DEL POPOLO
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REPORTAGE
educa
Mini ex tempore:
esaltata la genuinità dell’arte
An
no
IV
di Patrizia Chiepolo Mihočić
P
iccoli grandi artisti. Sono arrivati in
63 da quasi tutte le scuole materne dell’Istria (Cittanova, Verteneglio, Buie, Momiano, Parenzo, Umago), da
Fiume (asilo “Gardelin”) e Abbazia (gruppo italiano). E si sono lanciati in una gara
a suon di pennelli che alla fine ha lasciato
sbalorditi tutti. Persino i critici d’arte che
hanno avuto l’arduo compito di scegliere
i migliori.
Stiamo parlando della seconda edizione della Mini ex tempore per le istituzioni
prescolari che anche quest’anno si è svolta
a Cittanova, poiché è proprio la scuola elementare italiana di Cittanova ad organizzare questo bellissimo incontro.
Purtroppo il tempo non è stato clemente
con i pittori in erba. Pioggia, vento e freddo
hanno accompagnato la manifestazione durante tutta la giornata. “Speriamo che almeno la mostra e la premiazione possano venir fatte all’aperto”, continuava a dire speranzosa la direttrice Eda Žokalj, affiancata
dall’educatrice Denise Zlobec. Però niente
da fare. Cosicché tutto l’incontro, dalla gara
alla premiazione, si è tenuto all’interno dell’hotel Emonia e non sul piazzale Porporella. Peccato. Anche perché lavorare all’aper-
to, in riva al mare, osservati dall’occhio curioso dei passanti e tutt’altra cosa che farlo
all’interno di una sala poco illuminata e con
poco spazio. Fortunatamente i bambini non
si soffermano su questi dettagli.
Trovato il loro posto all’interno della
sala, si sono subito dati da fare con pennelli, colori, tempere e acrilici, sassolini, conchigliette, sabbia e pezzi di stoffa. C’era chi
continuava a chiedere se al pomeriggio si
andrà a fare il bagno, chi era convinto che
il sole arriverà tra un momento e chi, per
non sbagliare si era pure messo il costume
da bagno. Quel che si dice essere pronti per
ogni eventualità.
Iniziamo il nostro “giro di ricognizione”.
I frugoletti della materna di Cittanova, i primi che incontriamo, hanno già le idee ben
chiare su cosa, e con che cosa disegnare. Sì,
perché la maggior parte di questi non si limita solo ad usare il pennello, ma creano le
loro opere con le mani, le unghie, le dita e
ci sono quelli che a momenti non si spalmano sulla tela, nella foga di creare l’opera
d’arte più interessante. “Faccio tutti i colori
del mare”, mi dice una bambina mentre con
tratti decisi disegna delle onde variopinte. La sua amica invece crea degli spruzzi
• n. 7
con il pennello ad una distanza ben studiata
dalla tela. Risultato? Un quadro molto interessante. Pesci colorati e fantasiosi, ma anche serpenti marini fatti con la stoffa, sono
il risultato del lavoro fatto dai piccolini del
“Gardelin”. Il tutto poi abbellito con delle
cornici fatte con conchiglie e sassolini.
Creazioni interessanti e inusuali presso
la tavolata che comprende gli asili di Buie e
Momiano. Sono pochi quelli che si sono limitati a disegnare con il pennello e i colori.
Qui la creatività è all’ordine del giorno. Si
fanno onde con la plastilina arricciata, mosaici con sassolini e conchigliette, quadri
tridimensionali con la segatura, colla vinilica e tempera. Risultato? Un mare movimentato che “esce” dalla tela pronto a invitarvi a fare un bel tuffo. Ci sono poi quelli
che al mare preferiscono i fiori e i prati, e
quindi si sono sbizzarriti con i colori più vivaci. C’era pure chi, nella speranza che il
sole facesse capolino, ha deciso di disegnare un grande arcobaleno.
I bambini di Verteneglio hanno deciso
di rappresentare il mare in una giornata di
sole. Tante barchette, uccellini in volo, il
sole e qualche nuvoletta. Su qualche tela
c’è persino il tramonto. Che bello avere la
fantasia dei bambini. Vedere il sole e anche
il tramonto in questa giornata così grigia
08
• Martedì, 8 luglio 20
e uggiosa è veramente un dono che si può
avere solo a questa età.
I “Paperini” di Parenzo si sono presentati con svariate tecniche. Dall’acquerello,
al collage, ad un quasi mosaico per finire
con disegni fatti con i pennarelli. Pesci pericolosi, con denti aguzzi, mostri marini, ma
anche stelline bordate con pietrine e piccoli vetri, e cavallucci marini, tanto docili e
simpatici.
Lavori di gruppo invece per i ragazzi di
Umago, che divisi in due gruppi hanno rappresentato il fondo marino ricco di pesci,
conchiglie, granchi, ricci, alghe e meduse.
E se poi ci scappa pure l’amatissimo personaggio dei cartoni animati, la simpaticissima spugna Spongebob, ben venga.
Collage e creazioni fantasiose pure tra i
bambini del gruppo di Abbazia. C’è chi usa
la sabbia per creare spiagge immaginarie,
chi sassolini, chi invece non rinuncia neppure al solfato di rame, dal bellissimo colore azzurro che sulla tela ci sta a pennello.
E per creare barche e vele? Si usano pezzi
di stoffa, cartoncino, cannucce e bastoncini di legno.
Insomma, per tutti coloro che pensano
che nell’età prescolare i lavori siano infantili e di poco interessanti, bisogna dire
Segue a pagina 2
2 educa
Martedì, 8 luglio 2008
Dalla prima pagina
Le vincitrici del concorso
che sbagliano di grosso. L’impegno e la
foga con la quale i ragazzi hanno lavorato
per quasi tre ore è davvero impressionante.
Quadri e disegni che potrebbero far arrossire anche i più grandi artisti. È questo ciò che
il critico d’arte Marino Baldini, presente durante tutta la manifestazione, ci ha detto durante la nostra chiacchierata.
Quest’anno purtroppo i bambini hanno dovuto lavorare in uno spazio chiuso.
Crede che siano stati limitati per questo
motivo?
Il poter o dover lavorare all’interno di
questa sala, è secondo me quasi una fortuna. Perché si socializza di più. Si vede e si
commenta quello che fanno gli altri. Il valore più grande di questa manifestazione è
la libertà d’espressione che è presente solo
L’INCHIESTA
I premiati
nei più piccoli. Spesso i grandi perdono questa libertà.
Come valuta questa manifestazione
che si svolge per la seconda volta?
Per me è un avvenimento spettacolare.
Vedere come siano portati al colore, alle forme, alle svariate tecniche che usano. Ci sono
lavori fatti con le tempere, gli acquerelli, i
gessetti, il collage, i bambini disegnano con
le mani, le unghie. È incredibile. Ci sono più
tecniche che non in una vera ex tempore. C’è
tutta questa genuinità dell’arte manifestata
dai più giovani. Prendo parte a tantissime
mostre ogni anno, e questa mi ricorda tantissimo una mostra fatta da ragazzi disabili la
cui espressività era davvero impressionante.
Si tratta di bambini di età prescolare che negli anni si formeranno e cam-
bieranno sicuramente. Si può comunque
intravedere chi sarà portato all’arte da
grande?
È difficile dirlo. La loro fantasia e la capacità di esprimersi è incredibile. Li possiamo liberamente paragonare ai grandi artisti. E lo dico seriamente. Alcune di queste
tele potrebbero liberamente concorrere a
pari merito con gli adulti. Qui non ci sono
schemi predefiniti. Non abbiamo dato un
tema unico ai bambini eliminando magari
l’astratto o il minimalismo. Libertà totale
d’espressione. È i risultati sono fantastici.
Ora però arriva il momento più ingrato per la giuria: scegliere il migliore. Marino Baldini, affiancato dal pittore Stelio
Pauletić, hanno avuto il suo bel da fare. E
dopo circa un’oretta ecco i risultati.
Menzioni onorevoli:
Martina Legović (Parenzo), Antea
Grdić (Cittanova), Bianca Miani (Cittanova), Erika Paoletić (Verteneglio),
Giovanni Dunis (Buie), Petar Boričić
(Fiume), Nicol Stabile (Cittanova)
Terzo premio:
Elisa Stiz (Cittanova)
Secondo premio:
Barbara Ilić (Abbazia)
Primo premio:
Gaia Miani (Cittanova)
A tutti i partecipanti è andata una
bella medaglia e un attestato di partecipazione. Ai vincitori invece tante tele,
colori, pennelli e quant’altro per poter
continuare a esprimersi tramite l’arte.
Una chiacchierata sull’uso del dialetto
I «putei» della «Dolac» propongono:
«in fiumano il menu del telefonino»
di Gianfranco Miksa
P
roseguono gli incontri con i ragazzi
delle scuole italiane della nostra città, con tema la parlata fiumana. Dopo
aver incontrato i ragazzi della Scuola media
superiore italiana di Fiume e gli alunni della
Scuola elementare italiana “Gelsi”, il nostro
percorso inteso a conoscere “lo stato di salute” del dialetto fiumano tra i giovanissimi
di oggi, ha fatto tappa alla SEI “Dolac”. Alla
chiacchierata hanno preso parte una piccola
schiera di giovani pieni di acume con in bocca sempre pronta la risposta a qualsiasi problema. Abbiamo avuto così il piacere di parlare con Tijan Juraj Cvjetković, Mia Vidotto e Dora Baraba della Ia; Emma Petrović
e David Sirka della IIIa; Matteo Cernogoraz, Nina Rukavina e Kris Dragičević della
IVa. Esattamente come i loro coetanei della
“Gelsi”, gli alunni della Dolac hanno dimostrato un’ottima dimestichezza con il gergo fiumano, precisando anche la consapevolezza dello stato precario in cui si trova.
Ma non si sono fermati qui, riconoscendo il
triste problema hanno proposto diverse soluzioni, molte delle quali al limite delle genialità. I ragazzi, pieni di arguzia, hanno illustrato diverse idee fantasiose per tenere in
vita la realtà dialettale fiumana, molte delle
quali, come vedrete, palpabili e “facilmente” impiegabili.
Alla domanda dove si esprimono più
con il dialetto i ragazzi hanno risposto perlopiù tra le quattro mura di casa. “È più facile, più bello, più interessante e più naturale. Parlo il dialetto con i genitori e i nonni, mentre a scuola con gli amici in italiano e croato”, racconta David Sirka. Anche
Emma Petrović afferma di esprimersi a casa
in fiumano.
“Tra di noi compagni di classe, racconta
invece Kris Dragičević, parliamo il dialet-
Il gruppo di alunni che ha partecipato alla chiacchierata
to. Ovviamente ci sono degli alunni che non
lo parlano affatto. Con loro siamo costretti
a comunicare in italiano anche perché non
comprendono bene il nostro idioma”.
I giovani ci hanno descritto alcune delle parole del dialetto, come e da chi vengono usate e la ragione per la quale piacciano
molto.
“Gnoco, oltre a significare gnocchi di
patate, dunque l’alimento, è anche il termine adoperato, perlopiù da persone anziane, ma non è una regola, per indicare i
piccoli bambini. Alla pari di putel”, hanno spiegato David Sirka e Matteo Cernogoraz. Alle loro osservazioni ha ribadito Nina Rukavina, spiegando che “è più
comune il termine picia o picio”. “I miei
adoperano, un’altra variante, non necessariamente del dialetto fiumano, ossia la
parola micio, poi fiumanizzata in micieto’”, racconta David Sirka. “Normalmente i miei a casa mi chiamano per nome”,
osserva scherzando il piccolo Tijan Juraj
Cvjetković.
“Tutte le parole come anche le intonazioni sono piacevoli da sentire e scrivere. Il
dialetto poi rispecchia la realtà di un popolo,
di una società, delle nostre genti. Mi piace il
fiumano per il semplice fatto che quando lo
sento so di essere a casa. E poi esso rispecchia appieno quell’umore bonario, scherzoso e divertente delle persone che lo parlano.
E ancora l’accesa gesticolazione che lo accompagna. Sono solo alcuni elementi molto
divertenti e interessanti della parlata”, spiega Kris Dragičević.
“Una delle cose che prediligo, continua
David Sirka, nel dialetto della nostra città è
l’assenza delle regola delle doppie. Quando
si scrive in fiumano non dobbiamo stare attenti alla doppie, magari si potesse scrivere i
compiti assegnatici a scuola in dialetto” .
“Una delle parole che preferisco è struza de pan, soprattutto pan, poiché è abbre-
viata da quella in lingua” afferma il piccolo
Cernogoraz.
È stata chiesta l’inevitabile domanda di
turno; cosa fare per tenere in vita la nostra
parlata? I ragazzi della “Dolac” si sono dimostrati pieni di idee fantasiose, molte delle
quali brillanti. Tutti sono d’accordo nell’introdurre nel programma scolastico o extrascolastico l’insegnamento del nostro gergo:
“in questo modo piano piano, tutti imparerebbero il dialetto” affermano i ragazzi a
gran voce.
“Io farei dei giochi da tavola o su computer in dialetto fiumano” racconta David
Sirka.
Matteo Cernogoraz propone di introdurre una trasmissione in una dalle radioemittenti con canzoni fiumana. Emma
Petrović fa eco con un programma televisivo in parte d’attualità e in parte incentrato
nel descrivere gli usi e costumi, come anche la parlata, delle persone che si esprimono in fiumano.
“Da poco è uscito il Dizionario del dialetto fiumano, non sarebbe male continuare
su questa strada con un’enciclopedia, scritta proprio in fiumano” spiega Nina Rukavina. “Anche io seguirei questa linea dei
programmi televisivi e radiofonici, con
giochi a quesiti riguardo il significato di
certe parole e la loro pronuncia, afferma
Kris Dragičević.
Tijan Juraj Cvjetković tradurrebbe libri in dialetto fiumano, mentre Mia Vidotto e Dora Baraba propongono di includere nei telefonini il dialetto fiumano, come
schermata del menu. E ancora altre idee
come quella di Matteo Cernogoraz che
tradurrebbe alcune pagine Internet nel nostro gergo. “Ad esempio il sito delle città
di Fiume che è proposto in croato, italiano
e inglese, proporlo anche nella parlata fiumana” ha detto il picio della Dolac.
educa 3
Martedì, 8 luglio 2008
PROGETTI
Lavoro di ricerca degli allievi delle Scuole elementari della CNI
«Lo scorrere del tempo», un tuffo
nella ricca storia della città dell’Arena
di Rosanna Mandossi Benčić
Il Tempo, Salvia Postuma Sergi,
un romano e Re Epulone
La classe IVa con l’insegnante
Rosanna Biasiol Babić
Il ragazzo della regia
Personaggi del Novecento
“Noi alunni della classe quarta del Gruppo Conoscenza del territorio abbiamo visitato la città e gli insegnanti con il direttore
(Mario Lonzar, nda.) che ci guidavano ci
hanno fatto osservare tante cose e comprendere cosa esse rappresentano.
Abbiamo fatto le fotografie di tutto ciò
che rappresenta meglio il passato di Pola.
Siamo stati nei musei. Abbiamo visitato
mostre, sfogliato libri e opuscoli, visto tante
foto e cartoline, e scelto le più belle.
L’insegnante ci ha pure letto alcuni scritti e fatto sentire alcune canzoni di personaggi
importanti che in versi, frasi, canti o musica
hanno detto quanto sentivano per questa nostra città.
Così anche con l’aiuto degli adulti è nato
questo lavoro che voleva lasciarci un bel ricordo delle passeggiate per Pola nel suo spazio e nel suo tempo. Abbiamo pure voluto
immedesimarci nei personaggi ed abbiamo
animato il passato.
Poi abbiamo saputo di questo concorso ed
eccoci qua”.
È questa l’introduzione a “Lo scorrere del
tempo”, egregio lavoro multimediale, eseguito dai diciotto alunni della IVa della Scuola
elementare italiana “Giuseppina Martinuzzi”
di Pola, guidati con estro dalla loro insegnante, Rosanna Biasiol Babić. Il lavoro è servito
a partecipare, per la prima volta, agli Itinerari di bellezza, una presentazione multimediale dei Progetti di ricerca degli allievi delle
Scuole elementari della Comunità nazionale
italiana, nell’aprile scorso. È servito a crescere, a innalzarsi nel sapere, a suscitare l’interesse per la storia e a stimolare l’amore per
il luogo natale. “Scorrere del tempo” ha fatto recentemente da corollario a una serata di
presentazione della scrittrice e poetessa Ester
Barlessi Sardoz, suscitando l’apprezzamento
del pubblico.
Il progetto era partito con il programma
scolastico in terza elementare, ci racconta
l’insegnante. Così, da un “piccolo” lavoro,
iniziato praticamente passeggiando per città,
visitando musei e monumenti, questa classe
di ricercatori in erba si è trovata ad avere nelle mani un’opera di un certo conto, per età
e preparazione dei ragazzi che, non dimentichiamoci, hanno intorno ai dieci anni. Inoltre, nella parte scritta e in quella narrata (il
lavoro è stato presentato su dvd, con tanto
di immagini, e con una sfilata dei ragazzi in
costumi d’epoca, nda.), racconta sempre Rosanna Biasiol Babić, sono stati annotati pensieri e versi di poeti, scrittori e musicisti legati a Pola.
“Ho letto tantissimo per poter inserire nel testo pensieri e musiche. Nella parte scritta trovano posto nomi come quelli
di Nelida Milani Kruljac, Milan Rakovac,
Umberto Matteoni, Ugo Vessellizza, Ester
Barlessi Sardoz, Gianna Dallemulle Ausenak, Stefano Stell, Daniel Načinović e
Vladimiro Gagliardi. Nella parte musicata sono state inserite le musiche di Bruno Krajcar (“Grazie Pola”, “Cità de cartolina”), brani cantati dai cori della SAC
“Lino Mariani” con, per lo più, arrangiamenti del maestro Nello Milotti, quelli del Coro Zaro, nonché brani di Paola
Stermotić e di Boško Obradović”.
Così, invitati dal Tempo (“Venite con
me e assieme a me vivrete e vedrete la storia della vostra città”), i ragazzi hanno iniziato il loro viaggio nelle Grotte di San Daniele e a Nesazio, fino ad “assistere” alla
nascita della Colonia Pietas Julia Pola, prima forma di vita urbana di questi territori
(“Pola, adagiata sui suoi sette colli: come
una bella donna addormentata; veste il suo
mantello che ha il color del mare e quel del
cielo”). Per saperne di più della Repubblica di Venezia, tappa obbligatoria al Castello, costruito con le pietre dell’antico teatro,
progettato dall’architetto De Ville (“Son
sul castel che domina sta nostra cara Pola
e con un’ociada sola abraso la cità”). Dal
Castello, lo sguardo si posa sul cantiere, e
i ragazzi fanno la conoscenza della Defunta, e dell’ammiraglio che decise che Pola
sarebbe stato il più grande porto dell’Impero austro-ungarico. Si erigono, oltre all’arsenale, inaugurato dall’imperatrice Elisabetta d’Asburgo nel 1856, palazzi, ville,
caserme e forti; il Tribunale, l’Ospedale di
Marina, la Chiesa della Marina, l’Osservatorio di Monte Zaro, il Teatro e il Mercato centrale. E via di questo passo, con Pola
sotto l’Italia (Fabbrica Tabacchi, Bagni di
Stoia, Chiesa di Sant’Antonio, Idroscalo),
il periodo della Seconda Guerra Mondiale, l’Esodo (“Una folada de ricordi porta
l’afan al cuore come vento che frusta la
marea”), la Jugoslavia e la Croazia.
“Ho parlato ai ragazzi – così l’interlocutrice – delle feste del mare che venivano organizzate in epoca italiana, con le
navi addobbate, della mularia de Pola, e
dell’Esodo e ho cercato di avvicinarli nella maniera più plausibile, vista la loro giovane età. Abbiamo ricordato la costruzione
della SMSI “Dante Alighieri”, l’arrivo di
ben due presidenti italiani, la costruzione
della palestra, di cui siamo tutti in attesa”.
Il Tempo assieme alla Dama austriaca, l’ammiraglio Hans Dahlerup e Lorenzo de “Le nozze istriane”
(A.Smareglia)
Le Voci narranti
Teodora, il Tempo e il podestà
di Venezia
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SPORT
Martedì, 8 luglio 2008
Il singolare progetto ha suscitato un notevole interesse
Judo nel programma del doposcuola
grazie agli allenatori del Club «Rijeka»
di Lucio Vidotto
I
n un mondo in cui nessuno dà
niente per niente si rischia di
sembrare fin troppo diffidenti
quando qualcuno vuole essere generoso, per la serie “qui gatta ci
cova”. Lo scorso anno in alcune
scuole fiumane, tra cui alla “Dolac”, nel programma delle attività
libere del doposcuola è stato inserito per la prima volta il judo su
iniziativa del club Rijeka che con
i suoi allenatori ha offerto e continuerà a offrire tutto gratis.
“Ammetto che l’idea è stata
mia – spiega Slaviša Bradić, primo allenatore e uno dei principali
responsabili del successo del club
– e che sono stato spinto in primo
luogo dal desiderio di popolarizzare questo sport. Non c’è modo
migliore che partire dai bambini. Fin dall’inizio sono partito
con l’intento di non far pesare le
ore di judo alle scuole e ai genitori. Niente quote di iscrizione e
niente compensi per gli allenatori.
Nel primo anno non poteva andare tutto liscio e così sono arrivati in ritardo i finanziamenti promessi dal Comitato Olimpico e
dalla municipalità. Abbiamo cominciato con le scuole elementari
“Dolac”, “Pećine” e “Trsat” dove
l’iniziativa è stata accolta subito
con entusiasmo. Poi la municipalità ha riconosciuto la validità del
nostro programma ed ha acquistato un tatami, la superficie su cui si
lotta, indispensabile per praticare
quest’arte marziale. Dall’Associazione nazionale siamo riusciti
a ottenere due tatami olimpici e
così ora siamo messi bene”.
Nel frattempo la Città di Fiume, attraverso il dipartimento per
l’istruzione e quello per lo sport,
dovrebbe inserire nel Bilancio per
il 2009 dei mezzi aggiuntivi a sostegno di questo singolare progetto che ha una dimensione didattica e sportiva.
“In autunno ci prepariamo a
iniziare anche alla “Belveder”,
alla “V. Gortan” e alla scuola in
Braida. In questo momento – ha
constatato Bradić – è il massimo
che possiamo dare con i sei allenatori di cui disponiamo. A fine
anno organizzeremo un campionato delle scuole a livello regionale per il quale abbiamo già assicurato coppe e medaglie, ma
anche dei bei premi per le mi-
gliori scuole, come un tavolo da
ping pong, palloni e altri articoli
sportivi”.
Il progetto del judo nelle scuole riguarda per ora gli alunni delle classi inferiori, dalla prima alla
quarta, con due ore settimanali.
Non c’è nemmeno l’intento diretto di far convogliare al palasport
di Tersatto, dove opera il club, tutti gli interessati. Bradić assicura:
“Sono due anni che non organizziamo delle campagne per le iscrizioni. Non c’è bisogno di pubblicizzare la nostra attività. Funzioniamo con il passaparola. Oggi
siamo in 150. Per questo motivo ci
avviciniamo noi ai bambini senza
trascinarli subito nel nostro club.
Diamo ai bambini l’occasione di
imparare e di divertirsi, colmando
il tempo che si trascorre al doposcuola”.
Questa antica arte marziale giapponese fa parte oggi degli
sport scolastici in Croazia e a Zagabria funziona già, anche se su
principi diversi, con gli allenatori
pagati dai genitori. “In Francia o
in Canada il judo è molto apprezzato in quanto consente di aquisire una solida preparazione sportiva
di base, utile per la coordinazione,
con molti elementi ginnici. Anche
questo è un motivo per il quale viene proposto nelle scuole”, osserva
l’allenatore.
I bambini, a prescindere dalla predisposizione o dal talento,
sono spesso vittime delle ambizioni dei genitori, delle aspettative
degli allenatori e infine delle proprie frustrazioni quando i risultati
non arrivano. Il Judo club Rijeka
ha una strana fama, quella di saper aspettare, di non accelerare la
maturazione facendo pressione sui
ragazzi: “Forse siamo l’unico club
in Croazia a ragionare in questo
modo. Da noi c’è un clima disteso
e, nonostante ciò, i risultati arrivano puntualmente. Quando maturano e arrivano alla categoria cadetti
o juniores, diamo ai ragazzi l’occasione per migliorare. Per i bambini
più piccoli è uno stress inutile. Ci
deve essere sempre una dose abbondante di piacere in quello che
si fa, il che vale per i ragazzi, i genitori e gli allenatori”.
A Fiume è l’unico club mentre
a livello regionale funziona quello
di Veglia e uno a Delnice mentre
dal prossimo autunno ne dovrebbe
nascere uno anche a Buccari, tutti uniti nell’Associazione da poco
La Città di Fiume ha riconosciuto
la validità di questo progetto
didattico-sportivo che dovrebbe
venir inserito nel Bilancio per il
2009 attraverso i dipartimenti per
l’istruzione e lo sport
L’allenatore Slaviša Bradić
Con Tomislav Došen, promessa
del judo croato
costituita a livello regionale. Il club
fiumano utilizza i vani nel palasport
di Tersatto, piuttosto lontano per
tutti i bambini che vivono nei rioni occidentali. Per questo l’avvicinamento a questo sport nelle scuole assume un’importanza ulteriore.
Per andare oltre, come conclude
Slaviša Bradić, “occorre dedizione,
la ricerca della perfezione, la regolarità e avere una certa intelligenza.
Prima di arrivare a certi livelli per i
genitori che tornano a casa dal lavoro credo sia bello sapere che i bambini oltre a essere stati a scuola e ad
aver fatto i compiti hanno avuto anche la possibilità di fare sport. Con
i ritmi frenetici in cui viviamo è una
buona cosa. Noi facciamo del nostro meglio, senza grandi aspettative nell’immediato, ma sicuri che a
lungo andare arriveranno anche i risultati”. In fondo, è anche un modo
per tenere d’occhio il bacino di potenziali judoka che successivamente potranno riconoscersi in questo
sport estremamente impegnativo e
faticoso. “Noi abbiamo il compito
di dare la giusta motivazione”, conclude il nostro interlocutore. Se non
siamo ancora riusciti a farlo conoscere diremo che oltre ad essere lo
spiritus movens e primo allenatore
nel club, ha un passato di campione
croato, di istruttore per le unità antiterroristiche della polizia militare,
mentre oggi ricopre anche l’incarico nella Federazione croata di capo
della Commissione per le cinture,
un organo che stabilisce le modalità
e i criteri per il conseguimento delle cinture o grado di preparazione.
Bradić, ritenuto come uno dei massimi esperti in materia in Croazia,
ha concepito questo programma,
adattato anche ai più piccoli, con
esami una volta all’anno. Si dà una
grande importanza alla motivazione
che può dare la consapevolezza di
aver superato un nuovo gradino.
Anno IV / n. 7 8 luglio 2008
“LA VOCE DEL POPOLO” - Caporedattore responsabile: Errol Superina
IN PIÙ Supplementi a cura di Errol Superina
Progetto editoriale di Silvio Forza / Art director: Daria Vlahov Horvat
edizione: EDUCA e-mail: [email protected]
Redattore esecutivo: Viviana Ban / Impaginazione: Tiziana Raspor
Collaboratori: Patrizia Chiepolo Mihočić, Rosanna Mandossi Benčić, Gianfranco Miksa, Lucio Vidotto
Foto: Ivor Hreljanović, Graziella Tatalović e Lucio Vidotto
Il supplemento esce con il sostegno finanziario della Regione Istriana, Assessorato
alla Comunità nazionale italiana e altri gruppi etnici.
La pubblicazione del presente supplemento viene supportata finanziariamente dal Governo Italiano per il tramite
dell’Unione Italiana di Fiume e dell’Università Popolare di Trieste, in esecuzione al Contratto n○ 83 del 14 gennaio 2008,
Convenzione MAE-UI, n° 2724 del 24 novembre 2004 derivante dalla legge 193/04
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8. 7.2008 - EDIT Edizioni italiane