Cos’è il Panathlon?... Cos’è 1 ora X i Disabili... ...ve lo dico dopo Panathlon International di Padova Via Calatafimi, 12 - 35137 Padova Tel. +39 049 65 06 10 - e-mail: [email protected] Provincia di Padova Piazza Antenore, 3 - 35121 Padova www.provincia.padova.it 2 ...ecco Che cos’è il Panathlon?... Motto del Panathlon è... “ludis iungit” ossia “uniti dallo sport per lo sport” Il Panathlon è... “un movimento internazionale riconosciuto dal C.I.O. come ente benemerito di cultura ed etica sportiva dotato di personalità giuridica, senza fini di lucro, aconfessionale, apartitica, senza distinzione di sesso e di razza” Finalità del Panathlon è... “l’affermazione dell’ideale sportivo e dei suoi valori morali e culturali quale strumento di formazione ed elevazione della persona e di solidarietà tra uomini e popoli” E gli obiettivi sono... – favorire l’amicizia fra tutti i panathleti e quanti operano nella vita sportiva; – agire con azioni sistematiche e continue per la diffusione della concezione dello sport ispirato all’etica della responsabilità, alla solidarietà ed al “fair play”, quali elementi della cultura degli uomini e popoli; – promuovere studi e ricerche sui temi dello sport e dei suoi rapporti con la società, collaborando con la scuola, l’università ed altre istituzioni culturali e divulgarli nell’opinione pubblica; – attuare forme concrete di partecipazione intervenendo nei procedimenti di proposta, consultazione e programmazione nel campo dello sport con le modalità previste dai singoli ordinamenti nazionali e regionali; – adoperarsi per garantire a tutti la possibilità di una sana educazione sportiva, senza distinzione di razza, sesso e di età, soprattutto attraverso la promozione di attività giovanile e scolastica, culturale e sportiva; – istaurare rapporti permanenti con le istituzioni pubbliche statali e locali e con i responsabili dello sport, assicurando contributi propositivi alle iniziative legislative e concreto impegno nella fase organizzativa e operativa; – porre in atto, incentivare e sostenere le attività a favore dei Disabili, le attività per la prevenzione della tossicodipendenza e per il recupero delle sue vittime, le iniziative di solidarietà con i veterani sportivi, la promozione e realizzazione dei programmi dell’educazione alla non violenza e di dissuasione del doping. 3 ...ecco Che cos’è 1 ora x i disabili “1 Ora x i Disabili” è l’idea iniziata 10 anni fa e oggi l’ora si è moltiplicata e le “ore”sono diventate tante. E’ stata l’idea di Fabio Presca, iniziata quasi per gioco nel 2001 senza un nome preciso. E ha visto il mio ingresso l’anno dopo. Ricordo che siamo andati in tre/quattro scuole in tutto, ricordo la prima, la Boito a Padova e poi l’ Alberti ad Abano Oggi sono quasi ottanta, comprendendo anche le dieci attuate dal Comune di Padova come, “Sport x tutti secondo ciascuno”, ma dove il Panathlon è presente nella parte teorica. Arriveremo a cento? Forse si, ma è un traguardo quasi irraggiungibile, ma “mai dire mai”. Un traguardo forse irraggiungibile perchè occorrono tante forze per raggiungerlo ed occorre anche qualche “euro”, che è più che utile, serve non per pagare testimonial ed istruttori, ma per dare loro un piccolo contributo per il loro tempo, per le loro auto e per le tante piccole cose che necessitano tutti i giorni per questa piccola grande cosa che è “1 ora x i disabili” .Qualcuno fino ad oggi ci ha dato il suo aiuto ed auguriamoci accada anche domani. Arrivano anche i complimenti e gli elogi, rivolti qualche volta anche a Mario Torrisi, ma devono essere destinati soprattutto a Gianni, Umbertina, Antonio, Teresa, Carlo, Roberto, Nicola, Zevillo, Stefano, Federica, Giorgio, Sara, Marco, Ilaria, Michele, Mauro che prestano la loro opera sempre con passione ed entusiasmo. Questa idea che Fabio ha iniziato e portato avanti con la sua perseveranza, con la sua forza, con le sue lotte contro molti scetticismi, con le preoccupazioni sue, ma anche nostre, per trovare le carrozzine, il mezzo di trasporto. Idea che ha resistito e resiste anche oggi ed oggi compie 10 anni – AUGURI “1 ORA x i DISABILI” Non vorrei aggiungere altro, ma solo riportare quegli scritti che mi sono e ci sono arrivati, che sono e devono essere di tutti noi. E quando li leggo e li rileggo, infinite volte mi viene quello che a Milano chiamiamo “magone” . Sì, mi commuovo e più di una volta ho pianto e non mi vergogno dirlo, perché mi sento orgoglioso di quello che facciamo, che riteniamo un dovere nel ricordo di Fabio …e non ditemi che ci sentiamo nostalgici di un mito e di un’ idea. Ma sono i miti e le idee, se giuste e nobili, che migliorano ed arricchiscono le vite di tutti. Per perseguire queste idee occorre anche un aiuto da parte di tutti, tutti che avremo l’occasione di ringraziare dopo. Augurandomi che questi ringraziamenti siano maggiori, in tutti i sensi, il prossimo anno. 4 ...ecco il Progetto: 1 ora x i disabili Progetto elaborato dal Panathlon di Padova ed approvato dalla Conferenza Internazionale di Basilea e realizzato con la collaborazione ed il sostegno dell’Amministrazione della Provincia di Padova attraverso l’Assessorato allo Sport. Finalità: portare a conoscenza degli studenti di ogni ordine e grado quelle che sono le implicazioni di un fenomeno sociale presente nella società e di sempre maggiore attualità: implicazioni e conseguenze dal punto di vista fisico, psicologico, sociale, dell’integrazione e della prevenzione. Destinatari: tutti gli Istituti di Padova e Provincia, previa approvazione e disponibilità dei Signori Dirigenti e Insegnanti. Contenuto: portare nei vari Istituti una corretta informazione circa la “disabilità” sia motoria, sensoriale e psichica, cause, prevenzione, possibilità di miglioramento soprattutto attraverso una corretta pratica sportiva. Svolgimento: nel corso dell’anno scolastico 2008/2009, poter tenere delle conferenze/dibattiti, dimostrazioni pratiche, proiezioni di filmati tenuti da membri del Panathlon International particolarmente preparati. Durata: nella mattinata prescelta, circa 3 ore, con possibilità di concentrare più classi nell’Aula Magna, sempre alla presenza dei Signori Insegnanti ed in palestra per le dimostrazioni pratiche. Per una migliore riuscita: per conferenze, dibattiti, proiezioni il numero dei partecipanti è illimitato; per dimostrazioni pratiche minimo 50, massimo 70 partecipanti. Per l’informazione, l’organizzazione e adesioni rivolgersi a: Provincia di Padova - Settore sport - Piazza Antenore, 3 - 35121 Padova tel. 049 8201844 - fax 049 8201840 - e-mail: [email protected] Panathlon International di Padova Federica Castegnaro - tel. 347-265.6917 - e.mail: [email protected] Mario Torrisi: tel. 049 8936090 - cell. 348 3056839 - e-mail: [email protected] Antonio Baldan - tel. 349 454.2793 - e.mail: [email protected] Gianni Campana - tel. 049 876.3500 - cell. 348 233.7550 - e.mail: [email protected] Umbertina Contini - tel. 049 756.506 - cell. 340 768.7394 - e.mail: [email protected] Carlo Re: tel/fax 049 8644007 - e-mail: [email protected] 5 P ROV I N C I A DI PA D O VA PROGETTO: “Un’ora per i disabili” Presentazione La Provincia di Padova, seguendo con particolare attenzione le problematiche e le tematiche delle persone diversamente abili, ha avviato un rapporto di collaborazione con il Panathlon International Club di Padova per la realizzazione del progetto "Un’ora per i disabili". L’iniziativa, già avviata da qualche anno, ha trovato consenso e gradimento da parte del mondo della scuola; ciò sta a significare che c’è sensibilità e desiderio di conoscere da vicino le difficoltà e le problematiche che la persona diversamente abile incontra nella realtà quotidiana in particolare se intende praticare uno sport. Il messaggio che si vuole trasmettere con “Un’ora per i disabili” è che per capire bisogna conoscere e per conoscere bisogna provare. Obiettivi Sensibilizzare gli studenti sulle problematiche riguardanti il mondo dei disabili e l’aiuto che ad essi offre la pratica sportiva, perché lo sport è l’unica realtà che non crea distinzioni fra chi lo pratica. Comprendere il disagio psicofisico e sociale derivante dalla condizione di essere “portatore di handicap” e che tale situazione può essere superata mediante l’acquisizione di una cultura del “diverso”. Partner del progetto Panathlon International Club di Padova (Sport disabili) Ufficio scolastico Provinciale Destinatari Gli studenti delle scuole di ogni ordine e grado del territorio provinciale. Tempi Durata del progetto: anno scolastico 2010/2011 Modalità attuative 1) Una fase teorica di illustrazione (anche con supporto di filmati) sulle motivazioni e sulle potenzialità che avvicinano il diversamente abile a svolgere una pratica sportiva, anche con testimonianze di atleti disabili in carrozzella e testimonial sportivi paraolimpici. 2) Una fase pratica dove gli studenti possono sperimentare – utilizzando idonei supporti (carrozzine e altre attrezzature), al fine di provare direttamente a praticare sport in condizioni di svantaggio fisico. Risultati attesi Promuovere la pratica sportiva dei disabili e creare nei giovani, attraverso lo sport, una cultura ai valori civili e sociali. Per l’informazione, l’organizzazione e adesioni rivolgersi a: Provincia di Padova - Settore sport - Piazza Antenore, 3 - 35121 Padova tel. 049 8201844 - fax 049 8201840 - e-mail: [email protected] Panathlon International di Padova Federica Castegnaro - tel. 347-265.6917 - e.mail: [email protected] Mario Torrisi: tel. 049 8936090 - cell. 348 3056839 - e-mail: [email protected] Antonio Baldan - tel. 349 454.2793 - e.mail: [email protected] Gianni Campana - tel. 049 876.3500 - cell. 348 233.7550 - e.mail: [email protected] Umbertina Contini - tel. 049 756.506 - cell. 340 768.7394 - e.mail [email protected] Carlo Re: tel/fax 049 8644007 - e-mail: [email protected] 6 Panathlon International Padova COMMISSIONE “SPORT DISABILI” Si è concluso l’anno scolastico 2009/2010 con un successo veramente lusinghiero. Il progetto è stato portato in 55 scuole con 58 presenze di cui 52 in provincia di Padova, 3 in provincia di Venezia e 3 in provincia di Vicenza. Hanno interessato, oltre al Panathlon di Padova, che è l’ideatore ed promotore, i Panathlon di Chioggia, Cittadella, Euganeo, Mestre, Portogruaro, Rovigo e Vicenza. Oltre al nostro progetto bisogna anche ricordare quello del Comune di Padova: “Sport per Tutti Secondo Ciascuno”, che condividiamo e partecipiamo con la nostra opera di relatori e che coinvolge altri 10 istituti situati nel comune di Padova, Abbiamo anche tenuto una conferenza con i laureandi del corso di “Attività Motoria Adattata per l’Età Evolutiva” presso il Corso di Laurea Magistrale in Scienze e Tecniche dell’ Attività Motoria dell’ Università di Padova. Complessivamente abbiamo coinvolto circa 7500 studenti ed anche i loro famigliari e 550 docenti. Quest’anno ci siamo mossi da Padova a Cittadella, a Portogruaro, Vicenza, Chioggia, S.Urbano, Este e Montagnana per un totale di 52 comuni, con l’aiuto, come sempre, dell’ equipe “Uno a Cento” di Antonio Baldan e con la partecipazione irrinunciabile, in primis, di Nicola Garbinato e poi di Mauro Nardo, Stefano Scantamburlo e Zevillo Moratelli, che portano la testimonianza del loro mondo e soprattutto di uno sport pulito ma ignorato e pieno di difficoltà. Dobbiamo ringraziare i docenti che ci sono vicini e condividono la nostra iniziativa diffondendola presso i loro alunni raccogliendo pensieri e considerazioni su quanto hanno appreso dal nostro progetto, ma anche un ringraziamento particolare al nostro Presidente Renato Zanovello che ogni anno ci supporta e ci sopporta. Si devono anche ricordare le istituzioni: Provincie e Comuni per il loro apporto che è necessario ma non sempre sufficiente, con l’augurio che per il prossimo anno possano essere più consapevoli dell’importanza di questa azione nei confronti dei giovani Azione a forte carattere sociale in quanto cerca di inculcare in loro la convinzione della necessità di eliminare le barriere “mentali” e “architettoniche” che albergano ancora nei confronti dei disabili e la necessità di comportamenti etici nel campo dello sport, della scuola e della società. Ma anche comportamenti nella vita di tutti i giorni, sulla strada e nei giochi perché questi non vadano a sfociare in aumenti delle problematiche della disabilità. Si deve però un “grazie” particolare alla Provincia di Padova che ha creduto in “1 Ora x i Disabili” fin dal suo inizio e ci ha sempre aiutato e supportato. Ora inizia la preparazione per il nuovo anno scolastico che affronteremo con l’entusiasmo di sempre ma anche con la certezza di percorrere una strada per il raggiungimento di un traguardo che da molti anni ci siamo fissati. Mario Torrisi Comm. “Sport Disabili” Panathlon Padova Consigliere alla “Disabilità” Area 1 Triveneto Panathlon International 7 Speciali, non diversi. Perché lo sport e l’attività fisica annullano qualsiasi difficoltà e costituiscono una straordinaria possibilità di coesione sociale. Per questi motivi e per molti altri ho sostenuto fin dal mio primo giorno all’Assessorato alle Politiche Familiari della Provincia di Padova il progetto “Un’ora per i disabili”, giunto ormai alla soglia dei 10 anni di vita grazie all’impegno in prima fila del Panathlon Padova. In un Veneto che da sempre è leader nell’organizzazione di eventi sportivi, sono moltissimi gli atleti padovani diversamente abili che hanno conquistato traguardi eccellenti. In questo contesto si inserisce “Un’ora per i disabili”, che fa incontrare, mettendoli allo stesso livello, ragazzi per molte ragioni straordinari. L’esperienza, per i giovani, è di quelle che lascia il segno: mettersi nei panni di un disabile, affrontando una gara o una qualsiasi competizione in sedia a rotelle o con gli occhi bendati, consente a ciascuno di entrare in una dimensione “diversa” a tal punto da diventare indimenticabile, educando i ragazzi normodotati alla consapevolezza della disabilità e di tutte le problematiche connesse. Mi riferisco non solo allo sport, che a suo modo annulla molte diversità, ma anche alle barriere architettoniche che ancora sopravvivono nelle nostre città, alle questioni spesso irrisolte dell’autosufficienza e del lavoro, alle difficoltà nel sostegno nelle scuole e nelle università. Per questo è necessario coordinare gli sforzi, come il Panathlon Padova (che ringrazio per il suo impegno verso la solidarietà e il rispetto) sta facendo con questa iniziativa assieme alle istituzioni locali. Se è vero che per capire bisogna conoscere, e per conoscere bisogna provare, credo che la cultura della consapevolezza si acquisisca “sul campo”: quello sportivo, in questo caso… uno dei pochi luoghi dove siamo sicuri di annullare qualsiasi diversità facendola diventare speciale. Arianna Lazzarini Consigliere Regionale del Veneto 9 La capacità di stare insieme, di accettare i propri limiti e nello stesso tempo di sfidarli per mettersi in gioco: è tutto questo e altro ancora in “Un’ora per i disabili”, un progetto dall’alto valore educativo proposto da Panathlon International - Padova e realizzato, fin dalla prima edizione, con la collaborazione della Provincia di Padova. “Un’ora per i disabili” mette gli studenti di ogni ordine e grado nelle condizioni di affrontare l’attività fisica con i limiti e le difficoltà incontrati dagli sportivi diversamente abili. Le dimostrazioni pratiche avvengono dopo una conferenza dibattito che illustra ai ragazzi il significato del progetto. L’efficacia di questa concezione fortemente innovativa è testimoniata dai racconti, intensi e commoventi, dei ragazzi che hanno partecipato al progetto nelle edizioni precedenti. Mettersi nei panni di un disabile, affrontare una gara sportiva da una sedia a rotelle o con gli occhi bendati, offre agli studenti l’opportunità di comprendere le difficoltà incontrate dai loro coetanei e la forza di volontà necessaria per affrontarle. La Provincia di Padova ha l’onore di aver dato i natali o di ospitare molti atleti disabili che si sono distinti alle paraolimpiadi o in altre competizioni sportive. Grazie alla Loro disponibilità, la Loro esperienza sarà a disposizione degli studenti padovani. Il nostro obiettivo è quello di diffondere una cultura sportiva basata meno sull’immagine e il successo e più sulla tenacia, il divertimento e cultura della condivisione. Barbara Degani Presidente della Provincia Marzia Magagnin Assessore ai Servizi Sociali Leandro Comacchio Assessore allo Sport Provincia di Padova 11 Da sempre, fin dalle sue radici nella Grecia classica, lo sport si caratterizza per una fondamentale funzione di socialità, di confronto e di aggregazione tra diversi soggetti e diverse realtà, promuovendo il dialogo, l’avvicinamento e la comprensione tra i popoli e i cittadini, nel rispetto dei valori di leale competizione e di reciproco riconoscimento. La cultura dello sport è profondamente radicata all’interno del nostro Ateneo, sia come disciplina di studio e di approfondimento, sia come concreta pratica sportiva ed agonistica. Numerosissimi sono gli esempi, anche recenti, in cui studenti dell’Ateneo hanno raggiunto i più lusinghieri risultati in campo agonistico, spesso coniugando efficacemente il loro impegno di atleti con il successo nello studio e nell’attività formativa. Abbiamo sempre ribadito loro con convinzione che i valori di fair-play e di lealtà non sono meno importanti del successo agonistico. Da diversi anni l’Università di Padova ha anche sviluppato un rapporto sempre più stretto con il Panathlon International di Padova nello sviluppo di ricerche, nell’assegnazione di borse di studio e premi per studenti e laureati, nell’organizzazione di convegni. La sinergia con il Panathlon consente di esaltare quegli aspetti della pratica sportiva che, al di là del mero aspetto agonistico, contribuiscono ad una crescita complessiva dei giovani. Senza una costante attenzione all’etica lo sport è destinato a smarrire inevitabilmente la sua dimensione educativa. In quest’ottica, oltre alla collaborazione con il Panathlon, l’Ateneo utilizza ogni giorno il prezioso contributo del CUS, Centro Universitario Sportivo, che promuove efficacemente numerosissime attività sia di carattere amatoriale sia di carattere agonistico. In una prospettiva di rapporto continuativo e ideale con l’Ateneo tanto il Panathlon International quanto il CUS hanno collaborato nel promuovere un maggior inserimento dei diversamente abili tanto nella pratica sportiva quanto nell’attività formativa. Alla fine del 2007 ha preso avvio, a seguito di una convenzione tra il Servizio Disabilità del nostro Ateneo ed il CUS Padova, l’attività della prima squadra universitaria di basket in carrozzina, che ha partecipato ai campionati di serie B classificandosi tra i primi posti. Parimenti, lo sforzo della diffusione delle discipline paralimpiche è stato sviluppato anche nell’ambito delle attività didattico-pratiche degli studenti del Corso di Laurea Triennale di Scienze Motorie e del corso Magistrale in Scienze e Tecniche dell’Attività motoria preventiva e adattata. Ci sembra che tutte queste iniziative siano significative e encomiabili e meritino senz’altro di essere proseguite e potenziate, nella prospettiva comune di far sentire tutti i giovani a pari titolo coinvolti nell’affascinante universo dell’attività sportiva. Giuseppe Zaccaria Rettore Università degli Studi di Padova 12 Il Panathlon è un’associazione culturale che afferma che l'ideale sportivo e i suoi valori morali e formativi, sono strumento di educazione ed elevazione della persona e di solidarietà tra gli uomini e i popoli. “Amicizia, Cultura, Etica e Fair-play”, sono i quattro pilastri fondamentali del Panathlon, ma ben sappiamo che non si alimentano da soli. Hanno bisogno di essere accettati, condivisi e continuamente implementati. Numerosi sono i progetti e le iniziative da parte dei Panathlon club sparsi nel mondo (circa 300 – con i loro circa 13000 soci volontari) che ogni anno investono le loro energie e dimostrano con le proprie azioni quanto hanno a cuore l’educazione dei giovani attraverso lo sport, quale veicolo di libertà, pace, crescita con pari opportunità e soprattutto occasione di relazione, conoscenza, interazione e incontro. Padova con il suo “1 ora per i disabili” è un mirabile esempio di come si possa, attraverso la collaborazione delle scuole, interagire con i giovani e sensibilizzare le loro coscienze relativamente alle problematiche che i diversamente abili affrontano quotidianamente e nello svolgimento dell’attività sportiva. Un progetto attuato con il sostegno della Provincia al quale anche molti altri Panathlon Club hanno fatto riferimento per attuare iniziative simili nei territori di loro competenza. Un grazie quindi ai nostri volontari panathleti, ma anche alle istituzioni, ai docenti che recepiscono e danno eco al nostro messaggio, al nostro vero investimento che apparentemente non paga, ma che forma un vero e proprio investimento educativo. Enrico Prandi Presidente Panathlon International 13 Qualche giorno prima di recarmi ad Albarella per la nona edizione del “Panathlon Superbowl” è squillato il telefono di casa. Una volta alzata la cornetta all’altro capo del filo c’era la voce felice di Graziella Calimero, socia del club di Verona, che mi annunciava l’ennesima vittoria tra le molte gare (tra questa anche la Maratona di New York), titoli nazionali e mondiali. Ma questa volta era diverso: aveva vinto il Giro d’Italia e conquistato la maglia rosa, un primato conquistato sin dalla prima tappa e tenuto stretto sino alla conclusione. Una persona a cui il Panathlon e lo sport hanno ridato la gioia di vivere. Tutto inizia nel 2000. Dopo un incidente stradale che l'ha costretta su una sedia a ruote, l'INAIL di Verona le ha donato una bicicletta sportiva per disabili, offrendole l’opportunità di inserirsi in un gruppo sportivo locale, la polisportiva Galm. Lei, medico pneumologo, dal 1992 costretta su una sedia a rotelle dopo un grave incidente stradale, accetta la sfida dell’handbike, disciplina sportiva per disabili omologata dalla Federazione ciclistica italiana. “Ho iniziato a praticare l’handbike come reazione al mio dramma - spiega Graziella - ma anche per dare un segnale forte ai giovani disabili: non siamo persone finite, possiamo inserirci ancora nella società e dare molto”. (dal sito Inail di Verona) Due settimane fa il trionfo iridato nella cronometro di handbike. Graziella corre con i colori del Panathlon-Cus-Facoltà di Scienze Motorie di Verona. Potevo parlare di Francesca Porcellato, altra gloria veronese e panathleta del club del Garda, che alle ultime Olimpiadi di Vancouver ci ha regalato loro nel fondo, ma ho preferito parlare di qualcuno che non gode della stessa notorietà della bella atleta dalla fulva chioma, ma che è altrettanto importante per l’impegno e per il messaggio che sa diffondere attraverso le sue gesta sportive. Le gesta sportive, però, da sole non bastano se dietro non c’è una vera politica di supporto alle problematiche della disabilità ed una cultura dell’accettazione di questa. Perché la disabilità è spesso vista come fastidio, anche dal mondo dello sport, basti pensare al CIO che ha tolto anche la “o” alle Paraolimpiadi. Sarò ripetitivo, ma per me i Giochi Olimpici sono di tutti, anche se svolti in momenti diversi per ragioni pratiche, differentemente come accade oggi è l’ennesima ghettizzazione. Sono stato colpito, viaggiando in internet, dal sito della Regione Toscana che informa circa la rete di SportHabile, cioè di strutture ed impianti dove chi ha problemi trova personale ed attrezzature per avvicinarsi o praticare una disciplina sportiva. Ebbene questi centri dai 28 iniziali oggi sono divenuti 41, sparsi un po’ ovunque in Toscana. Non solo, ma parallelo a questa rete sono stati creati tanti punti InformHabile dove personale specializzato fornisce informazioni utili sia sui centri, ma anche sulle discipline praticabili e sulle attrezzature. Vuole dire, se quanto affermato risponde a realtà, che la Regione Toscana pone una particolare attenzione allo sport destinato al recupero sociale di chi ha un handicap fisico. E’ auspicabile che anche la nostra Regione sia così lungimirante e propositiva. Certamente di strada da percorrere ce n’è molta sia dal punto di vista culturale che pratico, ma come si dice “Non è mai troppo tardi”. Massimo Rosa Governatore Panathlon Area 1 Triveneto 14 Nel nostro Opuscolo "1 Ora per i disabili 2009/2010" concludevo il mio Indirizzo di saluto con un motivo di speranza, che fortunatamente sta diventando sempre più una concreta realtà. Ma,prima di motivare tale asserzione,ricordo che fin dal 2001, fra le innumerevoli iniziative promosse nell'ambito etico-culturale dello sport, il Panathlon International di Padova sta svolgendo, con crescente successo, una benemerita attività a favore dei disabili sportivi, ideata e fortemente voluta negli anni dal nostro indimenticabile Fabio Presca. Infatti il Panathlon patavino, tramite l'opera costante, instancabile ed altamente encomiabile di una Commissione, coordinata da Mario Torrisi e composta da Antonio Baldan, Gianni Campana, Umbertina Contini, Carlo Re, Roberto Luise ed altri volontari, in piena sintonia con la Provincia, i Comuni, il mondo scolastico-accademico, la Federazione, le Società e gli atleti del settore, cerca di far comprendere a tutti i giovani, attraverso seminari, filmati e dimostrazioni pratiche, i problemi dei disabili sportivi onde abbattere ogni tipo di barriera, per una loro effettiva, solidale integrazione nella Società civile. Tale realtà (per inciso, essa sensibilizza i giovani anche nella condanna di problematiche moderne negative quali bullismo, alcolismo,...) non è episodica ma si concretizza giorno per giorno, con un'azione continua e capillare che coinvolge molte Scuole di ogni ordine e grado, alla luce del principio irrinunciabile della parità di diritti,doveri e dignità di tutti i cittadini. Detta attività è stata successivamente inserita ufficialmente in un Progetto denominato "1 ora per i disabili", approvato a Basilea nel 2003 in sede internazionale e patrocinato dalla Provincia di Padova, con il pieno appoggio del Comune, del mondo scolastico-accademico e di quello sportivo. Tornando ora alla mia affermazione iniziale, preciso che, col passar veloce del tempo, altre città hanno voluto estendere al proprio territorio questa nostra iniziativa, la quale vede così coinvolti un numero sempre crescente di docenti, allievi e rispettivi familiari. Com'è anche nell'auspicio contenuto nella lettera del Presidente del Comitato Paralimpico Italiano, Luca Pancalli, indirizzata al nostro Coordinatore Mario Torrisi e riportata nel presente Opuscolo. Uno dei Premi mondiali per la Comunicazione della cultura e dell'etica sportiva, assegnati al Panathlon di Padova negli ultimi anni, sottolinea, come del resto la citata lettera di Pancalli, la bontà e l'importanza di tale iniziativa a favore dei disabili sportivi, il che ci sprona a continuare sulla strada intrapresa, tenendo ben presente quel monito irlandese, da applicare a noi personalmente e a quanti incontriamo, senza distinzione alcuna: "Dio ci ha donato un volto:tocca a noi farlo sorridere!". Renato Zanovello Presidente Panathlon di Padova 15 E siamo giunti alla decima edizione de: “1 Ora x i Disabili” ed è confortante rilevare come, anno dopo anno, l’interesse e la partecipazione a questo fondamentale momento formativo siano in costante aumento. E’ questo i segnale di una maggior attenzione verso le tematiche della disabilità e dell’integrazione sociale, ma che, comunque, necessita di continui stimoli per divenire, definitivamente, una condivisa “forma mentis”. Praticare una qualsiasi attività sportiva, per semplice passione o per puro spirito agonistico, facilita i rapporti interpersonali ed il progetto “1 Ora x i Disabili”, con la meritoria opera di sensibilizzazione, tra i ragazzi degli istituti scolastici partecipanti, contribuisce a far capire la valenza comune degli elementi basilari dello sport: partecipazione, sacrificio, agonismo, fatica, lealtà e divertimento. Un sincero e convinto apprezzamento per questa iniziativa ed un sentito ringraziamento a quanti contribuiscono alla sua realizzazione. Gianfranco Bardelle Presidente C.O.N.I. Veneto Chi, come noi, da sempre predica e pratica il motto “sport è cultura”, saluta con profonda soddisfazione iniziative come questa che aiutano e dimostrano sul campo l’assioma sopradescritto. La meritoria attività che presentiamo è portata avanti con lungimiranza, competenza ed “amore” dal Panathlon Padova già da dieci anni e mira a sensibilizzare, anche con questa pubblicazione oltre che con le attività pratiche, le giovani generazioni sulle problematiche della “disabilità”. Credo, proprio nel momento in cui si presenta la decima edizione dell’iniziativa, vada sottolineata la figura ed il “carisma” di chi l’ha “voluta” e portata avanti per tanti anni come il mai dimenticato Fabio Presca e la disponibilità ed impegno di chi ne continua l’opera come Mario Torrisi. Auspicando che l’attività possa ottenere il massimo successo, come merita, dando l’appoggio personale ed il patrocinio da parte del Coni e restando a disposizione per collaborare nella promozione dell’attività e nel sostegno agli Operatori stessi, mi congratulo con chi l’ha promossa, con gli Operatori, con le Istituzioni Scolastiche che accoglieranno l’invito a collaborare ed un particolare saluto ai partecipanti ed alle rispettive famiglie. Buon lavoro e buon divertimento a tutti! Dino Ponchio Presidente C.O.N.I. Prov. Padova 16 “Un’ora x i disabili”, nelle scuole: non la solita “lezione”, non un’ora noiosa, come sono spesso quelle che ai ragazzi vogliono insegnare teorie, ma un’ora di semplice dimostrazione, e constatazione, che fare sport, da disabili, non solo è possibile, ma è facile e divertente, è una virtù che somiglia a un vizio, per quanto provoca ‘dipendenza e assuefazione’, passatemi il gioco di parole. Che dirvi amici del PANATHLON Club di Padova? Grazie, perché avete in mente un progetto educativo che ha grandi ambizioni: cercare di cancellare ogni traccia di pregiudizio dal concetto di disabilità. Che per noi, abituati a ragionare in termini di prestazione sportiva e impegno psicofisico, di allenamenti, classifiche, sfide, e messa alla prova di sé, capirete, è davvero relativo. Sappiate fare, di questa “Ora per i Disabili” nelle scuole, un messaggio di fiducia, forte e convincente, diretto ai giovani. Loro non cercano altro: modelli e stili di vita cui ispirarsi, occasioni per stare insieme ed esorcizzare lo spettro della solitudine. Insegnate che lo sport, davvero, è condivisione e comunicazione. Soprattutto, è un diritto per tutti, indistintamente, e un’opportunità straordinaria offerta a ciascuno. Luca Pancalli Presidente Comitato Paralimpico Italiano 17 Quest'anno l’iniziativa denominata “Un’ora per i disabili” compie dieci anni. Dieci anni che il mondo della scuola ha questa opportunità di fare cultura della partecipazione, dell’integrazione, della socializzazione e della condivisione. Ogni scuola diventa contenitore di un grande evento, non solo sportivo ma culturale, sociale, educativo e motivazionale. Con l'organizzazione dell'evento il Panathlon International di Padova si mette in gioco e coinvolge atleti, tecnici e dirigenti sportivi per offrire al proprio territorio un'altra occasione per crescere e far crescere. L'opportunità che si concretizza nuovamente è quella di mettere in discussione i valori dello sport, non con convegni e tavole rotonde tra addetti ai lavori ma mettendo in campo l'emozione sportiva attraverso un'occasione che deve essere accolta dalla scuola e dall'associazionismo sportivo come risorsa. Da qui l’invito al provveditore e ai direttori scolastici di proporre alle scolaresche una partecipazione non passiva da spettatori ma attiva come commentatori e critici dell'evento che potrebbe stimolare la realizzazione di un lavoro di sintesi dei ragazzi con la realizzazione di temi, disegni o ricerche sull'evento. Questa può essere un'occasione importante per ridare allo sport il significato di divertimento, di maturazione e di sana competizione, fuori dagli schemi di quel pseudo professionismo che vede gli sponsor troppo spesso davanti ai tecnici e dirigenti sportivi. A mio parere il primo impegno per un appassionato di sport è quello di diffondere e condividere la sua passione, soprattutto verso le nuove generazioni. Questo si può realizzare solo coinvolgendo la scuola e mostrando ai giovani e giovanissimi che lo sport è fatto di impegno, fatica, sudore e sacrificio perché è fondamentale conquistare un risultato e i nostri atleti sono la dimostrazione che la determinazione è più importante delle doti fisiche. Diamo ai nostri figli l'opportunità di innamorarsi di uno sport, li aiuterà a crescere. Claudio Carta Presidente Com. Reg. Veneto Ruggero Vilnai Presidente Com. Prov. Padova E’ con molto piacere che porto il saluto del movimento Paralimpico a tutti i ragazzi delle scuole, ai loro insegnanti, agli amici del Panathlon e a tutti coloro che sostengono e collaborano per portare avanti e sviluppare il progetto “1 ora x i Disabili”. Con infinita soddisfazione registro il grande interesse dei ragazzi ad ascoltare le storie vissute dai disabili. Provare, senza tanti pregiudizi, le carrozzine o bendarsi per muoversi nel buio ritengo sia un’esperienza di vita che fa riflettere e che contribuisce a maturare e responsabilizzare i ragazzi. Inoltre, il grande messaggio che “1 ora x i Disabili” vuole far passare non è solo finalizzato a far conoscere e far accettare la realtà dei disabili, ma intende soprattutto trasmettere ai ragazzi la consapevolezza che la vita è fatta anche di tanti sacrifici ed inconvenienti, i quali si possono superare con la forza di volontà. 18 Alvise De Vidi non ha bisogno di presentazioni: 13 medaglie alla Paralimpiadi – Atleta del Secolo XX – membro di giunta del Comitato Paralimpico Italiano e socio del Panathlon di Padova Il progetto “Un Ora per i Disabili” continua il suo percorso con lo stesso spirito e passione che l’ha sempre contraddistinto, perciò i miei più sinceri complimenti a Mario Torrisi e al suo straordinario gruppo. Quest’anno vorrei porre l’accento su alcuni aspetti del movimento sportivo che il Cip rappresenta. Sono passati pochi mesi dalle Paralimpiadi di Vancouver ed è sotto gl’occhi di tutti quale straordinario successo sia stato questo evento per tutto il movimento. Con i splendidi risultati raggiunti dai nostri atleti in tutte le discipline, anche quelle che non hanno portato medaglie ma dove si è visto una competitività raggiunta nei confronti di nazionali solo pochi anni fa irraggiungibili e mi riferisco a Curling e Ice Sledge Hockey, per non dire dei tanti podi dello Sci Nordico e Alpino, allo spazio raggiunto nelle televisioni nazionali Rai e Sky che hanno dedicato entrambe più di 100 ore di trasmissione dell’evento con passione ma pure con competenza tecnica nei commenti. Tutto questo era impensabile solo 2 anni fa e adesso anche i nostri campioni sono conosciuti al grande pubblico. Finalmente! Ma tutto questo ci deve essere da ulteriore stimolo nel cercare i percorsi migliori per dare l’opportunità di entrare in questo mondo ai troppi ragazzi disabili che ancora oggi non praticano nessuna attività sportiva. Già molto è stato fatto con la firma di protocolli d’intesa con diverse unità spinali in tutta Italia, e molto sta facendo in questo senso la stretta collaborazione tra CIP e Inail per l’avviamento allo sport dei suoi assistiti.Altro e recente percorso che secondo me darà importanti risultati è il riconoscimento di molte Federazioni Nazionali Olimpiche da parte del Cip con il conseguente passaggio delle rispettive discipline. Questo permetterà di avere una ragnatela di tutte le nostre attività sportive in tutte le regioni d’Italia e consentirà a chi lo vorrà di svolgere lo sport che più gli piace con una società vicina a casa e con l’integrazione da tutti auspicata. per non dire dei nuovi compiti ed indirizzi che verranno affidati ai nostri organi territoriali (comitati regionali e provinciali) a cui sarà affidato l’aspetto promozionale con iniziative mirate. Questo per “affermare” l’importanza di trovare nuovi e giovani atleti che saranno i nostri campioni del domani, delle prossime Paralimpiadi e in questo il progetto “un Ora per i Disabili” fa la sua parte educativa nel far conoscere gli sport paralimpici e con come vengono praticati ai tantissimi giovani studenti delle moltissime scuole visitate ormai da tanti anni. Alvise De Vidi Consigliere Nazionale Comitato Italiano Paralimpico 19 20 “1 ora X i disabili” Dal 2002, anno in cui Fabio Presca ebbe la grande idea di istituire il progetto “1 ora X i disabili”, la richiesta di intervento da parte degli Istituti Scolastici della provincia di Padova è cresciuta in maniera esponenziale. Questo successo è certamente dovuto alla originale formula di tale attività. Recarsi nelle Scuole e parlare di disabilità con gli studenti, far provare agli stessi cosa vuol dire muoversi su una carrozzina o con gli occhi bendati contribuisce alla crescita del giovane, facendolo riflettere e sensibilizzandolo all’acquisizione dei reali valori dello sport, che non devono devono contemplare nessuna barriera di carattere fisico o mentale. Mi sento in dovere di ringraziare, a nome di tutta la Scuola padovana, Mario Torrisi e tutti coloro che collaborano con lui, che stanno portando avanti con grande impegno e abnegazione questo prezioso lavoro nel ricordo di Fabio Presca. Renato Del Torchio Coordinatore di Educazione Fisica e Sportiva Riprendiamo con rinnovate energie e carichi di voglia di fare il nostro progetto “ 1 ora per i disabili”. Consapevoli che non è sufficiente gettare il seme ma che bisogna anche alimentarlo, torniamo nella scuola, a contatto dei giovani, per diffondere il pensiero fortemente voluto dall’amico Presca. Bisogna conoscere praticamente i disagi delle persone svantaggiate per capire le loro necessità e favorire il loro inserimento nella società. Innanzittutto prendiamo coscienza che il disabile non è una persona da tenere a distanza, non è un ammalato, bensì un individuo toccato dalla sorte nel corpo o nella mente. E’ costretto ad operare in modo diverso rispetto noi, utilizzando i mezzi di cui dispone e le capacità sensoriali che via via sviluppa. Va da sé,quindi, che spetta a noi creare le condizioni favorevoli e le opportunità perché riesca ad esprimere al meglio tutto il potenziale di cui dispone. E lo sport è sicuramente lo strumento che meglio di altre terapie aiuta questi giovani a ritrovare se stessi perché infonde fiducia, da’ il coraggio di rimettersi in gioco, di sfidare le difficoltà e la volontà di superarle. Assieme agli altri ritrovano il sorriso, il piacere di stare in gruppo e di condividere gli obiettivi. Da Lisa, una giovane in carrozzina in seguito ad ictus, viene questa profonda riflessione: “essere disabili non significa essere costretti ad una vita all’ombra. Le anime felici non necessariamente hanno il meglio di tutto, semplicemente sfruttano al massimo ciò che incontrano sul loro cammino. Una grande lezione per tutti noi!!! Umbertina Contini Comm. Sport Disabili Panathlon Club Padova 21 Il Panathlon al servizio della Società Il Panathlon International (P.I.) nel 1991, durante l’assemblea per i festeggiamenti del quarantennale, venne ufficialmente definito “Club di servizio” alla società. Nello Statuto sono elencate una serie di azioni a cui tutti i panathleti devono ritenersi impegnati per onorare l’atto di adesione alle finalità dell’associazione. Tra esse è compreso l’impegno ad incentivare e a sostenere le attività a favore dei disabili. In questi nove anni il Club di Padova ha fortemente voluto e dimostrato, grazie al service nato dalla passione del compianto Dirigente Fabio Presca e continuato da Mario Torrisi, che ci vuole una giusta chiave di lettura per aprire le porte a una diversità come occasione di vita e dunque di fecondità; come risorsa e non come ostacolo. Alla base del corretto approccio c’è la neccessità di diffondere cultura della diversità, solidarietà e soprattutto rispetto per i disabili. E’ la onoscenza che fa nascere progetti e speranze, idee e sogni. L’idea dei panathleti padovani ha fatto strada. Agli studenti della città si sono unite tante altre scuole delle provincie vicine e il progetto è stato adottato anche in città sedi di Panathlon Club al di fuori dell’Area di appartenenza. Le istituzioni hanno compreso il valore di questo programma e lo supportano chiedendo interventi ai Panathlon club di riferimento. E’ di particolare valore anche la pubblicazione che ogni anno viene redatta dal Club in collaborazione con la Provincia di Padova, l’Assessorato allo Sport e l’Assessorato ai servizi Sociali, proprio perché mette in primo piano le voci dei ragazzi e porta alla luce emozioni, speranze, ringraziamenti, sogni. Questo prezioso monitoraggio alimenta di fatto un “Osservatorio per i disabili”. In ossequio a quanto dichiarato nella Risoluzione del XVI Congresso Internazionale di Anversa, il P.I. sta organizzando l’Osservatorio sull’etica nello sport giovanile, che ha una sua struttura - ivelli politico, accademico, territoriale - e che dovrebbe costituire un patrimonio di conoscenze e di idee per tutte le componenti sportive e per i Club del Panathlon. Visitando il sito ci si può rendere conto come di fatto esista un altro osservatorio, fatto delle azioni che i Club svolgono sul territorio. Questo prezioso repertorio di Buone Pratiche compare nella sezione “Attività” suddiviso in diversi settori, uno di questi dedicato ai disabili. Vi si possono trovare iniziative che, a seconda dell’esigenza e delle opportunità del territorio, possono avere particolarità diverse. Tra le più recenti ricordo: • “DiVersamente Uguali”, manifestazione patrocinata dall’Area 2 Lombardia ha che si svolge a Cremona nel mese di giugno e che per una settimana presenta esibizioni e dimostrazioni sportive per invogliare i ragazzi e le ragazze disabili a praticare sport, offrendo varie sperimentazioni pratiche al fine di favorire un orientamento verso la scelta più adatta a loro. L’avvenimento quest’anno è stato anche affiancato dal meeting "DiVersamente uguali?: Storia, scienze e teatro" e dalla proiezione di un film. • “Giochiamo Insieme” - manifestazione provinciale del disabile promossa dall’Assessore allo Sport della Provincia di Genova, vero “padre” della manifestazione in collaborazione con il Centro Sportivo PalaDonBosco e da sempre supportata dal Panathlon Club Genova Levante. Nel mese di ottobre, anche in questo caso per una settimana, si offrono tutti i giorni e in diversi impianti della provincia, esibizioni e gare realizzate da alcune delle principali realtà sportive e sociali. I giovani possono vivere momenti di sport diversificati e di incontro tra atleti disabili e giovani “normodotati”. Il Club ha patrocinato anche un “Concorso” scolastico dedicato, per l’edizione 2009/2010 al mondo dei giovani e dei disabili, finalizzato a far emergere il concetto che lo Sport è aiuto concreto per tutti i giovani, elemento di unione e di forza per superare la disabilità e favorire l'integrazione. Circa 800, sono gli studenti di scuole medie e superiori che hanno partecipato con elaborati letterari, grafici e video. • “Insieme con traSPORTo” . Progetto d’integrazione (oggi all’11a edizione) creato e coordinato dall’Istituto Comprensivo di Tavernola Bergamasca. - Il referente del progetto è Guglielmo Oberti, panathleta del Club di Bergamo. Sempre aggiornato su, si colloca a metà tra la competizione sportiva vera e propria e l’attività educativa, ed è nello stesso tempo l’una e l’altra. Coinvolge i ragazzi con disabilità all’interno 22 del gruppo classe che lavora con il proprio compagno in un’attività costruita appositamente per lui. I giochi sono ideati sulle abilità diverse o residue del ragazzo, ma possono essere modificati ed adattati alle eventuali difficoltà che emergono durante lo svolgimento dell’attività. Il Club di Bergamo, venuto a conoscenza di questa splendida iniziativa, ha inserito Guglielmo fra i propri soci e lo ha supportato nella raccolta dati forniti dall’esperienza che da tanti anni vive ed esporta in altre scuole, per pubblicare un libro con il logo del Panathlon e che il Panathlon Club periodicamente acquista per farne omaggio agli ospiti, con lo scopo specifico di fornire uno strumento utile per educare alla diversità. • “Giochi Nazionali Estivi Special Olympics” disputatisi dal 28 giugno al 4 luglio, a Monza, espressione straordinaria della grande la disponibilità dei panathleti del Club Monza e Brianza che hanno collaborato con generosità, mobilitandosi in grande numero. • “Campionato europeo di basket in carrozzina under 22”. Patrocinato dal Panathlon International, brillantemente realizzato grazie allo sforzo e all’impegno profuso dalla società Briantea 84, sotto la supervisione dell’Iwbf e del Cip, il Comitato italiano paralimpico, è stato coordinato per la nostra associazione dal Governatore dell'Area 2 - Lombardia Prof. Maurizio Mondoni che aveva organizzato in precedenza all’Università Cattolica di Milano anche il Convegno "Sport senza limiti - Strumenti per il successo", una finestra sullo sport paralimpico e sul basket in carrozzina. L’evento è stato una speciale occasione per regalare agli atleti sensazioni indescrivibili: entusiasmo, voglia di stare insieme, lealtà e agonismo vissuto nella maniera più bella. Senza nulla togliere alla crescita personale di ogni ragazzo: è risaputo che giocando incontri di questo genere si cresce in modo positivo perché, “con la maglia azzurra addosso la vittoria così come la sconfitta hanno altri sapori”. Uno spettacolo assolutamente entusiasmante. Così come ebbe a dire, tempo fa, il giornalista Gianni Corsolini (“La Provincia” – Como) dopo un incontro di basket in carrozzina. “Buon basket. E se qualcuno ha ancora dei dubbi, leciti forse, il consiglio è di arrivare in palestra per tempo per seguire il riscaldamento delle due squadre. Così come i giocatori senza carrozzina schiacciano, così quelli in carrozzina si riscaldano correndo sul campo ad una velocità forsennata: sinceramente vien voglia di non guardare, perché non si capisce come possano frenare. Invece, come quelli schiacciano, così questi frenano, addirittura impennano la loro carrozzina e così si capisce una volta per tutte che i veri disabili sono quelli che cercano di confinare gli altri in un angolo buio della loro coscienza”. Mi fermo qui. Per ragioni di spazio, ovviamente e rimando alla sezione apposita in per approfondire e conoscere anche altre esperienze che portano alla luce la disponibilità al servizio di tanti Club che nei propri territori lavorano con passione. Sono tanti quelli che lavorano, ancora pochi quelli che “comunicano”. Ma se l’attenzione alla richiesta che il P.I. insistentemente fa ai Presidenti dei Club, ai Governatori e ai Presidenti di Distretto di monitorare, raccogliere e diffondere il repertorio delle azioni facendolo convergere verso la Segreteria Generale, “L’osservatorio” diventerà un servizio permanente che potrà assicurare, sul piano internazionale una concreta, incisiva e diffusa efficacia all’azione complessiva del P.I. Restituendo ai club virtuosi la giusta e meritata visibilità. Renata Soliani Consigliere Panathlon International con delega Scuola e Fair Play 23 RACCONTO DI UNA GIORNATA CHE CI FA STARE BENE Giorgio “per gli amici Giorgetto”, si sveglia alle sei, va allo Stadio Euganeo, carica le carrozzine della offcarr, scalda il motore del pulmino CIP e si mette in moto verso la scuola che ospiterà “un’ora x i disabili ”. Sant’Urbano, la meta, non è delle più vicine. La pioggia incessante rende ancora più lunga la strada; la Provincia di Padova è estesa. Intanto sono partiti anche Mario, Gianni e Umbertina: alle otto e un quarto inizieranno la fase di sensibilizzazione verbale e presenteranno il filmato ai ragazzi di seconda media. A scuola non sempre si trovano le condizioni ottimali per operare; “non ci ha detto niente nessuno che arrivavate..dove vi mettete?” Mario inizia la presentazione..parla del Panathlon, dei problemi etici e sociali che i disabili incontrano tutti i giorni; a turno, Gianni e Umbertina amplificano i punti toccati durante l’oratoria. Poi arriva la proiezione del filmato, magistralmente realizzato da Dario e Mario montando pezzi di filmato provenienti da più parti. I ragazzi rimangono ammutoliti. Ogni tanto un bisbiglio “hai visto come scia quello lì senza una gamba?” Frettolosamente, sotto la pioggia, tutti attraversano il cortile che separa la Scuola dalla Palestra. Ad attenderli Federica, Ilaria, Marco, Sara, Teresa e Giorgetto, ovvero A.S.D. UNOCENTO. Mentre era in corso la presentazione hanno provveduto a preparare la palestra per far vivere ai ragazzi la condizione di un amputato, un cieco, un sordo-muto. Teresa: “adesso vi divideremo in più gruppi, con Giorgio farete un percorso seduti sulla carrozzina e dovrete superare alcune barriere architettoniche create ad hoc, Federica vi legherà una gamba e un braccio e proverete a fare educazione fisica in queste condizioni, Ilaria vi benderà e vi darà un bastone per ciechi per riconoscere gli ostacoli posti lungo la strada, Marco vi insegnerà il torball, un gioco sportivo a squadre per non vedenti, in cui si fronteggiano due team composti ciascuno da 3 giocatori (con 3 riserve), Sara vi farà provare il basket in carrozzina...” PRONTI? VIAA!! Subito una figura emerge, una carrozzina si libra quasi in volo, il pallone da basket incollato addosso, difficile da strappare e da intercettare: è Nicola, il nostro fedelissimo testimonial. Un incidente sul lavoro gli ha cambiato davvero la vita. I ragazzi lo guardano ammirati dalla facilità con cui gestisce il suo mezzo e per la sicurezza che sa infondere. Fischio, cambioo! Così che tutti i ragazzi abbiano modo di sperimentare le varie situazioni di disabilità... Ore 13,15: i ragazzi, seduti sui gradoni applaudono e salutano. Siamo d’accordo che assieme agli insegnanti ci faranno avere i loro pensieri sull’esperienza vissuta. Mario? Chi va a Vigonza venerdì prossimo? “la prossima volta Carlo e Roberto faranno la parte teorica, come testimonial ci saranno Stefano e Zevillo... e come in ogni incontro di “UN’ORA PER I DISABILI ”, gli immancabili istruttori di UNOACENTO”. Usciamo: “toh! è spuntato il sole”. Carichiamo le carrozzine sul pulmino, Giorgetto prende la strada del ritorno. Ci salutiamo. Come ci si sente bene oggi. Antonio Baldan Presidente “UnoaCento” www.unoacento.it - email:[email protected] Tel. 349 454.2793 24 “Lo sport aiuta TUTTI” L’attività fisica e lo sport sono finalmente ritenute e riconosciute come attività che migliorano la qualità della vita di tutti, indifferentemente dal sesso, età e dalla cosiddetta “normalità”, sia dal punto di vista sanitario che psicologico. Soprattutto nelle persone fragili e con disabilità la promozione delle attività ludico motorie e sportive può portare un aiuto non indifferente alla qualità della vita. La promozione della salute intesa come “stato di benessere fisico, psichico e sociale” e non come mancanza di malattia, così come sancito dall’OMS, è proposta nei corsi di laurea in Scienze Motorie come Attività Fisica Adattata. Lo sport può svolgere un ruolo fondamentale per il beneficio psicofisico per coloro che, provati da eventi drammatici, possono trovare difficoltà per una vita “normale” e può favorire l’inclusione sociale delle persone sfavorite. La lista di grandi campioni che hanno compiuto imprese sportive pur essendo stati colpiti da eventi avversi è lunghissima. Mi piace ricordare tra tutti Alvise De Vidi, plurimedagliato vincitore di maratone olimpiche, che durante un incontro con gli studenti del corso di laurea in Scienze Motorie dell’Università di Padova, dedicato allo sport, durante il suo intervento disse agli studenti di ritenersi fortunato di avere perso l’uso delle gambe durante un incidente, perché così aveva potuto vincere la maratona olimpica! Ma anche Oscar Pistorius, campione notissimo, Andrea Stella, appassionato velista colpito da chi gli stava rubando l’auto con la conseguenza di una paraplegia agli arti inferiori, Jan Wilson campionessa di nuoto, prima che un cancro alle ossa la privasse di una gamba, e campionessa anche dopo, e la lista potrebbe continuare…ci insegnano moltissimo e soprattutto fanno capire come “i limiti fisici sono poco importanti quando si vuole perseguire uno scopo, qualsiasi esso sia” , parole di Jan Wilson. Accanto a questi personaggi famosi grazie alle loro imprese conquistate con fatica e determinazione, ci sono tutti gli altri che combattono per la vita di tutti i giorni contro pregiudizi e ostacoli di ogni sorta. Alla Gymnaestrada del 2003 a Lisbona, una manifestazione di ginnastica a livello internazionale, ricordo in particolare un’ esibizione: gli atleti erano un gruppo di ragazzi Down, eseguirono un numero di danza e coordinamento motorio; non potrò mai dimenticare la gioia e la soddisfazione che illuminavano i loro occhi quando ricevevano l’assenso e la approvazione dei loro allenatori disposti lungo il perimetro della pedana dove si esibivano. E’ stata un’esperienza che ha colpito e commosso tutto il pubblico che li ha applauditi a lungo. A Padova il Panathlon da anni propone nelle scuole un’iniziativa che mira a integrare e facilitare i rapporti tra gli studenti, abili e non, delle scuole medie. “1 ora per i disabili”, questo è il nome del progetto, è una idea che permette ai ragazzi di praticare attività motoria in condizioni di disabilità, sperimentando situazioni e strumenti utilizzati dai disabili, per far capire, per esempio, qual’ è la differenza tra giocare a basket con i piedi o seduti in carrozzella. Quest’anno verranno proposti agli studenti anche due questionari che mirano a raccogliere dati sulla percezione del problema della disabilità. I questionari, anonimi, sono somministrati prima della pratica sportiva attuata con gli aiuti a disposizione per i disabili, così come previsto in “1 ora per i disabili” e dopo. Le domande cercheranno di valutare le opinioni e soprattutto la validità della proposta motoria che potrà essere evidenziata con test statistici applicati alle risposte degli studenti. Questa progetto portato avanti da Panathlon con il Corso di Laurea in Scienze Motorie dell’Università di Padova mira a promuovere proposte di carattere non solo sportivo, ma anche sociale, dedicate in particolare ai giovani per far capire che il mondo dei disabili è un mondo complesso, dal quale molto possiamo imparare e al quale tutti possiamo dare un aiuto che ci illuminerà e ci renderà umanamente più ricchi. Valeria Marin Prof.ssa Associata - Università degli Studi - Padova 25 Cambio di passo Finalmente qualcosa sta cambiando: collaborare, comunicare e promuovere tre verbi nel passato distanti, oggi sono uniti da un unico filo conduttore. Per fare ciò i diversi aspetti della disabilità hanno dovuto prima ricercare al proprio interno la volontà di cambiare passo per smettere la posizione di attesa e proporsi direttamente con progetti mirati capaci di far conoscere dopo aver preso piena coscienza delle proprie potenzialità. Le differenti situazioni legate alle forme di disabilità, fisica, intellettiva relazionale e psichica appaiono spesso prive di specifico riconoscimento con una potenziale unificazione che porta a confondere il tutto sotto la generica dizione di “handicap”. Invece molta parte ha e avrà l’effettiva ricomposizione nell’esatta specificità della disabilità perché solo così sarà possibile una proficua collaborazione fra associazioni ed istituzioni. Per essere di reale aiuto a chi si trova a dover fronteggiare una disabilità, magari sopravvenuta, con le inevitabili conseguenze di dover scoprire un universo sconosciuto, è necessario collaborare tra realtà diverse e con la scienza per comunicare a tutti i progressi raggiunti, al fine di promuovere le iniziative più opportune utili anche a diminuire il peso sociale che la disabilità comporta. A partire ad esempio dalla riabilitazione, nel tentativo di colmare il vuoto che caratterizza le conoscenze sull’argomento della gran parte delle famiglie, al momento del ritorno a casa dopo la diagnosi. Il punto di partenza di un dramma psicologico di chi la riceve per sé o per un proprio caro. La riabilitazione e l’assistenza sono gli strumenti che insieme possono favorire quella che molti disabili sono soliti chiamare “una nuova vita” perché li porta fuori dallo stadio negativo della malattia cercando di condurli in una dimensione che sia il più vicino possibile alla normalità. Obiettivo certamente difficile che richiede sforzi e sinergie molto importanti in tutti i settori ma che ha trovato una leva forte e rassicurante nella pratica sportiva. Negli ultimi anni si è infatti assistito ad un riconoscimento dell’attività sportiva dei soggetti con disabilità fisica e intellettiva a livelli sempre più importanti, ma soprattutto si è dato inizio anche ad una integrazione nelle diverse Federazioni per normodotati che a loro volta hanno avviato un processo di assimilazione facendo rientrare nel loro alveo praticanti e atleti disabili, tesserati con il Comitato Italiano Paralimpico. Quanto detto è certamente frutto di una buona semina di principi sia morali che sociali e che, certamente, deve trovare nella scuola la sede ideale per la crescita di una cultura in cui l’integrazione dei disabili diventi una pratica naturale e spontanea. Purtroppo, ancora oggi, il sociale viene visto solo sotto l’aspetto economica, quindi negativo, e mai, o quasi, di effettivo e rilevante recupero di persone in difficoltà ma potenzialmente forti, tanto da poter riprendere un posto nella società. Questa grave carenza trova una parziale compensazione nella comunicazione ad opera di volontari e operatori dei diversi settori. Ma si tratta sempre di attività sporadiche, fai da te, originate dall’intraprendenza di pochi e spesso destinate a perdersi nel tempo per il venir meno di tutti gli elementi umani ed economici necessari a sopravvivere. Sono rare le pubblicazioni che sviluppano temi quali l’attività lavorativa e sportiva dei disabili, ma anche la semplice quotidianità, che in realtà di semplice ha quasi sempre molto poco, leggi, servizi, documenti e trattati scientifici. Un mezzo alla portata di tutti e per tutti, punto di riferimento per le famiglie e le diverse realtà sociali alla ricerca di opportunità ludiche, agonistico-sportive e lavorative. Informazione utile tra l’altro, per moltiplicare gli esempi di integrazione attraverso lo sport, coinvolgendo sempre più realtà di normodotati disponibili ad allargare la pratica ai disabili. La rinascita delle persone colpite da malattie e danni fisici, intellettivi o psichiatrici può e deve avvenire utilizzando cultura, sport e divertimento, armi fondamentali per abbattere paure e luoghi comuni. Tutto quanto è stato fatto negli ultimi anni, (l’inizio di un cammino che si prospetta ancora molto lungo) è certamente un modo di 26 seminare la cultura dell’attenzione per gli altri, dell’integrazione dei disabili, ciascuno con le proprie peculiarità nello sport e nel lavoro per comunicare, collaborare e promuovere, ogni possibile iniziativa che porti a scolorire sempre più il termine “diverso”. Sempre in prima persona raccontandosi per non farsi raccontare. Protagonisti e non comparse. Uno straordinario e coinvolgente …cambio di passo. Roberto Bof Giornalista Stanno passando gli anni, ma il ricordo di Fabio Presca è sempre vivo e presente tra noi, per le sue azioni, i suoi scritti, la sua generosità e con piacere che andiamo a pubblicare una suo scritto e che è la nostra “bandiera”, lo sprone a continuare il suo scopo nel Panathlon e nella vita. GRAZIE AMICI DISABILI Nei tanti, veramente tanti, anni in cui mi dedico, per gli incarichi ricevuti dal Panathlon International, del settore “sport disabili”, ho visitato quasi tutte le scuole di Padova e provincia, per diffondere la cultura del disabile, per cercare di trasmettere ai giovani non colpiti ed attraverso loro, alle famiglie, agli insegnanti, questa “conoscenza”, evidenziando ciò che lo sport può dare, come elemento fondamentale nella formazione dei giovani, come mezzo per creare sfogo fisico, per imparare l’etica della competizione, la conoscenza e l’accettazione dei propri limiti, di vivere la solidarietà, l’integrazione, la convivenza sociale, eliminando il concetto di “diversità”, dal momento che tutti noi siamo “persone” e come tali oggetti di dignità, di rispetto, di doveri e diritti, con le nostre qualità e i nostri difetti, ma uguali e diversi solamente in base al nostro comportamento, che non deve distinguerci per razza, cultura, fedi religiose, ma solo per il rispetto delle regole di vita, che stanno alla base del vivere civile. Ebbene, mi sono trovato e mi trovo, nel momento in cui espongo tutto ciò ai ragazzi, a cercare dei punti di riferimento, degli esempi. Ebbene tutto ciò lo ritrovo nei disabili, la loro accettazione, certamente non facile, di una condizione di disagio, di non fermarsi di fronte alle difficoltà, alle inevitabili sconfitte, di quella infinita gara che è la vita, gara che solo lo Sport con la S maiuscola, sa insegnare ad affrontare. Ecco quindi il titolo, di questa mia breve considerazione, non è il mondo della disabilità, che deve ringraziarci per l’impegno profuso a fare cultura, ma siamo noi che dobbiamo non insegnare, ma apprendere dai colpiti, i valori di cui il Panathlon ha fatto la propria ragione di essere. “Grazie, quindi, amici disabili”, per essere esempio di generosità, di volontà di vivere, chiedendo, silenziosamente e con grande dignità, di essere considerati “persone” non diversi, ma, non vorrei cadere nella retorica, molte volte, superiori a noi tutti. Fabio Presca 27 La valutazione energetica nell’atleta in carrozzina Maria Emanuela Mometto e Maurizio Schiavon UO Centro di Medicina dello Sport e delle Attività Motorie, Dipartimento Socio Sanitario ai Colli. Azienda ULSS 16 di Padova La classificazione delle attività sportive si basa sul tipo di impegno energetico richiesto dal muscolo in contrazione, e distingue gli sport in: • tipo ANAEROBICO o di POTENZA, attività che si esauriscono in una manciata di secondi (da meno di 10 a circa 40) ed usano elettivamente i sistemi dell’ATP-CP e del LATTATO per sostenere la contrazione • tipo AEROBICO o di RESISTENZA, attività che utilizzano elettivamente il sistema OSSIDATIVO • tipo MISTO, attività che includono tutti gli sport di squadra ed anche qualche sport individuale nei quali l’impegno di tipo aerobico si alterna con quello di tipo anaerobico. Questa classificazione vale naturalmente anche nell’ambito degli sport praticati dai disabili, situazione in cui questi sistemi, ma soprattutto quello aerobico, possono essere variamente deficitari, in particolare nell’atleta paraplegico. Il medico dello sport, dopo aver accertato che non esistono controindicazioni alla pratica agonistica, deve fornire all’atleta stesso ed all’allenatore informazioni sulle sue capacità prestative. Nel caso del disabile in carrozzina in particolare, una gara di 100 m, della durata di 14-20 secondi, corrisponde ad una attività di tipo ANAEROBICO, una gara sulla distanza dei 200 o 400 m corrisponde ancora ad una gara ad impegno ANAEROBICO ma con prevalente impegno del sistema del LATTATO, ed infine i 5000 m corrispondono ad una gara che impegna elettivamente il sistema ossidativo e quindi corrisponde ad un impegno fisico di tipo AEROBICO. Uno sport di squadra, quale il basket in carrozzina, costituisce invece una attività ad impegno MISTO e si caratterizza per essere, fra gli sport per disabili, uno fra i più complessi per quanto riguarda le caratteristiche tecniche degli atleti ed impegnativi dal punto di vista metabolico. E’ compito del preparatore atletico allenare l’atleta disabile in modo da condizionare l’efficienza di tutti gli apparati per poter affrontare con successo la gara. A tale scopo, quindi, si deve conoscere la Physical Fitness di questi atleti e le modalità di misurazione per la specifica valutazione di questa. Per valutare correttamente la capacità funzionale di un atleta si dispone oggi di metodiche in grado di esplorare il comportamento dell’apparato cardiovascolare a riposo e sotto sforzo. Per poter programmare in modo razionale la quantità e la qualità dei carichi di lavoro tollerabili in allenamento è necessario effettuare una valutazione cardiorespiratoria e metabolica completa durante esercizio fisico anche perché certi sport di squadra, tipo il basket in carrozzina, richiede all’organismo prestazioni da elevate a massimali. Nel disabile paraplegico esistono delle limitazioni dell’efficienza di diversi sistemi, ma principalmente del sistema cardiocircolatorio, neuromuscolare e talvolta respiratorio, che funzionano come 3 ruote di ingranaggi disposti in serie e quindi interdipendenti. E chiaro allora che con l’aumento delle richieste energetiche da parte dei muscoli (ingranaggio terminale, sede di produzione ed utilizzazione di energia), anche gli apparati cardiocircolatorio (ingranaggio intermedio) e respiratorio (ingranaggio iniziale) sede rispettivamente di trasporto e captazione dell’O2, dovranno incrementare la loro funzione, dovranno cioè “girare” ad una maggiore velocità. Alcuni dei fattori che nel disabile paraplegico possono limitare la funzione cardiocircolatoria, nel caso di lesioni alte (sopra T6, sesta vertebra toracica) sono legate ai seguenti fattori: un deficit del controllo nervoso cardiaco, una diminuzione del ritorno del sangue al cuore dai distretti periferici per deficit della pompa muscolare e del tono venoso, ed in qualche caso ad una riduzione della ventilazione polmonare, la quale peraltro contribuisce al ritorno venoso del sangue al cuore (pompa respiratoria). Tutto ciò condiziona una diminuzione della gettata cardiaca e quindi della quantità di O2 che può essere trasportato ai muscoli. 28 Il Test Cardio-Polmonare effettuato nel nostro Centro consente di monitorizzare sia l’efficienza del sistema aerobico che di quello anaerobico. Test da sforzo con ergometro a manovella di un atleta in carrozzina L’atleta respira durante la prova da sforzo in una mascherina con cui si analizzano i gas inspirati ed espirati (Ossigeno e Anidride carbonica), ed è collegato con degli elettrodi per la registrazione dell’ettrocardio-gramma. Il test viene eseguito con l’ausilio di uno strumento (ergometro a manovella) che ci consente di monitorizzare la potenza espressa dall’atleta nel corso della prova. Molti sono i parametri valutati con un test di questo tipo, in particolare, indice di fitness del sistema aerobico è il cosiddetto Consumo Massimo di O2 (VO2 max) o nel caso del disabile paraplegico VO2 di Picco (VO2 Peak), mentre per quanto riguarda il sistema anaerobico possiamo monitorare il comportamento del Quoziente Respiratorio (VCO2/VO2) o della Soglia Ventilatoria (VE/ VCO2) o ancora determinare direttamente il Lattato ematico (acido lattico nel sangue). Oggi anche gli atleti disabili, possono essere assistiti da una moderna Medicina dello Sport che in base alla valutazione funzionale interviene sulle successive fasi di programmazione dell’allenamento e controllo della prestazione. Quello che emerge è che negli atleti in carrozzina si possono trovare soggetti con capacità cardiorespiratoria e metabolica molto diverse tra di loro in funzione della patologia di base e dell’entità del danno neuromuscolare da essa provocato. E’ questo un dato di fondamentale importanza per l’allenatore e il preparatore atletico che vogliono correttamente programmare l’allenamento, e per l’atleta stesso che può, conoscendo le proprie capacità, migliorare la performance. Test Cardio Polmonare di un atleta in carrozzina, con analisi dei gas respirati nella mascherina e dell’elettrocardiogramma Test Cardio Polmonare di un atleta in carrozzina con analisi dei gas respirati e dell’elettrocardiogramma Per approfondire • Marcello Caria La valutazione nel disabile htpp://www.ambrosiafitness.it • Corsetti R., Palmieri V., Caccese R.,” Rilevazione sul campo di parametri cardio-respiratori in atleti praticanti basket in carrozzina”” Atti del Convegno “Campioni oltre l’handicap”. Roma 30-31 marzo 1990. 29 “Sono un ex medico ed ora una sportiva a tempo pieno”. Così ama definirsi Graziella Calimero. (“Cavaliere Ufficiale della Repubblica Italiana” e “Commendatore dell’Ordine di S. Gregorio Magno”) Una storia, la sua, molto particolare ed emblematica. Goriziana, classe 1942. È lei stessa a ricordarlo e ne va giustamente fiera. È ancora in attività – sportiva s’intende – e vanta un curriculum del tutto speciale nell’handbike. Ciò che colpisce di più è che a questa disciplina ha cominciato a dedicarsi a 54 anni di età, nel 1996, dopo un calvario iniziato all’età di 17 anni. Croerossina in Brasile aveva contratto una paralisi da virus tropicale. Ha subito 37 interventi chirurgici. Ma non le difettava la volontà. Nel 1984 si laurea in medicina all’Università di Padova ed esercita la professione sino al 1992 come pneumologa. Il destino sembra accanirsi contro questa donna: nel giugno di quell’anno, infatti un grave incidente stradale le cambia definitivamente l’esistenza. A raccontarlo è un suo amico carissimo, Franco Chierego, panathleta come lei, medico dello sport, una persona che le è stata vicino e a cui è legato da grandissima stima e amicizia. Lo fa con una lettera aperta che proponiamo integralmente. Maurizio Monego LETTERA AD UNA AMICA DISABILE Cara Graziella, è da tempo che volevo scriverti: Ma non riuscivo a trovare l’ora di concentrazione necessaria e inoltre non sapevo come iniziare questa lettera. Questa mattina, tornando a casa dopo aver assistito a una maratona cui partecipavano anche i disabili e ripensando alle tue vicende umane, forse il modo l’ho trovato. E’ il modo più semplice; è come se parlassi a cuore aperto ai ricordi della nostra bella amicizia e tu, cortese e benevola, mi fossi di fronte ad ascoltare, attenta ed in silenzio, queste mie considerazioni. Considerazioni dette al vento ma meditate attraverso tanti pensieri che mi girano assai spesso nella mente. Tra di noi non esistono sottintesi o vicende delle quali non si possa far cenno. La nostra amicizia è basata soprattutto sulla sincerità, sulla constatazione della realtà e sulle speranze che ne derivano! Il pensiero difficile che mi tormenta quando ti penso è quello dell’orrore di quel giorno in cui è accaduto l’incidente automobilistico che ti ha vista incolpevole vittima e la constatazione del grave danno che ne hai riportato. Mi ricordo bene che io pure, come tutti i tuoi amici, siamo venuti immediatamente a trovarti in ospedale, prima con il timore di averti perduta ed in seguito con il dolore di vederti colpita da una irrecuperabile lesione. Volevamo tutti farti sentire la nostra partecipazione, ed esserti vicini nel periodo in cui stavi superando le gravi difficoltà fisiche che il danno midollare ti obbligava a sopportare. In quei giorni il tuo volto aveva perduto l’espressione della solita tranquillità e solito ottimismo. Dalla tua voce uscivano solo poche parole di sconforto; solo i riferimenti ai miglioramenti generali che i bravi medici riuscivano ad ottenere, facevano comparire una luce diversa nel tuo sguardo. Ma eri già etichettata: rottura completa del midollo spinale a livello toracico alto. Conseguenza: paralisi completa e definitiva di tutto l’organismo esclusa solo la possibilità parziale di movimento degli arti superiori. Era la condanna ad essere costretta a trascorrere le tue speranze di sopravivenza su una carrozzella! Nel corso del primo ricovero, appena uscita dall’iniziale coma, eri in uno stato soporoso che forse non ti consentiva di pensare per intero alla realtà della tua situazione futura. Era normale che un amico che ti vuole bene pensasse al tuo difficile impatto che avresti avuto con la dura realtà di tutti i giorni, di tutti gli anni, dopo la dismissione. Avrai pensato che tutta la tua vita futura sarebbe stata legata alla tua permanenza fra quelle due ruote. La sera, ultimata la giornata dovevano sollevarti di peso e metterti a letto. Ed il tuo pensiero correva certo alle difficoltà alle quali dovevi abituarti, ai tanti ostacoli della vita quotidiana che ancora non avevi compiutamente affrontato ma che dopo, fatalmente, si sarebbero 30 presentati come una cambiale; farti da mangiare, fare le spese, superare un gradino di marciapiede, salire una scala in assenza di ascensore, fare un bagno… e non voglio continuare oltre. Ti sarai anche detta “ma se tanti miei colleghi di sventura hanno trovato una soluzione, perché non posso farcela anch’io”. Ma di fondo ti restava sempre un pensiero dettato dl pessimismo di quei giorni. E forse ti sarai convinta che era meglio rimandare quelle preoccupazioni a dopo. Avresti trovato sempre sul tuo cammino tante persone che ti avrebbero aiutato. Ma a te rimaneva sempre il boccone amaro che non andava ne su ne giù. Il più grave pensiero peraltro si riferiva alla tua professione medica. Non era definibile la tua possibilità di possedere mezzi fisici sufficientemente validi per visitare compiutamente un paziente. Non si può curare una persona senza poterla visitare, solo parlando e scrivendo qualche ricetta. E’ vero che vi sono tante possibilità di espressione dell’arte medica, ma tu non volevi rinunciare alla speranza di considerare la tua laurea come atto di altruismo verso il prossimo. Ed inoltre eri stata per troppo tempo lontana dai libri e dai primi veri approcci alla medicina per poterti inserire nel difficile e complesso mondo della sanità. Per adesso non lo so! Dopo ci penseremo” Ma tu, Graziella, sei diversa: il destino si è accanito contro una donna in possesso di una volontà ferrea e dotata di una bella mente che pensa. Ed è doveroso che faccia cenno alla tua dote principale. Nel tuo genoma è certamente compreso e ben differenziato un cromosoma particolare: quello dell’ottimismo. La bontà d’animo di cui sei in possesso ne è solo una semplice dimostrazione. Ma come si può, dar peso all’ottimismo all’inizio del periodo in cui stavi affrontando la tua nuova difficile esistenza? Lasciamolo riposare ancora per un poco quel cromosoma. Più avanti dimostrerà tutta la sua importanza. Dopo il coma, dopo il polmone artificiale, dopo la pesante rieducazione funzionale, quando, vivendo su una carrozzella, hai dimostrato di aver recuperato (paralisi a parte) la tua autonomia, ti hanno dimesso dall’ospedale. Sarà stato per te un trionfo, ma il tuo animo era certo molto preoccupato perché dovevi dimostrare a te più che agli altri tua capacità di vivere da sola superando i tanti ostacoli di cui sarebbe stata costellata la tua esistenza e che ora si presentavano all’incasso, tutti davanti a te. Ti sarà stata suggerita anche la possibilità o la convenienza di vivere in una casa di riposo. Ma tu, hai respinto con fermezza questa amara conclusione. Dovevi pertanto rassegnarti al fatto che quella carrozzella era la tua più grande amica perché con quella e su quella avresti dovuto svolgere per sempre ogni tuo atto quotidiano. Le incombenza domestiche avranno assunto nei primi tempi un peso quasi enorme: ti trovavi, da sola, a combattere contro quel muro che si alzava davanti a te e che dovevi, da sola, abbattere. Ma la tua volontà ferrea e la tua perseveranza hanno avuto un gioco abbastanza facile: in tempi brevi sei riuscita a conformare la tua giornata sulla base delle tue necessità e delle tue possibilità. Abbastanza facilmente avrai avuto ragione della depressione nervosa che in questi casi diviene triste compagna nel periodo d’inizio della nuova esistenza. Hai cominciato ad uscire in mezzo alla gente; per strada avevano imparato a conoscerti e ti salutavano. Tu rispondevi accennando anche con qualche timido, forzato sorriso. E’ stato difficile, molto difficile. Ma hai fatto tutto con disinvoltura di cui forse tu stessa non ti credevi capace. Tu intanto ti permettevi anche qualche breve passeggiata quasi ogni giorno. Sarai passata vicino ad un campetto di calcio dove un plotone di ragazzi scatenati rincorrevano un pallone sudando, cadendo e rialzandosi subito. Ti sarai certo fermata a guardarli qualche volta. Sono tanto belli: loro avevano ad inconsapevole disposizione l’immenso vantaggio della gambe che li sorreggevano, un sistema nervoso ed una muscolatura che consentiva ogni genere di movimento e di fatica. Ma loro non ci pensavano. Era un diritto biologico. Un giorno, un bellissimo giorno è accaduto qualcosa di sorprendente. Durante una passeggiata ti superò un pulmino sul quale viaggiavano alcune persone: ti guardavano incuriosite. Sicuramente avranno notato la rabbia con cui aggredivi quelle due maledette ruote. Avranno pensato che eri una recente adepta del mondo dei disabili. Il pulmino, poco dopo averti superato si fermò ai bordi della strada. Ne scese un gentile signore che garbatamente ti venne incontro. Si presentò. Ti chiese notizie del tuo tipo di paralisi e ad un certo punto 31 ti disse: “ma perché Lei non si dedica allo sport dell’ hand-bike per disabili?”. Volevi rispondergli che forse non aveva capito bene la precisa entità della tua lesione midollare. E lui, continuando con suo pensiero ti disse: “Ma ce ne sono tanti come lei che partecipano alle gare per disabili. Sono felici e si divertono”. Chiese il tuo indirizzo e ti salutò. Dopo alcuni giorni venne recapitato a casa tua, in omaggio, un triciclo da gara. Eri sorpresa e forse un poco scettica. Hai certo sorriso. Era la prima volta che ti concedevi questa espressione del viso dal giorno di quel tuo maledetto incidente. Ti pareva che si stesse aprendo davanti ai tuoi occhi una grande porta oltre la quale vi era un mondo nuovo, tutto da scoprire. “E’ stato quell’angelo che ho incontrato per strada! Ma come si fa a restare adagiate su quel basso pianale e pedalare con le braccia? Ma si; proviamo” Ti aiutarono a sistemarti su quella strana carrozzella, e ti sei accorta che, nonostante le tue scarse possibilità di forzare la residua muscolatura, potevi andare molto più veloce. La stabilità della carrozzella non era in questione. Ti sei adattata subito allo sforzo che richiedeva il pedalare con gli arti superiori. “Ma perché non ci ho pensato prima!” A quella ginnastica, il tuo fisico si rianimava. Sudavi per lo sforzo e faticavi molto a superare i cavalcavia. “Quelle salite!”. Non avevi mai pensato che superare anche solo piccoli rilievi fosse così difficile. Ma poi venivano le discese che allora il tuo animo si placava. In breve ti sei abituata a tutto ed a guardare il resto del percorso con meno ansia. Ti sei abituata a quel triciclo con grande facilità; avrai certo pensato, con un rigurgito di pessimismo misto ad ottimismo che, in fondo era un facile sistema per far trascorrere in modo meno gravoso le troppo lunghe ore quotidiane. Hai iniziato ad uscire tutti i giorni per allenare i tuoi pochi muscoli abituandoli al funzionamento della nuova carrozzella e godendo del pensiero che eri diventata un poco più libera. Ti sarai subito resa conto che la terapia riabilitativa era molto più monotona. Uscendo con il nuovo triciclo invece ti divertivi. Anche i pesanti lavori di casa erano diventati più facili. Nelle prime settimane avrai sicuramente avuto qualche preoccupazione per il traffico stradale; forse in qualche occasione avrai anche nutrito un certo pudore verso la gente che ti guardava più incuriosita. Ma la tua risposta a quanti ti vedevano e ti salutavano era accompagnata da un aperto e molto più facile sorriso. Il tuo solito bel sorriso. La tua mente cominciava a non essere tesa solo a tristi preoccupazioni. Era tanto tempo che non avvertivi dentro di te la sensazione che c’è sempre qualcosa di bello da scoprire. Forse il merito principale andava a quel’angelo del pulmino! Graziella: in quei giorni hai scoperto lo sport! Ed involontariamente sei diventata una delle più belle dimostrazioni viventi dell’assioma: LO SPORT E’ VITA! I tuoi allenamenti sono diventati quotidiani e più impegnati. Non bastava più il divertimento emotivo della passeggiata. Hai cominciato a guardare il cronometro che si fermava costantemente su un tempo inferiore a quello dei giorni precedenti. Conoscere altri disabili che da tempo si applicavano a quello sport è stato abbastanza facile. Avevi trovato persone con cui si poteva discutere serenamente delle “vostre” difficoltà. Gli altri già da tempo partecipavano alle gare per disabili. Tu non avevi mai in vita tua preso parte da atleta ad una qualsiasi gara. Un giorno ti sei trovata, con tanti nuovi amici, al nastro di partenza di una di quelle manifestazioni. Eri emozionata e preoccupata, pensavi che avresti forse dovuto ritirarti subito. Dopo i primi minuti ti sei accorta invece che era come fare la tua uscita quotidiana. Sei arrivata settima. Hai cominciato a guardare il calendario delle gare. Partecipavi a tutte le manifestazioni possibili. Gare a cronometro, gare con percorsi brevi ed anche a qualche maratona. Ti sei associata a gruppi sportivi per disabili e continuavi con testardaggine ad allenarti con intensità e convinzione tutti i giorni. L’entusiasmo cresceva. Avevi trovato una nuova ragione di vita; lo sforzo e la fatica non ti pesava più. Avevi recuperato quasi per intero la tua serenità. Il tuo orologio era dato dal calendario delle manifestazioni sportive a cui prendevi parte con impegno sempre maggiore. I tuoi tempi d’arrivo i primi anni erano abbastanza regolari. Poi hai trovato un bravissimo allenatore che ben presto è riuscito a correggere la tua minore esperienza e ti ha fatto fare un grande salto di qualità: da allora in ogni gara breve o lunga che fosse, a cronometro o su percorsi di lunghe distanze l’ordine d’arrivo ti vedeva costantemente al primo o secondo posto. Hai conquistato, se non vado 32 errato, sette titoli di campionato italiano. Hai partecipato a tre successive maratone di New York; una l’hai anche vinta. Hai conquistato anche una medaglia d’oro ed una di bronzo al campionato mondiale per disabili svoltosi a Parabiago; molto di recente sei stata prescelta dal gruppo sportivo di Medici senza Frontiere di Copenhagen, a rappresentare l’Italia in un Meeting internazionale in Sud Africa a Johannesburg. Nelle due gare in programma (cronometro 15 km e Maratonina di 32 km) sei arrivata prima di fronte ad un agguerrito gruppo di partecipanti di età ben inferiore alla tua ed hai conquistato le due medaglie d’oro in palio. Potrei continuare molto a ungo a citare i tuoi successi, ma mi preme di più, al termine di questa mia lettera, dare risalto a quanto lo sport ha modificato la tua esistenza. Tutti i tuo amici ormai pensano che sia un tuo diritto, o meglio un tuo “dovere” vincere ogni gara, ed esultano per te e per tutti i tuoi successi. Personalmente, per ogni tua vittoria, rimango stupefatto e un poco commosso. Un pensiero tuttavia è più vivo in questo momento: è la constatazione che con lo sport, lo sport puro, hai saputo ritrovare la tua serenità. Il tuo animo non è più angosciato. Vi è di continuo lo stimolo per una nuova meta da raggiungere, una sfida da vincere e tu con la nobiltà del tuo pensiero, testardamente, la raggiungi. Vedi Graziella: Quando ho cominciato a scriverti questa lettera mi ero proposto di scrivere a te per farti sentire sempre più la mia vicinanza. Adesso invece mi sono reso conto che questa lettera l’ho scritta per me e per tutti coloro che intendono assegnare allo sport un valore che trascende di molto il semplice ordine di arrivo. E’ una esaltazione di quanto hai dimostrato con il tuo entusiasmo e la tua ferma volontà. Sei riuscita a ridare felicità alla tua vita che sembrava indirizzata ad abbrutirsi lentamente verso una precoce inutile rassegnazione. Sei un esempio vivo e vitale di come ci si debba comportare in questa difficile esistenza. Sono certo che gli amici del Panathlon, a nome del quale tu partecipi con tanto successo a così numerose manifestazioni sportive sono fieri di esserti amici. Quando tutti noi ti vediamo sorridere dobbiamo non dimenticare mai quella luce che brilla nei tuoi occhi. Tu ci stai dimostrando che non si deve mai perdere l’interesse e la fiducia in noi stessi, anche di fronte alle difficoltà della vita che a volte possono sembrare insuperabili. Se poi tutto questo è lo sport che te lo offre senza nulla chiedere in cambio, allora tutto è molto più semplice. Il dispiacere, caso mai, è solo quello che te lo offre senza nulla chiedere in cambio allora tutto e molto più semplice. Il dispiacere, caso mai, è solo quello di non averlo capito prima! Grazie cara amica! Grazie per il continuo esempio che dai a tutti noi. Continua così. Franco - dicembre 2007 33 WHEELCHAIR TCHOUKBALL: primi passi e prospettive future La volontà di avvicinare il mondo del Tchoukball a quello della disabilità nasce dal pensiero dello stesso ideatore di questa disciplina sportiva, il dr. Hermann Brandt, il quale desiderava creare uno sport che potesse essere “sport per tutti”. E’ con questo stesso spirito che, dal 2004, la Federazione Tchoukball Italia - FTBI lavora proponendo eventi volti alla diffusione del tchoukball anche nell’ambito della disabilità mentale e motoria, dimostrandosi la realtà più attiva a livello internazionale accanto a quella Argentina. Nel 2008, la creazione, all’interno della federazione, di una commissione dedicata, la “Commissione Tchoukball diversamente Abili - TbdA”, ha rappresentato senza dubbio un passo decisivo in tal senso e ha permesso la realizzazione di importanti progetti, molti dei quali sono tuttora in corso di sviluppo. Attualmente la commissione TbdA è composta da professionisti nel campo della riabilitazione e delle scienze motorie e può contare sulla collaborazione di una psicologa, una studentessa di terapia occupazionale nonché sull’entusiasmo di numerosi giovani studenti e giocatori sempre pronti a donare il loro tempo libero per l’organizzazione di incontri e dimostrazioni. I progetti promossi dalla FTBI. Nel campo della disabilità mentale, l'esperienza più significativa è senz’altro quella che nel 2004 ha visto la FTBI collaborare con la cooperativa sociale “Noi, voi, loro” di Erba (Como), organizzando incontri ai quali hanno partecipato gruppi di ragazzi con diverse problematiche di disabilità intellettivo-relazionale. Nel corso di questi incontri i ragazzi insieme ai nostri istruttori e atleti hanno provato il gioco, con regole opportunamente adattate, dimostrando interesse ed entusiasmo nei confronti della disciplina tanto da spingere l’associazione ad inserire il tchoukball tra le attività ludiche proposte dalla loro struttura. Fig 1, 2. Momenti di gioco durante le dimostrazioni di tchoukball con i ragazzi dell’associazione “noi, voi, loro”. Relativamente più giovane è il progetto di adattamento del tchoukball alla pratica in carrozzina. Questo progetto, nato nel 2006, dopo un lungo percorso di sperimentazione, ha portato alla stesura del primo regolamento adattato ed alla nascita ufficiale del “Weelchair Tchoukball” il 31 Maggio 2008. La realizzazione di questa iniziativa è stata resa possibile grazie alla collaborazione con l’Associazione Unità Spinale (AUS) dell’azienda ospedaliera Niguarda Ca’ Granda e grazie al sostegno del Comitato Italiano Paralimpico, regione Lombardia. Nel particolare, il progetto disabilità motoria si sviluppa in due ambiti principali. Il primo riguarda l'inserimento del wheelchair tchoukball tra le discipline sportive incluse nei programmi riabilitativi dei soggetti mielolesi ricoverati nelle Unità Spinali. Fig 3, 4. Momenti di spiegazione e gioco durante le dimostrazioni di tchoukball nell’Unità Spinale di Niguarda (Milano) 34 I motivi che ci hanno spinto ad intraprendere questo progetto nascono dal riconoscimento all’interno del tchoukball di interessanti caratteristiche che ben si adattano agli obiettivi proposti dalla sport terapia: 1. Miglioramento delle abilità motorie (controllo del tronco, destrezza utilizzo della carrozzina e coordinazione oculo-manuale); 2. Rinforzo della muscolatura degli arti superiori; 3. Riequilibrare le funzioni cardio-respiratorie e metaboliche; 4. Favorire l’aggregazione e i rapporti sociali; 5. Favorire la realizzazione di nuove esperienze; Nel particolare, l’utilizzo di una palla facilmente maneggiabile (fig. 3), l’assenza del palleggio e la posizione dei pannelli (le porte del tchoukball, fig. 4) ad altezza giocatore rappresentano, soprattutto durante le fasi di avviamento alla pratica sportiva, delle interessanti facilitazioni. Inoltre l’assenza del contatto fisico e l’impossibilità di rubare palla all’avversario, riducendo al minimo la probabilità di trauma da gioco eliminano indirettamente la paura di farsi male che spesso rappresenta un importante ostacolo emotivo alla pratica di uno sport di squadra. Soprattutto questi ultimi, che rappresentano i vantaggi tipici degli sport individuali, con il tchoukball vengono a trovarsi all’interno di uno sport di squadra in grado di soddisfare un altro degli obiettivi fondamentali della sport terapia che è quello della socializzazione e condivisione di esperienze e difficoltà. Fig 5. la palla Fig 6. il pannello Il secondo ambito di sviluppo del WheelChair TchoukBall è rappresentato dal progetto che ha come obiettivo quello di garantire la possibilità di praticare questo sport anche al di fuori dell’ambiente ospedaliero. A tal proposito la federazione, sempre in collaborazione con l’AUS Niguarda ha organizzato, nel corso dell’ultimo anno, una serie di incontri aperti a tutti gli iscritti all’associazione ottenendo un ottimo riscontro in fatto di partecipazione. Inoltre, anche grazie all’appoggio del CIP Lombardia la nostra federazione ha potuto partecipare a diverse iniziative, con lo scopo di promuovere la diffusione della disciplina. Date ed eventi • 31 Marzo 2006 presentazione del progetto “tchoukball e disabilità motoria”; • 19 Settembre 2006 prima dimostrazione di tchoukball in carrozzina presso l’Unità Spinale di Niguarda (Milano); • Gennaio 2008 inizio della collaborazione tra FITB e AUS Niguarda e inserimento del tchoukball tra le attività sperimentali di sport-terapia; • 28 Febbraio 2008 creazione della Commissione Tchoukball diversamente Abili - TbdA; • 1 Marzo 2008 partecipazione al workshop “All the same to sport” con relazione dal titolo “Tchoukball: una nuova opportunità per rimettersi in gioco” (organizzato da AUS Niguarda’Onlus); • 30 Maggio 2008 completamento stesura del regolamento del “Wheelchair Tchoukball”; • 01 Luglio 2008 traduzione del regolamento in lingua inglese e presentazione alla federazione internazionale di Tchoukball per ottenerne il riconoscimento ufficiale; • 31 Maggio 2009 “Giornata Nazionale dello Sport” Milano, dimostrazione pratica (organizzato da CONI e CIP regione Lombardia); 35 • 5-6 Settembre 2009 “Milano in Sport” Parco Sempione, dimostrazione pratica (organizzato da CONI e CIP regione Lombardia). • 15 ottobre 2009 “Giornata nazionale Paralimpica” - Milano – PalaLido -dimostrazione pratica in comparazione del Tchoukball e del WCTB di fronte a moltissime scolaresche della Lombardia ( organizzato da CONI, CIP regione Lombardia in Collaborazione con la F.TB.I. e il Liceo Scientifico G.B.Grassi di Saronno) • 4 Settembre 2010 “Milano in Sport” – dimostrazione di WCTB in una piazza del centro di Milano (organizzato dal Comune di Milano, CONI Lombardia, CIP Lombardia) • 11 Settembre 2010 “Festa dello Sport” – U.S. Ospedale Niguarda Milano – torneo di WCTB per pazienti e esterni •19 Settembre 2010 “Festa dello Sport” – Comune di Ceriano Laghetto – dimostrazione in piazza di WCTB. Il Wheelchair tchoukball in breve A una partita di wheelchair tchoukball partecipano due squadre composte da 6 giocatori sparsi su un terreno rettangolare di 14 x 28 metri.( o campo da basket) Due appositi pannelli di rimbalzo sono situati ad ogni estremità del campo da gioco. Davanti ai due pannelli vi sono due semicerchi, il primo di 2 metri di raggio che delimita una "zona vietata" e il secondo di 2,5 m che delimita una zona di campo compresa tra il terreno di gioco propriamente detto e la zona vietata, denominata “area di difesa”. Fig 7. Il campo di Wheelchair Tchoukball Fig 8. Il pannello e le aree vietate Il gioco del tchoukball prevede l’esistenza di squadre miste composte da uomini e donne. Obiettivo del gioco è quello di realizzare il “punto”, per fare questo il giocatore in possesso di palla deve tirare quest’ultima contro il pannello e far sì che dopo il rimbalzo essa cada nel terreno di gioco al di fuori delle due “aree vietate” (se dopo il rimbalzo la palla cade all’interno di una delle 2 aree vietate o all’esterno del campo, viene assegnato un punto alla squadra avversaria “punto regalato”). La palla deve necessariamente lasciare la mano del giocatore in attacco prima che questo oltrepassi la linea che delimita la “zona vietata”, in caso contrario verrà assegnato un fallo “landing” a favore della squadra avversaria. I giocatori della squadra che al momento si trova a difendere devono cercare di intercettare la palla dopo il rimbalzo al pannello, prima che questa tocchi terra. Se la palla viene intercettata, il gioco prosegue e la squadra che ha difeso diventa quella che attacca; se invece la palla cade nel terreno di gioco viene assegnato un punto alla squadra che ha attaccato e un giocatore della squadra che ha subito il punto rimetterà la palla in gioco partendo da fondo campo, dal lato dove è stato realizzato il punto. Peculiarità del tchoukball è che le squadre possono attaccare e quindi difendere su entrambi i pannelli. La squadra in possesso di palla dispone di un massimo di tre passaggi (escluso il passaggio di rimessa in gioco che vale come “passaggio 0”) prima di effettuare l’attacco. Durante i passaggi la palla può anche effettuare un solo rimbalzo a terra. Non esiste il palleggio della palla. Agli avversari non è concesso interferire con l’azione della squadra in possesso palla, intercettando i passaggi o facendo ostruzione, possono unicamente schierarsi in difesa pronti a ricevere il rimbalzo dal pannello. 36 Fig 9. La rimessa in gioco Fig 10. La fase difensiva Alla fine del tempo regolamentare, vince la squadra che ha ottenuto il maggior numero di punti. Prima della gara è spesso necessario adeguare le regole in funzione del numero dei giocatori, della loro preparazione, del livello di lesione midollare e delle dimensioni del terreno a disposizione. La flessibilità del tchoukball lo rende uno sport accessibile a tutti, permettendo una grande libertà d’azione. Pertanto, è importante che per ogni modifica venga studiato l’impatto educativo, psicologico e psicosociale. Questa prudenza è assolutamente indispensabile per non venir meno ai vantaggi della concezione originaria del tchoukball. Progetti futuri Tra i progetti futuri c’è innanzitutto la volontà di continuare l’opera di studio delle potenzialità del wheelchair tchoukball nel campo della disabilità sia mentale che motoria ed in particolare scoprire se questa disciplina potrà avere un ruolo anche all’interno dei programmi di sport-terapia dei pazienti con lesione midollare. Nel 2010 si sono svolti regolari sessioni quindicinali di wheelchair tchoukball all’interno dell’Unità Spinale dell’A.O. Niguarda Ca’ Granda di Milano. Per il prossimo anno si prospetta un corso con iscritti, con frequenza regolare. In occasione del Campionato del Mondo di Tchoukball, che si terrà a Ferrara nell’ Agosto 2011, si riserverà spazio per una o più partite di WCTB. Altro importante traguardo da raggiungere è l’ottenimento di un riconoscimento ufficiale da parte del Comitato Italiano Paralimpico. Infine vorremmo portare la nostra esperienza all’interno di altre Unità Spinali italiane proseguire col progetto “sport-terapia” che tanto sta appassionando i pazienti dell’US dell’ospedale Niguarda . La Commissione WheelChair Tchoukball Dr. PT Andrea Lanza, ( Responsabile e Coordinatore ), Dr FT. Sabrina Basilico, Dr Lorena Lanza, Dr. PT Sara Mariani, Prof. Chiara Volonté Per tutte le informazioni potete contattare la Prof.ssa Chiara Volontè, Insegnante al Liceo Scientifico G.B. Grassi di Saronno, Presidente della Federazione Italiana di Tchoukball e Panathleta Chiara Volonté - F.TB.I. President Federazione Tchoukball Italia F.TB.I. mobile + 39 3408555700 Fax +39 02 45504326 Mobile +39 349 1987994 Skype ID: kiaravolo - www.tchoukball.it - www.youtchouk.com [email protected] – [email protected] Panathlon Club La Malpensa - www.panathlon.net Chiara Volontè, durante la manifestazione “Milano in Sport” ha presentato e spiegato il Wheel Chair Tchoukball al Sindaco Letizia Moratti. Inoltre alla “festa dello Sport” dell’ Unità Spinale del’ Ospedale Niguarda di Milano ha fatto giocare i degenti al WCTB. Nella stessa sede è stato poi annunciato che questo sport è entrato a far parte delle discipline del progetto di sport terapia dell’ Unità Spinale. 37 UN “nostro” SUCCESSO Lo scorso anno avevamo riportato la lettera che i ragazzi della 2° G della Media di Cartura indirizzata al Sindaco della loro cittadina segnalando la mancanza di una rampa di ingresso alla Palestra, e il risultato è stato quello che ha riportato “il Gazzettino” Come si vede tutti, anche i ragazzi di seconda media, possono contribuire per l’eliminazione di tante “barriere”, in questo caso architettoniche, che continuano ad essere presenti in un mondo dove tutti dovrebbero avere identiche possibilità di movimento e di riconoscimento. 38 VETRINA di ATLETI DISABILI VENETI SAMUELE GOBBI È amputato del braccio sinistro, nato a Dolo il 10/08/1979, pratica atletica leggera nelle specialità 100, 200 e 400 metri per l’ ASPEA di Padova. Samuele ha patito un infortunio sul lavoro con la lesione del braccio sinistro trascinato da due rulli rotanti. Dopo l’amputazione subita all’ ospedale di Padova è stato poi trasferito al Centro Protesi dell’ INAL di Budrio, dove è stato contattato da un tecnico di atletica leggera che gli ha proposto di fare questo sport. Ha iniziato così la sua attività sportiva con l’ ASPEA di Padova dove milita tuttora. La carriera di Samuele si può sintetizzare con i Titoli di Campione d’ Italia dal 2007 al 2010 nelle sue tre specialità sia “indoor” che “outdoor”. Detiene i record Italiani, ripetuti più volte, sia sui 200 metri che sui 400 metri. Sui 400 metri nel 2010 ha stabilito nuovamente il record. Ha partecipato ai “Giochi Paralimpici 2008” di Pechino. Medaglia d’ Oro nei 200 metri e di Bronzo nei 400 metri al “London Disability Athletics Challenge 2009”. Prima dell’incidente ha giocato a calcio a livello amatoriale per circa tre anni. NICOLA GARBINATO Nato a Padova il 19/06/1971. Il 21 marzo 1990 ha avuto un incidente sul lavoro che gli “ha cambiato la vita”. Ha iniziato l’attività sportiva nel febbraio 1993 con la squadra di basket in carrozzina del l’ASPEA. E’ stato il suo primo approccio allo sport. Nel 1995 è passato alla società “Marcellino Vice” con la quale ha partecipato ai suoi primi tornei nazionali ed internazionali. Nel 1999 ha giocato con la società “H81” di Vicenza, con la promozione in serie A e con ottimi risultati. Oggi gioca sempre a basket in serie B nella squadra “Asd DELFINI 2001” di Vicenza. E’ nostro testimonial, conosciuto ormai in tutte le scuole del Veneto, apprezzatissimo ed amato da tutti gli studenti, per la sua disponibilità, ma anche per la sua timidezza che nasconde a volte con un cipiglio un po’ burbero, ma che non può non tradire una sua sempre “pronta” disponibilità a spiegare e dimostrare il “suo” basket. OLIVIERO TISO Padovano, quarantaduenne, disabile nel 1985 a 17 anni per un incidente stradale con la moto. Ha praticato calcio prima dell’incidente, dopo l’incidente ha praticato nuoto e pesca sportiva. Per poi arrivare al tiro a segno, portato da un amico, nel 1995 e qui ha trovato passione ed entusiamo e i risultati sono arrivati copiosi. Già nel 1998 è diventato Campione Italiano nella pistola sia da 50 che da 25 metri e poi subito la Nazionale, di cui tutt’ora fa parte.. E a partire dal 1998 i titoli arrivano: 1 Oro, 1 Argento e 2 Bronzi (l’ultimo nel 2002 a Sargans) Mondiali e 2 Ori, 1 Argento (nel 2007) e 1 Bronzo Europei. Quasi tutti nella pistola a 25 metri. I titoli italiani sonno innumerevoli, sia individuali che a squadra Quest’anno è Campione Italiano a squadre in due specialità e si giocherà il titolo individuale il prossimo 18 settembre. Oliviero ci dice “continuo a praticare questo sport con l’entusiasmo della prima volta, i sacrifici sono molti ma le soddisfazioni sono il doppio, Essere capace di concentrarsi al 100% e riuscire a controllare tutte le emozioni che il nostro corpo e la nostra mente possono provare durante una gara. Sono le cose che si devono affrontare con il tiro a segno, se si vuole arrivare a certi livelli. Lo sport mi ha aiutato moltissimo anche per recuperare e sentirmi una persona “normalissima” anche dopo l’incidente… io consiglio sempre a tutti di fare sport, qualsiasi sia, specialmente a persone con disabilità”. MARCO PUSINICH E’ nato nel 1975, in moto a 29 anni (il 29 marzo 2004) è stato investito da un auto che non aveva rispettato la precedenza. Si è dedicato allo sport del tiro a segno agonistico nel gennaio 2009 con l’ ASPEA di Padova e nel marzo del medesimo anno entra a far parte della Nazionale con la convocazione per il “Gr. Prix de France” dove ottiene lusinghieri risultati (2° posto individuale e un 2° ed un 4° a squadre). Gareggia con la pistola a 10 e 50 metri, Campione Italiano a squadre. Ma con altre notevoli piazzamenti sia nei Campionati Italiani che nella diverse gare, tra cui due quarti posti a squadre ai “Campionati Mondiali” a Zagabria nel 2010. 39 LORENZO MAJOLINO 39 anni, da 8 anni siede su una sedia a rotella a causa di un incidente motociclistico e prima praticava agonisticamente le Arti Marziali con risultati di prestigio. Dopo l’incidente si è dedicato al kayak, al tiro a segno e alla scherma in carrozzina, arrivando a far parte della rappresentativa nazionale. Campione Italiano di Sciabola. Terzo in Coppa del Mondo di Spada (Montreal 2010). Sette volte campione Italiano di Canoa nelle diverse specialità, 2 volte Campione d’Europa, vincitore della Coppa del Mondo di Velocità 200 mt. (Vichy 2010). Ha partecipato quest’anno al Campionato del Mondo di Canoa e Kayak si è svolto dal 18 al 22 agosto a Poznan (Polonia) in un bacino artificiale che per dimensioni, e servizi è uno dei più grandi e belli d'Europa. 85 le nazioni partecipanti con la presenza di 870 atleti, e 35 di queste nazioni schieravano atleti con disabilità fisiche, suddivisi in 3 categorie che tengono conto delle abilità residue degli atleti. Scrive Lorenzo: “Tutti gli atleti con disabilità sono stati ospitati dalle loro rispettive nazionali all'interno dei loro box, per gli allenamenti e la preparazione della barche e tutte le attività in preparazione delle competizioni, un'occasione di assoluta integrazione che prima di questo evento esisteva la separazione tra "normodotati" e "disabili". Per me è stata un'esperienza esaltante e indescrivibile, le emozioni che si sono succedute in quei giorni sono state enormi, ma ciò che più mi ha segnato favorevolmente è stato poter vivere questo momento in un ambiente in cui tutti, e sottolineo tutti, erano considerati ATLETI, e come tali venivano trattati e considerati, e non come spesso accade che le persone con disabilità vengano considerate come Atleti di serie B o, ancor peggio, che le prestazioni di questi Atleti siano più di carattere ludico o terapeutico che attività agonistiche a tutti gli effetti. La gara è stata la conclusione di un percorso di preparazione durato vari mesi, durante il quale, seguito da ben tre allenatori del Canoa Club Ferrara (società per la quale gareggio da più di 7 anni), mi sono allenato costantemente con l'unico scopo di concludere questa gara tagliando per primo il traguardo. Questo ci è sempre sembrato un obiettivo concretamente raggiungibile, essendo io stesso il campione Europeo in carica ed avendo vinto la gara di Coppa del Mondo lo scorso maggio a Vichy (Francia), quindi i riferimenti cronometrici che ci sono serviti per pianificare gli allenamenti erano i miei tempi che si aggiravano intorno a 1’ e 15”. Per poter pensare alla vittoria del Mondiale necessitava abbattere il muro del minuto e 10 secondi. Dopo le prime giornate di eliminatorie e qualificazioni, siamo arrivati al giorno delle finali, fortunatamente una bellissima giornata di sole e senza vento, l'acqua piatta e priva di corrente... insomma la giornata ideale per una finale del campionato mondiale, con 9 concorrenti rappresentanti praticamente tutto il mondo, dagli USA all'Australia, dal Brasile al Giappone, ed ovviamente tanta Europa. Concentrazione massima, lo sguardo rivolto al traguardo, 200m più in fondo e START! Sono riuscito a partire perfettamente, il mio kayak scivolava benissimo nell'acqua, ad ogni pagaiata riuscivo ad imprimere sempre più forza ed il ritmo aumentava progressivamente, fino al traguardo tutto è andato perfettamente, l'ho tagliato con la sensazione netta di aver fatto la mia miglior gara di sempre, infatti il riscontro cronometrico mi ha dato ragione: 1' 09'' 121, mai in allenamento ero riuscito a stabilire un tempo come questo: nuovo record Italiano! Purtroppo ciò non è bastato contro tre dei miei avversari: mi hanno relegato al Quarto posto. Dopo l'amarezza dei primi istanti, valutando la mia prestazione ed i tempi dei vincitori, ho potuto considerare gli aspetti positivi anche di questo quarto posto. Tralasciando il primo classificato, un atleta brasiliano dimostratosi irraggiungibile tagliando il traguardo in soli 56 sec. (un altro mondo rispetto a tutti), il secondo ed il terzo sono effettivamente più raggiungibili, e impegnandomi molto nel prossimo anno di allenamento, potrei anche pensare di abbassare il mio limite di un altro paio di secondi, mirando così a salire sul podio!”. SAMUELE GOBBI 40 NICOLA GARBINATO OLIVIERO TISO LORENZO MAJOLINO BEATRICE - HA PERSO GAMBE E BRACCIA PER LA MENINGITE, MA CONTINUA A FARE SPORT C’e una bambina speciale, dalle parti di Venezia, Si chiama Beatrice, tutti la chiamano Bebe, ha 13 anni ed era una bellissima bambina felice fino a quando fu aggredita da una meningite fulminante. Ha perso le mani, ha perso le braccia, non ha perso la voglia di vivere, giocare, ridere, andare a scuola e in tenda con gli scout. Adesso è tornata a tirare di scherma (…) E’ una storia che va raccontata, quella di Bebe. In un Italia dove c’è chi pesta a sangue i disabili, assalta quelli che sono diversi, dà fuoco ai clochard, Bebe è uno straordinario esempio di amore per la vita. (…) Certo la sorte è stata durissima per lei, era una bambina che aveva tutto. Una bella casa, una famiglia serena, due fratelli, una vita densa di cose da fare. Brava a scuola, appassionata partecipante di un gruppo di scout, benedetta da un talento innato per la pittura, impegnata nel “consiglio comunale dei ragazzi” nella cittadina im cui abita nella provincia di Venezia. Sportiva dotata e piena di grinta, tirava di scherma a livello agonistico nazionale ed era una specie di campionessa in erba. Poi, come un tuono improvviso in giornata limpida, fu annientata da una rara forma di meningite fulminante (...). I quattro mesi successivi furono un incubo. L’amputazione delle braccia e delle gambe con una serie di complicate e penose operazioni chirurgiche. Eppure, spiega il, papà, “la sua è una storia tragica, ma non è una storia triste”. Grazie alle protesi “miracolose” offerte dalle nuove tecnologie, alla rieducazione motoria, a una volontà di acciaio, ma soprattutto a un contagioso ottimismo, la piccola è ritornata a fare quello che faceva prima. Ha ripreso subito a studiare grazie ad insegnanti formidabili (anche questa è l’ Italia: anche questa) che al pomeriggio andavano a trovarla a casa per tenerla sempre aggiornata come i compagni. E’ rientrata nella sua classe con i compagni. Ha voluto ricominciare a frequentare gli amici e le amiche del gruppo scout pretendendo di andare con loro anche in campeggio. Ogni tanto va in crisi, sbanda, piange. Poi si riprende. Avanti. (...) Come Aimee Mullins, la bellissima modella, attrice e atleta paralimpica americana che si è laureata alla Georgetown University di Washington e ha battuto i record olimpici sui 100 metri e salto in lungo. E come Natalie du Toit che ha vinto alle Paralimpiadi di Pechino del 2008 cinque medaglie d’oro ma soprattutto ha nuotato, lei che non ha una gamba con atlete “normodotate”. E ancora ex pilota di Formula 1 Alex Zanardi, rimasto amputato di entrambe le gambe in una corsa automobilistica in Germania ma tornato cocciuto ed allegro in pista. E il professor Hugh Herr, docente al MIT di Boston, lui pure senza le gambe e responsabile del settore ricerca e sviluppo di protesi elettroniche per arti inferiori, cosi coinvolto dall’entusiasmo di Bebe da andarla a trovare a Venezia. Ogni giorno un obbiettivo nuovo. Una tappa nuova, Un traguardo nuovo. Il prossimo è tornare in pedana. A tirare di scherma. Ma è qui il problema. Fare sport, una cosa che per i bambini come lei è fondamentale sia dal punto vista fisico che psicologico. Ha costi altissimi. Per fare un esempio un paio di “lame da corsa da alto impatto” in fibbra di carbonio come quelle usate da Oskar Pistorius (…) possono costare fino a 25mila euro l’una. Tanti soldi per un adulto. Tantissimi per un bambino che cresce e che deve sostituire le protesi al massimo ogni due anni. E così che i genitori e gli amici di Bebe hanno deciso di dar vita a una fondazione per aiutare i piccoli colpiti da qualche forma di disabilità ad affrontare il problema. Si chiama “Art4sport” e si propone di “reperire fondi da destinare alla progettazione e realizzazione di protesi sportive per bambini e a collaborare con organizzazioni con scopi simili ai nostri, come il Comitato Italiano Paralimpico, per coinvolgere e motivare i bambini ed i loro genitori a credere nello sport e nei suopi innumerevoli benefici” (…). Gian Antonio Stella 41 Delia e Chiara, sono due bellissime gemelle allieve dell’ Istituto Duca d’Aosta di Este,dove hanno partecipato, con i loro compagni, al nostro progetto “1 Ora x i Disabili”, e fanno parte dell’“Associazione Amici del Sorriso” di Sant’ Urbano. Non solo sono ottime studentesse ma anche validissime atlete e di una loro esperienza vi vogliamo fare partecipi: Ciao sono Chiara, ho 14 anni e frequento la prima superiore. Io sono una gemella e sia io che mia sorella Delia siamo ragazze diversamente abili e tutte due frequentiamo la stessa scuola ma anche lo stesso sport che è il nuoto. Io dalla nascita sono affetta da una Tetraparesi Spastica e sono in carrozzina ma non mi arrendo mai. Il nuoto come dicevo prima è uno sport che pratico da quando avevo un anno. Questo sport mi è sempre piaciuto molto e mi ha aiutato molto per i miei problemi motori ma non avrei mai pensato di arrivare a fare delle gare. Da un anno frequento la piscina di Sant'Urbano e sono seguita da persone molto disponibili come ad esempio la mia allenatrice Nicoletta Carnevale, una cosa che non era mai successa prima, così sono entrata a far parte di una squadra paraolimpica di nuoto che fa parte della associazione sportiva UNISPORT di Rovigo sezione DIR. In primavera ho partecipato al campionato regionale di nuoto FIS DIR con quattro prove. Sono state delle esperienze bellissime ma la più emozionante l'ho vissuta al secondo campionato italiano di nuoto riservato ad atleti diversamente abili a Catanzaro Lido. È stata un'esperienza che ricorderò per tutta la mia vita perché qui ho visto un mondo che non avrei mai pensato esistesse. C'erano tutti ragazzi meravigliosi pieni di vita e di entusiasmo. Tutti erano contenti di gareggiare e davano il massimo per arrivare sul podio. Io sono arrivata seconda e terza in batteria nei 25 mt. dorso e mia sorella al terzo posto nei 25 e 50 dorso. Delia, pur essendo di carattere molto timida è riuscita a superare tutte le sue paure. Per noi è stato grandioso salire sul podio ma l'importanza di questa esperienza è stato capire che noi ragazzi diversamente abili possiamo vivere il mondo dello sport come tutti gli altri ragazzi. Quando a scuola ho raccontato la mia esperienza i miei compagni erano increduli perché sono convinti che noi disabili non sappiamo fare niente. Invece io penso che noi portatori di handicap abbiamo più coraggio e determinazione di tanti altri e per questo consiglierei vivamente a tutti i ragazzi che hanno problemi come me di entrare nel mondo dello sport per scoprire tutti i benefici che ci può dare a livello fisico ma soprattutto a livello sociale. Io mi ritengo fortunata perché ho conosciuto delle persone splendide e grazie a loro sono meno pessimista e ho più voglia di vita. Chiara e Delia 42 Abbiamo conosciuto Carati un paio d’anni fa a Varese, ospite di Roberto Bof al suo Incontro-Spettacolo con i Disabili e gli atleti paralimpici reduci da Pekino e ve lo presento con un pezzo tratto da un articolo del giornalista Stefano Lorenzetto pubblicato nei “TIPI ITALIANI” del “il Giornale” UNA VITA A DENTI STRETTI – Dipinge e guida senza mani: BRUNO CARATI “La prossima volta prima di aprir bocca pensateci bene. E’ facile parlare. Ma fare è tutta un'altra cosa, quando si ha a disposizione soltanto la bocca. Io ci ho provato, ieri sera a tavola, dividere a metà una pera, a pelarla con cura e tagliarla a fettine, senza mani, con un coltello fra i denti, come avevo visto fare poche ore prima a Bruno Carati con un’abilità e una rapidità tali da lasciarmi senza parole: non sono neppure arrivato a scalfire la buccia. Allora ho deciso che la prossima volta, prima di lamentarmi a voce alta per le avversità della vita, penserò a questo tetraplegico di 68 anni, totalmente privo dell’uso delle mani, che da quasi mezzo secolo ha rinunciato alla pensione di Stato spettante agli invalidi civili totali (€ 256,67 al mese) per l’orgoglio di mantenere da solo la famiglia. Potendo contare unicamente sulla propria bocca. Pur scosso in continuazione dall’irrefrenabile tremore della paralisi spastica, conseguenza dell’abnorme aumento del tono muscolare provocato dalle lesioni dei centri motori cerebrali, Carati sa cavarsela benissimo in mille lavori di alta precisione. Gli basta serrare l’utensile giusto tra i denti: con un pennello dipinge quadri, ceramiche e tessuti; con una forchetta crea sculture, con un bastoncino di legno da 25 cm. scrive al computer; con un compasso disegna circonferenze perfette; con uno scatto flessibile fotografa; con un cacciavite avvita: con un paio di forbici sagoma i modelli di cartone sui quali spalma il DAS per trasformarli in lampadari, specchiere, portafiori oppure in reggi cornette e reggi rasoi che gli servono per telefonare e farsi la barba. Già, perché Carati, originario di Milano, è sposato dal 1972 con Angela Fermi, 67 anni, nata a Gerola Alta, in Valtellina, a sua volta invalida a causa di una poliomelite infantile che le ha tolto l’uso del braccio destro. In chiesa, davanti al prete, usò la bocca anche per infilarle l’anello al dito. La coppia abita a Castelseprio nel Varesotto, e ha un figlio Manuel , tecnico informatico, studente fuoricorso di ingegneria elettronica, che s’è sposato nel 2007 e vive a Gallarate Per cui non è difficile decifrare il titolo dello spettacolo a loro dedicato, “Tre con una mano sola”, che la compagnia teatrale Itineraria sta portando con successo in giro per l’ Italia: alla nascita di Manuel, e per tutta la prima infanzia, questa famiglia poté contare soltanto sulla mano sinistra di Angela (…) “da che mondo è mondo”, spiega la voce narrante appena scende il buio in sala: “il teatro racconta storie inventate che sembrano vere. Noi questa sera raccontiamo una storia vera che sembra inventata” L’aspetto più incredibile di questa storia è che Carati raggiunge da solo e a proprie spese le sedi delle recite – Milano, Livigno, Macugnaga, perfino Santa Cesarea, all’estremità dello Stivale – guidando una Opel Astra col cambio automatico, che si è fatto costruire su misura e che ha una specie di manubrio per bicicletta al posto del volante. La moglie gli infila la mano sinistra nell’impugnatura a forcella che serve per sterzare, gli blocca i piedi in due staffe saldate ai pedali dell’acceleratore e del freno e via! Governando tutto – marce, indicatori di direzione, luci, clacson, tergicristalli, climatizzatore, autoradio – col solito bastoncino di legno serrato tra i denti, munito per precauzione di un laccetto nel caso dovesse sfuggirgli di bocca. I comandi sono raggruppati in una pulsantiera collocata al posto dell’aletta del parasole. Non manca un computer palmare col navigatore. L’auto h la targa del Canton Ticino, perché quando Carati, trent’anni fa, si presentò alla Motorizzazione civile di Varese chiedendo di essere ammesso agli esami per la patente, si sentì rispondere “Vuol guidare l’auto con la bacchetta magica? E’ matto?” Ma lui nel 1997 ha superato anche quest’ostacolo, prendendosi il 43 domicilio a Stabio, nel distretto di Mendrisio, in modo da poter conseguire la patente in Svizzera. Da allora ha già percorso 150.00 km con la prima auto, una Opel Corsa, e altri 50.000 con la seconda la Opel Astra. Mai un incidente. Ecco spiegato anche l’altro titolo “Una vita a modo mio”, che l’artista ha voluto dare a un documentario di 20 minuti sulla propria avventura umana e professionale. S’è l’è addirittura montato da solo al computer con un programma di video, nel quale riesce a districarsi meglio di un grafico, manovrando il mouse col mento e trascinando i file con le labbra, così come ieri, col solo ausilio della lingua, riusciva ad infilare nella vecchia Rolleiflex i vecchi rullini 6x6. (…) Cairati va a presentare “Una vita a modo mio” nelle scuole perché vuole insegnare ai giovani che non esiste guerra d’indipendenza contro il destino che l’uomo non sia in grado di vincere. (…) Da quanto tempo è in sedia a rotelle? Non ho mai camminato. Colpa del forcipe che usarono in ospedale per farmi nascere (…) Che scuole ha frequentato? Sono arrivato fino alla terza media. Alle elementari non mi volevano. Una maestra in pensione mi preparò privatamente: prima, seconda e terza in due anni. I più duri della mia vita. Poi sono andato alla scuola speciale Gaetano Negri fino a 15 anni. Ho studiato storia dell’arte e tedesco per conto mio. (…) Com’era trattato dai compagni? Benissimo: Ero l’unico a scrivere con la bocca. Gli altri potevano usare le mani. Perciò mi raccoglievano le cosa da terra, mi soffiavano il naso. In quell’istituto conobbi Angela, di nome e di fatto, il mio angelo custode. Quando i bidelli mi caricavano di peso sullo scuolabus, era lei a raddrizzarmi le gambe. La rivedi molti anni dopo. La portai in gita a Celle Ligure e le chiesi di sposarmi. (…) In che modo ha imparato a dipingere paesaggi e fiori? Fu un miracolo che mi accadde a 17 anni al santuario di Loreto. C’ero andato con un pellegrinaggio accompagnato da mio padre. Anziché chiedere alla Madonna la grazia di guarirmi, la supplicai di aiutarmi a diventare un bravo pittore, visto che da un paio di anni avevo imparacchiato a tenere i pennelli fra i denti. E come fu e come non fu, all’uscita dalla Santa Casa, si presentò a noi un signore. Era un commendatore di Milano, direttore di banca: Jacopo Gazzini. Spiegò a mio padre che nel Liechtenstein, era appena costituita la VDMFK, cioè l’associazione internazionale degli artisti che dipingono con la bocca o col piede. Da allora è la VDMFK, che espone le mie opere in tutto il mondo e le commercializza sotto forma di calendari o biglietti d’auguri, a passarmi tutti i mesi lo stipendio fisso che mi ha consentito di mantenere la famiglia senza dipendere dallo stato. Nel Paese dei falsi invalidi, forse il vero miracolo è questo. I rapporti con il mio Amico di lassù sono molto buoni. Prima di partire con l’auto, gli dico sempre: dammi una mano Tu, mi raccomando (…) Perché tanti altri nelle sue stesse condizioni non riescono a rendersi indipendenti come ha fatto lei? Per mancanza di volontà e di amor proprio. Solo per quello. Io non lo faccio per sembrare come gli altri, so benissimo di non esserlo. Lo faccio perché mi piace risolvermi i problemi da solo. Quando in Italia mi rifiutarono la patente, ci feci una mezza malattia. Poi un amico avvocato mi informò che nelle leggi dell’ Unione Europea vi era uno specifico articolo che contemplava lo sterzo ad asta anziché a volante. Così nel giro di 15 giorni, diedi l’esame di teoria a Chiasso. Severissimo. Per la pratica mi presentai a Bellinzona. Rimasero stupiti dai miei tempi di reazione: non sapevano che negli spastici sono superiori alla norma.(…) La polizia stradale non l’ha mai fermata? Una decina di volte. In Svizzera gli agenti cantonali non fanno una piega. In Italia, non appena aperto 44 l’abitacolo, i carabinieri vannoin confusione, non sanno più cosa controllare. All’uscita del casello autostradale di Sesto Calende, un militare dell’Arma, imbarazzato, è arrivato a chiedermi il bollo doganale, che non c’entra nulla con la circolazione stradale e al massimo può interessare le autorità elvetiche. I più carini sono stati i poliziotti che mi hanno fermato a Francavilla Fontana, nel Brindisino: domande su domande, e come fa a fare questo e come fa a fare quello, talmente curiosi che non mi lasciavano andar via. (…) E’ stata una privazione dura non poter mai accarezzare sua moglie e suo figlio? No. L’amore non ha bisogno delle mani. Ma c’è qualcosa che proprio non le riesce di fare? Ballare. La definizione “diversamente abile” le sta bene? Mi ha sempre stupito questa formula ipocrita per camuffare una realtà che invece è quella che è. Io sono un handicappato. Non è mica una parolaccia. Anche lei che porta gli occhiali ha un handicap. (…) Stefano Lorenzetto Cris Waddel – Campione Paralimpico di Sci sulla vetta del Kilimangiaro Lo scorso anno siamo venuti a conoscenza dell’intenzione di Criss, il quarantunenne dodici volte medaglia paralimpica, di salire il Kilimangiaro con una “handbike”. Il 30 settembre scorso Criss è diventato il primo paraplegico ad essere in cima alla vetta più alta dell’ Africa, dopo sette giorni di salita. “Guardando indietro mi sono stupito per ciò che sono stato in grado di sopportare. Non credo di essermi reso conto se non alla fine. Dopo la scalata ho pensato che non fatto questo solo per la mia gloria personale. Penso di usare me stesso come veicolo per un cambiamento sociale e rappresentare quelle persone spesso dimenticate nella nostra società” ha detto Criss Waddel in un intervista a New York dopo la felice riuscita dell’impresa. 45 INTERVENTI PER IL PROGETTO "1 ORA X I DISABILI" - ANNO 2009/2010 SCUOLE Scuola Media Peggenti Scuola Media Valgimigli Scuola Media Scuola Media Scuola Media Scuola Media Don Milani Scuola Media Gransci Scuola Media Giov.da Cavino Scuola Media Scuola Media Tiepolo Scuola Media Albinoni Scuola Media Olivi Scuola Media Pierobon Scuola Media Don Milani Scuola Media Tommaseo Scuola Media Ist. Prof. Stat. E. Fermi Ist. Comm. Duca d' Aosta Scuola Media Gito Scuola Media Scuola Media Perlasca Scuola Media Scuola Media Zanellato Scuola Media Chinaglia Scuola Media Toaldo Scuola Media Santini Scuola Media Parini Ist. Tecn. Scalcerle Scuola Media Tartini Scuola Media Todesco Università - Scienze Motorie Scuola Media Copernico Scuola Media Mameli Sc.Media Liceo e Bettini Scuola Media Belluli Ist. Tecn. De Nicola Scuola Media Roncalli Scuola Media Bertolini Scuola Media Scuola Media Doria Scuola Media Buonarrori Scuola Media Manara/Valgimigli Scuola Media Scuola Media Kennedy Scuola Media Scuola Media Scuola Media Scuola Media L.da Vinci Scuola Media De Amicis Scuola Media Fanno Scuola Media Buonarrori Scuola Media Albinoni Ist. Compr.Don P.Galliero Scuola Media Farina Scuola Media Don Milani Scuola Media Scuola Media Rigato LOCALITA Agna Albignasego Arre Arzergrande Brugine Cadoneghe Campalto (Venezia) Campodarsego Carceri Cartura Caselle di Selvazzano Chioggia Cittadella Codiverno di Vigonza Conselve Correzzola Este Este Grisignano Loreggia Maserà di Padova Massanzago Monselice Montagnana Montegalda Noventa Padovana Ospedaletto Padova Padova Padova Padova Padova Padova Padova (Ponte di Brenta) Piazzola sul Brenta Piove di Sacco Ponso Portogruaro Pozzonovo Roncaglia Rubano S. Agostino di Albignasego S. Angelo di Piove S. Giustina in Colle S. Pietro Viminario S. Urbano S.Martino di Lupari Saccolongo Saletto Saonara Sarmeola di Rubano Tencarola di Selvazzano Tribano Vicenza Vigonza Villa Estense Villatora di Saonara Richieste Istituti: 57 Interventi: 59 (Scuole Medie 54 - Istituti Supertiori 5) Comuni: 52 - Provincie 3 Totale Conferenze: 59 - Dimostrazioni: 58 Partecipazione: Relatori: 98 - Testimonial: 62 Docenti: 497 - Studenti: 7.471 Totale Ore Impiegate: Relatori: 237 Testimonial: 198 - Istruttori: 473 Le tre “gocce coreane” (mente, corpo, spirito) assunte in tutto il mondo come simbolo dello SPORT per i Disabili 47 Le nostre scuole… gli insegnanti Per prima cosa vorrei iniziare con una lettera ricevuta da un’insegnante, lettera che si commenta da sola. “Carissimo Signor Torrisi, le invio, attraverso la scuola, gli elaborati che ho raccolto nelle classi che il 22 marzo hanno partecipato all’incontro promosso dal “Panathlon” ed inserito nel progetto “1 Ora x i Disabili”. Li ho più volte considerati e mi sono domandata se non fosse il caso di operare una prima scelta ed inviarvi solo i più significativi. Ho deciso di mandarle tutto ciò che ho raccolto perché in ogni piccolo lavoro, anche se sgrammaticato, frettoloso, scontato, ripetitivo, io vedo un momento di riflessione di cui vi sono grata perché non può che rendere i ragazzi migliori stimolando sensibilità ed emozioni. Attraverso gli esercizi ed i giochi che voi proponete si divertono ma allo stesso tempo nella loro mente si consolidano due pensieri fondamentali: l’enorme fortuna di avere la salute ed un forte senso di solidarietà verso chi deve affrontare una vita di cui intuiscono le continue difficoltà. Vi ringrazio per l’opportunità che offrite a tutti, insegnanti compresi, di considerare con ammirazione e non solo con rammarico il mondo dei disabili e di far nascere in molti il desiderio di collaborare, di rendersi utili. A lei e a tutti coloro che vi sostengono ed aiutano un grazie di cuore. Prof.ssa Anna Maria Spreafico - Scuole medie M. Fanno – Saonara e Rigato – Villatora Non credo ci sia altro da aggiungere E continuiamo con quanto ci scrivono gli insegnanti… “In qualità di insegnante di lettere della 2^B della Scuola secondaria di primo grado “M. Fanno” di Saonara desidero esprimere il mio ringraziamento al Panathlon per l’opportunità, offerta agli alunni, di un’esperienza assai formativa; grazie all’intervento del Panathlon, infatti i ragazzi hanno sperimentato, divertendosi, delle situazioni del tutto particolari e, nello stesso tempo, hanno provato delle emozioni. Proprio queste emozioni hanno cercato di esprimere, chi più chi meno, attraverso i semplici elaborati che documentano la loro partecipazione. Prof.ssa M. Bartansetti Gent. Signor Mario Torrisi, E’ stato il primo anno che la nostra scuola ha partecipato al progetto “1 ora x i disabili” promosso dal Panathlon di Padova e devo confessarle che le attese e le aspettative erano molte da parte dei ragazzi. I loro occhi sgranati e il silenzio che regnava durante le esperienze vissute, mi hanno fatto capire, quanto coinvolgimento e quanta concentrazione c’era in loro. Sicuramente hanno interiorizzato sensazioni di alto livello umano. Grazie. Le invio alcuni elaborati selezionati, e le comunico che l’ultimo giorno di scuola alcuni elaborati verranno letti dagli autori in presenza dei genitori. Ricorderemo l’esperienza vissuta. Distinti saluti Prof.ssa Stefania Bordin – Scuola Media A.Doria - Roncaglia Carissimo Signor Torrisi, Da alcuni anni abbiamo la fortuna di poter proporre il progetto “1 ora x i disabili” ai ragazzi di classe II° che con entusiasmo ed interesse partecipano. La presenza di alcune persone che hanno avuto una disabilità e la loro storia rende questo progetto bello e significativo, coinvolge emotivamente i ragazzi, ma soprattutto li fa riflettere su queste persone che “sembrano” diverse da noi e invece scoprono che vivono come noi, fanno sport, si sposano, fanno figli…. Tramite lo sport ci fanno capire che vincono la loro battaglia e continuano i loro interessi. Il calarsi, poi per i ragazzi, in alcune situazioni di disabilità con le prove pratiche, fa capire ai ragazzi i disagi che si possono incontrare quotidianamente, riflettere, prendere coscienza e crescere come persone aperte e sensibili a tutti i rapporti impersonali. Grazie a tutte le persone del Panathlon che ci fanno vivere questi momenti. Grazie e a risentirci, buon lavoro. Prof.ssa Anna Loreta Volpato e i Prof. Manuela Giacomazzo e Ivano Ceccato – Scuola Media – S. Martino di Lupari. 48 Gentile Equipe Panathlon, Desidero sinceramente ringraziarvi per il vostro intervento nel progetto “1 Ora x i Disabili”, che è risultato molto prezioso per migliorare l’attenzione e la sensibilizzazione degli alunni, riguardo l’argomento. Sarò molto lieta di riproporre al Collegio dei Docenti, lo stesso progetto per il prossimo anno scolastico. Colgo l’occasione inoltre, per rivolgervi i migliori auguri. Prof.ssa Anna Pomponio – Insegnante Scienze Motorie – Scuola Media A. Doria – Ponte S.Nicolò Per Mario Torrisi Crediamo che ognuno di noi abbia un fine da perseguire nella vita; non importa che essa doni un fisico perfetto o che costringa ad una sedia a rotelle, con difficoltà o meno nel parlare e nell’esprimersi, ma certamente offre ad ogni persona la possibilità di essere unica e di trovare un proprio posto nel mondo. E’ tutto questo che quotidianamente cerchiamo di realizzare, nella vita e nel lavoro. L’esperienza “1 ora x i disabili” promossa dal Panathlon di Padova è fondamentale per i ragazzi, perché li coinvolge a vari livelli. Ancora grazie. Prof.ssa Giuseppina Borgato e gli insegnati – Scuola Media - Correzzola Gentile Mario, penso sia sempre più difficile emozionare e sensibilizzare i ragazzi di oggi, che, da una parte, sembrano farsi scivolare addosso esperienze che dovrebbero toccarli e, dall’altra, vanno a ricercare l’adrenalina nei modi più impensati e a volte più rischiosi. L’ incontro con il Panathlon è risultato un’eccezione rispetto a quanto pensavo: con la semplicità dell’incontro e dello stare insieme si è riusciti a trasmettere ai ragazzi sensazioni che li hanno toccati, portandoli a riflettere, a pensare e…a mettersi nei panni dei diversamente abili!!! E’ stato un abbraccio che speriamo, almeno nei loro ricordi, non li abbandoni mai! Grazie signor Mario e grazie Panathlon. Prof.ssa Francesca Nicoletti – Scuola Media Massanzago In seguito all’attività proposta nei nostri due Istituti Scolastici di Grisignano e Montegalda, in qualità di insegnante, devo dire che i nostri alunni sono stati entusiasti dell’esperienza e particolarmente colpiti dal filmato con relativa spiegazione iniziale. Hanno potuto provare direttamente quanto possa cambiare la vita e, attraverso testimonianze dirette, quanto questo possa avvenire in pochissimi attimi e in maniera del tutto fortuita. Dalle loro stesse testimonianze si capisce quanto questa precarietà dell’esistenza li abbia colpiti e come sia cambiato il loro modo di “vedere” e considerare il disabile. Complimenti per la chiarezza e la schiettezza delle esposizioni e grazie per il messaggio di vita portato. Sperando di poter collaborare ancora vi saluto caldamente. Arrivederci. Prof.ssa Manuela Grigolato – Scuole Medie Grisignano e Montegalda Grazie al Panathlon Club anche quest’anno, per la seconda volta, abbiamo potuto offrire a tutti gli alunni delle classi seconde la possibilità, sia di discutere sull’importanza dello sport per i disabili, sia di mettersi nei panni di un non vedente o di una persona in carrozzina. Tale esperienza concreta, vissuta in prima persona, ha aiutato i ragazzi ad entrare “in empatia” con le persone disabili, a capire quali e quante difficoltà devono superare quotidianamente, e con quanta tenacia e forza d’animo praticano lo sport ed affrontano la vita. A questa attività sono seguite significative riflessioni, dalle quali sono emersi sentimenti di sensibilità, di rispetto e di senso civico. Inoltre gli alunni hanno potuto comprendere quanto sia importante lo sport, poiché permette di superare ogni diversità. Ritengo fondamentale e doveroso offrire ai ragazzi queste opportunità per aiutarli ad essere cittadini più rispettosi della propria ed altrui vita. A tal proposito colgo l’occasione per informare che l’intervento del Panathlon Club svoltosi lo scorso anno nella sede della SMS “N. Tommaseo” di Cartura, ha sortito delle ricadute molto positive. Gli alunni dell’allora II G, resisi conto che i tre gradini posti all’ingresso estereno della palestra rappresentavano un’invalicabile barriera architettonica per le persone in carrozzina, hanno scritto una lettera al Sindaco chiedendogli di porvi rimedio. Dopo qualche mese l’amministrazione comunale, grazie anche ad un contributo provinciale, ha realizzato una rampa per consentire l’accesso alla palestra anche a chi è in carrozzina ed il Sindaco ha ringraziato personalmente gli alunni per la loro attenzione e sensibilità. Così quest’anno Nicola, atleta di basket in carrozzina, è entrato autonomamente in palestra! Grazie a Nicola e all’Associazione Panathlon Club oggi a Cartura c’è una barriera architettonica in meno e più sport per tutti! Questo è un piccolo, ma nello stesso tempo, grande successo! Ringrazio ancora tutti voi, vi auguro di ottenere sempre questi risultati, e spero di cuore di rivedervi l’anno prossimo. Prof.ssa Cinzia Boccardo - insegnante di Sostegno e di Ed. Fisica Scuola Media Tommaseo – Arre, Cartura e Terrassa Padovana 49 Le nostre scuole… gli studenti Già da anni inizio questa parte della pubblicazione con una nota……”come sempre i commenti ricevuti dagli studenti sono tanti (e tutti gli anni aumentano..) e vorrei pubblicarli tutti, ma molte cose non lo consentono…. ci vorrebbe un volume alto, alto”,…. ma domani chissà se vi fosse la possibilità di pubblicare tutto, belli brutti (anche se non si possono chiamare brutti i pensieri semplici dei ragazzi), sarebbe veramente qualcosa di fuori dall’ usuale, anche se i pensieri e le sensazioni dei ragazzi si ripetono e spesso sono simili, ma le ripetizioni significano che la “lezione” è sempre valida. Riportando i loro scritti non facciamo correzioni (forse solo qualche nome viene corretto) perché non vogliamo modificare quello che è la schiettezza del loro pensiero anche se sgrammaticato ma che significa sensibilità ed emozioni, come giustamente evidenziato anche dalla Professoressa Spreafico di Saonara nella lettera che ci ha inviato, ma anche interesse ai problemi quotidiani dei disabili, come l’episodio della rampa della Palestra di Cartura ci ha dimostrato. scuole medea “ m. fanno” – saonara e “ a. rigato” – villatora Dedico questa riflessione a tutti coloro, disabili e down, che non hanno avuto la fortuna di condurre una vita normale, senza incontrare quelle particolari difficoltà che solo chi le prova in prima persona può comprendere. Ringrazio il Panathlon intervenuto nella mia scuola, perché, anche se già ne ero cosciente, mi ha capacitato ancor meglio dell’oceano di problemi che sono da affrontare. Attraverso le prove ed i giochi svolti, adatti per coloro che hanno perso l’uso degli arti e la capacità di vedere, ho provato la sensazione di quanto ci si senta disorientati e si cerchi in ogni attimo l’appoggio di parenti e amici (sperando che questi ultimi non ti abbandonino per i difetti fisici). Ma quando mi sono bendata gli occhi o mi sono seduta sulla sedia a rotelle ero cosciente che poi sarei tornata a vedere immagini e colori…. avrei potuto rialzarmi, correre e saltare…ma purtroppo per altri non è così. Potrei immaginare sogni e pensieri di queste persone che non sono da guardare con occhio storto o persino schifato, non sono da deridere né girarsi alla larga. Immagino il loro sogno di ritornare alla vita passata se i problemi sono stati causati da incidenti, oppure quello di cambiare, di trasformarsi magicamente in una persona fra tante se le difficoltà provengono dalla nascita…. Ma sono solo sogni immutabili in realtà, non è possibile cambiare il passato. Tuttavia si possono far avvicinare un po’ a queste speranze aiutandoli anche con un gesto considerato insignificante, restando loro vicino nei momenti di solitudine, facilitandone e assistendoli nei movimenti e nei pensieri, cercando di introdurli meglio nella società. Io non sono mai stata particolarmente a contatto con i disabili ma quando, prima o poi, mi capiterà so come e in che modo agire e quanto abbiano bisogno di amicizia e amore. Giorgia e Diletta – 2^ D Questa è una carrozzina disegnata da me, ho dato il meglio di me, ma….siccome non sono abituata a vederla, non riesco a disegnarla, mentre quelli che non possono usare le gambe e sono seduti in quella carrozzina la sanno disegnare bene. Questo è un occhio disegnato da me, ho fatto il minimo sforzo indispensabile, perché li vedo tutti i giorni, mentre quelli ciechi, non riescono disegnare un occhio perché non sanno come è fatto: Jlieni Nel mondo ci sono moltissime persone: alcune hanno una vita felice, mentre altre hanno una vita problematica. Infatti ci sono persone che sono disabili, cioè che dalla nascita, o a causa di un incidente, sono diventate cieche o disabili. Da questo momento la loro vita è cambiata e tutto si è complicato. Tutte le persone “normali” credono che i disabili siano diversi in modo negativo. Invece non è così: sono come noi, ma un po’ più deboli e per questo bisogna aiutarli e sostenerli per fare in modo che ricomincino una vita normale. Io, con la mia classe, ho imparato molto grazie ad una esperienza chiamata “1 Ora x i Disabili”. E’ un’iniziativa che serve a far comprendere com’è difficile la vita per un disabile e come bisogna comportarsi. 50 Ci siamo messi nei panni di un disabile e abbiamo fatto dei giochi. Due giochi con la carrozzina: un percorso per simulare gli ostacoli di ogni giorno e una partita di basket. Altri due giochi per i ciechi: uno con la palla sonora chiamato “torball” e un percorso con il bastone. Noi abbiamo preso questa esperienza come un gioco e io personalmente mi sono divertita molto. Invece i disabili questo “gioco” lo affrontano tutti i giorni. …Questa è una bellissima esperienza perché è un modo per superare gli ostacoli di questa “nuova” vita. L’esperienza è stata molto istruttiva e anche molto divertente e mi ha fatto capire come vive la vita un disabile e come dovremmo comportarci con loro. Eleonora – 2^ A Ora mi presento a tutto il pubblico, lettore del mio problema. Sono Giada, una ragazzina dodicenne, ed ho un problema abbastanza grave, ma non ci faccio tanto caso visto che c’è della gente messa peggio di me. Il mio problema è la disabilità, cioè a me manca una capacità fisica, quella di poter camminare. Questa mia diversità è dovuta ad un incidente stradale. Da allora mi trovo sempre a disagio rispetto al mondo. Anche se fare qualcosa, agli altri, sembra facile, per noi disabili, è il contrario. La mia diversità non mi fa sentire inferiore, però l’unica cosa che mi dà fastidio è quando ti guardano stranamente. Insomma le persone non vogliono capire che noi, diversamente abili, siamo uguali a loro. In fondo anche noi riusciamo a fare le stesse loro cose, in modo diverso, ma ci riusciamo. Tante persone pensano che siamo inutili per la società, ma non è affatto vero perché anche noi possiamo aiutare la società, con il nostro lavoro e la nostra umanità. Dopo tutto quello di cui vi ho parlato, caro pubblico, non capisco come la gente non riesca a capire la nostra disabilità, quale problema rappresenti. Vorrei vedere se capitasse di diventare disabili ad uno di voi, che state leggendo questo testo; tocchereste con mano le lotte continue nella nostra vita…. Ora, carisssimo pubblico, ho finito di parlarvi del mio problema, quindi vi lascio riflettere sulla nostra disabilità. Giada – 2^ B scuola media “giovanni da cavino” – campodarsego Sono stata contenta di aver conosciuto l’associazione Panathlon, perché ho capito che anche le persone disabili possono fare qualsiasi sport, ci sono degli attrezzi e delle protesi che li aiutano in questo. Questo incontro mi ha fatto ricordare i momenti di quando io sono stata in sedia a rotelle, anche se solo per un mese, ma per me è stata un’eternità. Ero sempre seduta, non mi potevo muovere e per un mese ho smesso di fare tutto quello che facevo prima. Quando uscivo mi vergognavo perché non mi piaceva essere guardata in quelle condizioni dagli altri, ma dopo un po’ ho pensato che era una condizione passeggera e anche se con difficoltà ho cominciato ad accettarmi. Oggi penso a quanto sono stata stupida a pensare di essere guardata in maniera diversa quando ero in sedia a rotelle. Lunedì, io guardavo i ragazzi del filmato con ammirazione. Con il loro coraggio e forza di volontà sono riusciti, dove tante persone normodotate non arriveranno mai. Sveva – 2^ D Per non essendo per me un’esperienza nuova, (dato che ho un fratello disabile) l’idea di non poter più vedere mondo circostante o di non poter più correre e giocare con la proprie gambe … mi spinge a fare un appello accorato a tutte le persone: NON DOBBIAMO MAI SPRECARE UN SOLO ATTIMO DELLA NOSTRA VITA, MA VIVERLA SEMPRE A PIENO, APPREZZANDO ANCHE LE PIU’ PICCOLE COSE…perché non poter più vedere i colori dell’arcobaleno o l’azzurro del mare o anche non poter più correre in bicicletta (come Mauro) è terribile…. Soprattutto per un ragazzo della nostra età!!!! Gioia – 2^ D Oggi 15 marzo 2010, ho provato un’esperienza totalmente nuova. Sono venuti a scuola persone che fanno parte dell’ associazione Panathlon, e, prima di tutto, abbiamo assistito alla testimonianza di un signore (Mauro) che all’età di 27 o 26 anni (non ricordo) ha subito un grave incidente mentre sciava ed è rimasto in carrozzina, con una paralisi alle gambe. E’ stato molto interessante vedere come una persona riesca a non mollare anche dopo aver subito cambiamenti che ti modificano la vita radicalmente. Avevo già sentito parlare, e poi visto anche alla TV, di una ragazzina della mia età che dopo aver subito un’amputazione alle mani e a parte delle gambe, a causa di una meningite fulminante, era riuscita ad andare avanti e ricominciare a giocare alla scherma, che era la sua passione. Una cosa che mi è rimasta impressa dell’incontro di oggi è sentire quello che provano queste persone quando vanno in un luogo pubblico e non trovano i servizi adatti alle loro esigenze, perché, sinceramente, io non ci avevo mai fatto caso, ma è vero che ancora oggi spesso queste agevolazioni non esistono. Mi ha davvero rattristato sapere che poi molte volte questi ragazzi disabili sono vincolati da ciò e hanno timore di andare nei locali con gli amici proprio per questo motivo. Poco dopo abbiamo visto un video che mostrava degli sport praticati da disabili, come le Paralimpiadi e l’atletica leggera. Secondo me noi dovremmo imparare molto da loro; spesso io mi lamento per delle vere stupidaggini, ma i miei problemi, in confronto ai loro, sono niente, eppure vanno avanti come noi, ma ricevendo soddisfazioni molto più grandi per ogni risultato ottenuto. Oggi mi sono chiesta se io sarei capace di fare tutto quello che fanno loro: credo proprio di no, anzi ne sono certa! Sono delle persone davvero ammirevoli e bisognerebbe mettere i loro bisogni davanti ai nostri, almeno ogni tanto, perché, da quello che ho capito, a loro basta un semplice gesto per sentirsi amati da tutti noi e questo per loro è molto importante. Gloria – 2^ A 51 scuola media – ospedaletto MIRACOLO E’ la luce dei tuoi occhi, che, anche se sono spenti e senza colore, vaga nel cammino. La tua mano mi è vicina sento il tuo calore che mi avvolge, prende la mia anima Il mio cuore Sta per scoppiare in un pianto d’emozioni. Alessia – 2^ B CHIAMATEMI PER NOME Chiamatemi per nome Non voglio più essere conosciuta per ciò che non ho ma per quello che sono: una persona come tante altre Anch’io ho un volto, un sorriso, un pianto. una gioia da condividere. Anch’io ho pensieri, fantasia, voglia di volare. Chiamatemi per nome, non più: portatrice di handicap, disabile, Non vedente, non udente… Abbiate occhi nuovi per scoprire che, prima di tutto, io “sono” Chiamatemi per nome. Anonima Anche i disabili sono persone come noi, perciò non vanno discriminati. Sono solo “diversamente abili”. Se la vita dà loro 1000 motivi per essere tristi, essi dimostrano che ne hanno 1001 per sorridere. E ciò si dimostra, per esempio, nel loro coraggio di affrontare le difficoltà quotidiane: non vedere, essere in carrozzina o altri problemi (non udire, non poter parlare..)possono essere molto difficoltosi, anche solo per muoversi o comunicare…. Quello che il Panathlon fa per loro, per aiutarli, è bellissimo; l’abbiamo imparato quando per il progetto “1 ora x i disabili”, è venuto a farci provare per un po’ cosa vuol dire non avere la vista o fare sport in carrozzina. Alice – 2^ B scuola media – carceri Dopo questo progetto, ho capito ancora di più che essere un disabile non è facile. Questa esperienza, io la vivo ogni giorno, perché un membro della mia famiglia è disabile, non può usare le gambe in seguito ad un incidente. Dopo quel giorno cerco di aiutarli, perché ho capito le loro difficoltà, come, per esempio, andare per la strada, fare le scale, scendere e salire dal letto, prendere certi mezzi pubblici, ma una grande difficoltà può essere anche organizzare una vacanza, perché oltre allo spostamento bisogna trovare le strutture adatte alle persone con disabilità, perché non le viviamo. Di questa esperienza la parte che mi è rimasta più impressa è stato quando ho provato ad essere cieca. Deve essere difficile non vedere i colori e le cose che ci stanno attorno, perché ti puoi sentire isolato dal mondo e non riesci ad apprezzare del tutto le cose belle della vita. Essere un disabile non è bello, però loro, cercano di affrontare tutte le difficoltà con molta voglia di andare avanti, perché anche loro sono persone come noi. Io penso che alcune barriere stanno nella testa di certe persone, ma quando queste saranno abbattute, anche le barriere materiali non esisteranno più. Anna Venerdì 12 febbraio noi ragazzi di 2° e 3° media ci siamo ritrovati presso la palestra di Ponso. Dovevamo ritrovarci insieme in una manifestazione riferita alle persone diversamente abili. Durante la manifestazione sono stato colpito molto da queste persone più sfortunate di me che ogni giorno lottano per i nostri stessi ideali con coraggio, volontà e grande determinazione. E’ un impegno di tutti rendere loro la vita un po’ meno difficile di quanto già non lo sia. Soprattutto quando ho visto quel filmato sulle Paralimpiadi ho capito veramente le loro difficoltà e i loro problemi, e che quelli che hanno da lamentarsi nella vita sono loro e non noi che dobbiamo solo considerarci fortunati. Hanno avuto la forza di rialzarsi durante il trauma che ha segnato la loro vita per sempre e per questo sono da ammirare: E’ stata un’esperienza positiva, perché da quel momento mi sono sentito più vicino e simile a loro mentre prima mi sembravano quasi una persona estranea a me. Ci siamo divertiti a provare ad essere un disabile come loro, ma finchè era fino ad un’ora ma poi pensare ad essere sempre così per sempre era un’altra cosa. Mi hanno fatto capire quello che loro provano e da adesso nei modi e con i mezzi di cui dispongo cercherò di aiutarli il più possibile. Giovanni – 2^ scuola media - arzergrande L’attività che abbiamo fatto oggi ci ha fatto scoprire il mondo di tutti i giorni dei disabili. Mi sono resa conto che la vita per un disabile non è così facile, bisogna avere la forza di superare gli ostacoli che ci sono continuamente. Io da cieca mi sentivo malissimo, mancava una cosa importantissima che mi faceva sentire proprio incapace di fare tutto. Con l’attività di oggi ho capito che lo sport non è solo per persone fisicamente normali ma anche per i disabili. Giocare con la carrozzina mi è piaciuto perché ho visto che per far sport non servono solo le gambe. Poi mentre giocava quel signore che era disabile, in lui si vedeva la voglia di riuscire a muoversi e giocare senza mai mollare. Quindi credo che la vita per un disabile sia difficile da affrontare, ma si può riuscire ad affrontarla con voglia di vivere e senza paura di essere giudicati. Francesca 52 Poche parole per scrivere un’esperienza così grande ??? Ci proverò!! Prima di oggi non avevo mai avuto un’occasione del genere: provare ad essere cieca, provare a non avere l’uso delle gambe e sono tutte emozioni diverse quelle che ho provato. All’inizio ero entusiasta nel provare a salire in una carrozzina, poi,m riflettevo, mentre giocavo, a quanto difficile deve essere la vita di quelle persone. In fin dei conti chi sono loro per avere avuto un peso così grande da portare? Ma non voglio compiangerli, perché non è la cosa giusta da fare: Io ammiro con tutto il mio cuore queste persone che con forza riescono a superare ogni giorno con il sorriso sulle labbra! Emozioni come queste non le incontri tutti i giorni! Ora, solo ora, riesco a rendermi conto di quanto fortunata sono ad avere due occhi, due braccia, due gambe, ecc., che funzionano! Provo grande affetto per queste persone, in particolare a Nicola! Lo ammiro molto! Grazie del vostro tempo per il quale noi giovani non abbiamo cuore!!! Isabella Aver vissuto dei momenti da disabile è stato bello, ma solo perché sapevo che non dovevo rimanere così per tutta o gran parte della vita. Io ho capito che vivere così è una vera e propria difficoltà e l’ho capita provandola sulla mia pelle. Simone scuola media a. doria – roncaglia Per me, e penso per tutti i ragazzi delle classi seconde, sia stata un’esperienza molto divertente provare a capire che anche le persone disabili non sono diverse da noi, ma al contrario sono unici e speciali. Abbiamo provato, anche se in modo divertente, le difficoltà delle persone disabili. La differenza è che noi quando abbiamo il percorso per i ciechi ci togliamo la mascherina o ci alziamo dalla sedia a rotelle. Loro purtroppo no. E se ognuno di noi rispettasse poche regole semplicissime, potremmo cambiare la vita a queste persone meno fortunate di noi e far spuntare nelle loro facce un gran sorriso, perché anche loro, come noi, sono il futuro. Camilla – 2^ B Indipendentemente di ciò che sei, indipendentemente da ciò che non hai, prosegui il tuo cammino. Se non ci vedi, se non ci senti, se non puoi camminare con le tue gambe, vivi al meglio la tua vita E non voltarti mai. Non perdere la speranza e la grinta che ti fa vedere il sole ogni giorno migliore. Martina La vita delle volte può riservarti brutte sorprese, ma altre può giocarti brutti scherzi. Spesso non è facile sapersi rialzare senza far vedere i segni della caduta. Ma il segreto è di non scoraggiarsi e di proseguire la tua strada guardando avanti. Sempre con la speranza che qualche persona ti possa aiutare a rifarti sentire come tutti gli altri. Questa è la cosa più importante. Anonimo scuola media – s. martino di lupari E’ stato molto bello e interessante l’incontro con il Panathlon e con i disabili. Quello che mi ha colpito di più è stata la loro forza e la positività con cui affrontano la vita: una forza incredibile e contagiosa. Fare i loro giochi mi è piaciuto molto, a volte anche divertito! Quanta forza sulle braccia e tecnica, però, anche solo per superare un gradino e che senso di disorientamento dà il percorso al buio! Se penso poi che loro con quelle sedie a rotelle e con quel buio ci devono convivere ogni giorno, con tutte le difficoltà che comportano, allora mi viene da riflettere. Ma queste persone non si piangono addosso ma, al contrario, “vivono” la Vita spesso molto più di noi. Grazie. “che la forza sia con voi” (tratto da “Guerre Stellari”) “la vita è un’opportunità, coglila” “la vita è una sfida, affrontala” “la vita è un gioco, giocala” “la vita è una lotta, accettala” “la vita è un’avventura, rischiala” “la vita è felicità, meritala” (tratto da “Inno alla Vita” di Madre Teresa di Calcutta) Enrico – 2^A L’esperienza che ho fatto lunedì 11 gennaio 2010 mi ha fatto capire l’importanza dell’essere uguali a tutti perché le persone che anche se originarie di paesi differenti, di sesso diverso o di carnagione varia sono sempre persone. Quindi anche se una persona è disabile è pur sempre una persona che ha bisogno di essere rispettata e aiutata dalle persone che la circondano. Dare una mano a chi è in difficoltà è semplice, ma alcune persone pensano di essere i più bravi del mondo e oltre a pensare solo a se stessi cercano di fare i maleducati contro chi è incapace di reagire, dimostrandosi così dei vigliacchi. 53 “il sordo, il cieco e il muto, hanno sempre bisogno di aiuto. se sei gentile e gli dai una mano, il tuo gesto non sarà stato invano ed alla fine un grande premio avrai avuto di aver aiutato un sordo, un cieco o un muto. il sordo non sente la gente parlare, il muto non dice quel che oggi vuol fare, il cieco non vede la folla passare, ma tutti quanti uno sport possono praticare anche se non possono vedere, sentire, parlare” Davide scuole medie “g.toaldo” – montegalda e “a. gito” - grisignano (vicenza) Dicono che siete diversi, ma diversi da chi? Siamo tutti uguali, anzi i vostri desideri si avverano e i nostri spesso no! Vi viene difficile alzarsi la mattina se siete in carrozzina. Dicono che avete problemi di intelligenza, ma non dovrebbero fermarsi all’apparenza. In conclusione noi pensiamo che ha importanza usare le proprie forze per avverare i propri SOGNI! Thomas, Luigi e Martina – 2^C L’esperienza che abbiamo vissuto “come disabili”, è stata importante perché abbiamo capito che ci sono persone che hanno più difficoltà rispetto a noi. Ci ha insegnato che anche con piccoli gesti possiamo rendere la vita migliore a chi è meno fortunato di noi. Per uscire dalla loro situazione, i disabili devono avere VOGLIA, VOLONTA’, LAVORO e aiuto da parte di tutti noi. Loro pur essendo in condizioni che li mettono a disagio, con la loro forza di volontà riescono a raggiungere i loro obbiettivi. Noi, dunque, ci siamo presi l’impegno di aiutarli e di non prenderli in giro e ci siamo resi conto che tutti nella propria vita possono avere qualche incidente e diventare disabili. Federica, Mariolina, Emerenzia Oggi abbiamo vissuto un’esperienza davvero significativa e profonda, che ci ha illuminato per breve tempo un corridoio al di là di una porta che ignoravamo completamente. Infatti con la semplice e quotidiana idea del gioco abbiamo potuto provare la realtà di un altro mondo, diverso e forse più difficile del nostro, anche perché spesso non ci rendiamo conto di quanto ricchi e fortunati siamo e vogliamo sempre di più. Perciò mi sento in dovere di ringraziare le persone che oggi ci hanno guidato, perché per merito loro da ora in poi saremo un po’ più disponibili e generosi verso chi è meno fortunato di noi. Anna – 2^ B Disabili una sola parola, una sola e unica parola una parola che per tutti è secondaria una parola con molti significati. Una parola che racchiude Dispiaceri, sofferenze, differenze, ma anche gioie, amicizie, buona volontà e passione. Si, la passione espressa con lo sport Lo sport un nome che conduce a:. amicizia e passione. Disabili, una parola Con significati profondi, profondi così tanto da perdersi. Una parola da ammirare e stimare. Il concetto di questa “poesia” non sarà chiaro ma per capire basterà aiutare qualcuno in difficoltà e dopo sentirete dentro di voi quello che vi voglio dire. Alberto scuola media “g. tartini” – padova Giovedì 11 marzo la nostra professoressa di Educazione Fisica ha organizzato una lezione con il Panathlon. Ci siamo raggruppati nell’aula video con la 2° A per iniziare la lezione. Due soci del Panathlon, la professoressa Contini ed il Signor Gianni si sono presentati. La professoressa Contini è una grande atleta e pochi giorni fa si è dilettata in due gare di corsa. Il signor Gianni ha praticato diversi sport e ha molta esperienza nell’ambito sportivo. La professoressa Contini ha spiegato le funzioni dell’ associazione facendo un breve discorso preliminare. Gli handicap sono divisi in due gruppi: gli handicap fisici, come la perdita di arti e gli handicap mentali. Lo sport, ha spiegato la professoressa, aiuta i disabili a cominciare una nuova vita e, se è di squadra, aiuta anche a fare nuove amicizie, garantisce un aiuto a queste persone che si sentono tagliate fuori dal mondo; non bisogna mai mettere a disagio una persona disabile, offrendole troppo aiuto, perché così si sentono diversi e anche un po’ stupidi. Esistono anche le Olimpiadi ufficiali per i disabili: la Paralimpiadi. Dopo il discorso della professoressa Contini, abbiamo guardato un breve filmato, erano illustrati, con un sottofondo sonoro, alcuni sport praticati da disabili: il nuoto, lo sci, la corsa, il basket, la maratona, la canoa, il basket in carrozzina, il torball… Il torball è lo sport dei ciechi, consiste nel far rotolare una palla sonora e fare goal... Dopodichè siamo andati in palestra, alcuni ragazzi dell’associazione ci hanno diviso in tre squadre, per tre attività diverse. La prima consisteva nel superare un 54 percorso in carrozzina con un aiuto guida vicino, un nostro compagno. Nella seconda attività dovevamo, essendo bendati, superare un percorso formato da due materassi, alcuni cerchi, con un compagno che faceva da guida. Nella terza attività, abbiamo giocato a basketball in carrozzina. L’attività la guidava un ragazzo, Stefano, che, a causa di un incidente stradale, adesso era in carrozzina. Scoprendo il basket è riuscito a iniziare la sua nuova vita da disabile con un po’ di allegria. Come ultimo gioco abbiamo provato il torball, il gioco dei ciechi. E’ stata un’attività molto istruttiva. Ci insegna a non discriminare i disabili e a non sottovalutarli, lo sport li unisce a noi, rallegrando un po’ la loro vita così cambiata. Non bisogna prenderli in giro e neanche renderli diversi, perché sono persone come noi e anche con qualcosa in più di noi. Giorgia Giovedì 11 marzo sono venute due persone a presentarci il Panathlon. Ci hanno spiegato quando è difficile per queste persone, ad esempio quelle sulla sedia a rotelle vivere normalmente, perché solo in alcune città sono presenti mezzi di trasporto e servizi adeguati alle loro necessità. Dopo averci detto queste cose ci hanno fatto vedere un filmato che in alcune parti mi ha impressionato, perché faceva vedere le persone sulla sedia a rotelle, senza una gamba o con altri difetti, fare sport. Queste persone saltavano, nuotavano, correvano e andavano in bici, a cavallo o in macchina come persone normali. In seguito, finito il filmato, sono arrivate tre persone, tra cui uno in sedia a rotelle, a farci fare tre attività: nella prima il ragazzo sulla sedia a rotelle ci spiegò come giocare a basket senza l’uso delle gambe ed era un po’ difficile perché bisognava prendere confidenza con la sedia a rotelle. Nella second bisognava fare un percorso con gli occhi coperti da una sciarpa per sperimentare com’era la vita dei ciechi e nella terza bisognava fare u n percorso in sedia a rotelle superando degli ostacoli che si trovavano in città. In fine dopo aver tolto tutta l’attrezzatura, giocammo uno sport per ciechi, in cui otto persone, quattro per ogni squadra, dovevano stendersi a terra per non farsi fare goal dall’altra squadra. ...Queste persone volevano aumentare la nostra sensibilità e metterci a conoscenza del fatto che il mondo non è tutto rose e fiori. Secondo me le persone di questa associazione sono molto importanti perché aiutano le persone che a causa di incidenti o da quando sono nate si sentono diverse dagli altri. Anonimo scuola media “albinoni” – saccolongo Ci sono mille aggettivi per descrivere questa esperienza: stupenda, emozionante, irripetibile… ma l’aggettivo indispensabile è: indimenticabile! Non a tutti viene data la possibilità di provare tante emozioni quante ne ho provate io in una sola mattinata: provare ad essere cieco e superare ogni ostacolo della vita senza sapere di averlo davanti; non poter camminare ma spostarsi comunque con l’aiuto di una sedia a rotelle e vivere! Questa è una delle tante cose che ti toccano il cuore… Commuoversi davanti a ragazzi che ti danno tanto entusiasmo da farti far canestro da seduti su una sedia a rotelle è poco, perché senza quell’entusiasmo e il grido “ce la puoi fare!” di quel ragazzo disabile, il mio pallone non si sarebbe avvicinato così tanto al canestro e, credetemi, non è stato assolutamente un colpo di fortuna e meno ancora un miracolo, anche se in quel momento l’avevo pensato. Me ne sono accorta solo ora, scrivendo questo tema e riflettendo, che senza quel ragazzo e quella sua certezza che “tutti ce la possono fare”, io non ce l’avrei mai fatta. ...Pensare che anche le persone con qualche handicap possono praticare ciò che gli piace (in questo caso lo sport)... Il Panathlon, inoltre, dimostra nei confronti di queste persone un immenso aiuto che tutti noi dovremmo dare nel nostro piccolo. Io penso che questa sia gente da ammirare, sia gli operatori dell’associazione, ma soprattutto i disabili che hanno la forza,ma principalmente, la volontà di fare ciò che veramente li rende felici! Martina – 1^ L Panathlon è un’associazione che può aiutare i disabili a praticare lo sport. Per questo li abbiamo incontrati per capire come i disabili praticano i vari sport. Nella prima parte dell’incontro i rappresentanti hanno parlato di chi è un disabile, come lo si diventa. Hanno parlato anche di cosa è lo sport e come sport e disabilità si possano “fondere” senza creare problemi alle persone che lo praticano. Subito dopo ci hanno fatto vedere un filmato delle Paralimpiadi dove c’erano le persone che, pur non potendo camminare e non avendo alcune parti del corpo, riuscivano a fare cose straordinarie con l’aiuto degli allenamenti e della loro grande forza di volontà. Ci hanno parlato di un ragazzo ed una ragazza disabili che hanno vinto molte medaglie. Ci hanno spiegato cosa sono le barriere architettoniche, cioè gli oggetti che impediscono ai disabili di poter passare (gradini, porte strette…) e di come si possono eliminare. Subito dopo la ricreazione siamo andati in palestra dove erano preparati tre stand: il primo consisteva nel fare un percorso con gli occhi bendati e con il bastone da cieco, il secondo nell’oltrepassare piccole barriere architettoniche con la sedia a rotelle, nel terzo dovevi, sempre con la carrozzina, riuscire a fare canestro. Abbiamo conosciuto un ragazzo in carrozzina che purtroppo ha le gambe immobilizzate ma riusciva ugualmente a fare canestro ed è stato proprio lui a insegnarci a giocare a basket e farci capire che, dopo un incidente, la vita continua felicemente anche se un po’ diversa. Questa esperienza mi ha aiutato ancora di più che ognuno di noi può fare grandi cose, e in questo caso, le persone disabili sono grandi maestri che con tante semplicità ed a volte anche grandi difficoltà possono regalarci momenti belli e indimenticabili. Ho capito anche che per loro nulla è impossibile, anche lo sport più estremo da ostacolo può diventare il divertimento più bello e soddisfacente. Marta – 1^ L 55 scuola media albinoni – caselle di selvazzano A scuola abbiamo svolto con il Panathlon un’attività che ci ha permesso di scoprire cosa vuol dire essere disabile. Nella prima ora abbiamo visto un filmato sulle varie disabilità e cosi si usa per gareggiare nelle Paralimpiadi: Poi siamo andati in palestra. Eravamo divisi in tre gruppi. Erano tre attività: il basket in sedia a rotelle, un percorso in sedia a rotelle e un percorso per ciechi. Finite queste attività abbiamo fatto un gioco con la palla sonora. Anche se non ho fatto tutte le attività, sono stato molto colpito lo stesso. Io provo molta rabbia nel vedere che quelli della televisione non trasmettono insieme alle Olimpiadi le Paralimpiadi che sono la stessa cosa. Anzi ci fanno riflettere su quanto siamo fortunati noi rispetto a loro, “no javi gnancora capio che semo tuti uguai!., Se un uomo o una donna ha una disfunzione motoria o mentale, noi come esseri umani che hanno un cuore, dobbiamo permettere loro di avere una vita normale . Adesso dicono che non siamo razzisti! Allora perché non lasciano correre Pistorius alle Olimpiadi? Non lo lasciano correre perché ha le protesi? Dicono che lo avantaggiano, ma allora anche Bolt è avvantaggiato, è il più veloce! Perché mettiamo i disabili all’ultimo posto anziché al primo? Basta poco per rendere la vita di un disabile un po’ più accettabile. Basta non appoggiare il motorino davanti alla discesa o non lasciarci sopra una lattina. Se a un disabile si buca una ruota cosa fa? Chiede aiuto a chi? Ci metto la mano sul fuoco che uno su dieci aiuterà quel disabile ma gli altri faranno finta di non vedere. Sebastiano – 1^ Questa attività mi ha fatto riflettere: ho capito che le persone diversamente abili hanno molte difficoltà in campo sociale. Ho scoperto nuovi giochi, ma soprattutto ho capito che per i ragazzi diversamente abili la voglia di vivere è un punto fondamentale della loro vita. Sara – 1^ H scuola media albinoni – tencarola di selvazzano Siamo tutti diversi, per questo siamo tutti unici. Uno, tutti, nessuno, nel mondo ognuno. Non c’è nessun limite, vivere appieno la vita. Le etichette teniamole nei surgelati. Dario – 1^ Questo incontro mi è piaciuto molto, anche perché mi ha fatto riflettere sulle difficoltà che incontrano i disabili nella loro vita, mi sono reso conto di quanto sono fortunato e di come potrebbe essere la mia vita senza la vista, senza una gamba o con una paralisi. Ho pensato costantemente a come si può sentire una persona con questi problemi, come si senta diverso e debole, ma la forza di volontà deve sempre esserci, anche quanto la situazione è più difficile. Ci hanno detto che quando una persona diventa disabile deve cercare di inventarsi una nuova vita, ma io penso non resisterei a non pensare a tutte le cose belle che ho fatto, a tutte quelle cose belle che non poterei fare, quindi capisco quanto bisogna stare vicini a queste persone e, a maggior ragione, quanto bisogna credere in loro e convincerle che anche in quella situazione la vita riserva loro ancora qualcosa di buono, come amicizie e vittorie nello sport che, come abbiamo capito, è molto importante per i disabili che non si arrendono, che hanno voglia di dimostrare quanto valgono. Mi rendo conto che, in verità, la vera fortuna è vivere, quindi tutti se lo devono tenere ben in mente. Umberto – 1^ A Oggi ho capito, attraverso dei giochi, le sensazioni che un disabili attraversa costantemente durante la sua giornata e ho capito quanto la sua vita possa essere difficile e complessa. Noi, attraverso dei giochi, ci siamo divertiti; un disabile rimane in queste condizioni per tutta la sua vita e questo pensiero è triste e malinconico. “ma gli altri prima o poi siamo noi” (come recita un verso di una canzone). Inoltre questo incontro mi ha fatto riflettere su quanto sia preziosa la salute sia fisica che mentale. Noi siamo abituati a dare tutto per scontato, tutto ci è dovuto, tutto è normale; penso invece che siano le difficoltà e i disagi a renderci migliori, meno egoisti, più sensibili e più tolleranti. E poi mi sono resa conto che i disabili sviluppano delle sensibilità superiori alle nostre, che permettono loro di “capire” e di “sentire” prima di noi sensazioni, stati d’animo e quindi vengono definiti disabili quando in definitiva sono uguali a noi. Beatrice – 1^ B scuola media – maserà’ Mercoledì 13 gennaio per noi, classe seconde c’è stato un incontro con il Panathlon per i disabili. Ci hanno parlato dei disagi di essere in carrozzina, di non poter vedere e molte altre cose. La persona che parlava non aveva nessun problema, ma quando ne parlava sembrava fosse lui stesso a viverli. Ci ha fatto capire, grazie anche a dei video che una delle poche speranze rimane lo sport, dove si riesce a dimostrare che, anche se diversi e svantaggiati, si può vincere……. Successivamente siamo andati in palestra, dove abbiamo ascoltato delle spiegazioni per provare la vita di queste persone, sotto forma di gioco. In un percorso, composto da rampe e ostacoli, abbiamo provato la carrozzina accompagnati da un compagno. Io, per l’imprudenza, sono caduto e questo fatto mi ha fatto riflettere sulle difficoltà sempre in agguato, per ogni semplice movimento. Poco dopo, sempre guidati, bendati e con un bastone flessibile, abbiamo percorso un tragitto pieno di 56 ostacoli da schivare. Per ultima cosa, abbiamo praticato una mini partita di basket in sedia a rotelle. La mattinata si è conclusa presto, ma io mi divertii e allo stesso tempo mi rattristii per quelle vere e proprie sfortune. Mattia – 2^ B Dopo aver trascorso una giornata intera con i nostri amici non abili, ho capito che non tutti hanno la mia stessa fortuna: quella che per noi è la normalità, per loro rimarrà per sempre solo un desiderio. Ho capito anche che se non si ha l’uso delle gambe, delle braccia o della vista si possono fare cose straordinarie, come per esempio si può fare lo stesso lo sport e si possono anche raggiungere risultati notevoli Quando ci hanno fatto provare la sedia a rotelle a me sembrava tanto bello e divertente ma poi pensandoci su, ho riflettuto, tanto da capire che cinque minuti possono essere divertenti, ma tutta la vita sarebbe proprio scioccante. Questa giornata ci ha fatto capire quanto ci si può sentire diversi e non rispettati. Alessia – 2^ A Nella nostra scuola si è tenuta la giornata per ricordare le Paralimpiadi. Penso sia un’ ottima iniziativa, un’opportunità per conoscere meglio persone che nella vita hanno avuto delle difficoltà e degli ostacoli durante il loro cammino, ma non si sono mai arrese. A me suscita felicità essere stato per alcune ore nelle stesse condizioni, perché in questo modo sono riuscito a comprendere i disagi, i problemi, i sentimenti che si può provare. Penso che tutte quelle persone che li disprezzano, li evitano e non gli mostrano affetto non sanno bene cosa vuol dire avere un corpo, un’ anima e dei sentimenti. Concludo dicendo che secondo me è come una seconda vita anch’essa carica e colma di soddisfazioni. Alessandro – 2^ A scuola media “a. doria” - ponte s. nicolò Ho partecipato di persona al progetto “1 ora x i disabili”. Che cosa mi porto via? Dall’esperienza di ieri, ho capito quanto coraggio serve per continuare a vivere e ad accettarsi dopo un incidente che può rovinare il proprio corpo, che a prima vista è la cosa che può incidere sul pregiudizio di una persona. Provo rispetto per tutti i volontari che ci hanno seguito e soprattutto a Zevillo, che ci incoraggiava e che non mostrava dispiacere per il suo stato fisico, anzi secondo me era molto orgoglioso di portare la sua esperienza e soprattutto difendeva i suoi simili, cercando di sensibilizzarci. Provo molta ammirazione e rispetto per le persone che hanno meno di me e che vogliono lottare, essere capaci di fare qualcosa e dimostrare che dentro di loro hanno più di noi. Sofia – 3^ A L’attività di oggi mi è piaciuta molto. Sono dell’idea che una cosa del genere possa essere molto d’aiuto a noi, ormai nell’adolescenza, perché ci aiuta a maturare mentalmente. I disabili, secondo me, sono un dono di Dio, poichè ci trasmettono molte cose, li ammiro in particolare perché hanno molta forza d’animo ed altrettanta autostima. In un certo senso li invidio perché sanno cavarsela anche se hanno problemi gravi. Penso che siamo delle persone meravigliose che hanno solo bisogno di un po’ più d’amore da parte dell’universo. Io vengo a contatto con questa realtà tutti i giorni…sia a scuola che a casa perché mia mamma ha una collega sordomuta. E’ meraviglioso vedere come si esprime e ammiro tutta la voglia di integrarsi sempre più nella nostra società. Fa corsi di ogni genere e di qualsiasi portata, ed è bravissima ad usare il computer. Quindi non sopporto le persone che giudicano i disabili come degli ignoranti o come dei “rifiuti”. Perché non lo sono! E hanno diritto alla vita che gli è stata donata tanto quanto ne abbiamo noi. E forse anche di più. Quando vedo un disabile sorrido. Non perché mi fa ridere il fatto che gli manca una gamba o la capacità di camminare, ma perché adoro la voglia di migliorarsi che hanno. Marta – 3^ B Ieri sinceramente pensavo che fosse un’attività noiosa, invece, dopo ascoltato i vari volontari, ho capito che il mondo dei disabili è un mondo molto interessante da cui si può imparare molto. Non avevo mai provato a sedermi in una sedia a rotelle e all’inizio ho provato una sensazione strana; ma con il passare del tempo mi sono anche divertita. Ho imparato che anche nella vita si incontra un ostacolo o si cade, bisogna avere la forza di rialzarci. Ammiro molto queste persone perché hanno una grande forza contro un mondo fatto solo di apparenza. Spero di avere ancora occasioni di incontrare persone come loro e di affrontare altre attività perché oltre ad essermi divertita ho imparato che la vita continua anche davanti ad una difficoltà. Martina – 3^ A scuola media - correzzola Vorrei che qualcuno mi dicesse: ti voglio bene Vorrei che mi si accettasse come sono Vorrei che qualcuno mi abbracciasse forte forte Tutto questo mi farebbe sentire felice e importante Alunno 2^ B 57 scuola media – pozzonovo Grazie a voi ieri è stata una giornata davvero indimenticabile perché ho provato per tre ore ad essere una di voi. Mi sono molto divertita a fare percorsi in carrozzina o fare percorsi da non vedente. La cosa più emozionante è stata giocare a pallacanestro con Nicola nonostante la difficoltà. Questa esperienza è stata davvero speciale, perché mi sono resa conto quanto sia bello avere l’uso delle gambe e degli occhi. Cioè essere normali e quanto sia difficile diventare disabile dopo aver fatto bravate quando non bisognava. Grazie per avermi trasmesso le sensazioni di coloro che sono disabili, i quali a volte sono emarginati da tutti e da tutto a causa del loro handicap. GRAZIE MILLE. Erika Venerdì 15/01/2010 si è tenuta la cosiddetta “Giornata dei Disabili”, una giornata interamente dedicata alle persone diversamente abili. Ad accoglierci è stato un gruppo appartenente all’associazione “PANATHLON”. Essa si occupa di insegnare e far conoscere come anche le persone disabili possano praticare molteplici sport. La cosa che innanzitutto ci hanno fatto capire è che queste persone sono come noi; anche se hanno problemi fisici o mentali, non sono persone da escludere dalla comunità, di cui anch’esse hanno il diritto di far parte. Infatti, spesso per strada, quando incontriamo una persona disabile, ci giriamo e facciamo finta di niente. Ciò non è giusto nei confronti di questa persona, perché dobbiamo sempre pensare a un proverbio che dice: ”Non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”. Quindi, se noi fossimo disabili e incontrassimo della gente che ci ignora, cosa proveremmo? Su queste cose dobbiamo riflettere, perché spesso una parola o uno sguardo possono ferire di più del dolore! Alcune cose che abbiamo addirittura provato sono state quelle di giocare a basket in carrozzina, fare un percorso ad ostacoli sempre con la carrozzina e compiere un circuito bendati. Tutti sono stati molto interessanti e ci hanno fatto provare le sensazioni che provano ormai molte persone. Infine è stata una giornata molto interessante e indimenticabile, soprattutto perché è così che ci si rende conto di ciò che si prova in certe situazioni. Gianluca scuola media “m. valgimigli” - s. agostino di albignasego L’esperienza di martedì 2 marzo mi ha molto colpito perché, con alcuni giochi, dei volontari ci hanno dimostrato la difficoltà che hanno le persone diversamente abili nello svolgere importanti attività quotidiane. Quando mi sono seduta sulla carrozzina ho provato grande felicità nello sperimentare un nuovo punto di vista, ma successivamente, provando il percorso ad ostacoli, mi sono sentita vulnerabile e impotente su cose che stando in piedi avrei facilmente superato. La vista è uno dei sensi più importanti per un uomo, perché attraverso essa si possono ammirare i diversi e vivaci colori della natura, leggere i più famosi libri, assistere ad uno dei tramonti più colorati e sapere che non è possibile per il resto della vita non è facile da accettare. Ammiro molto queste persone per la loro grande forza di volontà, che anche se la loro vita è cambiata, svolgono le attività di un tempo sotto un altro aspetto. Ringrazio con tutto il cuore soprattutto gli organizzatori di questa esperienza perché adesso, capendo le difficoltà dei diversamente abili, potremo aiutarli più di prima. Grazie !!! Naisi 2^A Sono stata molto colpita da un fatto successo recentemente. Su uno dei più importanti social network, FACEBOOK, è stato fondato un club contro le persone disabili. Questa iniziativa ha ricevuto migliaia di adesioni; l’obiettivo era eliminare i disabili perché non servono a niente. Fortunatamente il fondatore di questo club è stato arrestato, ma la mentalità delle persone è rimasta la stessa. Cioè che i disabili, soprattutto quelli mentali, sono “poveretti” che hanno avuto una disgrazia. Poche persone li vedono come diversamente abili e cioè persone come tutti, perché ognuno di noi è diversamente abile dall’altro. Le esperienze che abbiamo fatto con il Panathlon dalla maggior parte dei miei compagni sono state prese come giochi. A me hanno fatto capire tante cose, ma in particolare una: “Con la buona volontà si possono superare anche gli ostacoli più brutti”. Confesso che io mi sono sempre reputata una persona sfortunata. Primo non sono magra, alcuni miei compagni mi dicono persino “obesa”; anche se so di avere solo un po’ di pancia mi offendo perché forse una parte di me lo crede. Secondo non sono per niente brava in educazione motoria. Non so correre veloce, non so saltare, ma soprattutto non so accettare che i miei compagni riescano a fare determinate cose e io NO! Questa esperienza mi ha fatto capire che ci sono persone che darebbero chissà quale fortuna per avere quello che ho io. Con questo semplice foglio non pretendo di cambiare il mondo, ma solo di riuscire a cambiare me stessa. Le persone diversamente abili vanno aiutate a superare queste difficoltà: grazie al Panathlon qualche miracolo succede abbastanza frequentemente. Basta la forza di volontà. Margherita 2^B Perché il mondo è bello ? A questa domanda ci sarebbero milioni di risposte ed io, semplice dodicenne, posso dare quella più logica e bella. Lo posso fare perché dopo l’esperienza del Panathlon a me, in mente, non fa che rimbalzare, pensando ai diversamente abili, la bellezza dell’avere abilità diverse; ecco … questa è la risposta. Quest’idea viene pensandoci superficialmente perché se poi si va più a fondo, a me personalmente, i disabili suscitano molto più che un semplice ma 58 importante pensiero (cioè la bellezza dell’essere diversi) perché, ad esempio, posso citare un sentimento che esplode in me di fronte alla tenacia di uno sportivo disabile: la speranza. Di questo volevo dire che nel mondo di oggi è difficilissimo trovare la speranza nel buio delle guerre, del razzismo, della maleducazione, ecc.; poi, guardando l’infinito sorriso di un atleta che conquista un canestro dalla sua carrozzella ti accorgi di due cose: primo, la speranza esiste, secondo, in qualsiasi condizione la vita è bella e merita di essere vissuta !!! P.S. Questa è la magia del Panathlon ! Marco 2^B scuola media manara valgimigli - albignasego "Secondo me il progetto "1 ora per i disabili" ha evidenziato soprattutto le difficoltà che queste persone incontrano in base al loro handicap, ma non si è preoccupato di parlare dei loro sentimenti che sono invece la cosa più importante. Bisogna invece tener conto dei loro sentimenti e cercare di non ferirli con atteggiamenti di pietismo che spesso ho visto nella gente intorno a me. Per aiutare quindi i compagni disabili bisogna trattarli come tutti gli altri e solo per i limiti imposti dalla loro particolare situazione è utile intervenire in modo adeguato, se ci si comporta diversamente si rischia di far loro del male e non del bene”. Giada – II^A Questa esperienza mi ha cambiato molto perché mi ha aperto gli occhi verso le persone disabili che quando le incontravo facevo fìnta di non vederle. Leonardo – II° G … Sinceramente, prima di partecipare a questa attività, non facevo niente per i disabili. Da quando ho partecipato a questo progetto, spesso, mi ritrovo a chiedermi perché ci sono persone così sfortunate. Inoltre ho paura di avere, un domani, un figlio con qualche problema, e per questo ho cominciato a fare la raccolta dei tappi di plastica per la costruzione di carrozzine e in seguito penso di poter anche andare ogni tanto, a trovare qualcuno che ha bisogno, perché anche il sostegno morale può aiutare queste persone a ritrovare il sorriso e a sentirsi parte della società. Penso che, se ognuno desse il suo piccolo contributo, riusciremmo ad essere più uniti e far parte di un paese che non fa differenze. Credo, inoltre, che questo progetto sia molto utile per far riflettere soprattutto quelle persone, a partire da me, che non si rendono conto di essere molto fortunate e che pensano solo per sé. Questa attività la consiglio proprio a tutti, perché, se c'è più tolleranza, c'è più unione. Voglio, infine, ringraziare le mie professoresse per avermi fatto partecipare all'attività perché finalmente ho aperto gli occhi e ho cominciato a dare il mio piccolo contributo. Francesca 2^E Questa esperienza mi è piaciuta molto:trovo lodevole che il Panathlon cerchi di entrare nelle scuole non solo perché ci fa riflettere sulla disabilità in generale, ma anche perché ci avvicina ai compagni disabili che frequentano la nostra stessa scuola, facendoci capire che non dobbiamo escluderli o emarginarli, per non peggiorare ulteriormente la loro esistenza. Elisa 2^E Dovremmo sempre pensare che chi è disabile prova i nostri stessi sentimenti, ha le nostre stesse aspirazioni, vuole studiare, divertirsi, amare, lavorare, avere amici, proprio come noi. Mi sembra giusto, quindi, trattarli come tutte le altre persone: impariamo a salutarli quando li incontriamo, a parlare e confidarci con loro, ad aiutarli, se necessario. Non mi sembra poi così difficile! Non abbiate paura di difenderli aiutandoli ad integrarsi nel gruppo che frequentate: avrete solo degli amici in più! Michelangelo 2^E scuola media “bettini” – ponte di brenta - padova …sono persone come noi… hanno un cuore (grande) ed un cervello, forse non sono sempre funzionanti alla perfezione oppure potranno mancare di qualche arto, E CON CIO’? Anche noi manchiamo di qualcosa, anzi i più disabili siamo noi che tante volte manchiamo d’umanità, umiltà verso gli altri, di rispetto e sorrisi; i quali i disabili donano in quantità innumerevole. Inoltre ognuno è diverso, perché loro non dovrebbero avere questo diritto? QUESTO E’ QUELLO CHE PENSO IO DEI DISABILI… (persone come noi!) Maddalena – 3^ B Persone che non hanno la possibilità di correre, persone a cui serve un aiuto speciale, il disabile è una persona che ti insegna il vero significato della vita e ti fa capire il valore di un piccolo passo. Se al mondo non ci fossero i disabili dove sarebbe l’amore? Laura non può saltare sul letto, non riesce a tirare la pallina al suo cane, ma se osservi attentamente ha un cuore grandissimo che contiene molto amore e sensibilità. Beatrice – 3^ B 59 scuola media - villa estense Il 12 gennaio 2010, si è tenuta nella scuola dell’Istituto Comprensivo di Villa Estense la giornata del disabile. A questa manifestazione hanno partecipato le classi seconde del nostro Istituto. Come inizio della manifestazione, gli esperti ci hanno mostrato un video che è stato molto interessante ed istruttivo. Durante la proiezione del documentario, abbiamo capito che tutte le persone sono uguali: ci siamo confrontati con esempi di uomini che hanno superato le loro difficoltà fisiche con coraggio e determinazione. Poi, ci siamo spostati in palestra e il personale della Panathlon ci ha divisi in più gruppi: alcuni ragazzi hanno giocato con delle carrozzine fingendosi paraplegici e altri si sono bendati gli occhi, come se fossero non vedenti. …E’ stato un po’ faticoso muoverci con la carrozzina e vedere solo attraverso il tatto!... È stata comunque una bella esperienza. Abbiamo giocato a basket: con le carrozzine dovevamo fare canestro! Solo in pochi ci sono riusciti: era un po’ troppo difficile dare forza e coordinazione alle braccia senza l’aiuto di tutto il corpo! Abbiamo poi fatto un percorso ad ostacoli con le carrozzine. Qui ci siamo divertiti, anche perché tutti noi ragazzi sapevamo che poi ci saremmo alzati e avremmo camminato con le nostre gambe. Abbiamo capito dalle attività che abbiamo fatto che i disabili sono quotidianamente in balia di barriere architettoniche che li ostacolano nelle loro attività. È stata un’esperienza costruttiva e significativa che ci ha fatto fermare un attimo e riflettere sul concetto della diversità. Il quesito che ci siamo posti e a cui non abbiamo trovato risposta è stato il seguente: siamo più diversi, noi, normodotati, che quando ci tolgono le nostre comodità quotidiane (anche futili) andiamo nel panico, o i disabili, che comunque hanno una grande volontà che li aiuta a superare dignitosamente difficoltà, per noi (normodotati), impensabili. Classe II° scuola media - brugine Strano ma vero, non avrei mai pensato che una giornata di scuola potesse farmi così tanto divertire e riflettere. È Giovedì mattina e la solita giornata inizia: colazione, scuola, pranzo, scuola, calcio, cena, riposo… Beh, vorrei già essere arrivato alla fine, ma in realtà devo ancora cominciare... Dopo aver fatto colazione ed essermi lavato, vestito e pettinato, sono arrivato a scuola e dopo due interminabili ore di lezione è a noi giunta una meravigliosa notizia: le ultime 3 ore di lezione saranno dedicate ad un incontro con un’associazione sportiva degli altleti diversamente abili con lo scopo principale di far vivere a tutti, più o meno fortunati, la gioia di praticare uno sport, con molto spirito e molta fiducia nell’indomani che si spera sia un giorno migliore. All’inizio dell’incontro, ci siamo recati nel laboratorio d’informatica della scuola per vedere un filmato introduttivo con lo scopo di farci capire quali sport possano praticare gli atleti diversamente abili. Questo filmato è stato molto interessante ed istruttivo. Dopo aver visto il filmato ed aver discusso, espresso varie opinioni ed idee da parte nostra degli alunni, siamo andati nella palestra per vivere un’esperienza “da atleti diversamente abili” affrontando prima un percorso “da non vedenti”, poi un tragitto di strada “su due ruote”, con la carrozzina e per ultimo abbiamo tentato di giocare a basket con la carrozzina… Alla fine di questo incontro abbiamo nuovamente riflettuto e discusso in classe …io ho capito che un’ora “da disabile” è divertente ma che la vita intera è complicata e che in essa le difficoltà quotidiane da affrontare sono tante e per vivere ci vuole. Diego 2^A FIDUCIA CORAGGIO PERSEVERANZA IMPEGNO… Non vedere significa aver fiducia nella propria guida: io ho avuto fiducia in colui che mi ha guidato nel percorso prestabilito! Forza, ragazzi! Non mollare mai! Niente puo’ ne’ deve fermarci! Conserviamo la voglia di ridere e di scherzare per sempre … perche’ essere “diversamente” abili - non significa essere meno abili!!! Il diritto di praticare sport deve essere universale!!! Affrontare gli ostacoli è la migliore medicina per guardare sempre in avanti!!! Spesso la forza non manca / di volontà ce n’è alquanta / Non c’è posto per eventuale disperare /…dato che la vita fa di suo… continuare! E’ difficile pensare a quello che uno nel profondo del cuore possa provare… Speranza, fiducia non possono bastare … ma la ricetta efficace per tutti noi è: continuare ad amare! I Ragazzi della II^ scuola media “don milani” - cadoneghe Martedì 1 dicembre, tutti noi ragazzi di seconda abbiamo svolto un’attività particolare, il cui obiettivo era di farci capire che cosa significa essere disabili: i disagi che si incontrano nella vita di tutti i giorni e gli sport che si possono praticare. “Essa mi ha fatto riflettere su quanto siamo fortunati ad avere due gambe per camminare, un cervello che funziona ecc.” Abbiamo frequentato il laboratorio per il Progetto Didattico“Un’ora per i disabili”... “Di fronte a quelle immagini mi sono venuti i brividi, perché mi sembrava impossibile che riuscissero a giocare!”... Ci hanno spiegato che si può nascere o diventare disabili: molti campioni, infatti, anche per una banale distrazione, si sono rovinati la carriera. Ci hanno presentato Mauro, un disabile in carrozzina, un tempo un grande campione. Aveva venticinque anni, quando un giorno, decise di andare a sciare con gli amici, entrò in pista per primo e scendendo si voltò per vedere dov’erano gli altri, in quell’istante scivolò e cadde con la schiena su una pietra provocandosi una frattura alla colonna vertebrale: così è cambiata la sua vita. È rimasto in ospedale per sei mesi e nei primi giorni i suoi amici lo venivano a salutare portandogli anche dei fiori, poi sempre più raramente finché si è sentito abbandonato. ...Ci ha ricordato che chi, come lui, ha subito un incidente o chi è nato con la sindrome di Down ha bisogno di 60 sentirsi nel gruppo e di stare in compagnia, loro infatti ci insegnano ad andare avanti e a non gettare la spugna. Dalle dieci alle undici e trenta, abbiamo poi “lavorato-giocato” in palestra insieme a due accompagnatori per diversamente abili e a un giocatore di pallacanestro per disabili della squadra del Vicenza. Noi della II A, con i nostri compagni della sezione C, ci siamo suddivisi in tre gruppi misti, per provare, a turno e in coppia, tre postazioni diverse con gli esperti che intervenivano, in caso di necessità, in nostro aiuto. Nella prima, ci si metteva una benda agli occhi e si impugnava un bastone per orientarsi e per superare gli ostacoli e le difficoltà sul proprio percorso mentre il nostro compagno, che fungeva da accompagnatore, ci dava indicazioni su come muoverci: questo era lo stand per i non vedenti. ...Finché provavo, mi sono ricordata che da piccola facevo una cosa simile e per me era un gioco, ma adesso ho capito che la vita per un cieco non è facile”…“Quando è arrivato il momento del percorso per non vedenti e mi hanno bendato, ho avuto paura: è stato per me il panico: era tutto nero! Non era facile superare tutti gli ostacoli, soprattutto salire su sgabelli non molto stabili”. Nella seconda, un ragazzo si sedeva in una carrozzina e l’altro lo spingeva o l’aiutava. ...“Quando i giochi sono iniziati e ho provato a sedermi sulla carrozzina, ho sentito una strana sensazione: mi sentivo diversa, come se ad un tratto fossi diventata meno importante, però, a mano a mano che il gioco proseguiva, acquistavo sicurezza, anche se ero molto impacciata nei movimenti”. L’ultima parte era dedicata al basket con carrozzine speciali, hanno le ruote inclinate verso l’esterno e una terza ruota dietro, per non rovesciarsi. Si metteva la palla sopra le ginocchia e arrivati sotto il canestro si tirava: questa era la pallacanestro per disabili. “Dopo tutto questo lavoro, che è stato anche molto divertente, abbiamo capito un concetto fondamentale: ora, a scrivere tutto ciò sembra molto facile. In realtà, quei pochi minuti sono stati complicatissimi da superare per noi. Ci sono persone che sono costrette e condannate a vivere in quella situazione per tutta la vita…”…“È stata la parte più divertente! L’istruttore era Nicola, che gioca in una squadra di basket per disabili”…“Non tutti riescono ad accettare chi è diverso, infatti io vedo come alcuni compagni reagiscono di fronte a un disabile”… “Io non voglio neppure immaginare come sarei obbligato a vivere, se mi capitasse ciò che è successo a Mauro”… “È stata un’esperienza molto significativa, che mi ha fatto riflettere su quanto noi ci lamentiamo per problemi futili, senza tener conto di quante persone soffrano per difficoltà reali e difficilissime”… “Noi forse non riusciamo a capire cosa provi chi è costretto a stare in carrozzina per tutta la vita. Quando egli ci vede camminare per strada, secondo me, prova un po’ di invidia, però ha imparato a convivere con questo suo limite ed è riuscito a ricominciare, magari dopo un incidente, come Mauro. Noi possiamo però aiutarlo, fino a farlo sentire uno di noi, senza provare pietà o compassione per lui”… “Ho potuto capire che anche chi ha una grave disabilità può svolgere una vita abbastanza normale, purché non incontri barriere architettoniche”. Classe 2^A Fino ad ora non mi ero soffermata a pensare ai numerosi problemi che un disabile incontra tutti i giorni. Conosco dei disabili ma passo molto poco tempo con loro e non ho mai pensato che soffrissero tanto ad essere diversi dagli altri. Quando ho provato la prima volta la carrozzina, mi è sembrato divertente, ma, pensando di restarci tutta la vita, ho cambiato opinione. Ho capito che essere disabili è più difficile di quanto pensassi. Essere ciechi deve essere bruttissimo, perché non ci si sente sicuri e neanche si sa chi o che cosa ci sia attorno a noi, Da questa esperienza ho capito le difficoltà dei disabili e mi sono messa nel loro panni. ...Penso alla loro forza e al coraggio nell’andare avanti, nell’ignorare le persone che, quando passano, li fissano in un modo strano, e nell’accettare la propria disabilità. Secondo me, sono persone straordinarie che hanno una immensa forza nel cuore e che devono essere rispettate. Sono felice di aver fatto questa attività perché mi ha aperto gli occhi su un “mondo” che esiste e che deve essere preso più in considerazione. Mentre partecipavo al laboratorio, mi sono resa conto che i disabili, compresi i ciechi, possono essere molto più bravi di noi a fare le cose, compresi alcuni sport. Ho capito che le persone disabili sono e saranno sempre degli uomini e, anche se non camminano ma fanno uso della carrozzina, devono avere gli stessi diritti degli altri, essere trattati e vivere la vita come persone normali. Questo laboratorio mi ha fatto capire che i disabili hanno le nostre stesse esigenze e quindi devono avere i nostri stessi diritti. Quando Mauro ci ha parlato delle sue difficoltà, ci ha detto che molte volte non trova parcheggio per la sua auto. Io una volta “ho parcheggiato” in un posto per disabili e ora mi vergogno di quello che “ho fatto”. Partecipare al laboratorio sui disabili, mi ha fatto ricordare quando qualche anno fa anch’io, a causa di una brutta caduta in bici, sono stato costretto a stare per alcuni giorni immobile e ho provato molta rabbia nel non potermi muovere e correre. Penso che i disabili vadano accettati, perché tra noi e loro non c’è alcuna differenza, e rispettati per la forza d’animo che dimostrano. Mi piace molto praticare sport e penso che esso sia una buona occasione per unire due “mondi” che altrimenti sarebbero molto lontani tra loro. Molte volte si hanno dei pregiudizi nei confronti dei disabili, poiché ci si limita a guardare la loro fisicità, ma spesso possono “sfoderare” altre doti.Noi non possiamo capire veramente come ci si senta ad essere disabili, visto che lo abbiamo provato “per gioco” e per pochissimo tempo, ma possiamo provare ad immaginare cosa significhi non poter fare tutto ciò che fanno gli altri, non essere autosufficienti… e sapere che non c’è soluzione. Devo dire che adesso mi sono proprio accorto di quanto sia difficile il mondo dei disabili. Io non sapevo fosse così! Sottovalutavo, pensavo che quelli che stanno in carrozzina fossero più deboli di noi, invece non e così; loro sono forti come noi, hanno soltanto qualche difetto fisico. La lezione sull’handicap è stata molto interessante perché ho scoperto come si muove un cieco, ho provato a usare la sedia a rotelle sulla quale ho anche giocato a pallacanestro. Ho assistito alla proiezione di un filmato sulle paraolimpiadi; onestamente non sapevo neanche che esistessero. Classe 2^ F 61 scuola media “a:gramsci” - campalto (venezia) Gli alunni di 2^A: E’ stato importante conoscere le problematiche dei disabili, soprattutto come affrontano le difficoltà della vita quotidiana. Giocando insieme a loro ho capito che nessuno è diverso. Giada “(…)molti ragazzi hanno sbagliato ad interpretare il perché di questo incontro, loro non volevano farci divertire o perdere le ore di lezione, volevano farci capire com’è la vita i disabili. Questo incontro per me è stato molto istruttivo, ho capito come trascorrono il loro tempo libero, magari facendo sport, e la loro vita quotidiana non so nemmeno immaginarla”. Cristian “ Secondo me i disabili sono persone come noi e non dobbiamo farli sentire diversi, devono avere gli stessi diritti e se hanno bisogno di aiuto, noi dobbiamo aiutarli, in qualsiasi situazione perché con l’ esperienza del progetto Panathlon abbiamo capito le loro difficoltà”. Giulia Questa esperienza è stata molto importante, perché mi ha fatto capire le vere difficoltà che possono avere persone con degli handicap, anche se alle volte noi non li consideriamo e non li aiutiamo, sono persone come noi, anche più educate e rispettose nei confronti di tutti. Penso che non tutti l’abbiamo presa subito con serietà, perché ci sembrava più un gioco, ma pensandoci bene abbiamo capito che noi siamo molto fortunati e ci lamentiamo per cose senza senso. Elisa Bisogna avere rispetto per i disabili, perché sono come noi, solo che hanno qualche problema in più nella vita di tutti i giorni. Pietro Questa esperienza mi ha fatto capire e riflettere, dobbiamo dare sempre un’ opportunità a chi ne ha più bisogno. Alvise scuola media “don milani” – codiverno di viogonza Giovedì 19 Novembre è venuta un’associazione, il Panathlon, a farci fare un’esperienza per sensibilizzarci e farci conoscere meglio i disabili. Appena arrivati in palestra, un signore e tre ragazzi ci hanno accolto cominciando a illustrarci le difficoltà che hanno i disabili e cosa sono le barriere architettoniche. Queste barriere sono impedimenti che hanno i disabili; per esempio salire in un pullman con una carrozzina è difficile, perché ci sono gli scalini. Ci hanno spiegato che questa “sensibilizzazione” che stanno facendo è perché ci sono delle persone che magari trovano un disabile per strada e al posto di aiutarlo lo evitano perché hanno paura della reazione che può avere. Se invece una persona riesce ad instaurare un buon rapporto con un disabile la reazione non può che essere positiva. Poi ci hanno mostrato un video e ci hanno spiegato cosa voleva dire. Praticamente era un video che mostrava le riprese che avevano fatto alle Para Olimpiadi di Pechino 2008. Mi ha colpito moltissimo, in questo video, quando hanno fatto vedere le immagini di ragazzi che facevano le gare di nuoto e ad alcuni di loro mancava un braccio o una gamba. Dopo aver visto il video ci siamo divisi in tre gruppi e ognuno faceva un’attività e poi ci si tornava e si facevano tutte le attività. La prima era il Basket in carrozzina; a turno ci si metteva in una carrozzina e prima ci si abituava ad andarci, facendo qualche giro del campetto e poi, da seduti, bisognava provare a far canestro: era piuttosto difficile fare canestro! La seconda attività era un percorso con le carrozzine da passeggio. C’erano slalom e salite da passare e degli scalini fatti con dei materassini duri. Questo ci dimostrava quanto difficile sia per i disabili condurre una vita normale. La terza attività che si hanno proposto è stata quella di essere ciechi. Bisognava fare un percorso bendati e con un bastone per ciechi. Bisognava passare sopra a delle barriere, uno slalom, da passare per dei cerchi senza pestarli, un materassone ed una panchina, entrambi alti, senza cadere. Non è stata un’impresa facile! Dopo tutto ci hanno riuniti e, dividendoci in due squadre con tante file di ragazzi ognuna, abbiamo giocato a torball, un gioco per non vedenti, con una palla sonora. ...E’ stata un’esperienza molto bella e istruttiva. Mi ha insegnato a vedere i disabili con occhi diversi. Loro non sono diversi da noi, semplicemente hanno un disagio, degli impedimenti che purtroppo li conducono a fare una vita con qualche difficoltà. Giorgia – 1^ Bs L’attività con i signori del Panatllon ci ha fatto capire che anche le persone meno fortunate di noi possono avere una vita come qualsiasi altro. L’importanza di conoscere da vicino le persone in difficoltà ci ha fatto riflettere su un aspetto molto importante; infatti capire come i disabili vedono il mondo è stata un’attività molto interessante, perché abbiamo potuto provare la carrozzine e superare alcuni ostacoli che in parte sono stati superati anche grazie all’aiuto del nostro compagno, infatti i 62 disabili sono in grado di superare tutto ma con una persona che li aiuti. L’attività con i ciechi invece ci ha fatto ragionare, infatti nessuno è portato a fidarsi ciecamente del suo compagno , i ciechi devono fidarsi del loro accompagnatore, a volte riescono ma con molta pratica a camminare con l’aiuto di un attrezzo speciale anche da soli. I disabili a volte sono molto bravi, alcuni sono diventati campioni di diversi sport, da questo si può comprendere che questi ragazzi anche se con alcune problematiche riescono ad esaudire i loro desideri. Chi non apprezza queste persone non sa cosa vuol dire rispetto, a volte dovrebbero essere loro le persone diversamente abili e comprendere finalmente le cose positive e negative di questa vita. Queste attività sono state molto apprezzate da tutti noi ragazzi e per ognuno di noi sono state un insegnamento che ci conserveremo per tutta la vita e che trasmetteremo alle persone che in futuro incontreremo. Sofia - 1^ Nella giornata dei disabili, io mi sono divertito molto a giocare a basket seduto in una sedia a rotelle e mi sono divertito anche ad affrontare tutti gli ostacoli proposti. Peccato che i diversamente abili, quando superano queste prove, non si divertono come me. Io mi sono divertito moltissimo perché sapevo, che finito il gioco, mi sarei potuto alzare, e continuare a camminare come faccio di solito; loro invece non possono. Hanno una vita piena di ostacoli e sofferenze. Questo mi rende triste e malinconico ma allo stesso tempo ammiro moltissimo la loro forza d’animo perché sono capaci di non arrendersi. In questa occasione non abbiamo solo giocato con le carrozzine, ma anche fatto finta di essere ciechi. Anche usare il bastone per non vedenti, non è semplice come può sembrare. Grazie a questa esperienza, ho capito quante difficoltà affrontano queste persone più sfortunate di me, eppure, non fanno mai mancare agli altri un sorriso!!! Davide – 1^ istituto prof. commerciale “duca d’ aosta” - este Questa esperienza mi ha fatto riflettere su quanti problemi ha una persona disabile e, soprattutto, quanta voglia di vivere, quanto impegno, quanto coraggio e quanta forza hanno. Quando ho visto il filmato di quelle ragazze che correvano con una gamba sola sono rimasta a bocca aperta. Noi siamo fortunati ad essere in ottima salute, ma non per questo ce ne freghiamo, anzi dobbiamo stare vicino a loro ed aiutarli, perché sono persone come noi, persone con sentimenti, persone che hanno bisogno di sentirsi accettati dagli altri. La vita di una persona disabile è difficile in certi paesi nel mondo, ma non per questo loro si arrendono, vanno avanti e per questo che sono delle persone meravigliose. Stiamo vicino a queste persone perché nella vita non sai mai cosa ti spetta, puoi anche diventare una persona disabile e anche tu avrai bisogno di qualcuno che ti stia vicino. Chahida L’esperienza è stata molto significativa per me. Ho capito come si sentono ogni giorno ed ogni momento. Ho capito che anche se erano disabili avevano gli stessi desideri di prima di praticare sport e sentirsi liberi come prima e non legati a quella sedia a rotelle. Quando ho visto quel filmato ho iniziato a piangere perché ho visto delle persone piene di forza e di volontà. Ammiro quelle persone che dopo tutto hanno il coraggio di andare avanti. Ho tanti pensieri nella testa che non so come esprimerli, ma voglio dire a tutti coloro che sono disabili coraggio perché la vita è bella e bisogna godere ogni momento anche se le circostanze sono difficili. Hoxha Questa giornata per me è stata molto importante perché mi ha fatto capire quanto è difficile essere “diversi” (perché in fondo siamo tutti uguali). Mi ha colpito molto, nel video, la volontà di quelle persone ad assomigliare a noi, mi ha stupito cioè, il loro coraggio e la loro volontà. Io penso che anche loro abbiano bisogno di sentirsi parte integrante del mondo. Questa giornata mi ha veramente fatto capire come è dura la vita di un disabile. Laura scuola media ”mameli” - padova Ritengo, che questa esperienza, sia servita a molti per riflettere sulla fortuna che abbiamo di avere, le braccia, le gambe e la vista. Provo molta ammirazione per chi nonostante il suo problema, ha deciso di non chiudersi in se stesso, ma di vivere la stessa vita di prima, e svagarsi facendo sport. Anche io direttamente un po’, ho capito che per i disabili non è vita facile, dato che da poco mi son fatta male ad un piede e sono dovuta stare ingessata e costretta a camminare con le stampelle. E’ stato molto seccante, dato che non ho potuto camminare o correre con i mie compagni, anche se mi devo ritenere fortunata che io sia dovuta essere disabile solo per pochi giorni. Eleonora - 2^ A …In palestra abbiamo avuto l’occasione di provare su di noi le sensazioni di impotenza e le difficoltà che i disabili hanno nel fare anche le cose più semplici che noi diamo per scontate. A questo scopo ci hanno fato provare una serie di attività tra cui quella di effettuare un percorso ad occhi bendati muniti solo di un bastone per individuare eventuali ostacoli,oppure usare la 63 carrozzina per brevi tragitti con piccole difficoltà come può essere,ad esempio, il marciapiede. Attraverso queste attività ci è stato subito chiaro che quelli che per noi sono movimenti per le persone con handicap sono difficoltà da superare con notevole sforzo, proprio per questo loro hanno sviluppato gli altri sensi e organi sani. Mentre giocavamo a basket,con un vero disabile mi sono accorta,infatti, quanto lui fosse abile nel muoversi con quel mezzo e quanto invece eravamo noi a disagio… Valentina – 2^ A Abbiamo visto dei video dove c'erano queste persone che davano tutte se stesse per raggiungere il loro scopo. A mio parere è importantissimo che i disabili pratichino sport perché possono sentirsi ancora più vicini alle persone senza problemi. Lo sport oltre a far bene a loro fisico dà loro l'occasione di fare parte di un gruppo: si divertono, fanno nuove amicizie e soprattutto hanno una meta da raggiungere e non si sentono inutili. La scena che mi è piaciuta di più, nel video, è stata quella in cui c'era una gara tra ragazzi con handicap e una ragazza, pur essendo ultima, era felicissima e continuava a sorridere e a salutare la folla. Caterina – 2^ A scuola media “m.buonarroti” – rubano (succ. via rovigo) Credo che questa esperienza sia stata una vera occasione per comprendere quanto valga l’essere umano. Mi ha fatto capire che alla fine ogni uomo e ad ogni incidente, se non troppo grave, il fisico reagisce trovando un’alternativa che possa sostituire al meglio quella mancanza. Magari però fosse così semplice ripartire perché alla fine tutta la difficoltà sta in quello che si pensa, nella propria forza di volontà, nella propria voglia di vivere, nel proprio coraggio nell’affrontare la vita e spesso, dopo un trauma, è difficile ricominciare dall’inizio. Specialmente nel caso di atleti professionisti che non possono più riprendere la loro attività. Un grande aiuto è quindi far praticare loro uno sport il più possibile simile alle loro richieste;in questo modo, oltre a sentirsi nuovamente realizzati, staccano brevemente la loro attenzione dai loro problemi e si concentrano sulla loro passione, sul loro maggior divertimento, sulla loro maggiore soddisfazione. Proprio di fronte a questa caduta quindi ognuno dimostra le sue capacità, la sua costanza, la sua forza e la sua vera personalità, perché quando avrà superato questo ostacolo e avrà capito che tutto volendo si può fare, non avrà più problemi e vivrà serenamente perché saprà di avercela messa tutta. E questo insegnamento fondamentale penso che vada oltre lo sport, perché tutta la vita è una partita, una gara anche contro se stessi e per vincere bisogna allenarsi al meglio ogni giorno. Michela – 3^ C Non è detto che l’uomo per poter condurre una vita serena debba essere perfetto o meglio, l’uomo può essere felice sebbene abbia dei difetti psico- fisici. Per questo credo che l’uomo, anche se è in carrozzina, può, e ha l’opportunità, di essere felice. In che modo? Facendo uno sport ad esempio… perché, come ci hanno spiegato gli atleti del Panathlon, lo sport ci aiuta molto a spingerci sempre più in là, o meglio a non arrendersi e a non fermarsi mai nonostante le difficoltà della vita. Questa esperienza che ho potuto toccare con mano, mi ha fatto capire molte cose… ad esempio, il fatto che anche loro sono comunque esseri umani nonostante i loro difetti e che se anche quelli fisici sono più evidenti dei nostri, non vuol dire che non abbiano una grande potenza intellettuale o che non abbiano pregi. D’altro canto tutti abbiamo dei difetti e dei pregi che sta a noi far valere e far crescere o tenere nascosti. L’importante è non arrendersi mai ma continuare ad avere voglia di vivere. Nicola – 3^ C scuola media “n. tommaseo” - conselve Da questa esperienza ho imparato molte cose, una di queste molto importante: “i disabili non sono disabili”. Ho capito che loro hanno una forza di volontà per andare avanti enorme e fortissima. Grazie alla loro esperienza, poco piacevole, hanno imparato molte cose che ora vogliono insegnarci, dalla loro brutta storia hanno ricavato dei valori profondi che portano sempre con sé in qualsiasi situazione: la voglia di andare avanti, il coraggio, la forza di spirito ed essere positivi nonostante tutte le cose negative… Avrebbero molti altri valori, ma starli ad elencare tutti è davvero difficile. Con dei semplici giochi ho capito l’importanza che hanno gli occhi e le gambe. Essi sono importanti quanto il cibo ed il respirare, ma c’è una differenza tra loro. Senza cibo e senza respirare, nonostante la voglia, non si può vivere. Mentre senza gambe e senza gli occhi si può vivere. È come se si ritrova la forza in noi stessi, se questo è stato un incidente di percorso, rialziamoci, non entriamo in un tunnel buio, dove non c’è via d’uscita, perché altrimenti saremo noi a decidere tra la vita e la morte. È incredibile però, come le persone che ho conosciuto, riescano ad essere più felici di noi, anche se più sfortunati. Io li ammiro molto perché so essere così egoista da lamentarmi di tutto quello che ho e che mi ha donato la vita. Ma se un giorno mi capitasse di essere sfortunata, lo sarò sapendo quasi già cosa mi aspetterà. Siamo noi che dobbiamo imparare da loro, perché ci danno tutti i giorni un insegnamento di vita, vivendo ogni giorno meglio dell’altro e non a lamentarsi di quello che hanno o non hanno, ma a ringraziare per tutto quello che è possibile fare loro. Queste persone sono anche molto sensibili, perché loro sono persone normali, come ho detto prima, ed in tutto questo non c’è nulla di strano, anzi, c’è soltanto ammirazione. Silvia –2^D 64 Martedì 26 gennaio 2010, nella mia scuola si è svolto il progetto “un’ora per i disabili”. A me è servito molto, perché ho capito cosa vuol dire essere veramente disabili. All’inizio pensavo fosse una cosa così, c’è chi ha problemi e chi no. Ma provare veramente la sensazione di non potersi alzare da una sedia a rotelle o non vedere nulla, per sempre, mi ha fatto capire molte cose, mi ha fatto pensare a come sia già abbastanza difficile vivere così, poi se non ci sono strutture adatte a te, la cosa diventa quasi impossibile. Tutto questo mi ha fatto notare la forza di volontà che hanno le persone che vivono in modo leggermente diverso da me. Per questo ho deciso di scrivere il mio pensiero su questo foglio e se tanti altri scriveranno il loro, forse si riuscirà a muovere un passo e vedere un futuro migliore anche per chi non può farlo. In ultimo voglio anche ringraziare le persone che hanno dato il loro tempo per venire, a far pensare e vedere da un altro punto di vista il mondo, noi ragazzi. Giulia – 2^ B scuola media “g.d. tiepolo” – cartura Il giorno 25 gennaio 2010, nella scuola media di Cartura G.D. Tiepolo, i ragazzi delle classi seconde, hanno incontrato alcuni rappresentanti del Panathlon International di Padova. I due incaricati, Roberto e Carlo, hanno presentato alcune patologie dei diversi abili. Per prima ha parlato Roberto che ha spiegato che molti diversamente abili, continuano a praticare uno sport, anche se in modo un po’ diverso ma sempre con molto entusiasmo. Le parole di Roberto ci hanno colpito molto, soprattutto perché ci ha detto che queste persone potevano arrivare persino alle Olimpiadi. Tutto si può volere basta volerlo. ...Passati in palestra, ci hanno provare alcune attività. La prima è stata quella di fare un percorso bendati usando solo il bastone dei ciechi. Questo ci ha fatto capire quanto sia difficile orientarsi in uno spazio se non si vede. Successivamente abbiamo sperimentato l’uso delle carrozzine da passeggio, con una compagna che aiutava. Questa attività è stata molto difficile, perché non è facile spostarsi con la sola forza delle braccia. Adesso abbiamo capito com’è difficile la vita di una persona che non può utilizzare le gambe, però è stato divertente. Poi c’è stata l’attività del basket; Nicola (diversamente abile) ci ha spiegato come ci si deve spostare con le carrozzine e poi esercitandoci abbiamo provato ammirazione nei confronti di Nicola, perché nonostante il suo problema ha continuato a batterci. Questa esperienza è stata molto significativa, ci ha fatto capire la fortuna che abbiamo di poter utilizzare i quattro arti e gli occhi. Ci ha fatto riflettere sull’importanza della forza di volontà; tutto si può ottenere, ma bisogna volerlo e impegnarsi per ottenerlo! Kaltrina e Nicola- 2^ H Ieri, 25 gennaio 2010, hanno fatto visita alla nostra scuola dei volontari del “Panathlon International di Padova”, per presentarci l’attività “un’ora per i disabili”. Inizialmente ci è stato vedere un video riguardo a delle persone con la mancanza di arti o paraplegiche, che praticavano uno sport alle Paraolimpiadi. Nella seconda fase abbiamo provato alcuni “giochi” che praticano i disabili, nella palestra della nostra scuola. Durante la visione del filmato abbiamo provato emozione e felicità per quelle persone che, affrontano gli ostacoli della vita con serenità, partecipando alla vita sportiva. Nella seconda parte della mattinata ci sono state proposte tre attività: giocare divisi in gruppi a basket con le carrozzine apposite, effettuare un percorso con le carrozzine da passeggio, affrontare bendati un percorso con diversi ostacoli. Il gioco per noi più importante è stato quello per i ciechi, che si pratica rotolando una palla sonora da un lato all’altro cercando di fare goal nelle porte, difese dalle altre persone. Nel primo momento è stato quasi divertente stare seduti in una carrozzina, ma pensando di doverci stare tutta la vita, diventa angosciante. Abbiamo anche pensato che la gente non si rende conto di quanto soffre una persona in quelle condizioni. Abbiamo capito che non è molto facile gestirsi e muoversi in carrozzina, o senza la vista, in quanto basta uno sbaglio nelle manovre o la mancata precisione di un ostacolo per farsi male. Noi siamo molto fieri del nostro Comune, che ha provveduto a costruire una rampa per disabili per l’accesso alla nostra palestra. Francesca – 2 ^ H i.c.s. “g. zanellato” - monselice Classe 2A:- L’esperienza di oggi mi ha fatto capire quanta fatica fanno i disabili, Massimiliano. L’esperienza di stamattina è stata mitica; ho imparato che anche le persone con handicap possono praticare attività e sport divertenti, Antonio. Oggi abbiamo trascorso una mattinata insieme ad alcuni disabili; all’inizio mi sembrava divertente, ma pensando che “ci passano” la vita ho capito quanta forza di volontà hanno, Marco. Questa esperienza è stata molto interessante perché ho compreso in modo divertente quanto sia difficile e complicato vivere con dei limiti, Giulia. A molti di noi è piaciuto giocare con le carrozzine e con la palla sonora, ma se fossimo sempre ciechi o disabili la felicità diventerebbe tristezza, Riccardo. All’inizio ho trovato la lezione divertente, ma poi ho capito che i disabili hanno una vita faticosa e difficile; secondo me bisogna alzare il livello della sicurezza; sono stato sorpreso dalle spiegazioni di Carlo e Roberto. Matteo Classe 2B:- Ho scoperto che i disabili partecipano alla Paralimpiadi dimostrando a tutti cosa sanno fare in molti sport, Asia. A volte cerco di immedesimarmi nelle persone disabili e apprezzo di più quello che ho, anche perché un giorno potrebbe toccare a me, Vittoria. Lo sport può cambiare la vita di un disabile e trasformare la tristezza in felicità, superando i propri limiti. Simone 65 Classe 2C:- E’ stata una bella giornata che mi ha insegnato molte cose; anche i disabili possono divertirsi con gli altri e non sentirsi diversi, Rachele. E’ stato fantastico perché oltre a divertirci e provare nuove emozioni ho capito cosa vuol dire essere disabili, Claudia. Mi sono divertito molto ma anche stupito per l’abilità di Nicola e la sua bravura nel gioco, Guido. Dopo questo incontro ho stima e comprensione per chi è disabile, rivolgo loro il saluto e porgo il mio aiuto senza che mi venga chiesto. Luigi Classe 2D:- Questa esperienza ci ha toccato il cuore, perché abbiamo sperimentato gli sport per i diversamente abili e abbiamo capito che tutti possiamo raggiungere uno scopo con impegno e volontà. Classe 2E:- Per i disabili ogni ostacolo o prova risulta più difficile, ma molti di loro sono determinati a dimostrare che possono competere e vincere; i politici e i governanti devono fare manifestazioni di solidarietà e creare centri specializzati per le persone in difficoltà, Maria, Francesco, Veronica, Federica. Noi ogni giorno incontriamo una nostra compagna con grosse difficoltà e lei ci sorride riempiendoci di gioia. Cristian, Alessia, Elisabetta, Giancarlo, Nicolò Classe 2F:- Per me è stata una nuova esperienza, non sapevo che i disabili praticano sport con tanta grinta e divertimento, mi è piaciuto molto giocare a basket, Marco. Il percorso per i ciechi mi ha aiutato a capire le loro difficoltà e ho provato la paura del non vedere; incontro a volte un ragazzo cieco e, se ne ha bisogno, c’è sempre qualcuno che l’aiuta. Beatrice scuola media – massanzago Penso che la gente ignori le persone disabili, perchè provi paura e si senta a disagio per loro. Il percorso vissuto a scuola mi è piaciuto molto perchè mi sono divertito ed ho imparato cose nuove. Non avevo mai pensato che i disabili potessero fare sport! Penso che siano molto determinati! Mi ha fatto riflettere il fatto che pure noi potremmo un giorno diventare disabili... Penso che dovremmo impegnarci per costruire più infrastrutture che consentano ai disabili di arrivare dovunque. Sono stato felice di avre partecipato a questo momento di integrazione. Gabriele – 2^ B Il diversamente abile è una persona, uno di noi ed ha diritto alla vita, all'educazione, alla professionalità, al lavoro e alla partecipazione sociale secondo i propri limiti. Per farlo partecipare bisogna partire dai suoi bisogni. Noi, come società, dobbiamo osservarlo, capirlo ed evitare la sua emarginazione. la società deve imparare ad accorgersi di lui... Concludo con una poesia: "mi resta il meglio! e se non posso più camminare, posso ancora amare. E questo è iumportante!" Gabriele – 2^ B Ricorderò questa esperienza perchè, sebbene io abbia conosciuto più persone diversamente abili, non mi sono mai sentita così vicina al loro mondo come in quei momenti vissuti assieme... Sara – 2^ B scuola media “l. chinaglia” – montagnana Gentile Signor Mario, devo dire che mi è piaciuto molto, il messaggio deve essere arrivato dritto al cuore a tutti, grazie ai suoi collaboratori. A me è piaciuto molto quando ci hanno fatto provare cosa significa essere disabili. E’ stata una buona iniziativa quella di far venir a visitarci un campione. Cordiali saluti. Filippo Gentile Signor Mario, Volevo scriverle per dirle che ho apprezzato molto tutto quello che avete fatto nella nostra palestra ed i giochi che ci avete fatto fare. Matteo Gentile Signor Mario, sono una studentessa da scuola secondaria di primo grado “Luigi Chinaglia”, frequento la 2^B e vorrei dare il mio parere sulla sua attività di volontariato. Per cominciare, personalmente, mi sono piaciute molto le iniziative proposte in palestra dopo la sua toccante spiegazione. Mi congratulo con lei per il lavoro che svolge a favore degli atleti con un determinato handicap, perché è un’impresa ad opera di bene. Cordiali saluti. Jessica Gentile Signor Mario, la ringrazio per l’iniziativa che avete fatto presso la palestra dell’ istituto L. Chinaglia. Le attività con le carrozzelle o essendo ciechi mi ha fatto capire le difficoltà, ma anche il coraggio con cui affrontano la loro mancanza chi è meno fortunato di me. Un grande grazie. Alessandro 66 Gentile Signor Mario, la giornata del volontariato del 5 dicembre, è stata una bella esperienza e mi ha fatto capire che alcune persone che non sono come noi possono comunque vivere la vita come noi, ma non sempre. Ho capito inoltre che hanno molte difficoltà che a volte non riescono a superare. Inoltre mi è piaciuto molto il video che c’è stato mostrato sugli sport per disabili. Elena 2B scuola media “g.santini” – noventa padovana Ho partecipato a un progetto che parlava dei disabili; io prima d’ora non immaginavo gli ostacoli che dovevano superare e adesso che so, sono senza parole, anche perché nella maggior parte dei casi molte difficoltà le creiamo noi. Per esempio le auto parcheggiate male sul marciapiede, quelli che parcheggiano nel posto riservato ai disabili, ecc… Vicino a casa mia abita un disabile e quando mi raccontava le difficoltà che poteva incontrare, non ci credevo, ma da oggi ho cambiato idea grazie al progetto fatto a scuola. Ho provato a camminare bendato e cadevo sempre, e andare in carrozzella…che fatica!!! Ho capito che queste persone a volte hanno bisogno di aiuto, mentre nella maggior parte dei casi la gente li guarda con indifferenza (come facevo io del resto). Questi progetti che si fanno a Scuola sono veramente validi, più di qualsiasi altra cosa. Matteo Questa esperienza mi ha fatto pensare a tutti i problemi che possono avere i disabili e tutte le barriere architettoniche che li possono ostacolare, e ho capito che la vita può essere molto difficile senza una persona accanto a loro. Angelica Dopo questa bella esperienza ho capito che provare una volta può essere divertente, ma per la vita sarebbe faticoso. Quindi cercherò di aiutare i disabili quando li vedrò in difficoltà e cercherò di impedire agli altri di creare loro difficoltà, ad esempio non parcheggiare la macchina nei parcheggi riservati perché non è corretto. Anita E’ stato mitico! Da questa giornata ho capito le difficoltà, soprattutto quando sono caduto dalla rampa: io ho le gambe e le posso usare, loro no, e senza qualcuno non riescono a rialzarsi. Mi è piaciuto giocare in carrozzina, ma se dovessi starci per tutta la vita non sarei molto contento. Giacomo R. scuola media “l. pierobon” - cittadella Ho visto come era bravo e veloce quel ragazzo in carrozzina che giocava a basket con noi (Alessandro, 2LSC); e aveva un grande sorriso di umiltà stampato in viso (Chiara, 2LSC). Io ho riflettuto che anche un diversamente abile può raggiungere la felicità quando sa di essere amato. (Angelica, 2LSC). Nel percorso per non vedenti, ho capito che se anche non si può vedere l’esterno, si può “vedere” comunque l’interno, il cuore, andare oltre a ciò che è visibile, superare l’apparenza che ci porta spesso a giudicare gli altri come in realtà non sono. Si colgono di più i sentimenti, saremmo più sensibili, non importerebbe più essere belli o brutti, veloci o lenti, vestirsi bene o male. E per abbattere le frontiere dei normodotati, può bastare un sorriso, una parola gentile, un incoraggiamento. Possiamo finalmente aprire gli occhio alle necessità degli altri e non pensare esclusivamente a noi stessi. (Elena, 2LSB) Mi è piaciuto sentir parlare le persone disabili della loro esperienza. Da loro ho imparato a non darsi per vinti. (Yakiv, 2AA) Io gioco a basket e sedermi in carrozzina mi ha fatto sentire impotente. Vedevo il canestro ed anche il campo, da tutto un altro punto di vista. (Carlo, 2 LSA). Dopo questa giornata guardo le persone in carrozzina capendo ciò che provano, senza provare quell’imbarazzo che li fa sentire diversi. (Ottavia, 2 LSA). A scuola è stato strano provare la cecità e la disabilità nelle gambe, mi sentivo indifesa, vulnerabile, soggetta alla volontà altrui e a disagio, sotto gli sguardi scrutatori degli altri e sono riaffiorati vari ricordi, quelli delle poche ore passate su una sedia a rotelle, per una caduta in casa, un po’ di tempo fa e che mi hanno profondamente cambiata. La paura di restare su una carrozzina per sempre mi ha cambiato, mi ha fatto apprezzare la vita così come è, con i suoi alti e bassi; non era la fine quel giorno, era un nuovo inizio. Quando ripresi a camminare la mia paura non era di tornare su una sedia a rotelle ma di dimenticare quelle sensazioni che ora rendono la mia vita fantastica. (G.D., classe 2LSA) Anche io, come chi, in carrozzina, è venuto a parlarci a scuola, ho potuto personalmente testare quanto sia bello vivere, dopo il mio lungo periodo passato in ospedale e poi a casa. Il mio cuore, dopo aver sofferto tanto è attualmente pieno di tanta speranza. Pur avendo solo dodici anni ho tanti progetti che al più presto, appena finite le scuole medie, comincerò a realizzare. Conosco infatti l’esperienza di un ragazzo ora uomo che in condizioni di vita gravi è diventato un importante ricercatore a livello internazionale, il dott Fulvio Frisone, al quale hanno di recente dedicato un film “Il figlio della luna”. (L.T., classe 2 LSA). 67 scuola media “l.belludi” - piazzola sul brenta Oggi mi sono comportato bene perché ho capito cosa vuol dire essere disabili e quanto sia brutto e faticoso. Ho preso seriamente il fatto di essere disabile e ho scoperto che andare in carrozzina non è per niente facile: si può facilmente cadere indietro e se ciò accade alzarsi è impossibile.Provare ad essere ciechi è stato ancora più brutto perché non sai in che luogo sei, dove vai… Questa esperienza è stata in parte buona e in parte no perché è stato duro scoprire cosa vuol dire essere disabili, forse avrei preferito non saperlo. Stefano Questo laboratorio mi ha dato modo di rendermi conto di quanto sono brave le persone con disabilità, le nostre lamentele sono assolutamente ridicole in confronto a ciò che altre persone affrontano quotidianamente. Siamo fortunati a stare bene.. un conto è questo laboratorio dove proviamo ad andare in carrozzina o ad usare il bastone per non vedenti e un conto è vivere tutta la vita così. Penso sia molto difficile accettarsi e abituarsi all’idea di non vedere più o di perdere l’uso di alcune parti del corpo, non si ha nemmeno il tempo di prepararsi ad un evento del genere perché tutto accade in un attimo . Prima sei una persona indipendente e poi devi dipendere esclusivamente dagli altri. Irene scuola media “bertolini” - portogruaro Qualche settimana fa al posto delle ultime ore abbiamo avuto una dimostrazione della vita dei disabili. Gli organizzatori ci hanno preparato. - Un percorso ad ostacoli e ci hanno bendato. E, come pensavo, essere ciechi, anche se solo per qualche minuto, è davvero bruttissimo. - Una partita a basket su sedia a rotelle, che io ho trovato molto più difficile di una normale partita di basket. - E infine, abbiamo percorso un tracciato con delle insidie quali un marciapiede, un palo, ostacoli che noi superiamo quotidianamente senza fatica, per un disabile sono difficilissimi da superare. La giornata mi ha divertito, ma poi ho pensato che quei giochi potevano essere divertente solo se durassero pochi minuti, non tutta la vita. Secondo me, l’Handicap più duro, è essere ciechi, perché è l’unica disfunzione che non ti permette di godersi il mondo attorno a se. Evitare un disabile è una cosa sbagliatissima, anche se è della natura umana disprezzare chi è diverso, purtroppo. Questo si aggiunge al fatto che il portatore di handicap è condannato a fare una vita diversa, più brutta e sola. Se si ha determinazione, però, si può superare anche i grandi ostacoli, come un Handicap. Nel mese di dicembre, presso la nostra scuola, è venuta un’associazione che si occupa di tutte le persone che hanno un handicap ma che hanno voglia di vivere normalmente e praticare uno sport. Proprio per questo ci hanno mostrato un video educativo, per farci capire che l’handicap non è assolutamente un ostacolo per poter riuscire a fare qualsiasi cosa ed addirittura poter anche praticare uno sport. Dopo la ricreazione ci siamo recati ordinatamente in palestra ed abbiamo messo in pratica quanto visto: non c’è cosa migliore per provare a capire le difficoltà delle persone disabili che provare ad essere disabili. Per prima cosa abbiamo provato a capire cosa vuol dire essere ciechi, ho dovuto bendarmi, montare il mio bastone e camminare senza vedere ciò che c’era davanti a me, potevo soltanto usare il bastone ed è veramente una bruttissima sensazione trovarsi totalmente al buio. La mia seconda sfida con me stesso è stata salire su una carrozzella ed assieme ad un accompagnatore provare a superare, su un percorso preparato appositamente degli ostacoli. E’ stato un percorso veramente difficile e faticoso. E come ultima esperienza ho provato a giocare a basket sulla sedia a rotelle. Per noi giocare a calcio, correre con gli amici o vedere tutto ciò che ci circonda è banale, per alcune persone non lo è, i ciechi pagherebbero qualunque cosa per vedere un prato fiorito o solo un fiore che nella loro vita non hanno mai visto. Le persone disabili che si trovano costrette purtroppo a stare su di una sedia a rotelle per tutta la vita non possono camminare, correre o giocare a pallone. Per loro salire su un marciapiede è come scalare una montagna e compiere qualsiasi altro gesto che fa parte della nostra quotidianità, al giorno d’oggi è ancora più difficile perché non ci sono abbastanza strutture che possano aiutarli a fare questo. Alla fine di questa esperienza sono arrivato a pensare che tutte le persone fortunate come me dovrebbero fermarsi un attimo e riflettere dicendo: “E se fossi io al loro posto?”. A volte anche un nostro sorriso una parola o un gesto gentile potrebbero rallegrare il cuore chi ne ha veramente bisogno. Un pensiero per i disabili “In quelle due ore mi sono divertito a giocare a palla sulla sedia a rotelle, fare un percorso bendato ho provato ad essere quello che non sono. Però io lo ho fatto solo per due ore.” scuola media “nicolò tommaseo” - terrassa padovana Mercoledì 3 febbraio ho partecipato ad un incontro che trattava il tema dei disabili. All’inizio due signori ci hanno spiegato questo problema, ma soprattutto ci hanno detto che, un modo per far capire alle persone colpite da malattie gravi che non vale la pena mollare, è lo sport. Molti disabili infatti, ne praticano uno. Poi siamo andati in palestra, dove abbiamo, in un certo senso, provato ad essere disabili: abbiamo fatto un percorso con gli occhi bendati, utilizzando solo un bastone, abbiamo fatto 68 un percorso con le carrozzine e, sempre con queste, abbiamo giocato a basket. Infine abbiamo fatto un gioco molto bello (a mio parere). Queste attività mi sono piaciute, perché mi hanno fatto capire alcuni dei problemi che devono affrontare delle persone. Ho detto alcuni perché il problema che non si può capire se non si prova sul serio è quello psicologico: infatti molti disabili hanno questo tipo di problema provocato dal trauma subito. È necessario, quindi, se si ha la possibilità, aiutare queste persone, forse, meno fortunate di noi. Giorgia – 2^ F L’esperienza che ho vissuto mercoledì assieme alla classe mi ha fatto capire molte cose. Le persone disabili sono più forti di noi, perché devono accettare i difetti che hanno e poi devono inserirsi nella società e per fare questo ci sono persone che li aiutano a condurre una vita normale. Devono essere considerati come gli altri e capaci quanto gli altri di agire e rendersi utili. Siamo noi che dobbiamo imparare come vivere e apprezzare la loro vita. Gianluca – 2^ F Disabile vuol dire destino, destino per tutta la vita, bisogno degli altri e anche vergognarsi per non essere autosufficiente. Io mi ritengo fortunato per essere nato molto sano e senza problemi, quindi posso vivere la vita con serenità. Questo però non significa prendere in giro queste persone, anzi aiutiamole a rendere la loro vita meno faticosa. Fabio – 2^ F scuola media “tommaseo” - arre Mercoledì 3 febbraio 2010, la mia classe ed i ragazzi di Terrassa Padovana, abbiamo incontrato un signore ed una professoressa che ci hanno fatto capire che le persone diversamente abili hanno le stesse capacità nostre e possono praticare alcuni sport. Mi ha colpito una cosa in loro: non si arrendono mai ed anche se perdono una gara per loro è come se avessero vinto perché si amano per quello che sono, ed anche se hanno un handicap fisico, a loro non gliene importa niente, perché si divertono lo stesso e cercano di farci capire che sono degli eroi. Io gli ammiro per questo, sono fantastici. Enrico – 2^ E Secondo me, una persona che ha un handicap non vuole pietà, ma aiuto, amore e spesso, purtroppo, non viene dato né l’uno né l’altro. Loro non devono essere escluse, ma coinvolte nelle varie attività, nei giochi, perché sono esseri umani come gli altri. Nella nostra società non c’è posto per chi ha problemi (fisici, mentali, …), perché tutti devono essere perfetti, belli, efficienti e sempre al centro dell’attenzione. Infatti, ci sono persone belle, sane, ma che vivono senza sentimenti ed amore, che non sanno dare nulla, neppure un sorriso, mentre le persone con problemi di handicap ti esprimono gioia, voglia di vivere e di stare in compagnia. Alessia – 2^ E Sono contenta che anche la nostra scuola svolga progetti sui disabili. Sono rimasta colpita dalla visione del dvd che abbiamo visto in classe. Mi rendo conto che molte volte ci lamentiamo per problemi inesistenti e per stupidaggini, invece i diversamente abili hanno una forza di volontà incredibile, anche se quotidianamente si trovano ad affrontare vari ostacoli, non si tirano indietro e vanno avanti, come se la vita non avesse tolto loro nulla. Sono molto contenta nel sapere che ci sono persone che sono presenti nella loro vita. Mi ha colpito inoltre la loro bravura nel mettersi in competizione con noi “normali” e superarci, nonostante tutto. Alice – 2^ E scuola media “de amicis” - saletto Questa attività per me è stata molto significativa, mi ha fatto molto riflettere sia sulle difficoltà che queste magnifiche persone devono affrontare, sia sulla loro forza di volontà. Mi ha molto colpito la forza e l’energia di Nicola. Con questa attività ho capito veramente come si sente e il motivo per cui un mio conoscente diventato disabile da poco è caduto in un profonde stress nervoso. Queste persone però hanno molta più voglia di vivere di noi. Questa attività mi ha aiutato molto a capire sulla mia pelle anche se per poco tempo, quello che le persone diversamente abili provano ogni giorno nel non poter camminare, non vedere i colori e i volti delle persone, ma alcuni sono troppo stupidi per capire tutto ciò. Alcune volte è vero che ci sono persone che hanno dei problemi, ma ho capito che sono come noi. Ho provato compassione ma anche ammirazione per queste persone che si adattano e per quello che riescono a fare. Questa attività è stata molto importante dal punto di vista educativo perché abbiamo imparato a trattare i nostri compagni diversamente abili come noi. Ma è stata importante anche perché ci siamo divertiti ed è stato molto interessante. Ecco sono qui non ho problemi, solo il fatto di pensare che molte persone non possono correre, giocare, camminare, muoversi, loro avendo problemi, hanno sempre il sorriso stampato in faccia anche nei momenti della vita che sono più duri: la carrozzella ecco quello che ci aspetta, se i nostri comportamenti sono sbagliati. Ecco tutta la vita può cambiare, ma noi possiamo aiutare o collaborare con loro dando loro delle soddisfazioni ecco la nostra vita può cambiare da un momento all’altro. Classe 3^ A 69 scuola media “kennedy” – santa giustina in colle Utilizzando le iniziali del nome dell’associazione crea nove frasi che costituiscano un breve testo evidenziando cosa ti ha colpito dell’attività proposta. P A N A T H L O N P A N A T H L O N P A N A T H L O N anathlon è un’associazione che permette ai ragazzi di provare le sensazioni delle persone disabili scoltando i loro discorsi e guardando i filmati ho capito che anche un disabile può praticare sport.. uoto, sci, pallacanestro,… insomma quelli che pratichiamo noi dire la verità, prima di questo incontro, non avevo mai pensato sul serio a queste cose roppe volte queste persone si sentono sole per l’indifferenza degli altri o praticato un percorso per ciechi, ho giocato a torball un gioco per non vedenti che si fa con una palla a sonagli a giornata è stata molto divertente ed istruttiva ra ho imparato a rispettare le persone diverse da me; ho capito che non bisogna mai avere dei pregiudizi: bisogna conoscere le persone prima. on credo che questa esperienza la dimenticherò facilmente Classe 1^ A ensavo fossero ragazzi diversi da me volte si giudica senza sapere… on credevo che queste persone avessero così tanta forza d’animo e che si “spendessero” così tanto nonostante le loro difficoltà desso penso di più ai ragazzi meno fortunati di me ante persone disabili hanno una notevole sensibilità, a volte più delle persone “normali” o provato le loro difficoltà ed ho capito che in fondo siamo tutti diversamente abili, perché ognuno ha abilità diverse! e attività – difficili all’inizio – sono state efficaci e divertenti ltre tutto ci hanno fatto provare a essere ciechi e mentre camminavo ho capito che la cecità non è solo esteriore, ma anche interiore. on avevo mai fatto un’esperienza così bella e significativa. Classe 1^ C rima di incontrare l’associazione, credevo che la vita dei disabili fosse più facile. scoltando le loro testimonianze adesso invece ho capito quanto sia difficile per loro. on pensavo che un piccolo gradino potesse essere un ostacolo… ncora più difficile mi è sembrata la vita dei non vedenti: utte le volte che devono andare da qualche parte devono avere un’assistenza. o provato un percorso in sedia a rotelle ed ho partecipato a dei giochi mentre ero bendato o scopo di queste attività era di farci capire le difficoltà dei non vedenti e dei paraplegici ra posso capire come si sentono i disabili… ononostante i loro problemi, ho scoperto che dobbiamo imparare tante cose da loro Classe 1^ D scuola media "todesco" - padova L'esperienza vissuta a scuola durante le ore dedicate alla disabilità, è stata molto intensa. L'aver provato a giocare a basket in carrozzina, i percorsi in carrozzina e l'aver deambulato come un non vedente, mi ha fatto riflettere molto. Innanzitutto ho pensato alla grande forza d'animo dei miei coetanei disabili; nonostante l'handicap fisico essi si impegnano a svolgere tutte le attività fisiche raggiungendo spesso risultati sorprendenti. Inoltre credo che dobbiamo prenderli come esempio, perchè nella vita non si arrendono al limite fisico che gli è stato imposto e riescono lo stesso a praticare lo sport. Mi sono emozionato quando, dopo aver tolto la benda, terminato il percorso da non vedente, ho provato un enorme piacere nel vedere la luce; in fondo bisognerebbe capire che già siamo fortunati nell'essere completamente abili a soddisfare tutti i nostri desideri. E' per questo che forse la società dovrebbe fare di più per aiutare chi non è fortunato come noi. Elio - 2^ D In quest’ultimo periodo sono molto più attenta ai problemi della disabilità e gran parte del merito è dell’attività svolta a scuola. Abbiamo provato a fare degli sport e percorsi senza l’uso di alcune parti del nostro corpo ad esempio il basket in carrozzina e percorsi senza l’uso di vista o gambe. È stata un’esperienza divertente ma sopratutto interessante e mi ha fatto pensare molto. Ho testato “sulla mia pelle” che la vita, dal punto di vista fisico ma soprattutto emotivo, quando si è disabili è molto difficile. Ci sono persone che, nonostante tutto, hanno la forza di reagire e di riprendere in mano la loro vita. Riescono a fare ciò anche grazie allo sport; possono porsi degli obiettivi e venire inseriti in un gruppo. Lo sport, sia per le persone disabili che per noi, è un occasione di divertimento, un modo per fare amicizia, per raggiungere e lottare per i propri obiettivi e tra 70 questi anche un po’ di sana competizione. Ammiro molto tutti coloro che, con iniziative e progetti, sono riusciti a riportare ai disabili stabilità e un modo per migliorarsi, attraverso lo sport. Purtroppo però, in Italia, ci sono ancora edifici e mezzi non accessibili a queste persone e barriere architettoniche che li bloccano. Tutti noi dovremmo, con anche piccole cose, aiutare queste persone per cambiare le cose. Si potrebbe, ad esempio, iniziare dal non bloccare i passaggi con auto od occupare i marciapiedi. Soprattutto cercare di interagire con loro ed integrarli nel gruppo senza abbandonarli per le loro condizioni fisiche. Elena – 2^ C scuola media “don galliero” - tribano A scuola sono venuti a trovarci due signori del Panathlon che in passato sono stati dei grandi atleti e che continuano a praticare attività sportiva. Ci hanno spiegato che alcune persone nascono con problemi agli arti mentre altre si ritrovano con protesi o in carrozzella a seguito di un incidente. Abbiamo eseguito un percorso per capire le difficoltà che può trovare per la strada un non vedente. Per noi è facile renderci conto se andiamo incontro ad un ostacolo ma per loro è tutta un’altra cosa, e per questo hanno sempre un bastone per sentire cosa li circonda oppure un cane che li accompagna. È stata un’esperienza molto bella ed interessante. Inizialmente non sapevamo le situazioni nelle quali potrebbero trovarsi queste persone, pensavamo fosse tutto più facile ma non è così. Erica – 2^ Se una persona non prova a fare questa esperienza non può capire come si possano sentire svantaggiate le persone disabili. Spero che anche altri studenti abbiano un’occasione come questa, a me resterà in mente per sempre. Giulia – 2^ A scuola sono venuti due soci del Panathlon per spiegarci i vari tipi di disabilità e come le persone riescano a sentirsi meglio con lo sport. Abbiamo visto come le persone riescano a gareggiare con la carrozzella o, senza una gamba, a praticare il ciclismo e addirittura il salto in lungo; devo dire che sono più bravi di noi, se penso a quanto equilibrio devono avere! Questa esperienza è stata interessante e mi ha fatto riflettere; penso che tante persone non si rendano conto di tutte le difficoltà che i disabili hanno e per questo non rispettano le regole. Laura – 2^ scuola media “farina” - vicenza IL 16.03.2010 l’associazione “Panathlon” ci ha fatto riflettere sulla vita di un disabile, le sue difficoltà, le sue fatiche. Gli organizzatori ci hanno fatto capire cosa vuol dire essere disabile, facendocelo provare sulla nostra pelle: con dei percorsi particolare: Il primo percorso doveva essere eseguito su una sedia a rotelle: bisognava salire gradini, oltrepassare rampe, fare “zig-zag” tra dei coni così capendo che non è per niente facile girare nelle strade e negli ambienti pubblici. Il secondo percorso doveva essere eseguito indossando un paio di occhialini da piscina oscurati e con in mano il bastone per ciechi. Si dovevano oltrepassare alcuni oggetti (come materassino, ostacoli ecc..) e riconoscere oggetti. Ciò ci ha fatto capire che non e’ facile vivere senza il senso della vista. La terza attività prevedeva il gioco del basket in carrozzella. Ad insegnarci c’era un giocatore disabile che nonostante le sue limitazioni continua a fare sport. L’ultima attività era un gioco praticato dai non vedenti, che si basava principalmente sul senso dell’udito. Alla fine della giornata c’è stata una principale osservazione: ogni volta che si finiva un’attività si diceva o pensava “Ah, finalmente ci vedo” oppure “finalmente in piedi”; ma ci sono persone che ogni giorno si svegliano senza vedere o non potendo camminare quindi noi dobbiamo pensare che alcune persone sono più sfortunate di noi e che siamo sempre molto privilegiati! Silvia – 3^ Il 16 marzo 2010 i nostri insegnanti, in collaborazione con un’associazione per disabili, hanno organizzato delle attività che hanno occupato circa le prime quattro ore della nostra giornata scolastica, per capire e sensibilizzarci a come vivono tutti quei ragazzi che vengono chiamati disabili, sia mentali che fisici, ma che in sostanza sono persone, come noi. La prima ora, il signor Torrisi ci ha introdotto le attività che varemmo fatto in seguito e ci ha parlato dei ragazzi che nascono o diventano disabili. Alcuni finiscono in carrozzina a causa di un grave incidente, altri combattono contro qualche malattia, ecc. A metà della seconda ora il professore di ginnastica ci ha accompagnati in palestra dove, assieme a due allenatori delle squadre di basket di alcuni ragazzi disabili, ha preparato dei percorsi da eseguire. Un percorso bisognava farlo a occhi chiusi, per provare le stesse sensazioni delle persone cieche; l’altro, bisognava eseguirlo seduti in sedia a rotelle da passeggio che ci avevano portato. Fuori, un giocatore di basket (disabile) abbastanza famoso, ci ha fatto giocare a basket sulle sedie a rotelle. La prima parte, la parte “teorica”, mi è piaciuta; parlare e ascoltare quel signore è stato interessante. La seconda parte o la parte “pratica”, per me è stata pessima. L’organizzazione, le persone, i percorsi, eccetera, andavano bene ma provare la sensazione di stare in una carrozzina è stato bruttissimo. Ammiro tutti i ragazzi che finiti in sedia a rotelle riescono a pensare a un domani, a un futuro, o semplicemente vivere sereni. Il concetto è chiaro: queste persone non sono diverse da noi; ma se succedesse a me vorrei solamente morire. Già così la vita è difficile, in più per loro è ancora peggio! In questo momento 71 io non ho nessun problema a fregarmene di quello che pensano gli altri di me, ma se fossi disabile non credo sarebbe la stessa cosa. Io proprio non troverei la forza di andare avanti, sarebbe impossibile per me. Comunque, è stata, tutto sommato, una bella esperienza; mi ha aiutato veramente a capire come ci si sente ad essere uno di loro. Le persone dell’associazione che hanno collaborato e lavorato per organizzare la giornata sono state brave, i due allenatori che ci hanno accompagnato nei giochi erano simpatici e disponibili. Un’esperienza che ci fa riflettere; un grazie anche ai nostri cari professori. P.S. Penso che certi commenti o pensieri avrei potuto non scriverli, ma ci tenevo a scrivere quello che penso VERAMENTE. Lisa – 3^ Il 16 Maggio abbiamo avuto un incontro sulla disabilità. Prima abbiamo guardato delle diapositive su alcuni ragazzi che, pur nella loro condizione, partecipavano attivamente ad attività sportive, poi abbiamo provato a metterci nei loro panni. Alcuni di noi hanno giocato a basket su una sedia a rotelle, altri hanno affrontato un percorso che riproduceva gli ostacoli che queste persone possono trovare in città. Qualcuno si è bendato gli occhi per riuscire a calarsi nella situazione dei non vedenti. Finita l’attività tutti hanno riabbracciato il sole e assaporato la sensazione di potersi di nuovo reggersi in piedi. Ma c’è anche chi non lo proverà mai. Per questo bisognerebbe cercare di agevolare queste persone, costruendo delle attrezzature e dei luoghi accessibili anche a loro. Ricordo di una volta che passeggiavo per il centro e ho incrociato due non vedenti. Si tenevano per mano, sorridendo. Anche senza distinguere i colori, riconoscono la forza dell’amore, che supera contrasti e differenze, spezzando i lacci delle mentalità chiuse e pregiudiziose. Per questo si dovrebbe cercare di non trattarli come se fossero diversi, ma rivolgendogli lo stesso rispetto e la stessa attenzione che si porterebbe a una qualsiasi altra persona. Francesca – 2^ scuola media -san pietro viminario Con l’inizio del 2010 abbiamo vissuto molte esperienze belle e significative che rimarranno sempre nei nostri cuori. Nel mese di Gennaio la nostra professoressa di educazione motoria, Alessandra Veronese, ci ha fatto partecipare ad alcune attività veramente interessanti, che ci hanno fatto capire molte cose. Sono state esperienze fantastiche, che hanno permesso di misurare le nostre capacità e prendere coscienza di quanto ciascuno di noi sia in grado di utilizzare al meglio il proprio corpo. La nostra preziosa integrità fisica noi ragazzi diamo per scontato di averla sempre e non ci rendiamo conto che purtroppo a volte, per varie ragioni, si può perdere. La nostra professoressa Veronese ha voluto così metterci di fronte alla realtà dell’handicap e ha voluto farci incontrare a scuola con l’associazione Panathlon che si occupa di far praticare attività sportive a persone che hanno disabilità motorie e/o sensoriali, come i disabili in carrozzina e i non vedenti. E’ stata un’esperienza significativa che ci fatto avvicinare a delle realtà alle quali noi non siamo sempre attenti e che spesso la nostra società, dove tutti devono essere perfetti ,tende a dimenticare. L’incontro con alcuni giovani atleti dell’associazione Panathlon, ci ha aperto gli occhi su come le persone disabili sappiano reagire alla loro situazione anche grazie all’attività sportiva. Questi atleti speciali ci hanno fatto provare cosa vuol dire servissi quotidianamente di una carrozzina e con essa magari giocare a pallacanestro o muoversi in un ambiente con barriere architettoniche; oppure essere non vedenti e fare sport. Ci vuole tanta forza di volontà e determinazione per vivere nelle loro condizioni. Tutto questo ci ha fatto riflettere e ci siamo chiesti: “Se ci fossi stato io al loro posto come mi sarei comportato?” Forse ce ne saremo stati chiusi in casa. A volte noi ragazzi siamo poco sensibili verso queste persone, magari solo per adeguarci al comportamento degli altri. Abbiamo capito,invece, che anche noi vigorosi, dobbiamo stare loro accanto e farle sentire come noi perché pur non essendo completamente autonome, non hanno niente di diverso. Pensiamo che questa esperienza vissuta a scuola sia stata una bellissima testimonianza di solidarietà, che invita tutti all’aiuto, alla comprensione e all’attenzione, il che a volte è difficile, forse perché la maggior parte della gente considera i disabili qualcosa di diverso e lontano dal nostro mondo e dai nostri stili di vita. Classe 2^ A scuola media “a. canova” – loreggia Un giorno io e la mia classe assieme alle altre due seconde ci siamo trovati in auditorium per parlare di un argomento che fino allora nessuno aveva mai avuto il coraggio di affrontare. Dopo qualche minuto un signore in carrozzina entrò e cominciò a parlare dicendo che il motivo per cui lui era in carrozzina non era tanto per una malattia ma per un incidente che gli fece perdere l’uso delle gambe condannandolo a restare in carrozzina per il resto dei suoi giorni. Ma nonostante tutto, questo signore, è riuscito a trovare la forza per tornare a vivere come prima cioè come un uomo “normale”. A me sinceramente questa storia mi ha colpito molto perché a differenza di altre persone che si arrendono al primo ostacolo lui ha lottato per riprendersi un posto nella vita e andare avanti. Subito dopo abbiamo visto un filmato che mostrava come le persone diversamente abili possano praticare uno sport anche senza l’uso delle gambe o delle mani. Una cosa impressionante è stato quando ho visto delle persone in carrozzina praticare basket in modo così professionale e atletico, sembrava che la carrozzina facesse parte di loro. Un po’ di tempo fa sono venuto a conoscenza delle paralimpiadi che erano riservate solo a persone con problemi fisici. Un tempo pensavo che servissero solo a mettere in evidenza i problemi delle persone diversamente abili e non mi sembrava tanto giusto. Ora che ho avuto l’occasione di ricevere spiegazione da persone esperte ho compreso 72 appieno l’utilità delle paralimpiadi, cioè dare l’opportunità anche a persone disabili di competere in una gara e far vedere a tutti che non avere una gamba o un braccio impedisca loro di fare tutto ciò che fanno gli altri. Questa esperienza per me è stata molto importante, mi ha fatto capire il dolore e la sofferenza di quelle persone che ogni giorno della loro vita sono messe a dura prova per affrontare anche dei semplici gradini. Bisogna aiutare queste persone per fare della loro vita un tesoro. Ionut – 2^ C Lo sapevo già da una settimana che martedì 15 dicembre 2009 dovevo fare l’esperienza “1 ora x i disabili” con il Panathlon, ma quando arrivai in palestra fu come mi fossi dimenticato tutto. Una volta seduto in quella carrozzina non potevi più usare i piedi e le gambe ed era frustante: l’istinto te le faceva usare e fino a prima avevi lanciato quella stessa palla con la spinta delle gambe, lì in piedi; ora stavi seduto, fermo, con le tue braccia che facevano tutto, spostavano la carrozzina e lanciavano la palla. Ma non si può dire che le gambe non servivano a nulla, perché lì si appoggiava la palla. Tu, seduto, sempre con quel pensiero in testa: “Quando potrò riutilizzarle mie gambe?”. E’ ovvio che sapevi che da lì a poco avresti potuto alzarti e utilizzarle, ma prova a immaginare che non potrai più utilizzarle, che incubo sarebbe?. Soprattutto sarebbe un incubo senza fine. Un incubo con cui dovrai convivere fin che vivi, più grande ancora se pensi agli ostacoli da superare e che devi avere sempre una persona al tuo fianco, che ti aiuta. Per questo molte persone non ce la fanno e si spingono fino al suicidio. Per combattere questa immensa sfortuna capitata nella tua vita ci vuole una grande forza di volontà per continuare, per questo stimo le persone che son o in carrozzina. Io però non riesco a concludere questa riflessione, perché sarebbe come concludere un punto aperto deu giorni nostri, perciò… Alessio – 2^ B scuola media “g. olivi” – chioggia Da quando nasciamo a quando esaliamo l’ultimo respiro tutti abbiamo dei problemi, indifferentemente se siamo uomini o donne. Non per questo dobbiamo abbatterci, anzi occorre trovare una piccola scintilla in noi, trasformarla in una grande fiamma e rialzarci dalla polvere cercando il modo di superare barriere architettoniche e morali con una grande forza d’animo. Noi ragazzi e ragazze delle seconde della scuola secondaria di primo grado “G. Olivi” abbiamo approfondito il delicato tema della disabilità provando a muoverci con le carrozzine o bendati e con un bastone in mano grazie al Panathlon di Padova che ha organizzato l’iniziativa “1 ora x i disabili”. Ci siamo chiesti cosa fa una persona qualsiasi in un giorno qualsiasi: va a scuola o al lavoro, si trova con amici o pratica lo sport. Tutte queste cose ci sembrano normali, piccole cose che tutti i giorni affrontiamo. Consideriamo, però, quelle persone che chiamiamo “disabili”, anche una cosa semplice, dal nostro punto di vista, può diventare per loro un problema. Pensiamo ad un uomo in carrozzina che deve affrontare una scalinata o ad un cieco che deve andare a scuola. La giornata del 21 dicembre 2009 ci ha aiutato ad immedesimarci in queste difficoltà, sia attraverso i giochi sia grazie alle spiegazioni e ai racconti. Riflettendo sulla poesia di Kirk Kilgour, un atleta diventato disabile, abbiamo capito che nonostante la sofferenza la via può diventare bella. Gli alunni della 2^ C UNIVERSITA’ Marco Navarro, uno dei collaboratori di “Uno a Cento” che lavora con noi ormai da diversi anni, studente a Padova nel corso di “Laurea in Scienze Motorie” , sta preparando la sua tesi articolata sul nostro progetto e evidenzierà uno studio per la conoscenza e la sensibilità degli studenti delle scuole medie al problema della disabilità. Marco è allenatore di pallavolo, ha seguito il Corso di Psicologia con esperienze di educatore presso scuole medie di Milano e di Selva di Val Gardena, da oltre quattro anni oltre all’attività di allenatore, segue progetti educativi e di educazione fisica rivolti sia ai giovani che agli anziani nel nostro territorio. Per la preparazione della sua tesi è stato progettato un questionario anonimo che è stato sottoposto agli studenti di diverse scuole di Padova e provincia (circa 500 alunni) sia prima che dopo il nostro intervento teorico e pratico. Per la preparazione di questa tesi si sta avvalendo della preziosa collaborazione della Professoressa Valeria Marin, Docente del Corso di Laurea di Scienze Motorie e Direttore della Scuola di Specializzazione di Igiene e Medicina Preventiva presso l’ Università di Padova, che è stata anche la principale sponsor di questa idea.Una cosa importante è stata l’individuazione degli istituti, scelti tra quelli dove l’esperienza di “1 Ora x i Disabili” ha avuto luogo da anni, ma naturalmente su classi nuove, ma anche in quegli Istituti dove per la prima volta approda il progetto. Si potrà così valutare proficuamente quanto il lavoro del Panathlon sia stato importante per la conoscenza da parte dei giovani di questo importante problema sociale. 73 Chioggia 21 Dicembre - Scuola Media Statale “G.iuseppe Olivi di Chioggia “1’ ora X I disabili” Ringraziamenti allo staff diretto dal” Consigliere per la disabilità” dell'Area 1 Triveneto del Panathlon International Club MARIO TORRISI della comm. “Sport Disabili” del Panathlon di Padova e ai suoi collaboratori capitanati dal Prof. Antonio BALDAN. Grazie al Panathlon di Padova e alla Provincia di Padova – Assessorato allo sport, Assessorato ai servizi Sociali che hanno promosso questa iniziativa. Infatti parte del contributo del 2009 della provincia veneziana è stato offerto ad una scuola della provincia, l'Olivi appunto. Ringraziamenti vanno poi: All'Assessore allo sport Dott. NICOLA BOSCOLO PECCHIE All'assessore al Sociale Dott. RICCARDO ROSSI che supportano l'iniziativa e s'impegnano a riproporla il prossimo anno con un contributo comunale. Alla Dirigente Scolastica Dott. Sandra Zennaro da cui dipende la Scuola Media Olivi e le II e classi partecipanti, Al Dirigente Scolastico del “Liceo Veronese” Dott. Luigi Zennaro che mette a disposizione Aula Magna e Palestra per la parte teorica e pratica. Il Prof. Corrado Penzo Insegnante di Educazione Fisica dell'OLIVI prezioso collaboratore interno. Anche quest'anno il Panathlon Club Euganeo ha cercato di sostenere il Progetto elaborato dal Panathlon di Padova "1 Ora per i disabili" (progetto approvato dalla Conferenza di Basilea) la cui finalità è quella di portare a conoscenza degli studenti di ogni ordine e grado l'implicazione di un fenomeno sociale esistente ai nostri giorni dal punto di vista fisico, psichico, sociale, dell'integrazione e della prevenzione. Nel mese di Maggio u.s. anche negli Istituti scolastici di Este - Duca D'Aosta e Istituto Fermi - il Panathlon di Padova nella persone di Mario Torrisi, responsabile e realizzatore del Progetto, ha tenuto 2 conferenze/dibattito alla presenza degli alunni delle scuole medie superiori. L'oggetto delle riunioni è stato quello di parlare della disabilità in senso lato, delle cause, della prevenzione e la possibilità di miglioramento attraverso una corretta pratica sportiva. Walter Pieressa ed il sotto scritto del Panathlon Euganeo, rispettivamente Cerimoniere e Segretario del Club, presenti alle 2 conferenze, possiamo affermare che le dimostrazioni pratiche, le proiezioni dei filmati e i dibattiti hanno interessato particolarmente gli studenti intervenuti. Per tutto quanto sopra, noi panatleti del Club Euganeo siamo convinti della validità del Progetto "1 Ora X I Disabili" e ci sentiamo in dovere di ringraziare quanti lavorano per la realizzazione dello stesso, impegnandoci, per quanto possibile, a fornire il nostro aiuto. Franco Zago Presidente 74 Guarise Augusto Segretario 3a GARA DI HAND BIKE PANATHLON DEL GARDA NEL CENTRO STORICO DI PESCHIERA DEL GARDA MADRINA LA MEDAGLIA D’ORO DI VANCOUVER FRANCESCA PORCELLATO Si è corsa sabato 22 maggio nel centro storico di Peschiera del Garda la 3° edizione della gara di Hand bike, specialità paralimpica di cui è portabandiera la medaglia d’oro a Vancouver, Francesca Porcellato, socia onoraria del club Panathlon del Garda, presieduto da Giuseppe Giacomelli. Coinvolti una quarantina di atleti provenienti da tutto il nord Italia e tutta la cittadinanza che ha seguito la gara. Il percorso ha previsto l’attraversamento del suggestivo centro storico (chiuso al traffico per l’occasione) di Peschiera del Garda, la città fortezza, sede del club gardesano. "Gli atleti, molto agguerriti e intenzionati ad esprimersi al meglio hanno percorso il circuito che dal Ponte di mezzo passa accanto alla Caserma di Radetzki e lungo i bastioni all'interno delle mura storiche dell'antica fortezza raggiunge nuovamente il ponte di mezzo che separa il lago dall'inizio del fiume Mincio. Il servizio d'ordine per il sereno svolgimento della gara è stato garantito dal comando della Polizia municipale di Peschiera e dai volontari della società cigclistica Sc. Barbieri". La gara promozionale non competitiva, organizzata dal Panathlon del Garda con il patrocinio del comune e della Regione Veneto ed il sostegno di numerosi sponsor, ha lo scopo di promuovere l’avviamento allo sport di ragazzi e adulti portatori di diversità fisiche, informare e sensibilizzare le famiglie dei disabili e la cittadinanza sul concetto della sport / vita. Panathlon, parola greca che significa “tutti gli sport” è un movimento di uomini amanti dello sport radicato in tutto il mondo. La sua nobile finalità è la divulgazione dei valori etico morali dello sport. Non è solo una filosofia ma anche attività sul campo. I panathleti portano avanti iniziative di sicuro valore come la promozione dei principi etici nelle scuole, il sostegno dell’inserimento dei portatori di handicap nella vita sportiva, la proposta di progetti alle istituzioni pubbliche e alle aziende private come la formazione e l’organizzazione di eventi sportivi, tutto sotto il denominatore comune del Fair Play. Il club gardesano, fondato nel 1988 fa parte dell’Area 1 del Triveneto che ha recentemente sottoscritto con il Coni Veneto una dichiarazione sull’”Etica dello Sport Giovanile”. Gabriella Poli Vice presidente Panathlon del Garda foto della premiazione con Francesca Porcellato, il presidente del Panathlon del Garda Giuseppe Giacomelli e il past president, Bruno Dalla Pellegrina. 75 “1° ORA PER I DISABILI” - 12 MAGGIO 2009 Per sensibilizzare gli studenti sulle problematiche riguardanti il mondo dei disabili, anche il nostro Club ha aderito al progetto “un’ora per i disabili”. Presso la Scuola Media Santa Maria delle Pieve a Castelfranco Veneto “una delegazione presieduta del dott. Mario Torrisi, ha relazionato e illustrato, con il supporto di filmati, sulle motivazioni e sulle potenzialità che avvicinano il disabile a svolgere attività sportiva. Successivamente, gli studenti hanno potuto praticare il gioco del basket, utilizzando le carrozzine. Partecipazione ed curiosità ha destato fra tutti i partecipanti a comprendere il disagio derivante dalla condizione di essere “portatore di handicap, ma il grande aiuto che può offrire la pratica sportiva. Anche in passato, il nostro Club ha sempre avuto particolare attenzione e sensibilità verso le persone disabili; infatti fin dai primi anni della manifestazione “SPORTINPIAZZA” è stato dato risalto a questa realtà. “BIASUZZI BEATRICE” - ATLETA IPOVEDENTE - 29 OTTOBRE 2009 Ospite della serata Beatrice Biasuzzi atleta ipovedente, campionessa italiana 2008 di slalom gigante. Il programma della serata prevedeva la visione di diapositive e filmati atti a promuovere la massima diffusione della pratica sportiva per disabili in ogni fascia di età e di popolazione, affinchè ciascun disabile abbia l’opportunità di migliorare il proprio benessere e di trovare una giusta dimensione nel vivere civile proprio attraverso lo sport quale strumento di recupero, di crescita culturale e fisica. In rappresentaza del Panathlon International - Area 1 Triveneto - era presente il dott. Mario Torrisi - Consigliere per la “disabilità”. “PREMIO GIORGIONE D’ORO 2009” - 30 NOVEMBRE 2009 Presso il Teatro Accademico di Castelfranco Veneto, si è svolta la manifestazione, aperta al pubblico, del premio Giorgione d’oro, che il Panathlon Club di questa città ha istituito nel 1985 e che è giunto alla sua 14^ edizione. Come è noto il Giorgione d’Oro, che ormai è diventata una tradizione per gli sportivi castellani, è un premio che il Club di Castelfranco Veneto, dopo aver preso in esame numerose candidature, assegna ad un atleta del territorio della Castellana che sia emerso nell’ultimo biennio e che abbia conseguito significativi risultati sportivi. Notevole rilievo nell’assegnazione del premio viene dato anche al comportamento etico che il premiato, insieme agli altri atleti che concorrono al “Giorgione d’Oro”, abbia espresso nella sua attività agonistica. Alla manifestazione hanno partecipato noti atleti di fama nazionale ed internazionale, che sono stati i testimonial nelle premiazioni. L’atleta Giandomenico Sartor - velocista disabile, appartenente alla Società ASPEA di Padova, è stato uno dei segnalati e premiato Campione del mondo Alessandro Ballan. In contemporanea con il premio del “Giorgione d’oro” il Panathlon Club, in collaborazione con gli Assessorati alla Cultura e allo Sport del Comune di Castelfranco Veneto, ha voluto riproporre il concorso che ha avuto già notevole successo nella precedente edizione e che ha visto partecipare le Scuole Medie Inferiori del territorio. Il tema proposto quest’anno è stato: LO SPORT AL TEMPO DEL GIORGIONE. (La scelta del tema è stata motivata dal fatto che ricorrono i 500 anni dalla morte del Giorgione (1477 – 1510) Castelfranco Veneto, sua città natale, gli dedica un grande evento espositivo con un numero incredibile di capolavori che giungeranno da musei nazionali ed internazionali). I giovani di prima e seconda Media hanno espresso i loro lavori con un disegno, mentre i giovani di terza Media hanno svolto un tema scritto. Ai lavori premiati è stata data la giusta pubblicità per la loro valorizzazione. 77 Ringraziamenti Solo un grazie grande grande ai soliti: - il Consigliere Regionale Arianna Lazzarini - la Provincia di Padova e gli Assessori Leandro Comacchio e Marzia Magagnin - le Provincie di Venezia e Vicenza, con i loro Assessori Raffaele Speranzon e Marcello Spigolon - l’Ufficio Scolastico Provinciale, il Dottor Renato Del Torchio, i Dirigenti Scolastici e gli Insegnanti - il Comitato Italiano Paralimpico, il Presidente Regionale Claudio Carta - l’OFF CARR di Ruggero Vilnai - l’Associazione “Uno a Cento” perché “come al solito” senza di loro “1 Ora x i Disabili” non andrebbe avanti ... ai “testimonial” (Nicola, Stefano, Oliviero, Mauro), agli “istruttori” (Federica, Ilaria, Sara, Teresa, Giorgio e Marco) poi ancora a - Elisabetta della Dueffe Sport, - Massimo Rosa Governatore dell’ Area 1, Renato Zanovello, Presidente del Club di Padova, e ai soci dei Panathlon, in particolare a quelli di Padova - e “non ultimi” a coloro (sponsor, amici ecc) che ci hanno aiutato in tutti i sensi ,… ma anche a tutti quelli che eventualmente abbiamo dimenticato…. 78 Provincia di Padova