Lombardia: Territorio della Conciliazione Imprese, Pubbliche Amministrazioni e Organizzazioni Non Profit family friendly in Lombardia. L’esperienza del Premio FamigliaLavoro, III edizione A cura di Ivan Basilico e Cristina Gini Per informazioni: Dot. Ivan Basilico, [email protected] Dot. sa Cristina Gini, [email protected] www.premiofamiglialavoro.regione.lombardia.it Segreteria Premio FamigliaLavoro c/o Altis - Università Cattolica del Sacro Cuore Via G. Carducci 28/30 – 20123 Milano T. 02 7234 5176 – T. 02 4851 7156 Indice Prefazione……………………………………………………………………………………4 di Roberto Formigoni e Giulio Boscagli Introduzione…………………………………………………………………………………7 di Giovanni Marseguerra e Mario Molteni Parte Prima Conciliazione Famiglia – Lavoro Analisi del tema, dati di contesto e spunti di metodo Uomini, tra paternità e lavoro: la questione della conciliazione dal punto di vista maschile………………………………………………………………12 di Maria Letizia Bosoni Conciliare vita privata e lavoro. Supportare i lavoratori nella cura dei figli…....24 di Matteo Pedrini e Laura Maria Ferri Parte Seconda Lombardia: Territorio della Conciliazione L’esperienza del Premio Famiglia Lavoro, Terza Edizione Commento ai dati raccolti nei questionari di partecipazione……………………37 di Maria Letizia Bosoni e Matteo Moscatelli Case history realtà Family Friendly………………………………………………………40 I vincitori del Premio FamigliaLavoro, Terza Edizione di Cristina Gini, Enrica Castignola e Ivan Basilico Area Imprese…………………………….…………………………………………………..41 Area Pubbliche Amministrazioni…………………………………………………………51 Area Organizzazioni Non Profit…………………………………………………….……..59 I partecipanti del Premio FamigliaLavoro, Terza Edizione……………………...…..66 Imprese, Pubbliche Amministrazioni e Organizzazioni Non Profit Network Conciliazione FamigliaLavoro…………………………………………..…….82 di Alessia Coeli e Stefano Fugazza 3 Prefazione Roberto FormigoniGiulio Boscagli Presidente Regione Lombardia Assessore alla Famiglia, conciliazione, integrazione e solidarietà sociale Le politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro, specie in questi mesi di difficoltà e di crisi economica, stanno assumendo un ruolo sempre più cruciale nel sistema di welfare e diventando allo stesso tempo un decisivo fattore di crescita e di competitività per tutto il sistema economico e imprenditoriale. In Lombardia, rispetto al resto del Paese, il tasso di occupazione femminile raggiunge livelli importanti (quasi il 60%), ma nonostante questo buon risultato occorre rendere ancora più efficace e sistematica l’azione che già da anni stiamo sviluppando a livello regionale su questo tema, considerato strategico e prioritario. In questi anni abbiamo infatti realizzato numerose iniziative regionali, avendo come obiettivi generali la tutela della maternità, ad esempio con il Fondo Nasko, l’aumento dell’offerta di servizi alla prima infanzia, con investimenti sugli asili nido e sugli asili aziendali, lo sviluppo dell’occupazione e dell’imprenditorialità femminile, attraverso il sostegno allo start up di impresa, la riqualificazione del capitale umano, tramite il sistema delle doti, la progressiva personalizzazione dei servizi di cura e assistenza, per migliorare la qualità della risposta ai bisogni e alle aspettative delle singole persone e delle loro famiglie. Per sviluppare politiche integrate e sussidiarie in tema di conciliazione, abbiamo istituito il Comitato Strategico Conciliazione Donna Famiglia Lavoro, con lo scopo di elaborare idee, progetti, contributi, iniziative in una prospettiva sussidiaria e integrata. E per assicurare una partecipazione trasversale e rappresentativa di tanti settori della nostra società, abbiamo coinvolto esponenti del mondo delle imprese e delle loro associazioni, del mondo sindacale, dell’associazionismo familiare e sociale, del terzo settore, oltre a esperti e docenti universitari e rappresentanti delle istituzioni locali. Proprio in questa logica di coinvolgimento a 360 gradi della società, abbiamo realizzato un “Libro Verde sulla conciliazione famiglia-lavoro” e con questo strumento abbiamo avviato un intenso e proficuo lavoro di confronto e coinvolgimento della comunità lombarda. I territori, i comuni, gli enti locali sono infatti gli attori determinanti nel percorso da compiere: l’azione per la conciliazione può essere più efficace laddove parta dal coinvolgimento, fin nella fase di rilevazione dei bisogni, delle realtà radicate in ogni comune o in ogni provincia; solo lavorando con tutti gli stakeholder la conciliazione può diventare parte integrante di tutte le politiche territoriali (industriali, economiche, di assistenza, del terzo settore). Il percorso avviato dalla pubblicazione del Libro Verde e dalla conseguente fase di consultazione pubblica, ha portato alla realizzazione di un Libro Bianco, presentato a Bruxelles alla presenza della Commissione Europea, nel quale Regione Lombardia ha delineato la sua strategia per la conciliazione famiglia – lavoro, centrandola su un paradigma di governance regionale multi-livello e multi-attore, e ha definito una chiara tabella di marcia all’interno del prossimo ciclo di programmazione triennale (2011-2013). Tra i vari temi affrontati, lo sviluppo sinergico del welfare territoriale e di quello aziendale ed interaziendale emerge come elemento strategico per migliorare l’accessibilità dei servizi e rispondere al bisogno di sostegno delle famiglie nei compiti di cura, che si concentra nelle due fasi critiche della prima infanzia e della anzianità o non autosufficienza. Per questo motivo assume una rilevanza straordinaria il “Premio FamigliaLavoro”, che abbiamo promosso per valorizzare le imprese, le pubbliche amministrazioni e gli enti non profit, che si sono particolarmente distinti per aver ideato e attuato progetti di 4 conciliazione tra vita familiare e vita lavorativa. L’istituzione del Premio ci ha permesso di conoscere e far conoscere fatti concreti e progetti ben riusciti sulla conciliazione; questa pubblicazione riassume l’esperienza realizzata e offre utili suggerimenti di metodo a tutte le realtà coinvolte. Nel 2012 peraltro, in occasione del VII Incontro Mondiale delle Famiglie, il “Premio”, giunto alla quarta edizione, diventa internazionale (International WorkLife Balance Award), rivolgendosi a imprese di ogni dimensione, Pubbliche Amministrazioni ad ogni livello territoriale, ONP, ONG o altre forme di associazionismo del terzo settore di tutto il mondo. Quella della conciliazione è una sfida continua, sulla quale l’intera classe politica si deve sentire sollecitata. Crediamo davvero che serva un lavoro corale fatto anche di piccole misure concrete per poter compiere i progressi che avvertiamo ormai come imprescindibili per la nostra crescita. Questa è la strada su cui stiamo lavorando da anni e su cui continuare ad operare insieme, per rispondere in modo sempre più adeguato ed efficace ai nostri cittadini e a bisogni così sentiti e vissuti come quelli sul fronte della conciliazione. Regione Lombardia continuerà a sostenere con le sue politiche la famiglia, fino ad ispirare l’azione di tutti gli altri soggetti pubblici e privati. Un esempio importante in tal senso viene dalla recente approvazione del Fattore Famiglia Lombardo, che fissa un principio di equità trasversale alle diverse politiche e mira a ridefinire i costi di accesso ai servizi in base ai carichi di cura familiari. Ma è indispensabile che a queste scelte forti a livello regionale si affianchi anche una politica fiscale nuova, favorevole alla famiglia, che ne riconosca l’impegno e il valore anche tramite un sistema più ordinato e razionale di detrazione e deduzioni. L’augurio in tal senso è che in Italia il processo del federalismo fiscale possa riprendere quanto prima il proprio cammino. 5 Introduzione Giovanni Marseguerra, Direttore della Divisione Welfare Aziendale e Innovazione Sociale di ALTIS Mario Molteni, Direttore di ALTIS La crisi che a partire dall’estate del 2011 ha ricominciato a mordere l’economia globale, caratterizzata da un rapido e inatteso peggioramento delle prospettive di crescita e preannunciata da una eccezionale turbolenza dei mercati finanziari, a sua volta innescata dal timore di un’esplosione della crisi dei debiti sovrani di molti grandi Paesi, sta oggi progressivamente riducendo le risorse per il welfare, mettendo al contempo in seria difficoltà un sistema di imprese già fortemente provato dalla crisi finanziaria del 2008 e dalla recessione del 2009. A farne le spese sono innanzitutto i cittadini meno agiati e, in special modo, le famiglie, già da lungo tempo assai scarsamente tutelate dal nostro ordinamento. In tale contesto il tema della conciliazione famiglia-lavoro assume un’importanza speciale. Non che prima della crisi il problema non fosse rilevante. Il crollo delle natalità registrato in Italia negli ultimi decenni dimostra con chiarezza che alcuni grandi fenomeni sociali non hanno ancora trovato risposte adeguate: il crescente numero di donne impegnate nel mondo del lavoro (eppure giudicato non ancora sufficiente in relazione alle medie europee); i ritmi di lavoro imposti dalla competizione tra imprese; il crescente numero di anziani che attendono attenzione dai propri familiari, e così via. Nell’attuale contesto si può dunque, senza eccessiva enfasi, parlare di “emergenza conciliazione”. Ce ne siamo rapidamente accorti dentro ALTIS. Di qui la decisione di avviare, nella primavera del 2011, una nuova Divisione “Welfare aziendale e innovazione sociale” che pone al centro dell’attenzione il ruolo delle imprese nella promozione dello sviluppo umano (economico, sociale e intergenerazionale). Si tratta di una scelta importante, che ci ha condotto a coinvolgere un gruppo di docenti ed esperti, portatori di competenze multidisciplinari, con il duplice obiettivo di elaborare modelli di conciliazione famiglia-lavoro in ambito aziendale rispettosi della persona e capaci di promuovere la competitività delle imprese, e di fornire formazione e consulenza relativamente al tema dello sviluppo di un moderno sistema di welfare aziendale. Spesso oggi si parla di welfare aziendale come di una pura supplenza al welfare pubblico. Ma se così fosse, sarebbe pericoloso. Significherebbe sancire il fatto che esiste un ristretto numero di dipendenti privilegiati – quelli assunti dalle imprese che, pur nella crisi, continuano ad avere risorse finanziarie da investire nelle pratiche di conciliazione, a fronte di una larga maggioranza di lavoratori le cui tutele saranno solo destinate a decrescere. Non è così per almeno due motivi. In primo luogo, perché un numero crescente di interventi di conciliazione, di norma quelli più rilevanti sotto il profilo finanziario, sono generati dalle cosiddette filiere della conciliazione. Non sono cioè espressioni di un welfare aziendale che sostituisce quello pubblico, ma sono frutto di partnership trilaterali, in cui P.A., imprese ed enti non profit mettono in comune le risorse per realizzare soluzioni creative a beneficio tanto dei residenti quanto dei dipendenti delle aziende locali. Il secondo motivo riguarda la natura di tanti interventi aziendali. Molte misure di conciliazione non fanno emergere un ampio fabbisogno di risorse finanziarie. Esse sono piuttosto il frutto dell’ascolto attento delle esigenze dei collaboratori e di uno sforzo di creatività congiunto, tra lavoratori e direzione, che sfociano in soluzioni organizzative che fanno il bene sia dei collaboratori sia dell’azienda, senza implicare rilevanti investimenti. Talvolta si tratta di sfruttare le potenzialità delle nuove tecnologie, talvolta semplicemente di introdurre miglioramenti incrementali nell’organizzazione del lavoro. In tutti i casi si tratta di interventi innovativi che nascono dall’interazione di capitale umano e capitale sociale, le grandi risorse del 7 nostro Paese. Il presente Quaderno, terzo della serie, testimonia i frutti dell’ormai pluriennale collaborazione tra Regione Lombardia e ALTIS. Il Premio FamigliaLavoro non solo registra le best practice diffuse tra le aziende lombarde, ma di fatto favorisce imitazione, emulazione e innovazione. Ecco perché di anno in anno le esperienze si fanno più numerose e più creative. Sono ben 125 i soggetti che hanno partecipato alla III edizione del Premio. Per la prima volta, accanto alle imprese e agli enti della P.A., sono state coinvolte le organizzazioni non profit: esse hanno aderito numerose all’invito, mostrando spesso la capacità di erogare servizi di conciliazione non solo al proprio interno, ma anche, e talvolta soprattutto, a favore della collettività. L’allargamento del Premio al terzo settore si è dunque dimostrato una scelta vincente. È bene ricordare, in conclusione, che il Premio FamigliaLavoro rappresenta solo la punta dell’iceberg di un impegno che Regione Lombardia, ed ALTIS con essa, sta realizzando in tema di conciliazione. Due esempi, tra i tanti. L’apertura della Terza Edizione del Concorso è avvenuta in concomitanza con l’insediamento del Comitato Strategico di Conciliazione Donna – Famiglia – Lavoro, avviato da Regione Lombardia lo scorso 5 novembre 2010. E ancora, nel corso del 2011 sono stati avviati i progetti della filiera della conciliazione, che hanno tra i loro punti di forza la capacità di coinvolgere anche aziende – profit e non profit – di piccole dimensioni. Quello della conciliazione, in Lombardia, è un cantiere aperto. 8 PARTE PRIMA Conciliazione Famiglia – Lavoro Analisi del tema, dati di contesto e spunti di metodo Uomini, tra paternità e lavoro: la questione della conciliazione dal punto di vista maschile Maria Letizia Bosoni, PhD in Sociologia e Metodologia della Ricerca Sociale I mutamenti socio-culturali in atto ed i processi di trasformazione e ridefinizione dell’identità sia maschile che femminile, impongo una riflessione circa il ruolo dei cosiddetti “nuovi padri”, i modelli tradizionali di paternità, l’ingaggio nella cura dei figli e l’impegno lavorativo. A fronte di tali trasformazioni una delle sfide che appare tanto complessa quanto rilevante è proprio quella che riguarda il rapporto tra la sfera familiare e il lavoro. Tale rapporto può essere considerato da diversi punti di vista: l’articolazione dei tempi da dedicare all’uno ed all’altro ambito, la ripartizione dei compiti all’interno della coppia, la scelte di autorealizzazione professionale e familiare. Il tema della conciliazione, che per molto tempo è stato considerato prettamente femminile, comincia oggi ad essere considerato anche dal punto di vista del padre: occorre infatti una ridefinizione concettuale che implichi il superamento della femminizzazione del problema a favore di una maggiore equità tra uomini e donne, all’esterno ed all’interno del contesto domestico (Rossi 2008). E’ interessate osservare, come scrive Giovannini nel testo “Padri e madri: i dilemmi della conciliazione famiglia-lavoro”, che la conciliazione “si colloca all’interno di un quadro che si caratterizza come un complesso sistema che richiede la disponibilità a negoziare interessi differenziati di cui sono portatori, fra gli altri, sia i genitori con bambini piccoli, sia chi ha il compito di prendere decisioni politiche a livello legislativo e rispetto alla destinazione delle risorse finanziarie, nonché le imprese e i datori di lavoro” (Giovannini et al., 2007. p. 23) Riflettere sulla moderna esperienza di paternità significa addentrarsi entro un contesto multidimensionale, gli studi nazionali e internazionali infatti evidenziano tre aspetti fondamentali connessi al tema : • i cambiamenti nell’identità di genere (maschile e femminile) (Hearn , Pringle , 2006, Henwood e Proctor 2003, Henwood 2008, Broughton, Rogers H. 2007) , • il ruolo delle politiche, i sistemi di welfare e gli strumenti concretamente disponibili per gestire lavoro e famiglia (O’Brien 2005, 2008, Brandth e Kvande 2001, Dermott 2008 ). • le trasformazioni nel ruolo paterno (Doucet 2007, Wall, Aboim, Marino 2007, Dermott 2008, Miller 2011). L’influenza reciproca tra maschile e femminile è oggi ancora più evidente in relazione al contesto lavorativo: basti pensare all’aumento delle donne nel mercato del lavoro (attività tipicamente associata agli uomini), anche in posizioni manageriali e alla tendenza dei padri ad essere maggiormente presenti nella cura dei figli. Oggi sia donne che uomini accedono al mercato del lavoro in età più avanzata, con un più alto livello di istruzione, con aspettative senza dubbio più elevate sia in termini di stabilità lavorativa sia di possibilità di carriera (Rossi 2005). I ruoli professionali non sono più rigidi come in passato e le professioni non sono rigidamente differenziate in base al genere: elementi maschili come il senso di autodeterminazione sono sempre più tratti acquisiti anche dalle donne, mentre gli uomini tendono a mostrare in modo meno marcato il senso di autorità e di potere. Il contesto lavorativo rappresenta, quindi, un ambito di riferimento fondamentale per l’identità adulta, in cui la persona cerca di realizzare le proprie aspirazioni (Bonazzi et al 1991). Tuttavia le trasformazioni che hanno caratterizzato il contesto odierno impongono un ripensamento del ruolo e del significato del lavoro, in stretta relazione con gli altri ambiti sociali (in primis la famiglia) (Donati 2001, 2005, Rossi 2005). 12 Dalla riflessione sull’identità maschile alla riflessione sui “nuovi padri” Il concetto di “identità maschile” rimanda immediatamente alla complessa questione delle differenze tra maschile e femminile e dell’identità gender1. Da sempre la differenza tra i generi costituisce uno dei principali criteri su cui si costruisce l’ordine sociale. In linea generale i concetti di maschile e femminile rimandano a tratti caratteriali differenti (Donati 1997): • maschile rimanda alla forza, a ciò che da impulso, con uno stile di pensiero attento più all’essenza dell’oggetto che alle sue relazioni, il focus è sulla forza, avventura e competitività. • femminile rimanda a tutto ciò che ha la caratteristica di avvolgere, prendersi cura dell’oggetto nelle sue relazioni con il resto del mondo, focalizzandosi non tanto sulla sua essenza quando piuttosto sui suoi confini e sui rapporti che le persone hanno tra loro. Se nelle società tradizionali i ruoli erano rigidamente differenziati tra maschile e femminile così come le attività sociali e le responsabilità, oggi tale differenziazione appare sfumata e incerta. Nella società contemporanea sembra venir meno l’idea di una rigida separazione tra il maschile ed il femminile e si fa sempre più strada l’idea di un intreccio e di una relazione reciproca tra i due, benché la tensione tra trasformazione e ruolo tradizionale sia sempre molto elevata (Piccone Stella, Saraceno 1996, Crespi 2007, 2008, Ruspini e Zajczyk, 2008). L’identità di genere non è quindi qualcosa di statico, fisso e definito, ma piuttosto è mutevole, multiforme, ridefinibile e trasformabile. Le riflessioni rispetto al gender si spostano quindi verso una visione integrata del maschile e del femminile e ci si interroga quindi su tale processo di trasformazione dell’identità (Crespi 2008). Ci si interroga anche sulla paternità, sui cosiddetti “nuovi padri” (o meglio sul “cosa vi è di nuovo”). Negli ultimi anni infatti numerosi studi e ricerche empiriche si sono focalizzate sulla figura maschile, dapprima nel contesto internazionale, ultimamente anche in quello italiano (Bertocchi 2009, Ruspini e Zajczyk, 2008, Altieri 2007). Un punto ricorrente in tale dibattito è l’idea di una “crisi” della figura paterna, di un progressivo allontanamento dall’immagine maschile tradizionale e di uno smussamento delle differenze tra i generi. Si parla di una figura paterna che tende ad “impallidire”, ma accanto a questo venir meno di una figura maschile paterna emerge però anche un intenso bisogno del padre, che si traduce in movimenti tesi a rivalutare la sua figura (Donati, Scabini 1986). I modi e il significato del lavoro, inoltre, influiscono fortemente sulle scelte personali e di coppia, sulla decisione di avere o meno figli, sulle modalità di esercitare le proprie responsabilità genitoriali - sia per le madri che per i padri – (Fusco, Giusti 2002). Le trasformazioni che hanno interessato il contesto sociale e la complessità delle forme del fare famiglia (la diminuzione del matrimonio, l’aumento del divorzio e il crescente numero di famiglie monogenitoriali) definiscono lo scenario di riferimento entro cui si colloca lo studio della paternità. A livello Europeo, sotto vari punti di vista (politico, sociale, mediatico) emerge la tendenza da parte degli uomini a riappropriarsi della dimensione 1 Nella lingua italiana la traduzione del termine gender è complessa in quanto non esiste un corrispondente adeguato. Tale termine viene in genere tradotto con “genere”: in generale il termine sesso indica la differenza biologica tra maschi e femmine, il genere indica la definizione sociale dell’appartenenza di sesso (per un maggiore approfondimento su tale questione e sul contributo dei gender studies si rimanda a Crespi 2006, 2007). 13 paterna2, in ciò un valido aiuto è offerto proprio dalla possibilità – relativamente ad alcuni paesi – di poter prendere il congedo di paternità e dedicarsi in modo esclusivo alla costruzione di una buona relazione padre-bambino (Miller 2011). Benché le trasformazioni nei modelli familiari, assieme ai nuovi trend del mercato del lavoro, spingano verso una maggiore diffusione di modelli familiari a doppio reddito (ovvero dove entrambi i partner sono impegnati in una attività professionale extradomestica), sembra che la cura sia ancora una prerogativa sostanzialmente femminile, lo testimonia soprattutto il fatto che il congedo è utilizzato da una piccolissima percentuale di padri – relativamente al contesto italiano3, ma non solo – e rimane quindi uno strumento di conciliazione prettamente femminile, e che il tempo che gli uomini hanno dedicano al lavoro di cura non è in alcun modo paragonabile al tempo che le donne dedicano al lavoro pagato. Inoltre i cambiamenti demografici verificatisi negli ultimi anni hanno contribuito a ridefinire le modalità in cui i padri vivono il ruolo genitoriale: l’aumento delle possibilità e la differenziazione delle scelte di vita connesse al dilagare della tendenza individualistica ha fatto sì che storie di vita individuale siano molto più variegate e contemplino differenti possibilità, anche in contrasto tra loro (Featherstone 2009, Miller 2011). Nel contesto Europeo ad esempio la paternità appare meno associata al matrimonio e al legame biologico: il matrimonio non sembra più essere il contesto entro cui avviene la nascita (e quindi entro cui definire la paternità) in quanto si registra un aumento del numero di figli nati durante la convivenza e un aumento dei figli nati senza un padre strettamente biologico4 (Featherstone 2009). Tuttavia, nonostante queste premesse che possono sembrare in prima battuta abbastanza negative, la paternità non ha perso la sua rilevanza, anzi si sta verificando un crescente interesse sulle pratiche genitoriali maschili5, in relazione e per differenza con l’esperienza materna (Dermott 2008). Fondamentale appare, nel definire come la paternità è espressa ed è vissuta, lo specifico assetto di welfare che definisce le politiche attraverso cui la paternità è riconosciuta e supportata (Miller 2011, Featherstone 2009; Dermott 2008; O’Brien 2005). Il ruolo delle politiche: esiste un sostegno alla paternità? Lo specifico sistema di welfare e le politiche a sostegno della maternità e della paternità rappresentano elementi cruciali, identificati in molte ricerche, nel definire il ruolo paterno nei compiti di cura e della gestione del tempo/spazio familiare e lavorativo (Hearn 2006; Hobson 2002; Dermott 2008, Featherstone 2009; O’Brien 2005, 2008, 2009). Segnali che spingono verso un maggior coinvolgimento nei compiti di cura da parte degli uomini sono rintracciabili a partire dall’assetto normativo a sostegno della maternità e della paternità: nel contesto europeo infatti si sottolinea l’importanza del coinvolgimento del padre nei compiti genitoriali, stimolando i governi locali a promuovere specifiche misure a sostegno della paternità. 2 Hobson scrive il suo libro – dal titolo avvincente “Making men into fathers” - nel 2002 evidenziando che a partire da tali processi di cambiamento è in atto il tentativo di creare un legame più saldo tra la maschilità e la paternità, legame che secondo l’autore è sempre stato debole o implicito. 3 Le indagini ISTAT (Istat, Conciliare famiglia e lavoro. Una sfida quotidiana. Argomenti n. 33, Roma, 2008), infatti, evidenziano che l’utilizzo del congedo parentale è ancora decisamente limitato soprattutto per quanto riguarda i padri (nel 2005 erano solo il 7,5%), ma anche le madri, che ne usufruiscono in meno di un quarto dei casi (24,2%). 4 Il ricorso alle tecniche di procreazione assistita, l’aumento del tasso di divorzio e di conseguenza il numero di famiglie ricostruite ha indotto forti interrogativi sulla differenza tra la paternità biologica e la paternità sociale. 5 Morgan (2002), facendo riferimento alla lingua inglese – che più della nostra si presta ad una differenziazione semantica tra i termini utilizzati per definire la paternità - suggerisce a tal proposito di affiancare ai termini “Fathers” e “Fatherhood” la parola “Fathering” proprio per esprimere la crescente pluralità nella pratiche ad essa associata 14 Di prima importanza è il focus sui congedi (di maternità, di paternità e parentali), nella misura in cui contemplano la possibilità per il padre di prendere un periodo di aspettativa per dedicarsi alla cura dei figli: tuttavia anche se il diritto al congedo parentale è stato istituito in quasi tutti gli Stati membri dell’Unione Europea, continuano ad esistere forti differenze tra i paesi per quanto riguarda i dettagli delle politiche e i modelli di utilizzo di tale congedo da parte dei genitori. Tali differenze sono legate a due fattori: innanzitutto al livello retributivo e in secondo luogo a fattori culturali legati alle differenze tra i generi ed al ruolo nella coppia. La maggiore diffusione del modello familiare a doppio reddito (il cosiddetto dual earner) rappresenta un punto cruciale che le politiche di sostegno alla famiglia devono necessariamente considerare. A livello europeo le politiche relative ai congedi variano nei diversi paesi e sono connesse ai tassi di occupazione femminile e maschile, alla disponibilità dei servizi di cura per l’infanzia ed alla divisione dei ruoli nel contesto domestico. Sul piano delle politiche a sostegno della paternità una interessante classificazione identifica 4 modelli (O’Brien 2009): 1. 2. 3. Extended fathers – care leave / hight income replacement: Finlandia, Germania, Islanda, Norvegia, Portogallo, Quebec, Slovenia, Spagna, Svezia. Questo modello si riferisce a otto paesi ed una regione del Canada, è caratterizzato dalla presenza di un periodo di congedo specificamente dedicato ai padri, con un buon livello retributivo. In tale gruppo l’autrice inserisce i paesi che hanno istituito sia il congedo parentale (che può essere usufruito anche dal padre) sia il congedo di paternità6 ; sono compresi anche la Germania e il Quebec che pur non avendo istituito uno specifico congedo per i padri sono comunque sensibili a questo tema. Il congedo genitoriale è in genere lasciato a livello opzionale, in alcuni paesi vi è una quota riservata ai padri, in altri la parte che spetta al padre può essere trasferita alla madre. Short father – care leave / high income replacement: Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Grecia, Ungheria, Paesi Bassi. Tale modello prevede un congedo di paternità vero e proprio, con un buon livello di retribuzione, generalmente al 100%, ma un periodo di tempo fruibile per il congedo relativamente breve (che va dai 2 giorni della Grecia fino ai 14 giorni della Danimarca). Non vi è una politica di incentivazione verso la paternità come invece è evidente nel modello precedente. Short-minimalist father-care leave / no income replacement: Australia, Austria, Repubblica Ceca, Estonia, Irlanda, Italia, Polonia, Gran Bretagna. La maggior parte dei paesi entro questo gruppo non prevede un congedo di paternità, questo gruppo include anche l’Estonia e la Gran Bretagna che hanno recentemente istituito il congedo di paternità benché con un basso livello di retribuzione. In tutti i paesi i padri hanno accesso al congedo parentale, ma la presenza di una politica specificamente diretta al sostegno della paternità è riscontrabile solo in Italia. 6 Occorre sottolineare che una delle principali fonti di confusione circa i congedi riguarda proprio la distinzione tra congedo parentale e congedo di paternità. I due termini spesso sono utilizzati in modo intercambiabile, benché essi facciano riferimento a due periodi temporali differenti: il congedo di paternità è di solito un periodo relativamente breve nelle immediate vicinanze del parto, mentre il congedo parentale può coprire un arco temporale più lungo, dopo il congedo di maternità e di paternità, e può estendersi anche quando il bambino è più grande. Inoltre spesso il congedo parentale viene erroneamente scambiato per il congedo di paternità se questo è preso dal padre, invece che dalla madre. 15 4. No statutory father – care sensitive parental leave: Stati Uniti. Negli Stati Uniti persiste la tendenza ad incoraggiare forme privatistiche ed informali di cura dei minori. I nuovi padri: quale trasformazione? In vari contesti è ormai diffusa l’espressione “nuovi padri” per indicare il recente dibattito circa il coinvolgimento dei padri nella cura. Tuttavia nell’affrontare la riflessione sulla paternità occorre porsi alcune domande fondamentali: - chi sono i cosiddetti “nuovi padri” e cosa vi è di” nuovo“ nell’esperienza paterna?; - quali sono le trasformazioni connesse alla paternità nel contesto odierno e in riferimento alle generazioni passate?; - il processo di trasformazione della paternità sta portando verso un progressivo avvicinamento del ruolo paterno al ruolo materno (o, detto in altri termini, la paternità sta acquisendo connotati tipici della maternità)? I risultati delle ricerche in ambito internazionale Sul fronte internazionale il dibattito sulla paternità e le trasformazioni ad essa connesse copre vari aspetti e può essere affrontato da differenti punti di vista (sociologico, psicologico, politico ed economico), ciascuno strettamente connesso con gli altri. Lo studio della paternità è poi strettamente connesso con la prospettiva di genere, la divisione del lavoro domestico e la presenza maschile e femminile nel mercato del lavoro. Emerge che l’identità maschile è ancora fortemente legata all’idea del “breadwinner”, benché alcuni studi più specifici sull’esperienza paterna mettano in luce come acconto ad una forte enfasi sul “money/work/breadwinner model” stia progressivamente emergendo il tema della relazione emotiva con il bambino. Viene evidenziato infatti un maggiore coinvolgimento paterno, si parla di “presenza” paterna (i termini ricorrenti nelle ricerche in lingua inglese sono “be involved”, “be there”), e emerge una immagine di padre amorevole (“loving”) e dolce (“tender”) in opposizione all’ideale autoritario tradizionale. Mentre ci si interroga su chi sia un “buon” padre oggi (“good father”), non si può non notare anche che l’idea di essere un buon “provider economico” è ancora fortemente radicata nella rappresentazione maschile (Miller 2011, Dermott 2008). Bisogna quindi evitare il rischio di intendere la trasformazione del ruolo paterno come superamento del breadwinner model, in quanto le due cose non sono l’una in antitesi con l’altra, come suggerisce Dermott “la distinzione (dei due elementi come opposti) è in realtà il prodotto del nostro istinto a dicotomizzare ed associare gli elementi a categorie distinte, come avviane per la categoria pubblica e privata” (Dermott 2008, p .30). Questo significa che una caratteristica fondamentale del buon padre è anche quella di provvedere economicamente per il proprio figlio e la propria famiglia grazie al lavoro, e che il processo di trasformazione della paternità non implica il fatto che una maggiore sensibilità da parte dei padri e il loro ruolo di provider siano necessariamente in opposizione (Dermott 2008). I risultati emersi da varie ricerche condotte sia nel Nord America, che nel contesto europeo, pur evidenziando un significativo aumento del coinvolgimento paterno nella cura, mostrano che esiste ancora un forte gap tra quanto svolto dagli uomini e quanto svolto dalle donne, ed in generale il contributo maschile alla cura appare secondario. (Miller 2011). La ricerca di Dermott nel contesto inglese7 parte dalla constatazione che una contrapposizione tra il “nuovo” padre e il padre “tradizionale” non sia davvero esplicativa del processo di trasformazione in atto, e propone il concetto di “intimate fatherhood” dove l’idea di intimità rimanda ad una relazione personale e particolare. Concettualizzare la paternità contemporanea come una relazione intima consente quindi di mettere in luce gli aspetti della relazione genitoriale che i padri stessi considerano come centrali e 16 che sono: l’emotività, l’affetto e l’esclusività della relazione diadica con il bambino. La paternità tende a caratterizzarsi quindi per alcuni elementi fondamentali: la presenza paterna (being there), la vicinanza (closeness), l’espressione delle emozioni (emotions), la reciprocità8 (reciprocity), la relazione diadica9 (one to one relationship) (Dermott 2008). Alla domanda se la paternità si stia sempre più trasformando in maternità le ricerche nel contesto internazionale rispondono negativamente: vi sono infatti segnali evidenti circa le trasformazioni in atto relativamente alle pratiche ed al significato sociale della paternità, ma questo non significa che essa si stia progressivamente avvicinando alla maternità (Dermott 2008, Doucet 2006, Featherstone 2009). Le ricerche di A. Doucet nel contesto americano in particolare affrontano questa tematica con un gruppo di padri che ricoprono il ruolo di care giver principale (a seguito di divorzio, oppure in quanto la madre era impegnata nel contesto lavorativo). Già dal titolo del suo libro (“Do men mother?”) emerge la questione relativa alla interscambiabilità dei ruoli e dei generi. Le sue ricerche evidenziano innanzitutto che per i padri è fondamentale poter sperimentare una relazione con il bambino in modo continuativo, consentendogli di apprendere giorno per giorno qualcosa di nuovo. Tuttavia emerge chiaramente anche che i padri si riferiscono in modo primario alla figura materna (anche se fisicamente assente) per confrontare e paragonare la propria esperienza come genitore. La conclusione a cui giunge Doucet è che maternità e paternità hanno molto in comune, ma la distinzione di genere rimane forte: il legame tra madre e figlio è infatti considerato come qualcosa di più forte e di più profondo, rispetto al legame con il padre (Doucet 2006). L’idea di una relazione biologica e naturale10 tra madre e bambino e il fatto che la madre sia in genere considerata come il care giver principale è confermata anche da altre ricerche (Dermott 2008, Featherstone 2009, Miller 2011). Il ruolo della donna è cruciale anche nel consentire e favorire uno spostamento nei ruoli di genere (il concetto di maternal gatekeeper) (Featherstone 2009, Doucet 2006). La distinzione tra maternità e paternità è anche evidente considerando la relazione con il lavoro: ricerche nel contesto inglese mostrano che l’utilizzo del lavoro part time sia diffuso soprattutto tra le madri, mentre non sembra essere presente tra i padri, i quali non sembrano modificare più di tanto la loro propensione al lavoro dopo la transizione alla paternità11 (O’Brien e Shemilt 2003, Dermott 2008, Featherstone 2009). Quindi se la distinzione part time/full time bene si applica al binomio madre/padre, lo stesso non si può dire per il binomio padre/non padre. Altro elemento che emerge dalle ricerche in ambito internazionale è il confronto con la precedente generazione, ovvero con l’esperienza che i padri di oggi hanno vissuto nella relazione con il proprio padre (Miller 2011). La paternità moderna manca dei modelli di riferimento definiti a cui attingere, sia rispetto alla precedente generazione sia rispetto all’esperienza materna, non stupisce quindi – come evidenzia Tina Miller12 - che termini come “ambivalenza” e “incertezza” siano spesso utilizzati dai padri per descrivere la propria esperienza. 7 La ricerca si è avvalsa di interviste semi strutturate su in campione di 25 padri, lavoratori, con figli alla scuola primaria, e di una analisi quantitativa dei dati forniti dalla UK Time Use Survey. 8 Caratteristica attribuita alla relazione padre-figlio in cui entrambi danno e ricevono qualcosa dalla relazione: il coinvolgimento paterno è positivo per la crescita del bambino e allo stesso tempo anche la relazione genitoriale/ paterna è benefica per il padre. 9 La relazione con il figlio è vista come diadica, esclusiva e one-to-one. 10 La cura materna è in genere considerata come “expected” e “universal”, la cura paterna è considerata come “optional” e “limited”. 11 In Gran Bretagna la maggior parte del reddito familiare nelle coppie con figli proviene dal lavoro maschile: dopo la transizione alla genitorialità si riscontra spesso un aumento della diseguaglianza prodotto dai due partner (Dermott 2008). 17 In generale, la diffusione di ricerche sulla figura paterna evidenzia che è in atto un processo riflessivo circa le trasformazioni che hanno investito i ruoli maschili e femminili in generale e la relazione tra essi: se da un lato la tradizionale divisione di genere che vede il maschio dominante nella scena pubblica e la donna nel contesto domestico sembra venir meno, dall’altro però la donna rimane la figura naturalmente deputata alla cura e al ruolo genitoriale; se la linea di demarcazione tra maternità e paternità si sta progressivamente stemperando, la madre rimane sempre la figura centrale nella cura (Dermott 2008). Come evidenzia Doucet, è possibile affermare che mentre le donne hanno ormai acquisito lo status di “earner” e a volte anche di “breadwinner”, rimangono detentrici del titolo di care giver principale, e gli uomini pur distanziandosi in parte dal modello di bredwinner hanno un ruolo di care giver secondario (o “helper”) (Doucet 2006). Le ricerche nel contesto italiano L’interesse per la paternità è presente anche nel contesto italiano, che come è noto è caratterizzato da una forte persistenza del modello male breadwinner, ovvero l’immagine di una figura maschile principalmente dedicata al sostegno economico della famiglia, attraverso il lavoro retribuito extrafamiliare. Le trasformazioni legate alla paternità sono strettamente connesse con i mutamenti che hanno interessato e stanno interessando il mercato del lavoro, l’organizzazione dei ruoli familiari, l’identità di genere, le scelte procreative. Come sottolineano Ruspini e Zajczyk “il fenomeno della paternità si colloca, in Italia, all’interno di una importante tensione che contrappone tradizione e modernità” (Ruspini e Zajczyk, 2008, p. 13). Se da un lato il tema della transizione alla maternità ed i cambiamenti avvenuti nei ruoli delle donne sono stati ampiamente studiati, dall’altro il tema della paternità ha ricevuto minor enfasi. Lo studio della paternità, rappresenta quindi un tema all’avanguardia anche a fronte del fatto che il ruolo del padre è stato prevalentemente considerato dal punto di vista psicologico (Belletti 2003, Bimbi, Castellano 1990, Ambrosini, Bormida 1995, Badolato 1993), o delle differenze tra i generi (Bird 1997, Conne 2003, 2007, Heritier 1997, Hite 2004). Decisamente nuova è invece la riflessione sulla figura paterna in relazione al tema della conciliazione famiglia – lavoro. Nel corso del tempo sono state proposte varie tipizzazioni circa le diverse modalità di assolvere alla funzione paterna13 , da cui emerge fondamentalmente l’evidenza di un processo di trasformazione che ha investito la struttura familiare e conseguentemente l’articolazione dei ruoli conducendo ad una erosione del modello autoritario a favore di una maggiore partecipazione maschile nei compiti domestici e di cura, tuttavia la forte influenza di un modello di riferimento tradizionale è ancora ben presente nel nostro paese, come bene evidenziano le parole di Ventimiglia infatti, i padri di oggi si trovano incagliati tra il peso della tradizione e il desiderio di cambiamento (Ventimiglia 1996). 12 Tina Miller ha condotto nel contesto inglese una ricerca longitudinale prima sulla transizione alla prima esperienza di maternità e successivamente sulla transizione alla prima paternità evidenziando come uomini e donne vivono, raccontano e danno senso a tale avvenimento (Miller 2005, 2007, 2011). 13 Si ricorda in particolare che Ventimiglia (1996) individua quattro profili di padri: il padre moderno, il padre post moderno, il padre oblativo e il padre rivendicativo; Loschi e Vandelli (1999) individuano den 11 differenti tipizzazioni (padre sicuro, padre insicuro, padre impaurito, padre psicologo, padre vittima, padre fragile e instabile, padre incoerente, padre autoritario, padre permissivo, padre raziocinante, padre sentimentale). 18 Soprattutto due ricerche sono particolarmente interessanti rispetto alle trasformazioni insite nel ruolo del padre, entrambe volte a confrontare la situazione italiana con il contesto europeo: le ricerche di Ruspini e Zajczyk sui nuovi padri e quella svolta dall’Ires (Istituto di Ricerche Economiche e Sociali) sulle differenze di genere nel lavoro e nella famiglia. La ricerca condotta da Ruspini e Zajczyk14 evidenzia che rispetto la coinvolgimento paterno nella cura dei figli vi sono effettivamente segnali di un lento ma progressivo adattamento dei padri al modello familiare a due redditi. Il fenomeno della paternità in Italia infatti oscilla tra tradizione e modernità: nel nostro paese gli uomini diventano padri per la prima volta verso i 35 anni, ben due o tre anni dopo la media europea, inoltre l’onere della cura dei figli ricade ancora quasi esclusivamente sulla madre. Tuttavia vi sono segnali di un lento ma progressivo adattamento dei padri al modello familiare a due redditi. Benché l’impegno dei padri sia ancora connesso prevalentemente alle attività meno gravose, legate al gioco, e in situazioni di necessità, i padri italiani tendono a essere sempre più presenti nella crescita dei figli, tanto che “sembra emergere una figura paterna meno autoritaria di un tempo e più emotivamente coinvolta nella relazione genitoriale” (Ruspini e Zajczyk, 2008, p.26). Sostanzialmente pur esistendo ancora delle asimmetrie di genere, sono innegabili i segnali di una trasformazione in atto e tale processo è riscontrabile anche nel contesto europeo. Questa ricerca testimonia che vi è un andamento che tende ad allineare la situazione italiana a quella degli altri paesi, dove emerge un processo di trasformazione del ruolo del padre, sempre meno autoritario e sempre più presente nella cura. Perseguendo ancora con la medesima ricerca è interessante osservare i modelli di paternità emersi dall’indagine. Sono stati infatti individuati tre differenti modelli: • • • i padri tradizionali, centrati principalmente sulla dimensione lavorativa e sul benessere economico della famiglia, con un rapporto conflittuale e di rottura con i propri padri; presentano una scarsa riflessione sui cambiamenti in atto; nella coppia prevale una rigida divisione dei ruoli; i padri in trasformazione, i quali hanno dovuto affrontare profondi ed improvvisi cambiamenti (separazione, divorzio, vedovanza) ed hanno dovuto adattarsi al nuovo ruolo; hanno una identità meno fondata sul lavoro, ma conservano la convinzione di una rigida suddivisione dei ruoli; non negano una certa fatica nel processo di adattamento alla nuova condizione; i padri post trasformazione, che cercano di staccarsi dai modelli dei propri padri, mostrando una relazione più affettiva con i figli, sono disposti a mettersi in discussione e sono orientati ad una co-genitorialità. E’ interessante notare anche che la maggior parte dei padri intervistati in questa ricerca rientrano nella categoria di “padri in-trasformazione” (Ruspini e Zajczyk, 2008). La seconda ricerca che offre interessanti spunti è stata realizzata all’interno del progetto Modern Men e ha coinvolto – oltre all’Italia – anche Lituania, Danimarca, Islanda (Altieri 2007). La ricerca si focalizza sui comportamenti e le consuetudini delle famiglie in cui entrambi i partner lavorano (dual earner), con l’obiettivo di capire quanto conti ancora nel nostro sistema sociale la cultura familista della cura. Di fatto si registrano ancora differenze enormi tra l’Italia e gli altri paesi europei in merito alla parità di genere. 14 La ricerca fa riferimento al progetto Pariteia – Equal opportunities and citizenship (2003 – 2005). L’indagine ha considerato 5 paesi: Italia, Lettonia, Olanda, Polonia, Spagna (Cfr. Ruspini e Zajczyk, 2008). 19 Le ricerca conferma che in Italia è ancora prevalente il modello del male breadwinner, soprattutto al Sud del Paese, la conciliazione infatti sembra essere un problema ancora prevalentemente femminile, poiché è la donna che adatta il suo tempo alle nuove esigenze familiari. C’è tuttavia la consapevolezza – da più parti – che qualcosa stia cambiando: questo è evidente soprattutto “nella nascita di processi di riflessione sul maschile che testimonia la necessità di ripensare da parte degli uomini sé stessi rispetto al proprio essere maschio e di trovare una identità svincolata dalla proprie appartenenze di genere” (Altieri 2007, p. 14). Conclusione L’ampia riflessione sul ruolo paterno evidenza una tendenza da parte dei padri ad essere soggetto attivo nei compiti di cura: la conciliazione tra famiglia e lavoro è quindi una esigenza che riguarda anche il versante maschile. Un processo di trasformazione della paternità e una riflessione critica su tale esperienza è sicuramente in atto nella società contemporanea, tuttavia la direzione verso cui tale trasformazione tende è ancora tutta da definire. In tale processo un ruolo fondamentale è giocato dalle politiche e dal contesto di lavoro che rappresentano il contesto entro cui le scelte di vita di coppia e personali vengono negoziate: occorrono quindi interventi specifici volti a riconoscere il ruolo paterno e supportare l’integrazione degli ambiti di vita per consentire alla famiglia di vivere in modo armonico. Come testimoniano le ricerche in ambito internazionale la presenza di un congedo strettamente dedicato ai padri ha rappresentato per chi ne ha fatto esperienza paterna entro il contesto lavorativo, ovvero chiama in gioco i datori di lavoro stessi nel riconoscere e valorizzare attraverso strumenti specifiche le esigenze di conciliazione dei padri – oltre che delle ma un valido aiuto nella costruzione della relazione padre-bambino. D’altra parte la centralità della dimensione lavorativa nella vita maschile implica l’esigenza di considerare la presenza dei padri. Bibliografia Altieri G. (2007), Le differenze di genere nel lavoro e nella famiglia: nuovi modelli da sostenere, Ediesse Ambrosini A., Bormida R., (1995) Lo spazio e il tempo del padre. Funzione e senso della paternità, Ed. Cerro, Pisa Badolato G. (1993) Identità paterna e relazione di coppia. Trasformazione dei ruoli genitoriali, Giuffrè, Milano Bellassai S. 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L’insieme delle iniziative intraprese volontariamente dalle aziende in tale direzione è comunemente definito come l’orientamento alla corporate social responsibility (CSR) o alla responsabilità sociale d’impresa (RSI). L’impegno in iniziative volontarie destinate a soddisfare le attese degli stakeholders, oltre che in una personale propensione sociale d’imprenditori e manager, può trovare il proprio fondamento in un approccio alla gestione dell’azienda comunemente denominato stakeholder-view17 . L’approccio in parola sostiene l’opportunità di perseguire un vantaggio competitivo sostenibile, grazie alla ricerca di un equilibrio nella soddisfazione delle attese dell’insieme degli interlocutori aziendali, piuttosto che nell’esclusiva massimizzazione del risultato economico di breve periodo, come suggerito dal tradizionale approccio all’impresa riconducibile alla shareholder-view18. Secondo la prospettiva degli stakeholder,il crescente interesse verso la CSR assume una valenza competitiva, poiché contribuisce ad assicurare all’azienda sia l’accesso e lo sviluppo alle risorse necessarie allo svolgimento delle attività, sia un vantaggio competitivo che ne alimenta le performance economiche di lungo periodo19 . L’orientamento alla CSR ha trovato espressione tipica nell’introduzione di un insieme di pratiche indirizzate a soddisfare le attese dei diversi gruppi di stakeholder, tra le quali è possibile riconoscere le iniziative orientate a soddisfare le legittime attese dei lavoratori. L’impegno di un’azienda nella CSR ha quindi favorito una serie di pratiche a favore delle risorse umane, comunemente riconducibili a sette categorie d’interventi20 : • salute e sicurezza, cui appartengono i percorsi virtuosi intrapresi per assicurare la tutela della salute e la presenza di condizioni di sicurezza a vantaggio dei lavoratori oltre i limiti imposti dalla legislazione di riferimento. A tale categoria, a titolo esemplificativo, possono essere inoltre ricondotte le attività volte all’ottenimento di certificazioni dei sistemi esistenti in materia (quali ad esempio OHSAS:18001), l’adozione di programmi con obiettivo del totale abbattimento degli infortuni sul lavoro o l’adozione di programmi di screening e prevenzione a favore dei lavoratori; 15 Il primo e il terzo paragrafo del presente elaborato sono stati scritti da Matteo Pedrini. 16 Il secondo e il quarto paragrafo del presente elaborato sono stati scritti da Laura Ferri. 17 FreemanR.E. 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L’attenzione di un’impresa alla conciliazione famiglia-lavoro (d’ora in poi conciliazione) rappresenta quindi una delle possibili espressioni di CSR verso i collaboratori. Alla luce di tale prospettiva l’impegno nel favorire il superamento dei problemi connessi alla presenza simultanea d’impegni lavorativi e familiari manifesta la tensione di un’azienda a soddisfare le attese dei lavoratori oltre gli obblighi di legge. È utile costatare come la difficoltà a conciliare impegni lavorativi e familiari sia cresciuta negli anni più recenti, tanto da alimentare la diffusione di studi attorno agli impatti dell’ambiente lavorativo sulla società e sulle famiglie. Due sono i fenomeni connessi all’ambiente lavorativo che hanno contribuito ad accrescere la rilevanza della conciliazione: l’overwork e la mobilità. Il primo consiste nella diffusione di condizioni in cui l’impegno lavorativo coinvolge un numero di ore stabilmente superiore a quelle definite nel contratto di lavoro. Tale fenomeno può essere il risultato sia di pressioni provenienti dall’ambiente di lavoro, che richiedono al collaboratore di compiere straordinari per rispondere a esigenze produttive, sia di ragioni personali, quali la volontà di realizzazione nell’ambito lavorativo o la necessità di una retribuzione superiore a quella ordinaria21. Il secondo fattore, la mobilità, vede un crescente numero di persone avere il lavoro caratterizzato da frequenti trasferimenti, sia quotidiani dalla propria abitazione verso il luogo di lavoro sia tra diverse sedi in cui si svolge l’attività lavorativa. L’overwork e la mobilità aggravano lo stato di conflitto tra gli impegni lavorativi e familiari, rafforzando il bisogno di politiche e strumenti che li supportino nel fronteggiare tale conflitto. La pressione sui tempi lavorativi alimenta la rilevanza sociale del problema della conciliazione, con sempre un maggior numero di lavoratori che sperimentano difficoltà 21 Fligstein, N. and Shin, T. J. (2004). The shareholder value society: A review of the changes in working conditions and inequality in the United States, 1976 to 2000. In K. M. Neckerman (Ed.), Social inequality (pp. 401- 432).New York: Russell Sage Foundation. 25 nel conciliare le proprie responsabilità familiari con quelle lavorative 22. L’impossibilità di accordare gli impegni della sfera lavorativa con quella personale può rappresentare un elemento certamente penalizzante per il lavoratore, ma può generare ricadute negative anche in ambito aziendale. Precedenti studi hanno dimostrato come all’impossibilità di conciliare l’impegno familiare con quello lavorativo siano connessi bassi livelli di soddisfazione sul luogo di lavoro, un aumento dello stress e più alti livelli di assenteismo23 La presenza di rilevanti problemi di conciliazione tra i lavoratori di un’azienda può comportare il generarsi di fenomeni che riducono la produttività degli stessi, con ricadute negative a carico dell’azienda. Le aziende, per facilitare la conciliazione e superare i problemi conseguenti alla riduzione delle produttività, implementano politiche dedicate alla semplificazione della congiunta gestione di responsabilità familiari e lavorative. Queste politiche includono: (a) iniziative che coinvolgono l’organizzazione dell’attività lavorativa – integrando la conciliazione nella definizione sia dei luoghi sia dei tempi di lavoro – con iniziative come l’offerta di opportunità di part-time o riduzione dell’orario lavorativo, di job sharing, di flessibilità dell’orario lavorativo, di meccanismi di banca delle ore, i meccanismi di gestione autonoma degli orari di lavoro, permessi e congedi integrativi, e così via; (b) attività finalizzate a rendere la conciliazione parte della cultura aziendale, sia mediante attività di formazione dedicata sia dedicando spazio al tema nei processi di comunicazione interna; (c) processi di supporto alle problematiche familiari mediante appositi strumenti di natura finanziaria; (d) servizi dedicati a una più favorevole conciliazione, quali i servizi di supporto alla ricerca di servizi di cura dei figli o degli anziani, i servizi di supporto alla gestione delle emergenze e delle malattie di figli e anziani; i servizi di supporto alla cura dei figli e degli anziani presso il luogo di lavoro, i servizi di maggiordomo o concierge e così via. Un ampio numero di ricerche in tema di conciliazione si è focalizzato attorno alle motivazioni che dovrebbero permettere a un’azienda di comprendere le politiche di conciliazione che favoriscono un incremento della produttività dei lavoratori. Due teorie tra loro contrapposte sono state sostenute per motivare la relazione esistente tra impegno nella conciliazione e risultati aziendali: la teoria del conflitto e quella del reciproco arricchimento. L’approccio conflittuale assume che la necessità di adempire le proprie responsabilità lavorative e familiari conduce a un inevitabile conflitto tra le due dimensioni 24. Il conflitto tra sfera lavorativa e privata è quindi connaturato alla stessa presenza delle persone nell’ambito lavorativo e, come tale, deve essere considerato come fisiologico entro limiti accettabili. Le aziende interessate a supportare il personale nel fornire una risposta ai propri bisogni di conciliazione dovrebbero concentrare i loro sforzi nel facilitare il superamento delle difficoltà che prevaricano un’ideale soglia fisiologica, con una conseguente necessità di focalizzarsi nel supporto alle persone che sperimentano maggiori bisogni familiari. Secondo tale prospettiva un’azienda dovrebbe orientare il proprio impegno nella conciliazione a favore di quei lavoratori che sperimentano un intenso bisogno familiare, accettando quindi come fisiologici i problemi di conciliazione sperimentati dalla maggioranza delle persone presenti in azienda. Secondo tale teoria, rispondendo a un bisogno familiare del lavoratore, l’azienda collabora a liberare risorse ed energie personali a favore della produttività aziendale. 22 Glass, J. L., and Finley, A. (2002).Coverage and effectiveness of family-responsive workplace policies. Human Resource Management Review, 12, 313–337; van der Lippe, T. (2007).Dutch workers and time pressure: Household and workplace characteristics. Work, Employment and Society, 21(4), 693–711. 23 Eby, L. Casper, W., Lockwood, A., Bordeaux, C.and Brinley, A. (2005).Work and family research in IO/ OB:Content analysis and review of the literature (1980 ñ 2002). Journal of Vocational Behavior, 66, 124-197. 24 Edwards, J.R., and Rothbard, N.P. (2000).Mechanisms linking work and family: Specifying the relationships between work and family constructs.Academy of Management Review,25: 178-199. 26 La teoria del conflitto ha dimostrato alcune limitazioni, conseguenti dell’assunto di tale teoria che identifica la relazione tra famiglia e ambito lavorativo come a somma zero, in quanto le energie e le risorse di una persona possono essere alternativamente dedicate alla famiglia o alla sfera lavorativa. Secondo tale prospettiva tempo ed energie dedicate alla propria famiglia non possono essere investite in ambito lavorativo e viceversa25, motivando l’interesse delle aziende a sostituirsi al lavoratore nel fornire una risposta ai bisogni familiari così da liberare risorse lavorative ed energie che il lavoratore può impegnare a favore dall’azienda. Un crescente numero di studi ha riconosciuto come l’ipotesi di una contrapposizione tra sfera lavorativa e privata sia in realtà una visione eccessivamente semplicistica della realtà26. La famiglia non sembra essere un istituto il cui impatto sull’ambito lavorativo è identificabile in una distrazione di risorse personali, ma può rappresentare a sua volta una risorsa per il lavoro. A partire da tale critica si è sviluppata una seconda teoria: l’arricchimento. Tale teoria rileva come l’incremento della qualità della vita familiare dei lavoratori possa portare a un arricchimento del loro impegno in ambito lavorativo, grazie a una migliore soddisfazione sul luogo di lavoro e una più elevata facilità di sviluppo delle conoscenze27. In particolare, secondo la teoria dell’arricchimento, le modalità con cui con cui la famiglia può produrre benefici in ambito lavorativo possono essere ricondotte prevalentemente a tre distinti meccanismi. Il primo consiste nel fatto che la famiglia può essere un luogo in cui la persona trova soddisfazione, rispetto e quindi energie personali che può successivamente riversare in ambito lavorativo. In tal senso lo sviluppo di una buona capacità di affrontare le proprie responsabilità familiari può alimentare l’orientamento di fondo dei lavoratori ad accettare la responsabilità come dimensione connaturata del lavoro28. Un secondo meccanismo di reciproco arricchimento consiste nell’osservare come la famiglia possa rappresentare un luogo in cui i lavoratori incrementano le proprie competenze e capacità, guadagnando esperienza che possono mettere al servizio della propria produttività in ambito lavorativo. In terza battuta, la possibilità di rispondere ai bisogni familiari permette una maggiore partecipazione alla vita familiare, con un conseguente sviluppo di relazioni che, in un’ottica aziendale, possono essere interpretate come un incremento del capitale sociale conferito da un lavoratore in azienda. In tal senso la possibilità di partecipare più attivamente alla vita familiare permette, ad esempio, di beneficiare di una maggiore conoscenza dei contatti degli altri membri della famiglia, che possono rilevarsi utili in ambito lavorativo. L’approccio di arricchimento differisce quindi da quello conflittuale perché vede la famiglia come un elemento di accrescimento anche delle risorse lavorative, tanto che un problema nella gestione della vita familiare da un punto di vista lavorativo può essere considerato come un mancato sviluppo di risorse da parte del lavoratore. Il presente testo prende le proprie mosse dalla teoria dell’arricchimento, vedendo l’impegno di aziende attorno ai temi della conciliazione non come finalizzato a evitare che la famiglia distragga i collaboratori dal proprio impegno lavorativo, quanto piuttosto come tentativo di permettere sia al lavoratore sia all’azienda di trarre beneficio dall’adozione di politiche di conciliazione. In tale direzione è possibile sostenere come l’impegno delle aziende in politiche di conciliazione, laddove trovi corretta ed efficace 25 Friedman, S. D., Christensen, P. and DeGroot, J. (1998).,Work and life: the end of the zero-sum game. Harvard Business Review, Nov-Dec, 119-129. 26 Edwards, J. R., & Rothbard, N. P. (2000). Mechanisms linking work and family: Clarifying the relationship between work and family constructs. Academy of Management Review, 25, 178-199. 27 Greenhaus, J. H., & Powell, G. N. (2006). When work and family are allies: A theory of work-family enrichment. Academy of Management Review, 31(1), 72-92. 28 Ruderman, M.N., Ohlott, P.J., Panzer, K., & King, S. (2002). Benefits of multiple roles for managerial women. Academyof ManagementJournal, 45, 369-386. 27 implementazione, può favorire il simultaneo conseguimento di benefici per i lavoratori e per le aziende. Se per quanto riguarda i benefici della conciliazione a favore dei lavoratori questi paiono evidenti, altrettanto non si può dire di quelli a vantaggio dell’impresa, ai quali pare utile dedicare una breve trattazione. Alla luce della teoria dell’arricchimento, i benefici connessi a pratiche di conciliazione per un’azienda possono essere ricondotti a un indiretto sviluppo dei risultati economici. L’attenzione alle esigenze familiari non permette l’immediato incremento della produttività aziendale, ma favorisce lo sviluppo di condizioni antecedenti che permettono quindi di creare le condizioni opportune perché si possa assistere a uno sviluppo della produttività indirettamente connesso alle pratiche di conciliazione. In tale direzione è possibile osservare come un’azienda impegnata nel favorire una più semplice gestione della sfera familiare e lavorativa dei propri collaboratori possa ottenere differenti benefici, quali: • • • • aumento della soddisfazione dei lavoratori, tanto che nelle aziende con attività di conciliazione questi sono stati pienamente soddisfatti nel 67% dei casi, rispetto al 23% osservato in quelle non impegnate attorno al tema29. Ciò ha a sua volta una ricaduta positiva sul profitto aziendale che beneficia di una relazione positiva rispetto alla soddisfazione e motivazione del personale30; si riscontra infatti una riduzione dei tassi di assenteismo e dei ritardi; maggiore capacità di attrarre e trattenere talenti: infatti circa il 75% del personale che esperimenta un elevato supporto nella conciliazione è favorevole a rimanere nel proprio posto lavorativo l’anno successivo, contro il c.a. 42% osservato nelle aziende non sensibili al tema31. Allo stesso tempo i lavoratori che beneficiano di un impegno della propria azienda nella conciliazione sono maggiormente propensi a consigliare il proprio posto lavorativo ad altre persone (88% osservato nelle aziende conciliatrici, contro il 64% delle aziende non conciliatrici)32; ciò porta conseguentemente a una sensibile diminuzione del turnover; migliore produttività aziendale, tanto che al crescere della flessibilità lavorativa percepita dai lavoratori, questi dimostrano un maggior coinvolgimento con l’attività aziendale e quindi, in ultima battuta, si osserva una capacità di produrre un più alto livello di ricavi a favore dell’azienda33; riduzione dei costi aziendali, in quando la conciliazione permette il contenimento di varie categorie di costo. Il telelavoro, ad esempio, permette di ridurre i costi connessi alla gestione degli immobili aziendali, dovendo ospitare un numero di persone inferiore a quello di aziende che non offrono tale opportunità34; la maggior capacità di trattenere i talenti comporta inoltre un abbattimento dei costi di turnover35; l’introduzione della flessibilità nella pianificazione del tempo può condurre a risparmi fino al 50% del tempo non pianificato da parte del personale. 29 Galinsky, E., Bond, J. and Hill, J. (2004). When Work Works, a status report on workplace flexibility, who has it? Who wants it? What difference does it make? Families and Work Institute. 30 Oakley, J. (2005). Linking Organizational Characteristics to Employee Attitudes and Behavior – A Look at the Downstream Effects on Market Response & Financial Performance. Forum for People Performance Management & Measurement, Northwestern University. 31 Business and Professional Women’s Foundation (2006). The State of “Work-Life Effectiveness”. Business and Professional Women’s Foundation. 32 Watson Wyatt (2007). Playing to Win in a Global Economy – 2007/2008 Global Strategic RewardsReport and United States Findings. 33 Pruchno, R.; Litchfield, L.; Fried, M.; and BC Center for Work & Family (2000). Measuring the impact of workplace flexibility: Findings from the National Work/Life Measurement project. Chestnut Hill, MA: Center for Work and Family. 34 Business and Professional Women’s Foundation (2006). The State of “Work-Life Effectiveness”, Business and Professional Women’s Foundation. 28 2. I bisogni nelle diverse fasi di vita dall’infanzia all’adolescenza Il crescente coinvolgimento della donna, il maggior impegno lavorativo, la mobilità richiesta dal mercato del lavoro e la conseguente lontananza dalla famiglia di origine hanno reso più complicata la gestione delle responsabilità familiari connesse alla cura dei figli. La presenza dei genitori nel percorso di crescita e sviluppo dei figli si è progressivamente ridotta e, di conseguenza, ha determinato un aumento del bisogno di affidare i figli a persone e strutture esterne. Tale situazione oltre a essere un elemento di complessità nella conciliazione, pone anche problemi in relazione alla possibilità di garantire ai figli le necessarie attenzioni nelle diverse fasi di crescita. La minor presenza dei genitori, infatti, è spesso indicata come possibile causa di difficoltà nello sviluppo della persona, soprattutto nei casi in cui non è possibile contare sull’aiuto di famigliari. Diventa fondamentale, quindi, sviluppare una rete di servizi di supporto alla cura dei figli – siano essi pubblici o privati – che tengano conto dell’evolversi del ruolo dei genitori nelle diverse fasi di crescita dei figli e del bisogno diversificato di questi ultimi per la realizzazione piena della loro autonomia e inserimento sociale. Da questo punto di vista, l’infanzia e l’adolescenza rappresentano due momenti cruciali per lo sviluppo della persona, in cui la cura dei figli deve necessariamente svolgersi secondo modalità differenti. Il periodo dell’infanzia e, in particolare, le fasi immediatamente successive la nascita, rappresentano il momento in cui il genitore assume il proprio ruolo, conosce il proprio figlio e impara a prendersene cura: è necessaria, quindi, una presenza costante dei genitori e della madre in particolare, così da consolidare il riconoscimento e l’attaccamento con il bambino. In questa fase, il supporto esterno deve concretizzarsi non tanto nella supplenza al genitore, quanto piuttosto nell’affiancamento per la comprensione delle esigenze del bambino e dei comportamenti più adeguati a garantirne la salute e la sicurezza. In tal senso, gli interventi a supporto della cura del bambino in fase post-natale devono prevedere modalità che consentano al genitore di trascorrere il proprio tempo insieme al figlio, al fine di permetterne lo sviluppo corretto sul piano fisico, affettivo e psicologico. Dal punto di vista della conciliazione, la fase neonatale deve, pertanto, essere caratterizzata da una prevalenza del tempo dedicato alla cura dei figli su quello lavorativo. Vanno in questa direzione azioni come, ad esempio, la concessione di estensioni al periodo della maternità e l’introduzione della paternità. Inoltre, a fronte della lontananza dal posto di lavoro imposta dalla necessità di prendersi cura in modo continuativo del bambino, diventa particolarmente importante per la mamma essere supportata anche nella fase di rientro: difficoltà, infatti, emergono non solo in riferimento al necessario reinserimento nella funzione e il conseguente aggiornamento sugli sviluppi intervenuti nel periodo, ma esse riguardano anche la capacità di stabilire un nuovo equilibrio tra lavoro e famiglia che non penalizzi né la crescita e l’aspirazione professionale, né la capacità di seguire la crescita dei figli. Superata tale fase, il periodo dell’infanzia si svolge secondo un progressivo aumento del bisogno di allargare le opportunità di socializzazione. Diventa, così, importante ampliare le relazioni attorno al bambino, stimolare l’apprendimento, favorire momenti di gioco e aumenta la necessità di affidare il bambino a strutture esterne educative e ricreative. Negli ultimi anni si è assistito a una progressiva anticipazione dell’età in cui i figli sono affidati a tali e organizzazioni, proprio al fine di permettere al genitore di poter riprendere il proprio lavoro. 35 Corporate Voices for Working Families (2005). Business Impacts of Flexibility: An Imperative for Expansion. WFD Consulting. 29 Anche se tale fase non richiede un’assenza del genitore dal posto di lavoro, in quanto il bambino non è più totalmente dipendente dalla madre o dal padre, si pongono comunque problemi per la gestione degli impegni lavorativi e famigliari, legati sia alla necessità di organizzare diversamente i tempi, ad esempio, per accompagnare i figli a scuola o ad altre attività, sia all’aspetto economico, in quanto l’utilizzo di servizi esterni alla famiglia – soprattutto nel periodo precedente la scuola obbligatoria – costituisce un costo che grava sull’economia famigliare. Tali fattori sono ulteriormente aggravati dalla lontananza dal posto di lavoro, dall’aumento dell’impegno lavorativo, dalla frequente limitata disponibilità di posti presso le strutture pubbliche o private presenti sul territorio, dai costi dei servizi offerti. In questo caso, dunque, l’offerta da parte dell’impresa di servizi a supporto della conciliazione che prevedono facilitazioni nella gestione degli orari, possibilità di usufruire di strutture per l’infanzia prossime al posto di lavoro o, al contrario, dislocate sul territorio così da essere vicine all’abitazione rappresentano risposte alle crescenti esigenze dei genitori lavoratori. I bisogni di questi ultimi si evolvono nuovamente nel periodo scolare e adolescenziale. In questa fase, infatti, i figli iniziano ad acquisire progressivamente una certa autonomia, il contatto e lo scambio con il mondo esterno aumentano, così come inizia a formarsi la capacità di gestire le proprie attività in modo sempre più indipendente. In questo passaggio, la scuola e le organizzazioni della comunità assumono un ruolo rilevante, in quanto i figli trascorrono presso di esse buona parte del proprio tempo e, in genere, cominciano ad avere interessi e hobby specifici. Il genitore lavoratore, impegnato per molte ore in ufficio, non ha, quindi, più il bisogno di essere supportato nella gestione quotidiana dei propri figli; piuttosto, ha la necessità di trovare adeguate soluzioni che consentano di gestire i periodi in cui la scuola e le altre organizzazioni – educative o di svago – sospendono temporaneamente il loro servizio, ad esempio, per le vacanze. In questi casi, infatti, il genitore si trova a dover sopperire a un momentaneo cambiamento nell’equilibrio tra famiglia e lavoro, sempre con il duplice obiettivo di garantire la presenza e i risultati sul posto di lavoro e di attribuire ai figli le necessarie attenzioni e cure. Nella fase adolescenziale, dunque, un genitore lavoratore trae beneficio da iniziative che gli consentano di gestire l’orario di lavoro in modo da potersi prendere cura dei figli al termine delle attività quotidiane, di servizi educativi, sportivi o ricreativi specifici e limitati in particolari periodi dell’anno o di attività che consentano ai figli di utilizzare il periodo di vacanza per recarsi in località turistiche o straniere, pur sempre sotto il controllo diretto di persone esperte e strutture dedicate e affidabili. Il periodo dell’adolescenza, infine, è anche caratterizzato da un aumento delle spese scolastiche, per il pagamento di rette, libri e altro materiale. Aumenta, dunque, anche il bisogno dei genitori di usufruire di supporti economici per l’educazione dei figli. 3. Le iniziative per la cura dell’infanzia L’orientamento a favorire la conciliazione da parte delle aziende trova un importante filone di espressione nell’implementazione di politiche orientate a supportare i lavoratori nel rispondere ai bisogni di cura nel periodo infantile dei loro figli. I lavoratori, a seguito della nascita di un figlio, si scontrano con la difficoltà di conciliare il proprio impegno in ambito lavorativo con le preoccupazioni e le difficoltà connesse al prestare la dovuta attenzione e le opportune cure ai propri figli nei primi anni di vita. Le aziende, osservando la rilevanza delle difficoltà dei lavoratori in tale particolare periodo e riconoscendo l’importanza sociale dell’essere genitori, hanno progressivamente accresciuto l’impegno nell’implementare pratiche che, negli anni, sono divenute i vessilli delle politiche di conciliazione a favore dell’infanzia. L’analisi del materiale fornito a supporto alla candidatura da parte delle aziende 30 partecipanti al premio FamigliaLavoro della Regione Lombardia ha confermato l’esistenza di un diffuso interesse delle aziende a fornire una puntuale risposta al bisogno di cura dell’infanzia, registrando un consistente numero di candidature per iniziative realizzate attorno a tale tema. In particolare dall’analisi è stato possibile identificare tre categorie d’iniziative che le aziende stanno implementando come risposta ai bisogni di conciliazione connessi all’infanzia: 1) lo sviluppo di un asilo nido aziendale; 2) l’implementazione di servizi di supporto connessi al periodo successivo alla maternità; 3) l’avvio d’iniziative singole conseguenti alla nascita del figlio. 3.1 Lo sviluppo di un asilo nido aziendale L’asilo nido aziendale, tradizionale iniziativa a favore della conciliazione, rimane senza dubbio la principale pratica di supporto al bisogno di cura dell’infanzia dei lavoratori. La maggior parte delle aziende partecipanti al premio hanno sottoposto una candidatura connessa alla realizzazione di un asilo nido aziendale. Sebbene sia la più immediata risposta ai bisogni di conciliazione connessi all’infanzia, l’efficacia della realizzazione di un asilo nido aziendale è influenzata da alcune scelte che rendono non scontata la bontà la stessa scelta di avviare un asilo nido aziendale. In merito all’avvio di un asilo nido le aziende devono optare tra realizzare un asilo nido che sia a esclusivo beneficio per i lavoratori dell’azienda (come nei casi Lubiam, Mediolanum, e così via) oppure una struttura aperta ad accogliere partecipanti provenienti dall’esterno dell’azienda (come nei casi del Gruppo A2A, Eni, Framar, Paio, e così via). L’analisi dei casi segnala come le aziende in prevalenza prediligano la realizzazione di asili nido che possano accogliere anche figli di famiglie residenti nelle vicinanze dell’azienda. Le ragioni che portano le aziende a propendere per l’avvio di asili nido aperti sono di carattere sia economico sia sociale. Dal punto di vista economico la scelta di aprire la frequenza di un asilo nido anche a bambini di famiglie non lavoratrici all’azienda è motivata dal tentativo di integrare il numero di partecipanti provenienti dall’azienda per conseguire un numero di frequentati che assicuri l’economicità dell’iniziativa. La sola frequenza da parte dei figli dei lavoratori, infatti, spesso si accompagna a una contenuta presenza di bambini presso la struttura e un conseguente costo di gestione pro-capite superiore alla media delle rette richieste da altri asili nido. La scelta di aprire l’asilo nido aziendale anche a figli della comunità locale può trovare anche ragioni di tipo sociale, motivo per cui alcune aziende hanno optato per aprire l’asilo all’esterno anche in presenza di un numero di figli iscritti che assicuri l’economicità dell’iniziativa. Le aziende, infatti, possono preferire l’apertura esterna dell’asilo nido aziendale come espressione dell’interesse a sviluppare relazioni positive con la situazione locale, vedendo l’asilo come uno strumento di sviluppo del benessere sociale nel proprio territorio di riferimento. Secondo tale prospettiva l’asilo nido aziendale può quindi rappresentare un efficace strumento per relazionarsi con la comunità e manifestare una propria vocazione al territorio locale, mettendo al servizio della comunità locale alcune risorse aziendali. Un secondo ordine di scelte riguarda la modalità con cui l’asilo nido viene localizzato. Alcune aziende decidono di dedicare una struttura all’attività dell’asilo nido aziendale all’interno delle proprie sedi, altre decidono di offrire ai lavoratori la possibilità di aderire a convenzioni con asili nido aziendali gestiti da organizzazioni esterne, contribuendo al pagamento di parte della retta connessa alla frequenza. La scelta in parola è dettata da alcune considerazioni rispetto alla localizzazione dei lavoratori e ai criteri di scelta dell’asilo nido che guidano le famiglie. La localizzazione dei lavoratori è un elemento centrale nella scelta per la decisione di ricorrere alla forma della convenzione poiché, la predisposizione di un unico asilo presso la sede rappresenta una valida risposta al bisogno di cura dell’infanzia dei lavoratori solamente nei casi in cui questi sono concentrati attorno alla sede aziendale. Nel caso in cui l’azienda abbia i lavoratori dislocati su un territorio più ampio, l’introduzione di un asilo nido presso la sede centrale non rappresenta 31 un’efficace risposta ai bisogni di tutti i lavoratori, ma permette di favorire la conciliazione per i lavoratori residenti nelle vicinanze della sede principale (è ad esempio il caso di Lubiam, Mediolanum, Tecnologie d’Impresa). Pare difficile, infatti, che i lavoratori non residenti nelle vicinanze della sede principale decidano di iscrivere i propri figli a un asilo nido vicino all’ambito lavorativo, privilegiando l’iscrizione a strutture che siano più prossime alla residenza. I lavoratori preferiscono la frequenza dei figli ad asili nido vicini alla propria abitazione poiché permettono sia una più semplice gestione degli spostamenti mattutini e serali, sia lo sviluppo di un tessuto di relazioni con altre famiglie a beneficio della socialità del figlio. In situazioni in cui i lavoratori sono distribuiti su un ampio territorio può rivelarsi utile prevedere la realizzazione di più asili nido dislocati sul territorio, così da offrire l’opportunità di usufruire di tale servizio a tutti i lavoratori (come ad esempio Difa, Cooper, Roche, Microsoft, Novartis, Sace, Technip, Unicredit, e così via). Quest’ultima soluzione è particolarmente adottata dalle aziende che, agendo secondo criteri di economicità, individuano nell’adozione di una convenzione la modalità operativa più efficiente per rispondere al bisogno di cura dei figli, poiché l’unica capace di assicurare l’economicità dell’iniziativa. Ad ogni modo è necessario segnalare come nella scelta della localizzazione con cui realizzare l’asilo nido aziendale intervengono altri fattori rispetto alla semplice scelta economica. In alcuni casi le aziende hanno optato per la realizzazione interna dell’asilo nido aziendale poiché convinte che la realizzazione diretta dell’asilo aziendale sia una modalità capace di assicurare una più diretta interazione tra l’azienda e i lavoratori, assicurando in tale modo il conseguimento di più elevati risultati in termini di fidelizzazione e motivazione dei lavoratori, rispetto alla stipula di convenzioni, che potrebbe essere percepita dai lavoratori come una sola integrazione retributiva. 3.2 L’implementazione di servizi di supporto connessi al periodo successivo alla maternità Una seconda categoria d’iniziative di conciliazione a favore dell’infanzia consiste nel fornire una risposta ai bisogni e alle necessità emergenti nel periodo immediatamente successivo alla nascita del figlio. Tale periodo rappresenta un momento di particolare criticità sia per la madre sia per i bambini, generando la nascita di nuovi bisogni connessi al cambiamento. Durante il periodo successivo alla maternità la madre deve affrontare simultaneamente la sfida del rientro nell’ambiente lavorativo e la necessità di prendersi cura delle esigenze del figlio. Le aziende, osservando le rilevanti difficoltà sperimentate dalle madri in questo periodo, hanno deciso di intraprendere iniziative di supporto offrendo dei servizi dedicati a supportare la risposta ai bisogni emergenti. In alcune aziende è stata introdotta la possibilità per i neo-genitori di partecipare a corsi di formazione specificamente dedicati ad affrontare le difficoltà sia di reinserimento nel mondo lavorativo sia nel rispondere alle esigenze del figlio compatibilmente agli orari d’impegno lavorativo (iniziative intraprese in aziende come Abbott, GI Group, IBM e così via). In altre aziende è stato avviato un servizio informativo specificamente dedicato alla conciliazione dei bisogni connessi al periodo di reinserimento nell’ambito lavorativo. Le aziende hanno adottato strumenti d’informazione tradizionali, come la distribuzione di fascicoli e opuscoli informativi alle neo-mamme nel momento del rientro in ambito lavorativo, o, in casi più avanzati, hanno provveduto alla creazione di uno spazio dedicato alle neo mamme nella intranet aziendale (IBM). Tali aree permettono sia di ottenere informazioni su come affrontare gli specifici problemi connessi alla gestione del primo periodo d’infanzia, sia di condividere problemi riscontrati e soluzioni adottate con le altre neomadri presenti in azienda. Altre aziende hanno ritenuto che la soluzione più adeguata a supportare le madri nel periodo post maternità consistesse nell’attivare meccanismi che permettessero la condivisione di esperienze tra persone che condividono le medesime difficoltà. In questo caso l’azienda si fa promotrice di workshop dedicati a far incontrare le madri presenti in azienda, così da alimentare una rete di relazioni che 32 rappresenti un concreto patrimonio di relazioni utile ad affrontare i quotidiani problemi (iniziative intrapresa ad esempio da Edenred). In altri casi le aziende hanno preferito offrire alle madri la possibilità di essere affiancate da personale esperto che, in modo continuativo, le supporti nell’affrontare le difficoltà connesse al loro reinserimento e alla gestione dei bambini (è il caso ad esempio di Mediamarket). Indipendentemente dallo strumento selezionato, i suddetti servizi condividono l’intento di fornire alle madri le informazioni necessarie ad alimentarne l’autonomia nell’identificare personalmente le opportune soluzioni ai propri specifici problemi, senza dover quindi prevedere delle modalità di risoluzione collettiva dei problemi. 3.3 L’avvio d’iniziative singole conseguenti alla nascita del figlio Una terza forma di supporto al periodo successivo alla maternità intrapresa dalle aziende consiste nell’avviare iniziative singole che siano di supporto ai genitori nel periodo della prima infanzia, senza quindi prevedere la destinazione di strutture o risorse aziendali a favore della risposta ai bisogni. A tale categoria sono riconducibili prevalentemente due ordini d’iniziative: l’organizzazione di giornate in azienda dedicate al rapporto tra famiglia e lavoro, nelle quali le madri possono ritornare sul luogo lavorativo con i propri figli (IBM); l’offerta di prodotti a favore dei lavoratori all’evento della nascita del figlio. Quest’ultima iniziativa ha trovato spazio in particolare nelle aziende impegnate nella commercializzazione di prodotti che possono risultare particolarmente utili ai neo genitori, rappresentando simbolicamente la partecipazione dell’azienda al lieto evento. È il caso, ad esempio, del gruppo Nestlé e del Gruppo Mediamarket che, nel caso di nascita di un figlio di un proprio collaboratore, hanno previsto l’attribuzione di un kit contenente alcuni prodotti commercializzati normalmente dalle aziende che possano essere utilizzati nel periodo appena successivo alla maternità. 4. Le iniziative per la cura dell’adolescenza Sempre a proposito della cura dei figli, la conciliazione trova espressione anche nelle politiche e iniziative volte a supportare i genitori con figli in età scolare e adolescenziale. Rispetto ai bisogni che emergono durante il periodo dell’infanzia, in questo caso le difficoltà legate all’organizzazione del lavoro sono inferiori e si concentrano, solitamente, nel periodo estivo quando le scuole sono chiuse. Emerge, invece, un bisogno più marcato in relazione alla possibilità di sostenere il percorso formativo dei figli, legato all’aumento delle spese scolastiche. A fronte di tali osservazioni, le imprese hanno introdotto iniziative e strumenti dedicati al supporto dei lavoratori con figli adolescenti. Tuttavia, i casi analizzati hanno evidenziato che, in genere, tali interventi non rappresentano il progetto centrale della conciliazione, ma completano un’offerta di benefit e servizi per l’integrazione economica. Rispetto a quanto discusso in merito alle iniziative per l’infanzia, l’offerta da parte delle imprese si concretizza in iniziative singole, piuttosto che in programmi o servizi articolati e si nota anche una certa omogeneità nella realizzazione delle iniziative. Due sono le categorie che si possono identificare dall’analisi delle candidature al Premio Famiglia-Lavoro: 1) l’attribuzione di un sostegno economico agli studi; 2) la disponibilità di servizi di supporto alla cura dei figli nel periodo delle pause scolastiche. 4.1 L’attribuzione di un sostegno economico agli studi Per rispondere alla necessità dei lavoratori di poter garantire il percorso formativo dei propri figli, molte imprese prevedono la possibilità di attribuire borse di studio ai figli dei dipendenti. Tale iniziativa, da un lato rappresenta l’espressione dell’attenzione dell’impresa nei confronti della famiglia dei propri lavoratori, integrando la disponibilità 33 economica in modo mirato e liberando, così, risorse famigliari da indirizzare ad altri bisogni; dall’altro, costituisce anche l’occasione per promuovere la crescita e lo sviluppo dei futuri talenti. Le borse di studio sono, nella maggior parte dei casi, a favore di studenti che frequentano scuole in Italia (ad esempio, ABB Spa, Geri HDP, Intesa San Paolo, Sace Spa, Seret Dimetior Srl); tuttavia, sono in aumento i casi in cui il supporto economico è attribuito a figli di lavoratori che intendono frequentare corsi all’estero (Technip Italia), nel pieno riconoscimento dell’importanza della conoscenza delle lingue straniere e dell’apertura al contesto globale per lo sviluppo futuro della persona. Una seconda modalità per il supporto economico agli studi, prevede per i dipendenti la possibilità di aderire a un piano di accumulo quinquennale per l’istituzione di un fondo, riscattabile alla maggior età (come nel caso dell’impresa Preca Brummel Spa). 4.2 La disponibilità di servizi di supporto alla cura dei figli nel periodo delle pause scolastiche La seconda categoria d’interventi a favore della gestione dei figli adolescenti è rappresentata dall’organizzazione di momenti ricreativi durante la chiusura delle scuole. In questo periodo, infatti, aumenta il bisogno dei lavoratori di poter disporre di tempo da dedicare alla cura dei figli o di strutture cui affidarli durante l’orario d’ufficio. Dall’analisi delle candidature, si evidenzia che tali iniziative risentono dello stesso ordine di decisione già evidenziato in merito all’asilo nido aziendale. Infatti, anche in questo caso, l’impresa può decidere di usufruire di convenzioni con strutture educative, ludiche e sportive esterne all’azienda, sia nel territorio prossimo all’organizzazione, sia in località turistiche (è il caso, ad esempio, dell’esperienza di Eni, Gruppo Roche, Sas Institute); oppure, di prevedere degli spazi dedicati all’interno della struttura aziendale, appositamente strutturati e organizzati per la realizzazione di attività ludiche e formative (Brembo Spa, Nestlè). Tale scelta dipende da tre criteri principali: la disponibilità di spazi adeguati presso le sedi; la possibilità di avere a disposizione competenze specifiche nella definizione di programmi formativi (anche mediante partnership con organizzazioni dedicate a bambini e ragazzi); la tipologia di attività promosse, per cui, ad esempio, attività sportive stagionali richiedono di spostarsi in luoghi particolari. Un secondo aspetto, riguarda la possibilità di estendere tali iniziative all’esterno: è il caso, ad esempio, del progetto di Brembo Spa, che ha esteso i servizi anche ai dipendenti di altre imprese sul territorio prossimo alla sede; e di Eni, che ha aperto i soggiorni estivi anche alle comunità dei territori nei quali opera. Tale decisione, può essere determinata sia dall’esigenza di ridurre i costi dei servizi offerti, sia dalla volontà di consolidare il legame con la comunità locale e le altre realtà presenti sul territorio. Come per il caso di asili nido aziendali aperti all’esterno, quindi, anche l’ampliamento dei servizi ricreativi diventa strumento per sviluppare relazioni e per mettere risorse aziendali a disposizione della popolazione locale. Infine, ulteriore criterio per la definizione e sviluppo di attività ricreative riguarda il programma formativo offerto ai figli dei dipendenti. In particolare, emergono le esperienze in cui le attività sono legate ad alcuni aspetti aziendali, come per esempio, le differenze culturali presenti nell’organizzazione (Brembo Spa) oppure temi più strettamente connessi all’attività svolta (come, ad esempio, salute e nutrizione nel progetto di Nestlè). In questo modo, l’impresa non solo partecipa con un supporto economico e organizzativo, ma mette a disposizione anche le proprie competenze. In questo modo, si crea un diffuso senso di appartenenza da parte dei famigliari dei propri dipendenti, in quanto il servizio offerto diventa l’occasione per aumentare la conoscenza della realtà all’interno della quale lavorano i genitori. 34 PARTE SECONDA Lombardia: Territorio della Conciliazione L’esperienza del Premio Famiglia Lavoro, Terza Edizione Commento ai dati raccolti nei questionari di partecipazione Maria Letizia Bosoni, PhD in Sociologia e Metodologia della Ricerca Sociale Matteo Moscatelli, Dottorando in Scienze organizzative e direzionali della Facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica Una doverosa premessa: l’insieme delle realtà analizzate da ALTIS non costituisce un campione rappresentativo, ma piuttosto uno spaccato del comportamento delle realtà lombarde già sensibili al tema. Si tratta sia di aziende private di medie e grandi dimensioni (il 32,6% delle imprese ha meno di 100 dipendenti, il 30,2% ha tra i 500 e i 1000 dipendenti e il 27,9% ha tra i 100 e i 500 dipendenti), sia di Pubbliche Amministrazioni diffuse sul territorio lombardo, sia di Organizzazioni Non Profit. Dai questionari compilati dalle imprese partecipanti (48 realtà) al Premio Famiglia Lavoro Terza edizione, emerge che le aziende cercano di rispondere alle esigenze di conciliazione famiglia/lavoro formalizzando, come diritti di ogni lavoratore, soprattutto misure di flessibilità di orario, in particolare flessibilità di orario di entrata e uscita (73,2%) e flessibilità dell’orario lavorativo (46,3%). Altre misure conciliative utilizzate dalle aziende sono i servizi di cura per bambini tra 0 e 6 anni (41,5%), i servizi che agevolano lo spostamento casa-lavoro (43,9%) e la stipulazione di polizze assicurative (53,7%). Tali misure sono previste da contratto. La maggior parte di questi servizi e iniziative risponde ai principali bisogni emersi dai lavoratori che sono appunto una maggior flessibilità nell’orario lavorativo (85,7%), la possibilità di riduzione temporanea dell’orario di lavoro (76,2%), un supporto nella cura di bambini sotto i 6 anni (69%) e nella cura di familiari anziani o malati (59,5%). Il settore in cui ancora non si è sviluppata una vera azione conciliativa, nonostante il bisogno emerso, è quello dell’assistenza a familiari anziani o malati. L’unica forma conciliativa in questi casi rimane la flessibilità d’orario (per familiari anziani 24,4%; per familiari disabili 29,3%), in aumento rispetto ai dati della scorsa edizione, ma rimangono completamente assenti misure conciliative specifiche, come l’assistenza infermieristica e l’assistenza notturna straordinaria. Analogamente ai dati della scorsa edizione la reversibilità nel tempo delle misure di flessibilità d’orario resta ancora informale e viene applicata solo su specifica richiesta del lavoratore (87,0% dei casi). Generalmente vengono concessi i seguenti servizi di time saving: assistenza auto, disbrigo pratiche burocratiche, sportello medico interno, mensa take-away, acquisto di generi alimentari, riparazioni d’urgenza e servizi di stireria e/o lavanderia. Si tratta generalmente di servizi che, se presenti, sono rivolti a tutte le categorie di lavoratori in modo abbastanza omogeneo, pur con una significativa flessione connessa ai lavoratori atipici. A livello di metodo progettuale, è generalmente svolta dalle imprese partecipanti (95%) un’analisi dei bisogni preliminare alla progettazione e realizzazione di iniziative di conciliazione, una buona percentuale di aziende (67,5%) ha effettuato, sempre in fase progettuale, un attento monitoraggio di azioni di conciliazione già in essere all’interno dell’azienda stessa e ha effettuato preventivamente un’analisi di attività di conciliazione realizzate da altre organizzazioni (83,7%), avvalendosi di procedure specifiche come l’analisi di best practices nazionali. Infine la maggioranza (81,0%) delle imprese ha creato rapporti di partnership con altre realtà per lo sviluppo di iniziative di conciliazione. Le aziende partecipanti coinvolgono i propri dipendenti nei progetti di conciliazione a diversi livelli. I dipendenti vengono coinvolti fin da subito rispetto alla progettazione e realizzazione di particolari misure, 37 interventi di conciliazione: sono infatti loro stessi a comunicare un bisogno (88%) e vengono coinvolti fin dalla fase di ideazione (88%); essi hanno poi modo di intervenire nella fase implementativa vera e propria e di valutazione in itinere, esprimendo giudizi e proponendo modifiche al progetto (83,3%). Dai questionari compilati dalle Pubbliche Amministrazioni partecipanti (32 realtà), si evidenziano quali misure formalizzate come diritti di ogni lavoratore e concesse a chiunque: i congedi parentali (61,0%), la flessibilità d’orario di entrata e uscita (45,2%) e la flessibilità di orario lavorativo (25,8%). Molti servizi sono invece offerti ai dipendenti valutando ogni singolo caso, come i permessi o la riduzione temporanea dell’orario (74,2%) e percorsi per favorire il rientro dopo il congedo (22,6%). Rispetto a quanto emerso per le aziende è possibile evidenziare una forte attenzione al tema ed alla misura dei congedi – sia nella sua concessione sia nel supporto che viene garantito al rientro - e, al contrario, una minore attenzione ad altri servizi – in particolare servizi di cura per bambini (25,8%) e di aiuto alla mobilità (12,9%). Le leve finanziarie sono scarsamente utilizzate: bonus bebè (9,7%), voucher per la cura dei figli (6,5%), voucher per la cura degli anziani (12,9%), polizze assicurative estendibili ai familiari (3,2%), remunerazione integrativa in caso di congedo (3,2%). A livello di metodo progettuale è interessante rilevare come, benché tutte le Pubbliche Amministrazioni partecipanti (100,0%) abbiano svolto un’analisi dei bisogni della popolazione aziendale prima di avviare il programma di conciliazione, risulti scarsamente diffusa la pratica di realizzare un monitoraggio delle azioni di conciliazione già in essere all’interno della stessa organizzazione (23,0%) o realizzate da altri (19,0%). Anche per quanto riguarda la creazione di legami di partnership con altre istituzioni, aziende, pubbliche amministrazioni, il dato è scarsamente rilevante: differentemente da quanto si è potuto rilevare per le imprese, solo il 19,0% delle PA ha creato partnership con altre organizzazioni. Infine dai questionari compilati dalle Organizzazioni Non Profit (45 realtà), in linea con quanto emerso per le imprese, emergono, quali principali bisogni di conciliazione: una maggior flessibilità nell’orario lavorativo (69,4%), la possibilità di riduzione temporanea dell’orario di lavoro (61,0%), la possibilità di periodi di congedo prolungati o aggiuntivi (52,0%) e azioni di supporto alla cura di bambini sotto i 6 anni (61,0%). I servizi offerti sembrano, tuttavia, rispondere solo in parte ai bisogni dichiarati: sono infatti misure formalizzate come diritti di ogni lavoratore e concessi a chiunque: servizi per la cura dei bambini tra 0 e 6 anni (19,4%), banca delle ore (16,7%). Molti servizi sono piuttosto offerti ai dipendenti valutando le situazioni caso per caso, come per esempio: la flessibilità di orario di entrata e uscita (80,6%), la flessibilità dell’orario lavorativo (72,2%), permessi aggiuntivi o riduzione temporanea dell’orario di lavoro (80,6%), lavoro termtime (63,9%), congedi oltre gli obblighi di legge (61,1%). Come per imprese e PA i supporti di tipo finanziario sono scarsi o nulli. Considerando il metodo progettuale l’88,9% delle ONP ha realizzato un’analisi dei bisogni, avvalendosi di strumenti strutturati (questionari, 12,5%) e puntando sull’ascolto e sul dialogo quotidiano e informale con i dipendenti (8,9 %). Prima di avviare l’iniziativa di conciliazione le ONP partecipanti hanno predisposto un’analisi preliminare e un monitoraggio delle attività realizzate sia da altre organizzazioni, (74,0%) sia di eventuali azioni di conciliazione già in essere all’interno dell’organizzazione stessa (48,9%). Il 69,0% delle ONP ha inoltre misurato e valutato i benefici ottenuti tramite la valutazione di alcune variabili, quali: il raggiungimento degli obiettivi, il grado di gradimento, l’analisi del clima, la soddisfazione dei dipendenti, la diminuzione delle ore di assenza. Tale 38 categoria risulta inoltre la più attiva nella creazione di partnership con altre aziende, altre ONP e istituzioni per lo sviluppo delle misure conciliative (80,0%). Le partnership più frequenti sono con: Asl, Comuni, Regioni, aziende, associazioni, cooperative sociali, scuole e università, parrocchie, Aziende Ospedaliere, Amministrazioni Pubbliche. 39 CASE HISTORY REALTA’ FAMILY FRIENDLY I vincitori del Premio FamigliaLavoro, Terza Edizione Cristina Gini, Enrica Castignola e Ivan Basilico, team Premio Famiglia Lavoro e collaboratori Altis AREA IMPRESE Miglior Progetto realizzato da piccola realtà Anna Josè Parrucchieri Anna Josè Parrucchieri nasce dall’esperienza professionale della signora Anna Josè che, con il marito e validi soci collaboratori e collaboratrici, guida tre saloni nella provincia di Lodi e lavora da diversi anni con importanti realtà della moda e dello spettacolo. Anna Josè è costantemente impegnata a sviluppare e innovare la sua professione (acconciature, trattamenti per capelli e trucco) coinvolgendo il suo personale in attività di formazione costante. Alla presidenza del movimento “Donne Impresa” della Provincia di Lodi, l’imprenditrice promuove diverse iniziative di responsabilità sociale, collaborando con la comunità locale, e di impatto ambientale, scegliendo i fornitori che dimostrano qualità dei prodotti e buone prassi in eco-sostenibilità e formando il personale per l’attenzione al consumo d’acqua, al discernimento e alla riduzione delle scorie. Vince con: “Stiroamico: stirare non è più un problema” L’azienda Anna Josè con 32 dipendenti, di cui 30 donne, ha avviato il Progetto Stiroamico ottenendo in parte per il primo anno i finanziamenti stanziati con l’articolo 9 della Legge 53/2000 per il sostegno della maternità e della paternità, per il diritto alla cura e alla formazione e per il coordinamento dei tempi delle città. Il contenuto del programma attuato a favore delle dipendenti è quello di fornire, senza costi, alle proprie dipendenti mamme, un servizio di stireria settimanale. L’iter con cui l’azienda è giunta a tale programma è partito da un focus group con le dipendenti per individuare uno strumento che potesse andar incontro nella gestione dei molteplici impegni della vita lavorativa e di quella famigliare e privata. L’incombenza risultata più pesante per la maggior parte delle interessate è risultata quella del lavoro domestico e in particolare dello stiro (non a caso sia l’attività di stiro sia quella di parrucchiere si svolge in piedi…). Da qui l’azienda ha calcolato il numero di ore che in media una persona con famiglia dedica allo stiro durante la settimana, distinguendo per tipo di biancheria, ed è giunta ad offrire 3 ore gratuite di stiro settimanale da parte di staff professonale. A seguito del progetto StiroAmico, Anna Josè Parrucchieri sta offrendo nuovi strumenti di conciliazione di livello organizzativo con part time e banca delle ore e di livello culturale con corsi di formazione e aggiornamento per le lavoratrici mamme al rientro della maternità. Motivazioni della Giuria “… Il progetto vince perché ha attuato una concreta azione di conciliazione, la stireria, partendo dalle reali esigenze delle dipendenti attraverso focus group mirati.” 41 Miglior Programma di coinvolgimento dei dipendenti nel progetto Premio Ex Aequo Roche e Roche Diagnostics Roche nasce nel 1896 quando, a 28 anni, Fritz Hoffmann-La Roche fonda a Basilea la F. Hoffmann-La Roche & Co, con l’obiettivo di sviluppare e produrre medicinali innovativi, efficaci e di qualità da commercializzare sui mercati di tutto il mondo. A distanza di quasi 120 anni, l’obiettivo di Roche resta il medesimo con più di 80.000 dipendenti e i prodotti presenti in oltre 150 Paesi. I core business principali sono la diagnostica e i medicinali dove viene data particolare priorità alle aree di bisogni terapeutici non ancora soddisfatti. Roche Diagnostics in particolare ha la missione di fornire ai clienti soluzioni innovative per la prevenzione delle malattie, la loro diagnosi e il monitoraggio della terapia prescritta. L’azienda è anche impegnata sulla ricerca scientifica di sistemi e reagenti. Vincono con: “Benefit@Roche e Laboratorio per le pari opportunità” Il gruppo Roche in Italia ha avviato dalla fine del 2009 un vero e proprio programma di welfare aziendale rivolto a tutti i dipendenti e incentrato su benefit che possano dare ai dipendenti un ambiente di lavoro sereno e stimolante e sostenere anche alcuni bisogni delle loro famiglie. Il piano è stato lanciato attraverso un’intensa campagna di comunicazione interna dove è stata presentata la città virtuale di “Benefit@Roche”, piattaforma con informazioni sulle iniziative e convenzioni offerta dove ogni dipendente è sollecitato a dare feedback e suggerimenti. Nel 2010, il programma riguarda diversi ambiti dai servizi legati alla salute e benessere a servizi in di conciliazione famiglia-lavoro. Su questo Roche implementa azioni di: • disbrigo pratiche: servizi di sportello bancario, agevolazioni sulle assicurazioni; assistenza fiscale; (…); • servizi per infanzia e adolescenza: soggiorni estivi per i figli; convenzioni con asili; (…); • servizi per la salute: visite per la medicina preventiva; sussidi per malttie gravi; (…); • leve organizzative: flessibilità degli orari e permessi retribuiti per visite mediche proprie e dei figli/famigliari; (…). Rilevanti le attività, in particolare sviluppate da Roche Diagnostics, nell’ambito delle Pari Opportunità. In primo piano il Laboratorio di ascolto per le Pari Opportunità, un gruppo di circa 20 donne Roche con diversi ruoli e mansioni che si trovano periodicamente a dialogare e sviluppare nuovi strumenti di conciliazione famiglialavoro. Dal Laboratorio sono nate diverse proposte come: • Bentornata mamma: una giornata organizzata dalle human resource per illustrare alle donne al rientro dalla maternità le principali novità aziendali, avvenute nel periodo di assenza e i nuovi obiettivi ed incarichi assengnati. • Mamme con Brio: donne con qualunque inquadramento e ruolo, con figli fino a 12 anni, che usufruiscono di pause pranzo più brevi per anticipare il termine della giornata lavorativa. • Largo alla Cicogna: un parcheggio riservato a donne in gravidanza vicino all’ingresso principale dell’azienda. 42 Motivazioni della Giuria Roche e Roche Diagnostics sono premiate nella categoria di coinvolgimento dei dipendenti alla nascita e offerta degli strumenti di welfare e conciliazione. Questo a livello globale attraverso la intranet dove ognuno può conoscere gli incentivi e i progetti e dare suggerimenti in merito e “a cascata” con il Laboratorio di Ascolto per cui, attraverso rappresentanti di ogni area, l’azienda cerca di raggiungere l’intera popolazione femminile e le proprie priorità. Miglior Programma di coinvolgimento dei dipendenti nel progetto Premio Ex Aequo Copan Italia Copan Italia SPA è un’azienda familiare, fondata nel 1979, che opera nel settore biomedicale. In particolare è specializzata nella produzione di sistemi di prelievo, conservazione ed arricchimento di campioni microbiologici per la ricerca di batteri, virus e contaminanti ambientali, utilizzati nei laboratori di analisi clinici, microbiologici ed industriali. Tra le varie innovazioni nate dalla sua ricerca e attività, nel 2008 l’Azienda ha sviluppato e realizzato WASP “Walk Away Specimen Processor”, la prima automazione al mondo per il trattamento dei campioni microbiologici all’interno dei laboratori di diagnostica microbiologica. Copan è oggi presente in oltre 40 paesi nel mondo, esporta circa il 90% della propria produzione direttamente dalla sua sede italiana e, nel mercato USA, opera tramite la controllata, Copan Diagnostics Inc. . L’intero gruppo occupa circa 250 persone tra dipendenti e collaboratori. Vince con: Progetto Peter Pan La società si è presentata al Premio FamigliaLavoro- III Edizione con il progetto Peter Pan, rappresentato dall’omonima associazione Peter Pan, promossa a partire dal luglio 2010 dal Gruppo Copan insieme ai dipendenti e collaboratori allo scopo di dar vita ad attività e servizi di cooperazione famigliare. L’azienda, assunti i diversi feedback e richieste legate ai disagi e alle problematiche legate soprattutto agli orari su turni di molti dipendenti, ha coinvolto gli stessi ad associarsi per dare vita ad una serie di iniziative a vantaggio degli stessi, dei colleghi e delle rispettive famiglie. E’ stata messa a disposizione dell’associazione, in comodato gratuito, una struttura immobiliare di ben 600 m2 che è stata suddivisa, nel rispetto delle norme previste, in quattro spazi principali aperti ai dipendenti, collaboratori e famiglie: Asilo Nido, Scuola dell’Infanzia con parco giochi, Centro d’Accoglienza per Giovani e Anziani (autosufficienti), e taverna aperta (aperta dalle 8 alle 2, attrezzata con cucina completa di elettrodomestici e bar) dove poter organizzare feste per ogni ricorrenza. L’originalità del progetto Peter Pan sta soprattutto nel suo coordinamento quotidiano che oltre a coinvolgere educatori e personale specifico, rende protagonisti anche i dipendenti e collaboratori associati. Questi, in veste di volontari, eseguono servizi utili al regolare funzionamento della struttura, quali pulizie, piccole riparazioni e corsi tesi a reperire risorse per l’associazione (vendita di torte, corsi di ballo, pittura, etc…). 43 Anche nell’area puramente educativa alcuni dipendenti, appositamente formati e giudicati idonei dalla coordinatrice didattica, dedicano alcune ore della loro attività lavorativa (ore di permesso retribuito) alla vita dell’associazione dell’Asilo Nido, Scuola dell’Infanzia o Centro per gli Anziani. Certa dell’utilità dell’iniziativa e della possibilità di massimizzarne risorse e vantaggi, inoltre, Copan ha offerto le attività e servizi dell’associazione anche a dipendenti e famiglie di dipendenti di società collegate al Gruppo Copan Italia e ad aziende con cui il Gruppo ha in essere un rapporto di collaborazione continuativa. Motivazioni della Giuria Copan Italia è stata ritenuta meritevole del Premio per il Coinvolgimento dei dipendenti data l’innovazione della formula organizzativa ed educativa del progetto. L’associazione inoltre risolve con diverse soluzioni e attività il problema della gestione dei tempi famigliari a un ampio target “famigliare”, dal bimbo piccolo al genitore anziano. Miglior Progetto dedicato ai figli e/o familiari anziani dei dipendenti Brembo Brembo è un’azienda italiana, con sede nella provincia di Bergamo, produttrice di impianti frenanti per veicoli, specializzata nel settore motociclistico e automobilistico ad alta prestazione. Nata nel 1961, l’azienda è oggi diventata una realtà internazionale, dispone di siti produttivi in 12 Paesi e commercializza il suoi prodotti in ben 70 Nazioni. Brembo si avvale della collaborazione di oltre 6000 dipendenti, di cui circa 2700 presenti nella sede principale che si trova all’interno del Parco Scientifico Tecnologico Kilometro Rosso, alle porte di Bergamo, contesto d’eccellenza che ospita (oltre Brembo) aziende, centri di ricerca, laboratori, attività di produzione high-tech e servizi all’innovazione. Oltre il traguardo dei 50 anni di brillante attività raggiunto nel 2011, da ricordare l’anno 1975 quando l’azienda entra nella Formula 1, fornendo i propri impianti alla Ferrari Vince con: “Brembo Kids” Brembo Spa HA partecipa al Premio FamigliaLavoro III edizione presentando le modalità diverse con cui affronta il tema della conciliazione. In particolare l’azienda ha voluto concorrere con il progetto “Brembo Kids” avviato nel 2010, che ha rappresentato un elevato investimento positivo per l’azienda e il suo clima interno. Brembo Kids è un centro ricreativo temporaneo per bambini tra i 3 ed i 10 anni, nato per aiutare i genitori, dipendenti Brembo, nei cosiddetti 90 giorni critici dell’anno in cui i figli sono a casa da scuola (festività natalizie, pasquali, chiusura estiva). Il progetto è partito nella sede principale di Brembo a Stezzano dove è stata realizzata un’area apposita con uno spazio all’aperto. In questa area l’azienda, tramite il sostegno e le competenze di una società esterna – Best Nest srl – ha proposto ai ragazzi iscritti propone specifici programmi ludici ed educativi (all’esordio, per esempio, il programma ha riguardato il filone dell’internazionalizzazione e della conoscenza delle diverse culture presenti in azienda, considerando che molti dei dipendenti e manager Brembo sono stranieri). Da sottolineare il fatto che l’azienda ha aperto tale servizio anche ai figli dei dipendenti 44 delle molte realtà aziendali insediate nel’area Kilometro Rosso. Nell’ambito dei servizi alla conciliazione, Brembo offre anche alcune forme particolari di flessibilità (come il job jaring), convenzioni con numerosi negozi e dal 2011 ha istituito con i sindacati una commissione per le pari opportunità, l’integrazione e le politiche famigliari. Motivazioni della Giuria Brembo è stata ritenuta meritevole del Premio per Miglior Programma dedicato ai Figli per il concreto aiuto dato ai dipendenti e per l’innovazione del programma educativo offerto. Importante anche l’estesa fascia d’età (3-10 anni) che il progetto abbraccia e il fatto che questo è stato aperto anche ad altre aziende, nell’ottica della ottimizzazione delle risorse e di un inizio di filiera della conciliazione. Miglior Sistema Integrato di Conciliazione Intesa Sanpaolo Il gruppo Intesa Sanpaolo nasce il 1° gennaio 2007 dalla fusione di delle grandi realtà bancarie italiane: Banca Intesa e Sanpaolo IMI. La prima, Banca Intesa, risale al 1998 dall’integrazione di Cariplo e Banco Ambrosiano Veneto. Anche la seconda, Sanpaolo IMI, nasce nello stesso anno dalla fusione dell’Istituto Bancario San Paolo di Torino e IMI (Istituto Mobiliare Italiano). Il Gruppo è oggi tra i leader italiani nelle attività finanziarie per famiglie ed imprese e presenta una discreta presenza all’estero tramite controllate in: Albania, BosniaErzegovina, Croazia, Egitto, Federazione Russa, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Slovacchia, Slovenia, Ucraina e Ungheria. I clienti attuali sono circa 10,8 milioni e le filiali e sportelli distribuiti sull’intero territorio nazionale sono 5.877. Gli impiegati del Gruppo sono 71.000 di cui quasi il 50% dipendenti donne. Vince con: “Sistema Integrato di Conciliazione Famiglia-Lavoro” Il Gruppo IntesaSanPaolo ha partecipato al Premio FamigliaLavoro – III edizione presentando l’intera gamma di soluzioni e strumenti offerti sia in risposta ai bisogni dei collaboratori, sia nei confronti dei clienti e della società. Rispetto ai primi, diversi gli ambiti in cui sono intraprese iniziative e offerti programmi a favore della Conciliazione dei tempi lavorativi e famigliari. Di seguito se ne menzionano alcuni: • Welfare - dopo la fusione del 2010, vi è stata una profonda riorganizzazione di tale area, tipicamente offerta dai gruppi bancari ai dipendenti e alle loro famiglie (assistenza sanitaria, previdenza, provvidenze economiche e borse di studio), che ha coinvolto anche le Organizzazioni Sindacali. Da qui dal 2011 è nato il Fondo Sanitario Integrativo di Gruppo che garantisce prestazioni ospedaliere e specialistiche integrative al Servizio Sanitario Nazionale e che ha superato i 200.000 iscritti. Il gruppo ha elaborato anche il progetto Welfare Estero che comprende accordi e iniziative a favore dei dipendenti nelle varie sedi straniere. 45 • People Care – interventi che hanno l’obiettivo di migliorare la qualità di vita dei collaboratori e delle proprie famiglie: forme di flessibilità svariate su orari e congedi; Progetto “PerMano” legato a lunghi periodi di assenza dal lavoro che offre supporto al rientro in ufficio; pacchetti-vacanza per figli dei dipendenti; programmi per il Benessere Alimentare. • Mobilità Sostenibile – il gruppo studia e propone soluzioni che abbiano come doppio fine la sostenibilità ambientale e le esigenze dei collaboratori nei vari spostamenti casa-ufficio. Un esempio il Progetto “Mettete dei Fiori nei vostri motori”che ha coinvolto circa 13.000 persone in 11 città in un percorso di ascolto e di partecipazione attiva tra colleghi attraverso un’analisi delle abitudini di spostamento e focus-group. • Diversity-Inclusion – a sostegno della diversità di genere e della valorizzazione dei talenti vi sono diverse iniziative tra cui il Progetto Gemma che punta al confronto e incontro tra i collaboratori su temi quali la genitorialità, la conciliazione, le pari opportunità. Il Gruppo partecipa anche a reti e associazioni di imprese che valorizzano il ruolo della donna nel mondo del lavoro. • Supporto all’economia famigliare ed eventi di aggregazione – possibilità di acquisti agevolati tramite il portale intraziendale e iniziative sportive e legate alle festività aperte ai collaboratori e alle loro famiglie (squadre di sci, concerto di Natale, visite culturali). Nei confronti di clienti e della società in generale, Intesa Sanpaolo ha concretizzato alcune iniziative mirate tra cui: la promozione del Consorzio PAN – servizi per l’infanzia, che dal 2004 promuove la nascita di asili nido e servizi per l’infanzia in forma no profit su tutto il territorio nazionale; prestiti a famiglie per la rateizzazione delle rette degli asili del Consorzio PAN; servizi telematici per la clientela che permettono il disbrigo di diverse pratiche senza la necessità di andare in banca. Motivazioni della Giuria Il Programma di conciliazione di Intesa Sanpaolo è stato a tutti gli effetti valutato integrato poiché prende in considerazione più ambiti della vita di ogni dipendente e delle sue esigenze famigliari e professionali avendo attenzione (e questa è tra le peculiarità più degne di nota) ad offrire una soluzione standard o innovativa nelle diverse sedi ed agenzie del gruppo. Non sono solo le grandi sedi principali ad usufruire dei diversi servizi e programmi, ma questi sono implementati in diversa misura e modalità su tutto il territorio. Menzione Speciale per l’adozione di strumenti innovativi di Conciliazione Premio Ex Aequo Aimèe Atelier Aimée è azienda leader in Italia per la creazione e produzione di abiti da sposa, accompagnando dal 1961 ad oggi più di cinquecentomila spose di tutto il mondo nel loro giorno più bello con capi unici e curati nei minimi dettagli. La produzione è interamente italiana, ideata, sviluppata e realizzata da sarte esperte e da un reparto dedicato alla Ricerca e Progettazione. L’azienda sviluppa la sua rete commerciali sia attraverso oltre quaranta negozi in franchising in Italia e all’estero, sia attraverso la vendita in boutique prestigiose. 46 Vince con: “I tempi di lavoro sposano i tempi della famiglia: un matrimonio perfetto” Il progetto, della durata di due anni novembre 2009-2011, ha l’obiettivo di andare incontro alle esigenze delle dipendenti, di cui il 99% donne, sperimentando nuove modalità di organizzazione del lavoro in modo da portare a regime e razionalizzare il sistema degli orari e prestare ascolto alle esigenze espresse dalle nuove lavoratrici. Le azioni riguardano: • Riduzioni dell’orario di lavoro a 30 lavoratrici che avevano esigenze di conciliazione e contestuale affiancamento al personale assunto in sostituzione delle riduzioni per trasmettere le conoscenze specifiche del lavoro altamente specializzato del confezionamento degli abiti da sposa. • Adeguamento dei turni e diversa articolazione degli orari di lavoro per 12 dipendenti. • Isole di lavoro per 12 dipendenti; Coppie di lavoro per 14 dipendenti; Telelavoro per 2 dipendenti. • Azioni di Accompagnamento alla Conciliazione svolte in partnership con la Cooperativa Mosaico quali voucher di sostegno ai costi di assistenza anziani, internet point a disposizione dei dipendenti, biblioteca sulla conciliazione,pacchetto baby sitter, ludoteca e spazio gioco pomeridiano, cres estivo. Tutte questa azioni sono state richieste dalle dipendenti con problemi di conciliazione famiglia-lavoro. • Creazione di un Ufficio con uno Sportello Family Friendly con lo scopo di offrire una gamma di servizi informativi e di consulenza su tutte le problematiche relative alla conciliazione dei tempi ed un Sportello Servizi Salvatempo che offre una serie di convenzioni con servizi pubblici e privati. • Realizzazione di Percorsi di Formazione per i dipendenti al rientro da un lungo periodo di congedo per esigenze di cura famigliari: percorso di formazione al rientro dalla maternità,per corsi di formazione per favorire una diversa articolazione dell’orario di lavoro, percorsi per favorire parità di accesso alla progressione di carriera. Motivazioni della Giuria Un’azienda come Aimèe, per la maggior parte femminile, si è ingegnata nell’offrire alle dipendenti diverse soluzioni per la organizzazione degli orari che permettano una reale conciliazione famiglia-lavoro. Queste soluzioni sono meritevoli di menzione, in particolare l’organizzazione degli orari in base alle isole di lavoro e coppie di lavoro, dal momento che oltre a soddisfare le esigenze delle singole collaboratrici, mantengono elevata la produttività dell’azienda e la sua efficienza. Menzione Speciale per l’adozione di strumenti innovativi di Conciliazione Premio Ex Aequo Microsoft Italia La Microsoft Corporation, una delle più importanti aziende di informatica del mondo, ha oggi sede principale a Redmond nello stato di Washington (USA). La sua storia risale al 1975, quando Paul Allen e Bill Gates propongono alla società americana Micro Instrumentation and Telemetry Systems (MITS), che aveva sviluppato da qualche tempo il primo personal computer, l’Altair 8800, di utilizzare un linguaggio di programmazione dagli stessi elaborato: il linguaggio BASIC. La società accettò e verificò 47 il buon funzionamento del linguaggio, tanto che nel febbraio dello stesso anno, la MITS ne acquistò la licenza per uso. L’anno seguente Gates e Allen decidono di dedicare tutto il loro tempo al progetto di sviluppo del linguaggio BASIC, alla sua implementazione e alla ideazione di nuovi prodotti e danno vita a Microsoft. L’azienda cresce da subito esponenzialmente tanto che dal 1979 al 1980 passa da 3 a 28 dipendenti. In Italia approda nel 1983 ed è oggi presente in tre sedi principali: Milano, Roma, Torino. Ha circa 870 dipendenti e collabora con più di 25.000 aziende. Vince con: “To enable people and business throughout the world to realize their full potential” Il programma con cui Microsoft si è candidata al Premio FamigliaLavoro, III edizione, prende in considerazione diverse aree e ambiti con la mission comune della realizzazione professionale, ma anche personale, di ogni suo dipendente. In particolare le aree di applicazione del programma si focalizzano su: • Tecnologia e Flessibilità: attraverso l’utilizzo e messa a disposizione di mezzi e risorse adeguati, offre diverse forme di totale flessibilità per i dipendenti per poter lavorare da casa o da qualsiasi altra postazione adeguata (home working e home office). Apice di questo, e considerato degno di nota nell’ambito del Premio, è l’ “Home Office Day”, alcuni giorni durante l’anno in cui ogni dipendente è invitato a lavorare da casa. Durante tali giornate vengono eseguite delle analisi su alcuni dati di produttività ed efficienza, per accertare che nonostante la “distanza” tali elementi permangono ad alti livelli. • Servizi a supporto della vita quotidiana: in particolare un’alta percentuale di concessione di auto aziendali, navetta aziendale, servizio di lavanderia bisettimanale, servizio di disbrigo pratiche burocratiche, mensa take-away, chek up sanitario completo e gratuito per ogni dipendente e Medical Plan a costi agevolato estendibile al nucleo famigliare. • Famiglia: rette agevolate, nella sede milanese, per asilo nido e scuola dell’infanzia aziendali (aperti anche esternamente). Ad oggi ben il 63% dei bambini presenti è figlio di uno/a dipendente; vi sono poi iniziative pro-maternità come “Un fiocco in azienda”, un percorso di accompagnamento sia verso la maternità, sia verso il rientro al lavoro; vi sono programmi di borse di studio per i figli dei dipendenti. • Empowerment al femminile: programmi e incontri interni e pubblici dedicati alle donne che hanno, tra i temi principali, la conciliazione tra vita privata e lavorativa e le pari opportunità. Tra questi in particolare il progetto “Futuro@l femminile”, iniziativa di CSR promossa da Microsoft con Acer in collaborazione con Cluster Reply e patrocinato dal Dipartimento delle pari opportunità che promuove la tecnologia al servizio delle donne, come strumento di crescita e di qualifica professionale (http:// www.futuroalfemminile.it). Motivazioni della Giuria Le iniziative maggiormente apprezzata in sede di giuria per la loro particolare innovatività e quindi per poter anche costituire un valido esempio per altre aziende sono state le diverse tipologie di telelavoro offerte ai dipendenti (in paricolare l’home working e l’home office day) . Apprezzata anche la puntualità dell’azienda nel monitorare le attività di conciliazione e benefit offerte ai dipendenti, attraverso sia un’indagine di clima annuale e singole survey richieste al terminare di ogni iniziativa proposta. 48 Menzione Speciale per l’adozione di strumenti innovativi di Conciliazione Premio Ex Aequo Nestlè Italia La nota e ampia realtà del gruppo Nestlé nasce in Svizzera nel 1866 dal farmacista Henri Nestlé, che in quell’anno inventa un alimento specifico per bambini che non potevano essere allattati al seno: la Farina Lattea. Il valore e la richiesta di tale elemento comincia subito a diffondersi in Europa e arriva in Italia nel 1875. Nel 1913 viene costituita a Milano la Henri Nestlé snc. Negli anni a seguire il gruppo acquista importanti e diversi marchi come il Gruppo Buitoni, Italgel, Sanpellegrino, ecc. Nel 2012, Nestlé Italiana è una delle più importanti realtà del settore alimentare italiano con circa 5.600 dipendenti suddivisi in 18 stabilimenti produttivi e nella sede centrale di Milano. Il Gruppo è uno dei leader mondiali nel food & beverage, con sede in più di 140 Paesi, con una gamma di oltre 10.000. Sua mission prioritaria è la combinazione della tradizione e valorizzazione di cibi e bevande con un’avanzata ricerca nutrizionale, ponendo in primo piano la Nutrizione, la Salute e il Benessere delle persone. 5 assi portanti in tema di Conciliazione Nestlé partecipa al Premio FamigliaLavoro – III edizione presentando i cinque assi portanti con il quale affronta la tematica: • Awareness: l’azienda prevede formazione e training a diversi livelli con a tema il benessere dei collaboratori. Tra queste molto importante e sicuramente uno degli elementi premianti è l’iniziativa del Pranzo Primavera, un momento informale mensile di 100-150 collaboratori, in maggioranza donne, dove sono presentati e discussi temi e possibili progetti per sostenere ogni dipendent all’armonizzazione della propia vita familiare e lavorativa. • Talent development: elaborazione e di programmi di sviluppo dei talenti tra cui spicca quello legato al talento femminile con il progetto ”Put your gender balance glasses on”, che hanno portato a rivedere alcuni aspetti dei contratti e delle mansioni aziendali, tra cui la stipulazione di contratti part-time per alcune manager. • Communication: molto sviluppata a livello web con il portale online Nestlé per Te. • Flexibility: si tratta di un progetto di riorganizzazione del lavoro con una maggiore introduzione di flessibilità degli orari, telelavoro, gestione flessibile dell’orario di lavoro o formule innovative di home-working al rientro dal congedo parentale. • Family Services & Parental Care: servizi di diverso tipo aperti ai dipendenti e alle rispettive famiglie tra cui: il Maternity & Paternity Kit per i neo genitori, convenzioni con asili nido aziendali, servizio di lavanderia, programmi di salute e prevenzione. Nell’ultimo anno, Nestlè ha investito molto sul Progetto 90 Giorni “Junior Camp Nestlé”, per supportare le famiglie dei collaboratori aziendali, con figli tra i 3 a 14 anni, nei momenti dell’anno in cui i genitori lavorano ed i figli sono in vacanza. L’azienda ha allestito in opportune aree stand e materiali per avvisare attività educative e di intrattenimento per bambini e ragazzi. Alcune attività sono inoltre complementari alla scuola e ai compiti scolastici e altre trattano contenuti legati all’oggetto dell’azienda quali la nutrizione, salute. La decisione di avviare il Progetto 90 Giorni è stata intrapresa a partire dai feedback e della riflessioni raccolte durante il Pranzo Primavera, uno degli elementi più originali del sistema di conciliazione famiglia-lavoro dell’azienda. 49 Motivazioni della Giuria La menzione va in particolare alle iniziative del Pranzo Primavera e dei Programmi di sviluppo del talento femminile, tra cui il part time manageriale. Tali strumenti possono infatti costituire per molte aziende semplici ma sostanziose best practice volte alla realizzazione di strumenti concreti di conciliazione 50 AREA PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI Miglior Progetto realizzato da una piccola realtà Comune di San Pellegrino Terme San Pellegrino Terme è un Comune di quasi 5 mila abitanti situato nel cuore della Valle Brembana, ai confini delle Prealpi Orobiche, nella provincia di Bergamo. Vince con: Famiglie in comune Il programma di conciliazione realizzato dal Comune di San Pellegrino Terme è stato avviato in risposta alle esigenze espresse dai dipendenti dell’Ente e dai cittadini, in particolare durante i primi anni di vita dei figli. L’Amministrazione ha curato l’accessibilità agli sportelli comunali ampliando l’orario di apertura al pubblico ed ha istituito alcuni servizi anche nella frazione (quali, ad esempio, l’apertura di un dispensario farmaceutico e il servizio di consegna di certificati e di documenti). Al fine di agevolare il reinserimento, in particolare delle donne, nel mondo del lavoro, è stato creato un sistema di servizi alla prima infanzia che, dopo una prima fase sperimentale, è divenuto un servizio stabile per la cittadinanza. Tra le azioni principali attuate si segnalano: • la creazione di un nido aziendale in collaborazione con la Clinica Quarenghi e l’Istituto Professionale Servizi Alberghieri e per la Ristorazione. La convenzione prevede l’accesso in via prioritaria per i dipendenti dei due enti e per quelli del Comune di San Pellegrino Terme, per i quali l’Amministrazione Comunale versa un contributo annuo ai fini dell’abbattimento dei costi della retta. Il nido ospita inoltre bambini provenienti da tutto il territorio della Valle Brembana; • l’apertura di uno Spazio Gioco nel quale garantire un luogo di confronto tra genitori e operatori e uno sviluppo delle competenze dei bambini, per quanto riguarda le autonomie e la socializzazione; • l’offerta di un servizio di mini-cre estivo per i bambini da 3 a 6 anni per ampliare, anche durante il mese di luglio, le attività diurne previste nella scuola per l’infanzia, con una maggiore attenzione al gioco e alle dinamiche di gruppo meno strutturato. I benefici ottenuti dall’attuazione del programma sono notevoli: le iniziative hanno infatti permesso un miglioramento del clima organizzativo all’interno dell’Ente e un riscontro positivo da parte dei cittadini all’attenzione dimostrata al territorio da parte dell’Amministrazione. Le attività realizzate dall’Ente verranno mantenute ed implementate, attraverso lo sviluppo di relazioni collaborative con altre imprese e istituzioni del territorio, al fine di offrire servizi in grado di migliorare la qualità di vita delle famiglie e di sensibilizzare sul tema della conciliazione delle esigenze e dei tempi lavorativi e famigliari. Motivazioni della Giuria Il Comune di San Pellegrino Terme vince la terza edizione del Premio FamigliaLavoro – categoria “Miglior progetto realizzato da una piccola realtà”, grazie ad un programma che ha riguardato l’attivazione di servizi a supporto dei dipendenti e della collettività. 51 Miglior Progetto dedicato ai figli e/o familiari anziani dei dipendenti Azienda Sanitaria Locale della Provincia di Mantova L’Azienda Sanitaria Locale della Provincia di Mantova è una delle 15 aziende sanitarie in cui è stato suddiviso il territorio della Regione Lombardia. L’ambito territoriale coincide con quello della provincia di Mantova, si estende su di una superficie di 2.338,87 kmq. ed è costituito da 70 comuni. L’azienda ASL impiega complessivamente 775 dipendenti, 280 Medici di Medicina Generale in regime di convenzione e 43 Pediatri di Libera Scelta. Vince con: Famiglia-Lavoro: Servizi di qualità La nascita dell’interesse verso il tema della conciliazione all’interno dell’ASL di Mantova non è recente: dal 2005, infatti, l’Azienda si è fatta promotrice di una serie di attività che dimostrano la peculiare attenzione rivolta ai bisogni dei propri dipendenti. Dal 2008, in particolare, l’Azienda ha avviato un’analisi più strutturata e approfondita delle esigenze di conciliazione attraverso l’utilizzo di un mix di strumenti: interviste e incontri mirati con il top management e con le Organizzazioni Sindacali; somministrazione di questionari e realizzazione di focus group tematici di approfondimento sui temi della conciliazione, sulle esigenze emerse dai questionari e sulle possibili azioni da proporre per soddisfarle; interviste telefoniche ad un campione selezionato tra le dipendenti in maternità; attivazione di modalità di comunicazione costante con i dipendenti, finalizzata alla rilevazione di suggerimenti, idee ed osservazioni. La partecipazione attiva e il coinvolgimento costante dei dipendenti (appartenenti ai vari livelli decisionali, portatori di tutte le professionalità presenti, appartenenti a varie fasce d’età e con esigenze familiari differenti tra loro) hanno permesso di costruire una strategia trasversale di intervento costituita dalle seguenti azioni: • azione Gruppi che conciliano, ossia una sperimentazione pilota con l’obiettivo di introdurre forme innovative di organizzazione dell’orario e delle modalità di lavoro su piccoli gruppi, con la finalità di soddisfare le esigenze di conciliazione dei dipendenti e degli utenti, migliorando al tempo stesso la qualità del lavoro e dei servizi; • istituzione di un Ufficio Family Friendly interno all’azienda, con il compito di rilevare costantemente le esigenze di conciliazione e di individuare, di volta in volta, le possibili soluzioni da sottoporre agli organismi direttivi. Si tratta pertanto di una struttura con funzioni analitiche, propositive e di orientamento dei dipendenti sulla tematica in oggetto, oltre che di direzione, coordinamento e garanzia circa la progettazione ed implementazione di servizi utili ai lavoratori; • azione congedo, ossia percorsi individualizzati di sostegno e di reinserimento lavorativo, rivolti ai dipendenti che si assentano dal lavoro per un periodo superiore ai 60 giorni per esigenze di cura dei figli o di altri famigliari, affinché questa assenza non abbia effetti negativi e penalizzanti sull’intero percorso lavorativo; • azioni trasversali di comunicazione interna, rivolta a tutti i dipendenti, e formazione di alcune categorie di persone direttamente o indirettamente coinvolte nelle sperimentazioni, con particolare riferimento al middle management. Motivazioni della Giuria Nella categoria “Miglior Progetto dedicato ai figli e/o familiari anziani dei dipendenti” vince l’Azienda Sanitaria Locale della Provincia di Mantova, promotrice, dal 2005, di una serie di attività che dimostrano la particolare attenzione rivolta alle esigenze dei propri dipendenti. 52 Miglior rete di partnership per la conciliazione Comunità Montana Valli del Verbano La Comunità Montana Valli del Verbano trae la propria origine dalla fusione tra la Comunità Montana Valli del Luinese e la Comunità Montana della Valcuvia. Ha partecipato al premio FamigliaLavoro candidando un progetto realizzato dall’I.S.PE. Valli del Verbano- Istituzione servizi alla persona, che opera sul territorio dei 26 Comuni del Distretto di Cittiglio, con mandato dell’Assemblea dei Sindaci del Piano di Zona. Vince con: Servizio socio - educativo Il progetto, che ha preso avvio nel periodo luglio-settembre 2004 con un’analisi dei bisogni e una raccolta sistematica dei dati, ha inteso promuovere una cultura educativa volta a favorire il benessere della famiglia nella sua globalità. Si è pertanto individuata una modalità di collaborazione sinergica tra servizi erogati da diversi soggetti pubblici e privati che, ottimizzando le risorse a disposizione, ha consentito di creare un’unità di offerta rispondente alle esigenze basilari espresse dal territorio. I soggetti coinvolti36, oltre ad aver hanno messo a disposizione risorse personali e sociali, hanno contribuito alla progettazione di specifiche iniziative, condividendone l’obiettivo di individuazione di azioni dirette all’empowerment familiare, al sostegno alla genitorialità, alla promozione del benessere e alla prevenzione del disagio giovanile. Mettendo in rete le esperienze di buone prassi esistenti sul territorio e offrendo un supporto attraverso azioni volte ad armonizzare i tempi della cura e della relazione con quelli del lavoro, è stata promossa una nuova cultura di servizi, attenta alle esigenze della famiglia. Tra gli interventi realizzati, si segnalano: • misure che consentono ai genitori di “trovare tempo” per educare i propri figli come l’esperienza del Tempo per le Famiglie. Condividere un percorso comune agevola, inoltre, la creazione di legami individuali e sociali e di reti di supporto informali tra le famiglie; • percorsi di gruppo e di formazione, che offrono occasioni di scambio e confronto tra adulti; • creazione e gestione di contesti aggregativi extrascolastici, come spazi educativi che supportano le famiglie nei compiti di cura; • misure di sostegno legate ai servizi territoriali che intervengono nella cura e nell’educazione dei figli, avvalorando e qualificando la dimensione educativa della comunità locale. L’ente ha predisposto un sistema di misurazione su base qualitativa attraverso questionari di valutazione, somministrati agli utenti del servizio. La rielaborazione dei questionari ha permesso di cogliere come le azioni promosse abbiano favorito occasioni di incontro e confronto tra genitori. E’ stata anche promossa la formazione di reti e di legami tra persone e famiglie, in grado di fungere da supporto nella cura e nell’educazione, in un’ottica di empowerment. Motivazioni della Giuria La Comunità Montana Valli del Verbano si aggiudica il premio per la “Miglior rete di partnership per la conciliazione”, per la capacità con la quale i Comuni aderenti, in sinergia con soggetti pubblici e privati operanti sul territorio, hanno saputo progettare e realizzare azioni dirette all’empowerment familiare, al sostegno della genitorialità, alla promozione del benessere e alla prevenzione del disagio giovanile. 36 Comuni, Servizi Territoriali (Neuropsichiatria, Consultorio Familiare, CPS), Azienda Ospedaliera, Istituzioni Scolastiche, Terzo Settore e realtà di Privato Sociale (A.Ge, Associazione Coordinamento Volontari Valcuvia, Cooperativa Logos, Cooperativa Albero di Melem, Fondazione Asilo Mariuccia, Centro Aiuto alla Vita). 53 Miglior sistema integrato di conciliazione Comune di Segrate Segrate è un Comune di circa 34 mila abitanti, situato nella provincia di Milano. Il territorio è stato per anni contrassegnato da una forte espansione economica, dovuta all’insediamento di importanti realtà imprenditoriali e di oltre 3.000 piccole imprese attive sul territorio, che ha portato ad un aumento demografico significativo. Vince con: Segrate4you (F.O.U.R: Famiglia, Opportunità, Uso della città, Responsabilità) L’idea progettuale nasce dalla volontà di organizzare i servizi più tradizionali di welfare in base alle esigenze emerse in seguito all’approvazione del Piano Territoriale degli Orari e orientando le politiche alla conciliazione famiglia-lavoro. Le finalità, riconducibili al benessere delle famiglie e alla qualità della vita, sono le seguenti: • promuovere azioni di armonizzazione e conciliazione dei tempi di vita e di lavoro in favore dei cittadini e dei dipendenti comunali; • facilitare l’accesso ai servizi in maniera più consona rispetto alle esigenze degli utenti; • garantire politiche per la promozione delle pari opportunità sia all’esterno che all’interno dell’Ente; • migliorare la qualità della vita collettiva, favorendo una serena convivenza intergenerazionale. • I soggetti destinatari del progetto sono quattro: • i cittadini, naturali destinatari dell’azione amministrativa; • i City Users, ossia le migliaia di persone che ogni giorno raggiungono Segrate per lavoro; • il personale dell’Ente che necessita sempre di più di azioni motivanti; • i cittadini extracomunitari destinatari di progetti di cooperazione internazionale (il Comune è gemellato con Sonsonate, un paese della Repubblica di El Salvador, dove sono stati realizzati progetti di cooperazione sul tema della conciliazione). Quattro sono anche gli ambiti di intervento, le cui iniziali danno il nome al progetto: • la Famiglia. Lo scopo principale del progetto consiste nel sostegno alle famiglie nella cura dei figli e dei componenti anziani, prevedendo azioni di supporto. Sono state inoltre previste iniziative a favore dei dipendenti dell’Ente finalizzate alla conciliazione dei tempi famiglia/lavoro e al miglioramento delle performance aziendali (azioni di time e money saving); • le Opportunità, intese come pari opportunità da assicurare a tutti i cittadini, attraverso l’attuazione di politiche mirate. Si segnalano progetti rivolti alla cittadinanza e ai city users, per reinserire nel mondo del lavoro le donne che hanno dovuto abbandonarlo per dedicarsi alla cura della famiglia, ed iniziative di riorganizzazione degli orari di lavoro per i dipendenti; • l’Uso della città, ossia azioni che favoriscono l’accessibilità oraria e fisica degli spazi; • la Responsabilità sociale, intesa come valore fondamentale dell’Amministrazione non solo rispetto al territorio, ma anche nei confronti di realtà italiane e internazionali. Nello stesso ambito è compresa l’istituzione di un sistema di controllo strategico e rendicontazione sociale del programma di mandato. 54 Motivazioni della Giuria Il Comune di Segrate vince la terza edizione del Premio FamigliaLavoro – categoria “Miglior sistema integrato di conciliazione”, grazie a un programma che prevede una serie di azioni diversificate, rivolte a quattro target specifici (cittadini, city users, dipendenti comunali e destinatari di progetti internazionali) e che si sviluppano su quattro ambiti di intervento (famiglia, opportunità, uso della città, responsabilità). Tra le principali azioni si segnalano: percorso di supporto della cura dei figli e degli anziani, iniziative di time e money saving rivolte ai dipendenti comunali, azioni che favoriscono l’accessibilità oraria e fisica degli spazi ai cittadini e ai city users, iniziative di responsabilità sociale realizzati nel settore della cooperazione internazionale. Premio Speciale “Modello Milano” Comune di Milano Il Comune di Milano conta oltre 1.336.000 abitanti ed è il secondo comune italiano per popolazione, dopo Roma. Costituisce il centro della più vasta area metropolitana d’Italia, nonché una delle più popolose d’Europa. Vince con: MILARMONIA- Il Comune di Milano per la conciliazione Il programma realizzato dal Comune di Milano si inserisce in un contesto di forte attenzione nei confronti della famiglia, tanto da poter individuare un “modello Milano” nella gestione delle politiche sociali ed educative: è, infatti, un obiettivo strategico dell’Ente, l’avvio di programmi ed azioni a sostegno della formazione di nuovi nuclei famigliari e a supporto del ruolo educativo e sociale che questi rivestono. MILARMONIA- Il Comune di Milano per la conciliazione si pone l’obiettivo di concorrere al benessere delle persone e delle famiglie, mettendo in campo iniziative atte a favorire la partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini alla vita familiare e al mercato del lavoro. I benefici riguardano, in particolare, il miglioramento della qualità dei servizi, attraverso l’individuazione di risposte puntuali e personalizzate rispetto ai bisogni. Il programma si articola in tre tipologie di interventi: • sostegno alla genitorialità, attraverso l’utilizzo di leve finanziarie. Tra le iniziative avviate si segnalano il Bonus Bebè e il Progetto Cicogna; • conciliazione dei tempi lavoro/famiglia, crescita e socializzazione dei bambini, ossia apertura nuovi nidi, accreditamento di micronidi privati e aumento dei posti disponibili nei nidi già esistenti. Si segnalano, inoltre, tra le molteplici attività avviate, servizi pre e post scuola, spazi gioco e ludoteche, campus settimanali, centri diurni per adolescenti e pre-adolescenti e il progetto StarT, che ha come obiettivo la promozione di una nuova forma di collaborazione tra le strutture territoriali per l’integrazione degli alunni stranieri; • servizi di permanenza dell’anziano nel proprio contesto di vita affettiva, sociale e relazionale. Sono potenziati gli interventi di prevenzione del disagio e di sostegno al domicilio a favore delle persone anziane, affinché possano continuare a vivere nel proprio contesto affettivo, sociale e relazionale. È infatti prevista la presenza di Custodi sociali e socio-sanitari all’interno di insediamenti in cui la concentrazione di soggetti fragili può determinare situazioni di disagio. A ciò si aggiungono centri socio ricreativi, Sportello badanti e contributi economici di importo variabile. 55 Oltre alle iniziative di conciliazione promosse verso l’esterno, il Comune ha altresì intrapreso una serie di iniziative atte a migliorare la qualità della vita dei propri dipendenti. Si segnala la creazione dell’Ufficio Benessere Organizzativo all’interno della Direzione Centrale Risorse Umane e Organizzazione, con l’obiettivo di valorizzare le risorse umane presenti, per aumentarne la motivazione e il senso di appartenenza all’Ente, e l’avvio di progetti destinati ai dipendenti comunali, in partenariato con soggetti pubblici, privati e del Terzo Settore attivi sul territorio. Motivazioni della Giuria È assegnato un premio speciale al Comune di Milano per l’impegno rivolto, attraverso il programma Milarmonia – Il Comune di Milano per la conciliazione, alla famiglia, alla sua promozione e il suo sostegno e per aver messo a punto un modello per la gestione delle politiche sociali ed educative. Si segnalano tre tipologie di interventi rivolti a supportare la famiglia nel suo ruolo educativo e sociale: iniziative a sostegno della genitorialità attraverso bonus specifici e benefits, azioni di conciliazione dei tempi attraverso servizi di cura, crescita e socializzazione, servizi ad hoc per gli anziani. Menzione Speciale per la singolarità e originalità delle iniziative di conciliazione Azienda Sanitaria Locale della Provincia di Lecco L’Azienda Sanitaria della Provincia di Lecco, costituita il 1° Gennaio 1998 dalla confluenza delle ex Ussl 7 e 8, dallo scorporo dei Presidi Ospedalieri di Merate e Bellano e dei poliambulatori specialistici, si estende su una superficie di 814 kmq. Ha la finalità di tutelare la salute dei circa 340 mila cittadini che risiedono nei 90 Comuni della Provincia, garantendo i livelli di assistenza definiti dalla programmazione sanitaria regionale e nazionale. È articolata a livello organizzativo territoriale nei distretti di Lecco, Bellano e Merate. Vince con: Famiglia-Lavoro: Missione Possibile! L’organizzazione flessibile del lavoro e l’importanza di gestire con serenità l’impegno familiare sono da sempre presenti nella cultura aziendale dell’Ente. L’ASL della Provincia di Lecco, infatti, ha individuato da tempo modalità personalizzate di risposta ai fabbisogni espressi dal personale dipendente, caratterizzato per una forte presenza femminile ed interessato all’accudimento dei familiari a carico e alla crescita dei figli. Il progetto Famiglia-Lavoro: Missione Possibile! è stato avviato al fine di migliorare le condizioni di lavoro ed aumentare il livello di soddisfazione del personale, incrementando altresì il senso di appartenenza all’Azienda, rafforzando la motivazione individuale, migliorando il clima e la collaborazione tra i dipendenti. Sono stati attivati i seguenti servizi: • time banking, ossia una modalità di organizzazione dell’orario che consente al dipendente di depositare le ore di lavoro effettuate oltre il normale orario programmato in una banca delle ore, dalla quale attingere nei periodi in cui la vita familiare implica particolari difficoltà organizzative, legate agli impegni di cura ed educazione dei figli o dei familiari in condizione di fragilità. Le ore accumulate possono essere utilizzate nell’anno solare di maturazione ed eventuali residui sono liquidati secondo le modalità contrattuali; 56 • voucher aziendali per la fruizione di servizi ricreativi e del tempo libero nei periodi di vacanza per i figli dei dipendenti, di età compresa tra i 3 e i 15 anni. Considerato il target differenziato e l’ampiezza delle fasce d’età interessate, alle quali devono essere proposte soluzioni diversificate, il servizio è fornito attraverso un sistema di accreditamento/voucher in grado di valorizzare il portafoglio servizi dei soggetti del Terzo Settore presenti sul territorio, che rappresenta nella provincia di Lecco una realtà estremamente viva e propositiva. Motivazioni della Giuria La Giuria del Premio FamigliaLavoro ha ritenuto necessario individuare una categoria di Menzione/Premio per la singolarità e originalità delle iniziative di conciliazione che possono diventare un punto di riferimento per altre Pubbliche Amministrazioni. Il progetto Famiglia-Lavoro: Missione Possibile! dell’ASL di Lecco prevede l’adozione di un sistema di voucher aziendali per servizi ricreativi e di tempo libero e di accreditamento per l’assegnazione di benefits per i figli dei dipendenti. Menzione/Premio per la singolarità e originalità delle iniziative di conciliazione Provincia di Milano La Provincia di Milano è l’Ente Locale intermedio tra la Regione e i 134 Comuni dislocati sul territorio di riferimento. Si estende su una superficie di 1.575 km² e conta oltre 3.178.000 abitanti. Vince con: Figli sì Grazie Il progetto Figli sì Grazie, avviato dal Comitato Pari Opportunità, è una delle misure contenute nel Piano di Azioni Positive adottato dall’Ente ed intende: • potenziare le misure di conciliazione famiglia-lavoro destinate al personale e già in uso nell’Ente; • non disperdere le professionalità maturate all’interno dell’Ente e trattenere i talenti; • cambiare la cultura organizzativa, sperimentando una nuova modalità di organizzazione del lavoro; • rompere la contrapposizione fra esigenze delle donne lavoratrici e esigenze dell’organizzazione, aiutando le dipendenti a conciliare famiglia-lavoro senza subire penalizzazioni sul piano professionale o economico e nel contempo assicurando all’ente la disponibilità di tutte le competenze; • ripensare l’organizzazione del lavoro in un’ottica di genere, puntando sulla valorizzazione del lavoro delle persone e quindi delle competenze di cui le donne sono portatrici. Le misure previste si articolano in iniziative di counseling organizzativo di orientamento, al fine di individuare progetti di conciliazione personalizzati e concordati con l’Ente, che si sostanziano modifiche o riduzioni dell’orario di lavoro, bonus economici oppure in misure di conciliazione più innovative (E-work individuali). Il coinvolgimento del personale è stato, sin dall’avvio, un elemento distintivo e un valore aggiunto del progetto: l’assunto, infatti, da cui ha avuto avvio la progettazione organizzativa è che l’organizzazione può cambiare se le persone che la compongono sono partecipi e condividono gli obiettivi e le prospettive di cambiamento. Inoltre, il counseling di orientamento è basato sulla volontarietà degli individui e sulla 57 corresponsabilità fra persone e organizzazione in merito alle scelte di conciliazione conseguenti. Lo stesso E-work vede il coinvolgimento non solo del lavoratore, ma anche dei superiori e dei colleghi, in uno spirito di partecipazione consapevole e di condivisione di ciascun progetto. Tra i risultati ritenuti di maggior interesse sul piano dell’innovazione organizzativa si segnalano: • la messa a punto di un modello di conciliazione che supera la gestione amministrativa della maternità a favore di una gestione attenta alle diversità; • il ripensamento dell’organizzazione in un’ottica di razionalizzazione e di recupero di efficienza; • la sperimentazione di un modello di valutazione dei risultati che si focalizza sull’identificazione di output concreti delle attività; • l’individuazione di modalità di lavoro orientate al problem solving, alla collaborazione e alla responsabilità; • la valorizzazione della tecnologia e delle relative competenze detenute dalle persone. Motivazioni della Giuria La Giuria del Premio FamigliaLavoro ha ritenuto necessario individuare una categoria di Menzione/Premio per la singolarità e originalità delle iniziative di conciliazione sotto citate che possono diventare un punto di riferimento per altre Pubbliche Amministrazioni. Il progetto Figli sì Grazie della Provincia di Milano individua soluzioni organizzative per i dipendenti tra le quali si segnalano servizi di counseling di orientamento per definire progetti individuali di conciliazione, iniziative di flessibilità, E-work e bonus economici. 58 AREA ORGANIZZAZIONI NON PROFIT Miglior Progetto realizzato da una piccola realtà Cooperativa Sociale “Servizi Sociali Alto Lago” La Cooperativa Servizi Sociali Alto Lago è stata fondata nel 1997 da un gruppo di donne particolarmente sensibili e attente ai bisogni delle famiglie, per sopperire alla necessità di accudimento dei bambini figli di donne lavoratrici. Negli anni l’associazione ha attivato diversi servizi, tutti riconducibili ad iniziative di conciliazione dei tempi e così sintetizzabili: asili nido aziendali in partnership con aziende e convenzionati con pubbliche amministrazioni; progetti pedagogici per l’inserimento al nido di bambini disabili; pomeriggi didattici per lo svolgimento dei compiti e la realizzazione di laboratori a tema (creativo, teatrale, culinario); servizio ludico-educativo e campi estivi; incontri serali per genitori su temi di carattere educativo-pedagogico; fornitura di beni e prodotti per l’infanzia a famiglie in stato di bisogno; sportello di ascolto, sostegno e aiuto alle donne in gravidanza e alla famiglia. Vince con: Tra Famiglia e Lavoro Fin dalla sua costituzione la Cooperativa si è caratterizzata per la particolare attenzione alle tematiche inerenti la conciliazione di tempi di cura e di lavoro. La centralità della componente femminile (il 99% della forza lavoro è donna) e l’attenzione che da sempre l’associazione dedica al tema delle risorse umane l’ha portata ad attuare diverse iniziative per fornire risposte concrete ai bisogni delle lavoratrici. All’interno della dirigenza, le azioni di conciliazione lavoro-famiglia costituiscono uno dei principali fattori di qualità e competitività, soprattutto in un territorio dove le difficoltà lavorative sono molto sentite. La Cooperativa infatti mette in atto diversi progetti di conciliazione, strumenti approntati per dare risposte alle lavoratrici nella direzione della conciliazione tra tempi di cura e tempi di lavoro; tra questi troviamo: attivazione di servizi (asili nido) aperti sia al territorio che ai figli dei dipendenti, per i quali è prevista la compartecipazione al costo da parte della Cooperativa, attraverso un contributo per la parziale copertura delle rette; individuazione e realizzazione di buone prassi a favore della flessibilità dell’orario di lavoro con la concessione di 24 part-time (dalle 4 alle 37 ore settimanali) su un totale di 34 lavoratori e la possibilità di personalizzazioni ad hoc per i genitori con figli piccoli; elasticità dell’orario; permessi aggiuntivi o riduzione temporanea dell’orario; congedi oltre gli obblighi di legge; remunerazione integrativa; possibilità di scelta della sede lavorativa; ferie concordate; concessione dell’aspettativa non retribuita per esigenze personali; rientro agevolato dopo la maternità o l’aspettativa; realizzazione e apertura del servizio nido e dei laboratori didattico-educativi, oltre che per il territorio, anche per i figli dei dipendenti; corsi di massaggio infantile; progetti a supporto della cura dei figli durante il periodo natalizio e pasquale e i mesi estivi, con l’apertura dei nidi aziendali e dei servizi educativi presso scuole materne e/o oratori per bambini di età compresa fra 6 e 13 anni. Motivazioni della Giuria Il progetto vince per aver sviluppato, sin dalla propria nascita, un innovativo sistema di iniziative che sopperisce alle necessità di accudimento dei bambini con genitori lavoratori. 59 Miglior Progetto dedicato ai figli e familiari anziani dei dipendenti IFOM Fondazione Istituto FIRC di Oncologia La Fondazione IFOM è un Centro di Ricerca no profit ad alta tecnologia dedicato allo studio della formazione e dello sviluppo dei tumori a livello molecolare. Nasce nel 1998 su iniziativa della FIRC (Fondazione Italiana per la Ricerca sul Cancro) come spazio di collaborazione tra scienziati provenienti dalle principali realtà scientifiche locali e nazionali, nella convinzione che le sfide poste dalla scienza contemporanea richiedono sinergie di sforzi organizzativi, economici e culturali. Grazie a questa impostazione di network unica nello scenario italiano, IFOM è oggi un Centro di Ricerca competitivo a livello internazionale nel campo dell’oncologia molecolare e della genomica funzionale, un luogo dove gli scienziati possono ottenere risultati scientifici eccellenti sul piano internazionale grazie all’ambiente condiviso e alla disponibilità di strumenti d´avanguardia. Il personale di ricerca dell’Istituto conta circa 200 scienziati, di cui il 25% proveniente da 25 Paesi europei o extraeuropei, con un’età media di 30 anni e una componente femminile del 60%. Negli ultimi anni IFOM si è posto l’obiettivo di dare una forte spinta propulsiva alla ricerca traslazionale, per consentire un rapido trasferimento della conoscenza scientifica dal laboratorio alla pratica diagnostica e terapeutica. È in questa prospettiva che nel 2007 IFOM ha intrapreso con l’Istituto Europeo di Oncologia un’operazione di integrazione delle proprie attività scientifiche e formative e delle proprie piattaforme tecnologiche in una nuova realtà: il Campus IFOM-IEO, che con i suoi 600 ricercatori suddivisi in 39 gruppi di ricerca e impegnati su oltre 40 linee di ricerca, si configura come il più grande polo di ricerca oncologica molecolare in Europa. Vince con: La qualità della vita in un Istituto di Ricerca La Fondazione ha messo in atto molte iniziative rivolte esclusivamente ai dipendenti e ai collaboratori, che, va ricordato, sono spesso di origine straniera e quindi necessitano di un supporto particolare soprattutto durante i primi mesi di permanenza in Italia. Oltre a ciò sono previste una serie di attività che supportano il lavoratore, sia italiano che straniero, e la propria famiglia, nell’ambito della conciliazione dei tempi. Nello specifico il programma prevede: supporto alle famiglie nell’organizzazione della vita familiare attraverso un servizio di asilo nido aziendale bilingue; istituzione del Lab G, un laboratorio studiato ad hoc per le ricercatrici in attesa o neomamme, in quanto, di norma, nei centri di ricerca biomedica la vita di laboratorio è preclusa alle ricercatrici in stato di gravidanza, puerperio od allattamento, le quali debbono dedicarsi ad attività d’ufficio e bibliografica, sacrificando il percorso di carriera scientifica; servizi medici integrati gratuiti per i dipendenti e collaboratori; Card della salute comprendente esami personalizzati, un bilancio personalizzato della salute e una visita specialistica a scelta. Per i dipendenti e collaboratori stranieri è previsto un servizio di accoglienza amministrativo e linguistico internazionale, mirato a supportarli nell’affrontare le procedure burocratiche territoriali necessarie per fare ricerca e vivere in Italia: supporto per l’ottenimento del visto di studio nel rispettivo Paese di provenienza; all’arrivo in Italia, un servizio di foresteria gratuita e di appartamenti; espletamento delle pratiche necessarie presso gli uffici pubblici (permesso di soggiorno, codice fiscale, tessera sanitaria, cambio di residenza, ricongiungimento familiare); contatto con le agenzie immobiliari al fine di trovare alloggio, servizio di traduzione dei contratti di affitto e aiuto per la compilazione della modulistica per la fornitura delle utenze domestiche; opportunità di frequentar un corso di lingua e cultura italiana; servizi per garantire la sicurezza nel percorso lavoro60 casa nelle fasce orarie tardo-pomeridiane e serali; servizio di accompagnamento dalla reception al parcheggio aziendale e alla fermata del più vicino mezzo pubblico per le donne; percorso di educazione alimentare salutare all’interno dei menu proposti nella mensa e nel bar aziendali. Motivazioni della Giuria Il progetto ottiene il riconoscimento per l’attenzione rivolta a entrambe le sfere familiari del dipendente, ambiti cruciali in tema di conciliazione, con un programma che integra una serie di iniziative rivolte a ricercatori italiani e stranieri e alle loro famiglie. Conciliazione in Partnership per gli Adolescenti Associazione Passo Dopo Passo…Insieme Onlus “Passo dopo Passo….Insieme” Onlus è un’organizzazione di volontariato nata nel 2003 nella Parrocchia Santo Stefano di Sesto San Giovanni (Mi). In pochi anni l’associazione è cresciuta notevolmente e ogni anno si fa cura di: successo scolastico di 300 studenti; formazione di 250 genitori, 80 tra insegnanti e dirigenti scolastici, 100 adolescenti che si occupano di animazione negli oratori estivi; sensibilizzazione ai temi del volontariato e della cittadinanza attiva di 250 studenti. Essa si pre-occupa, in particolare, di ciò che accade alle scuole medie, perché è in tale ambito che cominciano a manifestare in modo significativo i ritardi scolastici. Per questo motivo realizza e sostiene iniziative di promozione del ben-essere dei ragazzi e delle loro famiglie attraverso il sostegno della motivazione scolastica dei preadolescenti, creando e rafforzando un’efficace rete di collaborazione tra tutti i soggetti e le istituzioni che si occupano di educazione (famiglie, parrocchie, scuole, agenzie riabilitative, servizi sociali e tavolo “Minori, Adolescenti e Responsabilità Famigliare” del distretto di Sesto San Giovanni e Cologno Monzese), al fine di realizzare interventi educativi e formativi integrati. Per tali motivi l’associazione intende configurarsi come realtà nella quale ciascuno (ragazzo, genitore, volontario, socio, operatore…) si senta accolto e in grado di diventare sia beneficiario che generatore del benessere creato insieme. Vince con: Non disperdioamoCI…ma ritroviamoLI Il programma di conciliazione realizzato si sviluppa su due filoni principali: le iniziative rivolte alla collettività e quelle riservate ai propri dipendenti. Nel primo ambito sono previste attività che hanno come filo conduttore la possibilità per i genitori di poter lavorare in modo sereno, consci che i propri figli si trovano in un luogo protetto e che vengono aiutati nella gestione dei compiti scolastici. L’associazione effettua infatti un importante servizio di sostegno della motivazione scolastica attraverso attività di doposcuola pomeridiano, durante le quali un educatore coordina i volontari che aiutano i preadolescenti a svolgere i compiti scolastici. In un clima di esperienza educativa e maturazione personale, i 60 ragazzi delle scuole secondarie di primo grado di Sesto San Giovanni hanno a diposizione quotidianamente 55 volontari, 2 educatori – coordinatori e 2 educatori che li assistono nello studio e nei momenti di gioco libero. Ogni due mesi vengono effettuati colloqui che coinvolgono il ragazzo, lo staff, la famiglia, i docenti ed altri soggetti/servizi, al fine di redigere un progetto individualizzato per ogni preadolescente. Settimanalmente i 4 operatori si riuniscono in equipe alla quale, mensilmente, partecipa la psicologa scolastica con funzione di supervisore. Un pomeriggio alla settimana si svolge il laboratorio teatrale condotto da un attore 61 professionista e da un educatore. Oltre a ciò vengono realizzati percorsi di ri-motivazione allo studio per 20 studenti in difficoltà della scuola secondaria di primo grado, con poca o nessuna stima delle proprie capacità o privi di voglia di studiare. Per i 450 ragazzi della scuola secondaria di primo grado “Forlanini” è inoltre previsto lo spazio di ascolto educativo “Sputa il rospo”, strumento di ascolto dei bisogni scolastici ed evolutivi dei preadolescenti. Infine è attivo uno sportello di sostegno scolastico per preadolescenti e per le relative famiglie, nonché un servizio di sostegno orientativo in termini di capacità dell’individuo di orientarsi in un contesto e nelle difficoltà personali. Nel secondo ambito sono previste azioni di conciliazione rivolte a dipendenti e collaboratori, basate sulla condivisione, tra lavoratore e gruppo dirigente, delle mansioni lavorative e dell’orario di lavoro, con incontri periodici di verifica e confronto; sono inoltre vigenti la gestione flessibile dell’orario per impegni familiari imprevisti e la remunerazione integrativa (oltre gli obblighi di legge) in caso di raggiungimento di obiettivi specifici. Motivazioni della Giuria L’Associazione vince il Premio FamigliaLavoro per aver saputo interpretare in modo costruttivo, articolato, efficace ed efficiente, il bisogno di molte famiglie di trovare un luogo sicuro e protetto dove i propri figli possano studiare, divertirsi e crescere, andando ad operare con quella fascia di giovani - gli adolescenti - spesso lasciati in balia di se stessi e senza adeguate figure di riferimento. Miglior Sistema Integrato di Conciliazione Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor La Fondazione è un ente privato non profit fondato nel 1971 da Don Luigi Verzè, e riconosciuta l’anno successivo quale Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) dal Ministero della Sanità e dal Ministero della Pubblica Istruzione; una delle sue caratteristiche principali è l’integrazione tra la componente sanitaria (ospedale e poliambulatori), la ricerca (divisioni e istituti) e la didattica (università e liceo). Il San Raffaele è una struttura accreditata con il Servizio Sanitario Nazionale che, con 49 specialità cliniche e quasi 1.400 posti letto, registra ogni anno oltre 50.000 ricoveri e più di 8 milioni di prestazioni ambulatoriali ed esami di laboratorio. La struttura multidisciplinare, tecnologicamente all’avanguardia, e l’interazione continua tra ricercatori e clinici specializzati, permettono di ottenere risultati tali da rendere il San Raffaele punto di riferimento in Italia e nel mondo per lo studio e la cura di molte patologie. Specializzato in medicina molecolare, comprende aree di eccellenza negli ambiti delle patologie cardiovascolari e metaboliche, neurologiche, oncologiche, immunologiche e infettive, e nell’ambito delle malattie genetiche. La sinergia con l’Università Vita-Salute, attraverso le Facoltà di Medicina e Chirurgia, Filosofia e Psicologia e la Laurea internazionale in Medicina e Chirurgia, posiziona il San Raffaele tra i migliori policlinici universitari del mondo. Vince con: Programma Raffaeliano alle Famiglie Con la realizzazione del Programma, la Fondazione ha deciso di affiancare alle tradizionali politiche di sostegno alle famiglie, alcune iniziative specifiche per supportare l’assistenza all’infanzia. I lavoratori della Fondazione, ad oggi circa 4.000 con una rilevante componente femminile (76,53%), oltre alla possibilità di poter mandare i propri bambini al nido 62 aziendale, possono fruire di tre servizi scarsamente presenti nelle strutture tradizionali, ed erogati in quei periodi dell’anno durante i quali i bambini non frequentano la scuola ma i genitori devono comunque lavorare. Durante il periodo estivo sono operativi: il ”Giardino dei Girasoli”, un centro per bambini da 3 a 12 anni che promuove attività sportive, musicali, narrative e artistiche; il ”Il Centro Estivo”, per bambini con un’età compresa tra 1 e 6 anni, e aperto anche a fratelli e sorelle dei fruitori dell’asilo nido, ai bambini che lo hanno frequentato in passato, nonché ai figli dei non dipendenti. In concomitanza con le vacanze natalizie i bambini con un’età compresa tra 1 e 6 anni possono frequentare “L’Oasi di Babbo Natale”, un centro ricreativo invernale che copre l’intero periodo di chiusura natalizia delle scuole, con possibilità di iscrizione anche solo giornaliera; oltre a ciò, il Giardino dei Girasoli ha promosso, per il periodo invernale, un servizio di ludoteca rivolto ai bambini tra i 3 e gli 11 anni e con possibilità di iscrizione settimanale, giornaliera o oraria. Infine come attività di post scuola dell’infanzia è prevista la ”Sezione Ponte”, ideata per permettere ai bambini provenienti dal nido di continuare la giornata nel “loro vecchio asilo” fino al compimento dell’inserimento nella scuola d’infanzia. A ciò vanno aggiunte le iniziative di conciliazione riservate ai lavoratori, quali flessibilità d’orario, permessi aggiuntivi o riduzione temporanea dell’orario di lavoro, banca delle ore, congedi oltre gli obblighi di legge e rientro agevolato, remunerazione integrativa, permessi retribuiti per ragioni familiari, servizi di difesa integrata, convenzioni con due residenze sanitarie per anziani, mensa take away e sportello medico interno. Motivazioni della Giuria La Fondazione è stata premiata per aver realizzato un programma che integra diverse attività e servizi volti al benessere dei dipendenti su diversi fronti. Menzione Speciale Fondazione Poliambulanza Fondazione Poliambulanza è una realtà sanitaria senza scopo di lucro promossa da Congregazione delle Suore Ancelle della Carità, Università Cattolica del Sacro Cuore, Diocesi di Brescia e Congregazione dei Poveri Servi della Divina Provvidenza di Verona; essa nasce nello spirito di solidarietà cristiana dei quattro fondatori e opera al fine di garantire la miglior risposta alle esigenze di cura, conforto e assistenza dell’ammalato. La Poliambulanza ha origini lontane, inizia la propria attività il 5 gennaio 1903 nella sede storica di Brescia e da oltre 100 anni vive seguendo il carisma delle Congregazioni delle Suore Ancelle della Carità che l’hanno voluta e trasformata nel tempo. Inizialmente nasce con l’obiettivo di fornire alla città reparti ed ambulatori specializzati nella cura degli ammalati più poveri. La veste giuridica di Fondazione è stata assunta dal 1 ottobre 2005 per rispondere nel miglior modo possibile alle crescenti esigenze dei pazienti e della moderna medicina, e l’Istituto Ospedaliero è oggi accreditato con il Servizio Sanitario Regionale per l’erogazione di prestazioni sanitarie. La mission dell’Istituto Ospedaliero è dunque la cura delle persone nel rispetto della loro dignità, lavoro che viene svolto da quasi 1.200 dipendenti e collaboratori, ripartiti tra medici, infermieri e tecnici, amministrativi e ausiliari. La struttura accompagna le attività assistenziali con iniziative didattiche e di aggiornamento del personale - in rapporto prioritario con le istituzioni universitarie, e con 63 attività di ricerca svolte dal proprio Centro di Ricerca. Vince con: Progetto “ALFa” – Aiuto Lavoro & Famiglia Le iniziative di conciliazione dei tempi realizzate da Fondazione Poliambulanza hanno come destinatari i propri dipendenti e collaboratori e operano principalmente in 3 aree. Orario di lavoro: sono attivi 137 contratti part time con 12 diverse articolazioni d’orario e sono state concesse 35 aspettative legate ad esigenze familiari connesse all’accudimento di figli o parenti, o per iniziative umanitarie; procedura, pattuita con i sindacati, di accantonamento nella banca delle ore sia del lavoro straordinario che di quello ordinario; temporanei trasferimenti di reparto concordati per far fronte a necessità di assistenza e cura di familiari. Formazione: realizzazione di corsi sul benessere organizzativo, aperti a tutte le categorie professionali, e alcuni riservati nello specifico alle lavoratrici al rientro dalla maternità; ciò si aggiunge alla normale attività di formazione continua e gratuita realizzata per favorire la crescita professionale di dipendenti e collaboratori. Servizi: convenzione con un asilo nido che contempla 30 posti riservati ai figli dei dipendenti e la compartecipazione al costo della retta da parte della Fondazione; convenzione per l’acquisto centralizzato di testi scolastici con sconti, dilazioni dei pagamenti, addebito in busta paga e consegna dei libri sul posto di lavoro; erogazione di borse di studio ai figli dei dipendenti frequentanti percorsi formativi che vanno dalle scuole elementari all’università; convenzione con 70 attività economiche per garantire ai dipendenti e collaboratori beni e servizi a condizioni di miglior favore rispetto alla collettività; adesione al progetto “Scatola Rosa – Tasto rosa per la sicurezza delle automobiliste” al fine di una maggior protezione e tutela delle donne in automobile. Motivazioni della Giuria Fondazione Poliambulanza viene premiata con una menzione speciale per essersi impegnata nella creazione di strumenti innovativi che valorizzano il lavoratore e la propria famiglia, realizzando un progetto che ha raccolto differenti esigenze e aspettative e che ha operato su tre aree specifiche: orario di lavoro, formazione, servizi. Riconoscimento Speciale JT International Italia JT International Italia è una società parte del Gruppo Japan Tobacco Inc. - terzo player a livello globale nel settore del tabacco - con più di 48.000 dipendenti in tutto il mondo. JT International Italia, con sede a Milano e Roma, conta 120 dipendenti e nel dicembre 2010 si è classificata fra le prime 35 aziende selezionate nel nostro Paese come “Great Place to Work”. Riconoscimento per il Progetto Custode Socio Sanitario L’assistenza alle persone anziane è divenuto un elemento sempre più critico nella gestione delle dinamiche familiari e nella conciliazione delle stesse con la vita lavorativa. Dal 2005 JT International Italia sostiene il Progetto Custode, un’iniziativa sviluppata in partnership con Regione Lombardia, Comune di Milano, Fondazione Don Carlo Gnocchi Onlus, ALER di Milano e altri partner; il progetto si rivolge alla fascia di popolazione costituita da persone anziane, sole e fragili, residenti in aree socio-ambientali disagiate della città, e fornisce assistenza a tutti gli aspetti pratici legati alla vita quotidiana 64 attraverso la figura del Custode Socio Sanitario. L’iniziativa, frutto di una forte cooperazione tra istituzioni e mondo non profit, costituisce un significativo esempio di come solo attraverso un’efficiente sussidiarietà orizzontale e verticale è possibile raggiungere gravi situazioni di bisogno, verificarle e attivare le opportune sinergie tra le reti dei servizi pubblici e le risorse del terzo settore per porvi un primo rimedio. Si tratta di un modo innovativo di farsi carico dei bisogni della comunità in cui vengono attivate le reti di aiuto formali e informali, sanitarie, socio-sanitarie e sociali al fine di fornire risposte tempestive, complessive e integrate alla persona che necessita di protezione. Questi angeli custodi hanno l’importante compito di individuare i bisogni laddove essi si esprimono e di cogliere i primi segnali di disagio per poi intervenire sia fornendo aiuto in prima persona che attivando le reti della sussidiarietà. Il Progetto Custode rappresenta un efficace esempio di welfare contemporaneo: un’iniziativa basata su finanziamenti pubblici che prevede la partnership continuativa di più soggetti, anche a privati e che evolve costantemente per soddisfare sempre meglio i bisogni dei cittadini. Motivazioni della Giuria JT International Italia riceve il riconoscimento per l’impegno pluriennale profuso a favore e a sostegno del Progetto Custode Socio Sanitario. 65 I partecipanti al Premio FamigliaLavoro, Terza Edizione AREA IMPRESE Fantasilandia 68 A2A Asilo nido aziendale www.a2a.eu ABB Italia Programma Benessere www.abb.com Abbott Abbott We Care www.abbottitalia.com Aimeé I tempi del lavoro sposano i tempi della famiglia: un matrimonio perfetto www.aimee.it Allianz Conciliazione Famiglia Lavoro www.allianz.it Anna Josè Parrucchieri Stiroamico: stirare non è più un problema www.annajose.it ATM – Azienda Trasporti Milanesi ATM per le famiglie; Laboratorio manageriale per la gestione delle differenze; Decentramento risorse umane nelle località aziendali; Riqualificazione informatica personale ausiliario www.atm-mi.it BEM Service Center Women’s District: Azioni integrate per consolidare l’Imprenditorialità Femminile www.bem.it Best Western Italia s.c.p.a. Make the difference www.bestwestern.it Brembo Brembo Kids, centro ricreativo temporaneo per bambini dai 3 ai 10 anni www.brembo.com Centro di Iniziativa Europea Soc. Coop. (C.d.I.E.) Armonia, armonizziamo i tempi di vita www.cdiecoop.it Chep Italia Il mio lavoro è Blu; Iniziativa Canguro www.chep.com 69 Cisco System Cisco Virtual Office www.cisco.com Difa Cooper spa Difa Family Plan www.difacooper.com Du Pont De Nemours Italiana Srl Programma Lavoro / Famiglia www.dupont.com Edenred Programma di conciliazione in Edenred www.edenred.com ENI Eni Progetto Welfare www.eni.com Eudaimon IEP: Network Imprese e Persone: Welfare interaziandale www.eudaimon.it Fantasilandia Rotazione Famigliare www.babyworld.it Federal Express Europe Inc. People First www.fedex.com/it Fra Mar Education e Valorizzazione risorse umane in azienda www.framar.it Geri HDP Gruppo Geri HDP – Diamo valore alla tua famiglia: da te, da noi www.geri.it Gi Group Fiocco in Azienda; Moms@Work www.gigroup.it Copan Italia “Peter Pan” - Associazione con finalità di utilità sociale nel settore della cooperazione familiare www.copanswabs.com Gruppo Nestlè Italia Progetto 90 giorni - Junior Camp Nestlé www.nestle.it 70 Gruppo Wolters Kluwer Worklife balance program www.wolterskluwer.it Happy Child Azioni di conciliazione rivolte alla comunità e ai dipendenti www.happychild.it/ IBM Work & Life Integration TM www.ibm.com/it Intesa Sanpaolo Sistema Integrato di Conciliazione Famiglia-Lavoro www.intesasanpaolo.com La Magnolia snc - Asilo Nido Le coccole Asilo Nido Le Coccole: il nido creato a misura del tuo bambino www.asilolecoccole.it Lubiam Moda per l’uomo Lubiam for Family www.lubiam.it Luxottica Group Family Care - Benessere Organizzativo www.luxottica.com Mars Lavoro da Casa attraverso l’assegnazione di computer portatili www.mars.com Mediaword Mediamarket tutela il valore della maternità www.mediaworld.it Mediolanum Baby Med Asilo Nido Aziendale per i figli dei dipendenti del Gruppo Mediolanum e per la comunità locale www.mediolanum.it Microsoft To enable people and business throughout the world to realize their full potential www.microsoft.com/italy/ Novartis Farma Life Work Integration www.novartis.it Oleificio Zucchi Convenzione con Asilo Nido “Barcobaleno” www.oleificiozucchi.com 71 Palm Iniziativa per il benessere dei dipendenti e per facilitare la conciliazione famiglia-lavoro www.greenpallet.it Preca Brummel Mamme fanno impresa www.precabrummel.com Gruppo Roche Benefit@Roche e Laboratorio Pari Opportunità www.roche.it Sace Happy Manager: un aiuto a due passi da te www.sace.it SAS Institute SAS4YOU www.ita.sas.com Seret Dimetior Usa le tue rotelle www.seret.it Technip Asilo Nido, Indagine di clima, borse di studio www.technip.com Tecnologie d’impresa Nido Famiglia www.tecnoimp.it Telecom Italia Spa Centro People Caring www.telecomitalia.it Unicredit Una rete al servizio tuo e del tuo bambino www.unicredigroup.eu 72 AREA PUBBLICHE AMMINISTRAZIONI BASIGLIO COMUNE DI BASIGLIO Provincia di Milano COMUNE DI PAVIA 73 Azienda Ospedaliera Ospedali riuniti di Bergamo Asilo nido aziendale “Le stelline” www.ospedaliriuniti.bergamo.it Azienda Ospedaliera Ospedale Maggiore di Crema (CR) Cuore di mamma - Servizio Tagesmutter www.hcrema.it Azienda Ospedaliera di Desenzano (BS) Telerefertazione notturna e festiva per i servizi di Radiologia e centro Trasfusionale www.aod.it Azienda Ospedaliera Mellino Mellini di Chiari (BS) “BILANCIAre i tempi di lavoro con quelli familiari” per l’informazione e la sensibilizzazione sui servizi di conciliazione/pari opportunità esistenti www.aochiari.it Azienda Ospedaliera Niguarda Cà Granda Progetto di telelavoro per circa 20 dipendenti www.ospedaleniguarda.it Azienda Ospedaliera San Gerardo di Monza (MB) Asilo nido interaziendale “Le Ciliegine” www.hsgerardo.org Azienda Sanitaria Locale della Provincia di Lecco Famiglia-Lavoro: Missione Possibile! www.asl.lecco.it Azienda Sanitaria Locale della Provincia di Mantova Programma Famiglia-Lavoro: Servizi di qualità www.aslmn.it Azienda Sanitaria Locale della Provincia di Varese Company helps the families: misure sperimentali per la conciliazione www.asl.varese.it Azienda di Servizi alla Persona Istituti Milanesi Martinitt e Stelline e Pio Albergo Trivulzio “In forma col PAT”, azioni integrate per i dipendenti e la collettività www.iltrivulzio.it Comune di Bareggio (MI) Progetto Famiglia per semplificare e razionalizzare l’accesso ai servizi www.comune.bareggio.mi.it Comune di Basiglio (MI) Sostegno alla genitorialità www.comune.basiglio.mi.it 74 Comune di Bergamo Piano Tempi e Orari ed iniziative di sensibilizzazione su temi di Pari Opportunità e politiche di conciliazione www.comune.bergamo.it Comune di Casalmaggiore (CR) Progetti “Donne Quasi Perfette” (laboratori, spazi di confronto e riflessione sul tema conciliazione famiglia lavoro) e “Occhio al tempo - fase 1” (ridefinizione dell’orario di apertura degli uffici) www.comune.casalmaggiore.cr.it Comune di Caselle Lurani (LO) La famiglia, i bambini e i ragazzi al centro dei nostri pensieri www.comune.casellelurani.lo.it Comune di Crema (CR) Pre e post accoglienza GREST estivi www.comunecrema.it Comune di Cremona Progetto “Orario multiperiodale” per la sperimentazione di orari flessibili www.comune.cremona.it Comune di Cusago (MI) Conciliazione famiglia-lavoro, progetti per migliorare la qualità della vita mettendo al centro il benessere del bambino www.comune.cusago.mi.it Comune di Lodi LODI FAMILY FRIENDLY www.comune.lodi.it Comune di Milano MILARMONIA- Il Comune di Milano per la conciliazione www.comune.milano.it Comune di Monza Professione Tagesmutter www.comune.monza.mi.it Comune di Pavia Programma “Piùtempo per Pavia” per attuare le politiche del Piano dei Tempi e degli Orari della Città www.comune.pv.it Comune di San Giuliano Milanese (MI) Il Territorio della Conciliazione www.sangiulianonline.it Comune di San Pellegrino Terme Famiglie in comune www.comune.sanpellegrinoterme.bg.it 75 Comune di Segrate (MI) Programma Segrate4you (F.O.U.R: Famiglia, Opportunità, Uso della città, Responsabilità) rivolto a cittadini, dipendenti dell’Ente, city users e destinatari di progetti di cooperazione internazionale www.comune.segrate.mi.it Comunità Montana Valli del Verbano - I.S.PE. Valli del Verbano Riprogettazione del servizio socio – educativo www.vallidelverbano.va.it Direzione Didattica di Mede (PV) Progetto per gli alunni, per un supporto durante l’esecuzione dei compiti e per il trattamento delle difficoltà scolastiche e di apprendimento www.circolodidatticomede.it Politecnico di Milano Conciliazione vita professionale e familiare www.polimi.it Provincia di Cremona PROFESSIONE MAMMA. Opportunità per le donne per conciliare famiglia e lavoro www.provincia.cremona.it Provincia di Lecco Progetto “Una Provincia utile, un Centro per l’Impiego attento” per l’orientamento, la riqualificazione e l’accompagnamento al lavoro a favore di donne interessate ad avviare attività autonome nell’ambito dei servizi di cura e Tata Familiare. www.provincia.lecco.it Provincia di Milano Figli sì Grazie, soluzioni organizzative per i dipendenti www.provincia.milano.it Provincia di Monza e della Brianza La Provincia con voi: la conciliazione come obiettivo aziendale www.provincia.mb.it 76 AREA ORGANIZZAZIONI NON PROFIT 77 Applica Coop. Soc. Onlus La disabilità: una nuova risorsa per le Pubbliche Amministrazioni www.applica.it Associazione Commercianti di Abbiategrasso e del Circondario Women’s District: azioni integrate per consolidare l’imprenditorialità femminile www.ascom.abbiategrasso.mi.it Associazione A.M.A. (Auto Mutuo Aiuto) Mammamia! www.amabrescia.org Associazione Amico Onlus Iniziative negli ambiti: disagio sociale; mobbing; valorizzazione delle risorse umane come contrasto alle violenze; bullismo, disagio giovanile e dispersione scolastica www.amicoonlus.it Associazione Gianmario Beretta per la lotta contro l’infarto - Comocuore Onlus Corso per assistenti familiari www.comocuore.org Associazione Genitori DOP Modello “Andiamo dai Genitori” www.genitoridop.it Associazione Giuseppe di Vittorio – CGIL Onlus Sportello di consulenza famiglia-lavoro [email protected] Associazione Il Melograno Centro Informazione Maternità e Nascita e Cooperativa Sociale Arenada La Nascita: un progetto condiviso [email protected] Associazione L’Incontro Un nido per l’accoglienza [email protected] o [email protected] Associazione Padre Monti Anno unico. Un aiuto alle famiglie per sostenere la crescita dei loro figli drop out www.associazionepadremonti.it Associazione senza scopo di lucro “Il Giardino dei Bambini” Asilo nido aziendale e centro estivo per figli dei dipendenti dell’Ospedale Sacco e per la collettività [email protected] Associazione SOS Villaggi dei Bambini Programma di rafforzamento familiare SOS in Lombardia www.sosvillaggideibambini.it 78 Atlha Onlus Campo estivo integrato destinato a minori disabili e normodotati www.atlha.it Betania Società Cooperativa Sociale Onlus GAB - Gruppo di acquisto Betania; La spesa sulla tua scrivania, con un semplice click; Conciliazione lavoro/famiglia www.betaniaonline.org CAV - Centro di Aiuto alla Vita Onlus di Mantova M.A.T.E.R.: Mamme Attive e realizzate: nuove modalità di accudimento bimbi 0-10 anni e creazione nuovi posti di lavoro femminili www.centroaiutovitamantova.it Centro di Solidarietà Il Ponte Vacanze di Natale in Cascina www.cds-il-ponte.org Comitato Maria Letizia Verga Residence Maria Letizia Verga www.comitatomarialetiziaverga.it Consorzio SIS Sistema Imprese Sociali Marchio Pari Opportunità www.consorziosis.org Cooperativa Sociale “Umanità è la vita” Integrazione nel servizio di assistenza familiare a domicilio [email protected] Cooperativa Sociale tipo A Lotta contro l’emarginazione Tutt’in tempo www.cooplotta.org Cooperativa Pandora Società Cooperativa Sociale Onlus Studio Assistito; Centro Estivo-Invernale www.coop-pandora.it Cooperativa Sociale Azalea Onlus Casa Famiglia La Tartaruga www.coop-azalea.com Cooperativa Sociale Nuova Itaca L’incontro dei tre mondi: famiglia, lavoro e formazione [email protected] Corte Verde Società Cooperativa Sociale Onlus Nido Ape Maia [email protected] Exodus Società Cooperativa Sociale Onlus Tempi di vita e tempi di lavoro: una rete per la conciliazione territoriale e aziendale [email protected] 79 Focus Soc. Coop. Sociale Meno9+1 www.focuscoop.it Fondazione ANT Italia Onlus Progetto Eubiosia e iniziative per i dipendenti www.ant.it Fondazione Centro San Raffaele del Monte Tabor Programma raffaelliano alle famiglie www.sanraffaele.org Fondazione Dardanio e Zeffi Manuli – Onlus Isola in Città: l’aiuto concreto per l’Alzheimer www.fondazione-manuli.org Fondazione Magica Cleme Onlus Organizzazione di momenti di svago e realizzazione di strumenti per il benessere dei bambini malati e delle loro famiglie www.magicacleme.org Fondazione Poliambulanza Progetto “ALFa” – Aiuto Lavoro & Famiglia www.poliambulanza.it Gruppi di Volontariato Vincenziano AIC Italia Gruppo Cittadino di Milano Onlus Servizio di Conciliazione Diffuso www.gvv.milano.it IFOM – Fondazione Istituto FIRC di Oncologia Molecolare La qualità della vita in un Istituto di Ricerca www.ifom-firc.it La Strada – Società Cooperativa Sociale Arcipelago Mazzini 3.0 www.lastrada.it L’Aurora onlus soc.coop.a.r.l. Nonna Papera [email protected] Olinda Società Cooperativa Sociale Onlus Conciliare tempi di vita e di lavoro: storie di donne che lavorano www.olinda.it Associazione “Passo dopo passo…Insieme” Onlus Non disperdiamoCI…ma ritroviamoLI www.passodopopassoinsiemeonlus.org Pensieri e Colori Cooperativa Sociale La genitorialità facilitata www.pensieriecolori.it 80 Piccoli Passi coop.soc.arl Onlus Donne: una scelta, un lavoro, una passione per le bambine, i bambini e le loro famiglie www.piccolipassi.net Associazione Attività OFS d’Italia Onlus, Cooperativa Angelservice arl Onlus, Medici Volontari Italiani Onlus Progetto Milano: dal dire al fare…rete! www.qiqajon.org ; [email protected] ; www.medicivolontaritaliani.org Servizi Sociali Alto Lago Società Cooperativa Sociale Tra famiglia e lavoro www.altolago.info Soc. Coop. Soc. L’Alternativa Progetti nell’ambito della sfera femminile e del disagio sociale www.insermentolavorativo.cr.it Sogni e Cavalli onlus A.S.D. Cavalli, natura e fantasia per una crescita libera e armoniosa www.sogniecavallionlus.it Spazio Giovani Onlus Il bello del lavoro…anche con famiglia si può! www.spaziogiovani.it Urbana Cooperativa Sociale Urbanamente www.urbanacoop.it 81 NETWORK CONCILIAZIONE FAMIGLIALAVORO Alessia Coeli, Responsabile Divisione Welfare aziendale e Innovazione sociale Stefano Fugazza, Ricercatore Senior presso la Divisione Welfare Aziendale e Innovazione Sociale di ALTIS Le relazioni sociali nel welfare La congiuntura economica internazionale, la crisi del welfare nazionale, il decremento delle nascite. La crescente consapevolezza del valore del capitale umano, sociale e relazionale. La valorizzazione del ruolo del singolo sul territorio, nel lavoro e in famiglia, sono solo alcuni dei fattori che inducono oggi i diversi attori politici, economici e sociali ad un’attenta riflessione e convergenza di strategie e impegni per la ricostruzione di un nuovo modello di welfare; un modello capace di promuovere lo sviluppo sociale attraverso percorsi virtuosi innovativi e sostenibili che abbiano come tema centrale l’equilibrio tra vita professionale e vita familiare e privata e la salvaguardia delle relazioni. Riconosciuto il ruolo centrale della famiglia e della persona, i diversi attori della “filiera della conciliazione” (pubbliche amministrazioni, imprese, organizzazioni non profit, cooperative di servizio, cittadini) devono da un lato agire sulle politiche e sui processi affinché siano sempre più “family friendly”; dall’altro “fare rete” per formare, informare, sensibilizzare e creare sinergie reciproche attraverso il dialogo e il confronto. Alcuni benefici del “fare rete”: • • • • • • • • • • flessibilità; efficacia; efficienza; innovazione, anche grazie al meccanismo di imitazione; fiducia, grazie alla condivisione di una cultura e identità radicata (linguaggio, valori, etica, regole comuni); know-how e possibilità di apprendimento collettivo; relazioni (capitale sociale); reputazione; potere di influenza; minori rischi. La “rete” della filiera della conciliazione “Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela per uno. Ma se tu hai un’idea, ed io ho un’idea, e ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee”. (George Bernard Shaw) La citazione di George Bernard Shaw ben si presta per esplicitare la rilevanza del “fare rete”, in quanto modalità di azione vincente (win-win). Solo attraverso il networking, infatti, condividendo le rispettive conoscenze e competenze, è possibile trovare le sinergie che consentono di massimizzare i risultati e i benefici per ciascuno degli attori coinvolti e di minimizzare i rischi. Non vanno dimenticati, in tal senso, i distretti industriali che, facendo proprio questo modello, tengono ancora alto nel mondo il nostro “made in Italy”. 82 Ma che cos’è la “rete”? La “rete” è un insieme di entità o persone che operano in modo coordinato, anche in sedi geografiche differenti, ma su obiettivi comuni, condividendo gli stessi valori, favorendo contemporaneamente lo sviluppo economico, del territorio e l’integrazione sociale. Nel caso specifico della conciliazione, “fare rete” significa favorire il dialogo e il confronto tra i diversi attori della filiera della conciliazione: enti pubblici e privati, profit e non profit che erogano servizi a supporto della persona e delle sue esigenze che scaturiscono dal suo vivere nel contesto famigliare, sociale e lavorativo di riferimento. Alcune delle reti e delle partnership per la conciliazione famiglia–lavoro maggiormente consolidate sono quello costituite in Germania come “Alleanze per la Famiglia”, mentre a livello nazionale sono note il “Distretto per la Famiglia” in Trentino e “Veneto responsabile”. Analizzando i diversi casi di “reti territoriali” è possibile sottolineare, oltre agli importanti risultati, anche alcuni fattori di successo. Tra questi: • • • • • • • la presenza di un obiettivo comune; il coinvolgimento degli attori locali; l’intensità delle relazioni; l’influenza delle aspettative reciproche (modello win-win); la messa in comune di risorse; la volontarietà di adesione; la visibilità. L’Alleanza per la Famiglia in Germania Nasce nel 2004 per iniziativa del Ministero della Famiglia, Anziani, Donne con l’obiettivo di creare un centinaio di alleanze locali. L’Alleanza nel 2011 conta su: • • • • 615 Alleanze locali; 13.000 partner; 5.000 aziende; oltre 5.000 progetti realizzati. Altrettanto significativa è l’esperienza lombarda con il modello di governance multilivello e multi-stakeholder di Regione Lombardia in cui tutti gli attori assumono delle responsabilità per lo sviluppo e in cui i Tavoli territoriali divengono luogo privilegiato di progettazione, coordinamento e monitoraggio delle iniziative locali. In questo scenario, la partecipazione dei diversi attori della filiera della conciliazione diventa fattore chiave, che Regione Lombardia incentiva con diversi strumenti, come: • • • • • il Comitato Strategico Donna, Famiglia, Lavoro; gli Accordi Territoriali; il Premio Famiglia Lavoro, con il contributo di ALTIS; una consultazione per l’ascolto dei reali bisogni di conciliazione di lavoratori, libere professioniste e lavoratrici autonome; la creazione del Network Conciliazione Famiglia Lavoro, che, con l’ausilio del web 2.0, favorisce sia il confronto, la condivisione di esperienze e competenze tra professionisti (LinkedIn) sia la sensibilizzazione e l’ascolto dei cittadini/dipendenti (Facebook e Twitter). 83 La “rete” al tempo del web 2.0: il Network Conciliazione FamigliaLavoro I grandi accadimenti e cambiamenti della storia più recente sono passati attraverso i social network. Basti pensare alla campagna politica online che per la prima volta ha portato un afro-americano alla Presidenza degli Stati Uniti d’America. La rivoluzione verde che, a partire dall’Iran e successivamente in tutto il Nord d’Africa, ha saputo aggirare la censura e spodestare i regimi in essere da decenni. E, ancora, la rivolta dei cosiddetti “indignados” che critici nei confronti dell’attuale sistema politico-economico hanno organizzato sui social network un primo evento nazionale in Spagna, poi trasformatosi nella più grande manifestazione di protesta realizzata in contemporanea in 80 Paesi. E parlando di conciliazione famiglia-lavoro? I Social Network possono essere sia motore di sensibilizzazione dei diversi attori che di creazione di “reti” capaci di migliorare il benessere dei lavoratori e favorire un migliore bilanciamento tra gli impegni professionali e gli impegni personali e familiari del singolo. Il Network Conciliazione FamigliaLavoro, promosso da Regione Lombardia e ALTIS, è concepito, infatti, come luogo virtuale che, in aggiunta ai convegni e agli incontri reali, fornisce ulteriori opportunità di scambio di idee e posizioni. Il valore e l’utilità del Network dipendono dalla partecipazione attiva dei membri stessi. Lanciato ufficialmente a settembre, il Network è in continua evoluzione e attualmente si sviluppa su LinkedIn e Facebook. Il Gruppo su LinkedIn è accessibile, ad invito o su richiesta, ai soli “addetti ai lavori”, ovvero tutti coloro che presso enti privati, pubblici, profit e non si occupano del tema della conciliazione famiglia – lavoro e del welfare aziendale. Il Gruppo è un vero e proprio strumento di lavoro al cui interno i membri possono fare domande e trovare risposta alla loro crescente esigenza di “fare rete”, partecipare attivamente condividendo pratiche ed esperienze contribuendo all’innovazione. Dall’attivazione al momento della stesura del presente articolo, il Gruppo di LinkedIn conta circa 250 membri appartenenti a settori di attività differenti, che, stimolati da un moderatore, hanno discusso diversi temi e in particolare: • approfondimenti e indicazioni pratiche per la partecipazione al bando per l’articolo 9 della legge 53 e richieste di informazioni su altri bandi promossi dalla Regione; • i benefici della conciliazione con un focus particolare sull’importanza di avere indicatori condivisi per misurare efficacia ed efficienza delle politiche di conciliazione attivate; • approfondimenti su buone pratiche realizzate, sulle leve ed eventuali punti di forza e difficoltà culturali e organizzative incontrate in corso di implementazione; • accenno al ruolo del sindacato e del territorio; • segnalazioni di rassegna stampa relative sia in particolare al Network che in generale al tema della conciliazione e del welfare aziendale. Regole per partecipare 84 Proprio perché un network è aperto al contributo di tutti i membri, è necessario che rimanga fruibile da tutti. Poche regole di netiquette bastano allo scopo. Ad esempio: • Titolo: utilizzo di un titolo tematico per ciascun post, capace di catturare l’attenzione degli interlocutori; • Unico post: evitare di aprire nuove discussioni per lo stesso argomento, che deve pertanto essere sviluppato all’interno del medesimo post; • Fonti ufficiali: eventuali link nel titolo o in generale le notizie condivise, devono far riferimento alle fonti ufficiali ed istituzionali; • Link: utilizzo della funzione “allega un Link” invece della funzione copia-incolla; • Promozioni: utilizzo dell’area “Promozioni” per post o commenti che riguardano la promozione di eventi, seminari, workshop sulla conciliazione; • Lavoro: segnalazione di ricerche di servizi, collaborazioni ecc. tramite post o commento. La pagina di Facebook è aperta ed è uno strumento di sensibilizzazione, un “osservatorio” privilegiato per l’ascolto dei bisogni di conciliazione famiglia – lavoro dei cittadini. La pagina di Facebook si rivolge a tutti i cittadini che, quotidianamente, si scontrano con “problemi” di conciliazione nel tentativo di assicurare la continuità lavorativa e dare risposte di cura e in generale di gestione della vita famigliare. Nel mese di novembre 2011 la pagina, frequentata per il 52% da donne e per il 48% da uomini, entrambi compresi prevalentemente in una fascia dai 25 ai 44 anni, ha avuto una punta massima di 70 visualizzazioni giornaliere, con portata media settimanale che ha raggiunto le 866 persone. Il post che ha avuto maggiori visualizzazioni, con una portata nel primo mese di 623 utenti, è stata un’indagine in cui si chiedeva di esprimere le proprie preferenze in merito alle iniziative per la conciliazione da attivare in azienda. 85