Anno I Numero 5 Maggio – Giugno 2008 Bimestrale della Comunità Protetta Psichiatrica “Elio Zino” L'editoriale dott. Bruno Ragni Tratto dal sito “Psychomedia.it” Quattro comunità terapeutiche pubbliche visitate nel veronese. Cose dell’altro mondo? ...NO! territorio godono del prolungamento dell’intervento socioterapico nella Comunità Villa Chiara che hanno già conosciuto. Passaggi e vantaggi Lettera aperta di Aldo Lombardo Introduzione Invitato a condurre un workshop di formazione in provincia di Verona, ho visitato 4 Comunità Terapeutiche pubbliche facenti capo al Dipartimento di Salute Mentale della ASL 22 di Bussolengo. La descrizione dell’organizzazione di queste 4 Unità vorrebbe riflettere quel certo nonsochè di gioioso e stimolante che si prova di fronte a realizzazioni creative e intelligenti. Questa comunità, all’inizio quasi interamente occupata da pazienti ex manicomiali, nel tempo dimette diversi ospiti alle famiglie e al territorio, grazie ad interventi coordinati. I posti liberati cominciano ad essere riservati ai malati del dopo acuzie provenienti dall’SPDC o dai servizi territoriali; per esempio anche soggetti con doppia diagnosi. In pratica, nei casi di acuzie, gli utenti dell’SPDC durante il giorno frequentano il Centro Diurno annesso alla comunità Villa Chiara. Alla fine dell’ospedalizzazione (in media 11 giorni), quelli ancora non idonei per la dimissione alle cure del In questo ambiente il periodo di riabilitazione può durare dai 2 ai 6 mesi. Man mano che l’utente funziona meglio è invitato a soggiornare in un appartamento connesso alla comunità, per verificare e continuare a sviluppare autonomia e fiducia in se stesso, con ciò che apprende nel suo programma. C’è quindi la possibilità di far passare i pazienti dalla comunità, a strutture meno protette, nel momento in cui risultano riabilitati. L’obiettivo principale è rimanere ancorati ad una visione del paziente come persona con malattia e non soggetto con etichetta indelebile di malato psichiatrico. I gravi bisogni di recupero o equipaggiamento di abilità sociali, di comunicazione, di capacità lavorative e soprattutto di autostima sono indirizzati con questa filosofia. La rete In sostanza, degli stessi servizi e delle stesse prestazioni degli operatori (psicoterapia, abilità sociali, ergoterapia e terapia occupazionale, gruppi di comunicazione e socializzazione, sviluppo di abilità cognitive, ecc.) godono sia i 1 pazienti interni sia quelli esterni, con enorme risparmio di personale, costi ed energie. Secondo la stessa concezione organizzativa ognuna delle 4 Comunità é collegata a servizi territoriali di vario tipo come AA o centri diurni, oppure laboratori occupazionali o dipartimenti di psicologia per psicoterapie mirate. Coop e qualità Un altro aspetto interessante sotto il profilo costo benefici ed operativo è l’utilizzo che il Dipartimento di Salute Mentale fa delle Cooperative. La modalità di collaborazione con le Cooperative (una integrata con membri ex pazienti) differenzia queste strutture da establishments similmanicomiali per il fenomeno dell’autoselezione del personale. Infatti, il ricorso costante a cooperative di servizi riabilitativi e assistenza psichiatrica parasanitaria, che si sospetterebbe precario, invece nella pratica si è rivelato una vera carta vincente: ha permesso ad un certo numero di operatori affiliati di scegliere di lavorare in comunità terapeutica riabilitativa con soddisfazione e di continuare a farlo ad ogni rinnovo annuale dei contratti di appalto. Vantaggi e risparmio Il risultato di tutto questo servizio coordinato e pensato dal Dott. Frazzingaro, senza far rumore, è che il numero dei ricoveri in SPDC dal 1993 è fortemente diminuito, che il fenomeno della revolving door è stato rallentato e limitato ad una minoranza esigua di pazienti, che la soddisfazione del personale è alta al punto che i membri delle cooperative si sono autoselezionati per rimanere stabili nei loro ruoli di operatori di comunità, e che i numeri della cosiddetta nuova cronicità sono molto inferiori a quelli di altre zone della nazione. (dati forniti a voce non ancora pubblicati) In conclusione Ho visto con i miei occhi 4 comunità pubbliche dall’atmosfera serena, nelle quali i pazienti che dopo l’acuzie sanno guidare, sono invogliati a farlo presto, che sanno lavorare possono frequentare i laboratori interni, o esterni di assemblaggio materiale fornito dalle industrie locali, che, se hanno difficoltà con le famiglie possono ricevere aiuto traformativo, ecc. Considerazioni conclusive Perché ho voluto segnalare tutto questo? Per la speranza che gli amministratori, i politici, i responsabili dell’organizzazione dei servizi psichiatrici locali comincino a pensare che il postacuzie in ambienti tipo Comunità e non in ambienti tipo clinica è il modo più logico, economico, funzionale, coerente, intelligente, umano, pratico, trasformativo, razionale ed efficace sul piano costo-benefici, di fare psichiatria. Sebbene ancora in attesa di dati certi sul valore del risparmio e dell’efficacia dell’operato in Bussolengo, il caso segnalato dimostra come l’applicazione della cultura della riabilitazione porti a strutturare servizi e ad integrare intelligentemente il pubblico col privato. Dimostra che quando questo avviene all’insegna della formazione e della politica della cura anziché della guarigione può generare vantaggi fruttuosi per l’utenza e i Servizi stessi della psichiatria. Dimostra che la riabilitazione è la cura del soggetto psichiatrico e che l’armamentario clinico e farmacologico dello psichiatra moderna è solo parte necessaria ma non sufficiente per la cura reale dei suoi pazienti. Le Comunità visitate sono: - Comunità la Casa in Collina di Valeggio sul Mincio (VR) responsabile D.ssa Annalisa Rizzetto - Comunità Villa Bellosguardo di Bussolengo (VR) coordinatrice Patrizia Lonardi - Comunità Villa S. Rocco di Valgatara responsabile Dr. Frazzingaro - Comunità Villa Chiara di Ponton responsabile D.ssa Francesca Gomez 2 Il nostro gazebo Questa sembra una storia inventata, una favola, una fiaba…ma è la storia vera di un gazebo, il nostro gazebo! Tutto comincia all’inizio di aprile, quando Millo acquista a Bergamo in un grande magazzino il futuro nostro gazebo. Nasce però un problema e cioè in auto non ci sta e bisogna tornare a prenderlo con il pulmino. Questo avviene circa due settimane dopo. Arrivato ad Oleggio, ovviamente smontato, viene ritirato nell’autorimessa dove riposa per altre due settimane. Un fatidico giorno di inizio maggio Dino (infermiere professionale), Giuliano (OSS) ed Alberto (educatore professionale) decidono che è arrivato il momento di presentarlo alla comunità, con l’aiuto di alcuni ospiti. Viene montato e già sembrava critico l’assemblaggio seguendo le istruzioni. In un’ora è in piedi, bello, solido e robusto. Però sull’asfalto non rendeva l’idea; si decide di spostarlo sul prato, cercando quella che sarà la posizione definitiva. Di qui, di là, più davanti, no forse è meglio più indietro, ecco qui è perfetto: davanti all’ufficio e all’infermeria. Appoggiato sull’erba però è instabile, non è saldo. Si decide di togliere lo strato di prato per poi posare le piastrelle. Forse ci si fa prendere un po’ la mano: lo scavo alla fine aveva una profondità di dieci centimetri…può darsi che sia un po’ troppo! Le piastrelle posate sulla terra però non vanno bene, non sono in bolla e traballano. Dopo una lunga concertazione dei nostri “ingegneri” si decide di posare le piastrelle sopra la sabbia, sabbia che bisogna andare a comprare. La settimana successiva partono Giuliano ed Alberto per l’acquisto; rientrano con dieci sacchi da 25 Kg che tutti aiutano a scaricare. Il giorno seguente, Dino prova a posare la prima piastrella, ma avviene il colpo di scena: ci si accorge che la sabbia non è poca ma addirittura pochissima per il lavoro che c’è da fare. Riparte allora Alberto che questa volta fa le cose in grande: viene ordinato un metro cubo di sabbia; adesso dovrebbe proprio essere sufficiente. Ora si può partire con la posa del pavimento ma l’imprevisto è dietro l’angolo un’altra volta: piove, per cinque giorni su Oleggio c’è il diluvio. La settimana successiva ricominciano le grandi manovre per iniziare la pavimentazione. Alberto, Dino e Giuliano fanno le cose in grande: bolle, stagge e fili a piombo si sprecano. Per due giorni il lavoro procede bene (nei ritagli di tempo di ogni turno). Una piastrella bianca, una nera, un’altra bianca e senza accorgersi le piastrelle a disposizione sono finite ma…siamo solo a metà del lavoro! Il giorno dopo parte Alberto alla ricerca di piastrelle uguali alle nostre e per fortuna le trova. Così si ricomincia, sempre con il prezioso aiuto di Mario (l’unico ospite che ancora li sopporta e li supporta per questo lavoro), e si va anche abbastanza spediti. Ma poteva finire liscio il lavoro? No! L’ultima fila di piastrelle nello scavo fatto ormai tre settimane prima non ci sta e mancano le classiche due dita. 3 Parte per l’ultima volta la “squadra scavatori” per sistemare le cose; sì ora ci stanno! Tirando le classiche conclusioni il lavoro è durato un mese in tutto. Per i visitatori è un gazebo; per noi, oltre al lavoro durato quanto la costruzione del Duomo di Milano, è il gazebo…anzi il nostro gazebo! Le finali del campionato disabili – Matti per il calcio Il giorno 05 giugno 2008, ci prepariamo per disputare la finale per il 3° e 4° posto del Campionato Disabili. football, parastinchi, arbitro e incontriamo una squadra di un'altra Comunità, che generalmente ha sede in Piemonte o Valle d’Aosta. Durante l’anno abbiamo fatto delle partite di Calcio a 11 e in base alla classifica, le squadre si affronteranno nelle finali, al campo sportivo di Alessandria, per decidere la graduatoria finale. La nostra squadra, per esempio, si è classificata attorno al 3° o 4° posto e quindi giocherà la finale per il 3° e 4° posto. Il giorno 5 giugno 2008, ci ritroviamo, verso le 10, nel piazzale della Comunità Oleggio. I partecipanti alla gara, come ho già detto, sono 2 : Stefano e Mauro. L’autista del furgone è l’operatore Paolo. I tifosi al seguito sono 3 : Mario, Tiziano e Giuseppe. Questi ultimi non disputeranno la partita, ma parteciperanno all’evento come spettatori. La Comunità Oleggio fa coppia nel Campionato con la Comunità Prometeo di Verbania. Il grosso della nostra squadra è composta dalla Comunità Prometeo di Verbania, visto che i giocatori della Comunità Oleggio sono rimasti solo 2 : Mauro, Stefano più l’operatore Dino. L’operatore Dino non parteciperà alla finale per impegni suoi. Ci accompagnerà ad Alessandria l’operatore Paolo. Di solito ci accompagnava Dino, che avrebbe anche giocato la partita. Questa volta alla finale non può partecipare e forse un po’ gli dispiace. Al volante del furgone ci sarà Paolo, che di solito non gioca nel campionato e vanta solo qualche presenza come portiere, negli allenamenti informali di calcio a 5. Quando ci alleniamo, giochiamo su un campetto piccolo da Calcio a 5 e facciamo la partita in famiglia. Quando facciamo le partite di Campionato Disabili, giochiamo su un campo grosso da calcio a 11, con divise, scarpe da Verso le 10:30 partiamo per Alessandria, procedendo verso Momo, Borgomanero e entriamo in autostrada al casello di Cressa. Proseguiamo verso Torino e, dopo Santhià, ci fermiamo all’Autogrill, per incontrarci con la Comunità Prometeo. Quelli della Prometeo arrivano con 3 furgoni carichi, mentre noi della Comunità Oleggio siamo su un furgone solo, semivuoto (tre posti liberi). Dopo esserci trovati e salutati, cominciamo a mangiare. Ci sono due panini più una banana a testa, preparati dalla cuoca Maria. Mangio il primo panino e poi accetto volentieri una pizza e una focaccia dagli operatori della Prometeo. Dopo aver mangiato ciò, chiedo all’operatore Paolo il secondo panino e lui me lo nega, perché dice che ho mangiato abbastanza. Riepilogando, ho mangiato un panino, una pizza e una focaccia, Paolo dice che è più che sufficiente. Mi rimane da mangiare la banana. 4 Bisogna dire che, l’operatore Paolo, farà di tutto per aumentare le nostre capacità di correre. Infatti, non solo starà attento che il nostro spuntino delle 12:00, all’Autogrill, non sia eccessivo, ma ci farà saltare la terapia delle 14:00, per darcela, poi, alla sera, alle 20:00. Senza la pastiglia di Leponex, secondo lui, avremmo reso di più in partita, come capacità di correre. da squadra di calcio, assieme ai nostri avversari, da tre operatori che hanno portato la macchina fotografica. Dopo circa 10 minuti, corriamo al centro del campo, con l’arbitro, e ci mettiamo in fila, salutando il pubblico, accorso numeroso allo stadio. Dopo aver mangiato, torniamo in autostrada e, dopo una ventina di chilometri, troviamo il casello di Alessandria Est, che però è chiuso per lavori. A questo punto, usciamo dall’autostrada ad Alessandria Ovest e cerchiamo il Centro Sportivo di Alessandria, percorrendo qualche strada di periferia. Paolo sa già dove si trova il Centro Sportivo e dopo pochi chilometri ci troviamo a destinazione. Il difficile per i quattro autisti (l’operatore Paolo più i tre accompagnatori della Prometeo), di solito, è quello di trovare la strada, rimanendo uniti con la carovana dei quattro furgoni. A volte ci si perde e poi ci si ritrova; merito dei cellulari. Arrivati ai Campi Sportivi entriamo nel cortile dello Stadio, scoprendo che ci sono molti ragazzi e operatori, che sono venuti ad Alessandria per la giornata di sport. All’inizio, qualcuno mi chiede una sigaretta. Scambiamo quattro chiacchiere e poi prendiamo posto sulle gradinate dello Stadio. Per essere sinceri c’è davvero tanta gente tra giocatori, allenatori, operatori, accompagnatori, genitori ecc. Prima che finisca la prima partita, i giocatori della Prometeo e Oleggio, si spostano nello spogliatoio per prepararsi alla partita seguente, per il 3° e 4° posto. Ci cambiamo, con scarpe da football, parastinchi, calzettoni blu, maglietta e pantaloncini azzurri. Dopo esserci cambiati, ci dicono che, le nostre borse, con i vestiti, le sigarette, gli shampoo, i bagnoschiuma e tutti i nostri effetti personali, dobbiamo portarle fuori dallo spogliatoio, perché questo servirà anche ad altri giocatori. Le mettiamo in un campetto adiacente al campo principale, tutte vicine e contro una rete di delimitazione. Intanto facciamo qualche tiro e qualche passaggio in questo campetto. Dopo un po’, quando finisce la partita precedente, entriamo nel campo principale dello Stadio. Facciamo riscaldamento, corse a brevi scatti, stretching, respirazione, passaggi e tiri in porta. Successivamente ci facciamo immortalare, in posa All’inizio della partita, un po’ di timore c’è ancora, visto che il pubblico dello stadio è numeroso ed alcuni di loro hanno postato dei tamburi, delle trombette. Ma, complessivamente, mi sento molto meglio dei primi 30 minuti, quando siamo arrivati allo stadio e ci siamo seduti sulle gradinate. La nostra casacca, come già detto, è di colore azzurro (sia la maglietta che i pantaloncini), mentre quella dei nostri avversari è gialla e blu. Il nostro allenatore è l’operatore della Prometeo Luca, che di solito gioca, ma quel giorno era infortunato. Gioco dal primo minuto, mentre Mauro è in panchina come riserva. Naturalmente, l’allenatore Luca, farà giocare tutti. I più bravi giocheranno tutta la partita (titolari) , i meno bravi e i più stanchi si alterneranno, in campo e in panchina, con sostituzioni volanti (riserve). Giochiamo con il modulo 4-4-2, con le punte che sono Fabrizio e Simone. Rendo meglio come centrocampista di qualità, fantasista, mezzala. Di solito mi fanno giocare a centrocampo sulla fascia destra, ma forse rendo di più come centrale. Mauro è un’ala destra; occupa il mio stesso ruolo, cioè centrocampista di destra, ma lui, essendo un ala, è più portato per il gioco offensivo e spesso fa il 3° attaccante. Tutti e due non siamo dei maratoneti e, siccome sembra che ci impegniamo poco, perché non corriamo tanto come altri, spesso non ci passano il pallone. Questo da più fastidio a Mauro che a me. Io lo accetto senza fare drammi; Mauro si spazientisce un po’. 5 Comincia la partita e gioco dal 1° minuto; Mauro è in panchina. Occupo, come già detto, la fascia destra di centrocampo. Resto in campo tutto il 1° tempo, che si conclude 1-0 per noi. Il risultato è bugiardo. Gli avversari hanno giocato un po’ meglio di noi ed hanno fatto più tiri in porta. Il divario non è grosso, ma c’è. Io stesso ho giocato più a ridosso della difesa che dell’attacco e mi sono proposto in avanti pochissime volte; la mia è stata più una partita di contenimento. (spesso faceva il 3° attaccante). Ho dato di più una mano alla difesa ed ho sbagliato meno passaggi. Sarebbe stato interessante, vedere che prestazione avrebbe offerto l’operatore Dino. Durante il primo tempo ha segnato il nostro attaccante Fabrizio e quindi, al riposo, siamo in vantaggio 1-0. Nel 1° tempo, abbiamo corso dei rischi. Gli avversari hanno un gioco più veloce e tirano di più in porta. Siamo fortunati. Dopo la partita, ci cambiamo in spogliatoio. Qualcuno fa la doccia, qualcun altro no. Per esempio, i giocatori della Comunità Prometeo fanno quasi tutti la doccia in spogliatoio; io e Mauro della Comunità Oleggio non la facciamo. Diciamo che, per me, è indifferente fare la doccia, subito dopo la partita, in spogliatoio oppure farla più tardi in Comunità. Siccome Mauro non si porta mai lo shampoo e l’asciugamano, e vuole fare sempre la doccia in Comunità e non in spogliatoio, così anche io mi associo e penso: “Se è esentato lui, lo sono anch’io”. Alla fine del primo tempo, esco per fare posto a Mauro. Siccome dovrà esserci spazio per tutti nella partita, dopo l’intervallo cominciano i primi cambi. Nel 2° tempo la stanchezza si fa sentire e dopo vari cambi, il risultato è in pareggio (1-1) La partita, come avrete immaginato, si conclude 2-1 per i nostri avversari. La classifica finale della Comunità Prometeo & Oleggio, nel Campionato Disabili (“matti per il calcio”), si conclude al 4° posto. Dopo esserci cambiati (siamo un po’ sudati e puzziamo), io e Mauro usciamo dallo spogliatoio, salutiamo quelli della Prometeo e ci uniamo alle persone della Comunità Oleggio, che, dopo aver fatto gli spettatori, ci attendono per tornare ad Oleggio. Paolo ci raduna e ci chiede se vogliamo partecipare alla premiazione oppure se vogliamo tornare in Comunità. La maggior parte si esprime favorevolmente per tornare ad Oleggio. Io, che ho giocato il 1° tempo, dopo circa 20 minuti del 2° tempo, dovrei entrare, però dico una frase, che mi farà stare in panchina. La frase è la seguente : ho paura di entrare alla fine e di fare un errore in difesa che ci potrebbe costare la partita. L’allenatore Luca sente questa mia frase e mi lascia a riposo per tutto il 2° tempo. Purtroppo la mia paura si avvera e si verifica alla fine della partita: colpendo un nostro difensore, che non salta di testa e non marca l’avversario e all’ultimo minuto ci condanna alla sconfitta. Quando si dice: la fatalità. Diciamo che io, ho giocato un tempo (il 1° tempo), mentre Mauro ha giocato circa 15 minuti del secondo tempo. Tutti e due non abbiamo toccato molti palloni, ed abbiamo alternato buone cose con errori banali. Mauro, forse, ha corso un po’ più di me e si è proposto di più in attacco Le persone della Comunità Oleggio si radunano fuori dal cancello e salgono sul furgone. L’operatore Paolo sale al suo posto di autista, accende il motore e finalmente partiamo. La sosta in Autogrill si farà dopo circa 30 minuti dalla partenza. Dopo il viaggio, ho mal di testa, per le correnti d’aria che entravano nel furgone. Infatti, finita la partita, io e Mauro, eravamo sudati e i finestrini aperti del furgone creavano correnti d’aria, che mi investivano la fronte e mi procuravano mal di testa. Dopo cena ho fatto una doccia calda e, la mattina dopo, in piscina, un’altra doccia calda. Verso le 18:45 circa, arriviamo in Comunità a Oleggio. Alle 19:00 ceniamo. Sono abbastanza contento dello sport fatto. Mauro si arrabbia di più, quando non gli passano il pallone o lo lasciano in panchina: è esigente. Penso comunque che sia contento anche lui. 6 Con questa partita, finisce il Campionato delle Comunità, che ritornerà dopo l’estate 2008. Tutto sommato mi sono divertito; il Campionato mi è piaciuto; ho disputato quasi tutte le partite (circa 7 – 8) di questo Torneo; il bilancio è positivo; ho comperato le scarpe da football (per le partite ufficiali) e le scarpe da Calcio a 5 (per gli allenamenti); sono felice di questa esperienza; abbiamo anche migliorato la Classifica (dal 5° posto dell’anno scorso al 4° posto di quest’anno). Saluto i lettori del Giornalino. Li rimando, per ulteriori notizie sul Campionato di calcio delle Comunità, a settembre – ottobre del 2008, quando inizierà il nuovo torneo. A presto. Vacanze estive 2008 Con questo articolo, voglio illustrarvi come sono andate le vacanze al mare 2008 della Comunità. Bisogna dire che le vacanze erano programmate per il periodo 12 – 16 giugno 2008, a Bocca di Magra (SP). I responsabili hanno prenotato una casa, che, rispetto allo scorso anno, è vicinissima al mare e alla spiaggia. Pare che sia anche più capiente. L’anno scorso eravamo in una casa meno grossa e più distante dal mare. Per raggiungerla dalla spiaggia bisognava fare un sentiero in salita. Questa volta, la dislocazione della casa di villeggiatura, è più comoda per noi e per gli operatori. Alle 8:15 finalmente si parte. Ci fermiamo 15 minuti all’AGIP di Oleggio per controllare la pressione delle gomme e qualche livello. Alle 8:30 partiamo definitivamente. Quando partiamo c’è il sole. Ci dirigiamo verso Novara. Dopo un po’ entriamo in autostrada; probabilmente è la Gravellona Toce - Genova. Durante il viaggio ascolto la radio – walkman, ma arrivati vicino alla Liguria ci sono troppe gallerie e cambiano le frequenze delle emittenti radio, per cui decido di spegnerla. Qualche giorno prima della partenza, prepariamo le borse, seguendo un elenco prestabilito che viene distribuito a tutti gli ospiti da parte dell’ufficio della Comunità. In questo elenco, ci sono soprattutto: vestiti, roba per la toilette, roba per il mare. Le borse vengono radunate un giorno prima nell’ufficio. Quasi tutti aggiungiamo qualcosa di extra, come occhiali da sole, walkman, radio ecc. Anche io porto una borsetta in più, dove ripongo, tra le altre cose: occhiali da sole, latte solare (per alleviare le scottature), il walkman radio con le auricolari, ecc. Il giorno 12, la sveglia è prevista per le 6:00 di mattina. Dobbiamo partire con tre pulmini, perché dobbiamo sistemare: circa 20 ospiti; circa sei operatori più la cuoca; i bagagli vari. Probabilmente i due pulmini in più, vengono prestati dalla Comunità Prometeo di Verbania. Infatti la nostra comunità ne possiede solo uno. I preparativi per partire si prolungano dalle 6:00 alle 8:15. Gli operatori caricano i bagagli di tutti sui tre pulmini. Bisogna dire che Bocca di Magra si trova al confine tra la Liguria e la Toscana. Infatti da Bocca di Magra a Carrara ci sono 4 o 5 km, mentre da Bocca di Magra a La Spezia il viaggio è più lungo. In pratica il fiume Magra fa da confine tra la Provincia di La Spezia e quella di MassaCarrara. Essendo Bocca di Magra alla foce del fiume Magra, si capisce che siamo in una zona di confine (La Spezia – Massa Carrara; Liguria – Toscana; Nord Italia – Centro Italia). 7 Bisogna anche dire che la gente che abita a Bocca di Magra, in genere parla il dialetto toscano ed ha un carattere più simile al toscano che al ligure. Infatti è gente un po’ più chiusa e meno allegra dei liguri. Comunque, i turisti che passano qui le vacanze, sono tanti e si può dire che provengano un po’ da tutta Italia. A giugno e settembre non c’è ressa, ma è facile trovare qualche romano, milanese, veneto ecc. Ogni tanto si può trovare anche qualche turista straniero: tedeschi, olandesi, svizzeri, ecc. Dicevo che, in viaggio, stiamo prendendo l’autostrada che va da Genova a La Spezia. Questo tratto di autostrada è pieno di gallerie e le carreggiate sono due e sono un po’ strette: sembra un’autostrada un po’ pericolosa. Dopo un viaggio di circa quattro ore, arriviamo a destinazione. Arrivati al luogo di villeggiatura, il tesoriere Camillo comincia a chiedere le chiavi e forse dà un anticipo per l’affitto della casa, dove abiteremo per cinque giorni. Per raggiungere i padroni di casa e poi l’alloggio, facciamo una gimcana, in salita ed in discesa, per strade strette e a volte non asfaltate, sul promontorio di Bocca di Magra, che sta dietro la spiaggia. Dopo una mezzora, arriviamo alla casa, che si trova vicinissimo al mare. Vengono parcheggiati i pulmini nel piazzale antistante la porta di ingresso. Cominciamo a portare i bagagli nelle nostre stanze. Le stanze dei maschi sono al secondo piano; le stanze delle femmine sono al primo piano come quelle degli operatori. Lo spazio, secondo me, non è tantissimo, tenendo conto che l’operatore Giuliano ci aveva detto, prima di partire, che avremmo trovato una casa molto più grande di quella dell’anno passato. In realtà, la casa non è piccola, ma neanche enorme. Le stanze del secondo piano hanno quattro letti a castello. I letti dovremo farli noi ospiti; gli operatori non ci aiuteranno in questo. Gli armadi e i cassetti sono pochi. Parecchi vestiti resteranno dentro la borsa, per mancanza di spazio dove riporli. Sono in camera con Simone, Benito, Mauro. Io e Simone occupiamo i letti di sotto, mentre Mauro e Benito dormiranno sopra. Questa scelta viene fatta soprattutto perché io e Simone siamo più pesanti. In questo modo evitiamo che qualche letto ceda o si rompa per il peso. Benito accetta volentieri, mentre Mauro non è molto contento della sistemazione. Cerco di riporre più cose nell’armadio. Vi metterò: le cose della toilette, le cose della spiaggia, il walkman radio, cose varie, una parte dei vestiti. Tutto questo lo dispongo, ordinato, in due cassetti e una piccola cabina armadio. Fuori dall’armadio mi rimarranno solo circa due o tre vestiti, impilati nella borsa. Al secondo piano, dove si sono messi gli ospiti maschi, c’è un gabinetto con la doccia. Nell’atrio del secondo piano, c’è un armadio che contiene coperte di lana, da usare se sentiamo freddo di notte. Gli operatori si sistemano, come già detto, al primo. In cucina mettono viveri, medicine, ecc. Alle terapie farmacologiche ci pensa l’operatore Dino; al cibo e alle pietanze la cuoca Maria. Gli operatori fin da subito danno ad intendere, che vogliono passare la vacanza, allegri e spensierati. Il loro umore è buono; ridono e scherzano, e lo faranno spesso, durante i cinque giorni delle ferie. D'altronde sono anche loro in vacanza e scelgono il disimpegno, la spensieratezza, l’allegria. Gli ospiti della Comunità, da subito appaiono a disagio a Bocca di Magra. Anche lo scorso anno, gli ospiti della Comunità Oleggio hanno manifestato disagio a Bocca di Magra. Ad esempio Antonella, che adesso non fa più parte della Comunità, rientrò in casa, una tarda sera, dalla finestra invece che dalla porta; successe a settembre 2007 (vacanza dell’anno scorso). L’unico partecipante alla vacanza, che non faceva più parte della Comunità, è Simone; pochi giorni prima è stato trasferito a Bolzano Novarese, in 8 una casa – appartamento, dopo essere stato con noi, in Comunità, un anno e mezzo. Il disagio, di cui ho parlato, ha portato alcune persone a vedere, nel giorno di ritorno dalle ferie, una sorta di liberazione. Il tempo, durante la nostra vacanza al mare, è stato inclemente. Pioverà o sarà nuvoloso per tutti i cinque giorni di ferie (12/06/08 – 16/06/08). Abbiamo proprio sbagliato periodo. Di giorno pioggia, di notte usavamo la coperta di lana. Ovviamente, essendoci pioggia, sono diminuiti anche i bagni al mare. Bisogna dire che, gli ospiti della Comunità, di solito non fanno tanti bagni in vacanza. Anche lo scorso anno ne fecero pochi. Non essendoci il sole, sono diminuiti drasticamente anche quei pochi bagni che si facevano. Io stesso, in tutta la vacanza, non ne ho fatto nessuno, mentre l’anno scorso, con il sole, a settembre, ne feci diversi. Diciamo che c’è stato solo un pomeriggio soleggiato, durante il quale, ho letto il giornale in spiaggia e mi sono abbronzato, senza però fare il bagno (mi rammarico). Damiano e Federico hanno fatto due o tre bagni ; altri un bagno. Si può dire che la situazione meteorologica ci ha rovinato la vacanza: una disdetta !! In vacanza abbiamo fatto due grigliate. Millo, con l’aiuto di Stefano, Federico e Giuseppe ha preparato la brace. Il braciere è stato portato dalla Comunità. Sopra la griglia sono stati cotti: bistecche, cotolette, wurstel, peperoni, melanzane, pomodori, formaggi. Tutti abbiamo mangiato a sazietà. Le grigliate sono state fatte all’ora di pranzo, non la sera. Siamo anche andati in pizzeria. In pratica era il bar della spiaggia, che metteva a disposizione un locale aerato, con i tavoli e le sedie. A me non sono piaciute. Le ho mangiate lo stesso, ma avevano poco a che spartire con la vera pizza di Napoli. Secondo me erano mediocri. In pizzeria ci siamo stati due sere. Nel menù erano comprese, oltre a una pizza ciascuno, una lattina di Coca Cola o di Fanta e un caffè. Il prezzo del menù mi pare che fosse 10 €. Durante la vacanza, o si usciva in piccoli gruppi, o da soli. Mi ricordo che una volta Domenico, verso le 11:00–11:30, ordinò un piatto di pastasciutta al bar della spiaggia. Questo bar fungeva anche da ristorante e pizzeria. Alcuni andavano in giro per i bar di Bocca di Magra, per comperare, tra l’altro: panini, focacce, bibite, e quant’altro. Si vede che, quello che ci cucinava la cuoca Maria, non era abbastanza per loro. Probabilmente non era fame; era voglia di togliersi degli sfizi, di mangiare cose appetitose. Del tempo ho già detto. Ci ha rovinato le vacanze: pioggia e temperatura autunnale; niente bagni e coperta di lana; di giorno con il keeway, di notte con il pigiama pesante. Alla fine della vacanza, qualche ospite è stufo e non vede l’ora di tornare ad Oleggio. Il giorno 16, alla mattina, prepariamo i bagagli e li portiamo al pianoterra. Gli operatori li stivano nei bagagliai dei tre pulmini. Dopo aver caricato i pulmini dei bagagli, delle medicine, degli attrezzi da cucina, dei viveri rimasti, ecc., gli operatori ci fanno salire e partiamo. Due si dirigono verso l’autostrada. Il pulmino che ha come guidatore Millo, si ferma dai religiosi, sulla collina di Bocca di Magra, a pagare le spese per l’affitto. Io sono su con Millo. Anche noi prediamo l’autostrada. Il tempo è ancora piovoso e nuvoloso. Nelle vicinanze di Genova, il pulmino di Millo raggiunge gli altri due. Ci fermiamo tutti ad un Autogrill. Mangiamo due panini a testa e ne approfittiamo per andare ai servizi, bere un caffè, comperare qualcosa, ecc. I panini sono stati preparati dalla cuoca Maria, prima di partire, e vengono distribuiti da Millo e Dino. Ripartiamo tutti insieme dall’Autogrill. In autostrada, quando arriviamo in Piemonte, il tempo è più soleggiato che in Liguria, ma non di molto. Persistono nuvole, alternate a schiarite; il sole è un po’ tenue e pallido. Il viaggio è piacevole. Francamente non mi ricordo quale autostrada abbiamo percorso al ritorno, nella parte finale del viaggio, quando siamo entrati in Piemonte. Non mi ricordo neanche se siamo usciti 9 dall’autostrada al casello di Borgomanero o di Castelletto Ticino, al casello di Novara o di Vercelli. Quando siamo arrivati in Comunità a Oleggio, qualcuno era contento di essere tornato; qualcun altro avrebbe voluto fermarsi di più a Bocca di Magra, al mare. La vacanza a me è piaciuta come momento di aggregazione, mentre per il tempo è stata un fallimento. Gita al Gottard Park di Castelletto Ticino Il giorno giovedì 19 giugno 2008, al pomeriggio, è in programma la gita al Gottard Park di Castelletto Ticino. Sono passato più volte davanti a questo parco in passato, perché è sulla strada che va da ARONA (NO) a Sesto Calende (VA). Oramai abito in zona dal 2000 (8 anni) e quindi mi è già capitato più volte di passarci davanti, senza però mai visitarlo. L’occasione è buona, anche per me, per conoscere questo parco e gli oggetti che contiene. Verso le 14:30 ci raduniamo in otto ospiti più l’operatore Alin, per andare col furgone a Castelletto Ticino. La partenza è effettuata verso le 14:45. Prendiamo la strada che va da Oleggio al Lago Maggiore e, dopo essere arrivati al casello autostradale di Castelletto Ticino, facciamo la rotonda e proseguiamo verso Sesto Calende. Dopo 500 metri dalla rotonda, di fronte al GS, c’è il Gottard Park, dove lasciamo parcheggiato il furgone ed entriamo nel parco. All’ingresso dobbiamo pagare. Alin tira fuori i soldi. Il costo del biglietto è 4 €uro a persona. Ci sono molti ragazzini, che giocano e si divertono. Fanno baccano. Qualcuno di noi, prima di iniziare la visita, va in toilettes. Dopo circa 10 minuti, siamo tutti pronti per cominciare il giro nel parco. In questo parco sono presenti mezzi di trasporto d’epoca come automobili, motociclette, ciclomotori, biciclette e calessi. In un altro settore ci sono macchine belliche della Seconda Guerra Mondiale come cannoni, carri armati, aerei ed elicotteri. Ci sono anche macchine agricole del primo ‘900 e veicoli curiosi e strani (anche recenti). Cominciamo con il vedere qualche cannone di artiglieria, un aeroplano per paracadutisti della Alfa Romeo e un elicottero della Piaggio. Sull’aeroplano si nota il motore, composto da una decina di cilindri, disposti in cerchio. E’ molto curioso. Non avevo mai visto un motore con i pistoni disposti circolarmente. I padiglioni sono di due tipi: capannoni o spazi all’aperto con terreno ricoperto di erba. Il capannone delle auto contiene la Balilla, la Topolino, la 500, qualche calesse. Il capannone delle moto ha al suo interno moto vecchie e moto più recenti (anni 70). Una motocicletta assomiglia a quella che aveva mio fratello, la Suzuki Rg-Gamma; però, guardando il nome sulla carrozzeria, c’è scritto Suzuki Rgv. 10 In un altro capannone sono appesi ciclomotori, molti dei quali riprendono lo stile e la forma del Garelli degli anni 80; alcuni di essi sono proprio dei Garelli. Poiché sono costruiti quasi interamente in metallo, secondo me sono stati prodotti e commercializzati negli anni ‘70. I motorini degli anni ‘80 avevano delle parti in plastica che qui non si vedono. In compenso sono puliti e lucidi. Nello stesso capannone si nota una bicicletta con un piccolo motore a scoppio, oltre ai pedali e alla catena. E’ una bicicletta che funzionava, sia con le gambe sia con la benzina: curiosa. È come vedere un invenzione geniale, che sarebbe utile anche oggi, ma realizzata con materiali poveri e che, se non avesse il motore, non la ruberebbe nessuno. Infatti questa bicicletta in se e per se è brutta e sorpassata come progetto; l’unica cosa che la rende originale è l’abbinamento con il motore ausiliario. guidatore dalle esplosioni. Anche questo mi sembra un cingolato. Tra gli aerei, ce ne sono alcuni da bombardamento, altri per il trasporto passeggeri (soprattutto paracadutisti). Quelli da bombardamento a volte assomigliano allo Spitfire inglese (Seconda Guerra Mondiale); di Fokker (Prima Guerra Mondiale) non ce ne sono. Gli aerei da trasporto sono più carenati (carrozzeria più ampia e avvolgente) e hanno le panchine per ospitare i paracadutisti o i passeggeri. Confrontandoli con gli aerei moderni, sono vecchi, rudimentali, antiquati, superati come progetto. La stessa cosa si può dire per gli elicotteri. Forse, a prima vista, gli elicotteri sembrano un po’ più recenti degli aerei. Tra le ditte costruttrici degli aerei e degli elicotteri, ho già nominato Piaggio e Alfa Romeo. Recentemente, è stata prodotta in Francia una bicicletta con un piccolo motore elettrico ausiliario. Quella vista al Gottard Park, sembra essere vecchia di moltissimi anni; mentre la bicicletta francese col motore elettrico ha un progetto recente (attorno al 2005), anche se si rifà ad un modello di 35 anni fa. Per quanto riguarda le macchine belliche, fanno bella mostra di se vari cannoni: alcuni senza rinculo; alcuni di dimensioni più grosse, altri più piccoli; alcuni dell’artiglieria contraerea; alcuni con postazione fissa o mobile; alcuni terra – aria, altri terra – terra. C’è da sbizzarrirsi: i cannoni sono tanti e diversi l’uno dall’altro. La maggior parte appartiene alla Seconda Guerra Mondiale; ce ne sono anche della Prima Guerra Mondiale, ma sono di meno. Per quanto riguarda i carri armati, mi colpisce un carro inglese della Seconda Guerra Mondiale, molto bello, che trasportava soldati, di colore beige (colore tipico dei carri armati inglesi). Forse è proprio il colore a piacermi. Un mezzo che nel deserto poteva anche mimetizzarsi, visto che è di colore sabbia. Altri carri armati sono più tradizionali: di colore verde, con il cannone e la postazione mobile sopra, con lo spazio interno per i soldati, con dei cingoli molto grossi e larghi. Un veicolo originale è quello che fa esplodere le mine. Sembra una locomotiva, senza vagoni, che ha davanti delle catene che fanno scoppiare le mine e un blocco o muro in metallo che ripara il Ci occupiamo adesso delle macchine agricole, dicendo che ci sono trattori, aratri, macchine per seminare, per falciare, raccogliere, ecc. Notiamo che su questi veicoli le gomme sono molto grandi, molto dure e con uno spessore notevole. Il sedile viene ammortizzato solo dalla flessibilità del supporto ricurvo di metallo (che è attaccato in una estremità al trattore e nell’altra estremità al sedile). Anche il sedile è in metallo. Probabilmente non era il massimo della comodità. Alcuni trattori sono più recenti altri più vecchi: secondo me appartengono al periodo di inizio 900. Alcuni veicoli si distinguono dagli altri perché sono proprio strani: è come se appartenessero ad una categoria di veicoli originali. Mentre gli altri veicoli sono in mostra perché sono antichi e vecchi, questi veicoli sono in mostra perché sono bizzarri. Cito una auto con le sospensioni così lunghe, che rimane sospesa sei metri da terra. Una VW polo con il motore così grosso che esce dal 11 cofano. Sono meno di una decina e non me li ricordo tutti, anche se non passano inosservati. Dopo aver visitato quasi tutto il Gottard Park, ci fermiamo in un padiglione adibito al ristoro degli ospiti. Dentro ci sono: un distributore di bevande calde, di bevande fredde, di merendine; i gabinetti. Consumo un tea caldo ed una Coca Cola. La visita al Gottard Park è ormai terminata. L’operatore Alin propone di uscire dal Parco e di andare a mangiare un gelato. Siamo d’accordo, ma dobbiamo decidere dove. Le proposte sono: Dormelletto o Oleggio. Dopo aver sentito i nostri pareri ed aver scelto democraticamente, Dormelletto è il gelataio più votato. Usciamo dal Parco e ci dirigiamo verso Dormelletto (NO). La gelateria si trova dopo il semaforo e prima della Pizzeria. Oleggio è più buono. Forse abbiamo scelto Dormelletto, perché avevamo voglia di mangiare il gelato subito, senza aspettare di arrivare ad Oleggio. Infatti Castelletto Ticino dista da Dormelletto 2 o 3 Km, mentre dista da Oleggio 20 – 25 km. Forse abbiamo scelto Dormelletto per provare un gelataio nuovo. Infatti Il GELANDIA di Oleggio lo conosciamo bene. Dopo 15 minuti saliamo sul furgone e ci dirigiamo verso Oleggio. Dopo circa 30-35 minuti arriviamo in Comunità. A me la gita al Gottard Park è piaciuta, a qualcun altro un po’ meno. Mi sono divertito, altri hanno il volto stanco. Per alcuni di noi otto visitatori, la mostra è stata interessante, per altri lo è stata meno. Con queste ultime righe, saluto i lettori del Giornalino “Comunità Oleggio News” e Arrivederci alla prossima gita. Scelgo una coppetta da 2,10 €, con i gusti cremcaramel e zuppa inglese. Secondo me il gelato di Gita al Mottarone – Il fresco d’estate Il giorno 26 giugno 2008 è un giovedì e come tale c’è la possibilità di fare la gita. Infatti il giovedì pomeriggio, in programma, dovrebbe esserci la gita, però a volte si fa, a volte no. Nel mese di maggio la gita è saltata, per il tempo piovoso o per altri motivi. Nel mese di giugno, l’ultima gita è stata una settimana prima (il 19 giugno 2008), al Gottard Park di Castelletto Ticino (NO), di cui ho scritto nel precedente articolo. La destinazione della gita del 26 giugno è il Mottarone, località sciistica e comunità montana alle pendici di Stresa (VB). Siamo 8 ospiti più l’operatrice Laura (autista e accompagnatrice). Partiamo un po’ presto per arrivare verso metà pomeriggio. Facciamo la strada che porta da Oleggio ad Arona e poi percorriamo la strada che costeggia il Lago Maggiore fino a Stresa. Verso le 15:30 arriviamo a Stresa (VB) e parcheggiamo il furgone vicino alla stazione della funivia. Da Stresa fino al Mottarone saliremo in teleferica. Dobbiamo dire che, per salire al Mottarone, ci sono due modi: o la funivia da Stresa o la strada asfaltata, che, da Stresa, si inerpica per Gignese, Alpino e che si può fare in automobile o in pullman. La scelta della Funivia penalizzerà, come vedremo poi, i deboli di cuore. Bisogna dire infatti che, il viaggio in teleferica, dura circa 20 minuti e che l’impianto di risalita è un po’ vecchio. Questo contribuisce a rendere, il viaggio in funivia, non adatto a chi soffre di vertigini. Dopo aver consumato un caffè o una bevanda calda al bar della funivia, facciamo i biglietti per salire al Mottarone. Nella stazione di Stresa della funivia, ci sono degli opuscoli; li leggo. Sono molto sintetici e parlano di feste, concerti, piste da 12 sci, Mountain bike, eventi che si terranno al Mottarone. Non mi sembrano interessanti; sono brevi e non spiegano le caratteristiche e la storia di questo monte dal punto di vista turistico e culturale. Come detto la funivia è vecchia e il viaggio dura 20 minuti. Il dislivello è considerevole e la paura è tanta, per quanto mi riguarda. A metà viaggio dobbiamo cambiare convoglio, alla stazione di Alpino. Verso tre quarti di viaggio, dopo la stazione intermedia di Alpino, il dislivello è talmente grande che ho il cuore in gola. All’arrivo sul Mottarone, il tempo è fresco e cade qualche goccia di pioggia. Ho portato il Keeway e lo indosso; gli altri partecipanti alla gita sono stati meno previdenti. A 50 metri c’è un bar e noi ci entriamo. Vorrei consumare un tea caldo. Il prezzo normale, negli altri bar, è di solito 1,20 €; in questo bar è il doppio: 2,50 €. A questo punto, rinuncio al tea e scelgo un gelato confezionato (un cornetto): prezzo 2 €. Io e Mauro prendiamo un gelato confezionato; gli altri un caffé o un cappuccino a testa. Bisogna dire che la consumazione è gratuita ed è offerta dalla Comunità Oleggio; i soldi per pagare li ha l’operatrice Laura. Ho rinunciato al tea caldo, perché, la consumazione offerta dalla Comunità, ci dice Laura, non deve essere troppo costosa: massimo 1,50 €. In realtà il cornetto che ho preso costa 2 € e, l’operatrice Laura mi darà in seguito anche 80 centesimi in più, oltre i 2 € del gelato. Totale della spesa a mio carico: 2,80 € : Laura è stata generosa. Nei paraggi del bar ci sono un cane ed un gatto. Il cane è pulito, tenuto bene ed assomiglia ad un cane da slitta dei paesi nordici ; ha il pelo non troppo lungo ne troppo corto. Il gatto è grosso e bianco; probabilmente ha litigato con altri gatti, perché è pieno di cicatrici sul corpo e sangue sulle tempie. A me i gatti piacciono, però accarezzo tutti e due: cane e gatto. Sono entrambi affettuosi. Dopo la consumazione al bar, ci incamminiamo su una strada panoramica, con i boschi ai lati. La strada è in salita. Mi metto il Keeway, perché ogni tanto piove. Dopo aver percorso due chilometri in salita, arriviamo ad un piccolo altopiano. È molto bella la natura del Mottarone. Passeggiamo tra sentieri e boschi. C’è silenzio e la natura è bella e incontaminata. Ogni tanto chiacchieriamo. L’aria è piena di ossigeno ed è aria pura. Nei punti più alti, si vede il Lago, le valli, altre colline e montagne: il panorama è bello e interessante. Si può osservare verso Nord – Sud – Est – Ovest e si percepisce la bellezza del paesaggio anche senza cannocchiale. A questo punto, all’altopiano, svoltiamo a sinistra e, dopo 100 metri, troviamo un altro bar. In realtà è una pensione, con al pianterreno, il bar. Altra consumazione per tutti. Non so come gli ospiti della Comunità Oleggio riescano a bere tutti questi caffè. I prezzi di questo bar sono più bassi di quelli del bar precedente. Non prendo niente, perché ho già fatto spendere a Laura 2 €. Anche se i prezzi sono più bassi dell’altro bar, per un gelato o un sacchetto di patatine, ci vogliono minimo 1,50 €. Non è per essere tirchi, ma noi Oleggio, giriamo sempre con i anche quando la consumazione Comunità, non possiamo approfittarne. della Comunità soldi contati e, è offerta dalla esagerare e Dopo un po’ di tempo, ci incamminiamo verso la stazione della funivia del Mottarone, passando attraverso boschi e seguendo i sentieri indicati. Il percorso è un po’ in discesa. D'altronde prima eravamo andati in salita. Alla stazione facciamo qualche foto di gruppo e aspettiamo di partire, seduti sulle panchine, fuori dalla stazione. Verso le 17:20 entriamo nella stazione e poi nella cabina della funivia. Siamo circa trenta persone per scendere a Stresa, mentre nella salita eravamo solo noi 9 della Comunità Oleggio. Ci sono parecchi stranieri, molti dei quali, dalla parlata, mi sembrano francesi. La funivia parte per la discesa. Cerco di non guardare sotto il panorama perché ho molta paura. Ci sono varie cose che mi incutono timore : i 20 minuti di viaggio; siamo circa trenta persone; all’andata eravamo circa dieci; la cabina va più veloce in discesa; quando si passa per i piloni, sembra di fare un salto nel vuoto; il dislivello in certi punti è davvero alto; la funivia è vecchia di progettazione e realizzazione. Quello che non mi spiego è questo: sono andato in funivia varie volte, anche recentemente (febbraio 2008), durante le vacanze invernali. Pratico lo sci alpino, con gli impianti di risalita e le discese sulle piste con gli sci. Il dislivello era alto anche in 13 vacanza. Non capisco perché tutta questa paura e queste vertigini, sulla la funivia del Mottarone. Al Mottarone, con un dislivello alto, le vertigini mi aumentano; sto più tranquillo quando le pendici alberate sono più vicine alla cabina della teleferica. Però, anche sulle piste da sci in vacanza, il dislivello era più o meno simile e non avevo così paura. Arrivati alla stazione intermedia di Alpino, ci sono dei mufloni e stambecchi, che si posizionano a cinque metri da noi, passando attraverso una porta aperta. Vengono fotografati dai turisti. Arrivati alla stazione di Stresa, tiriamo un sospiro di sollievo, soprattutto io. Aspettiamo circa 15 minuti, nello spiazzo del bar e del parcheggio vicino alla funivia. Qualcuno fuma una sigaretta. Dopo la pausa e dopo esserci radunati vicino alla operatrice Laura, saliamo sul furgone e partiamo per Oleggio. Il viaggio procede bene, senza code. Ammiriamo il Lago Maggiore nel tragitto da Stresa ad Arona. Arrivati in Comunità ad Oleggio, forse siamo tutti più contenti, per aver visto un posto così bello, incontaminato. Inoltre, sul Mottarone, fa più fresco che ad Oleggio e, per un pomeriggio, abbiamo evitato la calura. Penso che i partecipanti abbiano gradito questa gita e che siano soddisfatti e felici di avervi partecipato. A me la gita è piaciuta, però avrei preferito raggiungere il Mottarone con la strada asfaltata, invece che con la funivia. Spero di aver trasmesso, con questo articolo, un po’ di pace, serenità, purezza, che si respira sulla montagna. Arrivederci alla prossima gita. 14 Di Mauro “Titus” Ho Pianto Ho pianto quando sei deceduto tu; padre mio! Ho pianto maggiormente, quando mi sei venuta a mancare tu; madre mia! Ho pianto molto anche per te sorellina mia; allorché sei stata male, se non in giù di vita, quando hai avuto tua figlia; mia nipote ed ora “nostro comune” amore! Ho sofferto e pianto molto anche quando la mia squadra del cuore ha vanificato e quindi perduto, campionati e coppe! Ho pianto molto pure quando mi sono venuti a mancare dei parenti, tra i quali a me più cari, zii! Ma comunque e tutto sommato Io; “ho pianto”! Avvelenata di Mauro Ma ne vale la pena scrutare ed osservare l’animo umano e dopo distruggere un po’ se stessi? Ma ne vale la pena criticare e giudicare certi animali a due zampe e perdere così il mio tempo? Ma ne vale la pena fare e comporre delle massime e poesie, al solo risultato di riuscire a farsi calare la vista? Se solo fossi riuscito in qualche sport o avessi potuto studiare musica ed imparare a suonare qualche strumento, allora forse sì, sarebbe valsa la pena, ma comunque c’è da dire che sono fatto a modo mio e forse anche un po’ matto! E allora forse sì direi che ne vale la pena! 15 Quadri realizzati da Roberto Quirighetti 16