TORNATA DEL 4 GIUGNO 1862
PRESIDENZA DEL COMMENDATORE TECCHIO, PRESIDENTE.
SOMMARIO. Annunzio d'interpellanza del deputato Cuzzetti intorno ai fatti di Brescia. =Verificazione di elezioni.
—Seguito della discussione intorno acl alcuni avvenimenti politici del mese di maggio, ed agli atti del Ministero
—Discorsi dei deputati Boggio e Chiaves —Dichiarazioni del depidato Bixio —Osservazioni del deputato Petruccelli —Spiegazioni del deputato Crispi —Discorso del deputato De Boni —Spiegazioni personali dei deputati Boggio e Nicotera. — Presentazione di un disegno di leggeper la leva di terra dell'anno 1842.
La seduta è aperta all'una pomeridiana.
CÌVAIÌMHI, segretario, dà lettura del processo verbale della tornata precedente, il quale è approvato.
MISCHI, segretario, espone il seguente sunto di petizioni :
8234. Domenicucci Michele, di Ancarano, provincia
di Abruzzo Ulteriore primo, addetto alla polizia nel
comune di Sant'Egidio, esposti i servizi prestati per
41 anni, domanda un maggiore assegnamento per poter mantenere la di lui famiglia.
8235. Il professore Sebastiano Blasco fa istanza perchè la città di Augusta in Sicilia venga dichiarata sede
del 4° dipartimento marittimo, elevata acapoluogo di
circondario e aggregata alla provincia di Catania.
8236. La Giunta municipale di Montemilone a nome
di tutta la sua. popolazione chiede che quel comune
venga staccato dalla giusdicenza di Freia e riunito alla
città di Macerata.
ATTI RIVERSI.
Chiedo di parlare.
Parli.
cuzzETTi, Vorrei pregare la Camera di permettermi
di fareun'interpellanza al ministrodell'internosui fatti
di Brescia.
PRESIDENTE. Bisogna che abbia la bontà di aspettare che siamo in numero.
{Succede una breve pausa.)
(Il deputato Mellana accenna di voler parlare.)
Il deputato Mellana vuol parlare sul sunto delle petizioni?
MEiiijAJiA. Vorrei pregare laCamera di dichiarare
d'urgenzala petizione 8232 il cui sunto fu letto nella
tornata di ieri, colla quale i petenti domandano di essere assimilati negli stipendi agli altri impiegati.
Siccome tutta la legislazione nostra tende all'unificaCUZZETTI.
PRESIDENTE.
zione, credo che questa petizione meriti d'essere dichiarata d'urgenza onde sia presentato un apposito disegno
di legge.
PRESIDENTE. La petizione 8232 èpresentata dagli
impiegati della segreteria di giudicatura di Casale, i
quali domandano di essere pareggiati negli stipendi agli
altri impiegati.
Se non vi è opposizione, s'intenderà dichiarata d'urgenza.
(E dichiarata d'urgenza.)
Hanno fatto omaggio alla Camera :
Il sindaco di Lodi, venti esemplari dell'opuscolo: La
domanda dei Lodigiani ed il voto del Consiglio provinciale di Milano, dell'avvocato Antonio Scotti ;
L'ingegnere Giovanni Battista Piatti, venti esemplari
di un opuscolo: Osservazioni sulle macchine a compressione d'aria del Moncenisio;
Il senatore Massimo^d'Azeglio, 450 esemplari di un
suo scritto intitolato: Due parole sulla Pinacoteca ;
Il deputato Nisco, dieci copie del suo opuscolo sul
Banco di Napoli.
Le 450 copie dello scritto relativo alla Pinacoteca,
spedite dal senatore Massimo d'Azeglio, sono già state
distribuite ai signori deputati.
(Si procede all'appello nominale, che viene interrotto
al sopraggiungere di vari deputati.)
Il deputato Ara ha laparola sul sunto delle petizioni.
ASA. Colla petizione 8209 l'avvocato Tournon presenta alcune considerazioni tendenti a dimostrare la
necessità di riformare la legge 19 ottobre 1859 intorno
alle servitù militari.
Siccome venne dalla Camera nominata una Commissione per estendere la legge presente a tutte le Provincie del regno, così domando che questa petizione si abbia a trasmettere a detta Commissione.
PRESIDENTE. Giusta la deliberazione già presa dalla
Camera riguardo alle petizioni che si riferiscono a leggi
in corso, questa petizione sarà senz'altro trasmessa a
quella Commissione.
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2186
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CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1861-62
La parola spetta al deputato Cuzzetti per annunciare
alcune interpellanze.
CUZZETTI. Io avevo chiesta la parola affine di pregare i signori ministri dell'interno e della guerra di
volermi dare alcuni schiarimenti sui fatti avvenuti nel
giorno 15 maggio in Brescia.
Siccome però io ritengo che questi fatti siano indipendenti dall'arresto del colonnello Nullo, perchè avvenuti anche posteriormente, così in casochela Camera
ed i signori ministri non credessero che queste interpellanze potessero aver luogo nella discussione che oggi si
agita, io sarei disposto a differirle a quell'altro giorno
che si credesse di fissare.
RATTAZZI, presidente del Consiglio, ministro per Vinterno. Io non so quali sono le interpellanze che intende
l'onorevole Cuzzetti di muovere al Ministero sui fatti di
Brescia, e se questi fatti abbianouna connessione strettissima con ciò che forma argomento della discussione
di ieri, e credo continuerà ancora afarnesoggetto oggi,
oppure se possano separarsi.
Se egli crede che vi sia una connessione strettissima
tra l'oggetto delle sue interpellanze e l'argomento della
discussione attuale, sarebbe meglio che le facesse nel
corso della discussione attuale ; se crede invece che si
possa separare una cosa dall'altra, allora mi pare che
sarebbe molto più conveniente che lasciasse terminare
la discussione in corso, chè dopoquesta nonavrei alcuna
difficoltà di rispondere sopra quell'argomento particolare su cui egli intende interrogare il Governo.
CUZZETTI. Io ritengo che è una cosa separata dall'altra,
BATTAZZI, presidente del Consiglio. Se quello che
forma oggetto della sua interpellanza non ha connessionecoli'attuale quistione, consento di rispondere dopo.
PRESIDENTE. Sarà dunque messa all' ordine del
giorno dopo.
Il ministro della guerra ha facoltà di parlare.
PETITTI, ministro per laguerra. Io parlerei sulla discussione che ebbe luogo ieri.
PRESIDENTE. Osserverei alla Camera che prima di
tutto vi sarebbero parecchie elezioni da riferire.
Se qualche relatore ha in pronto la relazione, lo invito a venire alla ringhiera.
VERIFICAZIONE DI ELEZIONI.
BERTEA, relatore. Tengo dall'ufficio IX il mandato
di riferire alla Camera intorno all'elezione di Mercato
San Severino che proclamava a suo deputato il commendatore RaffaeleConforti, ministro di grazia e giustizia.
Questo collegio, stato convocato con decreto del 17
aprile per il giorno 4 maggio successivo, è composto di
tre sezioni: Mercato, Baronissi e Montoro. Gli elettori
sono 969. Al primoscrutinio intervennero 504, dei quali
447 diedero il voto al signor avvocato Conforti Raffaele,
16 al signor Montagna Crescenzio, 14 al signor Farina
Mattia; 25 voti andarono dispersi, 3 furono dichiarati
nulli.
Le operazioni sonoperfettamente regolari, ed avendo
l'avvocato Raffaele Conforti raggiunto nel primo scrutinio il numero dei voti voluto dalla legge, fu proclamato deputato.
L'ufficio IXper mezzo mio propone alla Camera la
convalidazione di quest'elezione.
(La Camera approva.)
©E BLASIIS, relatore. Il Vufficiom'incarica di riferire sull'elezione del collegio di Atessa, il quale nominò
a suo deputato il signor Nicola Melchiorre.
Questo collegio è composto di tre sezioni: Atessa,
Bomba e Castiglione. Gli elettori iscritti sono 475; intervennero al primo scrutinio 175 elettori, dei quali
103 diedero il voto al signor Candido Augusto Vecchi,
67al signor Nicola Melchiorre; 5voti andarono dispersi.
Si dovette procedere al ballottaggio. Al secondo scrutinio intervennero 279 elettori, dei quali 148 votarono
pel signor Nicola Melchiorre, 130 pel signor Augusto
Vecchi ; quindi fuproclamato deputatodel collegio elettorale di Atessa il signor Melchiorre Nicola.
L'elezione è nella più perfetta regola; nell'eletto concorrono tutte le qualità volute dalla legge; quindi l'ufficioVper organo mio vi propone di convalidare l'elezione fatta dal collegio di Atessa nella persona del signor Nicola Melchiorre.
(La Camera approva.)
SANSEVERINO, relatore. Hol'onore di riferire a nome
del VII ufficio sull'elezione fatta dal collegiodi Francavilla, il quale non venne mai rappresentato in questo
Parlamento.
Il collegio di Francavilla è composto di 32 sezioni. Il
numero degli elettori è di 1423; il numero dei votanti
fu di 1105.
Il signor conte Luigi Castellani-Fantoni ottenne voti
559, il signor avvocato Domenico Cacopardo 335, il signor Grassetti Giorgio Tomaio 178; 33 voti andarono
dispersi.
Tutte le operazioni furono in perfetta regola, però
sorse in alcuno dei membri dell'ufficioun dubbio, ed è
che la sezione di Gallati non si è riunita, o almeno fu
convocata, ma non si presentaronogli elettori. Ciòdiede
luogo ad una discussione nell'ufficio, però la maggioranza propone la convalidazione dell'elezione del signor
Luigi Castellani-Fantoni a deputato del collegio di
Francavilla, poiché i 559 voti ottenuti dal Castellani
oltrepassano il terzo del numero degli elettori inscritti,
compresi quelli di Galati, e la metà dei votanti.
(La Camera approva.)
TOSTEXIIJI, relatore. Ho l'onore di riferire alla Camera sulla elezione del deputato fatta dal 1° collegio di
Modena, città, nella persona dell'avvocato Claudio Sandonini.
Il collegio consta di sei sezioni, le quali hanno complessivamente iscritti 1411 elettori.
Si presentarono a votare 731, i voti dei quali anda-
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TOBNATA DEL 4 GIUGNO
rono divisi nel seguente modo : all'avvocato Sandonini mendatore Mancini potesse essere convalidata, e divoti 619, al conte Salimbeni voti 55, all'avvocato Ron- ceva questo, perocché, se infatti sta, dopo che il medesimo ha cessato di essere ministro, sia intervenuto un
chetti voti 35; gli altri furono odispersi o nulli.
Perciò l'avvocato Sandonini ottenne il numero legale decreto regio indata del 3 aprile, il quale lo nominava
di voti per essere proclamato deputato come lo fu dopo professore di diritto internazionale e marittimo, non
lo spoglio dei voti fatto alla sezione principale nel è però men vero che in data del 5aprile, cioè il giorno
precedente alla sua elezione, che ebbe luogo il 6, è stato
giorno 7 aprile prossimo passato.
La posizione personale dell'eletto non presenta ecce- emanato altro decreto regio che lo haposto, dietro sua
zione, perchè sebbene egli fosse già da un anno giudice domanda, inaspettativa, senza stipendio, locchè ha dein disponibilità senza stipendio, i precedenti della Ca- ciso il VII ufficio aproporre alla Camera per mezzo
mera stabilirono che l'impiegato in aspettativa senza mio laconvalidazione della sua elezione.
stipendio sia eleggibile, e perchè inoltre veniva, dietro
Ecco perchè a nome dell'ufficio VII io domandava
sua domanda, dispensato da ogni ulteriore servizio con che venisse approvata l'elezione del professore Mancini
reale decreto del giorno 2 aprile, ecosì in tempo utile seguita nel collegio d'Ariano.
ed anteriore alla votazione ealla proclamazione di de- PRKSIOEXXE. Se nonvi sono opposizioni, s'intenderà
putato.
approvata l'elezione fatta dal collegio d'Ariano nella
Perciò anome dell'ufficioYII ho l'onore di proporre persona del professore Mancini.
alla Camera la convalidazione dell'elezione dell'avvo(E approvata.)
cato Claudio Sandonini a deputato del 1° collegio di
Modena.
(La Camera approva.)
SEGUITO REM/A DISCUSSIONE INTORNO ATTILI
NB«BOTTO, relatore. Anome del VII ufficio ho l'oAVVENIMENTI »E&I.O SCORSO MAGGIO.
nore di riferire sull'elezione del collegio di Ariano, elettovi il commendatore Pasquale Stanislao Mancini.
PRESIDENTE. Si riprende ladiscussione sugli avveIl collegio di Ariano si compone di quattro sezioni:
Ariano, Montecalvo, Castelbaronia eFlumari. Gli elet- nimenti dello scorsa maggio.
La parola spetta al deputato Boggio,
tori iscritti sommano a 745. All'unico scrutinio interROGGIO. Contro il mio costume entro esitante in
vennero 417 elettori.
Il commendatore Mancini ottenne 855voti, Dassi Giu- questa discussione ; vi entro esitante e dico francamente
seppe 28, Pizzotta Gerolamo 15; voti dispersi 16, voti che io avrei preferito astenermene, se no mi fosse sembrato che a mancanza di coraggio od a difetto di connulli 8.
Avendo il commendatore Mancini ottenuto il numero vinzioni si potesse attribuire il miosilenzio dopo la
di voti prescritto dalla legge, è stato proclamato depu- tornata di ieri; tornata che io chieggo la facoltà ai miei
colleghi di chiamare infelice.
tato di questo collegio.
Le operazioni elettorali seguirono regolarissime, e
Ieri il proverbio ha mentito; dal cozzo delle opinioni
non essendovi negli atti protesta di sorta, l'ufficio VII ieri, pur troppo, non è uscita luce che valesse adilluvi propone per mezzo mio la convalidazione della sua minarci, od almeno io''non l'ho saputa vedere.
elezione, facendo notare alla Camera che il commendaIeri udii iniziarsi ladiscussione colla lettura di un
tore Mancini si trova fra i professori in aspettativa documento, il quale mi ha fatto grandemente rincresenza stipendio per averne fatta domanda, che è stata scere che chi firmava quel foglio non abbia creduto di
ammessa.
raccomandare piuttosto all'autorità della parola parMASSARI. Bramerei sapere dall'onorevole relatore se lata ciò che egli preferì affidare alla docile penna. Forse
l'ufficioha accertato quale fosse lacondizione dell'ono- egli pensava che, avendo lasciato chi assai bene poteva
revole Mancini quando egli venne eletto adeputato del qua dentro rappresentarlo (e lo dimostrò il fatto), non
collegiodi Ariano, imperciocché siccome qualche giorno vi era inconveniente alcuno nella sua assenza ; ma cerprima venne fatta l'elezione di un altro professore, la tamente questa lettera crea una condizione di cose molto
quale non è stata ancora verificata, ma che forse pa- difficile e spiacevole a chi dissente dalle opinioni del
recchi miei colleghi sanno essere l'elezione del collegio generale Garibaldi espresse inessa.
di Pistoia, esiccome in pari tempo al numero dei proE inverità abbiamo ora nei nostri atti parlamentari
fessori che possono ancora sedere in questa Assemblea una lettera la quale anche per parte dei singoli depunon ne mancava che uno solo, così nascerebbe la diffi- tati vorrebbe essere discussa ; ma non può esserlo con
coltà di sapere se il giorno dell'elezione l'onorevole tutta lalibertà che pur sarebbe necessaria, perchè vi è
Mancini fosse eleggibile, oppure no. Quindi importa pericolo di venir meno al riserbo che sempre si deveteche sia stabilito bene, se egli avesse dato la sua dimis- nere verso l'assente.
sione da professore effettivoprima odopo l'elezione avDopo questa lettera ioho udite accuse gravissime
venuta in Ariano.
contro il Ministero e non mi fece meraviglia, per la naNEGROTTO, relatore. Iodiceva testé alla Camera che tura loro, che quelle accuse„venissero dai banchi della
non poteva sorgere opposizione a che l'elezione del com- I Sinistra, e che l'onorevole Crispi se ne facesse organo.
CAMERA DEI DEPUTATI — Discussioni
- 3° Periodo
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CAMERA DEI DEPUTATI —
Bensì, lo dichiaro francamente, la mia mente cominciò
a turbarsi e cessò di comprendere allorquando sentii su
questi banchi la voce dell'onorevole Bertolami farsi l'eco
di quelle invettive e riprodurre recriminazioni sul passato, ed associarsi alle accuse contro il Ministero in un
momento solenne quale è quello in cui oggi versiamo.
Udii poscia altri oratori, o per dir meglio un altro
oratore a proposito dei casi di Sarnico e di Brescia fare
una serie di escursioni sopra terreno affatto diverso, e
formulare un infinito numero di appunti, i quali veramente non so come entrassero in codesta discussione.
Udii il Ministero difendersi largamente, quasi direi
troppo largamente, e, se non potesse parere indiscrezione la mia, vorrei a questo proposito ricordare a chi
siede su quel banco, che ora più che mai cessò di essere
un banco invidiabile (Si ride), come in simili circostanze quel grande, di cui oggi abbiamo ricordato la
perdita, non avesse costume di impegnare in una medesima tornata il Governo le cinque, le sei, le sette volte
in discussioni forse premature, ma solesse riserbare la
sua parola al momento più opportuno, e credo che Parlamento e Governo a quel metodo ci guadagnassero.
L'impressione generale che ho ricevuta nella tornata
di ieri, e troppo temo non essere il solo, fu molto penosa; fu molto penosa perchè mi sembrò che poco o
piuttosto nulla la cosa pubblica abbia guadagnato a
quella discussione; f u molto penosa perchè udii formolarsi in questo recinto teorie, le quali io ero lungi dal
credere si potessero seriamente proporre dinanzi a questa Camera.
Ma veniamo senz'altro alla conclusione piratica che si
vuol derivare dalla seguita discussione; imperocché noi
non siamo un'accademia, non siamo un 'Arcadia; deve
mai sempre dai nostri dibattiti uscire qualcosa di pratico, di positivo.
L'onorevole Crispi è giunto ad una conclusione pratica; l'onorevole Crispi ha proposto una inchiesta. Se io
sedessi in quella parte nella quale egli siede, mi assoderei alla sua proposta. Non v'ha dubbio che quella
sua proposta rivelava una tattica molto sottile e un non
comune accorgimento.
Che cosa significa proporre un'inchiesta? Significa
continuare per un tempo più o meno lungo la debolezza
del Governo; significa continuare la scissione della
maggioranza ; significa mantenere l'incertezza nel paese ;
significa moltiplicare le probabilità che la minoranza
diventi maggioranza. (Bene!) Ecco che cosa significa
per me l'inchiesta che l'onorevole Crispi propone : ed
ecoo a un tempo perchè io non esito a dichiarare sin da
ora che il mio voto sarà contrario alla proposta dell'onorevole Crispi.
Eliminata l'inchiesta qual'è l'alternativa innanzi alla
quale ci troviamo ?
Eliminare linchiesta, cioè respingere il sistema che
continua le incertezze del passato, i dubbi presenti, la
debolezza del Governo, del paese, del Parlamento ; eliminare l'inchiesta equivale al dire che si deve pronunciare un immediato giudizio ; che deve da questa di-
—
SESSIONE DEL
1861-62
scussione emergere un voto positivo, un voto franco
e preciso. Insomma vuol dire che ciò che deve senza più
diventar una verità è ciò che in una delle ultime tornate della precedente Sessione, una voce qui dentro
proclamava fra l'approvazione universale essere cioè
tempo che gli equivoci abbiano un termine; essere
tempo che ci spieghiamo una buona volta per tutte ;
vuol dire che dobbiamo prendere le mosse da questa
discussione per entrare in una via franca e decisa. Ciascuno voterà ora, come sempre, secondo la sua coscienza;
ina ora più che mai è necessario che si rinunzi ai mezzi
termini, alle mezze misure; ora più che mai è necessario che si giunga ad una soluzione definitiva, perchè
noi ci renderemmo gravemente colpevoli verso la nazione prolungando questo stato d'incertezza.
Ma se una soluzione definitiva e recisa è necessaria,
è ovvio che l'alternativa nella quale noi ci troviamo
non può essere che questa : o iin voto di disapprovazione al Ministero od un voto di fiducia.
Io schiettamente dichiaro fin d'ora che per me la
questione si riduce in questi estremi termini ?
E perchè? Perchè la questione per me non è ministeriale, perchè per me non si tratta di sapere come si
chiamino gli uomini che seggono su quel banco, ma
perchè per me la questione è governativa, è nazionale.
10 credo essere cosa urgente ed indispensabile che il
paese sappia finalmente se è governato ; se gli uomini
che seggono ai consigli della Corona hanno non solo la
volontà, ma la forza e la possibilità di timoneggiare la
nave dello Stato.
E inutile che ci facciamo illusioni; se il Parlamento
non si dichiara in modo reciso e franco, noi avremo ministri di nome, ma non avremo un Governo autorevole,
non avremo un Governo efficace e forte. E perchè? Perchè questo Governo non essendo sicuro di un appoggio,
dovrà continuare a vivere di espedienti, come lo si accusa di aver fatto ai suoi principii.
B B 0 6 L 1 0 . Domando la parola.
E qui io vengo direttamente alla parte più
delicata della discussione.
bosgi o.
Già nell'altra parte della Sessione, ma sovratutto
nella tornata di ieri, si fece agli uomini che sono al Ministero questa accusa che vivevano di espedienti. Ed
anzi avemmo ieri questo spettacolo singolare, che da
una parte della Camera si diceva al Ministero : noi vi
rinneghiamo perchè amoreggiaste colla rivoluzione e
poi ci lasciaste a mezza via ; voi prometteste e non
avete atteso ; e dall'altra parte della Camera un'altra
voce esclamava : voi avete ora abbandonati gli uomini
della rivoluzione? Sta bene; ma fu un momento del
vostro passato in cui motraste di voler patteggiare con
loro, e vi rinnego io pure.
Ecco, riducendola alla sua espressione più semplice,
11 significato della discussione che si fece ieri per parte
degli oratori che parlarono contro il Ministero.
Io non mi propongo di indagare sino a qual -punto
abbiano potuto correre, non dirò intelligenze, ma discorsi fra gli uomini che oggi seggono al Ministero e
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hwaMaaKasassjga
TORNATA DEL 4: GIUGNO
coloro che rappresentano l'opinione più avanzata e più
risoluta. Io non yoglio mettere in dubbio la buona fede
di alcuno; ma questo so, che a cominciare dalla stessa
lettera del generale Garibaldi (egiacché egli scrisse che
la raccomandava alle serie meditazioni de' suoi colleghi,
e giacché in questo recinto vi è chi sa egregiamente difenderlo, credo di poterne parlare), a cominciare, dico,
dalla stessa lettera del generale Garibaldi per finire ai
discorsi che si proferirono ieri dall'onorevole Crispi, che
mi sembra di non vedere al suo posto, e me ne duole
(ciò mi imporrà un certo riserbo, al quale procurerò di
non venir meno) ; a cominciare dalla lettera del generale Garibaldi fino ai discorsi dell'onorevole Crispi ho
notato talune cose, le quali non mi danno certamente il
diritto di mettere in dubbio la lealtà di uomini così
leali, ma mi danno il diritto di credere che essi si fanno
grandi illusioni, e che, secondo ogni probabilità, essi
intesero più di quello che loro si diceva. (In questo
punto entra il deputato Crispi)
E giacché l'onorevole Crispi arriva così a proposito,
io fra brevi momenti comincierò a discorrere di lui (Si
ride)', ma avendo accennato prima alla lettera del generale Garibaldi, su questa lettera occorre che io mi
soffermi qualche istante.
In quella lettera si dice risolutamente cheniuna spedizione erasi immaginata ; la spedizione oltre i confini è
proclamata un mito, un sogno; nulla vi ha di più falso,
dice la lettera, quanto l'asserire che si meditasse una
spedizione, che qualche cosa si volesse tentare. Lungi
da ciò, scrive il generale Garibaldi, trattavasi di cari
giovani, i quali non potendo ritornare ci CcìScl, perchè non
avevano di che vivere enonpotevano lavorare, io aveva
convocati nella pacifica 1lombardia (e mi rallegro con
quella nobilissima sorella nostra che meriti sovra ogni
altra di essere chiamata pacifica) (Si ride) ; li aveva
convocati nella pacifica Lombardia, perchè si avvezzassero alla vita militare e cominciassero a ricevere
qualche istruzione.
È plausibile questa spiegazione?
Non so chi oserebbe affermarlo; quanto a me, dirò
che, se le mie informazioni sono esatte, quella spiegazione non si può accettare. Assai prima di ieri, e ieri
nuovamente ed oggi ancora io venni da persone autorevolissime assicurato che oltre alle armi qua e là raccolte si era pur anche pensato ed alle ambulanze ed ai
biscotti.
Pare che di molti accidenti si temessero in quella
educazione pacifica da darsi nella tranquilla Lombardia, giacché persino le ambulante si erano apparecchiate. (Si ride)
Forse qualcuno degli onorevoli membri che presero
parte alla discussione di ieri mi dirà che le mie informazioni sono erronee.
Così pure allorquando nel mese di febbraio io mi lagnava in questo recinto che i Comitati di provvedimento
provvedessero armi, facessero arrolamenti, in questo
recinto si alzavano più voci a protestare contro quelle
mie asserzioni. Certo io non metterò in dubbio la buona
fede di coloro che in allora facevano simili proteste ; ma
l'esito pur troppo dimostrò che io era ben informato,
che le calorose e ricise negative che si contrapponevano
alle mie affermazioni erano il fruttodell'errore. Intanto
provi questo esempio, come anche gli uomini leali, anzi
costoro più degli altri, vadano soggetti a singolari e
strane illusioni.
CAMOZZI. Domando la parola.
Bofioio. Dice adunque la lettera del generale Garibaldi che è falso assolutamente che si volesse tentare
una spedizione.
Ma se così veramente fosse la cosa, chi saprà spiegare
o comprendere come mai il generale Garibaldi si mostrasse così sollecito a gridare al Governo, a gridare ai
tribunali, a gridare alla nazione: « sono io il solo colpevole, questi giovani io li raccolsi, questa spedizione
io la meditai, essi mi obbedirono; lasciateli in pace,
processate me? » Come si conciliano queste dichiarazioni colla lettera di ieri ? Sarebbero esse dunque una
finzione, una commedia?
Guardiamoci dal crederlo; imperocché quando si
parla di un uomo così benemerito, d'un uomo, diciamo
pure la parola, che non sarà adulazione, soprattutto in
bocca mia, di un uomo così grande come è il generale
Garibaldi, non si puòcredere che egli volessefare sfoggio
di un'abnegazione fittizia e derisoria. Egli che non teme
alcun pericolo al mondo, come poteva mai accennare di
volersi offerire in vittima espiatoria per gli altri, se
questi nulla avevano commesso o tentato?
Come mai supporre che si profferirsi disposto a precipitarsi nella voragine, se egli sapeva che la voragine
non esisteva?
Sarebbe venir meno al rispetto che al generale Garibaldi si deve il credere alla sua lettera dopo quelle dichiarazioni. Dacché un uomo come il generale Garibaldi
ha detto che assumeva sopra di sé il pericolo, non si
può, non si deve credereiche pericolo non ci fosse. Al
generale Garibaldi sempre si deve prestar f<de quando
egli dichiara di volersi sagrificare per alcun altro. Si ha
invece il diritto, si ha il dovere di pensare che qualche
strana illusione si fa giuoco di lui, quando egli scrive
lettere del tenore di quella di ieri; quando egli dice al
Parlamento: «mi profferii spontaneo vittima espiatoria
perchè sapevo che nulla era da espiare ! »
L'impressione fatta in me dalla lettera del generale
Garibaldi non s'era ancora dileguata, e durava la mia
perplessità, quando ad accrescerla sopravvennero i due
discorsi del deputato Crispi. L'onorevole Crispi, nel
primo suo discorso, mostrandosi consentaneo a ciò che
stava scritto nella lettera del generale Garibaldi, parevami quasi che giungesse ad eliminare i miei dubbi;
già quasi ip stava per credere possibile che quella lettera dicesse il vero, quando rilegava tra i miti la meditata spedizione. Ma pur troppo questa mia credenza, o
principio di credenza, ebbe una brevissima vita, imperocché l'onorevole Crispi, col suo secondo discorso, si
incaricò di uccidere in fasciequella tenerella opinione.
(Si ride)
j
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CAMERA DEI DEPUTATI —SESSIONE DEL
L'onorevole Crispi, chedapprima aveva risolutamente
negato si fosse progettata alcuna spedizione, nel secondo discorso cominciò a dire che veramente una spedizione si era meditata, che una spedizione si era combinata, che a questa spedizione egli ed i suoi amici si
erano opposti.
Del che io credo dovergli qui tributare pubblica lode,
quantunque io non mi lusinghi che le lodi mie gli possano riuscire accette ; ma quando lo comanda il debito
di giustizia, abbiano pazienza gli avversari esi rassegnino anche ad essere lodati da me. (Si ride)
L'onorevole Crispi adunque fece come molti fra i più
distinti amici del generale Garibaldi, si oppose a quell'impresa che certamente non poteva che essere funesta
all'Italia, non poteva che allontanarci da quella meta
alla quale invece tutti vogliamo concordemente giungere. Ma intanto l'onorevole Crispi, il quale nel suo secondo discorso dichiara che si è opposso alla spedizione,
confessa con ciò che la spedizione doveva aver luogo. E
10confessa specialmente in una frase sulla quale forse
dovrò ritornare più tardi, ma che sin d'ora gli accennerò; una frase, lo dichiaro schiettamente, che fu tra
quelle che più mi sorpreso fra le meravigliose cose che
ho udite ieri da una parte e dall'altra della Camera, la
frase cioè nella quale egli ci disse: «siamo garibaldini,
e sventuratamente abbiamo una disciplina. »
CRISPI. Domando la parola.
coseno. Or bene, questa frase mi ha ieri latto perdere una delle mie più care illusioni! Io sino a quel
momento aveva creduto che oramai nella libera Italia
non fossero più che italiani, cittadini liberi all'ombra
dello Statuto e di Vittorio Emanuele II. Invece ho ieri
imparato dall'onorevole Crispi che, se la Dio mercè non
dobbiamo più chiamarci Napoletani, Lombardi o Piemontesi, dobbiamo però continuare a chiamarci gli uni
garibaldini, e gli altri... In verità non socome l'onorevole Crispi vorrà che si chiamino gli altri...
CRISPI. Boggiani. (Si ride)
BOSGIO. Accetto l'augurio che l'onorevole Crispi mi
fa; certamente coloro che assumessero la denominazione
che egli ironicamente propone avrebbero un nome meno
glorioso che non quello di garibaldini, ma avrebbero
forse anche qualche rimorso di meno. Dopo i fatti di
Sarnieo ho il diritto di dirlo. (Bravo! Bene! adestra e
al centro)
Dicoadunque che ieri con grande mia meraviglia ho
udito proclamare che nello Stato esiste un'altra autorità che non quella dello Statuto ; che v'ha un uomo il
quale quando ordina deve essere obbedito, comunque
ordini; che v'ha un uomo, il quale ricordando esempi
che io non voglio più specificamente designare, affinchè
non paia che io violi le convenienze; che v' ha un uomo
11 quale ha il diritto di essere ciecamente obbedito, un
uomo al quale i suoi più intimi amici possono dire: voi
fate male, però, se volete così, faremo come volete voi!
(Sensazione)
Questa è la confessione che l'onorevole Crispi ci ha
fatto, e la quale prova che è più facile essere garibal-
1881-62
dino che non boggiano ; poiché i boggiani certo non
spingerebbero mai così oltre l'abnegazione da rinnegare
le proprie convinzioni, e violentare la propria coscienza
(Segni di approvazione) ; ed iocrederei di disonorare me
medesimo pretendendo tale sacrificio dai mie amici, e
cesserei di stimarli il giorno che a me lofacessero. (Bravissimo !)
Ma su questo ritorneremo poi, giacché l'argomento
verrà a capello quando dovrò ricordare al mie colleghi
alcune delle teorie che l'onorevole Crispi e l'onorevole
Nicotera, che spero sia presente, ma non ne sono certo
perchè lavista non mi serve troppo bene... (Il deputato Nicotera fa segno di presenza)
Mi pare che l'onorevole Nicotera fa segno di esserci,
e me ne rallegro, perchè così sarò aifatto libero nel mio
dire, dovendo fra poco accennare alle singolari teorie
che per la prima volta udii proferire da lui seriamente
in questo recinto.Dico seriamente perchè già qualche
altro onorevole accennavale altra volta, ma niuno fu
mai che mostrasse di credere si proponessero da senno;
ora che si vuol dar loro un corpo, credo utile di esaminarle, elo farò tra breve.
Ripiglio intanto il filo, tornando làd'onde mi deviò
un momento l'interruzione dell'onorevole Crispi.
La spedizione di Sarnieo è un mito, dice la lettera di
Garibaldi ; è un mito diceva nel primo discorso anche
l'onorevole Crispi, ma poi nel secondo ammetteva che
una spedizione si doveva fare. (Il deputato Crispi fa
segno di dissenso) Non tema l'onorevole Crispi che io
voglia esagerare le sue parole. Sebbene io creda che il
partito al quale egli è ascritto sia facile assai nell'ampliare il valore delle promesse che gli si fanno e dei discorsi che gli si rivolgono, io non intendo punto seguir
tale esempio efargli concorrenza; perciò ionon ho detto
che l'onorevole Crispi confessò dovesse farsi laspedizione di Sarnieo, ma una spedizione. E questo lo disse e
lo ripetè; e non potrà, nè vorrà disdirlo oggi.
Teniamo adunque per fermo che una spedizione si
preparava.
« Ma questa spedizione, 3i dice, doveva aver luogo al
di là dei mari. »
In verità che anch'io duro fatica a comprendere come
quei giovani che stavano in Genova, volendo varcare il
mare, si partissero di colà per andarlo cercando nella
pacifica Lombardia. (Si ride)
In verità io ammiro e rispetto tutti i segreti strategici, massime che di strategia non m'intendo punto ; ma
veramente codesta la mi pare una strategia nuovissima
che dalla spiaggia marina si debba andare ai monti per
varcar l'Oceano!
L'onorevole Crispi spiegò o volle spiegare questa
nuova strategia, e ci disse: costoro erano vittime designate; costoro dovevano fungere qui l'ufficio che sostennero quei di Talamone in occasione della spedizione di
Sicilia; si gittavano là alla ventura. Tanto peggio per
loro; erano persone rassegnate a sacrificarsi per il successo dell'impresa; e intanto la vera spedizione avrebbe
avuto luogo in un'altra direzione.
— 2191 —
TORNATA DEL i GIUGNO
Quale? L'onorevole Crispi non credette di poteiio
dire. Rispetto la sua riserva ; ma intanto prendo atto
della sua confessione che una spedizione vi era. Ma in
tal caso come mai si può logicamente sostenerein faccia
a voi che la spedizione è un mito, una favola, una invenzione? Ed a quale scopo il Ministero avrebbe fatto
tanto sforzo di immaginazione?
Per avere un pretesto di presentare la legge sulle associazioni, dice l'onorevole Orispi. Ma non ricorda l'onorevole Crispi che cotesto tema delle associazioni politiche ha già occupato ed a più riprese la. Camera assai
prima dei casi di Sarnico?
Non ricorda che la teoria delle associazioni fu, non
dico la causa (poiché non sono solito ad esagerare l'importanza degli atti ai quali prendo parte), ma la occasione, il pretesto dell'ultima crisi ministeriale?
Non ricorda l'onorevole Crispi che codesta quistione
delle associazioni è fra quelle che più agitarono ed inquietarono il paese?
Non ricorda, in una parola, l'onorevole Crispi che la
legge sulle associazioni fu tra le primissime promesse
che il nuovo Ministero fecequando si presentò la prima
volta al Parlamento?
. Che bisogno adunque poteva esserci d'inventare la
spedizione del Tirolo per giustificare la presentazione di
una legge che era già promessa due mesi prima che
quella invenzione si dovesse immaginare?
0 dirà l'onorevole Crispi che era necessaria quella finzione per ottenere che il progetto avesse accoglimento
più favorevole, per ottenere che nel progetto si inserissero disposizioni più rigorose?
L'onorevole Crispi sia pure persuaso che anche senza
il tentativo di Sarnico qui dentro qualche voce, e credo
più d'una, si sarebbe elevata per dire al Ministero : noi
vogliamo un progetto di legge sulle associazioni che
possa essere efficace, che sia una sicura guarentigia che
a pretesto di libertà non si turbi l'ordine, non si prepari l'anarchia {Bene!)-, non avevamo bisogno, no, del
tentativo di Sarnico per sentire l'urgenza, la necessità
di una legge severa sulle associazioni ; bastavano le intemperanze delle assemblee di Genova. Forsechè nelle
adunanze dei Comitati di provvedimento avvenute in
Genova nel marzo, non si erano pronunciati discorsi nei
quali si diceva che all'uopo i membri di quella società
erano disposti a scendere in piazza contro il Governo?
E non era quella medesima associazione che emanava
un indirizzo ad un assente, in cui gli si diceva: tornate
pure malgrado la legge, e se il Governo, oserà tentare
di eseguirla, il popolo saprà scendere in istrada per difendervi? Afronte di precedenti siffatti, a fronte di una
società che intendeva a quel modo la libertà, il diritto
di riunirsi, era forse ancora necessario il tentativo di
Sarnico perchè ciascuno di noi che abbia la coscienza
del suo dovere di conciliare la libertà coll'ordine, sentisse l'obbligo solenne di domandare al Governo provvedimenti seri, provvedimenti efficaci sul diritto di associazione, e non già leggi illusorie? {Segni d'approvazione a destra)
È adunque un infelice artifizio oratorio quello col
quale l'onorevole Crispi tentava persuaderci che i casi
di Sarnico sono una invenzione del Governo per avere
un pretesto a proporre la legge sulle associazioni.
Comprendo e rispetto i segreti motivi che hanno potuto consigliare all'onorevole Crispi il suoprimo discorso
ed al generale Garibaldi la lettera che ci ha scritto. Rispettiamoli tanto più in quanto che è facile vedere a
quale nobilissimo sentimento essi debbono l'origine loro.
Dapprima sperò Garibaldi che il processo per i casi di
Sarnico non si farebbe; si sperò che il nome di Garibaldi
coprisse tutto e tutti ; ed a tal fine Garibaldi ed i suoi
aderenti si proclamarono complici. Ora, vedendo come
malgrado tutto ciò la legge ha il suo corso, ora si cambia tattica, e per salvare coloro che sono compromessi
si nega addirittura che mai la spedizione siasi immaginata. Io rendo omaggio alla generosità di questi sentimenti, e mi auguro che il magistrato procedente trovi
elementi sufficienti per pronunciare l'assolutoria; e ciò
tanto più desidero, nè ho esitanza a dirlo anche in questo recinto, inquantochè alla sicurezza dello Stato non
è necessaria, non è neppur desiderabile, dirò, la condanna. Era necessario il processo ; era necessario che si
resistesse alla pressione che le postume complicità volevano esercitare sull'azione della legge e della magistratura. {Bene!)
Ora poi, qualunque sia l'esito del procedimento, lo
coroni pure un'assolutoria {Susurro a sinistra)... sì, lo
coroni pure un'assolutoria, il paese non avrà a dolersene, ed io sarò fra i primi a rallegrarmene; e nessuno,
nessuno, dico, ha dirittodi dubitare della mia asserzione,
quando io dichiaro qui che per me sarebbe veramente
un faustissimo giorno quello in cui tale assolutoria venisse pronunciata, massime che la condanna evidentemente non colpirebbe coloro sui quali maggiormente
debbe pesare la responsabilità morale dell'operato.
Dimodoché, quanto a tutta codesta parte dell'argomentazione della lettera del generale Garibaldi e del
discorso dell'onorevole Crispi, sembra a me non potersi
aver dubbio che, sempre rendendo giustizia alla nobiltà
dei loro sentimenti ed alla lealtà del loro carattere, noi
abbiamo il diritto di dire ad essi: con vostra buona venia continueremo a stimarci come prima, ma per questa volta permetteteci di credere che non era un mito
quel fatto che si rivelava sotto forma di carri pieni di
fucili, di casse piene di biscotto edi carri di ambulanza.
{Risa di approvazione)
L'onorevole Crispi, dopo aver prese le mosso da codesti precedenti, che cosa ha conchiuso? Ne ha conchiuso che la spedizione, cioè una spedizione alla conquista di qualche ignoto vello d'oro si era immaginata,
ma che in ogni ipotesi di questa spedizione era complice
il Ministero; che ne era complice, perchè i primi discorai
si erano fatti con lui ; ne era complice, perchè aveva
promesso taluni sussidi.
Il presidente del Consiglio spiegò come egli avesse inteso concedere quei sussidi. E certo, per un Ministero
che nel suo programma ha scritto la parola economia,
CAMERA DEI DEPUTATI -- SESSIONE DEL
si può benissimo accettare quella spiegazione, perchè
egli ci ha provato matematicamente che, invece di tre
milioni, non se ne sarebbe più speso che uno. (Si ride)
Ma, checché sia di questa spiegazione, sta sempre, e
questo è indubitato, che il Ministero, quando prometteva questo sussidio, lo subordinava alla condizione che
coloro che volevano uscire dallo Stato mercè questo
sussidio, non ne uscissero per le frontiere nostre terrestri, e non ne uscissero armati.
Sta sempre che si trattava semplicemente di persone
che partivano dallo Stato, alle quali si concedeva un
sussidio per tale effetto, ma dell'operato delle quali nessuna responsabilità assumeva il Governo, nessuna responsabilità poteva ricadere sulla nazione, perchè Governo e nazione vi rimanevano affatto estranei.
Disse l'onorevole Crispi che le armi sarebbero venute
per mare; ma questa non è una smentita aquanto il
Governo aveva dichiarato. Certo quegli individui erano
liberissimi, massime avendo un milione a loro disposizione, di far poscia acquisto d'armi fuori Stato. E il
Governo non aveva possibilità, nè, per conseguenza, obbligo d'impedirli.
Ma ciò che l'onorevole Crispi avrebbe dovuto sostenere e provare era che vi fosse accordo tra quegli individui eil Ministero, per tentare una spedizione dai
nostri confini ; ciò che avrebbe dovuto sostenere e provare era che vi fosse un nesso tra i casi di Sarnico e le
promesse del Ministero; qui ètutta quanta la questione.
Non si tratta di sapere se si sia meditata una spedizione qualunque; se si sia, per esempio, pensato di andar a combattere nell'America settentrionale in favore
degli Stati federali contro gli Stati del sud; non si tratta
di ciò, ma si tratta invece di sapere se il Governo fu
complice in una spedizione da tentarsi in Italia, di una
spedizione che potesse compromettere il Governo e il
paese, di una spedizione che potesse forzar la mano al
Governo ed alla nazione e costringerli a subire una
guerra alla quale forse la nazione (e ritiro anzi il forse;
era una attenuazione che mi rincresce d'aver usata e
ohe non è nelle mie abitudini), una guerra che in questo
momento il paese, il Governo, la nazione non vogliono.
(Bene! a destra)
Ecco di che cosa si tratta. Di maniera che l'onorevole
Crispi non altrimenti può giustificare le sue accuse eccetto provi che vi fosse connivenza del Governo per un
tentativo di questa natura, e non già per un tentativo
transatlantico ; che se trattisi di quest'ultima specie di
tentativo, io declino ogni parte nella discussione : essa
non è più di mia competenza, ma passa ad un nostro
collega. (Viva ilarità) Ma se l'onorevole Crispi nulla ha
provato di questo che doveva provare, a che cosa si riduce la sua argomentazione?
L'onorevole Crispi, che tanto usa della libertà della
parola, la concederà anche a me. (Il deputato Crispi fa
segno affermativo) La ringrazio, e ne uso.
CRISPI. E mio dovere.
Boecio. La sua argomentazione si riduce a che? Ad
una tattica di partito.
1861-62
In verità, io l'ho ammirato ieri l'onorevole Crispi ; io
mi son detto: se mi fosse possibile rinnegare le convinzioni di tutta la mia vita, oh ! come volontieri andrei a
pregarlo che mi ricevesse come l'ultima delle sue reclute. (Si ride)
Sì, l'onorevole Crispi ieri fu sublime di malizia, di
tattica parlamentare! Ieri certamente l'onorevole Crispi
disse a se medesimo: qui c'è un pericolo per l'opinione
alla quale io appartengo, e la quale finora non èche
una minoranza ; qui c'è pericolo che questo Ministero,
che ieri era debole, da oggi in poi sia forte; c'è pericolo
che la maggioranza conosca finalmente il suo interesse
e il debito suo, e torni alla prima concordia, e si raggruppi intorno al Governo; c'è pericolo che il paese lo
sostenga validamente, e allora questa nostra minorità
sarà perpetuamente minorità. Ma se gettiamo il sospetto, la diffidenza; se diciamo che il Ministero è complice nostro, se lo compromettiamo con coloro che sarebbero più naturalmente chiamati ad appoggiarlo, noi
faremo che continui ad esser debole; mantenendolo debole, una delle due : o il Ministero scioglie la Camera, e
allora nella gran pesca delle elezioni generali qualche
cosa di buono anche la minoranza che io rappresento
potrà raccapezzare ; onon iscioglie la Camera, e allora,
se va avanti, dovrà vivere di espedienti ; se rassegna i
portafogli, avremo un'altra crisi, etutte queste sono
probabilità favorevoli aUa minoranza...
Ecco il ragionamento che ogni accorto uomo di partito avrebbe fatto trovandosi nei panni dell'onorevole
Crispi ; ecco la tattica che mi è sembrato di vedere nel
discorso dell'onorevole Crispi, che, lo ripeto, io ho ammirato; e quando si penserà a fareuna storia parlamentare del nostro paese, io sono convinto che il suo discorso sarà in essa trascritto come un modello nel suo
genere. (Siride)
Ma appunto perchè il contegno e il linguaggio dell'onorevole Crispi avevano per me questo significato, non
ho più capito che scopo avesse l'onorevole Bertolami ;
non ho più capito come egli credesse di poter afferrare
questa occasione per venire recriminando sul passato.
Non so se egli sia presente...
Voci. C'è, è al suo posto.
BERTOLAM
I, Domando la parola.
BOGGIO. C'è: tanto meglio.
Io capisco che vi possa essere dissenso intorno agli
uomini che sono al potere ; capisco che si possa desiderare di vederli surrogati da altri ; ma non capisco che
per ottenere questo scopo si colga l'occasione in cui ci
renderemmo complici di coloro di cui non dividiamo le
opinioni. Io non soquale opinione l'onorevole Bertolami
abbia sull'attuale Ministero; questo so, che lapensa
come me intorno ai principii politici, e per conseguenza
non divide le idee dell'onorevole Crispi.
Ma intanto ieri egli si è associato all'onorevole Crispi
sebbene partisse da un altro punto di vista. L'onorevole
Crispi accusa il Ministero per ciò che questi ha fatto,
od almeno per ciò che egli dice abbia fatto nell'ultima
ora (mi si perdoni questo ricordo biblico) e l'onorevole
—
T ORN AT A
2193
DEL 4
Bertolami invece lo accusa per ciò che ha fatto nell'ora
prima.
L'onorevole Bertolami accusa il Ministero perchè gli
pare avesse una volta dato qualche speranza all'onorevole Crispi ; el'onorevole Crispi invece accusa il Ministero di avergliela ora tolta tutta.
Or bene, l'onorevole Bertolami, il quale certamente
non ama che le opinioni rappresentate da quell'onorevole nostro collega vengano al potere, l'onorevole Bertolami che fa? Coglie l'occasione in cui quelle opinioni
si mettono innanzi, in cui quelle opinioni aprono la
breccia; coglie quell'occasione per montare all'assalto.
(Si ride) So che questa è tattica, soche anche questo sistema delle coalizioni momentanee per ottenere un successo, salvo poi il nuovamente battagliare per dividere
lo spoglio della vittoria, so che queste coalizioni nella
vita politica sono possibili...
m a s s a r i . Non c'è coalizione... (Rumori)
BOGOIO, H
o detto che sono possibili! (Nuovi rumori)
PRESIDENTE. Non interrompano l'oratore ; essoè padrone di credere che vi sieno coalizioni!
BOGOI O. M
i si dice che non c'è coalizione; ed hanno
perfettamente ragione quelli che ciòdicevano; ma essi
hanno però un torto, hanno il medesimo torto che ebbe
ieri l'onorevole Crispi verso il Ministero quando accusava il Governo di aver esso per il primo affermato che
si doveva fare una spedizione nel Tirolo, mentre invece
erano i giornali che rappresentano l'opinione dell'onorevole Crispi che i primi avevano parlatq di ciò. Così
accade aquelli che mi dicono che nonc'è coalizione;
sono essi che i primi parlano di coalizione apposta a
loro, mentre invece io non ho detto ci sia in fatto, ma
dissi solamente che nella teoria della tattica parlamentare si ammettono anche le coalizioni. Esoggiungo che
io credo che l'onorevole Bertolami parlava per conto
suo personale, e non auomini di una parte politica, e
molto meno di una coalizione; ma soggiungo chenel sistema parlamentare, nella tattica politica accade anche
questo, che due partiti avversi, che due partiti estremi
associano momentaneamente i loro sforzi, eciò indipendentemente anche da concerto preventivo.
Se io credessi opportuna in questo momento una crisi
ministeriale, io farei quello che fece 1' onorevole Bertolami; profitterei dellabreccia apertadal onorevole Crispi
per salire all'assalto ; ma lofarei, come credo l'abbia
fatto l'onorevole Bertolami, senza indettarmi prima coll'onorevole Crispi. Così quando io feci opposizione al
Ministero Bicasoli, lafeci senza essermi indettato con
alcuno ; profittai della circostanza che mi sembrò favorevole, e i miei sforzi concorsero con altri, che tendevano al medesimo scopo, ma senza che abbia preceduto
verun accordo ; e se ora l'onorevole Bertolami crede il
momento opportuno eli ;associare i suoi sforzi a quelli
dell'onorevole Crispi per provocare un'altra crisi ministeriale, io certamente non gli farò rimprovero che egli
usi di un suo diritto; e se io muovo qualche censura al
suodiscorso di ieri, lofaccio non per quello che ha detto
—
GIUGNO
ma bensì per quello che non ha detto. Al suo discorso
manca, a parer mio, la conclusione : per esser logico
egli doveva conchiuderlo col proporre un voto di sfiducia contro il Ministero. Certo non avrei approvato la
proposta Bertolami, forse avrei parlato, sicuramente
avrei votato contro, ma se non altro avrei trovato logico il suo procedere. All'incontro non ho potuto capire dove fosse il concentramento pratico del suo discorso, dacché vidi omessa questa conclusione.
Ma checchessia di ciò, è troppo ovvio che, non accettandosi il partito della inchiesta proposta dall'onorevole
Crispi, rimane l'alternativa di dare un voto di sfiducia
al Ministero o di concedergli un voto di fiducia, salvochè si volesse tuttavia ricorrere al terzo sistema di continuare cogli spedienti ; il quale ultimo partito io lo
credo fra tutti il peggiore.
Già lo dissi, e lo ripeto, per me, al di sopra della quistione di Gabinetto è la questione governativa, èla
questione nazionale. Mai quanto oggi, dal 1849 inpoi
fu sentito il bisogno di essere governati ; mai quanto
oggi provammo il bisogno di poter dire ai nostri fratelli d'Italia che ancora gemono sotto laoppressione indigena o straniera, i quali si sonospaventati dei casi di
Sarnico; mai avemmo bisogno maggiore di poter dire
all'Italia, all'Europa: non dubitate, il regno d'Italia ha
un Governo forte; non dubitate, il Governo e il Parlamento sono d'accordo nel volere rispettata la legge, osservato il diritto ; sono d'accordo nel volere che la meta
suprema si raggiunga colla perseveranza prudente e
colla savia opportunità; sono d'accordo nel volere che
si eviti tutto ciòchepotrebbe compromettere il presente e ricondurci verso il passato, indugiando, Dio sa
quanto, il compimento della grande opera.
Questa è la suprema, la urgente necessità della patria, attestata dajla coscienza pubblica, dal sentimento
universale.
Or bene, che cosa è possibile immaginar di così alieno
e ripugnante da tale teoria, quanto il sistema nel quale
noi continueremmo dicendo al Ministero : noi non ti
combattiamo, ma neppure ti appoggiamo; reggiti da
te, se puoi; se non puoi, tanto peggio; ma non attendere che ti offra la mano per aiutarti astar su, nè che
io mi adoperi in fare resistenza alla spinta che tenda ad
abbatterti !
A questo modo provvederemo noi ai bisogni della
patria?
Oh! questo sistema, mi sia lecito di dirlo con una
frase sola e contutta franchezza, questo sistema d'oggi
in poi sarebbe un vero delitto di lesa nazione. Comprenderei che taluno della maggioranza antica di questa Camera, di quella maggioranza che si è scissa all'avvenimento del nuovo Ministero, se credesse di aver
dietro di seun'altra schiera di candidati ministri già
pronti ad assumere quando che sia l'ufficio, proponesse
nettamente laquestione di sfiducia contro il Ministero
attuale, e cercasse di abbatterlo e di surrogarlo con
una nuova amministrazione. Ma qualora non si abbia
la convinzione checiò sia possibile, quando si vede
— 2194 —
CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL
pendervi sopra ima crisi della quale nessuno può indicare nè la durata, nè le conseguenze, io non capisco
che si possa venire da questo recinto a dire: continuiamo a vivere di spedienti, alla giornata ; proroghiamo ancora la questione di fiducia, aspettiamo altra
occasione. Occasione più bella, più acconcia, più naturale di questa non c'è. Qui è vera questione di fiducia,
perchè oramai a che cosa si riducela questione ? Aquesto. Che ciascuno di noi o si fida onon si fida degli uomini che sono al potere. Alcuno di noi ha potute ricevere questa impressione, che gli uomini che sono al potere hanno fórse commessa qualche imprudenza; che
hanno forse lasciato credere che si volessero dare speranze che non si potevano attuare. (Il ministro Battezzi fa segni negativi)
Questa è l'impressione che alcuno di noi può aver ricevuto. Io non aifermo che la cosa sia accaduta in questi termini; io non penso che alcuno degli attuali ministri abbia partecipato a disegni impossibili, ma ripeto
che a taluno potè sembrare che esso talvolta oscillasse
sospeso fra due tendenze.
Or bene, anche in questa ipotesi vediamo quale abbia potuto essere la causa determinante delle esitanze
vere o supposte che si attribuiscono al Ministero.
Allorquando esso si presentò al Parlamento, quale fu
il contegno della maggioranza ? Una parte considerevole di essa in quella occasione disse appunto : non appoggiamolo, non combattiamolo ; stiamo a vedere se è
nato vitale, se si regga da sè. Il Ministero visse, ma,
non essendo fortemente appoggiato, non ha potuto esser forte così da imprimere subito un impulso abbastanza fermo ed ènergico al paese. Il Ministero si trovò
quasi isolato ; esso non aveva che ben pochi amici sicuri nei primi giorni della sua formazione. Questa è
è storia, è storia di ieri, è storia contemporanea che non
può essere contestata...
MASSARI. Ebbe 210 voti!
presidente. Permetta il deputato Massari che io
gli dica, che non soperchè voglia sempre interrompere;
parlerà a suo turno.
«ooeio. L'onorevole Massari mi ricorda i 210 voti
che ottenne nell'altra parte della Sessione questo Ministero. Essendo molto infelice la mia memoria, massime
in fatto di cifre, io lo pregherei in cortesia, dacché invece egli le ricorda così bene, a volermi dire quanti
suffragi abbia avuti, compreso il suo, il Ministero presieduto dall'onorevole Eicasoli, e nella votazione dei
Comitati di provvedimento, e in quella per gli affari di
Roma, e sull'altra per licose dell'Italia meridionale, e
quando avrà ricordate quelle votazioni in tutte le quali
il Ministero Ricasoli ebbe certament e più che 200 voti,
b pregherei ancora a volermi indicare quanta forza da
quelle votazioni il Gabinetto Ricasoli abbia ottenuto.
{Bravo ! —Segni di approvazione a destra edal centro)
Efacile interrompere ; alle interruzioni sonoavvezzo;
ma desidero che, se non altro, gli interrutVori ricordino
la storia contemporanea.
L'onorevole Massari non si fermi a ieri, vada all'altro
1861-62
ieri, e vedrà che fu appunto questa serie di voti ibridi,
di voti scolorati, di voti che non esprimevano un principio, che nonrappresentavano un sistema; fu appunto
questa serie di voti impotenti che mantenne per cinque
o sei mesi debole il Ministero Ricasoli, e che infine costrinse quell' uomo, al quale io professo un'ammirazione ed una stima che non credo inferiore a quella di
alcun altro fra quanti seggono in questa Camera, che
costrinse quell'insigne nostro concittadino a rassegnare
il potere, malgrado le tre o quattro votazioni, nelle
quali ottenne i 210 o 250 voti, che l'onorevole Massari
credeva potessero darci il criterio della forza di un Ministero. (Benissimo !)
Il Ministero attuale adunque nei suoi esordi non fortemente appoggiato, nonha potuto esercitare un'azione
abbastanza energica.
Allora che cosa accadde ? Accadde che gli uomini, i
quali rappresentano opinioni che non sono le nostre,
accadde che questi uomini i quali sono più attivi, più
intraprendenti di noi (non dobbiamo aver rossore a riconoscere il merito dei nostri avversari, ed a riconoscere i nostri torti),'accadde che questi uomini pensassero a trarre partito, per il trionfo dei loro principii,
della favorevole opportunità.
E naturale che fra sè si dicessero: la maggioranza è
scissa, il Ministero è debole, ecco una buona occasione
per attuare il nostro programma, e diventare noi maggioranza e Governo; facciamo una pressione sul Ministero, ingegniamoci a trascinarlo dietro di noi, compromettiamolo, e converrà pure che ci segua.
Questo avrebbe pensato chiunque nella condizione
loro; questo avrei fatto anch'io se avessi appartenuto
a quel partito, questo farebbe qualunque di voi, o miei
colleghi, il quale si trovasse in circostanze analoghe.
Or bene, che cosa avvenne ? Avvenne che quella minoranza intraprendente, attiva, energica, svegliata,
esagerandosi il concetto della debolezza del Governo,
credette di poter tutto osare; il Governo quando vide
che si voleva abusare di questa sua debolezza, più apparente forse che reale, il Governo si determinò a resistere. Il Governo ha resistito, il Governo si è separato
recisamente dagli uomini di quell'opinione, il Governo
ha represso il tentativo di Sarnico, il Governo ha presentato ii disegno di leggo sulle associazioni, in una parola il Governo ha detto : si vuole abusare della mia
debolezza, si vuole spingermi là dove non voglio, non
debbo andare ; io non ci vado, io resisto e tengo fermo.
Or bene è in questo momento, nel momento in cui questo Governo, che alcuni accusavano di debolezza, fa atto
di forzae di energia ; è nel momento incui resiste a quell'opinione della quale ci mostriamo spaventati, è in tal
momento che ci si proporrà di ricompensare il Governo
con un voto di sfiducia? o con un voto della natura di
quelli che minarono sordamente e poi rovesciarono il
Ministero Ricasoli ?
Lo chieggo al buon senso, alla logica, alla coscienza
di ciascuno di voi.
Queste sonole ragioni per le quali non solamente re-
— 2 ì 95
-
TORNATA DEL 4 GIUGNO
spingo il voto scolorito che dicesse, a cagion d'esempio,
semplicemente che la Camera continua nel sistema che
ha seguito sinora, o che approva ciò che il Governo ha
fatto, ma senza esprimere il concetto che la Camera
vuole appoggiarlo; senza, dirò addirittura la parola,
senza esprimere che confida nel Ministero.
Respingo qualunque di questi sistemi perchè, ai miei
occhi, qualunque di questi sistemi non avrebbe altro
effetto fuor quello di protrarre una crisi che dura già
da troppo lungo tempo.
E sapete a danno di chi si protrae cotal crisi? Anzitutto a danno del paese, a danno della nazione ; questo
non avete bisogno che io v e l o dica.
Ma inoltre qualunque di quei due sistemi sarebbe
profondamente e recisamente fatale alla maggioranza
della Camera.
In qualunque dei due sistemi, ma soprattutto in
quello dei voti aridi ed impotenti, voi commettereste un
suicidio politico. L' onorevole Crispi non è capace d'inquietudini; ma, se di qualche inquietudine fosse capace,
una sola potrebbe averne, che cioè la maggioranza antica si ricostituisse {Segni negativi del deputato Crispi),
che la maggioranza si determinasse a fare abnegazione
di ogni sentimento personale, che la maggioranza, la
quale si è scissa due mesi fa, potesse di nuovo formarsi,
consolidarsi e dare un appoggio forte al Ministero. Ecco
la sola inquietudine che io avrei se fossi nell' onorevole
Crispi.
• C R E S P I . Io non l'ho tale inquietudine.
P R E S I D E N T E . Non interrompa.
B O E S I O . Ho detto* che la proverei io se fossi in lui,
ed ho premesso che l'onorevole Crispi è incapace di
avere inquietudini. (Si ride)
B O N G H I . Ma se fu l'onorevole Boggio che più d'ogni
altro contribuì a scindere la maggioranza antica !
B O G G I O . Il mio onorevole amico e vicino Bonghi mi
interrompe dicendomi che io ho molto contribuito a
produrre questo risultamento della scissione della maggioranza. Rispondo che io non declino alcuna parteì
della responsabilità dei miei atti precedenti, ma che
credo di poter con buon fondamento respingere quell'accusa.
Ridico ora qui ciò che a questo proposito dissi altrove
e prima d'ora.
Appena si formò il nuovo Ministero io consigliai l'antica maggioranza ad appoggiarlo concorde e compatta,
unico, sicuro mezzo, io diceva già allora, di ottenere
che il Ministero non si scostasse dal programma della
maggioranza. Di chi la colpa se quel partito allora non
si volle accettare ?
Ed oggi in questa discussione io non faccio altro che
sostenere quel medesimo principio per il quale perorai
il 15 febbraio, allorché, dopo più mesi di assenza, certamente non volontaria, mi ricondussi in Parlamento.
Il 25 febbraio quale rimprovero mossi io al Ministero
Ricasoli? Quello di esser debole, imprevidente verso i
Comitati di provvedimento.
Il 25 febbraio, mentre voi vi mostravate pieni di fìGAMERA DEI DEPUTATI —
Discussioni - 3° Periodo
276
ducia ed applaudivate alle parole generose, sì, ma mi si
permetta la parola, troppo ideali, troppo utopistiche
del presidente del Consiglio, barone Ricasoli, colle quali
faceva larga professione di fede per la più ampia libertà
di associazione, io non esitai quel giorno a dirvi : chiamatemi pure timido, ma io ho paura che si abuserà di
questa libertà ; ho paura che se ne abuserà non solo a
danno dell'ordine, ma a danno della libertà medesima.
Quella mia paura, pur troppo, non era infondata, e
la discussione che facciamo oggi non è che la conseguenza dell'essersi trovati allora in numero troppo piccolo coloro che avevano paura. Se allora noi avessimo
cominciato ad aver paura, si sarebbe in tempo frenato
il male (Movimenti diversi — Voci. Non abbiamo
paura!) ; se si avesse avuto maggior paura dei possibili
abusi, il Parlamento avrebbe potuto provvedere, il
nuovo Ministero quando arrivò al potere non avrebbe
già trovato in gran parte seminato il campo in cui ora
tocca a noi ed a lui di raccogliere ciò che, malgrado nostro e suo, il campo ha prodotto.
Io dico dunque che, se fossi nell'onorevole Crispi,
avrei una sola inquietudine, quella di vedere ricostituirsi la maggioranza, di vedere persuasi tutti i nostri
colleghi di questa grande verità, che, se il conte di Cavour in dieci anni tanto fece ed operò per l'Italia, se ciò
in gran parte si deve al suo genio veramente singolare
e straordinario, non ultimo merito di quanto si fece deve
concedersi all'appoggio che egli ricevette dalla maggioranza.
Se non vi fosse stata una maggioranza compatta, una
maggioranza forte, una maggioranza persistente, una
maggioranza ben unita, il conte di Cavour non avrebbe
potuto compiere ciò che egli ha compiuto.
Qual è l'interesse delle minorità attualmente ? L'interesse delle minorità è che la maggioranza continui ad
essere scissa, perchè solo in questa scissione nostra, solo
in questa divisione nostra può fondarsi la speranza che
una minorità diventi maggioranza.
Laonde egli è in nome degli interessi più sacri e più
vitali della patria nostra, è in nome di noi medesimi e
per evitare un suicidio morale che io credo di dovervi
anche oggi raccomandare la concordia. Stando uniti,
noi saremo i più forti ; noi potremo dare al paese ciò
che esso ora maggiormente desidera ; noi potremo procurare il consolidamento delle libertà; noi potremo sperare di toccar presto la meta che i nostri destini ci assegnarono.
Ad operar tutto questo basta un atto, un atto solo
della nostra volontà, basta la nostra unione, basta la
nostra concordia; troppo è il senno civile dell'Italia e
insieme è troppo vivo e presente il ricordo dei mali che
patì nel 1848 e nel 1849 perchè alcuno possa desiderare
che ritornino quei tempi, sebbene non pochi comincino
a temerli; è troppo il senno civile e il senso pratico in
Italia, perchè i partiti estremi possano ricavare la loro
forza d'altronde che dalla debolezza nostra. Se i partiti
estremi un giorno saranno forti in Italia, noi dovremo
metterci la mano alla coscienza, e dovremo dire che la
— 2196
-
CAMERA DEf DEPUTATI —SESSIONE DEL 1881-62
divisione nostra, la debolezza nostra li fece forti; ese
mai per mala ventura avessimo a rimanere sopraffatti,
ben a ragione diremmo che ci hanno vinti perchè abbiamo voluto essere vinti. Parrà forsea qualcuno cheio
esageri, e che le mie paure sieno eccessive. Io non invocherò di nuovo il ricordo che citava un momento fa, ma
quando si tratta di interessi così grandi, così importanti, io preferisco salvarli per timidità che comprometterli per troppa audacia. {Bene !)
E giacché ho fattomenzione di interessi sacri e vitali,
permettetemi ancora un riflesso. Ad ogni momento noi
'abbiamo sulle labbra due nomi cari, venerati ; ad ogni
momento abbiamo sulle labbra i nomi di Roma e Venezia; ma io vorrei che ne parlassimo un po'meno, ma
che ci pensassimo un po' più coll'intelletto e col cuore.
Ho visto nei giornali (non ne citerò specialmente alcuno, perche posso dire che il l>>ro linguaggio è unanime, inoltre potrei pur anche invocare il fatto medesimo della lettera del generale Garibaldi e il secondodiscorso dell'onorevole deputato Crispi), ho visto che le
Provincie ancora oppresse dallo straniero si sono di
molto spaventate dall'imprudenza che si sarebbe commessa, quando si fosse passato il confine; ho udito l'opinione pubblica in quelle provincie ripetere ora ciò che
dicevasi prima del 1859, ciò che dicevano allora anche
le provincie che poi furono liberate : « noi abbiamo costanza sufficiente per sopportare ancora per qualche
tempo il nostro martirio, ma di una cosa vi preghiamo,
vi scongiuriamo che non precipitiate, che non commettiate imprudenze, le quali ci tolgano quest'ultima speranza di salute, che svanirebbe per noi il giorno in cui
vói vi lasciaste indebolire. »
Ora, io vorrei che a questo noi pensassimo un po' più,
e ciò gioverebbe certamente a ricondurre fra noi la concordia.
E giacché oggi un mesto rito ci chiamava a rendere
un estremo tributo alla memoria di un uomo che a tutti
noi è così cara e preziosa, dì un uomo che pur troppo
l'Italia si accorge ora quanta iattura abbia sofferto il
dì che l'ha pei'duto, lasciatemi che io finisca col dire che
il miglior omaggio che noi possiamo rendere (Movimenti
a sinistra) alla memoria di quel grande cittadino, che
fu il conte di Cavour, il miglior omaggio che gli possiamo rendere si è di mostrargli rinata fra noi quell'unione, ricondotta quella concordia, grazie alla quale egli
potè iniziare così gloriosamente l'impresa che anoi
spetta di compiere, ma che non compiremo, no, finché
avremo un Governo debole ed un Parlamento discorde.
(Vivi segni d'approvazione dal centro e dalla destra)
PRESIDENTE. Il ministro della guerra ha la parola.
MASSARI. Domando la parola per un fatto personale.
PRESIDENTE. Prima laparola spetta al ministro
della guerra.
PETITTI, ministro per laguerra. Parlerò dopo.
PRESIDENTE. il deputato Massari ha la parola.
MASSARI. L'onorevole Boggio, traendo abilmente
profitto da una interruzione che io ho avuto il torto di
fare, e per la quale chieggo scusa all'onorevole presi-
dente, di cui accetto con riconoscenza l'ammonizione
(Ilarità a sinistra) ; l'onorevole Boggio, dico, traendo
abilmente profitto da quella mia interruzione, mi ha
accagionato di appartenere al novero di coloro che con
voti equivoci avessero contribuito alla cattiva situazione
nella quale oggi ci troviamo. Allorché verrà il mio giro
di parola, sarò in grado di dare all'onorevole Boggio
tutte le spiegazioni che egli potrà desiderare, ma per
ora mi limito a respingere nel modo più assoluto e reciso l'accusa che egli mi fa.
L'onorevole Boggio deve rammentare che precisamente in quella tornata della quale egli ha fatto menzione, quella, vale a dire, in cui fu questione dei Comitati di provvedimento, in quella tornata io era fra coloro che volevano che si desse alla caduta amministrazione un voto franco ed esplicito di fiducia. Chi vi si oppose? L'onorevole Boggio ed i suoi amici.
BOGÌJIO. Domando la parola per un fatto personale.
Dirò due sole parole.
10 mi sono opposto, e questo è naturale, perchè non
potevo associarmi ad un voto che rafforzava un Gabinetto nel quale io non avevo fiducia ; per la stessa ra•
gione io capisco benissimo che l'onorevole Massari respinga ora la proposta decisa e risoluta che ho avuto
l'onore di esporre alla Camera.
MASSARI. No, non larespingo. Risponderò a suo
tempo.
PRÌESÌDESÌTE. Il signor ministro per la guerra vuol
parlare ora?
PETITTI, ministro per laguerra. No, no! Dopo.
PRESIDENTE. Il deputato Chiaves ha facoltà di parlare.
Voci. Parli prima un oratore in senso contrario... Si
alternino.
PRESIDENTE. Avverto la Camera che il presidente
non può trovarsi in grado di fare alcuna alternazione,
perchè nella presente discussione non vi ebbe iscrizione
di oratori néprò, nò contro, né inmerito; ciascuno di
coloro che di mano in mano han chiesto facoltà di parlare, l'ha chiesta mentre parlava alcun altro oratore;
onde io non so in qual senso i vari oratori intendano
ragionare.
Quindi, finché la Camera non abbia altrimenti deciso,
è mio debito di mantenere qual è il turno degli oratori
inscritti. (Segni di assenso)
11 deputato Chiaves ha facoltà di parlare.
CHIAVES. Signori, il discorso eloquente dell'onorevole Boggio dispensa laCamera dal troppo grave
tedio d'ascoltare un lungo discorso mio. Avrei voluto
che ih mio turno di parola avesse succeduto ad altro
collega, col quale mi fossi trovato in dissenso, ciò
avrebbe forse ravvivatoli miointelletto, avrei forse potuto rendermi meno tedioso alla Camera, ma, ciò non
essendo, io procurerò dal canto mio di non ripetere
quanto abbia detto l'onorevole Boggio, e di recare innanzi qualche verità, nel mio modo di vedere utile alla
discussione, che non sia prima d'ora accennata.
Signori, l'onorevole Boggio vi diceva : il paese aspetta
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-
TORNATA DEL 4: GIUGNO
da noi una decisione di grande importanza, una decisione che alfine chiarisca se si è forti nel governo d'Italia, se vi sono guarentigie che l'ordine sia mantenuto,
che l'anarchia non vi si faccia strada troppo ampia. Non
è solo il paese che aspetta questo, o signori, è l'Europa
che ci guarda. L'Europa ha detto: io ho guardato all'Italia nel suo mirabile rivolgimento; io ho lasciato che
questo rivolgimento si facesse, perchè mi era data guarentigia che quel rivolgimento si sarebbe fatto nell'ordine, vinta l'anarchia o tenuta in freno ; ad ogni modo
che non sarebbe stata scossa la tranquillità degli altri
Stati.
Si sono compiuti fatti importanti, o signori, nello spirato mese di maggio. Questi fatti hanno prodotto un allarme; se non un allarme, certo una inquietudine in altri Stati di Europa riguardo all'Italia. Essi, insieme al
paese, debbono essere tranquillati. Questo tranquillato ento deve uscire dalla deliberazione che sta per prendere la Camera in seguito a questa discussione.
La questione è complessa.
Havvi la questione giudiziaria, poiché un processo è
in via d'istruzione; vi è la questione ministeriale, poiché si fanno imputazioni al Ministero, le quali potrebbero certamente bastare a far sì che gli uomini che seggono al Governo dovessero lasciare quegli scanni; vi
è la questione più alta, questione che direi nazionale, la
questione del sistema governativo in Italia.
Già mi hanno preceduto l'onorevole Crispi e l'onorevole presidente del Consiglio nel dire che non bisogna
discutere qui di ciò che si attiene alla questione giudiziaria su cui verte processo. Della questione ministeriale ha discusso anche l'onorevole Boggio testé. Fu
lungamente trattata codesta questione ieri ; nè io mi vi
tratterrei se non credessi opportuno di rilevare qualche
punto, il quale, a mio avviso, toglie dal capo dei ministri ogni responsabilità in ordine ai fatti, i quali formano l'oggetto, o quanto meno furono l'origine della
discussione di cui ora ci occupiamo.
Come ben notava l'onorevole preopinante, due opposizioni si sono a questo proposito dirette al Ministero
in senso inverso. L'una diceva: voi foste partecipe del
tentativo e avete fatto bene, ma avete fatto arrestare
coloro i quali dovevano mandare il tentativo ad effetto,
e qui avete tatto male. L'altra opposizione dice al Governo: voi foste partecipe e avete fatto male; ordinando
quegli arresti avete riparato ad un male che era pure
colpa vostra.
Quale è dunque la colpa che si imputa al Ministero ?
La partecipazione in questo fatto. Eliminata codesta
partecipazione, naturalmente il Ministero rimane immune d'ogni responsabilità.
Quali sono i dati su cui si vuol appoggiare l'accusa
di questa partecipazione?
Non me n'è rimasto che uno, e credo che veramente
sia il solo che abbia potuto produrre qualche effetto, se
ben mi sono reso conto dell'impressione che quest'accusa
andava diffondendo fra i miei onorevoli colleghi. Si sarebbe, per parte del Ministero o del presidente del Con-
siglio, promesso un milione perchè qualche centinaio di
giovanotti emigrati che si trovavano nello Stato potessero andare all'estero.
Spiega l'onorevole Crispi questa promessa : vedete,
dic'egli, era il Governo partecipe del tentativo.
Spiega l'onorevole presidente del Consiglio queste
promesse dicendo: io voleva togliere un incaglio qualsiasi all'andamento della cosa pubblica, togliere un pe ricolo, e credevo che un milione non fosse spesa esagerata per questo.
Ma io, come diciamo noi forensi, voglio pur mettermi
nella peggiore delie ipotesi, ponendo per un momento
che il Ministero, a chi gli proponeva di fare in un avvenire più o meno prossimo una spedizione che dovesse
avere per effetto il complemento dei lunghi desiderii di
ogni cuore italiano, il Ministero, dico, avesse risposto :
consentire esso a disporre per quella spedizione di un
milione di lire. Io domando, o signori, significherebbe
questo che il Governo siasi esautorato? Che rimanesse
in balìa di chi avesse ricevuta quella promessa di fare
poi comunque e quando che fosse la spedizione? Che si
dovesse tentare senza che il Governo fosse più il giudice
dell'occasione e del tempo?
Ricordiamo il passato, signori, ricordiamo l'illustre
conte di Cavour al Governo, e diciamo poi se mai non
ci passò per la mente che vi fossero di coteste promesse
fatte da lui, certo però sempre col concetto e colla condizione indeclinabile che dovesse la cosa effettuarsi non
ad arbitrio di terzi, non a talento di chi non fosse il
Governo, di chi non potesse ritenersi competente a giudicare dell'opportunità, ma conscio, consenziente, e son
per dire condirigente esso stesso il conte di Cavour. E
certamente, o signori, l'ora in cui Garibaldi partiva da
Quarto per Marsala, ribatteva nel Gabinetto di Torino
al consapevole orecchio del ministro. Questa è storia, o
signori, nè temo d'incontrare qui contraddizione.
Sono partito da una ipotesi che naturalmente non
ammetto tanto meno ora che l'onorevole presidente del
Consiglio colle più recise negative la esclude; pure, io
dico, anche in questo caso vi sarebbe ella contabilità a
carico del Governo, allo stato attuale delle cose, quando
egli rimanesse, come deve, giudice dell'opportunità, del
tempo e del luogo? Non esito a dichiarare francamente
che io non lo credo.
L'onorevole Crispi quindi insistendo nella negativa,
il presidente del Consiglio aggiungeva: se così è, osate
adunque metterci in accusa, e l'onorevole Crispi rispondeva: lo faremo.
Perdoni l'onorevole Crispi, ma perchè mai l'onorevole
Crispi metterebbe dunque in accusa il Ministero? Perchè fu partecipe secolui di un tentativo? Signori, mettere in accusa, denunciare taluno, dicendolo complice
nostro... come si chiama questo?... (Bisa ironiche)
Del resto, o signori, l'idea della partecipazione del
Governo svanisce per dichiarazione del generale Garibaldi, per dichiarazione del deputato Crispi.
Di che si tratta ora? Dei fatti di Sarnico, di una tentata spedizione nel Tirolo, e questa spedizione si dice
— 2198 —
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CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL
fatale, perchè? Perchè fatta colà avrebbe esposto una
preziosissima parte d'Italia ad una invasione, avrebbe
messo in pericolo la integrità dello Stato.
Ma, Garibaldi e Crispi, dicono, Sarnico, Tirolo, sono
fantasmagorie; dunque mancherebbe il fatto della cui
partecipazione si vorrebbe chiedere conto al Ministero,
ed è evidente che il Ministero non ha bisogno di scolparsi di un fatto che gli stessi accusatori poi dichiarano
non essere che un sogno.
Io, osignori, credo benissimo che questa voce della
partecipazione del Governo abbia potuto diffondersi,
credo anzi che questa voce siasi fatta di proposito diffondere fra quegli incauti che in tutta buona fede erano
trascinati al tentativo.
Questa, osignori, sarà una circostanza la quale potrà
valere nel procedimento, ed io pure, come l'onorevole
preopinante, nulla di meglio mi auguro e credo che si
possa e moralmente, e razionalmente augurare, che sia
pronunciata l'assolutoria di coloro cheora sonoper quel
fatto in istato d'arresto.
Il giurato non deve render conto del suo giudizio che
a Dio. Il giurato si metterà una mano sul cuore, e ricordando di essere italiano potrà assolvere, etutti coloro
che hanno cuore italianopotranno comprendere codesta
assolutoria. (.Bisbìglio)
Non aggiungo altro a questo proposito, chè di ciònon
è qui naturalmente il caso di più oltre discorrere.
Ma, osignori, quello che è certo intanto si è che fa
bisogno nell'interesse generale che al Ministero sia data
la maggior forza possibile in queste gravi circostanze,
che non si rinnovi ciò di che si è parlato per incidenza
testé, il fenomeno voglio dire di un Ministero che, allorquando si dimette, deve dichiarare per bocca di un
illustre suo membro, dell'onorevole suo presidente, che
da mesi e mesi egli sapeva di non avere più la fiducia
del Parlamento, col pericolo di sentirsi rispondere immediatamente: ma seda mesi emesi non avete la fiducia
dehParlamento, perchè rimaneste al potere? Speriamo,
osignori, che questo troppo anormale stato di cose, per
bene del paese, non sia per riprodursi.
Ma sollevando, o signori, la discussione al punto più
essenziale, e lasciando la questione ministeriale, che
certamente per me non è la principale in questa vertenza, io domando: tolta la quistione del Tirolo, ammessa la fantasmagoria di cui iei'i si parlava, è tutto
finito in codesta questione? Non abbiamo da esaminare
qualche cosa di ben più serio? Non abbiamo delle illusioni da far sparire oramai e delle verità da dichiarare
solennemente?
È doloroso, o signori, quando si parla del completamento della nazione italiana, il pronunciare parole le
quali sembrino raccomandare degli indugi, biasimare
le precipitazioni. Ma quando si pensa che le precipitazioni possono mettere a repentaglio le sorti del paese,
l'integrità dello Stato; quando si pensa alla condizione
di quegli stessi infelici nostri fratelli, che giacciono ancora fra le catene della servitù: condizione che per questi tentativi insani appunto viene peggiorata, per ve-
1861-62
rità, o signori, ciò fa tacere quel sentimento che vi
esorterebbe al silenzio, ciò vi obbliga risolutamente a
parlare.
Sono principalmente, o signori, in giuoco due idee:
completare l'Italia, idea che è nell'animo di tutti; rovesciare l'attuale Governo, idea che è nell'animo di
pochi.
Ma siccome l'idea di completare la nazione italiana
è nell'animo di tutti, ne viene che i pochi il cui scopo
principale si èdi rovesciare l'attuale sistema di Governo,
hanno un mezzo facile di valersi di quel primo concetto
per rafforzarsi, per trovare mezzi di preparare ciò che
potrebbe riuscire in un tempo più omeno vicino all'effettuazione di quell'alto proposito.
»e boni. Chiedo di parlare.
chiaves. Per verità, osignori, io ho udito con piacere ieri dichiararsi da una parte della Camera che non
si riconoscevano come organi di un partito che segga in
questo Parlamento giornali che troppo evidentemente
accennano a quel secondo concetto che ho accennato.
Ma per ciò solo che combatto un nemico il quale non
siede in questo recinto mi resterò dal farlo? Quando un
partito si fa pericoloso allo Stato, ancorché non abbia
in Parlamento rappresentanti, deve pur tuttavia dal
Parlamento essere guardato in faccia, deve esservi risolutamente combattuto.
Si sa che quando si tratta di raggiungere lo scopo
dell'integramento della nazione italiana, di far sì che il
regno d'Italia venga ad essere finalmente padrone di
tutte le sue parti, molte cose al certo si possono tollerare, che non si tollererebbero in uno stato normale, e
molte occasioni si presentano per indurre chi arditamente agogna al completamento di questo regno a far
buon mercato dello Statuto edelleleggi. Vedete, si dice
a costoro i quali null'altro scopo hanno fuorché questo
santissimo di vedere finalmente l'intera nazione indipendente; vedete, lo Statuto ha un articolo il quale inceppa l'azione che vuol essere esercitata quanto più
prontamente è possibile a quell'effetto; vedete, il Governo non si cura, scusandosi dei suoi rapporti diplomatici, di far tutto ciò che si dovrebbe pel pronto soddisfacimento di questo desiderio, quindi bisogna che a
modo nostro lo facciamo noi.
Agevolmente così anche coloro i quali non hanno
punto per iscopo d'istituire nel paese un sistema di governo diverso dell'attuale, sonotratti adascoltare quelle
seduzioni, nè di ciò potremmo noi biasimarli nel profondo del nostro cuore; edeccoin qual modosi vengono
a creare veri pericoli e gravi per l'integrità dello Stato
e per l'autorità della legge.
E notate, signori, che anche in costoro il cui scopo
precipuo si è di rovesciare il sistema attuale di governo
io voglio ammettere il desiderio sincero di voler fare
l'Italia una. La sola questione è in ciò: se quest'Italia
una debba essere retta a monarchia costituzionale, o se
sarà Italia una con Dio e popolo, ed ammettendo in
costoro il desiderio di vedere fatta intera l'Italia, non
mi unisco all'opinione che alcuno pur manifesta, che vi
— 2199
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-
ITITTMHI&BAFLMBMUAMMMMI1 IMIMAMMAM.a MMUMIAAGA—ANWWUIMWIIIIIMII III IIMM • NN N11 N I IMUMM««IB SME
TO R N ATA DEL á
GIUGNO
sia u n p a r t it o a cu i p r em er eb b e m eglio l'a ver e d ieci
m ilion i d 'I t a lia n i in r ep u b b lica , ch e n on a ver n e ve n t icin q u e m ilion i r et t i a m on ar ch ia cost it u zion a le.
Voci a sinistra e Crispí. N o , n o! qu est a è ca lu n n ia .
(Movim enti diversi)
PRESIDENTE. P er m et t a n o, il d ep u t a t o Ch ia ves h a
d ich ia r a t o che il p a r t it o a l q u a le a llu d e n on h a r a p p r esen t a n t i in q u e s t 'As s e m b le a .
CRISPÍ. E r a p p r esen t a t o. N oi siam o cost it u zion a li
più d i lu i. (Oh ! oh ! al centro ed a destra — Rum ori,
agitazione) Noi siam o u n it a r i. E gli n o ! ( N u ov i rum ori
ed interruzioni)
PRESIDEIÌTJE. Non è p er m esso fa r e di cod este im p u t a zion i p er son a li. I l d ep u t a t o Ch ia ves è st a t o p e r fe t t a m en t e n ei lim it i d el r egola m en t o e d ella t em p er a n za .
(Bene! lene!)
CRISPI. La t er za , ed er a u n d over e d i d iscu t er la .
PRESIDENTE. Non in t er r om p a n o l'or a t or e.
CH IAVES. I o n on p a r lo di q u elle a lt r e d ich ia r a zion i
le q u a li si ven n er o facen d o in q u el r ecin t o, son o cose
n ot or ie, nè cer to io vor r ei r ifa r e q u i la st or ia d ell'a ssem blea d ella q u a le r a gion o.
U n a lt r o fa t t o m i h a p oi gr a n d em en t e colp it o, ed è
q u est o : il r im p ia n t o d est at o in a lcu n i a l ved er e la fu sion e d ell'eser cit o dei volon t a r i n ell'eser cit o r e go la r e , e
q u ella sp ecie d i cu r a che n n p a r t it o vor r eb b e p or r e a
ch e sem pr e a lla t o d ell'eser cit o r egola r e, e d ir ei qu asi
p a r a llela m en t e, vi fosse u n 'a lt r a for za a r m a t a la q u a le
n on fosse sogget t a a lla d iscip lin a a cu i l'eser cit o r egola r e è sot t op ost o, m a a vesse fer m o il con cet t o d i obbed ir e ad u n 'a u t o r it à , la qu ale n on è il Re, la q u a le n on
è il Gover n o cost it u zion a le.
CH IAVES. As p e t t o d a ll'on or evole Cr isp i, e la su a
im p a r zia lit à n on m e la n egh er à , la cit a zion e dei fa t t i i
q u a li ven ga n o a p r ova r e l'im p u t a zion e ch e m i h a t r op p o
a vve n t a t a m e n t e d ir et t o.
Io accen n o a q u est i fa t t i ch e son o fa t t i in n ega b ili, le
in d u zion i cr ed o sian o sp on t an ee, q u a n t o a m e pen so
b a st in o a n on d ir e a ssu r d a la m ia con segu en za , ch e vi
h a d u n q u e u n p a r t it o il q u a le a m a d i esser e fu or i d el
P a r la m en t o, d i essere fu or i d el Gover n o, a q u a le scop o?
P er com p let a r e l' I t a lia , ci si d ice; m a poi, q u a n d o l' I t a lia sia com p let a , cr ed er et e voi, p ot et e d ir m i sch iet t a m en t e, che q u est e for ze r im a s t e fu o r i del Gover n o e
q u a si in p er m a n en t e con t r ad d izion e allo St a t u t o fon d a m en t a le d el r egn o, n on ver r a n n o d ir et t e a r ovescia r e lo
st a t o a t t u a le di cose? Ma q u i m i soffer m a la solit a obb iezion e: an ch e q u elle for ze a ll'in fu or i d ell'eser cit o r egola r e gr id a n o: Italia e Vittorio Em anuele! Du n q u e
n on è il caso d i ven ir e q u i a p a r la r ci d i r ovescia r e l' a t t u a le st a t o d i cose ; n on si vu o l r ovescia r e la m on a r ch ia
cost it u zion a le qu an d o si gr i d a : Viva Vittorio Em anuele!
CR I S P Í . N e p a r l e r e m o .
CH IAVES. Vo i d ir et e, o sign or i, m a voi fa t e un p r ocesso alle in t en zion i ; an cor ch é n on p a r lisi di ch i è in
qu est o r ecin t o, p ot et e voi fa r e u n pr ocesso di t en d en ze?
E p er ch è costor o i q u a li p u r gr id a n o: vogliam o Vitalia
lìbera ed indipendente, n on sar an n o cost it u zion a li?
Mi ven gon o in m en t e, o sign or i, a lcu n i fa t t i d i sign ificato a b b a st a n za n ot evole. Un 'a ssem b lea m oralm ente
sovrana, fu o r i d el P a r la m e n t o , n ella q u a le ho ved u t o
ben sì dei d ifen sor i d ella Cost it u zion e, fr a cui l'on or evole
Cr isp i, r esist er e in u n m odo che cer t a m en t e lo h a m olt o
on or a t o, e con r a r o cor a ggio, a cer t e in t em p er a n ze in
n om e d ell'a u t or it à d elle le ggi cost it u zion a li, m a in cu i
ho u d it e gr id a e p r ot est e ch e m i p a r eva n o p er ver it à
d ella m a ggio r a n za di q u ell'a ssem b lea , che m olto n on
an d avan o d 'accor d o col sist em a a t t u a le d i gover n o.
(Movim enti a sinistra)
Mi sar ò sb a glia t o p er a vve n t u r a , o le r ela zion i n on
sar an n o st a t e esa t t e : n on fa ccio che d ich ia r a r e l'im p r ession e ch e io n e ho r icevu t o. Qu in d i so ben e ch e in qu est 'Assem b lea m or a lm en t e sovr a n a , com p ost a di m an d at a r i dei Com it a t i di p r ovved im en t o, la p r im a cosa d i
cu i si p a r lò, ed il gr id o che p iù a lt a m en t e, d a q u el ch e
m i p a r e, vi r isu on ò fu q u ello d i: Viva Mazzini!
Richiam o di Giuseppe Mazzini ad ogni costo!
» E BONI. E u n d ebit o di giu st izia , di d over e.
CH IAVES. E u n d ebito di giu s t izia , st a b e n e ; io n on
voglio d iscu t er e le in t en zion i, m a q u est o gr id o in q u elle
cir cost a n ze p ot eva o n o segn a r e u n p er icolo? P o t e va o
no cr ed er si u n 'esor b it a n za ? (Rum ori)
I o ho già sp iega t o in p r op osito la m ia opin ion e a l
P a r la m en t o, e cer t a m en t e n on sar ei io che m i op p or r ei
a l r ich ia m o d ell'illu st r e esu le, qu an d o egli lo d om an d asse con for m an d osi a lle r egole cost it u zion a li; m a in t a n t o p er m e st a qu est o fa t t o : n ell'a ssem b lea m oralm ente sovrana si gr id ò da m olt i: Viva Mazzini!
eia
p r im a cosa che si pose in d iscu ssion e fu il suo r ich ia m o...
Sign or i, q u i b isogn a or am ai sp iega r ci ch ia r o: I t a lia e
Vit t o r io E m a n u ele vor r à d ir e p er m olt issim i, vor r à d ir e
p er t u t t i : I t a lia e m on a r ch ia cost it u zion a le ; m a I t a lia
e Vit t o r io Em a n u ele p u ò a ver e an ch e d ei sot t in t esi;
qu an d o poi sen to n ello stesso r ecin t o e d alle bocch e
stesse gr id a r si : Viva Vittorio Em anuele! e Viva Mazzini! Siccom e n on posso fa r m i m olto sp on tan eo il con cetto che Mazzin i sia d iven t a t o m on a r ch ico-cost it u zion a le, così q u a lch e cosa m i r im a n e sem pr e ch e n on m i
a p p a ga in qu esto gr id o ch e t a lu n i ripetono: Vìva Italia
e Vittorio Em anuele! È b isogn o d i r ich ia m a r e la for m ola
del p leb iscit o e dir e a q u est i sign or i : I t a lia e Vit t o r io
Em a n u ele è bu on a cosa, m a è m olt o m eglio e p iù esp licit o il d ir e: I t a lia e m on a r ch ia cost it u zion a le colla d in a st ia di Sa vo ia . (Benissim o ! — Segni d'approvazione
a destra)
P a r lia m oci ch ia r o.
Noi a m m ir ia m o Vit t o r io E m a n u ele, ci si d ice ; n on
b a st a a m m ir a r e Vit t o r io E m a n u ele, a n zi q u est o m i
p r ova ch e vi è u n a r a gion e p er gr id a r e : Italia e Vittorio
Em anuele! sen za che fa ccia bisogn o p er q u est o d 'in t en dere I t a lia e m on a r ch ia cost it u zion a le ; b isogn a gr id a r e :
Viva il principio ! n on b a st a gr i d a r e : Viva l'uom o! e
p er q u a n t o sia gr a n d e Vit t o r io Em a n u ele, in fin dei
con t i n on è che u n u om o. (Benissim o!)
CÀMERA DEI DEPUTATI —
MUsoiiUM». Questo è il sign ificat o del p lebiscito.
P R E S I D E N TE , N o n i n t e r r o m p a n o .
CHIAVE® . Io non ho m ai con testato qu esto.
Dir ò all'on or evole Musolin o che an zi ho volu t o dire
che si debba gr id a r e n el senso che è st at o con sacr ato
d a l p lebiscito.
Voci a sinistra. Ma s ì! sì! (Rum ori)
PRESIDENTE. Non in t er r om p a n o; lascin o con t in u ar e
l'or a t or e.
CH IAVE». Ma, voi ci r ispon d ete, d ir ei a costor o, e
m assim e quan do si p a r la del con cetto di fa r e com pleta
l'I t a lia ; voi ci r isp on d et e: Ga r ib a ld i è con n oi, qu in d i
n on occor r e a lt r a discu ssion e.
Qu i, sign or i, bisogn a n otar e le in flession i, direi q u a si,
con cu i ci si dice da u n cer to p a r t it o : Gar ibald i è con
noi e n on c'è a far e a lt r a discussion e. Alcu n o ce lo dice
in buon a fed e, e vu ol d ir e: Ga r ib a ld i è con n oi, qu in d i
n on t em et e pel sistem a a t t u a le ; Ga r ib a ld i è stato soldato del sistem a a t t u a le : allo stesso tem po che d ell'I t a lia
n on d ovete a ver p a u r a di n u lla .
Alt r i d ice: Ga r ib a ld i è con n oi, qu asi volen do m et t er ci u n po' di p a u r a ; alt r i finalm ente dice : Gar ibald i
è con n oi, e siete tr oppo al basso voi per d iscu ter n e.
Ecco, secon do m e, i tr e modi con cu i ci si fa suon ar e
all'or ecch io qu est a fr a se.
P ETB VCCEKIIÌI. E u n a m u s i c a !
CH IAVE«. E u n a m u sica ap p u n t o. Alla p r im a n ota
rispon do che io credo che ver am en te coloro che dicono :
Gar ibald i è con n oi, non tem ete pel sistem a a t t u a le, si
ap p on gan o al ver o.
Io n on crederò m a i, o sign or i, che quan do l'I t a lia
fosse com p let a, Ga r ib a ld i far ebbe u n a t t o, direbbe u n a
p ar ola la qu ale ten desse a r ovesciar e l'a t t u a le sistem a
gover n a t ivo. Qu esta è u n a m ia p r ofon d issim a con vin zion e. Ga r ib a ld i n ella su a in t u izion e (poiché i gr a n d i
an im i h an n o delle in tu izion i, an corché per a vven t u r a
m an ch in o di cer t e colt u r e o d i cer t e a t t it u d in i le q u a li
sono speciali an ch e alle m ed iocr ità), Ga r ib a ld i n ella sua
in tu izion e h a sen tito qu ale er a la gar an zia che l'Eu r op a
a ccet t a va d al r ivolgim en t o it a lia n o. Sign or i, era un
gr an d e uom o di St at o il con te di Ca vou r ; è u n gr an d e
uom o di gu er r a il gen er a le Gar ibald i ; m a io dom an der ei
a l con te di Ca vou r , e vor r ei pur p ot er glielo dom an dare
an cor a in q u est 'a u la : io dom an der ei al gen er ale Ga r ib a ld i se essi credessero ch e, an che in siem e u n it i, avr ebber o fa t t o l'I t a lia , se non fosse st a t a con loro l'a u gu st a
d in ast ia di Sa voia . ( V iv i segni tV approvazione)
Ga r ib a ld i qu est a ver it à se l'è m essa in cu or e, e cer t am en t e n on sar ebbe egli m ai qu ello che m an ch erebbe
a lla d in ast ia, la qu ale h a sap u to dare p er l'I t a lia u n a
ga r a n zia così gr a n d e. Poich é, o sign or i, d eve essere ben
r isp et t a t a ed on or at a n el m ondo u n a d in ast ia, la qu ale
fa ceva a ccet t a r e a ll'Eu r op a ed al m ondo u n a t a le sicu r t à ; t a n t o più se si bad a all'op in ion e che p u r tr op p o
si a veva d agli st r an ier i d ella con dizion e del popolo e
d ella n azion e it a lia n a . ( B r a v o ! Benissim o!)
Du n q u e, o sign or i, qu an t o a Ga r ib a ld i siam o t u t t i
d'accor do, n u lla vi sarà m ai a tem er e. Ma p ot r à d ir si
SESSIONE DEL 1861- 62
lo stesso d 'u n a p ar te di coloro che ora sono con lu i in
vir t ù di qu ella id ea com u n e che io accen n ava da p r in cip io: com p letar e l'I t a lia , scopo espresso, m a ch e p u r e
h an n o, scopo la t en t e, u n a lt r o sistem a go ve r n a t ivo ?
La t en t e però sino a u n cer to p u n t o, per ch è, sign or i, se
io vi t r a t t en go in questo spiacevole a r gom en t o, egli è
perch è or am ai com in cian o a sollevar si i veli, ora si com in cia a p a r la r e u n po' ch iar o.
S>E B OIS A. Dom an do la p ar ola per u n a m ozion e d 'or din e. (Oh! oh! — Rum ori)
PRESIDENTE. Con tin u i l'or a t or e; a vr à la p ar ola dopo
l'on or evole De Bon i per la su a m ozion e d'or din e.
CH IAVES. H o p a r la t o p oi, o sign or i, di coloro i qu ali
ci dicon o all'or ecch io, quasi per fa r ci p a u r a : Ga r ib a ld i
è con n oi, e non d iscu tete olt r e; costoro ci sono, in
r ea lt à , che ci p ar lan o così, ed a m e stesso è a vven u t o
q u a lch e volt a di sen tir m i u n ' apostr ofe in su qu el
t on o.
Sign or i, costoro m i sem bran o fu or di str ad a del t u t t o.
Ga r ib a ld i è u n nome che può fa r paura,* m a a ch i? Se
volet e che il n om e di Ga r ib a ld i faccia p a u r a , pron un ciat elo in u n cam po a u st r ia co, in u n cam po bor bon ico;
m a il nom e di Ga r ib a ld i n on è certo ad at t o a sgom en tar e
I t a lia n i. (Bene¡bene!)
Alt r i in fin e ci par lan o di Gar ibald i, io d iceva, volen do sign ificar ci che n oi siam o tr op p o al basso p er
giu n ger e all'alt ezza ove p ot er lo liber am en t e d iscu t er e.
j u c E iii. Ma chi dice qu esto ? (Interruzioni dalla sinistra)
PRESIDENTE. L'or a t or e non p ar la di p a vt it i che esiston o n ella Ca m er a .
M I CE LI . M a n o n ci s o n o .
PRESIDENTE. L'or a t or e crede che vi sian o; se egli si
in gan n a, avr an n o i dissen zien ti facolt à di com batter lo
a suo t em p o.
Con t in u i l'or a t or e.
C H I A V E S . IO però devo fa r m i car ico d i queste in t er r u zion i, poich é cer tam en te n on vor r ei si dicesse ch e io
faccio im p u t azion i ch e non sen to, accu se di cu i n on
sono con vin t o, an zi n on vor r ei n em m en o che m i si ascr ivesse l'in t en d im en t o di m u over e accu se; poiché dich iar o
che io rispetto t u t t e le opin ion i, an che q u ella di ch i
ven ga a d ir m i : Ga r ib a ld i è tr oppo alt o perchè voi ven iat e a d iscu t er lo. E l'h o u d ito d ir e, pr ego l'on or evole
Miceli di cr ed er lo, l'h o u d it o dire, e l'ebbi com e l'op in ion e di chi non è n el ver o; però lasciai che qu ella
opin ion e si spiegasse, e come a llor a feci io, p r egh er ei
che con u gu a le in d u lgen za si adoprasse a m io r igu ar d o.
Or a d u n qu e io dirò che p er q u a n t o u m ile sia un cit tad in o, se crede che u n a d ich iar azion e possa essere giovevole alla p a t r ia , è sem pre com peten te a fa r la . Dir ò
poi che um ilissim o cittad in o it alian o sono però on or ato
di u n m an d ato p a r la m en t a r e; con questo m an d ato seggo
in qu est 'Assem blea e posso qu i d iscu ter e t u t t i e t u t t o
(Bravo / ), posso per con segu en za d iscu ter e an che il gen er ale Ga r ib a ld i e il suo p a r t it o. Se si ponesse fu or i
della Cost it u zion e, d iscu ter ei anche il Ee ; or a, se d i-
—
2201
TORNATA DEL 4
scuto il Re, chi altri mai vi sarà che io non possa discutere ? (Applausi)
Senonchè coloro i quali mi parlavano in tal guisa una
cosa facevano intravedere pur sempre, cosa di cui si è
molto parlato e di cui non mi si potrà dire che sia un
sogno della mia immaginazione; questa cosa è l'idea
d'una dittatura.
Qui, o signori, io devo dichiarare in massima una mia
profonda convinzione ; fra dittatura e monarchia assoluta preferisco la seconda.
Per me è certo un gran bene, supremo bene a desiderarsi da ogni italiano, l'indipendenza dell'intera nazione, ma uguale del pari è il bene della libertà. Per
me la libertà, o signori, si è fatta un bisogno come
l'aria che io respiro per vivere, nè certo mi sarò ingannato, se quando ho dovuto meditare la storia della dittatura e delle repubbliche, esclamai conchiudendo : amo
troppo la libertà per volere la dittatura.
E se giovasse a formulare più precisamente il mio
concetto, direi : tra dittatura repubblicana e regno di
Carlo Felice, preferisco il regno di Carlo Felice; e questo dico comunque si chiami il dittatore, si chiami Garibaldi, si chiami anche Vittorio Emanuele! (Bene!
Benissimo ! a destra ed al centro)
Signori, ciò non toglie, come io diceva, che io rispetti
tutte le opinioni, e questo è il mio costume, ma quando
trattasi di opinione la cui esplicazione ed attuazione
racchiuda, a mio avviso, per avventura gravi pericoli
pel mio paese, con ogni mia forza vi contrasto, perchè,
se ci è dato di scongiurare il pericolo, si faccia, e senza
indugi, senza esitanze.
La bandiera sotto la quale prosperano queste nostre
istituzioni è bandiera la quale non vuol essere mutata;
tal quale è, questa bandiera ha imparato l'Europa ad
amarla quando attraversava mari e combatteva nella
Tauride accanto alle più gloriose e temute bandiere del
mondo; questa bandiera tale quale è l'ha inalberata la
vittoria sulle alture di San Martino, sui baluardi d'Ancona e sulla torre d'Orlando: pensino gli Italiani a n,on
mutare questa bandiera giammai, a serbarla tal quale,
se vogliono che essa un giorno possa sventolare in Campidoglio e a San Marco (Applausi), e quello non sia
trionfo effimero di un breve momento, ma sia una presa
di possesso duratura, irrevocabile, come è irrevocabile
il diritto della nazione di essere interamente padrona
di sè. (Bene!) Io non aggiungo altre parole, e conchiudo che della partecipazione del Ministero ai fatti
di Sarnico non può farsi serio discorso, e a me basta
il ricordare che quando ne fu consapevole il Ministero
prevenne e represse, ed io non posso che approvare
quegli atti.
Ora è egli tutto finito a questo riguardo ? Ogni tentativo o principio di tentativo è egli rimosso?
In ogni caso il Ministero sente egli di potere con ogni
mezzo opporsi a qualunque atto di ostilità che dai nostri
confini si dirigesse contro altri Stati, e per parte di
chiunque non fosse l'esecutore della legittima potestà
sovrana?
—
GIUGNO
Questo è a domandarsi al Ministero, e mi sembra che
il presidente del Consiglio colle sue spiegazioni e dichiarazioni di ieri abbia dato ragioni bastevoli per poter
confidare che egli questi mezzi li abbia e di questi mezzi
intenda risolutamente valersi.
Quindi, se da taluno verrà in questo senso presentato
un ordine del giorno, non esiterò a darvi intera la mia
approvazione.
Signori, qui abbisogna essere fermi, energici e risoluti. Se noi fossimo incerti e deboli in queste supreme
circostanze, protegga Iddio l'Italia ! non la salveremmo
noi : e certamente i nostri figli avrebbero il diritto di
funestare la nostra memoria con un eterno rimprovero.
(Vivi segni d'approvazione dalla destra e dal centro)
p k e s i d e i ì t e . Il deputato De Boni ha la parola per
una mozione d'ordine. (Ilarità)
© e b o x i . La mozione d'ordine oramai cade di per sè
(Si ride), giacché l'onorevole oratore ha finito il suo discorso. Ma non posso rattenermi dal domandare che significassero tutte quelle idee, tutte quelle suggestioni,
tutte quelle accuse velate, gettate là e poi ritirate, accusando,partiti e poi dicendo che non vi sono rappresentanti di questi partiti nel Parlamento. Io non ho in
vero inteso nulla, giacché...
s u s a i ì i . Domando la parola per un richiamo al regolamento.
p r e s i d e n t e . Lasci che spieghi il suo concetto.
susAsra. Per un richiamo al regolamento ho il diritto
di chiederla.
p k e s i d e j s t e . Il deputato De Boni formoli la sua
mozione d'ordine. Ora ha la parola per formolarla.
d e bosti. Io domando che non si esca dalla questione,
e che non si venga ad accusare quelli che sono fuori del
Parlamento, e che non hanno nulla a che fare col Ministero. L'onorevole preopinante non fece altro che usare
uno stratagemma parlamentare; ed egli ne è padrone,
ma questo a me non piace (Ilarità), non avendo che
fare colla questione attuale.
p ì ì k s i b e s t e . Ricorderò alla Camera quale è, secondo me e per ciò che spetta all'ordine, lo stato della
questione.
Ieri, come tutti sanno, fu comunicata alla Camera la
lettera del deputato generale Garibaldi. In seguito a
quella lettura il signor presidente del Consiglio ha preso
la parola; ha discorso dei fatti di Sarnico, di Brescia,
di Bergamo ; ha inteso di giustificare la condotta del
Gabinetto in tutto ciò che potesse avere relazione con
quei fatti, coll'armamento nazionale, e col compimento
dei voti degli Italiani.
Dopo il presidente del Consiglio, il deputato Crispi da
una parte, il deputato Bertolami dall'altra hanno censurato la politica e gli atti del Ministero. Si è in questo
modo accesa una questione ministeriale•
Essendo accésa la questione ministeriale, o (come oggi
l'ha meglio definita, se non erro, il deputato Boggio)
una vera questione di fiducia, evidentemente debb'essere
in libertà di ciascun oratore e sì di dichiarare tutti i
motivi pei quali stima di approvare il contegno del Go-
-
2202
CAMERA DEI DEP UTATI —
ver n o, e sì di d ich ia r a r e t u t t i i m ot ivi pei q u a li r ep u t a
di p ot er lo d isap p r ovar e. {Bene!)
10 credo di esserm i m an t en u t o n ella p er fet t a n eu t r a lit à qu an d o lio con ced u to di p a r la r e liber am en t e così
a gli or at or i d ella d estr a, com e a gli or at or i della sin ist r a .
11 d ep u t a t o Ch iaves h a m a n ifest a t o l'op in ion e che vi
abbia u n m ot ivo sp eciale per a p p oggia r e il Gover n o; il
m ot ivo si è che (secondo lu i) fuori di giiesto Parlam ento
esiste u n p a r t it o, il q u a le p er a vven t u r a p u ò m et t er e in
per icolo le sor ti del paese {Bravo!), e che è d'u opo d ar
for za a i Gover n o con tr o codesto p a r t it o.
Se il d ep u t a t o De Bon i od a lt r i pen san o ch e il m ot ivo
addotto d al d ep u t at o Ch iaves n on sia fon d at o, e che il
p a r t it o cu i fece allu sion e n on esist a , han n o d ir it t o di
com bat t er e i con cetti e gli a r gom en t i d ell'or a t or e. Ma
in t an t o il p r esid en te r isp et t a va la lib er t à d ell'Assem blea
e l'or d in e d et t at o d al r egolam en to qu an d o m a n t en eva
in t er a a l d ep u t a t o Ch iaves la fa colt à di esprim ere le sue
op in ion i. {Fragorosi applausi)
I l d ep u t a t o Min gh et t i h a fa colt à di p a r la r e.
MISTO M E T T I . Io p r egh er ei la Cam er a d i voler p er m et t er e ch e il pr esid en te d ia la p a r ola a qu alch ed u n o
che sosten ga il con cetto d ell'in ch iest a p r op ost a d all'on or evole Cr isp i, giacch é m i sem br a m olto con ven ien t e che
gli or a t or i si alt er n in o p ar lan d o l'u n o in fa vor e e l' a lt r o
con t r o.
PRESIDENTE. Dopo il d ep u t a t o Min gh et t i è iscr it t o
il d ep u t at o Bixio, m a, com e ebbi già l'on ore di osser var e
a lla Cam er a, n on so in q u a l senso gli or at or i iscr it t i
voglion o p a r la r e ; ch iam er ò q u in d i a l d ep u t at o Bixio se
in t en d a di va ler si d ella fa colt à con cessagli per p a r la r e
prò o con tr o la p r op ost a in ch iest a .
BIXIO. Non posso fa r con oscere la m ia opin ion e se
n on m i è d ato d i svolger la .
PRESIDENTE. Allo r a p ar ler à a suo t u r n o. Qu in d i se
il d ep u tato Min gh et t i crede, com e p ar e aver n e l'in t on zion e, di cedere la p a r ola ad u n a vver sa r io d el Ga b in et t o, avr ebbe facolt à di p a r la r e il d ep u t at o De Bon i.
MINGHETTI. Cedo la p a r ola ai d ep u t at o De Bon i,
qu an d o egli ceda a m e il suo t u r n o d 'iscr izion e.
PRESIDENTE. Questo è in t eso.
BIXIO. Se l'on or evole Min gh et t i crede di d over ced er e la p a r ola , lo fa ccia p u r e. Qu an to a m e, essendo
iscr it t o dopo l'on or evole Min gh et t i, in ten do va ler m i del
m io d ir it t o.
PRESIDENTE. Allo r a la p ar ola sp et t a al d ep u t at o
Bixio, poi a l d ep u tato Min gh et t i.
MINCMETTI. Siccom e è m io desiderio che q u est a qu estion e sia fr a n ca m en t e e da t u t t e le p a r t i d iscu ssa, n on
ho a lcu n a d ifficolt à d i a sp et t a r e ch e abbian o p a r la t o
l'on or evole Bixio ed alcu n altr o or ator e di qu ella p a r t e.
Sa r ò con ten to d i non p a r la r e che dopo u n o di coloro che
sosten gon o l'in ch iest a .
PRESIDENTE. Se il d ep u t at o Bixio vu ol p a r la r e...
BIXIO. Ch iam at o d al sign or p r esid en te d el Con siglio
a t est im on ian za di du e fa t t i, p er q u a n t o io t r ovi sin golar e il sistem a t en u t o ieri di m et t er e in discussion e p a r -
SESSIONE DEL
18 6 1- 6 2
lam en t ar e cose che n on h an n o che far e colla p u b b licit à ,
sen to il d ebit o, qu alu n qu e ne s ia la con segu en za, di dire
ch e, t r ovan d om i pr esen te quan do in n an zi al pr esid en te
d el Con siglio fu a git a t a la qu estion e di u n a spedizion e
m a r it t im a , il p r esid en te d el Con siglio vi si r ifiu t ò r ecisam en te.
Disse ch e, se egli n on p ot eva opporsi a che pochi o
m olt i in d ivid u i an dassero, se il voleva n o, fu or i St a t o, il
Gover n o n on avr ebbe però dato m an o a spedizion e di
sor t a .
Qu esta è u n a t est im on ian za che er a debito m io di
p or t a r q u i. {Bene!)
L'a lt r a è qu ella r ela t iva al ten en te-colon n ello Men otti
Ga r ib a ld i che io p r esen tai al presiden te del Con siglio. I l
pr esid en te del Con siglio, p r im a di a ccor d a r gli il com an d o, rich iese la sua p a r ola d'on ore che non avr ebbe
fa t t o a lt r o che esegu ir e gli or din i del Gover n o n ella sua
m ission e, e che qu an d o p er com bin azion i politich e le
opin ion i del sign or Men otti si t r ovasser o in con t r ad d izion e colle istr u zion i del Gover n o, egli avr ebbe d ate le
sue dim ission i. E d il sign or Men otti diede la su a p ar ola
d 'on or e. {Bene!)
Qu este sono le due t est im on ian ze che io d oveva q u i
fa r e.
Passo or a a qu est ion i che m i r igu a r d a n o com e deput a t o.
I l sign or pr esiden te del Con siglio disse ier i: un a volt a ,
che gli a r r est a t i di Sar n ico e di Pa la zzolo eran o st a t i
colti in fla gr a n t e, ed u n 'a lt r a volt a , disse, con a r m i.
B A T T A M I , presidente del Consiglio. Scu si, m i sono
sbagliat o ; r ettifico oggi qu an t o dissi ier i r ela t iva m en t e
alle a r m i: vi eran o ar m i, m a n on eran o a r m a t i. ( Ah !
a h ! a sinistra) È qu esto u n er r or e che cor r eggo volen t ier i.
BIXIO. L'on or evole Boggio, che d eve essersi occu pato
d i qu est i fa t t i, perch è h a p u b b lica t i due opuscoli su
qu esta qu istion e {Ilarità), h a d et t o d ella flagranza in
cu i er an o st a t i colti q u elli che fu r on o a r r est a t i, secondo
m e, illega lm en t e ed im p olit icam en t e a Sa r n ico ed a
Palazzolo. L'on or evole Ch iaves p u r e ha oggi p ar lat o di
t en t a t ivi m a n d a t i ad effet t o in Sa r n ico, il che non è
assolu tam en te ver o.
Io n on sosten go qu i u n a t eor ia assolu ta di Gover n o
sopra il Gover n o ; al con tr ar io d ich iar o u n a volt a p er
sem pre che se io fossi m in istr o (e non lo sarò m ai) n on
p er m et t er ei m a i ad alcu n o di fa r e cosa che n on avessi
a u t or izza t a . {Bravo! — Ilarità) Ma per con tr ar io dico
che qu esto d ir it t o va a p p lica t o in d a t i m odi, e non
debbesi d im en ticar e ver so di chi si m et t e in a t t o. {Movim enti)
I n t a n t o m i basta di stabilir e p er or a che gli a r r est a t i
d i Sar n ico e di Palazzolo sono p er m e ar r est at i illega lm en t e, che la con dotta d el p r efet t o di Ber ga m o e di
Br escia è in esp licabile, che la m an can za di u n uom o
politico a Tor in o ha p ot u t o fa r com m et t er e q u egli a r r est i p er cu i sono a vven u t i i fa t t i d isgr a zia t i d i Br escia
che ne sono p u r am en t e e sem plicem en te u n a consegu en za .
— 2203 —
TORNATA DEL 4 GIUGNO
Det t o qu est o, n on volen d o en t r a r e p iù a fon d o in
q u est a qu est ion e, r ispon d o due p a r ole a ll'on or evole
Cr isp i.
I o debbo d ich ia r a r e q u i ch e la con d ot t a d ell'on or evole
Cr isp i n ella t o r n a t a di ier i è p er me in cr ed ib ile (Ilarità) ;
l'on or evole Cr isp i h a d et t o, con p oca a b ilit à , cose che
p er m e n on h an n o fon d a m en t o a lcu n o. La su a con d ot t a ,
ch ecch é n e d ica u n p r ofessor e d i d ir it t o cost it u zion a le
q u a le è l'on or evole Bo ggio , io non so a p p r ova r la n è com e
p a t r iot a , n è com e d ep u t a t o, e n em m en o (r icor d an d om i
ch e io sia in oggi in p osizion e da n on a p p a r t en er e a
p a r t it i p olit ici, m a solo r icor d a n d om i d el m io p assato)
com e u om o p olit ico.
Vi sono p er ò ce r t i m om en t i in cu i gli u om in i p olit ici si d im en t ica n o d ella lor o a lt ezza , e q u in d i cr ed o
che ier i fosse in q u est o p u n t o l'on or evole Cr isp i, m io
a m ico.
L'on or evole Cr isp i h a p a r la t o d ella d iscip lin a dei p a r t it i, ed io cr ed o ch e volesse ver a m en t e in q u el m om en to
d iscip lin ar e lu i il cap o d el p a r t it o, che a ve va t en u t o u n
lin gu a ggio d iver so d a l su o.
Non bisogn a d im en t ica r si che il gen er a le Ga r ib a ld i
non è di n essu n p a r t it o , ed è u n er r or e in cu i cad on o
u om in i fr a i q u a li con to m olt i a m ici coi q u a li h o com b a t t u t o m olt e volt e assiem e, com e com b a t t er em o an cor a
sen za d u b b io, d i voler lo fa r e u n u om o di p a r t it o ( B r a v o !
Benissim o !) E gli n on lo è, n on lo p u ò esser e, n on lo
d eve esser e, e n on lo sa r à m a i. (Applausi)
P e r com bin azion e o p er t a t t ica p ot r à la s cia r cr ed er e
t a lvo lt a ch e sia n elle m a n i di u n p a r t it o , m a u n b el
m om en t o egli li p ia n t er à con t a n t o d i n aso a lla p r im a
occasion e. (Bene! — Ilarità)
F a ccio a n cor a u n ' a lt r a d ich ia r a zion e; h o u n d ebit o
sacr osan t o d a com p ier e; q u a n t u n q u e q u est a cosa sia
m eglio p er a vve n t u r a n on r en d er la p a lese, t u t t a via ,
essen dosi già com m esse a lt r e im p r u d en ze, io lo d ir ò.
I o so p osit iva m en t e ch e il Min ist er o n on er a in for m a t o
dei p r oget t i del gen er a le.
I o in p er son a , il m in ist r o d ella gu e r r a r iu n isca pu\ *e
il Con siglio d i d iscip lin a p er con d a n n a r m i, se lo cr ed e
op p or t u n o (Ilarità), io stesso sono st a t o in ca r ica t o d a l
gen er a le Ga r ib a ld i di t en er e u n discorso a ll'on or evole
Dep r et is, cir ca a lcu n i p en sier i ch e p assavan o p er la
m en t e d el gen er a le. Io ho cr ed u t o d i a vve r t ir e il gen er a le ch e q u est e cose si dicon o ad u n a m ico, m a n on m a i
qu an d o q u est i è m in ist r o, p er ch è il m in ist r o o b isogn a
ch e t r a d isca i su oi a m ici, o b isogn a che d ia le su e d im ission i. Or a l'u n a cosa o l' a lt r a n on posson o con cilia r si da chi giu d ica u t ile la p r esen za d ell'a m ico a l p ot er e, e da chi cr ed e che il p ot er e b isogn a t en er lo on or evolm en t e ; io m i son o q u in d i op p ost o. I l Min ist er o
d u n q u e n on er a in ve r u n m odo con sap evole di qu el
p en sier o che s t a va in m en t e d el gen er a le, p oich é il solo
m in ist r o ch e egli a vr eb b e vo lu t o ch e n e fosse p er m ezzo
m io in for m a t o sar ebbe st a t o l'on or evole Dep r et is. E q u i
n oto ch e qu ei gior n a li e q u egli u om in i, i q u a li si son o
va ls i di u n a let t er a del m io am ico Gu er zon i ch e fu t a n t o
im p r u d en t e, q u a n t o gen er oso, e for se p eggio che im CAMERA DEI DEPUTATI — Discussioni
- 3» Periodo
217
p r u d en t e, h a n n o ' a vu t o t o r t o ; ed io posso d ich ia r a r e
che il sign or Gu er zon i seppe q u est o p er b occa m ia ,
p oich é io e Gu er zon i sia m o d u e a m ici in t im i, e q u a n t u n q u e la p en siam o d iver sa m en t e, ci st im ia m o a vice n d a .
Ebben e il sign or Gu er zon i sep p e d a me ch e si ven t ila va n o qu est i p r o ge t t i.
Qu est a er a la ve r it à ch e io d oveva d ich ia r a r e, q u a n t u n q u e m i possa cost a r m olt o ; l'on or evole Dep r et is e il
Min ist er o n on sa p eva n o n ien t e dei p r oget t i di Ga r ib a ld i.
Nessu n o p u ò m et t er e in d u bbio che io d ica q u i u n a
ver it à , in q u a n t och è q u est a n on è la cosa p iù fa cile, n è
p iù gr a d e vo le a m a n ife s t a r e . ( Vivi segni cVapprovazione)
presiedente. I l d ep u t a t o Min gh et t i h a fa co lt à d i
p a r la r e .
MINGHETTI. La cedo a l d ep u t a t o P e t r u cce lli. P a r ler ò in segu it o.
PETRtrccEiiEii.
(Movim enti d'attenzione) Io n on so
l'im p r ession e ch e q u est a d iscu ssion e fece n ell'a n im o vo str o ; n ell'a n im o m io fu t r ist issim a . Qu est a d iscu ssion e
è u n a scon fit t a su t u t t a la lin ea . Accu s a t o r i ed a ccu sa t i,
con d a n n a , a ccu sa e d ifesa t u t t i si son o a b b a ssa t i e, lo
d ir ò, si sono m a cu la t i. I l ge n e r a le Ga r ib a ld i a ve va
m essa la q u est ion e su d i u n or izzon t e eleva t o e ser en o. La d iscu ssion e l'h a p o r t a t a sopr a il t er r en o d elle
p er son a lit à , sop r a il t er r en o dei p et t egolezzi, sop r a il
t er r en o d elle r ivela zion i d i cose che d oveva n o r est a r e
et er n a m en t e sep olte p er le gge di d over e. Se io avessi
pr eso la p a r ola ier i dopo la let t er a del gen er a le Ga r ib a ld i, n on a vr ei esit a t o u n m om en t o a d ich ia r a r m i con t r a r io a l Min ist er o ; p r en d en d ola oggi, dopo q u est a d iscu ssion e, sen to n ella m ia coscien za, sen to u n soffio d ella
coscien za p u b b lica che m 'im p on e il d over e d i esit a r e.
I l gen er a le Ga r ib a ld i a ve va p ost o la q u est ion e d ove si
p o t e va p a r la r e con d ign it à , u d ir e con r isp et t o ; la d iscussione. l'h a p r ecip it a t a giù n el cam po dei segr et i e
n elle coulisses dei ga b in e t t i. Or ics coulisses sì d ei t ea t r i
ch e d ei ga b in e t t i sono sem p r e im m on d e e n on b isogn a
m a i p e n e t r a r vi.
I l gen er a le Ga r ib a ld i a ve va m essa la q u est ion e in
q u est i t er m in i : la sp ed izion e del Tir olo è u n a fa vola ;
q u egli a t t r u p p a m e n t i son o u n 'esu b er a n za d i vit a d i
q u est a gioven t ù it a lia n a ch e a sp ir a a ll'em a n cip a zion e e
che n on cr ed e ch e a lla logica d elle a r m i. Ar m a t e , e l' a git a zion e cessa. E r a su q u est o t er r en o che si d oveva
r e s t a r e ; in vece se n 'è sca p p a t a fu or i u n a q u est ion e m in ist er ia le.
La q u est ion e a d u n q u e, r ip or t a t a ai su oi p r in cip i!, è
q u e s t a : gli a r r est i d i Sa r n ico son o le ga li? È egli p olilit ico r it en er e in p r igion e gli a r r e s t a t i? Ecco la qu est ion e. Essa h a u n t r ip lice a s p et t o : giu r id ico, a m m in ist r a t ivo e p olit ico. Sot t o l'a sp et t o p olit ico, essen do in-"
n a n zi ai m a gis t r a t i, ad essi d ebbe la scia r si r is o lve r la .
Della qu est ion e a m m in is t r a t iva si son o p r ecisa m en t e
occu p a t i e l'on or evole Cr isp i e l'on or evole Be r t o la m i.
I n ve r it à , qu an d o ier i u d ii p a r la r e l'on or evole Cr isp i e
l'on or evole Be r t o la m i, io m i fu i là a d om a n d a r m i p er
— 2204 —
CAMKRA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1861-62
un momento, se non fosse il marchese di Normamby o
il eonte di Rechberg che parlassero. (Movimenti in senso
diverso)
Italiani, un deputato di questi banchi venne a fare
oggetto d'accusa ad un Ministero italiano di cospirare
per l'emancipazione d'Italia, e di ritirarsi quando questo progetto diviene una follia. Per me è inconcepibile.
Cospirare è il nostro diritto e il nostro dovere. Il conte
di Cavour ha dichiarato in quest'assemblea di aver cospirato sempre. La cospirazione politica è coronata in
Francia, ed ha sede permanente alle Tuileries. Nel momento in cui vi parlo si compie l'atto della più abbominevole cospirazione che si sia fatta dopo lo spartimento
della Polonia, la spedizione del Messico, questo 2 dicembre d'oltremare. (Bravo! a sinistra — Mormorio a
destra)
E si viene ad accagionare un Ministero che cospiri per
fare l'Italia? Io invidio quest'accusa all'onorevole deputato Rattazzi; è questo il suo diploma di conte d'Italia.
Cospirare inoltre per la formazione d'Italia non è
colpa nostra, o signori ; è un dovere, un dovere che ci
fa l'Europa, quando amici, alleati e nemici pongono
ogni specie di traversie all'esercizio del nostro diritto;
quindi io non so qual colpa i ministri avrebbero commessa quando avessero cospirato.
Forse la vera cospirazione si è voluta dissimulare;
forse non si è detto tutto ciò che si sapeva, e se il deputato Brofferio, che conosce un po' la verità delle
cose, volesse dirla (Ilarità), chi sa? La situazione cangerebbe di natura. Quanto a me, io non so disapprovare
un ministro che metta la mano a spedizioni per fare l'Italia, ma a condizione che desse siano come quelle di
Marsala, non come i deplorevoli aborti di sommosse che
faceva Mazzini.
Fare poi una questione ministeriale di questa partecipazione a cospirazioni asserite e respinte, sembrami
più tristo ancora. I ministri sono responsabili degli
atti, non delle intenzioni. Di queste non sono responsabili che innanzi a Dio, alla storia ed alla coscienza: ma
il Parlamento non può elevarsi a giudicare i pensieri. Il
Parlamento deve giudicare atti e fatti e nulla più,
(Bene !)
Quanto al rovesciare un Gabinetto, infine, io ci penserei due volte. Non è mio mestiere di difendere i Gabinetti; il mio mestiere è di demolirli. (Ilarità) Però,
quando presto la mia mano o la mia parola a quest'opera, io mi preoccupo pure del tempo, delle circostanze,
e io voglio sapere chilo rimpiazza. Ora, se io fossi certo
che caduto questo Gabinetto il Re si rivolgesse a questa
parte dell'Assemblea, ovvero richiamasse il barone Ricasoli riveduto, corretto ed aumentato (Viva ilarità),
lo confesso, forse concorrerei a demolire l'attuale amministrazione: ma quando vedo certi morti risorgere
dal sepolcro e presentarsi come aspiranti, quando vedo
spuntare all'orizzonte un Vlinistero di Fetonti fulminati
dal ridicolo, ah! io dico il vero, vorrei avere non una,
ma dieci voci per appoggiarlo. (Movimenti in senso di'
verso)
Questo per ciò che riguarda la parte amministrativa
della questione: vengo al lato politico di essa.
Qui si tratta di sapere se gli arrestati di Sarnico siano
o no colpevoli, se l'arresto sia o no legale, so il ritenerli in carcere sia o no politico.
10 non entro nella legalità; il Governo era armato
della legge che gli dà facoltà di sciogliere gli attruppamenti, ne ha usato, e non è nella nostra competenza,
è in quella dei giudici di vedere se questa legge fu debitamente applicata. I giudici che sono a fare l'inchiesta su quei fatti decideranno se fu debitamente o indebitamente fatto l'arresto.
Questo solo io soggiungo : che, se voi ammettete come
colpevoli gli uni, è colpevole altresì il capo, il generale
Garibaldi.
E di qual colpa sono essi rei, o signori ? Della colpa
dei martiri: la fede.
Di qual colpa è reo questo capo ? Di quella sublime
allucinazione che gli antichi caratterizzavano col nome
di profezia o divinazione. E di questa allucinazione
stessa parte ha colpa il generale Garibaldi, parte noi.
11 generale Garibaldi, o signori, erede ai miracoli.
Egli ne ha fatti e crede di poterli rifare. (Sì! sì! ) Io
penso al contrario che non siavi cho uno il quale rifaccia i miracoli a volontà, e se li faccia caramente pagare:
san Gennaro di Napoli. (Viva ilarità)
Ora i miracoli di Marsala non si rinnovano due volte
in molti secoli ; essi non sono pagine di storia, ma canti
di poema.
Se quest'allucinazione poi, o signori, vorrete considerarla come una malattia mentale, la colpa è nostra,
e tutta nostra. Siamo noi che gli abbiamo infusa questa
credenza di se, che egli non fa appello più alla nostra
logica, ma alla nostra fede; noi che, vinti dall'ammirazione e dalla riconoscenza, lo abbiamo innalzato sì alto,
che mortale più noi raggiunge. Singolare sapienza degli
antichi! Presso di loro, quando un cittadino aveva compiuto grandi fatti e resi grandi servizi alla patria, lo si
incoronava nel tempio di Minerva, e lo si conduceva in
trionfo al Campidoglio, e poi lo si bandiva nell'esilio o
nella vita privata, o peggio ancora. Noi abbiamo ereditati molti vizi degli antichi, perchè non ne abbiamo
ereditato altresì la sublime antiveggenza dell'ingratitudine politica ? (Movimenti in senso diverso)
I grandi cittadini si onorano dopo la morte quando
vuoisene fare un pericolo, ed ogniqualvolta questo insegnamento fu messo in oblio, sorsero i Cesari, i Cromwe 1 ed i Napoleone.
Fortuna por l'Italia che nell'anima di Garibaldi non
vi sia quel filone di fango, per cui i tre sopraddetti tiranneggiarono la patria loro.
Nè nel capo dunque, nè nei volontari arrestati a Sarnico vi è colpa ; o se colpa vi è pure, è di quelle cui
Cristo perdonava alla Maddalena, dicendole: sii assoluta, perchè hai troppo amato. Questi giovani hanno
creduto, hanno troppo amata l'Italia.
La situazione inoltre, o signori, esige un provvedimento.
—
2205 —
TONNATA DEL 4 GIUGNO
Continuare a tenerli in prigione? e quale ne sarà la
conseguenza?
Nel seguito dell'inchiesta edel giudizio che avrà
luogo essi risulteranno colpevoli o no.
Se essi risulteranno colpevoli, voi ne avrete fatti tanti
martiri, e noi saremo tutti lieti di aprire loro le braccia e di benedirli. Se risultano assoluti, voi ne raddoppiente la baldanza, raddoppierete il pericolo e l'agitazione. E nell'un modo e nell'altro gli allarmi aumentano e la situazione si fa sempre più triste. Mantenere
dunque lo stato attuale delle cose è pericoloso ed impolitico.
Agli occhi miei il generale Garibaldi non ha commesso che un errore di ottica, un errore di prospettiva
politica.
Se per lasoluzione della questione italiana, invece
di guardare a Venezia, come sinistramente ve ne venne
il consiglio di Francia, egli avesse guardato a Roma,
tutto quel grido di indignazione che il suo tentativo,
falso o vero chesia, ba sollevato in Europa, non sarebbe
stato che una profonda commozione delle coscienze di
tutta la democrazia del continente... {Movimenti)
Una spedizione contro Venezia era una demenza. Una
spedizione contro Roma sarebbe stata una protesta,
che avrebbe forse sollevato a Parigi stessa un ruggito
come un terremoto che ci avrebbe acclamati e giustificati. Questa è l'unica colpa del generale Garibaldi. .
Ora però che il Governoha fatto atto di vigore, ed io
gli fo plauso, che faccia atto di clemenza, di giustizia e
di accorgimento.
Che metta in libertà, nella maniera la più onorevole
e sollecita possibile, gli arrestati, quando anco l'atto
che compie non fosse per avventura completamente legale. La legalità èutile, ènecessaria, èun dovere,
senza dubbio, inogni tempo; però vi sono delle circostanze in cui essa uccide altresì.
Conchiudo.
Da tutte leparti i deputati amici del Ministero
hanno fatto appello alla concordia ed hanno invocato
che fosse ricostituita l'antica destra. Per me io ho un
altro consiglio a dare al Ministero.
Quando l'elettore d'Annover, che fu poi Giorgio I,
fu eletto al soglio d'Inghilterra, uno dei suoi amici, un
rifugiato francese, cacciato in esilio dalla rivocazione
dell'editto di Nantes, gli domandò: S re, come farete a
governare un popolo ingovernabile ? L'elettore rispose:
Mais je joue sur le velours ; f ai de mori coté les tueurs
de ro'S.
Les tueurs de rois in Italia, nelle attuali circostanze,
signori ministri, sapete chi sono? Sono i liberali, progressisti, indipendenti. È quella parte di cittadini italiani che vi grida : andate avanti ! Èquella parte di cittadini italiani che vi dice: udite l'Italia, non udite la
diplomazia ! È quella parte di cittadini italiani che vi
dice: abbiate fede in noi, camminate con gl'Italiani, e
voi non avrete bisogno di alcun partito, non avrete bisogno nè di destra, nè di sinistra ; il popolo, Italia tutta
sarà con voi.
Io ripeto la domanda che per gli arrestati di Sarnico
si prenda una misura eccezionale, acciocché possano
immediatamente essere posti in libertà.
PRESIDENTE. Il deputato Crispi ha facoltàdi parlare
per un fatto personale.
CRISPI. Come era naturale, io sono stato il bersaglio
a tutte lefreccie lanciate dai vari oratori che oggi
hanno preso la parola in questo recinto.
L'amico mio Bixio (almeno fu mio amico fino a ieri)
(Ilarità) e credo che lo sarà ancora)...
BIXIO. (S
orridendo) Lo sono ancora...
CRISPI... l'amico mio Bixio vi ha definito come incredibile l'attitudine che hopresa in questa circostanza,
e quasi ha voluto darmi dell'imprudente. L'onorevole
Petruccelli è andato un po' più in là ; egli ha detto che
i discorsi che sono usciti della mia bocca gli hanno fatto
tale impressione che gli è sembrato che qui avessero
parlato Normamby o Rechberg.
L'onorevole Boggio ha trovato tanta malizia parlamentare in me da far temere ch'io voglia impedire colla
mia tattica che la gran maggioranza parlamentare, la
quale dal 17 febbraio 1861 sino ad oggi ci hatanto
consolati coi suoi benefizi, possa un'altra volta costituirsi e però io possa forzare il Ministero a sciogliere la
Camera, affinchè alle nuove elezioni abbia modo a rinforzare il debole mio partito. Finalmente l'onorevole
Chiaves non ha mancato di ferirmi indirettamente, allorché, ricordando un'assemblea popolare resa ornai celebre, volle additarvi che in quell'assemblea, alla quale
io presi parte, non ci fossimo d'altro occupati che di
gridare : Viva Mazzini !
Signori, mi permetterete che brevemente mi purghi
di queste accuse.
*
Comincierò dall'ultimo oratore.
Non imputai al Governo di aver cospirato. Io gli ho
imputato che volle far punire come cospiratori quelli
che non lo erano. Ho imputato al Governo che, mentre
era a parte di qualche segreto, il quale a suo tempo
forse avrebbe fatto conoscere al paese, si desse a punire giovani inermi, innocenti, i quali non erano imputabili degli avvenimenti che hanno agitata tutta Italia.
Ho imputato al Ministero l'attitudine presa in questi
ultimi giorni, anziché l'attitudine che sembrava aver
presa prima degli avvenimenti, comunque io non gli
avessi mai prestato fede sin dal momento in cui salì al
potere. Non posso aver dimenticato che giacciono nelle
prigioni Nullo ed Ambiveri senza che una colpa pesi su
loro ; che giace nelle prigioni l'infelice Cattabeni, nome
caro alla patria, stato traforato da cento palle nella celebre difesa di Caiazzo, ed or implicato in un reato ignobile per la sola ragione che ei doveva esserne alla testa
di uno di quei corpi che dovevano servire alla progettata impresa. (Movimenti)
Ho imputato al Governo che nella cittadella di Alessandria giacciono ancora settantanove infelici, male
trattati, male alimentati, disprezzati. (Segni di di-senso
dal banco dei ministri ed al centro) Ho imputato al Governo il sangue sparso a Brescia, di cui gli autori, eia-
— 2206 —
CÀMERA DEI DEPUTATI —SESSIONE DEL 1861-62
scuno per sè, respingono la responsabilità, e di cui tutti
sono responsabili, tanto coloro che tirarono sul popolo,
quanto coloro che comandarono e che hanno già ordinata la liberazione degli uccisori.
Questo e non altro è stato lo scopo dei miei attacchi,
e quindi fu in errore l'amico mio Petruccelli allorché
vuole accasarmi di aver io imputato al Governo cose
che tornerebbero a suo onore.
Io ho censurato, signori, la politica del Ministero, e
siccome esso ha voluto assolutamente gettare la colpa
degli ultimi avvenimenti su coloro che non ne sono imputabili, giacché è sua la colpa, ove mai ce ne fosse,
ho dimandato che laCamera voglia ordinare una inchiesta, affinchè da questa risulti quali sieno i veri fatti,
quali sieno i veri rei.
10 so che il generale Garibaldi non è uomo di partito, nessuno lo sa meglio di me ; e perchè so che non
è uomo di partito e l'ho trattato inconseguenza, io
sono uno di coloro i quali sono rimasti più accetti al
suo cuore. Garibaldi non può essere uomo di partito :
in questo sono d'accordo coll'amico mio Bixio.
11 giorno in cui egli proclamò la sua forinola : Italia
e Vittorio Emanuele, e questa fu accettata dalle Alpi
allo Stretto, egli divenne l'uomo della nazione. Questa
è la forinola del popolo italiano ; essa fu base del nostro
edificio politico; dalla medesima è sorta questa Camera,
che oggi siede e che detta leggi a tutta la Penisola.
Ma questo Garibaldi che non rappresenta alcun partito, bisogna ritenerlo quale realmente la natura e le
circostanze lo hanno formato. Ebbene, signori, permettetemi che ve lo dica: se è mai possibile personificare il
popolo, Garibaldi ne èla personificazione. Egli ha l'istinto, la generosità, le virtù, l'abnegazione di questo
popolo che ciecamente si èfatto condurre da lui alle
battaglie e col quale ha sempre vinto.
Ed in proposito vi dirò che, malgrado che io sia pienamente d'accordo cogli onorevoli ministri e con tutti i
fermi sostenitori del regime costituzionale, che l'articolo 5 dello Statuto non possa, nè debba mai essere violato da privati cittadini, non posso poi ammettere che
a questo popolo si sia potuto togliere quella potenza di
iniziativa che è data al medesimo dalla legge fondamentale del paese.
Yi è, o signori, un'iniziativa legale nelle petizioni,
nelle dimostrazioni, nella stampa, mercè cui si forma
quella opinione pubblica, la quale finisce per trionfare
e dei Parlamenti e dei partiti.
Signori, in Inghilterra credete Voi che la potenza del
paese venga dal Parlamento, che due o quattro mesi
dell'armo sta riunito per dettar leggi ?
Niente affatto; l'Inghilterra è forte per cotesta iniziativa del popolo, è forte perchè l'opinione pubblica è
quella che dirige il Governo, ed il popolo influisce alla
formazione delle leggi con tutti i mezzi che le leggi gli
accordano.
Ebbene, volete voi toglierci questa potenza d'iniziativa, volete voi che noi ci chiudessimo entro noi stessi
e lasciassimo fare al Governo tutto quello che vuole ,
tutto quello che crede, volete voi che questo paese sia
rappresentato da una sola testa? Niente affatto ; giacché in questo modo avremo ricostituito l'assolutismo.
Il paese parla innanzi allo straniero, il paese fa le leggi
per mezzo dei poteri costituiti, ma il paese parla a questi poteri costituiti, il paese si manifesta in tutte le
funzioni sociali per mezzo del popolo, il quale esprime
le sue idee e si pronunzia con tutti i mezzi legali, ai
quali ho accennato.
PRKSIDEXT»:. Prego l'onorevole Crispi di attenersi
al fatto personale, perchè, se entra nel merito, allora
10debbo mantenere la parola agli oratori iscritti prima
di lui ; capisco che ci vuole qualche tempo per ispiegare
11 suo concetto, perchè sono vari i fatti personali a cui
ha accennato ; ma egli deve limitarsi nei termini di
questi.
CRISPI. Io fo promessa al presidente che mi atterrò
al fatto personale, ma devo purgarmi delle accuse che
mi vennero dalle diverse parti della Camera. Se la Camere poi crede che io non debba parlare, tacerò...
Voci. Parli ! parli !
CRISPI. Ad ogni modo faccio riflettere alla Camera
che non è possibile che un concetto possa essere sufficientemente esplicato, se esso non abbia avuto tutto
quello svolgimento che merita.
Voci. Parli ! parli !
CRISPI. Dunque, al mio modo di vedere, Garibaldi
è l'uomo della nazione, e come tale è l'uomo dell'iniziativa popolare e legale. Ora, ritenendolo tale, e credo
che io non isbaglio, vedete benissimo che non si tratta
dell'uomo capo-partito, ma dell'uomo che nei tempi di
transizione, in cui si trova il paese, è alla testa dell'opinione nazionale. (Rumori)
L'onorevole Boggio volle quasi vedere in me uno di
coloro i quali appartengono al servumpecus, rimproverandomi che io cedo alla disciplina come garibaldino.
Se egli riflettesse al modo secondo il quale io giudico la
personalità di Garibaldi, vedrebbe che non è un atto
servile il cedere ad una volontà che io credo, in certa
guisa, essere l'eco della volontà del paese. Ma ad ogni
modo gli ricorderò che ieri le mie parole suonavano
tutt'altro. Io ieri dissi che allorquando si discusse in
privato convegno dei vari modi ai quali l'Italia dovesse affidarsi per redimere le provincie schiave, io mi
pronunziai contro, pel momento, ad ogni popolare iniziativa.
Dissi inoltre che, come garibaldino, allorché seppi
che Garibaldi si era dichiarato responsabile degli avvenimenti che si imputavano agli inermi di Samico, io
credetti, e così pure i miei amici credettero, di associare alla sua la nostra solidarietà. Ma badi l'onorevole
Boggio, e se non lo sa, glielo annunzio oggi, che quando
succedevano i fatti di Sarnico, io era nelle strade di Palermo, in guisa che la mia solidarietà era morale, quella
stessa solidarietà che Garibaldi volte assumere per gli
avvenimenti ai quali ho alluso.
L'onorevole Chiaves mi domandò una spiegazione ad
una interruzione involontaria, la quale mi dolgo aver
— 2207 —
TORNATA DEL 4 GIUGNO
fatta. Egli mi chiese ragione del rimprovero lanciatogli, che noi, non lui, siamo gli unitari. L'onorevole
Chiaves sa che noi facciamo differenza tragli unitari e
gli unificatori. Io ho creduto sempre che l'onorevole
Chiaves fosse unificatore, egli appartenendo alla società nazionale, sulla cui bandiera sta scritto : Unificazione e libertà.
L'onorevole Chiaves, per lo meno in tutti i discorsi
fatti nelle precedenti Legislature, fu sempre del partito
degli annessionisti. Questo non me lo negherà...
CHIAVE«. Domando la parola per dare una spiegazione.
CRISPI. Amava unicamente le annessioni al Piemonte, oalmeno, come si diceva altra volta, alle Provincie della vecchia monarchia. Ebbene, signori, noi
crediamo di rappresentare in Italia un partito tutto differente. Ineffetto si badi alle formole che hanno servito alla formazione del regno d'Italia ; nel territorio
che costituiva l'ex-regno delle Due Sicilie fu proclamata l'Italia una e indivisibile con Vittorio Emanuele
Ee costituzionale ; nella Toscana e nell'Emilia l'annessione al regno costituzionale di Ee Vittorio Emanuele.
Erano coteste due Italie : l'una ristretta, angusta, limitata apoche provincie ; l'altra completa, dal Cenisio ai
due mari, ed è la nostra. Vede quindi la Camera che
tra il regno voluto dagli annessionisti e quello che vogliono gli unitari c'è una grandissima differenza. Ecco
perchè feci quell'interruzione...
(!/' onorevole Musolino dice qualche parola a mezza
voce.)
PRESIDENTE. Non interrompano. L'onorevole Crispi
sa esporre abbastanza le sue opinioni, senza che altri
venga a spiegare per lui.
CRISPI. Signori, duolmi gravemente che ad eccitare
le passioni, a fuorviare la discussione, si sia voluto far
survolare in quest'aula il solito sospetto della repubblica. Questo fantasma rosso, o signori, èil solito spauracchio dei Governi che non vogliono andare avanti e
che desiderano tornare indietro. Noi, osignori, antichi
repubblicani d'Italia, possiamo francamente dire che il
giorno in cui abbiamo capito che lacostituzione di due
Governi con principii differenti nel territorio della Penisola avrebbe disturbata, avrebbe impedita la formazione dell'Italia una, noi abbiamo sacrificato sull'altare
della patria l'antico principio, e abbiamo accettata la
monarchia di Vittorio Emanuele con quella lealtà, con
quella franchezza con cui altra volta militavamo pel
trionfo del regime popolare. (Bravo !)
Gli uomini che sono entrati qui, o signori, eche
hanno giurato con voi, non mancheranno al loro giuramento. (Assentimento in varie partì della Camera)
Noi ci siamo battuti pel nostro antico principio, ed ora
ci batteremo anche pel nuovo, ma a condizione, o signori, che l'Italia sia una eindivisibile, chele Provincie schiave siano redente ; seno, no. (Bene ! a sinistra)
PRESIDENTE. L'onorevole Chiaves halaparola per
un fatto personale.
CHIAVES. L'onorevole Crispi mi ha qualificato mem-
bro della società nazionale. Io devo dichiarare che non
ho mai fatto parte di quella società. Questo dichiaro
solo, perchè non vorrei fare risponsabile una istituzione
qualsiasi di ciò che mi si possa per avventura imputare.
Eisponderò poi all'onorevole Crispi, il quale mi parlava di distinzione tra unitari, unionisti, annessionisti, unificatoli o che so io, che per me il concetto èmolto
più semplice : Italia una. Vi si giunga in unmodo, vi
si giunga inun altro, purché l'Italia sia, a me basta.
Credo che a questo proposito non occorrano tanto sottili distinzioni.
PRESIDENTE. La parola spetta all' onorevole De
Boni.
B>EBONI. Finora, signori, abbiamo esaminato, mi
sembra, una sola parte, laparte che risguarda le cose
di Sarnico. Mi sembra che convorrebbe, e lo desidererei
fare, esaminare tutti gli atti del Ministero, per vedere
se egli sia veramente degno della fiducia del Parlamento, tanto più cheio, benché coi capegli bianchi,
giovane nella vita parlamentare, entravo nel Parlamento dando un voto di aspettativa, che fu detto di approvazione.
Avendo, come gli altri, aspettato, desidero ora vedere, esaminare il frutto di quest'a3pettazione.
10 sono d'avviso che bisogna lasciare da parte tutte
le reticenze, tutti gli equivoci. Su questo sono pienamente d'accordo coli'onorevole Boggio ; forse, anzi senza
forse in tutto il re3to sono indisaccordo, giacché egli
desume la saviezza, la bontà, laforza di un Governo
dalla sua forza di repressione, di modo che l'ottimo dei
Governi sarebbe quello di Ferdinando II.
11 Ministero Eicasoli cadeva, e non ancora sappiamo
nemmeno perchè ècaduto. Il Ministero Kattazzi faceva
molte promesse; quante di queste promesse sono compiute? Vediamo.
Armamento? Nulla. Io ricordo che una volta il signor presidente del Consiglio rimproverava al barone
Eicasoli di non mettere ad atto lalegge venuta dal progetto Garibaldi per l'armamento nazionale ; ma vedo
poi che anche sotto il di lui Ministero quella legge è lasciata da parte come un arnese inutile.
Poi abbiamolo scioglimento dell'esercito meridionale,
fatto che può definirsi l'ultimo atto logico di quel sistema che conduce alla uccisione di qualunque spontaneità nazionale.
Poi abbiamo il diritto di associazione, affermato dal
Eicasoli, offesodal Eattazzi. Einquesto, bisogna confessarlo, il nuovo Ministero compie una sua promessa ;
ma non vediamo come questa legge sia necessaria,
mentre per mantenere illeso l'ordine, il diritto di associazione, bastano, e lo proveremo, le leggi esistenti.
Finalmente abbiamo, per conciliare tutti i partiti,
per incamminarci a compiere il nostro edifìzio, la circolare contro l'emigrazione.
Signori, dopo i plebisciti di Palermo e di Napoli non
vi sono più emigrati inItalia, ose ve ne sono, es9i sono
a Eoma ed a Venezia, non sul territorio dove sta il
-
2208
CÀMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL
vessillo tricolore. Quindi la circolare sopra l'emigrazione, oltreché ravvolge nel vituperio tutti per le mancanze di pochi, offendela natura stessa del diritto italiano, le leggi stesse che abbiamo votate, l'unità nazionale.
Quando un cittadino ai Roma o Venezia viene sul
territorio libero e accetta i doveri di cittadino italiano,
ei deve anche goderne i diritti, come l'onorevole deputato Cairoli proponeva nel suo progetto di legge. E così
ha da essere.
Noi abbiamo i fatti di Sarnico, noi abbiamo le fucilate di Brescia ; il nome di Garibaldi fatto grido sedizioso e di ribellione a Napoli; le società del tiro nazionale disciolte, così in tutte le sue parti l'armamento
osteggiato e sospeso; e finalmente dobbiamo notare una
servilità eccessiva nella politica estera, che ci rende il
trastullo generale e che viene chiamata da taluni col
nome di utile docilità nelle cose estere specialmente in
faccia al supremo dei nostri problemi, Roma. (Siparla
vivamente)
In questo modo noi non abbiamo fatto un passo innanzi verso il nostro avvenire nazionale, siamo arenati, il paeseè nella stagnazione generale ; quindi tutto
è provvisorio e la patria grandemente ne soffre e nel
suo benessere e nella dignità sua di grande nazione.
Tutti sembrano d'accordo in dire che non si può più
retrocedere; ma noi diciamo con dolore altresì che non
si può andare avanti cosi ; la situazione deve un dì cambiare e per causa di Venezia e per causa di Roma. E
questa stagnazione in conseguenza di che? Della nostra
burocrazia, della nostra amministrazione, che è tanto
male stabilita, che non è per nulla consona ai bisogni
del paese, mentre noi vediamo a riscontro la situazione
del paese anormale, rivoluzionaria, e il Governo muto
e conservatore, incerto, titubante tra il vecchio ed il
nuovo.
A che ci deve portare questa situazione, o signori ?
Ce lo dice pur troppo la storia : la nostra presente situazione contraddittoria logicamente condurrà ad una
catastrofe.
Noi non possiamo, si dice, muover guerra all'Austria, e perchè ? Bisogna ordinarci. E come ordinarci,
se non possediamo il cuore del paese, un centro intorno
al quale radunare tutte le nostre forze? Noi ci aggiriamo in un circolo vizioso. Come se n'esce?
Quanto al tentativo di Sarnico, sia vero o meno, è
una accusa al Ministero. Esso rivela il bisogno d'uscire
da questo provvisorio. Esso rivela un pericolo interessante. Il pensiero di Sarnico potrà risorgere domani o
doman l'altro, sarà il continuo tormento del Governo,
dei ministri e del paese. Quindi bisogna escirne, bisogna procedere, giacché rimanendo in questo stato non
facciamo che perderci.
L'opinione italiana nel 1860 si imponeva all'Europa,
nel 1861 era meno forte che nel 1860. Io credo che nel
1862 sia meno forte che nel 1861. Noi non facciamo che
impedire lo sviluppo di ogni energia nazionale; pare
che facciamo, se è vero quel che si dice, commercio di
1861-62
esportazione d'insurrezioni, come di libertà in Francia.
Su di che l'inchiesta toglierà qualunque incertezza.
Si crede eoll'innocenza della nostra attitudine imporre od impietosire la reazione. Non facciamo che indebolirci.
Si crede che la reazione europea dimentichi la paura
che le abbiamo fatta. Non se ne dimenticherà mai. La
reazione europea aspetta il suo momento, il quale forse
verrà.
Non vedendo che cosa abbia fatto il Ministero, nè
che programma si abbia, se non di reprimere, io per
me credo che noi abbiamo aspettate abbastanza. Io per
me credo che il Parlamento non gli debba punto un
voto di fiducia. Tutto è immoto : non abbiamo fatto
alcun passo innanzi. Oi*a, chi non avanza in siffatte
cose, retrocede.
pbesibentb. Il deputato Boggio ha facoltà di parlare per un fatto personale.
boisgio. L'onorevole De Boni disse un momento fa
che io oggi ho proclamato questa teoria: il solo Governo
buono, o almeno il migliore dei Governi essere quello
che disponga di maggiori mezzi di repressione ; e soggiunse con una logica induzione, che io non gli invidio,
che, secondo il mio modo di pensare e di parlare, il Governo di Ferdinando II sarebbe stato il migliore dei
Governi possibili.
Contrapporrò a quest'asserzione una franca ed esplicita dichiarazione.
Io credo che il solo Governo buono, anzi il solo Governo che una nazione, che stimi sè medesima, possa
tollerare, è il Governo che sa far rispettare la legge ed
il principio di autorità ; ed oggi ho creduto tanto più
necessario di insistere sopra di ciò (e ringrazio l'onorevole De Boni di avermi posto in grado di riparare ad
un'involontaria mia lacuna), ho creduto tanto più necessario di insistere sopra di ciò, dopo talune teorie
che ieri ho sentito enunciare ; dopo ciò ebe mi toccò udirmi dire che e l'esercito e la guardia nazionale debbono spezzare le armi innanzi al popolo che tumultua ;
quando ho sentito a dire questo, non ho potuto reprimere la mia indignazione; e sono lieto che mi si porga
l'occasione di protestare novellamente contro questa
teoi'ia, della quale pare che l'onorevole De Boni si voglia far solidario; mi sìa lecito respingerla, e di dire
che grazie a Dio l'Italia si è fatta, perchè esercito e
guardia nazionale non hanno mai ceduto innanzi a tumulti, perchè esercito e guardia nazionale mai impararono a transigere nell' adempimento del loro dovere.
(Bravo! Bene! — Applausi)
presidente. Il deputato Nicotera ha facoltà di parlare per un fatto personale.
-mcotkra. L'onorevole Boggio non è la prima volta
che mi fa dire ciò che non hodetto, e quindi anche questa volta mi mette in bocca parole che non ho pronunziate.
Boeciio. Ho qui sotto gli occhi stampate le sue parole.
micoxeka Mi lasci parlare, io non l'ho interrotto.
2209 —
TORNATA DEL 4 GIUGNO
Io non ho detto che la guardia nazionale e la truppa
debbano spezzare il fucile e la daga quando il popolo
tumultua. Sono queste le mie parole:
« Si arrivò al punto che si trovò una siepe di baionette e l'ordine di qui non si passa. Si rulla la prima
volta, si rulla la seconda, ed il generale Tupputi ripete
per la seconda volta l'ordine di fuoco ; ma per volontà
di Dio quest'ordine non fu. eseguito. La milizia cittadina sentiva il suo dovere, essa, che prima di rivolgere
le armi sul popolo inerme che esercita un suo diritto,
spezza la spada e consegna il fucile. »
Ho parlato di un popolo inerme che esercita il suo diritto, non ho parlato di popolo che tumultua. Quando
il popolo tumultuasse contro la libertà, allora l'esercito
e la guardia nazionale avrebbero il sacro dovere d'impiegare le armi contro quel popolo che tumultuasse a
danno della libertà. (Segni di approvazione dalle triItane pubbliche) Sappia l'onorevole Boggio che ho impugnate più volte le armi per combattere quei Governi
che minacciavano e conculcavano la libertà, che non ho
combattuto a parole, ma col sangue, esponendo la mia
vita a pericoli ed a sofferenze gravissime. Quindi, ripeto e ripeterò sempre che, allorquando la milizia cittadina si vuole impiegare per reprimere dimostrazioni
che stanno nei limiti della legge, nei limiti della costituzione, il soldato cittadino deve rimandare il fucile e
spezzare la spada.
Boofiio. Io aveva sott'occhio le parole dell'onorevole
Nicotera, quando rispondeva all'onorevole De Boni ed
a lui ; ma anche prima di leggerle stampate io le aveva
impresse nel profondo dell'animo, perchè non esito a
ripeterlo, mi avevano ieri vivamente addolorato e sorpreso. La Camera ne ha udito la lettura, la Camera ne
giudichi.
Quando, o dove, o chi potrà tollerare che la guardia
nazionale o l'esercito, riuniti sotto le armi, si facciano
giudice, se il popolo, che sta loro innanzi, eserciti o no
un suo diritto? Se ciò si facesse, che cosa diventerebbe
la disciplina?
L'onorevole Nicotera dice che ha corso pericoli combattendo. Se ha combattuto, è naturale che abbia corso
pericoli, ed il suo nome mi era prima d'ora noto come
quello di un uomo che espose pugnando la propria vita.
Consenta però che io gli dica che, se egli crede che
colui il quale è inscritto nei ruoli della guardia nazionale possa, come egli ci narrava, rimandare il fucile,
sarà questa un'opinione che io debbo qui dentro rispettare, per quanto io la creda erronea e fatale. Ma intanto la mia convinzione è e rimane questa, che allorquando un cittadino il quale appartiene alla guardia
nazionale è sotto le armi, ha un dovere solo, il dovere
di obbedire al suo superiore, e non di farsi il giudice tra
la legge, la disciplina, il superiore ed il popolo. (Bravo !
Bravissimo !)
p r e s i d e n t e . Essendo presenti i deputati Conforti,
Mancini e Castellani-Fantoni, i quali non hanno ancora prestato il giuramento, li invito a prestarlo.
(I deputati suddetti prestano giuramento.)
La parola spetta ora al deputato Minghetti.
Voci. A domani! a domani!
PRESENTAZIONE » 1 t.V DISEGNO »1 T-EUWE.
p e t i t t i , ministro per la guerra. Ho l'onore di presentare un progetto di legge relativo alla leva dell'esercito di terra sui nati del 1842.
Di questo schema di legge, come di quello presentato ieri, pregherei la Camera a volerne decretare l'urgenza.
p r e s i d e n t e . La Camera dà atto al signor ministro
della guerra della presentazione di questo progetto di
legge che sarà stampato e distribuito.
Quanto alla domanda d'urgenza, se non vi sono opposizioni, s'intenderà ammessa.
(E ammessa.)
La seduta è levata alle ore 5 1 /4.
Ordine del giorno per la tornata di
domani:
1° Seguito del'a discussione sugli avvenimenti dello
scorso maggio ;
2° Interpellanza del deputato Cuzzetti intorno al fatto
di Brescia del 18 scorso maggio;
3° Interpellanza del deputato Crispi al ministro della
guerra sopra il decreto 27 marzo 1862, e sopra la proporzione tra il numero degli ufficiali e la bassa forza
dell'esercito.
Svolgimento delle proposte di legge presentate :
4° Dal deputato De Cesare, per la cessione gratuita
al municipio di Napoli di alcuni fabbricati posseduti
dallo Stato ;
5° Dal deputato La Farina, per lo stabilimento di una
direzione della sanità marittima in Messina;
Discussione dei progetti in legge:
6° Amministrazione provinciale e comunale ;
7° Opere pie ;
8° Sicurezza pubblica.
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tornata del 4 giugno 1862