Costituita ed operante dal 1944 ////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////////// a QUESTO NUMERO DELLA RIVISTA È STATO GENTILMENTE OFFERTO DA In caso di mancato recapito rinviare a: ufficio poste Roma (Romanina) per la restituzione al mittente previo addebito “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Roma FEDERPROPRIETÀ-ARPE Mensile della Costituita ed operante dal 1944 Giugno 2014 • n° 6 Il mistero della Fede RESTAURI EDILI STRUMENTI, MACCHINARI E ATTREZZATURE SEMPRE ALL’AVANGUARDIA RESTAURI EDILI Ristrutturazioni e manutenzioni stabili Rifacimento frontalini balconi e cornicioni Opere di impermeabilizzazione Sostituzione e riparazione grondaie pluviali Pratiche occupazione suolo pubblico e certificazioni di cessato pericolo Sopralluoghi e preventivi gratuiti Pagamenti agevolati PRONTO INTERVENTO CON PIATTAFORME AEREE ni o i z a l Agevo ARPE oci s i r e p ORGANIZZAZIONE CON SISTEMA DI GESTIONE DELLA QUALITA CERTIFICATO ISO 9001 : 2008 2675/43/01 Gruppo BNP PARIBAS Via di Vannina, 84 - 00156 Roma 06.4103531 r.a. www.romedil.it 06.4103532 [email protected] SOMMARIO Giugno 2014 6 4 ■ Editoriale Siamo Stanchi 6 ■ Convertito in legge il d.l.n. 47 Una prima valutazione del piano-casa di Marcello Cruciani 8 ■ L'Italia è ferma dagli anni ʻ90 Adesso la crescita è indispensabile di Aroldo Barbieri 10 ■ Intervista esclusiva con il segretario generale della CISL Bonanni: «Troppe tasse sulla casa» 10 12 ■ Mercato immobiliare Timido risveglio delle compravendite di Gianni Guerrieri 14 ■ Il punto dopo le elezioni L'Unione europea ha la febbre 16 ■ Riflessione sulle elezioni nell'UE Le radici spirituali dell'Europa di Pietro Samperi 14 36 18 ■ Festival dell'economia di Trento Classe dirigente cercasi di Gianluigi Indri 21 ■ Speciale TASI Sulla tassa si è giunti al caos totale 29 ■ Corte di giustizia UE La tutela del paesaggio è affidata alla legge italiana di Gabriele Troilo 31 ■ Ambiente e risparmio energetico L'Italia avanti nelle energie rinnovabili di Guglielmo Quagliarotti 33 ■ Il PUNTO Marino sempre più solo 34 ■ La ripresa si allontana Ulteriore calo dei consumi segnalato da Confcommercio di Sandro Forte 37 ■ Roma Tasi alle stelle per negozi e capannoni di Roberto Rosseti 39 ■ GIURISPRUDENZA di Mauro Mascarucci 40 ■ Condominio Norme per il distacco dell'impianto termico di Mauro Mascarucci 42 ■ Intervento del Garante della privacy L'accesso al conto corrente e all'anagrafe condominiale di Alberto Celeste 23 ■ Calcoliamo quanto pagheremo di Alessandro Caneba 46 ■ Mostre Nella scultura di Rodin la sua passione italiana di Luigi Tallarico 24 ■ La corsa a ostacoli del contribuente 48■ SCADENZARIO 26 ■ Urbanistica Le nuove forme della pianificazione di Roberto Marraffa 50 ■ TABELLE ISTAT IN COPERTINA: Italo Rota, dalle Città d’acqua al Museo del ‘900 - RISTRUTTURAZIONE E NOLEGGIO pag 20 pag 22 - PRONTO INTERVENTO E VIDEOISPEZIONE pag 28 - ASCENSORI pag 30 LE TROVI ANCHE SU: www.romaedilizia.it www.arpe.roma.it Concessionaria per la pubblicità: tel.: 06.84.19.226 www.team83.it La green economy è parte di una precisa tendenza configurata dalle soluzioni progettuali di Italo Rota. Negli ultimi anni le sue scelte si sono orientate verso soluzioni che includono non solo l’aspetto architettonico, «ma anche dinamiche tecnologiche, economiche e di educazione civica, indirizzate alla riduzione del consumo di energia e di risorse naturali attraverso lo studio di sistemi efficaci di rinnovabilità e lo sviluppo di un modello di crescita sostenibile» (C. Savino 2013). Risultati di questa visione dell’architettura si possono individuare nella Casa Cavalli (2006-2008), mentre nel padiglione Ciudades de Agua, dell’Expo di Sara- gozza (2008), l’architetto milanese ha avuto l’occasione di allestire un ecosistema autonomo e di mettere in scena un percorso in grado di stimolare una riflessione sul tema dell’acqua per la città, nell’ottica di uno sviluppo urbano sostenibile. Nella torre del palazzo dell’Arengario a Milano (in copertina) Italo Rota ha realizzato, con Fabio Fornasari, il Museo del Novecento. Dell’opera di Giovanni Muzio, Enrico Griffini, Pier Giulio Magistretti e Piero Portaluppi, realizzata nel 1939 e rimaneggiata da Melchiorre Bega nel 1955, dopo i danneggiamenti del secondo conflitto mondiale, rimane l’involucro esterno Segue a pag.50 Direttore editoriale: Massimo Anderson • Direttore responsabile: Giuseppe Magno • Amministrazione: Via San Nicola da Tolentino, 21 - 00187 Roma • Tel.: 06485611 (r.a.) • Fax: 064746062 - [email protected] • Editrice: ARPE - Via San Nicola da Tolentino, 21 - 00187 - Roma • Stampa: ARTI GRAFICHE POMEZIA - Roma • Via Vaccareccia, 57 - 00040 - Pomezia (Roma) Contiene I.P. Autorizzazione - Tribunale di Roma n. 4740 del 19/7/1955 • Periodicità mensile - Spedizione in abbonamento postale 45% art. 2 c. 20/b L. 662/96 - Filiale di Roma - 2003 © Tutti i diritti riservati. È consentita la riproduzione di articoli, citando la fonte. Tiratura 19.990 copie - Finito di stampare nel mese di Giugno 2014 e ditoriale I l segretario del PD Renzi vince le elezioni L’impennata si è avuta con il governo Monti e si è Europee superando la soglia del 41 % (aveva aggravata con i governi Letta e Renzi. dalla sua la grande stampa, la TV e la spePer i contribuenti non ci sono certezze perché ranza di un corpo elettorale sfibrato dalla cambiano in continuazione le norme e le aliquote. Fipressione fiscale e dal tono violento ed irrazionale di sco e Comuni quindi all’assalto di quanti pagano reGrillo), Berlusconi si ferma al 16 % e diventa il terzo golarmente le tasse e che sono sottoposti ad un vero e partito per consensi elettorali. proprio percorso ad ostacoli. Quadro incerto in Europa per l’espandersi delle Inizia la stagione che va dalla presentazione della adesioni verso i partiti euro-scettici alla politica di dichiarazione dei redditi al pagamento delle imposte Bruxelles che non crea sviluppo, ma disoccupazione che si concluderà in dicembre con saldi e conguagli. e povertà. Non poche novità dalla dichiarazione dei redditi, Ripresa economica fragile. Incognita sulle ope- ma quello che preoccupa è il rapporto con il fisco lorazioni economiche del governo. Sappiamo che a cale sempre più invadente: una gincana tra aliquote e ottobre i Comuni ci detrazioni. notificheranno il loro Negli ultimi anni si interessato prelievo è assistito a un progresper pagare la TASI. Il sivo aumento del carico fisco sugli immobili è fiscale che ha fortemencresciuto negli ultimi te impoverito le famidi Massimo Anderson, sette anni in manieglie, il ceto medio e le Presidente Nazionale di FEDERPROPRIETÀ ra esponenziale seimprese. Sotto la soglia condo il centro studi della povertà si trova ordell’associazione artigiani di Mestre, esperti e punto mai il 16 % della popolazione italiana. di riferimento di statistiche economiche e sociali. Favorirà la ripresa l’operazione bonus? L’operazioNel 2007 sommando ICI, tassa dei rifiuti e impo- ne varata dal Governo è più di facciata che di sostansta di scopo messa dai Comuni, i proprietari di casa za, perché quegli 80 euro entreranno nel “calderone” pagavano 13,5 miliardi di euro. nel quale confluiranno quel che resta dei risparmi deNel 2014 aggiungendo la TASI (tassa sui servizi gli italiani per pagare alle scadenze autunnali ciò che indivisibili pagata in parte anche dagli inquilini) la si deve allo Stato ed ai Comuni. somma da pagare al fisco è salita a 31 miliardi, se l’aI nodi da sciogliere sono molti: la ripresa non c’è liquota media sarà dell’1 per mille. come lascia intendere la Banca d’Italia, la crescita del Secondo la Cgia considerando tutte le tasse che prodotto interno lordo (PIL) è al + 0,1, anche per il gravano sulle case (possesso, vendita, eredità, trasfe- Fondo monetario; il carico fiscale è troppo elevato a rimenti, Irpeg, cedolare secca sugli affitti), il prelievo causa dell’enorme evasione fiscale; la disoccupazione complessivo sugli immobili si attesta a 52 miliardi di in costante aumento (ha raggiunto il 14 %) resta un euro a fronte dei 42 circa nel 2008. Questa è la di- problema serio per milioni di giovani senza lavoro, mostrazione che la PATRIMONIALE (rateizzata) soprattutto donne e mezzogiorno; l’economia reale è l’hanno pagata solo i proprietari di casa. bloccata dalla recessione e dalla scarsità del credito Siamo stanchi 4 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 nonostante l’immensa liquidità immessa dalla Bce (sarebbero in arrivo altri miliardi di euro per le Banche le quali però finora li hanno spesi per acquistare titoli di Stato e non per aiutare le imprese e le famiglie). Resta l’obbligo di mantenere i limiti di spesa entro i parametri fissati da Bruxelles e l’Italia è nell’impossibilità di rispettare il “fiscal compact” e il governo ha chiesto alla Comunità Europea di potersi avvalere delle clausole “degli eventi eccezionali” per posticipare al 2015 il pareggio di bilancio; il debito pubblico continua a salire. Le incognite dell’autunno sono tante: TASI, riforma del catasto con i Comuni che stanno alzando tutte le aliquote. In queste ultime elezioni per il rinnovo dei Consigli Comunali l’assenteismo ha raggiunto quota 30 % al primo turno, ma al ballottaggio un elettore su due non è andato a votare. Nella stragrande maggioranza i rappresentanti dei cittadini sono al 90% nuovi ma eletti con una quantità di voti molto bassa, anzi bassissima. Questi due dati dimostrano che la politica della tassazione per la tassazione non rende anche perché gli elettori si sono resi conto che quelle tasse, quei balzelli, vengono sperperati per mantenere in piedi le municipalizzate, le partecipate, gli Enti, le comunità montane, i municipi di quartiere e le feste paesane. Contro questa gestione del potere clientelare hanno reagito poi gli elettori che chiedono: servizi essenziali per il vivere civile, verde cittadino, scuole ed asili, manutenzione stradale e pulizia, basta ai rumori e all’inquinamento, mezzi pubblici efficienti, ASL al servizio del malato, centri di assistenza per gli anziani. Se le entrate non sono sufficienti perché malamente gestite, si privatizzino le "strumentali" come succede in Europa, meno tasse e meno balzelli e i servizi saranno migliori. Vogliamo città a dimensione umana. Gli italiani sono stanchi, sempre più poveri, meno disposti a slanci di fiducia verso la classe dirigente sia essa Comunale, Regionale, Nazionale o Europea. E tutto questo si aggiunge ai troppi annunci, alle troppe promesse, alle poche realizzazioni seguite da politiche di austerità fallimentari e scandali quotidiani. Eppure la necessità di una svolta, di un cambiamento di vivere diversamente, di non essere considerati un numero è fortemente sentita. Il futuro è nelle nostre mani dobbiamo saperlo conquistare. Le locazioni passive della P.A. Sintesi del documento di FEDERPROPRIETÀ inviato ai capigruppo e ai componenti delle Commissioni Industria, Bilancio, Finanza e Tesoro del Senato Il decreto cosiddetto “spending review” rappresenta una manovra di finanza pubblica che comporta numerosi interventi di interesse del settore, tra cui in particolare quelli relativi alla riduzione della spesa pubblica e ai pagamenti della Pubblica Amministrazione. In particolare è anticipato al 1° luglio 2014 il termine a decorrere dal quale opera la rinegoziazione automatica dei canoni di locazione aventi ad oggetto immobili ad uso istituzionale stipulati non solo dalle amministrazioni centrali ma da tutte le pubbliche amministrazioni. Si prevede tuttavia che le Regioni e le Province autonome possano adottare misure alternative di contenimento della spesa corrente. Il decreto legge sotto tale aspetto è da valutarsi negativamente in quanto: appare piuttosto illegittimo introdurre la decurtazione automatica del canone di locazione già a decorrere dal mese di luglio anticipandone di ben sei mesi l’entrata in operatività. Occorre, infatti, considerare che la crisi economica se vale per le casse dello Stato altrettanto vale per i privati; oltre ad anticipare dal 1° gennaio 2015 al 1° luglio 2014 la decorrenza della decurtazione dei canoni nella misura del 15%, amplia anche la tipologia dei “conduttori” pubblici con la conseguenza che il numero degli immobili interessati dalla “decurtazione” è molto più elevato che in precedenza; il provvedimento così concepito appare, tra l’altro, viziato di incostituzionalità. la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 5 CONVERTITO IN LEGGE IL D.L. N. 47 Una prima valutazione del piano-casa I provvedimenti possono far scendere la tensione abitativa. Adesso bisogna accelerare i decreti attuativi. Le occasioni mancate per un regime fiscale agevolato di Marcello Cruciani S i è chiuso in modo un po’ sofferto l’iter di conversione del decreto-legge n. 47 sull’emergenza abitativa. Infatti, dopo un prolungato dibattito presso il Senato che ha portato all’introduzione di una serie di emendamenti anche di un certo rilievo, la Camera dei deputati, dopo il contrattempo del 16 maggio (quando è mancato il numero legale), ha dovuto rinviare l’approvazione definitiva del provvedimento, che è poi avvenuta 19 maggio, con successiva pubblicazione in G.U. Probabilmente il provvedimento lascia l’amaro in bocca a vari soggetti che magari si attendevano maggiori risorse sia per nuovi interventi sia per incentivi fiscali alla locazione, e novità normative a sostegno della domanda debole, ma considerata la situazione generale, soprattutto per quanto attiene ai fondi necessari a “coprire” le varie misure agevolative, il risultato raggiunto è senz’altro importante e può contribuire alla riduzione della tensione abitativa. Sono inaccettabili alcune reazioni negative alla previsione di “tagliare” le utenze a chi occupa abusivamente immobili pubblici e privati, poiché tali misure costituiscono un primo passo per ripristinare la legalità a fronte di un fenomeno purtroppo consolidato e diffuso nelle aree urbane, che coinvolge una minoranza di persone disperate che diventano terreno facile di proseli- 6 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 tismo di soggetti violenti. Un’occasione persa è stata invece il mancato ripristino di un regime fiscale agevolato (come era previsto per l’ICI), in termini di IMU, per gli immobili locati a canone concordato, mentre si è registrata l’estensione della cedolare secca al dieci per cento anche ai Comuni nei quali si sono verificati eventi calamitosi. Non è granché, ma è pur sempre un segnale. Di certo ora è importante che dalle indicazioni teoriche del decreto legge si passi, nel rispetto dei termini in esso previsti, all’emanazione dei vari decreti ministeriali attuativi altrimenti tutto sarà stato inutile o quasi. In questo contesto, che può avere aspetti positivi, di certo la tassazione sulla casa, ad esempio con il rebus Tasi, torna a essere in primo piano, visto che in alcune città essa ha importi superiori a quelli della vecchia IMU. A ciò si aggiunga la problematica della ripartizione della Tasi tra proprietari e inquilini per gli immobili in locazione, dove la delibera comunale è essenziale per definire le percentuali a carico delle parti. Qui uno dei rischi che si corre è che i Comuni, per venire incontro ai conduttori, addossino la Tasi, nella percentuale massima consentita, ai proprietari, ovvero tengano conto di un principio fondato sul reddito del conduttore e cioè più basso è il suo reddito e minore sarà la Tasi a suo carico, a scapito del locatore. Se le cose andran- no così, è evidente che i conduttori appartenenti alle fasce sociali più deboli avranno sempre maggiore difficoltà a trovare casa. Peraltro il primo principio da rispettare deve essere quello che i tributi come la Tarsu/Tares, oggi a carico dell’inquilino, perché conseguenti all’impiego quotidiano dell’immobile devono fare capo comunque al soggetto che effettivamente utilizza l’immobile e ne beneficia. Ma a creare preoccupazione non c’è solo il decreto-legge n. 47, ma anche il successivo n. 66 finalizzato a ridurre la spesa della pubblica Amministrazione. Questa volta ad esserne interessati sono i contratti di locazione relativi agli immobili affittati alla pubblica amministrazione che, a partire dalla mensilità di luglio, se non interverranno modifiche legislative, si vedranno ridurre di ben il quindici per cento il canone con buona pace dei contratti sottoscritti, delle valutazioni di congruità effettuate dall’Ufficio tecnico erariale o dall' Agenzia delle entrate e via discorrendo. Il taglio era stato previsto a partire dal 1° gennaio 2015, ma anticiparlo unilateralmente di sei mesi è contrario a ogni principio non solo giuridico, ma di equità. Inoltre, in termini di redditi di impresa, di bilanci societari è innegabile che vi saranno delle ripercussioni senza considerare che i contratti sono stati registrati in base ad importi contrattuali annuali superiori a quelli che si ottengono dalla riduzione prevista per legge ed è quindi evidente che le imposte pagate sono state calcolate su una base imponibile che non è quella effettiva e ciò per volontà univoca di una delle parti. Insomma questa riduzione del canone attuata unilateralmente ha il sapore di una patrimoniale, oltretutto con durata prolungata sino alla scadenza del contratto. Non si tratta di pagare di più, ma di incassare di meno! E poi si invoca l’intervento nel settore immobiliare di investitori stranieri per rilanciare gli investimenti, per favorire la dismissione degli immobili pubblici, ma con quale coraggio si fa tutto ciò se poi è proprio lo Stato a cambiare continuamente le regole del gioco? L’altra partita, ogni giorno sempre più difficile da giocare, riguarda l’ipotesi di disciplinare il consumo del suolo agricolo in ottemperanza alle indicazioni dell’UE, e di definire modifiche alle regole per il governo del territorio, cioè una legge urbanistica nazionale che sostituisca quella del 1942! A completare il quadro c’è anche il disegno di legge costituzionale con il quale si vuole fare la “riforma della riforma” del Titolo V della Costituzione riportando la competenza sul governo del territorio dalle Regioni allo Stato: non c’è che dire, salvo che la tutela dei suoli agricoli e il governo del territorio alla fine rientrano nella tutela del paesaggio (regolata dall’art. 9 della Costituzione) che mai lo Stato ha demandato o intende demandare alle Regioni (in questo numero v. a pag 29). Il disegno di legge sul consumo delle aree agricole risente di un’impostazione sostanzialmente demagogica che da un lato vuole preservare aree anche non agricole, ma come tali utilizzate senza tenere conto delle destinazioni di piano e dall’altro non si rende conto che l’agricoltura il più delle volte richiede integrazioni e contributi senza cui non è in grado di assicurare l’economicità dell’uso delle aree a essa dedicate. Nel disegno di legge governativo, abbondantemente emendato dai parlamentari di tutti i gruppi politici, manca poi un’azione finalizzata a pro- muovere, in contrasto o meglio a complemento delle politiche di espansione sulle aree non edificate, la rigenerazione o riqualificazione urbana che deve rappresentare lo sviluppo futuro delle politiche urbane. La legge urbanistica del 1942 mirava a evitare che le città divenissero meta di migrazioni dalle campagne, cosa che poi puntual- mente avvenne negli anni del boom economico. Oggi occorre proteggere i suoli agricoli, ma a condizione che essi siano coltivabili con i mezzi meccanici, senza attività manuali. Insomma, governo del territorio, tutela reale dei suoli agricoli e paesaggio non possono che andare per la medesima strada! Il Coordinamento chiede la rimodulazione dell’IMU Il Coordinamento unitario dei proprietari immobiliari (ARPE-FEDERPROPRIETÀ, CONFAPPI, UPPI, Movimento per la difesa della casa) ha elaborato alcune proposte in tema di fiscalità immobiliare, ai fini di rivitalizzare un settore molto importante per il rilancio economico del Paese. Il documento, è stato inviato al presidente del Consiglio, on. Matteo Renzi, a tutti i Capigruppo di Camera e Senato e ai membri delle commissioni competenti. «Da tempo, le associazioni della proprietà dibattono il tema del mercato delle locazioni con riferimento ai contratti concordati già previsti dalla legge n. 431/98 quale strumento equilibratore della riapertura del libero mercato. E ciò perché sempre più si manifesta un completo disinteresse per la condizione abitativa del Paese, se non l’esplicita volontà di considerare il comparto edilizio come un puro e semplice bersaglio per una facile azione fiscale volta soltanto a far cassa. Ciò premesso, i rappresentanti della proprietà hanno la consapevolezza che con opportuni interventi di carattere legislativo, volti ad alleggerire il peso fiscale su proprietari e conduttori, gravato in modo insopportabile dal governo Monti, la situazione potrebbe essere recuperata. Rivolgono pertanto un pressante appello alle S.V. Ill.me secondo quanto si propone di seguito: Rimodulazione delle aliquote Aliquota 4 per mille per le abitazioni date in affitto con contratto a canone agevolato: per le abitazioni di proprietà di persone fisiche locate a inquilini che le utilizzano come abitazioni principali con contratto a canone agevolato (L. 491/98, art. 2 co. 3), l’aliquota è ridotta al 4 per mille. La stessa aliquota si applica alle abitazioni date in locazione con contratti a canone agevolato a studenti universitari fuori-sede e ai contratti transitori per motivi di trasferimento per lavoro. Uguale riduzione dell’aliquota al 4 per mille nei casi in cui il proprietario persona fisica abbia fatto richiesta di sfratto per necessità e per finita locazione; la riduzione si applicherebbe fino al rientro in possesso dell’abitazione. Eliminazione dell’IMU Eliminazione dell’IMU sulle seconde case concesse in abitazione effettiva a parenti fino al secondo grado, e per i casi di morosità Le organizzazioni sindacali firmatarie del presente documento chiedono di prendere in seria considerazione quanto sopra esposto per un rilancio della nostra economia, della quale il comparto casa è stato sempre il volano». Seguono le firme: on. Massimo Anderson (ARPE-FEDERPROPRIETÀ), avv. Gabriele Bruyere (UPPI), avv. Silvio Rezzonico (CONFAPPI), avv. Giuseppe Bonura (Movimento difesa casa.) la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 7 L’ITALIA È FERMA DAGLIANNI ‘90 Adesso la crescita è indispensabile Istat e Bankitalia d’accordo sulla diagnosi del male di Aroldo Barbieri L ’Italia deve tornare a crescere se non vuole scivolare definitivamente in basso. La scarsa crescita è cosa che dura da tempo, datando dagli anni ’90, ma la crisi del 2008 e la ricetta tedesca della moneta forte hanno aggravato la situazione, al punto che da allora siamo in recessione (con la parentesi di un +0,1% del PIL nell’ultimo trimestre del 2013, quasi insignificante rispetto al -1,9% complessivo dello stesso anno, che ha riportato l’attività economica al di sotto dell’anno 2000 e il PIL procapite ai livelli del 1996). Nonostante i sacrifici (per 182 miliardi nell’ultimo triennio secondo l’Istat, che ha presentato a Roma il suo «Rapporto annuale 2014») gli italiani non riescono a uscire dall’angolo. Tanto che l’Istituto di statistica prevede per il PIL 2014 un modesto +0,6% (+0,2% dagli 80 euro in busta paga a favore solo di alcune fasce di reddito tra i lavoratori dipendenti). Il quadro è drammatico: dall’inizio della crisi l’Italia ha perso quasi un quarto della propria attività produttiva, conta sei milioni e trecentomila di senza lavoro tra disoccupati (3 milioni 113 mila) e inoccupati che vorrebbero lavorare (valutati in 3 milioni 205 mila); oltre 100 mila giovani poi 8 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 hanno preso la strada dell’emigrazione, davanti all’alternativa tra andare altrove a cercare fortuna o rimanere a casa a carico di genitori e nonni, visto che la disoccupazione giovanile supera il 42%. Inoltre, il Mezzogiorno sta oramai affondando verso condizioni da terzo mondo, per un calo degli occupati del 9% dal 2008 al 2013 (-583 mila) e con un tasso di occupazione al 42% a fronte del 64,2% delle Regioni Centro-Nord. I nuovi senza lavoro sono soprattutto uomini e di conseguenza cresce il numero dei nuclei familiari in cui il “capofamiglia, breadwinner” è donna, seppure in lavori dequalificati e meramente esecutivi, aumenta il ricorso al part time involontario (+572 mila unità rispetto al 2008) anche in questo caso soprattutto per le donne, che faticano sempre più a coniugare casa e lavoro con la conseguenza di un’ulteriore caduta della natalità. Aumentano poi le famiglie in cui non c’è neppure un reddito da lavoro (circa 995 mila nel 2013), e il cui sostentamento poggia sulle rendite o più comunemente su una pensione da lavoro (sono complessivamente il 16,3% del totale quelle che all’interno hanno almeno un componente in età lavorativa, ma senza occupazione). Il rischio povertà ha raggiunto il massimo nel 2010, stabilizzandosi poi su un valore elevato, interessando il 19,5% delle famiglie. A livello di “grave deprivazione” si colloca infine il 12,5% dei nuclei familiari. A completare il quadro a tinte fosche l’Istat rileva come il debito pubblico sia sempre in crescita (era a fine 2013 pari al 132,6% del PIL), non perché sia aumentata la spesa (in lieve flessione in termini reali tra il 2008 e il 2013) per via dei tagli al personale (-7,9 miliardi), agli investimenti (-6,2 miliardi), e ai consumi intermedi (-3,3 miliardi), ma per il maggior peso degli interessi e l’aggravamento delle condizioni macro (se scende il PIL cresce di conseguenza il debito). Tra le cause della mancata crescita l’ISTAT segnala la lunga stagnazione delle produttività «che segna profondamente il quadro dinamico della nostra economia». Insomma, il sistema Paese è scarsamente concorrenziale e dinamico ed è questo il motivo primo della difficoltà che incontra nel risollevarsi. Non tutto è in “nero di seppia” nel quadro dell’Istat Ma non tutto è in “nero di seppia” nel quadro tracciato dal Rapporto Istat 2014, ma piuttosto in grigio. In particolare il saldo commerciale ha fatto segnare nel 2013 un avanzo di 30,4 miliardi di euro, determinato però più dal calo dell’import per un 5,5% (un’economia che restringe il suo raggio di azione) più che dal crescere dell’export (-0,1%), che comunque ha tenuto in una fase congiunturale di grande difficoltà. In calo anche i consumi interni (-2,6%, ovvero uno 0,7% oltre la caduta del PIL), ma anche e soprattutto per via di una ripresa della propensione al risparmio. In pratica le famiglie, preso atto che il bengodi del passato non sarebbe più tornato, hanno smesso di attingere ai risparmi (che in molti casi sono finiti, ndr) ed hanno accettato uno standard di vita più modesto quasi a tutti i livelli sociali. Tanto più che il risparmio è tutelato dalla moneta forte e dalla condizione di quasi deflazione (in maggio l’incremento dei prezzi dei prodotti contenuti nel cosiddetto “carrello della spesa” è sceso dallo 0,6% allo 0,5%) in cui si trova il Paese. In sintesi anche se gli interessi sono bassi e destinati ancora a scendere (almeno finché la Fed non farà salire i tassi di interesse) il risparmiatore guadagna comunque qualcosa anche non investendo (ed è questa un grosso freno alla crescita). In calo gli investimenti anche nei settori ad alta innovazione, che sono poi quelli trainanti anche sotto il profilo occupazionale (gli investimenti in ricerca e sviluppo sono all’1,25% del PIL contro il 2,1% media UE) anche e soprattutto per via di un tessuto imprenditoriale fatto di microimprese (pari al 95% dei circa 4,4 milioni d’imprese italiane), mentre prosegue l’incapacità di attrarre investimenti dall’estero a causa soprattutto della farraginosità delle procedure e dell’alto peso fiscale. Nel 2013 in termini di finanza pubblica è stato registrato l’avanzo primario più alto tra i Paesi dell’Unione Europea, superiore al 2% del PIL. Di conseguenza il nostro Paese si distingue per lo sforzo fatto nel risanamento dei conti pubblici. Ciononostante, l’Italia non riesce a frenare la crescita del debito ed è sotto osservazione UE per «squilibri macroeconomici eccessivi, alto debito, scarsa competitività esterna, lenta crescita della produttività». Visco (Bankitalia): non siamo fuori dalla crisi, il caso Tasi L’Italia non è fuori dalla crisi e «la ripresa sarà lunga e difficile e gli 80 Euro non possono bastare». Lo ha detto all’assemblea di Bankitalia il Governatore Ignazio Visco. «Ineludibile» è la riduzione del debito, ma per arrivarci è necessario battere l’evasione fiscale, rendere la macchina statale più semplice e meno soggetta a corruzione. L’efficacia delle riforme dipende in primis dal buon funzionamento dello Stato e delle autonomie locali, perché migliora la concorrenza e il funzionamento dei mercati, riduce i costi, anche dei servizi pubblici e, per questa via, riduce il carico fiscale e incrementa le occasioni di lavoro. Visco non ha nascosto la difficile condizione del Paese, messo in ginocchio dalla crisi: -27% negli investimenti negli ultimi quattro anni (-30% in quelli pubblici, un Keynes alla rovescia, nel momento in cui sarebbero più utili, ma stoppati dalla politica UE), concreto pericolo di deflazione (che scoraggia gli investimenti e la spesa e quindi aggrava la crisi), imprese sottocapitalizzate (e quindi più dipendenti dal credito delle banche, che a loro volta devono capitalizzarsi per affrontare gli stress test voluti dalla BCE e stivate dalle “sofferenze”), crescita della disoccupazione. Ma forse proprio la polemica sulla Tasi (tassa sui servizi “indivisibili” dei Comuni) dà più di altro aspetto la confusione anche giuridica che regna oramai in Italia: il governatore ha detto che è destinata ad accrescere il peso fiscale fra il 12 e il 60% rispetto all’IMU “prima casa”. Apriti cielo: è stato subito corretto da Graziano Del Rio, che ha precisato che non si pagherà più di quanto pagato nel 2012 (nel 2013 l’IMU prima casa è stata bypassata, a meno della mini IMU). Insomma per il Governo dei sindaci è pacifico che una tassa sui servizi sia stata trasformata in una patrimoniale (si paga, infatti, sulle rendite catastali e in massima parte dai proprietari non da chi usufruisce dei servizi, con la “foglia di fico”della minima compartecipazione degli inquilini, come già rilevato dalla Corte dei conti). Ma per Del Rio e sindaci va bene così. Le “seconde case” pagheranno IMU (patrimoniale) e Tasi (anche se si servono dei servizi meno dei residenti), com’è giusto per una certa mentalità: chi possiede una seconda casa è un ricco e poi non vota in quel Comune. E si pensa così di rilanciare gli investimenti, in cui l’edilizia è magna pars anche ai fini occupazionali? Siamo però in linea con Bruxelles (cfr. il finnico Olli Rehn) che ci raccomanda di aumentare il prelievo sui consumi e sugli immobili, per sgravare il lavoro, ma senza investimenti e consumi il lavoro non c’è comunque. Una ricetta che ha già messo in ginocchio il sud dell’Europa! Errare humanum est, perseverare diabolicum! la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 9 INTERVISTA ESCLUSIVA CON IL SEGRETARIO GENERALE DELLA CISL Bonanni: «Troppe tasse sulla casa» «C’è troppa confusione nella tassazione sulla casa. Troppe imposte che gravano sullo stesso immobile e sulla famiglia. La tassazione sulla casa rappresenta una delle aree più critiche sulle quali intervenire, anche per realizzare una politica di aiuto concreto a favore di tutte quelle famiglie italiane che dopo una vita di sacrifici e rinunce riescono a comprarsi un’abitazione. Va tenuto conto del valore catastale e dell’ammontare dei mutui che gravano sul valore complessivo degli immobili». Risponde così il segretario generale della CISL Raffaele Bonanni alle nostre domande sul caos che investe la proprietà della casa alle prese con Irpef, IMU, Tasi, bollo di registro e altre imposte. In un momento di crisi economica delicata il leader della Confederazione di via Po ampia il discorso sul futuro della questione sociale e sulle prospettive europee dopo i risultati elettorali del 25 maggio. «La CISL – osserva – da anni auspica un ripensamento complessivo dell’imposizione immobiliare, in modo da farla diventare un’opportunità per migliorare l’equità e la progressività complessiva della tassazione sulla casa. In questo modo si otterrebbero tre obiettivi: far emergere i redditi da fabbricati attualmente “occultati”; recuperare una maggiore equità nella tassazione degli immobili; generare effetti positivi sul mercato delle locazioni immobiliari e, infine, sostenere l’acquisto della prima casa». D- Per stimolare l’economia occorre, dicono tutti, ridurre le tasse soprattutto per i lavoratori e le imprese. Che cosa propone la CISL per ridurre la pressione fiscale? R- Due sono le strade da percorrere per ridare ossigeno a lavoratori e pensionati. Vanno, innanzitutto, ridefinite alcune aliquote relative all’imposta sul reddito delle persone fisiche, riducendo al 20% il peso della prima aliquota. Vanno potenziate le detrazioni sul lavoro dipendente, al livello delle quali vanno allineate quelle sui redditi da pensione. È indispensabile ripensare il fisco per le famiglie, introducendo uno strumento che superi le attuali detrazioni per familiari a carico e l’assegno al nucleo familiare. Un sistema insomma che risulti d’importo crescente al crescere dei carichi familiari, ma decrescente al crescere del reddito della famiglia. Ovviamente va potenziata la lotta all’evasione e all’elusione fiscale. È una battaglia a cui la CISL non intende rinunciare, anzi vuole sostenere sempre con più determinazione. 10 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 D- Quale strategia occorre, dopo sette anni di recessione, in questa fase di crisi del lavoro, di giovani disoccupati, di pensionati sempre più poveri? R-Siamo ancora nel pieno della crisi e sono necessarie misure per bloccare il processo di contrazione degli investimenti con politiche di sostegno ai settori industriali emergenti. L’Italia ha ancora una buona industria manifatturiera e questa va sostenuta e migliorata. È il momento d’investire in ricerca e innovazione, risolvendo alcune criticità di contesto come il costo dell’energia, le dotazioni infrastrutturali, il costo del denaro alle famiglie e alle imprese, le tasse locali e centrali elevate, la giustizia troppo lenta, la riforma della pubblica amministrazione e del titolo quinto della Costituzione. Questi sono i veri nodi da affrontare anche per sbloccare gli investimenti. Dalla recessione si esce ridando potere d’acquisto a lavoratori e pensionati, riducendogli le tasse affinché possano tornare a spendere un po’ di più, così da far ripartire il mercato e le commesse alle imprese. Solo così si riavviano crescita e occupazione. D- Se il governo Renzi sembra voler “rottamare” il metodo della concertazione quali strumenti restano al sindacato per difendere gli obiettivi generale della crescita economica, sociale e culturale, del mondo del lavoro? In pratica cosa chiedete alle aziende e all’Esecutivo? R- Noi non vogliamo una concertazione rituale, una parata dove ciascuno resta sulle sue posizioni. Chiediamo un dialogo trasparente con il governo nel quale ciascuno possa assumersi le proprie responsabilità di fronte ad obiettivi condivisi. Questa è la buona concertazione. La politica da sola non basta. Lo spiegheremo nelle prossime settimane alla gente. Senza il confronto con il sindacato, anche il governo più forte e autorevole farà fatica a capire i problemi reali di cittadini e lavoratori. Si rischia di fare pasticci o illudere la gente. D- Cosa c’è che non va nel ragionamento del Premier Matteo Renzi e del Ministro Poletti “Ascoltiamo tutti, poi il governo decide”? R- È chiaro che il governo governa, ma prima deve confrontarsi con le parti sociali, non solo per correttezza rispetto alle rappresentanze sociali ma anche per rendere trasparenti tutte le operazioni, a garanzia del risultato. Solo la coesione sociale garantisce un’efficace governabilità. Sarebbe opportuno che il Premier andasse a rileg- gere la storia delle relazioni sindacali degli ultimi trent’anni. La CISL ci ha sempre messo la faccia sugli accordi sindacali, anche quelli più spinosi e impopolari. Decidere, scavalcando le parti sociali non porta a nulla di buono. Tutti i governi hanno pensato di sostituirsi al ruolo delle parti sociali, introducendo nuove norme di legge sul mercato del lavoro. Questa è una strada sbagliata. Noi continuiamo a rilanciare la sfida al governo sulle riforme del lavoro che auspichiamo, a partire dall’emersione dei veri precari, migliaia di false partite IVA, co.co.co, i collaboratori della PA, gli associati in partecipazione. Ecco, da qui occorre ripartire. Non da nuove forme contrattuali. D- Il sindacato non sembra attraversare un buon momento nelle considerazioni dei politici e in alcuni strati della popolazione. È così oppure avvertite un orientamento preconcetto, anche da parte dei media, tendente ad attribuire alle organizzazioni sindacali responsabilità più grandi di quelle che hanno? R- Non avvertiamo questa scarsa considerazione nei confronti dei sindacati da parte dei nostri iscritti e in generale dei lavoratori. Il nostro rapporto con loro è solido. Lo dimostra la tenuta delle iscrizioni e i successi nelle elezioni RSU. Chi si occupa delle tante crisi aziendali? Chi parla tutti i giorni con i lavoratori dei loro problemi? Sono i giornali e alcuni politici che ci attaccano probabilmente orientati da una parte del mondo bancario e finanziario che non ama un sindacato riformatore. C’è chi ritiene si possa governare la società italiana attraverso lo scavalcamento o la soppressione dei corpi intermedi. Ma questa è un’idea pericolosa e lontana dalla cultura democratica europea e dalla CISL. D- Quali traguardi chiari per la ripresa e la credibilità del Paese ci sono quindi nella visione della CISL? R-Noi dobbiamo sempre conciliare gli interessi particolari che rappresentiamo con l’interesse generale del Paese. Questo è stato sempre l’o- biettivo della CISL: fare sintesi nella società italiana, conciliare i bisogni dei lavoratori e dei pensionati con le esigenze di sviluppo e di competitività; fare incontrare capitale e lavoro, puntando sulla partecipazione dei lavoratori all’indirizzo e controllo delle scelte aziendali. I posti di lavoro non si creano con le norme ma con la buona economia e con il coinvolgimento attivo delle forze sociali. D- In questi mesi si parla molto di Europa. Come si pone la CISL in merito ai problemi delle prospettive europee? R-Vogliamo gli Stati Uniti d’Europa, con un governo espresso dal popolo, che rappresenti tutta l’Europa. Questa è la richiesta della CISL, l’unico, essenziale obiettivo che noi oggi, come sindacato, dobbiamo coltivare. Auspichiamo un grande continente con lo stesso impianto fiscale in grado di unire le politiche di ripresa dei vari paesi. Ciò significa la creazione di una sola Banca in grado di gestire ogni specifica funzione sulla finanza e sul credito. Un solo governo politico che pensi in grande per una grande Europa del futuro, laddove oggi ci sono governi troppo frammentati che pensano esclusivamente agli interessi dei loro Paesi. I risultati delle elezioni europee del 25 maggio 2014 hanno arginato il rischio del populismo nel nostro paese. L’affermazione elettorale carica di maggiore responsabilità, nel suo insieme, il governo Renzi sia nella costruzione di una nuova Europa sia nelle scelte riformatrici e di rilancio dell’economia nel nostro Paese, cui anche il sindacato deve saper concorrere con proposte adeguate e accordi innovativi a livello nazionale e locale, rispondendo alla domanda di cambiamento che la società italiana reclama con grande partecipazione. Il governo Renzi farebbe bene a sfidare le parti sociali e a ricercare il massimo di coesione sociale, perché è la capacità di favorire gli investimenti che può determinare la creazione di nuovi posti di lavoro, rilanciare la produzione e i consumi. Sciupare quest’occasione significherebbe non voler capire il messaggio di speranza e di cambiamento dell’elettorato. Sergio Menicucci Consulta per l’ambiente di FEDERPROPRIETÀ Nella seduta della Consulta per l’ambiente di FEDERPROPRIETÀ è stato affrontato e discusso il tema della nuova sistemazione dell’area archeologica centrale dei Fori annunciata dal Comune, unitamente alla proposta (alternativa) di individuare e sistemare adeguatamente nuovi siti archeologici esistenti in molte periferie della città, per concorrere al loro recupero attraverso le prove di appartenenza a Roma. Esaminata una documentazione raccolta dal presidente Samperi, è stato approvato un documento conclusivo da lui predisposto, come base per esprimere pubblicamente il parere della Consulta e la conseguente eventuale posizione di FEDERPROPRIETÀ, unendosi ad alcune iniziative preannunciate al riguardo dall’UCITecnici. In particolare, il presidente onorario della consulta, prof. Portoghesi, ha suggerito di avviare contatti con altri enti e soggetti interessati a stimolare iniziative per una maggiore conoscenza delle numerose e delicate problematiche coinvolte, con il fine di assicurare la migliore trasparenza riguardo alle scelte che saranno prese su un tema così importante in particolare per Roma come, in generale, il rapporto fra archeologia, ambiente e città. Botré ha consegnato un documento relativo all’inquinamento prodotto dagli autoveicoli, che sarà discusso in una prossima riunione. la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 11 MERCATO IMMOBILIARE Timido risveglio delle compravendite Il 1° trimestre 2014 segna un +1,6%. A Roma vi è stato un balzo del +21%. Nei prossimi mesi vedremo se il segnale positivo si consoliderà stabilmente di Gianni Guerrieri L a nota congiunturale sul I trimestre 2014 pubblicata a inizio giugno dall’Agenzia delle entrate mostra, per la prima volta dopo ben otto trimestri, un modesto segno positivo nelle variazioni tendenziali del numero di unità immobiliari compravendute. Nel complesso, infatti, il I trimestre 2014 rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente segna un +1,6%. Questo dato è trainato da un andamento più sostenuto del settore residenziale e commerciale (rispettivamente +4,1% e +4,7%), da una sostanziale stazionarietà del settore produttivo (-0,8%) e di quello delle pertinenze (cantine, box, posti auto, magazzini) che segna un -0,1%, e da una nuova debacle del settore terziario con -10,3%. Considerato che per tutti i trimestri del 2013 i tassi tendenziali hanno subito una decelerazione del trend negativo, il fatto che si fosse giunti a un punto di svolta nel ciclo immobiliare, dal lato delle quantità scambiate, era tra gli scenari possibili. Nondimeno, tale segnale non consente alcuna sicurezza sugli sviluppi futuri. In effetti, da un lato, i segnali del ciclo economico mostrano con tutta evidenza ancora incertezze sul Città` III trim 2013 IV trim 2013 I trim 2014 var % III trim 12-13 var % IV trim 12-13 var % I trim 13-14 ROMA 5.420 6.261 6.579 0,6% -10,7% 21,4% MILANO 3.253 4.211 3.738 9,4% 12,8% 3,4% TORINO 1.946 2.079 2.292 -4,3% -13,6% 10,8% GENOVA 1.085 1.192 1.415 -8,2% -5,3% 25,3% NAPOLI 1.051 1.307 1.244 -19,7% -42,8% -25,2% PALERMO 833 1.017 921 -0,1% -8,5% -1,0% BOLOGNA 825 988 1.022 16,3% -0,1% 29,2% FIRENZE 696 952 882 -5,3% 12,7% 9,7% 15.109 18.093 18.093 -0,4% -8,3 10,2% Totale città Tassi tendenziali trimestrali residenziale nelle 8 città più grandi Fonte: OMI-Agenzia delle entrate 12 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 sentiero futuro e sull’entità della ripresa (e ciò come abbiamo sempre rimarcato è alla base della mancanza di domanda sul mercato immobiliare); dall’altro, il dato del I trimestre 2014 e per converso quello dell’ultimo trimestre 2013 sono influenzati da un effetto fiscale. In particolare, a questo riguardo, va considerato che dal 1° gennaio 2014 sono entrate in vigore le nuove tariffe, più vantaggiose per il contribuente, relativamente all’imposta di registro sui trasferimenti della proprietà immobiliare. Ciò quindi ha prodotto uno slittamento di parte dei rogiti dall’ultimo trimestre del 2013 al primo trimestre del 2014 per sfruttare la minor tassazione. Sicché nel IV trimestre 2013 si sono avute meno transazioni di quelle che si sarebbero potute avere (e ciò spiega il peggioramento del dato tendenziale in quel trimestre rispetto al trimestre precedente); transazioni che sono state recuperate nei primi mesi del 2014 che perciò mostra un dato più positivo di quello che si sarebbe avuto in assenza di tale slittamento dei rogiti. Se osserviamo il settore residenziale, è abbastanza evidente dall’andamento dei tassi di variazione tendenziali l’esistenza di questo slittamento, come si vede dalla figura 1. L’avallamento del IV trimestre 2013 è troppo pronunciato rispetto all’andamento della serie, così come risulta toppo pronunciato il picco positivo del I trimestre 2014. Per questo è del tutto possibile che gran parte del risultato positivo sia l’esito di questo slittamento. In ogni caso, il dato del I trimestre 2014 segnerebbe comunque un miglioramento, sia pur modesto, rispetto al trend dei trimestri precedenti. Per queste ragioni sarà importante verificare gli andamenti dei prossimi trimestri per osservare se questo segnale positivo si consolida stabil- 10,0% tassi di variazione tendenziali NTN 5,0% 0,0% 4_12 1_13 2_13 3_13 4_13 1_14 -5,0% -10,0% -15,0% -20,0% -25,0% -30,0% -35,0% trimestri Fig. 1 - Tassi tendenziali dal 4 trimestre 2012 Fonte: ns elaborazioni su dati OMI-Agenzia delle entrate mente, riportando il settore a una ripresa di un volume di scambi più sostenuto. Alcune evidenze sembrano indicare che questo scenario positivo possa realizzarsi. In particolare, soffermando l’attenzione al mercato delle abitazioni, è importante osservare che gli andamenti delle compravendite sono più sostenuti nei capoluoghi rispetto ai Comuni del resto della provincia. Com’è noto, i cicli immobiliari sono anticipati nei centri più grandi. Il fatto quindi che nei capoluoghi l’entità dell’incremento è del +8,8%, e che già nel III trimestre 2013 era stato registrato un pur lievissimo incremento, contraddetto, per le ragioni sopra esposte, dal dato negativo del IV trimestre 2013, induce a ritenere che nei capoluoghi il mercato si stia riprendendo dal punto di vista degli scambi. Segnali inequivocabili, al riguardo, giungono dalle metropoli più grandi: il complesso delle otto maggiori città registra, infatti, +10,2% (v. tabella). Peraltro sul dato pesa il -25,2% di Napoli causato dal rimbalzo negativo dell’esaurimento delle cessioni del Comune. Se si potesse depurare l’intera serie storica di Napoli da queste particolari compravendite, probabilmente avremo un dato non dissimile dalla media delle altre città È significativo osservare che a Roma vi è stato un incremento di oltre il 21% di abitazioni compravendute, a Genova di oltre il 25%, a Bologna di oltre il 29%. In effetti, questi tassi d’incremento difficilmente possono essere annullati dagli effetti dello slittamento dei rogiti sopra descritti. È dunque possibile che nelle principali città del paese il mercato delle abitazioni stia uscendo dal tunnel della crisi. D’altra parte, in questo mercato, il livello degli scambi era ritornato a quasi trenta anni fa, con il completo annullamento della crescita del mercato della prima metà degli anni 2000. Deposito del prezzo dell'immobile presso il notaio rogante La legge n. 147/2013 (stabilità 2014) ha introdotto all’articolo 1, commi 63 -67, la disciplina del deposito del prezzo presso il notaio rogante, ossia l’obbligo di tenere vincolate, presso un apposito conto corrente acceso dal notaio, le somme versate dall’acquirente in occasione di una compravendita immobiliare sin tanto che non sia stata effettuata la trascrizione del relativo atto. Tale prescrizione è, anche, finalizzata a rifinanziare, attraverso gli interessi maturati sul conto corrente, i fondi di credito agevolato destinati ai finanziamenti alle piccole e medie imprese. Il sistema di garanzia prevede, infatti, l’obbligo a carico dei notai (o degli altri pubblici ufficiali quali i segretari comunali e gli ufficiali roganti) di far confluire, su apposito conto corrente dedicato, per tutti gli atti da essi stipulati le somme: • dovute come onorari, diritti, accessori, rimborsi spese, contributi nonché a titolo di tributi per i quali il notaio sia sostituto o responsabile di imposta in relazione agli atti dallo stesso ricevuti o autenticati e soggetti a pubblicità immobiliare ovvero in relazione ad attività e prestazioni per le quali lo stesso sia delegato dall’autorità giudiziaria; • comunque affidate al notaio e soggette a obbligo di annotazione nel registro delle somme ai sensi della legge n. 64/1934, comprese le somme dovute a titolo di imposta in relazione a dichiarazioni di successione; • relative all’intero prezzo o all’importo a saldo di contratti di trasferimento della proprietà o di trasferimento, costituzione o estinzione di altro diritto reale su immobili o aziende (comprese eventuali quote condominiali). Gli importi depositati nel conto corrente “dedicato” costituiranno un “patrimonio separato“: non saranno quindi né di proprietà del notaio, né del venditore e saranno impignorabili a richiesta di chiunque. Eseguita la registrazione e la pubblicità dell’atto e verificata l’assenza di ulteriori formalità pregiudizievoli, il notaio provvederà a svincolare a favore dell'avente titolo gli importi depositati a titolo di prezzo o corrispettivo. Come previsto dalla legge, tuttavia, la nuova disciplina sarà operativa soltanto dopo l’adozione di uno specifico decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 13 IL PUNTO DOPO LE ELEZIONI L’Unione europea ha la febbre Con una vasta rappresentanza di parlamentari euroscettici s’inaugura una legislatura piena di divisioni e di problemi. Il semestre a guida italiana è un’opportunità per il nostro Paese G li europei si sono pronunciati. Le indicazioni degli elettori dei 28 Stati che compongono l’Unione sono al vaglio degli schieramenti politici. Vanno tenute presenti soprattutto le ragioni di quanti hanno disertato le urne, una massa enorme, milioni di persone. La percentuale dei votanti in Italia è stata del 58,7%, più bassa di quasi otto punti rispetto al 2009. La media europea dei votanti si aggira intorno al 43 per cento, più della metà degli elettori non è andata al voto. Non vanno trascurate le perplessità degli euroscettici. Il nuovo Parlamento di Strasburgo (751 membri di cui 73 italiani) deve darsi un governo e procedere alle nomine che guideranno gli uffici di Bruxelles per il prossimo quinquennio al di là di chi ha vinto e chi ha perso. Il primo schieramento è il PPE, democratici e cristiani, che ha conquistato 213 seggi con il 28,36%; il secondo è costituito dal PSE, alleanza di socialisti e democratici, che con il 25,3% ha ottenuto 191 seggi, di cui trenta del Pd italiano; al terzo posto c’è l’ADLE (democratici e liberali), con 64 seggi (8,52%); i Verdi/Alleanza libera, sono quarti con 52 seggi e il 6,92%; al quinto posto ci sono i conservatori e riformisti (ECR) con 46 seggi (6,13%); al sesto posto la sinistra unitaria e verde (GUE-NG) Maroni: il governo si muova sull’Expo Mancano 300 giorni all’inaugurazione dell’EXPO di Milano che dovrebbe aprire i battenti il 1° maggio 2015. Il condizionale è d’obbligo dopo le vicende che hanno portato a indagare ditte e imprenditori i cui nomi erano già emersi negli scandali di tangentopoli negli anni 90. Il rischio paralisi è evidente perché sono in molti ormai a evitare di firmare qualsiasi documento per non rischiare dal punto di vista giudiziario. È proprio per questo che il Presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, ha sollecitato il governo a fare presto per evitare brutte figure a livello mondiale se non si dovessero completare le opere nei tempi previsti. «Bisogna darsi una mossa con le nuove regole – ha detto Maroni – non possiamo rischiare ulteriori ritardi». Gli ha risposto uno stizzito Renzi: «Piuttosto che sollevare polemiche sterili Maroni rifletta sulle responsabilità della Lombardia». Chissà se ricorda che fra quei responsabili ci sono rappresentanti che coinvolgono maggioranza e opposizione. 14 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 con 42 seggi (5,59%); al settimo troviamo i membri non appartenenti ad alcun gruppo politico (NI), con 41 seggi (5,46%); all’ottavo c’è l’EDF, Gruppo Europa della libertà e della democrazia con 38 seggi (5%). Per arrivare al plenum vanno considerati gli eletti senza appartenenza a un gruppo politico, classificati come “altri” che sono 64 (8,52%). Tecnicamente ciascun gruppo deve essere formato da 25 eurodeputati provenienti da almeno sette Stati membri. Questo è il quadro di base per le alleanze. Si vota per il presidente del Parlamento, 14 vice e i questori. La decisione più rilevante riguarda la scelta del Presidente della Commissione e dei 27 membri che saranno titolari dei portafogli più pesanti (politica estera, industria, agricoltura, ambiente, antitrust, cultura). Prendendo in considerazione i risultati delle elezioni (vittoria del PPE, seconda forza PSE) il Presidente del Consiglio europeo consulta il Parlamento per indicare il successore di Josè Manuel Barroso, che deve ottenere il via libera del Consiglio europeo (voto a maggioranza qualificata) e del Parlamento con una maggioranza di almeno 376 membri. Questo è l’abc istituzionale. Poi ci sono le questioni politiche: che tipo di alleanze emergerà, quali indicazioni programmatiche saranno L’ECOLOGICA fissate, quanto peseranno gli euroscettici, la cui consistenza numerica non può essere ignorata, cominciando dal Front National di Marine Le Pen in Francia e dall’Ukip di Nigel Farage nel Regno Unito, ma ci sono anche la Lega Nord in Italia (risorta dalle ceneri con la leadership di Matteo Salvini), il Fpoe in Austria, e Geet Wilders in Olanda. Il gruppo dei Conservatori animato dai polacchi del PO e dai Tory inglesi si limita a contestare l’Euro, così come i tedeschi di Alternative für Deutschland (AfD). Sulle stesse posizioni potrebbero allinearsi gli Indignados di Podemos, in Spagna e la sinistra di Syriza in Grecia. Se i Popolari (59 seggi in meno rispetto al 2009) hanno mantenuto la maggioranza grazie alla CDU di Angela Merkel, i Socialisti sono stati salvati dal Pd di Matteo Renzi dopo il tracollo di François Hollande in Francia. L’interrogativo più ricorrente allora è: l’Europa cambierà e come cambierà? Dopo il fallimento delle politiche di rigore quali strategie saranno adottate per risolvere i problemi economici, industriali, agricoli, occupazionali, del credito? Dopo la prima riunione dei Capi di Stato e di governo di fine giugno sarà scritta l’Agenda Europa per rilanciare gli investimenti e riscrivere un programma di crescita. Obiettivi falliti nell’ultimo quinquennio di lotte, divisioni e di egemonia tedesca. L’Italia presiederà le istituzioni dal primo luglio per un semestre: è una grande occasione da non perdere. Dietro l’angolo ci sono le ipotesi di referendum per uscire dall’Unione: ha cominciato a chiederlo Marine Le Pen in Francia e probabilmente gli euroscettici britannici e olandesi si accoderanno. Al di là delle posizioni più radicali (secessione, uscita dall’eurozona) ci sarà braccio di ferro sul rispetto del vincolo del 3%, sulla richiesta di allargare i parametri per gli investimenti (per l’Italia sarebbero in gioco 43 miliardi di maggiore spesa), sulla svalutazione dell’euro rispetto al dollaro (si auspica un cambio 1:1, che sarebbe più vicino alla realtà), per chiudere il ciclo delle politiche di austerity e tracciare un sentiero per la crescita che ristabilisca fiducia verso il futuro dell’Unione e possibilmente verso il sogno degli Stati Uniti d’Europa. Tornerà quindi la discussione austerità contro crescita. In un’Unione in cui non si può svalutare, la BCE di Mario Draghi acquista un ruolo sempre più determinante, ma è necessario che sia trasformata in una vera banca centrale, come la Federal Reserve degli USA. L’Europa, uscita dalle urne inastabile politicamente e socialmente, saprà determinare quella svolta, quel cambiamento che richiedono i cittadini-elettori, puntando su competitività, crescita e lavoro? Questa è la sfida dei prossimi anni. (smen) Consulenze e Certificazioni Energetiche i.net t t e i z www.ora • Disostruzione colonne di scarico con canal-jet • Videoispezioni e disostruzione fognature • Costruzioni e ripristino reti fognanti • Pulizia colonne e pozzetti • Contratti di manutenzione to Pronto Interven 24 ore su 2 335.60.27.462 335.12.53.360 335.72.23.937 Via di Pietralata, 181 - 00158 Roma tel. 06.41.73.42.77 | 06.41.73.42.70 fax 06.41.73.42.82 [email protected] preventivi gratuiti sconti particolarilaagli associati ARPE PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 15 4 RIFLESSIONE SULLE ELEZIONI NELL’U.E. Le radici spirituali dell’Europa Evitare gli errori del passato e valutare le situazioni locali di Pietro Samperi - Urbanista I risultati delle elezioni per il Consiglio dell’Unione Europea dipendono dalle diverse situazioni locali nonché dalla comune delusione – o vero e proprio malcontento – per le carenze che vanno al di là di aspetti fisiologici legati al rodaggio di una nuova organizzazione politica e amministrativa dell’intero continente. Non si può trascurare però il fatto che l’Europa negli ultimi 70 anni non ha vissuto guerre terribili, pur non essendone mancati i consueti motivi, soprattutto in tema di egemonia economica, che si sono risolti attorno a un tavolo, con il concorso dei rappresentanti dei vari popoli. Una lettura di tali risultati, utile per evitare che si ripetano, richiede un esame attento per individuare omissioni ed errori del passato, valutati in rapporto alle diverse situazioni locali, aumentate per il passaggio dai 6 Stati fondatori ai 28 di oggi. All’origine della crisi attuale hanno concorso gli insuccessi del processo d’integrazione dei popoli, attraverso cui pochi decenni fa si sperò di prevenire il sorgere di contrasti; sono invece avvenute vicende che hanno falsato gli originali obiettivi e la conseguente impostazione dei padri fondatori, che intendevano unire i popoli, non solo i rispettivi governi, i quali hanno concentrato interesse e impegno nella materia economica, anzi finanziaria, intesa come fine anziché strumento. Altro malessere ha creato la pletorica burocrazia che non sembra trovare di meglio che inventare norme in materie 16 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 secondarie, utili solo per giustificare la sua presenza e complicare problemi che potrebbero rimanere affidati ai singoli Stati, riducendo i costi di personale. Sono diminuite le occasioni per legare più direttamente e strettamente popoli che per oltre un secolo si sono combattuti, coinvolgendo le organizzazioni attraverso le quali i cittadini si raccolgono e associano per svolgere attività o per altri motivi di vario genere. A dimostrare la delusione dei popoli è lo scarso interesse verso le recenti elezioni, con la tendenza a scegliere i candidati non già per un’efficiente condotta politica dell’Unione, ma per ottenere risultati sulle rispettive politiche interne. L’opinione pubblica, dall’iniziale fiducia nell’efficacia di un nuovo assetto amministrativo, è passata all’indifferenza e, più di recente, a posizioni addirittura contrarie al processo di unione, a cominciare dall’adozione di una moneta unica, che era stata considerata l’iniziativa più importante, per proseguire, addirittura, con tendenze separatiste, che negano il processo di unione, di regioni di vari Stati, come Catalogna, Scozia, Fiandre, nonché Veneto o intera Padania, Sicilia, ecc. Alle minacce di “secessioni” vanno opposti non solo motivi patriottici, legati anche al costo in vite umane del Risorgimento negli ultimi due secoli, ma anche di utilità economica e sociale, non potendo ammettere che parti modeste di territorio che, grazie anche a particolari situazioni di favore al di là del solo merito dei cittadini, beneficino di un benessere maggiore di altre più disagiate. In particolare, va chiarito che l’autodeterminazione dei popoli, sancita dall’ONU e largamente condivisa dagli Stati, non può avvenire con un’autodefinizione dei cittadini dei relativi territori, ma a quella delle intere comunità nazionali, la cui storia e natura ne fanno un “popolo”. Gli abitanti del Veneto, così come dell’intera Padania non sono un insieme di popoli, ma i componenti di un’unica Nazione. Di conseguenza, un referendum sulla separazione dovrebbe interessare interi Stati. La tendenza centrifuga comprometterebbe il recupero dell’Unità Europea. Numerosi episodi dimostrano un modo scorretto d’intendere il processo che, invece di concentrarsi su temi di comune interesse, è stato spesso strumentalizzato, riaprendo vecchie ferite, creando malesseri e nuovi motivi di polemiche e disaccordi nelle popolazioni. Una conseguenza, nello stesso tempo motivo assai grave, fu il rifiuto di citare, tra i riferimenti ai valori fondamentali dell’Unione, le comuni radici cristiane, proprie della stragrande maggioranza dei popoli, prive d’immediati riflessi politici ed economici e non frutto di scelte di- screzionali, ma solo l’obiettiva constatazione di una realtà storica caratterizzata soprattutto da una comune fede religiosa, sostanziata nell’eccezionale patrimonio artistico e culturale dei maggiori capolavori di letteratura, architettura, scultura, pittura, ecc. Una parte, minoritaria ma “chiassosa”, spesso in mala fede, nello stendere lo Statuto dell’Unione, ritenne forse che il carattere spirituale del riferimento a quelle radici potesse ostacolare anziché facilitare porre su un piano più umano e autentico la costruzione di un nuovo assetto fra e negli Stati dell’Unione e di più fraterni rapporti fra i rispettivi popoli. È un errore storico cui va attribuita la compromissione del proseguimento di un processo che si riflette negativamente su tutti gli Stati, coinvolgendone i popoli in una crisi epocale che porrà in evidenza le responsabilità di una gestione politica, oltre che amministrativa, che non ha compreso i reali valori degli obiettivi e i relativi passi attraverso cui dovrebbe avvenire il processo, perdendo anche i progressi pur avvenuti nei primi anni della formazione, prima ancora che sugli aspetti concreti e percettibili, su quelli spirituali e sociali. Solo intervenendo sulla priorità da attribuire loro, il processo potrà tornare su corretti binari e recare un contributo per la soluzione della crisi attuale. In realtà, al processo di unione dei Paesi europei, dopo gli entusiasmi iniziali, mancò un’anima, tradendo gli ideali che animarono negli anni ’50 i padri fondatori e perdendo i contatti fra i popoli, non fornendo loro un’informazione adeguata sugli obiettivi e i relativi vantaggi, al fine di sviluppare con gradualità, rapporti corretti e amichevoli fra essi e creare una “Europa dei popoli”, prima che dei governi. Ciò non aiutò ad attenuare la crisi, ma anzi la aggravò, anche per la delusione del fallimento dell’operazione. Un tema che avrebbe facilitato il raggiungimento di tale obiettivo, si sarebbe dovuto cercare in ciò che in passato era condiviso e aveva unito i popoli, superando ciò che li aveva divisi. È inevitabile individuare l’obiettivo nella comune fede religiosa di gran parte dei cittadini europei, pur se negli ultimi decenni la secolarizzazione ne ha raffreddata la pratica. La fede ha prodotto nella storia bimillenaria segni e radici tali da creare un patrimonio comune di riferimenti, al di là di stretti significati religiosi, per assumerne di carattere storico, civile, culturale, artistico, che hanno caratterizzato, le storie particolari, dando all’Unione un’anima, per vivificarne storia e tradizioni, in una parola la civiltà cattolica, con significato aconfessionale e realtà storica incancellabile. Una nuova politica porta al riesame delle strutture operative, in base all’esperienza fin qui fornita e alla selezione del personale dei vari Paesi addetto a tali strutture e, soprattutto, dei rappresentanti politici eletti. Le elezioni precedenti hanno spesso dato l’idea che essi non fossero stati scelti in base alle specifiche caratteristiche dell’attività che avrebbero svolto ma ad altre valutazioni, soprattutto di interesse politico, legate al soddisfacimento dell’obiettivo di utilizzare in qualche modo politici, anche capaci, ma forse non per i compiti specifici da svolgere. Anche tale aspetto potrà essere affrontato in base all’esperienza del passato. Occorrerà tempo per valutare i risultati elettorali, soprattutto dei principali Paesi, che si riflettono sugli altri. L’Italia, nonostante una minoranza contraria all’Unione, nel complesso ha reagito positivamente, non chiedendo la rinuncia a essa ma un nuovo modo di operare. Forte del consenso complessivo dei vari Paesi, della maggior percentuale di votanti dell’Italia e del prossimo semestre della sua presidenza, essa deve avviare una nuova politica, cominciando a eliminare alcune prevaricazioni in materia economica e a reagire alla crisi non tanto attraverso più rigorose discipline finanziarie, quanto una politica di sviluppo per innescare un processo di reazione. La Germania, che ha contenuto gli squilibri politici interni, di fronte a un insieme di Paesi che non intendono più piegarsi a politiche di rigore economico, che pur le hanno consentito di superare le difficoltà della riunificazione, deve rivedere le proprie tendenze egemoniche. La Francia, la più colpita negli squilibri politici interni a causa del successo dello schieramento antieuro, deve distinguere la sua politica interna da quella europea. La Gran Bretagna ha approfittato della nuova situazione per accrescere la tradizionale posizione anti-euro, che le ha evitato di abbandonare la sterlina. La Spagna è forse quella che ha meno risentito dello scossone generale, anche grazie alla conferma della guida politica. Gli altri Paesi, le cui posizioni, talvolta nuove ma non tali da determinare individualmente svolte nella politica generale dell’Unione, potranno collaborare nel complesso a raggiungere gli interessi comuni. L’Europa dovrà creare le condizioni per presentarsi al resto del mondo come unità politica ed economica, individuando i temi sui quali le vocazioni, le esperienze, soprattutto il patrimonio culturale e artistico, inteso anche come ispirazione di qualità e bellezza, possono assicurarle livelli di sviluppo degni del passato, in particolare per l’Italia, dedicandosi al massimo a quel made in Italy ammirato ovunque. la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 17 FESTIVAL DELL'ECONOMIA DI TRENTO Classe dirigente cercasi Gli interventi di Giulio Sapelli, Luigi Zingales e Marco Magnani. L’intervista di Enrico Mentana al presidente del Consiglio Matteo Renzi di Gianluigi Indri C hi si attendeva dal Festival dell’economia di Trento delle risposte alla grave crisi che da oltre cinque anni ha investito il mondo occidentale, è rimasto alquanto deluso o non completamente soddisfatto. D’altra parte pretendere da economisti o guru del pensiero moderno di ottenere soluzioni che ci consentano di affrontare gli enormi problemi che si sono abbattuti come un ciclone sulle nostre teste, e indicare l’uscita dal tunnel era ed è certamente sin troppo ottimistico. Nell’autunno del 2008 la maggior parte degli economisti occidentali (e quindi anche italiani) agli albori dello tsunami che avrebbe travolto banche, istituzioni e anche Stati, si era affrettata a giudicare la crisi come una nuvola passeggera che presto sarebbe stata spazzata via dai venti spinti dalle magiche virtù del mercato che tutto riequilibra, restituendo forza e stabilità all’economia. Una sorta di Eolo liberatore sostenuto dalla bontà degli dei dell’Olimpo e dal pensiero liberista. Purtroppo la realtà si è rivelata ben diversa dalle sin troppo ottimistiche analisi della classe dirigente: da oltre cinque anni i più fortunati sono stati costretti a ridurre drasticamente i propri consumi, altri hanno chiuso le 18 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 attività dopo anni di sacrifici e altri ancora, non sopportando il peso dei debiti, si sono tolti la vita. Il mercato non soltanto non ha riequilibrato un bel nulla ma si è nutrito del sangue dei propri figli, a causa di analisi riduttive del fenomeno. Uno scontro tra due teorie che è in atto da circa un secolo. Due scuole di pensiero contrapposte. Da una parte quella liberista che ha in Friedrich von Hayek il suo mentore, dall’altra quella che si ispira alle teorie di John Maynard Keynes. Negli anni Venti del secolo scorso von Hayek fu esaltato dai suoi contemporanei e preso come un oracolo vivente. Al contrario di Keynes, le cui teorie si basano soprattutto nel sostenere la domanda attraverso l’intervento dello Stato, che fu trattato dall’allora classe dirigente alla stregua di un ciarlatano. Teorie che furono in parte adottate in Italia dal governo fascista, che consentirono al regime di superare la crisi del ‘29 senza grandi danni, al contrario di Stati Uniti, Francia e Germania, travolti dalla legge dei mercati, nella quale avevano creduto e data fiducia. Oggi assistiamo alla rivincita delle teorie di Keynes, sostenute da due grandi economisti John Kenneth Galbraith, prima, e poi Paul Krugman. Da quanto è emerso nel corso dei quattro giorni di dibattito al Festival dell’Economia, arrivato alla nona edizione, c’è ancora molta riluttanza da parte di un vasto establishment ad accettare una visione più ampia dei processi economici e meno ancorata a vecchi pregiudizi. Non è soltanto una certa classe dirigente che non ha saputo coniugare «crescita e bene comune», (che è il tema del festival) a essere posta sul banco degli imputati, ma anche alcuni dei docenti intervenuti nei quattro giorni trentini non sono scevri da critiche. Sapelli e l’egemonia di USA e Germania Più che analisi, peraltro approfondite ma non sempre corrette, ci aspettavamo indicazioni, soluzioni a medio termine, ma, tolte rare occasioni, non sono venute o noi non ne abbiamo colto la portata. Tra le eccezioni è da registrare quella dello storico dell’economia Giulio Sapelli, che parla di «un’Europa etero guidata da USA e Germania. All’egemonia storica di Washington – sostiene Sapelli – si è aggiunta quella economica di Berlino». Interessante anche la relazione di Luigi Zingales, che ha indicato le opportunità che può ancora offrire l’Europa, ma anche degli svantaggi di un euro così forte soprattutto per i Paesi come l’Italia e ha auspicato «un’unione fiscale da tenere in piedi la moneta unica» che, aggiungiamo, è anche una vecchia proposta di Tremonti. Investire nell’arte, nella cultura e nell’ambiente Il prof Marco Magnani si è soffermato sulle nuove fonti dell’economia che potrebbero rilanciare i mercati internazionali e che vedono il nostro Paese in posizione avvantaggiata rispetto agli altri partner europei. In particolare occorre investire nell’arte, nella cultura e nell’ambiente, credere nei nuovi mestieri, nel turismo e nelle tecnologie innovative. A catalizzare l’interesse dei media è stato Matteo Renzi, intervistato da Enrico Mentana. Per il presidente del Consiglio è indispensabile, per il superamento della crisi che si abbatte con particolare crudezza su giovani e lavoratori, rilanciare i consumi, sostenendo la domanda delle famiglie vessate da un carico fiscale insopportabile. È quindi passato a elencare le misure già adottate dal governo: dal tetto remunerativo per i dirigenti pubblici, allo sgravio fiscale di ottanta euro per i lavoratori a basso reddito, all’abolizione delle Province e la riforma del Senato. Altre iniziative sono in cantiere a favore di famiglie, giovani e pensionati, ha detto Renzi, il quale non si è limitato a indicare la strada per rilanciare la domanda interna, ma ha criticato la politica recessiva imposta dalla Germania, che non aiuta assolutamente il nostro Paese a uscire dal tunnel Il caso Rai Per il premier ci sono altri ostacoli che si frappongono alla ripresa: la burocrazia, l’eccessiva frammentazione legislativa, alcuni corpi dello Stato che si sono arroccati su posizioni oscurantiste per mantenere privilegi ingiustificati in questo periodo di vacche magrissime. In particolare, ha denunciato l’atteggiamento di quei sindacati (CGIL e UIL in particolare) che impediscono l’attuazione di qualsiasi riforma che allarghi il mercato del lavoro. Gli stessi sindacati sono stati criticati da Renzi anche per l’opposizione (con l’iniziale adesione dell’Usigrai) al taglio alle spese di 150 milioni da parte della Rai nell’ambito della spending review. Angeletti e Camusso, invece di alzare le barricate, avrebbero dovuto indicare altre soluzioni per evitare la vendita forzosa di Rai Way che sarebbe la soluzione più probabile per non incidere su altri tipi di spese. Non più tagli lineari La soluzione migliore sarebbe un taglio deciso agli sprechi, da attuare con una consistente riduzione delle oltre 40 mila consulenze esterne; l’accorpamento di alcune sedi regionali; una sforbiciata agli enormi guadagni di presentatori, dirigenti e direttori di testate. Anzi, proprio per salvare questi ultimi la direzione Generale, con il beneplacito dell’Usigrai, intende sacrificare Rai Way. C’è stato un braccio di ferro seguito dalla pubblica opinione che non si è certamente schierata con la direzione della Rai, né tanto meno con i sindacati. Renzi non deve operare tagli lineari che colpiscono le categoria meno protette, ma individuare sprechi e ingiustificati privilegi. Nell’operato di Renzi dobbiamo riconoscere un drastico cambio di rotta rispetto ai suoi predecessori del centro sinistra: Amato, Prodi e D’Alema, i quali hanno applicato politiche mortificanti per l’economia nazionale sperperato il pubblico denaro, favorendo l’illecito arricchimento di banche, gruppi finanziari e speculatori di ogni genere, a scapito della classe media e dei lavoratori. Il danno arrecato da questi tre esponenti della sinistra è difficilmente recuperabile. Ma quello che ci intristisce maggiormente è che questi signori occupano ancora oggi posizioni di rilievo, come Giuliano Amato, o sono indicati a ricoprire alte cariche dello Stato, come Prodi e D’Alema. Se Renzi riuscirà a evitare questo scandalo, questa commedia dell’assurdo, e a procedere alle privatizzazioni senza svendere quel che resta del patrimonio pubblico, avrà fatto certamente del bene per il nostro Paese e soprattutto per i giovani. Confindustria chiama Renzi al rispetto degli impegni Gli imprenditori italiani dopo aver contribuito al successo del Pd di Matteo Renzi ora chiedono che l’inquilino di Palazzo Chigi onori la cambiale. «Non ci deludete sulle riforme» ha detto il presidente Giorgio Squinzi all’assemblea annuale della Confindustria nel giro di boa del prossimo biennio a capo della maggiore organizzazione delle categorie imprenditoriali. «Bisogna costruire, ha aggiunto, l’Italia nuova». E per farlo ha riconosciuto il primato della politica perché il mandato affidato dagli elettori (oltre il 40 per cento alle Europee è un record per il partito maggiore della sinistra) è chiaro e «testimonia la voglia di cambiamento che c’è nel Paese». La Confindustria non è nuova nella corsa al carro del vincitore. Questa volta chiama la politica e i vincitori a rendere conto delle promesse fatte dopo tanti ritardi, veti, trattative liturgiche. La crisi c’è. Squinzi si è convinto che «le politiche di austerità non hanno prodotto alcun risultato per la ripresa dell’economia e per il lavoro. Bisogna avere il coraggio di fare politiche di bilancio diverse rispetto al passato». « Nel manifatturiero – ha aggiunto – tra il 2001 e il 2013 abbiamo perso 120 mila imprese e quasi un milione e duecentomila posti di lavoro». Nella sostanza Confindustria ha deciso di convalidare il fenomeno renziano. I sindacati dei lavoratori per ora stanno a guardare. la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 19 Sei nella categoria RISTRUTTURAZIONE e NOLEGGIO La passione per la ristrutturazione Tel. 06.41734277 www.orazietti.net strumenti, macchinari e attrezzature sempre all’avanguardia Tel. 06.4103531 www.romedil.it tecnologia nell’edilizia VUOI FAR PARTE DELLE AZIENDE SELEZIONATE? 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Qualche umorista ha giocato sulla definizione: è la sorellina della Tari (tassa sui rifiuti prodotti), che insieme formano la Trise, che sostituisce la Tares. In realtà l’acronimo Tasi sta per “tassa sui servizi indivisibili” che riguardano la manutenzione, la pulizia e l’illuminazione delle strade. Cosa c’entrano i proprietari d’immobili? Niente. Il tributo però è calcolato sulla base della superficie dell’immobile secondo alcune aliquote fissate dai Comuni. In pratica il calcolo si aggira tra l’uno e il 3,3 per mille del valore catastale pari alla rendita catastale rivalutata del 5% e moltiplicata per il coefficiente fissato dall’amministrazione locale. È a carico, per gran parte, dei proprietari con una piccola percentuale a carico di eventuali inquilini. Il governo e il Parlamento non potevano formulare un peggiore modo di tassare quella parte di cittadini che con tanti sacrifici sono riusciti a comprare una casa, pagando mutui elevati e per molti anni. Nata come tassa sui servizi comunali avrebbe avuto un senso se a pagarla fossero stati tutti i residenti e gli utilizzatori di questi. In pratica è diventata una nuova patrimoniale, peggiore dell’ICI e dell’IMU. La Tasi, in definitiva, è un accumulo di vessazioni, ingiustizie. Avendo affidato ai Comuni la possibilità di fissare le aliquote si è scatenato il caos sulla quantità, le modalità e i tempi di pagamento. Sono circa 6 mila degli ottomila totali i Comuni che non hanno stabilito le aliquote entro il 23 maggio. Per essi s’impone una proroga. Facendo, però, slittare la scadenza della prima rata è lo Stato a dover coprire il buco dei Comuni per il mancato incasso dell’imposta. Il Ministro dell’economia Padoan ha garantito che si tratterà di un anticipo temporaneo, una specie di prestito a tempo. E se poi i Comuni non provvedono? È evidente che la durata del prestito incide sul costo dell’operazione. La prima applicazione della Tasi, istituita con legge dal governo Letta, è accompagnata da difficoltà, incertezze e disparità tra cittadini residenti nei Comuni che hanno deliberato costretti a pagare subito e quelli residenti nei Comuni ritardatari che pagheranno più tardi. C’è il pericolo che molte famiglie e imprese, sfiancate dalla crisi e a corto di liquidità, non riescano a far fronte a questo stress fiscale. È stato calcolato che in Italia per pagare le tasse occorrono 270 ore di lavoro l’anno. Oltre un mese di stipendio va allo Stato. Alla fine dell’anno il gettito oscillerà tra i 3,7 e i 5 miliardi. Avendo dato ai Comuni la possibilità di aumentare fino allo 0,8 per mille distribuendolo tra prima e seconda casa i rispettivi tetti passano al 3,3 e all’11,4 per mille. Un salasso in piena regola per proprietari di immobili, negozi, uffici che vivono nelle zone a traffico limitato per cui non contribuiscono all’usura della pavimentazione della strada. In Emilia Romagna aliquote massime Pubblichiamo un comunicato stampa della FEDERPROPRIETÀ dell’Emilia Romagna, firmato dal segretario Regionale dott. Francesco Stagni, dove è messa in rilievo la “tassazione selvaggia” sugli immobili praticata localmente. Situazioni analoghe sono segnalate da molti coordinatori regionali della nostra federazione. «In data odierna è comparso un articolo sulla pagina 3 del quotidiano “Il Sole 24 Ore” in cui sono evidenziate le aliquote introdotte ai fini del calcolo dell’imposta Tasi dai Comuni che le hanno deliberate. I comuni dell’Emilia Romagna sono in prima fila nell’applicare le aliquote massime, senza soluzione di continuità rispetto alle politiche di tassazione “selvaggia” degli immobili iniziate con il governo Monti e proseguite da quelli Letta e Renzi. L’alto prelievo fiscale ha impoverito i proprietari, depresso il mercato senza che gli enti locali abbiano contribuito alla ripresa: le risorse prelevate sono servite unicamente a finanziare la spesa corrente. La proprietà edilizia è una prigione in cui i contribuenti sono stati relegati; impossibilitati a coprire i costi con la rendita e/o a vendere a causa di un mercato immobiliare asfittico. L’unica politica di rilancio, basata sui contratti a canoni concordati, si sta dimostrando fallimentare come documentato dallo stesso quotidiano “Il Sole 24 Ore” nel servizio su Bologna, comparso il 6 marzo 2014, nell’inserto “CasaPlus” n. 64. Non si può dimenticare quanto incida sull’occupazione il settore dell’edilizia e come la certezza della tutela della proprietà sia un principio di sicurezza sociale». la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 21 Sei nella categoria RISTRUTTURAZIONE e NOLEGGIO RESINE INDUSTRIALI uno SPETTACOLO di RISTRUTTURAZIONI Tel. 06.5218579 www.cimcostruzioni.com srl IMPERMEABILIZZAZIONI - RISTRUTTURAZIONI Tel. 06.71356277 www.resine.it TRE EMME EDILIZIA VUOI FAR PARTE DELLE AZIENDE SELEZIONATE? UNA BUONA RISTRUTTURAZIONE DURA UNA VITA. Tel. 06.9051049 [email protected] Impresa del mese chiama ora il 06.8419226 questa ed altre categorie anche su www.romaedilizia.it Tel: 06.90.51.049 Fax: 06.90.51.484 e-mail: [email protected] UNA BUONA RISTRUTTURAZIONE DURA UNA VITA. Via S. 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La disciplina della Tasi è contenuta nell’art. 1 co. 669 e seguenti della legge n. 147/2013 (legge di stabilità 2014). Tuttavia, le regole specifiche di applicazione sono stabilite dai singoli Comuni nell’esercizio della propria potestà regolamentare, pertanto l’impatto effettivo dell’imposta sarà noto solo in seguito all’emanazione dei regolamenti. Il presupposto impositivo della Tasi è il possesso o la detenzione a qualsiasi titolo di fabbricati, ivi compresa l'abitazione principale, e di aree edificabili, come definiti ai sensi dell'imposta municipale propria, ad eccezione, comunque, dei terreni agricoli. La Tasi è dovuta da chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo i fabbricati, le aree scoperte e quelle edificabili. In caso di pluralità di possessori o di detentori, essi sono tenuti in solido all'adempimento dell'unica obbligazione tributaria. Sono soggetti passivi: •il titolare di diritti reali sull’immobile; •gli occupanti dell’unità immobiliare, se diversi dai soggetti di cui sopra (es. il locatario, in caso di locazione). Nella ripartizione tra proprietario e inquilino, la quota a carico dell’occupante varia dal 10 al 30% dell'ammontare complessivo della Tasi ed è stabilita con regolamento comunale. La restante parte è corrisposta dal titolare del diritto reale sull'unità immobiliare. La Tasi si applica alla stessa base imponibile dell’IMU. Nel caso di un immobile con rendita di euro 900,00, concesso in locazione per tutto l’anno 2014 e ipotizzando che il Comune, nel proprio regolamento, abbia stabilito: a) aliquota TASI (anno 2014) per gli immobili diversi dall’abitazione principale: 2,5 per mille; b) quota a carico dell'occupante: 20%, il calcolo della TASI potrebbe essere eseguito come appare nella tabella 1. La Babilonia delle probabili aliquote e detrazioni L’ipotesi della tabella è puramente indicativa, non solo perché i Comuni non hanno ancora deliberato le varie applicazioni della nuova imposta Tasi, ma anche perché ogni Comune può deliberare detrazioni applicabili soggettivamente ai singoli contribuenti. Undici Città (Ancona, Bologna, Cagliari, Cremona, Ferrara, Genova, La Spezia, Piacenza, Reggio Emilia, Torino, Vicenza), sulle aliquote della prima casa, hanno adottato l'addizionale dello 0,8 per mille arrivando al 3,3 per mille, soltanto Milano e Roma hanno deciso di ricorrere all'addizionale suppletiva della Tasi sulle seconde case, arrivando in questo caso all'11,4 per mille. Torino ha scelto il 3,3 per mille con detrazione fissa di 110 euro per immobili con rendita catastale fino a 700 euro, più 30 euro per ogni figlio minore di ventisei anni; Genova ha scelto il 3,3 per mille con detrazioni decrescenti da 114 euro per immobili con rendita catastale fino a 550 euro per arrivare a 50 euro per immobili con rendita fino ai 900 euro. Ancona ha scelto il 3,3 per mille con detrazioni legate agli immobili con rendita catastale fino a 440 euro e per il 2015, ha intenzione di portare l'aliquota sulla prima casa al 4,1 per mille; Palermo ha scelto il 2,9 per mille con detrazione fissa di 50 euro, più 20 euro per figli minori di diciotto anni; Bologna ha scelto il 3,3 per mille con detrazioni decrescenti con il crescere delle rendite; Cagliari e Vicenza hanno scelto aliquote differenziate (2,8 e 3,3 per mille). Milano, invece, ha scelto di fermarsi al 2,5 per mille, introducendo detrazioni legate alla rendita catastale (fino a 770 euro) e in base al reddito Irpef (fino a 21 mila euro). Roma ha scelto il 2,5 per mille con detrazioni decrescenti con il crescere della rendita catastale. Tabella 1 – Ipotesi di suddivisione della Tasi tra proprietario e conduttore Rendita catastale 900,00 Rendita catastale rivalutata 5% 945,00 Base imponibile (rendita rivalutata x 160) 151.200,00 % Tasi 2014 (ipotesi) 0,250% Imposta lorda 378,00 Quota a carico proprietario tra il 90% e il 70% (ipotesi 80%) 302,40 Quota a carico conduttore tra il 10% e il 30% (ipotesi 20%) 75,60 Tabella 2 - Ipotesi di tassazione Tasi 2014 e differenza con IMU 2012 per un appartamento di circa 100 mq. di categoria signorile. COMUNE TASI 2014 IMU 2012 DIFFERENZA Bologna 547,00 548,00 -1,00 Milano 486,00 578,00 -92,00 Torino 661,00 951,00 -290,00 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 23 SPECIALE TASI La corsa a ostacoli del contribuente Alla tassa sui servizi indivisibili si sono aggiunte anche l’IMU e la Tari: un autentico salasso per i cittadini È stato chiamato in mille modi: lo slalom fiscale, l’ingorgo delle tasse, la corsa a ostacoli del contribuente, la girandola dei tributi, il rebus delle imposte. Ognuno ha voluto fornire la propria personale identificazione del fatidico giorno che corrisponde per tutti a quel sedici giugno in cui, mettendo mano al portafoglio e ai propri risparmi, ci si sottopone a quell’autentico salasso che è diventato il tax-day, simbolo della totale mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini contribuenti e dell’esosità dello Stato. Per i proprietari d’immobili un ingorgo di calcoli per i quali oltre ad una laurea in matematica occorre una conoscenza scientifica di detrazioni, aliquote, quote e ripartizioni che variano secondo i Comuni. I tre pilastri di questi introiti per lo Stato e per i Comuni sono: Tasi, IMU e Tari. TASI Quest’imposta ha fatto il suo debutto proprio nel 2014: è la cosiddetta tassa sui servizi indivisibili (l’illuminazione pubblica, la manutenzione stradale, il verde cittadino) e dovrebbe sostituire l’IMU sulla prima casa. Se uno controlla lo stato di mantenimento di queste tre voci nella città in cui vive, crediamo che sia autorizzato a chiedere la restituzione di quanto pagato e mai ottenuto negli anni passati. Le strade sono sempre più una gruviera pericolosa per auto e motociclisti, il 24 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 verde pubblico è completamente abbandonato e l’illuminazione molto spesso è stata ridotta per risparmiare sui consumi. Chi la deve pagare Va pagata su tutti gli immobili, comprese le abitazioni principali; in caso di seconda casa in affitto una quota compresa fra il dieci e il trenta per cento è a carico degli inquilini. Quando bisogna pagare La prima rata deve essere saldata entro il sedici giugno ma solo nei Comuni che abbiano deciso in tempo l’aliquota. Si tratta di circa duemila su ottomila. Per gli altri, la prima rata è rinviata al 16 ottobre ed entro il sedici di dicembre la seconda e ultima rata. Nel caso che i Comuni non decidessero l’aliquota neanche entro il dieci di settembre il pagamento si effettuerà tutto in un’unica soluzione, acconto e saldo, entro il sedici dicembre. Come si vede già un autentico rompicapo in cui il cittadino è in balia dei comodi del proprio sindaco, ma tutto questo è niente rispetto al calcolo effettivo della quota da versare. Calcoli e detrazioni Il calcolo della base imponibile da applicare alla Tasi è uguale a quello dell’IMU ed è valido sia per le prime case (quelle non di lusso) che per le seconde, ma anche per negozi, terreni, magazzini, capannoni, uffici e aziende. La rendita catastale deve essere rivalutata del 5% e il risultato ottenuto deve esse moltiplicato per il coefficiente dell’immobile in questione: 160 per abitazioni, magazzini e autorimesse, 140 per locali senza fine di lucro e laboratori, 80 per uffici, banche e assicurazioni, 65 per alberghi e opifici, 55 per botteghe artigiane e negozi. A questa cifra va applicata l’aliquota decisa da ogni singolo Comune, lo 0,1 % è quella base mentre quella massima è dello 0,25%, ma può essere alzata di un ulteriore 0,8% portandola allo 0,33% totale, e la scusa sono eventuali detrazioni per le fasce più deboli. A questa cifra bisognerà poi applicare le detrazioni decise da ogni singola amministrazione. Anche per quanto riguarda la cifra che dovrà pagare chi è in affitto questa va da un minimo del 10% a un massimo del 30% e saranno i Comuni a decidere quanto compete all’affittuario. In caso di mancata decisione da parte del sindaco sarà automaticamente applicata la quota del 10%. Alcuni Comuni, fra cui Palermo e Napoli, hanno deciso di non far pagare alcuna quota agli inquilini. In caso di più possessori dell’immobile ognuno è tenuto a pagare in base alla quota di possesso e il pagamento sarà considerato valido solo se la somma delle quote versate corrisponderà a quanto dovuto. Il pagamento è possibile effettuarlo sia tramite modello f24 sia con l’apposito bollettino di conto corrente emesso dalle Poste. IMU È l’unica tassa certa sia come entità sia come scadenza. Non la pagano le abitazioni principali quando ne sia stata confermata l’esenzione e le pertinenze della prima casa. Anche il metodo di calcolo (per quanto riguarda l’anticipo) rimane invariato e l’aliquota sarà quella già decisa lo scorso anno dal Comune. stampa digitale plottaggi Chi paga L’IMU va pagata sulle prime case di lusso, categoria catastale A/1, A/88, A/9; sulle seconde case; sugli immobili sfitti o locati; sugli uffici, negozi, laboratori produttivi; sui terreni agricoli, che siano coltivati oppure no. L’IMU è pagata anche sugli immobili dati in uso gratuito ai figli o parenti di primo grado salvo che il Comune non li abbia in qualche modo assimilati a una prima casa. In caso di più proprietari ognuno dovrà pagare in base alla propria quota di proprietà. Quando si paga Il sedici giugno è la data di versamento per il 50% dell’imposta, a meno di determinazione diversa da parte del Comune. Il saldo andrà fatto entro il sedici dicembre. Qui potrebbe scattare un nuovo boccone amaro per i contribuenti perché i Comuni hanno tempo sino al 28 ottobre per deliberare nuove variazioni di aliquote quindi potrebbe aggiungersi una differenza rispetto alla rata di giugno. TARI Anche per questo prelievo si può certamente parlare di nuova tassazione poiché è stata decisa con la legge di stabilità del 2014. Il suo nome deriva da TAssa RIfiuti, la nuova imposta comunale che sostituisce la vecchia Tares. Anche in questo è impossibile sapere quando si debba pagare, visto che ogni Comune può decidere autonomamente la scadenza del pagamento che prevede comunque due rate annuali, differenti rispetto alla Tasi. L’Ama e il Comune di Roma hanno previsto come scadenza dell’anticipo il 7 luglio. In teoria ognuno dovrebbe ricevere a casa il bollettino già compilato con l’importo da versare; se non arrivasse, bisognerà recarsi in Comune e chiedere l’entità di quanto dovuto. Anche in questo caso non si sfugge al ridicolo. Se, infatti, è consentito pagare in due rate e la data varia da comune a comune prolungandosi nel tempo, se si decide di pagare in un’unica soluzione il termine è drastico: o 16 giugno o niente. Siamo al paradosso, soprattutto se si pensa che il governo ha assicurato che il prossimo anno ogni contribuente riceverà a casa il modello 730 debitamente precompilato e con tutte le necessarie spiegazioni e semplificazioni. Siamo forse troppo esigenti se ci limitiamo a chiedere di sapere almeno quanto pagare e in tempi certi senza calcoli astrusi per evitare che le multe comminateci siano poi anche superiori rispetto alle stesse tasse richieste. Ro.Ro. STAMPA DIGITALE PLOTTAGGI > Buste > Biglietti da visita > Volantini > Flyer > Pieghevoli > Locandine > Cartoline > Striscioni > Poster > Adesivi > Decorazioni > Vetrine > Manifesti Via Chiana, 101 - 00198 RM tel. (+39) 06.8419226 tel. (+39) 06.85303051 www.team83.it TEAM OTTANTA TRE la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 25 URBANISTICA Le nuove forme della pianificazione Superate le fasi dell’espansione e della deregulation, le Amministrazioni possono determinare una scelta qualitativa e identificativa tendente alla riqualificazione ambientale della città di Roberto Marraffa - Urbanista I n attesa che il futuro assetto politico della Nazione consenta finalmente una trasformazione del ruolo di supplenza dello Stato assistenziale nell’auspicabile funzione di guida delle trasformazioni urbane, s’impone una riflessione circa i contenuti di una nuova politica urbanistica e di governo del territorio coerenti con la necessità generale di superare gli effetti dirompenti che la crisi morale, politica ed economico-sociale del Paese sta arrecando alle nostre città con vistosi esiti di degrado fisico e ambientale. Tra i pilastri di questa politica non potranno mancare quelli di sempre e da sempre disattesi di una politica sociale dei servizi espressa nei termini di una sana gestione economica, di un controllo pubblico tale che le possibili successive espansioni urbane si sviluppino nell'ambito di un disegno unitario, caratteristico e identificativo della città; infine, di una difesa dell'ambiente naturale e dei centri storici da considerare come patrimonio non soltanto storico, artistico e naturale da preservare, ma anche quale effettiva risorsa economica. Va peraltro rilevato come importanti impostazioni politiche (ma anche puntuali indicazioni di competenze e azioni attribuite ai vari enti operanti sul territorio) sono contenute nella legge 7.4.2014 n. 56 recante disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni (som26 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 mariamente definita come «abolizione delle Province», per la quale è in corso più propriamente l’esame parlamentare del disegno di legge costituzionale n. 1429 S., presentato dal Governo, con il quale, tra l’altro, si riforma profondamente il titolo V della parte II della Costituzione riguardante gli enti istituzionali territoriali). In questo nuovo quadro vanno lette le considerazioni che seguono. Aggiornamento della metodologia Nell'ambito di un disegno unitario della città è possibile impostare un processo di aggiornamento della metodologia urbanistica che superi il vecchio tipo di programmazione astratta, onnicomprensiva e onnivalente, per finalizzarsi e concretizzarsi su progetti specifici e su obiettivi prioritari e significativi: l'ambiente, i servizi primari, le riqualificazioni produttive, la valorizzazione del genius loci. Si ritiene inoltre che l'applicazione coerente di una politica policentrica di decentramento possa in qualche modo, localizzandone i problemi, incidere sulla cultura urbanistica generale dei cittadini, dei rappresentanti politici e degli amministratori. Dalla fase passiva delle emergenze e delle misure necessarie a comporle, si potrà così accedere a una fase attiva di miglioramento dell'organizzazione e del funzionamento della città. Il fine è anche politico, perché non può sfuggire la valenza gratificante di una democrazia che consenta ai cittadini la riappropriazione del processo stesso di trasformazione urbana e del meccanismo di produzione della città, sino a oggi nelle mani di speculatori e di politici corrotti. Nella gestione partitocratica, la fine dello sviluppo e della fase di espansione urbana sembrava, infatti, doversi caratterizzare come abbandono della regolamentazione urbanistica, come deregulation, cioè come caos normativo, in linea con lo stravolgimento del Welfare State e con la riduzione del controllo pubblico. Attenersi al mercato va bene, perché è il mercato che ha vinto, ma non è il caso di attenervisi in modo indifferenziato; la verifica economica costituisce senz'altro una verifica sana della gestione della cosa pubblica – verifica di cui la partitocrazia ha presuntuosamente ritenuto di poter fare a meno con gli esiti criminali che sappiamo – ma ciò non comporta necessariamente l'adozione di una prassi liberistica. Si provenga da destra o da sinistra, ciò che in primo luogo va privilegiato è l'interesse della collettività. Unitamente all'esaurimento della dotazione quantitativa dei vecchi piani, la necessità del passaggio a una nuova fase della pianificazione urbanistica si era comunque evidenziata con la crescita degli interventi per operazioni di recupero, di rifunzionalizzazione dei vecchi contenitori dismessi, di riprogettazione dei vuoti edilizi, di utilizzo delle aree interstiziali centrali e periferiche. Culture diverse dell’abitare La riflessione culturale postmoderna ha fortunatamente portato nuovamente in rilievo i valori storici e culturali riequilibrando le pretese moderniste di una validità internazionale dell’analisi razionalista delle funzioni urbane; il progetto illuminista e modernista di emancipazione dall’oscurantismo delle tradizioni aveva fatto dimenticare che esistono culture diverse dell'abitare, circostanza oggi ignorata soltanto dall'edilizia pubblica e dalle tipologie residenziali dei testi universitari. Si è invece costatato come le nostre antiche città, i centri storici, possiedono la ricchezza dell'integrazione di presenze e funzioni diverse, la capacità d’interrelazione sociale, il dosaggio organico e insostituibile tra pieni e vuoti, l'articolazione del sistema della mobilità sia veicolare sia pedonale, il giusto rapporto tra residenze, servizi, artigianato e direzionalità. Mentre la monofunzionalità dell'insediamento, residenziale, industriale o direzionale, ha prodotto un effetto nefasto anche sotto il profilo morfologico, specie nelle periferie più degradate. La nuova generazione di piani si può allora caratterizzare nel muoversi per rivitalizzare spazi e luoghi collettivi, prevedendo aree integrate di servizi e residenze, di zone commerciali e direzionali, di industrie e zone verdi per le attività del tempo libero. Si potrebbe tuttavia riprogettare la periferia, se non l'intera città esistente, anche con procedure miste dei vecchi piani da integrare con nuovi progetti urbani. Fermo restando che il sistema della mobilità rimane l'elemento fondamentale della pianificazione urbana, si dovrebbero cogliere, nella nuova progettualità di piano, i seguenti elementi innovativi: • l’individuazione di aree strategiche all'interno delle zone edificate cui affidare, sempre in un quadro unitario e attraverso elementi progettuali strutturanti d'uso pubblico, una funzione promozionale di continuità del tessuto edilizio e di riqualificazione formale e sociale del contesto; • un rapporto interattivo tra pubblico e privato, tra piano e mercato, esercitato nell'ambito di una piena ed effettiva capacità di governo del soggetto istituzionale per mezzo di una normativa più articolata e flessibile sia negli indici di fabbricazione sia nelle destinazioni d'uso, aperta alle ragioni generali più che vincolata a regole pedestri e finalizzate a se stesse. La "partecipazione" del privato. Nella stesura di questi piani bisogna tener presente che i vecchi schemi interpretativi di lettura della società hanno ormai perduto la loro validità ed è quindi necessario superarli. L'innovazione comporta la presa di coscienza della domanda di bisogni ed esigenze nuove avanzate dall'affacciarsi nella quotidianità di nuovi mestieri, nuove attività, nuove rendite e nuovi squilibri. Peraltro, per esaudire questa esigenza di aggiornamento, è necessario dare un taglio all'arroganza del potere, avvicinandosi al privato senza ritenere necessaria la presenza di uno stato di conflitto tra i ruoli rispettivi dell'interesse pubblico e di quello privato. Il privato non va oppresso, ma coinvolto attraverso la partecipazione nella comune concertazione progettuale. Lo strumento urbanistico di cui si avverte la necessità è allora uno strumento di razionalizzazione dei processi di trasformazione e di reinvestimento della proprietà in cui sia implicita una flessibilità programmata. Si deve nello stesso tempo richiedere a questo strumento, che non può non essere che uno strumento di attuazione, la capacità di raccordare le grandi e irrinunciabili scelte di piano con il livello delle verifiche di fattibilità dei progetti con i quali si vorrebbero gestire le trasformazioni urbane. Certamente questo nuovo tipo di pianificazione sconta l’esistenza di un quadro legislativo nazionale e regionale ancora improntato dalla vecchia fase dell'espansione, tuttavia non sembra possibile che si continui a progettare sul territorio senza sciogliere l'intreccio perverso delle competenze sul territorio stesso, specialmente al livello decisionale della pianificazione intercomunale, vittima di norme fin qui aggrovigliate. La previsione in essa degli «accordi di programma», presi a livello politico senza alcuna verifica tecnica, è chiaramente assunta in un quadro strategico ispirato da scelte che poco hanno a che fare con l’interesse pubblico: possibile ad esempio che non vi sia altro modo, per i Comuni, di rapportarsi alle grandi infrastrutture (strade statali, autostrade, ferrovie, aeroporti etc.)? CONVOCAZIONE DELL’ASSEMBLEA DEI SOCI L’Assemblea dei Soci della FEDERPROPRIETÀ è convocata in via S. Nicola da Tolentino n. 21, Roma, alle ore 09:00 del 23 luglio 2014 con il seguente O.d.G.: 1.Comunicazioni del Presidente; 2.Approvazione del Bilancio consuntivo 2013; 3.Approvazione del Bilancio di previsione 2014; 4.Eventuali e varie. In caso di mancanza del numero legale in prima convocazione, l’Assemblea si terrà in seconda convocazione alle ore 10:00 dello stesso giorno. Roma, 3 giugno 2014 IL PRESIDENTE (on. Massimo Anderson) la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 27 Sei nella categoria PRONTO INTERVENTO e VIDEOISPEZIONI Specialisti dell’ambiente • Pronto Pron Pr onto too Intervento Int nter erve vent ntoo Fognario Fogn Fo gnaario gn ar ar • Spurgo e ripristino Spur Sp urggo ur go ri rippri rist stin inoo fognature fogn fo ognatu gnattur ure • Verifica Veerific rificaa asseverata asse as seve vera ratta ra ta • Video Video ispezione Vid ispe is pezi zion onee on Tel. 06.6243874 [email protected] Tel. 335.7470642 [email protected] Sopralluoghi e preventivi gratuiti da ingegnere idraulico Verifica conformità impianti fognari previa videoispezione L’ECOLOGICA Consulenze e Certificazioni Energetiche Contratti manutenzione fognature PRONTO INTERVENTO 24 ORE SU 24 Tel. 06.41734277 [email protected] Impresa del mese Tel. 335.7157222 [email protected] questa ed altre categorie anche su www.romaedilizia.it NUOVA tecnologia “TALPA” DA OGGI BASTA CANTIERI! 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Sul tema è particolarmente perspicua la recente sentenza del Consiglio di Stato, Sez. VI, n. 1084/2014, che ha affermato il principio che nel provvedimento che irroga la sanzione demolitoria deve risultare comunque valutata l’ipotesi del ricorso alla sanzione pecuniaria, anche in assenza del relativo parere dell’organo preposto alla tutela dei beni culturali e ambientali (v. art. 33 del DPR 6.6.2001 n. 380 per quanto attiene a interventi di ristrutturazione edilizia). Se questo è un importante tassello del nostro ordinamento nella delicata materia del paesaggio, che peraltro trova fondamento nello stesso art. 9 Cost., la sentenza della Corte di giustizia dell’UE nella causa C-206/13 in ordine ad una richiesta del TAR di Catania, in sede di esame del ricorso di un cittadino italiano, (ordinanza 10.4.2013 n. 802) al quale era sorto il dubbio circa il contrasto della nostra legislazione con i principi comunitari in tema di diritti fondamentali (art. 17 della convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali), ha anzitutto ricordato di non poter valutare alla luce di tale disposizione una normativa che non rientri nell’ambito del diritto U.E. Ha poi precisato che la materia del paesaggio, anche se è in un certo qual modo contigua a quella dell’ambiente e che pertanto è oggetto di attenzione in sede di valutazione d’impatto ambientale, non risulta disciplinata dal diritto dell’Unione né si è in presenza «di un collegamento di una certa consistenza che vada al di là dell’affinità tra le materie prese in considerazione o dell’influenza indirettamente esercitata da una materia sull’altra». In buona sostanza nessuna disposi- zione UE impone agli Stati membri obblighi specifici di tutela del paesaggio, come fa invece il diritto italiano; ciò stante «neppure la competenza della Corte a interpretare l’invocato (dal ricorrente) principio di proporzionalità (che peraltro le norme italiane, alcune richiamate anche dalla citata sentenza n. 1084 del Consiglio di Stato, mirano ad assicurare) risulta sussistere nel caso di specie». La sentenza della Corte di giustizia sembra appropriatamente porsi su un binario di specifico riconoscimento dell’autonomia degli Stati membri chiamati a legiferare su materie non collegate a obblighi sanciti dalla Comunità, con conseguente eliminazione di possibili confusioni di competenze, tuttavia qualche riserva non può non manifestarsi in ordine alla circostanza che le dichiarazioni di principio contenute in vari documenti dell’Unione sembrano prive di efficacia cogente se non trovano sbocco nelle specifiche normative comunitarie sulle singole materie, quale forma di estremo garantismo non sempre garanzia di giustizia effettiva. Restano parimenti le perplessità che nascono da una possibile scissione funzionale del paesaggio dal complessivo governo del territorio. la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 29 Sei nella categoria ASCENSORI Migliora la qualità della tua vita ThyssenKrupp Elevator Italia offre soluzioni su misura per la sostituzione di ascensori esistenti o l’installazione di nuovi impianti in vani scale, su facciate, in atri o cortili. Manutenzione e riparazione di impianti di qualsiasi marca e modello. Cambia vita, non casa. Per informazioni o per un preventivo gratuito: ThyssenKrupp Elevator Italia S.p.A. Viale del Poggio Fiorito, 27 • 00144 Roma Tel. 06-7825907 • [email protected] www.thyssenkrupp-elevator-italia.com ThyssenKrupp Elevator Italia TROVA le MIGLIORI AZIENDE a ROMA www.romaedilizia.it 30 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 www.romaedilizia.it informazione pubblicitariaa questa ed altre categorie anche su AMBIENTE E RISPARMIO ENERGETICO L’Italia avanti nelle energie rinnovabili Cresce l’apporto del fotovoltaico, mentre l’idroelettrico si rilancia per le forti precipitazioni. Le crisi geopolitiche impongono di ridurre la dipendenza dall’estero Centrale idroelettrica di Bordogna (Valle Brembana), sala macchine di Guglielmo Quagliarotti A nche se i proprietari di casa continuano a lamentarsi giustamente a causa di un fisco non particolarmente tenero con chi possiede un immobile (dal 1976 a oggi la fiducia nel mattone è crollata di ben 41 punti passando dal 70 al 29 per cento), un sollievo può venire dalla green economy che promette grandi risparmi in materia energetica per le famiglie che possono derivare dall’installazione d’impianti solari sia termici (per l’acqua sanitaria) che fotovoltaici. Inoltre, la riqualificazione degli edifici per migliorarne efficienza termica tramite sistemi di coibentazione sempre più sofisticati può contribuire a risollevare l’industria della costruzione dalla crisi in cui versa da anni. Grazie alle politiche d’incentivazione promosse in Italia, la produzione di energia elettrica da impianti alimentati da fonti rinnovabili è raddoppiata in quattro anni, passando dai 58 TWh [1TWh= 1012 Wh, ndr] del 2008 a 92 TWh del 2012, coprendo così il 31% del totale nazionale che è pari a 299 TWh. Per restare sul fronte delle notizie positive, è anche il caso di ricordare che già dal primo maggio il costo dell’energia per le piccole e medie industrie (pari a 14 miliardi) è stato ridotto del 10 per cento. Il merito di questo salto in avanti dell’economia verde va attribuito essenzialmente al boom della cosiddetta «generazione distribuita», cioè agli impianti di produzione (in gran parte fotovoltaici) connessi alle reti di distribuzione che nei primi sei mesi del 2013 hanno superato i 23 GW [1GW= 109 W, ndr] di potenza efficiente lorda installata. Mentre l’ultimo rapporto dell’Exxon Mobil sul panorama energetico mondiale prevede un aumento crescente della domanda di energia (tra oggi e il 2030 il fabbisogno energetico del pianeta aumenterà del 50 per cento e saranno ancora i combustibili fossili a soddisfarlo nella misura dell’ottanta per cento), in Italia già nel 2011 gli impianti solari, termico e fotovoltaico, si erano diffusi capillarmente fino a essere presenti nel 95 per cento dei Comuni. Nel panorama energetico nazionale, oltre all’accresciuto peso delle fonti rinnovabili (peraltro le piogge abbondanti degli ultimi mesi hanno ampiamente riempito i bacini idrici dai quali deriva l’energia idroelettrica che è storicamente e continua oggi a essere largamente predominante in questo comparto) bisogna segnalare che il costo al consumatore dell’energia fornita nella fascia diurna è diminuito nel giro di due anni di 15 euro/Mega Watt h. Lo scontro in atto tra Mosca e Kiev è fonte di crescente preoccupazione per la forte dipendenza soprattutto di Germania e Italia dal gas russo i cui gasdotti attraversano l’Ucraina; una loro eventuale chiusura metterebbe in ginocchio in poche settimane principalmente l’industria tedesca e quella italiana. D’altro canto, gli idrocarburi costituiscono la principale fonte di entrate per la Federazione russa. Inoltre le sanzioni occidentali si farebbero più dure (ma già adesso si fanno sentire). Di fronte a questo panorama inquietante l’Italia deve raggiungere a ogni costo il massimo dell’autosufficienza energetica, sia diversificando le fonti di combustibili fossili (bisogna accelerare la costruzione di rigassificatori, per poter ricevere gas naturale liquefatto d’oltreoceano, nel caso si aggravasse la crisi nell’Est Europa, e allo stesso tempo aumentare le prospezioni in territorio nazionale e offshore nell’Adriatico dove esistono grandi riserve di petrolio) sia potenziando il settore delle rinnovabili sia puntando sull’edilizia sostenibile che permette risparmi in larga scala sul riscaldamento/raffrescamento di abitazioni e uffici. L’edilizia sostenibile a parere dei costruttori dell’ANCE e degli stessi sindacati di categoria può essere un volano per la ripresa. Da un’indagine commissionata in occasione di Expoedilizia 2014, è emerso che secondo la maggioranza degli addetti ai lavori interpellati la classe energetica di un edificio ha un peso sempre maggiore per determinare le scelte di acquisto dei privati. È un fatto che l’efficienza energetica potrebbe creare o preservare fino a due milioni di posti di lavoro oltre a qualificare migliaia di imprese grandi e piccole in tecnologie innovative. la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 31 Costituita ed operante dal 1944 Tuteliamo i diritti dei proprietari di immobili da 70 anni e rappresentiamo oltre 200mila associati a Roma e Provincia CAMPAGNA ASSOCIATIVA 2014 AVRAI UN’ASSISTENZA TECNICO LEGALE GRATUITA E QUALIFICATA TUTTO L’ANNO NESSUN AUMENTO!!! QUOTE SOCIALI SERVIZIO PAGHE E CONTRIBUTI PRIVATI COSTI ANNUALI Compilazione cedolino, foglio presenza, inoltro Uniemens mensile, mod. 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I costi dei servizi sono da considerarsi al netto dell'IVA. ARPE - Sede Sociale: Via S. Nicola da Tolentino, 21 - 00187 Roma Tel. 06.485611 (r.a.) - Fax 06.4746062 www.arpe.roma.it - [email protected] Coordinate bancarie e postali per i versamenti Associazione Romana della Proprità Edilizia (solo per le quote associative) C/C postale n° 592006 IBAN IT13S0760103200000000592006 C/C bancario Banca 32 Generali IBAN IT25P0307503200CC0040176080 la PROPRIETÀ edilizia • Marzo Giugno2014 2014 Arpeservizi srl (per tutti i servizi) C/C postale n° 18430041 IBAN IT71O0760103200000018430041 C/C bancario UniCredit IBAN IT33G0200805075000400098724 SERVIZI ai SOCI GLI UFFICI DELL’ASSOCIAZIONE SONO APERTI: dal lunedì al giovedì 9:00-13:00 e 15:00-18:00; venerdì 9:00-13:00 Via S. Nicola da Tolentino, 21 - 00187 Roma - Tel. 06.48.56.11 • SERVIZI OPERATIVI CAF Dal lunedì al giovedì: 9:30 - 12:30 e 15:00 - 18:30; venerdì: 9:30 - 12:30 REGIME SANZIONATORIO AMMINISTRATIVO (CONTRAVVENZIONI ELEVATE DAI COMUNI) Martedì dalle 10:00 alle 13:00 CONTRATTI DI LOCAZIONE ASSISTENZA E INFORMAZIONI Lunedì dalle 15:30 alle 18:30; Venerdì dalle 10:00 alle 13:00 CASACONSUM DIRITTI DEI CONSUMATORI Il primo giovedì del mese dalle 15:30 alle 18.30 STIPULA Mercoledì dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00 Solo per appuntamento NOTARILE (COMPRESE COOP EDILIZIE) 1° e 3° mercoledì di ogni mese dalle 11:00 alle 13:00 REDAZIONE TABELLE MILLESIMALI Lunedì dalle 10:00 alle 13:00; Giovedì dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:30 - 18:30 COMPILAZIONE E PRESENTAZIONE MOD. 770 Dal lunedì al mercoledì dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 15:00 alle 18:30; Giovedì e Venerdì dalle 9:30 alle 12:30 ELABORAZIONE BUSTE PAGHE Martedì e giovedì dalle 9:00 alle 13:00; dal lunedì al giovedì dalle 15:00 alle 18.30 • CONSULENZE LEGALE GENERALE Dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 13:00; dal lunedì al giovedì dalle 15:30 alle 18:30 LEGALE GENERALE, DIRITTO AMMINISTRATIVO E PENALE Martedì dalle 10:00 alle 13:00 LEGALE: EQUITALIA-GERIT Tutti i martedì dalle 10:00 alle 13:00 DIRITTO DI FAMIGLIA Tutti i giovedì dalle 10:00 alle 13:00 CATASTO ED ESTIMO Lunedì dalle 10:00 alle 13:00; giovedì dalle 15:30 alle 18:30 DIRITTO DEL LAVORO (COLF E BADANTI) Giovedì e venerdì dalle 10:00 alle 13:00 DIRITTO DEL LAVORO (PORTIERI) Lunedì dalle 10:00 alle 13:00 Giovedì dalle 15:30 alle 18:30 IMPIANTISTICA, SICUREZZA E PREVENZIONE INCENDI mercoledì dalle 10:00 alle 13:30 e dalle 15:30 alle 18:30; Giovedì dalle 10:00 alle 13:00 URBANISTICA, EDILIZIA lunedì dalle 10:00 alle 13:00; mercoledì dalle 10:00 alle 13:30 e dalle 15:30 alle 18:30; giovedì dalle 15:30 alle 18:30; DIRITTO TRIBUTARIO martedì e venerdì dalle 11:00 alle 13:00; martedì dalle 15:30 alle 18:30; giovedì dalle 10:00 alle 13:00 GESTIONE ENERGETICA E AMBIENTALE Mercoledì dalle 10:00 alle 13:30 e dalle 15:30 alle 18:30 Giovedì dalle 10:00 alle 13:00 MANUTENZIONE ORDINARIA E STRAORDINARIA Su appuntamento NUOVO RISTRUTTURAZIONI, PROGETTAZIONE ED ESECUZIONE Ing. F. Balistrieri Solo su appuntamento SPORTELLI DI ARPE-FEDERPROPRIETÀ Allo scopo di venire incontro alle esigenze dei soci, si è ritenuto opportuno istituire tre delegazioni nelle quali sarà svolta la consueta attività di consulenza legale-amministrativa. Le consulenze vanno prenotate telefonicamente. • Zona Centro: Studio avv. Giovanni Bardanzellu - Via Banco di S. Spirito n. 48, Roma - tel. 06/68805294 - 06/68806232 - I giovedì dalle 15:00 alle 17:00; • Zona Trionfale, Medaglie d’Oro, Balduina: Studio avv. Giuseppe Bonura Via Cipro n. 12, Roma - tel. 06/39720228 - I lunedì dalle 15:00 alle 17:00; • Zona Prati - Delle Vittorie: Studio avv. Giuseppe Magno - Via Nicotera n. 29, Roma - tel. 06/32111063 - 06/32111066 – I martedì dalle 15:00 alle 17:00; • Mentana: Studio avv. Daniela D'Artibale - Via Reatina n. 7a - Mentana tel. 06/94363127 - I lunedì e mercoledì dalle 16:30 alle 19:30; • Ariccia: Studio dott. Lucio Maselli - Via Innocenzo XII (loc. Fontana di Papa) - tel. 06/39743161 - cel. 333 7563279. IL PUNTO Marino sempre più solo Un uomo solo. E sempre meno al comando. Ignazio Marino, Sindaco di Roma appena da un anno sembra essere già arrivato al capolinea. Scaricato dal Pd, che mal lo sopporta, scaricato da Matteo Renzi, con il quale ha rapporti inesistenti, scaricato soprattutto dai romani che in dodici mesi hanno bocciato quasi tutti i suoi (pochi) provvedimenti per la città. E se la resa dei conti finale con i Democratici è stata rinviata è solo perché, con il voto delle Europee, anche a Roma i grillini hanno lasciato sul campo una buona parte dei loro voti e non sono, come pur si temeva dalle parti di via del Nazareno, diventati il primo partito della città. Ma questo sembra aver soltanto spostato, probabilmente a dopo l'estate, il chiarimento con la dirigenza del partito. Marino, per cercare di rinfrescare la sua squadra di governo e ridare forza alla Giunta, aveva deciso un mini-rimpasto. Ma alla fine tutto è stato bloccato. Però ha dovuto subire le dimissioni dell'assessore alla cultura, Flavia Barca, che ha lasciato il giorno dopo il voto per Strasburgo. Casella che per il momento è ancora scoperta, così come quella al bilancio dove con la formula di un “aiuto tecnico” è approdata agli inizi di maggio la delegata dell'ANCI, Silvia Scozzese. Insomma una gran confusione. Caos alimentato anche dalle tensioni interne al Pd romano. Il coordinatore Cosentino è in guerra da tempo con Ignazio Marino ed è deciso a imporre la propria rosa di nomi al sindaco, che sembra sempre più riottoso ad assecondare i desideri del partito. Per questo sta cercando disperatamente una sponda con i dirigenti nazionali e con Renzi. Il quale si guarda bene dal dargli udienza. Subito dopo le elezioni Marino è stato visto in Transatlantico alla Camera a colloquio con un esponente del Pd al quale ha chiesto di fargli avere i nomi per avviare il rimpasto in Giunta. La risposta è stata gelida: «I nomi li deve fare il sindaco, poi noi valuteremo». Contro Marino c'è anche il Governatore del Lazio Nicola Zingaretti, poco convinto della sua azione di governo. Corre voce che si sia tentato di sfiduciare Marino già a maggio, iniziativa fallita solo perché i consiglieri comunali del Pd si sono opposti. Potrebbe tuttavia esserci un'accelerazione se Renzi decidesse di andare al voto nazionale il prossimo autunno. In quel caso si voterebbe anche per Roma e Marino non avrebbe scampo. Anche perché, al di là delle beghe politiche, non c'è un settore della città in cui i romani siano soddisfatti del lavoro del Sindaco. Male il trasporto pubblico, male la pulizia della città, disastrosa la situazione per quanto riguarda la sicurezza e i nomadi, con un'impennata della microcriminalità, specialmente di furti negli appartamenti. la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 33 LA RIPRESA SI ALLONTANA La sede nazionale di Confcommercio a Roma Ulteriore calo dei consumi segnalato da Confcommercio Secondo il presidente Sangalli, intervenuto all’Assemblea «Lazio, Italia, Europa», c'è una grande voglia di ripartire che va sostenuta di Sandro Forte I consumi sono calati a marzo del 2,1% rispetto al 2013 e dello 0,1% rispetto a febbraio, secondo l’indicatore di Confcommercio, organismo che ha tenuto a Roma la sua Assemblea pubblica dal titolo «Lazio, Italia, Europa», presenti, fra le altre autorità, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti e l’assessore alla Roma Produttiva Marta Leonori. Si tratta di «un dato peggiore del previsto» in un contesto in cui «la fiducia c’è, i consumi ancora no». «Al di là degli effetti derivanti dalla diversa tempistica in cui sono cadute le festività pasquali, emerge una situazione dei consumi ancora molto incerta, in linea con una dinamica dell’economia che, seppure non più in recessione, stenta ad avviarsi a una solida ripresa», osserva Confcommercio. «Per i consumi non è ancora arrivata la primavera – ha commentato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli – Il dato, peggiore del previsto, conferma un’Italia in bilico tra due stagioni molto diverse. La prima è quella in cui i segnali di ripresa, per quanto deboli, autorizzano un 34 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 po’ di ottimismo. L’altra Italia, quella del mercato interno, continua invece a soffrire ed è ferma al palo perché le famiglie ancora scontano gli effetti della crisi, e di conseguenza sono costrette a ridurre i consumi». In conclusione «c’è una grande voglia di ripartire osserva Sangalli - che va immediatamente sostenuta. Il governo Renzi ha un importante capitale di fiducia che deve essere sostenuto e valorizzato realizzando quella ricetta che da tempo portiamo avanti: più riforme, più lavoro, meno tasse e meno spesa pubblica». Per quanto riguarda le modifiche introdotte al decreto lavoro al Senato, altro tema della relazione di Sangalli, queste «vanno nella giusta direzione. Il peso del Fisco Bisogna superare le ingessature per le imprese ma fare poche regole chiare e semplici». Sulla concertazione poi – ha proseguito – «sicuramente bisogna superare alcuni vecchi rituali, però il dialogo con le parti sociali è molto importante in un momento difficile e delicato come questo». Consentire agli imprenditori la gestione del “proprio” territorio, inteso come “bene comune” (piazze, strade, luoghi, ma anche utility) attraverso «quella che potremmo chiamare una “presa in carico” dei luoghi, delle piazze, delle strade. Perché siano riqualificati e opportunamente valorizzati da chi in quei luoghi vive e lavora ogni giorno». Questa è stata la proposta lanciata dal presidente di Confcommercio Lazio, Rosario Cerra. L’obiettivo è «anche esaltarne il senso di appartenenza e d’identità e per sviluppare un valido posizionamento di mercato. Chiediamo quindi alla Regione di prevedere una legislazione funzionale a questo progetto – ha aggiunto Cerra – Le imprese, infatti, devono riappropriarsi di quegli strumenti di “economia diretta” ispirata ai principi di liberismo economico, perché sono proprio le nostre imprese a determinare la qualità della vita delle città. I nostri negozi, i nostri bar, i nostri ristoranti, i nostri alberghi, i nostri mercati, le nostre librerie, i nostri cinema e i nostri teatri, i nostri servizi a disposizione dei cittadini e delle altre imprese. In Italia il peso del Fisco sull’utile commerciale delle imprese è in assoluto il valore più alto tra tutti i Paesi Ocse. Viaggiamo con una pressione fiscale sulle imprese mediamente di oltre quindici punti percentuali superiori ai nostri partner e competitori europei e il Lazio, purtroppo, su quest’aspetto è un campione nazionale. La pressione fiscale sui produttori di ricchezza è, quindi, la vera priorità se vogliamo riprendere a crescere. Inoltre, non solo il nostro territorio, ovviamente, ma tutta l’Italia (siamo tra i Paesi in Europa che nei lunghi anni della crisi hanno perso più posizioni in termini di reddito, posti di lavoro, produttività) subisce le conseguenze di un ipertrofismo burocratico e normativo che costringe le piccole e medie imprese a un percorso a ostacoli. Lo spreco di risorse pubbliche ha drenato qualità e quantità di servizi, e il costo di cui è stato caricato il mercato del lavoro ha ridotto drasticamente il potere d’acquisto di individui e famiglie che è sceso dal 2008 a oggi di oltre undici punti percentuali. […] Ci aspettiamo [Per quanto concerne l’aumento della tassa di soggiorno, ndr] una revisione nazionale della materia per evitare centinaia di situazioni diverse in termini di quantum e di metodi di riscossione. Nel frattempo ci preme evidenziare come le recenti notizie provenienti dal Campidoglio rechino preoccupazione e sconcerto nelle categorie, poiché gli aumenti superano il doppio dell’imposizione attuale». Gap di competitività La relazione del direttore dell’ufficio studi Mariano Bella si è incentrata sul Pil che, secondo Confcommercio, aumenterà dello 0,5% nel 2014 ma, «se ci fosse uno shock fiscale con minori tasse per 12 miliardi a fronte di tagli alla spesa, la crescita raggiungerebbe il +0,8% e i consumi passerebbero dallo 0% a un +0,5-0,8%. È necessario abbattere la pressione fiscale che salirà quest’anno al 44,3% dal 42,3% del 2013. Se consideriamo il carico sulla sola economia legale, escludendo il sommerso, il peso delle tasse vola al 53,5%. È dovuto a questo il nostro gap di competitività rispetto alla Germania. Servono politi- che generali per migliorare il contesto delle imprese che aiutino tutti i settori, senza distinzioni tra buoni e cattivi». Bella ha poi denunciato il rischio di «un industrialismo malato basato sull’equazione falsa: economia reale uguale manifattura». Sulla base delle dinamiche registrate, per il maggio 2014 l’Ufficio studi stima una crescita tendenziale dell’inflazione pari allo 0,5%, “in contenuta diminuzione” rispetto allo 0,6% di aprile, e una variazione congiunturale nulla dei prezzi. La flessione dei consumi a marzo è del 2,3% per i servizi e dell’1,6% per i beni rispetto al 2013. Ci sono variazioni positive nella spesa reale in beni e servizi per le comunicazioni (+4,4%) e in quelli ricreativi (+0,8%), mentre le riduzioni più significative sono per gli alimentari, le bevande e i tabacchi (-3,9%), l’abbigliamento e le calzature (-3,4%) e gli alberghi, i pasti e le consumazioni fuori di casa (-3,2%). È in calo anche la spesa per i beni e servizi per la mobilità (-2,5%) al cui interno le vendite di auto a privati sono tornate a registrare, dopo un trimestre, segno negativo. È una tendenza, che, stando alle prime indicazioni, è stata confermata anche ad aprile. Ogni giorno nel Lazio chiudono oltre 90 imprese, 33 mila solo nel 2013; le previsioni per il 2014 non lasciano intendere miglioramenti. Il totale delle imprese nel Lazio è di 616.779 unità. Di queste 469.346 sono attive. È quanto si legge nel Focus Economia Lazio divulgato durante l’Assemblea annuale di Confcommercio Lazio. «Il Pil del Lazio – spiega il Focus – nel 2014 avrà una crescita dello 0,6%, ancora troppo debole rispetto non solo ad altre Regioni del nord come Piemonte (0,9%), Lombardia (1,2%) o Emilia Romagna (1%), ma anche a molte dell’Italia centrale come Umbria (0,8%) o Toscana (0,7%)». E ancora: «La contrazione dei consumi nel 2014 subirà nel Lazio un nuovo calo dell’1,1% e parliamo di variazione media annua in termini reali per ciascuna famiglia. Per il 2015 nel Lazio i consumi continueranno a registrare una dinamica debole con un andamento che non supera lo 0,3% […] Lo scenario di previsione 2014 per la spesa per i consumi delle famiglie continua a essere negativo. I disoccupati nel Lazio hanno raggiunto le 310 mila unità con una crescita del 14,3% rispetto al 2012, ma quello che preoccupa di più è il tasso di disoccupazione giovanile che registra un nuovo record negativo, salendo al 45,9%». «Le Regioni sono chi più chi meno i principali attori di sviluppo del territorio. Per tanti anni il Lazio è stato freno. Oggi l’obiettivo credibile è portare il Lazio a diventare il distretto dell’eccellenza europea. Accettiamo la sfida di far diventare il Lazio uno dei motori dello sviluppo italiano: il Lazio ce la può fare». È l’auspicio del governatore Nicola Zingaretti, intervenuto all’Assemblea. «Noi abbiamo una responsabilità nei confronti dell’Italia. Ce la possiamo fare se aggrediamo cinque nodi strutturali che sono: assenza di Formazione periodica degli amministratori di condominio L’ARPE-FEDERPROPRIETÀ, in collaborazione con l’Unione nazionale esperti di diritto immobiliare (UNEDI), indice un corso per la formazione periodica degli amministratori di condominio, secondo quanto previsto dalla legge n. 220/2012. Le lezioni si svolgeranno nel mese di settembre La partecipazione è gratuita. Per prenotarsi: [email protected] Al termine del corso sarà rilasciato un attestato di partecipazione la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 35 programmazione; abnorme debito della pubblica Amministrazione; eccessiva fiscalità; inesistenza delle politiche del credito; insopportabile burocrazia che uccide le piccole e medie imprese. Noi lo stiamo facendo. La proposta di Confcommercio è figlia di un confronto che c’è stato in questi mesi e abbiamo previsto oltre 15 milioni di euro in tre anni a sostegno, in tutto il Lazio, per lo sviluppo dei centri commerciali naturali, cioè della valorizzazione dei centri storici e dei luoghi all’aperto. Parliamo tanto di turismo, ma i turisti non vanno nelle vie buie e chiuse, cercano città illuminate e non c’è dubbio che il commercio è fondamentale per illuminare queste strade, marginalizzare le strade buie e quelle insicure. Quindi c’è un’assoluta sinergia». Quanto al recupero urbano, «quella di Confcommercio mi sembra una buona idea se la incrociamo con i fondi messi a disposizione dalla Regione sui centri commerciali naturali, pari a 15 milioni in tre anni su tutto il Lazio, in cui Roma Capitale avrà un suo grande spazio». Lo ha detto l’assessore alla Roma Produttiva Marta Leonori, che ha poi 36 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 aggiunto: «Da tempo stiamo ragionando per progetti di riqualificazione di strade e piazze, che siano portati avanti anche insieme ai commercianti e agli imprenditori che vivono in quei luoghi e che ci tengono». Il fine «è responsabilizzare ma anche dare delle risposte a quei commercianti che ci chiedono di riqualificare vie e piazze, con una progettazione congiunta». Con il calo dei consumi del 2,1% a marzo stimato da Confcommercio «la realtà ha superato le peggiori previsioni», secondo Federconsumatori e Adusbef. Per le due associazioni si tratta dell’ennesimo segnale preoccupante sulla situazione delle famiglie. Secondo le stime dell’Osservatorio nazionale Federconsumatori, dal 2008 a oggi la capacità di acquisto è diminuita del 13,4% e solo nel biennio 2012-2013 i consumi sono diminuiti dell’8,1%. Se si vuole intervenire concretamente a favore di una ripresa della domanda interna in grado di rimettere in moto l’intero sistema economico, secondo i presidenti di Federconsumatori e Adusbef, Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, intervenuti all’Assemblea, è indispensabile un piano straordinario destinato a stanziare tutte le risorse e le energie necessarie a rilanciare l’occupazione, restituendo prospettive e futuro ai cittadini. Apprezzata la riorganizzazione dell'ENIT «Federviaggio apprezza quanto esposto dal Ministro Franceschini riguardo alla centralità del turismo nel rilancio del Paese: riorganizzazione dell’Enit, promozione unica del Sistema Paese verso i mercati esteri attraverso la concertazione territoriale con le Regioni in attesa della riforma del Titolo V, digitalizzazione delle informazioni, investimenti sulla formazione e premialità verso le start-up del settore», così Francesco Sottosanti, direttore dell’associazione del turismo organizzato (Confturismo-Confcommercio), ha commentato il discorso del titolare dei beni culturali. «Sono parole importanti – ha aggiunto – che devono trasformarsi in azioni concrete nel breve termine anche attraverso il coinvolgimento degli operatori del settore. Noi siamo disponibili e pronti con proposte concrete». ROMA Tasi alle stelle per negozi e capannoni di Roberto Rosseti S e per la maggioranza dei Comuni italiani, fra cui Roma, il pagamento della Tasi slitterà al 16 ottobre, per quanto riguarda magazzini, capannoni e negozi non vi sono possibilità di allontanare l’amaro calice e, entro il 16 giugno, i proprietari dovranno pagare l’acconto. Nei Comuni in cui non ci sono state le delibere entro il 23 maggio, si applicheranno le aliquote IMU 2013 e una “standard” dello 0,1%, mentre dove sono stati osservati tempi previsti, l’acconto di giugno si pagherà in base alle nuove norme stabilite. Stando alle prime analisi di settore, per un capannone industriale la media è di circa 400 euro in più l’anno, mentre per i negozianti c’è una maggiorazione di 140 euro. Il carico fiscale in più per i commercianti è stato calcolato in circa 1,6 miliardi di euro. Insomma, se questa è la ricetta per far smuovere l’economia, il governo Renzi non sembra aver compiuto passi diversi dai suoi predecessori. Secondo una recente ricerca le tasse assorbono sino al 77% delle entrate di piccole e medie imprese. Negozi, ristoranti e magazzini potrebbero vedersi aumentare le imposte anche del 50%. Il presidente della Confcommercio del Lazio, Rosario Cerra, ha fornito dati a dir poco inquietanti. Un bar o una pasticceria di circa 100 metri quadri che lo scorso anno pagava 1759 euro, potrebbe dover sborsare fino a 2639 euro. Per un supermercato di 300 metri quadri gli aumenti sono calcolati da 5278 euro a 7917 euro. Per una tabaccheria di soli 30 metri quadri si passa dai 528 euro del 2013 ai 792 di quest’anno. Per un albergo che versava 34 mila euro l’aumento è di circa il 10% è arriverà a pagarne 37 mila. Il presidente Cerra non ha dubbi e af- DAL 4 AL 25 AGOSTO Gli uffici sono chiusi per ferie ORARIO ESTIVO (DAL 3 GIUGNO AL 1° AGOSTO) Dal lunedì al giovedì: ore 10:00-13:00 e 15:30-18:30 Venerdì: chiuso ferma: «In un periodo di profonda crisi come quella che stiamo attraversando bisognerebbe adottare tutte le misure possibili per stimolare la ripresa e incentivare i consumi. In Italia invece si va nella direzione opposta: le tasse non diminuiscono, anzi spesso aumentano. E in più c’è una grandissima incertezza. L’incertezza e la confusione, oltre ad avere un costo amministrativo, frenano i nuovi investimenti e la propensione al consumo. Chi è il folle che investe per ampliare la propria attività se non sa quanto dovrà pagare di tasse? Lo stesso discorso vale per i consumatori, indotti a risparmiare perché non sanno a che cosa andranno incontro non dico fra dieci anni, ma nelle prossime settimane o mesi» Sulla stessa lunghezza d’onda si trovano anche i presidenti locali della Confcommercio. Paolo Arena, di Verona, è esasperato: «Cambiano i nomi delle imposte, ma il risultato è sempre lo stesso: le aziende sono tartassate. Come prima, anzi più di prima. E aumenta anche la confusione: ormai siamo alla farsa. La decisione di prorogare il versamento della prima rata solo nei Comuni che non hanno deliberato entro il termine previsto è l’ennesimo pasticcio all’Italiana e ha ragione il nostro presidente nazionale, Carlo Sangalli, quando chiede una proroga generalizzata. Servirebbe certezza del diritto e semplificazione degli adempimenti. Qui si sta facendo l’opposto. La politica della fiscalità locale dovrebbe essere complementare e non aggiuntiva a quella statale per non aggravare ulteriormente i bilanci sempre più magri delle famiglie e delle imprese, molte delle quali sempre più allo stremo». L’Amministratore di condominio Sono aperte le iscrizioni al XXX Corso di qualificazione per amministratori di condominio Al termine del corso verrà rilasciato un attestato. Per informazioni: tel 06/485611, fax 06/4746062 Via San Nicola da tolentino 21 – 00187 Roma la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 37 PORTIERCASSA Prestazioni aumentate a favore degli aderenti al Contratto di Lavoro FEDERPROPRIETÀ - ARPE - UPPI CONFAPPI - CONFSAL A) RIMBORSO INDENNITÀ GIORNALIERA MALATTIA DEL PORTIERE è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 33,00 dal 4° al 20° giorno di malattia - Euro 39,00 dal 21° al 180° giorno di malattia La prestazione viene corrisposta una volta ogni 365 giorni. DOCUMENTI NECESSARI del dipendente e del datore di lavoro caso di ricovero ospedaliero pagamento delle indennità di cui chiede il rimborso • Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) • Nei casi di Infortuni ( esclusi infortuni sul lavoro) occorre il verbale di pronto soccorso nonché idonea documentazione dalla quale risultino le modalità dell’evento Via Barberini, 29 - 00187 Roma tel. 06.48.56.11 (r.a.) - 06.42.01.22.94 fax 06.42.00.42.36 D) RIMBORSO SPESE MEDICHE PER I LAVORATORI CON ETÀ SUPERIORE AI 40 ANNI (estendibile al nucleo famigliare) è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 200, 00 DOCUMENTI NECESSARI • Copia delle fatture relative alle prestazioni mediche • Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa (Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) • Certificato stato di famiglia E) BORSA DI STUDIO ISCRIZIONE I° ANNO UNIVERSITÀ è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 600, 00 DOCUMENTI NECESSARI • Copia dei versamenti relativi alla 1° e 2° rata universitaria Polizza • Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) F) BORSA DI STUDIO CON VOTAZIONE 100/100 PER 5° ANNO SCUOLA MEDIA SUPERIORE B) ASSEGNO PER LA NASCITA DI UN FIGLIO è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 1000, 00 DOCUMENTI NECESSARI • Certificato di diploma è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 500, 00 per ciascun nato DOCUMENTI NECESSARI • Copia degli ultimi 6 modelli F24 ripor tanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) • Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) G) CONTRIBUTO PER FAMIGLIE IN CUI è E PRESENTE UN DIVERSAMENTE ABILE CON PERCENTUALE MAGGIORE O UGUALE AL 65% è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 2000,00 per coniuge disabile C) CONTRIBUTO PER IL DECESSO DEL PORTIERE è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 300, 00 DOCUMENTI NECESSARI • Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) il lavoro è un DIRITTO proteggerlo una CONQUISTA DOCUMENTI NECESSARI • Certificato rilasciato dall’INPS che attesti l’invalidità del disabile • Copia degli ultimi 6 modelli F24 ripor tanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) • Consegna documenti entro il 28/2 GIURISPRUDENZA di Mauro Mascarucci - Avvocato, consulente 1) Tabelle millesimali: per l’approvazione o la revisione non serve l’unanimità Con la pronuncia 26 febbraio 2014, n. 4569 la Corte di cassazione ha avuto modo di confermare la decisione delle Sezioni Unite n. 18477/2010, con la quale era stato dato corso a un nuovo indirizzo in tema di maggioranze necessarie per l’approvazione, o la modificazione, delle tabelle millesimali. Nel caso di specie era, infatti, avvenuto che un condomino, a seguito di un’intimazione di pagamento per spese condominiali sfociata nell’emissione di un decreto ingiuntivo, aveva proposto opposizione avverso il decreto sostenendo, in particolare, che le tabelle millesimali poste alla base del computo della ripartizione delle spese non erano state approvate all’unanimità da parte dei condomini. L’esito dei giudizi di merito era sfavorevole per l’attore poiché il giudice d’appello aveva ritenuto che, in punto di fatto, le tabelle millesimali fossero invece state approvate da tutti i condomini (o meglio che, sebbene in tempi separati, ciascun condomino avesse dato la propria adesione alle stesse). Era dunque proposto ricorso per cassazione, sostenendosi, da parte del condomino ricorrente che il giudice di merito avrebbe errato nel ritenere che vi fosse stata un’approvazione unanime e, comunque, esso non avrebbe esposto una chiara motivazione in ordine agli elementi da cui era possibile trarre tale convincimento. La Cassazione, investita della questione, l'ha però risolta senza entrare nel merito di tal elemento di fatto contestato dal ricorrente. Infatti, secondo la Corte, il tema dell’eventuale adesione di tutti i condomini (o soltanto di alcuni di essi) alle nuove tabelle è del tutto ininfluente ai fini del decidere, poiché per il sopravvenuto indirizzo interpretativo di cui alla pronuncia n. 18477/10 delle Sezioni Unite l’atto di approvazione delle tabelle millesimali, al pari di quello di revisione delle stesse, non ha natura negoziale, con la conseguenza che non deve essere approvato con il consenso unanime dei condomini, essendo a tal fine sufficiente la maggioranza qualificata di cui all’art. 1136, co.2, c.c. 2) Risarcimento del danno da responsabilità contrattuale Secondo la Cassazione, Sez. 3, sentenza 10 maggio 2013, n. 11118, costituisce domanda nuova, come tale improponibile per la prima volta in appello ex art. 345 c.p.c., quella di responsabilità extracontrattuale, giacché fondata su “petitum” e “causa petendi” differenti. Nel caso di specie, si è ritenuto violato il divieto di “nova” in appello in ragione del fatto che, richiesto in primo grado il risarcimento del danno contrattuale da ritardata restituzione dell’immobile locato ex art. 1591 c.c., innanzi al giudice di seconde cure la richiesta risarcitoria era formulata, invece, ai sensi dell’art. 2043 c.c. 3) Condomino moroso e decreto ingiuntivo Secondo la Corte di cassazione civile, sezione seconda, sentenza 19 marzo 2014, n. 6436, in materia di decreto ingiuntivo destinato al condomino moroso, è possibile proporre opposizione ma non ci si può basare sulla mancata approvazione da parte dell’assemblea di alcune voci di spesa, non potendosi tale opposizione estendersi a questioni attinenti la nullità o l’annullabilità della delibera condominiale di approvazione delle spese. Nel caso di specie un condomino che si era visto notificare un decreto ingiuntivo per il pagamento di spese condominiali, aveva proposto opposizione contestando che vi erano comprese anche alcune somme che non erano state approvate attraverso una regolare delibera assembleare. La Cassazione in proposito ha ricorda- to che «l’amministratore di condominio può e deve ricorrere al procedimento monitorio ex art. 63 disp. att. c.p.c. [...] quando un condomino sia moroso rispetto alle quote addebitatagli a seguito di approvazione del bilancio da parte dell’assemblea dei condomini» e, nell’eventualità non risulti approvata una singola voce di spesa deve tuttavia ricordarsi come «l’art. 63 citato non può mai estendersi a questioni relative all’annullabilità o alla nullità della delibera condominiale di approvazione delle spese, [la quale] dovrà essere impugnata separatamente ex art. 1137 c.c.». L’impugnazione deve essere effettuata in separata e idonea sede, non certo in occasione di opposizione a decreto ingiuntivo, così da dare origine ad autonomo processo di cognizione. 4) “Prorogatio imperii” dell’amministratore Secondo i giudici del Palazzaccio Sez. 2, sentenza 30.10.2012 n. 18660, in tema di condominio negli edifici, la “prorogatio imperii” dell’amministratore – che trova fondamento nella presunzione di conformità alla volontà dei condomini e nell’interesse del condominio alla continuità dell’amministrazione – si applica in ogni caso in cui il condominio rimanga privo dell’opera dell’amministratore e, quindi, non solo nelle ipotesi di scadenza del termine di cui all’art. 1129, co. 2, c.c. o di dimissioni, ma anche nei casi di revoca o annullamento per illegittimità della delibera di nomina. Ne consegue che l’amministratore condominiale, la cui nomina sia stata dichiarata invalida, continua a esercitare legittimamente, fino all’avvenuta sostituzione, i poteri di rappresentanza, anche processuale, dei comproprietari, rimanendo l’accertamento di detta “prorogatio” rimesso al controllo d’ufficio del giudice e non soggetto ad eccezione di parte, in quanto sia inerente alla regolare costituzione del rapporto processuale. la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 39 CONDOMINIO Norme per il distacco dall’impianto termico Scollegarsi dal riscaldamento e dal condizionamento centralizzati è consentito rispettando leggi oggi più rigorose di Mauro Mascarucci - Avvocato, consulente U na delle ragioni più rilevanti di un contenzioso in condominio è il distacco dall’impianto termico centralizzato da parte del singolo proprietario, a cui non ha rimediato neanche la riforma del condominio in vigore dal 18 giugno 2013 (sul tema vedi anche le puntuali argomentazioni contenute nell’articolo di Alberto Celeste sul n. 11.2013, pagina 40, di questa rivista). La legge n. 220/2012, entrata in vigore 18 giugno 2013 apporta modifiche alla disciplina del condominio negli edifici, e fra i vari aspetti affronta anche la questione in oggetto. Senza dover attendere il benestare dell'assemblea «il condomino può rinunciare all'utilizzo dell'impianto centralizzato di riscaldamento o di condizionamento, se dal suo distacco non derivano notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri condomini. In tal caso il rinunziante resta tenuto a concorrere al pagamento delle sole spese per la manutenzione straordinaria dell'impianto e per la sua conservazione e messa a norma». Tale norma entra nel nostro ordinamento in presenza del DPR n. 59/2009 che continua a prescrivere che, salvo cause straordinarie l’impianto nei fabbricati con più di quattro unità immobiliari e per potenze nominali del generatore di calore maggiori o uguali a 100 kW deve preferibilmente rimanere unico. Una prescrizione che, però, è rivolta alla volontà della collettività intera con40 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 dominiale e non a quella di ciascun inquilino contemplato singolarmente. In particolare il DPR citato stabilisce all’art. 4, co. 9 che «in tutti gli edifici esistenti, con più di quattro unità abitative, e in ogni caso per potenze nominali del generatore di calore dell'impianto centralizzato maggiore o uguale a 100 kW [...] è preferibile il mantenimento d’impianti centralizzati laddove esistenti». A tale norma si aggiunge la legge n. 221/2012 che prevedeva in caso di distacco della singola utenza da un impianto di riscaldamento centralizzato il non obbligo per le caldaie a condensazione di scaricare a tetto, bensì la possibilità di scaricare a parete. Dall’1 settembre 2013, in base alla nuova legge n. 90/2013 entrata in vigore il 4 agosto 2013, tutte le nuove installazioni di caldaie, a seguito di distacco, dovranno scaricare a tetto, salvo alcuni casi derogabili. Per impianti termici installati ex novo dall’1 settembre 2013 - in tutte le tipologie d’immobili - vige l'obbligo di scaricare a tetto. Deroghe previste solo per: sostituzioni d’impianti aventi scarico a parete (o in canna ramificata) già esistenti prima dell’1 settembre; nel caso di case storiche/ stabili vincolati; di fronte all'impossibilità tecnica di sbocco a tetto, asseverata da un progettista, è ammesso lo scarico a parete, purché si installino generatori di calore a gas (secondo norme UNI) ad alta prestazione energetica e basse emissioni. La legge n. 90/2013, entrata in vigore il 4 agosto 2013, ha stabilito nuove disposizioni riguardanti l'evacuazione dei prodotti della combustione degli impianti termici. In particolare, l'art. 17-bis sui requisiti degli impianti termici, al comma 9 stabilisce che gli impianti termici installati dopo il 31 agosto 2013 devono essere collegati ad appositi camini, canne fumarie o sistemi di evacuazione dei prodotti della combustione, con sbocco sopra il tetto dell'edificio alla quota prescritta dalle norme tecniche vigenti. È possibile derogare (secondo il comma 9-bis) a quanto stabilito dal comma 9 nei casi in cui: a)si procede, anche nell'ambito di una riqualificazione energetica dell'impianto termico, alla sostituzione di generatori di calore individuali che risultano installati in data antecedente a quella di cui al comma 9, con scarico a parete o in canna collettiva ramificata; b)l'adempimento dell'obbligo di cui al comma 9 risulta incompatibile con norme di tutela degli edifici oggetto dell'intervento, adottate a livello nazionale, regionale o comunale; c)il progettista attesta e assevera l'impossibilità tecnica a realizzare lo sbocco sopra il colmo del tetto. Nei casi di cui al comma precedente è obbligatorio (lo stabilisce il comma 9-ter) installare generatori di calore a gas che, per valori di prestazione energetica e di emissioni, apparten- gono alle classi 4 e 5 previste dalle norme UNI EN 297, UNI EN 483 e UNI EN 15502, e disporre i terminali di tiraggio in conformità alla vigente norma tecnica UNI 7129, e successive integrazioni. I Comuni adeguano (comma 9-quater) i propri regolamenti alle disposizioni di cui ai commi citati. Oltre a quanto sopra evidenziato secondo la riforma del condominio, per distaccarsi, il condomino deve fornire, innanzitutto, prova di non procurare un aggravamento delle spese a chi prosegue a utilizzare il riscaldamento centralizzato. In secondo luogo, bisogna dimostrare che la decisione non determina uno squilibrio termico dell’intero edificio, tale da pregiudicare la regolare erogazione del servizio di riscaldamento. La prova che attesti la situazione deve essere data con una perizia, non è invece necessario, come per la trasformazione dell’intero impianto termico, il deposito in Comune di un progetto insieme alla denuncia d’inizio lavori. Non è richiesto nessun passaggio, con successiva deliberazione, in assemblea condominiale, per il distacco; secondo alcuni, si tratta di un diritto che si può esercitare anche in presenza di un divieto esplicito nel regolamento comune (Cassazione sentenza 19893/2011). Deve essere un tecnico abilitato a redigere la perizia, secondo quanto prescritto dal DM 37/2008, cui rimanda anche il recente DPR n. 74/2013, che ha ridisegnato il tema della conduzione e dei controlli degli impianti termici. Il professionista deve essere iscritto agli albi professionali e avere le specifiche competenze tecniche in materia di trattamento degli impianti di riscaldamento dotati di canne fumarie collettive ramificate. All’interno del documento devono essere presenti varie informazioni, innanzitutto l’accertamento dello stato dei consumi della caldaia e la proiezione del consumo ipotizzato, in caso di distacco. In secondo luogo, la perizia va corredata da una previsione che attesti come, in virtù delle caratteristiche tecniche dell’impianto, il distacco non creerà notevoli pregiudizi all’impianto centrale. Infine, deve essere dimostrata l’assenza di futuri squilibri termici per il fabbricato. Con la recente ordinanza del 20 gennaio 2014, il Tribunale di Torino ha applicato le nuove disposizioni dettate dal quarto comma dell'art. 1118 c.c., autorizzando il distacco dall'impianto di riscaldamento centralizzato richiesto dal condomino, all'esito della verifica circa l'assenza di eventuali pregiudizi per gli altri condomini. Il Tribunale piemontese si è pronunciato sulla richiesta di distacco dall'impianto centralizzato avanzata dal condomino, in attuazione della nuova disposizione codicistica citata, che consente di staccarsi dall'impianto di riscaldamento condominiale, se da esso non derivano notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri condomini. Il condominio si era opposto, rilevando che il distacco era vietato dal regolamento condominiale di natura contrattuale, e che, inoltre, lo stesso era da ritenersi contrario alla normativa regionale, che impone l'obbligo d'impianti centralizzati negli edifici composti da più di quattro unità immobiliari. Il giudice ha accolto la domanda del condomino, subordinando il distacco all'accertamento delle condizioni richieste dall'art. 1118, comma 4, c.c. per rinunciare all'utilizzo dell'impianto centralizzato di riscaldamento («se dal suo distacco non derivano notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri condomini»). Con riguardo a quest’ultimo aspetto la Corte di cassazione, con la sentenza 30 aprile 2014, n. 9526, ha ribadito il proprio orientamento in materia di distacco dall’impianto di riscaldamento centralizzato in un giudizio avente a oggetto l'obbligatorietà delle spese relative alla gestione del riscaldamento centralizzato per il proprietario che aveva provveduto al distacco. Per la Corte il distacco è sempre possibile anche senza il consenso dei proprietari che continuano a beneficiare del servizio, purché all'impianto non derivi la perdita di efficienza. Il condomino distaccato continua a pagare le spese di manutenzione dell'impianto di cui è comproprietario e, anche le spese di gestione quando, in seguito al distacco, si accerti che il condominio non ha ottenuto nessun risparmio sul consumo di energia. RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA 2014 Sito Enea per trasmettere gli interventi Anche per il 2014 l'Enea ha istituito il sito dedicato alla trasmissione telematica della documentazione per accedere alla detrazione fiscale per gli interventi di riqualificazione energetica. All’indirizzo http://finanziaria2014.enea.it, corrisponde il sito Enea a cui comunicare gli interventi ultimati nell’anno 2014 (da gennaio in avanti). Si ricorda che con la legge n. 147/2013 (c.d. di stabilità 2014) è stata prorogata fino al 31 dicembre 2014 la detrazione fiscale del 65% per gli interventi di riqualificazione energetica degli edifici. Mentre per tutto il 2015 (1° gennaio - 31 dicembre) la percentuale sarà del 50%. Per quanto riguarda gli interventi su parti comuni condominiali o che coinvolgano tutte le unità di un condominio, le detrazioni saranno del 65% per le spese sostenute tra il 6 giugno 2013 e il 30 giugno 2015, mentre per quelle sostenute dal 1° luglio 2015 al 30 giugno 2016 il valore della detrazione sarà del 50%. la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 41 INTERVENTO DEL GARANTE DELLA PRIVACY L’accesso al conto corrente e all’anagrafe condominiale La pretesa del singolo condomino di esaminare i movimenti bancari e di estrarre copia della documentazione inerente troverebbe titolo nella (con)titolarità del rapporto con la banca di Alberto Celeste - Magistrato Il Garante della privacy è intervenuto di recente per dirimere alcuni dubbi operativi che erano sorti a seguito delle novità apportate dall’entrata in vigore il 18 giugno 2014 della legge n. 220/2012 di riforma della normativa in materia di condominio (v. Newsletter n. 387 del 23 aprile 2014, in www. garanteprivacy.it). Nello specifico, la suddetta Authority, al fine di conciliare le esigenze di trasparenza della gestione condominiale e di riservatezza delle posizioni dei singoli partecipanti, ha stabilito, per un verso, che il condomino non deve fornire prove documentali delle informazioni rese all’amministratore per la tenuta del registro di anagrafe condominiale e, per altro verso, è legittimato a chiedere al medesimo amministratore copia integrale, senza oscuramenti, degli atti bancari relativi al conto corrente condominiale. Sotto il primo profilo, va ricordato che l’art. 1130, n. 6), c.c. contempla, tra le attribuzioni dell’amministratore, quella di curare la tenuta del registro dell’anagrafe condominiale, che deve contenere i dati anagrafici dei condomini, ma anche di tutti coloro che, quali usufruttuari, conduttori o comodatari, vantano diritti reali o personali di godimento aventi ad oggetto singole unità abitative del fabbricato; di ciascuno di questi soggetti, si dovranno ottenere le generalità, «comprensive del codice fiscale e della residenza o domicilio, i dati catastali di ciascuna unità immobiliare». 42 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 Rimangono ferme le prescrizioni più volte indicate dallo stesso Garante della privacy in ordine alle operazioni di trattamento di dati personali effettuate nell’àmbito delle attività connesse all’amministrazione condominiale (v., soprattutto, il provvedimento del 19 maggio 2006). In particolare, in virtù del principio di “liceità”, di cui all’art 11 del d.lgs. n. 196/2003 (c.d. codice della privacy), possono formare oggetto di trattamento da parte dell’amministratore – quale responsabile ai sensi degli artt. 4, comma 1, lett. g), e 29 – le sole informazioni personali “pertinenti” rispetto allo svolgimento delle attività di gestione delle parti comuni e idonee a determinare le posizioni di dare-avere dei singoli partecipanti (siano essi proprietari o usufruttuari). In questa prospettiva, le informazioni trattate possono, altresì, riferirsi a ciascun partecipante, individualmente considerato, sempre, però, in quanto “necessarie” ai fini dell’amministrazione comune: rientrano in tale àmbito sicuramente i dati anagrafici e gli indirizzi dei condomini – ora espressamente previsti dal novellato art. 1130, n. 6), c.c. – elementi la cui conoscenza risulta indispensabile per consentire la regolare convocazione dell’assemblea; parimenti, possono formare oggetto di lecito trattamento le quote millesimali attribuite a ciascuno dei condomini, rilevanti per la determinazione degli oneri contributivi nonché per l’individuazione dei quorum occorrenti alla formazione della volontà assembleare. Invece, solo in presenza del consen- so dell’interessato – salvo l’eventuale loro previo inserimento in appositi elenchi pubblici – potranno inserirsi nel suddetto registro le informazioni relative alle utenze telefoniche intestate ai singoli partecipanti. Si segnala, sul punto, che, in forza dell’art. 1, comma 9, lett. c), del decreto-legge n. 145/2013 (c.d. destinazione Italia), convertito, con modificazioni dalla legge n. 9/2014, all’art. 1130, n. 6), c.c. di cui sopra, dopo le parole «nonché ogni dato relativo alle condizioni di sicurezza», sono inserite le seguenti: «delle parti comuni dell’edificio», escludendo così che tali condizioni afferiscano alle unità immobiliari esclusive. Al riguardo, il Garante della privacy ha, da ultimo, ribadito che l’amministratore può acquisire le informazioni che consentono di identificare e contattare i singoli partecipanti al condominio – siano essi proprietari, usufruttuari, conduttori o comodatari – chiedendo le generalità comprensive di codice fiscale, residenza o domicilio, del pari può chiedere i dati catastali della singola unità immobiliare (sezione urbana, foglio, particella, subalterno, ecc.), tuttavia, non può chiedere, perché risulterebbe “eccedente”, copia della relativa documentazione, come, ad esempio, l’atto di compravendita in cui sono riportati tali dati. Mette punto rammentare, al contempo, che le variazioni dei suddetti dati devono essere comunicate all’amministratore “in forma scritta” entro 60 giorni dal loro verificarsi: quest’onere di comunicazione fa il paio con i commi 4 e 5 del riformato art. 63 disp. att. c.c., in forza dei quali, fermo l’obbligo solidale di pagamento dei contribuiti dell’anno in corso e di quello precedente, gravante su chi subentri nei diritti di un condomino, chi ceda tali diritti su unità immobiliari resta ora obbligato solidalmente con l’avente causa per i contributi maturati fino al momento in cui è trasmessa all’amministratore «copia autentica del titolo che determina il trasferimento del diritto». In quest’ottica, i contratti di cessione dei diritti di condominio mantengono, secondo regola, natura consensuale, nel senso che il loro perfezionamento consegue al solo scambio del consenso tra il precedente condomino cedente e il condomino subentrante cessionario, tuttavia la comunicazione della variazione della titolarità della porzione esclusiva – non solo per iscritto, per l’annotazione nel registro dell’anagrafe, ma accompagnata dalla trasmissione di copia autentica dell’atto di proprietà – diviene necessaria al fine di garantire la liberazione dell’alienante dall’obbligo di contribuzione alle spese condominiali. La comunicazione della variazione soggettiva deve essere compiuta entro 60 giorni dal verificarsi della vicenda traslativa e non può utilmente assumere forma diversa da quella scritta, della quale dovrà reputarsi elemento essenziale la sottoscrizione; non sono, tuttavia, prescritte modalità specifiche di trasmissione, sicché essa può avvenire la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 43 Cosa puoi fare con memobile.it? ACCESSO PRIVATO ARCHIVIO DATI FORNITORI Per Amministratore. Tieni aggiornata la lista dei fornitori. ARCHIVIO DOCUMENTI INSERISCI ELENCO CONDOMINI Puoi caricare Tabelle millesimali, Bilancio, Consuntivo, Preventivo, etc. in formato doc docx xls xlsx ppt pptx odt odp ods pdf. INSERISCI ELENCO CONDÒMINI Aggiungi "nome - cognome - email di tutti i condòmini" e tieni aggiornata la tua rubrica. 44 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 Aggiungi tutti i tuoi condomini per avere tutte le informazioni sempre organizzate e gestirli su una sola piattaforma. CONDIVISIONE CON CONDÒMINI Se vuoi decidi di condividere tutte le informazioni con i tuoi condòmini (previa autorizzazione). pure in modo indiretto, purché chiaro e idoneo allo scopo; in quest’ottica, la forma della raccomandata postale può dirsi consigliata se non altro perché assicura la conoscenza da parte dell’amministratore e conferisce certezza della tempestiva comunicazione. L’art. 1130, n. 6), c.c., conclude statuendo che, ove la comunicazione di cui sopra non avvenga o quando comunque i dati da inserire nell’anagrafe risultino incompleti, l’amministratore può chiedere ragguagli agli interessati con lettera raccomandata; decorsi 30 giorni dal suo ricevimento, se all’amministratore non perviene una risposta soddisfacente, ossia qualora la risposta sia mancata o sia risultata incompleta, questi potrà acquisire in altro modo le informazioni necessarie, addebitandone il costo “ai responsabili”. Sotto il secondo profilo, il riformato art. 1129, comma 7, c.c. obbliga «l’amministratore a far transitare le somme ricevute a qualunque titolo dai condomini o da terzi, nonché quelle a qualsiasi titolo erogate per conto del condominio, su uno specifico conto corrente, postale o bancario, intestato al condominio» (tale intestazione ha indotto qualcuno a ravvisare un sintomo di soggettività giuridica del condominio). Tra le ipotesi tipizzate di gravi irregolarità, legittimanti la revoca dell’amministratore, figurano, conseguentemente, proprio i casi della «mancata apertura e utilizzazione del conto intestato al condominio», o anche «la gestione secondo modalità che possono generare possibilità di confusione tra il patrimonio del condominio e il patrimonio personale dell’amministratore o di altri condomini» (art. 1129, comma 12, c.c., rispettivamente, nn. 3 e 4). A base di tale doveroso adempimento, vi è pure un’esigenza di trasparenza e di informazione, in modo che ciascun condomino possa costantemente verificare la destinazione dei propri esborsi nonché la chiarezza e facile comprensibilità dell’intera gestione condominiale; l’obbligo di apertura e utilizzazione del conto in capo all’amministratore prescinde dall’effettiva e concreta destinazione delle somme incassate, come dalla mancanza di irregolarità di gestione dei fondi, o dall’approvazione dei rendiconti da parte dell’assemblea; il singolo condomino ha, quindi, un diritto soggettivo a vedere versate le sue quote, sia per sopperire alle spese sia per gli eventuali fondi, sul conto corrente intestato al condominio, nonché a conoscere l’entità degli interessi che maturino a suo favore. L’art. 1129, comma 7, c.c., in fine, precisa che «ciascun condomino, per il tramite dell’amministratore, può chiedere di prendere visione ed estrarre copia, a proprie spese, della rendicontazione periodica» del conto corrente condominiale. In proposito, il Garante della privacy ha, da ultimo, puntualizzato che, nonostante il conto sia intestato al condominio, i singoli condomini sono ora titolari di una posizione giuridica che consente loro di verificare la destinazione dei propri esborsi e l’operato dell’amministratore mediante l’accesso in forma integrale, per il tramite dell’amministratore, ai relativi estratti conto bancari o postali; tale principio, già sancito in linea generale dallo stesso Garante nelle Linee guida in àmbito bancario, riconosce il diritto di ottenere «copia di atti o documenti bancari» senza alcuna limitazione, neanche nelle forme di un parziale oscuramento, anche se contengono dati personali di terzi. A ben vedere, la ricollegabilità, in capo a ciascun condomino, degli effetti del conto corrente intercorrente con la banca legittimerebbe ogni partecipante, in qualsiasi tempo, l’esibizione dei documenti contabili, in maniera da prenderne visione ed estrarne copia: ogni condomino, in quanto “cliente” – per l’assunta mancanza di distinta soggettività del condominio stipulante – dovrebbe aver diritto, azionabile dal singolo (e non soltanto «per il tramite dell’amministratore») di ottenere dall’istituto di credito la consegna di copia degli estratti conto e, in genere, della documentazione inerente alle operazioni poste in essere dall’amministratore allo scopo di esercitare i diritti nascenti dal contratto concluso con la banca. In quest’ottica, la pretesa del singolo partecipante di conoscere l’entità delle rimesse effettuate, degli interessi maturati e del saldo esistente sul conto corrente aperto dall’amministratore, nonché di esaminare e di estrarre copia della documentazione inerente al conto stesso, troverebbe titolo – non già soltanto nel diritto uti condominus alla trasparenza e comprensibilità della gestione condominiale e, quindi, al controllo effettivo sull’operato dell’amministratore – bensì proprio nella (con)titolarità del rapporto contrattuale con la banca. Resta aperto, tuttavia, il problema, alla luce della normativa bancaria, ad esempio, se sia necessaria la specifica approvazione da parte di ciascun condomino dello ius variandi sfavorevole del tasso di interesse, se le variazioni unilaterali delle altre condizioni debbano essere comunicate a ciascun condomino, se spetta a quest’ultimo il diritto di recedere dal contratto entro 15 giorni dal ricevimento della comunicazione di variazione, se ha diritto alle comunicazioni periodiche in merito allo svolgimento del rapporto, se deve contestare mediante opposizione scritta gli estratti conto per scongiurarne l’approvazione, e quant’altro. Ci si potrebbe chiedere, infine, chi sono i condomini che possono esercitare i diritti e sono vincolati agli obblighi derivanti dal contratto bancario stipulato dall’amministratore, ossia quelli che erano partecipanti al condominio al momento della conclusione del contratto di conto corrente, o, prima ancora, al momento dell’eventuale deliberazione di autorizzazione al contratto stesso, o piuttosto quelli che rivestano tale qualità nel momento in cui il rapporto si estingua e debba azionarsi il relativo saldo. la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 45 MOSTRE Nella scultura di Rodin la sua passione italiana di Luigi Tallarico L a rassegna delle opere di Auguste Rodin (18401917) alle Terme di Diocleziano in Roma si articola intorno al binomio “marmo-vita”, affrontato dall’artista parigino per il bisogno di approfondire la sapienza della scultura e nello stesso tempo per rivelare la passione tormentata e trasgressiva del suo eros. Aveva confidato a un amico: «Per tutta la mia vita ho oscillato tra le due grandi tendenze dell’arte statuaria, tra la concezione di Fidia e quella di Michelangelo. Sono partito dall’arte antica, ma andando n Italia mi sono d’un tratto innamorato del grande fiorentino e le mie opere hanno certamente risentito di questa passione». Infatti, la sua ricerca è stata segnata dal perfezionamento della scultura, dapprima attraverso l’armonia di Fidia e dell’arte ellenica – sia pure senza averne avuto un riscontro diretto – e poi attraverso la tensione vitale di Michelangelo che gli ha indicato, nelle membrature vibranti della passione, la ricerca della redenzione dell’uomo. Rodin resterà soprattutto attratto dal fremito delle figure, di cui «la pelle porta in se stessa la preziosa traccia della vita», ha riferito il poeta Rainer Maria Rilke, già segretario dello scultore parigino. È in questo sommovimento di “pelle” che si coglie la palpitante frammentazione epiteliale dei suoi nudi, nei quali Rodin non vedeva il 46 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 Rodin, “Il Pensatore” (1880 – 1902), fusione in bronzo “tutto” michelangiolesco (“energia inquieta” e “ripiegamento dolente”), bensì i particolari grumosi in quanto strumenti del parossismo materico. Rilke ha osservato che «il corpo umano è una totalità nella misura in cui un’azione comune renda vigili tutte le sue membra e le sue forze». «D’altro canto – ha poi soggiunto – anche le parti di corpi diversi, unite l’una all’altra da una necessità interiore, si dispongono in un tutto organico». In un momento difficile della sua vita di artista (era stato respinto dall’École de Beuax-Arts e rifiutato al Salon parigino), si recherà a Roma per vedere Michelangelo, in parte apprezzato al Louvre, e poi a Firenze per vivere l’aria che avevano respirato i personaggi della Divina Commedia, soprattutto per studiare Ghiberti, Donatello, Cellini. Realizza, dopo anni di lavoro tormentato, l’importante “Porta dell’Inferno” ispirata alla Divina Commedia e improntata alle porte del Ghiberti, con un occhio rivolto al “Giudizio Universale”di Michelangelo. Dopo le sue visite a Roma (se ne contano almeno dieci), avvertirà l’importanza dell’inf luenza italiana, tanto da scrivere allo scultore Bourdelle che la visione di Michelangelo «mi ha liberato dall’accademismo». Al tempo in cui non concepiva l’arte come «annullamento frenetico del piacere», Rodin esegue una serie di sculture timbrate da una plasticità rovente e divenute famose, dal “Bacio” alle “Ombre” dal “Pensatore”, ritratto come un vigoroso atleta energicamente contratto, perché concentrato nel pensiero, all’”Uomo che cammina”, ripreso sul filo di una linea-forza di portata dinamica, a cui avrà guardato Boccioni, autore del famoso “Camminatore”. Da segnalare – in contrasto – la posa Sedentaria di “Balzac”, espressione trasfigurata di un obeso, dalla maschera tragica e sfatta. In effetti, negli anni in cui Rodin si era dovuto accontentare della “petite école” riservata agli artigiani, molte delle sue opere erano considerate troppo ardite e spesso scandalose, quando non venivano ritenute inaccettabili per il loro strato bitumoso. Si riteneva erroneamente che i nudi fossero dei multipli, mentre erano invece coperti da una diversa patina per resistere alle intemperie. Dopo le proteste degli ammiratori, verranno i rilievi dei pubblici committenti, in quanto nel monumento ai “Borghesi di Calais” non era stato evidenziato il “sublime gotico” (la scena è ambientata al 1347), soprattutto “l’eroismo degli assediati”. Nel volgere degli anni, l’invocato binomio “marmo-vita” entra in crisi e lo scultore parigino non può non costatare che il “marmo” stava perdendo l’unità michelangiolesca, mancando della sofferta fusione di quei “contrari” che costituivano l’irrinunciabile sintesi della dannazione del riscatto, mentre la veemenza della passione, che avrebbe dovuto rappresentare la virilità della vita, cominciava scadere nel cedimento della carne e dell’eros senza misura. D’altra parte si era anche spezzato il funzionale rapporto artistico - sentimentale intrattenuto dal Rodin con Camille Claudel (1864-1943), collaboratrice, modella, amante, dando l’avvio a drammatiche scenate di gelosia e di accorato rimpianto. Ma con l’”esilio” di Camille, presto tramutato in un internamento psichiatrico, Auguste entrerà in una crisi profonda che lo porterà, senza lenire la sua disperata solitudine, a scrivere la lettera oggi ritrovata, in cui invocava Camille, chiamandola: «Mia feroce amica … non ne posso più, non posso passare un giorno senza vederti». COSTUME La dittatura del politicamente corretto Negli ultimi tempi si percepisce sempre più forte il tentativo di imporre in Italia un certo modo di pensare, di intendere la società, il mondo, la morale. È un’imposizione che ha i modi brutali di una dittatura, ben nascosti tuttavia dal belletto rassicurante ed edulcorante del lessico politicamente corretto, con tanto di stucchevole retorica. È di alcuni mesi fa l’impressionante gogna mediatica, con accuse di omofobia, razzismo, arretratezza, subita da Guido Barilla, noto imprenditore del comparto alimentare, il quale aveva asserito che negli spot pubblicitari della sua azienda non s’intendevano rappresentare modelli di famiglia diversi di quella tradizionale (formata, per intenderci, da una coppia eterosessuale). La furibonda campagna accusatoria ha infine spinto l’imprenditore a pubbliche scuse con tanto di espressione e voce contrite. Impressiona di questa vicenda la spudorata illiberalità caratterizzante l’atteggiamento dei detrattori di Barilla, che hanno condotto la loro critica come se fosse assolutamente scontato che l’opinione dello stesso fosse moralmente condannabile se non addirittura illegittima e criminosa. Occorre evidenziare, per far emergere l’aspetto paradossale della vicenda, che le dichiarazioni dell’imprenditore non mettevano in discussione il diritto del singolo individuo a vivere senza ostacoli il proprio orientamento sessuale, semplicemente esprimevano un’idea personale circa il concetto di famiglia. Ora, essendo la famiglia uno degli elementi portanti del tessuto sociale, esprimere un’opinione su di essa significa esternare la propria idea di società, intesa come comunità in cui si vadano ad armonizzare e a mediare i diritti di tutti, bambini compresi, e non solo quelli dei genitori o aspiranti tali. Si darebbe per scontato che chiunque abbia diritto a esprimere il proprio pensiero circa la società (poiché ne fa parte), al pari del pensiero su altri ambiti della realtà come l’economia, la religione e via dicendo. Ma non è così. In futuro tali polemiche potrebbero non esserci più. La polemica presuppone la diversità di opinione e di pensiero e tale diversità potrebbe essere del tutto azzerata. Tempo fa in Veneto è stata avanzata la proposta di distribuire nelle scuole elementari e negli asili opuscoli contenenti fiabe che avessero come tema l’accettazione della diversità. Per diversità s’intendeva anche quella inerente alla coppia e alla famiglia e per questo, in alcuni racconti, erano rappresentate coppie gay e famiglie con genitori dello stesso sesso. In diverse parti d’Italia poi si sta pensando di sostituire, nei documenti, la dicitura “madre” e “padre” con i più neutri e privi di connotati discriminanti “genitore1” e “genitore 2”. In pratica si sta preparando il terreno a leggi e cambiamenti sociali in realtà non ancora avvenuti né da tutti auspicati. La dittatura che si sta imponendo oggi colpisce in primo luogo il linguaggio, la parola. Manipolare il linguaggio equivale a distorcere la percezione della realtà e quindi del pensiero. Preservare la pluralità del lessico nei suoi molteplici connotati e significati equivale a preservare la pluralità di opinione. Per questo occorre diffidare di chi pretende un modo d’esprimersi troppo neutro, eufemistico, edulcorato, in breve, politicamente corretto. Maria Giulia Stagni la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 47 Scadenzario Giugno 2014 GIORNO PRINCIPALI ADEMPIMENTI Chi: Amministratore soggetto IVA Che cosa: Versamento IVA relativo al mese di maggio 2014. Come: Modello F24 tramite home banking, in via telematica tramite intermediari abilitati oppure con il servizio fisco online dell’Agenzia delle entrate. Codice tributo: 6005 IVA mensile Lunedì 16 Chi: Condominio Che cosa: Versamento dei contributi INPS dovuti sulle retribuzioni dei dipendenti e sui compensi corrisposti nel mese precedente ai soggetti tenuti all'iscrizione nell'apposita gestione separata INPS Come: Modello F24 presso banche, agenzie postali o concessionari Codice tributo: DM10 - Versamenti relativi a modelli DM10/2 C10 - Versamenti per i collaboratori coordinati e continuativi gia iscritti ad altra forma pensionistica obbligatoria CXX - Versamenti per i collaboratori coordinati e continuativi privi di altra copertura previdenziale, con contribuzione comprensiva di aliquota pensionistica e di aliquota assistenziale Chi: Condominio e amministratore soggetto IVA Che cosa: Versamento ritenute alla fonte su redditi di lavoro dipendente, assimilati, lavoro autonomo, provvigioni corrisposti nel mese precedente e sui corrispettivi corrisposti dai condomini per prestazioni relative a contratti di appalto di opere o servizi effettuate nell'esercizio di impresa. Come: Modello F24 tramite home banking, in via telematica tramite intermediari abilitati oppure con il servizio fisco online dell’Agenzia delle entrate. Codice tributo: 1001 redditi di lavoro dipendente 1004 redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente 1019 corrispettivi su contratti d’appalto a soggetti Irpef 1020 corrispettivi su contratti d’appalto a soggetti Ires 1038 provvigioni 1040 redditi di lavoro autonomo Chi: Proprietari di beni immobili o titolari di diritti reali di godimento sugli stessi escluse le abitazioni principali non di lusso. Che cosa: Versamento dell'acconto IMU per il 2014 Come: utilizzando il Modello F24 con modalità telematiche per i titolari di partita IVA, ovvero, modello F24 presso banche, agenzie postali, agenti della riscossione o con modalità telematiche per i non titolari di partita IVA Codici tributo: Tipo di immobile Codice tributo comunale Codice tributo statale Abitazione principale e pertinenze 3912 ---- Fabbricati rurali a uso strumentale 3913 ---- Terreni agricoli o incolti 3914 3915 Aree fabbricabili 3916 3917 Altri fabbricati 3918 3919 Vedi circolare n. 3/DF del 18 maggio 2012. 48 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 GIORNO PRINCIPALI ADEMPIMENTI Lunedì 16 Chi: Proprietari di beni immobili o titolari di diritti reali di godimento sugli stessi Che cosa: Versamento dell'acconto Tasi per il 2014 Come: utilizzando il Modello F24 con modalità telematiche per i titolari di partita IVA, ovvero, modello F24 presso banche, agenzie postali, agenti della riscossione o con modalità telematiche per i non titolari di partita IVA I contribuenti delle città in cui non sono state approvate le aliquote Tasi entro il 23 maggio 2014, pagheranno il 16 ottobre con aliquote che i Comuni stabiliranno entro il 31 luglio Per pagare la Tasi i codici tributo da inserire nel modello F24 sono: - "3958" per l'abitazione principale e relative pertinenze - "3961" per gli altri fabbricati - "3959" per i fabbricati rurali ad uso strumentale - "3960" per le aree edificabili Chi: Società semplici, società di persone e soggetti equiparati, società di capitali ed enti non commerciali. Che cosa: Versamento in unica soluzione o come prima rata, delle imposte Ires e Irap, risultanti dalle dichiarazioni annuali, a titolo di saldo per l'anno 2013 e di primo acconto per l'anno 2014 senza alcuna maggiorazione Come: Modello F24 con modalità telematiche per i titolari di partita IVA, ovvero, modello F24 presso banche, agenzie postali, agenti della riscossione o con modalità telematiche, per i non titolari di partita IVA Codici tributo: 3800 – Irap – Saldo 3812 – Irap acconto – prima rata 2003 – Ires – Saldo 2001 – Ires – acconto Chi: Contribuenti tenuti ad effettuare i versamenti risultanti dalle dichiarazioni annuali delle persone fisiche. Cosa: Versamento, in unica soluzione o come prima rata, dell’Irpef risultante dalle dichiarazioni annuali, a titolo di saldo per l’anno 2013 e di primo acconto per l’anno 2014, senza alcuna maggiorazione Modalità: Modello F24 con modalità telematiche per i titolari di partita IVA, ovvero, modello F24 presso banche, agenzie postali, agenti della riscossione o con modalità telematiche, per i non titolari di partita IVA Codici Tributo: 4001 – Irpef Saldo 4033 – Irpef acconto – prima rata Lunedì 30 Chi: Locatori, persone fisiche, titolari del diritto di proprietà o di altro diritto reale di godimento su unità immobiliari abitative locate, per finalità abitative, che abbiano esercitato l'opzione per il regime della cedolare secca Cosa: Versamento, in unica soluzione o come prima rata, dell'imposta sostitutiva operata nella forma della "cedolare secca", a titolo di saldo per l'anno 2013 e di primo acconto per l'anno 2014, senza alcuna maggiorazione Modalità: Modello F24 con modalità telematiche per i titolari di partita IVA, ovvero, modello F24 presso banche, agenzie postali, agenti della riscossione o con modalità telematiche, per i non titolari di partita IVA Codici Tributo: 1840 - Imposta sostitutiva dell'Irpef e delle relative addizionali, nonché delle imposte di registro e di bollo, sul canone di locazione relativo ai contratti aventi ad oggetto immobili ad uso abitativo e le relative pertinenze locate congiuntamente all'abitazione - Art. 3, d.lgs. n. 23/2011 - acconto prima rata 1842 - Imposta sostitutiva dell'Irpef e delle relative addizionali, nonché delle imposte di registro e di bollo, sul canone di locazione relativo ai contratti aventi ad oggetto immobili ad uso abitativo e le relative pertinenze locate congiuntamente all'abitazione - Art. 3, d.lgs. n. 23/2011 - saldo Chi: Condominio, privati Che cosa: Versamento imposta di registro sui contratti di locazione nuovi o rinnovati tacitamente con decorrenza 01/06/2014 Come: Modello F23 presso banche, agenzie postali o concessionari Codice tributo: 107T-Imposta di registro per contratti di locazione fabbricati – intero periodo 112T-Imposta di registro per contratti di locazione fabbricati-annualità successive 114T-Imposta di registro per proroghe (contratti di locazione e affitti) 115T-Imposta di registro per contratti di locazione fabbricati – prima annualità la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 49 IN COPERTINA: Italo Rota, dalle Città d’acqua al Museo del ‘900 (continua da pag.3) in pietra con bassorilievi. Rota ha tracciato un percorso poliedrico che i Greci avrebbero potuto chiamare xenia perché tale da consentire di apprezzare il paesaggio urbano come una “natura morta”, con il piacere del flaneur. Nello spazio verticale della torre, è stato inserito un sistema di risalita verticale con una rampa a spirale che dal livello della metropolitana raggiunge la terrazza panoramica affacciata su piazza Duomo. Dal basso, dove sono allestiti alcuni frammenti scultorei de I bagni misteriosi di De Chirico, si accede alla Sala delle colonne, dove inizia il percorso delle collezioni museali, per un totale di 400 opere, che si articolano su quattro piani e si prolungano, attraverso un ponte sospeso, alla Manica lunga di Palazzo reale. La parete bianca della Sala delle colonne fa da sfondo alle opere di Umberto Boccioni, ma l’asse prospettico è spezzato dall’articolarsi di pannelli ortogonali che segnano passaggi tematici e cronologici. La superficie espositiva è di seimila mq, di cui 1500 al secondo piano di Palazzo reale, in cui sono esposte le opere dall’arte programmata e cinetica degli anni Settanta fino alla coeva arte povera. Un’ultima notazione riguarda, dietro l’involucro murario ad archi sovrapposti della facciata, un secondo strato di pelle vetrosa, che culmina nella visione luminosa del “lazo” al neon di Lucio Fontana. r. m. COEFFICIENTI MENSILI PER LA RIVALUTAZIONE DEL TFR Mese Tfr maturato fino al periodo compreso tra «a» AUMENTI PREZZI AL CONSUMO OPERAI E IMPIEGATI Indice ISTAT Diff. Incidenza % 75% di «e» «c» «d» «e» «f» «b» Tasso fisso 1,5% Totale«f»+«g» Coefficiente di coefficiente di rivaluta- rivalutazione zione progressivo «g» «h» Montante mese Montante progressivo «l» «m» «i» 2014 - Da computare su quanto risultava accantonato al 31-12-2013 a titolo di TFR GENNAIO 15-1 14-2 107,3 0,6 0,18674136 0,140056 0,125 0,265056 307,001159 1,00265056 4,069916 FEBBRAIO 15-2 14-3 107,2 0,1 0,093371 0,070028 0,250 0,320028 309,126618 1,00320028 4,09126618 MARZO 15-3 14-4 107,2 0,0 0,093371 0,070028 0,375 0,445028 309,126618 1,00445028 4,09126618 APRILE 15-4 14-5 107,4 0,2 0,28011204 0,21008403 0,500 0,71008403 311,256589 1,00710084 4,15487531 PUBBLICATE NELLA GAZZETTA UFFICIALE A NORMA DELL’ART. 81 DELLA LEGGE 27 LUGLIO 1978, N. 392 Nel prospetto che segue sono riportate le variazioni percentuali, annuali e biennali, dell’indice Istat, da valere per gli aggiornamenti dei canoni locatizi. 2012 mese Aprile Rispetto al 2011 V.% tot. = 3,20 V. 75% = 2,40 Rispetto al 2010 V.% tot. = 5,80 V. 75% = 4,35 2014 2013 Rispetto al 2012 V.% tot. = 1,10 V. 75% = 0,825 Rispetto al 2011 V.% tot. = 4,40 V. 75% = 3,30 Rispetto al 2013 V.% tot. = 0,50 V. 75% = 0,375 Rispetto al 2012 V.% tot. = 1,60 V. 75% = 1,20 N.B Si ricorda che per l’aggiornamento del canone si deve far riferimento all’indice Istat del mese precedente la decorrenza del contratto Per esigenze di spazio,in questo riassunto non appare la tabella relativa agli indici del costo della vita; per tale tabella, così come per la consultazione di quelle arretrate relative all’indice dei prezzi al consumo e ai coefficienti mensili per la rivalutazione del TFR, gli interessati potranno chiedere telefonicamente dati e chiarimenti agli uffici dell’ARPE o prendere visione direttamente dei relativi dati sul sito Internet: www.arpe.roma.it Colf e badanti: come pagare i contributi Tramite MAV - Il MAV fornito dall’INPS non comprende il versamento ad Ebilcoba. Per ottenere il rimborso della malattia della Colf e/o Badante e tutti gli altri importanti vantaggi il datore di lavoro deve riprodurre ogni trimestre un nuovo MAV dal sito internet www.inps inserendo il codice E1 applicando la seguente procedura: 1) servizi on line: per tipologia di utente; cittadino. 2) pagamento contributi lavoratori domestici: pagamento di un singolo o più rapporti di lavoro; inserimento del codice fiscale del datore di lavoro e del codice di rapporto di lavoro; cliccare su “modifica”; inserire nel campo “c.org” il codice E1; inserire l’importo risultante dalla moltiplicazione di € 0,03 per le ore lavorate nel trimestre. 3) conferma la modifica. METODI DI PAGAMENTO ALTERNATIVI Online sul sito www.inps.it - Selezionare nel campo “codice organizzazione” il codice “E1” ed inserire l’importo risultante dalla moltiplicazione di € 0,03 per le ore lavorate nel trimestre. Con Home Banking - Se si dispone del servizio di Banca via internet, accedere alla sezione “conto on line” >pagamenti > contributi INPS selezionando nel campo cod. org E1” ed inserire l’importo risultante dalla moltiplicazione di € 0,03 per le ore lavorate nel trimestre. Presso le tabaccherie “Reti amiche” - È necessario fornire i dati relativi ai contributi previdenziali INPS, ed inserire nel campo cod. org E1 l’importo risultante dalla moltiplicazione di € 0,03 per le ore lavorate nel trimestre. N. B. Non si deve assolutamente versare il contributo a Ebilcoba congiuntamente ai versamenti previdenziali INPS, ma è necessario distinguere i due importi nelle due caselle altrimenti non è possibile ottenere i vantaggi del nostro contratto. 50 la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014 to a c r e m l u s i n da 30a n RIQUALIFICAZIONE EDILIZIA la FORZA di un’IMPRESA è la DURATA delle proprie OPERE • PRONTO INTERVENTO RIMOZIONE PERICOLO CON RILASCIO DI CERTIFICAZIONE TECNICA • RISTRUTTURAZIONE E RESTAURO FACCIATE • RIFACIMENTO PAVIMENTAZIONI E OPERE DI SISTEMAZIONE ESTERNA • IMPERMEABILIZZAZIONI TERRAZZI - TETTI • RECUPERO LEGALE DEL CEMENTO/AMIANTO • RIFACIMENTO FOGNATURE A NORMA UNI EN 12056/3 • IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO ED ANTIRIGURGITO GARANZIA ASSOLUTA ITALSOA S.p.A. Professionisti offrono, in sede, assistenza TECNICA Aziendacertificata ISO 2001/2008 ORGANISMO DI ATTESTAZIONE Attestazione n. 4210/58/01 Abilitazione legge 37/08 (ex 46/90) categorie A,B,C,D,E,F,G. Via Pasquale II, 208 - 00168 Roma TEL E FAX: 06.6149331 www.edilsoluzioni.com [email protected]