Nicola Severino
GNOMONICA CINESE
Introduzione alla cultura gnomonica della civiltà cinese
Roccasecca, 1997
PREMESSA
Più volte ho avuto modo di ribadire che allo stato attuale, almeno per quanto riguarda la nostra situazione in Italia (ma forse più in generale in
Europa), la gnomonica finisce di essere materia per pochi adepti, come lo è
stata in questo secolo fino a qualche decennio fa. Grazie anche alle ultime
innovazioni tecnologiche va allargandosi sempre più la schiera di simpatizzanti, appassionati, curiosi, ricercatori, tecnici, e via dicendo che si dedicano
allo studio generale degli orologi solari.
E' forse superfluo ricordare che l'apporto delle tecnologie informatiche è
stato determinante nel dare una rinfrescata ai metodi generalmente adottati,
consolidati da secoli e per questo ormai canonizzati cui la gnomonica ha
sempre fatto riferimento.
Il computer è per lo gnomonista di oggi come lo sciatere di Pardies dello gnomonista del Settecento, o come lo strumento di costruzione di Giovanni
Ferrerio Spagnolo per gli gnomonisti del Cinquecento.
Ciò si rende sempre più evidente man mano che le tecniche informatiche
vengono studiate ed applicate alle metodologie gnomoniche. Ed ormai sono
sempre più numerosi i tecnici che si interessano di trasformare la gnomonica classica in "gnomonica informatica". Chi ha avuto modo di partecipare ai
Seminari di Gnomonica che ogni sedici mesi si tengono in Italia, organizzati dalla Sezione Quadranti Solari dell'Unione Astrofili Italiani, ha potuto
valutare quantitativamente questo apporto tecnologico attraverso le
relazioni di nomi ormai famosi in questo campo. E allo stato attuale si può
dire che già tutti i principali tipi di orologi solari, alcuni curiosi e tra i più
importanti tramandati dall'antichità, sono facilmente progettabili tramite
gli appositi programmi software.
Ma il bello deve ancora venire. Internet, infatti, costituirà la "biblioteca di
Alessandria" dei futuri gnomonisti. Una rapidissima occhiata "in rete", rivela almeno due cose: 1) che gli appassionati di orologi solari sono tantissimi
e in rapida crescita, e che molti di essi manifestano l'importante volontà di
comunicare le loro esperienze attraverso il computer; 2) che gli argomenti
trattati sono dei più vari: storia, documentazione, tecnologia, invenzioni, e
il tutto corredato spesso da stupende immagini a colori!
Anche se è presto per valutare l'influenza che avrà un tale sistema sulle
prossime generazioni di gnomonisti, è facile prevedere che lo sviluppo di
comunicazione gnomonica "in rete" per l'inizio del prossimo millennio avrà
un effetto almeno pari a quello che la stampa di Gutemberg ebbe sulla produzione libraria del Rinascimento.
Tralasciando le futuristiche previsioni, mi pare che al giorno d'oggi sia
comunque avvertibile una profusione di menti gnomoniche che vanno sempre più distinguendosi almeno in due categorie. Da una parte si va consolidando una folta schiera di entusiasti ricercatori storici che, scavando a
ritroso nel tempo, nei templi del sapere, riportano continuamente alla luce
documenti della massima importanza che vanno a costituire l'ossatura della
storia della gnomonica; dall'altra, si riscontra un notevole interesse, proveniente anche da diversi ceti sociali e culturali, per gli aspetti puramente tecnici e teorici relativi alle problematiche che investono direttamente lo studio
della classificazione, invenzione e realizzazione di orologi solari di vecchia e
nuova concezione.
Questi due diversi aspetti, che evidentemente si compendiano l'un l'altro
con infiniti punti in comune seppure a volte lontani in linea temporale
(come lo sono per esempio alcune tecniche inventate nell'antichità e adottate
con qualche miglioria in tempi moderni), costituiscono un vero punto di
forza della moderna gnomonica italiana. Mi sentirei di affermare, anzi, che
grazie all'apporto di decine di studiosi ed appassionati, nel nostro paese
cresce sempre più forte quella "coscienza gnomonica" che permette di far
interagire positivamente e in modo costruttivo le singole iniziative derivate
da studi teorici, didattici e sociali, nonchè le importanti catalogazioni del
patrimonio gnomonico italiano.
Ma c'è un aspetto da tenere ancora presente. Fino a qualche anno fa, la storia della gnomonica sembrava fosse arrivata in una forma di stasi dalla quale
non sarebbe più uscita se non per mezzo di una "revisione" generale. I capi-
toli di storia degli orologi solari che si possono leggere in tutti i libri di gnomonica stampati fino al 1988 sembrano scritti in serie e tutti dalla stessa
mano. Si sa, ognuno attingeva alle fonti principali, che nel caso specifico era
quasi sempre Rohr 1, senza mai condurre ricerche personali. Ciò, inoltre, ha
permesso di tramandare luoghi comuni storiografici e non pochi errori di
valutazione praticamente in tutta la letteratura gnomonica successiva alla
pubblicazione del libro di Rohr.
Che la storia degli orologi solari sia una materia, oggi, di nuova acquisizione
è un dato facile da dimostrare. Mi è capitato spesso, infatti, di vedere che tecnici costruttori moderni, più inclini alle dimostrazioni matematiche che non
ai dati storici, abbiano realizzato esemplari di orologi solari ritenuti
"nuovi", e che invece si ritrovano in opere di famosi studiosi di epoca
rinascimentale, a volte di astronomi arabi, o di studiosi del Settecento. E'
sconcertante, per esempio, appurare come la gnomonica degli arabi di mille
anni fa, sia oggi molto più moderna di quanto si fosse ritenuto in un primo
momento e come tale argomento sia praticamente sconosciuto agli stessi
gnomonisti (soprattutto in Italia), mentre sia stato studiato in modo particolare da storici della scienza stranieri dell'800 e dall'inizio di questo secolo.
Lo stesso può dirsi per un'altro aspetto storico, questa volta relativo alla cultura dell'estremo Oriente. La gnomonica cinese non offre spunti tali da
poterne ricavare un intero volume, anche se studiata con qualche approfondimento. Tuttavia essa può costituire un ricco capitolo di un libro per
esempio sulla scienza astronomica di quel popolo.
E' forse proprio per questo motivo che la gnomonica cinese, pur regalando
un ricco patrimonio documentaristico, non è stata fino ad ora mai trattata,
almeno in Italia, e costituisce quindi, paradossalmente, un'altra lacuna della
storia della gnomonica che si spera di colmare, in parte, con questo breve
saggio.
Nicola Severino
Si tratta del famoso "Cadrans Solaires", tradotto in diverse lingue ed anche in
Italiano nell'edizione "Meridiane" della Ulisse, Torino 1988.
1
Avvertenza
Il presente articolo è stato compilato sul palinsesto di
un'unica fonte: Joseph Needham, Science and Civilisation
in China, Vol. 3, Mathematixs and the Sciences of the
Heavens and the Hearth (sezioni 19-25), pubblicato dalla
Cambridge University Press nel 1959 e ripubblicato da
Giulio Einaudi editore S.p.a., Torino, (ISBN 88-06-585940) nel 1985, con la collaborazione di Wang Ling e la
traduzione di Mario Baccianini (sez. 19) e Gianluigi
Mainardi (sez. 20). Sono riportati ampi brani dall'originale, soprattutto relativi ad passi letterari di antichi documenti ed alla descrizione di strumenti esaminati personalmente da Needham.
Ringrazio Girolamo Fantoni ed Edmondo Marianeschi
per avermi confermato che non esistevano, nella letteratura gnomonica italiana, riferimenti specifici sulla gnomonica cinese! L'ing. Gianni Ferrari per avermi regalato
una copia del "The Whipple Museum of the History of
Science" Catalogue n° 6, Sundials and related instruments. Un ultimo ringraziamento va all'amico Charles
K. Aked della British Sundial Society cui dedico questo
lavoro.
Indice
Introduzione
1
Lo Gnomone
4
Osservatori Gnomonici
9
Nanchino e Jaipur
13
La meridiana
15
Gli Specchi TLV
21
Meridiane portatili
22
Conclusioni
27
Appendice
28
Bibliografia
29
INTRODUZIONE
Chi per la prima volta s'introduce nel mondo degli
orologi solari, si trova di fronte ad una mole di
pubblicazioni sull'argomento che trattano quasi
esclusivamente degli sviluppi tecnici degli orologi
solari, adattando a volte le varie fasi di tali sviluppi con avvenimenti storici e riferimenti calendariali, in modo tale da poterne costruire parallelamente una cronologia storica attendibile.
Ciò che è difficile scorgere però, anche se la constatazione è così banale da non essere subito
avvertita, è la (quasi) completa mancanza di riferimenti storici di tali sviluppi relativi alle civiltà dell'estremo Oriente, ed in particolar modo alla cultura Cinese che pur tanto ha dato alla storia dell'astronomia in generale.
Si può tranquillamente affermare che la gnomonica classica che noi conosciamo è tutta Occidentale,
ed in particolare Ellenistica. Per noi occidentali, la
scienza degli orologi solari è nata nelle mani di
Anassimandro, all'incirca nel VI secolo a.C. O
almeno così ci è stato tramandato dal filosofo
Diogene Laerzio.
Le scoperte archeologiche però ci hanno svelato
che la gnomonica è una scienza molto più antica e
che orologi solari fissi e portatili erano stati già
costruiti in epoche anteriori a quella di
Anassimandro. L'orologio solare di Achaz citato
nelle Sacre Scritture e l'orologio portatile risalente
al regno del faraone Tutmosis III (1500 a.C.), sono
tra le più autorevoli prove di queste affermazioni.
Tuttavia, gli storici della scienza si sono spesso
imbattuti, fin dal XVI secolo, nell'immensa e straordinaria avventura dell'esplorazione della cultura
cinese, ed in particolare delle sue incredibili e millenarie risorse scientifiche.
Si sa, alla base vi è sempre la madre di tutte le
scienze, ovvero l'astronomia. Così, per i cinesi, lo
studio del cielo ebbe un ruolo fondamentale,
un'importanza primaria, in parte dovuta anche al
senso di "religione cosmica" cui fu associata da
tempi remotissimi.
I filosofi cinesi, ed in particolare i Taoisti, nei secoli
attorno all'inizio dell'era Cristiana, si dedicarono
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profondamente allo sviluppo organico di nuove
concezioni sulla natura dell'universo e del rapporto che con esso ha l'uomo.
Ma, forse, lo scopo principale dello studio dell'astronomia, e soprattutto la pratica di questa, è da
ritenersi in relazione con l'incessante necessità, in
ogni epoca, di istituire un calendario civile-agricolo-religioso, direttamente ordinato dall'imperatore
cui tutti dovevano obbedienza. E forse nasce da
questo presupposto la separazione tra l'astronomia
filosofica taoista, definita "eterodossa", e l'astronomia prettamente pragmatica, associata alla calendaristica, considerata disciplina "ortodossa", tipicamente confuciana.
Ad ogni modo, il popolo cinese fu attento osservatore dei fenomeni celesti, tanto che se non si tiene
conto dei ritrovamenti archeologici effettuati in
territorio caldeo (in particolare le tavolette di terracotta rinvenute nella biblioteca del re babilonese
Assurbanipal), bisogna convenire che le meticolose osservazioni dei cinesi, regolarmente registrate su ossa animali (ossa oracolari), su strisce di
bambù, ecc., sono da considerarsi le più precise e
preziose che ci rimangono, almeno fino all'epoca
degli Arabi. Infatti, soprattutto nel lungo periodo
(detto spesso dei "secoli bui") che va dalla decadenza dell'Impero Romano, fino al decimo secolo,
le osservazioni dei cinesi sono le migliori per l'organicità della raccolta e la precisione.
Ciò si rende molto più evidente se si sfoglia
qualche "mathesis" universale del '600 o del '700, in
cui i riferimenti astronomici relativi a quell'epoca
sono talmente esigui da far pensare, paradossalmente che in tutti quei secoli non ci sia stato
nessun astronomo nell'occidente dedito alle osservazioni astronomiche.
Eppure conosciamo i trattati di Giovanni Filopono,
e soprattutto di Beda il Venerabile (unico personaggio davvero influente di quel tempo), ma nulla
che si possa paragonare alle osservazioni compiute
dal popolo cinese.
Essi furono i soli osservatori delle stelle novae e
supernovae, e coprirono interamente il periodo
compreso tra Ipparco e Tycho Brahe, mentre questi
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astri furono praticamente ignorati in occidente per
tutto quel tempo.
Un autorevole studioso scrisse "I Cinesi
eseguirono per secoli regolari osservazioni di
fenomeni che gli Europei non soltanto ignoravano,
ma avrebbero giudicato inammissibili sulla base
dei loro preconcetti cosmici".
Agli astronomi cinesi si deve anche la più antica
registrazione del passaggio della cometa di Halley.
Per farsi un'idea dell'antichità in Cina dello studio
relativo alle ombre gnomoniche, si deve per forza
seguire parallelamente la storia dell'astronomia di
quel popolo perchè, probabilmente, le prime osservazioni gnomoniche dovettero coincidere con
quelle della cosiddetta "astronomia di posizione".
La questione dell'antichità dell'astronomia in Cina
costituì una delle principali ricerche condotte da
Maspero verso il 1930, il quale si sforzò di
dimostrare che le forme più primitive di osservazioni astronomiche si ebbero intorno al VI sec.
a.C. Ma, purtroppo (per Maspero), un testo dal
titolo Shu Ching è stato datato dagli studiosi, calcolando le posizioni delle stelle di cui si riportano
i passaggi al meridiano rispetto ai punti
equinoziali e solstiziali, al III millennio a.C.,
ovvero circa il XXIV sec. a.C.
Una tale constatazione potrebbe aprire la strada
alle supposizioni secondo cui in quell'epoca l'astronomia cinese possa aver derivato parte del corpus d'informazioni dalla tradizione babilonese, ma
siamo nel campo delle ipotesi.
Come si è detto prima, la storia dell'astronomia
cinese è stata lentamente sviscerata dagli studiosi
occidentali, a cominciare dalla seconda metà del
XVI secolo. Furono i padri gesuiti ad avere il primo
approccio, in particolare padre Matteo Ricci che
compilò un minuzioso ed importantissimo diario
cui hanno attinto tutti gli studiosi che seguirono. I
missionari gesuiti che arrivarono in Cina in quell'epoca ebbero la sorpresa di trovare, invece che un
popolo senza tradizioni scientifiche, un popolo che
aveva ereditato un sistema astronomico globale,
sviluppatosi indipendentemente da quello occidentale 2 ed almeno pari a questo per l'importanza
delle osservazioni e delle originali teorie. Un sistema, però, completamente differente nell'adozione del metodo e nella sapiente organizzazione delle osservazioni e delle relative registrazioni.
Bisogna, infatti, tener sempre in conto che l'astronomia cinese era basata sostanzialmente sulle
osservazioni delle stelle circumpolari, e quindi
aveva carattere prettamente polare ed equatoriale.
Al contrario di quella Greca e medievale che era
esclusivamente eclittica, basata cioè sulle cosiddette "levate e tramonti eliaci" di stelle e costellazioni prossime all'eclittica. Ne è un classico
esempio le note osservazioni degli Egizi sulla levata eliaca di Sirio che indicava l'imminente inondazione del Nilo.
Non bisogna dimenticare, però, che grazie al sistema di adozione delle coordinate polari ed equatoriali, i cinesi sono considerati gli inventori della
"montatura equatoriale" che si ritrova in moltissimi strumenti astronomici e gnomonici dei primi
secoli del secondo millennio.
In un libro, pubblicato nei primi decenni di questo secolo, si afferma che i gli astronomi cinesi conobbero (circa nel 164 d.C.) un
trattato di astronomia importato dalla Siria Romana. E' probabile che si trattasse dell'Almagesto di Tolomeo, terminato circa un
ventennio prima. Anche se, in questo caso, bisognerebbe valutare l'influenza dovuta ad un tale riscontro, l'astronomia cinese continuò a svilupparsi sempre secondo la tradizione locale, mantenendo costante il carattere polare ed ed equatoriale.
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fig. 1 Foto reale in cui si vedono due indigeni del Borneo intenti a misurare la lunghezza dell’ombra nel
sosltizio d’estate con uno gnomone e una sagoma per l’ombra dello gnomone (foto di Hose e McDougall)
LO GNOMONE
...L'ombra dello gnomone sta di fronte alla
volta celeste e spiega il significato delle
sfere celeste e terrestre.
Una differenza di mille miglia a sud
o a nord della posizione dello gnomone
corrisponde alla differenza di un pollice
nella lunghezza dell'ombra...
Chang Heng, Ling Hsien, I secolo d.C.
Sembra che già nel II secolo a.C., i Cinesi fossero in
grado di effettuare importanti misurazioni astronomiche applicando le proprietà della similitudine
dei triangoli rettangoli. Ciò si evince dalla lettura
di un libro, dal titolo Huai Nan Tzu, risalente a circa
il 120 a.C., tradotto da Maspero, in cui è riportato
un lungo passo, sebbene abbastanza oscuro, relativo agli gnomoni e alla misurazione delle loro
ombre:
"Per trovare l'altezza del sole si devono sistemare due
gnomoni da dieci piedi e misurarne le ombre lo stesso
giorno in due località esattamente distanziate di 1000 li
su una linea nord-sud. Se lo gnomone meridionale getta
un'ombra lunga 2 piedi, quello settentrionale proietterà
un'ombra lunga 1 piede e 9/10. E per ogni 1000 li in
direzione sud l'ombra diminuisce di un pollice.
Ventimila li a sud non vi sarà ombra per nulla e quella
località sarà direttamente sotto il sole. Cominciando
dunque con un'ombra di 2 piedi e uno gnomone di 10
piedi si trova che verso sud per una perdita d'ombra di
un piede si guadagnano 5 piedi in altezza dello gnomone. Moltiplicando pertanto il numero di li a sud per
5, si ottiene 100.000 li, che è l'altezza del sole".
Si tratta sostanzialmente del principio di cui si
servì anche Talete per misurare le varie distanze
fra gli oggetti terrestri al fine di ricavare le distanze
dei corpi celesti.
Come si è detto nell'introduzione, l'astronomia
cinese aveva carattere prettamente equatoriale,
oraria, diurna caratterizzata da calcoli del tipo aritmetico-algebrici, mentre l'astronomia greca era
geometrica, angolare e basata sull'eclittica 3. Le
osservazioni astronomiche dei cinesi quindi, vertevano principalmente nella determinazione delle
culminazioni e dei transiti, ovvero i passaggi in
meridiano, delle stelle circumpolari. Un metodo
che ha subito il vantaggio, su quello occidentale,
per il fatto che la determinazione dei momenti
delle levate e tramonti eliaci è resa difficile per via
dei fenomeni nebbiosi ed atmosferici che si hanno
sull'orizzonte.
Questo carattere polare dell'astronomia, regolata
da accurate misurazioni gnomoniche è già testimoniata nel libro Chou Li (Documento sui riti di
Chou), compilato attorno al II secolo a.C.:
"Di giorno raccoglievano osservazioni sulla lunghezza
dell'ombra del sole, e di notte indagavano le culminazioni delle stelle, così da poter porre in ordine mattini e sere".
In base a queste osservazioni gli antichi Cinesi
elaborarono, nel corso del I millennio a.C., un sistema completo di divisioni equatoriali denominate
hsiu, o mansioni lunari, definiti dai punti di intersezione dei circoli orari con l'equatore. Infine, le
culminazioni e i transiti inferiori delle stelle circumpolari servirono a fissare la posizione di ogni
La concezione della fascia zodiacale, e quindi l'astronomia equatoriale, era così radicata nella mentalità occidentale che quando gli sudiosi Bosanquet e Sayce cominciarono ad esaminare i primi planisferi babilonesi (XIII sec. a.C.) partirono dal presupposto che vi fosse rappresentata l'eclittica.
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punto sull'equatore celeste con la possibilità di
determinare la posizione del sole tra le stelle e le
rispettive coordinate.
In tutto questo, non lo gnomone, ma bensì la
meridiana, cioè un orologio solare completo, era
già utilizzata per le accurate osservazioni, come si
evince dall'antico testo Chin Shu (Storia della dinastia Chin), che risale al VII secolo, in parte scritto
probabilmente dal matematico Li Shun-Feng. Al
capitolo 13 si legge di due prodigiose apparizioni
diurne di Venere e di una grossa meteora. A tal
proposito dice il testo:
che è scritta con il radicale "osso", mentre se si
scrive con il radicale "legno" diventa:
che sta ad indicare un bastone o asta. Le forme
arcaiche rintracciate su ossi oracolari della componente fonetica mostrano una mano che impugna
uno gnomone in questo modo:
"esaminando le graduazioni sulla meridiana" (i kuei tu
thui chih), era possibile conoscere le posizioni tra
gli hsiu e le stelle, e quindi sapere quali zone del
paese erano interessate al presagio.
Probabilmente lo gnomone, inteso come un
comune paletto di materiale idoneo (legno, ferro,
ecc.) infisso all'inizio perpendicolarmente nel
suolo (piano orizzontale), resta l'antesignano di
tutti gli strumenti d'osservazione astronomica che
l'uomo abbia inventato. Così doveva essere in
Mesopotamia, la culla dell'Astronomia, così presso
gli Egizi, agli albori della loro stupenda civiltà, così
all'inizio della gnomonica in Grecia, presso Talete
e così, infine, anche in Cina. L'uso dello gnomone
era strettamente correlato con le osservazioni delle
ombre del sole, soprattutto al fine di determinare i
solstizi, che i cinesi chiamavano chih (anche attualmente), i transiti notturni delle stelle ed altre osservazioni. Il nome dello gnomone presso quest'antica civiltà era "pei", ad indicare appunto una semplice asta, oppure piao, se ci si riferisce più esplicitamente alla funzione di indicatore. In pratica il
piao, dovrebbe corrispondere all'occidentale " gnomone, o punto gnomonico" che è dato dal vertice
di un'asta gnomonica, o dal foro gnomonico in
relazione proprio con il l'essenza dello gnomone,
cioè il punto indicatore che fornisce l'ora o altra
informazione. Il pei può essere messo in confronto,
invece, con l'asta generica e non col punto gnomonico.
Il carattere cinese della parola piao, corrispondente
allo gnomone, ha pressappoco questa forma:
Nicola Severino
Sembra accertato che gli uomini della dinastia
Shang, circa 1300 anni prima dell'Era Cristiana,
effettuassero precise osservazioni gnomoniche rintracciabili anche sugli ossi nella figura
in cui si vede il sole e l'ombra di un uomo a diverse
angolazioni.
Il più antico riferimento letterario che ci è giunto,
relativo ad osservazioni solstiziali per mezzo dell'ombra del sole, è un brano del libro Tso Chuan,
risalente al 654 a.C.:
"Nel quinto anno del duca Hsi, di primavera, nel
primo mese (dicembre), in un giorno hsin-hai, il
primo mese, il sole (raggiunse il suo) punto sud più
lontano. Il duca (di Lu), avendo ordinato di annunciare la luna nuova nel tempio ancestrale, salì alla
torre d'osservazione (kuan thai) per osservare
(l'ombra), e (gli astronomi) ne annotarono (la
lunghezza) secondo l'uso.....".
L'importanza di effettuare accuratamente tali
osservazioni ci viene poi tramandata da alcuni
particolari, già in epoca Han: l'esigenza di una
base perfettamente orizzontale e di un paletto perfettamente verticale. E nel libro Chou Li, si parla di
una livella ad acqua e di corde sospese, evidente-
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fig. 2 Procedimento gnomonico per la
determinazione dell’ombra per mezzo della
sagoma, durante il solstizio d’estate.
Rappresentazione di epoca Chhing
mente usate per ottenere la livellazione dei piani
orizzontali e la verticalità degli gnomoni.
Per quanto riguarda le primissime misure dell'ombra, furono con tutta probabilità effettuate adottando dei regoli della lunghezza di un piede 4.
Questa lunghezza però variava a seconda delle
ordinanze burocratiche e degli usi locali. Come
soluzione fu adottata una tavoletta di giada di
misura standard detta thu kuei, che è stata definita
"sagoma per l'ombra dello gnomone" e viene citata già nel libro Chou Li, di epoca Han, del II secolo
a.C. Ci è pervenuto un esemplare di questo thu
kuei, in terracotta, risalente al 164 d.C. (fig. 2)
4
Ecco una stupenda citazione appunto dal Chou Li:
"Il Ta Ssu Thu (un funzionario di alto grado), servendosi della sagoma per l'ombra dello gnomone,
determina la distanza della terra sotto il sole, fissa
l'esatta (lunghezza dell') ombra del sole, e così trova
il centro della terra... Il centro della terra è (quel
luogo in cui) l'ombra del sole al solstizio d'estate è
lunga un piede e cinque pollici".
In genere la lunghezza della sagoma, per la misura
del solstizio estivo, era di circa un piede e mezzo.
E' ovvio che gli astronomi misuravano indiretta-
Un piede cinese è circa 25 cm, e un pollice è pari a circa 3 cm.
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mente il solstizio invernale in quanto essendo
l'ombra del sole molto più allungata, era più difficile stabilire la coincidenza tra l'ombra delle due
sagome.
Questo fatto ha dello strabiliante perchè tali misurazioni impediranno ai Cinesi di conoscere la disuguaglianza delle stagioni fino a circa il VI secolo
d.C, quando Ho Chheng Thien mise finalmente a
punto osservazioni più precise del solstizio d'inverno. E' noto, invece, che in Grecia il fenomeno
era già conosciuto ad Ipparco da Nicea nel II secolo a.C.
La pratica della misurazione delle lunghezze
d'ombra della sagoma dello gnomone aveva, tra
gli altri scopi, quello molto importante di misurare
la latitudine di un luogo per stabilire i confini
princinciali e territoriali. Tale notizia si ricava facilmente dal Chou Li, ma non riveste particolare
importanza per noi.
E' curioso, invece, conoscere una testimonianza
lasciataci da un comandante militare, Kuan Sui, il
quale nel 349 d.C. guidò con successo una spedizione e in territorio vietnamita "egli sistemò uno
gnomone nel quinto mese, rilevando che il sole era
a nord e proiettava verso sud un'ombra lunga 9,1
pollici....per cui le porte delle case degli abitanti di
quel paese sono rivolte a nord per raccogliere maggior luce dal sole...".
Questa esperienza era già nota ai Greci alessandrini. Cioè a sud del tropico del Cancro l'ombra proiettata a mezzogiorno dal sole per una parte dell'anno punta a sud, anziché a nord, come siamo
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abituati a vedere.
Tra il 721 ed il 725 d.C., furono organizzate due
spedizioni da Nankung Yueh e I-Hsing. Furono
effettuate misurazioni simultanee, lungo una linea
meridiana di 2500 chilometri con nove stazioni dislocate a latitudini comprese tra 17° e 40°, con gnomoni standard di otto piedi. I risultati di questa
impresa che fu definita "il più notevole esempio di
ricerca sperimentale mai realizzata nell'alto
Medioevo", servi sia per confermare antiche misurazioni, sia per migliorare quelle approssimative.
Tali risultati furono ripresi fino al 1221, quando il
taoista Chhiu Chhang-Chhun e Chingiz Khan
organizzarono a Samarcanda delle misurazioni
gnomoniche effettuate nel solstizio d'estate sulle
rive del fiume Kerulen nella Mongolia settentrionale (circa 48° N).
Il motivo invece più importante legato alle misurazioni della lunghezza dell'ombra, era di natura
strettamente astronomico, e per la compilazione
dei calendari. Dal punto di vista gnomonico, la
determinazione del momento in cui l'ombra della
sagoma è minima o massima (momento in cui si ha
il solstizio) era la pratica di primaria importanza.
E, dallo studio su ossi oracolari del XIII secolo a.C.
dovuto a Tung Tso-Pin, risultano vari riferimenti al
numero 548 che, guarda caso, è all'incirca il
numero che si ottiene se si moltiplica 365,25 (giorni
dell'anno tropico) per 1,5 (lunghezza della sagoma
gnomonica). Da ciò, i cinesi ricavavano che "il solstizio d'estate si ripresenta 548 giorni dopo il solstizio d'inverno".
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fig. 3 L’importanza delle osservazioni astronomiche e gnomoniche degli antichi cinesi è molto evidente in
questo grafico. Già attorno al 1000 a.C., essi si avvicinarono di molto al valore reale dell’obliquità. Inoltre,
si vede bene come Liu Hsiang (7) sia stato di molto più preciso di Tolomeo (5), nonostante avesse operato
con circa duecento anni di anticipo rispetto all’astronomo alessandrino.
OSSERVATORI GNOMONICI
Attorno all'anno Mille si rese sempre più evidente
che per effettuare osservazioni astronomiche e
gnomoniche più precise era necessario disporre di
strumenti di enormi proporzioni.
In nessun'altra civiltà, come quella cinese ed araba,
si avvertì questa impellente necessità. Ed in breve
tempo furono realizzati mega-osservatori astronomici e gnomonici che ancora oggi non finiscono
di stupirci. Basta ricordare i grandi nomi: Tycho
Brahe ed il suo osservatorio di Uraniburg, che
conosciamo, purtroppo, solo per mezzo di stampe
dell'epoca. Ancora prima, nel 995 Abul'l-Wafa' al
Buzjani aveva costruito un quadrante verticale con
un raggio di 6,7 metri, mentre Hamid Ibn al-Khidr
alKhujandi (morto nel 1000), si era servito di un
sestante con un raggio superiore ai 17 metri! Si
racconta che Ulugh Beg, nel suo osservatorio a
Samarcanda, avesse installato un sestante alto
come la basilica di S. Sofia a Bisanzio (quasi 55
metri)! E Sédillot, nel suo noto trattato sugli strumenti astronomici degli arabi, riporta le parole di
un astronomo arabo dell'XI secolo, il quale sarebbe
stato ben lieto di poter costruire un cerchio che
poggiasse da un lato sulle piramidi e dall'altro sul
monte Mocattam poichè, egli diceva, le osservazioni sono tanto più accurate quanto più lo strumento è grande.
Ma ci occuperemo adesso della torre gnomonica di
Kuo Shou-Ching, costruita sotto la dinastia Yuan
intorno al 1276 e di cui se ne trova una descrizione
nel libro di Tung Tso-Pin, Liu Tun-Chen e Kao
Phing-Tzu del 1939. La torre si trova nell'antica
città Yang-Chheng, oggi Kaochheng, a circa 80
chilometri a Sudest di Loyang ed è visibile nelle
figg. 4-5-6. Si tratta di una costruzione a forma di
piramide tronca con una base perimetrale di 15
metri e di 7,5 metri alla sommità. Due scale conducono dal livello del suolo alla piattaforma dove
fig. 4
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si trova, sul lato nord, un edificio ad un piano di
tre stanze. Dalla stanza centrale, con un'apertura
verso settentrione, si poteva rimirare la punta
dello gnomone alto dodici metri (oggi scomparso)
e l'ombra che un tempo gettava. L'intera
costruzione è di mattoni.
Secondo il libro Yuan Shih, solo tre altre località
furono prescelte per queste torri gnomoniche, ma
sembra che gnomoni di 12 metri d'altezza furono
effettivamente installati solo a Yang-chheng e a
Pechino.
Un altro osservatorio gnomonico di cui ci sono
pervenute le antiche vestigia è la torre Chhingchow, nei pressi della costa sudorientale della
Corea (fig. 7). La torre fu edificata sotto il regno
della regina Sondok di Silla, attorno al 650 d.C.
Alta circa 9 metri con struttura litica a forma di
bottiglia, presenta un'ampia finestra settentrionale
per l'osservazione della stella polare ed una
piattaforma che ospitava strumenti astronomici.
La descrizione dello gnomone riportata nello Yuan
Shih può essere considerata una prima antica
opera di letteratura gnomonica. Inoltre, il passo è
molto importante per la particolare attenzione rivolta dagli antichi autori alle problematiche connesse con la "definizione d'ombra" (nettezza dell'ombra):
fig. 5
fig. 7, Torre gnomina di Chhing-chow costruita tra
il 632 e il 647 in Corea
fig. 6
fig. 4, 5 e 6 Torre gnomonica di Chou
Kung per la misura della lunghezza delle
ombre solstiziali a Kaochheng (80 Km sudest di Loyang). L’edificio, eretto la prima
volta da Kuo Shou-Ching nel 1276, fu
ristrutturato in epoca Ming. Ha uno gnomone di 12 metri d’altezza innalzato nella
nicchia e la sua ombra veniva proiettata
lungo la scala graduata orizzontale visibile
nelle foto successive (5 e 6)
Nicola Severino
Gnomonica cinese
10
fig. 8 e 8 bis Due tipi di meridiane portatili
a “vasca” coreane del XVII e XIX secolo.
(foto Du Bois Reymond e Old Ashmolean
Museum, Oxford
fig. 8
fig. 8 bis
"La scala graduata è in pietra, lunga centoventotto piedi, larga 4' e 5 " (piedi e pollici) e spessa 1' 4"; la base è alta 2' 6". Agli estremi nord e
sud sono scavati dei bacini circolari, ciascuno
del diametro di 1' 5" e profondo 2'. A partire da
1' a nord dello gnomone e per una lunghezza
di 120' è delimitata una striscia larga 4", suddivisa su ambo i lati per 1" in piedi, pollici e decimi di pollice, che si estende fino all'estremità
settentrionale. Ad un pollice dal bordo vi sono
canali per l'acqua, profondi 1", collegati alle
Nicola Severino
estremità con dei serbatoi, che fungono da
livella.
Lo gnomone (in bronzo?) è lungo 50 piedi,
largo 2' 4" e spesso 1' 2" ed è fissato alla base in
pietra all'estremo sud della scala graduata.
Conficcato ad una profondità di 14' nel suolo,
si eleva di 36' sopra la scala. In cima lo gnomone si biforca in due draghi che sostengono
una traversa. Dal centro della traversa la distanza alla punta dello gnomone è 4' e quindi la
distanza al margine della scala è 40'. La traver-
Gnomonica cinese
11
sa, lunga 6' e con un diametro di 3", reca in alto
un canale pieno d'acqua che funge da livella.
Alle sue due estremità e nel centro vi sono fori
trasversali, del diametro di 1/5", che alloggiano
asticelle lunghe 5" alle quali sono fissati fili a
piombo che consentono di accertare la posizione
corretta e impedire la flessione laterale.
Se lo gnomone è corto, le divisioni sulla scala
debbono essere ravvicinate e minuziose, ed è
in genere difficile individuare le graduazioni
inferiori ai piedi e ai pollici. Se lo gnomone è
lungo, è più facile leggere le tacche, ma per
contro l'ombra è chiara e mal definita, tanto da
mettere in forse l'esattezza del risultato. Nei
tempi andati gli osservatori si sforzavano di
valutare il punto preciso servendosi di tubi
d'osservazione, oppure di uno gnomone a
punta di spillo e di un anello ligneo, tutti dispositivi atti ad agevolare la lettura del segno
dell'ombra sulla scala......
....Il definitore d'ombra è costituito da un foglio
di rame largo 2" e lungo 4", con a centro un foro
L'accuratezza di queste osservazioni è dimostrata
nel grafico in cui sono riportate le misure dell'obliquità dell'eclittica ricavata appunto dalle
osservazioni solstiziali, dall'antichità ai tempi
moderni. Si vede chiaramente, al n° 19, quanto
siano state precise le osservazioni di Kuo ShouChing, migliorate solo da G. Domenico Cassini
dopo quasi mezzo millennio!
Ma le sorprese non finiscono.
Infatti, l'uso del "foro gnomonico" (nelle sue varie
applicazioni ) è oggi generalmente attribuito ad un
astronomo arabo (al- Sufi) del X secolo. Ma secondo le testimonianze raccolte dagli studiosi della
civiltà cinese, pare che essi ne fossero a conoscen-
di spillo. Provvisto di una struttura portante a
base quadrata, è montato su un perno in modo
da poter ruotare di un angolo qualsiasi, in alto
a nord e in basso a sud (cioè ad angolo retto
rispetto al margine dell'ombra incidente). Lo
strumento viene mosso avanti e indietro sino a
raggiungere la metà dell'ombra della traversa,
delineata in modo un po' impreciso, e quando
si vede il foro di spillo che incontra la luce si
riceve un'immagine non più grande di un
grano di riso nel cui mezzo di può apprezzare
indistintamente la trave trasversale. Nei metodi antiquati, che si limitavano a sfruttare la
sommità dello gnomone, ciò che veniva proiettato era l'orlo superiore del disco solare. Ma
con questo metodo si può disporre senza
errori, grazie alla traversa, dei raggi del centro
del disco. Nel 1279, il 30 di maggio, rilevai che
l'ombra del solstizio d'estate era lunga 12,3696
piedi; l'11 di dicembre dello stesso anno accertai che l'ombra del solstizio d'inverno era
lunga 76,7400 piedi.
za già dal IX secolo e non si può escludere che proprio da loro gli Arabi abbiano appreso questa tecnica gnomonica 5. Tuttavia, l'uso comune del foro
gnomonico si affermò in Cina solo con la dinastia
Ming e con l'opera di evangelizzazione compiuta
dai Gesuiti.
Secondo Maspero, contro Gaubil, Wylie e Tung
Tso-Pin, il definitore d'ombra veniva spostato
lungo la scala graduata orizzontale ed aveva la
funzione di focalizzare, come una lente, l'immagine della traversa. Le osservazioni di Kuo, furono
pubblicate in un libro dal titolo Erh Chih Kuei Ying
Khao (Studi sulle ombre dello gnomone nei due
solstizi). Forse è interessante ricordare che il
grande astronomo Laplace giudicò questo lavoro il
più accurato mai eseguito sulle ombre solstiziali.
E' da tenere presente però che, per quanto riguarda l'invenzione del generico foro gnomonico negli orologi solari, esistono
reperti archeologici di orologi solari di epoca romana con queste caratteristiche. Un eccellente esempio è dato dall'orologio pensile portatile a scatola anulare risalente all'imperatore Commodo, conservato anticamente nel museo Kircheriano e descritto per
la prima volta da Padre Angelo Secchi in un numero della rivista Civiltà Cattolica, sul finire del secolo scorso (si veda N. Severino
Storia della Gnomonica, Roccasecca, 1994). Un altro identico è descritto da Soubiran nel suo Commentario all'Architettura di
Vitruvio (edizioni Belles Lettres, 1969)
5
Nicola Severino
Gnomonica cinese
12
NANCHINO E JAIPUR:
UN TOCCO DI MAGIA
Degli osservatori astronomici di Jaipur e Nanchino
daremo solo una breve descrizione, anzi un semplice elenco degli strumenti di cui furono dotati.
D'altra parte su questi due osservatorio in special
modo esistono moltissimi articoli e pubblicazioni
specifiche i quali meglio di quanto possiamo fare
noi illustrano in dettaglio la storia e le caratteristiche tecniche.
Gli strumenti dell'osservatorio astronomico della
Montagna Purpurea dell'Accademia Sinica, vicino
Nanchino, oggetto di studi approfonditi da parte
del gesuita Matteo Ricci, sono descritti ancora una
volta nello Yuan Shih (Storia della dinastia Yuan).
L'elenco degli strumenti è relativo ad un riallestimento dell'osservatorio operato tra il 1276 e il
1279.
Ling lung i
Sfera armillare
Chien i
Strumento semplificato
Hun thien hsiang
Globo celeste
Yang i
Meridiana solare emisferica su piano orizzontale e strumenti
jai prakas indiani.
Kao piao
Gnomone alto
Li yun i
Circolo verticale rotante (circolo altazimutale)
Cheng li i
Strumento di verifica non identificato
Ching fu
Definitore d'ombra
Khuei chi
Tavola per le osservazioni. Forse un adattamento dello gnomone e del definitore d'ombra alle ombre lunari
Jih yueh shih i
Strumento per le eclissi solari e lunari
Hsing kuei
"Quadrante stellare". Forse un prototipo di notturnale?
Ting shih i
Cerchio diurno per la determinazione del tempo.
Cheng fang an
Tavola per la determinazione delle direzioni. Probabilmente un
cerchio azimutale.
Hou chi i
Strumento per l'osservazione del Polo.
Chiu piao hsuan
Nove indicatori sospesi. Forse la groma, un complesso di fili a
piombo appesi con i quali si verifica l'esattezza degli strumenti, soprattutto degli gnomoni.
Cheng i
Strumento rettificatore
Tso cheng i
Strumento rettificatore
Nicola Severino
Gnomonica cinese
13
Gli strumenti allestiti nell'osservatorio astronomico di Jaipur, voluto dal maharaja Jai Singh, possono essere così suddivisi:
Samrat yantra
Strumento sovrano che è una immensa meridiana
equinoziale con lo gnomone inclinato e parallelo all'asse terrestre, affiancato da altri orologi solari nel piano equatoriale.
Misra yantra
Strumento misto. E' una meridiana con una serie di gnomoni
disposti in forma di archi per due meridiani a ponente e due
a levante di Delhi.
Rasivalaya yantra
Una batteria di dodici meridiane zodiacali, orientate non sul
polo equatoriale, ma sul polo dell'eclittica per valutare il
momento della levata di ciascuno dei segni zodiacali; in
questo modo si ottiene direttamente la longitudine del sole 6.
Krantivritti yantra
Un torquetum.
Dakshinovritti yantra
Quadranti meridiani a parete come quelli di Tycho Brahe,
ma più grandi.
Shashtamsa yantra
"Strumento da sessanta gradi". Enormi sestanti fissi o archi
graduati.
Jai prakas
Emisferi rovesciati su cui sono impresse coordinate, e sormontati da fili tesi incrociati: servono ad indicare la
posizione del sole in base alle ombre proiettate.
Kapala Vasca
Vi si trovano rappresentate le graduazioni corrispondenti al
coluro solstiziale; indica i segni zodiacali e ascendenti.
Ram yantra - digamsa yantra
Goniometri circolari per osservazioni azimutali.
Narivalaya yantra
Un cilindro orizzontale orientato secondo la linea meridiana
e provvisto di meridiane sulle facce del piano equatoriale.
Naturalmente ogni osservatorio era dotato di
numerose sfere e cerchi armillari equatoriali, astrolabi, ecc.
Alcuni autorevoli studiosi avanzano ipotesi su una
presunta componente cinese negli strumenti dell'osservatorio di Jaipur in India. Per esempio, nella
Narivalaya yantra si trova una meridiana con l'iscrizione in ore, minuti, ghati e pala, che farebbe
pensare ad una ispirazione cinese. Inoltre, si fa
ricordare una meridiana emisferica rovesciata, in
bronzo, custodita in Corea ma sicuramente d'origine cinese (fig. 8). La punta dello gnomone occupa
il centro di "omotetia", cioè il centro della sfera,
come nell'hemisphaerium dei Greci. La scritta yang
fu jih kuei, significa "meridiana solare a vasca rivolta verso l'alto" ed è costruita per la latitudine 37°
39' 15" (corrispondente a Seul). Risale forse alla
fine del XVII secolo.
Questo tipo di meridiana "a vasca" è divenuta in
tempi più recenti molto popolare in Giappone,
dove viene denominata hidokei.
Nella gnomonica occidentale questi tipi di orologi solari si costruiranno dalla fine del XVI secolo (Cristoforo Clavio) alla fine
del XVII secolo (Magdleine). Athanasius Kircher fu il principale autore non solo nel descrivere orologi orizzontali con queste
caratteristiche, ma ad abbellirli con soluzioni artistiche stupende. Questi orologi furono denominati semplicemente "meridiane
degli ascendenti e discendenti" e sono attualmente sconosciute (si veda N. Severino Gnomonica Kircheriana, Roccasecca, 1995)
6
Nicola Severino
Gnomonica cinese
14
LA MERIDIANA
Il termine cinese che viene di solito associato agli
orologi solari, ma forse più specificamente ai tipi
di meridiane d'altezza portatili, è kuei piao:
in cui il carattere kuei unisce il radicale sole con
l'antico termine chiu, che oggi significa colpa o vergogna, ma in origine era forse legato alla rivelazione di tempi fausti e infausti. I riferimenti letterari sulle meridiane in Cina sono abbastanza rari.
Nella bibliografia del Chhien Han Shu (I secolo a.C.)
si trovano riferimenti ad un "Libro della
Meridiana", Jih Kuei Shu, in 34 capitoli, inserito in
una compilazione per un calendario di Yin Hsien.
Successivamente, nel Sui Shu del VI secolo, si
trovano altre citazioni sulle meridiane. Ma vi è il
problema di riuscire a determinare l'esatta natura
dello strumento in base alla terminologia, spesso
imprecisa, adottata anticamente. Probabilmente i
termini cambiavano a seconda del tipo di strumento utilizzato. Non sappiamo se le citazioni
contenute dei libri antichi si riferissero a meridiane
con gnomoni verticali od orizzontali, oppure inclinati e paralleli all'asse terrestre.
di meridiane dell'epoca Han (figg. 9-10) pervenuteci, vi sono riportati inconfondibili i segni di quelli
che vengono definiti "specchi TLV". Esempi di
antichi specchi TLV sono ben visibili nella fig. 11 e
gli esemplari più antichi risalgono a circa il 250
a.C. Molti sono gli studiosi che hanno analizzato
nei minimi particolari questi arcani disegni,
riconoscendovi chi dei rituali magici, chi abituali
banchetti, chi tavole divinatorie e via dicendo.
Le due meridiane Han riportano, come è evidente,
i segni che caratterizzano questi specchi TLV, ma
non è ancora chiaro il preciso significato e se vi
fosse qualche relazione tra il simbolismo TLV e la
natura della meridiana, o la sua funzione. Per
quanto riguarda le due meridiane Han, denominate tshe ching jih kuei, la prima appartenne alla
collezione del principe della dinastia manciù Tuan
Fang, ed è stata analizzata da Thang Chin-Chu,
Chou Ching, H. Maspero, Liu Fu e Yetts 7; la seconda fu acquistata dal vescovo White per il museo
di Toronto, e fu studiata da White e Millman 8. Esse
sono identiche nel disegno mentre la prima è in
fig. 9
Con tutta probabilità, però, la gnomonica degli
antichi cinesi dovette essere prevalentemente d'altezza e azimutale. Infatti, nella sezione kuei piao
dell'enciclopedia Thai-Phing Yu Lan (cap. 4, pp. 4b
e sgg.) tutti i riferimenti gnomonici richiamano in
causa lunghezze d'ombra di gnomoni verticali e
non direzioni d'ombra di esemplari inclinati, come
può essere un assostilo.
Parlando di gnomonica cinese antica è impossibile
sfuggire ad un mistero che sembra abbia qualche
correlazione con le meridiane.
Lo studioso W.P. Yetts, pare sia stato il primo a far
notare, nel suo libro The cull Chinese Bronzes, pubblicato a Londra nel 1939, che negli unici esemplari
H. Maspero, Les instruments astronomiques del Chinois au temps des Han, 1939 in Mélanges chinois et bouddhiques, 1939, VI, 183.
FU, T, Chinese astronomy; in Encyclopaedia of religion ant ethich (a cura di Hastings);
8
White W, Millman P.M., An ancient chinese sundial, in Journal of the Royal Astronomical Society of Canada, 1938, XXXII, 417
7
Nicola Severino
Gnomonica cinese
15
fig. 10
La meridiana HAN vista dall’alto e una riproduzione grafica
del tracciato orario e della tipologia degli specchi TLV.
giada, la seconda in calcare. E' anche da considerare che queste meridiane sono da annoverarsi tra
gli strumenti antichi graduati con maggior precisione.
"Le graduazioni sono marcate su una sola faccia. Attorno al foro o sede centrale sono disegnati con gran cura due cerchi, essendo i due
terzi dello spazio anulare divisi in uguali segmenti centesimali della circonferenza. Dove le
linee incontrano il cerchio esterno si nota una
serie di piccole cavità numerate da uno a sessantanove in senso orario mediante caratteri di
stile piccolo sigillo. Questa disposizione, e in
particolare la forma arcaica di chhi, il numero
7, qualificano lo strumento come Han anteriore, forse del II secolo a.C.. Si osservano anche
alcune diagonali che terminano nelle V, con
quattro T che si dipartono dal quadrato e dal
cerchio centrali e quattro L basate sulle linee
periferiche corrispondenti ai punti cardinali.
L'interpretazione di queste meridiane dipende
essenzialmente dal loro impiego sul piano dell'orizzonte piuttosto che dell'equatore. Chou
Ching pensava che venissero collocate in
posizione orizzontale al fine di determinare
l'azimut all'alba e al tramonto. In un primo
tempo anche Maspero si uniformò a quest'interpretazione, supponendo che le graduazioni
Nicola Severino
fig. 11
Per la descrizione, riporto quella di Needham
pubblicata nel libro che fa da palinsesto a questo
articolo:
segmentali, corrispondenti ai sessantanove
quarti di un'ora del giorno più lungo, fossero
poste a nord dello gnomone centrale; in seguito però, notando che l'ombra di un qualsiasi
pezzo fissato nella cavità centrale sarebbe stata
troppo larga per consentire una lettura accurata delle divisioni, sposò la tesi di Thang ChinChu e concluse che in una delle cavità periferiche doveva essere inserito uno gnomone
mobile: le graduazioni sarebbero state dunque
situate a sud dello gnomone centrale, e il
tempo sarebbe stato dato dalla posizione in cui
la direzione dell'ombra dello gnomone mobile
coincideva con quella dello gnomone centrale
fisso.
Poichè però un simile procedimento avrebbe
sortito risultati estremamente imprecisi,
Maspero decise che queste meridiane non
avessero affatto la funzione di cronometri, ma
quella di regolatori per la clessidra. Le relative
asticciole indicatrici sarebbero state scelte dal
funzionario incaricato in base alla lunghezza
del giorno nascente, corrispondendo alla
posizione azimutale della levata del sole.
Gnomonica cinese
16
Sappiamo con certezza che si sono conservate
serie di misurazioni della posizione azimutale
del sole in rapporto al tempo, ma tali misurazioni vennero sempre fatte con gnomoni di
otto piedi e pertanto le modalità d'impiego di
queste meridiane ci restano oscure.
Tenendo presente il carattere fondamentalmente polare ed equatoriale dell'astronomia
cinese, possiamo ragionevomente ipotizzare
che in un lontano passato si sia scoperta la possibilità di ottenere un cronometro solare inclinando la piattaforma nel piano equatoriale e
puntando lo gnomone in direzione del Polo
imperiale della volta celeste. L'innovazione non
deve stupire in un popolo avvezzo a servirsi
della sagoma in giada delle costellazioni circumpolari, dal momento che anche questa
meridiana stellare equinoziale dev'essere orientata secondo il piano equatoriale.
Facendo propria l'ipotesi di Thang Chin-Chu,
secondo il quale lo gnomone periferico o secondario era mobile, Liu Fu propose che la
superficie graduata fosse di fatto inclinata nel
piano equatoriale. Una meridiana solare siffatta riceve i raggi solari sulla faccia superiore
soltanto per metà dell'anno, ovvero tra marzo
e settembre, quando il sole è a nord dell'equatore. Nei numerosi esempi di tarde meridiane
solari (Ming e Chhing) tuttora esistenti in Cina,
il quadrante è graduato su ambo i lati, e l'agognomone o stilo è infisso nel quadrante in
modo da sporgere sia sotto che sopra. I quadranti nei palazzi imperiali di Pechino sono di
questo tipo. Può darsi che nel periodo Han si
usassero due quadranti, l'uno rivolto verso l'alto e l'altro verso il basso.
Secondo Liu lo gnomone periferico mobile era
in posizione più elevata di quello centrale, in
modo di catturarne l'ombra, e la gran parte
graduata della base d'appoggio era situata a
nord del centro. Egli addusse qualche prova a
sostegno dell'ipotesi che il metodo fosse
conosciuto in epoca Yuan, chiamando in causa
un oscuro brano sugli gnomoni contenuto nel
Chou Pei Suan Ching. Migliore è però forse la
soluzione proposta da White e Millman (fig.
12) che prevedeva come oggetto centrale non
uno gnomone ma una piastra rettangolare in
bronzo, collegata allo gnomone periferico a
forma di T mediante un ponte anch'esso in
bronzo.
L'ora sarebbe indicata dalla posizione in cui
l'ombra dello gnomone periferico cadeva sulla
piastra verticale in linea col ponte, e la stagione
dall'altezza della barra trasversale posta sopra
il ponte.
fig. 12
Nicola Severino
Gnomonica cinese
17
Ho voluto riportare per intero la descrizione di
Needham in quanto egli riassume brillantemente i
punti salienti delle teorie ed ipotesi più importanti espresse dagli studiosi su questo argomento. E'
inoltre da ricordare che anche lo studioso
Neugebauer si è pronunciato a tal riguardo, sostenendo che la disposizione gnomonica ipotizzata
dagli altri è l'esatto contrario, per certi aspetti, di
quella che secondo lui fu alla base dello sviluppo
greco della teoria delle sezioni coniche (Menecmo
ed Apollonio). Egli ipotizza, infatti, uno gnomone
che sarebbe stato rivolto verso il sole in culminazione, cioè nel suo passaggio in meridiano, e la
meridiana sarebbe stata ortogonale al piano dell'eclittica, ma non si è mai rinvenuto nessun tipo di
meridiana con queste caratteristiche.
D'altra parte è ovvio supporre che in un popolo
con un'astronomia prevalentemente equatoriale e
polare, le meridiane equinoziali fossero una norE' una lastra di calcare di 11 pollici quadrati e
1 pollice di spessore. Fu trovata nel 1932 in uno
scavo archeologico di Lo-yang, nei pressi dell'antica provincia Honan, ad una latitudine di
34° 40' Nord. Questi due orologi furono acquistati dal vescovo W.C. Bianco per poi passare
recentemente nell'Ontario Real Museum di
Toronto in Canada. Attualmente si trovano nel
Planetario McLaughlin. Il cerchio ha un
diametro di 10 pollici ed al suo centro vi è stato
praticato un foro. Nel solco del cerchio sono
stati ricavati 69 piccoli fori intervallati regolarmente di 3,6°. Quindi, i 68 piccoli archi tra un
foro e l'altro, occupano 244,8° dell'intero cerchio. Il rimanente arco di 115,2° è rimasto indiviso. I fori sono numerati da 1 a 69 in direzione
destrorsa e per ogni dieci di essi si trova una
notazione decimale. Lo stile dei caratteri, e in
particolare il numero 7, hanno fatto datare il
La descrizione continua tenendo conto del fatto
che i normali orologi equatoriali hanno entrambe
le facce superiore ed inferiore incise e graduate,
mentre le meridiane Han riportano le incisioni solo
sulla faccia superiore. Per questo motivo Millmann
ha suggerito l'ipotesi dello gnomone a T fissando
l'orologio nel piano equatoriale, ma con una
rotazione di 180° rispetto all'orientamento stanNicola Severino
malità. Non si capisce per quale motivo astronomi
abituati ad effettuare osservazioni astronomiche
basate sulle coordinate equatoriali e polari non
possano aver realizzato meridiane con piani giacenti nel piano dell'equatore.
La soluzione gnomonica, relativa allo gnomone a
forma di T, data da White e Millman, ci sembra
quantomeno in linea con i sistemi più primitivi
adottati dai Cinesi. Un tale gnomone, infatti, non
sarebbe altro che una sorta di rappresentazione in
miniatura degli gnomoni giganteschi usati per le
osservazioni solstiziali con la sagoma per l'ombra.
Le meridiane Han, testimoniano benissimo l'uso
da parte degli antichi cinesi del sistema centesimale basato sulla divisione del giorno in 100 parti
uguali. Da un sito Internet ho trovato un'altra
descrizione di queste meridiane che aiuta a capire
meglio il loro significato.
reperto alla prima dinastia Han Occidentale,
cioè al II secolo a.C. Esistono delle menzioni in
certi archivi relative ad orologi solari più
antichi, ma dove questi siano non è dato
sapere. Quindi questi orologi Han sono l'unica
testimonianza di orologi solari della Cina di
quel tempo. Essi furono identificati come
meridiane dallo studioso cinese Liu Fu.....
.....Lui fu, tenendo presente il carattere equatoriale e polare dell'astronomia cinese, propose
che il piano dell'orologio sarebbe stato inclinato nel piano dell'equatore, ottenendo un semplice orologio equatoriale. In questo caso, ogni
3,6° dei piccoli archi, diventa 1/100 del giorno,
pari a 14,4 dei nostri minuti. In questo modo,
l'arco più piccolo che è rimasto indiviso, rappresenta la notte più corta, e l'arco suddiviso
rappresenta il giorno più lungo. Il mezzogiorno sarebbe allora indicato dal numero 35.
dard, in modo tale che il numero 35 si trovi
all'apice. Il piccolo piano verticale disposto al centro ha un'altezza sufficiente ad accogliere l'ombra
dello gnomone anche quando il sole si trova alla
minima e massima altezza sull'equatore (fig. 13).
Questa è comunque una ipotesi che non è verificata da nessuna altra prova, per cui non è detto che
tale sia stata la vera funzione delle meridiane Han.
Gnomonica cinese
18
fig. 12 e 13 Ipotesi gnomonica di Millmann che prevede uno gnomone a T che si proietta
su un piano verticale disposto sul foro centrale. In questo caso l’orologio va ruotato di
180° rispetto al normale orientamento.
E nemmeno abbiamo prove sicure del fatto che gli
Han usassero normalmente meridiane equinoziali.
In proposito c'è da ricordare un passo letterario
molto importante da cui si potrebbe dedurre che
tali meridiane fossero un'invenzione del XII secolo.
E' un brano inedito, scritto da Tseng Min-Hsing nel
1176, tratto dal Tu Hsing Tsa Chih (Testimonianze
miscellanee dello spettatore solitario), in cui sono
riportate osservazioni gnomoniche del predecesTseng Nan-Chung soleva dire che negli antichi
classici vi erano bensì molte annotazioni sull'ombra del sole, ma sempre in riferimento alla
lunghezza, e quindi non confrontabili al calcolo del tempo con l'orologio ad acqua. Così egli
compilò a Yuchang un Kuei Ying Thu
(Diagrammi dell'ombra del sole), e costruì una
meridiana solare. Una tavoletta di legno tonda
venne divisa in quattro divisioni uguali, e uno
dei segmenti fu asportato (cioè non graduato)
in modo che la parte graduata avesse la forma
di una luna crescente. Lungo il bordo si segnarono le ore e i quarti. La meridiana era
sostenuta su paletti in modo da essere alta
verso sud e bassa verso nord (cioè nel piano
dell'equatore). Lo gnomone trafiggeva la
meridiana al centro, un'estremità mirata al
Polo Nord e l'altra al Polo Sud. Dopo l'e-
Nicola Severino
fig. 13
sore (forse il proprio padre o zio) Tseng NanChung il quale sembrava essere convinto di introdurre qualcosa di nuovo.
Dal punto di vista della storia della gnomonica, il
documento è molto importante in quanto rappresenta una delle rare testimonianze medievali sullo
studio degli orologi solari. Ecco il passo come
riportato da Needham:
quinozio di primavera ci si doveva aspettare
l'ombra sulla faccia rivolta verso il Polo Nord,
e dopo l'equinozio d'autunno la si trovava sull'altra faccia (quella sottostante). Questo strumento era più o meno in sintonia con l'orologio
ad acqua. Tseng Nan-Chung era molto
orgoglioso del suo congegno e pensava di aver
costruito qualcosa che nell'antichità non si era
mai visto.. Io, suo discendente, una volta ne
fabbricai uno con le mie mani seguendo il suo
sistema.
Fu davvero singolare vedere come, negli
equinozi, lo gnomone inclinato secondo l'asse
polare non proiettasse alcuna ombra, cadendo
la luce direttamente sul bordo del quadrante.
Ciò avvenne perchè il suo piano corrisponde
esattamente all'equatore. ....Che invenzione
precisa e piacevole!
Gnomonica cinese
19
Siamo di fronte alla più antica, precisa e bella
descrizione di una meridiana equinoziale che è
tanto più preziosa se si pensa che attualmente non
si conosce nessun riferimento letterario
dell'Occidente medievale relativo alla scoperta, o
all'adozione dello stilo polare 9. Tuttavia, non possiamo essere certi dell'attribuzione di questa
invenzione né a Tseng Nan-Chung, né agli
astronomi della dinastia Han. Anche perchè il
primo potrebbe essere stato non a conoscenza
degli orologi solari Han. Mentre, per i secondi,
potrebbe essere errata l'interpretazione che finora
ne hanno dato gli studiosi 10.
Il testo di Needham, eccellente per la vastità della
trattazione e per l'approfondimento, è carente
invece su alcune considerazioni gnomoniche. Per
esempio egli dichiara che l'invenzione dell'assostilo in Grecia risale almeno al I secolo a.C., e prende
come classico esempio le meridiane costruite sulla
Torre dei Venti nell'Agorà di Atene, senza tener
conto che quelle meridiane sono dotate solo di
ortostili e non di assostili! 11
fig. 14 Cinese taoista che
osserva l’ora su una
meridiana equinoziale
Se si esclude, naturalmente, l'unica rappresentazione di un orologio solare a vasca (tipo Hemisphaerium) con stilo inclinato e
parallelo all'asse terrestre, denominato Vasa Horoscopum, e riportato da un glossista forse del IX secolo, in un capitolo del De
rerum natura del monaco inglese Beda il Venerabile.
10
Per esempio, il noto studioso Henry Michel, in una comunicazione privata a Needham sostiene che l'orologio Han descritto
sopra non era altro che un goniometro per la determinazione della posizione azimutale dell'alba e del tramonto.
11
Egli scrive: Poichè la preparazione di meridiane verticali o orizzontali con gnomoni paralleli all'asse terrestre presupponeva una notevole
padronanza delle sezioni coniche, possiamo supporre che si sia trattato (l'invenzione dell'assostilo) di un frutto naturale della geometria
greca. Tra le più famose ricordiamo quelle sulle pareti della Torre dei Venti ad Atene....". E' evidente che anche autori di grande prestigio internazionale (errare humanum est), a volte si possono confondere.
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Nicola Severino
Gnomonica cinese
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GLI SPECCHI T L V
Per quanto riguarda il significato dei segni T L V,
riprendiamo il testo di Needham:
Per Liu Fu si trattava di registrazioni di misure
delle altezze che dovevano avere gli gnomoni,
oppure delle ombre che avrebbero dovuto
proiettare rispettivamente nei solstizi d'inverno e d'estate. White e Millman accolgono
questo punto di vista, ritenendo però che l'altezza dello gnomone periferico era fissata dalla
distanza tra la circonferenza del cerchio esterno e il tratto trasversale della T, mentre quella
della piastra centrale era determinata dalla distanza tra il foro centrale e il tratto trasversale
della L. Va detto che, secondo questa interpretazione, la parte graduata della corona circolare è situata a sud, e non a nord, del centro.
Quanto ai segni a forma di V, Liu Fu citò un
certo numero di frammenti criptici in testi
In realtà, il vero significato dei segni TLV ci è
sconosciuto. Si è arrivati addirittura a pensare che
il piano della meridiana potesse essere usato come
tavola da gioco liu-po in cui i simboli TLV avrebbero assunto uno speciale simbolismo cosmico
indicando la forma e i limiti della volta celeste.
Siamo di fronte al più antico dial-game conosciuto.
A quando le meridiane con Scacchi e Dama?
Nicola Severino
arcaici che secondo lui giustificavano l'ipotesi
di una primordiale meridiana solare costituita
da un quadrato di tessuto o cuoio ben teso e
piazzato sul piano equatoriale. I segni a V
sarebbero una reminescenza di quattro degli
otto ganci usati in origine per tenere a posto
l'insieme, e alla fine ridotti ad indicare le quattro direzioni intermedie tra i quattro punti cardinali. L'aspetto forse più significativo è che
tutte le meridiane solari Han hanno un
quadrato centrale.
Il pensiero corre immediato al quadrato centrale sulla sagoma per le costellazioni circumpolari o quadrante stellare equatoriale, che
potremmo considerare l'antesignano delle suddette meridiane.
E' evidente che la fantasia degli studiosi ha partorito, a volte, ipotesi davvero al limite del pensabile. Senza troppo fantasticare si potrebbe
accettare l'idea che i segni TLV avessero un ruolo
prettamente decorativo nelle meridiane, ma è una
soluzione troppo semplice. Così, c'è chi ha accostato ai misteriosi segni il significato del Ming Thang
e dei mandala buddhistici.
Gnomonica cinese
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MERIDIANE PORTATILI
Nello Yuan Shih, cap. 48, pp. 12b sgg., si trova una
tabella delle latitudini (altezze polari) di parecchie
città che fa pensare fosse utilizzata nella
costruzione di meridiane portatili. In esso, inoltre,
si afferma che Tsu Chhung-Chih, nel V secolo d.C.,
trovò i metodi per determinare il tempo sulla base
di differenze nelle ombre solari, ma si tratta probabilmente di studi sul movimento angolare del
sole.
L'unico riferimento relativo ad una combinazione
di meridiana solare e bussola magnetica (quindi
una meridiana portatile) che Needham ha riscontrato nella letteratura cinese, rimanda ad un libro
che ci è del tutto sconosciuto intitolato Pai Kung
Phu (Archivio delle cento opere).
Jamal al-Din nel 1267 portò a Pechino due meridiane, forse portatili, mentre in Occidente vengono
descritte già da Sebastian Munster nel suo
Compositio Horologiorum del 1531. Yang Yu nel
suo libro Shan Chu Hsiu Hua, del 1360, fa menzione
di una meridiana portatile adatta per i viaggi a
cavallo e che presentò all'imperatore il quale volle
provarla. Fu registrato un ritardo di 7 minuti circa
a Shangtu e un anticipo di pari durata a Chekiang
(una differenza di latitudine di 10°).
fig. 15
Meridiane portatili del tipo A databili al XVI sec.
Dalla collezione di W. G. Carey
fig. 16
Per quanto riguarda le meridiane portatili,
Needham le suddivide in due categorie definite A
e B. La prima categoria è stata presa in esame da
Van Beek Carus ed altri studiosi già dalla metà del
secolo scorso. Si tratta del famoso orologio solare
che in Occidente fu denominato "dittico" e, a parte
i caratteri e lo stile estetico cinese, non rappresenta
alcuna novità per noi (figg. 15-16).
Gli studiosi suppongono che tali meridiane fossero
sconosciute in Cina prima dell'arrivo dei Gesuiti e
che essi siano stati in grado di costruirle solo dalla
fine della dinastia Ming. Queste supposizioni poggiano le loro basi anche sul fatto che la denominazione cinese di questi orologi non è soltanto
phing mien jih kuei, ma anche yang kuei, che significa "la meridiana solare venuta da fuori". E a
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questo punto è necessario ricordare che il grande
gesuita Matteo Ricci, pioniere dell'evangelizzazione in Cina, era uno gnomonista esperto, come
d'altronde quasi tutti i gesuiti di allora e che egli
sicuramente costruì ed insegnò a costruire in Cina
moltissime meridiane 12.
La tipologia della meridiana classificata B (fig. 17)
è completamente diversa. Si tratta di una eccellente idea per rendere universale la meridiana del
tipo A. Vi è una base che accoglie la bussola magnetica per l'orientamento, ma l'orologio vero e proprio con le graduazioni orarie, è ricavato su una
tavola separata e inclinabile a piacere in modo che
lo gnomone, perpendicolare ad essa, possa
puntare sul Polo qualunque sia la latitudine dell'osservatore.
Si ricorda che in Occidente i primi dittici furono
resi universali spostando il filo-gnomone che
unisce le due tavolette aperte a 90°, sulla tavoletta
verticale e bloccandolo in prossimità di appositi
fori corrispondenti a determinate latitudini.
Nella meridiana cinese B, il quadrante graduato
viene bloccato mediante un puntello sul dorso che
si inserisce nella sottostante scala dentata a cricco.
Needham ha esaminato molti esemplari del genere
ed ha rilevato, fatto curioso, che la scala sulla quale
dovrebbero essere inserite le latitudini delle città,
reca invece i ventiquattro periodi quindicinali detti
chhi 13. Ne deduce che ogni località doveva avere il
suo chhi standard che è dato dal rapporto tra le
lunghezze delle ombre solari nei solstizi ed
equinozi tra varie località.
Soprattutto questa particolarità costituisce una
valida prova che le meridiane del tipo B siano il
frutto di una tradizione cinese e che non furono
introdotte dai Gesuiti.
fig. 17 Meridiana cinese del tipo B (collezione W.G. Carey)
Esistono molti riferimenti bibliografici a tal riguardo nell'opera di D'Elia, riportata nella bibliografia.
Ognuno dei ventiquattro periodi quindicinali detti chhi corrisponde a un movimento di 15° del sole in longitudine eclittica. Il
periodo quindicinale medio vale 15,218 giorni; metà di un mese lunare 14,765.
12
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Tabella dei 24 periodi quindicinali “chhi”
Needham parla anche meridiane appartenenti ad
un terzo tipo, il C, che sono però molto più rare.
Una di queste si può vedere nella fig. 18. E' formata da una serie di piastre d'avorio, ciascuna valida
per una diversa latitudine. Needham dice che ciascuna di esse "è solcata da un complicato reticolo di
linee in proiezione stereografica". Ma per uno gnomonista è fin troppo evidente che si tratta di un
tracciato orario suddiviso in ore e quarti d'ore,
attraversato da un calendario zodiacale di 13 linee
14
di declinazione solare (per dodici mesi), corrispondenti molto probabilmente ognuna all'ingresso del
sole nei rispettivi segni zodiacali, o all'inizio di
ciascun mese. Un calendario del genere lo realizzava, allo scopo di ottenere delle effemeridi astronomico-gnomoniche, il gesuita Athanasius
Kircher, già nel 1635 14. Lo gnomone, lungo
approssimativamente 2,5 cm e smontabile per rendere più agevole il trasporto, è alloggiato nel foro
appositamente praticato sopra le linee diurne estive.
Si veda N. Severino, Gnomonica Kircheriana, Roccasecca, 1995
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Gnomonica cinese
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Come risulta evidente, tali meridiane indicano le
ore eguali astronomiche, sistema detto "delle
doppie ore eguali" e, come si evince pure dagli
orologi solari di epoca Han, l'uso delle ore
equinoziali in Cina risale almeno al IV secolo a.C.,
mentre in Europa venne adottato nell'uso civile
solo a partire dal XIV secolo! Ancora più straordinario è il fatto che in Giappone, le ore temporarie
furono mantenute fino al 1873, adattando a questo
sistema anche gli orologi meccanici pubblici.
fig. 18 Meridiana cinese del tipo C a lastra intercambiabile per le varie latitudini (collezione dr. R. Clay)
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Vari tipi di meridiane cinesi presenti nel “Whipple Museum of the history of science (anno 1988)
CONCLUSIONI
Lo scopo di questa breve comunicazione era semplicemente quello di portare a conoscenza della
comunità degli studiosi di gnomonica in Italia una
fetta di storia degli orologi solari fino ad oggi in
gran parte sconosciuta nel nostro paese 15.
Per fare questo mi sono avvalso dell'unica fonte
che ho potuto reperire senza troppi sforzi, trovata
ovviamente per caso ed inaspettatamente, ed è
Needham, citato nell'avvertenza all'inizio del
testo.
Ciò dimostra che a volte il carattere interdisciplinare della gnomonica porta a percorrere strade
diverse di cui non si tiene conto. In questo caso,
posso dire che ciò che non è conosciuto dalla
comunità internazionale di gnomonica, era invece
già stato analizzato, esaminato e pubblicato da
altrettanti autorevoli studiosi che, invece, non
appartenevano alla generica schiera di "diallists"
(per dirla all'inglese) e "gnomonisti". Così per
decenni, gli uni hanno ignorato i risultati degli
altri.
Questo opuscolo dimostra perlomeno che la gnomonica in Cina è tutt'altro che qualche semplice
citazione relativa all'osservazione delle ombre di
paletti conficcati in terra, così come riportato in
testi di gnomonica anche autorevoli.
Nelle millenarie vicende gnomoniche cinesi, si
nascondono vere e proprie scoperte di storia della
gnomonica tra le quali le più rimarchevoli mi sembrano le seguenti:
1) Studio e sperimentazione di una gnomonica
basata su un'astronomia a carattere prevalentemente equatoriale e polare, anziché eclitticale
come in Occidente;
2) Accuratissime osservazioni gnomoniche delle
ombre solstiziali per la determinazione dell'obliquità dell'eclittica a cominciare dal secondo millennio a.C. (più di 800 anni prima di Eratostene)!
3) I più antichi documenti letterari relativi ad
osservazioni gnomoniche e sulle meridiane (come
lo Tso Chuan del 654 a.C.);
4) L'invenzione (se confermata) e l'uso di meridiane equinoziali all'epoca della dinastia Han anteriore (IV-III secolo a.C.);
5) I più antichi osservatori gnomonici (torre di
Kyungiu);
6) L'uso del definitore d'ombra nelle meridiane da
osservatorio e per osservazioni più semplici;
7) L'uso di uno stilo con piastra a foro gnomonico
forse anteriore al X secolo;
8) L'eccezionale descrizione della meridiana
equinoziale del XII secolo
9) Gli osservatori astronomici zeppi di meridiane e
strumenti gnomonici;
10) L'uso delle ore equinoziali e costruzione di
meridiane a ore equinoziali fin dall'inizio dell'Era
Cristiana.
Forse qualcosa mi sfugge, ma era solo per
dimostrare che la storia della gnomonica, almeno
negli ambienti gnomonici internazionali, era
rimasta mutila di una grande fetta di questo antico
patrimonio culturale.
Spero, oggi, di aver adempiuto a questo scopo.
Non posso dire diversamente se gnomonisti autorevoli come Girolamo Fantoni, Edmondo Marianeschi ed altri non hanno
potuto indicarmi pubblicazioni in merito per mancanza di fonti. Ma ben presto ho dovuto rendermi conto che tale lacuna riveste
carattere internazionale ed interessa quasi tutte le associazioni di gnomonica.
15
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APPENDICE
I tre inizi dell’anno - L’anno cinese - Mese, giorno e ora
Le informazioni qui sotto riportate
sono tratte dal "Rapporto del De
Ursis sul Calendario Cinese", estratto
dal volume di D'Elia Pasquale,
"Galileo in Cina...." in Analecta
Gregoriana XXXVII, 1947
I tre inizi dell'anno
Ecco come i Cinesi procedono per determinare
l'inizio dell'anno. Intorno al Polo Nord essi
immaginano un circolo grande come quello che
noi chiamiamo semper apparens. Questo circolo
viene da essi diviso in 12 parti o 12 ore che per renderle immobili mettono sempre nello stesso punto,
le 12 di mezzogiorno in alto e quelle di mezza
notte in basso, le sei di mattina all'ovest e quelle
della sera all'est; donde si possono dedurre le altre
ore . Tra le ore di questo orologio ve ne sono tre
degne di nota; la prima si chiama ze, che è mezzanotte, la seconda cceu, che corrisponde alle 2 del
mattino e la terza in, che corrisponde alle 4 pure
del mattino.
Queste ore hanno dato ai Cinesi tre diversi inizi
dell'anno.......
L'anno cinese
I Cinesi fanno uso dell'anno lunare, come gli Ebrei.
16
17
Combinando i movimenti del Sole e della Luna e
introducendo dei mesi intercalari, fanno concordare per quanto è possibile l'anno lunare con il
movimento annuo del Sole. Così, l'anno ordinario
comprende 12 mesi, mentre l'anno intercalare, due
volte in cinque anni, ne comprende 13.
Mese, giorno e ora
Il mese lunare comprende 29 giorni, 12 ore e 44
minuti. Perciò i Cinesi hanno un mese grande, di
30 giorni e un mese piccolo, di 29 giorni. Si servono
del giorno naturale, che va da mezzanotte a mezzanotte; lo dividono in 12 ore uguali, dando ad
ogni ora otto quarti e alcuni minuti. Difatti essi
non dividono il giorno naturale in 96 quarti d'ora
come fanno gli europei, ma in 100, ciò che spiega
perchè le nostre ore non coincidono esattamente
alle ore dei Cinesi. Fisse restano le 12 e le 6 tanto di
notte che di giorno, ogni quarto d'ora viene diviso
in 100 minuti e ogni minuto in 100 secondi e così
per il resto.
Si veda questo circolo in D'Elia, Il mappamondo cinese del P. Matteo Ricci, S.I. Città del Vaticano, 1938, p. 209 n. 138.
Le ore cinesi essendo doppie corrispondono a due delle ore europee; quindi ze corrisponde alle ore 23-1; cceu alle 1-3; in alle 3-5-
Nicola Severino
Gnomonica cinese
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BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Autore
Titolo
edizione
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Maspero H.
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Maspero H.
L'Astronomie dans la Chine Ancienne; Histoire des
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del 1932, ma stampato solo in Mélanges
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Heavenly Clockwork; the great astronomical clocks
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Antiquarian
Horological
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Nicola Severino
Popular Astronomy, 1950, LVIII, 119
dell'Introduzione
Gnomonica cinese
del
3 voll. Libreria dello Stato, Roma, 1942-49
Society
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