UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DEL PIEMONTE ORIENTALE “A. AVOGADRO” Dipartimento di Medicina Traslazionale in collaborazione con Università Cattolica del Sacro Cuore e Università di Milano Bicocca MASTER IN SCIENZE DELLA PREVENZIONE MSP-ASPP ADVANCED SCHOOL OF PREVENTION AND HEALTH PROMOTION Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative Michele Giacosa Anno accademico 2013-2014 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” Indice Indice .................................................................................................................................2 Abstract .............................................................................................................................3 1. Definizioni.................................................................................................................4 1.1 Infortunio e infortunio in itinere....................................................................................... 4 1.1 Indice di frequenza ed Indice di gravità ........................................................................... 5 2. Il Fenomeno infortunistico in Italia ...........................................................................6 2.1 Le Banche Dati statistiche................................................................................................ 6 2.2 La situazione degli infortuni in Europa............................................................................ 6 2.3 La situazione degli infortuni in Italia ............................................................................... 7 2.4 Gli infortuni mortali ......................................................................................................... 7 2.6 Il concetto di DALY......................................................................................................... 8 3. Il contesto legislativo ed istituzionale italiano ..........................................................9 3.1 I Fattori di Rischio e loro valutazione.............................................................................. 9 3.2 I Fattori di Rischio emergenti......................................................................................... 12 3.3 L’eliminazione o la riduzione del rischio....................................................................... 13 4. Obiettivo dello studio ..............................................................................................15 5. Materiali e Metodi ...................................................................................................15 5.1 La ricerca delle evidenze scientifiche ............................................................................ 15 5.2 BBS/Training ed esempio di intervento ......................................................................... 19 6. Risultati ...................................................................................................................21 6.1 Dossier EBP e le revisioni sistematiche di studi primari ............................................... 21 6.2 Dossier EBP e gli studi secondari di letteratura grigia................................................... 26 6.3 L’esperienza in Caffarel SpA ......................................................................................... 27 7. Discussione..............................................................................................................29 8. Conclusioni..............................................................................................................30 Ringraziamenti e contributi .............................................................................................31 Bibliografia e sitografia...................................................................................................32 Elenco Tabelle e Figure allegate ....................................................................................35 M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 2 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” Abstract Questo studio si propone di analizzare il fenomeno degli infortuni sul lavoro in Italia per delineare il quadro di un bisogno di Salute che, ancora oggi, è rilevante nella maggior parte degli ambiti lavorativi. Il primo capitolo raccoglie brevemente alcune definizioni che riassumono i concetti di incidente, infortunio, infortunio sul lavoro, infortunio in itinere, malattia professionale, mancato incidente e mancato infortunio. Nel secondo capitolo sono raccolti e commentati alcuni dati statistici storici reperiti sulle principali banche dati riconosciute (es. INAIL, ISTAT, IHME). E’ stato definito un ambito ristretto di ricerca in cui condurre l’approfondimento; per questo sono stati presi in considerazione gli eventi infortunistici gravi o mortali, il trend storico, la loro casistica, i principali fattori di rischio determinanti, il tipo di prevenzione e le metodologie di protezione adottate sino ad oggi, facendo un accenno anche ai cosiddetti rischi occupazionali emergenti. L’obiettivo di questo lavoro si è concretizzato nello studio del tema relativo agli interventi di prevenzione, basati su soluzioni organizzative o comportamentali, ritenute efficaci per la riduzione degli infortuni sul lavoro. Definito il contesto in cui operare, la ricerca delle fonti scientifiche e bibliografiche è stato l’elemento centrale per individuare eventuali ambiti di intervento ed altresì per individuare azioni che ancora non sono state implementate oppure la loro attuazione è rimasta incompleta; Il contesto legislativo italiano, le Istituzioni, l’applicazione della normativa ed i controlli ufficiali sul territorio hanno, nel tempo, prodotto dei risultati favorevoli alla riduzione degli infortuni, ma è indubbio che occorre mettere in campo nuovi interventi per dare slancio al trend in atto. Le evidenze scientifiche, reperite in un recente lavoro su revisioni sistematiche e basato su studi ed esperienze sul campo nell’ambito dell’applicazione di metodi di Behaviour Based Safety o di Training, sono state l’elemento centrale di studio insieme ad altri documenti, linee guida e pubblicazioni di “letteratura grigia”. Lo studio e gli approfondimenti effettuati hanno permesso di verificare l’esistenza di alcune evidenze scientifiche relative ad interventi efficaci di contrasto al fenomeno infortunistico in ambito organizzativo e comportamentale, riepilogati nella tavola sinottica al capitolo dei risultati. Parallelamente sono stati raccolti ed analizzati alcuni documenti e dati dell’esperienza italiana di Caffarel SpA nell’applicare il metodo “STOP”, mutuato da quello DuPont TM presso lo Stabilimento industriale alimentare di Luserna S. Giovanni (TO) che, dopo cinque anni dall’implementazione del metodo organizzativo/comportamentale, ha contribuito ad ottenere una decisa riduzione degli infortuni “più gravi” (prognosi > 1 turno lavorativo) ed una contemporanea riduzione delle giornate di lavoro perse a causa di infortunio. In conclusione, alcune evidenze scientifiche dimostrano che la prevenzione secondaria in ambito lavorativo può essere potenziata implementando modelli di Behavior Based Safety o di Training che possono responsabilizzare sia Dirigenti e Preposti (D.Lgs. 81/08) nel ruolo di supervisori ed auditors e sia i lavoratori che ottengono, volta per volta, un feedback positivo per i comportamenti “sicuri” e di richiamo/informativo per i comportamenti “a rischio”. M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 3 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” 1. Definizioni L’infortunio non è altro che un caso particolare d’incidente. Si può definire come incidente ogni rapida e non intenzionale liberazione, trasformazione o inappropriata applicazione d’energia che provoca, o è potenzialmente in grado di provocare, effetti indesiderati (danni alle persone o alle cose, costi economici, degrado ambientale, etc.): - per liberazione d’energia s’intende ogni suo spostamento dal luogo in cui abitualmente si trova o fuoriuscita dal suo sistema di contenimento, vale a dire una sua variazione di sede; - per trasformazione d’energia s’intende una sua variazione qualitativa, quantitativa o il combinato delle due. Ne costituiscono esempi l’energia potenziale che si trasforma in energia cinetica, come avviene nelle cadute dall’alto di un grave; il moto accelerato di un corpo; una temperatura che aumenta; l’energia termica che, aumentando, provoca un aumento dell’energia meccanica (ad esempio: aumento della pressione all’interno d’un contenitore a tenuta non deformabile a seguito d’un aumento di temperatura); - per inappropriata applicazione d’energia s’intende una situazione in cui l’energia è invariata (come sede, tipo ed intensità) e ciò che varia è l’interfaccia “energia/lavoratore”; la modifica d’interfaccia consiste nello stabilirsi di un contatto tra energia e lavoratore, inesistente o diverso da quello esistente in condizioni lavorative normali; - per rapida s’intende che la variazione d’energia o d’interfaccia avviene in tempi molto piccoli, nell’ordine dei pochi secondi o della frazione di secondo; - per non intenzionale s’intende che la variazione d’energia o d’interfaccia non costituisce un obiettivo perseguito, esplicitamente o implicitamente, dal gestore della situazione in cui tale variazione si verifica; è però del tutto arbitrario intendere l’espressione non intenzionale come sinonimo di imprevedibile o di accaduto nonostante fosse stato fatto tutto il possibile per impedirlo. 1.1 Infortunio e infortunio in itinere Formalmente si può definire infortunio un incidente che provoca, ad una o più persone, un danno biologico nel quale si riconoscono tutte le seguenti caratteristiche: - rilevanza clinica (criterio eziologico e di gravità); - diretta derivazione dall’energia scambiata a seguito dell’incidente (nesso di causalità); - instaurazione a brevissima distanza di tempo dallo scambio d’energia (criterio temporale). Mutuando la nozione fornita dall'art. 2, D.P.R. 30 giugno 1965, n. 1124, può definirsi in via generale "infortunio sul lavoro" l'infortunio occorso "per causa violenta in occasione di lavoro". Ai fini dell'assicurazione INAIL, per la sua indennizzabilità è necessario che dall'infortunio sia derivata o la morte o un'inabilità permanente al lavoro (assoluta o parziale) oppure un'inabilità temporanea assoluta che comporti l'astensione dal lavoro per più di tre giorni. Deve considerarsi: - inabilità permanente assoluta - la conseguenza di un infortunio che tolga, completamente e per tutta la vita, l’attitudine al lavoro; - inabilità permanente parziale - la conseguenza di un infortunio che diminuisca, in misura superiore al 10% e per tutta la vita, l'attitudine al lavoro; - inabilità temporanea assoluta - la conseguenza di un infortunio che impedisca totalmente e di fatto per più di tre giorni di attendere al lavoro. M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 4 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” Per garantire giudizi appropriati e politiche efficaci è bene precisare che i numeri assoluti degli infortuni e i loro andamenti storici non sono, da soli, informazione adeguata per dare indicazioni alle politiche della sicurezza. Dovrebbero essere analizzati raggruppandoli per classe di rischio e rapportati a un indicatore del periodo di esposizione al rischio. Un'analisi adeguata dovrebbe considerare il periodo di esposizione al rischio misurato dalle ore lavorate, come definito dalla norma UNI 7249:2007 sulle statistiche degli infortuni sul lavoro. La giurisprudenza della Corte di Cassazione ha ritenuto che l'infortunio "in itinere" possa considerarsi infortunio sul lavoro purché: - sussista un nesso tra l'itinerario seguito e l'attività lavorativa nel senso che il primo non sia stato percorso per ragioni meramente personali; - in caso di infortunio occorso durante l'uso di veicolo privato, l'uso di tale mezzo sia stato imposto dalla inadeguatezza di altri mezzi di locomozione. 1.1 Indice di frequenza ed Indice di gravità Le statistiche degli infortuni sono strumenti di calcolo che permettono di verificare l'andamento infortunistico a livello nazionale, locale, di una azienda, di un comparto industriale o di un gruppo di lavorazioni e, ovviamente di una singola azienda. Per ottenere delle statistiche di infortunio omogenee e confrontabili è stato necessario standardizzare la metodologia di calcolo. Tale omogeneizzazione è possibile ottenerla definendo due indici infortunistici specifici: l'indice di frequenza e l'indice di gravità. Per "indice di frequenza" (If) si intende il rapporto tra il numero di infortuni ed una misura dell'esposizione al rischio (come, ad es. il numero di lavoratori esposti o il numero di ore lavorate dagli assicurati INAIL). L’indice di frequenza INAIL è il rapporto tra il numero di infortuni (con inabilità superiore ai tre giorni) occorsi in una unità presa a riferimento e le ore lavorate dagli addetti assicurati INAIL impiegati nell'unità stessa, moltiplicato per 1.000.000 (allo scopo di non dover lavorare con numeri scomodi perché troppo piccoli): If = (nº infortuni/ore lavorate INAIL) x 1.000.000 Non ci riferisce direttamente al numero di dipendenti in quanto, in ogni periodo di tempo che si consideri, il numero di dipendenti non necessariamente costante, infatti possono intervenire licenziamenti, dimissioni, pensionamenti, nuove assunzioni: riferirsi alle ore lavorate equivale a riferirsi alla forza media presente nel periodo. Per "indice di gravità" (Ig) si intende il rapporto fra la misura della durata dell'inabilità (giorni persi per infortunio) ed una misura dell'esposizione al rischio (es. il numero di ore lavorate dagli assicurati INAIL). L’indice di gravità INAIL è il rapporto tra la sommatoria di tutte le giornate perse per infortunio, in una unità presa a riferimento, e le ore lavorate dagli addetti assicurati INAIL impiegati nell'unità stessa, moltiplicato per 1.000: Ig = (nº giornate perse/ore lavorate) x 1.000 Le giornate di infortunio sono quelle di calendario, computate a partire dal primo giorno successivo a quello dell'infortunio. Al fine di pubblicare gli Indici di frequenza e gli Indici di Gravità, poiché la rilevazione delle “ore effettivamente lavorate” sarebbe molto difficoltosa e laboriosa, vengono utilizzati, da parte di INAIL, dei dati ottenuti per successive approssimazioni e correlati solamente al numero di lavoratori occupati nel periodo preso in considerazione. M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 5 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” 2. Il Fenomeno infortunistico in Italia Le definizioni che riassumono i concetti di incidente, infortunio, infortunio sul lavoro, infortunio in itinere, malattia professionale, mancato incidente e mancato infortunio ed i dati storici reperiti sulle principali banche dati riconosciute (es. INAIL, ISTAT, IHME) permetteranno, dopo aver ridimensionato l’ambito per prendere in considerazione gli eventi infortunistici italiani, il loro trend storico e le loro conseguenze, di avere un quadro complessivo della situazione infortunistica italiana e del tipo di prevenzione e le metodologie di protezione adottate sino ad oggi. Le rilevazioni sistematiche sugli infortuni permettono di tracciare linee di tendenza che non possono essere attribuite a pura e semplice casualità. L'indagine statistica sul già avvenuto rappresenta perciò una spia in grado di segnalare, sia pure non con assoluta certezza e precisione, punti, fattori e circostanze di maggiore rischio per la vita e l'integrità fisica delle persone. Analizzando le pubblicazioni INAIL degli ultimi anni (Statistiche per la prevenzione dei danni da lavoro ed i Report annuali statistici) è possibile delineare un quadro della situazione infortunistica, tenendo però presente che tale quadro potrebbe essere decisamente più accurato se si utilizzassero degli Indici di Frequenza e di Gravità calcolati direttamente con le ore effettivamente lavorate, reperite impresa per impresa. 2.1 Le Banche Dati statistiche L'INAIL pubblica annualmente nel Notiziario statistico, a cura della consulenza statisticoattuariale, i dati nazionali degli infortuni e delle malattie professionali denunciati e definiti nell'arco di un biennio. Per avere un quadro generale del fenomeno è possibile consultare il sito internet dell’INAIL (www.inail.it), che offre sia i prospetti storici e sia i prospetti riferiti alla raccolta annuale dei dati. Inoltre è anche disponibile un motore di ricerca denominato “Banca Dati Statistica” (BDS) che permette di selezionare voci come “azienda”, “lavoratori”, “infortuni/MP”, “rendite”, “rischio” per estrarre i dati aggregati degli ultimi cinque anni disponibili. L'applicazione InforMoDW - Datawarehouse è basata sulla banca dati del Sistema nazionale di sorveglianza degli infortuni sul lavoro. Lo strumento di consultazione è realizzato con tecnologia OLAP che abilita l’utente a formulare, in maniera dinamica e interattiva, richieste alle banche dati incrociando, secondo le proprie esigenze, le diverse variabili disponibili. I risultati possono essere rappresentati sia in forma tabellare e sia, per una loro più immediata lettura, in forma grafica (barre, torte) ed essere esportati in ambiente Excel, per ulteriori autonome elaborazioni. 2.2 La situazione degli infortuni in Europa I confronti sono, allo stato attuale, soltanto indicativi, poiché le modalità di rilevamento e di elaborazione non sono ancora uniformate; alcuni Paesi (es. Regno unito, Svezia, Danimarca, Paesi Bassi) hanno procedure che portano a risultati sottostimati in particolare rispetto ai nostri. Sulla base dei tassi d'incidenza standardizzati EUROSTAT (Tabella 2.1 - Infortuni con assenza dal lavoro di almeno 4 giorni, esclusi infortuni "in itinere"), il nostro Paese registra per il 2011 (ultimo anno reso disponibile) un indice infortunistico pari a 2.092 infortuni per 100.000 occupati, in linea rispetto a quello medio riscontrato nell’area Euro a 15 Paesi (UE_15) e a 27 Paesi (UE_Area Euro). La graduatoria risultante dalle statistiche armonizzate M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 6 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” colloca, così, l'Italia in posizione migliore rispetto ai maggiori Paesi del vecchio continente come Spagna (3.432), Francia (2.953) e Germania (2.443). Per quanto riguarda gli infortuni mortali (Tabella 2.2 - casi mortali, esclusi infortuni "in itinere" e quelli dovuti a incidenti stradali e a bordo di qualsiasi mezzo di trasporto nel corso del lavoro, in quanto non rilevati da tutti i Paesi), nel 2011, rispetto all'anno precedente, si è registrata per l'UE_15 una diminuzione dei tassi d'incidenza da 1,6 a 1,4, decessi per 100.000 occupati. Anche l'indice dell'Italia ha registrato nel 2011 un calo da 1,6 a 1,5 decessi per 100.000 occupati, mantenendosi in linea con il valore medio UE. 2.3 La situazione degli infortuni in Italia Gli infortuni sul lavoro avvenuti negli anni 2010 e 2011, sono raccolti, per modalità di evento, nel bilancio infortunistico 2011 (Tabella 2.3): sono 817.697 le denunce di infortuni sul lavoro pervenute all'NAIL nel 2011, 53mila in meno rispetto al 2010, per una flessione del 6,2%.; in calo del 7,6% anche i casi mortali, con 1.378 vittime nel 2011 (114 decessi in meno rispetto all’anno precedente). La riduzione maggiore ha riguardato gli incidenti in occasione di lavoro ( _6,3% di denunce), mentre quelli "in itinere" (tragitto lavoro/casa e casa/lavoro) sono diminuiti del 5,4%. Questo calo consistente è da ricondurre in parte agli effetti della crisi economica che ha colpito il Paese. Già la lettura di questa tabella permette di scoprire un fatto che la pubblica opinione, sensibilissima agli incidenti di cantiere, sistematicamente ignora: su 1378 infortuni mortali nel 2011 sono infortuni stradali: 580, ovvero quasi la metà (il 42%) E di questi quasi la metà (312) sono infortuni mortali in itinere: praticamente per ogni due morti in ambiente di lavoro ordinario si ha un morto mentre va o torna dal lavoro. Per informazione si riportano, dall'archivio statistiche storiche dell'INAIL, i dati dalla metà del secolo scorso, dai quali si rileva come il fenomeno infortunistico, pesantissimo negli anni a cavallo del 1960, abbia iniziato una lenta discesa soltanto dal 1996 (il D.Lgs. n. 626/1994 era entrato in vigore l'anno precedente): si riporta il riepilogo generale “Industria e servizi + Agricoltura + Servizi per conto Stato” in Tabella 2.4. La distribuzione degli infortuni (infortuni definiti 2010 e-2011), secondo la natura della lesione e tenendo conto che a determinare il tipo e la gravità delle conseguenze dell'infortunio intervengono anche le eventuali complicazioni dell'evento lesivo (tetano, setticemia, embolia, ecc.), è riportata nelle tabelle: - Infortuni sul lavoro avvenuti dal 1° gennaio a 31 dicembre 2009, e definiti a tutto il 31 ottobre 2011, per natura della lesione e tipo di conseguenza - Sesso: Maschi/Femmine INDUSTRIA E ARTIGIANATO + AGRICOLTURA (Tabella 2.5); - Infortuni sul lavoro avvenuti dal 1° gennaio a 31 dicembre 2008, e definiti a tutto il 31 ottobre 2010, per natura della lesione e tipo di conseguenza - Sesso: Maschi/Femmine INDUSTRIA E ARTIGIANATO + AGRICOLTURA (Tabella 2.6). 2.4 Gli infortuni mortali In aggiunta ai dati di fonte INAIL, i Flussi informativi sono stati, nel tempo, via via implementati da altri sistemi provenienti dall’attività di ricerca di ISPESL e divenuti patrimonio comune dopo l’incorporazione di questo Istituto in INAIL. In particolare due sono i sistemi che alimentano i flussi: Infor.MO e MALPROF. Il Sistema nazionale di sorveglianza sulle cause e circostanze degli infortuni sul lavoro di maggior gravità, in particolare di quelli con esito mortale, è un altro risultato della collaborazione istituzionale tra Istituti centrali e Regioni. Il sistema permette un’analisi M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 7 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” approfondita e standardizzata di tali eventi, in particolare quelli non legati alla strada (che in Italia rappresentano circa la metà degli infortuni mortali sul lavoro), al fine di mettere a disposizione dei soggetti, competenti sul piano istituzionale e sociale, conoscenze che contribuiscano ad individuare indirizzi, modalità di iniziativa ed interventi utili per una graduale riduzione dei livelli infortunistici, in particolare di quelli mortali. INFORMO Stat - Strumento per l'analisi quantitativa degli infortuni mortali contenuti nell'archivio del sistema di sorveglianza degli infortuni mortali e gravi (dati anni 2002-2012). INFORMO Web - Strumento per l'analisi qualitativa dei casi di infortunio contenuti nell'archivio del sistema di sorveglianza degli infortuni mortali (dati anni 2002-2012). In Tabella 2.7 è riportato il “bilancio infortunistico” dell’anno 2011: casi mortali avvenuti nel biennio 2010_2011, per Regione italiana). Le Regioni sono ordinate in ordine decrescente di sinistrosità, dove si evince la necessità porre rimedio al fenomeno infortunistico mortale. 2.6 Il concetto di DALY Il Disability-adjusted life year o DALY (in italiano: attesa di vita, corretta per disabilità) è una misura della gravità globale di una malattia, espressa come il numero di anni persi a causa della malattia, per disabilità o per morte prematura. Originariamente sviluppato, nel 1990 dalla Harvard University per la Banca Mondiale, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo ha adottato a partire dal 2000. Il DALY è una misura sempre più comune nel settore della Sanità Pubblica e nella valutazione dell'impatto sulla Salute delle malattie che estende il concetto di anni di vita potenziali persi a causa di una morte prematura, includendo gli anni di vita "sana" persi in virtù del cattivo stato di salute o di disabilità; in tal modo, la mortalità e la morbilità sono combinate in un unico indicatore comune. Tradizionalmente, le passività della salute sono state espresse utilizzando una sola misura: (valore atteso) di "anni di vita persi" (Years of Life Lost - YLL). Questa misura non tiene conto dell'impatto della disabilità provocata dalla malattia, che può essere espressa in "anni vissuti con disabilità" (Years Lived with Disability - YLD). La misura DALY è calcolata tramite la somma di questi due componenti, secondo l’espressione: DALY = YLL + YLD. Il DALY si basa sull'accettazione del fatto che la misura più appropriata degli effetti di una malattia cronica è il tempo, sia quello perso per via di una morte prematura, sia quello trascorso nella disabilità della malattia. Un DALY, pertanto, è pari ad un anno di vita perso. The Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) è un centro di ricerca indipendente di Salute globale presso l'Università di Washington, che fornisce la misura rigorosa e comparabile dei più importanti problemi di Salute del mondo e valuta le strategie utilizzate per affrontarle. IHME rende tali informazioni liberamente disponibili, in modo che i politici hanno le prove di cui hanno bisogno per prendere decisioni informate su come allocare le risorse per migliorare la meglio la Salute della popolazione. L’HIME rende disponibili i dati Global Bourden Disease(GBD) e, attraverso grafici (es. Arrow Diagram), generabili direttamente sul web, è possibile visualizzare: - le classificazioni per cause o fattori di rischio sulla base di decessi, YLL, YLD, e DALY per il 1990 e il 2010; - i cambiamenti nella classifica delle cause o fattori di rischio tra il 1990 e il 2010; - i ranghi di classificazione per fasce di età, sesso, area geografica (regione) e Paese. M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 8 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” Nel grafico 2.1 dei rischi, generato online selezionando i DALY per entrambi i sessi e tutte le età in Italia, è possibile individuare la categoria dei “Rischi occupazionali” al 9° posto nel 1990 ed al 10° posto nel 2010 tra i vari rischi considerati nella banca dati HIME e quindi di notevole importanza sotto il profilo della Prevenzione. Anche nel grafico 2.2 delle cause, generato online selezionando i DALY per entrambi i sessi e per tutte le età in Italia, è possibile individuare la categoria delle cause “incidenti stradai” (road injury) e “cadute” (falls) come cause importanti, tra le varie cause considerate nella banca dati HIME e quindi informazioni utili su base prevenzionistica per la riduzione degli infortuni o infortuni in itinere. 3. Il contesto legislativo ed istituzionale italiano In Italia la consapevolezza che i rischi derivanti dall’attività lavorativa dovessero avere una garanzia assicurativa-previdenziale particolare si è sviluppata prima che negli altri Paesi europei; e sin dalla sua nascita, che risale ad oltre un secolo fa come Cassa Nazionale Infortuni, l’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro ha di fatto sempre svolto, accanto a quella principale dell’assicurazione, anche attività di carattere prevenzionale. La prevenzione fa parte quindi delle competenze dell’INAIL: dalla Legge istitutiva del 1898 e del Testo Unico del 1904, attraverso un lungo excursus legislativo (T.U. 1934, D.P.R. n. 1124/1965, Legge n. 833/1978, D.Lgs. n. 626/94, Legge n. 144/1999, D.Lgs. n. 38/2000, D.Lgs. n. 81/08 e D.Lgs. n. 106/2009) fino alla Legge n. 122/2010 (acquisizione dell’Ispesl e dell’Ipsema da parte dell’Inail) ed alla approvazione da parte della Conferenza Stato-Regioni dell’accordo quadro del 2 febbraio 2012. I sistemi di prevenzione e protezione e sorveglianza adottati sin dagli anni ’50 e basati principalmente su misure tecniche con requisiti di Legge ben determinati non sono stati sufficientemente efficaci per ridurre drasticamente il trend infortunistico. Solo con il recepimento delle Direttive europee degli anni ’90 e l’emanazione del D.Lgs. 626/94 è stato introdotto ufficialmente il concetto di Valutazione del Rischio, dove la maggior parte della Responsabilità per gli adempimenti è stata messa in capo al Datore di Lavoro ed agli altri “attori” del sistema prevenzionistico aziendale. Il D.Lgs. 81/2008, cosiddetto “Testo Unico della Sicurezza” ha raccolto ed integrato in un unico dispositivo i principi già presenti nella legislazione precedente, portandosi dietro, negli allegati, anche i concetti dei D.P.R. degli anni ’50, ma senza indicazioni tecniche numeriche specifiche (rimandando ad eventuali norme tecniche UNI, CEI, ecc. per le indicazioni più precise). Un ruolo prevenzionale parimenti importante lo hanno assunto e svolto altre Istituzioni, quali i Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende Sanitarie Locali ed in particolare i Servizi per la Prevenzione e la Sicurezza nell’Ambient e nei luoghi di Lavoro (S.Pre.S.A.L.) delle stesse ASL, le ARPA regionali per la Sicurezza industriale ed i Rischi di Incidenti rilevanti (“Direttive Seveso”), i Dipartimenti provinciali del Lavoro (DPL – Ispettorato del Lavoro) per le competenze amministrative in tema di “lavoro nero” e le competenze tecniche nei cantieri, cave e miniere ed il Corpo Dei Vigili del Fuoco con le sedi territoriali per le loro competenze in tema di rischio incendio ed esplosione. 3.1 I Fattori di Rischio e loro valutazione La sicurezza sul lavoro è trattata nei testi normativi in molte forme diverse per i diversi ambiti lavorativi, le varie tecnologie e per la maggior parte dei prodotti. L’aumento della complessità delle attività economiche, dei prodotti, processi e servizi nel mercato del lavoro richiede che M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 9 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” le considerazioni sulla sicurezza abbiano alta priorità. Il nuovo concetto di Valutazione del Rischio, che si sviluppa a partir dal “censimento” dei Fattori di Rischio, tenendo in considerazione la loro magnitudo, la loro relativa probabilità di accadimento, permette di affrontare la complessità di cui sopra. Il processo di analisi si sviluppa quindi dall’identificazione dei Pericoli (Fattori di Rischio) e la Valutazione dei Rischi, fino alla Gestione dei Rischi, attraverso un ciclo continuo (in progress) di riesame, come indicato nella Figura 3.1 allegata. L'obbligo di effettuare la valutazione del rischio, a carico al Datore di Lavoro, e gli adempimenti documentali conseguenti (piano di sicurezza aziendale) sono previsti e disciplinati dal D.Lgs. n. 81 del 2008. Il datore di lavoro deve valutare tutti i rischi per i lavoratori presenti nell'azienda o nell'unità produttiva. In particolare, egli deve eseguire tale valutazione anche nella scelta delle attrezzature di lavoro e delle sostanze o dei preparati chimici impiegati, nonché nella sistemazione dei luoghi di lavoro e deve riguardare tutti i rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori, ivi compresi quelli riguardanti gruppi di lavoratori esposti a rischi particolari, tra cui anche quelli collegati allo stress lavoro_correlato, quelli riguardanti le lavoratrici in stato di gravidanza, nonché quelli connessi alle differenze di genere, all'età, alla provenienza da altri Paesi e quelli connessi alla specifica tipologia contrattuale attraverso cui viene resa la prestazione di lavoro e i rischi derivanti dal possibile rinvenimento di ordigni bellici inesplosi nei cantieri temporanei o mobili. A conclusione della valutazione, deve essere redatto un documento, comunemente definito come D.V.R. (documento di valutazione dei rischi). Le principali definizioni di Legge per l’iter di valutazione dei rischi sono: - Pericolo: proprietà o qualità intrinseca di una determinata entità (ad es., materiali o attrezzature di lavoro, metodi e pratiche di lavoro), avente il potenziale di causare danni. - Rischio: probabilità che sia raggiunto il livello potenziale di danno, in presenza di un pericolo (es. nelle condizioni di impiego e/o di esposizione), nonché dimensioni possibili del danno stesso (magnitudo). - Valutazione dei rischi: procedimento di valutazione dei rischi per la sicurezza e la salute dei lavoratori nell'espletamento delle loro mansioni, derivante dalle circostanze dell’esistenza di un pericolo sul luogo di lavoro. La valutazione dei rischi deve essere strutturata e attuata in modo da aiutare i datori di lavoro o le presone che controllano l'attività professionale ad effettuare quanto segue: - identificare i pericoli che sussistono sul luogo di lavoro e valutare i rischi associati agli stessi, in modo da determinare quali provvedimenti debbano essere presi per proteggere la salute e la sicurezza dei lavoratori; - valutare i rischi in modo da effettuare la selezione quanto più motivata possibile delle attrezzature di lavoro, dei prodotti e dei preparati chimici impiegati e delle attrezzature che si trovano sul luogo di lavoro, nonché dell'organizzazione dello stesso; - controllare se i provvedimenti in atto risultino adeguati; - stabilire un elenco di priorità se si vede che sono necessarie ulteriori misure in conseguenza dei risultati della valutazione; - garantire che i provvedimenti di prevenzione e protezione e i metodi di lavoro e di produzione, ritenuti necessari e attuati a seguito di una valutazione dei rischi, siano tali da consentire un miglioramento del livello di protezione dei lavoratori, rispetto alle esigenze della sicurezza e della salute. M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 10 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” Tra i principali aspetti tecnico/organizzativi da prendere inconsiderazione obbligatoriamente, consolidati nel tempo, comunque in qualche modo previsti dalla legislazione o dalla normativa tecnica vigente, vi sono: 1. Impiego delle attrezzature di lavoro - Elementi in movimento rotatorio o traslatorio non sufficientemente protetti, che possono causare schiacciamenti, tagli, perforazioni, urti, agganciamenti o trazioni. - Elementi o materiali in movimento libero (caduta, rotolamento, scivolamento, ribaltamento, dispersione nell'aria, oscillazioni, crolli) cui possono conseguire danni per le persone. - Movimenti di macchinari e di veicoli. - Pericolo di incendio e di esplosione (ad es.: per attrito; serbatoi in pressione). - Intrappolamento. 2. Metodi di lavoro e disposizioni degli impianti - Superfici pericolose (bordi acuminati, spigoli, punte, superfici abrasive, parti protundenti). - Attività in altezza. - Compiti che comportano movimenti/posizioni innaturali. - Spazi limitati (ad es.: necessità di lavorare tra parti fisse). - Inciampare e scivolare (superfici bagnate o comunque scivolose, ecc.). - Stabilità del posto di lavoro - Conseguenze derivanti dalla necessità di indossare attrezzature di protezione personale su altri aspetti del lavoro. - Tecniche e metodi di lavoro. - Ingresso e lavoro in spazi confinati. 3. Impiego dell'elettricità - Pannelli di comandi elettrici. - Impianti elettrici, (ad es.: rete principale di adduzione, circuiti di illuminazione). - Attrezzature, sistemi di controllo e di isolamento a comando elettrico. - Impiego di attrezzi elettrici portatili. - Incendi o esplosioni causati dall'energia elettrica. - Cavi elettrici sospesi. 4. Esposizione a sostanze o preparati pericolosi per la sicurezza e la sanità - Inalazione, ingestione e assorbimento cutaneo di materiale pericoloso per la salute (compresi aerosol e polveri). - Impiego di materiali infiammabili e esplosivi. - Mancanza di ossigeno (asfissia). - Presenza di sostanze corrosive. - Sostanze reattive/instabili. - Presenza di sensibilizzanti. 5. Esposizione ad agenti fisici - Esposizione a radiazioni elettromagnetiche (calore, luce, raggi X, radiazioni ionizzanti). - Esposizione a laser. - Esposizione al rumore o ad ultrasuoni. - Esposizione a vibrazioni meccaniche. - Esposizione a sostanze/mezzi ad alta temperatura . - Esposizione a sostanze/mezzi a temperatura molto bassa. - Presenza di fluidi sotto pressione (aria, vapore, liquidi compressi). M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 11 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” 6. Esposizione ad agenti biologici - Rischio di infezioni derivanti dalla manipolazione e dall'esposizione non intenzionale a microrganismi, esotossine ed endotossine. - Rischio di infezioni dovute all'esposizione non intenzionale a microrganismi (ad es.: legionella, liberata dai sistemi radianti di raffreddamento). - Presenza di allergeni. 7. Fattori ambientali e ambiente di lavoro - Illuminazione non adeguata o tecnicamente errata. - Controllo inadeguato di: temperatura, umidità, ventilazione. - Presenza di agenti inquinanti. 8. Organizzazione del lavoro - Fattori condizionati dai processi di lavoro (ad es.: lavoro in continuo, sistemi di turni, lavoro notturno). - Sistemi efficaci di gestione e accordi per l'organizzazione, la pianificazione, il monitoraggio e il controllo degli aspetti attinenti alla sicurezza e alla sanità. - Manutenzione degli impianti, comprese le attrezzature di sicurezza. - Accordi adeguati per far fronte agli incidenti e a situazioni di emergenza. 9. Altri Fattori - Pericoli causati da terzi, (ad es.: violenza a colleghi, personale di sorveglianza, polizia, attività sportive). - Lavoro con animali. - Lavoro in atmosfere a pressione superiore o inferiore al normale. - Condizioni climatiche difficili. - Integrità del software. - Lavoro in prossimità di specchi d'acqua o sott'acqua. - Posti di lavoro variabili. 3.2 I Fattori di Rischio emergenti Negli ultimi due decenni si è avviata una radicale trasformazione del lavoro nel mondo e, anche in Italia ed in Europa, i contesti lavorativi hanno subito delle modifiche che possono influire direttamente sulla sicurezza e la salute dei lavoratori; l’aumento del numero delle piccole e medi imprese, il cambio dei metodi di gestione, l’incremento del numero di contratti di lavoro, l’aumento del lavoro temporaneo, la modifica dell’orario di lavoro, il lavoro a domicilio, la mobilità da e per il luogo di lavoro e tutto ciò, accompagnato da un invecchiamento della forza lavoro, dall’aumento del lavoro femminile e da una forte immigrazione, ha modificato il panorama dei rischi da affrontare sul posto di lavoro, generati dai seguenti fattori di rischio: Interazione del posto di lavoro e dei fattori umani - Dipendenza dal livello delle conoscenze e delle capacità del personale. - Dipendenza dall’etnia, dal genere o dall’età del personale. - Dipendenza dalle norme di comportamento. - Dipendenza da una soddisfacente comunicazione e da istruzioni corrette per far fronte a condizioni mutevoli. - Conseguenze di deviazioni ragionevolmente prevedibili dalle procedure di lavoro in condizioni di sicurezza. - Adeguatezza dei Dispositivi di Protezione Individuale. M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 12 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” - Scarsa motivazione alla sicurezza. - Fattori ergonomici, quali la progettazione del posto di lavoro per venire incontro alle esigenze del lavoratore. Fattori psicologici e psicosociali - Difficoltà del lavoro (intensità, monotonia). - Dimensioni dell'ambiente di lavoro, (ad es.: claustrofobia, solitudine). - Ambiguità del ruolo e/o situazione conflittuale. - Contributo al processo decisionale con conseguenze sul lavoro e sulle mansioni. - Lavoro molto esigente a scarso controllo. - Reazioni in caso di emergenza (agitazione, panico). - Precarietà del lavoro (contratto, competizione) L'Agenzia europea per la sicurezza sul lavoro (EU-OSHA) ha pertanto avviato uno studio prospettico su diversi fattori di rischio che spaziano dalla ICT fino alla gestione delle risorse umane e la crisi economica. L’EU-OSHA ha poi diffuso una relazione sui nuovi possibili rischi emergenti in materia di salute e sicurezza dal titolo: "Expert forecast on emerging psychosocial risks related to occupational safety and health" (le altre tre relazioni disponibili si occupano di rischi fisici, biologici e chimici). Un “rischio emergente per la salute e la sicurezza sul lavoro” è qualsiasi rischio sia “nuovo” sia “in aumento”. Il rischio è “nuovo” perché: - il rischio non esisteva prima ed è causato da nuovi processi, nuove tecnologie, nuovi tipi di luoghi di lavoro, o da trasformazioni sociali organizzative; - è un problema di lunga data considerato adesso un rischio grazie alle nuove conoscenze scientifiche o a un cambiamento della percezione pubblica. Il rischio è “in aumento” se: - il numero di pericoli che costituiscono il rischio è in aumento; - la probabilità di esposizione ai pericoli è in aumento; - gli effetti dei pericoli sulla salute dei lavoratori stanno peggiorando. Nella Figura 3.2 (allegata) si possono visualizzare immediatamente i primi dieci rischi psicosociali emergenti identificati e valutati dallo studio di cui sopra: 1. contratti precari nel contesto del lavoro instabile; 2. maggiore vulnerabilità dei lavoratori nel contesto della globalizzazione; 3. nuove forme di contratti di lavoro; 4. sensazione di insicurezza del posto di lavoro; 5. forza lavoro che invecchia; 6. lunghe ore di lavoro; 7. intensificazione del lavoro; 8. produzione snella ed outsourcing; 9. elevato coinvolgimento emotivo sul lavoro; 10. scarso equilibrio fra vita e lavoro. L’importanza di questi rischi emergenti sulla salute della popolazione lavorativa può influenzare anche il rischio infortuni sul posto di lavoro; si prenda ad esempio cosa può generare una situazione di di-stress su una persona già di per se indebolita fisicamente o psicologicamente a causa di altri fattori di rischio ambientali o individuali. 3.3 L’eliminazione o la riduzione del rischio Anche se l'obiettivo della valutazione dei rischi comprende l’eliminazione dei rischi professionali, e tale dovrebbe essere sempre il suo obiettivo primario, ciò non sarà sempre realizzabile in pratica. Nei casi in cui non è possibile eliminare i rischi, essi devono essere M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 13 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” diminuiti nella misura del tecnicamente possibile e si dovranno tenere sotto controllo i rischi residui. In una fase successiva, nell'ambito del programma di revisione, i rischi residui saranno nuovamente valutati e si considererà ulteriormente la possibilità di eliminarli o di ridurli ancora, probabilmente alla luce delle nuove conoscenze allora acquisite. Il quadro legislativo attuale lascia molto “spazio di manovra” al Datore di Lavoro, rispetto al passato, per trovare le migliori soluzioni in ambito tecnico, organizzativo e procedurale, al fine di ottenere un alto livello preventivo e protettivo per la sicurezza e la salute dei lavoratori. Ecco che nasce la necessità di verificare se esistono delle misure tecniche, organizzative o procedurali efficaci, e riconosciute tali da studi scientifici, in Italia o nel mondo per agevolare il processo di miglioramento delle condizioni di sicurezza e salute sul lavoro. Nel determinare una strategia per la riduzione ed il controllo dei rischi, i datori di lavoro devono: - mettere a punto una coerente politica complessiva di prevenzione, che copra gli aspetti tecnologici, l'organizzazione del lavoro, le condizioni di lavoro, i rapporti sociali e l'influenza di questi fattori in rapporto all'ambiente di lavoro; - “ affrontare” i rischi alla fonte; - adattare l'attività lavorativa all'individuo, specialmente per quanto riguarda la progettazione dei posti di lavoro, la scelta delle attrezzature di lavoro e dei metodi produttivi, cercando, in particolare, di alleviare il lavoro monotono e quello da compiersi secondo cadenze prestabilite, in modo da ridurne gli effetti negativi sulla salute; - adeguarsi al progresso tecnico e normativo; - trasmettere istruzioni e informazioni adeguate ai dipendenti; - cercare di controllare i rischi in modo diverso dal fornire dispositivi di protezione individuali (DPI) ai lavoratori (es. dare precedenza alla ventilazione dei locali piuttosto che all'impiego di respiratori);.in altri termini, l'impiego di DPI deve essere l'ultima scelta nell'ambito della strategia di controllo e non deve essere impiegata in sostituzione di altri provvedimenti. - tenere in considerazione le indicazioni derivanti da studi e revisioni sulla prevenzione e basati su evidenze scientifiche per mettere in campo soluzioni di prevenzione o protezione efficaci. Generalmente, in Italia, i modelli più avanzati per la sicurezza del lavoro sono rappresentati dai Sistemi di Gestione della Sicurezza sul Lavoro (SGSL), conformi alle Linee guida UNIINAIL del 28 settembre 2001 oppure al British Standard OHSAS 18001:2007 e, per le piccole e medie imprese, conformi al Decreto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali del 13 febbraio 2014 “Procedure semplificate per l’adozione de modelli di organizzazione e gestione (MOG) nelle piccole e medie imprese (PMI)”, in quanto prescritti all’art. 30, comma 5 bis del D.Lgs. 81/2008. Un Sistema di Gestione della Sicurezza sul Lavoro (SGSL) è un sistema organizzativo aziendale, finalizzato a garantire il raggiungimento degli obiettivi di salute e sicurezza sul lavoro, attraverso la massimizzazione dei benefici e la riduzione dei costi. Con un SGSL, la gestione della sicurezza e salute sul luogo di lavoro diventa parte integrante della gestione complessiva di un’azienda. L’azienda individua una sua politica di salute e sicurezza e si dota di una struttura organizzativa che sia adeguata alla natura dell’attività svolta, alla sua dimensione, al livello dei rischi lavorativi, agli obiettivi che si prefigge di raggiungere, nonché ai relativi programmi di attuazione stabiliti. M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 14 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” 4. Obiettivo dello studio Questo studio, dopo l’analisi del fenomeno infortunistico in Italia, con un accenno di confronto con i dati degli altri Stati europei, ha voluto evidenziare un quadro oggettivo di un bisogno di Salute che, ancora oggi, è rilevante nella maggior parte degli ambiti lavorativi. La domanda che mi sono posto è: “esistono in letteratura scientifica prove di efficacia di interventi, di tipo organizzativo o comportamentale, volti alla prevenzione degli infortuni sul lavoro?”. L’obiettivo di questo lavoro, quindi, è studiare il tema relativo agli interventi di prevenzione, basati su soluzioni organizzative o comportamentali, ritenute efficaci per la riduzione degli infortuni sul lavoro. 5. Materiali e Metodi Definito il contesto in cui operare lo studio, la ricerca delle fonti scientifiche e bibliografiche è stato l’elemento centrale per individuare eventuali ambiti di intervento ed altresì per individuare azioni che ancora non sono state implementate oppure la loro attuazione è rimasta incompleta; in particolare, le evidenze nelle fonti scientifiche e bibliografiche sono state ricercate in ambiti di intervento prevenzionistici nuovi o innovativi, per poter fornire un valore aggiunto a quanto già conosciuto, implementato e normato. Il contesto legislativo italiano, le Istituzioni, l’applicazione della normativa ed i controlli ufficiali sul territorio hanno, nel tempo, prodotto dei risultati favorevoli alla riduzione degli infortuni, ma è indubbio che occorre mettere in campo nuovi interventi per dare slancio al trend in atto. In particolare, in questo studio, si è posta attenzione a ricercare articoli scientifici sulla prevenzione “Evidence Based”, cioè basati sulle evidenze scientifiche e valutati statisticamente. Per circoscrivere la ricerca si è posta l’attenzione sui metodi anglosassoni di “Behaviour Based Safety” (B-BS) e di “Training” che ad oggi in Italia sono poco applicati. Oltre alle evidenze scientifiche reperite in una recente revisione sistematica, basata su studi ed esperienze sul campo nell’ambito dell’applicazione di metodi di Behaviour Based Safety o di Training, è stato approfondito l’argomento grazie a documenti, linee guida e pubblicazioni di “letteratura grigia”, che si elencano nel successivo paragrafo. Poi sono stati raccolti ed analizzati alcuni documenti e dati dell’esperienza italiana di Caffarel SpA nell’applicare il metodo “STOP”, mutuato da quello DuPontTM presso lo Stabilimento industriale alimentare di Luserna s. Giovanni (TO). 5.1 La ricerca delle evidenze scientifiche La ricerca dei documenti tecnici e della letteratura scientifica è stata effettuata principalmente via web, utilizzando il motore di ricerca generalista Google, inserendo il filtro di ricerca .pdf, e navigando all’interno dei seguenti siti istituzionali: - International Labour Organisation (ILO) - http://www.ilo.org/safework/lang--en/index.htm - Organisation of Safety and Health (OSHA) - https://osha.europa.eu/it - The European Network for Workplace Health Promotion (ENWHP) http://www.enwhp.org - Institute for Health and Metrics Evaluation (IHME) - http://www.healthdata.org/gbd - Centro nazionale per la prevenzione ed il Controllo delle Malattie (CCM) http://www.ccm-network.it/home.html - Ministero della Salute - http://www.salute.gov.it M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 15 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” - Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali – http://www.lavoro.gov.it - Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro (INAIL) – http://www.inail.it - Health and Safety Authority (en) – http://www.hsa.ie - Regione Piemonte - http://www.regione.piemonte.it/sanita/cms2/index.php/sicurezza - Centro di documentazione per la promozione della salute (DORS) - http://www.dors.it/ e poi anche in siti internet specializzati in prevenzione e sicurezza: - Azienda SUVA - http://www.suva.ch/it/startseite-suva/praevention-suva/arbeit-suva.htm - TexasMutual - Workers’ compensation insurance – http://www.texasmutual.com - SCIENCEDOMAIN international – http://www.sciencedomain.org - Health and Safety Executive - http://www.hse.gov.uk/index.htm - Association for Advancement of Radical Behaviour Analysis – http://www.aarba.it; http://www.aarba.org - DuPont de Nemours Italiana S.r.l. - http://www.training.dupont.it Le chiavi di ricerca utilizzate sono state i termini inglesi: “Behaviour, Safety, Injury, Evidence Based” ed i termini italiani “Comportamento, Sicurezza, Infortunio, Efficacia” Tra i principali documenti rinvenuti, per procedere nello studio sono state particolarmente utili le seguenti pubblicazioni: - “Storia della prevenzione”. Edizione 2014 - Pubblicazione realizzata da INAIL: Sovrintendenza sanitaria centrale, Direzione centrale prevenzione, Consulenza Tecnica Accertamento Rischi Professionali (Contarp), Consulenza Statistico Attuariale (CSA). Autori: Mariano Innocenzi, Luciano Bindi, Andrea Di Giacobbe, Elisa Saldutti Sovrintendenza sanitaria centrale, settore III; Stefano Signorini Direzione centrale prevenzione; Fabrizio Benedetti Contarp; Giuseppe Morinelli CSA. ISBN 978-8 8-7484396-1. - “HealthWISE Work Improvement in Health Services - Trainers’ Guide”. International Labour Organization and World Health Organization - Geneva, International Labour Office, 2014, ISBN 978-92-2-128263-1 (web pdf). - “TexaSafe: A Guide to Total Safety Culture” - Behavioral Based Safety – 04/04 - Article by E. Scott Geller from the Industrial Safety and Hygiene News, May 1996. - “Best practice for Behaviour Based Safety” - Construction Owners Association of Alberta (COAA), che richiama le seguenti pubblicazioni: Bringing Out the Best in People by Aubrey C. Daniels; publisher McGraw-Hill; ISBN 0-07015358-2; Performance Management: Improving Quality Productivity through Positive Reinforcement by Aubrey C. Daniels; publisher McGraw-Hill; Behaviour Based Safety Process by Thomas R. Krause, John H. Hidley and Stanley J.Hodson; publisher Van Nostrand Reinhold; ISBN 0-442-00227-0; The Behaviour-Based Safety Process: Managing Involvement for an Injury-Free Culture, 2nd edition by Thomas Krause & Stanley Hodson; ISBN: 0-471-28758-X. - “Bes 2013 – Il benessere equo e sostenibile in Italia” - Cnel - Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro / Istituto nazionale di statistica (ISTAT). - “Il cambiamento del comportamento: approcci individuali”, National Institute for Health and Care Excellence (NICE) - Traduzione parziale1 in lingua italiana della guida: “Behaviour change: individual approaches”. NICE public health guidance 49, gennaio 2014, guidance.nice.org.uk/ph49 a cura di Paola Ragazzoni, revisione critica a cura di M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 16 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” - - - - - - Mariella Di Pilato e Alessandra Suglia – DoRS (Centro Regionale di Documentazione per la promozione della Salute, Asl TO3, Regione Piemonte). Atti del Quarto Congresso Europeo di Behaviour-Based Safety (B-BS) – “BehaviourBased Safety: coniugare produttività e sicurezza comportamentale, Venezia, Scuola Grande San Giovanni Evangelista 14-16 aprile 2010. A cura di Elena Algarotti e Guido Tosolin, AARBA (Association for Advancement of Radical Behaviour Analysis). 7° Congresso Europeo di Behaviour-Based Safety “Behaviour-Based Safety (B-BS): che cosa è quando è nata, quanto è efficace, quali scenari. Storia e principi dell’applicazione del protocollo”. Verona, 8-9-10 maggio 2011. A.A.R.B.A. - Association for the Advancement of Radical Behaviour Analysis. “Indagine integrata per l’approfondimento dei casi di infortunio mortale” - Ricerca finalizzata Ministero della Salute, Art. 12 e 12 bis D.Lgs. 502/92 Prevenzione dei rischi per la salute negli ambienti di vita e di lavoro Progetto Infortuni lavorativi - Il Sistema nazionale di sorveglianza epidemiologica degli infortuni sul lavoro finalizzato alla ricerca delle cause (Elaborazioni statistiche), a cura a cura di: M. Marconi, G. Campo, D. De Merich, A. Guglielmi, P. Montanari, M. Pellicci – ISPESL, C. Calabresi, M. Calamita, G. Ortolani – INAIL, F. Longo, G. Pianosi, A. Bena, M. Di Giorgio, O. Pasqualini, C. Piz Sistema Regioni. Perception Survey of the Impact of Behaviour Based Safety on Accident Prevention in the Bonny NLNG Construction Project, Nigeria - M. O. Agwu - British Journal of Economics, Management & Trade 3(1): 48-59, 2013 SCIENCEDOMAIN international - Published 4th February 2013. “Behaviour Based Safety guide: doing what we do better, smarter, safer” - Mary Dorgan, Assistant Chief Executive Health and Safety Authority - ISBN NO. 978-1-84496-175-7. “Process industries safety management (prism) thematic network on human factors, Behavioural safety application guide”, Final Version 2.1 May 2004- Prepared by Tony Fishwick, Tim Southam and Dan Ridley, John Ormond Management Consultants Ltd, Blackpool, Lancashire, England. Convegno di primavera dell’Associazione Italiana di Epidemiologia Roma 14-15 Maggio 2009, “Il contesto dei rischi per la sicurezza e la salute sul lavoro: efficacia degli interventi per la prevenzione”. Alberto Baldasseroni, CeRIMP Regione Toscana. Giornate Fiorentine di Medicina del Lavoro 11 Maggio 2012, “EBP- Evidence Based Prevention - La prevenzione basata sulle prove: principi e metodi della Evidence Based Prevention”. Alberto Baldasseroni, Claudia Dellisanti, Sara Franchi. Relazione periodica sull'andamento della ricerca "infortuni mortali sul lavoro: efficacia degli interventi di prevenzione". n.1 - periodo 15 ottobre 2006-15 gennaio 2007, a cura del responsabile scientifico del Progetto dr. Alberto Baldasseroni. “Dossier EBP e Lavoro: l’efficacia degli interventi per la prevenzione degli infortuni sul lavoro” – A. Baldasseroni, N. Olimpi (2009) Proprio in quest’ultimo documento scientifico, i Dott.ri A. Baldasseroni e N. Olimpi hanno presentato i risultati di un lavoro di revisione sistematica della letteratura scientifica e grigia relativa all’efficacia degli interventi di prevenzione nei confronti degli infortuni sul lavoro. La ricerca ha riguardato l’intero spettro di interventi di prevenzione, interrogando numerose banche dati elettroniche di letteratura scientifica (PubMed, Embase e Web of Science), sulla base di un algoritmo di selezione contenente espressioni relative a quattro elementi: l’intervento; l’occasione di lavoro; il tipo di danno alla persona; l’efficacia. Complessivamente sono stati selezionati 5531 articoli, progressivamente ridotti, attraverso la lettura del titolo e dell’abstract, a 426 articoli di letteratura primaria e 117 revisioni pertinenti M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 17 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” al quesito della ricerca. Dopo lettura del testo completo, tra le revisioni ne sono state selezionate 35, che rispondevano in particolare al criterio di essere “sistematiche”. Queste revisioni sintetizzavano i risultati di 769 articoli originali. I principali argomenti trattati nelle revisioni riguardavano: alcuni settori produttivi (sanità, costruzioni, agricoltura), mezzi di protezione personali, problemi di organizzazione del lavoro e della prevenzione in azienda, valutazione di politiche della prevenzione da parte di autorità ed enti istituzionali. Come riportato dagli autori, l’ampiezza del campo disciplinare da esplorare è una delle difficoltà maggiori da affrontare ed il loro lavoro rappresenta una base di partenza per chiunque voglia cimentarsi su singoli aspetti considerati. La strategia di base che gli autori hanno utilizzato per la ricerca documentale è rappresentata nel seguente schema: Un giudizio sulla qualità delle revisioni reperite è stato aggiunto ogni volta che è stato possibile reperirlo nelle due banche dati disponibili nel web in cui vengono raccolti in maniera aggiornata e analizzati criticamente studi secondari di letteratura scientifica e grigia che hanno come argomento interventi attuati in campo sanitario (Health-Evidence; DARE, Database of Abstracts of Reviews of Effects). In considerazione dell’opportunità di poter visitare uno stabilimento italiano, nel quale è stato di recente applicato un metodo misto di Training e di B-BS e di cui si parlerà nel paragrafo seguente, la mia attenzione si è focalizzata sulle analisi, valutazioni e commenti riferiti alle revisioni sistematiche prese in considerazione nella pubblicazione “Dossier EBP e Lavoro: l’efficacia degli interventi per la prevenzione degli infortuni sul lavoro”: - Prevention of falls in the construction industry – Rivara FP, Thompson DC (2000) (rif. EBP 15). - Behavioral safety research in manufacturing settings: a review of the literature - Grindle AC et al (2000) - (rif. EBP 31) - Effectiveness of behaviour based safety interventions to reduce accidents and injuries in workplaces: critical appraisal and meta-analysis – Tuncel S et al (2006) - (rif. EBP 32) - The efficacy of training for occupational injury control – Johnston JJ et al (1994) - (rif. EBP 33). - Relative effectiveness of worker safety and health training methods - Burke MJ et al (2006) - (rif. EBP 34) - Hillage J, Tyers C, Davis S, Guppy A. The Impact of the HSC/E: a Review. CRR 385/2001, HSE Books, Sudbury 2001 - (rif. EBP 91) - Al-Hemoud AM, Al-Asfoor MM. A behavior based safety approach at a Kuwait research institution. J Safety Res 2006;37(2):201-6. - (rif. EBP 121) - Cooper D. Behavioral safety approaches: which are the most effective? Bsms Inc: White Paper - Behavioural Safety Approaches, 2007. - (rif. EBP 147) M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 18 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” 5.2 BBS/Training ed esempio di intervento I programmi di Behaviour Based Safety (B-BS) comprendono una vasta gamma di programmi che si concentrano quasi interamente sulla modifica dei comportamenti dei lavoratori, al fine di prevenire gli infortuni e le malattie professionali. La premessa fondamentale di questi programmi è che la stragrande maggioranza degli infortuni e malattie professionali sono il risultato di "atti non sicuri." Il primo passo di un programma basato sul comportamento di solito è l’osservazione ed il censimento dei comportamenti "critici" lavoratore, tramite dei supervisori (osservatori), che sono selezionati per monitorare periodicamente le attività lavorative. La maggior parte dei programmi raccomandano che anche i lavoratori possano essere selezionati come ispettori ed ogni ispezione deve essere seguita da rinforzo positivo o negativo. Il modello B-BS, non è un nuovo metodo, ma ha la sua origine dal lavoro di H.W. Heinrich (Assistente Soprintendente, Divisione Ingegneria e Ispezione di Travelers Insurance Company) negli anni 1930 e 1940. Da oltre 30 anni DuPont™ STOP™ (Safety Training Observation Program, Programma di osservazione della formazione di sicurezza) è implementato nelle aziende per prevenire infortuni aumentando la consapevolezza dei dipendenti sulle problematiche relative alla sicurezza e promuovendo discussioni aperte sul tema. M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 19 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” Nell’ambito di questo studio è stato possibile collaborare con il Servizio Health and Safety di Caffarel SpA presso lo stabilimento di Luserna S. Giovanni in provincia di Torino. L’'azienda italiana, specializzata nel settore della produzione e vendita di prodotti dolciari e nella produzione di cioccolato, oggi appartenente al gruppo Lindt & Sprüngli. Di seguito si riassumono sommariamente gli aspetti salienti dell’intervento presso la stabilimento di produzione di Caffarel SpA, attuato secondo il metodo DuPont™ STOP™ a partire dalla fine del 2009. Il ciclo di osservazione STOP™ L’attenzione, dall’osservazione delle “cose”, deve spostarsi all’osservazione delle presone. Le reazioni delle persone Attenzione ad individuare i comportamenti di tipo “evaporativo” (a rischio), ovvero reazioni che l’operatore compie quasi automaticamente nei primi 30’’ da quanto sente di essere osservato. I Dispositivi di Protezione Individuale E’ importante il ruolo del supervisore che, nel relazionarsi con gli operatori, si attivi per rinforzare i comportamenti positivi osservati (safe) e richiamare per i comportamenti osservati negativi (unsafe). Le posizioni delle persone Devono essere osservate le posizioni adottate dai lavoratori, tenendo in considerazione i principi di base dell’ergonomia. M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 20 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” Utensili ed Attrezzature Questo check permette, oltre che una valutazione del comportamento dell’operatore, anche una verifica ulteriore dello stato di usura e manutenzione delle attrezzature. Procedure ed ordine (housekeeping) Le procedure, che possono avere un impatto in termini di tempo (per la corretta applicazione) sulla produzione, parimenti hanno un impatto favorevole sulla safety e la prevenzione. Il rapporto di osservazione La Stop card contiene anche lo spazio per redigere immediatamente un breve rapporto di osservazione, che sarà poi utilizzato per risolvere le non-conformità rilevate e, dopo le necessarie elaborazioni, per “premiare” i comportamenti virtuosi. 6. Risultati 6.1 Dossier EBP e le revisioni sistematiche di studi primari Di seguito sono state riassunte le conclusioni degli autori del Dossier EBP, relativamente all’analisi e valutazione delle revisioni sistematiche di studi primari che si occupano di interventi di tipo organizzativo/comportamentale per la prevenzione degli infortuni sul lavoro: M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 21 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” Giacosa M. M. Giacosa Revisioni di Studi primari A B Rivara FP, Thompson DC. Prevention of falls in the construction industry: evidence for program effectiveness. Am J Prev Med 2000 May;18(4 Suppl):23-6. Giudizio/Risultati Valutazione del DARE: complessivamente la qualità metodologica della revisione è buona. Valutazione dell’Health-evidence: la qualità metodologica della revisione è stata ritenuta moderata (punteggio attribuito: 6). 2013-2014 a.a.a.a. 2013-2014 Robson LS, Clarke JA, Cullen K, Bielecky A, Severin C, Bigelow PL et al. The effectiveness of occupational health and safety management system interventions: A systematic review. Saf Sci 2007;45(3):329-53. “Riguardo all’efficacia dei “sistemi di gestione della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro” (Occupational Health and Safety Management System, OHSMS), l’ultima revisione che abbiamo selezionato è recente, risale al 2007, e considera studi primari pubblicati fino al Luglio 2004 (rif. EBP 28); la ricerca della letteratura scientifica non ha messo in evidenza ulteriori RCT che si sono occupati dell’argomento”. Valutazione del DARE: la revisione viene considerata ben condotta; le conclusioni degli autori riflettono le limitazioni degli studi inclusi. Valutazione dell’Health-evidence: la qualità metodologica della revisione è stata ritenuta ottima (punteggio attribuito: 10). Rivilis I, Van ED, Cullen K, Cole DC, Irvin E, Tyson J et al. Effectiveness of participatory ergonomic interventions on health outcomes: a systematic review. Appl Ergon 2008 May;39(3):342-58. Una delle revisioni analizzate si occupa degli interventi che prevedono la partecipazione ed il coinvolgimento dei lavoratori nell’affrontare problematiche e soluzioni legate all’ergonomia (Participatory Ergonomic, PE); il lavoro ha selezionato articoli pubblicati fino al Luglio 2004 (rif. EBP 29). Undici dei dodici studi di qualità media o più elevata hanno riportato un effetto positivo su outcome di salute associati con gli interventi ergonomici. Gli autori assegnano una evidenza da parziale a moderata al fatto che gli interventi PE siano efficaci nel migliorare diversi outcome di salute. Valutazione del DARE: non è presente nel database. Valutazione dell’Health-Evidence: non è presente nel database. Carrivick PJ, Lee AH, Yau KK, Stevenson MR. Evaluating the effectiveness of a participatory ergonomics approach in reducing the risk and severity of injuries from manual handling. Ergonomics 2005 June 22;48(8):907-14. Carrivick e coll hanno pubblicato nel 2005 i risultati di uno studio che valutava l’efficacia di un intervento di PE nel ridurre il tasso e la severità degli infortuni, legati alla movimentazione manuale e non, in una coorte di 137 addetti alle pulizie all’interno di un ospedale; i dati, sono stati raccolti nei 4 anni pre-intervento e nei 3 tre anni in cui si è svolto l’intervento (rif. EBP 117). I dati hanno messo in evidenza per gli infortuni da movimentazione manuale una riduzione del tasso di due terzi, dei costi per compensi ai lavoratori del 62% e delle ore perse del 35% nel periodo di intervento; anche per gli infortuni da movimentazione non manuale si è osservata una riduzione dei tassi ma non della severità delle lesioni C 2235 di 35 Pag.Pag. 22 di D Commento degli autori EBP A. Baldasseroni, N. Olimpi L’obiettivo dello studio è di ricercare le evidenze scientifiche dell’efficacia di differenti strategie per prevenire le cadute dall’alto nel comparto delle costruzioni. Tre studi primari corrispondevano ai criteri di selezione e sono stati inclusi nella revisione (compreso uno di B-BS) – rif. EBP 15 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” M. Giacosa Revisioni di Studi primari E a.a. 2013-2014 F - Greene BL, DeJoy DM, Olejnik S. Effects of an active ergonomics training program on risk exposure, worker beliefs, and symptoms in computer users. Work 2005;24(1):41-52. - Laing AC, Frazer MB, Cole DC, Kerr MS, Wells RP, Norman RW. Study of the effectiveness of a participatory ergonomics intervention in reducing worker pain severity through physical exposure pathways. Ergonomics 2005 February;48(2):150-70. Grindle AC, Dickinson AM, Boettcher W. Behavioral safety research in manufacturing settings: A review of the literature. Journal of Organizational Behavior Management 2000;20(1):29-68. Tuncel S, Lotlikar H, Salem S, Daraiseh N. Effectiveness of behaviour based safety interventions to reduce accidents and injuries in workplaces: critical appraisal and meta-analysis. Theoretical Issues in Ergonomics Science 2006;7(3):191-209. G Commento degli autori EBP A. Baldasseroni, N. Olimpi (in corsivo) Nel 2005 sono stati pubblicati due studi (Greene e coll (rif. EBP 118) e Laing e coll rif. EBP 119), il primo un RCT ed il secondo uno studio quasi-sperimentale), in cui si andava a valutare l’efficacia di interventi ergonomici di tipo partecipatorio, in cui era previsto il coinvolgimento attivo dei lavoratori, sulla presenza e gravità di sintomi dolorosi muscolo-scheletrici, in settori professionali diversi (lavoratori al computer, operai di una fabbrica di pezzi per automobili); L’obiettivo del lavoro scientifico è di effettuare una revisione degli studi che valutano interventi sui comportamenti volti a migliorare la sicurezza condotti nel settore delle manifatture. (rif. EBP 31) Gli autori nelle conclusioni indicano che le ricerche hanno dimostrato l’efficacia degli interventi comportamentali in un’ampia varietà di setting manifatturieri con molte diverse attività lavorative. Un ulteriore tema legato alle strategie di prevenzione di tipo organizzativo/comportamentale è rappresentata dall’efficacia degli interventi di “Behaviour-Based Safety” (BBS), di cui abbiamo già parlato nel capitolo dedicato alle revisioni sistematiche, trattata da una revisione sistematica di Tuncel e coll, pubblicata nel 2006 (rif. EBP 32). Giudizio/Risultati I dati hanno indicato risultati contrastanti. Valutazione del DARE: la revisione non è inserita nel database. Valutazione dell’Health-evidence: la revisione non è inserita nel database. Pag. 23 di 35 Valutazione del DARE: non vengono definiti i criteri di inclusione per i partecipanti e per il disegno degli studi; la ricerca di letteratura non ha minimizzato bias di lingua o di pubblicazione; un ulteriore elemento da chiarire riguarda i metodi usati per minimizzare gli errori dei revisori nel processo di selezione degli studi ed estrazione dei dati; la revisione presenta limitazioni, ma complessivamente le conclusioni degli autori riflettono l’evidenza limitata ottenuta da studi di scarsa qualità. Valutazione dell’Health-evidence: la qualità metodologica della revisione sistematica è stata ritenuta buona (punteggio attribuito: 8). I due punti che sono stati valutati negativamente sono la completezza della strategia di ricerca ed i metodi utilizzati per combinare e confrontare i risultati tra i diversi studi. MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” M. Giacosa Revisioni di Studi primari Al-Hemoud AM, Al-Asfoor MM. A behavior based safety approach at a Kuwait research institution. J Safety Res 2006;37(2):201-6. H Commento degli autori EBP A. Baldasseroni, N. Olimpi (in corsivo) La nostra ricerca ha messo in evidenza uno studio primario pubblicato nel 2006 in cui veniva applicato un intervento di BBS all’interno di un Dipartimento di Ricerca di Ingegneria Industriale, in due gruppi di soggetti (intervento e controllo) randomizzati; l’obiettivo era di valutare l’adozione di comportamenti sicuri, e di verificare il loro mantenimento nel tempo, attraverso un follow-up di tre mesi per il gruppo sperimentale; (rif. EBP 121). Giudizio/Risultati l’analisi dei comportamenti messi in atto, attraverso un indice (safety performance index), ma non della frequenza degli infortuni, ha messo in evidenza risultati positivi legati all’intervento. a.a. 2013-2014 L Burke MJ, Sarpy SA, Smith-Crowe K, ChanSerafin S, Salvador RO, Islam G. Relative effectiveness of worker safety and health training methods. Am J Public Health 2006 February;96(2):315-24. Un ultimo argomento da inserire in questo capitolo è quello del training; la sua efficacia nella prevenzione degli infortuni è stata valutata in uno studio secondario pubblicato nel 2006, che includeva lavori pubblicati fino al 2003 (rif. EBP 34). Valutazione del DARE: la revisione non è inserita nel database. Valutazione dell’Health-evidence: la qualità metodologica della meta-analisi è stata ritenuta scarsa (punteggio attribuito: 4). La parte relativa alla definizione del quesito, ai criteri di inclusione degli studi e alla ricerca di letteratura viene ritenuta ben condotta. I punti deboli emergono nella descrizione dei livelli di evidenza negli studi primari inclusi, nella valutazione della qualità degli studi primari, nella elaborazione ed interpretazione dei risultati. M Sinclair RC, Smith R, Colligan M, Prince M, Nguyen T, Stayner L. Evaluation of a safety training program in three food service companies. J Safety Res 2003;34(5):547-58 Un RCT pubblicato nel 2003, che non è stato inserito nella revisione, in cui è stato valutato un nuovo programma di training sulla sicurezza impiegato in lavoratori in un campione casuale di strutture per i servizi alimentari in tre aziende utilizzando un gruppo analogo di controllo che riceveva il training usuale (rif. EBP 122). I risultati hanno messo in evidenza una riduzione del tasso di infortuni con il nuovo training per due aziende, ma solo in una azienda si è avvicinata alla significatività. Pag. 24 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” M. Giacosa Revisioni di Studi primari A B C D a.a. 2013-2014 E Prevention of falls in the construction industry: evidence for program effectiveness (compreso uno studio su B-BS) The effectiveness of occupational health and safety management system interventions (Occupational Health and Safety Management System (OHSMS) Effectiveness of participatory ergonomic interventions on health outcomes (Participatory Ergonomic, PE) Evaluating the effectiveness of a participatory ergonomics approach in reducing the risk and severity of injuries from manual handling - Effects of an active ergonomics training program on risk exposure, worker beliefs, and symptoms in computer users. - Study of the effectiveness of a participatory ergonomics intervention in reducing worker pain severity through physical exposure pathways F Behavioral safety research in manufacturing settings G Effectiveness of behaviour based safety interventions to reduce accidents and injuries in workplaces H A behavior based safety approach at a Kuwait research institution. Valutazione del DARE Valutazione dell’Health Evidence Commenti/Valutazione degli autori Dossier EBP A. Baldasseroni, N. Olimpi +++ + La qualità e l’attualità del lavoro consente di considerarlo sostanzialmente esaustivo della letteratura scientifica sull’argomento. ++ +++ La qualità metodologica globale degli studi inclusi è stata considerata debole; solo un lavoro è stato ritenuto di qualità elevata np np Complessivamente, undici dei dodici studi di qualità media o più elevata hanno riportato un effetto positivo su outcome di salute associati con gli interventi ergonomici partecipativi nd nd ++ nd nd +/risultati contrastanti np np - ++ nd nd + La revisione ha caratteristiche intermedie tra le forme narrative e sistematiche; non viene effettuata una valutazione qualitativa degli studi primari inclusi. La qualità metodologica dei lavori era di livello compreso tra scarso e “marginale”. Tutti gli studi inclusi hanno mostrato una riduzione degli incidenti o degli infortuni dopo l’intervento di BBS Pag. 25 di 35 L Relative effectiveness of worker safety and health training methods np - Tutti i metodi di training, hanno prodotto miglioramenti significativi nelle performance comportamentali. I metodi di training che comprendono modellazione del comportamento, una parte sostanziale di attività pratica e il dialogo sono generalmente più efficaci rispetto ad altri metodi di training sulla sicurezza e salute. M Evaluation of a safety training program in three food service companies nd nd + np= non presente nel database nd=non dichiarata MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” 6.2 Dossier EBP e gli studi secondari di letteratura grigia Lo studio “Identifying the elements of successful safety programs: a literature review”. Workers' Compensation Board of British Columbia di Ronald LA. (1998) riassume la letteratura riguardo agli elementi-chiave che determinano o influenzano il successo di un programma sulla sicurezza (rif. EBP 143). L’autrice indica nelle conclusioni che l’impegno attivo, autentico e continuo della direzione e dei supervisori incoraggia il coinvolgimento dei lavoratori determinando una riduzione degli infortuni; ulteriori fattori positivamente associati a bassi tassi di infortuni vengono identificati nella soddisfazione legata al lavoro, inchiesta tempestiva sugli incidenti e su quelli “near-miss”, tenuta dei registri e monitoraggio delle prestazioni, insieme a una relazione positiva, fiduciaria e cooperativa tra manager e lavoratori. Lo studio di Hillage J, Tyers C, Davis S, Guppy A. “The Impact of the HSC/E: a Review” CRR 385/2001, HSE Books, Sudbury 2001 - affronta il problema dell’efficacia delle attività dell’”Health and Safety Executive” (HSE), incentrandosi sull’”effetto finale” di tali interventi, ovvero la capacità di incidere su outcome di salute e sicurezza misurati da indicatori quali l’incidenza di danni sul luogo di lavoro. La revisione della letteratura che viene effettuata è di tipo sistematico. Viene evidenziato che molti degli studi selezionati (complessivamente 66) presentano diverse carenze che limitano la possibilità di esaminare l’effetto finale degli interventi, come la mancanza di dati longitudinali, la natura descrittiva di molta parte del lavoro, senza la componente di valutazione, il campo d’azione limitato, che considera gli interventi in maniera isolata o da una sola prospettiva. La revisione è centrata su un modello d’impatto sul quale l’HSE cerca di influenzare le pratiche per la salute e la sicurezza detto “a catena”, che esamina la relazione tra: il riconoscimento di un pericolo, la comprensione del rischio associato al pericolo, l’identificazione e l’implementazione delle misure di controllo e l’eventuale miglioramento nella salute e sicurezza che deriva dalla riduzione dell’incidenza del danno. In Figura è esemplificato il modello impiegato dagli autori per la valutazione. Gli autori evidenziano nei risultati che la maggior parte degli studi misurano quella che viene da loro definita effectiveness, ovvero il raggiungimento di obiettivi intermedi, come la consapevolezza ed i comportamenti dei lavoratori (nel modello, la dimensione verticale per ogni snodo del flusso), mentre pochi lavori misurano l’impact, ovvero l’influenza sul miglioramento in M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 26 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” termini di salute e sicurezza (nel modello, la dimensione orizzontale lungo la catena) e le conclusioni di questi autori si presentano, quindi, molto critiche. Lo studio di Brewer S, King E, Amick B, Delclos G, Spear J, Irvin E et al. “A systematic review of injury/illness prevention and loss control programs (IPC)” - Toronto: Institute for Work & Health, 2007 – ha l’obiettivo di valutare l’effetto dei “programmi di prevenzione degli infortuni/malattie e controllo del danno” (Injury/illness prevention and loss control programs, IPCs) nel ridurre la frequenza e/o la severità degli infortuni sul luogo di lavoro. Gli IPCs sono sviluppati nei luoghi di lavoro per proteggere i lavoratori, andare incontro alle richieste normative, ridurre le conseguenze negative degli infortuni e gestire i costi. I programmi di prevenzione vengono istituiti in maniera proattiva per ridurre la frequenza degli infortuni; i programmi di controllo del danno sono messi in atto per ridurre i costi e la disabilità associati agli infortuni, e rientrano perciò nelle forme di prevenzione secondaria. Gli IPCs includono tre “P”: pratiche di lavoro tra i lavoratori, politiche sviluppate dai datori di lavoro e programmi richiesti dai regolamenti. L’ampia ricerca di letteratura ha previsto la consultazione di EMBASE, CINAHL, MEDLINE, Business Source Premier, PscyInfo e altri database minori, nonché il reperimento di lavori di letteratura grigia. Complessivamente sono stati selezionati 46 studi, in base alla pertinenza con il quesito della ricerca, alla qualità metodologica e alla completezza dell’analisi statistica; da questi sono state derivate le evidenze. Gli autori indicano che vi è un forte livello di evidenza sull’effetto positivo dei programmi di gestione della disabilità e del ritorno a lavoro sugli infortuni/malattie e sui costi/richieste di risarcimento dei lavoratori. È emerso, inoltre, un moderato livello di evidenza per le seguenti cinque tipologie di pratiche e politiche: - le pratiche dei supervisori hanno un effetto positivo nel ridurre gli infortuni/malattie; - gli adeguamenti delle postazioni di lavoro e il training hanno un effetto positivo nel ridurre gli infortuni/malattie; - l’esercizio ha un effetto positivo nel ridurre gli infortuni/malattie; - gli adeguamenti delle postazioni di lavoro da soli non hanno effetto nel ridurre gli infortuni/malattie; - il training ergonomico da solo non ha effetto nel ridurre gli infortuni/malattie. 6.3 L’esperienza in Caffarel SpA I risultati della ricerca empirica ed esclusivamente conoscitiva, condotta presso Caffarel SpA. sono raccolti nel prospetto e nel grafico che seguono. Dopo cinque anni dall’implementazione del metodo organizzativo/comportamentale si è ottenuto una decisa riduzione degli infortuni più gravi (prognosi > 1 turno lavorativo) ed una parallela riduzione delle giornate di lavoro per a causa di infortunio. Contesto ed obiettivo dell’intervento BBS/Training Procedure implementate M. Giacosa Attività industriale di produzione dolciaria. Riduzione degli Indici di Frequenza e di Gravità dovuti agli eventi infortunistici. Introduzione al metodo STOP™ per lavoratori e supervisori Reazioni delle persone Dispositivi di Protezione Individuale Posizioni delle persone (ergonomia) Utensili ed attrezzature Procedure ed ordine a.a. 2013-2014 Pag. 27 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” Materiali e risorse Popolazione Criteri di esclusione/inclusione Metodologia raccolta dati Elaborazione ed archiviazione dei dati Risultato M. Giacosa Corso di Training per il gestore del progetto (H&S Manager) Corso base di 6h per n. 22 supervisori Opuscoli informativi per lavoratori Check-listi STOP™ cartacee (Stop card) Sistema informativo per la raccolta ed elaborazione dei dati Stampa della reportistica per la pubblicazione dei dati di feed-back Tutti gli operai dei reparti produttivi, del magazzino (ricevimento e spedizione merci) e dei reparti manutentivi, compresi i Factory workers (impiegati tecnici di produzione e non) Esclusi i dipendenti degli uffici amministrativi, ubicati in edifici di pertinenza dello stabilimento. n. 4 audit/mese per ognuno dei 20 supervisori contemporaneamente attivati (20’ tempo medio di audit), per un totale di circa 960 audit/anno ed un impegno annuo di 320 ore/uomo (circa 27 ore/uomo al mese) 1° versione: mediante Stop Card e pc aziendale (MS Excel) 2° versione: mediante segnalazioni via e-mail e database MS Access. Andamento infortunistico sinusoidale con variazioni dell’indicatore di Safety performance KPI 1 (Indice di frequenza infortuni < di un turno lavorativo) tra 3,5 (2009), 6,0 (2011) e 4,0 (2014). Riduzione drastica dell’indicatore di Safety performance KPI 2 (Indice di Gravità – giornate perse), con andamento esponenziale discendente tra 38 (2009), 15 (2011) e 8 (2014). Riduzione progressiva dell’indicatore di Safety performance KPI 3 (Indice di Gravità - giornate perse per infortuni > di un turno lavorativo. a.a. 2013-2014 Pag. 28 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” 7. Discussione La prima parte di questo studio (capitoli 1 e 2), pur tenendo presente tutte le operazioni di semplificazione effettuate per ridurre l’ambito da considerare, ha delineato una cornice all’interno della quale è collocato il bisogno di Salute dei lavoratori che sono esposti a rischi professionali di varia natura. Il capitolo 3 è stato utile per rappresentare il quadro istituzionale e normativo italiano e l’attuale sistema di tutela dei lavoratori costituito dalle disposizione di Legge e dai Regolamenti e basato sul concetto della valutazione di tutti i rischi, sull’implementazione delle misure di prevenzione e protezione e sui relativi obblighi in capo agli “attori” della Sicurezza (Datore di Lavoro, Dirigente, Preposto, Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, Medico Competente, Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza, Addetto all’emergenza, ecc.. e lavoratore stesso). Il sistema normativo ed i Controlli ufficiali (Ispezioni) dei vari Enti istituzionali preposti, per lo più effettuati a campione per scarsità di risorse umane ed economiche, non sono sufficienti a contrastare efficacemente il fenomeno infortunistico. Anche il contributo dei rischi emergenti, di cui al paragrafo 3.2 modifica radicalmente il contesto di studio considerato, rendendo più complessa l’analisi dei fattori di rischio e la loro valutazione. Occorre poi tenere presente l’esistenza dell’ambito occulto del “lavoro nero” e delle “sotto notifiche” relative ad infortuni e malattie professionali, difficili da stimare e da contrastare. L’obiettivo principale di questo studio (capitolo 4) è stata la ricerca di documenti, studi, revisioni sistematiche ed articoli scientifici sulla prevenzione degli infortuni “Evidence Based”, cioè basati sulle evidenze scientifiche e valutati statisticamente. Per circoscrivere la ricerca si è posta l’attenzione all’analisi e valutazione delle revisioni sistematiche che si occupano di interventi di tipo organizzativo/comportamentale per la prevenzione degli infortuni sul lavoro ed interventi che hanno utilizzato metodologie di “Behaviour Based Safety” (B-BS) o di “Training” che ad oggi in Italia sono poco applicate. Gli interventi di prevenzione degli infortuni detti di “behaviour-based safety” (BBS), hanno l’obiettivo di rafforzare nei lavoratori comportamenti sicuri durante le loro attività. I punti di forza della BBS sono fondamentalmente due: la focalizzazione sul comportamento del lavoratore e il coinvolgimento del lavoratore stesso negli aspetti connessi alla sicurezza. Un tipico intervento BBS consiste, ad esempio, in un training di base sulla sicurezza seguito da un’osservazione periodica e da un feedback per rinforzare i comportamenti sicuri. La ricerca dei documenti tecnici e della letteratura scientifica è stata effettuata principalmente via web, utilizzando il motore di ricerca generalista Google, inserendo il filtro di ricerca .pdf, e navigando all’interno di diversi siti istituzionali (capitolo 5) e, alla fine, il focus della ricerca è stato incentrato sul Dossier CCM, SST, CeRIMP .”EBP e Lavoro: l’efficacia degli interventi per la prevenzione degli infortuni sul lavoro” di Baldasseroni A e Olimpi N. del gennaio 2009. Al paragrafo 5.2, dopo una breve introduzione ai metodi Behaviour Based Safety, è stata introdotta la ricerca sommaria di dati e di risultati empirici di un intervento di B-BS/Training, utile a capire la metodologia e le risorse da mettere in campo per realizzare quel tipo di applicazione. Nel capitolo 6 dei risultati, sono stati estrapolati i commenti e le valutazioni degli autori di “EBP e Lavoro” e, in alcuni casi, i giudizi degli autori degli studi o delle revisioni originali. Come si evince dalle tabelle del paragrafo 6.1, relativamente alle revisioni di studi primari, nella maggior parte dei casi le valutazioni sono positive, sia in termini di qualità del lavoro di revisione e sia per l’appropriatezza della progettazione degli interventi. Solo in alcuni casi i M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 29 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” dati risultano contrastanti o le valutazioni di organismi terzi sono mancanti o manca la significatività statistica. Nel paragrafo 6.3, è stata inserita la scheda riassuntiva dell’applicazione del metodo STOP™ (proprietà di DuPont™), utile per capire il tipo di intervento che, inserendosi nel processo industriale, ha prodotto risultati soddisfacenti per l’Azienda ed i lavoratori. Durante la ricerca delle fonti documentali è stato possibile notare l’esistenza di un contraddittorio molto forte tra l’associazione “The International Union, United Automobile, Aerospace and Agricultural Implement Workers of America (UAW) che promuove i metodi esclusivamente basati su interventi tecnici/organizzativi e denominati “Professional Health and Safety” contro i metodi B-BS (che tengono in considerazione anche la possibilità di modificare i comportamenti). La Tabella 7.1, inserita negli allegati, redatta da UAW con un taglio chiaramente critico verso il modello B-BS, mette però in evidenza che entrambi i sistemi possono migliorare le condizioni di sicurezza degli ambienti di lavoro e dei lavoratori. 8. Conclusioni I presupposti da cui sono partito sono: - il bisogno di Salute dovuto all’incidenza infortunistica è ancora notevole; - in presenza di un Fattore di Rischio, il valore del Rischio non può essere zero: non esiste una sicurezza assoluta. La permanenza di un rischio di un certo valore è inevitabile. Questo valore del rischio è definito come rischio residuo. Quindi un prodotto, processo o servizio può soltanto essere relativamente sicuro (The concept of safety). Il processo di Valutazione del rischio che discende dalla legislazione e dalle norme tecniche vigenti permette di identificare i rischi, i rischi residui e la loro entità, ma la domanda più importante è: quando il rischio residuo risulta accettabile? Eticamente e deontologicamente occorre impegnarsi perché il rischio residuo tenda ad un valore minimo, mettendo in campo tutti gli interventi tecnici, organizzativi e gestionali in base al progresso tecnico e alle conoscenze scientifiche disponibili. Lo studio e gli approfondimenti effettuati hanno permesso di verificare l’esistenza di alcune evidenze scientifiche relative ad interventi efficaci di contrasto al fenomeno infortunistico in ambito organizzativo e comportamentale. Quindi, se la prevenzione primaria può essere implementata in fase di progettazione degli ambienti di lavoro, dei processi industriali, delle macchine, delle attrezzature, dei sistemi di protezione collettiva e dispositivi di protezione individuale, la prevenzione secondaria, oltre alle ispezioni degli Organi di Vigilanza, può essere potenziata implementando modelli di Behavior Based Safety o di Training che possono responsabilizzare sia Dirigenti e Preposti (D.Lgs. 81/08) nel ruolo di supervisori ed auditors e sia i lavoratori che ottengono, volta per volta, un feedback positivo per i comportamenti “sicuri” e di richiamo/informativo per i comportamenti “a rischio”. Allo stesso modo, può aver senso anche considerare i cosiddetti near-miss accidents, ovvero i “quasi incidenti” ed i “quasi infortuni”, eventi che non hanno prodotto il danno ma che se dovessero verificarsi nuovamente potrebbero generare un incidente o un infortunio. L’impegno in termini di risorse economiche e di personale per mettere in campo un monitoraggio di questi eventi è sicuramente alto, ma così facendo si potrebbero eliminare tutta una serie di eventi precursori dell’incidente o dell’infortunio che porterebbe ad una riduzione della probabilità di accadimento dell’evento sfavorevole. M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 30 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” Ringraziamenti e contributi Si ringraziano il Prof. Fabrizio Faggiano (Coordinatore del Corso di Master integrato ASPP) e la Dott.ssa Noemi Podestà (Tutor didattico) per il sostegno continuo e per la pazienza dimostrata. I ringraziamenti sono dovuti anche al Sindaco di Trisobbio che ha promosso iniziative didattico-ludiche per rendere più interessante il nostro soggiorno periodico presso il Castello dove si è svolto il Corso di Master. Vanno anche ringraziati tutti gli altri colleghi di Master perché ognuno ha contribuito a creare un clima favorevole per mettere meglio a frutto tutte le giornate di studio: grazie a Ivano, Davide, Ilaria, Silvia, Simona, Lina, Barbara, Mirella e Giulia. Si ringrazia poi l’Ing. Massimo Pegolo (RSPP di Caffarel SpA) per il contributo fornito alla ricerca di esperienze applicative di B-BS e Training. M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 31 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” Bibliografia e sitografia 1. Baldasseroni A, Olimpi N.”EBP e Lavoro: l’efficacia degli interventi per la prevenzione degli infortuni sul lavoro”. Dossier CCM, SST, CeRIMP gennaio 2009. 2. Rivara FP, Thompson DC “Prevention of falls in the construction industry” – (2000). 3. Cooper D. “Behavioral safety approaches: which are the most effective?”. Bsms Inc: White Paper -Behavioural Safety Approaches, 2007. 4. Grindle AC, Dickinson AM, Boettcher W. “Behavioral safety research in manufacturing settings: a review of the literature”. Journal of Organizational Behavior Management 2000;20(1):29-68. 5. Tuncel S, Lotlikar H, Salem S, Daraiseh N. “Effectiveness of behaviour based safety interventions to reduce accidents and injuries in workplaces: critical appraisal and metaanalysis”. Theoretical Issues in Ergonomics Science 2006;7(3):191-209. 6. Johnston JJ, Cattledge GT, Collins JW. “The efficacy of training for occupational injury control”. Occup Med 1994 April;9(2):147-58. 7. Burke MJ, Sarpy SA, Smith-Crowe K, Chan-Serafin S, Salvador RO, Islam G. “Relative effectiveness of worker safety and health training methods”. Am J Public Health 2006 February; 96(2):315-24. 8. Hillage J, Tyers C, Davis S, Guppy A. The Impact of the HSC/E: a Review. CRR 385/2001, HSE Books, Sudbury 2001 9. Al-Hemoud AM, Al-Asfoor MM. A behavior based safety approach at a Kuwait research institution. J Safety Res 2006;37(2):201-6. 10. “Storia della prevenzione”. Edizione 2014 - Pubblicazione realizzata da INAIL: Sovrintendenza sanitaria centrale, Direzione centrale prevenzione, Consulenza Tecnica Accertamento Rischi Professionali (Contarp), Consulenza Statistico Attuariale (CSA). Autori: Mariano Innocenzi, Luciano Bindi, Andrea Di Giacobbe, Elisa Saldutti Sovrintendenza sanitaria centrale, settore III; Stefano Signorini Direzione centrale prevenzione; Fabrizio Benedetti Contarp; Giuseppe Morinelli CSA. ISBN 978-8 8-7484396-1. 11. “HealthWISE Work Improvement in Health Services - Trainers’ Guide”. International Labour Organization and World Health Organization - Geneva, International Labour Office, 2014, ISBN 978-92-2-128263-1 (web pdf). 12. “TexaSafe: A Guide to Total Safety Culture” - Behavioral Based Safety – 04/04 - Article by E. 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Expert forecast on emerging psychosocial risks related to occupational safety and health”, European Agency for Safety and Health at Work: Emmanuelle Brun and Malgorzata Milczarek - Luxembourg: Office for Official Publications of the European Communities, 2007 - ISBN 978-92-9191-140-0. 21. “Il cambiamento del comportamento: approcci individuali”, National Institute for Health and Care Excellence (NICE) - Traduzione parziale1 in lingua italiana della guida: “Behaviour change: individual approaches”. NICE public health guidance 49, gennaio 2014, guidance.nice.org.uk/ph49 a cura di Paola Ragazzoni, revisione critica a cura di Mariella Di Pilato e Alessandra Suglia – DoRS (Centro Regionale di Documentazione per la promozione della Salute, Asl TO3, Regione Piemonte). 22. Atti del Quarto Congresso Europeo di Behavior-Based Safety (B-BS) – “Behavior-Based Safety: coniugare produttività e sicurezza comportamentale, Venezia, Scuola Grande San Giovanni Evangelista 14-16 aprile 2010. A cura di Elena Algarotti e Guido Tosolin, AARBA (Association for Advancement of Radical Behavior Analysis). 23. 7° Congresso Europeo di Behavior-Based Safety “Behavior-Based Safety (B-BS): che cosa è quando è nata, quanto è efficace, quali scenari. Storia e principi dell’applicazione del protocollo”. Verona, 8-9-10 maggio 2011. A.A.R.B.A. - Association for the Advancement of Radical Behavior Analysis. 24. “Indagine integrata per l’approfondimento dei casi di infortunio mortale” - Ricerca finalizzata Ministero della Salute, Art. 12 e 12 bis D.Lgs. 502/92 Prevenzione dei rischi per la salute negli ambienti di vita e di lavoro Progetto Infortuni lavorativi - Il Sistema nazionale di sorveglianza epidemiologica degli infortuni sul lavoro finalizzato alla ricerca delle cause (Elaborazioni statistiche), a cura a cura di: M. Marconi, G. Campo, D. De Merich, A. Guglielmi, P. Montanari, M. Pellicci – ISPESL, C. Calabresi, M. Calamita, G. Ortolani – INAIL, F. Longo, G. Pianosi, A. Bena, M. Di Giorgio, O. Pasqualini, C. Piz Sistema Regioni. 25. Perception Survey of the Impact of Behaviour Based Safety on Accident Prevention in the Bonny NLNG Construction Project, Nigeria - M. O. Agwu - British Journal of Economics, Management & Trade 3(1): 48-59, 2013 SCIENCEDOMAIN international Published 4th February 2013. 26. “Behaviour Based Safety guide: doing what we do better, smarter, safer” - Mary Dorgan, Assistant Chief Executive Health and Safety Authority - ISBN NO. 978-1-84496-175-7. 27. “Process industries safety management (prism) thematic network on human factors, Behavioural safety application guide”, Final Version 2.1 May 2004- Prepared by Tony Fishwick, Tim Southam and Dan Ridley, John Ormond Management Consultants Ltd, Blackpool, Lancashire, England. 28. Convegno di primavera dell’Associazione Italiana di Epidemiologia Roma 14-15 Maggio 2009, “Il contesto dei rischi per la sicurezza e la salute sul lavoro: efficacia degli interventi per la prevenzione”. Alberto Baldasseroni, CeRIMP Regione Toscana. M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 33 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” 29. Giornate Fiorentine di Medicina del Lavoro 11 Maggio 2012, “EBP- Evidence Based Prevention - La prevenzione basata sulle prove: principi e metodi della Evidence Based Prevention”. Alberto Baldasseroni, Claudia Dellisanti, Sara Franchi. 30. Relazione periodica sull'andamento della ricerca "infortuni mortali sul lavoro: efficacia degli interventi di prevenzione". n.1 - periodo 15 ottobre 2006-15 gennaio 2007, a cura del responsabile scientifico del Progetto dr. Alberto Baldasseroni. Sitografiia http://www.ilo.org/safework/lang--en/index.htm International Labour Organisation (ILO) https://osha.europa.eu/it Organisation of Safety and Health (OSHA) http://www.enwhp.org (ENWHP) The European Network for Workplace Health Promotion http://www.healthdata.org/gbd Institute for Health and Metrics Evaluation (IHME) http://www.ccm-network.it/home.html Controllo delle Malattie (CCM) Centro nazionale per la prevenzione ed il http://www.salute.gov.it Ministero della Salute http://www.lavoro.gov.it Ministero del lavoro e delle Politiche Sociali www.inail.it (INAIL) Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro http://www.hsa.ie Health and Safety Authority (en) http://www.regione.piemonte.it/sanita/cms2/index.php/sicurezza Regione Piemonte http://www.dors.it Centro di documentazione per la promozione della salute (DORS) http://www.suva.ch/it/startseite-suva/praevention-suva/arbeit-suva.htmAzienda SUVA http://www.texasmutual.com http://www.sciencedomain.org http://www.hse.gov.uk/index.htm TexasMutual - Workers’ compensation insurance SCIENCEDOMAIN international Health and Safety Executive http://www.aarba.it http://www.aarba.org Behavior Analysis http://www.training.dupont.it Association for Advancement of Radical DuPont de Nemours Italiana S.r.l. http://www.treccani.it Enciclopedia online http://www.wikipedia.it Enciclopedia online open M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 34 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” TABELLE E FIGURE ALLEGATE Elenco Tabelle e Figure allegate Tabella n. 2.1 Tassi standardizzati di incidenza infortunistica nei Paesi UE (per 100.000 occupati) anni 2003_2011 degli Infortuni con assenza dal lavoro di almeno 4 giorni, esclusi infortuni "in itinere". Tabella n. 2.2 Tassi standardizzati di incidenza infortunistica nei Paesi UE (per 100.000 occupati) anni 2003_2007 per i casi mortali, esclusi infortuni "in itinere" e quelli dovuti a incidenti stradali e a bordo di qualsiasi mezzo di trasporto nel corso del lavoro. Tabella n. 2.3 Il bilancio infortunistico 2011: infortuni avvenuti negli anni 2010_2011 per modalità di evento (occasione di lavoro + itinere). Tabella n. 2.4 Infortuni avvenuti in ciascun anno e denunciati all'INAIL in Italia, dal 1951 al 2011, per Industria e Servizi + Agricoltura + per conto dello Stato. Tabella n. 2.5 Infortuni sul lavoro avvenuti dal 1° gennaio a 31 dicembre 2009, e definiti a tutto il 31 ottobre 2011, per natura della lesione e tipo di conseguenza Sesso: Maschi/Femmine - INDUSTRIA E ARTIGIANATO + AGRICOLTURA Tabella n. 2.6 Infortuni sul lavoro avvenuti dal 1° gennaio a 31 dicembre 2008, e definiti a tutto il 31 ottobre 2010, per natura della lesione e tipo di conseguenza Sesso: Maschi/Femmine - INDUSTRIA E ARTIGIANATO + AGRICOLTURA Tabella n. 2.7 Casi mortali avvenuti negli anni 2010_2011 per Regione italiana (ordinati per variazione %). Tabella n. 7.1 Comparison of Professional Health and Safety and Behavior Based Safety Figura n. 2.1 GBD Arrow dei rischi per entrambi i sessi e tutte le età in Italia, ordinato per DALY. Figura n. 2.2 GBD Arrow delle cause per entrambi i sessi e tutte le età in Italia, ordinato per DALY. Figura n. 3.1 Schema del processo di Risk Assessment Figura n. 3.2 I dieci rischi psicosociali emergenti più importanti individuati nello studio “Previsione di esperti sui rischi psicosociali emergenti relativi alla sicurezza e salute sul lavoro”, OSHA (2007). M. Giacosa a.a. 2013-2014 Pag. 35 di 35 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” TABELLE E FIGURE ALLEGATE M. Giacosa Tabella 2.1 Tassi standardizzati di incidenza infortunistica nei Paesi UE (per 100.000 occupati) anni 2003_2011 Infortuni con assenza dal lavoro di almeno 4 giorni, esclusi infortuni "in itinere". Fonte EUROSTAT. Variazione % Variazione % 2007_2003 2011_2008 Spagna 6.520 6.054 5.715 5.533 4.691 4.792 3.866 3.541 3.432 -28,1 -28,4 Portogallo 3.979 4.111 4.056 4.183 4.330 N.D. 3.536 3.371 3.714 8,8 # Francia 4.689 4.434 4.448 4.022 3.975 3.789 2.850 2.897 2.953 -15,2 -22,1 Lussemburgo 5.033 4.439 3.414 3.685 3.465 2.891 2.313 2.368 2.484 -31,2 -14,1 UE _ Area euro 3.783 3.638 3.545 3.469 3.279 2.323 1.858 1.869 1.820 -13,3 -21,7 Germania 3.674 3.618 3.233 3.276 3.125 3.024 2.088 2.213 2.443 -14,9 -19,2 Belgio 3.456 3.306 3.167 3.077 3.014 3.025 2.039 2.065 1.865 -12,8 -38,3 UE _ 15 3.329 3.176 3.098 3.093 2.859 2.543 2.160 2.192 N.D. -14,1 # Paesi Bassi 1.188 1.070 2.653 2.831 2.971 3.316 2.193 2.357 2.269 150,1 -31,6 Finlandia 2.847 2.864 3.031 3.008 2.758 2.672 2.075 2.139 2.479 -3,1 -7,2 Danimarca 2.443 2.523 2.658 2.689 2.755 2.667 2.135 2.337 2.011 12,8 -24,6 Italia 3.267 3.098 2.900 2.812 2.674 2.362 2.330 2.200 2.092 -18,2 -11,4 Austria 2.629 2.731 2.564 2.394 2.160 2.266 2.253 2.247 2.104 -17,8 -7,1 Grecia 2.090 1.924 1.626 1.611 N.D. N.D. N.D. N.D. 519 # # Irlanda 1.262 1.129 1.217 1.272 1.481 819 582 946 955 17,4 16,6 Regno Unito 1.614 1.336 1.271 1.135 1.085 1.038 1.066 1.020 1.038 -32,8 0,0 Svezia 1.252 1.148 1.130 1.088 997 901 827 884 874 -20,4 -3,0 Sulla base dei tassi d'incidenza standardizzati EUROSTAT, il nostro Paese registra per il 2011 (ultimo anno reso disponibile) un indice infortunistico pari a 2.092 infortuni per 100.000 occupati, in linea rispetto a quello medio riscontrato nell’area Euro a 15 Paesi (UE_15) e a 27 Paesi (UE_Area Euro). La graduatoria risultante dalle statistiche armonizzate colloca, così, l'Italia in posizione migliore rispetto ai maggiori Paesi del vecchio continente come Spagna (3.432), Francia (2.953) e Germania (2.443). Stati membri 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 a.a. 2013-2014 Allegati pag. 1 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” TABELLE E FIGURE ALLEGATE M. Giacosa Tabella 2.2 Tassi standardizzati di incidenza infortunistica nei Paesi UE (per 100.000 occupati) anni 2003 _2011 per i casi mortali, esclusi infortuni "in itinere" e quelli dovuti a incidenti stradali e a bordo di qualsiasi mezzo di trasporto nel corso del lavoro, in quanto non rilevati da tutti i Paesi. Fonte EUROSTAT Stati membri a.a. 2013-2014 Portogallo Austria Grecia Danimarca Belgio Italia Spagna Francia UE _ 15 Germania Paesi Bassi Lussemburgo Irlanda Svezia Finlandia Regno Unito UE_Area Euro 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 6,7 4,8 3,0 1,8 2,4 2,8 3,7 2,8 2,5 2,3 2,0 3,2 3,2 1,2 1,9 1,1 - 6,3 5,4 2,5 1,1 2,9 2,5 3,2 2,7 2,4 2,2 1,8 N.D. 2,2 1,1 2,5 1,4 - 6,5 4,8 1,6 2,2 2,6 2,6 3,5 2,0 2,3 1,8 1,6 2,6 3,1 1,7 2,0 1,4 - 5,2 4,2 3,8 2,7 2,6 2,9 3,5 3,4 2,4 2,1 1,7 1,7 2,2 1,5 1,5 1,3 - 6,3 3,8 N.D. 2,6 2,5 2,5 2,3 2,2 2,1 1,8 1,8 N.D. 1,7 1,4 1,3 1,3 - N.D. 4,3 N.D. 1,5 3,2 2,4 2,6 1,7 N.D. 1,9 2,8 3,2 2,7 1,9 1,3 0,8 2,4 3,3 2,3 N.D. 0,6 1,6 1,7 2,0 2,1 1,6 0,7 0,6 2,0 1,3 1,2 1,1 0,6 1,9 3,2 1,8 N.D. 0,8 N.D. 1,6 1,8 2,5 1,6 0,8 0,5 4,2 1,1 1,4 1,2 0,7 1,9 2,8 1,5 0,9 1,7 1,5 1,5 2,2 2,7 1,4 0,9 0,6 1,6 1,2 1,2 0,8 0,7 1,5 Variazione % 2007_2003 -6,0 -20,8 # 44,4 4,2 -10,7 -37,8 -21,4 -16,0 -21,7 -10,0 N.D. -46,9 16,7 -31,6 18,2 # Variazione % 2011_2008 # -65,1 # 13,3 -53,1 -37,5 -15,4 58,8 # -52,6 -78,6 -50,0 -55,6 -36,8 -38,5 -12,5 -37,5 Allegati pag. 2 Per quanto riguarda gli infortuni mortali, nel 2011, rispetto all'anno precedente, si è registrata per l'intera UE una diminuzione dei tassi d'incidenza da 1,6 a 1,4, decessi per 100.000 occupati. Anche l'indice dell'Italia ha registrato nel 2011 un calo da 1,6 a 1,5 decessi per 100.000 occupati, mantenendosi in linea con il valore medio UE. MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” TABELLE E FIGURE ALLEGATE Tabella 2.3 Il bilancio infortunistico 2011: Infortuni avvenuti negli anni 2010_2011 per modalità di evento Infortuni Modalità di evento Casi mortali 2010 2011 Var. % 2010 2011 Var. % 764.779 716.909 -6,3 1171 1066 -9,0 720.972 677.692 -6,0 800 798 -0,3 43.807 39.217 -10,5 371 268 -27,8 "In itinere" (percorso casa_lavoro_casa) 106.557 100.788 -5,4 323 312 -3,4 Totale (occasione di lavoro + itinere) 871.356 817.697 -6,2 1492 1378 -7,6 In occasione di lavoro di cui: Ambiente di lavoro ordinario (fabbrica, cantiere, terreno agricolo, ecc.) – senza mezzo di trasporto Circolazione stradale (autotrasportatori merci/persone, commessi viaggiatori, addetti alla manutenzione stradale, ecc.) – con mezzo di trasporto Tabella 2.4 Infortuni avvenuti in ciascun anno e denunciati all'INAIL in Italia Anno 1951 1952 1953 1954 1955 1956 1957 1958 1959 1960 1961 1962 1963 1964 1965 1966 1967 1968 1969 1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 M. Giacosa INDUSTRIA E SERVIZI + AGRICOLTURA + per conto dello Stato n. casi 728.788 853.134 937.698 1.036.124 1.104.455 1.150.354 1.196.360 1.205.342 1.269.509 1.366.672 1.486.070 1.484.361 1.577.352 1.504.721 1.321.166 1.382.294 1.496.492 1.519.164 1.565.788 1.601.061 1.562.879 1.522.683 1.547.355 1.433.358 1.308.213 1.283.667 1.256.158 1.186.684 1.180.912 1.167.903 1.082.405 di cui mortali 3.511 3.871 3.763 3.840 3.950 3.900 3.948 3.980 3.883 3.978 4.418 4.349 4.644 4.254 3.823 3.744 3.935 3.829 3.863 3.675 3.594 3.462 3.774 3.057 2.845 2.793 2.678 2.524 2.467 2.565 1.919 a.a. 2013-2014 Anno 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 n. casi 1.003.241 976.774 975.645 993.929 997.217 1.038.742 1.089.430 1.114.035 1.176.491 1.177.004 1.146.244 1.011.951 1.041.155 1.014.733 987.084 949.425 963.263 985.735 991.843 1.001.181 968.179 951.621 938.702 911.424 899.411 883.145 843.813 877.940 871.356 817.697 di cui mortali 1.666 1.768 1.880 1.908 2.083 2.207 2.416 2.559 2.417 1.941 1.807 1.469 1.328 1.366 1.359 1.443 1.473 1.423 1.389 1.528 1.454 1.433 1.312 1.265 1.329 1.193 1.104 1.543 1.494 1.378 Allegati pag. 3 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” TABELLE E FIGURE ALLEGATE Tabella 2.5 Infortuni sul lavoro avvenuti dal 1° gennaio a 31 dicembre 2009, e definiti a tutto il 31 ottobre 2011, per natura della lesione e tipo di conseguenza - Sesso: Maschi/Femmine INDUSTRIA E ARTIGIANATO + AGRICOLTURA Natura della Lesione Ferita Tipo di conseguenza Inabilità Inabilità Morte temporanea permanente 93.779 3.194 32 Totale Durata media in giorni Grado medio di inabilità 97.005 16,3 10,9 Contusione 127.980 4.840 142 132.962 21,5 11,6 Lussazione 110.002 5.980 5 115.987 29,4 9,4 Frattura 42.076 15.335 307 57.718 47,5 11,5 Perdita anatomica 1.492 1.069 7 2.568 63,4 10,9 Da agenti infettivi 486 21 2 509 15,4 11,2 Da altri agenti 10.705 473 70 11.248 15,6 14,1 Da corpi estranei 11.011 144 2 11.157 8,8 16,3 Da sforzo 9.307 332 4 9.643 22,8 9,6 Non determinata 6.126 493 138 6.757 24,2 14,2 412.964 31.881 709 445.554 26,5 11,9 TOTALE Tabella 2.6 Infortuni sul lavoro avvenuti dal 1° gennaio a 31 dicembre 2008, e definiti a tutto il 31 ottobre 2010, per natura della lesione e tipo di conseguenza - Sesso: Maschi/Femmine INDUSTRIA E ARTIGIANATO + AGRICOLTURA Natura della Lesione Ferita Tipo di conseguenza Inabilità Inabilità Morte temporanea permanente 110.891 3.253 25 Totale Durata media in giorni Grado medio di inabilità 114.169 16,2 11,2 Contusione 145.530 4.835 134 150.499 21,5 11,9 Lussazione 118.996 5.834 4 124.834 28,9 9,2 Frattura 47.948 15.624 362 63.934 47,6 11,5 Perdita anatomica 1.904 1.231 4 3.139 60,0 13,7 Da agenti infettivi 399 28 1 428 13,8 14,8 Da altri agenti 12.540 429 98 13.067 15,2 14,1 Da corpi estranei 13.625 162 0 13.787 8,7 15,7 Da sforzo 9.806 307 1 10.114 23,6 10,5 Non determinata 5.278 377 151 5.806 23,0 15,2 TOTALE 466.917 32.080 780 499.777 25,8 12,8 M. Giacosa a.a. 2013-2014 Allegati pag. 4 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” TABELLE E FIGURE ALLEGATE Tabella 2.7 Casi mortali avvenuti negli anni 2010 2011 per Regione italiana (ordinati per variazione %) _ Regione Bolzano _ Bozen Puglia Calabria Campania Lazio Piemonte Trento Abruzzo Liguria Veneto Italia Lombardia Basilicata Sicilia Toscana Sardegna Friuli_Venezia Giulia Emilia_Romagna Umbria Molise Marche Valle d'Aosta 2010 2011 30 122 46 115 155 119 13 46 30 143 3504 194 20 95 98 36 26 133 26 8 39 0 19 88 36 91 128 100 11 39 27 129 3385 182 19 96 100 37 28 144 32 10 58 4 Var. % 2011-2010 -36,7 -27,9 -21,7 -20,9 -17,4 -16,0 -15,4 -15,2 -10,0 -9,8 -3,4 -6,2 -5,0 1,1 2,0 2,8 7,7 8,3 23,1 25,0 48,7 Le regioni sono ordinate in ordine decrescente rispetto alla percentuale di riduzione infortunistica. M. Giacosa a.a. 2013-2014 Allegati pag. 5 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” TABELLE E FIGURE ALLEGATE Tabella 7.1 M. Giacosa a.a. 2013-2014 Allegati pag. 6 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” SCHEMI, TABELLE E GRAFICI ALLEGATI Figura 2.1 M. Giacosa a.a. 2013-2014 Allegati pag. 7 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” SCHEMI, TABELLE E GRAFICI ALLEGATI M. Giacosa Figura 2.2 a.a. 2013-2014 Allegati pag. 8 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” SCHEMI, TABELLE E GRAFICI ALLEGATI M. Giacosa Figura n. 3.1 Schema perla Valutazione dei Rischi (Risk Assessment) a.a. 2013-2014 Allegati pag. 9 MSP – ASPP II edizione “Il fenomeno infortunistico in Italia ed i fattori di rischio occupazionali: analisi e proposte operative” SCHEMI, TABELLE E GRAFICI ALLEGATI M. Giacosa Figura n. 3.2 I dieci rischi psicosociali emergenti più importanti individuati nello studio “Previsione di esperti sui rischi psicosociali emergenti relativi alla sicurezza e salute sul lavoro”, OSHA (2007). a.a. 2013-2014 Allegati pag. 10