Febbraio 2013 A cura dello Spi-Cgil dell’Emilia-Romagna L’Italia in movimento elezioni politiche mobilità consumi tares cig volontariato organizzazione Argentovivo | pagine. In primo piano Un voto per cambiare l’Italia h Bruno Pizzica segreteria regionale SPI Cgil N on è un voto come un altro, quello del 23 e 24 febbraio. 1. L’esito elettorale sarà fondamentale nel delineare gli equilibri e le politiche europee, dopo la vittoria di Hollande in Francia e le prossime elezioni tedesche. Quanto sia decisiva la politica europea, non serve ricordarlo; come abbia pesato sulla gestione della crisi è drammaticamente evidente, lo sanno bene la Grecia, la Spagna, l’Italia nel pieno di una spirale recessiva dalla quale non si esce con politiche Febbraio 2013 iperliberiste che guardano solo agli equilibri finanziari. 2. Il voto sarà determinante per una politica che si ponga l’obiettivo dello sviluppo e della crescita ma non ignori la necessità di misure che garantiscano equità e giustizia sociale e affrontino il problema della disuguaglianza crescente che frena il nostro Paese. Mario Monti accusa la Cgil di eccessiva attenzione al tema: una ulteriore prova di quanto sia miope l’impostazione di chi pensa che l’Italia possa ripartire sulle spoglie di una parte significativa di cittadini condannata a sorreggerne il peso. 3. Questo voto si misura con alcune circostanze: la diffidenza diffusa verso la politica che può alimentare una deriva populista e che rischia di tradursi in una forte tendenza all’astensione; la presenza di una lista legata all’Agenda Monti che punta in modo esplicito alla costituzione di un polo di centro che guarda a destra; il colpo di coda che tenta Berlusconi nel disperato tentativo di sopravvivere, insieme ai sodali della Lega, alla disfatta di una modalità di presenza politica che ha determinato la situazione drammatica nella quale si trova il nostro Paese. Questo è, in brevi tratti, lo scenario: una serie di criticità importanti che vanno affrontate innanzitutto con rigore e spirito di verità, senza troppi cedimenti alla demagogia da campagna elettorale che coinvolge lo stesso Monti. In questa situazione, votare è non solo un diritto e un dovere civico, ma anche un dovere sociale per spingere finalmente l’Italia verso un futuro che abbia spazio per la speranza. Il sindacato sarà parte attiva in questa campagna elettorale, con la propria autonomia e ponendo rivendicazioni esplicite alle forze politiche che si candidano a guidare il Paese. La Cgil ha esercitato una forte opposizione al Governo Berlusconi, ma anche all’esecutivo Monti: oggi è necessario un radicale cambio di punto di vista e una svolta nell’azione politica. Il dominio esercitato dai cosiddetti “mercati”, va fortemente temperato con misure adeguate e rovesciando l’ordine di priorità. Noi pensiamo che oggi si debba partire dalle esigenze delle persone, dei più deboli in particolare; noi pensiamo che la scommessa vera da affrontare sia quella del Lavoro; noi pensiamo che una politica che sostenga e valorizzi la coesione sociale, possa promuovere sviluppo, lavoro buono, benessere sociale. Dunque certo il rigore, le dinamiche finanziarie, i bilanci... ma grande attenzione alla promozione del lavoro, alla Scuola, al welfare in uno schema rovesciato di rapporti con i bisogni della gente e a partire dall’esigenza non comprimibile di una nuova equità sociale. Ci sono cose urgenti da fare; le porremo con forza e le risposte e gli impegni che otterremo, saranno la cartina di tornasole per giudicare scelte politiche, programmi, governi. Innanzitutto una robusta redistribuzione di reddito verso lavoro dipendente e pensionati: serve una politica fiscale che sconfigga l’evasione, introduca forme significative di progressività (anche nell’IMU, il cui principale difetto è proprio la mancanza di progressività e di flessibilità), alleggerisca i redditi medio-bassi, colpisca i grandi patrimoni. C’è bisogno di investire sul Lavoro, sostenendo chi lo perde, riducendo drasticamente la precarietà, incentivando occupazione buona e duratura, innovando, scommettendo sulla ricerca, definendo una politica industriale che abbia un’anima e non si limiti ai signorsì pronunciati dal Ministro di turno ai Marchionne. Va rivista la riforma delle pensioni della Fornero, troppo rigida e iniqua: gli esodati, la flessibilità in uscita, la possibilità di andare in pensione con i 20 anni di contributi sono punti aperti...e va cancellato il blocco della indicizzazione delle pensioni pari a tre volte il minimo che condanna milioni di pensionati ad una perdita di reddito consistente e permanente. Infine: noi non possiamo rassegnarci al declino dei servizi sociali. Il ripristino del fondo per la non autosufficienza, seppure insufficiente sul piano quantitativo, rappresenta un primo passo. Ma serve una legge dedicata alla non autosufficienza, dove ci siano risorse e sia definita la presa in carico delle persone che, in quella condizione, sono costrette ad arrangiarsi. Allo stesso modo dobbiamo rafforzare la struttura e la vocazione universalista della sanità. Il Governo Monti ha imposto tagli lineari, colpendo ancora i più deboli, con liste di attesa più lunghe, tickets più alti, rincaro delle addizionali Irpef, blocco delle assunzioni, taglio indiscriminato di posti letto. Non va bene: il nostro sistema sanitario, non può essere mortificato da logiche di mera compatibilità finanziaria, dove i pazienti restano drammaticamente sullo sfondo. Noi non ci stiamo. Siamo pronti a lottare, per tutelare le persone anziane ed i più deboli: da qui passa la costruzione di una nuova Italia, quella che speriamo di cominciare a vedere nelle urne del 23 e 24 febbraio. L’Emilia-Romagna si muove, l’Italia si muove. In senso fisico e con il passaggio cruciale delle elezioni politiche. Questo mese abbiamo scelto di rappresentare questo movimento con le foto di Matteo Angelini Febbraio 2013 Argentovivo | pagine. In primo piano Argentovivo | pagine. L’Emilia-Romagna in movimento Siamo tutti pedoni h Centro Antartide Una campagna partecipata a tutela della mobilità pedonale (in particolare degli utenti più deboli, gli anziani, che sono le vittime più frequenti degli incidenti pedonali) Febbraio 2013 N el 2010 in Italia hanno perso la vita 589 pedoni e più di 21.000 sono rimasti feriti. Tra i più colpiti dall’insicurezza stradale ci sono gli anziani. Sia perché sono la maggior parte delle vittime (quasi tre quarti dei pedoni uccisi ha più di 60 anni), sia perché la percezione della strada come luogo pericoloso li spinge ad isolarsi, con inevitabili ricadute negative per la salute e per le relazioni. Considerando che gli anziani nelle nostre comunità sono sempre di più, si comprende l’importanza dell’impegno per tutelare il loro diritto a muoversi liberamente e in sicurezza. Per questo lo Spi-Cgil, assieme a Fnp-Cisl e Uilp-Uil, sostengono, ormai da 5 anni, la campagna “Siamo tutti pedoni”, promossa dal Centro Antartide di Bologna assieme all’Osservatorio sull’Educazione Stradale e la Sicurezza della Regione Emila-Romagna. La campagna vuole richiamare l’attenzione sulle tragedie che coinvolgono il più debole utente della strada, con lo scopo di far crescere la consapevolezza che questa strage può essere drasticamente ridotta. Tra le recenti iniziative organizzate nell’ambito della campagna rientra l’importante convegno nazionale “Muoversi a piedi, per una mobilità amica della salute e dell’ambiente”, che si è tenuto a Bologna, venerdì 1 febbraio. L’incontro ha da un lato sottolineato i vantaggi, per la salute individuale e per l’ambiente, del muoversi a piedi. Dall’altro ha denunciato gli ostacoli che limitano le possibilità di camminare liberamente nelle nostre città e ha lanciato alcune proposte di soluzione: a partire da un generale ripensamento dei tempi e degli spazi delle nostre città, per arrivare a cose più concrete come la diffusione delle zone pedonali e di iniziative come i “pedibus”, che accompagnano i bambini a piedi a scuola in gruppo sotto la super- visione di un adulto. Per cambiare cattive abitudini radicate è poi necessario agire sul terreno dell’educazione e della sensibilizzazione, ma anche su quello della repressione. Tra le regole più importanti da far rispettare ci sono i limiti di velocità. Un pedone investito a 30 km orari ha solo il 50% di possibilità di sopravvivere. Ma queste calano ad un misero 10% se viene investito a 50 km orari, e si azzerano addirittura oltre i 60 km orari. Il rispetto dei limiti di velocità nei centri abitati consentirebbe di diminuire significativamente il numero delle vittime. Sulle strade urbane si verifica quasi l’80% di tutti gli incidenti e si registra il 73% dei feriti e il 44% dei morti totali. Nelle città dove si è riusciti a far rispettare i limiti di velocità il numero dei morti è diminuito fino al 90%. Per questo dal convegno è arrivata la proposta di estendere le zone con limite di velocità a 30 km orari. Gli anziani, così come i bambini e i portatori di handicap, non potranno mai adattarsi al sistema di traffico che attualmente domina nelle nostre città. È evidente come sia il traffico a doversi adattare alle necessità e alla vulnerabilità degli utenti deboli della strada e non viceversa. Un maggiore rispetto per i pedoni non è un sogno, basta recarsi nel nord Europa per sperimentare come in altri paesi sia già realtà. In Italia, invece, la tutela degli utenti deboli non è ancora un patrimonio culturale condiviso. Occorre cambiare comportamenti e percezioni radicati, sia collettivi che individuali. Per migliorare la sicurezza dei pedoni sono tante le direzioni in cui è necessario lavorare, ma questo impegno sarà possibile solo suscitando un protagonismo diffuso a favore di questa impresa civile. Stimolare questo protagonismo è proprio l’obiettivo della campagna “Siamo tutti pedoni”, che si rivolge in primo luogo ai conducenti di auto e moto, principali responsabili delle tragedie stradali. Ma più in generale punta a parlare a tutti: per costruire una nuova cultura della strada serve l’aiuto di ciascuno e comportamenti corretti sia da parte di chi guida che da parte di chi cammina. Se sembrano obiettivi troppo ambiziosi basta fermarsi a riflettere sul fatto che la sicurezza dei pedoni riguarda tutti, perché siamo tutti pedoni. Anche chi guida è solo momentaneamente un non pedone. Maggiori informazioni sulla campagna e sul convegno sono disponibili sul sito web www.siamotuttipedoni.it Febbraio 2013 Argentovivo | pagine. L’Emilia-Romagna in movimento Argentovivo | pagine. Pensionati. A scuola di sicurezza h Paola Guidetti Lo sapevate che un pedone investito da un’auto che marcia a trenta chilometri orari ha soltanto il 50% di possibilità di sopravvivere e che ogni speranza viene annullata quando si viene investiti oltre i 60 chilometri orari? Ebbene questa percentuale vale anche per i ciclisti Febbraio 2013 U na notizia di questo tipo dovrebbe farci riflettere, ma soprattutto indurci a guidare con maggiore cautela sulle strade urbane, nei pressi di scuole, ospedali, centri abitati. Invece ogni anno nel nostro paese si registrano un migliaio di vittime tra pedoni e ciclisti, oltre 20mila feriti sulle strade. La maggior parte di questi ha superato i 60 anni. Gli anziani ed i bambini sono infatti la fascia più consistente degli “utenti deboli” della strada, sono più vulnerabili perché hanno una minore percezione del pericolo. Gli anziani non si muovono agilmente nel traffico urbano e non sono in grado di evitare pericoli; per i bimbi il problema è soprattutto legato alla mancata capacità di percepire il pericolo come tale e all’impulsività di soddisfare bisogni come rincorrere una palla o raggiungere un amichetto che è dall’altra parte della strada. L’Emilia-Romagna in movimento privati. A Reggio Emilia i sindacati dei pensionati Cgil Cisl Uil hanno avviato da tempo iniziative concrete sul territorio per sensibilizzare i cittadini ed in particolare le scuole sul tema della sicurezza urbana. Ogni anno i pensionati del sindacato incontrano centinaia di bimbi e ragazzi delle scuole primarie ed insieme ai docenti li accompagnano in un percorso di educazione mirato al rispetto e alla conoscenza della segnaletica stradale e delle regole elementari che non bisogna mai dimenticare. Nel 2012 gli eventi sismici che hanno colpito l’Emilia hanno indotto Spi Fnp Uilp a posticipare le iniziative a settembre. Marco Bonacini dello Spi di Reggio Emilia, che coordina e organizza questo progetto da diverso tempo a nome delle tre organizzazioni sindacali dei pensionati, ha incontrato i ragazzi delle scuole medie di Brescello tra la fine di settembre ed i primi giorni di ottobre. Più di duecento gli studenti coinvolti nei 4 giorni di incontri del progetto sulla sicurezza stradale. Il lavoro svolto con i ragazzi è stato attivamente supportato da un gruppo di docenti della scuola primaria che hanno collaborato con Bonacini nell’organizzazione delle iniziative. Gli incontri si sono conclusi con una manifestazione in piazza e la distribuzione ai cittadini di opuscoli informativi. Spi Cgil riprenderà gli incontri con le scuole reggiane nei prossimi giorni, gli studenti coinvolti quest’anno saranno moltissimi già a partire da gennaio. Bonacini ci mostra con orgoglio la lista degli appuntamenti: S.Polo d’Enza, Montecchio, Bibbiano e non mancano diverse scuole primarie di Reggio Emilia. Le insicurezze provocano un cambiamento nella vita di tutti noi, una diversa percezione di tutto ciò che ci circonda; compito del sindacato è quindi anche quello di occuparsi di questo diritto alle “sicurezze” dei cittadini sollecitando le istituzioni a costruire un sistema di sicurezza urbana condivisa e partecipata, in sinergia con le forze dell’ordine, il volontariato, le associazioni e tutti i soggetti competenti. E’ infatti attraverso l’impegno di tutti che possiamo costruire una qualità urbana per vivere meglio. Argentovivo | pagine. Da questa continua emergenza è nata una Campagna nazionale sotto l’alto Patronato del Presidente della Repubblica che da anni si batte per creare una adeguata sensibilizzazione nel paese insieme alle istituzioni, alle scuole, alle aziende sanitarie, ai sindacati, alle forze dell’ordine e alle associazioni delle vittime della strada. LA STRADA È DI TUTTI, SIAMO TUTTI PEDONI, sono soltanto alcuni degli slogan lanciati in questi anni attraverso iniziative, pubblicazioni, testimonial. Scienziati, scrittori, giornalisti, personaggi pubblici hanno dato il loro contributo alla Campagna per la sicurezza degli utenti deboli della strada. In Emilia Romagna le iniziative si sono moltiplicate in questi anni coinvolgendo soggetti pubblici e Febbraio 2013 Argentovivo | pagine. La crisi economica Cala il reddito, calano i consumi Ma se il primo è sceso del 3% o poco più, i secondi hanno subito una contrazione che supera il 13% Il calo dei consumi in Emilia-Romagna (-13%) si concentra in particolare sui beni cosiddetti durevoli: elettrodomestici, auto, mobili, prodotti informatici, elettronica... È questo il dato reso noto dall’osservatorio Findomestic e relativo alla nostra Regione, che si conferma al secondo posto (dopo la Val d’Aosta) per reddito medio disponibile pro capite, ma che evidenzia una prudenza (e una mancanza di fiducia) particolarmente marcata. Nel dato regionale influisce certamente anche la tragedia del terremoto che ha colpito un pezzo importante di territorio, ma il segnale si è acceso ed è decisamente rosso. Così se nel 2010 la spesa si era attestata a 5,6 miliardi di euro, nel 2012 è scesa fino a 4,6 miliardi, uno in meno con un calo percentuale intorno al 20%. A farne le spese le immatricolazioni di auto nuove (meno 25%), ma anche di quelle usate che scendono del 12%; l’acquisto di elettrodomestici che fa segnare un meno 9%, l’elettronica. Un dato allarmante che getta un’ombra più che preoccupante sulla possibile ripresa dell’economia, in una situazione che, anche per il 2013, si presenta pesantemente recessiva e segnata da nuovi, ulteriori aumenti di tasse e tariffe: sono aumentati i pedaggi autostradali, il gas, le tariffe elettriche; l’introduzione della nuova tassa sui rifiuti urbani, la “Tares”, che sostituirà la vecchia Tarsu, comporterà un rincaro generalizzato dei costi; è preannunciato l’aumento di un punto di Iva dal prossimo luglio, mentre i bilanci in bilico degli Enti Locali non lasciano prevedere buone notizie su quel fronte. Il calo dei consumi riflette peraltro un calo generale di fiducia anche verso le rappresentanze istituzionali e politiche; una tendenza non nuova ma che si presenta oggi in forma robusta. Del resto le vicende che “certa” politica ci ha consegnato in questi ultimi anni non hanno certo aiutato a rinsaldare la fiducia dei cittadini, dallo scandalo Ruby e compagnia, alle feste in Febbraio 2013 maschera dei consiglieri di maggioranza della Regione Lazio, alle vicende che hanno coinvolto la Regione Lombardia... Non è un caso, ma una scelta consapevole quella di evidenziare massima fiducia nella famiglia e minima fiducia nelle Istituzioni, tra le quali la Presidenza della Repubblica continua a fare eccezione, grazie all’equilibrio e alla sobrietà del Presidente Napolitano. Sarà difficile risalire la china, restituire credibilità alle istituzioni e alla politica, ricostruire fiducia nel futuro: la consapevolezza che una gestione della crisi tutta ripiegata sugli aspetti finanziari produce effetti drammatici per la vita di tantissime persone, si fa strada oltre il sindacato, oltre la sinistra. Da qui bisogna dunque ripartire, dalle ragioni e dalle condizioni di vita delle persone vere, per voltare pagina e inaugurare una fase nuova, dove l’obiettivo primario non sia più solo quello di pareggiare i conti, ma quello di far vivere meglio i cittadini. E questo è il nostro impegno di sempre. Rinviare l’applicazione della Tares Cos’è dunque questa Tares di cui tanto si parla? E’ la nuova tassa sui rifiuti urbani che comprende anche una quota relativa alle spese per i servizi dei Comuni, dall’illuminazione alla manutenzione delle strade. La Tares debutta con il nuovo anno e produrrà rincari per tutti i contribuenti: in particolare introduzione del nuovo tributo sui rifiuti e sui saranno colpite le famiglie numerose, servizi, congiuntamente ai diffusi incremenperché gli importi dovuti faranno ti delle addizionali Irpef e all’applicazione riferimento non più alla sola metratura dell’Imu rappresenta un ulteriore aggravio in particodella abitazione, ma anche alla lare sui redditi da lavoro dipendente e da pensione composizione del nucleo familiare. Lo che già alimentano per oltre il 70% le entrate fiscali SPI e la CGIL regionale, hanno chiesto derivanti dal reddito. in un documento la sospensione La nuova Tares costerà ai cittadini italiani circa il 20% dell’applicazione della nuova - 25% in più rispetto alle attuali tariffe sui rifiuti. Un tassa, per definire un complessivo prelievo aggiuntivo per “finanziare i cosiddetti serriassetto della tassazione locale. Lo vizi indivisibili”: come la manutenzione delle strade pubblichiamo qui di seguito: o l’illuminazione pubblica già per altro coperti dalla L’ tassazione nazionale e locale. Come per l’Imu, anche con la Tares, una parte del prelievo finirà allo Stato anziché rimanere nelle disponibilità dei Comuni che ancora una volta da un lato si trovano nella scomoda posizione di fare i gabellieri per conto dello Stato, e dall’altro si vedono ridotte le risorse necessarie a finanziare i servizi per i cittadini. E’ necessario allora che il governo sospenda l’entrata in vigore della Tares, per consentire di ridiscutere anche con le parti sociali le modalità attuative e le finalità del nuovo tributo sui rifiuti e servizi. Non è più rinviabile inoltre nell’ambito di una riforma strutturale del sistema fiscale il superamento della sovrapposizione a crescere del prelievo su tre livelli, Irpef Nazionale, Irpef Regionale, Irpef Comunale; per affermare un sistema fiscale più equo, progressivo e finalizzato a sostenere i servizi pubblici delle comunità locale e in favore delle famiglie e dei cittadini, soprattutto di quelle fasce sociali che oggi sono tra i soggetti più fragili e deboli della nostra società. Febbraio 2013 Argentovivo | pagine. La crisi economica Argentovivo | pagine. La crisi economica Cassa integrazione alle stelle h Antonio Mattioli responsabile Politiche contrattuali Segreteria Cgil Emilia Romagna Il 2012 si è chiuso con un dato drammatico che denota il livello della crisi raggiunto in Emilia Romagna: l’utilizzo della cassa integrazione (ordinaria, stra- Febbraio 2013 ordinaria, in deroga) ha raggiunto i 92,5 milioni di ore, 13,3 milioni in più del 2011. Le province più colpite sono quelle di Modena (dove il terremoto ha intaccato pesante- mente il tessuto produttivo), Ferrara per le stesse ragioni, Rimini e Reggio Emilia. Comunque in tutta la regione i settori più colpiti sono il metalmeccanico, il tessile e l’edilizia. Arrivata al quarto anno la crisi, iniziata nel 2009, impone l’assunzione di scelte di politica industriale ed economica in grado di invertire la rotta; un altro anno a questi livelli ridurrebbe la regione e l’intero paese in condizioni socialmente insopportabili. Di fronte a questo scenario, il governo Monti ha deciso un taglio di risorse che riduce la tutela sociale e per di più l’entrata a regime della legge 92 sul mercato del lavoro (riforma Fornero) aumenta la precarietà e intacca i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici. Per queste ragioni la Cgil è impegnata a definire un nuovo piano per il lavoro, a livello nazionale e regionale, nel quadro di un modello di sviluppo alternativo a quello dei recenti governi italiani ed europei, che metta al centro la qualità e i diritti del lavoro. Argentovivo | pagine. Auser, un congresso per superare la crisi Auser regionale (e nazionale) si riuniscono per un congresso che mai come quest’anno ha un valore straordinario. Riaffermare la propria azione ma anche riorganizzarsi e mettere in campo le premesse e le idee per un welfare rinnovato. Parla il Presidente Auser ER, Franco Di Giangirolamo L’ Auser va a congresso, un momento sempre importante per le associazioni. “Quelli che faremo in Emilia-Romagna l’11 e 12 marzo – dice Franco Di Giangirolamo, presidente Auser ER – e poi dal 21 al 23 marzo a livello nazionale cadono oggettivamente in un momento particolare. Viviamo una crisi lunga che negli ultimi anni ha avuto ripercussioni notevoli soprattutto sulla fascia più debole della popolazione. E che si è tradotta, per la parte che compete maggiormente l’Auser, in un notevolissimo ridimensionamento del welfare. A causa dei tagli annunciati nella sanità, che nel 2013 saranno quasi impossibili da gestire, e dei tagli nel comparto sociale, ancor più rilevanti. In sostanza assistiamo a un ridimensionamento dei diritti e del welfare che fa il paio con l’aumento della disoccupazione, con il peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori e pensionati che hanno salari e pensioni bloccate. E con quello che ormai appare un leitmotiv: un bilancio pubblico che non consente molte speranze per quello che concerne i diritti”. Una crisi sociale Questo crea, secondo Di Giangirolamo, per tutte le associazioni di volontariato e di promozione sociale (e più in generale per tutta l’economia sociale) una duplice situazione: da una parte l’impossibilità di far fronte al mare di bisogni che i cittadini da tutti punti di vista pongono, dall’altra il fatto che il sistema degli enti locali (indebolito dalla impossibilità di spendere e dalla carenza di risorse) scarica i bisogni sul volontariato. “Oggi le famiglie, e all’interno delle famiglie in particolare i nonni e le donne, dovrebbero reggere un aumento dei bisogni (e una riduzione delle risorse per soddisfarli) che non sono in grado di reggere”. Le associazioni di volontariato sono le uniche a fianco delle famiglie. Questo congresso dell’Auser è importante perché è il momento di fare il punto sul ruolo dell’associazione, su cosa pensa del futuro del welfare e cosa l’Auser chiede alle istituzioni. “Veniamo da alcuni anni – aggiunge Di Giangirolamo – nei quali i governi, incluso quello Monti, non solo Febbraio 2013 Argentovivo | pagine. Le pagine Auser hanno ridimensionato la spesa per il welfare ma nei quali tutti gli interventi che potevano essere fatti per dare un minimo di sicurezza al volontariato (per esempio la stabilizzazione del 5 per mille) sono andati in direzione contraria. Basti pensare che si è addirittura aumentata l’Iva alle cooperative sociali!” Insomma, un quadro di provvedimenti che ha fatto tutto tranne che facilitare l’attività del volontariato e della promozione sociale. Oltretutto, l’allungamento dell’età pensionabile (indipendentemente da ogni altra considerazione sulla riforma Fornero) sottrarrà all’Auser una massa non indifferente di persone che, una volta “a riposo”, si dedicavano non solo alle attività di volontariato ma anche a quella rete familiare, Febbraio 2013 che oggi diventa ancora più debole. “Viene caricata di problemi – spiega il presidente di Auser ER – ma diventa debole dal punto di vista della possibilità di tenuta. È per questo che noi oggi abbiamo una situazione in cui i soggetti deboli della nostra società e coloro che sono colpiti dalle diseguaglianze crescenti non hanno, in campi fondamentali come il sociale, la sanità, l’istruzione, il lavoro, nessuna sponda nel welfare”. L’Europa sociale L’Auser vuole quindi rilanciare l’idea di Europa che abbia il modello sociale come fondamento dello sviluppo. Quindi non un welfare depauperato per risanare i bilanci pubblici ma un welfare rafforzato per sostenere la crescita e lo sviluppo e quindi anche il risanamento del bilancio pubblico. “L’idea di fondo che senza welfare ci alleggeriamo e possiamo rilanciare la crescita è un’idea sbagliata. Solo creando maggiori sicurezze, solo riducendo i rischi sia in campo lavorativo che per i cittadini noi possiamo creare crescita. Diversamente creeremo maggiore insicurezza, ancor più problemi scaricati sulle famiglie, maggiori oneri per le comunità e quindi anche instabilità e fragilità e di conseguenza impossibilità di una crescita equilibrata. Il welfare, pur riformato, è un fattore della crescita per tutta l’Europa e particolarmente per l’Italia anziché un peso come molti sostengono”. Il giudizio sui governi che si sono succeduti in questi ultimi Le pagine Auser Il welfare del futuro Rinnovare il welfare è un obiettivo impegnativo. “Dobbiamo immaginare – continua Di Giangirolamo – un forte rapporto tra pubblico e privato a livello di servizi al cittadino, naturalmente in un’ottica di sussidiarietà orizzontale, cioè di complementarietà e non di sostituzione fermo restando che il pubblico deve dare la garanzia di un quadro di riferimento dei diritti dei cittadini sul quale si innesta l’enorme potenzialità, la grande forza dell’iniziativa dei cittadini, che non deve essere lasciata alla spontaneità ma deve essere invece regolata con l’obiettivo di integrarla con il sistema sia pubblico che privato”. “È un fatto di democrazia, quel- lo che sosteniamo: la partecipazione dei cittadini, favorita, sostenuta e incentivata, è un fattore di sviluppo della democrazia, della partecipazione alle vicende della cosa pubblica e quindi non è un’alternativa all’impegno del pubblico nei servizi o nel welfare. Anzi è una forte sollecitazione a un impegno maggiore. L’impegno del volontariato non vuol certo significare la possibilità di un ritiro dello Stato dal dare risposta ai bisogni dei cittadini, vuol dire piuttosto che sia il pubblico che il privato no profit assumano impegni ancora maggiori, integrati. In questo senso pensiamo di riorganizzare lo stesso Auser non solo nel suo sistema di relazione, a partire dal rafforzamento del rapporto con le organizzazioni sindacali come Cgil e Spi (che è un punto fondamentale per quanto ci riguarda), ma soprattutto con un rafforzamento della rete associativa all’interno del Forum del terzo settore e all’interno delle istituzioni pubbliche. Riteniamo quindi di dover incentivare il nostro ruolo sia nel fare sia nelle proposte da avanzare nei confronti del sistema pubblico”. L’Auser si riorganizza Una riorganizzazione sulla base di macro-aree di intervento. Una è quella “benessere, salute e comunità”, una è quella del “volontariato civico e beni comuni”, l’altra è quella dell’apprendimento permanente. Una riorganizzazione che investe tutta l’associazione, dalla scala nazionale, a quella regionale al territorio. “Vogliamo rilanciare – spiega ancora Di Giangirolamo – la grande esperienza del Filo d’argento, quella del turismo sociale, le esperienze fatte riguardo alla casa, ai servizi alla persona e rispetto alle attività di promozione sociale in particolare riferimento all’apprendimento permanente, all’educazione per gli adulti”. “La nostra associazione è composta – in maniera molto paritaria tra uomini e donne – prevalentemente da persone per così dire in età, ma ci rivolgiamo a tutte le generazioni. Ci rivolgiamo ai nuovi cittadini italiani, quindi agli immigrati e ai cittadini di origine straniera, ma anche agli ospiti di origine straniera come una componente fondamentale della nostra comunità e decisiva per mantenere alta la strategia interculturale. E ci rivolgiamo naturalmente anche ai giovani per poter rafforzare l’intergenerazionalità che è l’asse fondamentale per reggere la coesione sociale. Da questo punto di vista ci proponiamo di rafforzare il tessuto sociale di ogni comunità come un bene comune. Consideriamo beni comuni non solo l’aria, l’acqua, l’energia, ma anche la coesione sociale dei territori che fa sì che i cittadini si riconoscano nei principi di solidarietà, di integrazione, di mutuo aiuto, di civiltà. È questo in fondo l’appello che noi lanciamo con il congresso che celebriamo il prossimo mese”. Argentovivo | pagine. anni è netto: va cambiata completamente la linea politica. “È questo il ruolo che dovrebbe assumere secondo noi il volontariato, che non si carica solo del fare ma anche del rivendicare e del proporre il superamento di questa logica così poco attenta ai bisogni fondamentali dei cittadini. Dobbiamo proporre quindi una forte alleanza tra gli enti locali, un’alleanza di tutta la rete delle associazioni con i centri servizi di volontariato e in primis una forte alleanza con le forze che si battono per questi obiettivi. Per quanto ci riguarda soprattutto lo Spi e la Cgil, e poi l’insieme delle organizzazioni sindacali, per difendere e tutelare i diritti dei lavoratori e dei pensionati ma anche per rinnovare il welfare”. Febbraio 2013 Argentovivo | pagine. Cgil Emilia-Romagna Il 2013 e la conferenza di programma Parla il segretario generale della Cgil Emilia-Romagna, Vincenzo Colla h Mayda Guerzoni L a Cgil propone al paese la propria idea di sviluppo possibile, che mette al centro la dignità del lavoro e la solidarietà forte di uno stato sociale più equo, delineando un modello alternativo alla cultura politica imperante in questi anni in Italia e in Europa. La rotta è tracciata dal piano per il lavoro, votato dal comitato direttivo nazionale del 21 gennaio, e dalla successiva conferenza di programma. “Momenti molto significativi per la vita della nostra organizzazione – osserva il segretario generale della Cgil Emilia Romagna Vincenzo Colla -, che ci consegnano l’impianto politico di fondo sul quale intendiamo dialogaFebbraio 2013 re con le forze progressiste che si candidano al governo nella prossima scadenza elettorale.” Colla individua il baricentro della proposta Cgil in alcune linee di indirizzo strategiche per la trasformazione economica, produttiva e sociale del paese. Innanzitutto una nuova politica industriale che sappia produrre crescita sostenibile, dalla green economy al sistema di reti, e che affermi un nuovo ruolo dello stato in economia, anche attivando soggetti come Eni, Enel, Finmeccanica con obiettivi più coerenti alla programmazione dello sviluppo. Sul capitolo diritti del lavoro e di cittadinanza serve l’avvio di una vera e propria fase costituente, per innervare di democrazia ogni ambito della vita delle persone, dal luogo di lavoro al sistema fiscale e per perseguire uguaglianza ed equità come cemento fondativo del paese. Da qui l’altro asse portante delle proposte della confederazione: lo stato sociale, da rimettere in piedi dopo il passaggio devastante del centro destra e del governo “tecnico”. “Viviamo la peggiore crisi mai vista dal dopoguerra – sottolinea Colla -, che ha spossato il paese e angosciato tutti noi. Mi assilla la disoccupazione dei giovani, la mancanza di prospettive, la cecità di chi si è occupato innanzitutto di finanza e spread. Il governo Monti, con tutto il suo rigore, ha prodotto l’effetto di appesantire la condizione della nostra gente, in particolare attraverso le leggi di riforma delle pensioni e del mercato del lavoro, che al prossimo esecutivo chiederemo di modificare.” Ma anche il campo sindacale è in sofferenza. Colla giudica “senza precedenti” la lacerazione nel rapporto tra Cgil, Cisl e Uil, acclarata da diversi accordi separati sia sulle regole che presiedono le relazioni sindacali sia su contratti nazionali di settori pesanti: una difficoltà che accentua le incognite della delicatissima fase di gestione straordinaria della crisi, alla quale la Cgil offre il proprio contributo con l’occhio attento all’Europa, perimetro ormai imprescindibile per le scelte di qualunque governo. Altrettanto imprescindibile, in questo scenario, la riforma del sistema pubblico. “Non parlo solo di riordino istituzio- nale - precisa Colla -, bensì di ruolo ed efficacia di tutte le strutture della amministrazione pubblica, delle quali vanno definiti i compiti e le funzioni in una logica di cooperazione tra potere centrale e poteri locali. Diciamo no alla cultura del comando, no all’accentramento che è tornato con prepotenza alla ribalta, alla faccia del federalismo. Tra questi compiti vorrei indicare come priorità assoluta l’investimento sul sapere, dalla scuola all’università, condizione decisiva per la qualità dello sviluppo, della democrazia, del senso civico e per il futuro dei nostri giovani.” Dunque partenza a pieno ritmo dell’anno nuovo per la Cgil, impegnata in una discussione che mette già in campo temi di valenza congressuale. Colla auspica che il congresso previsto nel 2014 apra una nuova fase della vita dell’organizzazione. “Dobbiamo lavorare per uscire da quella assise - conclude il leader della confederazione emiliano romagnola - con una sintesi che determini una guida sicura della Cgil e del suo progetto per il paese, con la condivisione di un modello contrattuale che faccia da supporto agli obiettivi del piano per il lavoro. Ho l’impressione invece che oggi le nostre strutture procedano con modalità che ricordano le canne d’organo, in verticale, senza un vero coordinamento di intenti. Così però rischiamo di essere ininfluenti rispetto ai processi radicali e spesso devastanti in atto. Dobbiamo recuperare una idea profonda di confederalità al nostro interno, una capacità di sintesi che richiede il massimo di lealtà e disponibilità nel gruppo dirigente.” Febbraio 2013 Argentovivo | pagine. Cgil Emilia-Romagna LO strumento più utile per conoscere i tuoi diritti Scaricalo gratuitamente dal sito dello Spi-Cgil Emilia-Romagna www.spier.it Le Pagine di Argentovivo sono realizzate da Socialmente Coordinamento redazionale: Marco Sotgiu Lo Spi-Cgil Emilia-Romagna è in via Marconi 69, 40122 – Bologna. Tel. 051/294799