua parlata nel paese di origine). I partecipanti, il cui numero oscillava da un minimo di 6 a un massimo di 15, di età dai 6 ai 18 e in un caso oltre i 25 anni, erano tutti studenti stranieri. Alcune schede riportano gli esiti e le riflessioni attorno a incontri effettuati con insegnanti, dirigenti delle scuole, responsabili di Centri (Intercultural Language Unit, SFI Centro per immigrati, Casa del tempo libero, Casa delle Associazioni, ecc.), mediatori su diverse questioni, tra cui il sistema di accoglienza nei confronti dei rifugiati. L’analisi della sezione 3 Attività proposta e descrizione dei materiali/attrezzature utilizzate consente di entrare maggiormente nel cuore delle osservazioni, offrendo infatti una delineazione di scenari pedagogici e di azioni educative messe in atto, sulle quali avviare una riflessione nell’ottica di una trasferibilità di pratiche in altri contesti educativi. Prendendo in esame le osservazioni condotte all’interno degli istituti scolastici, si possono estrapolare approcci educativi, contenuti, modalità organizzative e metodologie seguite: 1. L’uso delle nuove tecnologie pare connotare la didattica quotidiana, attraverso l’impiego delle lavagne interattive multimediali, di notebook per ogni studente in alternativa ai libri, di testi didattici ed eserciziari online. 2. L’utilizzo del gioco (sia individuale che a squadre) si presenta come forma di interazione, integrazione e competizione per sostenere e sviluppare conoscenze, competenze e autostima, accanto al rinforzo delle capacità manuali con i laboratori di falegnameria, taglio e stiro. 3. L’attenzione alla parità di genere ed alle responsabilità individuali sia nelle forme laboratoriali, sia nei momenti di vita collettiva (selfservice alla mensa, pulizia del tavolo da pranzo e della sala svolta da parte dei ragazzi) si presenta quale tratto saliente e diffuso. 4. La predisposizione di materiale e schede disciplinari per mappare le conoscenze in tutte le materie, gli interessi, la capacità logica, le strategie per l’apprendimento, le competenze già eventualmente acquisite dall’alunno nel paese di origine si configura come momento fondante dell’azione educativa. Si tratta di test tradotti in varie lingue da utilizzare non limitatamente al momento dell’accoglienza e costituiscono la base del cosiddetto Piano Individualizzato. 5. I rapporti con le famiglie stranieri e la mediazione culturale sono scelte prioritarie per stabilire una buona relazione basata su rispetto e attenzione, anche attraverso l’intermediazione dei figli stessi. A supporto di ciò è sorta un’ associazione intercomunale per dare risposte ai bisogni delle scuole (soprattutto quelle isolate), mediante docenti di madrelingua che intervengono nelle varie realtà scolastiche, cercando di coprire la pluralità delle lingue di origine. 6. Per quanto concerne nello specifico la Scuola dell’Infanzia, per legge, tutti i bambini devono sviluppare la conoscenza dello svedese e della lingua madre. Esiste, pertanto, una rete di interventi basata su incontri settimanali dedicati ai quali partecipano bambini, genitori e 12 pedagogista che, a sua volta, fa da raccordo con i docenti, con i quali programma settimanalmente le azioni da intraprendere.. 7. L’insegnamento della madrelingua è una scelta educativa precisa, conseguente all’alta concentrazione di alunni stranieri (97%) provenienti da 30 paesi diversi. In una scuola osservata, come soluzione organizzativa, è stata programmata un’ora alla settimana, dalle 8 alle 9, durante la quale gli alunni stranieri, di età corrispondente alle nostre primarie (6/10 anni), frequentano, in gruppi formati sulla base della lingua parlata nel paese di origine, lezioni di lingua madre: arabo, siriaco, somalo, romanè. Alle 9 rientrano nella aule insieme ai compagni svedesi. Si tratta di un lavoro strutturato, con mediatori linguistici, in cui si utilizza materiale didattico tradizionale: libri, quaderni ecc. Per i più grandi sono previsti spazi per la lettura individuale. L’apprendimento della lingua madre entra nella valutazioni alla pari con le altre discipline ed è uno strumento per sostanziare il rapporto con le famiglie. Le classi internazionali presentano proprio come aspetto positivo l’apprendimento disciplinare in lingua madre, portato avanti da docenti opportunamente formati, in dotazione alle scuole ed equiparati ai colleghi svedesi. 8. Un’altra scelta organizzativa è l'Interclasse, un luogo a sè che accoglie gli alunni stranieri che non conoscono la lingua svedese ad un livello tale da poter seguire adeguatamente la lezione assieme ai coetanei svedesi. Sono inseriti nella classe normale solo a seguito di miglioramento della conoscenza della lingua, verificato dal docente. Nell'interclasse ci sono libri, video, giochi e registratori con cuffie per l'apprendimento dello svedese. Non ci sono compresenze di docenti. I ragazzi hanno molte ore in autoapprendimento e partecipano alla vita della scuola nei momento di intervallo, di feste e di sport. 9. L’istituzione di uno spazio di incontri per adulti, programmati anche su base linguistica (Arabo, Somalo), soprattutto serali, non limitati all’acquisizione della lingua, ma aperti a scambi di informazioni, esposizione di problematiche, confronto diventa un momento aggregativo fondamentale. 10. E’ stata osservata ovunque la partecipazione degli alunni alla vita della scuola, l’autogestione degli spazi e di momenti di autoapprendimento, la buona organizzazione delle scuole supportate dai comuni di riferimento, la formazione costante di tutto il personale scolastico, dirigenti compresi, la socializzazione di metodologie e materiali in tutte le scuole svedesi, che favorisce unitarietà di approccio all’insegnamento e di attività, garantendo pari opportunità. 11. Si è rilevato l’uso di buone pratiche come strategia diffusa per l'innovazione e la risoluzione di problemi comuni. Non si tratta tanto di progetti compiuti, ma di utilizzo di medesime strategie educative, che comporta una certa unitarietà di comportamento e di attività. Con questa organizzazione non si pone il problema di creare una cultura dell'innovazione, né di incentivare la progettualità; la continuità del modello è scontata perchè non legata ad un docente o ad una classe. 12. Diffusi nelle varie realtà scolastiche sono la ricchezza e la varietà di arredi, materiali e strumentazione tecnologica nelle scuole, così come l’ordine, la pulizia, l’autogestione degli alunni nei momenti di pausa, anche di mensa, l’arredamento delle classi, gli spazi per i docenti (sala insegnanti, cucina annessa, aule disciplinari). Dalle schede relative agli incontri realizzati con docenti e responsabili di scuole e centri si possono estrapolare i seguenti punti di attenzione che connotano il sistema scolastico svedese: 1. Le linee generali dei progetti di accoglienza e integrazione scolastica in atto nella Regione individuati come di maggior interesse: x programma di formazione e qualificazione di dirigenti scolastici, insegnanti specialisti e non centrato sul metodo di Pauline Gibbson; 13 x x x x interventi per neoarrivati (NAI): scuole estive, tenute in parte da docenti interni, per acquisire lo svedese, classi internazionali, laboratori di L1 e L2, materiali informativi tradotti per i genitori, formazione dei genitori per insegnare loro a supportare le attività della scuola che coinvolgono i figli, attività dell'Unità di accoglienza in ambito comunale, rete di docenti sulle classi internazionali e nel passaggio alle classi normali; insegnamento delle lingue di origine, a partire dalle scuole dell'infanzia; materiale per la rilevazione delle competenze linguistiche e disciplinari dei bambini NAI, organizzazione e funzionamento delle classi internazionali; programma per le famiglie: luogo di incontro per famiglie straniere e non per incontri info – formativi organizzati per fasce di età dei bambini e per tematiche specifiche. 2. L’unitarietà di comportamento e di organizzazione che sembra esistere fra tutte le scuole, con l’intervento costante dei Comuni sia in veste di collaborazione che di controllo. Esistono test per valutare il raggiungimento degli obiettivi comuni a tutte le scuole svedesi. 3. Un forte investimento nel settore istruzione con: x x x x Corsi di riqualificazione di Dirigenti e personale scolastico (6 gg.) Corsi di psicologia speciale (3 gg.) Corsi per docenti di teoria/pratica nelle classi (6 incontri di h.3) Corsi per docenti che lavorano con neo arrivati 4. Impostazione del sistema scuola – territorio per l'accoglienza e l'integrazione di minori e adulti stranieri molto definita, strutturata e finanziata (dal livello nazionale al livello locale). 5. Sito e piattaforme interattive per studenti, insegnanti e genitori, un computer per ogni alunno. 6. Promozione dell'integrazione e della socializzazione tra minori e adulti immigrati e non, attraverso attività sportive, ricreative e di doposcuola, organizzate grazie al coinvolgimento di associazioni e volontari. 7. Progetto sperimentale di mediazione per i neoarrivati, che prevede 60 ore in L1 di educazione civica e introduzione a Internet. 8. Progetto di mediazione in videoconferenza. Dalle osservazione condotto presso alcuni Centri si possono enucleare i seguenti punti: 1. Nel centro per immigrati vengono impartite lezioni di svedese agli adulti che, per disposizione di legge, entro il periodo di accoglienza devono imparare la lingua e le regole svedesi. Sussistono problemi di presenza di mediatori, in quanto è un territorio molto esteso, con insediamenti molto distanti e con densità abitativa molto limitata: i mediatori devono quindi coprire vari piccoli centri. Colpisce qui, come altrove, la serenità delle persone e l’alta professionalità e competenza del personale. 2. La Casa del tempo libero: è uno spazio funzionante in ore extrascolastiche con vari laboratori e utilizzo della palestra della scuola per attività ricreative e sportive. Le attività sono aperte a tutti i ragazzi di qualsiasi etnia, anche se, essendo una scuola con il 90% di 14 stranieri in un quartiere a densità immigrati, gli svedesi sono pochi e non c’è integrazione data la presenza limitata al momento dell’attività. Vengono accolti ragazzi dagli 11 ai 18 anni; alla sera, su richiesta, il centro apre alle famiglie. Le attività iniziano alla mattina presto con pulizie, lavoro d’ufficio, corsi di ginnastica per le donne a metà mattina, attività libere fino a metà pomeriggio, dalle 17 i locali vengono dati ad Associazioni gratuitamente in cambio di collaborazione. Punti deboli riscontrati Rimane qualche dubbio sulla reale capacità di garantire a tutti il mantenimento della lingua L1 a fronte di provenienze geografiche sempre più eterogenee. Rimangono ancora perplessità sulle classi separate (che tuttavia rivelano anche molti lati positivi posto che i tempi di “separatezza” sono inversamente proporzionali all’età e al periodo di permanenza in Svezia), dato che l'integrazione non va considerata solo attraverso lo studio e la conoscenza della lingua del Paese ospitante, ma sono proprio il contatto e lo scambio all'interno di una classe multilingue e multiculturale che agevolano la partecipazione e l'apprendimento. Non esistono programmi personalizzati, materiali bilingue e le modalità di valutazione sono le stesse per studenti stranieri e svedesi, forse a discapito di una considerazione di progressi e competenze raggiunte dagli alunni stranieri in base a percorsi specifici. Le azioni osservate in ambito scolastico sia di insegnamento della L2 che della L1 comportano modalità organizzative particolari e soprattutto risorse non disponibili. Anche le azioni a supporto e qualificazione dell'integrazione scolastica (quale ad esempio la formazione di tutti i dirigenti e I docenti) richiedono modalità e tempi difficilmente trasferibili, vista anche la non obbligatorietà della formazione inserita nel contratto di lavoro in Italia. Sezione 4 della scheda di osservazione: Caratteristiche dell’attività. Per quanto concerne le attività didattiche, è stata predisposta una cecklist con risposta duplice (presenza-assenza) per rilevare la tipologia di lezione (frontale, collaborativa), le modalità di lavoro con gli studenti (gruppi, coppie, individuale) e l’utilizzo di tecnologie. Si prendono in esame solo le attività in classe e non gli incontri effettuati con docenti e responsabili di scuole e centri, questo perché gli item sono di natura didattico-educativa, utili a delineare caratteristiche relative alle modalità di insegnamento e di apprendimento. Le schede esaminate sono 13; all’interno della stessa attività osservata possono essere compresenti più risposte, in quanto appartenenti a momenti differenti di sviluppo del percorso (es. frontale e collaborativa). Fattore ricorrente i tempi ristretti per effettuare adeguatamente le osservazioni, che ha influito sulla ricchezza dei dati raccolti. 4. Activities –What do you do (to cross) Caratteristiche dell’attività (barrare) CARATTERISTICHE NUMERO SCELTE Lesson face to face Frontale Interactive lesson Interattiva Collaborative lesson Collaborativa Explanation of the objectives of the teacher Esplicitazione degli obiettivi da parte del 6 10 12 7 15 conduttore Group discussion Discussione collettiva Free groups Gruppi liberi Structured groups Gruppi strutturati Individual work Lavoro individuale Working inpairs (mutual aid) Lavoro a coppie (aiuto reciproco) Use of the multimedia Utilizzo di strumenti multimediali 5 1 5 6 5 4 Rispetto al campione di schede di osservazione (13), è possibile trarre alcune differenze. Le tipologie di lezione maggiormente presenti sono in chiave collaborativa (co-costruzione di conoscenze) ed interattiva (scambio docenti-studenti, studenti-studenti), ad indicare il prevalente stile di insegnamento basato su un approccio dialogico e socio-costruttivista. Il valore dell’esplicitazione degli obiettivi, abbastanza presente, è in funzione di un coinvolgimento e di una partecipazione motivata all’attività didattica, in quanto è sottesa la condivisione della meta cui unitariamente tendere, dato confermato anche da un buon utilizzo della discussione collettiva come occasione di confronto. Per quanto riguarda la strutturazione di gruppi, i dati si presentano spalmati in modo abbastanza omogeneo, risultando i gruppi strutturati, il lavoro individuale, il lavoro a coppie scelti in misura equivalente. Scarsamente rappresentata la modalità relativa ai gruppi liberi. Ciò si presenta in linea con la tipologia di lezione prevalente e sta ad indicare approcci educativo-didattici che valorizzano la persona e le relazioni intersoggettive. Infine, gli strumenti multimediali risultano scarsamente rappresentati, pur essendo presenti nelle classi e nei laboratori, come indicato dagli osservatori. Sezione 5 della scheda: attività del conduttore: modalità di interazione Theacher’s or conductor’s activities Attività del conduttore: modalità di interazione La cecklist predisposta si articolava in cinque item da indicare su scala valoriale da 1 (basso) a 5 (alto). Anche in questo caso le schede esaminate sono 13. MODALITA’ DI INTERAZIONE To develop the objectives Esplicitazione degli obiettivi Ability to involve participants Capacità di coinvolgimento dei partecipanti Consideration of the requests of the participants Considerazione delle richieste dei partecipanti To press participants’s discussion Sollecitazione del contributo dei partecipanti 16 LIVELLI Valore 3 – 1 opzione Valore 5 – 9 opzioni Valore 4 – 2 opzioni Valore 5 - 11 Valore valore 3 – 5 opzioni Valore 5 – 5 opzioni Valore 5 – 13 opzioni Attention to the levels of boredom or stress group Attenzione ai livelli di noia o stanchezza del gruppo Valore 3 – 1 opzione Valore 4 – 2 opzioni Valore 5 – 7 opzioni Complessivamente, si può affermare che la valutazione delle diverse modalità di interazione osservate si attesta su valori decisamente positivi. Nello specifico, i conduttori delle attività ne hanno efficacemente esplicitato gli obiettivi, chiarendo così l’ambito e i risultati da raggiungere tramite l’individuazione di precisi obiettivi. Risulta posizionata su valori alti (4 e 5) la capacità di coinvolgimento e con valori esclusivamente collocati sul valore più alto (5), la sollecitazione del contributo dei partecipanti. Dati in linea tra loro a testimoniare l’attenzione per le attività basate sulla collaborazione e sull’apporto di ognuno allo sviluppo dell’argomento trattato. Maggiormente distribuita sui valori dal 3 al 5, con un’accentramento sul valore più alto, la registrazione di atteggiamenti di noia e stanchezza all’interno del gruppo. Sezione 6 della scheda: Student participation in the activity Partecipazione degli studenti all’attività L’ultima sezione prende in considerazione la partecipazione degli studenti all’attività proposta, tramite cecklist con scala graduata dal valore più basso a quello più alto (1-5). I dati si riferiscono a 12 schede di osservazione. PARTECIPAZIONE Interest in the topic proposed Interesse per l’argomento proposto Ask questions to know topic more Formulazione di domande per approfondire l'argomento Willingness to work in team Disponibilità a lavorare in gruppo Willingness to work in pairs Disponibilità a lavorare in coppie Participation in small group discussion Partecipazione alle discussioni in piccolo gruppo Participation in large group discussion Partecipazione alle discussioni collettive Participation in activities Partecipazione all’attività Compliance with the rules Rispetto delle regole LIVELLI Valore 3 – 1 opzione Valore 4 – 3 opzioni Valore 5 – 7 opzioni Valore 3 – 3 opzioni Valore 4 – 5 opzioni Valore 3 – 3 opzioni Valore 4 – 2 opzioni Valore 5 – 6 opzioni Valore 3 – 7 opzioni Valore 4 – 1 opzioni Valore 5 – 3 opzioni Valore 3 – 8 opzioni Valore 3 – 4 opzioni Valore 4 – 1 opzioni Valore 5 – 3 opzioni Valore 4 – 1 opzioni Valore 5 – 9 opzioni Valore 4 - 1 opzioni Valore 5 – 9 opzioni Anche in questo caso si evidenziano valori posizionati nella parte alta della scala valoriale, maggiormente spalmati tra la fascia 3, 4 , 5 rispetto ai precedenti. 17 L’interesse e la partecipazione alle attività si presentano ben delineati in chiave positiva, così come la disponibilità a lavorare in gruppo. Trasversale e presente in misura considerevole appare il rispetto delle regole, segno di una responsabilità interiorizzata e diffusa. Meno utilizzati lo sviluppo del lavoro attraverso coppie di aiuto reciproco a e la partecipazione a discussione collettive. Su valori intermedi si attesta la formulazione di domande di approfondimento nei confronti dell’argomento trattato. Conclusioni. La lettura e l’analisi delle schede di osservazione apre a piste interpretative e a riflessioni sulla trasferibilità di modelli organizzativi, percorsi didattici, metodologie da un contesto educativo ad un altro. Certamente sono da tenere in considerazione alcuni elementi fondamentali che caratterizzano i diversi ambienti di apprendimento, in questo caso quello appartenente alla scuola italiana e quello tipico della scuola svedese, e che influenzano la comunicabilità e la replicabilità di buone pratiche. I fattori in gioco sono ascrivibili a processi legati agli stili di insegnamento e di apprendimento messi in campo, che riflettono approcci pedagogici, alle discipline e al loro statuto (nuclei fondanti, obiettivi, contenuti, ecc.) ed anche alle condizioni organizzative, cioè all’interconnessione di tempi, spazi, risorse umane, materiali e finanziarie. Una buona pratica può essere definita come tutto ciò che, all’interno di uno specifico contesto educativo, permette il raggiungimento di un risultato atteso, misurato a livello di efficienza e di efficacia e può quindi essere assunto come punto di riferimento, come modello e come tale generalizzato o applicato ad altri contesti. Nell’ambito dell’educazione interculturale, parlare di buone pratiche può significare riflettere - e successivamente tradurre in azioni mirate - sull’idea di integrazione, sulla valorizzazione di patrimoni culturali e di codici linguistici, sul rapporto tra culture, sulla cura delle relazioni, sulla realizzazione di processi di integrazione basati sul confronto, sulla reciprocità, sul rispetto, sul riconoscimento delle diversità. Un coinvolgimento allargato della realtà scolastica è un altro fattore positivo che entra in gioco nel delineare tratti di una buona pratica, accanto a rapporti e sinergie con il territorio, all’esplicitazione chiara degli obiettivi, degli strumenti, delle risorse messe in campo, dei criteri di valutazione. La competenza e la professionalità degli insegnanti e di altre figure coinvolte e la loro crescita continua sono di fondamentale importanza all’interno di percorsi educativi orientati all’innovazione e alla ricerca. Infine, elemento significativo e di qualità è la produzione di una documentazione chiara e leggibile, al fine di creare le condizioni migliori di riproducibilità dell’esperienza. 18 RISULTATI DELLA SPERIMENTAZIONE INTRODUZIONE Gli alunni con cittadinanza non italiana sono ormai una realtà strutturale del nostro Paese: nell’a.s. 2010/11 sono 711.064 e sono in continua crescita, anche se negli ultimi anni, a fronte di un aumento di nati in Italia da famiglie di precedente immigrazione, si sta verificando un rallentamento nell’incremento dato dai nuovi arrivati. Di conseguenza diminuiscono gli alunni entrati per la prima volta nel sistema scolastico italiano. Gli alunni stranieri corrispondono al 7,9% del totale della popolazione studentesca in Italia: è ancora la scuola primaria ad accoglierne la maggioranza, anche se negli ultimi anni si è registrato un incremento nelle scuole secondarie di secondo grado. Rispetto alla distribuzione sul territorio, le presenze sono maggiori nelle regioni del Nord e del Centro; nello specifico, nella Regione Emilia Romagna, la presenza di studenti con cittadinanza non italiana raggiunge complessivamente il 14,0% suddivisi per ordine di scuole e provincie come da dati a seguito riportati risultanti dall’ultimo “Rapporto Nazionale A. Sc. 2010/11 – Quaderni Ismu 4/2011 (Novembre 2011)”. Regione/provincia Emilia Romagna Piacenza Parma Reggio Emilia Modena Bologna Ferrara Ravenna Forlì-Cesena Rimini Infanzia n.alunni % 15.638 13,7 1.346 19,2 1.467 13,8 2.075 13,9 3.031 15,9 3.233 12,8 758 9,9 1.388 13,7 1.450 13,7 890 9,8 Primaria n.alunni % 29.165 15,2 2.306 19,5 2.864 15,8 4.587 17,8 5.443 16,9 6.113 14,5 1.577 12,2 2.213 13,5 2.348 13,4 1.714 11,2 Sec. 1°grado n.alunni % 18.013 15,7 1.506 20,6 1.902 16,8 2.688 17,8 3.254 17,0 3.719 15,0 982 12,7 1.322 13,7 1.491 14,7 1.149 12,5 Sec. 2°grado n.alunni % 19.818 11,7 1.517 14,1 2.293 13,0 2.893 13,9 3.558 12,0 3.510 10,6 1.082 7,8 1.462 10,9 1.546 9,5 1.957 14,4 Totale Alunni % 82.634 14,0 6.675 18,1 8.526 14,8 12.243 16,0 15.286 15,3 16.575 13,3 4.399 10,4 6.385 12,9 6.835 12,5 5.710 12,1 Gli studenti provengono da vari Paesi europei ed extraeuropei: i Paesi più rappresentati sono la Romania, l’Albania e il Marocco, ma ci sono migranti provenienti da molti altri paesi europei, africani, asiatici. Si tratta in massima parte di migrazione di famiglie povere economicamente e culturalmente, a volte in fuga da situazioni invivibili (guerre, pogrom, ecc.) con realtà alle spalle drammatiche; per questi genitori, il pensiero della scuola occupa l’ultimo posto nel lungo elenco delle necessità (la casa, il lavoro, la sopravvivenza…). La scuola, d’altra parte, diventa per i ragazzi il primo luogo di incontro dove possono conoscere altri ragazzi, avviare relazioni, imparare la lingua per comunicare. Come sul territorio nazionale la distribuzione non è omogenea, così, nelle città, campi sosta, centri di prima accoglienza, case popolari sorgono nelle periferie, zone in cui l’alta densità di questi nuclei e la conseguente necessità di convivenza di una molteplicità di usanze, abitudini, tradizioni portano a tensioni alimentate da pregiudizi, diffidenza, incomprensione. 19 Particolarmente difficoltoso appare l’inserimento nel territorio dei nuclei Rom, generalmente percepiti come “i più stranieri tra gli stranieri”: il percorso di integrazione che vede passare le famiglie Rom dalle aree sosta o dai campi all’inserimento negli appartamenti è difficile anche perché scarsamente capito ed accettato dagli autoctoni. Le scuole di questi territori hanno dovuto fronteggiare enormi problematiche collegate ai fenomeni migratori, spesso senza poter contare su supporti sociali adeguati. Dato l’aumento progressivo di inserimenti di stranieri nelle classi, che superano spesso il tetto del 30% ipotizzato dal MIUR, le scuole devono superare la logica di interventi da mettere in atto in caso di emergenza o di azioni episodiche, programmando percorsi strutturati che entrino a pieno diritto nell’offerta formativa, superando la distinzione straniero/italiano in un processo di reale integrazione. Indispensabile è il confronto fra realtà simili e non, lo scambio di idee, proposte tra docenti con la finalità di individuare “buone pratiche” e di “pianificare” stabilmente gli interventi da mettere in atto. 20 21 Lifelong Learning Programme GROWING UP TOGETHER LIFELONG LEARNING PROGRAMME COMENIUS REGIO PARTNERSHIP 2010-2012 1 22 Lifelong Learning Programme ON THE SKILLS OF NEWLY ARRIVED ABOUT “CIVIC EDUCATION y TESTING OF THE ASSESSMENT TOOL April –May 2012 2 23 Lifelong Learning Programme Bologna One Lower Secondary School in Bologna Modena Three Lower Secondary Schools through MEMO Reggio Emilia Leonardo da Vinci Lower Secondary school An adapted version of the tool to assess the knowledge of newcomers on the theme “knowledge of society” has been tested in three different cities: 3 WHAT HAS BEEN TESTED 24 Economy (Section 5)(MO) (Section 3 and 4)Decisional powers, political ideas and rights (RE and BO) Lifelong Learning Programme { { three cities (living together the resources of society ) and other sections where tested as follows: y One part of the tool(Section 2) was tested in the 4 METHOD 25 5 SAMPLES Lifelong Learning Programme 11 Students interviewed (China, Albania, Morocco, Colombia, Cuba, Ghana, Libia) 1 teacher of Italian Reggio Emilia 12 Students 10-13 years of age in 3 different schools 3 teachers of Italian L2 in language laboratories Modena 7 Students interviewed 10-13 years of age from (Romania, Tunisia, Morocco) 2 teachers Bologna 26 Lifelong Learning Programme The materials have been tested in different ways 6 METHODS 27 Lifelong Learning Programme The activities have required a total of 5 hours over two days. The teacher has carried out individual interviews while the rest of the class (a total of 26 pupils) was answering the same questions in writing. Reggio Emilia 7 28 Lifelong Learning Programme All the classes have selected themes pertaining section 2 Rules of the road Moving to Italy Causes and consequences, the rights of children) The teachers have selected freely the thematic areas to work on and also the way in which to conduct the interviews due to the different ages of the pupils Modena 8 29 The school experience in the country of origin The school experince in Italy Problems in integrating in the new school Relations with adults and peers in the new school The rules in the school, in the streets, in the family: comparison between the two realities Lifelong Learning Programme 5. 4. 3. 2. 1. the teacher has conducted individual interviews, adapting the materials from Sweden to the age of the interviewed students, touching upon the following points: Bologna 9 30 Lifelong Learning Programme Rights of children and international organizations: differentiation in the answers between younger and older pupils Theme of moving to Italy: mostly positive answers but some could not answer All pupils took actively part in the activity Reggio Emilia 10 OUTCOMES 31 Lifelong Learning Programme Served properly the purpose The proposed questions allowed pupils to reflect about their past and personal knowledge /skills In general the experimentation was positive Modena OUTCOMES 11 32 Lifelong Learning Programme rules (stricter in the the school context of origins and stricter in the family context in Italy from which emerges a certain fears of adults) y A general awereness on the need and the importance of sickness y From the interviews emerged a clear element of home the country of origin y No teacher has ever asked information about schools of From the testing it emerged that: Bologna 12 OUTCOMES 33 Lifelong Learning Programme The idea of assessing the skills of the newly arrived is valuable in particular in terms of suggestions/activities that can be give to ordinary teachers for the regular classes The tool, as it is formulated, is difficult to apply Bologna 13 CONCLUSIONS ANF FOLLOW-UP 34 Lifelong Learning Programme Extend the idea at EU level of identifying and exchange materials having the aim of collecting and assessing skills acquired in previous contexts Extend the experimenatation to other clasess (with more time at doisposal) and in the L2 labs Reggio Emilia 14 CONCLUSIONS AND FOLLOW-UP 35 Lifelong Learning Programme A possible follow-up could be to integrate this type of activity in the Language Lab identifying the thematic focus areas together with the teachers of the regular classes The tool has proved to be useful Modena 15 CONCLUSIONS AND FOLLOW-UP 36 APPENDICE 37 Composizione partenariato Regione Emilia-Romagna Composizione partenariato Regione svedese di Ostsam Regione Emilia-Romagna Assessorato Scuola, Formazione Professionale, Università, Lavoro Regionförbundet Östsam, Östsam Regional Development Council S.E.R.N. –Sweden Emilia-Romagna Network Skaggetorpsskolan della città di Linköping USR Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna Comune di Bologna - Settore Istruzione Centro di documentazione CD/LEI Comune di Cervia – Politiche Educative Comune di Forlì – Settore Servizi al cittadino Comune di Modena – MEMO Centro di documentazione Comune di Reggio Emilia – Settore Educazione e Formazione Istituto Professionale Don Zefirino Iodi di Reggio Emilia Scuola Secondaria di 1° Leonardo da VinciEinstein di Reggio Emilia 38 Berzeliusskolan di Linköping, scuola dai 16 ai 19 anni Backskolan di Linköping, scuola dai 6 ai 12 anni Sektionen for Specialverksamheter del comune di Linköping per l’apprendimento della lingua svedese Djakneparksskolan di Norrköping, scuola secondaria dai 12 ai 15 anni Comune di Ödeshögs Associazione sportiva Idrottsklubb, di Ödeshögs STUDY VISITS/ EXPERIMENTATION IN CLASSROOMS October 17-19 2011 East Sweden Region June 31-1 2011 Emilia-Romagna Region Visit to the Intercultural Language Unit, Bråddgatan 11: presentation of the organisation of mothertounge teaching. Visit to the Citadel Elementary School, Modena: Visit to a language lab Meeting with the teacher of literacy in Italian language Study visit and experimentation in classroom at Djäkneparksskolan, compulsory school for pupils age 6-12 : example of best practice on L2- teaching in International Classes, studyguidance in mothertounge. Study visit and best practises at Ödeshögs skola, compulsory school age: Experimentation in classroom at Ödeshögs skola. Visit to SFI, Swedish for immigrants and the workshop with Intercultural Health Advisors. Study visit to Skäggetorpsskolan, compulsory school, age 12-17. Presentation of the Region Östergötland´s Sport Association and the best practice of sport activities they do together with Skäggetorpskolan. Participation in the sport activities . Visit the school Galileo Ferraris, Modena meeting with the teacher of literacy and meeting with a mediator and foreign students in the group on the inclusion of Italian school. Deepening Project Seipiù: a three-year project, funded by the Fondazione del Monte di Bologna and Ravenna, which aims to combat failure at school adolescents enrolled in the two years of technical and vocational schools in Bologna and province. Meeting with the Foundation and the CD / LEI of the City of Bologna. Visit the school Saffi (pupils age 10-13), Bologna. It 's a school in a suburban area frequented by many young immigrants and Roma. Meeting with the head teacher. Visit to Rydskolan, Linköping, compulsory school, age: Experimentation in classroom and participation in the best practice of mothertounge teaching. 39 October 5 -7 2011 Regione Emilia-Romagna Visit to Leonardo da Vinci School (secondary schools for pupils in the age range 11 - 14 ) – Reggio Emilia. Case study: example of best practice on intercultural knowledge activities during school time: “Leo Audio-Guide” The chorus: to integrate with the music. Visit to Nobili School ( Professional institute for students in the age range 14-19 years) – Reggio Emilia Case study: example of best practice on teachers training theme: The role of University, the method and the evaluation tools. Interview teachers and trainers on the method of learning. Visit to primary school ( age 6 - 10 ): Cittadella Elementary School – Modena Case study: Paroliamo project : example of best practices on the intercultural knowledge activities during school full time, the laboratory (max 4 participants). Visit to primary school ( age 6 - 10 ) Collodi Elementary School Modena Case study: Paroliamo project : example of best practices on the intercultural knowledge activities during school full time, the laboratory . 40 Study visit to Aldini-Valeriani Professional Secondary School (age 13-19)- Bologna Case study: example of best practices on the teaching in L2: the study Italian grammar (level 1) and the study of professional topics (level 2), laboratory. Simulation. Interview with operators of the “door-to-work Aldini”. Visit to primary school Castiglione di Cervia. G. Carducci - Visit to secondary school Cervia. Ressi-Gervasi - Case study: example of best practice on intercultural knowledge activities integration of foreign children in the classrooms: Testimoni Privilegiati Project Case study: example of best practice on intercultural knowledge activities integration of foreign children in school full time and the summer school. Visit to school A. Saffi for pupils in the age range 11 - 14 - Bologna: participation in the working group on the reception of immigrant pupils. VALUTAZIONE DELLE COMPETENZE DEGLI ALUNNI NUOVI IMMIGRATI Nell’attuale anno 2012, in Svezia sono stati pubblicati dei test di ingresso da proporre agli alunni stranieri neo arrivati per monitorare le competenze nelle varie discipline: si tratta di test ancora allo studio, soprattutto riguardo alle modalità di attuazione, corredati di suggerimenti per un’analisi approfondita. Abbiamo avuto la possibilità di sperimentare in alcuni nostri istituti uno di questi strumenti, quello riguardante l’ambito dell’educazione civica, ossia la “conoscenza della società” con tutte le sue regole nei vari settori politico, economico, ma anche riguardanti la vita quotidiana in famiglia, a scuola, nel gruppo, nella città. Il test, in una versione adattata e forzatamente ridotta essendo stata disponibile solo a maggio e quindi nel momento conclusivo dell’anno scolastico, è stato proposto ad alunni di classi della Sc. Sec. di 1° grado a Bologna, Modena, Reggio Emilia, dagli 11 ai 14 anni di varia provenienza (Est Europa, Cina, Marocco, Cuba , Colombia, Libia). Il materiale è stato testato in modi diversi: una docente ha condotto interviste individuali mentre il resto della classe rispondeva per scritto alle stesse domande, in un altro caso sono stati effettuati colloqui individuali, fuori dalla classe, adeguandosi all’età degli intervistati. In un confronto costante tra la realtà del paese d’origine e quella italiana, sono stati toccati argomenti come l’esperienza scolastica, le relazioni tra adulti e coetanei, le regole nella scuola, nella strada, nella famiglia. Le domande proposte hanno permesso agli alunni di riflettere sulle proprie conoscenze/abilità pregresse, per gli intervistatori è emersa una visione precisa delle competenze sull’argomento e, pur nella limitatezza dell’esperimento, si è visto che è possibile arrivare ad una conoscenza meno superficiale dell’alunno e delle sue effettive necessità. Concludendo: se lo strumento, così come è stato formulato, è di difficile applicazione nella nostra realtà, è senz’altro condivisibile l’idea di valutare le competenze disciplinari dei nuovi arrivati sia per l’elaborazione di un piano di studi personalizzato più rispondente alla realtà del singolo sia per procedere a valutazioni sistematiche più puntuali. Possono essere effettuati colloqui individuali dai docenti delle varie discipline, possono essere dati suggerimenti di azioni didattiche particolari nelle varie aree tematiche per arrivare a creare una scuola a misura di alunno. 41