Ufficio stampa
Rassegna
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7 Aprile 2005
Responsabile :
Claudio Rao (tel. 06/32.21.805 – e-mail:[email protected])
SOMMARIO
Pag. 3 PROFESSIONI: La riforma incassa il no del Cup (italia oggi)
Pag. 5 PROFESSIONI: Gli Ordini contro Castelli (il sole 24 ore)
Pag. 6 COMPETITIVITA’: Prestazioni, concorrenza necessaria (italia oggi)
Pag. 7 TRIBUNALI: La giustizia del lavoro è al collasso (italia oggi)
Pag. 8 TRIBUNALI: L’avvocato:essenziale il ruolo dei legali (italia oggi)
Pag.10 TRIBUNALI: Il magistrato: mancano le risorse (italia oggi)
Pag.11 SCUOLE LEGALI: Fumata nera sulla riforma dell'
accesso (italia oggi)
Pag.12 CASSAZIONE: Marvulli: « Dal Csm nomine inaccettabili » (il sole 24 ore)
Pag.13 CASSAZIONE: Semaforo rosso per i sei avvocati "candidati" alla Cassazione
(diritto e giustizia)
Pag.14 DIFFAMAZIONE: La diffamazione al cambio di rotta (il sole 24 ore)
Pag.16 AMNISTIA: Serve una risposta chiara (diritto e giustizia)
Pag.17 MAGISTRATI: Rinnovo al vertice nella continuità (italia oggi)
Pag.18 MAGISTRATI: Al lavoro per un nuovo modello di giudice
di Fabio Roia - Segretario Unicost (italia oggi)
Pag.20 GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA: Consiglio di stato, funzioni separate
(italia oggi)
Pag.22 CAMERE PENALI: Prescrizione, una legge da buttare (italia oggi)
Pag.23 CAMERE PENALI: L'
Unione per l'
amnistia (italia oggi)
Pag.24 STUDI LEGALI: Strategia per i piccoli studi (italia oggi)
Pag.26 EUROPA: L'
Europa cerca la strada per la giustizia reintegrativa (italia oggi)
07/04/2005
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ITALIA OGGI
Il comitato degli ordini e collegi professionali contesta metodo e contenuti del dl competitività
La riforma incassa il no del Cup
Intervento parziale. Ma Castelli prepara gli emendamenti
No alla riforma delle professioni firmata Castelli. Il Comitato unitario degli ordini professionali
boccia le norme che il ministro della giustizia Roberto Castelli ha inserito all'
interno del decreto
competitività e chiede un incontro urgente al presidente del consiglio Silvio Berlusconi.
Con un comunicato stampa diffuso ieri, il Cup ha ufficializzato il proprio parere sulla riforma delle
professioni, già formulato in realtà all'
assemblea dello scorso 30 marzo ma non ancora reso noto per
evitare di esprimere giudizi sull'
operato del governo a pochi giorni dalle elezioni regionali. Un
giudizio nettamente negativo quello che il Comitato dà dei quattro commi che il ministro della
giustizia è riuscito a far inserire nel pacchetto competitività e ai quali presto si aggiungeranno altre
norme sulle quali il guardasigilli sta lavorando in queste ore e che dovranno essere depositate in
parlamento entro e non oltre lunedì mattina, termine ultimo per la presentazione degli emendamenti
al decreto legge. Cinque i punti di doglianza del Cup ai quali ha aderito anche l'
ordine dei medici
che con i suoi 350 mila iscritti va a rimpolpare in modo sensibile il numero dei professionisti
rappresentati dal Comitato. Innanzitutto il Cup ribadisce che è necessaria la convocazione di un
tavolo tecnico di coordinamento ´per affrontare organicamente l'
intero complesso della riforma
delle professioni intellettuali'
. E spiega che le obiezioni che le professioni muovono allo schema di
riforma Castelli riguardano sia il metodo sia i contenuti.
Secondo il Cup, infatti, i quattro commi all'
articolo 2 affrontano in modo del tutto parziale il
contesto in cui la riforma si deve muovere e ´non tengono conto della pluralità dei contesti socioeconomici e giuridici nei quali sono destinati a incidere'
. A peggiorare le cose, infatti, hanno
contribuito anche le modifiche inserite all'
ultimo momento nel decreto e in particolare la
soppressione dell'
equo compenso per i tirocinanti e delle indicazioni sulla presidenza delle
commissioni di esame. Infine, il Comitato esprime dissenso anche sulle norme previste al comma 7
e al comma 8, che riguardano rispettivamente l'
individuazione di limiti per la costituzione di nuovi
ordini e il riconoscimento delle associazioni non regolamentate.
Entrambe le norme, infatti, secondo il Cup, non possono essere estrapolate dal contesto di una
riforma organica che non è stato possibile inserire all'
interno del decreto.
Con il peso della sonora bocciatura del Cup, il guardasigilli si prepara comunque a presentare alcuni
emendamenti al testo in esame alla commissione bilancio del senato. Sulle decisioni del
guardasigilli pesano non solo le richieste degli ordini, ma anche quelle delle associazioni non
regolamentate del Colap, che la settimana scorsa hanno elaborato un documento con una serie di
ipotesi emendative.
3
Il ministro sarebbe intenzionato a proporre un'
ampia delega al governo per corredare la riforma, ma
su questo punto gli ordini avrebbero già fatto sapere di non essere per nulla d'
accordo. Plausibile
sembra invece la soppressione del comma 7 sull'
istituzione dei nuovi ordini che non soddisfa né gli
ordini né le associazioni. Tutta da decidere è poi la linea da seguire sul riconoscimento delle
associazioni. Il ministro sembra intenzionato ad accogliere il suggerimento delle associazioni, che
chiedono siano individuati i requisiti per il loro riconoscimento, ma sarà sicuramente mantenuto
anche il concetto di ´attività tipica'come barriera invalicabile per le associazioni che vogliono
essere riconosciute.
Quasi certo è anche l'
inserimento di norme specifiche per il regime societario, con un'
apertura alla
possibilità di costituire società con capitale puro, riservata alle professioni tecniche.
La pressione di ordini e associazioni non è comunque l'
unico problema che Castelli deve risolvere
se intende avere qualche chance di far approvare la riforma. Le modifiche che presenterà dovranno
infatti incontrare il parere favorevole del tavolo politico, costituito da Ignazio La Russa di An e da
Michele Vietti dell'
Udc, che potrebbe non essere facile riunire in un periodo in cui nella
maggioranza non regna un clima molto sereno. (riproduzione riservata) Ginevra Sotirovic
07/04/2005
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IL SOLE 24 ORE
ALBI & RIFORMA • Il ministro della Giustizia cerca di stringere i tempi per il riordino
Gli Ordini contro Castelli
Un appello del Cup al presidente del Consiglio per aprire il tavolo politico istituzionale
ROMA • Gli Ordini chiedono garanzie al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sui contenuti
della riforma da veicolare con il decreto legge sulla competitività ( Dl 35/ 05). E si pronunciano
contro la proposta che sta elaborando il ministro della Giustizia, Roberto Castelli, anticipata martedì
in un incontro che avrebbe dovuto restare riservato.
Lo scontro con il Guardasigilli riguarda — si legge in un comunicato del Cup, il comitato degli
Ordini — il metodo e il merito. Il Cup chiede si apra il tavolo tecnico politico con tutti gli attori
istituzionali ( compreso il ministero dell'
Istruzione, coinvolgendo anche il sottosegretario Maria
Grazia Siliquini che sta tirando i fili sui requisiti di accesso agli Albi). La presenza dei protagonisti
nel dibattito sulla riforma appartenenti alle diverse forze della maggioranza dà agli Ordini
assicurazioni circa gli equilibri « per affrontare in modo organico la riforma delle professioni
intellettuali, anche in relazione alle misure da inserire in sede di conversione del Dl 35 » .
In serata Castelli non nasconde lo stupore per le « dichiarazioni di dissenso verso la riforma delle
professioni riportate nel comunicato del Cup. Infatti, non è stato consegnato al presidente Sirica
nessun testo ufficiale e dunque non capisco su cosa si possa basare il dissenso » .
La dichiarazione è letta dal presidente del Cup, Raffaele Sirica, come un'
apertura, contro eventuali
fughe rispetto al confronto politico istituzionale. Al tavolo, come stabilito prima del varo del Dl su
spinta di Alleanza nazionale, dovrebbero sedere, oltre a Castelli, il sottosegretario alla Giustizia,
Michele Vietti, il vice presidente vicario di An, Ignazio La Russa, e l'
onorevole Nino Lo Presti (
sempre di An). Non solo. « Dovranno essere presenti — secondo il sottosegretario Siliquini — gli
attori istituzionali che si occupano quotidianamente delle professioni » . Dunque, non possono
essere lasciati in disparte i responsabili politici dell'
Istruzione, delle Politiche comunitarie e degli
Affari regionali.
La partita della riforma delle professioni ritorna così al punto di partenza del decreto legge
pubblicato sulla « Gazzetta Ufficiale » del 16 marzo. Un approdo che ha deluso gli Ordini. In
un'
assemblea, il 30 marzo, si è rischiata la spaccatura all'
interno del Cup sulla " severità"
dell'
atteggiamento da tenere rispetto al decreto legge, i cui contenuti non hanno rispettato tutte le
promesse, come nel caso delle commissioni di esame, la cui presidenza non è attribuita a un
rappresentante degli Ordini. In una delibera del 30 marzo, resa nota solo ieri ( per evitare — si fa
sapere — strumentalizzazioni in chiave elettorale) si accusa il Governo di aver definito soluzioni «
parziali e asistematiche » , con l'
aggravante della immediata applicazione. Le maggiori riserve degli
Ordini si concentrano sulla possibilità di riconoscere le Associazioni che non esercitano attività
regolamentate, tipiche di professioni disciplinate ai sensi dell'
articolo 2229 del Codice civile.
07/04/2005
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ITALIA OGGI
COMPETITIVITÀ/Analisi del decreto legge. L'
Ancit chiede chiarimenti precisi al legislatore
Prestazioni, concorrenza necessaria
Può anche essere prematuro dare giudizi, che sarebbero comunque negativi, su quanto stabilisce il
decreto, denominato ´competitività'
, in tema di riconoscimento delle associazioni, art. 2, comma 8.
Ciò in quanto mancante delle disposizioni necessarie a completarne l'
impianto normativo idoneo a
una riforma organica delle professioni, non si presta a una compiuta e oggettiva analisi. Si
attendono, dunque, i necessari complementi in sede di conversione in legge o con provvedimenti
collegati.
Va, però, subito sottolineato che il tanto auspicato ´sistema duale'
, quale unico sistema in grado di
originare vera concorrenza, è stato completamente ´abrogato'o, meglio, ´seppellito'
. Disorientano
anche, per la loro superficialità, alcuni commenti apparsi sulla stampa specializzata da parte di
soggetti direttamente interessati alla riforma in questione, tesi a enfatizzare la presenza nel decreto
legge (e per la prima volta) delle ´associazioni'e della ´possibilità'del loro riconoscimento.
Commenti che ´dimenticano'qual è l'
indirizzo governativo in materia di libere professioni (tutela
del sistema ordinistico e rafforzamento delle loro prerogative anche attraverso l'
istituzione, già
operativa, dell'
Albo unico delle professioni contabili) e ´tralasciando'quanto prevede il comma 8
dell'
art. 2 in tema di riconoscimento delle associazioni stesse che così dispone: ´Le associazioni
costituite da professionisti che non esercitano attività regolamentate, tipiche di professioni
disciplinate ai sensi dell'
art. 2229 del codice civile, se in possesso dei requisiti e nel rispetto delle
condizioni prescritte dalla legge, possono essere riconosciute'
. Al tempo stesso, e sempre sulla
stampa specializzata, i rappresentanti dei nostri diretti concorrenti sottolineano quanto è ´sfuggito'a
una parte del mondo associativo: saranno, per l'
appunto, riconosciute soltanto quelle associazioni
professionali che ´non invadono'l'
ambito della ´tipicità'di altre professioni . Il problema, dunque, è
tutto incentrato sul concetto di ´tipicità'
, su quanto ´caratterizza'una professione e ne individua gli
ambiti operativi. Va da sé che se quel che è ´tipico'di una professione diventasse anche sinonimo di
´ambito riservato'
, nessuno spazio potrà essere concesso al riconoscimento delle associazioni
operanti in materie similari: tutto questo in completo dispregio della tanto auspicata concorrenza in
materia di servizi professionali (concorrenza naturalmente da attuarsi con rigide norme a tutela dei
diritti patrimoniali, e non solo, dei terzi fruitori dei servizi stessi). Sarà dunque compito e dovere del
legislatore individuare che cosa si voglia intendere con l'
aggettivo ´tipico'nella considerazione,
necessaria e determinante, della tutela del principio che ´l'
iniziativa economica privata è libera'e,
come tale, costituzionalmente garantita (art. 41 Costituzione della repubblica italiana).
(riproduzione riservata) Gaetano Faggian
07/04/2005
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ITALIA OGGI
Fotografia del Csm sulla situazione dei procedimenti sopravvenuti e pendenti ufficio per ufficio
La giustizia del lavoro è al collasso
In molti tribunali ruoli di oltre 1.000 cause per ogni giudice
Giustizia del lavoro al collasso. Sono 38 i tribunali sparsi per l'
Italia che hanno sopravvenienze di
lavoro superiori a 350 procedimenti annui e un arretrato superiore a 500 procedimenti per
magistrato e sopravvenienze in materia di previdenza superiori a 500 procedimenti, con un arretrato
di 800 procedimenti (da Locri, che segna un ruolo per magistrato di 3.160, a Civitavecchia, da
Latina a Bari, da Reggio Emilia a Barcellona Pozzo di Gotto). Inoltre, ci sono alcune realtà dove,
pur in presenza di sopravvenienze che restano all'
interno di parametri di tolleranza per magistrato, il
contenzioso arretrato ha raggiunto ´livelli eccezionali'
. Nei tribunali di Palermo, Catania, Napoli e
Messina, infatti, ogni magistrato si trova a gestire un ruolo di arretrato di 1.300 cause (si veda anche
tabella in pagina).
Il quadro sconfortante è contenuto nella delibera del Consiglio superiore della magistratura di metà
marzo sulla proposta del ministero della giustizia di distribuzione del nuovo aumento di organico da
312 posti (per la situazione in generale si veda ItaliaOggi del 31 marzo). Per spiegare la proposta
alternativa a quella del ministero nel settore del lavoro il Csm ha condotto un'
analisi sui dati
statistici dello stesso ministero per il settore lavoro del 2003, ripartendoli in dati riferiti alla materia
del lavoro e in quella della previdenza proprio per misurare per ciascun ambito il carico di lavoro in
termini di sopravvenienze e di arretrati sul singolo magistrato impegnato in via esclusiva (pianta
organica) al settore del lavoro o in via tabellare. In quest'
ultimo caso si è tenuto conto di tutte le
sopravvenienze dell'
ufficio. Procedendo così il Csm ha individuato le principali sacche di
sofferenza, cioè le sedi con ruoli per magistrato oltre le 300 cause. D'
altra parte, l'
analisi del Csm
non fa che confermare, con un'
analisi diversa, la situazione critica già segnalata dal procuratore
generale della Cassazione, Francesco Favara, nella relazione di inaugurazione dell'
anno giudiziario.
In quella sede Favara aveva segnalato l'
aumento delle sopravvenienze in materia di lavoro e un
aumento della durata media delle controversie che hanno raggiunto in media 700 giorni in primo
grado e 794 in secondo. Tanto da concludere: ´Si rende manifesta l'
esigenza di accertare le cause di
questa crescente disfunzione e di porvi efficace rimedio'
. Esigenza ancora più sentita tenendo conto
della crescente ´precarizzazione'dei rapporti di lavoro.
Per questi motivi la legge che ha aumentato di 1.000 unità l'
organico in magistratura ha previsto che
alla fine della progressiva distribuzione al settore lavoro siano destinati in via esclusiva ben 635
magistrati.
L'
analisi del Csm. A guidare la classifica delle sedi con un carico per magistrato ingestibile è Locri,
che ha 1.360 procedimenti di lavoro sopravvenuti per giudice e una pendenza per giudice di circa 4
mila cause. Sopravvenienze superiori alle 1.000 si segnalano anche a Frosinone, Crotone,
Agrigento, Civitavecchia (che è il nuovo tribunale laziale), Barcellona Pozzo di Gotto. Via via si
7
scende nella classifica fino ad arrivare alle sedi con processi sopravvenuti per magistrato superiori
alle 300 unità. Chiude Bari con 378 sopravvenienze e 5.319 procedimenti pendenti per giudice.
Questo per quanto riguarda il carico del settore lavoro che grava su ogni singolo magistrato. Ma il
Csm ha premesso un'
analisi generale su tutti i tribunali, distinguendo tra quelli in cui la situazione è
rosea e gli altri. Appartengono alle prime due fasce i tribunali che segnano in generale
sopravvenienze non superiori se non di poche unità ai 300 procedimenti (Macerata, Mantova,
Piacenza, Forlì, Crema, Pesaro, Rimini, Como, Avezzano, Pavia, Aosta, Lodi, Cremona, Gorizia,
Siena, Novara, Lecco). Una seconda fascia è rappresentata da uffici con un consistente contenzioso
lavoristico che tuttavia è gestito da un numero adeguato di magistrati destinati in via esclusiva. Si
tratta dei tribunali di Ancona, Perugia, Prato, Parma, Modena, Massa, Benevento, Vicenza, Padova,
Trieste, Bergamo, Verona. Ascoli Piceno, Trento, Arezzo, Ravenna, Brescia, Monza, Busto Arsizio,
Siracusa. La terza fascia è rappresentata da uffici con contenziosi notevoli per i quali appare
necessario un potenziamento delle risorse. Si tratta di Trani (tre magistrati in via esclusiva per 2.206
sopravvenienze all'
anno), Tivoli (di nuova istituzione ex dlgs n. 491/99), Latina, Frosinone,
Viterbo, La Spezia, Santa Maria Capua Vetere, Rossano, Torre Annunziata, Pescara, Paola,
Cosenza, Nocera Inferiore, Brindisi, Civitavecchia (dove lavora una sola unità di organico destinata
al settore con 1.212 procedimenti sopravvenuti). Con riguardo agli ultimi 18 uffici, che
costituiscono la quarta fascia (Bari, Foggia, Patti, Taranto, Lecce, Pisa, Fermo, Alessandria, Lucca,
Terni, Teramo, Livorno, Vallo della Lucania, Nola, Chiavari, Pistoia, Reggio Emilia, Chieti), la
situazione è dappertutto di sofferenza, se pur graduata quanto a intensità. (riproduzione riservata)
C.Morelli
07/04/2005
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ITALIA OGGI
L'
avvocato
Essenziale il ruolo dei legali
Il ruolo degli avvocati è fondamentale: in Inghilterra transigono tutto. Anche in Italia dovrebbe
essere prevista una possibilità del genere'
. Ne è convinto Franco Toffoletto, alla guida dello studio
di diritto del lavoro Toffoletto e associati.
Domanda. Secondo lei il settore del lavoro è in crisi?
Risposta. Dipende dalle sedi. Quanto al Nord direi di no. Secondo una proiezione condotta qualche
tempo fa con l'
associazione giuslavoristi, abbiamo appreso che tutto il Nord produce appena il 35%
delle cause di lavoro attualmente pendenti in Italia, mentre il 60% era concentrato tra Roma,
Catanzaro, Cosenza.
D. Dunque non è un problema di norme?
R. Non direi se si intende quelle del procedimento del lavoro. Secondo me quello che non va è la
conciliazione. Pensi che ci vogliono cinque mesi per ottenere un appuntamento alla direzione
provinciale del lavoro per sottoscrivere un accordo tra datore di lavoro e dipendente già raggiunto.
E pensare...
D. Che cosa?
R. In Inghilterra si transige tutto. In Italia basterebbe riconoscere un valore vincolato all'
accordo
firmato tra le parti per diminuire drasticamente il contenzioso. Cambierebbe tutto, a condizione che
fosse imposta al professionista una assicurazione.
07/04/2005
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ITALIA OGGI
Il magistrato
Mancano le risorse
´È essenzialmente un problema di risorse: di magistrati e personale amministrativo. Le scoperture
croniche in molte sedi effettivamente creano problemi'
. Domenico Cortesani è presidente
coordinatore del settore lavoro del tribunale di Roma.
Domanda. Quali sono le ragioni di questa crisi del settore?
Risposta. Intanto il fatto che il settore lavoro, a differenza di quello civile in senso stretto, non si è
potuto avvalere di sezioni stralcio che si sono fatte carico dell'
arretrato. In più, dal Ô98, abbiamo
ereditato la materia del pubblico impiego. E poi c'
è una grande questione: quella delle risorse.
D. Scarse?
R. A Roma abbiamo avuto la fortuna di lavorare sempre quasi a organico pieno. E questo ha
consentito in tre anni di dimezzare letteralmente il pendente: da 80 mila a 40 mila cause in ruolo. Il
ruolo medio per giudice comunque è altissimo: circa 700 cause in media, una produttività
eccezionale. Non si può dire di tutte le sedi. La scopertura di organico non aiuta.
D. Roma però ha perso una discreta porzione di territorio con l'
istituzione dei tribunali di
Civitavecchia e Tivoli...
R. Effettivamente questo ha contribuito molto.
D. Mi pare di capire che non è un problema di norme...
R. Il rito, con le sue preclusioni e le sue decadenze, va bene tanto che le riforme del cpc stanno
attingendo dalla procedura lavoristica.
07/04/2005
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ITALIA OGGI
Scuole legali
Fumata nera sulla riforma dell'accesso
Ancora una fumata nera per la commissione Siliquini sulle scuole legali. Ieri, dopo molte settimane
di sospensione (decisa per consentire ad avvocati, magistrati, notai e accademici di cercare un'
intesa
sul testo da adottare), è tornata a riunirsi la commissione presieduta dal sottosegretario all'
istruzione
e università, Maria Grazia Siliquini. La speranza era quella che gli avvocati riuscissero a trovare
una posizione compatta e che nello stesso tempo i professori accettassero di discutere proposte che
non mettono al centro della formazione del tirocinante la frequentazione delle scuole universitarie e
che propendono ad affidare questo ruolo a quelle gestite da ordini e da associazioni professionali.
La discussione è proseguita per tutta la mattinata e al termine la Siliquini ha annunciato che intende
presentare una proposta che terrà conto di tutte le proposte finora avanzate e per raggiungere una
mediazione tra posizioni che finora sono apparse in netto contrasto. (riproduzione riservata)
Sara Rubini
07/04/2005
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IL SOLE 24 ORE
Marvulli: « Dal Csm nomine inaccettabili »
ROMA • Inedito e duro " scontro" istituzionale tra la Cassazione e il Consiglio superiore della
magistratura. Il Primo presidente della Suprema Corte, Nicola Marvulli, ha infatti redarguito
pesantemente i componenti del Csm " rei" di aver proposto « persone inadeguate » tra gli avvocati
che l'
organo di autogoverno delle toghe ha la facoltà di indicare quali consiglieri della Corte.
La legge 303 del 1998 stabilisce infatti che la scelta del Csm debba ricadere su soggetti che si siano
segnalati per " meriti insigni". E, invece, nella rosa selezionata dal Csm, secondo Marvulli, ci sono
persone non all'
altezza e che, per di più, hanno presentato titoli non veritieri.
Il Primo presidente ha fatto presente di aver constatato che i candidati non hanno le carte in regola «
diversamente da quello che hanno scritto nelle loro autorelazioni, che invece sono state recepite
dalla Commissione senza accertamenti specifici ».
« Per tutti — ha precisato Marvulli — si dà atto della vasta attività professionale svolta davanti alla
Cassazione. Ma uno di loro ha presentato soltanto due ricorsi davanti alla Suprema Corte, peraltro
dichiarati inammissibili».
Marvulli ha poi rincarato la dose: « Tra qualche giorno chiederò la dichiarazione di inettitudine per
uno dei consiglieri della Cassazione laici nominati dal Csm un anno e mezzo fa. E leggerete la
relazione sottoscritta da tutti i componenti della sua sezione che costui è assolutamente inidoneo
all'
attività giurisdizionale».
Per tutte queste ragioni il Primo presidente ha chiesto che il Csm " riveda" la pratica, e che questo
rinvio serva a una revisione del procedimento di nomina, magari con la previsione di un preventivo
parere della Cassazione sui candidati. « L'
avvocatura — ha concluso — ha il diritto e dovere di
arricchire, non di depauperare il prestigio della Cassazione».
07/04/2005
12
DIRITTO E GIUSTIZIA
Semaforo rosso per i sei avvocati "candidati" alla Cassazione
Brusco stop per le nomine dei sei avvocati da inviare in Cassazione. A fermare la pratica è stato il
primo presidente della Cassazione Nicola Marvulli che ieri al plenum del Consiglio superiore della
magistratura ha sferzato duramente i consiglieri tanto da rimandare la pratica in terza commissione.
Talmente convincenti le parole del primo presidente da far decidere all’unanimità il rinvio della
pratica in commissione. Marvulli, infatti ha dichiarato di aver constatato lui stesso che i candidati
non hanno le carte in regola, diversamente da quello che hanno scritto nelle loro autorelazioni, che
invece sono state «recepite dalla commissione senza accertamenti specifici». «Per tutti – ha detto il
primo presidente – si dà atto della vasta attività professionale svolta davanti alla Cassazione, ma
uno di loro ha presentato soltanto due ricorsi davanti alla Suprema corte, peraltro dichiarati
inammissibili». E ancora, «di un altro candidato si racconta che ha pubblicato libri e articoli sul
diritto bancario», ma lui che è stato «18 anni in una sezione della Cassazione che si occupa della
materia non l’avevo mai sentito, e ho fatto tutti i controlli: il suo nome è un nome sconosciuto». Su
argomenti del genere, ha proseguito «c’è l’obbligo di una maggiore attenzione e scrupolo», perché
«l’avvocatura ha il diritto e dovere di arricchire, ma non di depauperare il prestigio della
Cassazione». A questo proposito Marvulli chiederà il Csm a rispondere anche di una nomina già
fatta: «tra qualche giorno – ha detto – chiederò la dichiarazione di inettitudine per uno dei
consiglieri della Cassazione laici nominati dal Csm un anno e mezzo fa e leggerete la relazione
sottoscritta da tutti i componenti della sua sezione che costui è assolutamente inidoneo all’attività
giurisdizionale». I nomi sui quali sono caduti gli strali del primo presidente sarebbero gli avvocati
Carlo Maria Tardivo, Riccardo Conte e Antonio Gemelli: tra questi, secondo Marvulli c’è chi ha
sostenuto di aver svolto un’attività professionale forense vasta e intensa davanti alla Corte di
cassazione, ma si tratta appunto di autorelazioni e lui – ha dichiarato – è come San Tommaso, per
questo è andato a verificare scoprendo in alcuni casi realtà diverse. «Perché non chiedere alla
Cassazione – ha chiuso Marvulli – quale sia stata effettivamente l’attività professionale dei singoli
davanti alla Corte? Si eviterebbero così incompletezze ed errori, si eviterebbe che voi mi assegniate
meriti insigni e che io ve li restituisca perché di nuovo valutiate se siano validi a esercitare la
funzione giurisdizionale».
07/04/2005
13
IL SOLE 24 ORE
La diffamazione al cambio di rotta
ROMA • Far uscire la diffamazione a mezzo stampa dal Codice penale, e imboccare la strada della
piena depenalizzazione. È questa l'
ipotesi su cui sta lavorando il presidente della commissione
Giustizia del Senato, Antonino Caruso ( An), nei giorni in cui la riforma della diffamazione, già
approvata dalla Camera, torna all'
esame della stessa commissione in sede referente.
Un nuovo, inaspettato cambio di rotta, quello immaginato da Caruso, destinato nelle intenzioni a
subentrare al testo deliberato nell'
ottobre scorso da Montecitorio. E a causare un ulteriore
rallentamento dell'
iter della riforma, iniziato nel gennaio 2002. A caratterizzare il progetto Caruso,
innanzi tutto, la depenalizzazione dei reati di ingiuria e diffamazione, trasformati in semplici illeciti
civili. In caso di diffamazione a mezzo stampa, consistente nell'
attribuzione di un fatto determinato,
spetterà all'
Autorità per le garanzie nelle comunicazioni comminare specifiche sanzioni
amministrative. Sul fronte del risarcimento del danno al diffamato, la competenza sarà del giudice
ordinario, cui spetterà anche decidere eventuali opposizioni alle pronunce del Garante delle
comunicazioni.
Ancora da definire, nonostante la stesura della proposta sia già in fase avanzata, il rito relativo al
risarcimento del danno.
Per Caruso, impegnato in alcune verifiche di “ compatibilità” giurisprudenziale, si dovrebbe
distinguere tra danno patrimoniale ( per il quale sarebbe escluso il giudizio di equità) e non
patrimoniale. In questo caso, la liquidazione del danno in via equitativa dovrebbe essere
obbligatoria, ma eliminando del tutto o innalzando sensibilmente il “ tetto” fissato dalla Camera,
pari a 30mila euro.
L'
aspetto sanzionatorio, per quanto riguarda l'
omesso controllo sul pubblicato, acquisterà un profilo
oggettivo, in quanto la responsabilità verrà attribuita, oltre che all'
autore, al direttore responsabile,
ma soltanto nei casi in cui non esista una delega specifica al caporedattore o al caposervizio. Anche
qui, si tratterà di sanzioni amministrative e non penali.
Secondo l'
articolato ( non più di sei, sette articoli) che dovrebbe costituire la proposta Caruso,
l'
Ordine nazionale dei giornalisti manterrà poi la piena sovranità sui procedimenti disciplinari
relativi agli iscritti all'
Albo.
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Difficile, al momento, prevedere le reazioni alle “ controproposte” del presidente della seconda
commissione, che garantisce comunque l'
interesse del Centrosinistra. E, in vista dell'
eventuale “
navetta” con la Camera, assicura anche la piena condivisione da parte del collega di Montecitorio,
Gaetano Pecorella ( FI): « Ne ho già parlato con lui, e mi ha assicurato di aver sempre pensato le
stesse cose».
Dalla sua parte, comunque, c'
è il clima freddo con cui senatori e addetti ai lavori hanno accolto le
modifiche al testo iniziale, introdotte tra molte polemiche da Montecitorio.
In particolare, l'
abolizione della pena detentiva per il reato di diffamazione a mezzo stampa,
sostituita con la pena della multa da 5mila a 10mila euro. O il ritenere la rettifica come causa di non
punibilità del diffamante, e la previsione dell'
interdizione dalla professione di giornalista come pena
accessoria. Soluzioni che, tranne poche eccezioni, non piacciono molto né a destra né a sinistra, e
che la categoria dei giornalisti ha finora accettato come il male minore, rispetto alle prospettive
iniziali della riforma.Tutti fattori che aumentano le probabilità di un “ ripensamento” parlamentare,
anche se la fine della legislatura si avvicina. VITTORIO NUTI
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DIRITTO E GIUSTIZIA
Amnistia: serve una risposta chiara
A questo punto serve una risposta chiara. Ad intervenire ieri sulla questione amnistia, tornata
prepotentemente alla ribalta dopo la morte di Giovanni Paolo II che a novembre del 2002 aveva
chiesto al Parlamento italiano, tra le altre cose, interventi per decongestionare le strutture carcerarie,
è stato Gaetano Pecorella (FI), presidente della commissione Giustizia a Montecitorio. «Abbiamo
tutti il dovere morale e politico di dare una risposta sulla questione dell’amnistia – ha detto – che da
anni si trascina senza che ciascuno prenda con chiarezza posizione». Nella mattinata, Pecorella
aveva incontrato il leader radicale Marco Pannella da quattro giorni in sciopero della fame e della
sete per chiedere un provvedimento di clemenza per i carcerati. Il presidente della commissione ha
detto che l’iter del provvedimento su amnistia e indulto ricomincerà: «lo dobbiamo alla richiesta
rimasta inascoltata fatta dal Pontefice, lo dobbiamo a coloro che aspettano di conoscere il proprio
destino; per questo riprenderà l’iter in commissione Giustizia della Camera per arrivare ad un voto
finale, positivo o negativo che sia». E sempre ieri al Senato sono stati presentati due progetti di
legge sull’argomento, uno a firma di tutta l’Unione, l’altro che vede tra i firmatari i senatori
Francesco Cossiga, Giulio Andreotti ed Emilio Colombo. Spetta adesso al Parlamento decidere.
Diffamazione. Al presidente Pecorella è arrivata la road map tracciata dal “collega” del Senato
Antonino Caruso (An) sulle nuove disposizioni in materia di diffamazione. Dopo l’anticipazione di
martedì, secondo la quale in commissione Giustizia al Senato si starebbe valutando la possibilità di
depenalizzare i reati di ingiuria e diffamazione secondo un progetto abbozzato dal presidente
Caruso (vedi tra gli arretrati del 6 aprile 2005), ieri Pecorella ha confermato di aver ricevuto il
documento. «Ho ricevuto e ho letto – ha detto Pecorella – mi chiedo però a questo punto se non sia
il caso di valutare una depenalizzazione per tutti i reati di opinione». La depenalizzazione della
diffamazione dovrebbe quindi presupporre una riforma di più ampio respiro, ma, si è chiesto ancora
il presidente della commissione Giustizia di Montecitorio: «oggi gli italiani sono pronti ad essere
insultati senza nessuna forma di tutela penale? Sono pronti per iniziare una causa civile di fronte ad
un insulto? La mia opinione è che i reati di pensiero e di opinione non dovrebbero essere sanzionati
penalmente, ma mi chiedo, il Paese è pronto?» Sorgono però a questo punto altre domande. Se si
vuole veramente continuare – o iniziare, in questo caso – sulla strada della depenalizzazione della
diffamazione, serve un intervento radicale, come chiede il presidente Pecorella, ma una riforma del
genere potrà essere discussa e soprattutto approvata prima della fine della legislatura? Se ci si
dovesse imbarcare a questo punto su un intervento che dovrebbe anche rivedere completamente
l’argomento partendo dai reati di opinione, per passare alla diffamazione e quindi finire al
risarcimento del danno, non succederà che a fine legislatura questa riforma rimarrà un bel progetto
07/04/2005
fermo in seconda lettura a Palazzo Madama? (p.a.)
16
ITALIA OGGI
Si apre domani a Cosenza il congresso Unicost
Rinnovo al vertice nella continuità
Unicost punta sul giudice costituzionale e rinnova le cariche associative. Si apre domani a Cosenza
il congresso della corrente ´di centro'dell'
Associazione nazionale magistrati, che ha l'
ambizione di
disegnare propositivamente una figura di giudice al passo con il terzo millennio (e in antitesi con
quello indicato dalla riforma dell'
ordinamento giudiziario) e che dovrà anche dare corso alla
elezione del nuovo segretario generale, che secondo lo statuto della corrente è la carica impegnata
sul campo. Fabio Roia, infatti, lascia il posto in vista di una sua candidatura al Consiglio superiore
della magistratura che sarà rinnovato nel luglio 2006. La linea, alla vigilia dell'
appuntamento
calabro, è quella della continuità con ´la politica'di Roia, di forte critica ma senza far mancare un
apporto propositivo alla politica giudiziaria attuale. Il nome più accreditato per la successione, in
questo contesto, è quello di Marcello Matera, della procura generale della Corte di cassazione già
consigliere Csm.
D'
altra parte la linea Roia sembra trovare conferme in alcuni dati elettorali. Si sono tenute infatti lo
scorso weekend le elezioni per il rinnovo dei consigli giudiziari in tutti i distretti mentre è in corso
anche il rinnovo delle giunte distrettuali dell'
Anm. I risultati danno una Unicost in forte crescita a
Firenze, Bologna, Catania, Cagliari, Messina, Palermo (con voti quintuplicati) e in Corte di
cassazione. Assestata a Bari, Lecce, Milano e con qualche consenso in meno a Genova.
Al congresso farà da sfondo la riforma dell'
ordinamento giudiziario che il senato si accinge a varare
con le modifiche imposte dal messaggio alla camere del presidente della repubblica Ciampi (dopo
passerà alla camera). ´Non ne parleremo perché tutto è stato detto'
, spiega Roia. ´Piuttosto, obiettivo
del congresso è quello di mettere a punto documenti che disegnino un sistema nuovo: un nuovo
pubblico ministero, una nuova Cassazione, l'
accesso per i giovani, le tecnologie nell'
organizzazione
giudiziaria, un nuovo autogoverno ma anche un progetto per l'
affermazione delle donne in
magistratura a quarant'
anni dal loro ingresso'
.
Non mancherà l'
autocritica, assicurano in Unicost, proprio sul funzionamento del Csm ´contro le
cadute manicheiste e per valutazioni che abbiano sempre a mente l'
uomo migliore nel posto
migliore'
. Ma alle parole dovranno seguire i fatti. (riproduzione riservata) Ilaria Cortesi
17
ITALIA OGGI
L'
intervento
Al Lavoro Per Un Nuovo Modello Di Giudice
di Fabio Roia - Segretario Unicost
La terzietà costituzionale e l'
impegno riformista definiscono l'
elaborazione di un nuovo modello di
magistrato autorevole e professionale, protagonista delle riforme, ancorato ai valori costituzionali di terzietà
e autonomia reale, dotato di passione civile ma che sia e appaia indipendente e sia in grado di cogliere
l'
evoluzione dell'
aspettativa di giustizia nella nostra società ormai di respiro europeo. Unità per la
Costituzione ha, durante tutto l'
iter parlamentare riguardante la riforma dell'
ordinamento giudiziario, svolto
una forte attività di contrasto culturale, e non di opposizione politica, a quel progetto controriformatore
ritenendolo punitivo per la magistratura e devastante di principi costituzionali. E continuerà a farlo, pur
apparendo quel disegno costituzionalmente morto e quindi di difficile attuazione normativa, nonché
impraticabile sotto il profilo squisitamente gestionale, durante l'
eventuale fase di scrittura dei decreti attuativi
e, successivamente, nella fase di applicazione, dove il Csm sarà chiamato a svolgere una ferma attività di
tutela dei principi costituzionali dei quali è depositario e interprete, attivando, se del caso, conflitti di
attribuzioni alla Corte costituzionale e intervenendo con una normativa secondaria che, nello spirito
costituzionale, protegga comunque l'
autonomia e l'
indipendenza dei magistrati.
In questa legislatura è stata persa una grande occasione. Quella di affrontare i problemi del comparto
giustizia la cui inefficienza costituisce una spina insopportabile di malessere per gli utenti e mina la stessa
credibilità del paese anche sul piano della competitività economica. Fin da ora Unità per la Costituzione offre
la disponibilità a lavorare con chiunque volesse, abbandonando logiche di rivalsa e interessi particolari per
affrontare seriamente i problemi che riguardano i modelli di magistrato e di avvocato e la giurisdizione del
terzo millennio. È un invito rivolto al parlamento del 2006. Da qualsiasi maggioranza venga qualificato.
Questa politica sulla giustizia ha favorito pericolosi processi aggregativi interni alla magistratura con
tendenza alla semplificazione del ragionamento che ha portato alla formazione di cartelli ´progressisti'
contrapposti a correnti dell'
associazionismo definite moderate. Bisogna quindi che Unità per la Costituzione
intervenga ancora una volta con grande forza su questo tema, il rischio del bipolarismo in magistratura, per
richiamare il valore del sistema proporzionale nella rappresentanza culturale di una magistratura che non si
deve controllare ma si deve governare attraverso percorsi che assicurino in maniera prioritaria l'
indipendenza
interna ed esterna del magistrato.
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Il magistrato di questo inizio di millennio deve essere specializzato ma non sclerotizzato nel sapere giuridico,
consapevole e sensibile alla vicenda umana che sta trattando, consapevolmente terzo, in grado di interpretare
la norma in maniera evolutiva ma non condizionato dalle pericolose fibrillazioni della piazza, capace di
esaltare il valore dell'
organizzazione del suo lavoro e dell'
autogoverno, continuativamente formato, destinato
alle funzioni per le quali è in grado di esprimere al meglio tutte queste caratteristiche. Un magistrato teso ai
valori della Costituzione. La donna magistrato, a quarant'
anni dal suo accesso nell'
ordine giudiziario, non va
considerata come una specie diversa, prevedendo per lei riserve di posti o quote di rappresentanza, ma come
un magistrato che ricopre un ruolo complesso nella società, dovendo sommare la responsabilità della
funzione a quelle che riguardano, normalmente, il suo ruolo di soggetto portante dell'
economia familiare.
Unità per la Costituzione ha riacquistato una visibilità mediatica. L'
efficacia del messaggio risiede però nella
sua facile lettura. Ecco perché, quando la sintesi, che rappresenta l'
obiettivo di una corrente realmente
pluralista, rischia di non essere compresa, la posizione politica deve essere comunque chiara e univoca, a
costo di rappresentare la maggioranza del comune sentire interno. La progettualità e l'
elaborazione nazionale
costituiscono un riferimento essenziale e ineliminabile che deve tuttavia essere tradotto in un lavoro da
svolgersi nel quotidiano professionale. (riproduzione riservata)
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ITALIA OGGI
Presentata in parlamento una pdl targata Udc che divide attività giurisdizionali e consultive
Consiglio di stato, funzioni separate
La terzietà del giudice esige una distinzione delle competenze
Il legislatore va verso la separazione delle funzioni svolte dal Consiglio di stato. È stata recentemente
presentata in parlamento, a iniziativa dei deputati dell'
Udc Erminia Mazzoni e Gianpiero D'
Alia, una
proposta di legge per una modifica organica dell'
ordinamento della giustizia amministrativa (disegno di legge
ac n. 5679 del 2 marzo 2005).
Si tratta, per la prima volta, di un progetto di riforma davvero organico dell'
assetto ordinamentale della
magistratura amministrativa, oggi ancora disciplinato dalla legge n. 186 del 1982.
L'
esigenza di riforma è stata fortemente avvertita negli ultimi anni, specie dopo la modifica dell'
art. 111 della
Costituzione. L'
affermato principio della necessaria terzietà di ogni giudice sembra infatti suggerire
l'
opportunità di una modifica di livello legislativo che, pur nel quadro costituzionale che prevede competenze
del Consiglio di stato sia giurisdizionali che consultive, realizzi nel suo ambito una separazione delle
funzioni e delle relative carriere, con il superamento dell'
attuale sistema nel quale i consiglieri di stato
appartengono a un unico ruolo, insieme giudicante e amministrativo-consultivo.
È significativo che il legislatore si stia incamminando sulla strada di un intervento di riforma di siffatto
tenore, proprio all'
indomani della sentenza della Corte costituzionale del luglio 2004 .
L'
autorevole richiamo, ivi contenuto, alla giustizia nell'
amministrazione è per molti richiamo suggestivo, ma
oggi appare anche un freno per una giustizia amministrativa in rapida evoluzione e adeguata agli standard
europei. Non va dimenticato, infatti, che nel nuovo diritto amministrativo si inserisce un diritto speciale
privato di interesse pubblico, perché (anche quando opera nei sempre più vasti settori privatizzati)
l'
amministrazione persegue fini di interesse generale e impiega risorse pubbliche; nel nuovo ordinamento
pubblicistico, dunque, sfuma la vecchia dicotomia fra diritti soggettivi e interessi legittimi, nella tradizionale
accezione che contrappone questi ultimi ai soli atti autoritativi, mentre progressivamente gli ordinamenti
nazionali vengono assimilati dal diritto dell'
Unione europea, che non conosce la differenza fra diritti
soggettivi e interessi legittimi e richiede parità di tutela e di garanzie per tutte le situazioni soggettive, che
siano protette a livello comunitario. Nessuno può immaginare un ritorno al mero giudizio di legittimità su
atti, senza privare il cittadino di una tutela giurisdizionale matura e complessa, in rapporto all'
attività
dell'
amministrazione; ma se questa tutela non può essere ricondotta al giudice nell'
amministrazione non si
comprende nemmeno più il senso di una magistratura altamente specializzata, come quella amministrativa.
La sentenza della Corte crea dunque un vero e proprio problema di identità del giudice amministrativo in
generale e dei giudici dei tribunali amministrativi in particolare: la giustizia nell'
amministrazione non nasce
infatti dalla carta costituzionale, ma è frutto del recepimento, nella medesima, di concezioni più antiche, che
volevano gli atti del potere esecutivo sottoposti al vaglio di un organismo, che fosse in qualche misura
emanazione del potere stesso (secondo Silvio Spaventa, che lo scrisse in occasione della storica istituzione
della IV sezione giurisdizionale del Consiglio di stato, si trattava di ius inspectionis dell'
amministrazione su
se medesima). In epoca più recente, in un tentativo di sintesi più vicino alle garanzie costituzionali di terzietà
e indipendenza del giudice, si è parlato di giustizia nell'
amministrazione come tutela della legalità dell'
azione
amministrativa nella sua interezza, da quando l'
atto si forma a quando viene portato a esecuzione, nonché
eventualmente impugnato: ancora una volta, dunque, il perno è nell'
attività consultiva del Consiglio di stato,
che deve però essere conciliata con il nuovo art. 111 della Costituzione e con l'
art. 6 della Convenzione per la
salvaguardia dei diritti dell'
uomo, approvata dal Consiglio d'
Europa fin dal 1950, ma che proprio in epoca
recente ha dato luogo a decisioni della Corte di giustizia europea, in cui si ravvisano seri elementi di
20
incompatibilità fra processo equo (come sancito in ambito comunitario) ed esercizio di funzioni sia
consultive e giurisdizionali da parte del medesimo giudice.
In tale contesto, la Corte costituzionale pone un severo limite, riconducendo il giudice nell'
amministrazione a
un ruolo di chiusura del sistema, in rapporto alla sempre più esigua prospettiva di azione schiettamente
autoritativa dell'
amministrazione.
Non poteva non discendere dalla sentenza della Corte, dunque, un'
esigenza di rimeditazione globale
dell'
assetto della giustizia amministrativa, la cui specialità non può condurre alla marginalità in un sistema in
rapida evoluzione, in cui vi è sempre più bisogno della specializzazione e della competenza del giudice
amministrativo.
In un quadro così complesso, che coinvolge materie di enorme rilevanza per il paese (non a caso il giudice
amministrativo è stato anche definito giudice dell'
economia) era molto preoccupante l'
assenza di qualsiasi
seria iniziativa di riforma, anche in una prospettiva globale che coinvolga i valori comuni della giurisdizione.
Va quindi salutata con favore la recente sopra riferita proposta di legge di riforma che sembra partire proprio
da una adeguata valorizzazione della limpida realtà dei tribunali amministrativi regionali, che bene
rappresentano lo spirito di comunione con il territorio e di partecipazione alla realtà locale, sotto il profilo
esclusivo della giurisdizione: se il processo, come insegnava Salvatore Satta, è creazione della norma del
caso concreto, la presenza del giudice nella predetta realtà è momento significativo per l'
efficacia di tale
disciplina, nonché fase essenziale per l'
affermazione di un giudizio di dimensione europea.
In particolare la proposta di riforma si realizza attraverso una legge delega che si articola secondo i principi
di seguito indicati.
L'
accesso al ruolo consultivo avviene per metà mediante concorso e per metà mediante nomina governativa.
Viene invece abrogato il canale di accesso adesso riservato ai magistrati dei tribunali amministrativi
regionali.
Gli organi giurisdizionali sono invece articolati nei tribunali amministrativi regionali, giudici di primo grado,
e nelle sezioni giurisdizionali del Consiglio di stato, giudici di secondo grado, nonché nell'
adunanza plenaria.
È poi previsto un organo di autogoverno di tutti giudici amministrativi. L'
accesso al ruolo giudicante è
previsto interamente per concorso, mentre il passaggio al grado di appello è interamente riservato ai giudici
di primo grado, che non perdono le anzianità maturate.
Fra le attuali competenze dell'
organo di autogoverno viene fatto specifico riferimento alla formulazione di
criteri obiettivi e predeterminati per l'
assegnazione della cause ai giudici relatori. È stata poi resa esplicita la
sua funzione di garante dell'
indipendenza e della terzietà dei magistrati chiamati a svolgere incarichi
extragiudiziali.
È stata ancora prevista la reversibilità delle funzioni direttive di primo e di secondo grado e, con norma di
chiusura, è previsto che lo stato giuridico dei magistrati amministrativi venga disciplinato, in caso di lacune
normative, con rinvio a quello dei magistrati ordinari.
Infine, con disposizione transitoria, è previsto il diritto dei consiglieri di stato di potere scegliere tra la
carriera consultiva e quella giurisdizionale. (riproduzione riservata) Giampiero Lo Presti
07/04/2005
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ITALIA OGGI
Agitazione ucpi
Prescrizione, una legge da buttare
L'
Unione delle camere penali indice lo stato di agitazione contro la legge taglia-prescrizione. Come
anticipato dal presidente Ettore Randazzo a ItaliaOggi, la giunta dell'
Unione ha approvato lo scorso
4 aprile un documento con il quale ha deliberato lo stato di agitazione per protestare contro la
politica giudiziaria ´che persegue, mediante il disegno di legge ex Cirielli, la realizzazione diffusa di
un diritto differenziato in palese violazione del principio di eguaglianza e di rieducazione della
pena'
. Con lo stesso documento, l'
Ucpi ha sollecitato le forze politiche di governo a rivedere il
contenuto delle proposte in argomento secondo il più ampio dibattito e invitato le camere penali
territoriali alla mobilitazione, finalizzata alla migliore diffusione delle ragioni che inducono
l'
avvocatura a manifestare il proprio dissenso fino all'
adozione delle forme più drastiche di protesta.
Tre in sintesi i motivi di dissenso: il fatto che la ex Cirielli ´ripropone l'
ennesimo intervento
disorganico sulla legislazione penale'
, che si sostanzia in un´discutibile intervento ispirato da
un'
idea regressiva e schizofrenica del diritto penale'
, e che minaccia ulteriori gravi alterazioni del
sistema legale col ricorso a trattamenti differenziati secondo condizioni o qualità personali.
07/04/2005
22
ITALIA OGGI
L'Unione per l'amnistia
Amnistia per reati fino a quattro anni e indulto per i reati fino a due anni con esclusione per i
condannati per gravi reati, quali terrorismo, appartenenza a organizzazioni criminali, violenza
sessuale sui minori, traffico di stupefacenti, reati finanziari; è quanto prevede il ddl presentato oggi
a palazzo Madama dai senatori dell'
Unione, primi firmatari Alessandro Battisti (Margherita) e
Guido Calvi (Ds).
07/04/2005
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ITALIA OGGI
A lezione di Marketing
Strategia per i piccoli studi
Nell'
articolo precedente (ItaliaOggi del 31 marzo) abbiamo visto che il marketing è applicabile
anche alle realtà degli studi legali di piccole e medie dimensioni. Il primo passo di ogni programma
di marketing, nonostante la dimensione dello studio, è sempre di conoscere bene il gruppo target.
L'
avvocato deve prendere coscienza dei problemi, dei bisogni, delle aspettative e delle esigenze dei
clienti desiderati.
Una possibilità poco costosa è quella di intervistare i clienti attuali con regolarità (almeno una volta
all'
anno) oppure alla fine della causa. Così l'
avvocato può sapere cosa ha fatto bene e cosa lo studio
potrebbe migliorare la volta successiva. Certamente si tratta di un nuovo approccio per gli studi
legali in Italia, ancora praticato da pochi, ma dalla mia esperienza la reazione dei clienti in generale
è molto positiva. I clienti infatti capiscono e apprezzano che lo studio li intervisti per essere in grado
di offrire un migliore servizio, e per lo studio stesso è l'
unica possibilità di scoprire i futuri bisogni e
opportunità dei clienti target prima dei concorrenti.
Altre informazioni molto utili per ogni avvocato sono la consapevolezza del dove vengono i clienti
e la composizione della base dei clienti. Si consiglia, ogni qual volta arrivi un nuovo cliente, di
porre le seguenti domande: come ha saputo dello studio, perché ha deciso di scegliervi ecc. Inoltre,
conviene fare sistematicamente l'
analisi della base dei clienti attuali. È possibile che l'
avvocato
scopra di rappresentare una grande porzione di persone di una certa professione, per esempio gli
insegnanti o i piloti. Sapendo questo, poi, l'
avvocato può pianificare le sue attività di marketing per
questo gruppo specifico con il quale ha tanta esperienza e successo.
Uno strumento sempre molto efficace è la creazione di una lista per la comunicazione dello studio.
La lista include i clienti attuali, precedenti e potenziali, persone che hanno già o potrebbero riferire i
servizi dello studio (i cosiddetti referrals) e altri contatti, come giornalisti. È importante tenere la
lista sempre aggiornata e includere informazioni nelle quali è possibile ordinare e selezionare i
contatti, come per esempio quali informazioni interessano a chi.
Questa lista permette una comunicazione costante con i clienti e i referrals. La comunicazione
include i biglietti di auguri di Natale, le cartoline (con il nome e logo dello studio) per ringraziare le
persone che hanno riferito di noi ad altre persone e magari semplici aggiornamenti legali sulla carta
intestata dello studio, o via e-mail. Una brochure professionale che spiega in dettaglio i servizi dello
studio può essere un investimento abbastanza costoso per un avvocato singolo. In ogni caso si
consiglia sicuramente di investire in un sito web semplice, ma professionale, che contenga
informazioni utili sull'
esperienza professionale dell'
avvocato, i servizi che fornisce e possibilmente
una sezione delle domande tipiche (per esempio ´Cose da considerare per scrivere un testamento'
)
con riposte che hanno un certo valore per i potenziali clienti, ma ovviamente non sono così
esaurienti da sostituire la consulenza personale. Queste domande e risposte possono anche essere
riportate su opuscoli semplici, stampati su carta A4 (in colori diversi per temi diversi) distribuiti ai
seminari dove parla l'
avvocato; all'
interno dello studio, quando il cliente viene la prima volta e
allegato nelle lettere ai clienti come valore aggiunto in omaggio. Spesso i clienti le conservano e,
anche se al momento non hanno ancora bisogno dell'
informazione, è possibile che ne abbiano
bisogno in futuro o che le passino a parenti e amici cui servono ora.
24
Un'
altra possibilità di farsi conoscere è rappresentata dalle relazioni con i mass-media: i grandi studi
di solito lavorano con gli specialisti, le agenzie di relazione pubbliche, o le gestiscono tramite i loro
marketing manager. Però anche l'
avvocato singolo, con un gruppo target di clienti ben distinti, ha
l'
opportunità di veder pubblicato il proprio nome sulla stampa, soprattutto quella molto
specialistica, se segue bene questi passi e ha intenzione di investire un po'del suo tempo: appena
l'
avvocato ha svolto la sua ´ricerca di mercato'e conosce le pubblicazioni lette dal suo gruppo
target, deve sorvegliare un po'gli articoli che escono su temi corrispondenti alla sua area d'
expertise
e cominciare così a identificare i giornalisti ed editori. Conoscendo gli argomenti trattati, dopo un
po'
, l'
avvocato probabilmente sarà in grado di suggerire un tema d'
attualità ma che non è stato
ancora trattato in un articolo.
A questo punto, l'
avvocato può provare a contattare il giornalista e, con un pizzico di fortuna,
cominciare un dialogo. L'
avvocato può esprimere la propria disponibilità a essere una fonte
d'
informazione nel caso che il giornalista ne avesse bisogno in futuro. Conviene anche includere il
giornalista nella lista dei contatti menzionata prima, per tenerlo aggiornato, però senza essere troppo
intrusivo. Quando l'
avvocato ha intenzione di diventare esperto con i media, ovviamente, deve
essere pronto a fornire al giornalista le informazioni che richiede, non appena interpellato. Il
centralino deve essere informato che la chiamata del giornalista Pincopallo ha la priorità assoluta, e
quando chiama deve essere messo in comunicazione con l'
avvocato immediatamente. I giornalisti
lavorano su scadenze strettissime, e quando il giornalista chiama ha bisogno dell'
informazione
adesso, non più tardi o ancora peggio, domani.
I giornalisti amano le informazioni chiare, precise (ovviamente giuste!) ed espresse con parole e
frasi scorrevoli. Nel prossimo articolo continueremo a esaminare il tema del marketing per uno
studio di piccole dimensioni (e-mail: [email protected]). (riproduzione riservata)
Silvia Hodges
07/04/2005
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ITALIA OGGI
Coe/ A Helsinki la XXVI Conferenza dei ministri della giustizia europei
L'Europa cerca la strada per la giustizia reintegrativa
La missione sociale della giustizia, lo stato della cooperazione nella lotta al terrorismo, un progetto
di Carta europea sulle carceri: sono questi i punti fondamentali che saranno discussi dai ministri
della giustizia dei paesi aderenti al Consiglio d'
Europa, riuniti ad Helsinki oggi e domani nella loro
ventiseiesima Conferenza.
Al primo posto in agenda si trova l'
evoluzione del concetto di giustizia penale, un sistema spesso
ancora percepito come fonte di mera repressione che non tiene conto del ruolo reintegrativo, sia per
le vittime sia per gli artefici del crimine, della giustizia stessa. Per questo, come ha sottolineato il
ministro della giustizia finlandese in un documento di indirizzo preparato per l'
occasione, si
dovrebbe invece considerare proprio una ´giustizia reintegrativa'
: una nuova concezione, incentrata
su una maggiore tutela delle vittime del crimine (soprattutto delle loro necessità psicologiche ed
economiche), ma anche su una nuova metodologia nel trattamento dei colpevoli (a cui si dovrebbe
permettere di raggiungere la profonda consapevolezza delle loro responsabilità) e nel rendere capaci
le comunità di comprendere e prevenire le cause sottostanti il crimine. La giustizia reintegrativa
presenta dei vantaggi anche di tipo economico, dal momento che le procedure attuali sono lente e
costose sia per le parti in causa sia per lo stato: sono infatti positivi gli esiti delle mediazioni fra
vittime ed esecutori dei crimini, che portano spesso a raggiungere degli accordi soddisfacenti per
entrambe le parti senza arrivare al processo.
Anche le stesse Corti di giustizia e le carceri possono giocare un ruolo importante in questo senso:
già in alcuni paesi europei giudici e pubblici ministeri seguono corsi di formazione su questo nuovo
approccio della giustizia, mentre le carceri, messe opportunamente in contatto con le comunità
locali, possono essere il primo luogo di reinserimento sociale per i detenuti.
Un altro fattore determinante la ´missione sociale'della giustizia è il suo rapporto con il sistema di
concessione di crediti, sempre più diffuso e praticato in Europa, ma che presenta vari rischi, fra cui
l'
eccessivo indebitamento di chi vi fa ricorso: un grave problema sociale, soprattutto se in
congiuntura con la disoccupazione, e che coinvolge soprattutto i giovani. Per questo ad Helsinki si
discuterà dell'
adozione di misure volte a tutelare il consumatore, che definiscano in modo più
efficace e trasparente i mercati del credito e che sostituiscano l'
ormai obsoleta direttiva 102 del
1987: leggi ad hoc, provvedimenti di regolazione e monitoraggio dei tassi di interesse e l'
adozione
di un principio di responsabilità per chi concede il credito, che dovrà essere tenuto a informare nei
particolari il richiedente.
Infine, si discuterà il progetto di una Carta europea per le carceri, ripartendo dalle conclusioni della
Conferenza che lo scorso novembre, proprio a Roma, ha riunito i direttori amministrativi delle
carceri dei paesi membri del Consiglio d'
Europa. La necessità di una Carta comune è dettata in
prima istanza dal problema del sovraffollamento delle carceri: appare necessario studiare
l'
allargamento di misure alternative alla prigionia, come il rilascio con condizionale e gli arresti
domiciliari, nell'
ottica che la privazione della libertà deve rimanere come ultima opzione.
Fondamentale è la salvaguardia dei diritti del detenuto: per questo la Carta conterrà principi volti a
regolare le condizioni di prigionia, tutelare la salute e l'
ordine e definire le modalità di ispezione e
supervisione. (riproduzione riservata) Chiara Beghelli
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Rassegna stampa - Ordine degli Avvocati di Taranto