REPUBBLICA ITALIANA BOLLETTINO UFFICIALE MILANO - MARTEDÌ, 1 AGOSTO 2006 1º SUPPLEMENTO STRAORDINARIO Anno XXXVI - N. 154 - Poste Italiane - Spedizione in abb. postale - 45% - art. 2, comma 20/b - Legge n. 662/1996 - Filiale di Varese Sommario C) GIUNTA REGIONALE E ASSESSORI Deliberazione Giunta regionale 21 giugno 2006 - n. 8/2762 [3.2.0] Prevenzione degli infortuni domestici in Regione Lombardia: interventi triennio 2006-2008, in attuazione della d.g.r. n. 8/1534 del 22 dicembre 2005 . . . . . . . . . 31 3.2.0 SERVIZI SOCIALI / Sanità 3 Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia C) GIUNTA REGIONALE E ASSESSORI [BUR2006031] Y –3– [3.2.0] D.g.r. 21 giugno 2006 - n. 8/2762 Prevenzione degli infortuni domestici in Regione Lombardia: interventi triennio 2006-2008, in attuazione della d.g.r. n. 8/1534 del 22 dicembre 2005 LA GIUNTA REGIONALE Visti: – la legge 493/99, «Norme per la tutela della salute nelle abitazioni ed istituzione dell’assicurazione contro gli infortuni domestici», nella quale, all’art. 3, sono indicate le funzioni attribuite al SSN per la prevenzione degli infortuni negli ambienti di civile abitazione, ed i compiti per i Dipartimenti di Prevenzione; – l’Accordo Governo, Regioni e province autonome di Trento e Bolzano, 22 novembre 2001 che al suo interno individua la «Tutela della collettività e dei singoli dai rischi sanitari degli ambienti di vita»; – l’Accordo Stato-Regioni 24 luglio 2003, che in attuazione del PSN, individua tra le linee di attività prioritarie gli interventi di prevenzione degli infortuni domestici; – il Piano Socio Sanitario Regionale 2002-2004, approvato con d.c.r. n. VII/462 del 13 marzo 2002 che espressamente tratta il tema della prevenzione degli infortuni domestici, individuando, tra gli obiettivi prioritari delle Aziende Sanitarie, nel triennio, la riduzione dell’incidenza dei casi d’infortuni domestici, soprattutto nelle categorie più a rischio, rappresentate dai bambini, dalle donne e dagli anziani; – il Piano Sanitario Nazionale 2003-2005, approvato con d.P.R. del 23 maggio 2003 nel quale il progetto 2.9 avente ad oggetto «Promuovere gli stili di vita salutari, la prevenzione e la comunicazione pubblica sulla salute» e contempla tra gli obiettivi generali la promozione della salute, ed in particolare la riduzione degli incidenti e delle invalidità; – il Piano Regionale della prevenzione attiva, ai sensi dell’intesa fra Governo, le Regioni e le Province Autonome del 23 marzo 2005, approvato con d.g.r. n. 8/1534 del 22 dicembre 2005 che pianifica e programma per il triennio 2005-2007 gli interventi relativi alla prevenzione degli incidenti domestici, degli infortuni stradali e sul lavoro, alla prevenzione dell’obesità e alle recidive nei soggetti che hanno avuto accidenti cardiovascolari; Richiamati: – il decreto del Dirigente Unità Organizzativa Prevenzione 6 maggio 2002, n. 7/7619, «Linee Guida per la Prevenzione degli Infortuni Domestici in Regione Lombardia», nel quale sono indicate le strategie e gli obiettivi per la prevenzione degli infortuni domestici, soprattutto nelle categorie più a rischio; – la d.g.r. 14 dicembre 2005, n. 8/1375: «Determinazioni in ordine alla gestione del SSSR per l’esercizio 2006», nella quale l’allegato 12 «Le attività di Prevenzione Medica e Veterinaria» individua tra le attività di prevenzione prioritarie quella degli infortuni domestici; – il Programma Regionale di sviluppo per la VIII legislatura, approvato con d.g.r. 8/327 del 20 luglio 2005 ed in particolare il capitolo 5, paragrafo 5.1 «Sanità e Salute» che riprende nelle linee strategiche di azione anche le attività e gli indirizzi riguardanti il tema della Prevenzione; – il «Documento di Programmazione Economico Finanziaria Regionale 2006/2008» (DPEFR) approvato con d.c.r. 26 ottobre 2005 n. VIII/26 «Risoluzione concernente il Documento di Programmazione Economico Finanziario 2006-2008, in particolare l’Area 5 «Sanità, famiglia e casa», paragrafi 5.1 «Sanità e salute» e 5.1.3 «Prevenzione»; Atteso che la d.g.r. n. 8/1534 del 22 dicembre 2005, contiene il piano relativo agli interventi di prevenzione attiva da attivare nel corso dell’anno 2006, come dettato dall’Intesa del 23 marzo 2005 e dalla successiva comunicazione del 19 ottobre 2005 della Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria – Ministero della Salute; Preso atto che gli infortuni domestici rappresentano uno dei maggiori problemi di salute pubblica in Europa e in Italia, con costi umani, sociali ed economici molto elevati; Considerato che, secondo i più recenti dati della letteratura, gli infortuni domestici sono responsabili di: – circa un terzo di tutte le morti accidentali; 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 – circa 20.000.000 eventi non letali in Europa; – circa 3.500.000 eventi non letali in Italia. e che per la Regione Lombardia si stimano circa 350.000 eventi non letali; Considerato in particolare che l’adozione di comportamenti e stili di vita positivi per la salute passa attraverso azioni di riduzione e controllo dei fattori di rischio anche nel campo della sicurezza, della tutela e della salute negli ambienti di vita; Ritenuto necessario, quindi, mettere a disposizione delle strutture sanitarie lombarde un documento regionale di dettaglio sulla prevenzione degli infortuni domestici, al fine di ridurre l’incidenza degli incidenti che si verificano tra le mura domestiche; Atteso che tale documento affronta le molteplici tematiche nell’ambito della prevenzione degli infortuni domestici, e ha come obiettivi la: – ottimizzazione del sistema di sorveglianza; – formazione degli operatori sanitari e socio-sanitari; – attivazione di interventi di informazione e di educazione alla salute; – sperimentazione di un approccio multifattoriale attraverso l’attivazione della comunità; Atteso che per quanto riguarda il materiale informativo e quant’altro indicato nell’allegato, parte integrante e sostanziale della presente deliberazione, la realizzazione avverrà sulla base di quanto previsto dal Piano di Comunicazione 2006, di cui alla d.g.r. 29 dicembre 2005, n. 8/1623 e successivi; Ritenuto, pertanto, di approvare il documento «Prevenzione degli Infortuni Domestici in Regione Lombardia: interventi triennio 2006-2008» allegato parte integrante e sostanziale alla presente deliberazione; Ravvisata la necessità di disporre la pubblicazione del presente atto sul sito web della Direzione Generale Sanità; Vagliate ed assunte come proprie tali considerazioni A voti unanimi espresse nelle forme di legge DELIBERA Per le motivazioni indicate nelle premesse del presente provvedimento e che qui si intendono integralmente riportate: 1. di approvare il documento «Prevenzione degli Infortuni Domestici in Regione Lombardia: interventi triennio 2006-2008», allegato parte integrante e sostanziale alla presente delibera, quale documento di indirizzo e di supporto metodologico, al fine di promuovere la prevenzione degli infortuni domestici in Lombardia, soprattutto nelle categorie più a rischio, rappresentate dai bambini e dagli anziani e che punta ad una forte integrazione ed attivazione della Comunità per garantire una migliore efficacia degli interventi ed una miglior razionalizzazione delle risorse disponibili; 2. di realizzare il materiale informativo e quant’altro indicato nell’allegato, parte integrante e sostanziale della presente deliberazione, sulla base di quanto previsto dal Piano di Comunicazione 2006, di cui alla d.g.r. 29 dicembre 2005, n. 8/1623 e successivi; 3. di rendere disponibile il presente atto sul sito web della Direzione Generale Sanità. Il segretario: Luca Dainotti ——— • ——— Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y –4– «PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI DOMESTICI IN REGIONE LOMBARDIA: INTERVENTI TRIENNIO 2006-2008» INDICE Premessa Contesto normativo di riferimento Attori e ruoli Obiettivi – Sistema di sorveglianza – Formazione degli operatori sanitari e socio-sanitari – Interventi di informazione ed educazione alla salute 1. Attività di informazione ed educazione alla salute rivolta alla popolazione Infantile 2. Progetto di tutela della sicurezza domestica negli anziani, con particolare attenzione alla prevenzione delle cadute in casa Sotto-Allegati – Sotto-Allegato a. Rapporto: Le Linee Guida regionali – «La prevenzione degli infortuni domestici in Lombardia» – Decreto n. H/7619, 6 giugno 2002. – Sotto-Allegato b. Competenze in un approccio multifattoriale di promozione della salute – Sotto-Allegato c. Campagna informativa di prevenzione delle cadute negli anziani (1º anno) PREMESSA Gli infortuni domestici (ID) rappresentano, nella maggior parte dei Paesi industrializzati, un’area di interesse rilevante per la sanità pubblica sia dal punto di vista della mortalità, sia da quello della morbosità che da questi eventi consegue. Gli ID, si possono considerare una sorta di «epidemia», in parte manifesta, in parte nascosta, con costi umani ed economici molto elevati che, tuttavia, non richiama le stesse attenzioni e le stesse azioni preventive degli incidenti sul lavoro e degli incidenti stradali. Secondo i dati raccolti dal sistema di sorveglianza EHLASS, nel periodo 1998-2000 ci sono state in Europa quasi 20 milioni di persone vittime di ID (7% della popolazione residente), con oltre 5 milioni di ricoverati (0.4% della popolazione residente) e 56 mila decessi (1). In Italia, secondo i dati dell’indagine Multiscopo ISTAT «Aspetti di vita quotidiana» vi sono stati circa 3 milioni di persone vittime di ID nel 2001, mentre, per la Lombardia, si stima che questi siano circa 350.000 l’anno. Nell’ambito di una strategia di sanità pubblica, la Direzione Generale Sanità della Regione Lombardia, avendo come contesto normativo di riferimento la legge 3 dicembre 1999, n. 493, «Norme per la tutela della salute nelle abitazioni ed istituzione dell’assicurazione contro gli infortuni domestici» e il Piano sociosanitario Regionale (2002-2004), ha elaborato nel 2002 le Linee Guida «La prevenzione degli infortuni domestici in Lombardia» (Decreto n. H/7619, 6 giugno 2002), che indicavano tra gli obiettivi prioritari, la riduzione dell’incidenza dei casi di ID, soprattutto nelle categorie più a rischio, rappresentate dai bambini, dalle donne e dagli anziani. Pertanto l’attività prevista in questo Documento Regionale di Prevenzione degli infortuni Domestici si configura come prosecuzione di quanto avviato con l’attuazione delle Linee Guida (L.G.) regionali, il cui esito viene di seguito sintetizzato. Le principali azioni previste dalle L.G. regionali possono essere ricondotte ai seguenti obiettivi: 1.1 Definizione dell’evento «Infortunio domestico: CASO» (propedeutica alla raccolta e all’analisi dei dati e del fenomeno). 1.2 Coordinamento dei programmi di intervento locale e regionale. 1.3 Formazione degli operatori sanitari. 1.4 Attivazione di interventi di informazione e di educazione alla salute. 1.5 Flussi informativi. La valutazione dell’attività svolta in attuazione delle L.G. è oggetto di uno specifico Rapporto (Allegato 1), che analizza elementi di criticità e punti di forza del lavoro svolto in Lombardia nel triennio 2002-2004 e traccia le prospettive per il prosieguo del lavoro. 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 Il presente Documento prende pertanto avvio dal contesto sopra descritto e si pone il conseguimento delle seguenti finalità: • rendere omogenea sul territorio regionale l’offerta di iniziative di prevenzione degli I.D. nei diversi ambiti comunitari, superando la frammentarietà degli interventi; • standardizzare e migliorare la qualità dell’offerta stessa, definendone il percorso, i contenuti, i messaggi ed identificando ruoli e responsabilità dei diversi attori coinvolti; • individuare strategie e strumenti utili per operare in una logica di rete, recuperando in ogni ASL il ruolo propositivo e di coordinamento della Commissione territoriale per la prevenzione degli I.D, per lo sviluppo di sinergie con i diversi soggetti intra ed extra-aziendali coinvolti nel problema e per una miglior integrazione a livello trasversale di tutte le forze messe in campo; • fornire un supporto tecnico-scientifico ed insieme di coordinamento alle diverse attività già esistenti, da ricondurre all’interno di una strategia globale di prevenzione degli I.D.; • utilizzare al meglio i mezzi di comunicazione per le iniziative sulla prevenzione degli I.D. attuate sia dalla regione sia dalle ASL lombarde. Il presente Documento, infine, si colloca all’interno di una più complessa strategia regionale di prevenzione riguardante il Piano di Prevenzione Attiva, di cui d.g.r. n. 8/1534, del 22 dicembre 2005, quale recepimento della direttiva nazionale Accordo Stato Regioni del 23 marzo 2005. CONTESTO NORMATIVO DI RIFERIMENTO Di seguito il contesto normativo di riferimento entro il quale si colloca il presente documento: • Legge 493/99, «Norme per la tutela della salute nelle abitazioni ed istituzione dell’assicurazione contro gli infortuni domestici», nella quale, all’art. 3, sono indicate le funzioni attribuite al SSN per la prevenzione degli infortuni negli ambienti di civile abitazione, ed i compiti per i Dipartimenti di Prevenzione; • Accordo Governo, Regioni e province autonome di Trento e Bolzano, 22 novembre 2001 che al suo interno individua la «Tutela della collettività e dei singoli dai rischi sanitari degli ambienti di vita»; • d.c.r. 13 marzo 2002 Piano Socio-Sanitario Regionale 20022004, in cui viene espressamente trattato il tema della prevenzione degli infortuni domestici, individuando, tra gli obiettivi prioritari delle Aziende Sanitarie, nel triennio, la riduzione dell’incidenza dei casi d’infortuni domestici, soprattutto nelle categorie più a rischio, rappresentate dai bambini, dalle donne e dagli anziani; • d.d.u.o. 6 maggio 2002, n. 7619, «Linee Guida per la Prevenzione degli Infortuni Domestici in Regione Lombardia», nelle quali sono indicate le strategie e gli obiettivi per la prevenzione degli infortuni domestici, soprattutto nelle categorie più a rischio; • d.P.R. 23 maggio 2003, «Piano Sanitario Nazionale 20032005» nel quale è contenuta una visione sistematica delle azioni di prevenzione degli infortuni domestici (incentivazione di misure di sicurezza strutturale ed impiantistica; adattamento degli spazi domestici alle condizioni di disabilità); • Accordo Stato Regioni 24 luglio 2003, che in attuazione del PSN individua tra le linee di attività prioritarie gli interventi di prevenzione degli infortuni domestici; • Accordo Stato Regioni del 23 marzo 2005 che prevede che le Regioni si impegnino ad adottare entro il 30 giugno 2005, il Piano Regionale per la realizzazione degli interventi previsti dal Piano nazionale della prevenzione, coerentemente con il vigente Piano sanitario nazionale, ed in particolare l’allegato 2 alla sopra citata Intesa recante «Il Piano Nazionale della Prevenzione 20052007», che declina gli ambiti di intervento del detto piano ovvero: la prevenzione cardiovascolare, gli screening dei tumori, la prevenzione degli incidenti ed il piano delle vaccinazioni; • d.g.r. 14 dicembre 2005, n. 8/1375: «Determinazioni in ordine alla gestione del SSR per l’esercizio 2006», nella quale l’allegato 12 «Le attività di Prevenzione Medica e Veterinaria» individua tra le attività di prevenzione prioritarie quella degli infortuni domestici (1) Rogmans W. Mulder S. (1990) European home and Leisure Accident Surveillance System. Evaluation of activities undertaken in the frame of the EC demonstration project. Amsterdam. Consumer Safety Institute. Sito web: www.europa.eu.int. Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y –5– 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 • Piano Regionale della prevenzione attiva, ai sensi dell’intesa fra Governo, le Regioni e le Province Autonome del 23 marzo 2005, approvato con d.g.r. n. 8/1534 del 22 dicembre 2005, pianifica e programma per il triennio 2005-2007 gli interventi relativi alla prevenzione degli incidenti domestici, degli infortuni stradali e sul lavoro, alla prevenzione dell’obesità e alle recidive nei soggetti che hanno avuto accidenti cardiovascolari. Obiettivi specifici – Verificare i risultati del sistema di sorveglianza degli ID e ridefinire indicatori e campo di osservazione. – Attuare interventi di informazione e di educazione alla salute, valutandone l’efficacia. – Attuare un approccio multifattoriale attraverso l’attivazione della Comunità. ATTORI E RUOLI All’interno del SSR contribuiscono alla realizzazione degli obiettivi i seguenti attori: • Regione Lombardia, tramite la Direzione Generale Sanità ed in collaborazione con le altre Direzioni di volta in volta coinvolte, ed in particolare con la Direzione Generale Famiglia e Solidarietà Sociale: – definisce gli obiettivi generali e specifici; – le strategie e le metodologie (integrazione di contenuti, soggetti attuatori, target, valutazione di efficacia); – propone i criteri organizzativi di carattere generale – trasversalità – lasciando alle ASL la loro effettiva declinazione; – promuove la collaborazione ed il coordinamento a livello regionale – supporta gli attuatori con iniziative di formazione e produzione /diffusione di materiale – effettua il monitoraggio degli interventi sul territorio regionale. • Azienda Sanitaria Locale, svolge un ruolo di governo (coordinamento ed indirizzo) e di «traduzione» di quanto previsto, sulla base delle peculiarità territoriali e tenuto conto degli indirizzi regionali. Per una efficace realizzazione degli obiettivi perseguiti, nel rispetto delle singole realtà territoriali, ciascuna ASL aggiorna la propria Commissione territoriale e formalizza, all’interno di un Piano locale, il ruolo dei diversi attori coinvolti, i livelli di responsabilità, il loro coordinamento, le modalità organizzative e le azioni da intraprendere, adottando un approccio integrato, individuando tutte le risorse coinvolgibili, anche esterne (scuola, terzo settore, enti locali). Pertanto la ASL: – analizza il proprio contesto territoriale relativamente a: - situazione epidemiologica; - situazione organizzativa interna (coordinamento tra Dipartimenti e delle «risorse» presenti (Comuni, Associazioni,...); - iniziative già in atto o in corso di programmazione (relativamente a promozione di stili di vita sani, target anziani, interventi in scuole/asili nido). – recepisce gli obiettivi generali e specifici, declinandoli nel proprio contesto – definisce un Piano locale di interventi, come sopra indicato. – garantisce la formazione ed aggiornamento degli operatori; – effettua il monitoraggio delle azioni; – condivide ed attua esperienze innovative promosse da Regione Lombardia, in una ottica di sviluppo del sistema. • Strutture sanitarie pubbliche e private accreditate: – le ASL si raccordano con le strutture sanitarie per concordare eventuali iniziative di informazione congiunte; – effettuano la sorveglianza, ove previsto del fenomeno ID secondo criteri ed obiettivi concordati con ASL e Regione. Nell’ottica di una azione condivisa con tutti i soggetti coinvolti sulla problematica, sono partner di azioni di prevenzione, ancorché esterni al sistema sanitario regionale quali amministrazione pubbliche (comuni, province), istituzioni scolastiche, università della terza età, ma anche associazioni di volontariato, associazioni di categoria, parrocchie, ecc. Pertanto, le ASL, nel ruolo di programmazione e coordinamento, concordano con i partner esterni al sistema sanitario l’insieme degli interventi. SISTEMA DI SORVEGLIANZA OBIETTIVI Obiettivo generale Prevenire gli I.D. nella popolazione lombarda, con particolare riguardo ai bambini ed agli anziani Obiettivi Individuare indicatori in grado di monitorare il fenomeno ID per leggere nel tempo l’efficacia degli interventi posti in atto nella Comunità attivata. Azioni • Consolidare e migliorare la sorveglianza regionale o locale, attraverso l’utilizzo di più fonti informative già disponibili, quali: – archivi di mortalità; – SDO; – archivi dei Centri Antiveleni (CAV); – archivi relativi alle intossicazioni da monossido di carbonio (CO). • In congruenza e collegamento col sistema SINIACA, effettuare rilevazioni regionali o locali mediante l’implementazione del sistema nei presidi individuati rappresentativi della realtà lombarda. • Sperimentare il sistema di sorveglianza sugli stili di vita P.A.S.S.I. (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) inserendo l’iter relativo agli incidenti domestici. Tempi La realizzazione delle azioni descritte avverrà nel triennio. FORMAZIONE DEGLI OPERATORI SANITARI E SOCIO-SANITARI La formazione ha l’obiettivo di fornire a tutti gli operatori sanitari e socio-sanitari conoscenze e competenze metodologiche, utili non solo alla realizzazione del Piano ID. Pertanto verrà avviato un intervento formativo finalizzato alla: – acquisizione di competenze sulla metodologia di attivazione della Comunità. In particolare, relativamente alla specificità dell’evento ID, sarà previsto un seminario per la declinazione dell’approccio multifattoriale di promozione della salute-prevenzione delle cadute nell’anziano, attraverso l’attivazione di Comunità. Ciascuna ASL, a sua volta, pianificherà iniziative di formazione o ricondurrà quanto già programmato, secondo le linee di indirizzo indicate. INTERVENTI DI INFORMAZIONE E DI EDUCAZIONE ALLA SALUTE Obiettivo Attivazione di interventi di informazione e di educazione alla salute, modulati su diversi target di popolazione: bambini 0-3 anni, bambini 4-10 anni; anziani di età superiore ai 65 anni. 1) Attività di informazione ed educazione alla salute rivolta alla popolazione infantile Target: bambini 0-3 anni Visti i risultati ottenuti con la «Campagna informativa di prevenzione delle intossicazioni acute in età pediatrica» in precedenza descritta, si ritiene utile la sua prosecuzione in tutte le ASL della Regione Lombardia, individuando quale percorso di miglioramento, da un lato il coinvolgimento attivo dei Pediatri di Libera Scelta e dell’altro la crescita di competenza di tipo comunicativo da parte degli operatori della prevenzione. Attraverso l’utilizzo degli strumenti informativi già prodotti (dei quali è prevista la revisione) gli operatori della medicina di base e della prevenzione coordineranno la trasmissione dei messaggi chiave, con rinforzo reciproco dell’azione svolta. Target: bambini 4-10 anni Le L.G. hanno voluto enfatizzare la metodologia dell’intervento di educazione alla salute non attraverso l’imposizione di un progetto ASL preconfezionato, ma fornendo gli strumenti tecnico-scientifici e la consulenza necessaria affinché, definiti gli obiettivi di salute in merito alla sicurezza domestica, l’intervento Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y –6– sia costruito dalla scuola stessa. Sono i docenti che individuano il modo più efficace per inserire gli obiettivi di apprendimento nei curricula e le strategie educative migliori per indurre l’assunzione personale dei comportamenti attesi. Lo strumento «A scuola di sicurezza», individuato dalle L.G. e messo a disposizione delle ASL, rimane il riferimento per il prosieguo del lavoro con le istituzioni scolastiche. Si tratta di proseguire il percorso di valorizzazione di questa metodologia relativa agli interventi in ambito scolastico che la Regione, anche in su altri temi, sta conducendo insieme a rappresentanti delle ASL particolarmente impegnati in attività di educazione alla salute e rappresentanti dell’ufficio Scolastico Regionale. 2) Progetto di tutela della sicurezza domestica negli anziani, con particolare attenzione alla prevenzione delle cadute in casa Visti i risultati in precedenza descritti, stante l’importanza del «problema cadute» nell’anziano, evidenziato anche dai dati epidemiologici correnti, parte significativa del presente Documento riguarda interventi rivolti a questo target di popolazione. Le cadute sono in genere correlabili a tre diversi gruppi di fattori di rischio: fattori strutturali, fattori legati all’invecchiamento e fattori di rischio di tipo comportamentale. Molti di questi fattori possono essere contrastati mediante interventi di prevenzione mirati. L’intervento efficace nella prevenzione delle cadute degli anziani, secondo le «Best practices», è indirizzato in senso multifattoriale e vede l’attuazione di un approccio di promozione della salute e di attivazione della Comunità: per modificare, infatti, alcuni comportamenti dell’anziano è necessario attivare la rete di relazioni che lo «circonda» – volontari, care-givers, parenti, MMG, farmacista ecc. Si intende, pertanto, operare secondo due livelli strategici tra loro interagenti: • di marketing sociale; • di attivazione della Comunità. Questa impostazione «a 2 dimensioni» trova crescente consenso tra i Servizi di Prevenzione in Comunità e pare particolarmente adatta a sviluppare azioni anche su altri aspetti inerenti gli «stili di vita». La dimensione relativa all’Attivazione della Comunità implica il rafforzamento della capacità delle ASL lombarde di porsi come promotrici di un modello operativo, che attraverso la responsabilizzazione delle Comunità Locali, promuova la cultura della sicurezza e l’applicazione dei principi dell’educazione tra pari nel mondo della terza età. Rilevanza del problema In Lombardia le persone d’età superiore a 65 anni sono 1.740.603 (il 18,8% della popolazione totale all’1 gennaio 2004), di cui circa il 40% sono maschi e il 60% femmine; le persone di età superiore a 74 anni (anziani fragili) sono 761.398 (il 13% 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 della popolazione totale all’1 gennaio 2004), di cui il 37% circa uomini e il 63% donne. Dati relativi all’anno 2003 valutano 9.924 i ricoveri per incidente domestico in persone di età superiore a 65 anni nella nostra regione, dei quali 7.767 riguardano le donne e 2.157 riguardano gli uomini. Viene quindi interessata dal fenomeno ID di gravità tale da comportare un ricovero lo 0.57% della popolazione anziana totale. Dati relativi all’anno 2003 valutano in 7.405 i ricoveri per incidente domestico in persone di età superiore a > 74 anni nella nostra regione, dei quali 6.067 sono donne e 1.338 sono uomini. In questo caso la popolazione anziana cosiddetta «fragile» interessata dal fenomeno ID di gravità tale da comportare un ricovero ospedaliero è circa l’1% di quella totale in questa fascia di età. Si consideri che nell’anno 2003 la spesa sanitaria per ricoveri ospedalieri dovuti ad ID per gli anziani 65-74 anni è stata di C 8.711.405 mentre per gli anziani fragili è stata di 29.971.121 su una spesa complessiva per ID di C 49.765.527. È da osservare che in tale spesa sono esclusi sia i costi degli interventi di riabilitazione che la spesa sociale indotta. Pur rilevando il maggior accadimento dell’evento ID/cadute della popolazione > di 74 anni, il progetto di seguito descritto, ponendo l’accento sui comportamenti di prevenzione, si rivolgerà agli anziani a partire da 65 anni di età. Metodologia degli interventi Nell’anziano, l’infortunio domestico è spesso causa di ricovero ospedaliero, di invalidità temporanea prolungata o addirittura permanente. Interviene, per lo più, come evento improvviso e inatteso a compromettere una situazione di buon equilibrio e di soddisfacente percezione delle proprie capacità, inducendo un grave senso di insicurezza e, quindi di forte riduzione delle capacità e dell’autosufficienza. Può provocare anche danni duraturi, tanto da compromettere, talvolta, la possibilità per la persona anziana di continuare a vivere presso il proprio domicilio. Le cadute accidentali rappresentano l’evento più frequente, aumenta con l’età, ed è in genere correlabile a 3 diversi gruppi: • fattori legati all’ambiente domestico; • fattori legati all’invecchiamento dell’individuo; • fattori legati al comportamento. Nella realtà questi condizioni di rischio sono spesso presenti contemporaneamente per cui si parla di rischio multifattoriale le cui componenti principali sono rappresentate da: • la presenza di rischi strutturali e ambientali nell’abitazione; • la perdita di motilità ed equilibrio; • l’azione avversa di farmaci; • la sinergia negativa data da altre patologie concomitanti; • altre abitudini (a svolgere operazioni rischiose, alimentazione scorretta – abuso alcolico ecc.) e casualità. Il grafico sottostante sintetizza tali concetti. Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y –7– Di fronte alla molteplicità dei fattori di rischio, si sta affermando un indirizzo di prevenzione che ha l’obiettivo di sviluppare nelle persone una cultura, delle attitudini e dei comportamenti protettivi per la «sicurezza» mediante un approccio multifattoriale. Questo approccio non nasce solo dalla acquisizione di informazioni corrette ma dallo sviluppo di relazioni adeguate nel contesto in cui ogni individuo è collocato. È fondamentale portare gli individui e la Comunità ad essere competenti, ad ideare ed applicare strategie adatte a contrastare i rischi che si sono riconosciuti. Gli attori di questo approccio sono innanzitutto gli anziani stessi, le Amministrazioni Locali le ASL, i Medici di Famiglia, i Farmacisti, le Organizzazioni di volontariato, ecc. Questo progetto traccia delle linee di indirizzo per le ASL affinché sviluppino dei interventi efficaci di prevenzione del fenomeno mediante l’attivazione delle Comunità locali. Il quadro delle Best Practices (Allegato 2) per la prevenzione del rischio in soggetti anziani indica che: a) occorre agire contemporaneamente su tutti i fattori sopra citati; b) i migliori effetti si hanno quando le azioni preventive sono implementate in una rete di Comunità; c) è indispensabile un’azione specifica per promuovere l’esercizio fisico (30’ al giorno) con orientamento ad esercizi che migliorano l’equilibrio (es. Tai-Chi). L’intervento efficace, pertanto, è indirizzato in senso multifattoriale, con l’attuazione di un approccio di promozione della salute e di attivazione della Comunità. Per modificare alcuni comportamenti dell’anziano è pertanto necessario attivare la rete di relazioni che lo «circonda» (volontari, care-givers, parenti, MMG, farmacista ecc.). Obiettivo generale Avviare un modello integrato di intervento. Azioni • Attuare specifici interventi di informazione su tutta la popolazione finalizzati a sensibilizzare rispetto al problema; • promuovere un intervento globale con lo scopo di integrare i diversi soggetti che agiscono sul target; con particolare riguardo alla prevenzione delle cadute in casa in soggetti di età superiore ai 65 anni residenti in Lombardia. Le strategie del progetto sono articolate in due livelli tra loro interagenti, orizzontale e verticale: • «di marketing sociale» (orizzontale), sviluppata sia a livello regionale che locale, costituita da messaggi semplici indirizzati 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 a tutta la popolazione (target diretto e non) e finalizzati a sensibilizzare rispetto al problema; • «di attivazione della Comunità» (verticale), sviluppata a livello locale in modo «globale», cioè coinvolgendo il massimo numero di interlocutori disponibili su tutti i fattori di rischio determinanti il fenomeno. La dimensione relativa all’attivazione della Comunità locale implica il rafforzamento della capacità delle ASL lombarde di porsi come promotrici di un modello operativo, che attraverso la responsabilizzazione delle stesse Comunità Locali, promuova la cultura della sicurezza e l’applicazione dei principi dell’educazione tra pari nel mondo della terza età. Questo percorso necessita di una programmazione di mediolunga durata (triennale) ed inoltre rappresenta un prototipo sperimentale atto a far crescere i Servizi di Prevenzione verso modelli operativi più economici ed efficaci (basati sull’empowerment della Comunità). Obiettivi specifici – Ridurre l’incidenza delle fratture negli anziani con età maggiore ai 65 anni. – Promuovere un modello di intervento globale (attivazione della Comunità) con lo scopo di integrare i diversi soggetti che agiscono sul target attraverso un approccio multifattoriale di promozione della salute. L’intervento sarà attuato in almeno 1 comune/circoscrizione di ogni ASL lombarda con la prospettiva di una sua estensione ad altri comuni/circoscrizioni. Destinatari finali del progetto: persone anziane (> 65 anni), famiglie. Destinatari intermedi: amministrazione Comunale Provinciale, Dipartimenti e distretti dell’ASL, gruppi di anziani volontari, associazioni di volontariato, Istituzioni scolastiche, Università della terza età (ove presente), parrocchie, ecc. Attività 1. Definizione degli aspetti di Marketing sociale del progetto (RL e ASL) con l’elaborazione di un Piano di comunicazione con particolare attenzione all’individuazione di elementi «leganti» (logo, slogan, altri messaggi, temporizzazione delle iniziative ecc.). In allegato 3 il piano di comunicazione relativo all’anno 2006. 2. Diffusione di informazioni attraverso il coinvolgimento di interlocutori privilegiati e iniziative mediatiche (regionali e locali) per veicolare la sensibilizzazione capillare sull’argomento, con una tempistica idonea a mantenere l’attenzione al problema per un tempo appropriato ed in sinergia con le azioni comunitarie locali. Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y –8– 3. Identificazione del «leader» di progetto e degli attori coinvolti in ogni ASL, e definizione delle risorse. 4. Formazione dei «leaders» di progetto e del personale delle ASL che saranno coinvolti nell’attuazione dello stesso. 5. Predisposizione degli strumenti adeguati alla realizzazione del progetto con la loro condivisione tra le ASL. 6. Individuazione di almeno un comune/circoscrizione con una popolazione anziana rilevante in ogni ASL per l’attuazione di un progetto di partecipazione comunitaria che ha l’obiettivo di prevenire le cadute e le fratture correlate. 7. Preparazione del contesto di rete in cui si prevedono di attivare le iniziative (ASL). 8. Attivazione della rete locale sviluppata con: a) l’Amministrazione Comunale e Provinciale, le Associazioni e gruppi di volontariato, le parrocchie, i sindacati dei pensionati, le scuole (promozione del rapporto intergenerazionale), altre risorse, anche per sollecitare politiche ed attenzioni verso una popolazione «fragile»; b) interlocutori sanitari da individuarsi all’interno delle Strutture Organizzative presenti nelle ASL al fine di costituire un gruppo di lavoro permanente composto da Dipartimento Prevenzione, Dipartimento Cure Primarie, Dipartimento ASSI, ..., cui compete, ad esempio, l’organizzazione di incontri con Medici di Medicina Generale di sensibilizzazione/formazione sulla problematica per concordare strategie verso anziani a maggior rischio; la promozione dell’attività fisica in relazione alla specificità legata all’età ed orientando la scelta verso esercizi che migliorano l’equilibrio. 9. Sviluppo di strategie di peer education fra anziani, con il coinvolgimento e la formazione di gruppi di persone anziane e di volontari (centro anziani, associazioni, ecc.) presenti nel territorio in cui si intende attuare il progetto. Metodologia Elemento strategico del progetto è il «leader» di progetto, i soggetti che operano nel percorso di attivazione della Comunità e la loro formazione. a) Formazione: • Organizzazione di un corso regionale sulla metodologia di intervento globale «Attivazione della Comunità» da realizzarsi entro il primo semestre del 2006. • Organizzazione di un seminario regionale specifico sulla prevenzione delle fratture del femore negli anziani attraverso partecipazione attiva della Comunità. Il personale formato, successivamente, si farà carico del percorso formativo a livello locale di quanti coinvolti nel progetto. b) Attivazione della Comunità Coinvolgimento del più ampio numero di interlocutori disponibili su tutti i fattori di rischio determinanti il fenomeno. Il progetto si basa su un asse principale e prioritario tra ASL e amministrazione Comunale attorno al quale viene attivata la rete degli 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 interlocutori locali privilegiati nei tempi e nelle forme adeguate alla Comunità locale stessa. Per questa fase è molto importante mantenere un approccio elastico, garantendo, tuttavia, il perseguimento coordinato dell’obiettivo. Il progetto può essere realizzato anche in mancanza di un elemento della rete, ma è necessario, comunque, porre o ricondurre in tutte le attività l’attenzione sui fattori di rischio domestici. Materiali – Predisposizione di idonei strumenti di comunicazione da parte della Regione per l’attuazione di una campagna informativa in tutto territorio regionale. In allegato 3, viene dettagliata la campagna informativa «STOP alle cadute in CASA», finalizzata a divulgare informazioni sulle condizioni/comportamenti che espongono a rischio gli anziani e conseguenti semplici indicazioni per la riduzione del rischio di cadute in ambito domestico. – Predisposizione di un CD multimediale, quale strumento di informazione-formazione per tutti gli interlocutori coinvolti. Risorse ASL «Leader» di progetto. Operatori dei dipartimenti e dei distretti socio-sanitari. URP/staff di comunicazione. Extra ASL Amministrazione comunale, amministrazione Provinciale. Altri possibili attori coinvolti Sindacati dei Pensionati, Associazioni di volontariato (AVIS – AIDO ecc.), Stampa, Centri di aggregazione, Biblioteca, Società sportive, Università della terza età, Parrocchie, ... Valutazione – Stante le evidenze in relazione agli interventi prospettati (Allegato 2), non si ritiene necessario costruire ulteriori sistemi complessi di valutazione. È importante invece porre l’accento sul percorso di attivazione della Comunità attraverso l’individuazione di precisi indicatori di processo, che saranno successivamente identificanti. – L’obiettivo di salute-riduzione dell’incidenza delle fratture negli anziani sarà valutato dalla U.O. Prevenzione e Tutela Sanitaria e Veterinaria della Direzione Generale Sanità della Regione Lombardia aggregando i risultati locali e considerando quale popolazione coinvolta nel progetto la somma di tutte le sperimentazioni ASL. – A livello locale, infine, potrà essere utile misurare il grado di apprezzamento della popolazione mediante una valutazione qualitativa (es. interviste ai partecipanti, assemblea comunitaria o focus group). Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y –9– 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 Sotto-Allegato a Rapporto LA PREVENZIONE DEGLI INFORTUNI DOMESTICI IN REGIONE LOMBARDIA «Attuazione delle Linee Guida sulla prevenzione degli infortuni domestici – Decreto 6 maggio 2002, n. VII/7619» – Dicembre 2005 – A cura di: – Marina Bonfanti U.O. Prevenzione, Tutela Sanitaria e Veterinaria, Direzione Generale Sanità – Maria Gramegna U.O. Prevenzione, Tutela Sanitaria e Veterinaria, Direzione Generale Sanità ASL provincia di Como – Luigi Macchi U.O. Prevenzione, Tutela Sanitaria e Veterinaria Direzione, Generale Sanità – Anna Pavan U.O. Prevenzione, Tutela Sanitaria e Veterinaria, Direzione Generale Sanità Si rivolge un sincero ringraziamento a quanti hanno contribuito all’attuazione delle Linee Guida: – Vittorio Carreri, Presidente della SItI lombarda. – Franca Davanzo, del Centro Antiveleni dell’Ospedale Niguarda di Milano, per la sua consulenza in merito alla problematica delle intossicazioni acute in età pediatrica. – Giuliana Rocca, dell’ASL della provincia di Bergamo, per aver reso disponibile il programma educativo indirizzato alla scuola dell’infanzia e a quella primaria: «A scuola di sicurezza» elaborato. – Roberto Moretti, dell’ASL della provincia di Lecco, per il data-entry e per l’elaborazione dei dati raccolti durante la rilevazione campionaria sugli infortuni domestici presso alcuni Pronti Soccorso della Lombardia – Giuseppe Monaco, dell’ASL della provincia di Milano 3, per il calcolo della dimensione del campione per l’attuazione della rilevazione campionaria sugli infortuni domestici presso alcuni Pronti Soccorso della Lombardia Si ringraziano, inoltre, per la preziosa collaborazione fornita, i Direttori Generali e i Direttori Sanitari delle ASL, i Direttori dei Dipartimenti di Prevenzione Medico, i Responsabili e gli operatori sanitari dei Servizi di Medicina Preventiva nelle Comunità, di Igiene e Sanità Pubblica e di Protezione Salute Ambienti di Lavoro coinvolti, nonché i Responsabili e gli operatori dei Pronto Soccorso partecipanti all’indagine campionaria prevista nelle Linee Guida. INDICE 1. Introduzione 2. Attuazione dei progetti contenuti nelle Linee Guida nelle ASL 2.1 Coordinamento dei programmi di intervento, Organizzazione, Collaborazioni 2.2 Attivazione di interventi di informazione e di educazione alla salute a) Target: bambini 0-3 anni b) Target: bambini 4-10 anni c) Target: popolazione anziana > 65 aa 2.3 Attivazione di un flusso informativo – rilevazione campionaria sulla prevenzione degli infortuni domestici a) Analisi esplorativa attraverso le Schede di Dimissione Ospedaliera in Regione Lombardia b) Rilevazione campionaria sugli infortuni domestici presso alcuni Pronti Soccorso della Lombardia c) Individuazione dei Presidi sperimentali di riferimento per il sistema informativo sugli infortuni domestici in Lombardia 3. Punti di forza e criticità 4. Prospettive di lavoro 1. Introduzione La Direzione Generale Sanità, nel 2002, ha emanato con Decreto 6 maggio 2002, n. VII/7619, le Linee Guida (L.G.) sulla Prevenzione degli infortuni domestici (I.D.) in Regione Lombardia, redatte da un gruppo di lavoro appositamente istituito, il cui scopo è stato quello di promuovere attività di prevenzione specifiche. Ogni ASL, come indicato nelle L.G. regionali, ha provveduto ad istituire con atto formale una Commissione per la prevenzione degli I.D., intra o extra aziendale, e ha individuato un referente/responsabile per condividere e discutere lo stato di applicazione delle linee di indirizzo regionali, di meglio comprendere le problematiche esistenti, ma anche di valorizzare e socializzare le diverse esperienze. Le principali azioni previste dalle L.G. regionali possono essere ricondotte ai seguenti obiettivi: 1. Definizione dell’evento infortunio domestico: «CASO» (propedeutica alla raccolta e all’analisi dei dati e del fenomeno). 2. Analisi dell’impatto I.D. in Regione Lombardia attraverso l’analisi dei ricoveri ospedalieri (*). 3. Coordinamento dei programmi di intervento locale e regionale. 4. Attivazione di interventi di informazione e di educazione alla salute. 5. Formazione degli operatori sanitari. 6. Attivazione di un flusso informativo per la rilevazione dei dati relativi al fenomeno I.D., in riferimento agli accessi in Pronto Soccorso (P.S.) non esitati in ricovero. 7. Indicazioni operative o consigli su requisiti strutturali delle abitazioni. Il monitoraggio degli obiettivi indicati nelle L.G. è stato effettuato attraverso l’invio a tutte le ASL di un questionario, nei mesi di dicembre 2003 e dicembre 2004. (*) Propedeutico alla definizione degli obiettivi delle L.G. è stata l’analisi attraverso le Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) in Regione Lombardia negli anni 1997-2000, poste in premessa alle L.G. stesse; il presente documento contiene, al paragrafo 2.3, l’aggiornamento dell’analisi esplorativa attraverso le SDO negli anni 2001-2003. Y Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 – 10 – Grazie alla disponibilità di tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione degli interventi finalizzati alla prevenzione degli I.D., è stato possibile delineare un quadro di quanto attuato, ed avanzare per il prossimo futuro una serie di proposte nell’ambito delle attività di prevenzione da svolgersi in Regione Lombardia in una logica di integrazione, di multidisciplinarietà e di condivisione degli interventi. 2. Attuazione dei progetti contenuti nelle Linee Guida nelle ASL L’indagine ha messo in evidenza punti di forza e criticità rispetto ai seguenti aspetti: • coordinamento e organizzazione degli interventi; • interventi di informazione ed educazione alla salute; • sistema informativo. 2.1 Coordinamento dei programmi di intervento – Organizzazione – Collaborazioni Il monitoraggio in merito al Coordinamento dei programmi di intervento e all’organizzazione hanno evidenziato che: Indicatore: n. ASL che hanno effettuato l’intervento/n. ASL tot OBIETTIVO (in grassetto corsivo è considerato l’obiettivo esplicitato nelle L.G.) 15/15 14/15 Adozione delle L.G. regionali Istituzione formale di una Commissione intra e/o extra-aziendale per la prevenzione degli I.D. Nomina di un referente per la prevenzione degli I.D. Predisposizione di un piano strategico locale d’intervento sulla prevenzione degli I.D. Presenza di un budget dedicato Valutazione di processo del piano d’intervento sulla prevenzione degli I.D. 14/15 12/15 0/14 12/15 Le Commissioni per la Prevenzione degli I.D. istituite presso le ASL lombarde hanno avuto in mandato il compito di progettare e realizzare un piano locale d’intervento sulla prevenzione degli I.D. I compiti delle Commissioni sono stati: – il censimento, nel territorio, delle attività svolte sul tema e la mappatura degli interventi; – la promozione di interventi di sensibilizzazione ed informazione alla popolazione generale, in particolare ai soggetti più a rischio, quali bambini ed anziani; – l’attuazione nei Distretti Sociosanitari dei progetti educativi per la popolazione target, in collaborazione con le istituzioni scolastiche ed altri partner; – l’incentivazione delle misure di sicurezza domestica strutturale e impiantistica; – l’attivazione di una rete di Enti, Istituzioni, Associazioni, ecc., coordinata dall’ASL; – lo sviluppo di campagne informative sui rischi presenti negli ambienti domestici e la diffusione della cultura della sicurezza; – la formazione specifica e continua degli operatori sanitari, socio-sanitari e dell’area educativa; – la collaborazione con i Medici di Medicina Generale (MMG) e i Pediatri di Libera Scelta (PLS) per la promozione di attività di sensibilizzazione e informazione della popolazione. In ogni ASL, il coordinamento delle attività delle Commissioni da parte delle Direzioni Aziendali è stato affidato al Dipartimento di Prevenzione (DP), attraverso i suoi servizi, e nello specifico: Infine, per quanto riguarda le collaborazioni messe in atto a livello locale è stato avviato quanto segue: Collaborazioni Intra-aziendali SOGGETTO ASL Dipartimento di Prevenzione Medicina preventiva di comunità Igiene e sanità pubblica Protezione salute ambienti di lavoro Impiantistica Dipartimento Cure Primarie Dipartimento ASSI Materno infantile Anziani Educazione sanitaria Distretti 15 15 11 5 7 10 11 7 10 12 12 Y Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia – 11 – 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 Collaborazioni Extra-aziendali SOGGETTO Comune Provincia Enti/Associazioni di categoria Altro ASL 8 3 11 7 2.2 Attivazione di interventi di informazione e di educazione alla salute a) Target: bambini 0-3 anni Per questo target la Regione Lombardia ha promosso una «Campagna informativa di prevenzione delle intossicazioni acute in età pediatrica». Le sue linee generali sono state elaborate dal Gruppo di Lavoro (GdL) per la Prevenzione degli I.D., che ne ha suggerito le fasi operative di seguito riassunte. Obiettivo della campagna: aumentare la conoscenza e l’attenzione negli adulti delle situazioni che espongono a maggior rischio di intossicazione acuta i bambini di età inferiore a 3 anni attraverso l’attuazione di una campagna di informazione rivolta ai genitori dei bambini di età inferiore ad 1 anno. Strumenti utilizzati: • Opuscolo informativo «La Casa dei Veleni», contenente informazioni sulle condizioni/comportamenti che espongono a rischio i bambini in età pre-scolare e conseguenti indicazioni di soluzioni tecniche e pratiche per la riduzione del rischio di intossicazioni acute in ambito domestico. • Vademecum sulle norme di «Pronto Soccorso Casalingo». • Modulo «Come proteggere i bambini dalle intossicazioni domestiche» in formato power point per la formazione del personale sanitario coinvolto nell’attuazione della campagna. Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y – 12 – 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y – 13 – 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 Azioni perseguite: • Intervento formativo rivolto al personale dell’ASL (medici vaccinatori, infermieri, ASV. ecc.) che ha distribuito il materiale informativo, di illustrazione ed approfondimento dei contenuti. • Distribuzione dell’opuscolo «La Casa dei Veleni» ai genitori al momento della seconda vaccinazione obbligatoria. • Distribuzione del vademecum «Pronto Soccorso Casalingo» in occasione della terza vaccinazione obbligatoria. • Distribuzione di un questionario di gradimento relativo all’opuscolo «La Casa dei Veleni» in occasione della terza vaccinazione obbligatoria. • Sensibilizzazione e coinvolgimento degli asili nido e scuole dell’infanzia. • Sensibilizzazione e coinvolgimento dei PLS e MMG. • Sensibilizzazione e coinvolgimento delle UU.OO. di Pediatria e di Pronto Soccorso. Tempi di realizzazione della campagna F ottobre 2002 • Invio alle ASL dell’opuscolo «La Casa dei Veleni» • Prosecuzione, secondo le indicazioni regionali, fino al 2004, secondo la seguente tempistica di riferimento: – avvio campagna F ottobre-dicembre 2002 – distribuzione opuscolo 2ª dose sedute vaccinali F gennanio-giugno 2003 – distribuzione del vademecum per il pronto soccorso casalingo 3ª dose sedute vacciF luglio-dicembre 2003 nali (stessa coorte inizio distribuzione 2ª dose) Valutazione Le L.G. hanno individuato, quali indicatori di raggiungimento degli obiettivi di risultato la distribuzione dell’opuscolo informativo «La Casa dei Veleni» ad almeno l’80% dei genitori dei bambini sottoposti alla 2ª dose di vaccinazione obbligatoria, nel periodo di riferimento e la distribuzione del vademecum «Pronto Soccorso Casalingo» ad almeno l’80% dei genitori dei bambini sottoposti alla 3ª dose di vaccinazione obbligatoria, nel periodo di riferimento. I risultati in merito a «La campagna informativa di prevenzione delle intossicazioni acute in età pediatrica» hanno evidenziato che: Indicatore: n. ASL che hanno effettuato l’intervento/n. ASL tot OBIETTIVO (in grassetto corsivo è considerato l’obiettivo esplicitato nelle L.G.) 15/15 11/15 Attuazione della campagna informativa Distribuzione dell’opuscolo informativo «La Casa dei Veleni» ad almeno l’80% dei genitori dei bambini che si sono sottoposti alla 2ª dose di vaccinazione obbligatoria, nel periodo di riferimento. Distribuzione del vademecum «Pronto Soccorso Casalingo» ad almeno l’80% dei genitori dei bambini che si sono sottoposti alla 3ª dose di vaccinazione obbligatoria, nel periodo di riferimento. Distribuzione di un questionario di gradimento dell’opuscolo «La Casa dei Veleni» ad almeno 150 genitori dei bambini che si sono sottoposti alla 3ª dose di vaccinazione obbligatoria, nel periodo di riferimento. Restituzione del data entry compilato alla regione per l’elaborazione dei dati relativi al questionario di gradimento Formazione degli operatori sanitari dei centri vaccinali 9/15 14/15 13/15 14/15 Al fine di attuare un’azione di rinforzo della campagna stessa, oltre all’opuscolo informativo «La Casa dei Veleni», è stato elaborato e prodotto il vademecum «Pronto Soccorso Casalingo». La distribuzione del vademecum informativo è stata accompagnata dalla somministrazione di un «questionario di gradimento» dell’opuscolo «La casa dei Veleni» ad un campione di genitori che aveva ricevuto 6 mesi prima l’opuscolo stesso. Lo scopo è stato quello di valutare il grado di soddisfazione dell’utente relativamente: 1) allo strumento di informazione utilizzato; 2) al canale di divulgazione; 3) al «sostegno informativo» fornito dagli operatori sanitari. I risultati di questa indagine sono discussi nel successivo paragrafo. Ad integrazione della campagna e al fine di supportare un’azione informativa corretta ed efficace degli operatori sanitari dei centri vaccinali coinvolti nella distribuzione dei due strumenti informativi regionali, l’U.O. Prevenzione, attraverso il GdL regionale, ha elaborato un pacchetto formativo a moduli «Come proteggere i bambini dalle intossicazioni domestiche» (versione Power Point), adattabile secondo le esigenze locali, che è stato distribuito per la formazione a tutte le ASL lombarde. Gli obiettivi di questo intervento informativo/educativo sono stati: 1) fornire e fare acquisire al personale sanitario adeguate ed aggiornate conoscenze teoriche sulle intossicazioni e sugli I.D.; 2) migliorare le capacità relazionali e comunicative del personale stesso in tema di prevenzione delle intossicazioni e degli I.D. in età pediatrica. Quasi tutte le ASL hanno provveduto a formare i loro operatori, anche se con modalità diverse. Infatti, 10 ASL hanno organizzato specifici corsi di formazione sulla prevenzione delle intossicazioni acute e 4 hanno comunque garantito una formazione di base. Infine, 12 ASL hanno utilizzato il pacchetto formativo fornito dalla regione. «Questionario di gradimento» dell’opuscolo «La casa dei Veleni» – Risultati I Risultati relativi al «Questionario di gradimento» dell’opuscolo «La casa dei Veleni», somministrato ad un campione di genitori 6 mesi dopo aver ricevuto l’opuscolo stesso sono qui di seguito riassunti. I questionari raccolti e restituiti dalle 13 ASL che hanno condotto l’indagine di tipo osservazionale, sono stati più di 2.600 (media di circa 200 questionari/ASL) ed hanno dato le seguenti informazioni: Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y – 14 – 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 Il 93% dei genitori ha letto l’opuscolo «La Casa dei Veleni» che gli era stato distribuito in occasione della seconda dose vaccinale e circa il 90% (60% molto + 30% abbastanza) lo ha ritenuto utile e di facile comprensione. La restante quota, di circa il 10%, è rappresentata per la maggioranza dei casi da genitori che non hanno risposto alle domande del questionario. Circa l’80% dei genitori ha ritenuto utile che la distribuzione di questo strumento sia stata accompagnata da un colloquio con gli operatori sanitari dell’ambulatorio vaccinale, mentre circa il 20% ha ritenuto il colloquio di scarsa utilità. Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y – 15 – 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 Circa il 90% dei genitori ha conservato l’opuscolo consegnatogli e il 71% ha utilizzato le informazioni in esso contenute. Inoltre, il 71% dei genitori ha a portata di mano, nella propria casa, il numero di telefono del Centro Antiveleni. Questo dato potrebbe essere un indicatore indiretto dell’efficacia dell’intervento, in quanto nell’opuscolo sono riportati i numeri dei CAV della Lombardia; sembra implicito ritenere che chi ha conservato l’opuscolo (circa il 90%) ha anche a disposizione questi numeri di emergenza. Infine, nei 6 mesi prima dell’intervista, nel 4% delle famiglie si è verificato qualche episodio di intossicazione acuta. Conclusioni In base ai risultati ottenuti dalla customer si può affermare che l’oggetto della campagna informativa e lo strumento utilizzato, sono stati positivamente accettati dai genitori che hanno ritenuto l’informazione degna di essere conservata ed utilizzata. Un elemento di criticità rilevato è l’evidenza della poca incisività dell’intervento di rinforzo effettuato da parte degli operatori che hanno distribuito l’opuscolo. Si ritiene che questo giudizio sia il risultato di una non sempre efficiente capacità relazionale e comunicativa dell’operatore sanitario al momento della distribuzione dell’opuscolo informativo. Pur non essendo stata fatta alcuna indagine specifica in merito al vademecum «Pronto soccorso casalingo», operatori di diverse ASL hanno lamentato la difficoltà incontrata nella sua distribuzione. Ciò sembra essere imputato alle sue dimensioni (cartonato in formato A3), infatti è stato ritenuto un po’ ingombrante e non sempre è stato accettato dai genitori al momento della vaccinazione dei loro bambini. In ogni caso lo strumento è stato utilizzato anche in altri ambiti e contesti (es. asili nido, scuole materne, PLS,....), per un’azione più generalizzata di prevenzione delle intossicazioni acute in età pediatrica. La campagna informativa di prevenzione delle intossicazioni acute in età pediatrica della durata di un anno, è stata attivata comunque in tutte le ASL lombarde, anche se non simultaneamente in tutta la regione. In questo modo, venendo a mancare il rispetto dei Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y – 16 – 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 tempi e della distribuzione (anziché in un anno la campagna si è svolta in due anni), ne è stato ridimensionato l’impatto, nonché la risonanza della campagna stessa. Infine, la maggior parte delle ASL ha ritenuto utile e completo il pacchetto formativo distribuito dalla regione. b) Target 4-10 anni Per questo target la regione, attraverso le L.G., ha indicato alle ASL di realizzare progetti educativi sulla sicurezza e la prevenzione degli I.D. attraverso l’inserimento di questo argomento nei curricula scolastici. Le L.G. hanno individuato, quale indicatore di raggiungimento dell’obiettivo, la presentazione ad almeno il 10% dei Dirigenti scolastici delle scuole dell’infanzia e primarie dello strumento educativo predisposto. Come programma educativo per queste tipologie di scuole, è stato suggerito «A scuola di sicurezza» elaborato e sperimentato dall’ASL della provincia di Bergamo. I risultati in merito agli interventi di educazione alla salute nella scuola dell’infanzia e in quella primaria hanno evidenziato che: Indicatore: n. ASL che hanno effettuato l’intervento/n. ASL tot OBIETTIVO (in grassetto corsivo è considerato l’obiettivo esplicitato nelle L.G.) 11/15 Attuazione di interventi di educazione alla salute sulla prevenzione degli I.D. nella scuola dell’infanzia e in quella primaria. Inserimento della prevenzione degli I.D nei curricula scolastici. Utilizzo del supporto «A scuola di sicurezza», predisposto dall’ASL della provincia di Bergamo. Presentazione dello strumento educativo al 10% dei Dirigenti scolastici delle scuole dell’infanzia e primarie pubbliche e private. 9/15 7/15 6/15 Conclusioni Le L.G. hanno voluto enfatizzare la metodologia dell’intervento di educazione alla salute non attraverso l’imposizione di un progetto ASL preconfezionato, ma fornendo ai docenti gli strumenti tecnico-scientifici per poter costruire all’interno dei curricola scolastici il tema della prevenzione e della sicurezza domestica. Le difficoltà evidenziate dagli indicatori considerati rilevano che questa metodologia, nella maggioranza delle ASL, non è ancora bagaglio culturale consolidato degli operatori della prevenzione e della scuola. c) Target: popolazione anziana > 65 anni Per gli interventi finalizzati a questo target di popolazione, non facilmente raggiungibile, si è ritenuto prioritario ed opportuno fornire alle ASL da parte della Regione Lombardia gli strumenti necessari per la costruzione del piano, in una logica di rete di comunità locale. L’obiettivo generale è stato quello di individuare e coinvolgere tutti i soggetti della «rete» e gli obiettivi specifici individuati sono stati la sicurezza domestica e la prevenzione delle cadute. Sono stati definiti i seguenti indicatori: 1) un intervento di formazione (non inferiore alle 8 ore complessive) per gli operatori socio-sanitari dell’ASL; 2) interventi di informazione/sensibilizzazione ai responsabili e/o utenti dei centri diurni per anziani, e/o alle associazioni di volontariato e/o di categoria. L’U.O. Prevenzione, avvalendosi del contributo del GdL regionale sulla prevenzione degli I.D., ha predisposto e distribuito a tutte le ASL un pacchetto formativo (versione CD) quale strumento guida. I risultati hanno evidenziato che: Indicatore: n. ASL che hanno effettuato l’intervento/n. ASL tot 9/15 6/15 9/15 6/15 4/15 3/15 4/15 OBIETTIVO (in grassetto corsivo è considerato l’obiettivo esplicitato nelle L.G.) Elaborazione di un progetto sulla prevenzione degli I.D. negli anziani. Avvio di un progetto sulla prevenzione degli I.D. negli anziani. Attuazione di un intervento di informazione/sensibilizzazione per gli anziani. Attuazione di un intervento di formazione per gli operatori socio-sanitari. Attuazione di un intervento di formazione in centri diurni per anziani. Attuazione di un intervento di formazione per associazioni di volontariato Attuazione di un intervento di formazione per associazioni di categoria Conclusioni Poche ASL sono state in grado di costruire la «rete» di comunità locale e di elaborare una pianificazione degli interventi significativa. Un’esperienza particolarmente interessante, sia dal punto di vista metodologico che del risultato perseguito, è quella dell’ASL della provincia di Varese; a conclusione operativa dell’intervento, il comune di Cardano al Campo, ha incentivato la realizzazione di interventi per la prevenzione degli I.D. attraverso lo stanziamento di finanziamenti per tutti coloro che intendono realizzare accorgimenti strutturali che favoriscono una maggior sicurezza abitativa e che quindi tendono a garantire una riduzione degli infortuni stessi. In generale, visti i risultati, stante l’importanza del «problema cadute» nell’anziano, evidenziato dai dati epidemiologici (vedi capitolo successivo), si ritiene tale ambito meritevole di una miglior definizione degli interventi e oggetto di futura progettazione. 2.3 Attivazione di un flusso informativo – Rilevazione campionaria sulla prevenzione degli infortuni domestici La riduzione degli I.D., presuppone la presenza di un data base che consenta di monitorare il fenomeno nel tempo. Con la realizzazione delle L.G., si è provveduto a: a) Recuperare dall’archivio regionale ed elaborare le Schede di Dimissione Ospedaliera (SDO) relative ai ricoveri dovuti ad I.D. (anni 1997-2003). b) Dare avvio nelle ASL ad una rilevazione campionaria sugli I.D. presso alcuni P.S. c) Individuare in Lombardia dei Presidi sperimentali di riferimento per il sistema nazionale di sorveglianza sugli ID istituito con la l. 493/99 presso l’Istituto Superiore di Sanità (SINIACA) informativo sugli I.D., delibera n. 7/15046 del 14 novembre 2003. a) Analisi esplorativa attraverso le SDO in Regione Lombardia (anni 1997-2003) Attualmente in Regione Lombardia i dati disponibili sul numero di I.D. sono mediante l’uso di dati sanitari regionali routinari, come la banca-dati delle SDO. Questa banca-dati, infatti, costituisce un valido archivio di consultazione per l’enorme quantità di dati Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y – 17 – 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 potenzialmente utilizzabili, e può, quindi, essere, al momento, un utile strumento di informazione sui traumatismi avvenuti in ambiente domestico. Le informazioni recuperabili dalle SDO riguardano il numero di eventi e il tipo di traumatismo, ma non è, invece, possibile recuperare alcuna informazione in merito alla dinamica dell’incidente stesso. Quindi, i dati sui ricoveri ospedalieri sono rappresentativi di tutti gli I.D. più gravi o comunque meritevoli di ricovero. L’analisi si è svolta in due momenti differenti. In corso di preparazione delle L.G. (SDO anni 1997-2000) e a conclusione del periodo di attuazione delle L.G. stesse (anni 2001-2003). In Lombardia la media di ricoveri ordinari negli anni 1997-2003 è stata circa di 1.700.000/anno. Dalle SDO relative ai ricoveri ordinari è stato selezionato un data-base di ricoveri, identificati tramite il campo «Modalità del trauma», codifica 2 (in ambiente domestico). Un’ulteriore e successiva selezione è stata fatta usando anche i campi «diagnosi», «cond 1», «cond 2», «cond 3» e per l’anno 2000 anche «cond 4» e «cond 5». A seguito della selezione sopra descritta, la media di ricoveri/anno evidenziata è stata di 18.216, di cui circa il 65% ha riguardato persone di sesso femminile e circa il 35% quelle di sesso maschile. Come mostrato in Figura 1 i ricoveri ospedalieri dovuti ad I.D. dal 1997 al 2003 sono complessivamente diminuiti di circa il 20%; questa diminuzione, molto probabilmente è dovuta ad una maggior accuratezza nella compilazione delle SDO stesse. Dal 2001 ad oggi il trend si può considerare pressoché costante. Contestualmente è stato possibile calcolare la spesa sanitaria media sostenuta per i ricoveri ospedalieri dovuti ad I.D., che è risultata essere di circa C 46.000.000/anno (anni 1997-2003), Figura 2. Come mostrato in Figura 2 la spesa sanitaria conseguente a ricoveri ospedalieri dovuti ad I.D. in sei anni è aumentata complessivamente di circa il 13%. Dall’analisi delle SDO è stato, inoltre, possibile calcolare il tasso grezzo di ricovero ospedaliero dovuto ad I.D. per 100.000 abitanti nella nostra regione, distribuito per ASL. Gli anni considerati sono stati il 2001, il 2002 e il 2003. Questi dati sono mostrati nella Tabella 1. Tabella 1 – Infortuni domestici – Ricoveri ospedalieri (tasso grezzo) ASL di residenza ASL provincia di Bergamo ASL provincia di Brescia ASL provincia di Como ASL provincia di Cremona ASL provincia di Lecco ASL provincia di Lodi ASL provincia di Mantova ASL Città di Milano ASL provincia di Milano 1 ASL provincia di Milano 2 ASL provincia di Milano 3 ASL provincia di Pavia ASL provincia di Sondrio ASL provincia di Varese 2001 ricoveri/1000 residenti 2002 ricoveri/1000 residenti 2003 ricoveri/1000 residenti 1,95 3,49 1,53 1,82 1,62 2,07 2,39 1,05 1,36 1,03 1,46 1,14 0,75 1,69 2,31 3,19 1,61 2,06 1,55 2,02 2,39 0,93 1,44 1,01 1,65 1,46 1,1 1,83 2,14 2,76 1,59 1,97 1,5 2,01 2,33 1 1,48 1,12 1,94 1,34 1,22 1,72 Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia ASL di residenza Y – 18 – 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 2001 ricoveri/1000 residenti 2002 ricoveri/1000 residenti 2003 ricoveri/1000 residenti 1,15 1,77 2,64 1,86 3,96 1,82 ASL della Val Camonica Media regionale La sola ASL che nel triennio ha avuto costantemente una diminuzione del numero di ricoveri ospedalieri è stata l’ASL della provincia di Brescia, mentre quelle che hanno registrato un incremento dei ricoveri sono state l’ASL della provincia di Milano 2, di Milano 3, di Sondrio e della Val Camonica. Per gli stessi anni è stata calcolata anche la spesa sanitaria per ricovero ospedaliero dovuto ad ID che, tuttavia non evidenzia un andamento speculare al numero dei ricoveri stessi, Tabella 2. Tabella 2 I.D. – spesa/ricovero (A) ASL di residenza ASL provincia di Bergamo ASL provincia di Brescia ASL provincia di Como ASL provincia di Cremona ASL provincia di Lecco ASL provincia di Lodi ASL provincia di Mantova ASL Città di Milano ASL provincia di Milano 1 ASL provincia di Milano 2 ASL provincia di Milano 3 ASL provincia di Pavia ASL provincia di Sondrio ASL provincia di Varese ASL della Val Camonica Media regionale 2001 Spesa/ricovero 2002 Spesa/ricovero 2003 Spesa/ricovero 2.767 2.088 3.049 2.870 2.708 3.341 3.339 3.421 2.670 3.043 2.904 3.015 3.084 3.078 1.632 2.769 2.851 2.151 3.223 3.010 2.901 3.132 3.551 3.738 2.781 3.094 2.903 2.575 2.956 3.057 2.094 2.832 2.892 2.515 3.425 3.256 3.204 3.276 3.331 3.782 3.017 3.119 3.011 2.947 2.829 3.264 1.964 3.022 In Tabella 3 viene riportata la spesa sanitaria dovuta ai ricoveri ospedalieri conseguenti a diversi tipi di traumatismi. La spesa relativa ai ricoveri per I.D. è pari a C 69.970.799 ed è stata calcolata utilizzando solamente il campo «Modalità del trauma» delle SDO. Questo dato, si discosta da quello riportato in Figura 2, C 49.765.000, dove il calcolo e la selezione è stata effettuata in maniera più accurata, utilizzando oltre al campo «Modalità del trauma», anche i campi «diagnosi», «cond 1’, 2’, 3’, 4’ e 5’». La selezione effettuata e riportata in Tabella 3, apparentemente poco accurata, è stata eseguita al fine di poter confrontare la spesa per ricoveri conseguenti ad I.D, con quella dovuta ai ricoveri ospedalieri per tutti i tipi di traumatismi. Per altro il risultato mostra che, indipendentemente dall’accuratezza del calcolo della spesa sanitaria, gli I.D. pesano più di ogni altro tipo di trauma sulla spesa complessiva dovuta a tutti i traumatismi che determinano un ricovero ospedaliero. Tabella 3 Tipo di Traumatismo (anno 2003) Spesa sanitaria per ricoveri ospedalieri (C) Peso % 20.440.880 52.795.023 69.970.799 3.420.599 5.477.601 152.104.902 13% 35% 46% 2% 4% 100% Infortuni sul lavoro Incidenti stradali Infortuni domestici Violenza altrui Autolesione e tentato omicidio Traumatismi totali Si può quindi osservare quanto significativo è il peso della spesa dei soli ricoveri dovuti ad I.D. (C 69.970.799 – 46%), rispetto a quella dei ricoveri dovuti a tutti i traumatismi. È chiaro, tuttavia, chiaro che i traumatismi rappresentano comunque una piccola quota (3%) della spesa complessiva imputabile a tutti i ricoveri ospedalieri. Per gli anni 2001-2003, i Traumi dovuti ad I.D. che hanno comportato il ricovero ospedaliero sono mostrati in Tabella 4. Tabella 4 Regione Lombardia Traumatismi/Avvelenamenti (ISTAT) Fratture Contusioni Traumatismi intracranici Ferite arto sup. Ferite testa, collo, tronco 2001 2002 11.240 2.678 1.648 892 873 11.039 2.227 1.611 756 742 2003 11.180 1.889 1.558 775 707 Y Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 – 19 – Regione Lombardia Traumatismi/Avvelenamenti (ISTAT) Lussazioni Distorsioni articolaz. Traumatismi non spec. Eff. Tossici Ustioni Traumatismi torace Avvelenameto Traumatismi superf. Ferite arti inf. Corpo estraneo Traumatismi nervi mid. spin. Schiacciamento Traumatismi vasi sang. Cause esterne Totale 2001 2002 2003 446 389 382 357 318 254 239 227 157 144 136 65 46 32 20.523 399 379 320 334 269 219 226 168 141 81 130 63 42 58 19.204 393 344 436 251 321 266 192 135 149 88 162 62 43 32 18.983 Nell’anno 2003, i Traumi dovuti ad I.D. distribuiti per età che hanno comportato il ricovero ospedaliero sono mostrati in Tabella 5. Tabella 5 – Casi di ricovero ospedaliero per infortunio domestico in Regione Lombardia Solo per traumatismi e avvelenamenti (cod. ISTAT) Traumi dovuti ad Infortuni Domestici anno 2003 – x età Età Fratture Traumatismi Contusioni Ferite Lussazioni Distorsioni articolaz. Ustioni Eff. Tossici Avvelenameto Corpo estraneo Schiacciamento Cause esterne Totale (%) 0-4 % 5-14 % 15-44 % 45-64 % 65-74 % > 74 % 2 23 29 7 1 3 33 36 53 43 13 9 10 2 6 6 5 2 5 9 18 5 26 18 6 4 7 11 8 29 17 30 17 29 14 9 21 6 11 14 14 3 23 30 28 17 9 10 15 21 22 15 17 12 11 14 21 16 11 3 6 3 19 19 15 56 33 34 21 30 18 13 4 12 2 8 37 44 Tot. n. (%) 11.180 2.600 1.889 1.631 393 344 321 251 192 88 62 32 18.983 (59%) (14%) (10%) (9%) (2%) (2%) (2%) (1%) (1%) (0,5%) (0,3%) (0,2%) (100%) Come atteso, le fratture, le contusioni e i traumatismi (tra questi i più frequenti sono gli intracranici) sono la causa di più dell’80% dei ricoveri ospedalieri imputabili ad I.D., indicando che queste lesioni rappresentano più dei due terzi degli incidenti totali. La maggioranza di questi eventi sono il risultato di cadute, impatti od urti e riguardano principalmente le persone anziane (> 65 aa), Figura 3. Y Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia – 20 – 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 Infine, per l’anno 2003, i ricoveri ospedalieri dovuti ad I.D. distribuiti per sesso, per ASL e classi di età sono mostrati nelle Tabelle 6 e 7. Tabella 6 – Ricoveri ospedalieri di soggetti di sesso FEMMINILE dovuti ad infortuni domestici in Regione Lombardia nel 2003 distribuiti per ASL e classi di età (numeri assoluti) ASL di residenza ASL provincia di Bergamo ASL provincia di Brescia ASL provincia di Como ASL provincia di Cremona ASL provincia di Lecco ASL provincia di Lodi ASL provincia di Mantova ASL Città di Milano ASL provincia di Milano 1 ASL provincia di Milano 2 ASL provincia di Milano 3 ASL provincia di Pavia ASL provincia di Sondrio ASL provincia di Varese ASL della Val Camonica Extra regione TOTALE 0-4 % 5-14 % 15-44 % 45-64 % 65-74 % > 74 % 9 8 6 5 11 3 7 5 9 7 10 8 1 5 5 8 7 2 4 2 2 2 0 2 1 3 1 3 4 3 3 4 3 3 6 6 5 5 7 4 3 2 6 7 5 5 5 6 7 8 5 15 12 11 8 10 12 10 10 10 14 11 9 12 13 14 12 12 16 16 15 18 13 21 13 13 16 20 15 14 15 15 22 12 16 52 53 61 62 60 60 64 69 56 50 56 60 63 58 47 50 57 Totale 1.262 1.802 562 459 288 276 589 880 903 388 1.244 432 150 894 223 287 10.639 Tabella 7 – Ricoveri ospedalieri di soggetti di sesso MASCHILE per infortuni domestici in Regione Lombardia nel 2003 distribuiti per ASL e classi di età (numeri assoluti) ASL di residenza ASL provincia di Bergamo ASL provincia di Brescia ASL provincia di Como ASL provincia di Cremona ASL provincia di Lecco ASL provincia di Lodi ASL provincia di Mantova ASL Città di Milano ASL provincia di Milano 1 ASL provincia di Milano 2 ASL provincia di Milano 3 ASL provincia di Pavia ASL provincia di Sondrio ASL provincia di Varese ASL della Val Camonica Extra regione TOTALE 0-4 % 5-14 % 15-44 % 45-64 % 65-74 % > 74 % 17 15 13 13 23 5 21 17 21 24 21 20 6 10 11 5 17 7 10 7 7 10 2 8 5 6 8 6 10 4 6 17 2 7 22 21 18 11 15 21 12 10 18 17 17 11 27 22 22 10 19 24 21 20 25 17 20 18 16 21 18 16 14 17 21 22 4 19 12 13 21 12 13 23 14 15 14 9 14 11 18 15 9 2 14 18 19 21 31 21 29 26 37 19 24 25 34 27 25 18 3 23 Totale 818 993 295 204 181 136 291 374 458 189 715 228 66 506 157 721 5.830 Conclusioni Dall’analisi dei dati relativi ai ricoveri ospedalieri dovuti ad I.D. sono emersi questi risultati: • gli anziani sono la categoria di persone più colpita dagli I.D., infatti circa il 45% dei traumatismi che richiedono un ricovero ospedaliero sono a carico della popolazione anziana; • tra tutti i traumatismi che coinvolgono gli anziani, le fratture (circa il 60%) sono le lesioni più importanti; • il sesso femminile, anche fra gli anziani, è quello che si infortuna maggiormente e che, quindi, determina un più alto numero di ricoveri (rapporto 3:1); • la spesa sanitaria per il ricovero ospedaliero della popolazione anziana rappresenta il 75% di quella complessiva per I.D. La spesa per ricoveri ospedalieri dovuti ad I.D. rappresenta il 46% della spesa complessiva dovuta a tutti i traumatismi che determinano un ricovero ospedaliero Si è confermata la necessità di possedere informazioni attendibili sia in ordine agli infortuni che non comportano un ricovero ospedaliero, che alle modalità di accadimento dell’evento stesso, in particolare nell’anziano, al fine di valutare la quota di infortuni prevenibili. b) Rilevazione campionaria sugli infortuni domestici presso alcuni Pronti Soccorso della Lombardia Il flusso informativo relativo alla rilevazione campionaria è stato organizzato mediante: – la raccolta del dato grezzo presso i P.S. presenti nel territorio di competenza di ogni ASL; – l’attivazione di una rilevazione campionaria analitica presso almeno un P.S. del territorio di competenza di ogni ASL. Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y – 21 – 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 La rilevazione campionaria degli I.D. è stata attuata nelle 4 settimane sotto indicate e ha riguardato tutti i casi registrati come incidente domestico dal P.S. ospedaliero nella settimana indicata, e accettati dalle ore 00.00 del lunedı̀ alle ore 24.00 della domenica. Il periodo di riferimento è stato: • 10-16 marzo 2003; • 9-15 giugno 2003; • 22-28 settembre 2003; • 8-14 dicembre 2003. La rilevazione è durata un anno ed è stata chiusa ufficialmente nel gennaio 2004. L’U.O. Prevenzione regionale, oltre ad aver definito lo strumento necessario e la metodologia per effettuare la rilevazione campionaria analitica (Scheda allegata alle L.G.), ha distribuito a tutti i referenti dell’ASL un data-entry per l’inserimento omogeneo dei dati recuperati. Ciò ha consentito l’elaborazione a livello regionale dei dati raccolti a livello locale. La Regione ha definito come indicatore di raggiungimento dell’obiettivo, l’attuazione della rilevazione campionaria sugli I.D. presso almeno 1 PS nel territorio di competenza dell’ASL. I risultati in merito all’attivazione di un flusso informativo per la rilevazione campionaria dei dati relativi agli I.D. presso alcuni P.S. della regione hanno evidenziato che: Indicatore: n. ASL/n. ASL tot. 14/15 13/15 9/15 OBIETTIVO (in grassetto corsivo è considerato l’obiettivo esplicitato nelle L.G.) Attuazione della rilevazione campionaria sugli I.D. presso almeno 1 PS nel territorio di competenza. Invio del dato in Regione e utilizzo del data entry predisposto all’uopo Raccolta del dato grezzo sugli I.D. presso i PS coinvolti (n = 82.541). Relativamente all’attuazione della rilevazione campionaria sugli I.D., particolarmente importante è stato il contributo fornito dall’ASL della provincia di Brescia che ha raccolto i dati provenienti da tutti i PS presenti nel proprio territorio. La rilevazione campionaria ha riguardato tutti i casi registrati come infortunio domestico, nelle settimane programmate dalla regione in 44 P.S. lombardi coinvolti. Il personale del P.S. ha avuto il compito di informare dell’iniziativa gli infortunati e di raccogliere il loro consenso a ricevere, nei giorni successivi, una telefonata di approfondimento da parte degli operatori dell’ASL. Gli infortuni – Risultati Calcolo della dimensione del campione Il calcolo della precisione dei risultati ottenuti dall’indagine campionaria è stato effettuato mediante lo strumento messo a disposizione dall’Istituto Superiore di Sanità Sample Size Calculator. Si è intervistato un campione rappresentativo della popolazione con un livello di confidenza del 95 % ed un intervallo di confidenza del 2.2% (2). Descrizione del campione La valutazione dei risultati è stata fatta prendendo in considerazione la frequenza degli I.D. della popolazione generale e delle categorie più a rischio, quali bambini e anziani, per le quali le L.G. hanno previsto specifiche azioni di prevenzione. Nella Tabella 8 è descritta la distribuzione del campione relativo alla popolazione generale (0-99 aa), alla popolazione giovanile (0-5 aa) e a quella anziana (65-74 aa e > 74 aa). (2) Il campione è stato individuato mediante campionamento casuale semplice. Il selettore casuale è il tempo: quattro settimane scelte in modo casuale. Prima di procedere a determinare la dimensione del campione abbiamo definito alcuni termini chiave: l’intervallo di confidenza e il livello di confidenza. • L’intervallo di confidenza esprime il margine statistico d’errore. In questo studio abbiamo considerato come risultato (outcome) la prevalenza di infortuni domestici rilevata nell’indagine multiscopo ISTAT 1999-2000 che è del 4%. • Con un intervallo di confidenza 2,2 (cioè del 2,2%) la percentuale di persone che hanno avuto un infortunio domestico nell’eventualità di un’intervista a tappeto a tutta la popolazione, sarebbe compresa fra il 1,8% (4% – 2,2%) e il 6,2% (4% + 2,2%). • Il livello di confidenza esprime il grado di certezza del risultato. Continuando con la procedura illustrata, abbiamo posto il livello di confidenza al 95% che significa che col 95% di probabilità la percentuale di persone che hanno subito un infortunio domestico, nell’eventualità di un’intervista a tappeto a tutta la popolazione, sarebbe compresa fra lo 0% (4% – 5%) e il 9% (4% + 5%). Mettendo insieme l’intervallo e il livello di confidenza, si è sicuri al 95% che la percentuale reale della popolazione che avrebbe subito un infortunio domestico è compresa tra lo 0% e il 9%. Fattori che determinano gli intervalli di confidenza Sono tre i fattori che determinano la grandezza dell’intervallo di confidenza per un certo livello di confidenza: grandezza del campione, percentuale e grandezza della popolazione. • Grandezza del campione. Più il campione è ampio, più è alto il grado di attendibilità delle risposte. Ciò significa che, dato un certo livello di confidenza, più è ampio il campione, più è piccolo l’intervallo di confidenza. Si tratta comunque di una relazione non lineare: per esempio, raddoppiando il campione non si dimezza l’intervallo di confidenza. In questo caso il campione doveva essere di 1.984 persone.Intervistand 2.016 persone si sono limitati gli effetti distorsivi attribuibili alle «non risposte» dovute ai rifiuti o alla difficoltà di intervistare le persone campionate. • Percentuale. L’accuratezza dipende anche dalla distribuzione percentuale delle risposte. In questo caso ci si attende che il campione di soggetti che ha subito incidenti domestici sia pari allo 0,02% della popolazione lombarda e allo 0,55% di tutti coloro che hanno subito incidenti domestici in un anno in Lombardia. Pertanto, data la bassa prevalenza dell’evento rilevato nella popolazione di riferimento le possibilità di errore sono remote indipendentemente dalla dimensione del campione che in questo caso è di 2.016 soggetti. Abbiamo usato la percentuale del 50% di soggetti che risponde di si alla domanda se ha avuto un infortunio domestico nel caso che venisse intervistata a tappeto tutta la popolazione per determinare il livello di accuratezza dei risultati ottenuti da un campione già selezionato. L’intervallo di confidenza è in questo caso di 2.18% con un livello di confidenza del 95̀%. • Grandezza della popolazione. La statistica dimostra che la grandezza della popolazione è irrilevante, a meno che questo parametro non ecceda di una piccola percentuale la popolazione totale in esame. Per questo motivo il software utilizzato per calcolare la dimensione del campione per ottenere risultati rappresentativi dell’intera popolazione della Regione Lombardia che all’1 gennaio 2003 era di 9.108.645 abitanti. Non rientra quindi nella casistica in cui la grandezza della popolazione può influire sui risultati perché non si tratta di un gruppo relativamente piccolo di persone. Il calcolo dell’intervallo di confidenza prevede che il campione in esame sia stato già randomizzato. Y Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 – 22 – Tabella 8 – Distribuzione del campione F M T 0-99 aa % 0-5 aa % 65-74 aa % > 74 aa % 1.034 982 2.016 51 49 108 153 261 41 59 139 90 229 61 39 153 52 205 75 25 Nel campione considerato, pertanto, tranne che nella fascia d’età 0-5 aa, il sesso femminile è sempre quello maggiormente rappresentato, soprattutto nella popolazione anziana. L’età media e quella mediana del campione è di riporato in Tabella 9. Tabella 9 Età media Età mediana 0-99 aa 0-5 65-74 aa > 74 aa 41 41 2 2 69 69 82 87 Infine, il 67% degli infortuni rilevati sono avvenuti all’interno delle abitazioni ed il 33% nelle sue pertinenze esterne. Tra gli incidenti predominano in tutte le fasce d’età le cadute. Il dato delle cadute relativo alla popolazione generale rappresenta il 49% (n = 986) di tutti gli infortuni. All’interno di questa percentuale, le cadute che riguardano i bambini sono il 16% (n = 159) e quelle che riguardano gli anziani sono il 29% (n = 287). Tuttavia, nella popolazione anziana le cadute rappresentano l’infortunio più importante. Le cadute considerate sono causate per il 90% da inciampo e per il 10% sono cadute dall’alto. Infine, altre cause di infortunio, in ordine di frequenza, riguardano: gli urti, i tagli, gli schiacciamenti e i corpi esterni. Per la popolazione generale le principali attività coinvolte negli I.D. sono: le faccende domestiche (28%), il tempo libero (24%) e le attività «fai da te» (11%). Per i bambini l’attività predominante è senza dubbio il tempo libero (76%), verosimilmente quello legato al gioco. Infine, per gli anziani di età compresa tra 65 e 74 anni, cosiddetti «giovani», predominano le attività domestiche (38%), il giardinaggio (13%) e il «fai da te» (9%), espressione di persone ancora attive, mentre per gli altri anziani, cosiddetti «fragili», le attività coinvolte negli I.D. sono quelle domestiche (21%), anche se in misura minore, e i momenti legati al riposo (19%) e l’igiene personale (11%). Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y – 23 – 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 Per la popolazione generale i luoghi più frequenti in cui si verificano gli I.D. sono: la zona soggiorno / camera da pranzo o da letto (24%); seguono: la cucina (20%), l’area giardino / orto / cortile (18%) e le scale interne ed esterne (17%). Per i bambini i luoghi più frequenti riguardano la zona soggiorno / camera da pranzo o da letto (50%); seguono: la cucina (19%) e l’area giardino / orto / cortile (11%). Infine, per gli anziani «giovani» i luoghi prevalenti sono l’area giardino / orto / cortile (25%), le scale e la cucina (20%) e la zona soggiorno / camera da pranzo o da letto (17%). Per gli altri anziani i luoghi sono: la zona soggiorno / camera da pranzo o da letto (32%); seguono: la cucina (18%), le scale interne ed esterne (17%), l’area giardino / orto / cortile (16%). Per tutte le fasce d’età i principali oggetti coinvolti negli I.D. sono le strutture architettoniche della casa, mobili / scale / tappeti e gli oggetti taglienti. Y Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 – 24 – Per la popolazione generale le lesioni più frequenti sono le contusioni (30%), seguono: le ferite aperte (27%), le fratture (15%) e le distorsioni (10%). Anche per i bambini le lesioni più frequenti sono le contusioni (44%), seguite dalle ferite aperte (23%). Infine, per gli anziani «giovani» le lesioni predominanti sono le contusioni (29%), seguite dalle ferite aperte (25%) e dalle fratture (24%), mentre per gli altri anziani sono le lussazioni (22%), seguite dalle fratture (17%) e dalle contusioni (15%). Per la popolazione generale le sedi maggiormente colpite sono gli arti superiori (36% comprese mano e dita), seguiti dagli arti inferiori (25%, piede e dita comprese) e dalla testa (14%). Per i bambini la sede più colpita è la testa (43%), seguita dagli arti superiori (17% comprese mano e dita) e dal labbro – cavità orali (12%). Infine, per gli anziani «giovani» le sedi maggiormente colpite sono gli arti superiori (36% comprese mano e dita), seguiti dagli arti inferiori (26%, piede e dita comprese), dalla testa (14%) e dal torace (12%). Per gli altri anziani le sedi sono: gli arti inferiori (28%, piede e dita comprese), seguiti dagli arti superiori (26% comprese mano e dita) e dalla testa (15%). Ricovero ospedaliero: La descrizione dei ricoveri ospedalieri conseguenti ad I.D. è mostrata in Tabella 10. Tabella 10 Ricovero sı̀ no Non noto 0-99 aa % 0-5 aa % 65-74 aa % > 74 % 4 95 1 7 92 1 5 92 3 13 84 3 Le persone del campione che vengono ricoverate a seguito di I.D. sono complessivamente il 4%. All’interno di questa percentuale il 46% è rappresentata dalla popolazione anziana (32% + 14%, rispettivamente per gli anziani > 74 aa e 65-74 aa). I giorni di prognosi indicati nella diagnosi di ricovero ospedaliero è mostrato in Tabella 11. Tabella 11 gg prognosi media gg prognosi mediana 0-99 aa 0-5 aa 65-74 aa > 74 aa 11 15 5 4 14 20 15 21 L’indagine non prevedeva la rilevazione della durata del ricovero. ANALISI DI DETTAGLIO – Le Cadute Poiché le cadute sono la principale causa di I.D., specialmente per la popolazione anziana, è stata fatta un’analisi di dettaglio selezionando dal data base generale: • «cadute per scivolamento e cadute dall’alto»; • «all’età»; evidenziando tutti i soggetti di età > 65 anni e tra questi quelli di età > 74 anni». Lo scopo di questa selezione è stato quello di cercare di correlare i diversi fattori che concorrono nel causare questo accadimento negli anziani. La popolazione del nostro campione cosı̀ selezionata è composta: F M T > 65aa 210 76 286 % 61 39 > 74aa 108 29 137 % 75 25 Età media Età mediana > 65 > 74 76 75 82 87 Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y – 25 – 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 Le cadute si verificano più o meno nella stessa misura in tutte le persone anziane. Relativamente alle persone anziane di età superiore ai 74 anni, le più «fragili», le cadute avvengono prevalentemente nella zona soggiorno/camera da pranzo o da letto (34 %), segue la cucina (15%), il bagno (13%), l’area giardino/orto/cortile (12%), e le scale esterne o balconi o terrazzi nell’11% dei casi. Se si considerano tutti gli anziani l’attività più frequentemente coinvolta nelle cadute è quella dei lavori domestici (28%). Il quadro cambia se si valutano gli anziani di età superiore ai 74 anni per i quali l’attività più frequentemente coinvolta nelle loro cadute è il riposo (20%); segue l’igiene personale (16%) i lavori domestici (15%) e il tempo libero (11%). Per tutti gli anziani, gli oggetti/prodotti più spesso interessati nell’evento cadute sono le strutture architettoniche della casa piuttosto che mobili, scale o tappeti. Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y – 26 – 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 Ne esitano quali conseguenze delle cadute per tutti gli anziani: fratture (37%), contusioni od ematomi (36% vs 37%), ferite od abrasioni (14% vs 13%), lussazioni, distorsioni o distrazioni (9% vs 8%). Per tutti gli anziani le sedi più colpite in seguito a cadute sono: arti inferiori e piedi, gli arti superiori e mani, l’addome, la testa e il torace. Il ricovero ne consegue nel 12% dei casi per le cadute che coinvolgono tutti gli anziani (età media 76 anni) e nel 15% dei casi per gli anziani di età superiore ai 75 anni (età media 83 anni). Per entrambi la prognosi media è di 18 giorni. Riassumendo, nel campione analizzato, relativamente alla tipologia di I.D. le cadute si confermano, come atteso, come l’incidente più frequente nella popolazione anziana, pur nell’ambito di una discreta varietà di eventi. Le conseguenze sono rilevanti relativamente al trauma (vedi la tipologia delle lesioni, con pesante coinvolgimento non solo degli arti ma anche del capo), cui consegue un ricovero ospedaliero che, essendo a carico delle persone più anziane e tendenzialmente più fragili, si presenta di norma come un evento «critico». I luoghi maggiormente interessati dall’accadimento sono la zona soggiorno/camera da pranzo/letto, seguiti dalla cucina e quasi uguagliati dall’area giardino/orto/cortile, mentre il bagno e le scale si sono rivelati i luoghi meno coinvolti. Dal punto di vista dei «prodotti», gli elementi strutturali ed infra-strutturali dell’abitazione risultano implicati con particolare frequenza. Relativamente alle attività svolte al momento dell’accadimento, la quota più significativa di incidenti per tutti gli anziani avviene in occasioni in qualche modo legate allo sbrigare le faccende domestiche e in quota minore a quelle legate al risposo. La posizione si inverte se si considerano gli ultra 74enni. Gli eventi sono sostanzialmente distribuiti equamente su tutti i giorni della settimana, con una lieve flessione durante il sabato e la domenica. Sono risultate maggiormente interessate le donne di età maggiore ai 75 anni. La distribuzione per sesso degli accadimenti all’interno del campione, per l’età indagata, è sovrapponibile ai dati relativi ai ricoveri per I.D. della Lombardia e a quelli nazionali. Conclusioni Gli incidenti domestici rimangono un problema importante, soprattutto, per gli anziani. In questa ottica, sembra esservi spazio per interventi preventivi, che possono essere rivolti sia alla persona che all’ambiente domestico. Nel primo caso si tratta di promuovere abitudini e comportamenti «di sicurezza» e di interventi a sostegno dell’autonomia della persona. Ad esempio, considerato che, per gli anziani, occasione rilevante per l’accadimento di I.D. sono i luoghi e momenti dedicati al riposo, è ipotizzabile il combinarsi di una interazione sfavorevole tra capacità funzionali (effetti collaterali delle terapie) e comportamenti a rischio. Nel secondo caso occorre operare per un miglioramento delle strutture architettoniche della casa ed il suo progressivo adeguamento con il mutare delle esigenze che si presentano all’avanzare dell’età. Ad esempio, il bagno presenta una frequenza relativamente bassa di caduta, ma con esiti severi, specie per i traumi cranici. Qui sembra di poter cogliere una interazione tra comportamenti a rischio e carenza di elementi migliorativi di «bassa» tecnologia, quali tappetini antiscivolo e maniglie. La letteratura ha già segnalato la carenza di simili presidi proprio tra gli anziani che più ne avrebbero bisogno. Anche sulle condizioni di sicurezza delle abitazioni – e relative pertinenze – si apre uno spazio di azione. Per gli anziani, se gli elementi strutturali ed infra-strutturali delle case sono sovente coinvolti, sono altresı̀ note tanto la precarietà di molti alloggi in cui molti di loro vivono, quanto i successi riscontrati da misure di promozione delle bonifiche ambientali. In questa prospettiva, altrettanto valgono opere rivolte alla formazione di tecnici ed operatori. Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y – 27 – 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 c) Individuazione dei Presidi sperimentali di riferimento per il sistema nazionale di sorveglianza istituito dalla legge 493/99 presso l’istituto superiore di sanità (SINIACA) sugli infortuni domestici in Lombardia La l. 493/99, all’art. 4, prevedeva che l’ISS attivasse un sistema informativo sui dati provenienti dagli osservatori regionali. Per questo motivo alle Regioni è stato dato uno specifico finanziamento di circa C 77.000,00, che, nello specifico, la Regione Lombardia ha utilizzato per individuare dei presidi sperimentali di riferimento per il sistema informativo sugli I.D., in grado di rappresentare efficacemente il fenomeno per l’intero territorio regionale (tipologia del territorio, bacino di utenza), d.g.r. 14 novembre 2003, n. 7/15046. I presidi sperimentali di riferimento individuati in Lombardia sono: – A.O. provinciale di Lecco – A.O. della provincia di Lodi – A.O. Niguarda Ca’ Granda di Milano – A.O. della provincia di Pavia – A.O. S. Gerardo di Monza – A.O. della Valtellina e Valchiavenna. 2. Punti di forza e criticità L’analisi e la discussione dei dati sopra riportati evidenzia le seguenti considerazioni. I punti di forza del progetto di prevenzione degli I.D., possono essere cosı̀ riassunti: a) le L.G. sulla prevenzione degli I.D. in Regione Lombardia si sono configurate come uno strumento di programmazione utile alle ASL per l’attuazione di quanto indicato dal PSSR 2002-2004, PSN in merito alla prevenzione degli I.D.; b) la presenza di un GdL regionale sulla prevenzione degli I.D. ha fatto sı̀ che la programmazione e la diffusione di linee d’intervento (L.G.) siano state il frutto di un confronto tra la Regione e gli operatori del territorio; c) l’istituzione delle Commissioni nella maggioranza delle ASL lombarde rappresenta una valida opportunità per programmare e sviluppare strategie locali (anche attraverso l’attivazione in rete di tutti i soggetti coinvolti nella prevenzione degli I.D.), a condizione che operino in un ottica di progettazione condivisa e nella successiva verifica dei risultati previsti. Le criticità nel realizzare e sostenere le diverse iniziative a livello locale sono principalmente riconducibili a: • la ridotta sensibilità e attenzione verso il problema degli I.D., in parte dovuta anche alla sua sottostima, ha comportato il non inserimento della prevenzione degli I.D nelle strategie aziendali rivolte agli interventi di prevenzione. La conseguenza è stata che spesso non è stato identificato un budget dedicato, sia in termini di risorse umane che di finanziamento; • difficoltà ad operare in una logica di rete, per lo sviluppo di sinergie con i diversi soggetti intra ed extraaziendali coinvolti nel problema, unita alla necessità di uscire dai propri abituali ambiti di competenza o di servizio, per una miglior integrazione a livello trasversale di tutte le forze messe in campo; tale difficoltà è anche il dovuta al venir meno del ruolo attivo della Commissione per la prevenzione degli I.D. dell’ASL; • scarso utilizzo dei mezzi di comunicazione nei confronti delle iniziative sulla prevenzione degli I.D. attuate dalle varie ASL. 3. Prospettive di lavoro Dai risultati precedentemente descritti si ritiene necessario proseguire l’attività di prevenzione degli ID elaborando il «Piano regionale di Prevenzione degli infortuni domestici 2006-2008 – Regione Lombardia». Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y – 28 – 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 Sotto-Allegato b COMPETENZE IN UN APPROCCIO MULTIFATTORIALE DI PROMOZIONE DELLA SALUTE (attivazione della Comunità) Quadro delle Best Practices per la prevenzione del rischio di caduta in soggetti anziani «Best practices guide for the prevention of falls among seniors living in the community» – Canada sept. 2001 APPROCCIO MULTIFATTORIALE Un certo numero di studi indica che strategie dirette verso un ampio ventaglio di fattori di rischio sono efficaci nel ridurre la frequenza delle cadute e dei danni collegati Gruppi di lavoro multidisciplinari di operatori sanitari addestrati nella individuazione dei fattori di rischio e nella prevenzione sono indicati per coordinare e indirizzare il complesso delle azioni finalizzate alla riduzione dei fattori di rischio di caduta negli anziani Risultati efficaci richiedono una combinazione di strategie quali: sussidi per apportare modifiche nell’abitazione, acquisire apparati di sicurezza, servizi sanitari e sociali accessibili disegnati sui bisogni di sicurezza degli anziani Ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere il contributo di specifiche strategie nel ridurre i rischi e valutare i benefici potenziali derivati dalla loro combinazione Strategie educative possono giocare un ruolo importante nelle strategie multifattoriali per aumentare l’attenzione e la conoscenza dei fattori di rischio da parte degli anziani e renderli quindi più determinati ad adottare strategie personali di cambiamento La disseminazione dell’informazione a ampi gruppi di popolazione può essere meglio ottenuta attraverso strategie multiple come azioni attraverso i media, workshops, incontri indirizzati ai centri e alle organizzazioni locali degli anziani APPROCCI DI PROMOZIONE DELLA SALUTE Strategie basate sull’approccio di comunità permettono l’applicazione di metodologie multifattoriali La partecipazione degli anziani è l’elemento chiave nel disegno e nella implementazione di strategie basate sull’approccio di comunità Il coinvolgimento di molti portatori di interesse (stakeholders) ha la capacità potenziale di facilitare e aumentare in modo significativo il successo delle iniziative di prevenzione Incoraggiare la partnership tra stakeholders aumenta l’accettazione e lo sviluppo di una committenza locale, l’accesso locale alle conoscenze, la maturazione delle risorse e di esperienze. In sostanza aumenta la capacità della comunità ATTIVITÀ FISICA L’evidenza indica che certi regimi di esercizio fisico costituiscono una strategia efficace nel ridurre le cadute L’allenamento all’equilibrio è stato un componente di molti programmi di attività fisica in cui si è verificato una riduzione delle cadute statisticamente significativa L’uso di esercizi di Tai Chi per migliorare l’equilibrio è risultata l’unica strategia efficace che è stata esaminata separatamente da altre strategie Maggiori ricerche sono necessarie per determinare quali tipi di programma di esercizio fisico sono più efficaci nel ridurre la frequenza delle cadute Maggiori studi sono necessari per determinare quali strategie sono più appropriate per anziani affetti da specifici problemi di equilibrio, forza muscolare o difetti di mobilità Una attenta considerazione è raccomandata nello sviluppare programmi di esercizio fisico dal momento che non è chiaro quale sia il livello ottimale di intensità dei programmi di esercizio e, in un caso almeno, si è dimostrato che un regime di attività ha aumentato la frequenza delle cadute Gli effetti di programmi di esercizio fisico hanno breve durata se non sono pensati in modo da aumentare la compliance per periodi lunghi CORREZIONI DELL’AMBIENTE DOMESTICO L’evidenza suggerisce che l’inclusione di modifiche migliorative in ambiente domestico come parte dell’intervento di prevenzione è una strategia efficace nella riduzione delle cadute negli anziani Il successo dei programmi di correzione dell’ambiente domestico può essere aumentato se combinato con altre strategie quali l’educazione, il counseling su come ridurre i fattori di rischio fisico e comportamentale (che aumentano la frequenza di cadute quando si combinano a fattori legati all’ambiente domestico) Il successo dei programmi di correzione dell’ambiente domestico spesso include il supporto economico e/o manuale nel portare a termine le modificazioni L’apporto educativo e le capacità di terapisti della riabilitazione occupazionale sono ideali nella valutazione del rischio domestico in quanto sono in grado di valutare l’ambiente domestico degli anziani insieme alle capacità con cui gli anziani si adattano a quello stesso ambiente Il successo e il costo-efficacia delle strategie ambientali sono aumentate se si mira l’intervento ai soggetti che sono pronti e disposti al cambiamento La disponibilità al cambiamento dell’ambiente domestico può essere legato ad una caduta recente e quindi alla maggiore capacità di comprendere i rischi e le strategie di prevenzione EDUCAZIONE C’è poca evidenza al riguardo dell’efficacia dei programmi di educazione da soli nella riduzione dei fattori di rischio di caduta, nella riduzione della frequenza delle cadute e nei danni da queste prodotti Le strategie educative possono giocare un ruolo importante nelle strategie multifattoriali per migliorare la sensibilità, l’attenzione e la consapevolezza degli anziani riguardo ai fattori di rischio e quindi per aumentarne la determinazione nel modificare i fattori di rischio stessi L’osservazione della riduzione delle cadute in uno studio può essere legato in parte all’uso di tecniche e strategie adatte all’apprendimento degli adulti quali la valutazione condivisa in un apprendimento tra pari e modelli di cambiamento tra pari Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y – 29 – 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 VALUTAZIONE E ASSESTAMENTO DEL QUADRO TERAPEUTICO L’assunzione di farmaci della classe delle benzodiazepine si è riscontrata collegata all’aumento delle cadute tra gli anziani L’evidenza sembra supportare l’abbassamento o l’eliminazione dei farmaci psicotropi come mezzo per ridurre la frequenza delle cadute ma sono necessari nuovi studi sulla applicazione pratica di questa strategia La compliance è un elemento importante da considerare nella riduzione del regime terapeutico per farmaci psicotropi in quanto appare difficile per gli utilizzatori sospendere il trattamento e il curante deve quindi considerare l’uso di trattamenti alternativi per l’ansietà e i disturbi del sonno C’è la possibilità che farmaci adatti a migliorare l’efficienza fisica riducano la frequenza delle cadute ma in uno studio che ha esaminato l’effetto della terapia ormonale sostitutiva per aumentare la forza muscolare e migliorare l’equilibrio non ha mostrato una riduzione nella frequenza delle cadute L’assunzione di vitamina D3 e di alendronato bisfosfonato ha mostrato di ridurre il rischio di fratture tra le donne. Comunque nessuno studio è stato individuato per valutare il legame tra danni da caduta e trattamenti finalizzati ad aumentare la densità ossea indirizzato ad anziani che vivono in comunità INTERVENTO CLINICO La valutazione clinica condotta dal medico o da personale infermieristico sembra essere una strategia efficace nel ridurre la frequenza delle cadute e dei danni conseguenti ma questi benefici non sono stati studiati in strategie esclusivamente basate su questo approccio Uno studio ha dimostrato che più di metà dei soggetti entrati in Pronto Soccorso per caduta avevano deficit di equilibrio e del visus Per tutti gli anziani che hanno avuto una caduta è indicata una attenta valutazione dei problemi fisici e della funzione cognitiva che possono aver contribuito alla caduta L’applicazione di test ed accertamenti per screenare disturbi fisici e cognitivi che possono aver contribuito alla caduta pare essere efficace se combinata con interventi per ridurre i fattori di rischio comportamentali ed ambientali associati alle cadute L’abilità di terapisti della riabilitazione occupazionale o di personale infermieristico addestrato alla valutazione del rischio e nella prevenzione è stata utilizzata, dopo la valutazione clinica, per definire i migliori supporti per migliorare l’efficienza fisica nel contesto domestico e di comunità degli anziani Uno studio indica che uno screening iniziale può essere condotto da volontari addestrati, supervisionati nell’applicazione di questionari affidabili per la valutazione del rischio. Indicazioni devono essere fornite per il successivo orientamento dei casi verso adatti servizi sia sanitari che socio-sanitari Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y – 30 – 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006 Sotto-Allegato c CAMPAGNA INFORMATIVA DI PREVENZIONE DELLE CADUTE NEGLI ANZIANI (1º ANNO) La campagna di prevenzione degli infortuni domestici dedicata alle cadute negli anziani, sarà promossa dalla Direzione Generale Sanità della Regione Lombardia e si inserisce all’interno del progetto di prevenzione «TUTELA DELLA SICUREZZA DOMESTICA DEGLI ANZIANI IN REGIONE LOMBARDIA», quale strumento di sensibilizzazione propedeutico e sinergico alle azioni locali di attivazione della Comunità su questa problematica. La prima fase della campagna avrà la durata di circa un anno a partire dal 2006. Le sue linee generali sono state elaborate dal Gruppo di Studio per la Prevenzione degli Infortuni Domestici della Direzione Generale Sanità, in collaborazione con la Direzione Generale Famiglia e Solidarietà Sociale della Regione Lombardia. Obiettivo L’obiettivo della campagna di comunicazione è quello di aumentare la conoscenza e l’attenzione delle situazioni che espongono a maggior rischio di caduta gli anziani di età superiore ai 65/70 anni, attraverso l’attuazione di una campagna di informazione rivolta ai agli anziani stessi e più in generale alla popolazione, con il coinvolgimento prioritario dei Medici di medicina generale, delle strutture sanitarie, delle farmacie, dei centri anziani, ...... Azioni • Identificazione di un logo che contraddistingua la campagna regionale; • diffusione del messaggio alla popolazione a livello regionale e locale; • approfondimento del tema a livello locale attraverso la diffusione capillare e l’accompagnamento dei messaggi con altri strumenti informativi (CD, opuscoli, .....) e mediante l’individuazione del punto locale di informazione. Strumenti • Progettazione e realizzazione di una locandina «STOP alle cadute in CASA» contenente informazioni sulle condizioni/comportamenti che espongono a rischio gli anziani e conseguenti semplici indicazioni per la riduzione del rischio di cadute in ambito domestico. • Azioni di rinforzo alla campagna (articoli divulgativi in argomento su mezzi stampa locale, ...) • Realizzazione di altri strumenti informativi (ad es. cd rom; spazio dedicato sul sito regionale; link con siti ad elevato accesso..), accessibili dal sito regionale, principalmente indirizzati ad interlocutori sanitari (Mmg, ambulatori, farmacie...). • Definizione del piano regionale e locale di distribuzione. Tempi di realizzazione della campagna La campagna prenderà avvio in tutto il territorio regionale nel 2006 ad un mese dalla realizzazione dello strumento informativo e proseguirà secondo le indicazioni regionali. Valutazione • Verifica semestrale dello stato di attuazione delle diverse fasi del progetto secondo indicatori predefiniti. • Relazione annuale evidenziando eventuali criticità. Indicatori • Distribuzione della locandina informativa ad almeno l’80% dei MMG. • Distribuzione della locandina informativa ad almeno l’80% delle farmacie lombarde. • Distribuzione della locandina informativa al 100% dei Comuni lombardi. Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia Y – 31 – 1º Suppl. Straordinario al n. 31 - 1 agosto 2006