— 1012 — CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1866 TORNATA DEL 25 FEBBRAIO 1866 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE AVVOCATO MARI. SOMMARIO. Seguito della discussione generale del disegno di legge per l'esercizio provvisorio del bilancio 1866 — Il ministro per la guerra termina il suo discorso in difesa degli atti della sua amministrazione. = Il ministro per l'interno ritira il disegno di legge relativo alla proroga delle disposizioni sulle circoscrizioni territoriali. = Spiegazioni personali del deputato Valerio. — Risposta del ministro pei lavori pubblici ad alcuni oratori circa la sua amministrazione, e presentazione dei progetti di legge: premio per acceleramento dei lavori del traforo del Moncenisio ; ordinamento delcorpo del genio civile ; riparazione alla ferrovia Sannitica; compimento della rete stradale in Sicilia; autorizzazione di accedere ad un consorzio internazionale per promuovere una ferrovia attraverso il San Gottardo; complemento di reti ferroviarie secondarie; modificazioni alle convenzioni per le ferrovie sarde. ~ Proposizione del deputato Nisco, e di altri per la permanenza della Camera, e voti motivati dai deputati Marazio, e Sanguinetti — Considerazioni del deputato Rasponi Giovacchino, e suo voto di fiducia — Discorso del deputato Mordini contro il Ministero — Nuove risposte dei ministri per gli esteri, e per l'interno — Replica — Discorso del deputato Ricasoli, e sua proposta per un voto di fiducia — Lettura dei voti motivati dei deputati Roggio, Gravina, Castiglia e Ricasoli — Incidente d'ordine sulla chiusura, sul rinvio della discussione, e sulla permanenza. = Proposizione del deputato Asproni per il voto immediato — Parlano i deputati D'Ayala, Mordini, Venturelli, Di San Donato, Bixio, Pepoli, Roggio, ed il ministro per l'interno — È approvata la proposta pregiudiziale opposta dai deputati Depretis e Lazzaro — Ritirata la proposta per la permanenza, la discussione è rinviata a domani. La seduta è aperta alle ore 12 1/4 BERTEA, segretario, legge il processo verbale della precedente seduta, che viene approvato. MICCHI, segretario, legge il seguente sunto di petizioni : 10.967. Centocinque abitanti di Piombino, rendendosi interpreti dei voti della popolazione di quel comune, esprimono la loro soddisfazione alla Camera per aver preso in considerazione il progetto di legge d'iniziativa del deputato Salvagnoli intorno all'affrancamento dalle servitù di pascolo e di legnatico, e la pregano a volerlo approvare colla massima sollecitudine. 10.968. Altri studenti del 2° e 3° anno in legge delle Università di Modena, Perugia, Siena e Palermo aderiscono alle petizioni 10,829 e 10,888, sporte dai loro colleghi contro l'applicazione del regolamento 8 ottobre 1865. 10.969. Il deputato Tamajo presenta un indirizzo della società operaia di Messina, col quale rappresenta i gravi pregiudizi che risentirebbe la Sicilia qualora la Camera non modificasse il progetto di legge per la soppressione dei corpi monastici nel senso che solo una parte dei beni sia devoluta alla nazione, e il rimanente ai municipi e Provincie dell'isola. OMAGGI — ATTI DIVERSI. BIANCHI CELESTINO. Pregherei la Camera d'inviare al petizione 10,967 alla Commissione, la quale ha in esame il disegno di legge proposto dall'onorevole Salvagnoli. Il desiderio espresso dagli abitanti di Piombino, perchè quella legge sia fatta oggetto al più presto delle deliberazioni della Camera è giustissimo, poiché essi sperano che per tal modo potranno finalmente ottenere quei compensi che hanno diritto di esigere, e di cui pel corso di quasi trent'anni sono stati privati. Alle istanze degli uomini del comune di Piombino ardisco aggiungere le mie, perchè l'opera di riparazione che gl'instanti invocano sia il più possibile sollecitata. PRESIDENTE. La petizione, della quale ha fatto parola l'onorevole Bianchi, a norma del regolamento è inviata alla Commissione. Leggo una lettera dell'onorevole Giustinian che annunzia alla Camera un omaggio : « Ho l'onore di far omaggio alla Camera, per incarico avutone dall'autore signor dottore Gabriele Fantoni, notaio in Venezia, dei seguenti opuscoli dello stesso : — 1013 — TORNATA DEL 25 FEBBRAIO 1866 « II gran rifiuto di Ravenna a Firenze, e il Sesto centenario. « Principii anagogici dettati in maniera semplice. « Discorso dello stesso Fantoni pel congresso internazionale di beneficenza in Londra. « Discorso del medesimo per un congresso di donne. « Ed anche per incarico dell' autore dell' Assalto di Vicenza, ho l'onore di offrire alla Camera i due volumi del detto racconto storico. » Si darà lettura di una lettera dell'onorevole Arnulfi: « Una gran sciagura di famiglia mi costringe allontanarmi dalla Camera in momento che potendo essere decisivo, mi fa sentire la convenienza di farne rendere informati li miei onorevoli colleghi ; se non che dai molti discorsi pronunciatisi e dalle varie idee svoltesi sulla nostra situazione, potendo ognuno essersi formato il criterio del proprio voto, dichiaro di ammettere l'esercizio del bilancio provvisorio per due mesi, senza pregiudicare la questione finanziaria, la quale fu raccomandata allo studio di una speciale nostra Commissione. La prego quindi, onorevole signor presidente, a volermi sdebitare con la Camera di questa dichiarazione, ed a scusa della forzata mia temporanea assenza, ed a spiegazione del mio voto in genere sulla quistione in discussione. « Ho l'onore di reiterarmele distintamente, signor presidente, ecc. » Se non vi sono osservazioni sarà concesso un congedo di 15 giorni all'onorevole Arnulfi. Il deputato Guglianetti scrive che essendo molestato da dolori artritici, chiede un congedo di 25 giorni. (È accordato.) L'onorevole Giuseppe Romano ha presentato un progetto di legge che verrà trasmesso agli uffici, perchè si vegga se sia da autorizzarsene la lettura. DI SAN DONATO. Ho l'onore di presentare e deporre al banco della Presidenza una petizione sottoscritta da parecchie centinaia di firme di cittadini delle Provincie meridionali, i quali reclamano contro la legge per il servizio delle tesorerie. PRESIDENTE. Non sarebbe regolare questa presentazione, perchè, secondo la norma, si porta in Segreteria, e poi se ne dà l'annunzio, come dispone il regolamento. Si procederà all'appello nominale. SEGL ITO DELLA DISCISSIONE DEL PROGETTO DI LEGGE SULL'ESERCIZIO PROVVISORIO DEL BILANCIO. PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione generale intorno al progetto di legge relativo all'esercizio provvisorio del bilancio del 1866. La parola è al signor ministro della guerra per continuare il suo discorso. DIPBÌT!NENGO, ministro della guerra. Signori, ieri io ho avuto l'onore di esporre alla Camera le osserva- zióni, le risposte*che io credeva di dover fare intorno alle due interpellanze che mi erano mosse, cioè circa i motivi di sospensione della leva, ed in merito al numero degli ufficiali subalterni delle varie armi, posti in aspettativa in base al regio decreto del 30 dicembre 1865. Toccherò brevemente in oggi di alcune questioni generali che furono accennate dagli onorevoli preopinanti, e discorrerò quindi delle questioni speciali mosse in modo particolare da taluno di essi. Io desidererei di avere un maggiore spazio di tempo per entrare in tutti i particolari, i quali si riferiscono a questa questione che io ravviso importantissima pel ramo del servizio militare ; ma daccliè da ogni parte mi si fa pressione, per essere breve, stante la urgenza del tempo, tralascierò di entrare in molti dettagli, riservandomi di rispondere a tutte quelle interpellanze che per avventura venissero fatte quando le mie risposte non avessero appagato i proponenti, oppure di farlo all'epoca della discussione del bilancio, nella quale, io credo, troverebbe miglior sede una quantità di queste questioni. Fu mossa o accennata da vari onorevoli oratori, e dal mio amico il generale Bixio, e dall'onorevole Corte e da altri la questione dell'ordinamento del nostro esercito ; anzi a questo proposito l'onorevole Bixio propose un ordine del giorno, il quale io dichiaro fin d'ora di accettare, fatta eccezione pel limite di tempo, giacché realmente non mi sarebbe possibile di secondare in giusta misura il suo desiderio. E questo impegno io assumo in base a quanto avevano già dichiarato gli onorevoli ministri Delia Rovere e Petitti. L'ordinamento di un esercito è certamente la questione la più essenziale per la costituzione militare di un paese, e quindi vuoi essere studiata da tutti i lati, ed in rapporto alle istituzioni, in rapporto alla configurazione geografica, in rapporto alle condizioni politiche, in rapporto alle condizioni finanziarie, in somma in rapporto a tutti quegli elementi che vi possono avere influenza. Io ritengo che il nostro esercito sia bene organizzato, ma siccome non vi è cosa la quale non sia suscettibile di progredire, io trovo che tutti gli studi i quali si faranno a questo proposito meritan lode e debbono essere incoraggiati e presi in considerazione dal Governo. Non verrò a dire di nominare una Commissione per studiare l'ordinamento dell'esercito, attesoché sarebbe quasi menomare la confidenza e la fiducia che ho nell'ordinamento attuale; ma quando io continui a tenere la somma delle cose della guerra, non vi è dubbio che molti punti i quali si riferiscono all'ordinamento dell'esercito, saranno fatti per me studiare, non fosse che per meglio rischiarare le tante opinioni che furono emesse. La legge più importante che si collega coll'ordinamento di un esercito ed essenzialmente connessa col medesimo, è quella della leva. Noi abbiamo una legge — 1014 CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1866 sulla leva la quale ci frutta un considerevole numero di soldati annuale ; ora resta a vedere se la proporzione nella quale i cittadini sono chiamati al servizio di leva militare, e se la durata del tempo pel quale il Governo ha diritto di richiedere loro il servizio militare siano in rapporto alle forze che si vogliono e si possono tenere sotto le armi. La nostra legge di leva è conseguenza delle molte altre leggi di leva le quali furono in pratica nel regno subalpino, per le quali, a cominciare da Emanuele Filiberto fino al giorno d'oggi, si ebbe sempre di mira di tenere il minor numero di soldati sotto le armi in tempo di pace per ragione di economia, ma di poterne avere il maggior numero in tempo di guerra; il quale maggior numero poi era subordinato alla condizione per rispetto alle spese, che un piccolo paese non potesse reggere da sè solo per lunga pezza di tempo, ma che avesse bisogno di una forza per resistere quel tanto che era necessario perchè o l'uno o l'altro alleato potesse venire in soccorso al nerbo della piccola nazione subalpina. La legge di leva al tempo di re Carlo Alberto, la quale era pure conseguenza della stessa massima, chiamava un gran numero di soldati sotto le armi, la legge successiva che è quella attualmente in vigore ha ancora aumentato questo numero d'uomini. Questo numero d'uomini è assai rilevante e, di più tutti sanno che anzi, giusta le vigenti disposizioni niuno de'cittadini viene esentato dal far parte del contingente di leva a meno che esistano determinate circostanze di famiglia, o motivi d'infermità, giacché coloro che non rimangono compresi nella prima categoria del contingente fanno parte della seconda categoria. Per la prima categoria è stabilito un servizio di cinque anni sotto le armi e sei anni a casa in congedo illimitato. Gli uomini assegnati alla seconda categoria stanno, in tempo di pace, alle case loro a disposizione del Governo fino al 26° anno di età. Varie opinioni furono messe in campo contro la disposizione della legge attuale. Il generale La Rovere esso stesso conveniva che la legge della leva possa ricevere delle modificazioni, dei miglioramenti, e credo che difatti questa legge possa averne, ma è questione di studio, e a questo studio si attenderà. Fra le varie questioni di ordinamento, mi limiterò unicamente ad accennare che i nostro sistema sia ne' suoi dettagli, che nel suo insieme, è eminentemente economico. Il solo deputato che si sia addentrato nell'ordinamento delle varie armi e particolarmente in quello dell'infanteria è il deputato Corte. L'onorevole Corte proponeva di ridurre gli 80 reggimenti in 60, e questi a 3 battaglioni, ed ogni battaglione a 8 compagnie, e opponeva che questo ordinamento sarebbe stato migliore del nostro, la quale asserzione, io penso, si riferisca all'impiego tattico ed all'economia» Tale progetto, che pure in massima mi era stato già proposto da una delle nostre autorità militari, e di cui godo l'amicizia, fu immediatamente da me studiato sotto il duplice aspetto del lato economico e del lato tattico, cioè sull'impiego che si deve fare dell'infanteria in guerra. Due sono le supposizioni che si possono fare alla proposta dell'onorevole Corte, le quali non furono ben precisate da esso. Dal resoconto ben non risultò se egli non voglia diminuire la forza totale della fanteria che abbiamo per gli 80 reggimenti, o se voglia conservarla tal qual essa è oggidì e ripartirla nei 60 reggimenti proposti. Io credo di poter rispondere che egli naturalmente non vuol diminuire il numero de'soldati, s:pndo il suo sistema di aver il maggior numero di uomini armati. Prendendo pertanto per base la nostra forza totale, e ripartendola in reggimenti, battaglioni e compagnie come l'onorevole Corte propone, e stabilendo un confronto esatto di cifre col nostro piede attuale e col sistema francese, otterremo : Sistema attuale Proposto francese Reggimenti . . . . N° 80 60 » Battaglioni . . . . » 320 180 » Compagnie . . . . » 1280 1440 » La forza totale essendo di 226,720 otterremo : Per reggimenti Forza 2834 3778 2225 Per battaglioni » 708 1257 741 Per compagnie » 177 157 124 Indipendentemente dalla questione tattica, e considerando l'effetto che avrebbe per rispetto all'economia, io credo di non andar errato nell'asserire che tale ordinamento produrrebbe per tutta la fanteria una economia approssimativa da 800 a 900 mila lire annue. Ora, signori, io credo che, a fronte di tale risultato, quando non vi fossero delle altre ragioni tattiche, si verrebbe a disorganizzare nuovamente tutta la nostra fanteria, a nuovamente cambiarne l'ordinamento, locchè è realmente quello che vi ha di peggiore, con un minimo vantaggio di compenso. Non guardando tale questione dal lato economico, ma sibbene ancora dal lato tattico e limitando ad una sola le mie considerazioni, io credo che l'onorevole Corte voglia consentire con me che tutti gli uomini di guerra i quali si sono occupati dell'ordinamento delle fanterie, hanno portato la loro attenzione sulla costituzione del battaglione il quale deve poter avere una esistenza autonomica, e deve essere considerato come l'elemento tattico della fanteria. Ora, io non dubito che l'onorevole Corte alla occorrenza condurrebbe gloriosamente sui campi di battaglia dei battaglioni ordinari, ma non so se ne abbia avuto occasione, e là avrebbe veduto e misurato quale debba essere il limite di forza del battaglione ; ritengo che egli stesso non possa ammettere che vi siano battaglioni della forza d 1257 uomini; io credo che il bat- _ 1015 — TORNATA DEL 25 FEBBRAIO 1866 taglione di 700 o 800 uomini sia il massimo che possa raggiungersi per avere unione e forza. Quindi se io non fossi convinto già di questa massima per pratica ne sarei anche convinto studiando l'ordinamento francese il cui battaglione non è che di 740 uomini. Io non entrerò in maggiori particolari in quanto che mi si raccomanda da ogni lato di esser breve. Ho creduto di accennare queste ragioni, pronto ad entrare in altra occasione in questa questione, specialmente per la diminuzione che i reggimenti proposti soffrirebbero per la formazione dei depositi come ha esposto l'onorevole Corte, donde, acquistando qualche maggiore mobilità i battaglioni, resterebbe diminuito il totale combattente. Le osservazioni da me fatte non sono per respingere recisamente ìe osservazioni dell'onorevole Corte; io le ho accettate, e mi sono fatto un dovere di studiarle, per quel rispetto che ho alle proposte di un deputato. Ho esaminato se l'ordinamento da lui proposto potrebbe dare un'ingente economia, ma mi sono convinto che la differenza sarebbe minima. È bensì vero che l'onorevole Corte proponeva di sopprimere i generali di brigata, dicendo che in questo modo si sarebbe ottenuta altra ingente economia ; ma 10 credo che i generali di brigata siano una necessità in tempo di guerra. Tutti gli eserciti li hanno, e non se ne può fare a meno. Se la Francia in tempo di pace non ha generali di brigata propriamente detti, cioè costantemente al comando della propria brigata, essa li ha però effettivamente, tenendoli comandanti delle sotto-divisioni militari, il che torna allo stesso. E non credo che la Francia li abbia soltanto nella proporzione che li abbiamo noi, cioè di un maggior generale ogni due reggimenti, ma li ha in proporzione maggiore. Infatti la Francia ha 160 generali di brigata, e di più ne ha 180 nei quadri della riserva da potersene servire all'occorrenza. La soppressione dei generali di brigata si potrebbe intendere col non avere le brigate formate costantemente dei due stessi reggimenti, come li abbiamo noi attualmente, 11 qual sistema ha pure un grande vantaggio in linea di forza morale e di mobilità, ma non vi è nessun esercito bene organizzato che non abbia i generali di brigata comandanti di due reggimenti o eli qualche altra frazione di altre truppe. Né si può stare senza generali di brigata in tempo di pace, dacché è necessità assoluta averli in tempo di guerra: l'unità di due reggimenti è indispensabile per un'azione pronta e collettiva. Tralascierò di parlare del confronto che l'onorevole Ricciardi fa colla repubblica di San Marino ; infatti se quello Stato ha un carabiniere ogni mille anime, noi ne abbiamo un numero inferiore. L'onorevole Bixio ha fatto la domanda di molti documenti al ministro della guerra. Ho fiducia che l'onorevole Bixio sia convinto del desiderio del Ministero della guerra di secondare per ogni modo i suoi desiderii, e quanto a me io ne prendo impegno e come ministro e come collega, di cercare ogni modo di soddisfarvi, inquantochè io sarei lieto di poter concorrere negli studi che egli fa nell'interesse dell'esercito, e qui mi compiaccio intanto di far conoscere alla Camera, come importanti pubblicazioni che hanno relazione coi desiderii manifestati dal generale Bixio sieno state fatte dalla precedente amministrazione, quali sono : Relazione della leva e delle vicende dell'esercito dal 1° ottobre 1863 al 30 settembre 1864—presentata dal generale Torre, direttore generale delle leve e bassa forza. Relazione sugli aumenti e diminuzioni degli ufficiali nell'esercito italiano dalle annessioni delle varie Provincie al 31 dicembre 1864 — del luogotenente generale C. Gibbone, direttore generale delle armi di fanteria e cavalleria. Relazione dell' amministrazione della guerra nel 1864. Relazione dell'amministrazione della giustizia penale militare negli anni 1861, 62, 63, 64 — presentate al re dal ministro Petitti. Rispondo ora all'onorevole Valerio. Non posso passare sotto silenzio alcune dichiarazioni lanciate dall'onorevole Valerio, non so se per osteggiare il ministro o per polverizzare l'esercito e le sue istituzioni. Egli ha detto : l'opinione pubblica ha parlato : io non so di quale opinione egli abbia inteso di dire, ma io intendo tenerlo nei limiti dell'opinione degli uomini speciali e competenti che desiderano di andare a fondo delle questioni. Io credo che se egli avesse studiato il nuovo ordinamento del 30 dicembre 1865 molte cose avrebbe tralasciato di dire. Egli avrebbe rilevato come appunto fu ridotto il numero de'collegi militari, e avrebbe rilevato come per effetto del medesimo in fine d'anno saranno ridotti a due soltanto, e che due soltanto sono sulla parte ordinaria del bilancio, e che un terzo sarà soppresso alla fine del corso, ed è pertanto già portato alla parte straordinaria. Avrebbe rilevato che per tal modo il ministro della guerra mio predecessore ha seguito quella strada che l'onorevole generale Fanti si era tracciata, che. cioè,nel 1860 bisognava cercare ogni modo d'invogliare la gioventù ad entrare nei collegi militari per esser quindi ammessi nell'armata, ma ha dichiarato fin d'allora, come alla mia volta io dichiarai in più relazioni che ebbi l'onore di presentare alla Camera, che i collegi secondari non erano che una via preparatoria per poter avere gli individui necessari nell' esercito, ma che di mano in mano che la istruzione pubblica e speciale si estenderebbe e si sarebbe generalizzata nelle varie provinole, dovrebbero cessare naturalmente i collegi secondari militari che erano una via eccezionale, quindi una gran parte delle sue osservazioni cadono da sé. — 1016 — CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 6 L'onorevole Valerio ha accennato anche alla convenienza di sopprimere l'accademia militare e di trarre soltanto ed esclusivamente gl'ufficiali dell'artiglieria e del genio dalle file degli ingegneri ed ha portato gli esempi di coloro che usciti ingegneri civili hanno dato bella prova della loro attitudine per il militare ed ove gran parte de' medesimi ¡tiene degnamente il posto di ufficiale nelle armi speciali. Io non dubito che se l'onorevole ingegnere Valerio avesse continuato a far parte dell'artiglieria, egli di certo avrebbe portato a quell'arma quel lustro che egli porta nella sfera di scienze che coltiva ed al posto di ingegnere civile di meritata fama, ma io credo eli non fare offesa a nessuno dicendo che l'eccezione non fa la regola, e che l'istituzione dell'accademia militare ha di mira non solo l'istruzione, ma l'educazione militare la quale si acquista coll'abitudine, colla pratica di tutti i particolari militari. Gli ingegneri messi a contatto degli ufficiali già provetti e che hanno ricevuto l'educazione militare, si fanno altrettanto idonei quanto gli altri al servizio militare ; ma io credo che siano convenienti i due elementi e che, come già dissi, l'eccezione non possa fare la regola. L'onorevole Valerio ha accennato ad una delle questioni di amministrazione importantissima come l'onorevole De Luca per ragione d'economia, e fondato sulla stessa massima propone la soppressione dei panificio ed avrebbe proposto l'abolizione dello stabilimento centrale farmaceutico se ne avesse avuto conoscenza; così esso propone la cessazione dei lavori negli arsenali a conto e per parte dell' artiglieria per commetterne l'esecuzione all'industria privata, e d.ella quale questione io prego la Camera di permettermi di dire alcuni particolari perchè è una delle questioni più importanti, e che entra nel campo di amministrazione generale, e di servizio speciale per l'Arma d'artiglieria in particolare, che tutti desiderano di vedere mantenuta al livello al quale ha accennato l'onorevole Corte. La quale quistione trattata dall'onorevole Valerio acquista tanta maggiore importanza per la competenza che esso ha di poterla trattare-, sia quale antico ufficiale d'artiglieria, che di distinto ingegnere. L'onorevole Valerio, stabilendo la massima che lo Stato è un cattivo produttore nel senso di economia, vorrebbe soppressi gli arsenali e stabilimenti relativi. In un tempo io ho condiviso le idee del deputato Valerio, ed erano in me ingenerate sia dai primi studi economici fatti sulla materia, sia dalle osservazioni per me fatte quando, giovine ufficiale, mi trovava adetto alle costruzioni d'arsenale. Nella qual epoca, quando nella monarchia subalpina vi era un solo arsenale, e e che nel medesimo si provvedeva a tutto il materiale d'artiglieria, e che direi nella stessa officina, e direi lo stesso operaio lavorava contemporaneamente alla ripa- i razione, alla fabbricazione regolare, od a lavori eccezionali di esperienza, e che insomma non essendovi regolare riparto del lavoro, per quanta fosse la diligenza di chi assisteva e dirigeva, non poteva esservi vera azione di controllo, e che i resoconti, o specchi dei lavori che si presentavano in fin di mese, non giustificavano abbastanza il lavoro, il tempo e la materia impiegata, lavorando esclusivamente ad economia. L'onorevole Valerio ha probabilmente conservate quelle tradizioni, ed io desidero assicurarlo che se le cose stessero ancora in quelle condizioni, non esiterei a seguire i suoi consigli. Ma io debbo dichiarare alla Camera che le cose hanno di gran lunga migliorato.La mia dichiarazione sarà tanto maggiormente Valevole, dacché innovazioni hanno avuto luogo, dopo che io cessai dalla direzione generale delle armi speciali. L'estensione dei lavori da farsi attualmente, e l'esistenza di più arsenali hanno consigliato un riparto di lavoro fra i vari arsenali esistenti colla introduzione del sistema a cottimo, che io farò il possibile di estendere completamente così come ho veduto praticare all'arsenale di Woolwich. Desidero tranquillare sotto questo rapporto l'onorevole Valerio e la Camera, che cioè, il servizio delle costruzioni degli arsenali e dipendenze, è bene cautelato e controllato massime coll'azione imparziale del comitato dell'Arma. Ma io desidero esaminare la proposta Valerio dal lato economico e tecnico, e brevemente (poiché da ogni parte si vuole finirla). In linea economica basti lo accennare, che vi ha economia nel commercio laddove esiste di fatto concorrenza di produzione, e che quando questa non esista si crea facilmente un monopolio a favore di talun fabbricante che dapprima sommesso ed arrendevole nei prezzi, diviene il padrone e impone anche i prezzi quando sa di non poter avere concorrenza. Così accadde da noi per la fonderia retta dapprima ad impresa, così per la fabbrica d'armi. 11 Governo non era padrone dì ordinare, a modo di dire, un colpo di lima, senza che si dovesse mercanteggiare coli'impresa, la quale per l'altra parte si opponeva ad ogni progresso di metodo e di macchinismo, sempre adducendo la provvisorietà della sua impresa. Il sistema ad impresa potrebbe essere per molte delle robe d'artiglieria attuato in quei paesi che hanno fondate officine speciali e stabilimenti il cui commercio è mondiale, e che dalla natura hanno avuti doni speciali.Voglio alludere al Belgio, alla Svezia ed all'Inghilterra le cui viscere di ferro e di carbone offrono modo ai fabbricanti di attendere ad ogni maniera di lavori e che per la massima parte esportano per servizio delle vaste loro colonie e di quei paesi che sono incapaci di provvedere alle loro armi. E poiché ho fatto cenno.di paesi esteri desidero di far capace la Camera che in F r a n c i a , in Belgio , in Inghilterra il Governo ha i propri arsenali, le proprie fonderie e le proprie fab- 1017 TORNATA DEL 2 5 FEBBRAIO 1 8 6 6 briche delle polveri, e laddove era stabilita la impresa fa sostituito il lavoro a conto del Governo, come recentemente in Francia per le fonderie di cannoni. Taccio le speciali esigenze in linea tecnica, e la impossibilità di affidare taluni lavori all'impresa, laddove si richiede la sicurezza materiale della loro preparazione e buona esecuzione. Ma osservo infine , come sia indispensabile che gli ufficiali d'artiglieria siano posti in grado di riparare il proprio materiale e provvederlo alle evenienzeanormali. E con piacere ricordoaldeputatoYalerioill848, quando 10 vidi giovinetto a Milano , e quando per le pratiche avute potei essere in grado di organizzare e provvedere 11 materiale alle batterie d'artiglieria Lombarda che ricordo con vera compiacenza. Non vogliate credere che io ritenga che tutto debba essere costrutto negli arsenali e officine del Governo , che anzi l'amministrazione militare deve trarre profitto di tutte le risorse dell'industria privata per stare essa stessa nei più ristretti limiti senza aspirare a creare degli stabilimenti industriali nel qua! fatto facilmente cadono gli ui'fiziali d'artiglieria per amore dell'arte. Una importante questione che io ammetto coll'onorevole Valerio, e che egli non ha accennato, si è quella se tutti gli uffiziali d'artiglieria debbano essere e siano in grado di essere buoni ed economici costruttori. Nè però creda l'onorevole Valerio che io non ravvisi questa questione meritevole di studi serissimi, e che non debba il ministro della guerra cercare tutti i modi per assicurare l'economia su questa importante questione. Ancor una nozione di fatto desidero di porgere all'onorevole Valerio, e si è che bene spesso l'industria privata quando fu richiesta di provvedere ne ha generalmente tirato troppo vantaggio a danno del Governo, e non solo per lavori speciali pei quali essa debba stabilire nuovi congegni, ma sibbene nei lavori che direi usuali. Ricordo di aver veduto pagare lire 32 il ferro in pezzi lavorati quando in comune commercio ordinariamente si aveva a l i lire. Ma finisco con ripetere che la massima della giustificazione del denaro e del materiale è la base di ogni amministrazione regolare, e sarà pertanto oggetto di speciale attenzione. L'onorevole Valerio senza giustificare i suoi asserti dichiara che Vopinione si pronuncia in merito ai gran comandi ed ai comitati, intorno al qual proposito mi riservo di rispondere nel porgere spiegazioni ad altri oratori. L'onorevole Valerio parlò poi ancora di approvigionamenti a economia, ma io non so quali siano gli approvigionamenti a cui allude. L'amministrazione militare, a termine di contabilità, fa tutti gli approvigionamenti in base alle relazioni del Consiglio di Stato ; Sessione del 1866 — Càmera dei Deputati — Discussioni ili e nel solo caso in cui dalla legge amministrativa è permesso di provvedere ad economia, l'amministrazione se ne prevale ; d'altronde non avendo accennato nessun fatto, ho creduto di rilevare soltanto la parola pronunciata, la'quale potrebbe dare indizio di cattive interpretazioni, qual cosa io respingo. L'onorevole Boggio attenendosi all'errore di un giornale, asserì che il decreto del 30 dicembre 1865, perla parte che si riferisce ai sottotenenti non produceva che una piccolissima economia di lire 41,000; non entro a dimostrargli l'errore in cui cadde, ma dichiaro alla Camera che l'economia effettiva sarà col tempo per la sola fanteria di oltre lire 1,200,000 e che naturalmente per causa delle aspettative per il momento è minore, quantunque ammonti già fin d'ora ad una economia, e sempre per la fanteria soltanto, di circa 500,000 lire alle quali vennero poi aggiunte quelle economizzate nella cavalleria. È pure caduto in altro più grave errore l'onorevole Boggio allorquando diceva in altre sedute che il nostro soldato costava 1476 lire: dicola verità questa somma mi ha sorpreso, per cui ho desiderato eli ricorrere alla sorgente di quest'errore, e allora a forza di esaminare ho trovato che in un libro il quale non è ufficiale invece di scrivere che il nostro bilancio eradi 189 milioni diceva che era di 289 milioni ; quindi dividendo i 289 milioni per la cifra dei soldati indicati in quel libro, resultava l'errore di 1476 lire. Ma, signori, per un deputato il documento ufficiale è il bilancio che il Governo ha prodotto e non un libro che non può avere un carattere ufficiale. Queste cose ho voluto rilevare perchè credo che si debba andare molto riservati a produrre delle cifre quando non si sa se sono esatte. L'onorevole Miceli m'inteepella se vero sia che io abbia stabilita una Commissione di inchiesta e poi l'avessi ritirata per rispetto a un affare che in questo momento è affiidato ai tribunali. Sento il dovere di dichiarargli che io non ho istituito nessuna Commissione d'inchiesta, e nessuna ne ho soppressa, che la pratica a cui egli allude è precisamente regolare e segue il suo corso d'istruzione presso il tribunale militare di Palermo dove fu rimessa dal tribunale ordinario di Messina per fatto di competenza. L'onorevole Corte nel suo discorso emise molte osservazioni e proposte meritevoli di studio e di riflessione ed io avrei ardentemente desiderato di rispondergli, ma le disposizioni della Camera sono tali che non posso entrare in tanti particolari, ragione per cui mi limiterò alle questioni di maggior rilievo. In quanto poi alla fanteria ho risposto : in quanto ai bersaglieri egli vorrebbe ridurne l'ordinamento a cinque reggimenti di sette battaglioni ciascuno e ogni battaglione di otto compagnie. Sul quale proposito io credo che l'economia debbasi _ 1018 — CAMBRA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1866 anche intendere sotto l'aspetto della possibilità d'amministrare. La formazione elei reggimenti de'bersaglieri, indipendentemente di mantenere unità di disciplina e di istruzione , ha specialmente per iscopo l'amministrazione; ora, affinchè l'azione della medesima sia efficace, è d'uopo che sia contenuta in certi limiti, e quindi gli attuali reggimenti, già forti di 32 compagnie, non potrebbero probabilmente essere portati a 85 senza tema di incorrere in inconvenienti. Non starò a stabilire confronti col sistema francese, preso a modello dall'onorevole Corte, dacché esso stesso vi rinuncia colla proposta specificata. Egli vorrebbe sopprimere un reggimento del Genio; ma io credo che anche in questo punto non avrà a male che io non consenta nella sua opinione. Noi abbiamo attualmente trentasei compagnie del (renio. Ora nella supposizione di 20 divisioni mobilizzate in cinque corpi d'armata, noi avremo già 25 compagnie, almeno, occupate, oltre quelle necessarie pel servizio telegrafico, pei parchi e nelle piazze forti in tempi di guerra, epperò non avremo certamente di troppo delle compagnie esistenti. L'onorevole Corte ha detto che la nostra cavalleria è montata su cavalli che di questo nobile e generoso quadrupede non ne hanno che il nome. Non vi ha dubbio che chi spende duemila lire in un cavallo, lo ha migliore che non l'abbia colui che non ispende che ottocento lire. Ciò non di meno non accetto la sua sentenza. Quest'anno ho avuto l'onore di avere a'miei ordini due reggimenti di cavalleggeri al campo di San Maurizio. Per sette giorni questi reggimenti hanno fatto il servizio di campagna, hanno fatto perlustrazioni, lunghe marcie, manovre in grande, e non meno di sei cariche successive negli ordini serrati e sparigliati su terreno rotto e svariato : non un solo soldato, non un cavallo ebbe a stramazzare. Sempre pronti a marciare con pochi cavalli feriti, e sempre ardimentosi ne' guadi e ne' passi difficili, per tal modo, che io mi compiaceva nello scorgere come essi fossero realmente animati dallo spirito della loro specialità, e rimanevo convinto che, se avessi loro dato l'ordine eli salire sopra un campanile, vi sarebbero saliti, e coi loro colonnelli alla testa. Di simile cavalleria m'auguro di averne sempre. Nella guerra del 1848, la cavalleria dell'esercito subalpino, tuttavolta che ebbe a misurarsi colla cavalleria austriaca, la quale gode a ragione bella fama, riuscì sempre a questa superiore per ardore, per coraggio, per gloriose gesta, e per risultato. Al successo della cavalleria subalpina contribuì certamente la qualità dei cavalli ; eppure, prima che si fossero compiute le splendide prove a cui ho accennato, si dubitava quasi che la cavalleria delle antiche provincia potesse stare a fronte della cavalleria austriaca! ÌT. Forse l'onorevole Corte avrà conferito con qualche ufficiale subalterno di cavalleria. Lo pongo in avvertenza che, con sommo mio rincrescimento, corre il vezzo di sparlare delle cose nostre, ma se nel fare tale dichiarazione sono spiacente, sono orgoglioso di poter d'altra parte accertare che, se taluno ponesse in dubbio a questi ufficiali la loro superiorità su ogni altra cavalleria, e loro si permettesse di accennare che il francese o l'austriaco sono in grado di fare ciò che essi non potrebbero per la cattiva qualità dei cavalli, li vedrebbe adontati e rispondergli : i nostri soldati saranno mai a nessun altro secondi, e noi sempre alla loro testa. Mi dia denari, ed io comprerò cavalli scelti. L'onorevole Corte ha proposto di ridurre i gran comandi, e l'onorevole Valerio di sopprimerli. Ora, io credo di dover fare una dichiarazione, ed è che i gran comandi io li ritengo utili e necessari alla disciplina ed all'istruzione militare ; io credo che ai gran comandi si deve nella massima parte quell'unità politica, quella fusione che noi osserviamo con vera soddisfazione in tutte le truppe senza distinzione, che compongono l'esercito, per cui nell'esercito non vi ha più distinzione di sorta, a qualunque provincia gl'individui appartengano e di qualunque provenienza siano gli ufficiali. Credete pure, o signori, che se non vi fossero questi centri i quali mantengono l'uniformità d'azione dei comandanti di divisione, sia nella disciplina che nella istruzione e nell'andamento dei corpi, sarebbe assai difficile, anche per la forma del nostro regno, che il ministro della guerra potesse arrivare con mano pronta ed energica, ove con tutta facilità e conoscenza di fatto vi giungono e provvedono i gran comandi. La loro azione è molto più impellente, e molto più precisa di quello che non sarebbe quella del Ministero ; e per altra parte avverto la Camera che molti fatti si compiono fra le divisioni ed i gran comandi, alleggerendo l'azione del Ministero. L'onorevole Corte vorrebbe ridurre il numero dei comandanti generali di divisione, ed io consentirei con lui quando voglia considerare i comandanti delle divisioni quali semplici capi d'uffizio e istituiti al solo scopo di ricevere carte e firmarle, e quando non occorresse averne bisogno nei tempi di campagna; ma dal momento che i generali di divisione vi vogliono per la guerra, è necessario averli anche pel tempo di pace, ed è necessario che le divisioni territoriali non abbiano tale estensione, per cui i generali debbano essere esclusivamente occupati per lavori burocratici, e siano impossibilitati di vedere le loro truppe nelle istruzioni, nelle discipline e in tutti i rami del servizio militare, ed essere i veri capi di questo servizio nelle dividoni. Io credo che il numero di 20 divisioni militari si debba conservare. TORNATA DEL 25 FEBBRAIO 1 8 6 6 Ed in questo io sono forse dissenziente dal mio predecessore, il quale le avrebbe ridotte a 19 nel bilancio del 1866. L'onorevole Corte ha ancora parlato dei comitati, ed ha accennato alla convenienza di ridurne alcuni; ed in quanto al comitato di artiglieria ha tributato speciali elogi. Io mi associo di gran cuore a tali elogi per il rispetto che io nutro per Chi presiede tale comitato per sentimento di gratitudine del discepolo al maestro, e per quel sentimento di cameratismo che mi onoro di avere per gli egregi ufficiali che lo compongono. Quanto al ridurre il numero degli individui, io l'ho già dichiarato di farlo ; ma venendo alla questione generale ed alla loro soppressione come vorrebbe l'onorevole Valerio io credo di non potere acconsentire. Io considero i comitati come centri di tradizione dell'Arma alla quale appartengono e che per le mutabilità che avvengono in un esercito numeroso, facilmente si dimenticherebbero i frutti dell'esperienza; essi sono la riunione degli ispettori ed in certo modo gli agenti del ministro in tale parte così importante. A mio avviso le ispezioni, per quanto possano esser fatte da qualunque ufficiale, tuttavia sortiranno sempre meglio il loro scopo, e meglio illumineranno il ministro quando saranno operati da coloro che ne abbiano l'aSitudine. Io credo necessari i comitati e specialmente per le armi d'artiglieria e del genio : essi vogliono essere in stretti limiti e saranno ridotti come già ho richiesto. L'onorevole Corte forse vorrebbe che il parere dei comitati fosse legge pel ministro, fossero ciò che io non credo. I comitati sono bensì i consultori legali del ministro, ma io penso che l'azione del ministro deve essere indipendente e libera e particolarmente in fatto di innovazioni. Se il generale La Marmora non si fosse servito di questa facoltà per dar diretto impulso alle fortificazioni di Casale e di Alessandria che, quali esse siano, hanno pur reso degl'importanti servizi, probabilmente non esisterebbero nemmanco oggi. Se quel proconsolato delle armi speciali, cui ha alluso l'onorevole Corte, non avesse dato impulso ai progressi delle innovazioni avvenute nell'arma d'artiglieria, l'artiglieria italiana non sarebbe al livello, com'è, delle nazioni più avanzate in fatto di ordinamenti militari. Io credo che questo proconsolato delle armi speciali, e quella confidenza che il Ministero gli accorda sia ben giustificata, in quanto che l'attuale direttore generale delle armi speciali al Ministero di guerra è uno dei più distinti ufficiali dell'esercito e dell'artiglieria. Io ri tengo che il Ministero riponesse giustamente la sua confidenza in lui; quanto a me io dico la ha intera, e desidero che egli voglia continuare a disimpegnare quelle funzioni che da tempo esercita con egual lustro e vantaggio pel bene del servizio. Non ultimerò le mie osservazioni in merito ai comitati senza accertare l'onorevole Corte e la Camera, che anche quelli delle altre armi meritano lode pel modo zelante e intelligente col quale adempirono agl'incarichi loro dati dal Ministero. L'onorevole Corte ha accennato alla soppressione di alcuni comandi militari. Qui mi piace di distinguere i comandi militari delle fortezze da quelli di circondario. Quelli di fortezza sono indispensabili, sono in tutti gli eserciti, i comandi militari di circondario esercitano molte funzioni, e rispetto alla leva e rispetto a funzioni amministrative, le quali prima di sopprimere conviene studiare come e da chi debbano essere disimpegnate. Ora appunto, perchè lo studio si facesse nel modo il più ampio per illuminare me stesso, io ho nominata una apposita Commissione affidandone la presidenza ad uno dei generali , che siede in questo Parlamento, grandemente stimato da tutti, il generale Brignone. Questa -questione sarà pertanto studiata e si vedrà quali saranno le modificazioni e le riduzioni che per avventura si possono fare. Io prego la Camera di avvertire la riduzione di rilievo che fa fatta col decreto 30 dicembre 1865, laddove ai comandi di fortezza fu affidato pure l'incarico del servizio di artiglieria, laddove non era indispensabile un comando speciale di tale arma, epperò furono soppressi dieci comandi d'artiglieria, senza che il servizio possa sentirne il menomo danno. Io mi associo in fine a lui e lo ringrazio per le cose dette a favore dell'arma dei carabinieri reali, i quali ogni dì giustificano la confidenza che in essi ripongono il Governo e le popolazioni, e si rendono meritevoli delle maggiori sollecitudini. Egli ha parlato delle armi e specialmente quelle di cui è fornita l'infanteria, ed ha recisamente dichiarato che le nostre armi sono le più cattive d'Europa. Assai mi duole una tale dichiarazione nella quale fu tratto in inganno l'onorevole Corte. Signori, io dichiaro formalmente che le armi di cui è fornita la nostra fanteria e le relative munizioni sono in precise ed identiche condizioni di quelle dell'infanteria francese. Quindi, o signori, per portare il giudizio emesso è duopo che egli abbia cognizioni attinte a fonte non bene illuminata. Quanto a me in particolare ho assistito al bersaglio sia individualmente, che il tiro in combattimento dai 600 ai 100 metri e con soddisfazione ho rilevato come il terzo de'colpi portasse nei bersagli, che da noi sono di molto limitata dimensione a confronto dei francesi. - 1020 CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 6 Tale risultato attesta al certo la buona istruzione pratica dei soldati, ma come pure le nostre armi non siano nelle condizioni di inferiorità accennate, ed io amo ripeterlo che le nostre armi e le nostre munizioni sono in precisa ed identica condizione delle armi dell'armata francese.. L'onorevole Corte La parlato delle carabine dei bersaglieri che non sono al livello delle carabine di altri bersaglieri di altre nazioni. Ma quanto desidero è già stato prevenuto, e 8000 carabine del modello Enfield sono in pronto per essere distribuite ai bersaglieri. 10 poi non ho compreso le parole enigmatiche che l'onorevole Corte mi ha dirette. « Il ministro sa a cosa io voglia alludere parlando di armi. » Dico la verità, io ho cercato quanto possibile; ho interpellato le persone che mi circondano, ma non ho saputo comprendere a cosa egli volesse alludere ; quando egli si compiaccia spiegarsi più chiaramente o particolarmente o pubblicamente gli darò sempre quelle spiegazioni che egli possa desiderare. In un'altra massima io sono dissenziente coli' onorevole Corte, e credo di avere meco consenzienti molte persone competenti, e voglio accennare alle parole da esso profferite, cioè : « che se noi ci regoliamo sulle basi dell'esercito francese saremo sempre male ordinati militarmente ; » e nel fare tale dichiarazione io spero non mi si vorrà dare taccia di servilismo, studiando i dettami di quella nazione eminentemente militare ed i risultati dell'esperienza e degli studi in qualunque paese essi siano. L'onorevole Cairoli ha accennato a congedi di classi, a disarmo delle piazze, a sospensione della leva. A questo proposito già dissi come stiano le cose; in quanto a disarmo delle piazze non so a che cosa voglia alludere ; io credo erronee le sue informazioni ; se si eccettuano i pezzi che sempre nella stagione invernale si ritirano perchè non abbiano a marcire gli affusti per la neve che loro cade sopra. È regola generale di mantenere talune delle batterie di costa armate; in quanto alle piazze poi si procura di mantenere il materiale riparato in tempo di pace per averlo pronto e in buono stato all'evenienza di guerra. Passo alle osservazioni dell'onorevole De Luca. 11 deputato De Luca ha parlato della quantità di regolamenti che noi abbiamo. I regolamenti nostri sono pubblicati in raccolte dal 33 a questa parte in ragione di uno o più volumi all'anno ; ma se io guardo all' armata francese, vedo il Journdl Militane, dal 1791 a questa pai te, e così presso gli altri eserciti austriaco, inglese e belga, inquantochè a soddisfare agli stessi bisogni si dispone secondo le eventualità. Non si abbia a fare rimprovero se molti sono i nostri regolamenti. he variazioni ai medesimi sono conseguenza delle condizioni, del progresso, e degli ordinamenti di base. Le quali variazioni divengono talora indispensabili, e sono un vero miglioramento ; ed appunto lo pregherei di consultare le disposizioni date nelP ora scorso anno in merito all'amministrazione militare, e saprà che quanti sono intendenti in fatto delle medesime hanno lodato le semplificazioni che vi furono apportate. Or poi la prego di osservare che un'amministrazione, la quale fonda la sua contabilità sulle giornate di presenza di migliaia di individui, è naturalmente complicata, dovendosi tener conto delle diverse posizioni che si presentano, e ciò affinchè il tesoro possa raccogliere e raggranellare tutti i benché minimi proventi, i quali in fin dell'anno formano non soltanto le migliaia, ma i milioni di lire. Egli ha parlato dei magazzini delle merci, ed ha proposto di darli ad appalto. Io credo che abbia voluto accennare alle provviste ed ai quantitativi di panni che si tengono nei magazzini, e dei quali aveva già fatto cenno, sebbene vagamente, l'onorevole Boggio, e che esso abbia voluto proporre il sistema francese, secondo il quale gl'impresari sono obbligati di tenere essi stessi a disposizione dell'amministrazione una data quantità di panni ragguagllatamente all'ammontare del rispettivo lotto d'impresa. Anch'io mi sono occupato di questa questione e quando reggeva la direzione generale della guerra aveva pregato di studiarla un illuminato fabbricante di panni, uno dei fratelli Sella che era pur deputato. Debbo però avvertire che naturalmente l'impresario, il quale fosse obbligato a tenere una gran quantità di panni a disposizione dell'amministrazione si farà pagare l'interesse del danaro impiegato, oppure richiederà un maggior prezzo della merce che fornirebbe. Osservo ancora che se il sistema francese è conveniente ed opportuno in un paese che si trovi in circostanze normali, riesce quasi impossibile in un paese nuovo di ordinamenti, come è il nostro; inquantochè un impresario di panni naturalmente deve sapere quale sarà il minimum annuale, quale il maximum della sua fabbricazione per poter calcolare i suoi oneri e regolarsi nelle provvista delle lane, degli indachi, ecc. Ora, organizzati come noi siamo stati sinora nel modo col quale si è dovuto procedere agli approvigionamenti, sarebbe stato impossibile all'amministrazione di entrare di già in questa via. Se poi l'onorevole De Luca avesse voluto accennare agli approvigionamenti di viveri, io gli debbo dire che in ora non esistono approvigionamenti di viveri; ne furono in un tempo per le fortezze e furono soppressi perchè l'amministrazione per lo addietro pagava il 15 o il 20 per cento d'interesse agli impresari, e che quindi in cinque anni pagava gli stessi viveri, per cui meglio conviene all'evenienza comprare gli oggetti, — 1021 - TORNATA DEL 25 FEBBRAIO 1866 rinnovarli di mano in mano e venderli per suo conto anziché averli ad impresa, perchè l'impresa sarebbe di troppo aggravio allo Stato. Egli ha parlato del pane di munizione fabbricato ad economia e stabilì il confronto di prezzo in centesimi 25 contro 19, prezzo al quale potrebbesi avere ad economia. Indipendentemente datale asserto, che qui non credo opportuno di rilevare, ma se mai la mia voce potesse giungere al cuore dei deputati, egli è qui che io ne userei largamente e mi farei a pregarli di non volere togliere la guarentigia che sola ha il soldato di avere un pane legittimo di frumento. Signori, chiunque ha vissuto in mezzo alla truppa ed è stato a contatto degli impresari del pane, avrà sempre rilevato come, non guardando essi che al mero guadagno, siansi sempre e solo preoccupati d'ingannare e d'impiegare qualunque specie di farina avariata, la più cattiva e di pessima qualità, e di materie nocive alla salate che s'introducevano nel pane. Ed io credo che il generale La Marmora abbia fatto un immenso bene all'armata stabilendo la fabbricazione del pane di munizione ad economia ; ed in quanto a me sono orgoglioso di essere stato il pratico esecutore della sua intenzione, e prego vivamente la Camera di noi: guardare al centesimo quando si tratta di dare un pane al soldato che dà la sua vita per la patria. (Segni di adesione) L'onorevole Boggio nella seduta del 20, e l'onorevole DeLuca con parole leggiermente dette hanno accennato ai contratti che non si sarebbero fatti regolarmente dal Ministero della guerra. Se io trovo che i deputati •fanno il loro dovere tuttavolta che credono di portare in seno dell'Assemblea dellequestioni tanto importanti, penso però che laddove l'interesse,la delicatezza d'impiegati sui quali il soffio della calunnia non può posarsi, nulla si può supporre, nulla si ha a rimproverare, debbano essi andare molto guardinghi a promuoverle. Le loro parole tenderebbero ad offendere la parte più nobile e generosa dell'animo degli amministratori. Ed 10 credo lieta quell'amministrazione che può mostrare 11 suo direttore generale che avendo effettuati contratti dal 18G0 a questa parte per la somma di 319 milioni, non v'ha fatto che possa offuscare o anche menomamente offendere l'operosità e l'antiveggenza di questo distintissimo generale. Io non entrerò a parlare del sistema delle variazioni a cui ha accennato l'onorevole De Luca ; mi basta di dire che tutta la contabilità militare si fonda sulle variazioni, e naturalmente il Ministero della guerra non ha giornalmente le variazioni che succedono ma esse sono raccolte nei centri amministrativi che rappresentano il Ministero della guerra: nell'intendenze si ricevono le variazioni, le quali servono a controllo delle competenze che sono dovute agli uomini nelle varie posizioni in cui essi sono$ o ammalati, o in permesso, infine nelle varie condizioni in cui il soldato si può trovare. L'onorevole De Luca mi porge una occasione di poter rendere omaggio alle precedenti amministrazioni della guerra, quello cioè dell'introduzione di un sistema di contabilità per la parte materiale della partita doppia, il quale sistema sarà applicato agli altri rami dell'amministrazione secondo le specialità di essi. Io credo che la Camera vorrà apprezzare al suo valore la dichiarazione che io sono in grado oggi di farle, che cioè il mio predecessore nel darle assicurazione di presentare gli inventari dei materiali mobili dei rami dell'amministrazione militare, dava opera ad un tempo che il desiderio della Camera venisse soddisfatto, ed oggi io ho firmato gli inventari e la lettera relativa per la presentazione alla Presidenza delia Camera. Ma ben maggiore soddisfazione io son certo farle provare nel giustificare le ingenti spese fatte dalle amminis razioni precedenti, dichiarando come risulti dimostrato dai detti inventari : a) Che il materiale di artiglieria somma a . . . . . . . . L. 125,500,000 alla quale somma sarebbero da aggiungere ancora . . . . . . » 25,000,000 per i fondi delle direzioni in materie prime, strumenti, attrezzi e macchine ; » » b) Per stoffe, approvigionamenti di vestiario, di generi di sussistenza » 97,340,000 Totale . . L. 247,840,000 » » ossia circa 248 milioni di lire. I quali fondi ben potranno tranquillare i rappresentanti della nazione sull'impiego delle somme stanziate ne'precedenti bilanci, e tanto più quando ai fondi suddetti devoluti agli approvigionamenti dell'amministrazione della guerra vogliasi aggiungere (aggradisca il ministro della marina mio onorevole collega se mi servo di dati da esso gentilmente fornitimi) la somma di 97 milioni per le provviste fatte pel servizio della marina per navi e materiali senza tener conto delle provviste di carbone coi quali si otterrebbe un impiego di lire 344,840 mila ; e dove si volesse aumentare la fiducia che si deve alle passate amministrazioni sarebbero ancora da aggiungere per fortificazioni lire 60,000 mila e le spese di guerra delle campagne del 61, non che quelle relative alle truppe pervenute dalla Toscana e dall'Emilia ed all'impianto dello esercito del nuovo regno. Così risposto in generale alle varie quistioni dell'onorevole De Luca, desidero ritornare all'onorevole Corte. Io ho espressamente tralasciato di parlare di una questione che ha accennata, inquanto chè non era pre- 1022 CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 6 sente l'onorevole presidente del Consiglio, voglio dire la questione delle piazze forti. Io non sono entrato in questa questione, preferendo che il generale La Marmora (del quale mi onoro di seguire le massime), che è più in grado di me di rispondere ed ha meglio di me studiata questa questione , potrà dare le opportune spiegazioni dimandate dall'onorevole Corte. In quanto a me io credo che le piazze forti sono necessarie ; ma vogliono essere realmente forti ed in rapporto ai mezzi di distruzione che attualmente si hanno. E questo io desidero di dirlo anche per rischiarare alcune dichiarazioni che taluni giornali mi hanno supposto, forse fraintendendo le risposte che ho date all'onorevole Corte l'altra volta che ebbi l'onore di parlare in questa discussione, e che desidero sieno intese nel vero loro senso. Non ometterò prima di sedere di dare pubblica risposta all'onorevole Piroli che mi richiedeva intorno al miglioramento del Corpo sanitario. Gli dirò soltanto che apprezzandone io da lunga mano i servizi generosi, utili, filantropici e di vero amore al soldato, io cercherò ogni modo di migliorarne la condizione nei limiti che mi saranno concessi lo che io farò pure pel Corpo d'intendenza. Signori, io sono al fine del mio dire. Io desidero qui unirmi all'onorevole Ricciardi per ripetere una sua proposta fatta nell'interesse generale dell'amministrazione, non solo della guerra, ma di tutti i rami del Governo, che cioè non si abbia a sprecare il tempo in vane discussioni, ma che si domandi al Governo la presentazione del bilancio del 1867 onde in tempo possa essere esaminato, e discusso per andare in esecuzione con quella regolarità che esige un buon ordinamento amministrativo. In quanto al bilancio della guerra io preferirei che l'attuale Commissione del bilancio volesse scegliere quei punti che crede di maggior rilievo, esaminarli, discuterli, come pure quello della forza che si deve avere, della spesa a cui deve salire il bilancio, onde, sia l'attuale, sia gli altri ministri della guerra che siano per venire possano avere norme certe e non soltanto sempre agire in vista di eventualità di successo della discussione del bilancio. Signori ! È stato fatto appunto che lo spirito dell'esercito non fosse al livello delle aspirazioni della nazione : respingo tale asserzione; l'esercito in ogni circostanza (e lo dimostrò nell'adempiere al suo compito nelle provincie meridionali) ; fa sempre esempio di abnegazione, esempio d'ogni virtù cittadina, e se io dovessi cercarne un novello, lo troverei nella associazione al Consorzio nazionale di cui tutti i reggimenti a gara domandano di poter far parte onde offerire il loro obolo all'altare della patria. (Beneì Bravo!) (L'onorevole Delitala presta giuramento.) PRESIDEME. La parola è all'onorevole ministro dei lavori pubblici, VALERIO Io ho domandato la parola per un fatto personale. MACCHI. Lasci finire quest'incidente. PRESIDENTE. La parola è già stata da me data all'onorevole ministro dei lavori pubblici. VALERIO. Io l'ho domandata prima, e sono andato io stesso al banco della Presidenza. PRESIDEME. Lei mi ha prevenuto, è vero, ma oltreché la parola deve essere domandata ad alta voce in pubblica seduta per stabilire l'ordine ed il turno degli oratori, ella sa che i ministri hanno diritto di aver sempre la parola; se però il signor ministro acconsente, non ho difficoltà. JAC1NI, ministro dei lavori pubblici. Parlerò dopo. PRESIDEME. Parli l'onorevole Valerio. VALERIO. Sarò brevissimo. PRESIDEME. La prego innanzi tutto a volere indicare in che consiste il fatto personale, perchè lo prescrive il regolamento, ed ora più che mai conviene attenersi al regolamento per fare economia di tempo. VALERIO. Io spero che la Camera non mi accuserà di abusare del suo tempo ; e la ragione che io ho di parlare per un fatto personale, me l'hanno data tre oratori. L'onorevole Bixio, l'onorevole ministro della marina e l'onorevole ministro della guerra, i quali tutti e tre seguendo quasi direi il loro istinto militare, pel quale non ammettono facilmente che eli cose in qualunque modo attinenti alla guerra siapossibile che altri ne capisca o ne ragioni, mi hanno cortesemente detto che io parlavo senza avere studiata la materia di cui trattava. L'onorevole ministro della marina rincariva, dandouna lezioncina sul dovere, com'egli lo intende del deputato, che, a suo avviso, dovrebbe votare, non discutere. PRESIDEME. Parli l'onorevole Valerio, ma gli raccomando la brevità. VALERIO. Sarò brevissimo : io avrei anche risparmiati questi momenti, se non fossi stato interrogato. Io desidero sopratutto chela Camera ritenga che io mi faccio un grande scrupolo di non parlare se non di quelle cose, delle quali ho fatto studi seri, delle quali non abbia ottenuta piena conoscenza e non ne sia affatto persuaso. " Parlando sull'arsenale di Spezia, l'onorevole Bixio e l'onorevole ministro della guerra pongono la questione così : c'è bisogno o no di un arsenale ? L'onorevole ministro della marina dice : ce n'è bisogno di due. Ma la questione a questo modo non è posta nel suo vero terreno. Io ricordo che quando nel 1861 ci fu presentata la legge sull'arsenale della Spezia, nel 1861 in cui, come disse il presidente del Consiglio purieri,non si badava alle spese, l'onorevole ministro della marma ci venne colle stesse generalità del bisogno di un arsenale a — 1023 — TORNATA DEL 25 FEBBRAIO 1866 sospingere, e, valendosi della pressione dell'opinione pubblica, rese impossibile una seria discussione della grave spesa in cui c'impegnavamo. Ma ricordi pure l'onorevole Bixio che in quell'epoca tutti gli uomini più competenti di costruzioni marittime sconsigliavano vivamente la scelta dell una località infeliee dove si volle stabilire quell'arsenale, e dove or si vuole persistere ad erigerlo. Mi basti citare le parole pur troppo profetiche pronunziate in quell'epoca dal generale Pescetto che in ciò fa l'organo degli uomini più competenti su quella materia, che sedevano nella Camera. « Io non voglio farla da Cassandra, così parlòl'onorevole Pescetto, e dire che noi andiamo ad affondarci in un mare di guai tecnici. Ma debbo dire che questi lavori non ci permetteranno forse di avere in avvenire un arsenale quale c'immaginiamo di creare. » PRESIDENTE. Questo è un fatto personale per l'onorevole Pescetto, non per lei : (Risa di assenso) la Camera ha desiderio di terminare questa discussione. (Sii sè!) Prego quindi caldamente l'onorevole Valerio d'esser breve. VALERIO. Mi perdoni il signor presidente, a questo modo ella mi fa perdere quel tempo che vogliamo guadagnare. PRESIDENTE. Le torrò la parola. VALERIO. Se crede di togliermela... PRESIDENTE. Se va troppo per le lunghe lo farò senza dubbio. Si tenga nei limiti del fatto personale. VALERIO. L'ho indicato, e vi sto. Ora pur troppo, signori, siamo in quel mare di guai al quale accennava 1'onorevole Pescetto nel 1861. Sa l'onorevole ministro della marina, sa certo anche l'onorevole Bixio che le predizioni che si fecero allora si sono pur troppo verificate ; l'ultimazione dell'arsenale della Spezia è oggi un mito. Quindi la mia risposta è questa : non domandatemi se e' è bisogno d'un arsenale che ce ne sia bisogno lo so anch'io. Ma sé per fare l'arsenale, del quale abbiamo bisogno, occorreranno dieci, vent'anni e forse più, io ho diritto di chiedervi se pensate a bisogni tanto lontani, quando accennate alla guerra coli'Austria; e se, riferita a tempi così lontani, sta ancora la vostra domanda. E poiché l'onorevole ministro della marina si compiace di parlarmi di ciò che egli considera come dovere dei deputati, mi permetta che io gli ricordi come vi sia un dovere che spetta a lui, un dovere scritto nella legge di presentare al principio dell'anno una relazione particolareggiata dei lavori di Spezia. Ebbene noi siamo domani al marzo, e questo dovere suo è tuttora incompiuto. L'onorevole Bixio mi ha pur chiesto ragione della opinione che io ho espressa sulle nostre navi corazzate : egli vorrebbe che io citassi buone autorità per sostenere l'opinione mia. tempo di fare discussioni acca- lemiche, e di far citazioni. Ma pur gli noterò che le navi nostre corazzate, la cui costruzione fa autorizzata colla legge del 1861... (Rumori) PRESIDENTE. Sono costretto di ripetere all'onorevole Valerio, che questi non sono fatti personali. VALERIO. Quando si imputa ad un deputato eli Venire a fare obbiezioni su materie gravi... (Mormorio) PRESIDENTE. Perdoni l'onorevole Valerio, il regolamento all'articolo 27 dice: « è fatto personale quello che tocca la persona del deputato, non le opinioni da lui espresse. » VALERIO. Io domando se la persona non è toccata, quando si dice ad un uomo che si rispetta : voi venite a dirmi delle cose senza studiarle, ed io ho bisogno di dimostrare come cotesta imputazione è male fondata. PRESIDENTE. Può rispondere di averle studiate, ma non deve stare a dimostrarlo; altrimenti per render conto dei suoi studi, ella riapre la discussione. VALERIO. Io ricorderò solo, come nelle corazze di quelle due fregate ordinate nel 1861, si fosse creduto sufficiente uno spessore di quattro pollici e mezzo (Ilarità e interruzioni), spessore che or tutti quanti conoscono assolatamente insufficiente. Ed infatti le corazze che or si sta per adoperare a rivestire il Roma nei cantieri di Genova sono di 13 centimetri, cioè all'incirca cinque pollici ed un quarto. Ma non è ciò solo. Ed all'onorevole Bixio, che ha bisogno dell'autorità di nomi inglesi o francesi, io citerò le parole di persona di alta competenza, le parole con cui il contrammiraglio Paris, mandato dal Governo francese all'esposizione universale di Londra, conchiuse il suo pregevole lavoro che porta per titolo : L'art naval à Vexposition universeìle de Londres en 1862. In quella grande occasione, in cui si trovarono a confronto le corazze, le artiglierie e gli uomini competenti di tutte le nazioni civili, si iniziarono in Inghilterra degli studi pratici e delle sperienze per opera del generale Scott, alle quali ebbi pure l'onore di prendere parte. Questi studi e queste sperienze si riassunsero poi nel marzo 1863, in quelle notissime che ebbero luogo a Shoeburyness , nelle quali si videro forate ai primi colpi le corazze di cinque pollici e mezzo, e talmente sfondate e guaste le corazze di sette pollici e mezzo, che tutte le prevenzioni degli uomini più competenti contro le corazze ripresero forza e fecero esitanti anche i più confidenti in quelle armature. Ebbene, il contrammiraglio Paris, riferito il risultato di que' sperimenti, conchiude in queste significanti parole : c Le esperienze fatte in marzo a Schoeburyness sono desse il presagio di una quinta riforma della marina e delle spese che saranno le conseguenze di cotale riIo non credo invero che questo sia il luogo, nè il forma? » — 1024 — CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 6 Vede l'onorevole Bixio, che se tali cose si possono mettere sott'occhio in Francia, che ha molto denaro da spendere, non v'ha poi tanto a ridire che io le metta sott'occhio al nostro Governo nelle gravi nostre contingenze finanziarie. PRESIDENTE. Ha finito l'onorevole Valerio ? VALERIO. L'onorevole ministro della guerra... (Rumori prolungati e voci numerose Basta! basta!) PRESIDENTE. Assolatamente io non posso più lasciarla continuare. Consulterò la Camera. VALERIO. Non occorre che la consulti. Io non voglio certo parlare contro il desiderio della Camera. Io mi sottometto alla impazienza, pur fondata, che mi si manifesta ; ma protesto pel diritto mio ; e ricordino i signori deputati, che non si tocca al diritto della libera parola di un deputato, senza ingiuria al diritto della Camera. (Rumori) B1X10. Domando di fare una dichiarazione. PRESIDENTE. Gli darò la parola al suo turno; per una dichiarazione io non posso anteporlo ad altri. La parola spetta al ministro della marina. ANGIOLETTI, ministro perla marineria. Avendomi l'onorevole Valerio mosso un appunto di negligenza per non aver ancora presentata la relazione sui lavori della Spezia, come la legge me ne imponeva l'obbligo, io sento il dovere di dire alla Camera che la ragione per la quale non l'ho presentata è perchè il direttore dei lavori della Spezia giace disgraziatamente da due o tre mesi ammalato. Ma io spero fra pochi giorni di poi terla presentare. Di questa negligenza però la Camera mi vorrà scusare riflettendo che l'anno passato, quando io non aveva punto l'obbligo di presentare una relazione' sui lavori della Spezia, io l'ho presentata spontaneamente. GHIAVES, ministro per Vinterno. Siccome il progetto di legge che ebbi l'onore di presentare al Senato del regno in ordine all'organico amministrativo contiene un articolo il quale riflette la facoltà al Governo di modificare le circoscrizioni territoriali delle provincie, rimane incompatibile questo progetto con quello che già si trova presso questa Camera, che riflette appunto la proroga della facoltà di questa disposizione, così io ho l'onore di presentare alla Camera il decreto che mi autorizza a ritirarlo. PRESIDENTE. Si dà atto al signor ministro dell'interno della comunicazione di questo decreto. La parola spetta al ministro dei lavori pubblici. JACINI, ministro pei lavori pubblici. Io debbo rispondere, prima che si chiuda la discussione, alle accuse che mi ha mosse ieri l'onorevole Cadolini. Prima di farlo'però, colgo questa opportunità pe.' presentare alla Camera alcuni documenti ed alcuni progetti di legge, i quali non possono essere ulteriormente ritardati, perchè richiederanno molto tempo per la stampa. Alcuni di questi serviranno anche di risposta diretta- mente od indirettamente a parecchie delle accuse dell'onorevole Cadolini, specialmente a quella d'ignavia, di cui egli ha voluto gratificarmi. Prima di tutto, compio il dovere eli rassegnare la relazione annua pel 1865 sul progresso dei lavori di perforazione del Cenisio. (V. Stampato n° 66.) Come rileverete, signori, si sono compiuti nel 1865 1223 metri e 70 centimetri di escavazione, cosicché continuando sullo stesso piede si può ritenere che nel primo ottobre 1871 il traforo sarà ultimato. Egli è vero, che in seguito potrà da una parte influire a rallentarne il progresso la circostanza, eh è il lavoro di perforamento e di esportazione delle materie diminuisce in risultato, quanto più si allontana dal centro di azione, cioè dai cantieri che esistono ai due lati. Ma d'altra parte bisogna tener conto, che nel 1865 si verificarono due potentissime cause di ritardo, e queste furono: il cholera che infierì a Bardonnéche disperse le squadre degli operai per una stagione dell'anno ; e dal lato di Modane quello strato di quarzite, che era stato già molto prima previsto dal chiarissimo professore Sismonda, il quale ne calcolò anche lo spessore presumibile. Stando a questo calcolo, che si hanno tutti gli argomenti per credere assai prossimo al vero, nella ventura estate si trapasserà il banco di quarzite per incontrare una roccia assai più tenera. Tenuto conto di tutte le circostanze, si può ritenere, ripeto, che continuando le cose come vanno attualmente, al principio dell'autunno del 1871 il traforo del Cenisio sarà ultimato. Il Governo per altro non si accontenta di questo risultato. Egli attribuisce una grandissima importanza alla sollecita attuazione del traforo del Cenisio, e non soltanto una importanza economica, in quanto che le linee italiane si congiungeranno così direttamente e senza interruzione colle linee francesi, ma anche per considerazioni finanziarie. Come sapete, o signori, vi è un contratto fra il Governo italiano ed il francese, in forza del quale ad ultimazione del lavoro il Governo francese è tenuto a corrisponderci 19 milioni; e di più deve pagarci 500 mila lire per ogni anno che si guadagnerà sui 25 fissati per la ultimazione. Così che se il traforo fosse compiuto per l'epoca che poco innanzi ho indicata, noi potremmo calcolare sopra 28 milioni e più da parte del Governo francese. Vi ha adunque molto interesse a far il possibile per anticipare questo lavoro ; per conseguenza ho l'onore di presentarvi : Un progetto di legge per interessare il personale, che per legge ha la direzione dei lavori del traforo,nell'utile che potrebbe derivare dall'anticipata ultimazione dell'opera, in ragion composta anche delle spese maggiori o minori che importassero F acceleramento. (V. Stampato n° 66.) In pari tempo vi presento sei altri progetti di legge : — 1025 TORNATA DEL 25 il primo pel riordinamento del corpo reale del genio civile (Y. Stampato n° 72) ; secondo per la sistemazione di alcuni tronchi della strada nazionale Sannitica (Y. Stampato n" 70) ; il terzo pel compimento della rete delle strade nazionali in Sicilia, in esecuzione della legge 30 marzo 1862, essendo prossimo il tempo in cui tutti i fondi stanziati saranno esauriti, e dovendosi provvedere a poche mutazioni parziali di alcuni tronchi, che credo bene di dover sottoporre al giudizio della Camera (V. Stampato n" 71); il quarto per modificazioni al contratto di concessione delle ferrovie sarde (Y. Stampato n° 68) ; il quinto relativo alle ferrovie secondarie e complementari (V. Stampato n° 69); il sesto per autorizzare il Governo ad accederead un consorzio internazionale, onde promuovere una ferrovia attraverso il San Gottardo. (V. Stampato n° 67.) In altri tempi non avrei avuto bisogno di giustificare queste proposte ; ma le condizioni in cui ci troviamo sono tali che mi credo in debito di aggiungere qualche parola di spiegazione, imperocché i titoli di alcune di queste proposte di legge sono tali da potere ingenerare la credenza che si voglia caricare smisuratamente il bilancio passivo dello Stato. Questo non è: non s'intende far altro che mantenere la cifra la quale secondo gl'impegni precedenti deve pesare sul bilancio passivo dello Stato per opere pubbliche, ed utilizzare nello stesso tempo questa cifra col migliore profitto, e maggior interesse delle forze produttive. I miei colleghi delle finanze, tanto l'onorevole Sella quanto l'onorevole Scialoja, mi ripeterono più volte, essere assolutamente indispensabile che la cifra risultante sul bilancio passivo di quest'anno e dei prossimi anni per impegni contratti in materia di opere pubbliche, non dovesse essere aumentata. Certamente io aderii a questa loro richiesta che era ispirata dalle necessità dell'erario, ma ciò non portava la conseguenza che il ministro dei lavori pubblici dovesse rimanere colle mani alla cintola. Vi sono molte cose che si possono fare sia direttamente dallo Stato, sia mercè i consorzi delle provincie e dei comuni, per accrescere il patrimonio delle opere pubbliche del regno, senza arrecare maggiore aggravio alle finanze nazionali. Per esempio, voi vedete che la maggior parte dell'onere iscritto nel bilancio generale per opere pubbliche, dipende dalle grandi differenze che noi dobbiamo pagare per garanzie di strade ferrate. Or bene, perchè risulta una cifra così grande ? Perchè, è facile il rispondere, gl'introiti reali delle stra le ferrate sono assai tenui. È evidente, che se noi rendiamo alla gran massa delle popolazioni focile e comodo l'uso delle ferrovie arteriali, garantite, circondandole e sussidiandole, in certo modo, con opere accessorie quali sono le ferrovie secondarie, le strade ordinarie, ed altri mezzi di comunicazione, noi riusciamo anche ad aumentare gl'introiti SESSIONE DEL 1 8 6 6 — CAMERA DEI DEPUTATI — Discussioni 129 FEBBRAIO 1 8 6 6 delle ferrovie già concesse, e per conseguenza a far concorrere lo Stato con una somma minore di guarentigie. Ora tutta l'arte del ministro dei lavori pubblici, secondo me, deve consistere nel dare un maggiore sviluppo alle ferrovie già concesse per mezzo di nuove opere; e così si appagheranno le due esigenze , quella dell'erario il quale non può fare nuovi sacrifizi, e quella del pubblico, il quale aumenta le sue forze produttive. L'ideale consiste nel trasformare poco a poco le differenze che si debbono pagare sulle guarentigie delle ferrovie in altrettanti lavori. A questo concetto fondamentate sono informate parecchie delle leggi che vi ho oggi presentaie, ed altre che avrò l'onore di sottomettervi prossimamente. Anche la proposta che vi vien fatta, di una compartecipazione del Governo nella grande opera , desiderata già da venti anni, di una traversata delle Alpi elvetiche, anche questa proposta non sarà di aggravio al bilancio passivo dello Stato. Voi non ignorate, o signori, che si sono fatte delle pratiche all'estero ed all'interno per la formazione di un consorzio per l'esecuzione di quest'opera. Ed a questo consorzio io vi propongo di far accedere lo Stato, valendoci di fondi che noi abbiamo disponibili. Vi sono in primo luogo i 28 milioni, dipendenti dal traforo del Cenisio, dei quali vi ho già tenuto discorso e di cui noi potremo fra cinque anni far assegnamento sulla Francia. Un'opera così colossale, come la traversata delle Alpi, richiede per lo meni dieci anni per l'esecuzione, e ripartisce la spesa gradualmente in questo periodo di tempo. Voi vedete dunque che prima della metà di questo periodo noi avremo 28 milioni da usarsi per questo scopo. Voi sapete inoltre che la società per le ferrovie dell'alta Italia si è obbligata a dare dieci milioni per l'esecuzione di un valico delle Alpi orientali, e che alcune città italiane hanno già stanziati dei sussidi, e che all'estero sono in corso delle pratiche molto avanzate per raggiungere la somma che sarà necessaria. Dunque io credo, o signori, che voi farete buon viso alla proposta, poiché questa grande impresa che è destinata ad operare una vera trasformazione economica dell'Italia, ed a riporla nella vera posizione commerciale e politica che deve avere in mezzo agli altri paesi d'Europa, può essere promossa senza alcun immediato stanziamento sul bilancio passivo. Mi resta ora a rispondere agli appunti dell' onorevole Cadolini : egli mi domandò, perchè non sono ultimati alcuni tronchi delle ferrovie, i quali, secondo le leggi di concessione, dovrebbero già essere aperti all'esercizio. Io rispondo, anzitutto, non dover io render conto che degli atti della mia amministrazione, la quale dura da 15 o 16 mesi. Egli citò opere che ad eseguirle richiedono due o tre anni di lavoro : ora se quand' io venni al Ministero non erano peranco cominciate, io — 1026 CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 3 8 6 6 ancora aperta la linea da Brindisi ad Otranto; ma egli sa benissimo che il tronco da Brindisi a Lecce è già aperto da alcune settimane, ed in quanto al tronco da Lecce ad Otranto è impossibile che non gli sia giunta notizia della grande discrepanza di pareri che si è manifestata sul migliore tracciato da seguirsi fra le popolazioni della Terra di Otranto, polemica che ha prese proporzioni gigantesche in tutta Italia; ed io credo che i nomi di Galatina e di Martano saranno giunti al al suo orecchio. Perciò sia pure a me concesso di maravigliare che l'onorevole Cadolini non abbia tenuto conto di questa circostanza, la quale dimostra che vi sono degli interessi diversi che meritavano di essere attentamente esaminati ; ma, da quel che mi pare, egli era talmente assorto nelle sue meditazioni finanziarie che gli è sfuggita questa particolarità riguardante le opere pubbliche, quantunque assai dirado gli sfuggano le questioni che si riferiscono ad argomenti di questo genere. Non parlo della ferrovia Voghera, Pavia e Brescia, poiché ognuno sa che i lavori sono tutti appaltati ed in corso di esecuzione avanzata, e spero che saranno ultimati fra pochi mesi : che se vi furono incagli due anni fa, questi si riferiscono ad un' epoca in cui io non aveva alcuna ingerenza, e quindi non si può farmene carico ; essi però dipendevano da alcune questioni legali, che soltanto i tribunali erano in grado di decidere. In quanto al grande stabilimento di Napoli, la Camera, con un suo ordine del giorno dell'anno scorso, ha voluto indicare che l'articolo di legge, il quale prescriveva l'istituzione di quello stabilimento, fosse interpretato in un senso un po' largo. Or bene, il Governo si fece premura di far eseguire quest'ordine del giorno della Camera, e la direzione delle ferrovie meridionali ha già date importantissime commissioni agli stabilimenti industriali e metallurgici di Napoli ; sono state ordinate cioè 80 locomotive con tenders e 900 vetture e vagoni. Una voce a sinistra. Solo ordinate ? MINISTRO PEI LAVORI PUBBLICI. Sicuro, ordinate, e si stanno anzi eseguendo. Insomma ci furono ordinazioni di lavori m Napoli, il cui ammontare press'a poco finisce per equivalere a ciò che si voleva ottenere con quell'articolo di legge a beneficio dell'industria locale di Napoli. Credo anzi che quell'ordine del giorno s'informi ad un principio economico molto razionale, quello della divisione del lavoro : io penso che non sia utile che coloro i quali esercitano le strade ferrate, costruiscano anche le locomotive ; ci deve essere chi le costruisce e chi le adopera... Voci. La legge ! (.Rumori) PRESIDENTE. Prego di non interrompere il signor ministro. MINISTRO PEI LAVORI PIBBLICI. Veniamo ora alla soL'onorevole Cadolini si lamenta, che non sia stata eietà delle calabro-sicule. non poteva già farle finire in pochi mesi, a meno che non si pretendano da me miracoli, contro l'ordine naturale delle cose. Io non intendo scaricare la colpa sui miei predecessori, nè su alcuno sui ritardi ; quando si verrà a discutere di questo argomento, dimostrerò come alle circostanze e non alle persone si debba attribuire, se le opere non sono ultimate. Solo in questo momento voglio definire nettamente il limite della mia responsabilità, perchè la questione odierna versa principalmente sulla responsabilità e sulla fiducia personale. L' onorevole Cadolini mi ha domandato per qual motivo sono incominciati e non compiti alcuni tronchi delle ferrovie di Sardegna : la mia risposta è semplice : perchè non c'eran denari. Egli non pretenderà da me che, con verga magica, faccia scaturire denari dove non ve ne hanno ; mi si potrebbe muovere rimprovero allora soltanto che il Governo avesse avuti a sua disposizione i mezzi, e eh' io non li avessi impiegati per far procedere le opere ; ovvero quando io avessi mancato di fare alla Camera proposte di convenienti rimedi qualora l'esecuzione delle leggi già votate dal Parlamento si fosse resa impossibile ; ma nè l'un caso nè l'altro si è verificato. Uno fra i progetti di legge che vi ho oggi presentati, provvede appunto all'esecuzione delle ferrovie di Sardegna. Egli si meraviglia ugualmente che non siano peranco ultimati alcuni tronchi delle ferrovie romane, per esempio la ferrovia Aretina : ma io ho il piacere di annunziare alla Camera che la ferrovia Aretina è già stata percorsa dalla locomotiva sino a Torricella da due settimane, e fra poche altre settimane potrà essere aperta all'esercizio. Non si ha che da ultimare alcune opere di perfezionamento e di rassodamento ; ed io ho dippiù fondata ragione di credere, che prima de!la metà dell'anno non solo sia data all' esercizio la linea di ferrovia da Ancona a Roma, ma anche le due diramazioni l'una di Fuligno per Perugia, Arezzo, Montevarchi e Firenze, e l'altra da Orte ad Orvieto. Ma anche per ottenere questo intento, il mio collega ministro per le finanze ha presentato un apposito progetto di legge. Noi abbiamo creduto che dovesse essere sottoposto al Parlamento, sebbene si ritenesse da molti che il potere esecutivo potesse deliberare sul partito offertoci dalla società, partito che non*porta aggravio alcuno allo Stato, mentre rassicura la posizione finanziaria della società ; io spero che lo vorrete accogliere, inquantochè mercè un tal provvedimento si potrà aprire nel corso dell'anno, anzi nella prima metà dell'anno, o sul principio della seconda, le linee che vi ho indicate, oltre ai due tronchi importantissimi della ferrovialigur , quello cioè da Sestri Levante a Genova, e quello da Voltri a Savona, non che si potranno proseguire le gallerie e le opere più importanti della ferrovia stessa. mi - TORNATA DEL 25 FEBBRAIO 1866 Questa società, l'ha dovuto ammettere l'onorevole Cadolini, lavora indefessamente su parecchie linee. I lavori procedono con grandissima alacrità da Messina a Catania e Siracusa. Sapete che la linea da Trabia a Termini è stj B/fcci ultimata... Da Termini a Lercara sono più di due mila operai che lavorano. A Girgenti si sono cominciati i lavori.... {Interruzione) U PORTA. Non si lavora. MINISTRO PEI LIVORI PUBBLICI. A Girgenti le opere si sono cominciate in questi giorni. In Calabria si lavora da Taranto a Cariati con più di 2000 lavoratori. Così pure avviene da Lazzaro a Torre Alaro con 2000 lavoratori. Questo risulta da rapporti recentissimi. Insomma si è sviluppata su quelle linee tutta quella attività che è compatibile colle circostanze presenti, e non bisogna dimenticare che negli ultimi tempi anche il colèra ha infierito in quei paesi. Non minor meraviglia mi fece il rimprovero mossomi dall'onorevole Cadolini circa il poco progresso dei lavori delle strade carreggiabili nazionali nell'isola di Sicilia; egli si è fatto forte di alcuni appunti dell'egregio ispettore del Genio Possenti, che con mio gran rincrescimento non vedo su questi banchi... Una voce. Per causa del Governo. MINISTRO PEI LIVORI PUBBLICI. Maio domando a mia volta all'onorevole Cadolini: chi ha ordinato l'ispezione ai lavori di Sicilia; chi ha fatto pubblicare il rapporto dell'ingegnere Possenti ? Appena giunto al Ministero credetti mio dovere l'avere esatta contezza del come progredivano nell'isola i lavori, sui quali si erano sparse tante voci contraddittorie ; e pensando che le questioni diverse che vi avevano relazione dovessero studiarsi sul luogo da persona competentissima per scienza, autorevole ed affatto imparziale, mandai in Sicilia l'ispettore Possenti coli'incarico di approfondire sotto tutti gli aspetti lo stato del servizio dei lavori pubblici, e di dirmi intiera la verità senza riguardi. L'onorevole Possenti compì il suo mandato con tutta franchezza ; ed io, che non ho mai ritenuta infallibile l'amministrazione, volli che non solo gli uffizi governativi, ma il paese conoscesse i giudizi emessi ed i rimedi proposti da quell'ingegnere, e feci dare alla stampa la sua relazione, senza volerla ne leggere, nè studiare anticipatamente. L'amministrazione si è fatta carico delle osservazioni contenute nella relazione; e ciò è tanto vero che dopo di essa non solo tutti i fondi disponibili per la Sicilia sono impegnati, ma io ho avuto bisogno di presentarvi oggi un progetto di legge, per potere in tempo opportuno approntare le misure necessarie, onde i lavori di complemento della rete stradale nazionale non abbiano a soffrire interruzioni o ritardi. Ma si ricorderà l'onorevoli Cadolini, che ha letto il rapporto dell'ispettore Possenti, che esso non si è limitato a fare degli appunti al Governo; ma,da me sollecitato a dire tutta la verità, ne ha fatti anche degli al- tri, sui quali il Governo non può provvedere. Per conseguenza, se le provincie ed i comuni di Sicilia daranno retta ai consigli dell'onorevole Possenti, come vi ha dato i) Governo, può essere sicuro l'onorevole opponente che i lavori procederanno colà di bene in meglio. Intanto io mi aspettava, poiché si è parlato del rapporto dell'egregio Possenti, io mi aspettava che anziché farne argomento di accusavi si trovasse un titolo di lode per il Governo. L'onorevole Cadolini ha fatto delle acerbe accuse anche contro il Consiglio superiore dei lavori pubblici : 10 le respingo, ed anzi io devo protestare contro queste accuse che sono immeritate. Egli parlò di ritardo nell'esame dei progetti, ed allora io potrei dirgli, che negli anni passati, quando si presentava una quantità enorme di progetti al Consiglio superiore, poteva benissimo succedere qualche ritardo, perchè le forze degli uomini hanno limiti ; ma posso assicurare ora, che attualmente questo rimprovero non calza più, perchè gli esami dei progetti presso 11 Consiglio superiore dei lavori pubblici non si arrestano. Se poi egli parla delle difficoltà che talvolta oppone il Consiglio superiore, sia pretendendo degli schiarimenti, sia respingendo i progetti che gli sono mandati, sia ordinando che vengano modificati, allora anzi che fargliene un titolo di biasimo, questo deve procurargli, in faccia alla Camera un titolo di lode, imperciocché non c' è nulla che più pregiudichi l'andamento dei lavori pubblici quanto gli studi incompleti ; potrei citare molti esempi di opere in Italia, che sarebbero molto meglio riuscite, se si fosse impiegato qualche mese di più nella compilazione dei progetti ; e si sarebbe risparmiato molto maggiore tempo nella loro esecuzione ; così il tempo che si perde nell'esame dei progetti non è mai, a mio giudizio, tempo perduto, è tempo anzi che si guadagna nell'esecuzione dei lavori. Se poi vi è da maravigliarsi davvero di qualche cosa, si è che nella grave posizione, in cui trovasi il credito pubblico europeo, nell'invilimento dei titoli speciali delie ferrovie d'Italia non solo ma di tutta Europa, col ribasso enorme della nostra rendita, si possa far ciò che si fa attualmente. Colui che inconscio di tutto questo venisse da un paese lontano, quando avesse inteso qual è il corso dei titoli delle nostre ferrovie, e vedesse ciò che attualmente si eseguisce, rimarrebbe certamente maravigliato. Tempi migliori non possono venire se non si ristabilisce il credito delle nostre finanze. Ma il nostro credito non si rialzerà che allorquando avrete votato le leggi finanziarie: il rialzo della nostra rendita trarrà seco il rialzo dei titoli industriali, questi titoli allora si potranno vendere facilmente, si avrà denaro, ed allora le compagnie potranno fare il loro dovere senza che il Governo rimanga in continua ansietà. Che se intendeste che si dichiarino in istato di fallimento le compagnie esistenti, che cosa Terreste CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 6 poi fare? Crearne delle nuove? Ma nel generale discredito di tali imprese, nella deplorabile situazione in cui giace il credito delle ferrovie, chi vorrebbe assumere le opere che gettarono a terra le attuali compagnie? Vorreste che il Governo si assumesse di far esso i lavori? Ma il Governo potrebbe allora trovarsi nella necessità di far fronte ad impegni di 80 o 100 milioni senza mezzi di soddisfarvi. È dunque urgente di provvedere alle nostre finanze, è questa una necessità assoluta. Se la situazione de'nostri lavori'pubblici è migliore di quello che possiamo aspettarci ; se con ripieghi si può ancora andar innanzi per qualche tempo, pure se non si adotta un rimedio radicale per l'assetto delle nostre finanze, non vi è nessun ministro che possa rispondere del progresso futuro dei lavori. Per conseguenza, non solo come membro del Gabinetto, non solo come cittadino italiano, ma particolarmente come ministro dei lavori pubblici io n> n posso a meno di seguire colla massima trepidanza la questione delle nostre finanze, e sto in attesa delle deliberazioni che sarete per prendere. Certamente è assai grave di dover votare delle nuove leggi d'imposta; ma dovete essere animati a votarle anche dalla considerazione, che desse sono collegate alle nostre opere pubbliche, le quali sono destinate a moltiplicare le forze produttive del paese, e ad assicurare i destini della patria. PRESIDENTE. Si dà atto al signor ministro dei lavori pubblici della presentazione degli enunciati progetti di legge che saranno inviati agli uffici. I deputati Nisco, Morelli, Mancini Gerolamo, Pugliese, Corte, Ronchey, Grossi ed altri domandanó che la Camera resti in seduta permanente sino alla votazione della proposta di legge per l'esercizio provvisorio. (Sì ! sì !) Si dà lettura di due ordini del giorno stati inviati al banco della Presidenza. II primo è del deputato Marazio : « La Camera prende atto delle dichiarazioni del Ministero, e confidando che esso darà opera efficace alle riforme radicali nell'amministrazione e al compimento dell' integrità e dell'unità nazionale, passa alla discussione degli articoli. » L'altro è del deputato Sanguinetti : « La Camera confidando che il Ministero proseguirà nella via delle economie, delle riforme radicali e della politica, che deve condurci al compimento dell' unità nazionale, passa alla discussione degli articoli. » RASPOM (ìIOVAlCHIINO. Signori, quantunque gli esempi che vengono dall' alto siano sovente imitabili, io non imiterò questa volta l'onorevole ministro della guerra, che ha dato alla sua tesi un così ampio svolgimento. Il tempo è prezioso. Noi eravamo qui chiamati a discutere l'esercizio provvisorio dei bilanci, e la discussione si è talmente ampliata , che ogni ramo dell' am- ministrazione e del governo dello Stato è stato trattato dai differenti oratori che si sono succeduti. Io mi preoccupo intanto della necessità in cui siamo di votare la legge, poiché se si tardasse più oltre , il mese passerebbe, ed il Ministero sarebbe obbligato ad assumersi per decreto reale quei poteri che legislativamente dubbiamo conferirgli. Per quest'avvertenza io conchiudo alla necessità di affrettare la chiusura di questa discussione. Io non chiedo la chiusura, o signori, per una speciale ragione, ed è che alcuni dei più importanti oratori che seggono in differenti banchi di questa Camera debbono ancora esprimere la loro opinione, ed io tengo assaissimo a che la Camera conosca pure il pensiero di questi uomini autorevoli. Qneste mie dichiarazioni s-aranno , se non altro, a voi di garanzia che il mio dire sarà breve; ed io diffatti non intendo altro che di spiegare i motivi, e di precisare esattamente ii carattere di un ordine dei giorno che sono per presentare alla Camera. La discussione si è protratta lungamente ; il Ministero è stato vivamente attaccato da più lati della Camera. Nelle condizioni nelle quali si è trovato il Ministero ha deito : Voi dovete darmi un voto netto ed esplicito affinchè non manchi a me la forza morale per continuare a reggere il paese. Questa dimanda io l'ho trovata al tutto giustificata, e quindi io dichiaro senza ambagi alla Camera, che il voto che mi propongo di dare al Ministero, coll'ordine del giorno che presenterò alla Presidenza, è un voto di appoggio al Ministero presente. Io non ritengo molto esatta la parola di voto di fiducia, parola della quale si è abusato in passato e sempre e che trovo poi inesatta di più, oggi in cui si tratta di un'amministrazione la quale non istà al potere c he da un mese circa a questa parte. Un voto di fiducia è giusto chiedere, allorquando il Ministero per una serie di atti ha fatto ampiamente conoscere i suoi intendimenti. Ciò non toglie pei ò che il Ministero attuale non abbia diritto di chiedeie un suffragio che gli dia forza, qualunque sia la denominazione che vuol dargli, ed io darò un voto, pel quale la Camera dichiari nettamente che essa vuole appog giare il Ministero, per rivestirlo di quell'autorità che gli è necessaria per superare le immense difficoltà in cui versa il paese sotto ogni aspetto. Ne faccio questione di programmi L'onorevole Rattazzi diceva : il Ministero non ha programma. Ma quand'anche l'avesse fin dal suo apparire scritto o pronunciato, è evidente che ciò poco monta, poiché l'interessante è che siano attuati i principii in un programma dichiarati, e non è che col tempo che si può conoscere, se un Ministero ha adempiuto a quelle promesse che nel programma ha fatte. Io voglio adunque, o signori, dando questo voto, ap* TORNATA DEL 25 FEBBRAIO 1866 poggiare e mettere il Ministero in condizione tale che io possa con maggior fondamento giudicarlo allorquando avrò udito che gl'intendimenti da lui manifestati in alcuni suoi discorsi, corrispondono agli atti suoi. L'ordine del giorno che io propongo alla Camera riserva le leggi finanziarie. Egli è evidente che tale questione deve essere riservata. Come potrebbe essere altrimenti? La Camera ha adottato una deliberazione che pare a me ottima, quella della nomina di una Commissione che direttamente esaminerà le leggi di finanza presentate dall'onorevole Scialoja; evidentemente se con questo partito non si ottiene questa volta un soddisfacente resultato, è da disperare che questo risultato si ottenga mai. La Commissione è riuscita composta degli uomini più competenti che seggono fra noi, e compostain modo che si equilibrano in essa i diversi partiti della Camera.Io faccio quindi il maggiore assegnamento su di essa, e quando sarà alla Camera noto il risultato degli studi della medesima, la Camera discuterà allora sul sistema finanziario di recente a lei presentato e sulle leggi speciali in esso sistema contenute. Intanto, per giustificare questo mio voto di appoggio al Ministero, dirò brevemente quali sono le mie preoccupazioni principali, quali gl'intendimenti miei. Il primo pensiero che in me domina ogni altro è la necessità del pareggio del bilancio, ma in questo evidentemente noi siamo tutti d'accordo, e non avvi partito nella Camera che non si preoccupi di tanto argomento. È quindi inutile estendersi sopra questa quest ione, la quale rimane intieramente devoluta all'esame degli uomini più competenti della Camera in materia finanziaria, che compongono la Commissione, alla quale ho teste accennato. Noi dobbiamo inoltre provvedere alla politica estera in modo conforme alla nostra dignità e ai nostri interessi. Noi dobbiamo conservare nel consorzio delle nazioni europee quel posto che spetta all'Italia. A questi concelti non ha mai mancato, a mio credere, l'onorevole generale La Marmora ; e dalla lettura dei documenti diplomatici del Libro verde, e dalle spiegazioni da lui date ieri alla Camera, io credo che possiamo essere rassicurati sulle sue intenzioni. Egli è evidente che il nostro compito è quello di mantenerci strettamente alleati colle due potenze occidentali dell'Europa, la Francia e l'Inghilterra. Questo io credo sia il principio che abbia prevalso in tutti i Ministeri che hanno seguitata la politica del conte di Cavour; e questa io credo sia pure la politica dell'onorevole generale La Marmora, che presiede il Gabinetto attuale. Quanto alla Spagna l'onorevole generale La Marmora ha detto ieri, in risposta all'onorevole Rattazzi, non essere conveniente pel momento alterare la situazione esistente. Io pure credo che sia conveniente che i rapporti attualmente esistenti fra la Spagna e l'Italia sia.no mantenuti affine di preparare ed avviare un' al- leanza più intima con quella nazione, allorquando sarà chiamata per necessità della propria conservazione e per l'irresistibile influsso delle idee liberali a prendere allato alla Francia e all'Inghilterra quel posto e quella attitudine politica che le compete. Quello che poi sopratutto deve prefiggersi la politica nostra, è di mantenere inviolato il programma nazionale, dimodoché niun dubbio possa concepirsi di abbandono del reintegramento totale del territorio italiano. A quest'attitudine necessaria dell'Italia è strettamente collega! a la quistione dell'armamento nazionale, poiché evidentemente non può rivendicarsi la Venezia, senza avere il sussidio di poderoso esercito. Lungi dunque dal pensiero di stabilire rapporti coll'Austria, sarebbe il caso di esaminare seriamente la questione dell'armamento nazionale, poiché egli è chiaro che noi dobbiamo mantenere l'armata nostra in tali condizioni da poter provvedere ad ogni eventualità di aggressione che si presenti. L'armata nostra è sul piede di pace ; ma è necessario si approfondisca, se la sua forza sia tale da metterci al sicuro contro ogni eventualità impreveduta ; io non disconosco tutta l'importanza di questo oggetto, e perciò sarei d'avviso che dovesse tal materia trattarsi ampiamente in occasione della discussione sul bilancio della guerra. Per mia parte crederei prematuro ora esprimere il mio avviso sulla sistemazione delle nostre forze, e nella discussione del bilancio della guerra potranno pronunciare il loro giudizio gli uomini più competenti in questa materia che seggono nella nostra Camera. Ora, signori, rimane a ricordare la questione amministrativa interna, intorno alla quale oggidì sono principalmente rivolte le preoccupazioni di tutta la Camera. Qui si presenta innanzi tutto una considerazione. Tutti noi, o signori, siamo stati eletti sotto l'impero, sotto l'incubo dei difetti di un'amministrazione interna, che evidentemente vuole essere corretta. Io non avrei bisogno d'indicarvi i mali che ci aggravano in fatto d'amministrazione; cause forse piccole, le più inavvertite, hanno prodotto effetti gravi. Ognuno di noi, se ripensa alle condizioni del proprio collegio, troverà sotto quale influsso d'idee fu deposto il voto, e quali ragioni hanno determinato la scelta degli elettori. Io non ho b sogno di parlarvi della complicazione dell'amministrazione nostra ; è questa una lagnanza universale ; ognuno di noi ha ricevuto e riceve sollecitazioni di ogni genere, e prime tra queste, quelle che concernono un più pronto pagamento dei creditori dello Stato ; gli appaltatori quante volte si fanno girare perchè sia loro pagato quanto è dovuto ! Ognuno di noi conosce queste cose, e se sono fatti di non grande valore, eccitano nondimeno notevole malumore. Io credo di dover citare alcuni altri argomenti di lagnanza, e solo mi duole di prolungare alquanto la discussione. : - 1030 CAMERA DEI DEPUTATI — ma sono in obbligo eli farlo, perchè ognuno si persuada quanto sia necessario d'insistere su questa materia. Per esempio, abbiamo le difficoltà insorte per l'applicazione dei nuovi Codici e la questione della tariffa giudiziaria. È difficile molto farsi un'idea del malcontento che si è prodotto in molte provincie italiane per il ritardo che ha posto il Governo nella pubblicazione delle leggi transitorie per l'attuazione dei Codici e del regolamento per l'esecuzione del Codice di procedura pei regno d'Italia. Ciò è stato causa di una specie di sollevazione dei legali e procuratori del regno ; nè qui si è fermato il male, poiché mentre con un decreto del 31 dicembre si annunziavano le nuove tariffe giudiziarie e i registri di cancelleria, avveniva che queste tariffe e questi registri non erano pubblicati che molto tempo dopo. Sarebbe qui forse il caso di vedere, se quel decreto, fosse costituzionalmente emanato dal Ministero di grazia e giustizia, ma io non voglio suscitare questa questione, perchè non faccio adesso che narrare la causa del malcontento che si è sollevato per questa materia in alcuna delle nostre provincie, anzi io credo in tutte. Ciò nullameno io pregherei l'onorevole ministro eli grazia e giustizia a voler esaminare con maturità questa questione, poiché io ritengo che è degna della più grande sollecitudine per parte del Governo. Certo sono a sua notizia i convegni che si sono tenuti dai procuratori di Firenze, e quelli tenutisi in Bologna di recente. Sarà pure utilissimo che la Camera esamini prontamente il progetto di legge che concerne le tariffe giudiziarie. Nè a queste sole si limitano le cause dei rancori e dei malumori molto gravi che sussistono; avvene anche un'altra procedente dalla pubblicazione del nuovo Codice civile. In forza di questo Codice viene abrogata la facoltà agli analfabeti di firmare colla croce, e i testimoni gli atti e le cambiali. Egli è evidente che in un regno il quale conta disgraziatamente 18 milioni di analfabeti non può che recare una grave perturbazione il togliere questa facoltà di firmare cambiali a una quantità di piccoli industrianti che hanno d'uopo ricorrere al eredito, e questo inconveniente è maggiormente sentito in Romagna ove esistono numerose Casse di risparmio istituite appositamente e nel modo più acconcio per sovvenire il piccolo commercio. Questo che pare così enunciato non grave sconcio dovrebbe essere esaminato davvicino dall' onorevole ministro di grazia e giustizia per farsi un concetto esatto del malumore che produce. Ad altro argomento converrebbe pure portare lo sguardo. L'onorevole mio amico il ministro dell'interno sa come la sicurezza pubblica non sia dappertutto sufficientemente guarent ta; sa inoltre che il servizio che si presta dalle guardie di pubblica sicurezza è ben lungi dall'essere soddisfacente; i reclami che vengono pel servizio prestato da esse si ripetono dovunque e sempre, SESSIONE DEL 1866 e sono tanto più degni di essere presi in seria considerazione dal Governo in quanto i municipi sono obbligati per legge a pagare la metà della relativa spesa. Non è senza fondamento che i municipi, e che i cittadini dicono : se noi paghiamo le guardie di sicurezza pubblica, siamo in diritto di pretendere quella sicurezza che ci manca. Io qui non solleverò la questione, se sia il caso di togliere del tutto tali guardie, ed affidare l'intiero servizio ai carabinieri reali, accresciuto per quanto occorra; ma mi limito appena ad accennarla. Certo è che un provvedimento è necessario, poiché un grave imbarazzo arreca al potere esecutivo, quando un Consiglio municipale respinge l'assegno per le guardie di pubblica sicurezza nei bilanci comunali, e la prefettura è obbligata a fare iscrivere d'ufficio la somma, malgrado il municipio. Mi permetta pure l'onorevole ministro dell'interno che io chiami la sua attenzione sopra il fatto delle gravi difficoltà che si addossano sulle spalle dei sindaci e delle Giunte municipali. Se noi volgiamo lo sguardo a molte delle nostre città, anche tra le principali del regno, noi ne troveremo moltissime ove la Giunta dimessa sistenta a ricomporla, ove si ha difficoltà improba a trovare un sindaco. Sapete voi, o signori, da eh© proviene questo fatto ? Certo non proviene da mancanza di devozione al proprio paese per parte dei cittadini di quei comuni, piccoli o grandi che sieno, ma proviene soltanto dal complicato an-lamento dell'amministrazione pubblica. Oggi i sindaci, o chi per essi, sono diventati agenti volgari di ogni ufficio d'amministrazione governativa. Si giunge, a mo'd'esempio, a scrivere ad un sindaco che c'è bisogno per quel tal impiegato d'un alloggio, e s'incarica il sindaco eli provvedere d'alloggio l'impiegato ; in altra occasione, sia da una direzione delle tasse, o delle dogane, s'impone un'operazione ad essa che evidentemente non è prescritta né in nessuna legge, nè in nessun regolamento; nè si limitano in questo caso gli agenti governativi a pregare i sindaci a volerli aiutare a fare quel determinai o servizio, ma vi dicono: nel termine preciso di giorni tanti voi dovete aver eseguita quest'operazione, che è necessaria per il buon andamento del servizio pubblico. E di molte altre incredibili esigenze taccio per amore di brevità. Insomma, per quanto grande sia l'abnegazione dei sindaci e delle Giunte municipali, io ritengo fermamente che se noi andiamo innanzi di questo passo, non troveremo più uomini così pieni di abnegazione che vogliano occupare simili cariche. Io prego dunque vivamente l'onorevole ministro dell'interno a volere prendere nella maggiore considerazione questa condizione di cose, imperocché i municipi in Italia hanno per le tradizioni loro una importanza assai maggiore che in Francia ed altrove. Chiamo poi specialmente l'attenzione dell'onorevole ministro sui — 1031 TORNATA DEL 2 5 municipi, onde vegga modo di portare qualche modificazione allo stato presente delle cose, diminuendo le attribuzioni municipali, imperocché la prosperità dell'Italia è strettamente legata colla prosperità e soddisfa/ione dei comuni, e finché questi non siano soddisfatti non vi fidate sopra quell'apparenza di prosperità e di quiete pubblica che regna intorno alle sfere governative. Che se dovessi ritornare sul passato potrei mostrarvi in ordine ad amministrazione, in ordine ad applicazione di leggi, quante volte si è proceduto con troppa fretta e con nonjjsufficiente ponderazione, e quante volte il regolamento abbia invaso il limite della legge, e così per questi fatti si siano destati rancori che certamente si potevano evitare. Io tutte queste cose le dico per dare un'idea dei molti e così svariati mali, ai quali si deve provvedere, né sono così stolto da credere che ci si possa riparare in un sol momento. Io nutro fiducia che l'onorevole ministro dell'interno darà opera, onde migliorare questa condizione di cose, e tanto più ne sono convinto, in quanto ci espresse gl'intendimenti suoi in fatto d'amministrazione, ed ha presentato per primo un progetto di legge per l'abolizione delle sotto-prefetture e dei circondari, che, mentre risponde ad un concetto d'economia, è un principio di semplificazione negli ordinamenti amministrativi. Questo progetto contiene eziandio la facoltà richiesta d'introdurre mutamenti nelle circoscrizioni territoriali, ma le dichiarazioni fatte di valersi eccezionalmente di tal facoltà per provvedere all'amministrazione in provincie troppo vaste valgono a rassicurarci sugl'intendimenti del ministro. Egli ha inoltre accennato ad un'idea che mi pare ottima, ed è quella di semplificare il servizio amministrativo, concentrando nelle prefetture i servizi principali dei differenti Ministeri, tranne quelli della guerra e della giustizia che dovrebbero avere rapporti diretti col dicastero superiore, ed io faccio voti, perchè questo progetto sia prontamente elaborato, onde essere posto in atto. Noi dunque possiamo dir francamente che il Ministero si è ispirato ai medesimi sentimenti nostri in fatto di amministrazione. Ripeto però che dato questo voto d'appoggio al Ministero, voto che coscienziosamente gli dobbiam dare per la salute del paese e per un complesso di considerazioni politiche e amministrative e che sarà per parte nostra sincero e senza ambagi, noi però dobbiamo dirgli in pari tempo che saremo vigili sindacatori del suo operato, e che lo giudicheremo dagli atti suoi nell'avvenire con tutta quella imparziale inflessibilità che richiede l'ognor più critica situazione d'Italia. Esaminiamo ora, o signori, se non vi sono ragioni ancora più gravi per dare al Ministero quel voto che ho formolato nell'ordine del giorno che sto per presentare alla Camera. Volgiamo innanzi tutto uno sguardo — FEBBRAIO 1866 alle condizioni del credito pubblico in Italia; esse, non ho bisogno di dirvelo,sono deplorabili. A l ribasso straordinario della nostra rendita risponde un ribasso di tutti gli altri valori fiduciari. Una crisi ministeriale aggraverebbe grandemente siffatta condizione dei nostri titoli. Signori, voi dividete tutte le ansie e le preoccupazioni generali riguardo alle condizioni finanziarie del paese, le quali sono tali che primo nostro dovere è quello di esaminare le leggi di finanze nel più breve tempo possibile. Che cosa accadrebbe, o signori, se avvenisse un cambiamento di Ministero fra pochi g ; o r n i ? Ne avverrebbe che cambiando Ministero verrebbe meno la materia che è sottoposta all'esame della Commissione nominata dalla Camera p e r l e leggi di finanze e posso dire senza esitanza che si avrebbe un ritardo di uno o due mesi prima che la Camera fosse chiamata a dare il suo giudizio sopra un programma finanziario che corrisponda ai bisogni del paese, e presieda alla sistemazione delle nostre finanze. Ma, signori, avvi un'altra considerazione tutta politica ed è quella della posizione interna della Camera. Nella condizione attuale dei partiti, credete voi che sia utile cambiare un'amministrazione, o non sia meglio piuttosto dar tempo a che i partiti si formino, e si costituisca una maggioranza animata da principi omogenei ? L'onorevole generale L a Marmora nella sua orazione di ieri ci diceva (ripeto il concetto, non le parole) : il Ministero nostro, che non appartiene ad alcun partito, è quello che più conviene ad una Camera così frazionata e divisa, dal che si potrebbe indurre che sarebbe a desiderarsi che la Camera rimanesse quale è attualmente scissa e divisa per rendere possibile il Gabinetto attuale. Non è questo, o signori, il mio concetto ; io credo necessaria la presenza al potere del Ministero perchè sotto di esso possa costituirsi quella maggioranza che è necessità dell'organismo parlamentare ; un cambiamento di Gabinetto sarebbe una nuova sosta alla composizione di una maggioranza. Ma l'onorevole generale L a Marmora accennò ancora a coalizioni ; io non so veramente qual fosse l'intendimento dell' onorevole presidente del Consiglio quando parlava di coalizione. Difficile è potere presumere alcun che di vero in tanto frastagliamento di partiti, ma io vi dichiaro francamente che non è a mia conoscenza che tali tentativi esistano; una cosa però dichiaro con egual franchezza ed è che, a mio avviso, se non avvi coalizione dovrebbe però esservi e cercarsi fusione. Questo io desidero v i v a m e n t e , e per quanto io possa colle deboli mie forze procurerò che avvenga una fusione tra gli uomini d'ordine i quali vogliono mantenere intatto nel Governo il principio di autorità» CAMERA DEI DEPUTATI fra quegli uomini infine , qualunque sieno i banchi in cui seggono, i quali non vogliano che l'iniziativa popolare si estenda oltre quanto è consentito dalla dignità del Governo e dai grandi interessi della nazione. Su queste basi si deve costituire una maggioranza la quale sarebbe il prodotto di una vera fusione, non mai di una coalizione. E qui dopo di avere spiegato il voto che io sto per dare, voto che io intendo dia forza al Ministero onde governi con autorità di fecondi risultati lo Stato, e che ci ponga in grado di sciogliere più prontamente la questione finanziaria, null'altro mi rimane che leggere l'ordine del giorno che depongo sul banco della Presidenza, e che è concepito in questi termini : « La Camera in attesa della discussione delle leggi finanziarie, approva l'indirizzo del Ministero e passa alla discussione degli articoli. » MORDINI. La Camera permetterà che prima che io entri a parlare nel merito della quistione , spenda alquante parole per cosa che mi riguarda personalmente. Mi vi astringe la menzione che l'onorevole Minghetti fece nel suo discorso di taluni programmi sottoscritti da uomini che siedono su questi banchi. Mi vi astringono anche maggiormente le parole proferite a questo proposito dall'onorevole ministro dell'interno. Il primo lodava il senso pratico di quei programmi; il secondo mentre parlava delle cose in essi contenute chs potevano essere, egli diceva, sottoscritte anche dall'uomo più moderato, poneva in rilievo la perdurante simpatia dello scrittore per quegli uomini, i quali, a suo avviso, vagheggiavano un ideale che si estendeva oltre i confini dell'odierno possibile. Di quelle scritture io sono l'autore. Ma non convengo nel nome troppo fastoso che si è voluto dar loro di pi'ogrammi. Furono due lettere che io scrissi fra la seconda quindicina di dicembre, e i primi di gennaio: l'una ai miei elettori di Borgo a Mozzano, l'altra ai miei elettori del terzo collegio di Palermo pel quale optai. Io le scrissi senza alterigia di concetto , le scrissi senza la menoma idea di supremazia di fronte a tanti miei onorevoli colleghi, i quali dividono le stesse mie opinioni e molto più valgono di me. Ma le scrissi per un vivo sentimento di dovere, per un profondo convincimento di far atto di buon cittadino, richiamando la pubblica attenzione sopra la questione che allora pareva che fosse, ed era veramente, la più urgente, vale a dire la costituzione dei partiti e la formazione della maggioranza nella Camera. E poiché gli uomini politici sopra ogni altra cosa prediligono il partito nel quale sono sempre fedelmente vissuti e pel quale hanno a vicenda o sofferte o goduto, così io mi occupai a preferenza del mio partito, le linee principali tracciando di quella che io credeva dovesse essere la sua condotta, perchè senza smanie, senza impazienze, senza raggiri ed operando sem- SESSIONE DEL 1866 pre alla luce della pubblica discussione, potesse diventare partito governativo ed acquistare la certezza di vedere in un dato giorno trionfare costituzionalmente le sue opinioni ed i suoi principii. Io non dirò come la forma, che fu ritenuta molto temperata, di quelle scritture, contribuisse a far passare per moderatissima poi la sostanza, e non dirò come da più parti venissero supposizioni ed insinuazioni d'intelligenze prese con alcuni onorevoli colleghi miei che tengono un posto eminente nei loro rispettivi partiti. Io debbo dichiarare che quei tali i quali fantasticavano di simili supposizioni ed insinuazioni perdevano di vista che in quelle stesse lettere io, come membro della sinistra, dichiarava di essere completamente avverso a qualunque sorta di combinazione segreta. Nè questo è mio sistema dell'oggi solamente: lo è stato di tutta la mia vita parlamentare, e se taluno vi ha fra gli avversari miei, non dico personali, perchè non credo averne, ma politici, che ritenga di poterlo fare, io gli sarò grato se vorrà farsi avanti per attestare il contrario. Disprezzando pertanto quelle insinuazioni, io fui contento del risultato, perchè la pubblica opinione vivamente discusse la mia tesi. Ora, o signori, avendo il ministro dell' interno portato in campo le mie simpatie per gli uomini più avanzati del partito, al quale ho l'onore di appartenere, per quelli che vagheggiano un ideale posto fuori dei confini dell'odierno possibile, io, come ricorderete, non volli lasciare la Camera sotto l'impressione delle parole dell'onorevole ministro, e immediatamente sorsi per rispondere come io non avessi mai inteso, nè avessi mai potuto intendere di recare una tale onta a' miei colleghi, e come mi meravigliassi anzi che un ministro dell'interno avesse potuto per un momento solo supporre o ritenere l'esistenza nella Camera di un partito incostituzionale. Aggiungo adesso qualche cosa di più, e dico che anche stando rigorosamente ristretti dentro i confini della Costituzione, vi possono essere questioni economiche, amministrative, politiche, sulle quali si vagheggi da taluni un ideale che non è nell'odierno possibile. Potrei citare molti esempi, ma mi contenterò di uno solo, che mi compiaccio trarre dalla vita parlamentare dell'onorevole Chiaves. Voi tutti rammenterete, signori, come nella passata Legislatura dal suo stallo di deputato l'onorevole Chiaves proponesse alla Camera che si facesse una circoscrizione elettorale nelle provmcie sottoposte alla dominazione pontificia, e si convocassero! collegi. Ora io vi domando se fosse allora ed oggi possibile la proposta dell'onorevole Chiaves. (Bene! a sinistra) Questa è la risposta che do pel mio fatto personale all'onorevole ministro dell'interno. Aggiungo poi che tale e tanta è la stima ed il reciproco rispetto di tutti i partiti in questa Camera, che — 1033 TORNATA DEL 25 deve venire sbandito l'ungi da noi il più remoto sospetto della mala fede e della slealtà. Siamo tutti patrioti in questa Camera, siamo tutti devoti al Plebiscito; e se fosse possibile (ma non lo è) che si potesse trovare un grado maggiore di devozione al Plebiscito, signori, bisognerebbe venire a trovarlo su questi banchi. (Benissimo! a sinistra) Ma, lo ripeto, ciò non è possibile; tutti siamo eguali nel rispetto dovuto al Plebiscito ed allo Statuto. Adesso entro a parlare del merito della questione. L'onorevole presidente del Consiglio terminava ieri il suo discorso richiamando il serio esame della Camera sulla situazione presente, ed invitandola a prendere un'energica risoluzione. Dalla conclusione dell'onorevole presidente del Consiglio io voglio prendere le mosse pel mio discorso. • Non vi è cittadino italiano, signori, il quale non si senta profondamente conturbato quando considera le penose condizioni nelle quali si trova oggi la patria nostra! E se il divino poeta le cui spoglie mortali furono non ha guari scoperte nella patria dell'onorevole preopinante, ne insegna che non vi è maggior dolore che il ricordarsi del tempo felice nella miseria, il turbamento diventa sempre maggiore quando il pensiero, sorvolando agli ultimi anni trascorsasi riporti al 1860. Allora l'entusiasmo, la fede, la forza morale, lo sbigottimento, la trepidazione, la paura dei nostri nemici ; allora le speranze febbrili degli schiavi a noi rivolte, allora il rispetto degli amici, l'ammirazione del mondo intero per la nostra giovane nazione, che, appena nata già si mostrava in tutto lo splendore della gioventù e della forza, e trionfava armata di molti fra i suoi più crudeli nemici, e nell'impeto del suo fervore già si riprometteva di poter proclamare da Venezia il trionfo delle nazionalità, e da Roma la fine della tirannide del pensiero e della coscienza ! (Segni di approvazione) Non c'è bisogno di dimostrazione, o signori, per intendere come sia fatale per un popolo la sosta dopo una vittoria! Non c'è bisogno di dimostrazione per intendere come sia necessaria la sosta dopo una sconfitta! Io potrei citarvi molti esempi, signori, in questo secolo in cui viviamo. Guardate la Prussia feudale, altera delle vittorie del Gran Federico costretta nella persona del suo re a subire le umilianti condizioni di Napolene I: guardate la nobile e generosa Francia, che dopo aver fatto sventolare il vessillo tricolore in tutte le capitali di Europa, è costretta a subire essa stessa la umiliazione straziante di una occupazione straniera e di una indennità di guerra di cui non si era avuto mai fin allora l'esempio! Guardate la .Russia, dopo Sebastopoli, forzata a concentrarsi. E per non uscire d'Italia, guardate iL nobile Piemonte dopo Novara: Bustone bel 1866 — Camera dei Deputati — Discuukmi 130 FEBBRAIO 1866 per salvare la patria italiana dovè subirò durissime condizioni di pace. Dopo una vittoria però la sosta non è più plausibile, o signori, sopratutto se questa vittoria non sia definitiva. Ora si poteva sperare mai che l'Italia, dopo la liberazione delle provincie napoletane, siciliane, marchigiane e dell'Umbria potesse costituirsi, quando congiurate ai suoi danni le restavano sui fianchi Roma papale ed Austria? Poteva mai dimenticarsi che a quel trionfo straordinario erano concorse, da patto nobilissimo congiunte, le forze ordinate del Piemonte e le forze popolari, dalle quali si gloria di trar la origine sua la presente sinistra ? Si poteva mai perdere di vista che molti e molti erano i milioni di uomini chiamati a comporre il nuovo regno, i quali, per colpa delle male signorie non educati al culto della libertà e della unità, volevano essere attirati ed avvinti alle sorti della patria redenta mediante le vittorie proseguite o i materiali benefizi? Vedete: nel 1859 l'Italia obbediva alla legge costituitiva e impulsiva del proprio moto, e da questa città splendida di tante gloriose memorie, da questa città,incoraggiante e plaudente il popolo, partiva il primo segnale della resistenza diplomatica ai patti di Villafranca, ed in questa stessa àula ove parliamo oggi si distruggeva l'autonomia toscana, si proclamava l'annessione, si chiamavano le genti italiche a congiungersi in una sola famiglia e sotto una sola legge. Il gran fatto avendo trovato un'eco istantanea a Bologna, a Parma ed a Modena, suscitò nell'Italia centrale quel miracolo di concordi voleri che rese immortale il periodo delle annessioni. In sullo scorcio del 1860 invece un fatale errore travolse la lucida e ardita mente del conte di Cavour. Egli, il grand'uomo, inebriato dalla vittoria, si credè forte, padrone della situazione, rifiutò l'aiuto nostro che era stato disinteressato, volle fare da sè, e co'suoi solamente ordinare, unificare lo Stato, rendere gloriosa e potente l'Italia. Lo scopo era splendido ; ma le forze non bastavano; quell'audace tentativo doveva cadere, come cadde, cogli Austriaci che si rifacevano della sconfitta patita, colla reazione borbonica e col brigantaggio; coi clericali inaspriti,inveleniti, non domi, e col partito avanzato ostile. A proposito del quale io debbo qui ricordare, signori, come nella passata Camera, più di una volta esso offerisse il proprio concorso, dicendo : noi non domandiamo che una cosa sola : riassumete la gloriosa impresa, capitanateci, noi saremo con voi; a noi non fu grave mai alcun sacrifizio per la patria; noi vi seguiremo, saremo i più fedeli compagni vostri. Io sono sicuro che se il conte Cavour fosse ancora vissuto, in breve tempo si sarebbe ritratto da quel pericoloso sentiero in cui, secondo il costume consueto suo, si era cacciato dentro: che se chiarir si potesse oggi che egli avrebbe persistito sino all'ultimo, ebbene, io repu- CAMERA BEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 6 terei avventar osa la sorte che ebbe il grand'uomo di soccombere sotto quella fatica immane prima di coglierne e assaporarne gli amari frutti. Nessuno è oggi, o signori, che non veda a quai mali passi ci abbia condotti la politica inaugurata nel 1860. I fenomeni politici che oggi si manifestano all'estero, mostrano che l'Italia non possiede il grado d'influenza che le spetta. Ma l'onorevole presidente del Consiglio ieri vi diceva : ci sono i riconoscimenti. Io pure, come qualunque altro italiano, il quale desideri che dalle nazioni civili sia reso omaggio alla dignità nostra, alla nostra indipendenza, alla nostra nazionalità, come qualunque altro italiano il quale desideri che sempre più si estendano i rapporti di buona amicizia fra noi e le altre nazioni, 10 pure apprezzo quei riconoscimenti ; ma faccio osservare che il riconoscimento della Spagna fa consigliato al Governo di quel paese da una ragione essenzialmente religiosa : che il riconoscimento della Baviera, il quale venne tanto encomiato per la sua spontaneità dall'onorevole generale La Marmora, fu consigliato da ragioni commerciali e religiose: che i riconoscimenti degli altri Stati germanici furono consigliati tutti da perentorie necessità commerciali. Se l'Italia fosse stata forte, se non fosse stata sbagliata la sua politica sin dal 1860, quei riconoscimenti gli avreste avuti prima. Non si disconosce impunemente, o signori, una nazione potente, ed io qui ricorderò il motto sublime di Napoleone I il quale diceva : La repubblica francese è come 11 sole, guai a chi non la vede. L'onorevole presidente del Consiglio veniva ancora parlando del felice cambiamento che si va facendo nella pubblica opinione in Francia a favor nostro, e della benevolenza che ad esempio del suo imperatore nutre per noi quel nobile e fortissimo popolo. Io apprezzai degnamente questa dichiarazione, e vi dico con franchezza che ne trassi argomento speciale a rendere meno penosa l'impressione risentita, leggendo che nell'indirizzo del Corpo legislativo francese in mezzo agli applausi si era dichiarato che il potere temporale era inseparabile dalla Chiesa romana. I fenomeni politici che si manifestano nell'interno sono : rinvigorimento di sue delittuose speranze nel partito avverso alle nostre istituzioni, depressione di animo nel partito liberale interno, malcontento generale, profondo. La sfiducia è all'ordine del giorno. Dovunque si conversi e si ragioni di cose pubbliche, dagli intimi crocchi ai pubblici convegni nostri, ed ai mercati europei trovate, lo ripeto, all'ordine del giorno la sfiducia, che si traduce sul listino delle Borse in un rinvilio continuo dei nostri pubblici valori. Di fronte a questa situazione sta il Governo La Marmora colla sua amministrazione. Ora, o signori, se una mente unica e stabile, non multipla, non vagante debba presiedere ai Consigli della Corona, mens agitat molem, se nel Ministero debbono appuntarsi come in una sintesi suprema i concetti minori che distribuiscono e mantengono il moto nella macchina amministrativa, se il Ministero deve essere l'espressione animata, vivente della maggioranza, se, come fu saviamente osservato, deve essere l'espressione di un principio, di un sistema, di un programma, la Camera guardando a quei banchi non può dire se non questo : noi abbiamo un Ministero acefalo. (Mormorio) Rifletta la Camera al periodo di tempo trascorso dagli ultimi di settembre del 1864 a oggi, rifletta ai frequenti cambiamenti, al continuo avvicendarsi, all'urto, al conflitto di opposti concetti nei vari Ministeri, e finirà per conchiudere che il carattere distintivo dell'amministrazione presente è l'assenza dai Consigli della Corona di una mente che informi, presieda, diriga, governi o, in altri termini, la confusione. Il generale La Marmora sente una grande repugnanza per due parole, quella di rivoluzione e quella di programma. Egli non crede alla rivoluzione, nega l'esistenza sua, tutt'al più la battezza col nome di risorgimento, parola che sbucciò fuori nel 1848 in Piemonte. Quando si parla al generale La Marmora di rivoluzione, ei vi risponde colle leggi meccaniche e colla distruzione. Che leggi meccaniche e che distruzione, o signori ! Si vantano bene delle loro rivoluzioni gl'Inglesi, gli Americani, i Belgi, ne parlano con entusiasmo i Francesi, e lo stesso imperatore Napoleone più volte ha proclamato ed esaltato gl'immortali principii dell'89. Perchè il generale La Marmora non riconosce ancor esso la nostra rivoluzione ? La nostra rivoluzione, che è fra le più pure di eccessi, fra le più nobili e le più generose, che ha rispettato tutti i diritti, e perfino le posizioni personali più contestabili dei nostri nemici, la nostra rivoluzione merita l'ammirazione nostra e la riconoscenza di tutti noi. Si avverta che non si può neppur dire che questa rivoluzione fu, perchè ci siamo dentro anche oggi, e tutti, volenti e nolenti obbediamo alla legge della rivoluzione, il compimento della quale sta scritto nel Plebiscito, che è pure accettato dal generale La Marmora, e che si formola: « Italia una e indivisibile sotto lo scettro costituzionale di Vittorio Emanuele e dei suoi legittimi discendenti. » Quando pur si volesse negare questa rivoluzione dall'onorevole generale La Marmora, gli darebbe immediatamente torto la controrivoluzione, palesemente esistente, nella Corte romana, che è il suo cervello ; nel Sillabo, che è il suo Codice, e nella setta malvagia e rea, da lui fulminata ieri, che è il suo braccio e il suo strumento, in quella setta scellerata, che fa continua propaganda di ribellione contro lo Stato dal pulpito, dal confessionale e dalle scuole, e che nelle famiglie, non solamente semina, com'ei diceva, la discordia, TORNATA DEL 25 FEBBRAIO 1866 ma il vizio pur anco e la contaminazione. (Bravo ! JBeneì) Consimile ripugnanza sente il generale La Marmora per la parola programmai Io non intendo programma, ei dice ; intendo idee, intendo sistemi. Il generale La Marmora vuol dunque il contenuto invece del contenente , la parte invece del tutto, vuole ciò che è legato, non ciò che lega, non vuole il nesso. Il programma è il vincolo comune in un ordine di idee, o signori, nè ci può essere Ministero degno di questo nome senza un programma ordinato ed armonico, nel quale siano rappresentate simultaneamente tutte le parti che distinguono l'amministrazione di uno Stato. Ma se il generale La Marmora non intende il programma, lo intendono forse i suoi colleghi ? Noi udimmo il senatore Scialoja con quella facondia e con quella dottrina che lo rendono illustre in Italia e fuori, spiegarci una tela ammirabile, ed esporci concetti, che possono essere contestati sì, ma ai quali non si può negare un giusto tributo d'ammirazione. (Benissimo !) Ebbene, io domando al commendatore Scialoja: è egli sicuro che il suo programma sia accettato dai colleghi suoi ? Sentii ben io l'onorevole Chiaves dirci l'altra sera che il Ministero non intendeva di essere responsabile dei piani finanziari di questo o di quell'altro fra i suoi membri. Voci. È vero ! MORDIMI. L'onorevole Chiaves parlò, fantasticò non so che di programmi ; ma in un Governo costituzionale la base del programma che cosa è, signori miei, se non il partito a cui danno il nome tutti coloro che fanno il programma e che l'appoggiano ? Ora, quali sono oggi le idee dell'onorevole Chiaves sui partiti ? Oggi i partiti vecchi non esistono più, egli dice ; essi furono spenti il giorno in cui l'egemonia piemontese rimase sventuratamente avvolta nel funebre lenzuolo. Due soli partiti vi sono oggi ; l'uno di quelli che vogliono il Plebiscito, l'altro di quelli che non lo vogliono. Ora, siccome in questa Camera necessariamente tutti siamo pel Plebiscito, ciò vuol dire che noi tutti costituiamo un solo partito. Queste sono le idee del ministro ; ed è così, con queste idee di un solo partito che s'intende di poter governare costituzionalmente, e secondo lo spirito delle istituzioni parlamentari ? {Sensazione) Tornando al punto d'onde partii, ripeto che carattere distintivo dell'amministrazione presente è la confusione. E poiché è legge fatale che tutto ciò che è cattivo, come tutto ciò che è buono scenda dall'alto rapidamente, e con mou o crescente moltiplicandosi, frangendosi in raggi infiniti, ovunque si diffonda ricercando le parti più lontane, e nelle più remote penetrando, qual meraviglia se voi trovate, o signori, la confusione dappertutto, dagli uffizi di questa sede del Governo fino a quelli dei più cospicui capoluoghi di provincia, e da questifinoa quelli dei più umili comuni ? È egli necessario ch'io venga citando fatti? Non sono c se notorie? Sorga uno di voi a contestarle! Ebbene! Le cose notorie si affermano, non si discutono. Ed i primi ad accertare questo doloroso fenomeno non sono gl'impiegati stessi? Ed ovunque andiate, ovunque interroghiate qualcheduno sull'andamento della cosa pubblica, non è una sola la sentenza popolare che esce spontanea dalla bocca di tutti: così non si può andare avanti; così non può durare ? ( Bene ! a sinistra) Al generale La Marmora si era offerta la più bella fortuna che potesse toccare a un uomo di Stato, quando colle leggi ultime votate nella passata Legislatura e col trasferimento della capitale e colla egemonia piemontese distrutta, come diceva l'onorevole Chiaves, rendevasi possibile la naturale e razionale formazione dei partiti in Italia. Egli poteva imprimere un salutare indirizzo all'amministrazione per avviarla al suo completo riordinamento. 10 non 'contesto il merito che nel trasferimento seppe acquistarsi il generale La Marmora; non posso per altro consentire a quanto egli aggiunse, che, cioè tutti i pubblici servizi funzionassero regolarmente durante la grande operazione. Se non che non vorrei mai muovergli rimprovero di una irregolarità che mi sarei sempre aspettata. Ma dopo l'esecuzione del trasferimento, tutt'altro abbiamo visto che l'inizio di un nuovo ordine nell'amministrazione, chè anzi si può asseverare essere la confusione andata sempre crescendo. 11 signor presidènte del Consiglio parlando ieri di confusione ne addebitò i partiti , che sono nella Camera, e disse : siete voi la causa della mia debolezza © delia mia impotenza. Ora mi permetta il signor generale La Marmora di dirgli che quando un Ministero siede di fronte ad una Camera, ancorché nuova, per tre mesi, e non riesce a costituire una maggioranza, la sentenza contro di lui è bell'e pronunziata. (Benissimo ! a sinistra) Un altro carattere distintivo di questa amministrazione è l'irresponsabilità dell' onorevole generale La Marmora considerato come presidente del Consiglio. Ciò fu notato da altri, ed io lo consento. Tutto valse a provarlo. La sua caduta sopra una questione, notisi bene, di costituzionalità ; le dimissioni date ed accettate, la conferma nel suo posto, la ricomparsa davanti a noi, ricomparsa qualificata dall' onorevole Chiaves come dimostrazione solenne di riverenza e di omaggio verso la Camera. Io ritengo fermamente che tali fossero le intenzioni dell'onorevole generale La Marmora e di tutti i suoi colleghi. Ma la questione non e qui, la questione è tutt'altra; e per quanto siasi voluto attenuarne l'importanza in differenti occasioni, io ritengo che essa sia molto, ma molto grave, se vero è che la Camera deve essere ge- — 1036 CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 6 Iosa custode delle sue prerogative e non permettere si stabiliscano fatti che possano nuocere alle istituzioni parlamentari nell'avvenire. Ora, quando ricomparve davanti alla Camera l'onorevole generale La Marmora, che cosa vide in lui la Camera? Vide quello stesso ministro che aveva commesso un atto d'incostituzionalità poco tempo prima, e che era stato da lei punito e costretto a dare le proprie dimissioni. Nè poteva vantarsi di essersi tuffato nelle acque battesimali della costituzionalità ri tornando. Da questi banchi non è sorta voce per contestare alla Corona l'esercizio più ampio, l'esercizio assoluto delle sue prerogative; la Corona senza dubbio ha per sè la scelta, la nomina dei suoi ministri, ma noi possiamo discutere e discutiamo l'accettazione di questi ministri. Cosicché il loro ripresentarsi come nel caso nostro non è più una questione di sconvenienza parlamentare, come mi pare dicesse l'onorevole Rattazzi, ma una vera e propria questione di dignità per la Camera. Se voi voletf, o signori, essere considerati come un potere dello Si ato utile ed efficace, e se volete che la nazione vi ami e vi rispetti, fate rispettare voi stessi, le vostre prerogative. Fra la Camera e l'< norevole generale La Marmora, cui tutti, io primo, do bbiamo rispetto, esiste oggi pendente una quistione di dignità. Egli diceva ieri : spero da voi o il battesimo, o l'assoluzione. Io dico invece: spero che non darete nè l'uno nè l'altra (Segni di approvazione nelle tribune pubbliche) PRESIDENTE; Silenzio nelle tribune! MORUl.M. Signori, il riserbo usato nella questione finanziaria da uno degli uomini più competenti in quella materia, e mio personale amico, l'onorevole De Luca, mi consiglia a seguire una simile condotta. Conseguentemente neppure di volo toccherò la questione finanziaria, facendo però fin da ora le più ampie riserve, e dichiarando che non avendo opinione preconcetta, quando io trovi accettabile qualche proposta dell'onorevole Scialoja, sarò tanto più contento di accettarla, in quanto mi verrà da un uomo sull'opere del quale io ho studiato, come il discepolo studia sotto il maestro. (Bravol Benel) Ma noterò per altro, o signori, che inutile è parlare di vero e proprio riordinamento di finanze fintantoché duri il disordine politico e non concorra la fiducia della nazione nel Governo ; e più dirò che vana è la speranza di vedere mai ristorate le nostre finanze, se prima non sia risoluta la questione veneta. Io spero che queste affermazioni non troveranno opposizione nella Camera, dappoiché la prima questione per una nazione sia quella dell'essere, e poi venga la questione dei modi di essere. Oggi noi percorriamo lo stadio della prima questione. Fintantoché il nostro nemico armato occupi le più formidabili posizioni militari del paese nostro, fintantoché a lui facciano capo le delittuose speranze, le mene dei partiti interni, nemici delle nostre istituzioni, verranno sempre meno, o signori, quegli elementi di tranquillità, di ordine interno, di soddisfazione nel presente, di fiducia nell'avvenire che sono gli stronfienti necessari dell'ordinamento delle finanze, che sono i coefiìcienti indispensabili del pareggio. E guardate che non c'è cosa che più delle illusioni noccia alla riputazione di serietà che vuol essere diligentemente ricercata tanto dagli individui, che dalle nazioni e per esse dai loro rappresentanti. Egli è perciò che postergando qualunque desiderio di pareggio sembra più prudente partito, oggi, quello di tentare che razionalmente si riordinino, ed equamente si distribuiscano le imposte, che contemporaneamente si restringano le spese sino a quell'estremo oltre il quale cominciano le perturbazioni nei pubblici servigi, e poi tutto si disponga e si prepari perchè il popolo si accinga a sopportare que' sacrifizi che Barati >io riputati necessari dalla sua rappresentanza nazionale. Signori, non si ebbe mai ricorso invano al popolo italiano ! Quando gli si parlò in nome del decoro, della dignità, dell'onore nazionale, la voce del sacrificio fu da lui sempre ascoltata! Nè mai invano si ricorrerà sia che ciò avvenga per iniziativa di privati o per iniziativa di Governo. Per iniziativa di privati abbiamo già a Torino uno splendido incominciamento, che ci dimostra cosa sappia fare questo ammirabile popolo nostro. Io dico il vero che quando si è conturbati dalle penose condizioni in cui ci troviamo, il vedere uno di questi spontanei slanci di patriottismo popolare rinfranca l'animo, ed ancorché fosse per disperare lo fa rinascere alle più liete speranze. (Bene ! Bravo !) Non si ricorrerà mai invano neppure dai Governo al popolo italiano; ma ad un patto, o signori, che è di tutta giustizia, cioè che abbia fiducia in chiregge lapubblica cosa, che sia contento del presente, e che per dati di fatto indiscutibili intravveda non lontano quell'avvenire verso il quale irresistibilmente si sentono spinti tutti i patrioti italiani, a cominciare dal primo soldato dell'indipendenza italiana fino all'ultimo cittadino. Certo, signori, quando invece di aver fiducia nel suo Governo, invece di essere contento del presente e fidente nell'avvenire, il popolo italiano oda che negoziati sono in corso colla Corte di Roma e conseguentemente sospetti insidie e paventi detrimento ai diritti della giurisdizione civile, ed a quelli anche più sacri della sovranità nazionale ; quando veda che non si prende nessun provvedimento energico peichè cessi una volta la dimora in Roma di un implacabile nemico, di un assoldatore di briganti, di un pretendente ad una corona che è stata infranta una volta per sempre ; quando veda o creda vedere che la nostra politica estera non ricerca | con indefessa cura tutte le occasioni, non mette in opera | tutti i mezzi per dilatare ed assodare la nostra influenza - 1087 - TORNATA DEL 25 FEBBRAIO 1866 ed accrescere di continuo la cerchia dei nostri amici, Or bene, o signori, quella pubblicazione esigeva imdiminuendo il numero dei nemici, ebbene o signori, mediatamente un'altra pubblicazione da parte nostra. lo, in fatto di relazioni internazionali, professo il qual meraviglia se il popolo italiano recalcitri ai sagrifizi ? E se poi oda che la bandiera italiana ha su- principio di desiderare l'amicizia di tutti, qualunque bito insulti in un porto pontificio, se oda che la flotta sia la forma del loro Governo; sono uomo di libertà, italiana costretta per forza di mare a riparare sotto il uomo di progresso : io guardo ai popoli, guardo alle cannone di una fortezza austriaca, ha, nel salpare, senza nazioni, guardo allo sviluppo che avranno col tempo, esservi astretta dal diritto delle genti, mandato un sa- non guardo, lo ripeto, alle forme di Governo che sono luto di onore che rimbomba tuttora nel cuore delle mi- contingenze accidentali. Io voglio che l'Italia sia pasere popolazioni venete, e le agghiaccia di sgomento, drona assoluta in casa sua, voglio che non dia mai come volete voi che questo popolo non recalcitri ai sa- l'esempio d'immischiarsi nelle faccende altrui, ma non consenta che altri si immischi nelle proprie. Io in quelle crifizi ? (Bene! Bravo !) E molto più quando, per ciò che riguarda il saluto note, o signori, non guardo a ciò che si riferisce alla d'onore, dai banchi del Ministero sente che non è stato ' Convenzione, ma piuttosto alla manifesta tendenza di punito il comandante, ma tutti i mezzi vede invece ri- ingerimento negli affari nostri, e la respingo. Sì, o sicercati per giustificarlo; e quando, per ciò che si rife- gnori, mentre intendo che sieno mantenute le più amirisce all'insulto delia nostra bandiera nel porto di Ci- chevoli disposizioni verso tutti, io respingo l'ingerivitavecchia, ode il ministro della marina dichiarare che mento da qualunque parte venga. Obblighi pari e diignora completamente il fatto, mentre il fatto viene ritti pari. invece accertato, quale fiducia volete che il popolo itaQuella nota cui non fu data alcuna conveniente riliano ponga nel suo Governo? Come volete che non sposta, segna una sconfitta diplomatica per il nostro recalcitri ai sacrifizi, che non si mostri anzi restìo a Ministero, mentre la chiusura della vertenza spapagare le imposte che furono votate nelle passate Le- gnuola, ne segna una seconda, e tutto ciò nel volgere gislature? (Movimenti) di due mesi appena. Ho diligentemente esaminata tanto Qui gradirei per l'appunto, non osando crederlo, ri- la nota italiana quanto quella spagnuola. Ebbene, o sicevere qualche spiegazione dal Ministero sopra il fatto gnori, quando il generale La Marmora venne a dirci di cui è corsa la voce, che in talune località siasi rifiu- che egli intendeva fosse chiusa la vertenza, io pensai : questa è una ritirata. Bisogna persuaderci una volta tato il pagamento della tassa sulla ricchezza mobile. Nè, o signori, può rendere più accetta l'idea di nuovi per sempre che, affinchè le cose procedano bene sacrifizi al popolo italiano il fatto encomiato tanto dal tanto all'interno che all'estero, è sopra ogni altra cosa commendatore Minghetti, nostro onorevole collega, necessario che il Governo sia l'espressione fedele, l'eche il Ministero nostro, mentre da una parte nobil- spressione vivente della nazione. mente rivendica i diritti disconosciuti della nazione, Perchè la nostra politica estera non è ardita, non ridall'altra parte, o non fa caso, o lascia si creda che soluta anche quando converrebbe? non fa caso, di una nota la quale in questi ulPerchè qualche volta si lascia adescare da qualcuna timi tempi ha commosso vivamente tutto il paese, delle maggiori potenze per accorgersi poi, ma troppo ed ha svegliato la più seria attenzione di tutti gli tardi, di avere subita una illusione? uomini di Stato a qualunque opinione appartengano. Perchè sempre a caccia di occasioni senza saperne 11 generale La Marmora ieri ci diceva che quella mai creare una sola, od una sola afferrarne ? nota non doveva essere pubblicata, e se lo fu ciò avPerchè, in una parola, non si vede in alcuna parte venne per trascuranza od errore. Ma l'onorevole ge- iniziativa nella nostra politica estera ? nerale La Marmora può essere tanto ingenuo da crePerchè manca la sicura coscienza di avere tutto il dere che quella nota fosse sdrucciolata nel Libro giallo paese con sè. Se questa sicura coscienza vi fosse, io credo senza che i compilatori se ne accorgessero ? Debbo io che sarebbe impossibile per noi il non acquistare iminsegnare all'onorevole generale La Marmora come si mediatamente una grande influenza nel mondo, e aleseguiscano quelle compilazioni? Conche scrupolosa di- lora talune baldanze diplomatiche diventerebbero imligenza si scelgano i documenti? Come si vaglino? Come possibili. se ne facciano degli estratti? Come si sottopongano a Abbiate la fiducia della nazione, o signori, poi tutte duplice ed a triplice esame e censura prima di metterli le difficoltà potranno superarsi, nessuna esclusa. in quella collezione che ora riceve il nome di Libro E qui mi cade in acconcio di parlare della Convenrosso, ora di Libro giallo, ora di Libro verde, ora di Libro zione. turchino ? Se mi permette però l'onorevole presidente mi riQuest a difesa si risolverebbe in una taccia d'inettezza poso per due minuti. per la diplomazia francese, ossia per una delle più abili diplomazie del mondo. No, la nota fu pubblicata PRESIDENTE. La seduta è sospesa per cinque minuti. cou un determinato scopo, questa è la mia convinzione. L'onorevole Mordini può continuare il suo discorso. CAMERA DEI DEPUTATI — MORDICI. Ho detto, o signori, elle avrei toccato clella Convenzione. L'onorevole Minghetti dopo aver ragionato a lungo sulla medesima, dopo averne spiegato l'origine, la natura, il significato e la portata, conchiudeva raccomandando eli non commentare quell'atto, perchè, secondo lui, qualunque chiosa non potrebbe condurre ad altro se non ad oscurare il limpido significato della Convenzione, ed a farne cadere nelle insidie che di continuo ci tendono i nemici nostri, partigiani del potere temporale del papa. Io cominciai per me dal trovare un'aperta contraddizione tra la parola largamente spesa dall'onorevole Minghetti a favore della Convenzione, ed il prudente silenzio ch'egli raccomandava non agli amici solo, non alla Camera sola, ma a tutto il paese. Per me condiscenderei anche volentieri ad assecondare il desiderio dell'onorevole Minghetti se non fossi condotto per altra parte a considerare qual è la natura delle cose e la realtà. Quest'atto ha una troppo alta importanza politica, è troppo discusso fuori e perfino nelle Assemblee deliberanti, e da parte dei Governi esteri è troppo spesso argomento di note ed uffici diplomatici, perchè si possa ritenere che popolo e Parlamento e Governo italiano abbiano a serbare in tutto, o nella maggior parte dei casi un prudente silenzio. Non si desideri dunque l'impossibile da alcuno e molto meno si desideri dall'onorevole Minghetti, sul quale ricade una gran parte della responsabilità di tanto ragionare e di tanto tempestare, di tante note dichiarative, illustrative e critiche, imperocché la Convenzione sia stata principalmente concetto suo e fattura sua. La Convenzione della quale è necessario si rilevi l'indole sibillina, enigmatica, ancorché agli occhi dell'onorevole Minghetti appaia più chiara della luce del giorno, io non la considero tale; e qui conviene notare come l'onorevole Minghetti cada nuovamente in contraddizione quando, dopo aver fatto risultare agli occhi della Camera la inarrivabile limpidezza della Convenzione, si dimostra non tanto preoccupato quanto pauroso di una duplice violazione, che verrebbe di Francia, della Convenzione stessa. E la Camera ricorda come l'onorevole Minghetti chiedesse spiegazioni categoriche all'onorevole generale La Marmora. L'onorevole presidente del Consiglio ieri dava all'onorevole Minghetti la desiderata risposta, la dava sulla questione del debito pontificio, la dava sulla legione che si sta arruolando oggigiorno ad Antibo. Quanto al debito pontificio , l'onorevole presidente del Consiglio ci disse che, avendoci la Francia domandato se saremmo stati disposti ad entrare in trattative, secondo che porta il testo della Convenzione , il Governo italiano, per organo suo, vi aveva aderito ; e sta bene. La sola raccomandazione che si possa fare al Governo è questa : che in nessun caso mai permetta SESSIONE DEL 1866 che dai buoni uffici i quali può spendere la Francia in questo caso per noi si trapassi aduna sostituzione, ad una surrogazione. Quanto alla legione che si sta arruolando in Antibo per metterla a disposizione del papa, 1' onorevole generale La Marmora dichiarò esser vero il fatto, ma aggiunse, avere per dichiarazioni ufficiali la certezza che i soldati francesi che si arruolavano in quella legione erano tutti liberati dal servizio , e che quella legione non avrebbe avuta alcuna solidarietà col Governo francese. Queste dichiarazioni dell' onorevole generale apparvero appaganti ; ci fu però qualche voce, se ben ricordate,, o signori, che, mentre l'onorevole generale La Marmora parlava all'onorevole Minghetti, intervenne esclamando : E gli ufficiali ? Non ci fu risposta alcuna. Ebbene, io stetti in forse se dovessi far caso sfamane di questa circostanza , di questa da me creduta omissione involontaria dell' onorevole presidente del Consiglio. E per giustificare agli occhi miei stessi una tal quale propensione che io sentiva per tacere sulla circostanza, mi diceva: ma infine la parola soldati è una parola generica che abbraccia tutto il personale di un esercito: vi devono essere compresi anche gli ufficiali. Quando sono arrivato stamane alla Camera poco tempo prima che si aprisse la nostra tornata, alcuni amici per altro hanno richiamato la mia attenzione sopra un articolo dell'ultimo numero, io credo, del Moniteur deVarmée che era stato riprodotto ieri da qualche diario italiano. Ho letto quell'articolo il quale, finché non venga una rettificazione, ritengo che esprima l'opinione ufficiale del Governo francese. Eccone il riassunto : 1° Il Governo francese organizza sul suo territorio la legione e ne anticipa le spese di armamento e di equipaggi ament o ; 2° Ne fa il trasporto gratuito su legni della marina imperiale fino a Civitavecchia: 3° Gli ufficiali francesi che vorranno entrare nella legione non saranno considerati dimissionari e continueranno a figurare sui ruoli dell'armata francese conservando il diritto all'avanzamento ed all'anzianità ; 4° Il comandante della legione è nominato dal Governo francese, e la nomina è stata già fatta nella persona del colonnello D'Argy. Signori, stando a queste notizie, che ho tutta ragione di credere veritiere ed autentiche, non può non negarsi che lo spirito e la lettera della Convenzione non sono osservati. Quell'intervento simulato, di cui pareva che tanta apprensione avesse l'onorevole Minghetti, quell'intervento simulato potrebbe dirsi che comincia a prendere corpo. Ma considera ella la Camera in quale posizione ci troveremo noi, si troveranno i Romani stessi, quando il papa invece di avere delle truppe mercenarie come una volta aveva, assoldando gli Svizzeri, come le aveva * _ 1039 — TORNATA DEL 25 FEBBRAIO 1866 il Borbone, abbia invece delle truppe comandate da ufficiali, i quali restano sui ruoli dell'armata di una grande potenza ? L'onorevole Musolino, quando si discusse a Torino sulla Convenzione, nell'eloquente discorso che in quella circostanza pronunziò, disse fra le altre cose: « Saranno dunque soldati francesi belli e buoni, che non avranno a far altro che cambiare la francese per vestire la casacca pontificia, senza che per ciò venga loro meno la protezione della bandiera nazionale. Un Governo che permette ai suoi cittadini di prendere siffatti impegni, certo non gli abbandonerà in seguito in caso di periglio. s Signori, da ieri ad oggi le circostanze sopra questa gravissima questione mi sembrano alquanto cambiate, e per parte mia desidererei che l'onorevole generale La Marmora, nel modo stesso che ieri si dimostrò sì pronto a soddisfare alle richieste dell'onorevole Minghetti, volesse avere la compiacenza quest'oggi di darci qualche spiegazione, di fare qualche dichiarazione atta a calmare gli allarmi, che, in caso contrario, si propagheranno con rapidità straordinaria in tutto il paese. Signori, a questo che molti appellano atto bifronte, ed anche equivoco superlativo in un' epoca feconda di tanti equivoci quale è la presente, e che io mi auguro non abbia a costare all' Italia di bel nuovo lagrime e sangue, gli amici miei ed io non ponemmo mano. È un fatto però consumato ed accettato dalla nazione in conformità dei propri imprescrittibili diritti. Questa è stata l'interpretazione che ha data la nazione alla Convenzione. Ciò basta, o signori, perchè anche da noi sia considerata la Convenzione come, qualunque altra legge dello Stato : ciò basta, perchè senza alcuna titubanza si esorti da noi il Governo ad eseguirla scrupolosamente, finché colla stessa scrupolosa lealtà agisca la Francia. Però noi crediamo che l'eseguimento della Convenzione sia una soma troppo grave per gli omeri del presente Ministero. Io so che parlo ad uomini seri, conoscitori del paese, esperti nei negozi politici, i quali intendono più che non si dica. Or bene la Camera pensi ai casi moìtiplici che si possono verificare: pensi allo stato degli animi che sarà a misura che ci accosteremo al termine fatale della Convenzione; pensi alle insidie dì che ci hanno già circondato e sempre più ne circonderanno i nostri nemici; pensi a tutto questo, e dicase non crede necessario che peli' eseguimento della Convenzione sia in Italia un Ministero non già isolato e crollante, ma un Ministero fermo sopra una solida base, investito della piena fiducia di tutto il partito nazionale. Non si richiede meno di tutta la fiducia di tutto il partito nazionale, lo ripeto a bella posta, se vogliamo trar fuori salvo il paese dalla tremenda crisi in cui già siamo ! addentrati a mezzo. Cieco chi non vede già a quest'ora il pericolo ; sordo chi non ode già l'approssimarsi della tempesta; incauto tre volte chi si ostina a battere un sentiero che ci può condurre ad irreparabile rovina, (Bene ! a sinistra) 10 dico che non vuol essere frapposto di mezzo alcun indugio, seppur la Camera voglia seriamente provvedere onde venga allontanata la tremenda responsabilità che sia proferito a carico suo il motto : « È troppo tardi ! » Ora procedendo nel mio ragionamento verso un altro ordine d'idee, dico che lo stesso concorso di tutto il partito nazionale italiano è necessario per poter risolvere la questione veneta, (Movimento di attenzione) Comincio dall'osservare che la base del nostro diritto pubblico è il Plebiscito che dichiara ed afferma la unità, la inalienabità ed inviolabilità della patria nostra, che esso impone anzi di tare tutto quello che si può per affrettare il compimento della patria impresa; che non è possibile immaginare che voglia l'Austria spontaneamente ritirarsi dalle occupate provincie, e che il cozzo tra l'Austria e l'Italia, l'una per tenere soggetta la Venezia, l'altra per liberarla è nelle condizioni essenziali delle cose, è nei fatti, è nella logica che trascina il regno italiano al compimento del suo destino. Non ci può essere contraddizione su questi principii, ma le discrepanze possono affacciarsi sul quando e sul come. E qui si fa luogo a vari distemi. 11 sistema del Ministero colla sospensione della leva e colla riduzione dei quadri accenna (si dica ciò che si vuol dire) ad una politica di raccoglimento. Io lo respingo per le molte buone ragioni addotte contro questa politica dall'onorevole Fari ni, e dall'onorevole amico mio il deputato Corte, aggiungendo, per ciò che mi riguarda, ch'io sono particolarmente avverso alla riduzione dei quadri, massime dei sott'uffiziali, e credo anzi che se l'Italia volesse condursi saviamente, dovrebbe allargare i quadri dei bass'uffiziali per dar loro campo di provvedere alla rapida istruzione non tanto dei soldati che si chiamerebbero sotto le bandiere, quanto anche della guardia nazionale e dei volontari. Credo pertanto che una buona riforma quella sarebbe sulla legge della leva che, assicurando solidità e larghezza ai quadri dei sott'uffiziali, offrisse il modo dinon restar più di tre anni sotto le bandiere ai nostri soldati. Un altro argomen^ o oltre quello della sospensione della leva e della riduzione dei quadri degli uffiziali, potrebbe trovarsi in questo fatto. Tutti voi ricordate la pubblicazione di un celebre opuscolo, la Lettera di Massimo d'Azeglio agli elettori italiani. La pubblica stampa in Italia giudicò di quella lettera ; l'opinione pubblica fu unanime colla stampa : Massimo d'Azeglio era partigiano della politica del raccoglimento. Or bene, pochi giorni dopo appariva nella Gassetta Ufficiale un comunicato dal quale risultava che CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1866 il Governo riteneva non potervi essere altra politica da seguire se non quella di Massimo d'Azeglio. 10 ritengo, o signori, che la politica del raccoglimento sarebbe una grande calamità per l'Italia, distrarrebbe dal pensiero delle armi la gioventù che va divenendo sempre più bellicosa, ottunderebbe lo spirito guerriero che va sempre più penetrando in tutte le classi della nostra popolazione, demoralizzerebbe prima, e poi lascierebbe esposto il paese, mal preparato e mal difeso, agli attacchi improvvisi di un nemico implacabile, il quale ha da rifarsi contro noi di molti danni e di molte sconfitte patite. 11 sistema dell'onorevole Minghetti consiste in questo : ne guerra, nè disarmo, pace armata, l'esercito tenuto sul piede di pace pronto ad afferrare la prima propizia occasione. Io conosco, o signori, la teoria delle occasioni che ebbe sì largo posto nell'amministrazione dell'onorevole Minghetti. E mi ricordo che nel 1864, in seguito ad una mia interpellanza, il ministro della guerra d'allora, dopo aver fatto delle forze militari di terra una esposizione tale che destò un vivo compiacimento nella Camera ed un sentimento d'orgoglio legittimo nel paese, conchiuse per dire che non potevamo fare la guerra senza l'aiuto di alleati. Io respingo anche questo sistema. Quanto a me, o signori, io non ho mai sostenuto il sistema della guerra immediata, a giorno fisso e ad ora determinata, ma il primo nostro dovere essendo di rivolgere tutti i pensieri nostri alla liberazione delle Provincie schiave, così io credo che il programma della guerra sia una necessità, non dirò per questo o per quel Ministero, ma per il Governo italiano, che conserva, quanto al concetto nazionale, una politica immutabile, qualunque sia il volgere dei Ministeri. E poiché la guerra deve essere nazionale supremamente, così l'armamento vuole essere condotto per modo da assicurarsi il concorso di tutte le forze del paese, associando nella nobile gara e nella fraterna amistà del campo il cappotto bigio alla camicia rossa, come disse un illustre generale al Senato allorquando si discuteva della Convenzione. {Bene !) Io credo fermamente che quando l'Italia voglia, possa, e sono pienamente d'accordo coll'onorevole generale La Marrnora che l'Italia è in grado di fare una guerra senza temere che possano pericolare le sue forze per un rovescio o per più rovesci. Prima di lasciare questo grave argomento di discorso, sento il bisogno di unire la mia voce a quella degli onorevoli amici miei generale BÌXÌO e colonnello Cairoli, per dichiarare anche da parte mia che l'Italia non sarà mai stimata nel mondo come una grande nazione fintantoché non avrà combattuto e vinto colle proprie forze l'Austria. Sacrifizi molti si devono sopportare e si deve versare molto sangue dall'Italia se vuol prendere il posto che le compete nel mondo. Fin- ; tantoché dica che nel 1859 ha combattuto e vinto gli Austriaci, la risposta è ovvia; si dirà: voi stavate di fronte ai Francesi come uno a tre; fintantoché si dica che ha combattuto evinto nella guerra meridionale, la risposta anche sarà ovvia, ed io non ho bisogno di accennarla neppure. È necessario dunque che Italia combatta sola ed atterri una potenza militare primaria. In quel giorno la patria nostra conterà essa pure come potenza di prim'ordine e sarà rispettata da tutti. Signori, io ho presentato un ordine del giorno col quale manifesto la mia sfiducia nel Ministero ; l'ho presentato, perchè ho creduto che il paese non potesse essere più oltre condannato ad una incertezza incomportabile, perchè ho creduto che andando avanti di questo passo ancora si rallenterebbe quel complesso di forze morali che costituiscono la vera e propria autorità del Governo, perchè ho creduto che dopo tre mesi di contatto reciproco, di studi e di meditazioni, oramai manchi la ragione che il tempo non è stato sufficiente, e finalmente perchè mi è parso fosse venuto il momento di por fine ad uno stato di cose indecoroso per noi e per l'Italia. Permettetemi una rapida rassegna delle opinioni che si sono manifestate sulla odierna questione. L'onorevole Minghetti ha proposto un voto di fiducia, ma l'ha circondato di tante cautele, di tante osservazioni, di tanti dubbi, che a me è paruto che a poco alla volta naturalmente si sia trasformato in un voto di necessità. I/onorevole Rattazzi ha proposto un voto che non è di fiducia, e non è di sfiducia; si tratterebbe di un voto amministrativo. Ora io mi permetto di dire tanto all'onorevole Minghetti quanto all'onorevole Rattazzi che nella situazione attuale bisogna essere espliciti ; o fiducia assoluta, o sfiducia. {Bene !) 10 non vedo una strada di mezzo fra questi due termini ; si crede che il Governo nostro sia in grado di salvare il paese? Ebbene gii si dia un voto esplicito di fiducia. Si crede, come da noi si crede, che il Governo non possa, ebbene colla stessa franchezza, gli si dia un voto di sfiducia. 11 paese di fronte a questo contegno comincierà a comprendere qualche cosa, e si chiamerà una volta soddisfatto. Io voterò dunque contro il Ministero : voterò contro, perchè c'è una questione, a parer mio, di dignità tra la Camera e il signor presidente del Consiglio dei ministri : voterò contro, perchè, per quanto rispetto io abbia per il signor presidente del Consiglio dei ministri, non credo che in questa circostanza sia l'uomo meglio indicalo per reggere la pubblica amministrazione; voterò contro, perchè non voglio correre il rischio che si riannodino trattative con Roma prima ehe da noi siasi sancito colle nostre proprie leggi il princi- — 1041 — TORNATA DEL 2 5 FEBBRAIO pio della separazione della Chiesa dallo Stato ; voterò contro perchè voglio la politica estera più attiva, più risoluta; voterò contro perchè voglio oppormi fin dai primi albori alla politica del raccoglimento; voterò contro perchè voglio l'eseguimento della Convenzione affidato ad un Ministero investito della fiducia di tutto il partito liberale italiano ; voterò contro perchè non voglio più sentire salve d'onore mandate alle fortezze austriache ; voterò contro finalmente perchè non voglio soffrire insulti fatti alla nostra bandiera nei porti austriaci senza che se ne sia ottenuta una pronta riparazione o tirata una vendetta immediata, ( A p p l a u s i ) Considerate, signori, il significato delle elezioni generali : gli elettori italiani hanno inteso di cambiare il sistema ed hanno rinnovato per una buona metà la Camera a spese della maggioranza antica. Ora il voto vostro sia la solenne conferma del significato che ebbero le elezioni generali, sia l'espressione della sfiducia nel sistema antico rappresentato dal presente Ministero. (Bravo! Bene!) MINGflETTI. Domando la parola per un fatto personale. PRESIDENTE. L a prego d'indicare in che consista il fatto personale. MliVGHETTI. Il fatto personale consiste in ciò, che l'onorevole Mordini ha interpretato il mio concett o come se, dopo aver detto doversi dare un voto di fiducia al Ministero, io abbia poi colle mie riserve e colle mie osservazioni distrutto in qualche guisa il voto medesimo di fiducia. Poiché l'onorevole Mordini ha esternato l'opinione che io abbia avuto questo concetto, mi sembra... PRESIDENTE. Perdoni l'onorevole Minghetti, ma io non credo che sia questo un fatto personale. Il regolamento dice che il fatto personale è quello che tocca la persona, non le opinioni. {Bravo !) MINGHETTI. Rinunzio alla parola, dichiarando che le mie intenzioni furono dall'onorevole preopinante frantese. LA MIRMORA, presidente del Consiglio. Signori, io non intendo di rispondere adeguatamente al discorso che ha pronunziato oggi l'onorevole Mordini, e lo credo anche inutile, in quanto che non ho più la menoma speranza che egli voglia cambiare la sua risoluzione. E per verità io me lo aspettava, m a l o ringrazio però della sua franchezza, di aver dichiarato a più riprese che, malgrado le spiegazioni che ho procurato di dare ieri, egli non darà nè il battesimo, nè l'assoluzione a questo Ministero. Io sorgo semplicemente per fare una risposta alla sua interpellanza; siccome la feci ieri all'onorevole Minghetti, mi corre oggi l'obbligo di farla all'onorevole Mordini; però mi rincresce vi sia questa differenza: che io ieri era in grado di rispondere all'onorevole Minghetti, perchè era arrivata la risposta alle spiegazioni che io avevo chieste al Governo francese, mentre SESSIONI DEL 1 8 6 6 — CAMERA DEI DEPUTATI — Discussioni 18I ISO6 riguardo agli ufficiali non ho alcuna risposta. Se il signor Mordini consulta d'altronde il Moniteur, da cui ha ricavato la sua notizia, vedrà dalla data, che credo sia del 22, che non può essermi ancora giunta una risposta. Ma però fin d'ora posso dire che mi pare che per nulla restano distrutte le dichiarazioni che ho fatto ieri che quella legione non avesse alcun rapporto nè s o l i darietà col Governo francese, e che quanto ha letto l'onorevole Mordini riguardo agli ufficiali, non disdice per nulla quelle mie dichiarazioni ; questo del resto lo ripeto, è una mia induzione. Bisogna considerare che nell'organismo dell'esercito francese, riguardo allo stato degli ufficiali è ammessa per legge una certa speciale posizione che si chiama precisamente posizione in missione, secondo la quale in alcune circostanze si accorda agli ufficiali di prender servizio all'estero. (Mormorio a sinistra) PRESI DENTE. Non interrompano. PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. Questa è una posizione speciale che non esiste presso di noi, ma che ammette la legge francese nello stato degli ufficiali. Quindi è che molti ufficiali francesi furono al servizio del Belgio, t r a i quali citerò il maresciallo Magnan, della Spagna, e di altri Stati conservando la loro posizione nell'esercito francese. Questo valga per indicare che il fatto accennato dall'onorevole Mordini, non può distruggere le dichiarazioni che io lio fatte ieri. Del resto io mi riservo di avere spiegazioni ancor più ampie in proposito, e non dubito che saranno soddisfacenti. C'è un'altra cosa che voglio dire all'onorevole Mordini, e per la quale avrei domandata l a parola quando anche egli non mi avesse mossa l'interpellanza cui ho risposto or ora. E g l i ha detto una cosa che mi preme di rettificare. Se non ho capito male egli deve aver detto che io manifestassi l'opinione che quella certa nota la quale si riferiva ad una mia conversazione col ministro di Francia non doveva essere pubblicata. Mi pare che l'onorevole Mordini abbia detto questo , non è vero ? (Sii sì!) MORDINI. Se m e l o permette, darò una spiegazione. Mi è parso che l'onorevole presidente del Consiglio avesse detto ieri che la nota era stata pubblicata in Francia per errore. Ma poiché veggo che ciò non è, io non insisto. PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. È precisamente questo che a me preme di rilevare. Io ho consultato le cartelle stenografiche, e non ho trovato nel mio discorso nulla di ciò, e mi preme molto di fare questa rettificazione ; sarebbe stato sconveniente ch'io dicessi qui che il Governo francese non dovesse pubblicare quella n o t a ; poiché io mi sarei ingerito in cose che non mi riguardano. Io non so se abbia lasciato intendere che ordinariamente quel genere di conversazioni non si pubblicano. — 1042 — CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1866 Giacche ho la parola, mi permetterà la Camera che io rilevi alcuni altri pochi punti. Una cosa che naturalmente mi ha ferito un poco si è questa, che l'onorevole Mordini ha giudicato il risultato degli ultimi incidenti riguardo alla Francia ed alla Spagna come sconfitte. Io non so se sbagli, marni pare che l'onorevole Mordini, qualora fosse l'uomo indicato, non si rifiuterebbe a sedere qui a questo mio posto, e allora io gli auguro che in diplomazia non abbia maggiori sconfitte di quelle che io ho avuto dacché sono ministro degli esteri. Io mi permetto persino (guardi quanto io vado oltre) di dargli qualche suggerimento, qualora egli diventasse ministro degli esteri; il suggerimento, cioè, dinonsottigliare tanto come ha fatto sui nomi e di tenersi sempre alle cose più chiare, e questo dico, perchè mi parve che dopo le spiegazioni che aveva date ieri sulla parola rivoluzione sul modo mio di valutare la rivoluzione italiana, e sui programmi, io riteneva che non valesse il caso di fare delle dissertazioni quasi a provare che questo Ministero fosse senza programma e che io fossi avverso a tutti i progressi e a tutto quello che si è fatto in Italia. Mi pare che quel poco che ho potuto l'ho fatto anch'io. (Bravo ! nella Camera. Applausi dalle tribune) PRESIDENTE. Rammento alle tribune che sono vietati i segni di approvazione e di disapprovazione. PRESIDEME DEL CONSIGLIO. In quanto alla parola rivoluzione mi pare che fosse tanto poco appropriata al nostro risorgimento da non confonderla colle rivoluzioni che hanno recato in altri paesi tanti disastri e tante catastrofi. Ma se avessi da cercare un'altra prova che non è da applicarsi all'Italia quel nome il quale, «in certo modo ha qualche cosa in sè che non confà (Ilarità) lo cercherei nei modi e nella cortesia con cui l'onorevole Mordini oggi si è condotto alla Camera; poiché egli non ha parlato da rivoluzionario, secondoehè io applico quel nome, e sembra anzi aver mostrato di non volerlo meritare ; egli ha agito in un modo talmente gentile e corretto che da ciò si può argomentare che siamo bensì nel progresso, ma non in piena rivoluzione come disse l'onorevole Mordini. {Bravo ! Benissimo ! — Ilarità) iORDIiNf. Domando la parola per una dichiarazione. PRESIDENTE. L'ho iscritto; e quando sarà il suo turno, le darò la parola. Ha ora facoltà di parlare l'onorevole Bargoni. Voci. La chiusura ! la chiusura ! CHIAVES, ministro per Vinterno. Chiedo di parlare. PRESIDEME. Ha la parola il signor ministro dell'interno. MINISTRO PER L'INTERNO. Io non voglio, o signori, prolungare più oltre questa discussione, ma mi è necessario dare all'onorevole Mordini alcune risposte e fare alcune dichiarazioni,perchè nel suo discorso vi fu qualche personale allusione che mi riflette. Quando parlo di fatti personali, io non voglio soprabutto alludere a quel ricordo enunciato dall'onorevole Mordini quando accennava ad una mia proposta fatta lungo la precedente Legislatura, colla quale io alludeva alla convocazione dei collegi elettorali nelle proyincie soggette al pontefice ; e poiché ho la parola, farò un cenno' di questo soltanto per rispondere all'onorevole Mordini che questa inattuabilità di quella mia proposta, l'onorevole Mordini allora non pensò di accennarla. Soggiungerò che non è ora il caso di far questione se potesse allora attuarsi o no; che però la Convenzione del 15 settembre 1864 non era assentita colla Francia; ora però dacché si tratta dell'esecuzione di quella Convenzione che vuol essere lealmente compiuta, comprende molto bene l'onorevole Mordini che debbo essere perfettamente d'accordo con lui che sarebbe quel concetto attualmente fra quell'idee che eccedono i confini dell'odierno possibile. Ma l'onorevole Mordini ha voluto rilevare una mia enunciazione che credo egli abbia intesa in un modo del tutto erroneo. Egli disse che, nel mio discorso di ieri l'altro io aveva dichiarato che ì colleghi dell'onorevole Scialoja non erano solidari del suo piano finanziario. Forse io mi sono molto infslicemente espresso ; ma quello che mi ricordo fosse ne'miei intendimenti di dire si è questo, che altro si è il piano finanziario dall'egregio collega ésposto, altro sono le singole leggi finanziarie presentate da lui e sottoposte all'esame di speciale Commissione ; che queste non potevano far parte non che del programma dell'attuale Ministero, ma di un programma propriamente detto, perchè essenzialmente modificabili, senza che queste modificazioni includano una questione ministeriale. Io distingueva dunque piano finanziario da leggi finanziarie; ma per quanto ha tratto a quel piano, io rammento di aver dichiarato, e ne ripeto qui la dichiarazione, che il Gabinetto ne è coll'onorevole Scialoja perfettamente solidario. L'onorevole Mordini accennava a ciò per dire che qui non vi era solo mancanza di programma, ma vi era contraddizione fra il programma dell'un ministro e dell'altro : e ci domandava quale sistema avessimo noi, che guardavamo solo alla maggioranza del Plebiscito e che in tre mesi, dacché si era al cospetto del Parlamento, non avevamo saputo costituirci una maggioranza parlamentare. Credo di essermi anche spiegato bastantemente a questo proposito, quando dissi dominata ora affatto l'opinione in Italia dalla questione finanziaria, e riguardo a questa questione non potersi considerare altra maggioranza fuori quella la quale è compresa nei vasti limiti del Plebiscito ; poiché evidentemente questa maggioranza, appunto perchè devota all'attuale regime, sta concorde contro questo nemico che importa ad ogni costo combattere. (Bene!) Se poi non si è in tre mesi costituito un partito per opera del Ministero, egli è perchè il Ministero vuole — 1043 TORNATA DEL 25 FEBBRAIO 1866 soprattutto governare costituzionalmente, vale a dire che non vorrebbe mai che i partiti si costituissero in modo artificiale ed effimero, ma vuole ch'essi sorgano spontanei da serie discussioni di principii, sul qual fondamento solo può esserne utile e duratura la costituzione, e solo una maggioranza così costituita può dar forza e securtà durevoli a quegli uomini che per essa vengono ad assumere il Governo dello Stato. {Bravo! Bene!) L'onorevole Mordini poi, non so con quale giustizia e con quale plausibilità, ha creduto che se vi era confusione nei partiti e nel paese, questa fosse a nuli'altro da ascriversi che alla condotta del Ministero, quasi che del fatto nostro questa confusione fosse l'effetto ! Ma signori, in Italia si sono rovesciate sette dinastie^ si sono fatte due guerre di nazionale indipendenza, si son dovute sancire gravose leggi d'imposte, tra cui leggi di perequazione, le quali destarono clamori immensi, e turbarono gravissimi interessi ; dopo consentita una convenzione in una questione rilevantissima agl'interessi del paese, si è dovuto trasferire la capitale dello Stato ; e tutto ciò si è fatto in sei anni. E vi meravigliereste se vi fosse confusione, e questa vorreste attribuirla all'attuale Gabinetto? Evidentemente, a signori, quando pure confusione vi fosse, e notevole, e tale che potesse destare le più serie apprensioni, neppure in tal caso sarebbe a maravigliarsene. Fortunatamente, però, quel motto che ha ripetuto l'onorevole Morclini : tutto va male, così non si può andare!... questo motto non è poi nemmeno quello che rappresenti esattamente la situazione, e l'onorevole Mordini stesso, da quell'eletto ingegno e intenditore delle cose politiche ch'egli è, ha compreso che non doveva lasciarlo senza correzione, quasiché egli pure concludesse a quel pessimismo che genera e diffonde lo sconforto degli animi e di cui ieri l'altro io. parlava. Egli quindi soggiungeva avere le nostre popolazioni intima fiducia nelle sorti del paese , e fermo il proposito di fare quei sacrifizi che sono necessari perchè la patria non solo trionfi delle angustie presenti, ma divenga potente e prospera. E noi difatti abbiamo prove evidenti e luminose del come le nostre popolazioni comprendano che se le cose possono essere gravi, se impongono a tutti la necessità di fare sacrifizi, non è però disperato il caso. (Beneì) Ameno che, o sigaori, l'onorevole deputato Mordini guardando a questo banco e parlando di confusione, non abbia per avventura confuso ciò che a primo aspetto vi assomiglia, ma che tende anzi ad eliminare la confusione, voglio dire la conciliazione. E qui mi sia lecito il dire, o signori, che parlo anche di un fatto mio perso naie. Sì, o signori, vi fu un momento in cui si osò da taluno mostrare il dubbio che quella nobile provincia ove io ho sortito i natali, non sapesse per avven? tura perseverare nei gravi sacrifizi necessari per ar rivare al compimento dell' unità della patria. Voci. No ! Non è vero ! ROGGIO. Non è vero ! non è permesso calunniare una provincia ! PRESIDENTE. Non interrompa. ¡MINISTRO PER L'INTERNO. Perdoni, l'onorevole Boggio, egli non ha compreso il mio concetto. Io dissi che vi furono alcuni che avevano fatto l'ingiuria di simili sospetti alla mia provincia natale. Ma io, che sapeva, o signori, di dividerne i sentimenti abbastanza per dire che quella fede che l'antico Piemonte avea dato di cittadino e di soldato alla causa nazionale, quella fede egli avrebbe irrevocabilmente ' mantenuta sempre, e ad ogni costo, nè vi sarebbero stati dolori, interessi o risentimenti di cui non avesse voluto fare sacrifizio alla patria comune ; io riteneva che ne avrei data chiara e solenne testimonianza colla mia partecipazione in così gravi momenti all' amministrazione dello Stato, e nessuno può contraddirmi che non sia stata universalmente congiunta una idea di conciliazione al fatto del mio ingresso nell'attuale Gabinetto. Forse quest'idea di conciliazione, pensando a qualche mio precedente, l'onorevole Mordini scambiò col concetto di confusione. Egli poi nelle sue accuse più dirette ai Ministero terminò nel modo con cui altri aveva cominciato, impugnando esso pure la costituzionalità del Gabinetto, riducendola ad una incompatibilità della esistenza di esso colla dignità della Camera. Io non so, per vero, direjcome la dignità della Camera abbia a soffrire per ciò che noi sediamo su questo banco. Io domanderei all' onorevole Mordini se rimanga la dignità della Camera offesa ogniqualvolta, essendo chiuse le Camere, da un ministro venga a farsi un decreto il quale rifletta materia* legislativa, per sottoporlo poi all'approvazione del Parlamento. Se l'onorevole Mordini avesse inteso di veder offesa la dignità della Camera per questo, egli si sarebbe scordato di ciò che è fra le più note consuetudini, e scorderebbe come noi tutti quanti siamo qui, siamo 1' emanazione di un decreto di questa natura, poiché i nostri elettori rimasero appunto costituiti nei collegi elettorali in dipendenza di un decreto siffatto tradotto in legge dappoi. 0 l'onorevole Mordini volle accennare al fatto dell'essersi presentato il Ministero alla Camera avendo a capo il generale La Marmora ? Ma già fu detto, e crediamo non occor-ra ripeterlo, e lo stesso deputato Mordini lo ammette, che se questo si fece per rendere appunto omaggio ad un voto della Camera, la dignità di questa dev'esserne intieramente soddisfatta. Terminerò, o signori, ringraziando anch'io, a mia volta, della sua franchezza l'onorevole Morclini, ed in ciò io sono perfettamente d'accordo con lui. Egli dice ? — 1044 — CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 6 nessuna via di mezzo : o voto di fiducia o voto di sfiducia. Abbiamo bensì sentito a dirci: e come volete un voto di fiducia da una maggioranza che voi stessi negate, poiché la maggioranza parlamentare non la dite ancora costituita? A ciò è ovvio rispondere che parallela alla necessità delle finanze vi è un'altra e non minore necessità, e questa è di afforzare l'azione governativa perchè possa essere fortemente amministrata la cosa pubblica. Questa è pure una necessità del momento ; ebbene una maggioranza del momento sarà bastevole per significarci quello che noi sopratutto desideriamo, e senza di che non consentiremo mai a rimanere su questo banco. Ci sia, o signori, un voto della Camera la quale ci dica : Fate. Intanto il Parlamento è con voi. E noi rimarremo ; ma solo a questo patto. Io lo ripeto, o signori, coloro i quali credono che un semplice voto in via amministrativa, e riservata la questione politica, possa soddisfare ai nostri bisogni, costoro, a nostro avviso, vanno incontro ad un pubblico danno, e il Ministero non consentirebbe mai a farsene complice, rimanendo al potere senza quell'esplicito voto che egli domanda. (Bene! a destra — 1Movimenti a sinistra) PRESI DEME. La parola è all'onorevole Bargoni. Voci. La chiusura! la chiusura! BARCONI. Domando la parola per una semplice dichiarazione. PRESIDENTE. Ha la parola. RAIiOOM. Il mio intendimento al punto cui è giunta la discussione, altro non era che quello di dichiarare che rinunzio alla parola, e di dirne brevemente la ragione; ma rinuncio fin anche a ciò, perchè credo che nell'animo di tutti i deputati stia il sentimento dell'urgenza che ci debbe scingere a terminare al più presto questa discussione. Vorrei solo fare osservare al signor presidente che giusta la consuetudine della Camera precedente, tutte le volte che un oratore aveva pronunciato tale un discorso, cui uno o due ministri, o il capo del Gabinetto credevano necessario di rispondere piuttosto diffusamente, la Camera con somma gentilezza consentiva che questi potesse almeno far seguire alcune semplici dichiarazioni. L'onorevole mio amico Mordini ha fatto una tale preghiera alla Presidenza. Io la ripeto alla Presidenza e alla Camera, perchè una parte almeno di quel tempo che io ho creduto mio dovere di farle risparmiare, essa appunto lo conceda all'onorevole Mordini. PRESIDENTE. Perdoni, l'onorevole Bargoni io non ho inteso di negare la parola all'onorevole deputato Mordini, anzi l'ho iscritto, e gli dissi che quando fosse il il suo turno, gliel'avrei data. Io non ho facoltà d'interrompere l'ordine delle iscrizioni. Ora la parola spetterebbe all'onorevole Ricasoli, a cui l'ha ceduta il depu; tato Devincenzi ; ma se la Camera stima che si debba procedere a votare sulla chiusura, io di gran cuore la porrò subito ai voti ove sia appoggiata. {Bene!) Voci. Ai voti ! ai voti ! MORDIVI. Chiedo la parola per una dichiarazione. ' PRESIDEME. Domande alla Camera se intenda accordar la parola al deputato Mordini per una semplice dichiarazione. Voci. Sì ! sì! Parli! PRESIDEME. L'onorevole Mordini ha la parola per una dichiarazione. 'MORDINI. La mia dichiarazione è questa : Signori, io non vi farò certo perdere tempo ; io riconosco pienamente di non essere stato compreso quando diceva che le parole di ieri del generale La Marmora mi erano parse portassero a concludere che per errore si era pubblicata a Parigi la nota del barone di Malaret ; accetto la rettificazione che il signor generale La Marmora abbia detto invece che non si usa ; ma ne traggo un argomento di più contro il Ministero , perchè se ciò non si usa, era per parte del nostro Ministero tanto maggiore il dovere di contrapporre un'immediata pubblicazione a questa pubblicazione. Quanto all'onorevole Chiaves dirò che forse mi sono ingannato , ma il paragrafo del suo discorso al quale 10 alludeva era il seguente : Quando è fissato come elemento di programma un piano finanziario, io non.credo, signori, chele singole disposizioni del piano medesimo debbano far parte del programma, specialmente del programma del Ministero in complesso ; io so che può essere programma del Ministero dichiarare il bisogno di fare economie, 11 bisogno eli provvedere a che le entrate in qualche modo si aumentino ; di tutto ciò è ben penetrato il Ministero, e si parli del primo o del secondo piano finanziario nessuno è che dubiti che non ne sia sempre eguale il concetto in questi termini generali. PPESÍDENTE. La parola è all'onorevole Ricasoli. Voci. La chiusura ! Molte voci. Parli ! parli ! RICASOLI. Sia sicura la Camera che non abuserò della sua ragionevole impazienza. Membro della Commissione incaricata di riferire sull' esercizio provvisorio dei bilanci, e membro di quella maggioranza che opinò che non si dovesse venire ad una larga discussione, credo di dover prendere la parola per iscusarmi se oggi verrò a dare un voto il quale potrà avere un significato politico. La Commissione non voleva già escludere questa discussione. Ho già avuto l'onore di dichiarare la domenica scorsa come la Commissione opinasse che non fosse giunto il tempo opportuno perchè questa discussione raggiungesse l'effetto desiderato, parendole che occasione meglio opportuna avrebbero tornito le leggi di finanza, - 1045 - TORNATA DEL 25 FEBBRAIO 1866 La Camera ha dato ragione alla Commissione dal momento che ha creduto di eleggere nel suo seno un comitato incaricato dell'esame delle leggi finanziarie, facendo così ragione alle giuste dubitazioni della Commissione. Superato questo punto, la Camera entrò a piene vele nella discussione nella quale ci aggiriamo, ed alla quale io ho prestato la più scrupolosa attenzione. La discussione ha preso un'estensione ed un'indole che possono -avere condotto le diverso parti ad apprezzamenti diversi dai precedenti ; ma non credo che possano avere alterate le intenzioni finali di alcuno. Poiché, finalmente, che cosa vogliamo noi, che cosa vogliono tutti quelli che hanno fede nella vitalità e nell'efficacia delle istituzioni parlamentari, e che vogliono conservare gelosamente, siccome custodia sicura delle nostre libertà, e argomento della nostra prosperità e della nostra grandezza questa vitalità e questa efficacia ? Noi vogliamo che le istituzioni parlamentari si svolgano e siano esercitate in modo da far prova della loro potenza nel procurare il maggior bene della nazione ; e riputiamo perciò necessario evitare per quanto è possibile le oscillazioni e le mutazioni precipitose e soverchiamente ripetute nei grandi poteri dello Stato. Una delle più vantaggiose prerogative del sistema parlamentare si è appunto quella di potersi accomodare ai bisogni del paese, e soddisfare alla pubblica opinione senza scosse, senza turbamenti, senza dislocazioni violente. Ma nel complesso degli equilibri, dei quali si compone il sistema, un punto di consistenza e di quiete si dee pur trovare ; altrimenti si avrebbe uno ondulazione continua, che molesterebbe gli animi, toglierebbe fede e rispetto alle istituzioni, reciderebbe i nervi ad ogni autorità, come ad ogni operosità, sia del Governo, sia della Camera. Nel breve periodo di vita che ha corso la nuova Legislatura, alla quale mi onoro di appartenere, si è già consumata una crisi ministeriale, e ora siamo sul punto di vederne minacciata una seconda. Quali sono state le conseguenze di quella crisi ministeriale ? Lo dirò francamente : l'operosità, la diligenza della.Camera (e qui non è già perchè io ne faccia parte, ma è debito di giustizia il dirlo) non hanno fatto difetto : ma intanto il paese non ha ancora potuto gustare quale sia il frutto di tre mesi di vita pai lamentare. Ora, quando non si può dar colpa agli uomini, bisogna dire che ciò dipenda dagli eventi e dalla forza delle cose. Ma è tempo ormai, o signori, per l'autorità e per il rispetto delle nostre istituzioni, per la salute di quest'Italia che ci sta tanto a cuore, consacrata da secoli di sciagure e di sacrifizi, è tempo che gli uomini facciano essi forza agli eventi e alle cose. (Bravo!) E suprema necessità, signori, che noi quanti qui siamo, messo da parte ogni sentimento particolare, affrontiamo una volta le condizioni delle cose con un animo solo, cogli stessi intendimenti, colla volontà ferma e decisa di dominarle e di vincerle. Ora in questi otto giorni di discussione, in cui io ho prestato tutta l'attenzione che si meritavano i vari oratori che hanno preso la parola, io ho degli uni ammirato la facondia, degli altri apprezzato i giudizi, i pareri, i provvedimenti onde correggere i difetti dell'andamento dell'amministrazione pubblica, ed anche nell'indirizzo politico ; di tutti poi ho apprezzato le intenzioni oneste e patriotiche. Il Ministero ha dato, secondo me, ampie e soddisfacenti spiegazioni e dichiarazioni, intorno a' suoi intendimenti circa le riforme che la pubblica amministrazione del regno reclama istantemente ; ha delineato l'indirizzo politico che egli intende proseguire ; ed io nettamente dico che mi chiamo soddisfatto, La stima che già io nutriva per gli uomini onorandi che fanno parte del Ministero attuale, ai quali si dovrebbe pur sempre valutare l'abnegazione e il coraggio dimostrati nell'assumere il Governo del paese in contingenze difficilissime, si è accresciuta della confidenza che mi hanno ispirato le loro dichiarazioni. Io credo che a loro non mancherà l'animo di recare ad effetto i propositi qui manifestati, io ne sono certo ; ma quand'anche mi bisognasse una guarentigia, lo dico nettamente, che io la troverei nella lealtà e nella fermezza che distinguono l'illustre capo del Gabinetto; lealtà e fermezza, nelle quali la dignità e i diritti del paese, come hanno incontrato sin qui, incontreranno in avvenire, nei momenti difficili, che forse si preparano, salda e gelosa custodia. Quanto a me dopo ciò non può esser dubbio il voto che intendo dare al Ministero. Rispetto alle finanze non è ora il caso di annunciare alla Camera le mie opinioni. Dal momento che essa con una risoluzione, che agli occhi miei si presenta feconda di utilità pratica, ha deferito ad una speciale e straordinaria Commissione l'esame delle leggi finanziarie, il giudizio su queste dev'essere logicamente riservato al momento ch'essa presenti i risultati dell'opera sua. Dunque il mio veto non può trovare restrizione, il mio voto è risolutissimo per quelle ragioni che sono state annunciate dall'onorevole Mordini e dal ministro dell' interno. Il paese si trova in una situazione gravissima. Quindi bando agli equivoci bando ai mezzi termini 1 Chi crede che il Governo possa porre il paese per una via di prosperità e di salute voti, a suo favore ; chi non lo crede, gli dia il voto contrario: via di mezzo non ci deve essere. (Bravo !) Io non posso pertanto esitare sul voto che debbo dare : ma se un' incertezza mi potesse restare ancora, basterebbe a risolvermi uno sguardo alle conseguenze che deriverebbero da una nuova crisi ministeriale nelle attuali condizioni del paese. Se una crisi ministeriale fosse reclamata dall'opi" — 1046 — CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1866 nione pubblica, la crisi ministeriale avvenendo non dovrebbe portare nè sinistra impressione, nè conseguenze sinistre al paese, perchè soddisfarebbe ad un suo voto e riparerebbe a certe sue condizioni di malessere e di disagio. Ma quando invece il paese si mette in apprensione dei mutamenti e dimostra a mille indizi il suo timore, vuol dire che non è nell'opinione del paese che la crisi ministeriale avvenga. E io credo che questi indizi siano appunto adesso chiari ed incontrastabili. Che cosa avverrebbe se una crisi si rinnovasse e tutto tornasse nell'incertezza ? Si accumulerebbero rovine sopra rovine : al naufragio di una esposizione finanziaria e di un sistema finanziario di pochi giorni fa si aggiungerebbe un altro naufragio. Dovrebbe venire un terzo pilota con idee nuove, con stromenti nuovi per rifare da capo quella stessa via lunga, penosa, percorsa dai suoi predecessori, e probabilmente per rompere ai medesimi scogli. Che cosa produrrebbe questo? L'Europa diffiderebbe ogni dì più della stabilità delle nostre istituzioni, e, dubitando di noi, tradurrebbe la sua crescente diffidenza in un sempre crescente avvilimento del nostro credito, e col nostro credito le nostre industrie ed i nostri commerci cadrebbero in miserissime condizioni. (.Denegazioni a sinistra. — Approvazione a destra) È la mia opinione, signori : non vorrei si verificasse la mia profezia. Quanto a me la penso così. Sì, o signori, il paese percosso ed umiliato riverserebbe sopra di noi la più gran parte della responsabilità delle sue miserie ; comincierebbe dal perdere la fiducia in noi, e potrebbe anco trascorrere fino a perder la fede nella libertà. (.Mormorio a sinistra) Sì, o signori, io credo nel paese salda, saldissima questa fede nella libertà ; ma se è vero che non si deve tentare Iddio, a più forte ragione dev'essere vero che non si devono tentare gli uomini. Signori, ora occorre evitare questo pericolo: occorre che ci accingiamo senz'altro risoluti alla grande opera che il paese attende da noi, l'opera del riordinamento amministrativo e finanziario. A tanta opera io non credo che siano di troppo le forze riunite di tutti: Camera e Governo. Si è detto che i partiti si hanno da ricomporre, che si hanno da atteggiare diversamente ; si è detto che, divisi come sono nella Camera, rifuggano dal cimentarsi fra loro, perchè le forze sono sparse in troppi gruppi e si equilibrano troppo. Permettetemi, signori, che io non partecipi a questo pensiero. Ognuno ha la sua maniera di vedere ; solo pregio che può avere un uomo è di dirla franca, poi deve rimettersi nel parere dei più savi. Dunque con franchezza dirò il mio parere. Io non credo nè a questo troppo grande numero di partiti, nè a questa anormale dispersione di forze. Quanto a me io credo che nella Camera, se ognuno vorrà interrogarsi, e spero che si farà, prescindendo dalle consuetudini e dai vincoli antichi, prescindendo dalle preoccupazioni locali, dalle simpatie e dalle antipatie personali, io credo che nella Camera non vi possano essere e non vi debbano essere se non che due partiti. Un partito di quelli i quali si spaventano della grandezza dell' impresa che ci resta ancora da compiere, e della gravezza dei sacrifizi che ancora dobbiamo incontrare, e che quindi sarebbero disposti a lasciarla a mezzo, e ristare, e riposarsi sulP incompiuto cammino, legando ai figli e ai nipoti la cura e la fatica di fornirlo. Un partito di quelli che stimerebbero anzi che tutto fosse messo a repentaglio il già fatto, se con ogni opera, con ogni studio, con ogni sforzo non cercassero di compiere quello che rimane a farsi : che mentre crede suo strettissimo dovere recidere scrupolosamente il superfluo dei dispendi, crede anche di non dover procedere sino al punto in cui s'incontrerebbero le fibre vitali, e si manderebbero le sorgenti e gli strumenti della forza, fi a i quali si compiace noverare in primo luogo il giovine e glorioso nostro esercito. Questo partito, mentre rifugge dal chiedere al paese sacrifizi infecondi, è risoluto di chiedergli quelli che la necessità dimostrasse inevitabili, fermamente convinto che il paese li accetterebbe alla sua volta con animo del pari risoluto. Questo partito è ossequente alla Monarchia, perchè la considera come autrice e promotrice di libertà e di indipendenza, pernio allo svolgimento dei destini nazionali, vincolo comune alle genti italiane divise da secoli ; riconosce nello Statuto il fondamento del nostro diritto pubblico interno, la base e la garanzia delle nostre libertà, e crede che in esso si contengano i germi delle libertà più ampie, .che il progresso della educazione e della pubblica ricchezza, il senno e la prudenza dei cittadini sapranno svolgere e fecondare onde soddisfacciano alla giustizia e al diritto. Questo partito del pari intende che ai comuni ed alle provincie sia lasciata la maggiore ampiezza di attribuzioni conciliabili coll'unità dello Stato e la necessaria autorità del Governo, perchè considera questa cooperazione cittadina come argomento di efficace educazione intellettuale e politica delle popolazioni. Insomma, questo partito vuole nell'ordine politico la Monarchia e lo Statuto, e per loro mezzo il compimento dell'unità nazionale; nell'ordine amministrativo, vuole il decentramento; la libertà dappertutto. Come conseguenza di questi principi]', chiede la riforma delle amministrazioni dello Stato, affinchè vi si trasfonda quello spirito di libertà onde s'informano le nostre istituzioni; vuole che gli ordinamenti portino l'impronta ed il carattere di cose veramente italiane, e siano accomodati ai costumi, alle consuetudini ed all'indole nostra; vuole che dappertutto s'introduca faci- _ 1047 — TORNATA DEL 2 5 FEBBRAIO lità e semplicità di congegni valevoli a rendere efficace il sindacato sulla erogazione del denaro pubblico, ed effettiva la responsabilità degli amministratori dello Stato ; vuole soprattutto ristorata e bene assestata la finanza del regno, non con espedienti, non con palliativi, ma con pronti, efficaci e fecondi provvedimenti. Questo partito è ossservante dei trattati, è anche riguardoso ai rapporti internazionali ; ma è tenace ancora a far valere costantemente i diritti della nazione, disposto a tempo all'audacia, a tempo alla prudenza, e sempre con la meta fissa, costante, inalterabile, splendente innanzi lo sguardo, del compimento dei destini d'Italia, dell'aumento e del consolidamento della sua prosperità, della sua forza, della sua grandezza. A questo partito, io mi onoro di ascrivermi; a questo partito io credo, e fermamente credo, si ascriva la grande maggioranza di questa Camera. Questa maggioranza si sarebbe già manifestata se si fosse presentata una occasione propizia. Auguro che l'occasione propizia sia questa in cui ci troviamo: auguro che possiamo incontrarci in gran numero nel campo che ora si schiude, che è il campo dei grandi principii e dei grandi interessi nazionali: e dal voto che porrà termine a questa importante discussione, auguro che si tragga occasione di escire dal fatale equivoco onde siamo senza ragione divisi. Auguro in fine che una sapiente e concorde deliberazione consolidi nel Governo e nella Camera quell'autorità e quel prestigio, che sono la condizione del più ampio e regolare svolgimento delle nostre libere istituzioni, ed al tempo stesso la guarantigia più sicura pel compimento dei nostri destini nazionali. (Benissimo ! a destra) PRESIDENTE. Vennero presentati vari ordini del giorno di cui si darà lettura. Il primo è sottoscritto dal deputato Boggic, ed è così concepito : « Considerando : « Che la Camera eleggendo una Commissione di finanza rinviò ad altro momento il voto finanziario ed amministrativo ; « Che la questione politica è inscindibile dalla questione amministrativa e finanziaria ; « Che un voto dimezzato di fiducia che lasciasse in sospeso la questione dominante, che è la finanziaria, non darebbe forza al Ministero, e contraddirebbe al voto già dato dalla Camera, passa alla discussione degli articoli. » Un'altro ordine del giorno fu proposto dal deputato Gravina, ed è così espresso : « L a Camera, considerando che il principio che informa il piano finanziario, presentato dall'onorevole ministro delle finanze, è contrario allo sviluppo economico, e c h e l'attuazione del suo sistema recherebbe grave perturbazione all'agricoltura depressa, che deve essere con ogni mezzo e cura migliorata ; 1866 « Considerando che la questione finanziaria non può scindersi dalla questione politica, dichiara di non poter accordare fiducia al Ministero, e passa alla discussione degli articoli. » Un terzo ordine del giorno presentato dai deputati Lovito, Torrigiani , Negrotto, Calvanese, Arcieri, Lo Monaco, Trigona di Grela, Spinelli, Mezzanotte , Bortolucci , Torrigiani , Gibellini , Protasi, Leonii, Toscanelli, Conti, I)e Martino, Pieri, Pace, Giordano Luigi, Carletti-Giampieri, Agostino Plutino, Serristori, Sebastiani, Gaola Antinori, Demaria, Paini, Acquaviva, Panciatichi , Piola è così concepito : « L a Camera prendendo atto delle dichiarazioni del Ministero intorno alle pronte e radicali riforme organiche dell'amministrazione, riservando il suo giudizio sul sistema finanziario, confida nel Ministero pel migliore andamento politico ed amministrativo, e passa alla discussione degli articoli. » Un altro infine fu presentato dal deputato Castiglia, ed è in questi termini : « Considerando l'urgenza odierna essere il preservare il paese da crisi ; « Considerando le proposte tutte relative al disavanzo, alle economie, alle riforme abbisognar di tempo, onde venir discusse maturamente, e infrattanto l'azione governativa non dover mancare nè di confidenza, nè di energia; « La Camera, « Senza pregiudizio del mandato suo alla Commissione per l'esame de'progetti finanziari ; « Confidando nello zelo del Ministero per la cosa pubblica, passa alla votazione degli articoli. » Di SAN DONATO. Domando la parola per una mozione. Non è certamente per presentare un ordine del giorno, ma per rammentare che fa presentato al banco della Presidenza una proposta dell'onorevole deputato Nisco e di altri, colla quale si domanda che la Camera si dichiari in permanenza, ed un'altra perchè la Camera sospenda per due ore i suoi lavori, per riprenderli. Quindi io vorrei che l'onorevole nostro presidente, prima di dare la parola ad altri oratori mettesse a partito la proposta. PRESIDENTE. F u già data lettura della mozione dell'onorevole Nisco e di altri, colla quale si chiede che la Camera rimanga in seduta permanente fino alla votazione del progetto di legge che discutiamo. A questa proposta taluni domandano che si faccia una modificazione, vale a dire che la Camera si dichiari in permanenza, ma sospenda per due ore la* sua seduta. Se non vi sono opposizioni, questamozione così modificata si riterrà come approvata. Ora la parola spetterebbe all'onorevole Sineo, a cui l'ha rinunziata l'onorevole Lazzaro. Voci L a chiusura! la chiusura! > _ 104:8 CAMERA DEI-DEPUTATI — PRESIDENTE. Essendo chiesta la chiusura, domando se è appoggiata. (È appoggiata.,) LA PORTA. Io accetto la chiusura, domando solamente che la Camera mi riserbi facoltà di dare una spiegazione sul mio voto motivato. {Rumori) Io sono membro della minoranza della Commissione, credo che la Camera non mi vorrà negare di fare una dichiarazione. PRESIDENTE. Mi permettano, signori, di fare un'avvertenza. L'oììorevole La Porta ha deposto sul banco della Presidenza un ordine del giorno ; ora, secondo la consuetudine della Camera, coloro che hanno presentato un ordine del giorno hanno diritto anche dopo la chiusura di svilupparlo brevemente, quando non abbiano parlato nella discussione generale. Premessa questa dichiarazione non pongo ai voti la chiusura della discussione generale. D ' A Y A L A . Domando la parola. PRESIDENTE. Su che? D ' A Y A L A . Non paventi la Camera... PRESIDENTE. Ella non può ora parlare che contro la chiusura. D ' A Y A L A . Parlerò contro la chiusura. PRESIDENTE. Parli. D ' A Y A L A . Non paventi la Camera che io faccia un discorso ; mi bastano cinque minuti. Io era inscritto fra gli oratori contro, e pur tuttavolta vedendo che è l'undecimo giorno di questa discussione sì grave, e avendo inteso venticinque discorsi, io di certo non avrei domandato nè usata la parola perchè avrei mostrato un sentimento di vanità, ed- una presunzione di potenza di eloquio che non ho ; e oltre a ciò avrei per avventura manifestato poco rispetto verso la Camera, mentre che l'ho grandissimo. Però quando vedo che forse si mettono in discussione tutti gli ordini del giorno che ci farebbero appunto perdere quel tempo prezioso, per evitare la qual perdita rinunzio alla parola, osservando però, come è da credere, che la chiusura non possa essere votata finché vi è qualcuno che pur vorrà dar ragione del suo voto. Quando ho sentito che un membro della minoranza della Commissione intende svolgere le ragioni della sua opposizione al voto della maggioranza, quando ho inteso che si debbono svolgere i molti e molti ordinj del giorno, mi pare che la chiusura sia intempestiva, tanto più che non rimane altro che un solo oratore, o per dir meglio, non rimane altro che il mio povero ed oscurissimo nome. PRESIDENTE. Ripeto all'onorevole D'Ayala che non tutti i deputati i quali hanno presentato un ordine del giorno avranno diritto di parlare. Quelli che presero la parola nella discussione generale non lian diritto di averla dopo la chiusura; quelli che non hanno parlato nella discussione generale ed SESSIONE DEL 1866 hanno presentato ordini del giorno, hanno diritto, secondo le consuetudini della Camera, di dire, ben inteso, brevi parole per isvolgere la loro proposta. Avverto inoltre l'onorevole D'Ayala che non sarebbe ancora così vicino il suo turno, poiché la parole spetterebbe ora al ventesimoquinto iscritto, ed egli sarebbe il trentesimoquarto. (Ilarità) Premessa questa avvertenza, pongo ai voti la chiusura della discussione generale. (La discussione è chiusa.) Se la Camera crede, si potrà sospendere immediatala seduta per riprenderla alle ore otto precise. Voci. Sì ! sì ! Altre voci. No ! no ! Altre voci. Alle ore nove. (Rumori. — Molti deputati scendono dai loro stalli.) PRESIDENTE. Essendovi dissenso, sarà necessaria una votazione. Interpellerò quindi la Camera. Venne fatta dal deputato Nisco una proposta, la quale fu poi modificata da altri in questi termini : che la Camera rimanga in seduta permanente fino alla votazione del progetto di legge sull'esercizio provvisorio, ma che unicamente sospenda la seduta per due ore, per ragioni che ognuno potrà facilmente comprendere. (Risa di assenso) Ora, siccome pare che vi sia dissenso, io pongo a partito la mozione del deputato Nisco modificata nel tenore che ho teste accennato. MINISTRO PER L'INTERNO. In questo stato di agitazione in cui la Camera si trova, se alle volte fosse a molti di soverchio disturbo il venire stasera a continuare la discussione, il Ministero deve dichiarare che non avrebbe nulla in contrario si ripigliasse domani la discussione. Domani si potrebbe anticipare la seduta. (Rumori) Voci. Sì ! sì ! Domani ! domani ! BORDINI. Domando la parola. (Rumori) PRESIDENTE. Prego i signori deputati di far silenzio, altrimenti perdiamo tempo, e nulla si delibera. MORDINl. Io accetto la proposta di permanenza. La Camera ha molto lavoro innanzi a sè, e se noi potessimo venire alla seduta stasera, io non vedo perchè dobbiamo rimandarla a domani. E notate bene, o signori, che voi non siete certi che la discussione non oltrepassi domani certi confini che forse vorrebbe assegnarle l'onorevole ministro dell'interno. La questione potrebbe progredir tanto che a riprenderla domani nelle ore pomeridiane, noi non potessimo neppure deliberarci sopra nello stesso giorno. Stasera decideremo se sarà creduto opportuno di discutere anche domani. Voci. Ai voti ! ai voti ! VENTERELLI. Domando la parola. (Rumori) Io accetterei, come l'onorevole Mordini, la proposta di permanenza; ma dappoiché egli stesso dice che non T O R N A T A DEL 25 FEBBRAIO si può prevedere se rimandando la discussione a domani non possa avvenire che essa si prolunghi più oltre, io temo che avvenga che quando noi dopo di aver accettato la permanenza saremo giunti ad un'ora del mattino, e che la Camera non avrà ancora deliberato , allora bisogni che la Camera si disdica annullando la decisione di permanenza. (Lunghi rumori) Voci. Non ha votato ! Altre voci. A domani! a domani ! PRESIDENTE. Prego i signori deputati a tornare ai loro posti. Pongo ai voti la questione... DI SAN DONATO. (.Dall'emiciclo) Domando la parola. PRESIDENTE. Prenda il suo posto. DI SAN DONATO. Io mi acconcio alla proposta dell'onorevole ministro dell'interno perchè la seduta abbia luogo domani alle ore otto. (No! no /) PRESIDENTE. Chi intende che la seduta debba rimandarsi a domani alle ore otto è pregato di alzarsi. Voci. No! no! Sì! (Rumori) MORDINI. Se la proposta di permanenza fosse stata ritirata, la riprendo io. ASPRONI. Domando la parola per una mozione d'ordine. PRESIDENTE. Ha la parola. ASPRONI. Io credo che noi possiamo senza sospendere la seduta terminare ora dando il voto. Signori, a che servono tutti questi sutterfugi e queste dilazioni ? La coscienza di tutti è formata. La decisione è in due parole, fiducia o sfiducia. (Bene !) Veniamo subito a questa votazione. Voci. Sì ! sì ! PRESIDENTE DEL CONSIGLIO. Il Ministero accettala proposta del deputato Asproni. (Bene\) Voci. Ai voti! ai voti! (Rumori e conversazioni) PRESIDENTE. Prego i signori deputati a far silenzio, altrimenti non posso mettere ai voti la proposta dell'onorevole Asproni. DE BONI. Domando la parola per una mozione d'ordine. (Rumori) PRESIDENTE. Li prego a far silenzio. Ha la parola l'onorevole De Boni. DE BONI. Io aveva proposto un ordine del giorno per la redenzione della Venezia, e siccome sono risoluto di ripresentarlo altra volta, oggi in questo solenne momento lo ritiro, e invito tutti gli altri a ritirare gli ordini del giorno che hanno presentato. PRESIDENTE. Pongo dunque ai voti la proposta dell'onorevole Asproni. PEPOLI. Domando la parola. ( Vari deputati chiedono di parlare — Rumori e conversazioni animate.) PRESIDENTE. La proposta dell'onorevole Asproni è la seguente : « Il sottoscritto propone che si voti subito per la Sessioni uh, iS66 » QAMM mi Qmnn—DUcmkni 131 1866 fiducia o la sfiducia, chiusa ogni discussione sugli ordini del giorno. » BIXIO. Domando la parola. PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare. BIXiO. Io prego la Camera di non approvare quest'ordine del giorno, sia perchè il regolamento prescrive norme che non possono essere trasandate, sia perchè stabilirebbe così un precedente che potrebbe essere invocato domani contro tutti i ministri, e bisogna attenersi a norme stabili; queste poi si debbono rispettare tanto più quando 1' ardore, la premura possono far velo all'intelletto. (Bravo!) Inoltre, questo troncare F andamento naturale della discussione, invece di portare un vantaggio, potrebbe arrecar danno alla cosa stessa che si vuole ottenere, inquantochè essendo così dimezzata la questione, viene pregiudicata nel concetto di molti; perciò io vorrei pregare l'onorevole Asproni a ri tirare la sua proposta, o quanto meno io chieggo alla Camera che non la accolga. Voci. A domani ! a domani ! La ritiri ! PEPOLI, relatore. L'onorevole Asproni vi propone di dare un voto di fiducia oppure di sfiducia, eliminando qualunque altro ordine del giorno. Io prego la Camera a riflettere che tanto l'onorevole ministro dell'interno, quanto il deputato Mordini, e l'onorevole Ricasoli hanno fatto addebito benché in modo cortese a coloro i quali hanno proposto ordini del giorno che secondo essi racchiudono un equivoco. Io e i miei amici politici che crediamo invece che questi voti si racchiudano negli altri, domandiamo di spiegare il nostro modo di pensare in questa questione : noi crediamo che il Ministero stesso non guadagnerà nulla di autorità se il voto che voi sarete per emettere sarà un voto, mi si permetta il dirlo, soverchiamente forzato. (Rumori) È da considerare ancora che molti deputati sono usciti dall'aula e non potevano credere si votasse quest'oggi; perciò anch'io prego l'onorevole Asproni, e molto più il signor ministro dell'interno, che deve essere il primo custode delle forme costituzionali qui dentro... (Rumori) a respingere questa votazione immediata. BOGGIO. Io non ho potuto dissimulare la mia maraviglia quando udii che una simile proposta era fatta da un deputato della sinistra. (L'oratore proferisce queste parole stando nell'emiciclo) PRESIDENTE. Prenda il suo posto ! ROGGIO. Ora ci sono al mio posto, e ringrazio il presidente di aver fatto in modo che cessasse la occupazione che me ne avea eliminato. (Ilarità) Dirò dunque che non ho potuto difendermi da una certa meraviglia nell'udire che quella proposta venisse messa innanzi dai banchi della sinistra : ma bene io spero che l'onorevole Asproni quando ha udito come volenterosamente questa proposta fosse accettata dal Ministero, si sarà accorto che egli aveva messo piede in fallo. [No! no!) — 1050 — CAMERA DEI DEPUTATI — In questo momento si trovano qui a fronte due in teressi, quello della Camera e quello del Ministero. (Rumori) Voci a destra. Del paese ! B' GUIO. L' nteresse del paese è al disopra e del Ministero e della Camera ; ma badiamo noi a non comprometterlo con deliberazioni inconsulte od equivoche. Ld appunto è una deliberazione inconsulta ed equivoca, nel mio modo di vedere, quella che ora ci si propone; deliberazione inconsulta per le rag oni già dette dall'onorevole Popoli, e che non ripeterò;deliberazione inconsulta, perchè essa viola la libeità del voto guarentita dal nostro regolamento e crea così un precedente che potrà riuscir fatale Ma inoltre io vedo in essa un altro gravissimo inconveniente. Può per certo il Mi ni-tero trovare il suo tornaconto a che da noi siadato un voto immediato di fiducia o di sfiducia, poiché a questo modo, qualunque ne sia l'esito, egli avrà poi ragione di dire che noi abbiamo dato un voto immaturo. (No ! no ! a destra. Sì! sì! al centro sinistro) Sì; il Ministero con ragione potrà appuntarci di aver dato un voto immaturo e contraddittorio alla deliberazione presa da questa Camera, son pochi giorni, quando ha nominato una Commissione di finanza. Che cosa ha voluto fare la Camera con ciò? Essa ha voluto rinviare il voto sulla questione finanziaria ed amministrativa ad un altro momento. E la questione finanziaria amministrativa è inscindibile dalla questione politica. Oltreché la questione dominante, quella alla quale veramente s'interessa ora il paese, è la questione di finanza. Se noi oggi ci mettiamo nella condizione di non poter dare un voto libero, di non poter dare un voto che, mentre provveda ai bisogni dell'amministrazione, salvo però la questione politica per quel giorno in cui solamente potremo con pienezza di coscienza pronunciarlo, cioè per quel giorno in cui sarà portato innanzi a noi anche il sistema finanziario ed amministrativo che influisca in modo così decisivo anche sul concetto politico : se noi oggi daremo al Ministero un voto di fiducia politico dimezzato, lasciandogli però sempre sul capo la spada di Damocle, un voto di disapprovazione sul sistema finanziario, che cosa avremo fatto? Noi non avremo dato forza al Governo, ed avremo violatala forma delle nostie istituzioni, per riuscire a quale risultato ? Al risultato di dare opportunità di calunniarci a coloro che hanno interesse ad esautorare la Camera. (Rumori) Questi rumori possono avere per conseguenza di farmi stancare un po'più, obbligarmi ad alzare la voce, ma non mi impediranno ora, come non mi hanno mai impedito , di dire la mia opinione. Dico dunque, e con questo conchiudo che la Camera si sarà esautorata da se medesima, se dopo avere colla nomina della Commissione di finanza aggiornata impli- SESSIONE DEL 1866 citamente la questione di ilducia, ora la pregiudichi con un voto incompleto. E dico ancoraché a ciascuno di noi deve rimanere la libertà di votare secondo la c<»scienza gli ispira sotto l'egida salutare delle forme sancite dal nostro regolamento appunto per proteggere e fare sicura tale libertà. E per conto mio intendo che ci sia fatta facoltà di votare prima di ogni altra propostaTordine del giorno puro e semplice, che mi pare sia gi i stato proposto da alcuni ; e che se non fosse proposto da altri proporrei io medesimo. Mediante una tale votazione, mentre avremo provveduto ai bisogni amministrativi del Governo, perchè avremo dati i due mesi d'esercizio provvisorio al Ministero. las< ierenio intatta la questione politica che è inscindibile dalla questione finanziaria. E così potremo fra qualche giorno dare poi un voto completo ed efficace, dal quale solamente potrà venire forza al Governo ed autorità alla Camera. UINISTKO DELL'IVI Eli.NO. Io lascio giudice la Camera di chi qui voglia l'equivoco : se chi fa una proposta come quella che fa l'onorevole Boggio, ovvero chi accetta con sì amp e e sincere dich.arazioni il modo di votazione, corneiail Ministero. L'onorevole deputato Boggio ha creduto di dire che la questione politica era riservata... BtiGGI». No ; finanziaria. MiMSIHO DELL'I VI Eli¡V0. Ha detto che la questione politica è inscindibile dalla finanziaria, e la questione finanziaria è quella di cui è incaricata la speciale Commissione testé costituita; ma l'asserzione dell'onorevole Boggio è tanto più erronea, in quanto che egli sa che per ogni patte di questa Camera si pensò che questa Commissione bisognasse formarla in modo che fosse esclusa ogni idea di partito politico, talché in questa Commissione figurano deputati d'ogni partito. Vede dunque che il fatto stesso del modo con cui si compone la Commissione sui provvedimenti finanziari dimostra come ne sia totalmente esclusa la questione politica. La questione politica fu discussa in tutti questi giorni, e basterà che si ricordino i lunghi ed abbastanza numerosi discorsi che qui si sono uditi finora. Il Ministero aveva accettato, appunto per evitare gli equivoci, la proposta dell'onorevole Asproni ; naturalmente si rimette alla saviezza della Camera, raccomandandosele peiò di bel nuovo perchè essa scelga quel modo di votazione il quale meglio faccia chiara ed evidente la posizione di ciascuno. PIUS: DENTE. Ha facoltà di parlare l'onorevole Asproni. DEl'REl IS Ho chiesto di parlare. PRESIDENTE. L'ho iscritto. AS1M10M. Io non m'iscrissi fra gli oratori, non perchè non mi sentissi forza di ragionare anch' io sulla situazione lungamente ; ma perchè so che in queste FEBBRAIO occasioni solenni ciascuno vuol profferire la sua sentenza, ed a me piace di ascoltare gli nomini d'ingegno preclaro e le diverse opinioni, conservando salva la coscienza mia e la libettà del giudizio. Credo però che dopo undici giorni di discussione, ciascuno abbia potuto farsi un giusto concetto della questione ed essere abbastanza illuminato per votare coscienziosamente. Da uomo franco e senz'ambagi dirò clie l'attuale contesa mi sa di tergiversazione e di artificio : intanto si perde una seduta. A che porre in campo equivoci quando lo stesso Ministero vi parla schietto e dice : dateci un voto di sfiducia se non ci credete degni di amministrare il paese : o avvalorateci invece col vostro voto se ci credete degni di dirigere la cosa pubblica e governare. A che differire? Facciamola finita. DEPKE1IS lo credo che si confondano questioni molto diverse. Non si tratta, o signori, di votare adesso tale o tal altro ordine del giorno; si tratta di prendere una risoluzione che t " c c a molto sul vivo l'essenza stessa del sistema parlamentare. Io non ho a quest'ora esitazione a pronunziarmi : sono a tal riguardo disinteressato, mi affi etto a dichiararlo, considero come perduto il mio turno di parola, e sono disposto a votare per la sfiducia ; non c'è quin ii dubbio nessuno ch'io voglia cooperare in qualsiasi modo a tergiversazioni o ad equivoci. Ma veniamo alla proposta dell'onorevole A^proni. In che cosa Consiste il sistema parlamentare? Consiste principalmente nella discussione; consiste nella libertà delia parola e del voto. Ora quale ne è la guar e n i g i a ? La guarentigia della libertà della parola sta tutta nel nostro regolamento, nelle forme adottate, nelle consuetudini sempre praticate. E noi vorremmo violare questa guarentigia e diminuire questa libertà di parola? Vorremmo restringere improvvisamente le forme da noi sempre consentite, e i diritti concessi agli oratori, appunto in una questione così grave come questa? Io credo, o signori, che con questa proposta quando fosse votata si verrebbero a pregiudicare gl' interessi più essenziali del sistema parlamentare. Vi sono degli oratori che hanno in piena buonafede proposto un ordine del giorno, un emendamento, sulla fede che con quella proposta era ad essi riservato il diritto di esporre la loro opinione. Or perchè volete voi impedire la discussione e togliere agli iscritti il loro turno di parola, il diritto di esprimere e motivare il loro giudizio ? È questa una proposta, mi si permetta il dirlo, che possa essere sostenuta dalla part e più liberale della Camera ? Se, come io lo ammetto , è necessario di risolvere ed utgent< mente questa questione,e di pronunciare un voto , si rimanga, se vuoisi, qui in permanenza r o si ritorni di nuovo in quest'Aula, cerne altri ha proposto,, 1866 alle o t t o , dopo un riposo indispensabile di jun paio d' ore • sia fissata la seduta per domattina ; ma a procedere ad una votazione dietro una proposta improvvisa, che tronca la discussione e toglie il diritto di parlare ai nostri e» lleghi, questa, lo ripeto, non è cosa eh© possa tornare a vantaggio delle istituzioni parlamentari, che certo stanno a cuore di tutti noi. Io quindi sulla proposta Asproni propongo la questione pregiudiziale. ASPROM. Io aveva fatto la proposta della immediata votazione per economia di tempo. Vedendo che si perde più tempo a discutere la medesima che a far esame degli ordini del giorno, io la ritiro. VENTLKEIXI. Io riprendo la proposta Asproni per conto mio. (Conversazioni animate) PRESIDENTE. Facciano un po' di silenzio. MUAKO. Domando la parola per la posizione della questione. Essendo stata presentata alla Camera una proposta di permanenza, la Presidenza, secondo il mio modo di vedere, doveva metterla innanzitutto ai voti. Se ciò si fosse fatto, quella proposta non sarebbe venuta ad incrociarsi coll'altra complessa dell'onorevole Asproni, e quindi noi non ci saremmo impigliati in un pelago di discussioni. Per conseguenza io prego il presidente di porre ai voti, a termini del regolamento, la proposta di permanenza. Se poi la Camera respingerà quella proposta, allora si potrà mettere dopo ai voti tutte le aLre che vengono in seguito. PRESIDENTE. Ora dirò anch'io una parola. È vero che c'era la proposta di permanenza, ma la proposta da porsi ai voti prima d'ugni altra è sempre quella più semplice, ed una più semplice di quella dell'onorevole Asproni, io, davvero, non poteva trovarla. Vi è però sopra di essa una proposta pregiudiziale dell'onorevole Depretis ; e questa deve avere la preferenza. Ora dunque quelli che approvano la proposta pregiudiziale dell'onorevole Depretis... Voci. Qual è ? PRESIDENTE. Facciano silenzio, signori; altrimenti è inutile ch'io parli. La proposta Asproni era, che si votasse subito. (Rumori prolungati) Signor Asproni, lo prego di far silenzio. F a r à le sue osservazioni dopo che avrò parlato, se le parrà che io non formoli le questioni e non le ponga ai voti, come si deve. L'onorevole Asproni proponeva che si votasse immediatamente per la fiducia , o sfiducia al Ministero ? precludendo ogni discussione su tutti gli ordini del giorno. Questa proposta è stata da lui ritirata, ma l'onorevole Venturelli 1' ha ripresa per conto suo. Ora contro questa proposta vi è una questione pregiudiziale, elevata dall' onorevole Depretis, il quale vuole che la proposta Asproni venga pregiudizialmente respinta, perchè, egli dice, contraria al regolamento. È questa la questione pregiudiziale ; e , se avessero jn©« — 1052 — CAMERA DEI DEPUTATI — SESSIONE DEL 1 8 6 6 stato ascolto alle mie parole, 1' avrebbero intesa immediatamente. Ora dunque pongo ai voti la questione pregiudiziale proposta dall'onorevole Depretis. (È approvata.) Voci. Domani! domani! (Rumori e conversazioni) Altre voci. Ai voti ! ai voti ! PRESIDENTE. (Con forza) Finche i signori deputati non siano tornati ai loro posti, e non facciano silenzio, io non pongo ai voti alcuna proposta.(i7antà—Benel) La parola è all' onorevole Nisco per una dichiarazione. NISCO. La mia proposta aveva per iscopo di far siche la Camera ed il paese non entrassero in un periodo molto pericoloso, quale è quello di trovarci fra due giorni nella condizione o di non avere Governo... Voci a sinistra. Oh ! oh ! (Rumori prolungati) N13C0... o di fare uscire il Governo dalle forme costituzionali. La mia proposta aveva questo scopo, ma dal momento che si è ammesso il principio che bisogna ancora discutere, dopo aver per undici giorni discusso senza pensare al pericolo della fortnna pubblica e privata, io la ritiro. Voci. Domani alle 10! No ! Sì! (Rumori e conversazioni) PRESIDENTE. Rimane dunque la proposta... (Irumori continuano) (Con forza) Se non fanno silenzio, non mi è possibile, prima di tutto, intendere chi mi domanda la parola, e non posso adempiere il mio dovere. Voci. Ha ragione! PRESIDENTE. Per l'ultima volta li invito a fare silenzio, e riprendere i loro posti. (Bravo ! Benissimo !) L'onorevole Nicotera ha facoltà di parlare. NICOTERA. Prego la Camera di riflettere che a tenere una seduta di sera in questa questione, mi si permetta la parola, ci sarebbe poca serietà, e dico ci sarebbe poca serietà, perchè ho presente il risultato delle sedute di sera tenute altra volta. E una questione gravissima, e non si può trattare di sera, tanto più quando il Ministero ci ha dichiarato che il continuare la discussione domani non reca verun pregiudizio. Io non comprendo perchè si vorrebbe esercitare questa specie di pressione, perchè si vorrebbe votare di sera. Taccio le altre ragioni di sconvenienza. (Bravo !) Una voce. Ha ragione ! NICOTERA. Quindi propongo che si tenga seduta domani incominciando alle 10. PRESIDENTE. È la medesima proposta dell'onorevole San Donato. La pongo ai voti. Chi è d'avviso che si debba tenere seduta domani alle 10 è pregato di alzarsi. (La Camera approva.) La seduta è levata alle ore 6 1/2. Ordine del giorno per la tornata di domani : Seguito della discussione intorno al progetto di legge relativo all'esercizio provvisorio dei bilanci del 1866.