Nicola Severino GNOMONICA CINESE Introduzione alla cultura gnomonica della civiltà cinese Roccasecca, 1997 PREMESSA Più volte ho avuto modo di ribadire che allo stato attuale, almeno per quanto riguarda la nostra situazione in Italia (ma forse più in generale in Europa), la gnomonica finisce di essere materia per pochi adepti, come lo è stata in questo secolo fino a qualche decennio fa. Grazie anche alle ultime innovazioni tecnologiche va allargandosi sempre più la schiera di simpatizzanti, appassionati, curiosi, ricercatori, tecnici, e via dicendo che si dedicano allo studio generale degli orologi solari. E' forse superfluo ricordare che l'apporto delle tecnologie informatiche è stato determinante nel dare una rinfrescata ai metodi generalmente adottati, consolidati da secoli e per questo ormai canonizzati cui la gnomonica ha sempre fatto riferimento. Il computer è per lo gnomonista di oggi come lo sciatere di Pardies dello gnomonista del Settecento, o come lo strumento di costruzione di Giovanni Ferrerio Spagnolo per gli gnomonisti del Cinquecento. Ciò si rende sempre più evidente man mano che le tecniche informatiche vengono studiate ed applicate alle metodologie gnomoniche. Ed ormai sono sempre più numerosi i tecnici che si interessano di trasformare la gnomonica classica in "gnomonica informatica". Chi ha avuto modo di partecipare ai Seminari di Gnomonica che ogni sedici mesi si tengono in Italia, organizzati dalla Sezione Quadranti Solari dell'Unione Astrofili Italiani, ha potuto valutare quantitativamente questo apporto tecnologico attraverso le relazioni di nomi ormai famosi in questo campo. E allo stato attuale si può dire che già tutti i principali tipi di orologi solari, alcuni curiosi e tra i più importanti tramandati dall'antichità, sono facilmente progettabili tramite gli appositi programmi software. Ma il bello deve ancora venire. Internet, infatti, costituirà la "biblioteca di Alessandria" dei futuri gnomonisti. Una rapidissima occhiata "in rete", rivela almeno due cose: 1) che gli appassionati di orologi solari sono tantissimi e in rapida crescita, e che molti di essi manifestano l'importante volontà di comunicare le loro esperienze attraverso il computer; 2) che gli argomenti trattati sono dei più vari: storia, documentazione, tecnologia, invenzioni, e il tutto corredato spesso da stupende immagini a colori! Anche se è presto per valutare l'influenza che avrà un tale sistema sulle prossime generazioni di gnomonisti, è facile prevedere che lo sviluppo di comunicazione gnomonica "in rete" per l'inizio del prossimo millennio avrà un effetto almeno pari a quello che la stampa di Gutemberg ebbe sulla produzione libraria del Rinascimento. Tralasciando le futuristiche previsioni, mi pare che al giorno d'oggi sia comunque avvertibile una profusione di menti gnomoniche che vanno sempre più distinguendosi almeno in due categorie. Da una parte si va consolidando una folta schiera di entusiasti ricercatori storici che, scavando a ritroso nel tempo, nei templi del sapere, riportano continuamente alla luce documenti della massima importanza che vanno a costituire l'ossatura della storia della gnomonica; dall'altra, si riscontra un notevole interesse, proveniente anche da diversi ceti sociali e culturali, per gli aspetti puramente tecnici e teorici relativi alle problematiche che investono direttamente lo studio della classificazione, invenzione e realizzazione di orologi solari di vecchia e nuova concezione. Questi due diversi aspetti, che evidentemente si compendiano l'un l'altro con infiniti punti in comune seppure a volte lontani in linea temporale (come lo sono per esempio alcune tecniche inventate nell'antichità e adottate con qualche miglioria in tempi moderni), costituiscono un vero punto di forza della moderna gnomonica italiana. Mi sentirei di affermare, anzi, che grazie all'apporto di decine di studiosi ed appassionati, nel nostro paese cresce sempre più forte quella "coscienza gnomonica" che permette di far interagire positivamente e in modo costruttivo le singole iniziative derivate da studi teorici, didattici e sociali, nonchè le importanti catalogazioni del patrimonio gnomonico italiano. Ma c'è un aspetto da tenere ancora presente. Fino a qualche anno fa, la storia della gnomonica sembrava fosse arrivata in una forma di stasi dalla quale non sarebbe più uscita se non per mezzo di una "revisione" generale. I capi- toli di storia degli orologi solari che si possono leggere in tutti i libri di gnomonica stampati fino al 1988 sembrano scritti in serie e tutti dalla stessa mano. Si sa, ognuno attingeva alle fonti principali, che nel caso specifico era quasi sempre Rohr 1, senza mai condurre ricerche personali. Ciò, inoltre, ha permesso di tramandare luoghi comuni storiografici e non pochi errori di valutazione praticamente in tutta la letteratura gnomonica successiva alla pubblicazione del libro di Rohr. Che la storia degli orologi solari sia una materia, oggi, di nuova acquisizione è un dato facile da dimostrare. Mi è capitato spesso, infatti, di vedere che tecnici costruttori moderni, più inclini alle dimostrazioni matematiche che non ai dati storici, abbiano realizzato esemplari di orologi solari ritenuti "nuovi", e che invece si ritrovano in opere di famosi studiosi di epoca rinascimentale, a volte di astronomi arabi, o di studiosi del Settecento. E' sconcertante, per esempio, appurare come la gnomonica degli arabi di mille anni fa, sia oggi molto più moderna di quanto si fosse ritenuto in un primo momento e come tale argomento sia praticamente sconosciuto agli stessi gnomonisti (soprattutto in Italia), mentre sia stato studiato in modo particolare da storici della scienza stranieri dell'800 e dall'inizio di questo secolo. Lo stesso può dirsi per un'altro aspetto storico, questa volta relativo alla cultura dell'estremo Oriente. La gnomonica cinese non offre spunti tali da poterne ricavare un intero volume, anche se studiata con qualche approfondimento. Tuttavia essa può costituire un ricco capitolo di un libro per esempio sulla scienza astronomica di quel popolo. E' forse proprio per questo motivo che la gnomonica cinese, pur regalando un ricco patrimonio documentaristico, non è stata fino ad ora mai trattata, almeno in Italia, e costituisce quindi, paradossalmente, un'altra lacuna della storia della gnomonica che si spera di colmare, in parte, con questo breve saggio. Nicola Severino Si tratta del famoso "Cadrans Solaires", tradotto in diverse lingue ed anche in Italiano nell'edizione "Meridiane" della Ulisse, Torino 1988. 1 Avvertenza Il presente articolo è stato compilato sul palinsesto di un'unica fonte: Joseph Needham, Science and Civilisation in China, Vol. 3, Mathematixs and the Sciences of the Heavens and the Hearth (sezioni 19-25), pubblicato dalla Cambridge University Press nel 1959 e ripubblicato da Giulio Einaudi editore S.p.a., Torino, (ISBN 88-06-585940) nel 1985, con la collaborazione di Wang Ling e la traduzione di Mario Baccianini (sez. 19) e Gianluigi Mainardi (sez. 20). Sono riportati ampi brani dall'originale, soprattutto relativi ad passi letterari di antichi documenti ed alla descrizione di strumenti esaminati personalmente da Needham. Ringrazio Girolamo Fantoni ed Edmondo Marianeschi per avermi confermato che non esistevano, nella letteratura gnomonica italiana, riferimenti specifici sulla gnomonica cinese! L'ing. Gianni Ferrari per avermi regalato una copia del "The Whipple Museum of the History of Science" Catalogue n° 6, Sundials and related instruments. Un ultimo ringraziamento va all'amico Charles K. Aked della British Sundial Society cui dedico questo lavoro. Indice Introduzione 1 Lo Gnomone 4 Osservatori Gnomonici 9 Nanchino e Jaipur 13 La meridiana 15 Gli Specchi TLV 21 Meridiane portatili 22 Conclusioni 27 Appendice 28 Bibliografia 29 INTRODUZIONE Chi per la prima volta s'introduce nel mondo degli orologi solari, si trova di fronte ad una mole di pubblicazioni sull'argomento che trattano quasi esclusivamente degli sviluppi tecnici degli orologi solari, adattando a volte le varie fasi di tali sviluppi con avvenimenti storici e riferimenti calendariali, in modo tale da poterne costruire parallelamente una cronologia storica attendibile. Ciò che è difficile scorgere però, anche se la constatazione è così banale da non essere subito avvertita, è la (quasi) completa mancanza di riferimenti storici di tali sviluppi relativi alle civiltà dell'estremo Oriente, ed in particolar modo alla cultura Cinese che pur tanto ha dato alla storia dell'astronomia in generale. Si può tranquillamente affermare che la gnomonica classica che noi conosciamo è tutta Occidentale, ed in particolare Ellenistica. Per noi occidentali, la scienza degli orologi solari è nata nelle mani di Anassimandro, all'incirca nel VI secolo a.C. O almeno così ci è stato tramandato dal filosofo Diogene Laerzio. Le scoperte archeologiche però ci hanno svelato che la gnomonica è una scienza molto più antica e che orologi solari fissi e portatili erano stati già costruiti in epoche anteriori a quella di Anassimandro. L'orologio solare di Achaz citato nelle Sacre Scritture e l'orologio portatile risalente al regno del faraone Tutmosis III (1500 a.C.), sono tra le più autorevoli prove di queste affermazioni. Tuttavia, gli storici della scienza si sono spesso imbattuti, fin dal XVI secolo, nell'immensa e straordinaria avventura dell'esplorazione della cultura cinese, ed in particolare delle sue incredibili e millenarie risorse scientifiche. Si sa, alla base vi è sempre la madre di tutte le scienze, ovvero l'astronomia. Così, per i cinesi, lo studio del cielo ebbe un ruolo fondamentale, un'importanza primaria, in parte dovuta anche al senso di "religione cosmica" cui fu associata da tempi remotissimi. I filosofi cinesi, ed in particolare i Taoisti, nei secoli attorno all'inizio dell'era Cristiana, si dedicarono Nicola Severino profondamente allo sviluppo organico di nuove concezioni sulla natura dell'universo e del rapporto che con esso ha l'uomo. Ma, forse, lo scopo principale dello studio dell'astronomia, e soprattutto la pratica di questa, è da ritenersi in relazione con l'incessante necessità, in ogni epoca, di istituire un calendario civile-agricolo-religioso, direttamente ordinato dall'imperatore cui tutti dovevano obbedienza. E forse nasce da questo presupposto la separazione tra l'astronomia filosofica taoista, definita "eterodossa", e l'astronomia prettamente pragmatica, associata alla calendaristica, considerata disciplina "ortodossa", tipicamente confuciana. Ad ogni modo, il popolo cinese fu attento osservatore dei fenomeni celesti, tanto che se non si tiene conto dei ritrovamenti archeologici effettuati in territorio caldeo (in particolare le tavolette di terracotta rinvenute nella biblioteca del re babilonese Assurbanipal), bisogna convenire che le meticolose osservazioni dei cinesi, regolarmente registrate su ossa animali (ossa oracolari), su strisce di bambù, ecc., sono da considerarsi le più precise e preziose che ci rimangono, almeno fino all'epoca degli Arabi. Infatti, soprattutto nel lungo periodo (detto spesso dei "secoli bui") che va dalla decadenza dell'Impero Romano, fino al decimo secolo, le osservazioni dei cinesi sono le migliori per l'organicità della raccolta e la precisione. Ciò si rende molto più evidente se si sfoglia qualche "mathesis" universale del '600 o del '700, in cui i riferimenti astronomici relativi a quell'epoca sono talmente esigui da far pensare, paradossalmente che in tutti quei secoli non ci sia stato nessun astronomo nell'occidente dedito alle osservazioni astronomiche. Eppure conosciamo i trattati di Giovanni Filopono, e soprattutto di Beda il Venerabile (unico personaggio davvero influente di quel tempo), ma nulla che si possa paragonare alle osservazioni compiute dal popolo cinese. Essi furono i soli osservatori delle stelle novae e supernovae, e coprirono interamente il periodo compreso tra Ipparco e Tycho Brahe, mentre questi Gnomonica cinese 1 astri furono praticamente ignorati in occidente per tutto quel tempo. Un autorevole studioso scrisse "I Cinesi eseguirono per secoli regolari osservazioni di fenomeni che gli Europei non soltanto ignoravano, ma avrebbero giudicato inammissibili sulla base dei loro preconcetti cosmici". Agli astronomi cinesi si deve anche la più antica registrazione del passaggio della cometa di Halley. Per farsi un'idea dell'antichità in Cina dello studio relativo alle ombre gnomoniche, si deve per forza seguire parallelamente la storia dell'astronomia di quel popolo perchè, probabilmente, le prime osservazioni gnomoniche dovettero coincidere con quelle della cosiddetta "astronomia di posizione". La questione dell'antichità dell'astronomia in Cina costituì una delle principali ricerche condotte da Maspero verso il 1930, il quale si sforzò di dimostrare che le forme più primitive di osservazioni astronomiche si ebbero intorno al VI sec. a.C. Ma, purtroppo (per Maspero), un testo dal titolo Shu Ching è stato datato dagli studiosi, calcolando le posizioni delle stelle di cui si riportano i passaggi al meridiano rispetto ai punti equinoziali e solstiziali, al III millennio a.C., ovvero circa il XXIV sec. a.C. Una tale constatazione potrebbe aprire la strada alle supposizioni secondo cui in quell'epoca l'astronomia cinese possa aver derivato parte del corpus d'informazioni dalla tradizione babilonese, ma siamo nel campo delle ipotesi. Come si è detto prima, la storia dell'astronomia cinese è stata lentamente sviscerata dagli studiosi occidentali, a cominciare dalla seconda metà del XVI secolo. Furono i padri gesuiti ad avere il primo approccio, in particolare padre Matteo Ricci che compilò un minuzioso ed importantissimo diario cui hanno attinto tutti gli studiosi che seguirono. I missionari gesuiti che arrivarono in Cina in quell'epoca ebbero la sorpresa di trovare, invece che un popolo senza tradizioni scientifiche, un popolo che aveva ereditato un sistema astronomico globale, sviluppatosi indipendentemente da quello occidentale 2 ed almeno pari a questo per l'importanza delle osservazioni e delle originali teorie. Un sistema, però, completamente differente nell'adozione del metodo e nella sapiente organizzazione delle osservazioni e delle relative registrazioni. Bisogna, infatti, tener sempre in conto che l'astronomia cinese era basata sostanzialmente sulle osservazioni delle stelle circumpolari, e quindi aveva carattere prettamente polare ed equatoriale. Al contrario di quella Greca e medievale che era esclusivamente eclittica, basata cioè sulle cosiddette "levate e tramonti eliaci" di stelle e costellazioni prossime all'eclittica. Ne è un classico esempio le note osservazioni degli Egizi sulla levata eliaca di Sirio che indicava l'imminente inondazione del Nilo. Non bisogna dimenticare, però, che grazie al sistema di adozione delle coordinate polari ed equatoriali, i cinesi sono considerati gli inventori della "montatura equatoriale" che si ritrova in moltissimi strumenti astronomici e gnomonici dei primi secoli del secondo millennio. In un libro, pubblicato nei primi decenni di questo secolo, si afferma che i gli astronomi cinesi conobbero (circa nel 164 d.C.) un trattato di astronomia importato dalla Siria Romana. E' probabile che si trattasse dell'Almagesto di Tolomeo, terminato circa un ventennio prima. Anche se, in questo caso, bisognerebbe valutare l'influenza dovuta ad un tale riscontro, l'astronomia cinese continuò a svilupparsi sempre secondo la tradizione locale, mantenendo costante il carattere polare ed ed equatoriale. 2 Nicola Severino Gnomonica cinese 2 fig. 1 Foto reale in cui si vedono due indigeni del Borneo intenti a misurare la lunghezza dell’ombra nel sosltizio d’estate con uno gnomone e una sagoma per l’ombra dello gnomone (foto di Hose e McDougall) LO GNOMONE ...L'ombra dello gnomone sta di fronte alla volta celeste e spiega il significato delle sfere celeste e terrestre. Una differenza di mille miglia a sud o a nord della posizione dello gnomone corrisponde alla differenza di un pollice nella lunghezza dell'ombra... Chang Heng, Ling Hsien, I secolo d.C. Sembra che già nel II secolo a.C., i Cinesi fossero in grado di effettuare importanti misurazioni astronomiche applicando le proprietà della similitudine dei triangoli rettangoli. Ciò si evince dalla lettura di un libro, dal titolo Huai Nan Tzu, risalente a circa il 120 a.C., tradotto da Maspero, in cui è riportato un lungo passo, sebbene abbastanza oscuro, relativo agli gnomoni e alla misurazione delle loro ombre: "Per trovare l'altezza del sole si devono sistemare due gnomoni da dieci piedi e misurarne le ombre lo stesso giorno in due località esattamente distanziate di 1000 li su una linea nord-sud. Se lo gnomone meridionale getta un'ombra lunga 2 piedi, quello settentrionale proietterà un'ombra lunga 1 piede e 9/10. E per ogni 1000 li in direzione sud l'ombra diminuisce di un pollice. Ventimila li a sud non vi sarà ombra per nulla e quella località sarà direttamente sotto il sole. Cominciando dunque con un'ombra di 2 piedi e uno gnomone di 10 piedi si trova che verso sud per una perdita d'ombra di un piede si guadagnano 5 piedi in altezza dello gnomone. Moltiplicando pertanto il numero di li a sud per 5, si ottiene 100.000 li, che è l'altezza del sole". Si tratta sostanzialmente del principio di cui si servì anche Talete per misurare le varie distanze fra gli oggetti terrestri al fine di ricavare le distanze dei corpi celesti. Come si è detto nell'introduzione, l'astronomia cinese aveva carattere prettamente equatoriale, oraria, diurna caratterizzata da calcoli del tipo aritmetico-algebrici, mentre l'astronomia greca era geometrica, angolare e basata sull'eclittica 3. Le osservazioni astronomiche dei cinesi quindi, vertevano principalmente nella determinazione delle culminazioni e dei transiti, ovvero i passaggi in meridiano, delle stelle circumpolari. Un metodo che ha subito il vantaggio, su quello occidentale, per il fatto che la determinazione dei momenti delle levate e tramonti eliaci è resa difficile per via dei fenomeni nebbiosi ed atmosferici che si hanno sull'orizzonte. Questo carattere polare dell'astronomia, regolata da accurate misurazioni gnomoniche è già testimoniata nel libro Chou Li (Documento sui riti di Chou), compilato attorno al II secolo a.C.: "Di giorno raccoglievano osservazioni sulla lunghezza dell'ombra del sole, e di notte indagavano le culminazioni delle stelle, così da poter porre in ordine mattini e sere". In base a queste osservazioni gli antichi Cinesi elaborarono, nel corso del I millennio a.C., un sistema completo di divisioni equatoriali denominate hsiu, o mansioni lunari, definiti dai punti di intersezione dei circoli orari con l'equatore. Infine, le culminazioni e i transiti inferiori delle stelle circumpolari servirono a fissare la posizione di ogni La concezione della fascia zodiacale, e quindi l'astronomia equatoriale, era così radicata nella mentalità occidentale che quando gli sudiosi Bosanquet e Sayce cominciarono ad esaminare i primi planisferi babilonesi (XIII sec. a.C.) partirono dal presupposto che vi fosse rappresentata l'eclittica. 3 Nicola Severino Gnomonica cinese 4 punto sull'equatore celeste con la possibilità di determinare la posizione del sole tra le stelle e le rispettive coordinate. In tutto questo, non lo gnomone, ma bensì la meridiana, cioè un orologio solare completo, era già utilizzata per le accurate osservazioni, come si evince dall'antico testo Chin Shu (Storia della dinastia Chin), che risale al VII secolo, in parte scritto probabilmente dal matematico Li Shun-Feng. Al capitolo 13 si legge di due prodigiose apparizioni diurne di Venere e di una grossa meteora. A tal proposito dice il testo: che è scritta con il radicale "osso", mentre se si scrive con il radicale "legno" diventa: che sta ad indicare un bastone o asta. Le forme arcaiche rintracciate su ossi oracolari della componente fonetica mostrano una mano che impugna uno gnomone in questo modo: "esaminando le graduazioni sulla meridiana" (i kuei tu thui chih), era possibile conoscere le posizioni tra gli hsiu e le stelle, e quindi sapere quali zone del paese erano interessate al presagio. Probabilmente lo gnomone, inteso come un comune paletto di materiale idoneo (legno, ferro, ecc.) infisso all'inizio perpendicolarmente nel suolo (piano orizzontale), resta l'antesignano di tutti gli strumenti d'osservazione astronomica che l'uomo abbia inventato. Così doveva essere in Mesopotamia, la culla dell'Astronomia, così presso gli Egizi, agli albori della loro stupenda civiltà, così all'inizio della gnomonica in Grecia, presso Talete e così, infine, anche in Cina. L'uso dello gnomone era strettamente correlato con le osservazioni delle ombre del sole, soprattutto al fine di determinare i solstizi, che i cinesi chiamavano chih (anche attualmente), i transiti notturni delle stelle ed altre osservazioni. Il nome dello gnomone presso quest'antica civiltà era "pei", ad indicare appunto una semplice asta, oppure piao, se ci si riferisce più esplicitamente alla funzione di indicatore. In pratica il piao, dovrebbe corrispondere all'occidentale " gnomone, o punto gnomonico" che è dato dal vertice di un'asta gnomonica, o dal foro gnomonico in relazione proprio con il l'essenza dello gnomone, cioè il punto indicatore che fornisce l'ora o altra informazione. Il pei può essere messo in confronto, invece, con l'asta generica e non col punto gnomonico. Il carattere cinese della parola piao, corrispondente allo gnomone, ha pressappoco questa forma: Nicola Severino Sembra accertato che gli uomini della dinastia Shang, circa 1300 anni prima dell'Era Cristiana, effettuassero precise osservazioni gnomoniche rintracciabili anche sugli ossi nella figura in cui si vede il sole e l'ombra di un uomo a diverse angolazioni. Il più antico riferimento letterario che ci è giunto, relativo ad osservazioni solstiziali per mezzo dell'ombra del sole, è un brano del libro Tso Chuan, risalente al 654 a.C.: "Nel quinto anno del duca Hsi, di primavera, nel primo mese (dicembre), in un giorno hsin-hai, il primo mese, il sole (raggiunse il suo) punto sud più lontano. Il duca (di Lu), avendo ordinato di annunciare la luna nuova nel tempio ancestrale, salì alla torre d'osservazione (kuan thai) per osservare (l'ombra), e (gli astronomi) ne annotarono (la lunghezza) secondo l'uso.....". L'importanza di effettuare accuratamente tali osservazioni ci viene poi tramandata da alcuni particolari, già in epoca Han: l'esigenza di una base perfettamente orizzontale e di un paletto perfettamente verticale. E nel libro Chou Li, si parla di una livella ad acqua e di corde sospese, evidente- Gnomonica cinese 5 fig. 2 Procedimento gnomonico per la determinazione dell’ombra per mezzo della sagoma, durante il solstizio d’estate. Rappresentazione di epoca Chhing mente usate per ottenere la livellazione dei piani orizzontali e la verticalità degli gnomoni. Per quanto riguarda le primissime misure dell'ombra, furono con tutta probabilità effettuate adottando dei regoli della lunghezza di un piede 4. Questa lunghezza però variava a seconda delle ordinanze burocratiche e degli usi locali. Come soluzione fu adottata una tavoletta di giada di misura standard detta thu kuei, che è stata definita "sagoma per l'ombra dello gnomone" e viene citata già nel libro Chou Li, di epoca Han, del II secolo a.C. Ci è pervenuto un esemplare di questo thu kuei, in terracotta, risalente al 164 d.C. (fig. 2) 4 Ecco una stupenda citazione appunto dal Chou Li: "Il Ta Ssu Thu (un funzionario di alto grado), servendosi della sagoma per l'ombra dello gnomone, determina la distanza della terra sotto il sole, fissa l'esatta (lunghezza dell') ombra del sole, e così trova il centro della terra... Il centro della terra è (quel luogo in cui) l'ombra del sole al solstizio d'estate è lunga un piede e cinque pollici". In genere la lunghezza della sagoma, per la misura del solstizio estivo, era di circa un piede e mezzo. E' ovvio che gli astronomi misuravano indiretta- Un piede cinese è circa 25 cm, e un pollice è pari a circa 3 cm. Nicola Severino Gnomonica cinese 6 mente il solstizio invernale in quanto essendo l'ombra del sole molto più allungata, era più difficile stabilire la coincidenza tra l'ombra delle due sagome. Questo fatto ha dello strabiliante perchè tali misurazioni impediranno ai Cinesi di conoscere la disuguaglianza delle stagioni fino a circa il VI secolo d.C, quando Ho Chheng Thien mise finalmente a punto osservazioni più precise del solstizio d'inverno. E' noto, invece, che in Grecia il fenomeno era già conosciuto ad Ipparco da Nicea nel II secolo a.C. La pratica della misurazione delle lunghezze d'ombra della sagoma dello gnomone aveva, tra gli altri scopi, quello molto importante di misurare la latitudine di un luogo per stabilire i confini princinciali e territoriali. Tale notizia si ricava facilmente dal Chou Li, ma non riveste particolare importanza per noi. E' curioso, invece, conoscere una testimonianza lasciataci da un comandante militare, Kuan Sui, il quale nel 349 d.C. guidò con successo una spedizione e in territorio vietnamita "egli sistemò uno gnomone nel quinto mese, rilevando che il sole era a nord e proiettava verso sud un'ombra lunga 9,1 pollici....per cui le porte delle case degli abitanti di quel paese sono rivolte a nord per raccogliere maggior luce dal sole...". Questa esperienza era già nota ai Greci alessandrini. Cioè a sud del tropico del Cancro l'ombra proiettata a mezzogiorno dal sole per una parte dell'anno punta a sud, anziché a nord, come siamo Nicola Severino abituati a vedere. Tra il 721 ed il 725 d.C., furono organizzate due spedizioni da Nankung Yueh e I-Hsing. Furono effettuate misurazioni simultanee, lungo una linea meridiana di 2500 chilometri con nove stazioni dislocate a latitudini comprese tra 17° e 40°, con gnomoni standard di otto piedi. I risultati di questa impresa che fu definita "il più notevole esempio di ricerca sperimentale mai realizzata nell'alto Medioevo", servi sia per confermare antiche misurazioni, sia per migliorare quelle approssimative. Tali risultati furono ripresi fino al 1221, quando il taoista Chhiu Chhang-Chhun e Chingiz Khan organizzarono a Samarcanda delle misurazioni gnomoniche effettuate nel solstizio d'estate sulle rive del fiume Kerulen nella Mongolia settentrionale (circa 48° N). Il motivo invece più importante legato alle misurazioni della lunghezza dell'ombra, era di natura strettamente astronomico, e per la compilazione dei calendari. Dal punto di vista gnomonico, la determinazione del momento in cui l'ombra della sagoma è minima o massima (momento in cui si ha il solstizio) era la pratica di primaria importanza. E, dallo studio su ossi oracolari del XIII secolo a.C. dovuto a Tung Tso-Pin, risultano vari riferimenti al numero 548 che, guarda caso, è all'incirca il numero che si ottiene se si moltiplica 365,25 (giorni dell'anno tropico) per 1,5 (lunghezza della sagoma gnomonica). Da ciò, i cinesi ricavavano che "il solstizio d'estate si ripresenta 548 giorni dopo il solstizio d'inverno". Gnomonica cinese 7 fig. 3 L’importanza delle osservazioni astronomiche e gnomoniche degli antichi cinesi è molto evidente in questo grafico. Già attorno al 1000 a.C., essi si avvicinarono di molto al valore reale dell’obliquità. Inoltre, si vede bene come Liu Hsiang (7) sia stato di molto più preciso di Tolomeo (5), nonostante avesse operato con circa duecento anni di anticipo rispetto all’astronomo alessandrino. OSSERVATORI GNOMONICI Attorno all'anno Mille si rese sempre più evidente che per effettuare osservazioni astronomiche e gnomoniche più precise era necessario disporre di strumenti di enormi proporzioni. In nessun'altra civiltà, come quella cinese ed araba, si avvertì questa impellente necessità. Ed in breve tempo furono realizzati mega-osservatori astronomici e gnomonici che ancora oggi non finiscono di stupirci. Basta ricordare i grandi nomi: Tycho Brahe ed il suo osservatorio di Uraniburg, che conosciamo, purtroppo, solo per mezzo di stampe dell'epoca. Ancora prima, nel 995 Abul'l-Wafa' al Buzjani aveva costruito un quadrante verticale con un raggio di 6,7 metri, mentre Hamid Ibn al-Khidr alKhujandi (morto nel 1000), si era servito di un sestante con un raggio superiore ai 17 metri! Si racconta che Ulugh Beg, nel suo osservatorio a Samarcanda, avesse installato un sestante alto come la basilica di S. Sofia a Bisanzio (quasi 55 metri)! E Sédillot, nel suo noto trattato sugli strumenti astronomici degli arabi, riporta le parole di un astronomo arabo dell'XI secolo, il quale sarebbe stato ben lieto di poter costruire un cerchio che poggiasse da un lato sulle piramidi e dall'altro sul monte Mocattam poichè, egli diceva, le osservazioni sono tanto più accurate quanto più lo strumento è grande. Ma ci occuperemo adesso della torre gnomonica di Kuo Shou-Ching, costruita sotto la dinastia Yuan intorno al 1276 e di cui se ne trova una descrizione nel libro di Tung Tso-Pin, Liu Tun-Chen e Kao Phing-Tzu del 1939. La torre si trova nell'antica città Yang-Chheng, oggi Kaochheng, a circa 80 chilometri a Sudest di Loyang ed è visibile nelle figg. 4-5-6. Si tratta di una costruzione a forma di piramide tronca con una base perimetrale di 15 metri e di 7,5 metri alla sommità. Due scale conducono dal livello del suolo alla piattaforma dove fig. 4 Nicola Severino Gnomonica cinese 9 si trova, sul lato nord, un edificio ad un piano di tre stanze. Dalla stanza centrale, con un'apertura verso settentrione, si poteva rimirare la punta dello gnomone alto dodici metri (oggi scomparso) e l'ombra che un tempo gettava. L'intera costruzione è di mattoni. Secondo il libro Yuan Shih, solo tre altre località furono prescelte per queste torri gnomoniche, ma sembra che gnomoni di 12 metri d'altezza furono effettivamente installati solo a Yang-chheng e a Pechino. Un altro osservatorio gnomonico di cui ci sono pervenute le antiche vestigia è la torre Chhingchow, nei pressi della costa sudorientale della Corea (fig. 7). La torre fu edificata sotto il regno della regina Sondok di Silla, attorno al 650 d.C. Alta circa 9 metri con struttura litica a forma di bottiglia, presenta un'ampia finestra settentrionale per l'osservazione della stella polare ed una piattaforma che ospitava strumenti astronomici. La descrizione dello gnomone riportata nello Yuan Shih può essere considerata una prima antica opera di letteratura gnomonica. Inoltre, il passo è molto importante per la particolare attenzione rivolta dagli antichi autori alle problematiche connesse con la "definizione d'ombra" (nettezza dell'ombra): fig. 5 fig. 7, Torre gnomina di Chhing-chow costruita tra il 632 e il 647 in Corea fig. 6 fig. 4, 5 e 6 Torre gnomonica di Chou Kung per la misura della lunghezza delle ombre solstiziali a Kaochheng (80 Km sudest di Loyang). L’edificio, eretto la prima volta da Kuo Shou-Ching nel 1276, fu ristrutturato in epoca Ming. Ha uno gnomone di 12 metri d’altezza innalzato nella nicchia e la sua ombra veniva proiettata lungo la scala graduata orizzontale visibile nelle foto successive (5 e 6) Nicola Severino Gnomonica cinese 10 fig. 8 e 8 bis Due tipi di meridiane portatili a “vasca” coreane del XVII e XIX secolo. (foto Du Bois Reymond e Old Ashmolean Museum, Oxford fig. 8 fig. 8 bis "La scala graduata è in pietra, lunga centoventotto piedi, larga 4' e 5 " (piedi e pollici) e spessa 1' 4"; la base è alta 2' 6". Agli estremi nord e sud sono scavati dei bacini circolari, ciascuno del diametro di 1' 5" e profondo 2'. A partire da 1' a nord dello gnomone e per una lunghezza di 120' è delimitata una striscia larga 4", suddivisa su ambo i lati per 1" in piedi, pollici e decimi di pollice, che si estende fino all'estremità settentrionale. Ad un pollice dal bordo vi sono canali per l'acqua, profondi 1", collegati alle Nicola Severino estremità con dei serbatoi, che fungono da livella. Lo gnomone (in bronzo?) è lungo 50 piedi, largo 2' 4" e spesso 1' 2" ed è fissato alla base in pietra all'estremo sud della scala graduata. Conficcato ad una profondità di 14' nel suolo, si eleva di 36' sopra la scala. In cima lo gnomone si biforca in due draghi che sostengono una traversa. Dal centro della traversa la distanza alla punta dello gnomone è 4' e quindi la distanza al margine della scala è 40'. La traver- Gnomonica cinese 11 sa, lunga 6' e con un diametro di 3", reca in alto un canale pieno d'acqua che funge da livella. Alle sue due estremità e nel centro vi sono fori trasversali, del diametro di 1/5", che alloggiano asticelle lunghe 5" alle quali sono fissati fili a piombo che consentono di accertare la posizione corretta e impedire la flessione laterale. Se lo gnomone è corto, le divisioni sulla scala debbono essere ravvicinate e minuziose, ed è in genere difficile individuare le graduazioni inferiori ai piedi e ai pollici. Se lo gnomone è lungo, è più facile leggere le tacche, ma per contro l'ombra è chiara e mal definita, tanto da mettere in forse l'esattezza del risultato. Nei tempi andati gli osservatori si sforzavano di valutare il punto preciso servendosi di tubi d'osservazione, oppure di uno gnomone a punta di spillo e di un anello ligneo, tutti dispositivi atti ad agevolare la lettura del segno dell'ombra sulla scala...... ....Il definitore d'ombra è costituito da un foglio di rame largo 2" e lungo 4", con a centro un foro L'accuratezza di queste osservazioni è dimostrata nel grafico in cui sono riportate le misure dell'obliquità dell'eclittica ricavata appunto dalle osservazioni solstiziali, dall'antichità ai tempi moderni. Si vede chiaramente, al n° 19, quanto siano state precise le osservazioni di Kuo ShouChing, migliorate solo da G. Domenico Cassini dopo quasi mezzo millennio! Ma le sorprese non finiscono. Infatti, l'uso del "foro gnomonico" (nelle sue varie applicazioni ) è oggi generalmente attribuito ad un astronomo arabo (al- Sufi) del X secolo. Ma secondo le testimonianze raccolte dagli studiosi della civiltà cinese, pare che essi ne fossero a conoscen- di spillo. Provvisto di una struttura portante a base quadrata, è montato su un perno in modo da poter ruotare di un angolo qualsiasi, in alto a nord e in basso a sud (cioè ad angolo retto rispetto al margine dell'ombra incidente). Lo strumento viene mosso avanti e indietro sino a raggiungere la metà dell'ombra della traversa, delineata in modo un po' impreciso, e quando si vede il foro di spillo che incontra la luce si riceve un'immagine non più grande di un grano di riso nel cui mezzo di può apprezzare indistintamente la trave trasversale. Nei metodi antiquati, che si limitavano a sfruttare la sommità dello gnomone, ciò che veniva proiettato era l'orlo superiore del disco solare. Ma con questo metodo si può disporre senza errori, grazie alla traversa, dei raggi del centro del disco. Nel 1279, il 30 di maggio, rilevai che l'ombra del solstizio d'estate era lunga 12,3696 piedi; l'11 di dicembre dello stesso anno accertai che l'ombra del solstizio d'inverno era lunga 76,7400 piedi. za già dal IX secolo e non si può escludere che proprio da loro gli Arabi abbiano appreso questa tecnica gnomonica 5. Tuttavia, l'uso comune del foro gnomonico si affermò in Cina solo con la dinastia Ming e con l'opera di evangelizzazione compiuta dai Gesuiti. Secondo Maspero, contro Gaubil, Wylie e Tung Tso-Pin, il definitore d'ombra veniva spostato lungo la scala graduata orizzontale ed aveva la funzione di focalizzare, come una lente, l'immagine della traversa. Le osservazioni di Kuo, furono pubblicate in un libro dal titolo Erh Chih Kuei Ying Khao (Studi sulle ombre dello gnomone nei due solstizi). Forse è interessante ricordare che il grande astronomo Laplace giudicò questo lavoro il più accurato mai eseguito sulle ombre solstiziali. E' da tenere presente però che, per quanto riguarda l'invenzione del generico foro gnomonico negli orologi solari, esistono reperti archeologici di orologi solari di epoca romana con queste caratteristiche. Un eccellente esempio è dato dall'orologio pensile portatile a scatola anulare risalente all'imperatore Commodo, conservato anticamente nel museo Kircheriano e descritto per la prima volta da Padre Angelo Secchi in un numero della rivista Civiltà Cattolica, sul finire del secolo scorso (si veda N. Severino Storia della Gnomonica, Roccasecca, 1994). Un altro identico è descritto da Soubiran nel suo Commentario all'Architettura di Vitruvio (edizioni Belles Lettres, 1969) 5 Nicola Severino Gnomonica cinese 12 NANCHINO E JAIPUR: UN TOCCO DI MAGIA Degli osservatori astronomici di Jaipur e Nanchino daremo solo una breve descrizione, anzi un semplice elenco degli strumenti di cui furono dotati. D'altra parte su questi due osservatorio in special modo esistono moltissimi articoli e pubblicazioni specifiche i quali meglio di quanto possiamo fare noi illustrano in dettaglio la storia e le caratteristiche tecniche. Gli strumenti dell'osservatorio astronomico della Montagna Purpurea dell'Accademia Sinica, vicino Nanchino, oggetto di studi approfonditi da parte del gesuita Matteo Ricci, sono descritti ancora una volta nello Yuan Shih (Storia della dinastia Yuan). L'elenco degli strumenti è relativo ad un riallestimento dell'osservatorio operato tra il 1276 e il 1279. Ling lung i Sfera armillare Chien i Strumento semplificato Hun thien hsiang Globo celeste Yang i Meridiana solare emisferica su piano orizzontale e strumenti jai prakas indiani. Kao piao Gnomone alto Li yun i Circolo verticale rotante (circolo altazimutale) Cheng li i Strumento di verifica non identificato Ching fu Definitore d'ombra Khuei chi Tavola per le osservazioni. Forse un adattamento dello gnomone e del definitore d'ombra alle ombre lunari Jih yueh shih i Strumento per le eclissi solari e lunari Hsing kuei "Quadrante stellare". Forse un prototipo di notturnale? Ting shih i Cerchio diurno per la determinazione del tempo. Cheng fang an Tavola per la determinazione delle direzioni. Probabilmente un cerchio azimutale. Hou chi i Strumento per l'osservazione del Polo. Chiu piao hsuan Nove indicatori sospesi. Forse la groma, un complesso di fili a piombo appesi con i quali si verifica l'esattezza degli strumenti, soprattutto degli gnomoni. Cheng i Strumento rettificatore Tso cheng i Strumento rettificatore Nicola Severino Gnomonica cinese 13 Gli strumenti allestiti nell'osservatorio astronomico di Jaipur, voluto dal maharaja Jai Singh, possono essere così suddivisi: Samrat yantra Strumento sovrano che è una immensa meridiana equinoziale con lo gnomone inclinato e parallelo all'asse terrestre, affiancato da altri orologi solari nel piano equatoriale. Misra yantra Strumento misto. E' una meridiana con una serie di gnomoni disposti in forma di archi per due meridiani a ponente e due a levante di Delhi. Rasivalaya yantra Una batteria di dodici meridiane zodiacali, orientate non sul polo equatoriale, ma sul polo dell'eclittica per valutare il momento della levata di ciascuno dei segni zodiacali; in questo modo si ottiene direttamente la longitudine del sole 6. Krantivritti yantra Un torquetum. Dakshinovritti yantra Quadranti meridiani a parete come quelli di Tycho Brahe, ma più grandi. Shashtamsa yantra "Strumento da sessanta gradi". Enormi sestanti fissi o archi graduati. Jai prakas Emisferi rovesciati su cui sono impresse coordinate, e sormontati da fili tesi incrociati: servono ad indicare la posizione del sole in base alle ombre proiettate. Kapala Vasca Vi si trovano rappresentate le graduazioni corrispondenti al coluro solstiziale; indica i segni zodiacali e ascendenti. Ram yantra - digamsa yantra Goniometri circolari per osservazioni azimutali. Narivalaya yantra Un cilindro orizzontale orientato secondo la linea meridiana e provvisto di meridiane sulle facce del piano equatoriale. Naturalmente ogni osservatorio era dotato di numerose sfere e cerchi armillari equatoriali, astrolabi, ecc. Alcuni autorevoli studiosi avanzano ipotesi su una presunta componente cinese negli strumenti dell'osservatorio di Jaipur in India. Per esempio, nella Narivalaya yantra si trova una meridiana con l'iscrizione in ore, minuti, ghati e pala, che farebbe pensare ad una ispirazione cinese. Inoltre, si fa ricordare una meridiana emisferica rovesciata, in bronzo, custodita in Corea ma sicuramente d'origine cinese (fig. 8). La punta dello gnomone occupa il centro di "omotetia", cioè il centro della sfera, come nell'hemisphaerium dei Greci. La scritta yang fu jih kuei, significa "meridiana solare a vasca rivolta verso l'alto" ed è costruita per la latitudine 37° 39' 15" (corrispondente a Seul). Risale forse alla fine del XVII secolo. Questo tipo di meridiana "a vasca" è divenuta in tempi più recenti molto popolare in Giappone, dove viene denominata hidokei. Nella gnomonica occidentale questi tipi di orologi solari si costruiranno dalla fine del XVI secolo (Cristoforo Clavio) alla fine del XVII secolo (Magdleine). Athanasius Kircher fu il principale autore non solo nel descrivere orologi orizzontali con queste caratteristiche, ma ad abbellirli con soluzioni artistiche stupende. Questi orologi furono denominati semplicemente "meridiane degli ascendenti e discendenti" e sono attualmente sconosciute (si veda N. Severino Gnomonica Kircheriana, Roccasecca, 1995) 6 Nicola Severino Gnomonica cinese 14 LA MERIDIANA Il termine cinese che viene di solito associato agli orologi solari, ma forse più specificamente ai tipi di meridiane d'altezza portatili, è kuei piao: in cui il carattere kuei unisce il radicale sole con l'antico termine chiu, che oggi significa colpa o vergogna, ma in origine era forse legato alla rivelazione di tempi fausti e infausti. I riferimenti letterari sulle meridiane in Cina sono abbastanza rari. Nella bibliografia del Chhien Han Shu (I secolo a.C.) si trovano riferimenti ad un "Libro della Meridiana", Jih Kuei Shu, in 34 capitoli, inserito in una compilazione per un calendario di Yin Hsien. Successivamente, nel Sui Shu del VI secolo, si trovano altre citazioni sulle meridiane. Ma vi è il problema di riuscire a determinare l'esatta natura dello strumento in base alla terminologia, spesso imprecisa, adottata anticamente. Probabilmente i termini cambiavano a seconda del tipo di strumento utilizzato. Non sappiamo se le citazioni contenute dei libri antichi si riferissero a meridiane con gnomoni verticali od orizzontali, oppure inclinati e paralleli all'asse terrestre. di meridiane dell'epoca Han (figg. 9-10) pervenuteci, vi sono riportati inconfondibili i segni di quelli che vengono definiti "specchi TLV". Esempi di antichi specchi TLV sono ben visibili nella fig. 11 e gli esemplari più antichi risalgono a circa il 250 a.C. Molti sono gli studiosi che hanno analizzato nei minimi particolari questi arcani disegni, riconoscendovi chi dei rituali magici, chi abituali banchetti, chi tavole divinatorie e via dicendo. Le due meridiane Han riportano, come è evidente, i segni che caratterizzano questi specchi TLV, ma non è ancora chiaro il preciso significato e se vi fosse qualche relazione tra il simbolismo TLV e la natura della meridiana, o la sua funzione. Per quanto riguarda le due meridiane Han, denominate tshe ching jih kuei, la prima appartenne alla collezione del principe della dinastia manciù Tuan Fang, ed è stata analizzata da Thang Chin-Chu, Chou Ching, H. Maspero, Liu Fu e Yetts 7; la seconda fu acquistata dal vescovo White per il museo di Toronto, e fu studiata da White e Millman 8. Esse sono identiche nel disegno mentre la prima è in fig. 9 Con tutta probabilità, però, la gnomonica degli antichi cinesi dovette essere prevalentemente d'altezza e azimutale. Infatti, nella sezione kuei piao dell'enciclopedia Thai-Phing Yu Lan (cap. 4, pp. 4b e sgg.) tutti i riferimenti gnomonici richiamano in causa lunghezze d'ombra di gnomoni verticali e non direzioni d'ombra di esemplari inclinati, come può essere un assostilo. Parlando di gnomonica cinese antica è impossibile sfuggire ad un mistero che sembra abbia qualche correlazione con le meridiane. Lo studioso W.P. Yetts, pare sia stato il primo a far notare, nel suo libro The cull Chinese Bronzes, pubblicato a Londra nel 1939, che negli unici esemplari H. Maspero, Les instruments astronomiques del Chinois au temps des Han, 1939 in Mélanges chinois et bouddhiques, 1939, VI, 183. FU, T, Chinese astronomy; in Encyclopaedia of religion ant ethich (a cura di Hastings); 8 White W, Millman P.M., An ancient chinese sundial, in Journal of the Royal Astronomical Society of Canada, 1938, XXXII, 417 7 Nicola Severino Gnomonica cinese 15 fig. 10 La meridiana HAN vista dall’alto e una riproduzione grafica del tracciato orario e della tipologia degli specchi TLV. giada, la seconda in calcare. E' anche da considerare che queste meridiane sono da annoverarsi tra gli strumenti antichi graduati con maggior precisione. "Le graduazioni sono marcate su una sola faccia. Attorno al foro o sede centrale sono disegnati con gran cura due cerchi, essendo i due terzi dello spazio anulare divisi in uguali segmenti centesimali della circonferenza. Dove le linee incontrano il cerchio esterno si nota una serie di piccole cavità numerate da uno a sessantanove in senso orario mediante caratteri di stile piccolo sigillo. Questa disposizione, e in particolare la forma arcaica di chhi, il numero 7, qualificano lo strumento come Han anteriore, forse del II secolo a.C.. Si osservano anche alcune diagonali che terminano nelle V, con quattro T che si dipartono dal quadrato e dal cerchio centrali e quattro L basate sulle linee periferiche corrispondenti ai punti cardinali. L'interpretazione di queste meridiane dipende essenzialmente dal loro impiego sul piano dell'orizzonte piuttosto che dell'equatore. Chou Ching pensava che venissero collocate in posizione orizzontale al fine di determinare l'azimut all'alba e al tramonto. In un primo tempo anche Maspero si uniformò a quest'interpretazione, supponendo che le graduazioni Nicola Severino fig. 11 Per la descrizione, riporto quella di Needham pubblicata nel libro che fa da palinsesto a questo articolo: segmentali, corrispondenti ai sessantanove quarti di un'ora del giorno più lungo, fossero poste a nord dello gnomone centrale; in seguito però, notando che l'ombra di un qualsiasi pezzo fissato nella cavità centrale sarebbe stata troppo larga per consentire una lettura accurata delle divisioni, sposò la tesi di Thang ChinChu e concluse che in una delle cavità periferiche doveva essere inserito uno gnomone mobile: le graduazioni sarebbero state dunque situate a sud dello gnomone centrale, e il tempo sarebbe stato dato dalla posizione in cui la direzione dell'ombra dello gnomone mobile coincideva con quella dello gnomone centrale fisso. Poichè però un simile procedimento avrebbe sortito risultati estremamente imprecisi, Maspero decise che queste meridiane non avessero affatto la funzione di cronometri, ma quella di regolatori per la clessidra. Le relative asticciole indicatrici sarebbero state scelte dal funzionario incaricato in base alla lunghezza del giorno nascente, corrispondendo alla posizione azimutale della levata del sole. Gnomonica cinese 16 Sappiamo con certezza che si sono conservate serie di misurazioni della posizione azimutale del sole in rapporto al tempo, ma tali misurazioni vennero sempre fatte con gnomoni di otto piedi e pertanto le modalità d'impiego di queste meridiane ci restano oscure. Tenendo presente il carattere fondamentalmente polare ed equatoriale dell'astronomia cinese, possiamo ragionevomente ipotizzare che in un lontano passato si sia scoperta la possibilità di ottenere un cronometro solare inclinando la piattaforma nel piano equatoriale e puntando lo gnomone in direzione del Polo imperiale della volta celeste. L'innovazione non deve stupire in un popolo avvezzo a servirsi della sagoma in giada delle costellazioni circumpolari, dal momento che anche questa meridiana stellare equinoziale dev'essere orientata secondo il piano equatoriale. Facendo propria l'ipotesi di Thang Chin-Chu, secondo il quale lo gnomone periferico o secondario era mobile, Liu Fu propose che la superficie graduata fosse di fatto inclinata nel piano equatoriale. Una meridiana solare siffatta riceve i raggi solari sulla faccia superiore soltanto per metà dell'anno, ovvero tra marzo e settembre, quando il sole è a nord dell'equatore. Nei numerosi esempi di tarde meridiane solari (Ming e Chhing) tuttora esistenti in Cina, il quadrante è graduato su ambo i lati, e l'agognomone o stilo è infisso nel quadrante in modo da sporgere sia sotto che sopra. I quadranti nei palazzi imperiali di Pechino sono di questo tipo. Può darsi che nel periodo Han si usassero due quadranti, l'uno rivolto verso l'alto e l'altro verso il basso. Secondo Liu lo gnomone periferico mobile era in posizione più elevata di quello centrale, in modo di catturarne l'ombra, e la gran parte graduata della base d'appoggio era situata a nord del centro. Egli addusse qualche prova a sostegno dell'ipotesi che il metodo fosse conosciuto in epoca Yuan, chiamando in causa un oscuro brano sugli gnomoni contenuto nel Chou Pei Suan Ching. Migliore è però forse la soluzione proposta da White e Millman (fig. 12) che prevedeva come oggetto centrale non uno gnomone ma una piastra rettangolare in bronzo, collegata allo gnomone periferico a forma di T mediante un ponte anch'esso in bronzo. L'ora sarebbe indicata dalla posizione in cui l'ombra dello gnomone periferico cadeva sulla piastra verticale in linea col ponte, e la stagione dall'altezza della barra trasversale posta sopra il ponte. fig. 12 Nicola Severino Gnomonica cinese 17 Ho voluto riportare per intero la descrizione di Needham in quanto egli riassume brillantemente i punti salienti delle teorie ed ipotesi più importanti espresse dagli studiosi su questo argomento. E' inoltre da ricordare che anche lo studioso Neugebauer si è pronunciato a tal riguardo, sostenendo che la disposizione gnomonica ipotizzata dagli altri è l'esatto contrario, per certi aspetti, di quella che secondo lui fu alla base dello sviluppo greco della teoria delle sezioni coniche (Menecmo ed Apollonio). Egli ipotizza, infatti, uno gnomone che sarebbe stato rivolto verso il sole in culminazione, cioè nel suo passaggio in meridiano, e la meridiana sarebbe stata ortogonale al piano dell'eclittica, ma non si è mai rinvenuto nessun tipo di meridiana con queste caratteristiche. D'altra parte è ovvio supporre che in un popolo con un'astronomia prevalentemente equatoriale e polare, le meridiane equinoziali fossero una norE' una lastra di calcare di 11 pollici quadrati e 1 pollice di spessore. Fu trovata nel 1932 in uno scavo archeologico di Lo-yang, nei pressi dell'antica provincia Honan, ad una latitudine di 34° 40' Nord. Questi due orologi furono acquistati dal vescovo W.C. Bianco per poi passare recentemente nell'Ontario Real Museum di Toronto in Canada. Attualmente si trovano nel Planetario McLaughlin. Il cerchio ha un diametro di 10 pollici ed al suo centro vi è stato praticato un foro. Nel solco del cerchio sono stati ricavati 69 piccoli fori intervallati regolarmente di 3,6°. Quindi, i 68 piccoli archi tra un foro e l'altro, occupano 244,8° dell'intero cerchio. Il rimanente arco di 115,2° è rimasto indiviso. I fori sono numerati da 1 a 69 in direzione destrorsa e per ogni dieci di essi si trova una notazione decimale. Lo stile dei caratteri, e in particolare il numero 7, hanno fatto datare il La descrizione continua tenendo conto del fatto che i normali orologi equatoriali hanno entrambe le facce superiore ed inferiore incise e graduate, mentre le meridiane Han riportano le incisioni solo sulla faccia superiore. Per questo motivo Millmann ha suggerito l'ipotesi dello gnomone a T fissando l'orologio nel piano equatoriale, ma con una rotazione di 180° rispetto all'orientamento stanNicola Severino malità. Non si capisce per quale motivo astronomi abituati ad effettuare osservazioni astronomiche basate sulle coordinate equatoriali e polari non possano aver realizzato meridiane con piani giacenti nel piano dell'equatore. La soluzione gnomonica, relativa allo gnomone a forma di T, data da White e Millman, ci sembra quantomeno in linea con i sistemi più primitivi adottati dai Cinesi. Un tale gnomone, infatti, non sarebbe altro che una sorta di rappresentazione in miniatura degli gnomoni giganteschi usati per le osservazioni solstiziali con la sagoma per l'ombra. Le meridiane Han, testimoniano benissimo l'uso da parte degli antichi cinesi del sistema centesimale basato sulla divisione del giorno in 100 parti uguali. Da un sito Internet ho trovato un'altra descrizione di queste meridiane che aiuta a capire meglio il loro significato. reperto alla prima dinastia Han Occidentale, cioè al II secolo a.C. Esistono delle menzioni in certi archivi relative ad orologi solari più antichi, ma dove questi siano non è dato sapere. Quindi questi orologi Han sono l'unica testimonianza di orologi solari della Cina di quel tempo. Essi furono identificati come meridiane dallo studioso cinese Liu Fu..... .....Lui fu, tenendo presente il carattere equatoriale e polare dell'astronomia cinese, propose che il piano dell'orologio sarebbe stato inclinato nel piano dell'equatore, ottenendo un semplice orologio equatoriale. In questo caso, ogni 3,6° dei piccoli archi, diventa 1/100 del giorno, pari a 14,4 dei nostri minuti. In questo modo, l'arco più piccolo che è rimasto indiviso, rappresenta la notte più corta, e l'arco suddiviso rappresenta il giorno più lungo. Il mezzogiorno sarebbe allora indicato dal numero 35. dard, in modo tale che il numero 35 si trovi all'apice. Il piccolo piano verticale disposto al centro ha un'altezza sufficiente ad accogliere l'ombra dello gnomone anche quando il sole si trova alla minima e massima altezza sull'equatore (fig. 13). Questa è comunque una ipotesi che non è verificata da nessuna altra prova, per cui non è detto che tale sia stata la vera funzione delle meridiane Han. Gnomonica cinese 18 fig. 12 e 13 Ipotesi gnomonica di Millmann che prevede uno gnomone a T che si proietta su un piano verticale disposto sul foro centrale. In questo caso l’orologio va ruotato di 180° rispetto al normale orientamento. E nemmeno abbiamo prove sicure del fatto che gli Han usassero normalmente meridiane equinoziali. In proposito c'è da ricordare un passo letterario molto importante da cui si potrebbe dedurre che tali meridiane fossero un'invenzione del XII secolo. E' un brano inedito, scritto da Tseng Min-Hsing nel 1176, tratto dal Tu Hsing Tsa Chih (Testimonianze miscellanee dello spettatore solitario), in cui sono riportate osservazioni gnomoniche del predecesTseng Nan-Chung soleva dire che negli antichi classici vi erano bensì molte annotazioni sull'ombra del sole, ma sempre in riferimento alla lunghezza, e quindi non confrontabili al calcolo del tempo con l'orologio ad acqua. Così egli compilò a Yuchang un Kuei Ying Thu (Diagrammi dell'ombra del sole), e costruì una meridiana solare. Una tavoletta di legno tonda venne divisa in quattro divisioni uguali, e uno dei segmenti fu asportato (cioè non graduato) in modo che la parte graduata avesse la forma di una luna crescente. Lungo il bordo si segnarono le ore e i quarti. La meridiana era sostenuta su paletti in modo da essere alta verso sud e bassa verso nord (cioè nel piano dell'equatore). Lo gnomone trafiggeva la meridiana al centro, un'estremità mirata al Polo Nord e l'altra al Polo Sud. Dopo l'e- Nicola Severino fig. 13 sore (forse il proprio padre o zio) Tseng NanChung il quale sembrava essere convinto di introdurre qualcosa di nuovo. Dal punto di vista della storia della gnomonica, il documento è molto importante in quanto rappresenta una delle rare testimonianze medievali sullo studio degli orologi solari. Ecco il passo come riportato da Needham: quinozio di primavera ci si doveva aspettare l'ombra sulla faccia rivolta verso il Polo Nord, e dopo l'equinozio d'autunno la si trovava sull'altra faccia (quella sottostante). Questo strumento era più o meno in sintonia con l'orologio ad acqua. Tseng Nan-Chung era molto orgoglioso del suo congegno e pensava di aver costruito qualcosa che nell'antichità non si era mai visto.. Io, suo discendente, una volta ne fabbricai uno con le mie mani seguendo il suo sistema. Fu davvero singolare vedere come, negli equinozi, lo gnomone inclinato secondo l'asse polare non proiettasse alcuna ombra, cadendo la luce direttamente sul bordo del quadrante. Ciò avvenne perchè il suo piano corrisponde esattamente all'equatore. ....Che invenzione precisa e piacevole! Gnomonica cinese 19 Siamo di fronte alla più antica, precisa e bella descrizione di una meridiana equinoziale che è tanto più preziosa se si pensa che attualmente non si conosce nessun riferimento letterario dell'Occidente medievale relativo alla scoperta, o all'adozione dello stilo polare 9. Tuttavia, non possiamo essere certi dell'attribuzione di questa invenzione né a Tseng Nan-Chung, né agli astronomi della dinastia Han. Anche perchè il primo potrebbe essere stato non a conoscenza degli orologi solari Han. Mentre, per i secondi, potrebbe essere errata l'interpretazione che finora ne hanno dato gli studiosi 10. Il testo di Needham, eccellente per la vastità della trattazione e per l'approfondimento, è carente invece su alcune considerazioni gnomoniche. Per esempio egli dichiara che l'invenzione dell'assostilo in Grecia risale almeno al I secolo a.C., e prende come classico esempio le meridiane costruite sulla Torre dei Venti nell'Agorà di Atene, senza tener conto che quelle meridiane sono dotate solo di ortostili e non di assostili! 11 fig. 14 Cinese taoista che osserva l’ora su una meridiana equinoziale Se si esclude, naturalmente, l'unica rappresentazione di un orologio solare a vasca (tipo Hemisphaerium) con stilo inclinato e parallelo all'asse terrestre, denominato Vasa Horoscopum, e riportato da un glossista forse del IX secolo, in un capitolo del De rerum natura del monaco inglese Beda il Venerabile. 10 Per esempio, il noto studioso Henry Michel, in una comunicazione privata a Needham sostiene che l'orologio Han descritto sopra non era altro che un goniometro per la determinazione della posizione azimutale dell'alba e del tramonto. 11 Egli scrive: Poichè la preparazione di meridiane verticali o orizzontali con gnomoni paralleli all'asse terrestre presupponeva una notevole padronanza delle sezioni coniche, possiamo supporre che si sia trattato (l'invenzione dell'assostilo) di un frutto naturale della geometria greca. Tra le più famose ricordiamo quelle sulle pareti della Torre dei Venti ad Atene....". E' evidente che anche autori di grande prestigio internazionale (errare humanum est), a volte si possono confondere. 9 Nicola Severino Gnomonica cinese 20 GLI SPECCHI T L V Per quanto riguarda il significato dei segni T L V, riprendiamo il testo di Needham: Per Liu Fu si trattava di registrazioni di misure delle altezze che dovevano avere gli gnomoni, oppure delle ombre che avrebbero dovuto proiettare rispettivamente nei solstizi d'inverno e d'estate. White e Millman accolgono questo punto di vista, ritenendo però che l'altezza dello gnomone periferico era fissata dalla distanza tra la circonferenza del cerchio esterno e il tratto trasversale della T, mentre quella della piastra centrale era determinata dalla distanza tra il foro centrale e il tratto trasversale della L. Va detto che, secondo questa interpretazione, la parte graduata della corona circolare è situata a sud, e non a nord, del centro. Quanto ai segni a forma di V, Liu Fu citò un certo numero di frammenti criptici in testi In realtà, il vero significato dei segni TLV ci è sconosciuto. Si è arrivati addirittura a pensare che il piano della meridiana potesse essere usato come tavola da gioco liu-po in cui i simboli TLV avrebbero assunto uno speciale simbolismo cosmico indicando la forma e i limiti della volta celeste. Siamo di fronte al più antico dial-game conosciuto. A quando le meridiane con Scacchi e Dama? Nicola Severino arcaici che secondo lui giustificavano l'ipotesi di una primordiale meridiana solare costituita da un quadrato di tessuto o cuoio ben teso e piazzato sul piano equatoriale. I segni a V sarebbero una reminescenza di quattro degli otto ganci usati in origine per tenere a posto l'insieme, e alla fine ridotti ad indicare le quattro direzioni intermedie tra i quattro punti cardinali. L'aspetto forse più significativo è che tutte le meridiane solari Han hanno un quadrato centrale. Il pensiero corre immediato al quadrato centrale sulla sagoma per le costellazioni circumpolari o quadrante stellare equatoriale, che potremmo considerare l'antesignano delle suddette meridiane. E' evidente che la fantasia degli studiosi ha partorito, a volte, ipotesi davvero al limite del pensabile. Senza troppo fantasticare si potrebbe accettare l'idea che i segni TLV avessero un ruolo prettamente decorativo nelle meridiane, ma è una soluzione troppo semplice. Così, c'è chi ha accostato ai misteriosi segni il significato del Ming Thang e dei mandala buddhistici. Gnomonica cinese 21 MERIDIANE PORTATILI Nello Yuan Shih, cap. 48, pp. 12b sgg., si trova una tabella delle latitudini (altezze polari) di parecchie città che fa pensare fosse utilizzata nella costruzione di meridiane portatili. In esso, inoltre, si afferma che Tsu Chhung-Chih, nel V secolo d.C., trovò i metodi per determinare il tempo sulla base di differenze nelle ombre solari, ma si tratta probabilmente di studi sul movimento angolare del sole. L'unico riferimento relativo ad una combinazione di meridiana solare e bussola magnetica (quindi una meridiana portatile) che Needham ha riscontrato nella letteratura cinese, rimanda ad un libro che ci è del tutto sconosciuto intitolato Pai Kung Phu (Archivio delle cento opere). Jamal al-Din nel 1267 portò a Pechino due meridiane, forse portatili, mentre in Occidente vengono descritte già da Sebastian Munster nel suo Compositio Horologiorum del 1531. Yang Yu nel suo libro Shan Chu Hsiu Hua, del 1360, fa menzione di una meridiana portatile adatta per i viaggi a cavallo e che presentò all'imperatore il quale volle provarla. Fu registrato un ritardo di 7 minuti circa a Shangtu e un anticipo di pari durata a Chekiang (una differenza di latitudine di 10°). fig. 15 Meridiane portatili del tipo A databili al XVI sec. Dalla collezione di W. G. Carey fig. 16 Per quanto riguarda le meridiane portatili, Needham le suddivide in due categorie definite A e B. La prima categoria è stata presa in esame da Van Beek Carus ed altri studiosi già dalla metà del secolo scorso. Si tratta del famoso orologio solare che in Occidente fu denominato "dittico" e, a parte i caratteri e lo stile estetico cinese, non rappresenta alcuna novità per noi (figg. 15-16). Gli studiosi suppongono che tali meridiane fossero sconosciute in Cina prima dell'arrivo dei Gesuiti e che essi siano stati in grado di costruirle solo dalla fine della dinastia Ming. Queste supposizioni poggiano le loro basi anche sul fatto che la denominazione cinese di questi orologi non è soltanto phing mien jih kuei, ma anche yang kuei, che significa "la meridiana solare venuta da fuori". E a Nicola Severino Gnomonica cinese 22 questo punto è necessario ricordare che il grande gesuita Matteo Ricci, pioniere dell'evangelizzazione in Cina, era uno gnomonista esperto, come d'altronde quasi tutti i gesuiti di allora e che egli sicuramente costruì ed insegnò a costruire in Cina moltissime meridiane 12. La tipologia della meridiana classificata B (fig. 17) è completamente diversa. Si tratta di una eccellente idea per rendere universale la meridiana del tipo A. Vi è una base che accoglie la bussola magnetica per l'orientamento, ma l'orologio vero e proprio con le graduazioni orarie, è ricavato su una tavola separata e inclinabile a piacere in modo che lo gnomone, perpendicolare ad essa, possa puntare sul Polo qualunque sia la latitudine dell'osservatore. Si ricorda che in Occidente i primi dittici furono resi universali spostando il filo-gnomone che unisce le due tavolette aperte a 90°, sulla tavoletta verticale e bloccandolo in prossimità di appositi fori corrispondenti a determinate latitudini. Nella meridiana cinese B, il quadrante graduato viene bloccato mediante un puntello sul dorso che si inserisce nella sottostante scala dentata a cricco. Needham ha esaminato molti esemplari del genere ed ha rilevato, fatto curioso, che la scala sulla quale dovrebbero essere inserite le latitudini delle città, reca invece i ventiquattro periodi quindicinali detti chhi 13. Ne deduce che ogni località doveva avere il suo chhi standard che è dato dal rapporto tra le lunghezze delle ombre solari nei solstizi ed equinozi tra varie località. Soprattutto questa particolarità costituisce una valida prova che le meridiane del tipo B siano il frutto di una tradizione cinese e che non furono introdotte dai Gesuiti. fig. 17 Meridiana cinese del tipo B (collezione W.G. Carey) Esistono molti riferimenti bibliografici a tal riguardo nell'opera di D'Elia, riportata nella bibliografia. Ognuno dei ventiquattro periodi quindicinali detti chhi corrisponde a un movimento di 15° del sole in longitudine eclittica. Il periodo quindicinale medio vale 15,218 giorni; metà di un mese lunare 14,765. 12 13 Nicola Severino Gnomonica cinese 23 Tabella dei 24 periodi quindicinali “chhi” Needham parla anche meridiane appartenenti ad un terzo tipo, il C, che sono però molto più rare. Una di queste si può vedere nella fig. 18. E' formata da una serie di piastre d'avorio, ciascuna valida per una diversa latitudine. Needham dice che ciascuna di esse "è solcata da un complicato reticolo di linee in proiezione stereografica". Ma per uno gnomonista è fin troppo evidente che si tratta di un tracciato orario suddiviso in ore e quarti d'ore, attraversato da un calendario zodiacale di 13 linee 14 di declinazione solare (per dodici mesi), corrispondenti molto probabilmente ognuna all'ingresso del sole nei rispettivi segni zodiacali, o all'inizio di ciascun mese. Un calendario del genere lo realizzava, allo scopo di ottenere delle effemeridi astronomico-gnomoniche, il gesuita Athanasius Kircher, già nel 1635 14. Lo gnomone, lungo approssimativamente 2,5 cm e smontabile per rendere più agevole il trasporto, è alloggiato nel foro appositamente praticato sopra le linee diurne estive. Si veda N. Severino, Gnomonica Kircheriana, Roccasecca, 1995 Nicola Severino Gnomonica cinese 24 Come risulta evidente, tali meridiane indicano le ore eguali astronomiche, sistema detto "delle doppie ore eguali" e, come si evince pure dagli orologi solari di epoca Han, l'uso delle ore equinoziali in Cina risale almeno al IV secolo a.C., mentre in Europa venne adottato nell'uso civile solo a partire dal XIV secolo! Ancora più straordinario è il fatto che in Giappone, le ore temporarie furono mantenute fino al 1873, adattando a questo sistema anche gli orologi meccanici pubblici. fig. 18 Meridiana cinese del tipo C a lastra intercambiabile per le varie latitudini (collezione dr. R. Clay) Nicola Severino Gnomonica cinese 25 Vari tipi di meridiane cinesi presenti nel “Whipple Museum of the history of science (anno 1988) CONCLUSIONI Lo scopo di questa breve comunicazione era semplicemente quello di portare a conoscenza della comunità degli studiosi di gnomonica in Italia una fetta di storia degli orologi solari fino ad oggi in gran parte sconosciuta nel nostro paese 15. Per fare questo mi sono avvalso dell'unica fonte che ho potuto reperire senza troppi sforzi, trovata ovviamente per caso ed inaspettatamente, ed è Needham, citato nell'avvertenza all'inizio del testo. Ciò dimostra che a volte il carattere interdisciplinare della gnomonica porta a percorrere strade diverse di cui non si tiene conto. In questo caso, posso dire che ciò che non è conosciuto dalla comunità internazionale di gnomonica, era invece già stato analizzato, esaminato e pubblicato da altrettanti autorevoli studiosi che, invece, non appartenevano alla generica schiera di "diallists" (per dirla all'inglese) e "gnomonisti". Così per decenni, gli uni hanno ignorato i risultati degli altri. Questo opuscolo dimostra perlomeno che la gnomonica in Cina è tutt'altro che qualche semplice citazione relativa all'osservazione delle ombre di paletti conficcati in terra, così come riportato in testi di gnomonica anche autorevoli. Nelle millenarie vicende gnomoniche cinesi, si nascondono vere e proprie scoperte di storia della gnomonica tra le quali le più rimarchevoli mi sembrano le seguenti: 1) Studio e sperimentazione di una gnomonica basata su un'astronomia a carattere prevalentemente equatoriale e polare, anziché eclitticale come in Occidente; 2) Accuratissime osservazioni gnomoniche delle ombre solstiziali per la determinazione dell'obliquità dell'eclittica a cominciare dal secondo millennio a.C. (più di 800 anni prima di Eratostene)! 3) I più antichi documenti letterari relativi ad osservazioni gnomoniche e sulle meridiane (come lo Tso Chuan del 654 a.C.); 4) L'invenzione (se confermata) e l'uso di meridiane equinoziali all'epoca della dinastia Han anteriore (IV-III secolo a.C.); 5) I più antichi osservatori gnomonici (torre di Kyungiu); 6) L'uso del definitore d'ombra nelle meridiane da osservatorio e per osservazioni più semplici; 7) L'uso di uno stilo con piastra a foro gnomonico forse anteriore al X secolo; 8) L'eccezionale descrizione della meridiana equinoziale del XII secolo 9) Gli osservatori astronomici zeppi di meridiane e strumenti gnomonici; 10) L'uso delle ore equinoziali e costruzione di meridiane a ore equinoziali fin dall'inizio dell'Era Cristiana. Forse qualcosa mi sfugge, ma era solo per dimostrare che la storia della gnomonica, almeno negli ambienti gnomonici internazionali, era rimasta mutila di una grande fetta di questo antico patrimonio culturale. Spero, oggi, di aver adempiuto a questo scopo. Non posso dire diversamente se gnomonisti autorevoli come Girolamo Fantoni, Edmondo Marianeschi ed altri non hanno potuto indicarmi pubblicazioni in merito per mancanza di fonti. Ma ben presto ho dovuto rendermi conto che tale lacuna riveste carattere internazionale ed interessa quasi tutte le associazioni di gnomonica. 15 Nicola Severino Gnomonica cinese 27 APPENDICE I tre inizi dell’anno - L’anno cinese - Mese, giorno e ora Le informazioni qui sotto riportate sono tratte dal "Rapporto del De Ursis sul Calendario Cinese", estratto dal volume di D'Elia Pasquale, "Galileo in Cina...." in Analecta Gregoriana XXXVII, 1947 I tre inizi dell'anno Ecco come i Cinesi procedono per determinare l'inizio dell'anno. Intorno al Polo Nord essi immaginano un circolo grande come quello che noi chiamiamo semper apparens. Questo circolo viene da essi diviso in 12 parti o 12 ore che per renderle immobili mettono sempre nello stesso punto, le 12 di mezzogiorno in alto e quelle di mezza notte in basso, le sei di mattina all'ovest e quelle della sera all'est; donde si possono dedurre le altre ore . Tra le ore di questo orologio ve ne sono tre degne di nota; la prima si chiama ze, che è mezzanotte, la seconda cceu, che corrisponde alle 2 del mattino e la terza in, che corrisponde alle 4 pure del mattino. Queste ore hanno dato ai Cinesi tre diversi inizi dell'anno....... L'anno cinese I Cinesi fanno uso dell'anno lunare, come gli Ebrei. 16 17 Combinando i movimenti del Sole e della Luna e introducendo dei mesi intercalari, fanno concordare per quanto è possibile l'anno lunare con il movimento annuo del Sole. Così, l'anno ordinario comprende 12 mesi, mentre l'anno intercalare, due volte in cinque anni, ne comprende 13. Mese, giorno e ora Il mese lunare comprende 29 giorni, 12 ore e 44 minuti. Perciò i Cinesi hanno un mese grande, di 30 giorni e un mese piccolo, di 29 giorni. Si servono del giorno naturale, che va da mezzanotte a mezzanotte; lo dividono in 12 ore uguali, dando ad ogni ora otto quarti e alcuni minuti. Difatti essi non dividono il giorno naturale in 96 quarti d'ora come fanno gli europei, ma in 100, ciò che spiega perchè le nostre ore non coincidono esattamente alle ore dei Cinesi. Fisse restano le 12 e le 6 tanto di notte che di giorno, ogni quarto d'ora viene diviso in 100 minuti e ogni minuto in 100 secondi e così per il resto. Si veda questo circolo in D'Elia, Il mappamondo cinese del P. Matteo Ricci, S.I. Città del Vaticano, 1938, p. 209 n. 138. Le ore cinesi essendo doppie corrispondono a due delle ore europee; quindi ze corrisponde alle ore 23-1; cceu alle 1-3; in alle 3-5- Nicola Severino Gnomonica cinese 28 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE Autore Titolo edizione Cranmer G.E. Denver's Chinese Sundial, D'Elia P. Fonti Ricciani; Storia Cristianesimo in Cina Dreyer J.L.E. The instruments in the old observatory in Peking Procedings of the Royal Irish Academy, 1883 (serie II), III, 468; C, 1881, I, 134. Duboys-Reymond C. A Chinese sundial Journal of North China Branch of the Royal Asiatic Society, 1914, XLV, 85. Gaubil A. Des solstices et des ombres Méridiennes du gnomon, observés à la Chine; extrait d'un manuscript envoyé en 1734 à M. Delisle, Astronome, par le P. Gaubil, missionaire jésuite in "Connaissance du Temp", 1809, 382 Gondi S.D. Babu Jantar Mantar : magici strumenti a Delhi n. 99, maggio 1990 Hartner W. The astronomical instruments of Cha-Ma-Lu-Ting, their identification, and their relations to the instruments of the observatory of Maragha in ISIS, 1950, XLI, 184. Maspero H. L'Astronomie Chinoise avant les Han in T'oung Pao (Archives concernant l'Histoire, les Languages, la Géographie, l'Ethnographie et les Artes de l'Asie Orientale), Leiden, 1929 XXVI, 267 Maspero H. 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