SOMMARIO
Anno XIII N°1 (159) 31 gennaio 2011
ISSN 1826-6371
1
ROMA
Napolitano: gli sloveni sono la più importante
minoranza in Italia
La recente visita del presidente sloveno in Italia
2
ROMA
«C’è spazio per migliorare lo status delle minoranze»
I passi più significativi delle dichiarazioni rilasciate
alla stampa da Napolitano, a seguito dei colloqui
con il presidente sloveno, Danilo Türk
4
L’INTERVISTA
Tra le mie priorità c’è la minoranza slovena
A colloquio con l’ambasciatore sloveno in Italia,
Iztok Miroœi@
7
BOVEC
Tira un’aria nuova lungo l’ex confine
16 comuni della zona confinaria della provincia
di Udine e dell’Alto Isonzo fanno fronte comune
10
CIVIDALE - #EDAD
Festeggiato il Dan emigranta
Oratori ufficiali l’assessore regionale alla Cultura,
Elio De Anna, e Miriam Simiz
12
IL COMMENTO
Gli sloveni? Un valore aggiunto
Senza le organizzazioni slovene la Slavia sarebbe
un’area morta e priva di prospettive
14
PROGETTO JEZIK-LINGUA
Plurilinguismo, ricchezza del territorio transfrontaliero
Il progetto interesserà le minoranze slovena in Italia
e italiana in Slovenia
16
LJUBLJANA
Boris Pahor, «commendatore in arti e lettere della
Repubblica francese»
Il prestigioso riconoscimento gli è stato consegnato
dall’ambasciatrice francese in Slovenia, Michelangeli
19
PUBBLICAZIONE
Il 53° «Trinkov koledar»
Opera di 38 autori del mondo culturale sloveno della
provincia di Udine, della regione e dell’alto Isonzo
ROMA
La recente visita di Stato del presidente della Repubblica Slovena in Italia
Napolitano: gli sloveni sono la più
importante minoranza in Italia
Il tema delle comunità linguistiche al centro dei colloqui con Danilo Türk
S
ulla recente visita di stato del presidente della
Repubblica di Slovenia in Italia ha soffiato lo «spirito di Trieste», vale a dire la volontà di superare le contrapposizioni del passato e instaurare, con il contributo delle
minoranze, una proficua collaborazione tra i Paesi vicini
affermati nello storico incontro, avvenuto il 13 luglio dello
scorso nel capoluogo regionale, tra il presidente italiano
Giorgio Napolitano, sloveno Danilo Türk e croato Ivo
Josipoviæ. Lo spirito di Trieste, ricordato più volte dai presidenti Napolitano e Türk, ha soffiato nelle stanze dorate
del Quirinale, sulla cui torre, accanto alle bandiere italiana ed europea, sventolava il tricolore sloveno; ha soffiato
a Palazzo Madama, a Montecitorio e a Villa Madama, dove
sono avvenuti gli incontri tra Danilo Türk e, rispettivamente, il presidente del Senato, Renato Schifani, e Danilo Türk,
il presidente della Camera, Gianfranco Fini, e il premier
Silvio Berlusconi. Lo spirito di Trieste ha soffiato anche sul
Vittoriano, dove il presidente della Slovenia si è inchinato
davanti al Milite ignoto, mentre in piazza Venezia riecheggiavano gli inni nazionali italiano e sloveno; infine lo
spirito di Trieste si è fatto sentire anche nel Parco della
musica che ha accolto il riuscitissimo spettacolo del complesso corale Carmina slovenica dedicato ai presidenti
Napolitano e Türk.
Collaborazione economica, infrastrutture, collegamenti,
risorse energetiche, concretizzazione del progetto della
Regione adriatico-ionica, restituzione alla Slovenia delle
opere d'arte trafugate durante la seconda guerra mondiale, preoccupazione per lo stallo istituzionale e politico
dell'Unione Europea sono stati i temi dei colloqui tra i presidenti e i competenti ministri dei due governi.
Ma è stato il tema della tutela delle minoranze, slovena in
Italia e italiana in Slovenia, ad essere una costante della
visita di stato del presidente Türk. «La presenza nei nostri
territori di minoranze nazionali - ha detto Napolitano al brindisi della cena d'onore offerta al Quirinale, alla quale hanno
partecipato, tra gli altri, i sindaci dei quattro capoluoghi di
provincia e il presidente della regione, Renzo Tondo - costituisce una ricchezza da tutelare ed una opportunità da
approfondire. E so come lei – ha sottolineato Napolitano
rivolgendosi a Türk – abbia da studioso e in seno all'Onu
coltivato una visione sapiente del problema delle minoranze,
anche in sintonia con la scuola italiana di diritto costituzionale. Con il sostegno dei due governi e delle rispettive
autorità locali l’interazione fra le minoranze slovena in Italia
e italiana in Slovenia rappresenta un fertile stimolo culturale e un incentivo al dinamismo economico».
E nelle dichiarazioni alla stampa, rispondendo ad un giornalista della Rai slovena di Trieste, che gli ha chiesto una
valutazione sulla legge di tutela degli sloveni a dieci anni
dalla sua approvazione, il presidente Napolitano si è detto
convinto che «la cosa più importante sia la disponibilità delle
istituzioni rappresentative delle autorità di governo dei due
Paesi nell'ascolto alle rispettive minoranze. Per quel che
riguarda il governo italiano – ha ribadito Napolitano ricordando che all'incontro con Türk era presente il ministro degli
Esteri, Franco Frattini – siamo sempre pronti anche a considerare tutti i possibili problemi aperti e i necessari aspetti migliorativi. C'è sempre spazio per migliorare ulteriormente
lo status, la condizione effettiva della minoranza slovena
in Italia e della minoranza italiana in Slovenia. Per noi –
ha dichiarato con convinzione Napolitano – la minoranza
slovena è la più importante minoranza nazionale che ci sia
nel nostro Paese. Penso che iniziative specifiche per valorizzare il decimo anniversario della legge di tutela possano essere rapidamente messe in cantiere e collegate con
tutte le altre dimensioni della presenza degli italiani in
Slovenia e degli sloveni in Italia, per esempio alla dimensione culturale». Il presidente Türk ha affrontato il tema della
tutela delle minoranze anche con il presidente della
Camera, Gianfranco Fini, e il presidente del consiglio, Silvio
Berlusconi, i quali si sono detti d'accordo che la questione dei finanziamenti vada risolta assicurando risorse certe
in uno spirito di collaborazione tra le organizzazioni minoritarie.
Sulla questione delle minoranze si sono soffermati anche
il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, e il suo omologo sloveno, Samuel ˘bogar, che hanno parlato di un tavolo permanente che tratti dei problemi degli sloveni in Italia.
Il presidente della Slovenia ha presentato ai suoi interlocutori italiani il progetto di creare una «Via della pace» che,
partendo dal Rombon, raggiunga il mare lungo il fronte
dell'Isonzo che ha interessato anche la Slavia friulana. Il
presidente sloveno ha espresso l'auspicio «che questo sia
considerato un progetto europeo che ci ricorda le tragedie
della storia, ma allo stesso momento deve essere uno stimolo per una riflessione creativa sul nostro futuro comune». Si tratta di un progetto, ha ribadito Türk, che indichi
«come oggi si possa intendere ed interpretare la storia in
base a quello spirito nuovo edificato nell'incontro di Trieste».
J. B.
(Dom, 31. 1. 2011)
IL COMMENTO
Le minoranze sono «un fertile stimolo»
«La presenza nei nostri territori di minoranze nazionali costituisce una ricchezza da tutelare ed una opportunità da
approfondire, ... un fertile stimolo culturale e un incentivo
al dinamismo economico». Sono parole del Presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano pronunciate durante il suo
incontro con il Presidente sloveno Danilo Türk in visita ufficiale al nostro paese. E sono parole importanti, nelle quali
SLOVIT N° 1 del 31/1/11 pag. 1
ci identifichiamo pienamente e non da oggi. Come è importante la convinzione che le leadership politiche e istituzionali dei due paesi «non debbano e non possano rimanere prigioniere delle contrapposizioni di un passato che è
stato condannato e che non tornerà mai più», come ha detto
il presidente Napolitano. La visita del Presidente sloveno,
Danilo Türk, a Roma, accolto con il massimo degli onori
dai vertici istituzionali del nostro paese e con un’ampia eco
su tutti i mezzi d’informazione, ha confermato che i rapporti tra Italia e Slovenia sono eccellenti sia sul piano politico che economico, che i due paesi intendono perseguire la via della collaborazione, che sono animati dalla stessa fiducia nella solidità della costruzione europea e che la
grave crisi economica e finanziaria internazionale vada
affrontata con un’integrazione ancora più stretta. Anche
queste sono parole del presidente Napolitano.
La minoranza slovena è stata uno dei temi al centro dell’attenzione anche durante l’incontro tra il presidente sloveno ed il premier Silvio Berlusconi. Piena condivisione è
stata raggiunta, sottolinea la stampa locale, sulla proposta di un tavolo di confronto che si aprirà a breve tra la minoranza slovena e palazzo Chigi.
I due paesi proseguono quindi il cammino nello «spirito di
Trieste». E questo va a vantaggio di tutti, specie delle popolazioni di confine.
(Novi Matajur, 20. 1. 2011)
L’INTERVENTO
Napolitano: «Guardiamo ai nostri rapporti
con rinnovata fiducia»
Riportiamo i passi più significativi del discorso che, lunedì
17 gennaio nel palazzo del Quirinale, il presidente Giorgio
Napolitano ha tenuto in occasione del pranzo di Stato in
onore del Presidente della Repubblica di Slovenia, Danilo
Türk
Signor Presidente della Repubblica di Slovenia e caro
amico, sono particolarmente lieto di accoglierLa in Italia in
visita di Stato, la prima di un Presidente sloveno in Italia,
a conferma delle sempre più intense relazioni fra i nostri
due Paesi. Ricordo con piacere la mia visita ufficiale a
Lubiana nel gennaio 2008 e la Sua a Roma il mese successivo in occasione del concerto inaugurale del semestre
sloveno di Presidenza del Consiglio Europeo nella
Cappella Paolina del Quirinale.
Ricordo con emozione il Concerto dell'Amicizia del 13 luglio
2010 in Piazza dell'Unità d'Italia a Trieste, quando il Maestro
Riccardo Muti diresse un'orchestra ed un coro composti da
giovani musicisti italiani, sloveni e croati. Fu un momento
magico, storico e politico, che abbiamo concordemente e
fortemente voluto, insieme al Presidente croato Josipovi@.
Abbiamo insieme rappresentato così, visibilmente, il rifiuto dei nostri tre Paesi di restare ostaggio degli eventi assai
dolorosi e laceranti del passato.
Il nostro omaggio, in Trieste, a due luoghi simbolo delle tragedie del secolo scorso ha assunto il valore di un rinnovato impegno al rispetto reciproco sul piano della memoria storica e insieme di una catarsi, di un superamento delle
più pesanti eredità del Novecento nel segno di una comune umanità, aperta al futuro. L'Italia ruppe per sempre con
quel catastrofico passato fin da quando tornò a libere eleSLOVIT N° 1 del 31/1/11 pag. 2
zioni e scelse la Repubblica come nuova forma di Stato :
lo fece dandosi una Costituzione democratica fondata su
principi irrinunciabili. Tra quei principi il ripudio della guerra «come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli
e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali». Il ripudio solenne e definitivo, cioè, di quel che era
stata la guerra fascista, da cui l'Italia aveva saputo riscattarsi con la Resistenza delle formazioni partigiane e dei militari che scelsero la strada della dignità e dell'onore. In piena
coerenza con quei principi l'Italia repubblicana ha nei decenni operato per la pace, per l'unità dell'Europa, per la riconciliazione e la collaborazione con i paesi e i popoli vicini.
Guardiamo ora ai nostri rapporti con rinnovata fiducia, certi
che l'intera regione sia oggi ispirata dalla prospettiva euroatlantica come massimo presidio di pace e di cooperazione. Le nuove generazioni, slovene, croate, italiane si affacciano al domani con un afflato europeo che arricchisce le
rispettive identità nazionali.
Il 2011 è un anno di speciale significato per la Slovenia che
celebrerà il ventesimo anniversario della sua indipendenza nazionale e dell'adozione della sua Costituzione. Lubiana
ha conseguito in questo ventennio importanti successi,
diventando membro delle Nazioni Unite, dell'Unione
Europea, della Nato, del Consiglio d'Europa, dell'Osce, ed
avendo, primo fra i Paesi che hanno aderito all'Ue nel 2004,
adottato l'euro. L'Italia ha incoraggiato e sostenuto il cammino internazionale ed europeo della Slovenia che ne ha
fatto, in breve tempo, un apprezzato alleato.
Ci affacciamo insieme sull'Adriatico, mare designato dalla
storia e dalla geografia ad essere fulcro della collaborazione
fra Paesi rivieraschi e rispettive popolazioni. Lubiana è oggi
centrale per la rivitalizzazione di un Adriatico non più artificialmente separato dagli equilibri della guerra fredda e per
l'incardinamento euro - atlantico degli Stati della regione.I
nostri due Paesi sono animati da identica fiducia nella solidità della costruzione europea e ritengono che la grave crisi
economica e finanziaria internazionale vada affrontata con
una integrazione ancora più stretta. (…)
La presenza nei nostri territori di minoranze nazionali costituisce una ricchezza da tutelare ed una opportunità da
approfondire. E so come lei abbia da studioso e in seno
all'Onu, coltivato una visione sapiente del problema delle
minoranze, anche in sintonia con la scuola italiana di diritto internazionale. Con il sostegno dei due governi e delle
rispettive Autorità locali l'interazione fra le minoranze slovena in Italia e italiana in Slovenia rappresenta un fertile
stimolo culturale e un incentivo al dinamismo economico.
L'Italia è il secondo partner commerciale della Slovenia e
numerose sono le opportunità di accrescere ulteriormente lo spessore dei nostri rapporti, anche sotto il profilo degli
investimenti. (…) Sono certo che la Sua visita darà impulso a questi propositi e in generale rafforzerà gli storici rapporti tra i nostri Paesi e i nostri popoli. (...)
(www.quirinale.it)
ROMA
Napolitano: «C’è spazio per migliorare
lo status delle minoranze»
Riportiamo i passi più significativi delle dichiarazioni che,
lunedì 17 gennaio nel palazzo del Quirinale, il presidente
Giorgio Napolitano ha reso alla stampa a seguito dei col -
loqui con il Presidente della Repubblica di Slovenia, Danilo
Türk
Abbiamo discusso di problemi che ci impegnano fortemente
insieme, naturalmente anche legati alle conseguenze della
crisi finanziaria ed economica che ha colpito, come tutti gli
altri Paesi europei, anche i nostri due in modo particolare.
Ne abbiamo discusso nella convinzione che per avere
nuove prospettive di sviluppo competitivo delle nostre economie nazionali siano indispensabili una comune visione
europea e un comune impegno europeo. Di ciò avevamo
già cominciato a discutere quando circa tre anni fa mi sono
recato a Lubiana e ho incontrato il Presidente Turk. Il quadro di riferimento, per tutti e due i Paesi e per le politiche
di tutti e due i Paesi era, e più che mai rimane, l'Europa:
l'Europa unita, l'Europa integrata. C'è da sottolineare come
la Slovenia abbia dato un esempio straordinario della sua
vocazione europea presentando la sua candidatura, superando la fase dello scrutinio della sua domanda di ammissione all'Unione Europea, diventando il primo Stato della
regione balcanica membro dell'Unione Europea, e poi
anche entrando a far parte della Zona Euro.
Oggi dobbiamo riuscire a dare, insieme, un nuovo impulso al processo di integrazione come necessità assoluta,
in un mondo che non solo ha visto non ancora superata
la crisi scoppiata nel 2008, ma in un mondo in cui gli equilibri complessivi sul piano economico e politico sono così
profondamente cambiati.
In questo contesto è stato molto semplice collocare lo scambio di valutazioni e opinioni sui rapporti bilaterali, che sono
molto positivi, eccellenti da tutti i punti di vista, e in modo
particolare da quello della considerazione del tema della
minoranza slovena in Italia e della minoranza italiana in
Slovenia: discussione, questa, che è sempre aperta, nel
senso che trova sempre piena disponibilità dell'uno e dell'altro Paese, dell'uno e dell'altro Governo, a esaminare tutto
quello che è necessario per rafforzare ancora di più l'integrazione delle due minoranze nei rispettivi Paesi, nel rispetto delle loro identità e delle loro tradizioni.
Abbiamo visto, in modo particolare, quanto sia stato importante e quale ricaduta positiva abbia avuto l'incontro di
Trieste del mese di luglio, che si è svolto, come voi sapete, in una atmosfera musicale (ma anche quella era una
atmosfera di amicizia tra più Paesi e di valorizzazione del
contributo di più Paesi: Italia, Slovenia, Croazia): abbiamo
ascoltato insieme musiche italiane, slovene e croate, e i
tre inni nazionali, con giovani provenienti da tutti e tre i Paesi
che hanno suonato e cantato nell'orchestra diretta dal maestro Muti.
Effettivamente, è lo spirito nel quale noi vogliamo che si
sviluppino le nostre relazioni. Sappiamo quello che ci ha
terribilmente diviso nel passato, sappiamo quali sofferenze siano scaturite dalla Seconda guerra mondiale per le
nostre popolazioni. Noi abbiamo fatto i conti con il nostro
passato, dandoci una Costituzione democratica dopo la liberazione dal fascismo. Siamo dell'avviso che, essendo comprensibilmente anche le leadership politiche e istituzionali dei due Paesi sempre vicine - sul piano umano, sul piano
emotivo e sul piano della memoria storica - a coloro che
hanno sofferto, esse però non debbano e non possano
rimanere prigioniere delle contrapposizioni di un passato
che è stato condannato e che non tornerà mai più.
Di seguito alcune delle domande che i giornalisti hanno rivolto al presidente Napolitano.
Vorrei partire da Trieste, dal concerto di quest'estate – ha
chiesto Alberto Spampinato (Ansa) – che ci ha fatto vedere insieme per la prima volta questi tre Paesi in uno spirito amichevole e costruttivo. Questo spirito nuovo, di cui parlava il Presidente Türk, non deve servire solo a conoscere il passato ma anche a spingere verso il futuro. In questo futuro prossimo vi saranno altri passi che esprimono
la cura che è stata auspicata? Voi vedete più possibile quella celebrazione comune, a cui si lavora da dieci anni, della
fine della guerra e del ricordo comune delle vittime? (…)
«Per quel che riguarda lo spirito di Trieste 2010 – ha risposto il presidente Napolitano – non aggiungo nulla a quel
che abbiamo già detto. Mi è parso chiaro e largamente condiviso – credo anche da tutti gli osservatori italiani – il significato di quell'incontro, che è stato a suo modo una conclusione dei tentativi infruttuosi esperiti negli anni precedenti. Quell'incontro, di fatto, è stato proprio un momento
di rinnovata, forte e limpida riconciliazione e cooperazione. Direi che una cosa importante, tra i séguiti, è la candidatura della Croazia : non dimentichiamo che eravamo
in tre, c'era anche il Presidente Josipovi@, e che la Croazia
è sì ancora fuori dall'Unione Europea ma, di tutti i Paesi
della regione balcanica occidentale, è anche il Paese più
vicino alla soglia dell'ingresso nell'Unione Europea, e che
quella candidatura la sosteniamo insieme sia l'Italia che la
Slovenia. Naturalmente, poi, ci sono tanti campi in cui avremo modo di dar seguito a quell’incontro di Trieste e a quel
proposito di più intensa collaborazione guardando al futuro».
Un giornalista sloveno della Rai ha chiesto a Napolitano
una valutazione sulla legge 38/2001, di tutela della minoranza slovena, a dieci anni dalla sua attuazione.
«Sono convinto – ha risposto il presidente Napolitano – che
la cosa più importante sia la disponibilità permanente delle
istituzioni rappresentative delle autorità di governo dei due
Paesi nell'ascolto alle rispettive minoranze. Per quel che
riguarda il Governo italiano - è stato testimone dell'incontro il ministro Frattini - siamo sempre pronti anche a considerare tutti i possibili problemi aperti e i necessari aspetti migliorativi.
C'è sempre spazio per migliorare ulteriormente lo status,
la condizione effettiva della minoranza slovena in Italia e
della minoranza italiana in Slovenia: per noi, poi, la minoranza slovena è la più importante minoranza nazionale che
ci sia nel nostro Paese. Penso che iniziative specifiche per
valorizzare il decimo anniversario della legge di tutela possano essere rapidamente messe in cantiere e collegate con
tutte le altre dimensioni della presenza degli italiani in
Slovenia e degli sloveni in Italia, per esempio alla dimensione culturale: abbiamo anche accennato a questo, a come
può essere messo in evidenza quello che unisce, quello
che rende comune il patrimonio culturale e artistico italiano e sloveno. Guardiamo con molta tranquillità e fiducia
alla prospettiva dei nostri rapporti sotto questo profilo». (…)
Un giornalista della tv slovena ha chiesto al presidente una
dichiarazione sulle opere d'arte che dopo la guerra furono portate dall'Istria in Italia.
«Questa questione – ha risposto Napolitano – per la verità,
non è stata sottoposta prima della visita di oggi alla mia
valutazione: può darsi che sia stata sottoposta alla valutazione del governo. Io vorrei che non si creasse nessun
contenzioso. Discutendo con il presidente Türk abbiamo
ragionato sull'importanza di valorizzare quello che c'è stato
di comune nello sviluppo, anche creativo, delle tradizioni
culturali e artistiche italiane e slovene, e abbiamo posto il
SLOVIT N° 1 del 31/1/11 pag. 3
problema di come assicurare la possibilità massima di fruizione delle opere d'arte che hanno rappresentato precisamente l'espressione di questa convergenza tra le
nostre culture e le nostre tradizioni».
(www.quirinale.it)
LA RIFLESSIONE
Quell’invito rifiutato nasconde l’invidia
nica e che proponeva pochi anni addietro una barriera di
muri e fili spinati elettrificati sul confine con la Slovenia per
contenere la calata delle orde extracomunitarie slave.
Il confine fisico non c'è più, ma quel che preoccupa è l'impermeabilità mentale di certi sostenitori delle ragioni di una
Padania celtica. Che ci sia sotto l'invidia per la Slovenia
che celebrerà proprio quest'anno il ventennale della propria indipendenza?
Riccardo Ruttar
(Dom, 31. 1. 2011)
per l’idipendenza slovena?
Il caso del presidente della Provincia di Udine,
Pietro Fontanini, che ha rimandato al mittente
l’invito a partecipare al concerto in onore
dei presidenti di Italia e Slovenia
I tre giorni romani del presidente della Slovenia, Danilo Türk,
che ha avuto una fitta serie di incontri con i principali esponenti governativi italiani, si sono caratterizzati soprattutto
per il cordialissimo incontro con il presidente Napolitano.
Chi non saluterebbe come provvidenziale e lusinghiero un
fatto del genere, specialmente nella nostra regione, che condivide tutto il suo confine orientale con lo stato sloveno?
Per l'occasione sono stati invitati a Roma molti personaggi più o meno importanti; qualcuno alla cena offerta da
Napolitano, molti al ricevimento organizzato dalla rappresentanza slovena. E qui compare sulla scena la figura
(a)carismatica del presidente provinciale Pietro Fontanini,
già abituato a esprimere se stesso nelle forme inusuali (?)
dei boss leghisti. «Io a quella cena al Colle romano non ci
sarò. Non butto via così i soldi in questi tempi di crisi», è
stata l'esternazione sdegnata del paladino delle libertà
padane. Se a raccontare questa performance del primo
leghista provinciale fosse il comico Maurizio Crozza ci
faremmo quattro risate a proposito di uno che per mettersi in mostra rifiuta un invito che non ha ricevuto. «No, come
non accetto le parole dell'inno di Mameli, così non accetto l'invito alla cena di stato Italia-Slovenia offerto dal
Quirinale. Sperpero per inutili eventi mondani». Che
Fontanini non si senta «schiavo di Roma» e perciò non canti
l'inno nazionale, beh, quello può essere addebitato a presunzione (in pratica si sente di impersonare la «Vittoria»
che nell'inno sarebbe schiava di Roma, non certo lui), ma
che non accetti l'invito a pranzo – mai avuto – da parte di
Napolitano rasenta il grottesco. Questi personaggi non sono
schiavi di Roma, ma schiavi della propria presunzione.
Quello del rifiuto a partecipare al cenone al Quirinale, poi,
è un colpo di genio di chi, opportunamente dimenticato per
la sua insignificanza, vuol mettersi in mostra, rifiutando sdegnosamente qualcosa che nessuno ha pensato di dargli.
Il Quirinale ha smentito d'avere mai invitato a Roma il nostro
presidente provinciale. Senza invito si rimane alla porta,
come un mendicante, nel cerimoniale presidenziale.
Visto, poi, che l'invito – quello autentico – proveniva da parte
della diplomazia slovena, veramente aperta ai partner dei
territori confinanti, la puerile scusa economica non vale a
fugare il pensiero antisloveno. Ma vuoi mettere l'esultanza dei sostenitori di strada che non gradiscono il ruolo di
censore delle intemperanze governative da parte del presidente della Repubblica e vedono ancora gli sloveni come
dei paria?
Sarà orgoglioso di lui il ministro Bossi che userebbe la bandiera italiana nella poco onorevole funzione della carta igieSLOVIT N° 1 del 31/1/11 pag. 4
L’INTERVISTA
A colloquio con l’ambasciatore sloveno
in Italia, Iztok Miroœi@
Tra le mie priorità c’è la minoranza slovena
Iztok Miroœi@ proviene da una famiglia alla quale la diplo mazia non è estranea. Suo padre Drago è stato console
generale di Jugoslavia a Trieste e quindi ambasciatore.
Dopo aver ricoperto la carica di ambasciatore a Londra,
da qualche mese Iztok riveste questa funzione a Roma,
dove dall’inizio del suo mandato ha dovuto confrontarsi con
la questione dei finanziamenti per la comunità slovena in
Italia. A questo proposito il suo intervento è stato decisi vo. I finanziamenti sono stati approvati con un leggero
aumento.
Lo scorso dicembre il parlamento italiano ha approvato la
posta in bilancio per la minoranza slovena per un ammontare di 5,3 milioni di euro. Si tratta di un grande traguardo
per la comunità slovena in Italia e per la Slovenia. Come
giudica questo risultato?
«Il parlamento e il governo italiano hanno fatto quanto si
può fare oggi in Europa in materia di tutela delle minoranze
e cioè hanno salvaguardato il livello di tutela raggiunto. In
questo contesto rientrano innanzitutto i finanziamenti, che
permettono alla minoranza di realizzare la propria attività
e di tutelare l’identità. A questo principio ci atteniamo anche
in Slovenia. Il presidente della Repubblica sloveno Danilo
Türk, infatti, ha più volte rassicurato che, nonostante la difficile crisi economica, la Slovenia manterrà inalterati i finanziamenti per la comunità nazionale italiana ed ha sottolineato che “ci aspettiamo faccia altrettanto anche il governo italiano nei confronti della minoranza slovena in
Italia”».
Lo scorso anno per i finanziamenti (il milione di euro aggiuntivo) è dovuto intervenire direttamente il premier sloveno
Borut Pahor, mentre quest’anno la questione è stata risolta in tempi inaspettatamente brevi. Come lo spiega?
«Penso sia stato decisivo il fatto che entrambi i Paesi abbiano riconosciuto la necessità, nell’ambito della concorrenza europea e globale, di impostare su nuove basi, improntate al rispetto, alla fiducia e a buoni rapporti di vicinato,
la collaborazione e la realizzazione degli obiettivi, soprattutto economici, che sono comuni nel territorio di confine».
Sappiamo che il suo ruolo nella soluzione della questione
dei finanziamenti per la minoranza slovena è stato notevole e che per risolverla ha interpellato tutti gli organi competenti. Ce ne parla?
«Subito dopo il mio arrivo a Roma ho posto tra le mie priorità la soluzione della questione dei finanziamenti per la
minoranza slovena. Nei mesi scorsi ho messo in atto diverse strategie affinché si potesse operare in sinergia con la
minoranza slovena e il consolato generale sloveno della
regione Friuli-Venezia Giulia.
Devo dire che tutti hanno fatto un ottimo lavoro. Sono stato
spesso a Trieste, ho preso parte a numerosi incontri a tutti
i livelli, con tutti gli organi competenti a Roma, alla Camera,
al Senato. Ho scritto anche a personalità chiave del mondo
politico italiano: al presidente del Consiglio, Silvio
Berlusconi, al presidente della Camera, Gianfranco Fini,
al presidente del Senato, Renato Schifani, al sottosegretario Gianni Letta, ai vari ministri, in particolare a Tremonti,
Fitto, Maroni, Frattini e alla Gelmini. Nelle missive ho richiamato la loro attenzione sulla situazione finanziaria e sulla
condizione della minoranza slovena in Italia nonché sull’attuazione della legge di tutela. Contenuti che, peraltro, i
presidenti delle due organizzazioni slovene più rappresentative, Rudi Pavœi@, per l’Unione culturale economica
slovena-Skgz, e Drago Œtoka, per la Confederazione delle
organizzazioni slovene-Sso, avevano già sottolineato nel
promemoria inviato, lo scorso settembre, alle più alte cariche dello Stato.
Ho avuto contatti particolarmente intensi con l’Ufficio della
presidenza del governo, con il sottosegretario e senatore
Mantica e con i capigruppo dei gruppi parlamentari e i
segretari dei partiti politici italiani. In definitiva, se siamo riusciti ad ottenere i finanziamenti, lo si deve allo sforzo congiunto da parte dell’ambasciata slovena a Roma, del consolato sloveno a Trieste, delle minoranze, dei presidenti di
Sso e Skgz, dei consiglieri regionali Igor Gabrovec e Igor
Kocijan@i@ e della senatrice Tamara Bla¡ina».
Più volte lei ha detto che il concerto della pace, che ha avuto
luogo lo scorso luglio a Trieste alla presenza dei tre presidenti di Italia, Slovenia e Croazia, ha rappresentato una
sorta di svolta.
«Sì, il concerto e l’incontro dei tre presidenti hanno rappresentato simbolicamente una svolta. Attraverso questi
due eventi è stata sottolineata la consapevolezza che
soprattutto noi, sloveni e italiani, oltre ad un pesante retaggio storico che è necessario superare, abbiamo anche
straordinarie opportunità di collaborazione. Che è necessario sconfiggere ogni rapporto di sudditanza e subordinazione e cercare il futuro nella sinergia delle forze. Non
da ultimo è stato un evento significativo anche la rappresentazione dell’opera “Necropoli” dello scrittore sloveno
Boris Pahor al teatro Verdi di Trieste».
A questo proposito che sensazione ha provato nell’assistere alla rappresentazione della Necropoli al Verdi?
«È stato emozionante vedere rappresentata sul palco un’opera che dà voce alla tragica storia del passato tra sloveni ed italiani, alle sofferenze patite e nel contempo alla ricerca di una pacifica via di convivenza. È stata poi affissa
anche la targa commemorativa bilingue nella Risiera di San
Sabba. Tutti segnali questi che denotano come l’Italia e la
Slovenia stiano cercando di voltare pagina nella storia dei
loro rapporti bilaterali».
A metà gennaio il presidente della Slovenia, Danilo Türk,
si recherà a Roma. Cosa si aspetta la Slovenia da questa
visita?
«Ci aspettiamo si concretizzi una nuova opportunità per
rafforzare il processo ed il nuovo spirito di collaborazione
emerso dall’incontro di luglio tra i tre presidenti. Ci aspettiamo anche una più forte collaborazione anche attraverso un rinnovato ruolo delle minoranze slovena in Italia ed
italiana in Slovenia.
Si tratta della prima visita storica e istituzionale del presidente sloveno in Italia. La visita, al di là del significato simbolico, sarà un’importante occasione che consentirà di rivedere i nuovi parametri di collaborazione tra Italia e Slovenia
in ambito bilaterale, regionale, europeo e forse anche globale».
Come guarda alla minoranza slovena e alla sua organizzazione interna?
«A prescindere dalla sua organizzazione interna, nelle cui
dinamiche non intendo intromettermi, vorrei che la minoranza intervenisse unita come ha già fatto con il recente
promemoria sull’attuazione della legge di tutela.
Mi rendo conto che non è facile per la minoranza fare valere i propri diritti nella vita quotidiana e soprattutto in tempi
non favorevoli. Ci vuole determinazione e fermezza. A questo proposito devo esprimere la mia riconoscenza e la mia
ammirazione a tutti gli sloveni d’oltre confine che operano
per salvaguardare l’identità slovena nelle province di Udine,
Gorizia e Trieste». (…)
Che cosa si aspetta come ambasciatore sloveno a Roma
dal nuovo anno?
«Nell’anno nuovo si festeggerà il 150° anniversario
dell’Unità d’Italia, mentre la Slovenia i 20 anni dalla conquista dell’indipendenza. Sarà un anno interessante,
pieno di eventi e sensazioni. Mi aspetto che si rafforzino i
rapporti di collaborazione e di amicizia tra Slovenia e Italia.
Questo è l’obiettivo che continuerò a perseguire nel mio
lavoro e che comporta una ferma promozione dei nostri interessi e un intreccio continuo di contatti sul piano politico,
economico e culturale tra i nostri popoli e le nostre minoranze».
I rapporti internazionali non riguardano, però, solo le due
minoranze, ma rappresentano qualcosa di ben più ampio
e complesso.
«Sono convinto che solo attraverso una collaborazione più
intensa tra Italia e Slovenia in ambito economico, politico
e culturale – e in questo senso ci aiuta molto il fatto di fare
parte dell’Unione Europea – possiamo gettare nuove basi
per il futuro delle due nazioni e delle rispettive minoranze.
In questo modo credo si possa facilitare il dialogo e la soluzione di problemi vecchi e nuovi».
Il peso della storia passata continua a gravare sui rapporti
tra Italia e Slovenia. Che cosa pensa in merito?
«Il comune futuro nell’Unione Europea e la collaborazione naturalmente non possono escludere la memoria del difficile passato tra i nostri due popoli, sulla quale ha scritto
una lunga relazione la commissione storica mista. Non
vanno dimenticati i crimini che ci sono stati inflitti, ma neanche i torti subiti dagli italiani sul nostro territorio.
Appartengo a quella nuova generazione, che non rinnega
la storia e che vede nella parità dei rapporti di collaborazione, sia bilaterali che europei, e non nel confronto, l’impostazione di nuovi rapporti».
Fino a poco tempo fa non era così…
«Capisco che sulla base della propria esperienza storica
la Slovenia è stata, e forse lo è ancora, piuttosto diffidente verso l’Italia e, d’altro canto, in Italia c’era molta ignoSLOVIT N° 1 del 31/1/11 pag. 5
ranza sul vicino Stato sloveno. È ora di superare questi preconcetti anche attraverso una più intensa collaborazione».
(…)
Sandor Tence
(Primorski dnevnik, 31. 12. 2010)
LJUBLJANA
I problemi della scuola slovena
La senatri@e Bla¡ina dal ministro ˘ekœ
La senatrice Tamara Bla¡ina ha presentato nel dettaglio
al ministro sloveno per gli sloveni d’oltre confine e nel
mondo, Boœtjan ˘ekœ, la posizione della scuola slovena in
Friuli-Venezia Giulia, alla luce delle recenti modifiche del
sistema scolastico. La Bla¡ina è convinta che la minoranza slovena dovrebbe occuparsi ancora più concretamente del sistema scolastico. ˘ekœ si è trovato d’accordo con
questa posizione e ha detto di essere convinto che l’istruzione slovena in Italia si stia sviluppando molto bene. «Le
cose non sono così catastrofiche come sembrano a volte»,
ha detto il ministro a proposito della scuola.
Il membro del governo di Borut Pahor ha dimostrato entusiasmo per l’aumento delle iscrizioni alla scuola slovena e
dei risultati scolastici dei bambini che hanno genitori italiani. «Anche questo rappresenta la diffusione e la difesa
della slovenità», ha affermato con convinzione ˘ekœ.
Il ministro ˘ekœ e la senatrice Bla¡ina hanno parlato anche
dei successi di alcuni allievi della minoranza slovena che
continuano gli studi in Slovenia. È stato fatto l’esempio di
una studentessa che lo scorso novembre è stata membro
dell’équipe slovena (in collaborazione con la facoltà di informatica e programmazione e dell’istituto di chimica) che ha
partecipato ad una prestigiosa competizione di biologia di
sintesi negli Stati Uniti, aggiudicandosi nettamente il primo
posto.
La senatrice Bla¡ina sta preparando una proposta di legge
per unificare il sistema scolastico sloveno in Italia e il suo
ruolo nella situazione scolastica attuale. La rappresentante del partito democratico fa assegnamento sull’aiuto, la collaborazione e i consigli di tutte le istituzioni della minoranza
slovena. Vista la situazione politica in Italia e in parlamento,
di fatto non c’è nessuna possibilità che il Senato e la
Camera approvino la legge in questa legislatura. La proposta di legge sarà, quindi, per il momento, più che altro
un documento politico.
S.T.
(Primorski dnevnik, 12. 1. 2011)
GORIZIA - GORICA
Il ministro ˘ekœ ospite del consiglio
direttivo dello Sso
Venerdì 21 gennaio, nel centro culturale Lojze Bratu¡ di
Gorizia, si è tenuto il consiglio direttivo della Confederazione
delle organizzazioni slovene-Sso.
Si è trattato di un evento storico, infatti vi ha preso parte
anche il ministro per gli Sloveni nel mondo, dr. Boœtjan ˘ekœ.
Oltre a lui, erano presenti anche il segretario di Stato, dr.
SLOVIT N° 1 del 31/1/11 pag. 6
Boris Jesih, la console generale della Repubblica di
Slovenia a Trieste, Vlasta Valen@i@, e la console Bojana
Cipot.
Il presidente dello Sso Drago Œtoka ha aperto la seduta
ringraziando innanzi tutto gli illustri ospiti per la partecipazione, in seguito ha accennato alla recente visita di stato
del presidente della Repubblica Slovena, dr. Danilo Türk,
in Italia che si è svolta all’insegna dei buoni rapporti di vicinato tra i due Stati. Fatti rilevanti sono stati l’esecuzione
dell’inno sloveno al Quirinale e, più in generale, l’attenzione
che le più alte cariche dello Stato italiano hanno dedicato
al presidente sloveno e al suo seguito. L’Italia ha dimostrato
una maggiore attenzione nei confronti della minoranza, con
la soluzione positiva della questione finanziaria che negli
ultimi anni ha rappresentato un problema spinoso e difficile.
In seguito, il presidente Œtoka ha sottolineato il successo
della collaborazione che le due organizzazioni della minoranza, Sso e Skgz, sono state in grado di costruire negli
ultimi anni, nonostante gli accesi dibattiti riguardo all’unione.
Proprio questa collaborazione, però, ha permesso di risolvere la crisi del Teatro stabile sloveno-Ssg e gli altri problemi che man mano si sono venuti a creare. Grazie a questa nuova collaborazione, sarà anche possibile risolvere
la situazione che ha bloccato l’attività dello Slomak, il
Coordinamento delle minoranze slovene in Italia, Austria,
Ungheria e Croazia.
Nel suo discorso il ministro Boœtjan ˘ekœ ha sottolineato
l’importanza di questa cooperazione e dell’abbattimento
degli ostacoli. Oggi, gli sloveni in Italia hanno una buona
occasione anche grazie ai positivi rapporti che si sono
instaurati tra Italia e Slovenia. Bisogna continuare su questa strada e impegnarsi per creare progetti di sviluppo che
coinvolgano il più possibile i giovani e si sviluppino con
nuove fonti di finanziamento.
Il segretario di Stato dr. Boris Jesih ha accennato alla collaborazione emersa nel corso di una tavola rotonda tra la
minoranza slovena in Italia e la minoranza italiana in
Slovenia, dove si è notata una nuova attenzione da parte
del governo italiano. In particolare, sono state molto ineteressanti anche le parole dell’assessore regionale De Anna
che ha parlato della consistenza numerica della comunità
nazionale slovena in Italia.
J. #.
(Novi glas, 27. 1. 2011)
REGIONE
De Anna: minoranze linguistiche utili
all’integrazione europea
Riunito il tavolo Friuli-Venezia Giulia/Slovenia sulle
minoranze
Le minoranze linguistiche presenti nell'Adriatico settentrionale possono dare un contributo fondamentale all’integrazione ed alla cooperazione europea, ecco perché va
implementato per garantire opportuni benefici a tutta l’area transfrontaliera.
Questo, in sostanza, è il messaggio derivante dalla riunione
del Tavolo di lavoro sulle Minoranze della Commissione
bilaterale Friuli Venezia Giulia-Slovenia, che ha avuto luogo
venerdì 21 gennaio nel palazzo regionale a Trieste, e che
è stata presieduta dall'assessore regionale ai Rapporti internazionali Elio De Anna e dal sottosegretario al ministero
per gli Sloveni all’estero e nel mondo Boris Jesih.
All’incontro, al quale hanno preso parte anche i consoli italiano a Capodistria e sloveno a Trieste, Marina Simeoni e
Vlasta Valen@i@ Pelikan, i rappresentanti delle comunità slovena nel Friuli-Venezia Giulia e degli italiani in Slovenia,
è stata espressa grande soddisfazione per i progetti comunitari finora svolti e destinati a crescere sia numericamente
che economicamente ed è stato ribadito il contestuale
appoggio alla collaborazione tra le due comunità nazionali.
«Oltre a sottolineare il significato dell'apporto dato dalle
minoranze alla cooperazione transfrontaliera – ha commentato De Anna – l’incontro odierno è importante poiché
toglie le minoranze dal concetto di tutela e le avvicina a
quello delle pari opportunità: in questo senso esse rappresentano un valore aggiunto alla competitività europea».
All'interno del programma Interreg 2007-2013 sono stati
finora avviati quattro progetti che fanno riferimento alla minoranza slovena in Italia ed a quella italiana in Slovenia, corrispondenti al 25 per cento (13,4 milioni di euro) delle risorse complessive.
Si tratta di iniziative inerenti l’ambiente, i trasporti, lo scambio delle conoscenze e del trasferimento tecnologico tra le
PMI, l’integrazione sociale (il progetto Jezik-Lingua) e della
valorizzazione del patrimonio culturale condiviso nell'area
transfrontaliera. Jesih si è soffermato sui «buoni rapporti»
che intercorrono tra i due Stati e quindi anche con il FriuliVenezia Giulia, menzionando in tal senso la recente visita del presidente sloveno Türk a Roma, e ha messo in evidenza la necessità della maggior conoscenza nell'opinione pubblica «su ciò che succede nella vita quotidiana del
vicino da entrambi le parti».
Dai lavori della riunione sono emerse alcune azioni concrete da attuare nel prossimo futuro: un convegno sulle prospettive e le possibilità dei progetti comunitari destinato ai
soggetti direttamente coinvolti; la pubblica presentazione
dei progetti, con la partecipazione del presidente della
Regione, Renzo Tondo, e del ministro sloveno ˘ekœ, per
accrescere la loro consapevolezza nell’opinione pubblica.
Le due delegazioni hanno trovato pieno accordo anche per
quanto concerne il sostegno ai proponenti dei progetti
comunitari. Molto spesso, infatti, questi non hanno la preparazione amministrativa e burocratica necessarie per poter
partecipare ai bandi dell’Unione europea.
A tale scopo la Regione organizzerà a breve un convegno,
destinato a commercialisti, avvocati ed altri professionisti
e finalizzato alla preparazione di tali professionalità in modo
che non vadano perse preziose opportunità.
«L’implementazione e la valorizzazione dei progetti comunitari rappresenta un passaggio obbligato – ha aggiunto De
Anna – sulla strada della sempre più intensa collaborazione
da instaurare nell’ambito della macroregione AdriaticoIonica».
Le aspettative, gli effetti e l’importanza della «nuova stagione» dei rapporti instaurata tra le due realtà confinarie
sono state presentate dai rappresentanti delle minoranze
slovena in Italia: da Drago Œtoka, presidente della
Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, Rudi
Pavœi@, presidente dell’Unione culturale economica slovena-Skgz, Flavio Forlani (Comunità autogestita costiera
nazionalità italiana), Maurizio Tremul, presidente dell’Unione
Italiana e da Bojan Brezigar, presidente del Comitato paritetico per la minoranza slovena.
Arc/Mch
(www.regione.fvg.it)
BOVEC
Tira un’aria nuova lungo l’ex confine
16 comuni della zona confinaria della provincia di
Udine e dell’Alto Isonzo fanno fronte comune
L’anno scorso i comuni di Gemona, Artegna, Montenars
e Trasaghis hanno proposto ufficialmente alle municipalità slovene di Bovec, Kobarid e Tolmin la costituzione di
un «Gruppo europeo di interesse economico» avente per
oggetto «azioni di sviluppo economico, di sviluppo rurale,
di cooperazione economica internazionale, inter-regionale e locale, la formazione, la promozione territoriale, la reciproca conoscenza di valori e beni comuni alle nazioni europee e la concertazione territoriale locale e regionale».
I tre sindaci dell’Alto Isonzo hanno cortesemente rifiutato
le avances, sottolineando che, in primo luogo, vogliono collaborare con l’aera di confine in cui è presente la minoranza
slovena. Di conseguenza hanno rilanciato, chiamato alla
collaborazione i comuni della Val Canale, di Resia, delle
valli del Torre e del Natisone, in una riunione nell’ambito
del tradizionale incontro di inizio anno tra gli sloveni della
provincia di Udine e dell’alta valle dell’Isonzo.
Hanno risposto all’invito ben 13 comuni del versante italiano, compresi Cividale e Tarcento. Così il 22 gennaio a
Bovec si è riunita un’assemblea imponente. E, quel che è
ancor più rilevante, i primi cittadini hanno subito trovato l’intesa. Hanno detto che la collaborazione transfrontaliera è
fondamentale, che i programmi europei devono privilegiare l’area che davvero ha sofferto per la presenza di un confine difficile, e che vanno immediatamente messi a disposizione i finanziamenti dell’Interreg. Intendono, inoltre, rendere permanente il tavolo di lavoro comune attraverso riunioni regolari; la prossima – operativa – dovrebbe avvenire già prima dell’estate e il sindaco di Pulfero si è fatto avanti per ospitarla.
Il tutto è scritto in un documento articolato in cinque punti
e inviato alle sedi istituzionali di Lubiana, Roma e Trieste.
«Abbiamo a che fare con una novità assoluta – ha commentato il presidente del Parlamento sloveno, Pavel Gantar,
presente alla riunione –. Oggi siamo stati testimoni di un
fatto importante, cioè dell’inizio di un cammino verso una
nuova forma di organizzazione a livello locale in un territorio nel quale il confine davvero non riveste più importanza». C’è da auspicare che sia proprio così.
Il presidente del Parlamento sloveno, Pavel Gantar, da
osservatore esterno ha colto la dirompente novità dell'incontro dei sindaci della fascia confinaria della provincia di
Udine e dell'Alta valle dell'Isonzo. «Abbiamo a che fare con
una novità assoluta, di cui si dovrà tenere conto a Lubiana,
nelle sedi della regione Friuli-Venezia Giulia e a Roma»,
ha detto ai giornalisti al termine della riunione dei primi cittadini tenutasi a Bovec sabato 22 gennaio. «Oggi siamo
stati testimoni di un fatto importante, cioè dell'inizio di un
cammino verso una nuova forma di organizzazione a livello locale in un territorio nel quale il confine davvero non
riveste più importanza».
Per la prima volta i rappresentanti di 13 comuni della Slavia,
di Cividale, Tarcento e Resia (tra i quali ben 12 primi cittadini) si sono seduti attorno a un tavolo con i sindaci di
Bovec, Kobarid e Tolmin (c'era anche il ministro per gli sloveni nel mondo Boœtjan ˘ekœ e altri alti esponenti del governo e del parlamento sloveni) trovando subito una forte inteSLOVIT N° 1 del 31/1/11 pag. 7
sa. Tanto che il documento conclusivo è stato approvato
all'unanimità e sarà inviato a Lubiana, Trieste e Roma.
È articolato in 5 punti. Il primo constata che «l'utilizzo dei
fondi dell'Unione Europea nell'ambito del programma di cooperazione transfrontaliera (già programma Interreg) è bloccato in tutti i settori e ciò rende impossibile una cooperazione transfrontaliera di qualità». Il secondo chiede al
Governo Sloveno e alle regioni Friuli-Venezia Giulia, Veneto
ed Emilia Romagna «di rendere possibile l'attuazione dei
progetti transfrontalieri con l'utilizzo immediato delle risorse finanziarie». Il terzo propone ai governi di Slovenia e
Friuli-Venezia Giulia «di pubblicare un bando per i piccoli
progetti transfrontalieri». Il quarto stabilisce che «il tavolo
di lavoro dei sindaci di confine diventi permanente con una
riunione almeno una volta all'anno». Il quinto chiede che
dopo il 2013, data di scadenza dell'attuale Interreg, l'area
di applicazione dei programmi transfrontalieri Ue venga limitata alla Slovenia occidentale e al Friuli-Venezia Giulia,
escludendo, quindi, Veneto ed Emilia Romagna.
La volontà di andare avanti uniti sul percorso tracciato a
Bovec è ben evidenziata dalla decisione di riunirsi già prima
della prossima estate con all'ordine del giorno progetti concreti. Quello di realizzare una pista ciclabile circolare lungo
la valle dell'Isonzo, il Collio, il cividalese e le valli del
Natisone è emerso già nell'incontro del 22 gennaio. Così
pure quello di portare fino all'Adriatico la strada della pace
lungo in teatri della prima guerra mondiale, di cui hanno
parlato nel recente vertice romano anche i presidenti di Italia
e Slovenia, Napolitano e Türk, o la collaborazione tra i parchi delle Prealpi Giulie e del Triglav, o ancora l'iscrizione
nel patrimonio dell'Unesco dei luoghi dei Longobardi con
capofila Cividale.
Il tutto nello spirito ben sintetizzato da Silvester Gaberœ@ek,
segretario presso il ministero della Cultura sloveno: «È giusto chiedere risorse, ma sta a noi dimostrare di saper lavorare insieme e dare concretezza a idee e progetti».
Dopo la riunione, molti sindaci hanno partecipato al tradizionale incontro degli sloveni della provincia di Udine e dell'alta valle dell'Isonzo. Un appuntamento giunto alla 41ª edizione e i cui frutti si fanno sentire, come dimostrato proprio dall'incontro degli amministratori locali, anche a livello politico.
Ezio Gosgnach
(Dom, 31. 1. 2011)
IL COMMENTO
Da Bovec un segnale a Lubiana e Trieste
L'incontro dei sindaci della fascia confinaria del Friuli e dell'alta Valle dell'Isonzo, sabato 22 gennaio a Bovec, è stato
un appuntamento importante. Non soltanto un primo utile
scambio di idee sulla cooperazione transfrontaliera e sui
progetti europei da poter realizzare insieme, ma anche
un'occasione per inviare un segnale congiunto a Lubiana
e Trieste perché finalmente si sblocchino i progetti europei. All'inizio del 2011, quando il programma comunitario
2007 – 2013 si sta avviando alla conclusione, sono partiti soltanto i progetti strategici, devono ancora essere avviati quelli standard e predisposti i bandi per i piccoli progetti di cooperazione transfrontaliera. Se i fondi comunitari sono
importanti, è stato detto, nell’attuale fase di crisi economica e finanziaria sono essenziali.
I sindaci, tre sul versante sloveno e 12 su quello italiano,
SLOVIT N° 1 del 31/1/11 pag. 8
si sono trovati in sintonia anche rispetto all'eccessiva estensione dell'area in cui è operativo l'Interreg Italia-Slovenia
che comprende anche ampia parte dell'Emilia Romagna.
I notevoli ritardi derivano anche da questo, ma non solo.
«Noi siamo stati i più contenti e soddisfatti per la scomparsa del confine», ha detto il sindaco di Faedis Shaurli,
«ma siamo anche coloro che più hanno subito a causa del
confine». E questo deve essere riconosciuto, hanno convenuto tutti, limitando in futuro l'estensione dell'area, ma
anche riconoscendo una priorità per le aree transfrontaliere.
L’incontro, che diventerà un appuntamento annuale, è stato
asimmetrico. A Bovec erano presenti il presidente del parlamento sloveno, un ministro, diversi rappresentanti delle
agenzie che si occupano di progettazione europea, da parte
nostra c’erano soltanto i sindaci che hanno suggerito di invitare in futuro anche la Regione. Certo, sarebbe bene che
l’iniziativa non venisse sempre e solo da parte slovena.
J. N.
(Novi Matajur, 27. 1. 2011)
FRIULI-VENEZIA GIULIA
La Regione chiederà maggiori
competenze per le minoranze
Maggiori competenze in materia di tutela delle minoranze
linguistiche slovena, friulana e tedesca. Le chiederà il FriuliVenezia Giulia nel corso del processo di contrattazione con
lo Stato. Lo ha annunciato il presidente della Regione,
Renzo Tondo, mercoledì 29 dicembre, nella tradizionale
conferenza stampa di fine anno, che gli ha dato anche l’occasione per tracciare il bilancio del suo governo a metà legislatura e illustrare i propositi da qui al 2013.
«Nonostante la crisi, abbiamo raggiunto traguardi importanti, mantenendo la coesione sociale. Ci aspetta una
seconda parte molto impegnativa, con l'ambizione di completare un percorso già ben avviato. Teniamo ben salda
la barra della barca. E sappiamo dove andare», ha affermato Tondo. La sfida vera sarà il federalismo fiscale. In
questi due anni e mezzo la Regione ha ottenuto, nei rapporti con il Governo, risultati importanti: il versamento diretto delle compartecipazioni, la quota sulle pensioni Inps, la
possibilità di introdurre una fiscalità di vantaggio. Ora la
Regione, ha annunciato Tondo, ha affidato ad un giurista
e docente universitario, Luca Antonini, uno studio, ormai
pronto, che analizza in particolare le implicazioni del federalismo fiscale sull'autonomia finanziaria della Regione ed
è propedeutico alla predisposizione delle norme di attuazione da adottare da parte della Regione in conformità alla
delega assegnata al Governo in questa materia.
(Dom, 15. 1. 2011)
ROMA
I problemi della scuola slovena in Italia
I rappresentanti della minoranza slovena ricevuti dal
ministro all’Istruzione, Mariastella Gelmini
Una delegazione della minoranza slovena, composta dalla
senatrice Tamara Bla¡ina, dal presidente della
Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, Drago
Œtoka, e dal segretario regionale dell’Unione culturale economica slovena-Skgz, Livio Semoli@, è stata recentemente ricevuta nella sede del Ministero, a Roma, dal ministro
all’Istruzione, Mariastella Gelmini.
Gli intervenuti hanno illustrato la situazione attuale della
scuola slovena in Italia con particolare riferimento alle questioni irrisolte. A questo proposito, la senatrice Bla¡ina ha
presentato il documento che per l’occasione è stato formulato dai presidenti delle due organizzazioni slovene più
rappresentative, lo Sso e la Skgz. Il documento offre un
quadro dettagliato della situazione della scuola slovena in
Italia dalla sua istituzione in poi, inclusi i provvedimenti a
beneficio della scuola slovena che sono stati approvati negli
anni 1961, 1973, 1974 e, da ultimo, la legge di tutela approvata nel 2001.
Gli intervenuti hanno sottolineato, in particolare, la necessità, di promuovere la tutela e lo sviluppo del sistema delle
scuole slovene in Italia, che sono tutelate anche da trattati internazionali. A questo proposito, hanno chiesto espressamente che non vengano applicate riduzioni o modifiche,
soprattutto senza aver interpellato prima la minoranza slovena. Per quanto riguarda il personale docente e non, gli
intervenuti hanno chiesto che non vengano applicate alle
scuole slovene le riduzioni previste per l’anno scolastico
2011/2012. Sono state anche affrontate le questioni delle
pluriclassi e della scuola bilingue di San Pietro al Natisone,
la cui specificità richiede particolare attenzione. Di seguito è stata sollevata la necessità di uno specifico Ufficio scolastico per le scuole con lingua d’insegnamento slovena,
ad oggi ancora lettera morta nonostante lo preveda la legge
di tutela del 2001. Gli intervenuti hanno, inoltre, sottolineato
la necessità di una legge specifica, per la scuola slovena
in Italia, il cui testo aggiornato sui cambiamenti degli ultimi decenni, verrà ultimato a breve.
Il ministro Gelmini si è dimostrato un interlocutore attento
e dall’incontro è emersa la volontà di risolvere in modo efficace la questione della scuola slovena in Italia.
D.U.
(Primorski dnevnik, 19. 1. 2011)
S. PIETRO AL NAT.-ŒPIETAR
Al vertice tra i presidenti Napolitano
e Türk anche sulla scuola bilingue
Troppi i 30 mesi previsti dal comune per
la ristrutturazione dell’edificio di viale Azzida
La ristrutturazione dell'edificio della scuola statale bilingue
in viale Azzida a San Pietro al Natisone richiederà quasi
tre anni. Poco prima di Natale, è stata approvata la delibera della giunta comunale che definisce i tempi dei lavori e lo stanziamento dei finanziamenti.
Per completare l'opera occorreranno, salvo rinvii o problemi
tecnici che allungherebbero ulteriormente i tempi, trenta
mesi. Tre mesi verranno impiegati per l'approvazione del
progetto preliminare, cinque per l'approvazione definitiva,
tre per quella esecutiva, altri cinque mesi per l'appalto e
affidamento dei lavori, un anno per l'effettiva ristrutturazione
e tre mesi per la conclusione delle pratiche tecnico-amministrative. Si prevede una spesa di un milione 945 mila euro,
di cui un milione 92 mila euro sono stati assegnati dal Cipe
(Comitato interministeriale per la programmazione economica), mentre altri 551.891 euro verranno richiesti dalla
Regione alla direzione della Protezione civile centrale sulla
base del piano degli interventi di adeguamento strutturale e sismico. I restanti 300 mila euro saranno stanziati dalla
Comunità montana Torre - Natisone - Collio dai fondi della
legge di tutela.
Sebbene all'inizio si fosse parlato solamente di una messa
in sicurezza dei locali, dalla delibera comunale, invece, si
apprende che verrà effettuata una ristrutturazione vera e
propria. I lavori, infatti, prevedono una totale rifondazione
delle strutture e il rifacimento di tutti gli impianti.
Questa decisione non è condivisa dai genitori degli alunni iscritti all'istituto. A loro parere sarebbe stato più logico,
infatti, mantenere la scuola bilingue nel centro studi di San
Pietro, adattando la Casa dello studente in cui ora sono
già sistemate alcune classi. Di fatto la Provincia ha già previsto una ristrutturazione di questo stabile per la quale, però,
non sono ancora stati trovati i fondi.
Preso atto della decisione dell'amministrazione comunale, comunque, i genitori si attiveranno e vigileranno affinché vengano accorciati i tempi di esecuzione dei lavori. A
questo scopo stanno sollecitando i presidenti della
Repubblica, italiano e sloveno, Giorgio Napolitano e Danilo
Türk, ad occuparsi della questione durante il prossimo vertice che si terrà a Roma dal 17 al 19 gennaio.
La notizia dei lunghi tempi di ristrutturazione dell'Istituto bilingue è stata resa nota proprio nel periodo in cui il ministero dell'Istruzione ha inviato nelle scuole la circolare in cui
si fissa la scadenza per le iscrizioni al prossimo anno scolastico 2011-2012. Il termine ultimo è il 12 febbraio. Le iscrizioni all'asilo non sono obbligatorie, lo sono invece quelle
per i bambini e i ragazzi compresi tra i 6 e il 16 anni.
L'istruzione, infatti, è obbligatoria dalla prima elementare
al secondo anno di scuola superiore. Nella circolare viene
anche dichiarata, per il prossimo anno scolastico, l'apertura di due nuovi settori per quanto riguarda gli istituti tecnici: quello economico e quello tecnico.
Il sistema scolastico italiano riconosce anche il diritto ai genitori degli alunni e ragazzi tra i 6 e i 16 anni di provvedere
all'istruzione privatamente. Dovranno, però, ogni anno darne
comunicazione al direttore scolastico della scuola che l'alunno dovrebbe frequentare. A fine anno, lo studente dovrà
sostenere l'esame delle materie studiate.
Ilaria Banchig
(Dom, 15. 1. 2011)
SLAVIA FRIULANA-BENE#IJA
Lusevera e Taipana giocano la carta
dello sloveno per salvare le scuole
Il Piano provinciale di dimensionamento scolastico, approvato lo scorso febbraio anche dalla Regione e la cui attuazione è prevista per l'anno scolastico 2012-2013, minaccia la sopravvivenza in diverse località della Slavia friulana delle scuole materne ed elementari, punto fermo e di
forza dei comuni di montagna, e ne mette in discussione
il progresso raggiunto negli ultimi anni.
È quanto hanno affermato, interpellati sulla loro situazione a tale riguardo, i sindaci di Taipana, Elio Berra, e di
Lusevera, Guido Marchiol.
Il Piano provinciale di dimensionamento scolastico preveSLOVIT N° 1 del 31/1/11 pag. 9
de la soppressione delle scuole che non raggiungono un
tetto di almeno 20 bambini nelle scuole materne e di 30
nelle elementari, con una possibile riduzione del 15% per
le scuole di montagna. Attualmente le scuole di Taipana
(con 13 bambini alle materne e 22 alle elementari) e di
Vedronza (con 14 bambini alle materne e 26 alle elementari) non rientrano nei parametri dettati dalla Regione e sono
a rischio di chiusura alla stregua di altre realtà scolastiche
della Slavia friulana, quella di Resia e di Savogna.
I primi cittadini di Taipana e Lusevera sottolineano la necessità di salvaguardare i due locali plessi scolastici sia per
mantenere la popolazione sul territorio, che si è trasferita
in loco anche per la presenza di un servizio scuola sia per
la frammentazione del territorio interessato che renderebbe faticoso il trasferimento degli alunni nelle sedi alternative di Nimis e di Tarcento e li costringerebbe a vere e proprie levatacce mattutine.
Berra e Marchiol si appellano, inoltre, alla legge di tutela
della minoranza slovena, nel cui territorio di attuazione sono
inseriti i comuni da loro amministrati. In questo spirito vengono ogni anno tenuti corsi di lingua slovena nei locali plessi scolastici e per quanto riguarda la scuola di Taipana è
prevista la partecipazione ad un progetto Interreg Italia-
Slovenia.
La minoranza slovena è valore essenziale del territorio dei
due comuni e va salvaguardata anche attraverso la scuola locale. Tanto che la giunta municipale di Taipana ha chiesto ufficialmente la trasformazione della locale scuola elementare in «una scuola primaria ad insegnamento bilingue», sul modello di quella di San Pietro al Natisone.
Considerato il numero degli allievi, logica vorrebbe una
scuola bilingue unica per Lusevera e Taipana. L’ha proposto la scorsa estate anche il presidente dell’unione emigranti sloveni, Dante Del Medico. E un progetto in tal senso
era stato ventilato anni fa. Si parlava già di una sede a
Monteaperta, località baricentrica per entrambi i comuni.
Poi il silenzio. Neanche adesso i sindaci Berra e Marchiol
ne parlano. Attualmente sono in trattativa con gli organi
competenti per sventare l'eventuale attuazione del piano
di dimensionamento scolastico e auspicano che nella particolare contingenza di crisi economica, che stiamo attraversando, si possa giungere finalmente ad un serio utilizzo delle risorse per la montagna, al fine di salvarla e renderla più vivibile.
Larissa Borghese
(Dom, 15. 1. 2011)
Oratori ufficiali l’assessore regionale alla Cultura, Elio De Anna, e Miriam Simiz
CIVIDALE-#EDAD
Festeggiato il Dan emigranta
Un folto pubblico ha assistito alla festa tradizionale degli sloveni della provincia di Udine
a avuto luogo giovedì 6 gennaio nella chiesa di San
Francesco, che per l’occasione era gremita di pubblico, il «Dan emigranta», la festa tradizionale degli
sloveni della provincia di Udine.
In apertura della manifestazione è stato sottolineato quanto sia importante tutelare la lingua e cultura slovena dai due
oratori ufficiali (dei quali riportiamo di seguito gli interventi), l’assessore regionale alla Cultura, Elio De Anna, e Miriam
Simiz, che ha parlato a nome degli sloveni della provincia
di Udine, e nel saluto portato dal sindaco di Cividale,
Stefano Balloch.
Sul palco sono, quindi, stati presentati alcuni conduttori delle
diverse trasmissioni radiofoniche della minoranza slovena
della provincia di Udine (Ezio Gosgnach, Riccardo Ruttar,
Eva Golles, Davide Clodig e Marina Cernetig) e, intervallati da canzoni e musica, si sono succeduti diversi interventi di rappresentanti del mondo politico e della società
civile he hanno trattato i temi più significativi ed attuali degli
sloveni della provincia: il dislocamento della scuola bilingue di San Pietro, la nuova e rafforzata cooperazione transfrontaliera e la digitalizzazione del servizio televisivo che,
finalmente, ha consentito a tutto il territorio l’accessibilità
ai programmi in lingua slovena.
Come è tradizione, anche quest’anno il Dan emigranta ha
offerto un saggio del vivace panorama artistico del posto.
Sul palco, oltre agli ormai celebri Bk evolution, che hanno
suonato alcuni brani tratti dal loro secondo Lp «Jablen»,
sono state presentate alcune canzoni del XXIX Senjam
beneœke piesmi, il festival della canzone della Slavia friulana.
Il «Dan emigranta» si è concluso con la rappresentazione
teatrale «Lena iz Tapoluovega» a firma di Giorgio Banchig.
H
SLOVIT N° 1 del 31/1/11 pag. 10
15 attori di tre generazioni diverse, sapientemente diretti
da Marjan Bevk, hanno interpretato questa tragedia, basata su una ricerca storica di Giovanni Maria Del Basso che
ha fatto luce su un presunto infanticidio accaduto a Topolò
nel 1720.
Tanti i rappresentanti delle istituzioni, gli esponenti del
mondo politico, economico e culturale e gli amministratori di tutta la fascia confinaria intervenuti, tra i quali i presidenti dell’Unione culturale economica slovena-Skgz, Rudi
Pavœi@, e della Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, Drago Œtoka, la senatrice Tamara Bla¡ina, il consigliere regionale Igor Gabrovec, il vicepresidente del parlamento sloveno, Vasja Klavora, il presidente della
Comissione parlamentare per gli sloveni d’oltre confine e
nel mondo, Miro Petek, e la console generale di Trieste,
Vlasta Valen@i@ Pelikan.
(Dom 15. 1. 2011,
Antonio Banchig Novi Matajur 13. 11. 2011)
L’INTERVENTO
Miriam Simiz: ampliare l’esperienza
dell’insegnamento bilingue
La rappresentante delle organizzazioni slovene al Dan
emigranta
Per me il tema della scuola ha un’importanza prioritaria.
Chi investe in essa, investe nel proprio futuro! Come tutti
voi sapete l’istituto bilingue di San Pietro, dove io insegno,
ha vissuto dei momenti veramente difficili. Ma le difficoltà,
se non ti indeboliscono, ti rendono più forte. Così è stato
per noi e certo non da oggi. Non ci siamo mai lasciati sopraffare dai problemi, cerchiamo continuamente soluzioni, nuovi
modi di agire, nuovi stimoli per continuare e, perché no,
ora più che mai di rilanciare.
I tempi sono maturi per guardare avanti e collocare la nostra
scuola, ma anche la nostra Comunità in una dimensione
più ampia, pienamente consapevoli di essere risorsa e valore aggiunto per i nostri territori, per la provincia di Udine e
per l’intera regione.
L’esperienza dell’insegnamento bilingue si può e si deve
ampliare. Con la prospettata razionalizzazione della rete
scolastica e la possibile chiusura di piccole sedi, ritengo
sia lungimirante pensare un collegamento, una rete di rapporti più riconosciuti e istituzionalizzati fra le scuole, i
Comuni ed i territori in cui è presente la minoranza slovena. La proposta del Comune di Taipana di istituire una scuola bilingue, ne è un esempio ed è nient’altro che la concreta applicazione della legge di tutela 38/2001 per la provincia di Udine che prevede l'istituzione di altre scuole bilingui, autonome o filiali di quella esistente. Sono convinta che
questo modello di scuola costituisca non solo una giusta
risposta al bisogno di istruirsi della minoranza slovena, ma
anche un riferimento ed un’offerta didattica valida e moderna per le tante famiglie che desiderano per i propri figli un
percorso formativo di respiro europeo.
Rilanciando anche l’ambizione che per i nostri bambini l’esperienza non si concluda obbligatoriamente con la scuola secondaria di primo grado ma possa proseguire a livello superiore sempre nell’ottica di un apprendimento plurilingue. Sono convinta che una scuola che si fa promotrice della nostra lingua e cultura sia il presupposto e la condizione di crescita non solo culturale ma anche sociale ed
economica della persona e dell’intera comunità. Oggi non
possiamo dimenticare come questa occasione che ci vede
riuniti sia nata mezzo secolo fa per incontrare gli emigranti
che tornavano a casa per le feste natalizie ed è sempre
stato l'occasione per rivendicare il rispetto dei diritti linguistici, la scuola in sloveno, ma anche il lavoro a casa per i
residenti e gli emigranti.
Ora i tempi sono cambiati e, nonostante l’attuale crisi, certo,
in meglio. Alcuni problemi importanti tuttavia rimangono e
vanno riconosciuti ed affrontati. Dallo spopolamento delle
nostre vallate montane alla conseguente difficoltà di mantenerne tradizioni e cultura. Ma sono arrivate anche tante
novità positive, possibilità e risorse ancora da sfruttare
appieno:
- la pagina storica e la grande emozione della caduta fisica dei confini e le occasioni di cooperazione transfrontaliera che ancora dobbiamo imparare a sfruttare appieno;
- il Tg regionale in lingua slovena anche in provincia di Udine
che ha posto fine ad un'odiosa ed incomprensibile discriminazione nei nostri confronti;
- il passaggio al digitale terrestre che ci consente di vedere canali pubblici e privati della vicina repubblica di Slovenia
rappresentando un cambiamento epocale dal punto di vista
linguistico e culturale;
- la decisione della Regione, ed un grazie va anche al qui
presente Assessore De Anna, che ha riconosciuto come
ente primario di interesse regionale l'Istituto per la cultura
slovena, che potrà finalmente dispiegare tutte le sue potenzialità a supporto del territorio ed anche della scuola bilingue.
Il Presidente della Repubblica nel suo discorso di fine anno
come nella sua visita in Regione ha sottolineato l’importanza di far sentire i giovani cittadini europei ed ha ricordato a noi tutti la responsabilità di questo territorio, per anni
terra di confine ed ora possibile cuore di un'Europa sempre più ampia ed unitaria su cui ricalibrare la stessa specialità regionale. Noi, con tutti i nostri limiti, siamo un piccolo esempio di come questo sia possibile, di come qui da
noi ciò sia già realtà anche se non interamente compiuta.
Vivere in un ambiente linguisticamente e culturalmente ricco
è quindi un’immensa fortuna su cui dobbiamo investire
ancor di più!
Per questo desidero concludere con un sentito appello a
chi è stato incaricato dai cittadini ad operare per il bene
comune a valorizzare le peculiarità delle nostre Vallate, a
permettere ad ognuno di noi di esprimere appieno la propria identità culturale e linguistica, di essere sensibile nei
confronti dell’esperienza dell’istruzione bilingue ed in definitiva a considerare un valore aggiunto ed una irrinunciabile risorsa per il futuro la nostra minoranza e tutte le diverse culture, tradizioni e storie che fortunatamente la nostra
Regione e la nostra Provincia possiedono.
L’INTERVENTO
L’assessore regionale De Anna al Dan
emigranta: no all’assimilazione
«Conosco le difficoltà dell'Istituto con insegnamento bilingue di San Pietro al Natisone e l'amministrazione regionale
continuerà a sostenerlo. Va dato merito al mio predecessore, l'assessore Molinaro, di aver fatto il possibile per
accompagnare, anche in tempi difficili per il bilancio della
Regione, questa scuola in cui crediamo molto. Nello stesso modo riponiamo grande rispetto e aspettative per il lavoro della commissione paritetica Friuli-Venezia GiuliaSlovenia che il 26 gennaio si insedierà in sessione plenaria a Trieste». Lo ha affermato l'assessore regionale alla
Cultura Elio De Anna portando il suo saluto e quello del
presidente della Regione Renzo Tondo alla platea degli sloveni della Val Canale, di Resia, delle Valli del Torre e del
Natisone, riuniti a Cividale per il «Dan emigranta», il tradizionale evento politico e culturale che rappresenta anche
l'occasione di bilancio per le politiche culturali e sociali della
minoranza slovena della provincia di Udine e che quest'anno, in una chiesa di San Francesco trasformata in studio radiofonico, si è arricchito con collegamenti ed interviste in diretta con i protagonisti dei principali eventi che
hanno caratterizzato la vita della Benecia.
Due i temi nodali: il futuro dell'istituto scolastico statale bilingue di San Pietro al Natisone che nel 2010 è stato oggetto di un trasferimento di sede, tanto che l'intervento introduttivo a nome delle associazioni è stato affidato proprio
ad un insegnante della scuola bilingue, Miriam Simiz, e la
fruibilità delle trasmissioni televisive in sloveno nella provincia di Udine. De Anna ha ribadito l'importanza della trasmissione dei valori che fondano il carattere multilinguistico
del Friuli-Venezia Giulia e quindi anche l'autonomia statutaria della Regione. In questa direzione va anche il riconoscimento da parte dell'amministrazione regionale
dell'Istituto per la cultura slovena di San Pietro al Natisone
come ente di primaria importanza, fatto per il quale la comunità della Benecia ha tributato un aperto ringraziamento alla
Regione .
SLOVIT N° 1 del 31/1/11 pag. 11
«L'inglese è importante come lingua della globalizzazione
– ha ricordato De Anna –, ma è importante anche sostenere l'istruzione nelle lingue della nostra regione come
segno di un'offerta didattica e di un'educazione di respiro
europeo che vive il localismo come un'eccellenza e non
come un campanile, non nell'ottica dell'esclusione o peggio dell'assimilazione, ma come aspirazione ad una vera
Europa dei popoli». L'aspirazione, secondo De Anna, che
si è definito «un pordenonese di lingua friulana», deve essere rivolta ad una «globalizzazione locale». (…)
Arc
(www.regione.fvg.it)
I COMMENTI
Gli sloveni? Un valore aggiunto
Senza le organizzazioni slovene la Slavia sarebbe
un’area morta e priva di prospettive
Gli sloveni sono valore aggiunto e opportunità di crescita
per l’intero territorio regionale e per la provincia di Udine
in particolare. L’ha affermato con convinzione Miriam Simiz,
insegnate della scuola bilingue di San Pietro al Natisone
e operatrice culturale di Prossenicco, che al Dan emigranta,
celebrato a Cividale lo scorso 6 gennaio, ha parlato a nome
della comunità slovena delle valli del Natisone e del Torre,
di Resia e della Val Canale.
Il suo ragionamento è quantomai appropriato. Bastava guardare ciò che avveniva sul palco per rendersene conto.
Riusciamo a produrre qualcosa come cinque trasmissioni
radiofoniche settimanali, abbiamo gruppi di musica moderna e popolare di alto livello, una compagnia teatrale –
Beneœko gledaliœ@e – che con «Lena iz Tapoluovega» ha
superato una sorta di esame di maturità; e con quella tragedia merita di calcare molti palcoscenici.
Diciamolo a chiare lettere: senza le organizzazioni slovene la Slavia sarebbe un’area morta e priva di prospettive.
La nostra comunità è piccola nei numeri, ma grande nella
produzione culturale. Tanto che se ne stupiscono tutti: gli
sloveni di Trieste, Gorizia e della Slovenia, come pure i vicini friulani e italiani. È una comunità che ha in sé un’incrollabile voglia di vivere, una forza innata che le ha consentito di superare tutte le avversità della storia e le dà una
concreta speranza per il futuro.
Lo specchio di questa comunità – adoperiamo ancora un’espressione di Miriam Simiz – è la scuola bilingue. È nata
tra mille difficoltà come iniziativa privata dei circoli culturali, è stata fortemente voluta e ora fa da modello a livello europeo. La stessa Regione la considera un fiore all’occhiello e ci sono comuni nelle valli del Torre che vorrebbero aprirne una simile. Sale forte, inoltre, la richiesta di
istruzione bilingue anche a livello di scuola media superiore.
L’assessore regionale alla cultura, Elio De Anna, è stato
chiaro: «L’inglese è importante come lingua della globalizzazione, ma è importante anche sostenere l’istruzione
nelle lingue della nostra regione, come segno di un’offerta didattica e di un'educazione di respiro europeo che vive
il localismo come un’eccellenza e non come un campanile, non nell’ottica dell’esclusione o peggio dell’assimilazione,
ma come aspirazione a una vera Europa dei popoli».
Ezio Gosgnach
(Dom, 15. 1. 2011)
SLOVIT N° 1 del 31/1/11 pag. 12
SLAVIA FRIULANA-BENE#IJA
L’istruzione bilingue da estendere
Auspicio e proposta al Dan emigranta
Il Governo regionale apprezza e sostiene con convinzione l’Istituto scolastico bilingue di S. Pietro al Natisone. Lo
ha confermato l’assessore Elio De Anna davanti all’ampia
platea del Dan emigranta, sottolineando il suo radicamento
nella realtà locale e regionale ed allo stesso tempo la prospettiva plurilingue ed europea, le due direttrici sulle quali
intende muoversi anche la stessa Regione.
Alla luce di queste considerazioni è stato quanto mai opportuno, ma anche realistico, l’auspicio di Miriam Simiz, intervenuta a nome delle organizzazioni slovene della provincia di Udine, che si possa estendere l’esperienza dell’educazione bilingue anche agli altri territori della provincia
dov’è storicamente insediata la comunità slovena. Questo
è quanto prevede la legge di tutela (art. 12 della legge
38/2001), ha ricordato, ma si tratta anche di una risposta
positiva e di qualità al pericolo di ulteriore impoverimento
della nostra montagna dove le scuole sono a rischio chiusura. Invece di penalizzare ancora di più i bambini, diamo
loro una chance in più che si tradurrà in opportunità di crescita anche economica per le comunità, è stato il ragionamento.
Ma coerente con l’orientamento della Regione è anche l’auspicio della Simiz che l’esperienza dell’istruzione bilingue
non si fermi obbligatoriamente a livello della scuola dell’obbligo, ma possa proseguire con l’istruzione a livello superiore, con la stessa impostazione bilingue e con un ancora maggiore respiro europeo. Si tratterebbe di un’istituzione
scolastica di eccellenza, in grado oltretutto di attrarre studenti anche dai territori vicini come dimostra l’esperienza
di Klagenfurt.
Gli amministratori, in particolare quelli di S. Pietro, dovrebbero vagliare bene queste proposte e sostenerle.
J. N.
(Novi Matajur, 13. 1. 2011)
SLAVIA FRIULANA-BENE#IJA
L’elenco dei buoni propositi
Possiamo prevedere che anche il Dan emigranta (tradizionale festa degli sloveni della provincia di Udine, ndt.) in
programma oggi (giovedì 6 gennaio, ndt.) a Cividale del
Friuli sarà molto partecipato, come lo è stato ogni anno.
Già da anni questo evento trasmette segnali incoraggianti e una serie di buoni propositi, che bene si addicono all’inizio dell’anno nuovo.
In questa occasione gli operatori culturali della Slavia friulana lanciano messaggi di vitalità e di ottimismo, dei quali
avvertiamo un forte bisogno soprattutto di questi tempi, che
sono particolarmente difficili per gli sloveni della provincia
di Udine. Le difficoltà non mancano come pure i successi. Vediamo alcuni esempi.
Lo scorso anno il più grande scossone l’ha ricevuto la scuola bilingue di San Pietro al Natisone, che per problemi di
agibilità ha dovuto lasciare la sua vecchia sede ed ha
rischiato una vera e propria frammentazione territoriale, che
poteva esserle fatale. Le ultime nuove sono tutt’altro che
incoraggianti e prevedono che i tempi di rimessa a nuovo
della vecchia sede dureranno almeno tre anni. Nel contempo, grazie alla validità del suo modello formativo, si profila la possibilità dell’istituzione di una scuola bilingue anche
nelle Valli del Torre, per la precisione nel comune di
Taipana. Lo sviluppo della scuola bilingue, quindi, resta un
tema centrale anche nell’anno nuovo, dal momento che il
suo ruolo è fondamentale per il futuro sviluppo culturale ed
economico degli sloveni della Provincia di Udine.
Non è stato positivo, lo scorso anno, neanche per Resia,
la cui comunità slovena è stata oggetto di un attacco rozzo
e privo di buon senso, ma non meno pericoloso, da parte
del comune che ha chiesto l’esclusione dal territorio di tutela della minoranza slovena.
Un grande passo in avanti, i cui effetti si faranno ancora
sentire a lungo termine, è stato per la comunità slovena
della Provincia di Udine il passaggio al digitale terrestre,
che, dopo lunghi anni di attesa, ha reso finalmente visibili sul territorio i programmi e i canali televisivi in lingua slovena.
Da ultimo, nel 2010, l’Istituto per la cultura slovena di San
Pietro al Natisone ha ricevuto un importante riconoscimento
da parte della regione, che l’ha inserito tra gli enti primari
della minoranza slovena. Un incentivo ulteriore questo per
lo sviluppo della lingua slovena in provincia di Udine.
I problemi ci sono, ma non mancano risultati importanti che
lasciano ben sperare per il futuro.
Duœan Udovi@
(Primorski dnevnik, 6. 1. 2011)
SLAVIA FRIULANA-BENE#IJA
La legge di tutela sostiene lo sviluppo
Ecco come i comuni spendono i soldi
Uno dei tratti caratteristici della legge statale 38/2001 per
la tutela della minoranza slovena, della quale il prossimo
mese di febbraio ricorre il decimo anniversario dell'approvazione, è uno specifico articolo (il numero 21) che prevede uno stanziamento annuale di fondi specifici per lo sviluppo economico delle aree svantaggiate della provincia
di Udine in cui è insediata la minoranza slovena. Il legislatore l'ha inserito al fine di colmare, seppure solo parzialmente, il gap tra la comunità slovena delle valli del
Natisone e del Torre, di Resia e della Valcanale nei confronti di quelle di Trieste e Gorizia, che già dal dopoguerra godevano di norme di tutela e di una situazione socioeconomica migliore. Il principio è semplice: bisogna supportare la crescita del territorio per fermarne lo spopolamento, altrimenti la tutela linguistica e culturale sarà presto inutile per l'assenza di materia prima, le persone.
I fondi per lo sviluppo economico ammontano a circa 500
mila euro l'anno (un miliardo delle vecchie lire e circa il 10
per cento dello stanziamento statale per la minoranza slovena) e vengono assegnati alle due Comunità montane
Torre Natisone Collio e Gemonese Canal del Ferro Val
Canale nei cui confini vive la comunità di lingua slovena.
Sono i due enti sovracomunali, attualmente commissariati, a ripartire le risorse. In un prossimo futuro lo faranno le
Unioni dei comuni montani che sorgeranno sulle ceneri delle
Comunità montane. E ne saranno interessate tre: quella
delle Valli del Natisone, quella delle Valli del Torre e quel-
la del Canal del Ferro Val Canale.
In gran parte, finora quei soldi sono andati a finanziare lavori pubblici realizzati dai comuni. Il che non ha mancato di
suscitare polemiche. Molti si sono chiesti, infatti, se fosse
sostegno allo sviluppo economico costruire, ad esempio,
una nuova pesa pubblica a Prepotto, o sistemare campi
di calcetto e altri impianti sportivi a Solarie, Liessa, Subit,
Platischis, o addirittura realizzare un parco giochi tematico a San Leonardo. Per questi interventi i comuni avrebbero potuto attingere ad altri capitoli dei bilanci regionale
e provinciale. Così pure per i lavori sulle strade, per l'illuminazione pubblica, per la ristrutturazione e la manutenzione di scuole e altri edifici pubblici (canoniche comprese). Solo ultimamente si è fatto un passo nella direzione
giusta per attuare il vero spirito della norma di legge. Ciò
è avvenuto nella Comunità montana Torre Natisone Collio
con la destinazione di 142 mila euro a sostegno degli agricoltori e 80 mila euro di altri operatori economici quali artigiani e commercianti.
In ogni caso, in 10 anni i fondi dell'articolo 21 sono stati di
oltre 5 milioni di euro, e sono stati spesi tutti nella Slavia,
a Resia e in Val Canale. E si tratta degli unici soldi pubblici vincolati al nostro territorio. Anche per questo si è rivelata un clamoroso autogol politico la richiesta del consigliere
regionale cividalese del Pdl, Roberto Novelli, di diminuire
lo stanziamento statale per gli sloveni.
Di fronte alla sua incredibile richiesta (fortunatamente non
presa in considerazione a Roma) si sono messi le mani
nei capelli i sindaci valligiani, quasi tutti della stessa parte
politica del consigliere. Infatti, solo nel riparto della scorsa estate, si son visti assegnare 40 mila euro a testa i comuni di Drenchia, Pulfero, Stregna, Faedis, Lusevera e
Taipana, 24 mila euro quello di Attimis, 23 mila euro ognuno quelli di Nimis e San Leonardo, 20 mila euro quello di
Grimacco. Il comune di Resia, che pur ha chiesto di venire cancellato dall'elenco dei comuni in cui è presente la
minoranza slovena ha chiesto e ricevuto consistenti contributi per lavori pubblici: 50 mila euro per il 2009 e 45 mila
euro nel 2010. Nello stesso biennio Malborghetto-Valbruna
ha avuto 90 mila euro e Tarvisio oltre 86 mila euro. Non
sono briciole, soprattutto in tempi di vacche magre nelle
finanze pubbliche.
Per quanto riguarda le valli del Natisone e del Torre, l'ex
presidente Adriano Corsi ci ha fornito alcuni numeri riguardanti il triennio 2003-2005. I finanziamenti maggiori sulla
base dell'articolo 21 della legge statale di tutela della minoranza slovena li ha avuti Grimacco (140.411 euro), seguito nell'ordine da San Pietro al Natisone (125.609),
Lusevera (116.414), Prepotto (107.914), San Leonardo
(101.236), Savogna (86.814), Pulfero (76.614), Attimis
(60.198), Faedis (59.600), Unione Attimis Faedis (58.221),
Taipana (58.221), Stregna (44.000) e Drenchia (43.164).
R.D.
(Dom, 15. 1. 2011)
REGIONE
Unioni al posto delle Comunità montane
Riforma in Consiglio regionale
La Giunta regionale, nella riunione del 16 dicembre, ha
approvato lo schema di disegno di legge con la quale il
Friuli-Venezia Giulia istituirà le «Unioni dei comuni monSLOVIT N° 1 del 31/1/11 pag. 13
tani» in sostituzione delle Comunità ormai comissariate e
destinate alla soppressione. Il documento è stato illustrato alla Giunta dall'assessore Andrea Garlatti.
Al termine di un percorso di approfondimento durato quasi
un anno sul testo di iniziativa della Giunta, sta dunque per
perfezionarsi una delle riforme dell'ordinamento che conferma l'autonomia statutaria della Regione Friuli-Venezia
Giulia, che ha potestà primaria in materia di ordinamento
degli Enti locali.
Il disegno di legge, che sarà ora sottoposto al Consiglio
delle autonomie e alla competente Commissione consiliare, prevede infatti soluzioni diverse rispetto a quelle adottate sul piano statale: organi più semplici, poteri più precisi, certezza delle risorse finanziarie, in modo da coniugare «autonomia e responsabilità».
La norma disciplina le Unioni montane nel rispetto del principio della concertazione per migliorare i livelli di funzionalità, economicità, efficacia ed efficienza dell'azione amministrativa del sistema delle autonomie locali, tenendo conto
degli obiettivi di valorizzazione, tutela e promozione dello
sviluppo socio economico dei territori montani.
Con la nuova legge si prevede di costituire otto Unioni:
Carnia, Gemonese, Tarvisiano, Valli delle Dolomiti Friulane,
Val d'Arzino-Val Cosa, Livenza, Torre, Natisone. Le competenze delle ex Comunità montane Carso e Collio saranno assorbite dalle Province di Trieste e Gorizia.
Le Unioni, definite come «enti locali territoriali costituiti da
Comuni», avranno compiti di programmazione, sviluppo e
pianificazione territoriale, funzioni amministrative e compiti
di gestione coordinata dei servizi pubblici locali. L'assemblea
delle Unioni sarà l'organo di indirizzo politico-amministrativo. Organi obbligatori, oltre all'assemblea, saranno il presidente, il vicepresidente, il collegio dei revisori. La gestione sarà affidata ad un direttore, nominato dal presidente.
La legge dispone che le comunità montane saranno soppresse con effetto dalla data di costituzione delle Unioni.
Arc
(www.regione.fvg.it)
Il progetto interesserà le minoranze slovena in Italia e italiana in Slovenia
PROGETTO JEZIK-LINGUA
Plurilinguismo, ricchezza del territorio
transfrontaliero
Attraverso il progetto strategico si vuole valorizzare il comune patrimonio culturale
egli ultimi decenni in Europa alcuni rappresentanti
delle comunità linguistiche meno diffuse hanno cercato di ravvivare e di diffondere l’uso della loro lingua. Più di venti anni fa sia gli attivisti linguisti che i teorici consideravano di prioritaria importanza la trasmissione
della lingua attraverso l’educazione ed i mezzi di comunicazione. In seguito venne data maggiore importanza al riconoscimento politico, alla legislazione ed alle fonti pubbliche. Le comunità linguistiche che raggiunsero questi obiettivi, notarono che il passaggio dalla politica alla realtà non
era così immediato né privo di difficoltà.
Nonostante queste soluzioni/riforme siano state necessarie, apparivano inefficaci laddove non veniva considerata
una serie di altri elementi vitali per una lingua e cioè dove
non erano previsti interventi volti a ravvivare e a diffondere l’uso della lingua tra i parlanti, che la utilizzano nella quotidianità e che, in questo modo, la trasmettono alle generazioni future.
Alcune realtà linguistiche europee meno diffuse (Irlanda del
Nord, regioni basche e Galles) dimostrano quanto sia
necessario, a prescindere da leggi e dai diritti, promuovere la lingua tra coloro che la parlano. Risulta, dunque, evidente che la pianificazione dello status linguistico rappresenta solo un mezzo attraverso il quale ottenere la tutela
giuridica. Se questo costituisce un attestato di garanzia per
l’uso della lingua, non lo è per la tutela e l’aumento delle
capacità comunicative di quanti parlano una lingua minoritaria. Può, quindi, succedere che in una determinata realtà,
a fronte di norme di tutela vigenti, si assista al progressivo calo o alla scomparsa di quanti parlano la lingua minoritaria e ciò nonostante i singoli continuino ad identificarsi
nella propria lingua minoritaria.
N
SLOVIT N° 1 del 31/1/11 pag. 14
Tra le ragioni che possono indurre a queste situazioni, gli
studiosi fanno riferimento anche alla troppo lenta attuazione
delle leggi di tutela. Spesso, infatti, passa troppo tempo tra
l’approvazione e l’attuazione della legge, tanto che nel frattempo subentrano cambiamenti sociali che richiedono un
aggiornamento della normativa vigente. Ma anche l’attuazione della legge nei tempi prestabiliti non è garanzia di
successo, dal momento che una serie di fattori incidono
sull’applicazione delle norme di tutela e sull’attivazione dei
servizi statali. Per questo motivo è di fondamentale importanza dedicare opportuna attenzione alla modalità di attuazione delle norme di tutela e alle forme di sostegno pubblico, che dovrebbero rispondere alle attese ed alle effettive esigenze dei parlanti.
E proprio sulla base di questi e di simili dati di fatto si è
affermata la necessità di ampliare il numero dei parlanti e
di incentivarne l’uso nella quotidianità. Se vogliamo che la
lingua attecchisca, questa deve diventare un valore
aggiunto nella vita della comunità e tra i suoi singoli appartenenti. Per questo motivo gli studiosi sottolineano la necessità di una pianificazione parallela sia dello status linguistico che delle tecniche di diffusione della lingua.
Sottolineano anche l’opportunità che ogni minoranza linguistica debba elaborare e aggiornare costantemente una
sua pianificazione specifica.
La politica linguistica, attuata dagli sloveni in Italia, privilegia da sempre la tutela giuridica e il miglioramento dello
status della comunità. Gli osservatori delle modalità di attuazione delle leggi presso altre minoranze linguistiche fanno
notare che sarebbe necessario anche adeguare i servizi
pubblici alle necessità concrete delle persone e «abilitare» i parlanti a servirsi dei diritti linguistici raggiunti. Nel con-
tempo è anche necessario estendere l’uso della lingua
minoritaria tra quanti non la parlano e creare un ambiente armonico.
La preoccupazione per la tutela e lo sviluppo delle capacità linguistiche dei parlanti rappresenta tra gli sloveni in
Italia e gli italiani in Slovenia un punto fermo nella storia
della loro attività sociopolitica. Queste, come altre comunità minoritarie in Europa, hanno in primo luogo affidato alla
famiglia il compito di insegnare direttamente la lingua alle
future generazioni. In ambito sociale questo ruolo è stato
affidato soprattutto alla scuola e indirettamente ai mezzi di
comunicazione e a tutte le forme di vita organizzata che
si svolgono nel contesto della comunità minoritaria. Solo
da poco si è iniziato a prendere in considerazione la pianificazione linguistica a livello individuale, attraverso la quale
creare una rete di contatti linguistici nella lingua minoritaria e trasmettere la lingua minoritaria tra i parlanti di altre
lingue e soprattutto di quella maggioritaria. Queste considerazioni trovano ampia espressione nel progetto
JezikLingua.
Questo progetto è il risultato della lunga ed efficace collaborazione tra la comunità slovena in Italia e italiana in
Slovenia. Grazie ai finanziamenti europei entrambe le minoranze hanno già realizzato una serie di progetti importanti, che hanno contribuito ad arricchire l’offerta socioculturale del più ampio territorio transfrontaliero.
Il progetto JezikLingua è finanziato nell’ambito del
Programma per la cooperazione transfrontaliera SloveniaItalia 2007-2013. In conformità con le strategie di Lisbona
e di Göteborg e con le politiche nazionali e regionali, l’obiettivo principale del progetto è di promuovere e di diffondere l’uso delle lingue italiana e slovena e di approfondire la conoscenza della cultura e delle tradizioni delle minoranze coinvolte utilizzando le risorse del territorio in cui sono
presenti. Le attività previste dal progetto sono finalizzate
al raggiungimento di traguardi operativi, quali: la tutela del
patrimonio culturale, l’approfondimento dello scambio
interculturale, la promozione e l’estensione dell’uso e della
conoscenza delle lingue italiana e slovena. In questo modo
si contribuirà a rendere le due lingue minoritarie più
«attraenti» e concorrenziali, concretizzando così un importante traguardo del progetto.
Perché il progetto abbia successo, è fondamentale il coinvolgimento delle istituzioni più importanti delle due minoranze (quelle slovene in Italia e quelle italiane in Slovenia)
in tutte le attività progettuali finalizzate alla promozione culturale del territorio transfrontaliero italo-sloveno.
Il partner guida del progetto è l’associazione temporanea
«Jezik-Lingua», che è stata istituita appositamente e della
quale fanno parte l’Istituto per la cultura slovena di San
Pietro al Natisone e le due organizzazioni più rappresentative della minoranza slovena in Italia, la Confederazione
delle organizzazioni slovene-Sso e l’Unione culturale economica slovena-Skgz.
I partner del progetto sono le associazioni e le istituzioni
più importanti della comunità nazionale italiana in Slovenia,
nonché alcune università e un centro studi, che sosterranno
il progetto nello specifico ambito scientifico.
Il progetto prevede la creazione a San Pietro al Natisone
di un centro multimediale rivolto alla promozione e alla diffusione della lingua e cultura slovena in Italia e più specificatamente in Friuli-Venezia Giulia.
In Slovenia è prevista la creazione del centro promozionale per la lingua italiana in Slovenia, denominato «Infoknjiga», nel quale verranno presentate le pubblicazioni edite
dalla comunità italiana in Slovenia.
Attraverso il centro multimediale e l’«Info-knjiga» verranno promossi gli obiettivi e i risultati delle attività contemplate dal progetto.
Al fine di incentivare l’uso e la conoscenza delle lingue interessate (slovena e italiana) è prevista la formulazione di
un compendio delle attività linguistiche, tese ad avvicinare i singoli alle lingue minoritarie, a fare acquisire ai principianti gli elementi fondamenti della lingua, a perfezionarne
la conoscenza e l’uso scritto e orale in quanti la padroneggiano e, da ultimo, ad approfondire la conoscenza sulle
caratteristiche della formazione plurilingue e sulla vita nel
territorio multilingue. Sono previsti corsi gratuiti di lingua
italiana e slovena rivolti a tutti e specifici corsi di lingua friulana rivolti a istituzioni, organizzazioni pubbliche e lavorative che consentiranno di promuovere il plurilinguismo tra
gli appartenenti alla maggioranza e di creare un ambiente armonico.
Attraverso il progetto Jezik-Lingua si vuole valorizzare il
comune patrimonio culturale, letterario e di tradizioni e presentarlo alle generazioni più giovani e all’intera popolazione
del territorio transfrontaliero. È prevista la ristampa dei fondi
bibliotecari in Italia, la catalogazione e la presentazione dei
preziosi fondi (archivi) bibliotecari in Slovenia, la traduzione della produzione letteraria degli sloveni in Italia e degli
italiani in Slovenia. I patrimoni culturali e letterari delle due
minoranze saranno anche oggetto di convegni di studio.
Al progetto collaboreranno attivamente istituti scolastici di
diverso ordine e grado. Specifiche attività didattiche, contatti tra docenti e incontri tra studenti contribuiranno a gettare le basi per una collaborazione continuativa tra le scuole del territorio transfrontliero coinvolto.
Sono previste anche ricerche legate a tutte le fasi del progetto, attraverso le quali incoraggiare lo studio delle due
lingue.
Tutte le informazioni sul progetto JezikLingua e su alcune
attività inerenti saranno reperibili sul sito internet, che verrà
allestito a breve.
(Primorski dnevnik, 9. 1. 2011)
LA TESTIMONIANZA
Ricordi di Osimo
Il primo maggio 1975 a Duino si è svolto il congresso di
fondazione della Slovenska skupnost. Bogomir Œpacapan
e io (lui era il neoeletto presidente e io il segretario regionale) dovevamo già far fronte al grande problema che aveva
portato con sé la firma del Trattato di Osimo tra Italia e
Jugoslavia.
Ricordo che ad agosto mi cercò al telefono il dott. Janko
Jeri esperto del diritto della minoranza e collaboratore stabile all’Istituto per le questioni della minoranza, e mi invitò
per un colloquio privato. Non sapevo di cosa si trattasse,
ma il suo invito era molto urgente. Ci trovammo alla trattoria “Alla posta” a Basovizza e in un lunghissimo preambolo e in segreto assoluto mi disse che poco tempo dopo
sarebbe stato firmato il trattato tra Italia e Jugoslavia. Mi
spiegò parzialmente il contesto degli avvenimenti tra i due
Paesi, mi pregò di tenere l’assoluto riserbo su tutto e concluse il suo discorso, dicendo che noi sloveni d’oltre confine dovevamo non solo essere contenti di questo accordo bilaterale, ma dovevamo anche sostenerlo. E aggiunse: «Nel trattato non sarà fatta menzione della legge di tutela per gli sloveni in Italia, ma dalla parte italiana ci sarà un
SLOVIT N° 1 del 31/1/11 pag. 15
accordo verbale per varare una legge di tutela nell’ambito della sua politica interna.» Certo, non ero entusiasta di
questa notizia, ma sapevo che il confine era il problema
che attanagliava la Jugoslavia, ovvero la Slovenia.
Jeri mi mise a conoscenza anche del nuovo progetto presente nell’accordo bilaterale. Si trattava di una zona industriale sul Carso in cui tutta l’amministrazione sarebbe stata
bilingue cosa che a lui sembrava davvero eccezionale.
Appresi anche la notizia di questo mega progetto economico carsolino, ma nel partito della Slovenska skupnost
venimmo a sapere che non si sarebbe cavato un ragno da
un buco.
In conclusione il trattato internazionale di Osimo prevedeva due punti fondamentali: la determinazione della linea di
confine definitiva tra Italia e Jugoslavia e la creazione di
una zona industriale sul Carso, ma non c’era traccia della
nostra legge di tutela!
La legge di tutela (in una forma ridotta) l’abbiamo ottenuta solo nel 2001, ovvero 26 anni dopo la firma del trattato
di Osimo. La zona industriale sul Carso (a cui la Slovenska
skupnost era contraria fin dall’inizio!) fu rimandata alle calende greche. L’unica cosa che il trattato di Osimo risolse fu
il problema del confine cosa che regge ancora oggi.
Almeno questo, altrimenti, oggi, la Slovenia indipendente
non avrebbe guai solo con il confine croato, ma anche con
quello italiano. Queste due cose per la Slovenia sarebbero state fatali. Da questo punto di vista il trattato di Osimo
di trentacinque anni fa fu un avvenimento lungimirante e
positivo.
Drago Œtoka
(Novi glas, 16. 12. 2010)
GORIZIA - GORICA
Cronache isontine – Posoœka kronika
È diventata realtà la pubblicazione trilingue
Il bollettino trilingue, in cui è possibile leggere tutte le notizie in italiano, sloveno e friulano, è finalmente realtà. Da
ieri (lunedì 20 dicembre, ndt.) sulla pagina web www.cronacheisontine.it si può leggere il giornale Cronache isontine – Posoœka kronika che è nato grazie alla collaborazione tra l’Unione culturale economica slovena-Skgz, la
Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso e la
Società filologica friulana. Attualmente il giornale è a disposizione solo su internet, ma nei prossimi mesi sarà a disposizione anche in formato cartaceo.
L’iniziativa è stata finanziata dai fondi della legge 482/1999
di tutela delle minoranze storiche e della legge 38/2001 di
tutela della minoranza slovena. «Con questo progetto la
provincia di Gorizia ha voluto fare in modo che le minoranze di questo territorio dessero ancora più importanza
all’affermazione della propria lingua. Volevamo, inoltre,
anche che i restanti cittadini appartenenti alla maggioranza le conoscessero», ha detto Gherghetta, il presidente
della provincia di Gorizia. «Si tratta di un’iniziativa molto
positiva e spero che con l’andare del tempo con questi
mezzi potremo provvedere a una maggiore visibilità del territorio», ha detto il rappresentante dello Sso Julijan #avdek.
«Crediamo molto in questo progetto, le lingue coinvolte
sono parte integrante del nostro territorio. Sono già anni
che prendiamo nota di esperienze del genere, ma siamo
riusciti ad attuarla solo oggi, grazie alla provincia di Gorizia»,
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queste le parole del vicepresidente della sezione goriziana della Skgz, Aljoœa Sosol. Con loro si è trovato d’accordo anche il vicepresidente della Società filologica friulana,
Carlo Del Torre: «Penso che dobbiamo insistere affinché
le persone si abituino che il trilinguismo nella nostra regione è all’ordine del giorno. Abbiamo iniziato a organizzare
corsi di friulano nelle scuole a Nova Gorica e adesso abbiamo anche il giornale trilingue». Enrico Gherghetta ha, inoltre, ricordato che nei giorni precedenti si è incontrato con
il nuovo sindaco del comune di Nova Gorica, Matej Ar@on,
che era entusiasta dell’iniziativa.
«Dopo il colloquio con Ar@on, abbiamo deciso che nei prossimi mesi alla redazione composta da otto membri si aggregherà anche un giornalista proveniente dall’altra parte del
vecchio confine, così il giornale sarà trilingue e transfrontaliero», ha reso noto Gherghetta.
A. V.
(Primorski dnevnik, 21. 12. 2010)
LJUBLJANA
Boris Pahor, «commendatore in arti e lettere della Repubblica francese»
Il prestigioso riconoscimento gli è stato consegnato
dall’ambasciatrice francese in Slovenia, Nicole
Michelangeli
Nella sede dell’ambasciata francese a Lubiana, lo scrittore sloveno di Trieste, Boris Pahor, ha recentemente ricevuto dall’ambasciatrice francese in Slovenia, Nicole
Michelangeli, il prestigioso riconoscimento di «commendatore in Arti e Lettere della Repubblica francese». Si tratta di un riconoscimento che in passato era stato assegnato
a personalità autorevoli, quali Claude Levi Strauss,
Groucho Marx, Roman Polanski e Patti Smith.
All’atto della consegna, l’ambasciatrice francese ha citato
le parole della scrittrice Marguerite Yourcenar: «Non c’è
gioia più grande del premiare un grande spirito».
L’ambasciatrice ha sottolineato come lo scrittore sloveno,
con le sue opere letterarie e la sua testimonianza instancabile del passato, incarni la coscienza di uno Stato giovane e degno, che quest’anno festeggia i vent’anni dalla
conquista dell’indipendenza. Dopo l’opera di Primo Levi «Se
questo è un uomo», la «Necropoli» di Pahor è una delle
più importanti testimonianze letterarie sui crimini nazisti.
L’ambasciatrice ha detto che la scrittura non è l’unico merito di Pahor, dal momento che l’amico della Francia, così
l’ha definito, è un instancabile difensore della libertà e della
dignità dell’uomo. (…)
L’onorificenza a Boris Pahor, oltre ad essere un riconoscimento per l’eccezionale talento dello scrittore, rappresenta anche un segno di gratitudine da parte del ministro
francese alla Cultura, Frederica Mitterand, per aver contribuito a mantenere il rapporto di fratellanza nato durante la guerra. Dal film documentario su Boris Pahor «Trmasti
spomin» emerge a chiare lettere quanto lo scrittore sia legato a Parigi e la sua gioia nel passeggiare per le vie della
capitale con l’amico Evgen Bav@ar, che ha grandi meriti per
la traduzione delle opere di Pahor in lingua francese.
Dal canto suo, Boris Pahor ha detto che l’onorificenza rappresenta un grande onore per sé e per la lingua slovena,
che per decenni è stata repressa. Ha ringraziato Evgen
Bav@ar per aver contattato l’Editrice francese ed aver così
aperto la strada alla traduzione in francese dell’opera
«Necropoli».
Con l’assegnazione di questo riconoscimento la politica culturale francese ha fatto un passo in avanti verso l’affermazione dello spazio culturale sloveno in ambito internazionale.
Maj
(Primorski dnevnik, 26. 1. 2011)
TRIESTE
Teatro stabile sloveno, approvato
il nuovo statuto
La nuova direzione probabilmente a gennaio
Il consiglio del teatro stabile sloveno che ieri pomeriggio
(23 dicembre 2010 ndt) si è riunito presso la Casa della
cultura di Trieste, ha approvato il nuovo statuto, sulla base
del quale una delle più importanti istituzioni degli sloveni
in Italia otterrà finalmente una nuova direzione e un nuovo
consiglio di amministrazione. Questo avrà sei membri di
cui il presidente e due membri saranno nominati
dall’Associazione del teatro sloveno, dall’Unione culturale
economica slovena-Skgz e dalla Confederazione delle organizzazioni slovene-Sso, mentre gli atri tre dalle amministrazioni locali, ovvero dalla regione Friuli-Venezia Giulia,
dalla Provincia di Trieste e dal Comune di Trieste.
Tutte le istituzioni nominate sono membri del Teatro stabile sloveno-Ssg e copriranno le spese per assicurare la
sua regolare attività: la parte più ampia (il 75%) verrà coperta dalla regione, mentre gli altri membri contribuiranno con
il 5% ciascuno. Il teatro continuerà ad avere anche il contributo dal Fus, il fondo statale per il teatro.
Nel nuovo statuto non esisterà più la funzione del direttore. Il consiglio di amministrazione avrà due coordinatori di
cui uno si occuperà dell’aspetto artistico, l’altro invece di
quello tecnico-amministrativo del teatro. I coordinatori saranno nominati solo nel momento in cui verrà definita la composizione del consiglio di amministrazione dello Ssg. Questo
sarà deciso durante la prossima seduta che dovrebbe essere convocata entro gennaio.
L’amministratore straordinario, l’avvocato Andrej Bredon
che, insieme al commercialista Paolo Marchesi, è già da
un anno alla guida dello Ssg, ieri (23 dicembre 2010, ndt.),
al telefono, non ci ha nascosto la sua soddisfazione, poiché, a suo parere, è molto positivo essere giunti a questa
soluzione. Le trattative per l’elezione del nuovo consiglio
di amministrazione che sostituirà i commissari straordinari, si erano fermate proprio a causa dello statuto in cui le
amministrazioni pubbliche pretendevano una maggiore rappresentanza negli organi amministrativi dello Ssg. Ora, evidentemente, sono state superate tutte le difficoltà.
Soddisfazione per l’approvazione del nuovo statuto dello
Ssg è stata espressa in una breve dichiarazione pubblica
anche dal presidente dello Sso, Drago Œtoka, per il quale
il nuovo statuto prevede la parità di diritti tra tutti i membri
e la collaborazione delle amministrazioni pubbliche e dell’intera realtà della minoranza, di cui lo Sso è un fattore
importante e attivo. Œtoka è convinto del fatto che con la
nomina del nuovo consiglio di amministrazione, verranno
soddisfatte, quindi, tutte le condizioni affinché il nostro tea-
tro ricominci a vivere e affermi il suo insostituibile ruolo di
portavoce culturale degli Sloveni in Italia.
(Primorski dnevnik, 24. 12. 2010)
REGIONE
Tanja Romano testimonial
del Friuli-Venezia Giulia
Lo suggerisce il consigliere regionale del Pdl Piero
Camber in un’interrogazione alla Giunta
«È dal 2003 – ricorda il consigliere regionale del Pdl, Piero
Camber in un’interrogazione alla Giunta – che la pattinatrice giuliana Tanja Romano (appartenente alla minoranza slovena, ndr.) porta l’immagine e il nome di Trieste, della
regione e dell’Italia in ogni parte del mondo: dall’Argentina
agli Stati Uniti, dall'Australia all’Asia, per finire in Spagna,
Portogallo e Germania. E proprio il 3 dicembre scorso a
Portimao, in Portogallo, la Romano ha conquistato il suo
quindicesimo titolo mondiale nel pattinaggio artistico a rotelle, dopo innumerevoli titoli europei e italiani.
«Non vi sono a livello né regionale né nazionale – aggiunge – atleti di sport olimpici e non olimpici (come il pattinaggio
a rotelle) in grado di vantare un palmares altrettanto prestigioso. Pertanto, chiedo all'Esecutivo Tondo di sapere se
intenda utilizzare questa grande risorsa come testimonial
del Friuli-Venezia Giulia per la promozione e lo sviluppo
dello sport e del turismo della nostra regione».
(www.regione.fvg.it)
MINORANZA
Skgz: i successi degli atleti sloveni in Italia
Accanto ai nomi illustri nel mondo della cultura, dell'economia ed nelle altre attività sociali, noi sloveni in Italia possiamo vantarci di una serie di ottime atlete e atleti che si
sono imposti tanto a livello nazionale che a quello europeo e mondiale. Già sfogliando brevemente il libro di Branko
Lakovi@ sui nostri olimpionici e partecipanti a importanti
eventi mondiali si nota quanto sia riconoscibile il contributo della nostra comunità in un contesto più ampio proprio
grazie ai grandi successi dei nostri atleti. Sono diventati dei
veri ambasciatori del successo sloveno e della sua struttura organizzativa. E di questo siamo particolarmente fieri.
Negli ultimi tempi hanno brillato a livello mondiale la pattinatrice Tanja Romano, riconfermandosi campionessa
mondiale per la ben 15a volta, e la coppia di velisti Jaœ
Farneti e Simon Sivitz Koœuta che hanno conquistato la
medaglia di bronzo ai mondiali juniores 470 a Doha nel
Qatar.
L’Unione culturale economica slovena-Skgz si congratula
per il successo ottenuto con i tre atleti e naturalmente con
tutti gli altri atleti e squadre che si sono imposti nella spietata concorrenza mondiale e nazionale. Il loro successo è
frutto, in primo luogo, dell’impegno profuso dalle loro
società, dai loro stretti collaboratori e naturalmente dell'intero
movimento sportivo sloveno rappresentato dall'Unione dei
circoli sportivi sloveni in Italia-Zsœdi. Il successo delle grandi stelle si sarebbe difficilmente realizzato senza questa fitta
SLOVIT N° 1 del 31/1/11 pag. 17
rete sportiva e senza il lavoro degli instancabili allenatori,
collaboratori e delle strutture sportive di riferimento.
In questo periodo i nostri migliori atleti sono stati al centro
della manifestazione tradizionale Naœ œportnik 2010 (Il
nostro sportivo 2010) e qualche giorno fa i tre i campioni
sono stati ricevuti a Lubiana dal ministro per gli Sloveni nel
mondo Boœtjan ˘ekœ.
In occasione di tali grandi successi sportivi dovrebbero
anche le istituzioni locali dimostrare un’attenzione maggiore
nei confronti dei nostri atleti e della loro attività. In questo
senso l’Unione culturale ecomica slovena-Skgz appoggia
la proposta del consigliere regionale triestino Camber di utilizzare l'eccezionale successo sportivo della pattinatrice
Tanja Romano come testimonial del Friuli-Venezia Giulia
per la promozione e lo sviluppo dello sport e del turismo
della nostra regione.
(www.skgz.org)
VALLI DEL NATISONE
NEDIŒKE DOLINE
La «gubanca» delle valli del Natisone va
alla conquista del mondo intero
L'azienda Giuditta Teresa è recentemente approda ta alla Food Hall dei grandi magazzini Selfridges nella
prestigiosa Oxford Street di Londra
La gubanca, cioè la gubana tipica delle Valli del Natisone
va alla conquista del mondo. L'azienda Giuditta Teresa è
recentemente approdata anche alla Food Hall dei grandi
magazzini Selfridges nella prestigiosa Oxford Street di
Londra. Da un paio di anni, infatti, nella società di Ponte
San Quirino è entrato il prosciuttificio Dall'Ava, azienda che
si distingue nel fondamentale settore del marketing
Dall'Ava che ha intenzione di promuovere e far conoscere la gubana oltre i confini italiani.
In realtà, la «Giuditta Teresa», sebbene il fatto in precedenza non fosse stato reso noto, era conosciuta e venduta
a Londra già da una decina di anni, quindi, molto tempo
prima dell'arrivo di Dall'Ava. Già nel 1972 la gubana Giuditta
Teresa aveva vinto il premio come miglior dolce italiano
durante la trasmissione Rai «Colazione Studio Sette».
Il successo della gubana «Giuditta Teresa» sta sicuramente
nella ricetta che rispetta la lavorazione di un tempo, con
la pasta fatta a mano e il ripieno – il guban@anje – di noci,
uvetta, pinoli e grappa che contiene solo prodotti genuini.
«La collaborazione con i prosciuttifici Dall'Ava non cambierà
certo il modo di produzione – assicura Giovanni Cattaneo
–. È una soluzione commerciale, perché farcela da soli,
senza nessun consorzio nelle valli non è facile».
Giovanni Cattaneo, che da oltre trent'anni gestisce l'azienda,
tiene a precisare: «La gubana è il dolce tipico delle valli e
come tale va esportato e difeso».
Sono anni che si parla della difesa di questo dolce che
rischia di essere adottato da qualcun altro senza che dagli
stessi produttori di gubana venga opposta resistenza. «Per
più di trent'anni si è cercato, invano, di creare – ricorda
Cattaneo – un consorzio che riunisse tutti i produttori delle
valli». L'intento del consorzio progettato era proprio quello di creare un marchio doc, e di chiamare il dolce tipico
delle valli “gubanca” (o “gubanza” per permettere agli itaSLOVIT N° 1 del 31/1/11 pag. 18
liani una corretta pronuncia del nome) palesando, così,
anche la sua provenienza dalle valli e non da altri luoghi.
Si sarebbero evitati così i continui scippi che vedono la
gubana valligiana trasformarsi nel «dolce tipico friulano»,
o in quello di Cividale, o di Gorizia, o addirittura «del Nord»
com'è avvenuto in occasione dell'inaugurazione della sede
udinese del partito della Lega Nord.
Il punto è che, se è vero che alcuni dei produttori a suo
tempo non riuscirono a trovare un accordo sulla ricetta
«doc», non ci fu neanche la volontà da parte degli amministratori delle valli di portare avanti questa iniziativa.
Probabilmente nessuno si è reso conto dell'importanza che
avrebbe avuto, una volta ottenuto, questo marchio, o per
lo meno cosa potesse significar non averne uno.
«La differenza sostanziale tra la gubana delle valli e quella di Gorizia e di Cividale – afferma Cattaneo – è proprio
nell'impasto: mentre la nostra gubana è fatta con pasta lievitata, quelle di Cividale e di Gorizia sono fatte con la pasta
sfoglia».
Negli ultimi anni la vendita della gubana ha subito un calo
molto significativo, del 15 - 20%. Il problema è il rapporto
qualità prezzo. Il prezzo di mercato è sceso talmente tanto
che alcuni produttori si sono visti costretti a cedere alla produzione industriale, trascurando, quindi, la qualità del prodotto.
La «Giuditta Teresa» riesce ancora a stare sul mercato,
mantenendo il metodo di lavoro tradizionale. Oltre a
Cattaneo e alla moglie Silvana che gestiscono l'azienda,
ci sono altri quattro dipendenti. Attualmente riescono a produrre al massimo duecentocinquanta gubane al giorno, con
una media di 35 mila all'anno. Potenzialmente la struttura
è pensata per riuscirne a produrre fino a mille giornaliere
per un totale annuo di 350 mila.
Probabilmente la prossima Pasqua sugli scaffali dei grandi magazzini Selfridges arriverà anche una delle ultime trovate della «Giuditta Teresa»: la Colombana, ovvero una
colomba con l'impasto e il ripieno della gubana, o meglio,
della “gubanca”.
Ilaria Banchig
(Dom, 31. 1. 2011)
RESIA-REZIJA
Arriva la «Glasbena matica»
con lezioni di chitarra e pianoforte
In molte pubblicazioni che riguardano la Val Resia si legge
che è ricca di tradizioni e peculiarità che vengono accompagnate dalla musica e dal canto. Un tempo era infatti un
modo per divertirsi, per trascorrere allegramente in compagnia i brevi momenti di riposo dopo un faticoso lavoro.
Era un modo per comunicare le proprie emozioni e per trasmettere i propri sentimenti. I resiani in maniera spontanea e senza la conoscenza di nozioni di musica hanno prodotto nei secoli un vasto e originale repertorio popolare.
Con il nuovo anno anche a Resia, come già avviene in Val
Canale, a Lusevera e a San Pietro al Natisone, ci sarà la
possibilità di studiare la musica grazie agli insegnanti del
centro musicale sloveno di Trieste «Glasbena matica» in
collaborazione con il circolo culturale resiano «Rozajanski
dum». I corsi saranno rivolti ai bambini e agli adulti i quali
avranno modo di imparare a suonare la chitarra ed il pianoforte.
Le lezioni si terranno ogni venerdì nel centro culturale «Ta
rozajanska kulturska hiœa» a Prato a partite da venerdì 28
gennaio per terminare nel mese di giugno.
Per i bambini di età compresa tra i 6 e gli 8 anni, il corso
comprenderà lezioni sulla conoscenza e comprensione di
facili brani, la corretta lettura della notazione musicale e la
conoscenza basilare degli strumenti utilizzati. Per i bambini di oltre otto anni e gli adulti ci sarà la possibilità di effettuare lezioni personalizzate. Per gli abitanti della valle questa è una novità che permette di migliorare le proprie conoscenze in campo musicale senza doversi recare nei maggiori centri abitati della zona.
Questa iniziativa, che mira a offrire anche a questa valle
una possibilità di crescita culturale e fortemente voluta sia
da alcuni genitori che da singoli interessati, ha trovato l'appoggio della Glasbena Matica, sensibile a soddisfare l'esigenza di attivazione di un corso di musica anche nei
comuni più piccoli. Già durante l'incontro informativo con
l'insegnante e gli organizzatori per la definizione dei corsi
e degli orari diverse sono state le adesioni. Il linguaggio
della musica accomuna culture, tradizioni e lingue diverse tra loro, eliminando barriere e preconcetti e favorendo
il dialogo e la convivenza.
Sandro Quaglia
(Dom, 15. 1. 2011)
SUBIT
Mlada lipa, testimonianza di un’identità
che scompare
Presentata l’antologia di testimonianze orali raccolte
e trascritte da Bruna Balloch ed edite dal circolo cul turale «Ivan Trinko»
«In autunno, quando ci si aiutava a scartocciare le pannocchie o nelle lunghe serate invernali, o ancora nelle veglie
ai defunti, ebbi la fortuna di conoscere e di ascoltare molti
‘artisti’ del raccontare. Ad un tratto mi accorsi, mio malgrado,
dell’andare senza più ritorno di questi vati. Fu allora che
concepii l’idea di provare a salvare quanto rimaneva della
tradizione orale della mia gente e del mio paese.» È così
che Bruna Balloch ha introdotto le favole che ha raccolto
nel nuovo numero di «Mlada lipa» che anche quest’anno
esce come supplemento del «Trinkov koledar». La raccolta
è stata presentata il 29 dicembre nel centro sociale «Al
tiglio» di Subit. All’incontro hanno partecipato il sindaco di
Attimis, Sandro Rocco, il commissario della comunità montana Torre, Natisone e Collio, Tiziano Tirelli, e il presidente della pro loco di Faedis, Michele Grando. A nome del
circolo culturale «Ivan Trinko» che da dodici anni cura l’edizione di «Mlada lipa», ha parlato il presidente Michele
Obit.
«L’opera di Bruna Balloch – si legge nella prefazione dell’opuscolo firmata dal circolo – è traccia di un tempo passato, una testimonianza di un’identità che sta scomparendo.
L’autrice lega sapientemente il tiglio (la lipa) a vicende vissute, miti, leggende, canti, racconti, credenze, modi di dire
che tramandate oralmente, ravvivano il vivere quotidiano».
La cura della raccolta è stata affidata a Roberto Dapit,
docente di lingua e letteratura slovena all’Università di
Udine, che ha analizzato il contenuto del libro.
I racconti che a primo acchito sembrano essere stretta-
mente legati alla realtà di Subit, ad una lettura più approfondita svelano al lettore il carattere universale della fiaba popolare. Specialmente le fiabe di animali, di magia o con contenuti religiosi hanno un particolare valore etnografico. «Il
pregio della raccolta, pertanto – sottolinea Roberto Dapit
–, non risiede soltanto nell’ampia varietà di motivi e tipi narrativi, facilmente apprezzabili attraverso la lettura, ma anche
nella possibilità di comparare il tesoro dei racconti di Subit
non solo con quelli delle aree circostanti delle Valli del
Natisone, di Resia e del resto del Friuli, ma addirittura con
una dimensione universale».
Cinque sono le categorie dei racconti raccolti da Bruna
Balloch. La prima e la più comune è quella delle fiabe degli
animali i cui protagonisti sono la maggior parte delle volte
volpi, lupi, orsi, ricci, lepri, cani e gatti. Alla seconda categoria appartengono fiabe di vario genere e contenuto,
soprattutto fiabe di magia o con contenuto religioso. La
terza, invece, è dedicata a racconti religiosi e storie di santi.
La quarta sezione è dedicata alle storie relative agli esseri mitici. La quinta e ultima categoria riguarda invece le visioni di spiriti, tema comune della tradizione orale slava.
Dell’aspetto linguistico dei racconti raccolti da Bruna Balloch
si è occupata Danila Zuljan Kumar, collaboratrice scientifica della sezione di dialettologia dell’Istituto per la lingua
slovena Fran Ramovœ dell’Accademia delle scienze e delle
arti di Lubiana.
«Non essendo un’esperta dei dialetti della valle del Torre
– ha detto Zuljan Kumar – ho deciso innanzi tutto di studiarne da vicino la variante linguistica e in un secondo
momento di scegliere la trascrizione». Ha quindi registrato l’autrice e solo durante l’ascolto delle registrazioni ha iniziato ad elaborare un modello di trascrizione unitario. La
decisione finale di usare una trascrizione fonetica semplificata non è stata facile da prendere, poiché durante la stesura dei testi è emersa anche la necessità di conservare
la maggior parte delle caratteristiche del parlato e, trovare un compromesso tra le due esigenze, non è stato sempre scontato.
Ilaria Banchig
(Dom, 15. 1. 2011)
PUBBLICAZIONE
Il 53° «Trinkov koledar»
Alla sua realizzazione, hanno contribuito ben 38 auto ri provenienti da tutto il mondo culturale sloveno della
Provincia di Udine, dalla regione e dall’alto Isonzo
È stato recentemente presentato, su iniziativa del circolo
culturale sloveno «Ivan Trinko», nell’Istituto per la cultura
slovena, a San Pietro al Natisone, il «Trinkov koledar»
(almanacco Ivan Trinko), giunto alla sua 53a edizione. Alla
sua realizzazione, hanno contribuito ben 38 autori provenienti da tutto il mondo culturale sloveno della Provincia di
Udine (dalla Val Canale a quella dello Judrio), da quello
regionale e dal vicino alto Isonzo.
24 le pagine, tre gli autori dei testi e due gli autori delle fotografie dell’inserto a colori «Sono fuggiti i numi della casa»
(Utekli so bogovi hiœe). L'inserto è stato, inoltre, pubblicato come allegato con i testi in sloveno corredati dalla traduzione in italiano.
Questi i capitoli del Trinkov koledar 2011:
Storia, lingua, tradizioni (Zgodovina, jezik, izro@ilo). In queSLOVIT N° 1 del 31/1/11 pag. 19
sto capitolo si parla della situazione degli Sloveni in Italia,
dei 10 anni della legge di tutela della minoranza slovena
in Italia, dei progetti, delle attività, della storia, delle tradizioni, delle abitudini, della cultura materiale, della lingua e
della vita degli Sloveni lungo la fascia confinaria della provincia di Udine e dell'Alto Isonzo.
In ricordo (V spomin): testimonianze su persone scomparse
nell’anno che hanno contribuito alla crescita culturale del
mondo culturale sloveno
Sono fuggiti i numi della casa (Utekli so bogovi hiœe).
L’inserto, a colori, è stato pubblicato con la versione in italiano e sloveno come allegato, al Trinkov koledar 2011.
Le nostre iniziative (Iz naœega dela): rassegna delle principali iniziative culturali del Circolo Ivan Trinko nell'anno
2010.
Bibliografia relativa alla comunità slovena della Provincia
di Udine nell'anno 2009 (Slovenska bibliografija videnske
pokrajine za leto 2009) a cura di Ksenija Majovski della
Biblioteca Nazionale slovena di Trieste.
(Comunicato stampa)
LJUBLJANA
Alla fiera del tempo libero
per conquistare i turisti di Alpe Adria
Alla kermesse uno stand per presentare le bellezze
di Valcanale, Resia, valli del Torre e del Natisone
A Lubiana, dal 27 al 30 gennaio ha avuto luogo un evento di grande interesse, svago e curiosità, adatto ad un pubblico molto ampio ed eterogeneo. Si tratta dell’ «Alpe Adria
turizem in prosti @as», la Fiera del turismo e del tempo libero.
Nelle passate edizioni la manifestazione ha mostrato in particolare il prodotto turistico della Slovenia, mentre oggi si
allarga a tutta la regione Alpe Adria con l'obiettivo di diventarne la principale manifestazione turistica e l'ambizione di
ottenere un maggiore riconoscimento della propria offerta, suddivisa sulla base dei singoli prodotti e delle aspettative dei visitatori.
La posizione geostrategica della Slovenia in Alpe Adria ha
indotto gli organizzatori ad elaborare una strategia che ha
ampliato l'attuale manifestazione facendola diventare la fiera
della grande regione europea.
Quest'anno è stata la gastronomia a fare da filo conduttore tra il programma espositivo e gli eventi collegati alla fiera
nonché i premi assegnati per i risultati straordinari raggiunti
nel settore del turismo. Ai riconoscimenti assegnati negli
anni passati si aggiunge anche «Jakob», un nuovo premio
internazionale della manifestazione, assegnato dall'organizzazione, per la qualità turistica e l'eccellenza. Il nome
del premio ha origine da una delle forme più antiche di turismo, cioè il pellegrinaggio, una pratica culturale conosciuta
da quasi tutte le religioni.
L'intera Europa e anche gran parte degli altri continenti collega il pellegrino con la figura di S. Giacomo, che è diventato il simbolo del turista in generale.
Il ruolo ponte che il territorio, in cui è storicamente insediata la minoranza slovena in Italia, puo svolgere in questa nuova strategia turistica ha indotto alcuni operatori a
presentare alla fiera le proposte turistiche delle nostre valli.
Così durante la manifestazione fieristica c’era anche lo
SLOVIT N° 1 del 31/1/11 pag. 20
stand dell’Istituto per la cultura slovena che per tale evento e nello spirito del motto «Ko mali stopijo skupaj in postanejo veliki/Quando i piccoli si mettono insieme diventano
grandi» ha collaborato con il centro culturale sloveno
«Planika» di Ugovizza, l'Associazione culturale Museo della
gente della Val Resia, la Pro loco di Prosenicco e la Kme@ka
zveza di Cividale. La comunità montana del Gemonese,
Canal del Ferro e Valcanale ha assegnato un contributo
finanziario.
La Slovenia costituisce indubbiamente una scelta interessante grazie alla sua posizione strategica al centro
dell'Europa, alla facilità d'accesso e alle sue attrattive. Nel
contempo offre ai turisti sloveni un'ampia gamma di possibilità per effettuare brevi escursioni al di fuori dei confini.
Una forma di turismo culturale o di etno turismo, proveniente
perlopiù dalla Slovenia, è già una realtà consolidata nelle
nostre vallate e questa collaborazione con l'ente fieristico
lubianese rappresenta una valida opportunità di ulteriore
sviluppo turistico e, di conseguenza, economico per il territorio.
Quest’anno, oltre a una dimensione regionale, la fiera ha
presentato anche maggiori contenuti e il ruolo promozionale dello spazio espositivo è stato associato alla vendita. I visitatori hanno potuto, infatti, anche prenotare direttamente le proprie vacanze o concordare una visita in modo
tale che la manifestazione diventase più di un mero spazio espositivo.
Il programma di contorno, appoggiato e coadiuvato dai centri di formazione, ha contribuito ad ampliare costantemente
le conoscenze degli operatori turistici. Allo stesso tempo
ha assunto l'importante funzione di orientamento dei giovani nel turismo, il che è di importanza fondamentale per
lo sviluppo del settore anche nelle realtà più piccole come
quelle della minoranza slovena della provincia di Udine.
Sandro Quaglia
(Dom, 31. 1. 2011)
SLOVIT/SLOVENI IN ITALIA
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slovit 1-2011