Costituita ed operante dal 1944
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QUESTO NUMERO DELLA RIVISTA
È STATO GENTILMENTE OFFERTO DA
In caso di mancato recapito rinviare a: ufficio poste Roma (Romanina) per la restituzione al mittente previo addebito “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Roma
FEDERPROPRIETÀ-ARPE
Mensile della
Costituita ed operante dal 1944
Giugno 2014 • n° 6
Il mistero della Fede
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SOMMARIO Giugno 2014
6
4 ■
Editoriale
Siamo Stanchi
6 ■
Convertito in legge il d.l.n. 47
Una prima valutazione del piano-casa
di Marcello Cruciani
8 ■
L'Italia è ferma dagli anni ʻ90
Adesso la crescita è indispensabile
di Aroldo Barbieri
10 ■ Intervista esclusiva con il
segretario generale della CISL
Bonanni: «Troppe tasse sulla casa»
10
12 ■ Mercato immobiliare
Timido risveglio delle compravendite
di Gianni Guerrieri
14 ■ Il punto dopo le elezioni
L'Unione europea ha la febbre
16 ■ Riflessione sulle elezioni nell'UE
Le radici spirituali dell'Europa
di Pietro Samperi
14
36
18 ■ Festival dell'economia di Trento
Classe dirigente cercasi
di Gianluigi Indri
21 ■ Speciale TASI
Sulla tassa si è giunti al caos totale
29 ■ Corte di giustizia UE
La tutela del paesaggio è affidata alla legge italiana
di Gabriele Troilo
31 ■ Ambiente e risparmio energetico
L'Italia avanti nelle energie rinnovabili
di Guglielmo Quagliarotti
33 ■ Il PUNTO
Marino sempre più solo
34 ■ La ripresa si allontana
Ulteriore calo dei consumi segnalato da Confcommercio
di Sandro Forte
37 ■ Roma
Tasi alle stelle per negozi e capannoni
di Roberto Rosseti
39 ■ GIURISPRUDENZA di Mauro Mascarucci
40 ■ Condominio
Norme per il distacco dell'impianto termico
di Mauro Mascarucci
42 ■ Intervento del Garante della privacy
L'accesso al conto corrente e all'anagrafe condominiale
di Alberto Celeste
23 ■ Calcoliamo quanto pagheremo
di Alessandro Caneba
46 ■ Mostre
Nella scultura di Rodin la sua passione italiana
di Luigi Tallarico
24 ■ La corsa a ostacoli del contribuente
48■ SCADENZARIO
26 ■ Urbanistica
Le nuove forme della pianificazione
di Roberto Marraffa
50 ■ TABELLE ISTAT
IN COPERTINA: Italo Rota, dalle Città d’acqua al Museo del ‘900
- RISTRUTTURAZIONE
E NOLEGGIO
pag 20
pag 22
- PRONTO INTERVENTO
E VIDEOISPEZIONE
pag 28
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La green economy è parte di una precisa tendenza configurata dalle soluzioni progettuali di Italo Rota. Negli
ultimi anni le sue scelte si sono orientate verso soluzioni che includono non solo l’aspetto architettonico,
«ma anche dinamiche tecnologiche, economiche e di
educazione civica, indirizzate alla riduzione del consumo di energia e di risorse naturali attraverso lo studio di sistemi efficaci di rinnovabilità e lo sviluppo di
un modello di crescita sostenibile» (C. Savino 2013).
Risultati di questa visione dell’architettura si possono
individuare nella Casa Cavalli (2006-2008), mentre
nel padiglione Ciudades de Agua, dell’Expo di Sara-
gozza (2008), l’architetto milanese ha avuto l’occasione di allestire un ecosistema autonomo e di mettere in
scena un percorso in grado di stimolare una riflessione
sul tema dell’acqua per la città, nell’ottica di uno sviluppo urbano sostenibile.
Nella torre del palazzo dell’Arengario a Milano (in
copertina) Italo Rota ha realizzato, con Fabio Fornasari, il Museo del Novecento. Dell’opera di Giovanni
Muzio, Enrico Griffini, Pier Giulio Magistretti e Piero
Portaluppi, realizzata nel 1939 e rimaneggiata da Melchiorre Bega nel 1955, dopo i danneggiamenti del secondo conflitto mondiale, rimane l’involucro esterno
Segue a pag.50
Direttore editoriale: Massimo Anderson • Direttore responsabile: Giuseppe Magno • Amministrazione: Via San Nicola da
Tolenti­no, 21 - 00187 Roma • Tel.: 06485611 (r.a.) • Fax: 064746062 - [email protected] • Editrice: ARPE - Via San Nicola da
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Contiene I.P. Autorizzazione - Tribunale di Roma n. 4740 del 19/7/1955 • ­­Periodicità mensile - Spedizione in abbonamento postale 45% art. 2 c. 20/b L. 662/96 - Filiale
di Roma - 2003 © Tutti i diritti riservati. È consentita la riproduzione di articoli, citando la fonte. Tiratura 19.990 copie - Finito di stampare nel mese di Giugno 2014
e
ditoriale
I
l segretario del PD Renzi vince le elezioni
L’impennata si è avuta con il governo Monti e si è
Europee superando la soglia del 41 % (aveva aggravata con i governi Letta e Renzi.
dalla sua la grande stampa, la TV e la spePer i contribuenti non ci sono certezze perché
ranza di un corpo elettorale sfibrato dalla cambiano in continuazione le norme e le aliquote. Fipressione fiscale e dal tono violento ed irrazionale di sco e Comuni quindi all’assalto di quanti pagano reGrillo), Berlusconi si ferma al 16 % e diventa il terzo golarmente le tasse e che sono sottoposti ad un vero e
partito per consensi elettorali.
proprio percorso ad ostacoli.
Quadro incerto in Europa per l’espandersi delle
Inizia la stagione che va dalla presentazione della
adesioni verso i partiti euro-scettici alla politica di dichiarazione dei redditi al pagamento delle imposte
Bruxelles che non crea sviluppo, ma disoccupazione che si concluderà in dicembre con saldi e conguagli.
e povertà.
Non poche novità dalla dichiarazione dei redditi,
Ripresa economica fragile. Incognita sulle ope- ma quello che preoccupa è il rapporto con il fisco lorazioni economiche del governo. Sappiamo che a cale sempre più invadente: una gincana tra aliquote e
ottobre i Comuni ci
detrazioni.
notificheranno il loro
Negli ultimi anni si
interessato prelievo
è assistito a un progresper pagare la TASI. Il
sivo aumento del carico
fisco sugli immobili è
fiscale che ha fortemencresciuto negli ultimi
te impoverito le famidi Massimo Anderson,
sette anni in manieglie, il ceto medio e le
Presidente Nazionale di FEDERPROPRIETÀ
ra esponenziale seimprese. Sotto la soglia
condo il centro studi
della povertà si trova ordell’associazione artigiani di Mestre, esperti e punto mai il 16 % della popolazione italiana.
di riferimento di statistiche economiche e sociali.
Favorirà la ripresa l’operazione bonus? L’operazioNel 2007 sommando ICI, tassa dei rifiuti e impo- ne varata dal Governo è più di facciata che di sostansta di scopo messa dai Comuni, i proprietari di casa za, perché quegli 80 euro entreranno nel “calderone”
pagavano 13,5 miliardi di euro.
nel quale confluiranno quel che resta dei risparmi deNel 2014 aggiungendo la TASI (tassa sui servizi gli italiani per pagare alle scadenze autunnali ciò che
indivisibili pagata in parte anche dagli inquilini) la si deve allo Stato ed ai Comuni.
somma da pagare al fisco è salita a 31 miliardi, se l’aI nodi da sciogliere sono molti: la ripresa non c’è
liquota media sarà dell’1 per mille.
come lascia intendere la Banca d’Italia, la crescita del
Secondo la Cgia considerando tutte le tasse che prodotto interno lordo (PIL) è al + 0,1, anche per il
gravano sulle case (possesso, vendita, eredità, trasfe- Fondo monetario; il carico fiscale è troppo elevato a
rimenti, Irpeg, cedolare secca sugli affitti), il prelievo causa dell’enorme evasione fiscale; la disoccupazione
complessivo sugli immobili si attesta a 52 miliardi di in costante aumento (ha raggiunto il 14 %) resta un
euro a fronte dei 42 circa nel 2008. Questa è la di- problema serio per milioni di giovani senza lavoro,
mostrazione che la PATRIMONIALE (rateizzata) soprattutto donne e mezzogiorno; l’economia reale è
l’hanno pagata solo i proprietari di casa.
bloccata dalla recessione e dalla scarsità del credito
Siamo stanchi
4
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
nonostante l’immensa liquidità immessa dalla Bce
(sarebbero in arrivo altri miliardi di euro per le Banche le quali però finora li hanno spesi per acquistare
titoli di Stato e non per aiutare le imprese e le famiglie).
Resta l’obbligo di mantenere i limiti di spesa entro
i parametri fissati da Bruxelles e l’Italia è nell’impossibilità di rispettare il “fiscal compact” e il governo ha
chiesto alla Comunità Europea di potersi avvalere
delle clausole “degli eventi eccezionali” per posticipare al 2015 il pareggio di bilancio; il debito pubblico
continua a salire.
Le incognite dell’autunno sono tante: TASI, riforma del catasto con i Comuni che stanno alzando
tutte le aliquote.
In queste ultime elezioni per il rinnovo dei Consigli Comunali l’assenteismo ha raggiunto quota 30 %
al primo turno, ma al ballottaggio un elettore su due
non è andato a votare. Nella stragrande maggioranza
i rappresentanti dei cittadini sono al 90% nuovi ma
eletti con una quantità di voti molto bassa, anzi bassissima. Questi due dati dimostrano che la politica della
tassazione per la tassazione non rende anche perché
gli elettori si sono resi conto che quelle tasse, quei
balzelli, vengono sperperati per mantenere in piedi le
municipalizzate, le partecipate, gli Enti, le comunità
montane, i municipi di quartiere e le feste paesane.
Contro questa gestione del potere clientelare hanno
reagito poi gli elettori che chiedono: servizi essenziali
per il vivere civile, verde cittadino, scuole ed asili, manutenzione stradale e pulizia, basta ai rumori e all’inquinamento, mezzi pubblici efficienti, ASL al servizio
del malato, centri di assistenza per gli anziani.
Se le entrate non sono sufficienti perché malamente gestite, si privatizzino le "strumentali" come succede in Europa, meno tasse e meno balzelli e i servizi saranno migliori. Vogliamo città a dimensione umana.
Gli italiani sono stanchi, sempre più poveri, meno
disposti a slanci di fiducia verso la classe dirigente sia
essa Comunale, Regionale, Nazionale o Europea.
E tutto questo si aggiunge ai troppi annunci, alle
troppe promesse, alle poche realizzazioni seguite da
politiche di austerità fallimentari e scandali quotidiani. Eppure la necessità di una svolta, di un cambiamento di vivere diversamente, di non essere considerati un numero è fortemente sentita. Il futuro è nelle
nostre mani dobbiamo saperlo conquistare.
Le locazioni passive della P.A.
Sintesi del documento di FEDERPROPRIETÀ inviato ai
capigruppo e ai componenti delle Commissioni Industria, Bilancio, Finanza e Tesoro del Senato
Il decreto cosiddetto “spending review” rappresenta una
manovra di finanza pubblica che comporta numerosi interventi di interesse del settore, tra cui in particolare quelli relativi alla riduzione della spesa pubblica e ai pagamenti della Pubblica Amministrazione.
In particolare è anticipato al 1° luglio 2014 il termine a
decorrere dal quale opera la rinegoziazione automatica
dei canoni di locazione aventi ad oggetto immobili ad uso
istituzionale stipulati non solo dalle amministrazioni centrali ma da tutte le pubbliche amministrazioni. Si prevede
tuttavia che le Regioni e le Province autonome possano
adottare misure alternative di contenimento della spesa
corrente.
Il decreto legge sotto tale aspetto è da valutarsi negativamente
in quanto:
 appare piuttosto illegittimo introdurre la decurtazione
automatica del canone di locazione già a decorrere dal mese
di luglio anticipandone di ben sei mesi l’entrata in operatività. Occorre, infatti, considerare che la crisi economica se vale
per le casse dello Stato altrettanto vale per i privati;
 oltre ad anticipare dal 1° gennaio 2015 al 1° luglio 2014
la decorrenza della decurtazione dei canoni nella misura del
15%, amplia anche la tipologia dei “conduttori” pubblici con
la conseguenza che il numero degli immobili interessati dalla
“decurtazione” è molto più elevato che in precedenza;
 il provvedimento così concepito appare, tra l’altro, viziato di incostituzionalità.
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
5
CONVERTITO IN LEGGE IL D.L. N. 47
Una prima
valutazione
del piano-casa
I provvedimenti possono far scendere la tensione abitativa.
Adesso bisogna accelerare i decreti attuativi. Le occasioni mancate
per un regime fiscale agevolato
di Marcello Cruciani
S
i è chiuso in modo un po’ sofferto l’iter di conversione del
decreto-legge n. 47 sull’emergenza abitativa. Infatti, dopo
un prolungato dibattito presso il Senato che ha portato all’introduzione
di una serie di emendamenti anche di
un certo rilievo, la Camera dei deputati, dopo il contrattempo del 16 maggio
(quando è mancato il numero legale),
ha dovuto rinviare l’approvazione definitiva del provvedimento, che è poi
avvenuta 19 maggio, con successiva
pubblicazione in G.U.
Probabilmente il provvedimento lascia l’amaro in bocca a vari soggetti
che magari si attendevano maggiori
risorse sia per nuovi interventi sia per
incentivi fiscali alla locazione, e novità
normative a sostegno della domanda
debole, ma considerata la situazione
generale, soprattutto per quanto attiene ai fondi necessari a “coprire” le
varie misure agevolative, il risultato
raggiunto è senz’altro importante e
può contribuire alla riduzione della
tensione abitativa.
Sono inaccettabili alcune reazioni
negative alla previsione di “tagliare”
le utenze a chi occupa abusivamente
immobili pubblici e privati, poiché tali
misure costituiscono un primo passo
per ripristinare la legalità a fronte di
un fenomeno purtroppo consolidato e
diffuso nelle aree urbane, che coinvolge una minoranza di persone disperate
che diventano terreno facile di proseli-
6
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
tismo di soggetti violenti.
Un’occasione persa è stata invece il
mancato ripristino di un regime fiscale agevolato (come era previsto
per l’ICI), in termini di IMU, per gli
immobili locati a canone concordato,
mentre si è registrata l’estensione della
cedolare secca al dieci per cento anche
ai Comuni nei quali si sono verificati
eventi calamitosi. Non è granché, ma
è pur sempre un segnale.
Di certo ora è importante che dalle indicazioni teoriche del decreto legge si
passi, nel rispetto dei termini in esso
previsti, all’emanazione dei vari decreti ministeriali attuativi altrimenti tutto
sarà stato inutile o quasi.
In questo contesto, che può avere
aspetti positivi, di certo la tassazione sulla casa, ad esempio con il rebus
Tasi, torna a essere in primo piano, visto che in alcune città essa ha importi
superiori a quelli della vecchia IMU.
A ciò si aggiunga la problematica della
ripartizione della Tasi tra proprietari e
inquilini per gli immobili in locazione,
dove la delibera comunale è essenziale
per definire le percentuali a carico delle parti. Qui uno dei rischi che si corre
è che i Comuni, per venire incontro
ai conduttori, addossino la Tasi, nella
percentuale massima consentita, ai
proprietari, ovvero tengano conto di
un principio fondato sul reddito del
conduttore e cioè più basso è il suo reddito e minore sarà la Tasi a suo carico, a
scapito del locatore. Se le cose andran-
no così, è evidente che i conduttori appartenenti alle fasce sociali più deboli
avranno sempre maggiore difficoltà
a trovare casa. Peraltro il primo principio da rispettare deve essere quello che i tributi come la Tarsu/Tares,
oggi a carico dell’inquilino, perché
conseguenti all’impiego quotidiano
dell’immobile devono fare capo comunque al soggetto che effettivamente
utilizza l’immobile e ne beneficia.
Ma a creare preoccupazione non c’è
solo il decreto-legge n. 47, ma anche il
successivo n. 66 finalizzato a ridurre la
spesa della pubblica Amministrazione. Questa volta ad esserne interessati sono i contratti di locazione relativi
agli immobili affittati alla pubblica
amministrazione che, a partire dalla
mensilità di luglio, se non interverranno modifiche legislative, si vedranno
ridurre di ben il quindici per cento il
canone con buona pace dei contratti
sottoscritti, delle valutazioni di congruità effettuate dall’Ufficio tecnico
erariale o dall' Agenzia delle entrate
e via discorrendo. Il taglio era stato
previsto a partire dal 1° gennaio 2015,
ma anticiparlo unilateralmente di sei
mesi è contrario a ogni principio non
solo giuridico, ma di equità. Inoltre, in
termini di redditi di impresa, di bilanci
societari è innegabile che vi saranno
delle ripercussioni senza considerare
che i contratti sono stati registrati in
base ad importi contrattuali annuali superiori a quelli che si ottengono
dalla riduzione prevista per legge ed è
quindi evidente che le imposte pagate
sono state calcolate su una base imponibile che non è quella effettiva e ciò
per volontà univoca di una delle parti.
Insomma questa riduzione del canone
attuata unilateralmente ha il sapore di
una patrimoniale, oltretutto con durata prolungata sino alla scadenza del
contratto. Non si tratta di pagare di più,
ma di incassare di meno!
E poi si invoca l’intervento nel settore
immobiliare di investitori stranieri per
rilanciare gli investimenti, per favorire
la dismissione degli immobili pubblici,
ma con quale coraggio si fa tutto ciò se
poi è proprio lo Stato a cambiare continuamente le regole del gioco?
L’altra partita, ogni giorno sempre più
difficile da giocare, riguarda l’ipotesi
di disciplinare il consumo del suolo
agricolo in ottemperanza alle indicazioni dell’UE, e di definire modifiche
alle regole per il governo del territorio,
cioè una legge urbanistica nazionale
che sostituisca quella del 1942!
A completare il quadro c’è anche il
disegno di legge costituzionale con il
quale si vuole fare la “riforma della riforma” del Titolo V della Costituzione
riportando la competenza sul governo
del territorio dalle Regioni allo Stato:
non c’è che dire, salvo che la tutela dei
suoli agricoli e il governo del territorio
alla fine rientrano nella tutela del paesaggio (regolata dall’art. 9 della Costituzione) che mai lo Stato ha demandato o intende demandare alle Regioni
(in questo numero v. a pag 29).
Il disegno di legge sul consumo delle
aree agricole risente di un’impostazione sostanzialmente demagogica
che da un lato vuole preservare aree
anche non agricole, ma come tali utilizzate senza tenere conto delle destinazioni di piano e dall’altro non
si rende conto che l’agricoltura il più
delle volte richiede integrazioni e
contributi senza cui non è in grado di
assicurare l’economicità dell’uso delle aree a essa dedicate.
Nel disegno di legge governativo,
abbondantemente emendato dai parlamentari di tutti i gruppi politici,
manca poi un’azione finalizzata a pro-
muovere, in contrasto o meglio a complemento delle politiche di espansione sulle aree non edificate, la rigenerazione o riqualificazione urbana che
deve rappresentare lo sviluppo futuro
delle politiche urbane. La legge urbanistica del 1942 mirava a evitare che
le città divenissero meta di migrazioni
dalle campagne, cosa che poi puntual-
mente avvenne negli anni del boom
economico. Oggi occorre proteggere
i suoli agricoli, ma a condizione che
essi siano coltivabili con i mezzi meccanici, senza attività manuali.
Insomma, governo del territorio, tutela reale dei suoli agricoli e paesaggio
non possono che andare per la medesima strada!
Il Coordinamento chiede
la rimodulazione dell’IMU
Il Coordinamento unitario dei proprietari immobiliari (ARPE-FEDERPROPRIETÀ, CONFAPPI, UPPI, Movimento per la difesa della casa) ha elaborato
alcune proposte in tema di fiscalità immobiliare, ai fini di rivitalizzare un settore
molto importante per il rilancio economico del Paese. Il documento, è stato inviato
al presidente del Consiglio, on. Matteo Renzi, a tutti i Capigruppo di Camera e
Senato e ai membri delle commissioni competenti.
«Da tempo, le associazioni della proprietà dibattono il tema del mercato delle locazioni con riferimento ai contratti concordati già previsti dalla legge n.
431/98 quale strumento equilibratore della riapertura del libero mercato.
E ciò perché sempre più si manifesta un completo disinteresse per la condizione abitativa del Paese, se non l’esplicita volontà di considerare il comparto
edilizio come un puro e semplice bersaglio per una facile azione fiscale volta
soltanto a far cassa.
Ciò premesso, i rappresentanti della proprietà hanno la consapevolezza che
con opportuni interventi di carattere legislativo, volti ad alleggerire il peso fiscale su proprietari e conduttori, gravato in modo insopportabile dal governo
Monti, la situazione potrebbe essere recuperata.
Rivolgono pertanto un pressante appello alle S.V. Ill.me secondo quanto si
propone di seguito:
Rimodulazione delle aliquote
Aliquota 4 per mille per le abitazioni date in affitto con contratto a canone
agevolato: per le abitazioni di proprietà di persone fisiche locate a inquilini
che le utilizzano come abitazioni principali con contratto a canone agevolato
(L. 491/98, art. 2 co. 3), l’aliquota è ridotta al 4 per mille.
La stessa aliquota si applica alle abitazioni date in locazione con contratti a
canone agevolato a studenti universitari fuori-sede e ai contratti transitori
per motivi di trasferimento per lavoro.
Uguale riduzione dell’aliquota al 4 per mille nei casi in cui il proprietario persona fisica abbia fatto richiesta di sfratto per necessità e per finita locazione; la
riduzione si applicherebbe fino al rientro in possesso dell’abitazione.
Eliminazione dell’IMU
Eliminazione dell’IMU sulle seconde case concesse in abitazione effettiva a
parenti fino al secondo grado, e per i casi di morosità
Le organizzazioni sindacali firmatarie del presente documento chiedono di
prendere in seria considerazione quanto sopra esposto per un rilancio della
nostra economia, della quale il comparto casa è stato sempre il volano».
Seguono le firme: on. Massimo Anderson (ARPE-FEDERPROPRIETÀ), avv.
Gabriele Bruyere (UPPI), avv. Silvio Rezzonico (CONFAPPI), avv. Giuseppe
Bonura (Movimento difesa casa.)
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
7
L’ITALIA È FERMA DAGLIANNI ‘90
Adesso
la crescita è
indispensabile
Istat e Bankitalia d’accordo sulla diagnosi del male
di Aroldo Barbieri
L
’Italia deve tornare a crescere se non vuole scivolare definitivamente in basso. La scarsa crescita è cosa
che dura da tempo, datando dagli
anni ’90, ma la crisi del 2008 e la ricetta tedesca della moneta forte hanno aggravato la situazione, al punto
che da allora siamo in recessione
(con la parentesi di un +0,1% del PIL
nell’ultimo trimestre del 2013, quasi
insignificante rispetto al -1,9% complessivo dello stesso anno, che ha
riportato l’attività economica al di
sotto dell’anno 2000 e il PIL procapite ai livelli del 1996). Nonostante
i sacrifici (per 182 miliardi nell’ultimo triennio secondo l’Istat, che ha
presentato a Roma il suo «Rapporto
annuale 2014») gli italiani non riescono a uscire dall’angolo. Tanto che
l’Istituto di statistica prevede per il
PIL 2014 un modesto +0,6% (+0,2%
dagli 80 euro in busta paga a favore
solo di alcune fasce di reddito tra i lavoratori dipendenti).
Il quadro è drammatico: dall’inizio
della crisi l’Italia ha perso quasi un
quarto della propria attività produttiva, conta sei milioni e trecentomila di
senza lavoro tra disoccupati (3 milioni 113 mila) e inoccupati che vorrebbero lavorare (valutati in 3 milioni
205 mila); oltre 100 mila giovani poi
8
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
hanno preso la strada dell’emigrazione, davanti all’alternativa tra andare
altrove a cercare fortuna o rimanere
a casa a carico di genitori e nonni,
visto che la disoccupazione giovanile supera il 42%. Inoltre, il Mezzogiorno sta oramai affondando verso
condizioni da terzo mondo, per un
calo degli occupati del 9% dal 2008
al 2013 (-583 mila) e con un tasso
di occupazione al 42% a fronte del
64,2% delle Regioni Centro-Nord.
I nuovi senza lavoro sono soprattutto uomini e di conseguenza cresce il
numero dei nuclei familiari in cui il
“capofamiglia, breadwinner” è donna, seppure in lavori dequalificati e
meramente esecutivi, aumenta il ricorso al part time involontario (+572
mila unità rispetto al 2008) anche in
questo caso soprattutto per le donne,
che faticano sempre più a coniugare casa e lavoro con la conseguenza
di un’ulteriore caduta della natalità.
Aumentano poi le famiglie in cui
non c’è neppure un reddito da lavoro (circa 995 mila nel 2013), e il cui
sostentamento poggia sulle rendite
o più comunemente su una pensione
da lavoro (sono complessivamente il
16,3% del totale quelle che all’interno hanno almeno un componente in
età lavorativa, ma senza occupazione). Il rischio povertà ha raggiunto
il massimo nel 2010, stabilizzandosi
poi su un valore elevato, interessando il 19,5% delle famiglie. A livello di
“grave deprivazione” si colloca infine
il 12,5% dei nuclei familiari.
A completare il quadro a tinte fosche
l’Istat rileva come il debito pubblico
sia sempre in crescita (era a fine 2013
pari al 132,6% del PIL), non perché
sia aumentata la spesa (in lieve flessione in termini reali tra il 2008 e il
2013) per via dei tagli al personale
(-7,9 miliardi), agli investimenti (-6,2
miliardi), e ai consumi intermedi
(-3,3 miliardi), ma per il maggior
peso degli interessi e l’aggravamento
delle condizioni macro (se scende il
PIL cresce di conseguenza il debito).
Tra le cause della mancata crescita
l’ISTAT segnala la lunga stagnazione delle produttività «che segna
profondamente il quadro dinamico
della nostra economia». Insomma,
il sistema Paese è scarsamente concorrenziale e dinamico ed è questo
il motivo primo della difficoltà che
incontra nel risollevarsi.
Non tutto è in “nero di seppia” nel
quadro dell’Istat
Ma non tutto è in “nero di seppia” nel
quadro tracciato dal Rapporto Istat
2014, ma piuttosto in grigio. In particolare il saldo commerciale ha fatto
segnare nel 2013 un avanzo di 30,4
miliardi di euro, determinato però
più dal calo dell’import per un 5,5%
(un’economia che restringe il suo
raggio di azione) più che dal crescere
dell’export (-0,1%), che comunque
ha tenuto in una fase congiunturale
di grande difficoltà. In calo anche i
consumi interni (-2,6%, ovvero uno
0,7% oltre la caduta del PIL), ma anche e soprattutto per via di una ripresa della propensione al risparmio. In
pratica le famiglie, preso atto che il
bengodi del passato non sarebbe più
tornato, hanno smesso di attingere
ai risparmi (che in molti casi sono
finiti, ndr) ed hanno accettato uno
standard di vita più modesto quasi
a tutti i livelli sociali. Tanto più che
il risparmio è tutelato dalla moneta forte e dalla condizione di quasi
deflazione (in maggio l’incremento
dei prezzi dei prodotti contenuti nel
cosiddetto “carrello della spesa” è
sceso dallo 0,6% allo 0,5%) in cui si
trova il Paese. In sintesi anche se gli
interessi sono bassi e destinati ancora a scendere (almeno finché la Fed
non farà salire i tassi di interesse) il
risparmiatore guadagna comunque
qualcosa anche non investendo (ed è
questa un grosso freno alla crescita).
In calo gli investimenti anche nei settori ad alta innovazione, che sono poi
quelli trainanti anche sotto il profilo
occupazionale (gli investimenti in
ricerca e sviluppo sono all’1,25% del
PIL contro il 2,1% media UE) anche
e soprattutto per via di un tessuto
imprenditoriale fatto di microimprese (pari al 95% dei circa 4,4 milioni
d’imprese italiane), mentre prosegue
l’incapacità di attrarre investimenti
dall’estero a causa soprattutto della farraginosità delle procedure e
dell’alto peso fiscale.
Nel 2013 in termini di finanza pubblica è stato registrato l’avanzo primario più alto tra i Paesi dell’Unione
Europea, superiore al 2% del PIL. Di
conseguenza il nostro Paese si distingue per lo sforzo fatto nel risanamento dei conti pubblici. Ciononostante,
l’Italia non riesce a frenare la crescita del debito ed è sotto osservazione
UE per «squilibri macroeconomici
eccessivi, alto debito, scarsa competitività esterna, lenta crescita della
produttività». Visco (Bankitalia): non siamo fuori dalla crisi, il caso Tasi
L’Italia non è fuori dalla crisi e «la
ripresa sarà lunga e difficile e gli 80
Euro non possono bastare». Lo ha
detto all’assemblea di Bankitalia il
Governatore Ignazio Visco. «Ineludibile» è la riduzione del debito,
ma per arrivarci è necessario battere
l’evasione fiscale, rendere la macchina statale più semplice e meno soggetta a corruzione. L’efficacia delle
riforme dipende in primis dal buon
funzionamento dello Stato e delle
autonomie locali, perché migliora la
concorrenza e il funzionamento dei
mercati, riduce i costi, anche dei servizi pubblici e, per questa via, riduce
il carico fiscale e incrementa le occasioni di lavoro. Visco non ha nascosto la difficile condizione del Paese,
messo in ginocchio dalla crisi: -27%
negli investimenti negli ultimi quattro anni (-30% in quelli pubblici, un
Keynes alla rovescia, nel momento in
cui sarebbero più utili, ma stoppati
dalla politica UE), concreto pericolo
di deflazione (che scoraggia gli investimenti e la spesa e quindi aggrava
la crisi), imprese sottocapitalizzate
(e quindi più dipendenti dal credito
delle banche, che a loro volta devono
capitalizzarsi per affrontare gli stress
test voluti dalla BCE e stivate dalle
“sofferenze”), crescita della disoccupazione.
Ma forse proprio la polemica sulla
Tasi (tassa sui servizi “indivisibili”
dei Comuni) dà più di altro aspetto
la confusione anche giuridica che regna oramai in Italia: il governatore ha
detto che è destinata ad accrescere il
peso fiscale fra il 12 e il 60% rispetto
all’IMU “prima casa”. Apriti cielo: è
stato subito corretto da Graziano Del
Rio, che ha precisato che non si pagherà più di quanto pagato nel 2012
(nel 2013 l’IMU prima casa è stata
bypassata, a meno della mini IMU).
Insomma per il Governo dei sindaci
è pacifico che una tassa sui servizi sia
stata trasformata in una patrimoniale
(si paga, infatti, sulle rendite catastali e in massima parte dai proprietari
non da chi usufruisce dei servizi, con
la “foglia di fico”della minima compartecipazione degli inquilini, come
già rilevato dalla Corte dei conti). Ma
per Del Rio e sindaci va bene così.
Le “seconde case” pagheranno IMU
(patrimoniale) e Tasi (anche se si servono dei servizi meno dei residenti),
com’è giusto per una certa mentalità:
chi possiede una seconda casa è un
ricco e poi non vota in quel Comune.
E si pensa così di rilanciare gli investimenti, in cui l’edilizia è magna pars
anche ai fini occupazionali?
Siamo però in linea con Bruxelles
(cfr. il finnico Olli Rehn) che ci raccomanda di aumentare il prelievo sui
consumi e sugli immobili, per sgravare il lavoro, ma senza investimenti e
consumi il lavoro non c’è comunque.
Una ricetta che ha già messo in ginocchio il sud dell’Europa! Errare humanum est, perseverare diabolicum!
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
9
INTERVISTA ESCLUSIVA CON IL SEGRETARIO GENERALE DELLA CISL
Bonanni: «Troppe
tasse sulla casa»
«C’è troppa confusione nella tassazione sulla casa. Troppe imposte che gravano
sullo stesso immobile e sulla famiglia. La tassazione sulla casa rappresenta una
delle aree più critiche sulle quali intervenire, anche per realizzare una politica
di aiuto concreto a favore di tutte quelle famiglie italiane che dopo una vita di
sacrifici e rinunce riescono a comprarsi un’abitazione. Va tenuto conto del valore
catastale e dell’ammontare dei mutui che gravano sul valore complessivo degli
immobili».
Risponde così il segretario generale della CISL Raffaele Bonanni alle nostre domande sul caos che investe la proprietà della casa alle prese con Irpef, IMU, Tasi,
bollo di registro e altre imposte.
In un momento di crisi economica delicata il leader della Confederazione di via
Po ampia il discorso sul futuro della questione sociale e sulle prospettive europee
dopo i risultati elettorali del 25 maggio. «La CISL – osserva – da anni auspica un ripensamento complessivo dell’imposizione immobiliare, in modo da farla
diventare un’opportunità per migliorare l’equità e la progressività complessiva
della tassazione sulla casa. In questo modo si otterrebbero tre obiettivi: far emergere i redditi da fabbricati attualmente “occultati”; recuperare una maggiore
equità nella tassazione degli immobili; generare effetti positivi sul mercato delle
locazioni immobiliari e, infine, sostenere l’acquisto della prima casa».
D- Per stimolare l’economia occorre,
dicono tutti, ridurre le tasse soprattutto
per i lavoratori e le imprese. Che cosa
propone la CISL per ridurre la pressione
fiscale?
R- Due sono le strade da percorrere per ridare ossigeno a lavoratori e
pensionati. Vanno, innanzitutto, ridefinite alcune aliquote relative all’imposta sul reddito delle persone fisiche,
riducendo al 20% il peso della prima
aliquota. Vanno potenziate le detrazioni sul lavoro dipendente, al livello
delle quali vanno allineate quelle sui
redditi da pensione. È indispensabile
ripensare il fisco per le famiglie, introducendo uno strumento che superi le
attuali detrazioni per familiari a carico
e l’assegno al nucleo familiare.
Un sistema insomma che risulti
d’importo crescente al crescere dei carichi familiari, ma decrescente al crescere del reddito della famiglia. Ovviamente va potenziata la lotta all’evasione e all’elusione fiscale. È una battaglia
a cui la CISL non intende rinunciare,
anzi vuole sostenere sempre con più
determinazione.
10
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
D- Quale strategia occorre, dopo sette
anni di recessione, in questa fase di crisi
del lavoro, di giovani disoccupati, di pensionati sempre più poveri?
R-Siamo ancora nel pieno della crisi e sono necessarie misure per
bloccare il processo di contrazione
degli investimenti con politiche di sostegno ai settori industriali emergenti.
L’Italia ha ancora una buona industria
manifatturiera e questa va sostenuta e
migliorata. È il momento d’investire
in ricerca e innovazione, risolvendo alcune criticità di contesto come il costo
dell’energia, le dotazioni infrastrutturali, il costo del denaro alle famiglie e
alle imprese, le tasse locali e centrali
elevate, la giustizia troppo lenta, la riforma della pubblica amministrazione
e del titolo quinto della Costituzione.
Questi sono i veri nodi da affrontare anche per sbloccare gli investimenti. Dalla recessione si esce ridando
potere d’acquisto a lavoratori e pensionati, riducendogli le tasse affinché
possano tornare a spendere un po’ di
più, così da far ripartire il mercato e le
commesse alle imprese. Solo così si riavviano crescita e occupazione.
D- Se il governo Renzi sembra voler “rottamare” il metodo della concertazione
quali strumenti restano al sindacato per
difendere gli obiettivi generale della crescita economica, sociale e culturale, del
mondo del lavoro? In pratica cosa chiedete alle aziende e all’Esecutivo?
R- Noi non vogliamo una concertazione rituale, una parata dove ciascuno resta sulle sue posizioni. Chiediamo un dialogo trasparente con
il governo nel quale ciascuno possa
assumersi le proprie responsabilità di
fronte ad obiettivi condivisi. Questa è
la buona concertazione. La politica da
sola non basta. Lo spiegheremo nelle
prossime settimane alla gente. Senza il
confronto con il sindacato, anche il governo più forte e autorevole farà fatica
a capire i problemi reali di cittadini e
lavoratori. Si rischia di fare pasticci o
illudere la gente.
D- Cosa c’è che non va nel ragionamento
del Premier Matteo Renzi e del Ministro
Poletti “Ascoltiamo tutti, poi il governo
decide”?
R- È chiaro che il governo governa, ma prima deve confrontarsi con le
parti sociali, non solo per correttezza
rispetto alle rappresentanze sociali ma
anche per rendere trasparenti tutte le
operazioni, a garanzia del risultato.
Solo la coesione sociale garantisce
un’efficace governabilità. Sarebbe opportuno che il Premier andasse a rileg-
gere la storia delle relazioni sindacali
degli ultimi trent’anni. La CISL ci ha
sempre messo la faccia sugli accordi
sindacali, anche quelli più spinosi e
impopolari. Decidere, scavalcando le
parti sociali non porta a nulla di buono. Tutti i governi hanno pensato di
sostituirsi al ruolo delle parti sociali,
introducendo nuove norme di legge
sul mercato del lavoro. Questa è una
strada sbagliata. Noi continuiamo a
rilanciare la sfida al governo sulle riforme del lavoro che auspichiamo, a
partire dall’emersione dei veri precari,
migliaia di false partite IVA, co.co.co,
i collaboratori della PA, gli associati in
partecipazione. Ecco, da qui occorre
ripartire. Non da nuove forme contrattuali.
D- Il sindacato non sembra attraversare un buon momento nelle considerazioni dei politici e in alcuni strati della
popolazione. È così oppure avvertite un
orientamento preconcetto, anche da parte dei media, tendente ad attribuire alle
organizzazioni sindacali responsabilità
più grandi di quelle che hanno?
R- Non avvertiamo questa scarsa
considerazione nei confronti dei sindacati da parte dei nostri iscritti e in
generale dei lavoratori. Il nostro rapporto con loro è solido. Lo dimostra la
tenuta delle iscrizioni e i successi nelle
elezioni RSU. Chi si occupa delle tante crisi aziendali? Chi parla tutti i giorni con i lavoratori dei loro problemi?
Sono i giornali e alcuni politici che
ci attaccano probabilmente orientati
da una parte del mondo bancario e
finanziario che non ama un sindacato
riformatore. C’è chi ritiene si possa
governare la società italiana attraverso
lo scavalcamento o la soppressione dei
corpi intermedi. Ma questa è un’idea
pericolosa e lontana dalla cultura democratica europea e dalla CISL.
D- Quali traguardi chiari per la ripresa
e la credibilità del Paese ci sono quindi
nella visione della CISL?
R-Noi dobbiamo sempre conciliare gli interessi particolari che rappresentiamo con l’interesse generale
del Paese. Questo è stato sempre l’o-
biettivo della CISL: fare sintesi nella
società italiana, conciliare i bisogni
dei lavoratori e dei pensionati con le
esigenze di sviluppo e di competitività; fare incontrare capitale e lavoro,
puntando sulla partecipazione dei lavoratori all’indirizzo e controllo delle
scelte aziendali. I posti di lavoro non si
creano con le norme ma con la buona
economia e con il coinvolgimento attivo delle forze sociali.
D- In questi mesi si parla molto di Europa. Come si pone la CISL in merito ai
problemi delle prospettive europee?
R-Vogliamo gli Stati Uniti d’Europa, con un governo espresso dal popolo, che rappresenti tutta l’Europa.
Questa è la richiesta della CISL, l’unico, essenziale obiettivo che noi oggi,
come sindacato, dobbiamo coltivare.
Auspichiamo un grande continente
con lo stesso impianto fiscale in grado di unire le politiche di ripresa dei
vari paesi. Ciò significa la creazione
di una sola Banca in grado di gestire
ogni specifica funzione sulla finanza
e sul credito. Un solo governo politico che pensi in grande per una grande Europa del futuro, laddove oggi ci
sono governi troppo frammentati che
pensano esclusivamente agli interessi
dei loro Paesi.
I risultati delle elezioni europee
del 25 maggio 2014 hanno arginato
il rischio del populismo nel nostro
paese. L’affermazione elettorale carica di maggiore responsabilità, nel
suo insieme, il governo Renzi sia nella
costruzione di una nuova Europa sia
nelle scelte riformatrici e di rilancio
dell’economia nel nostro Paese, cui
anche il sindacato deve saper concorrere con proposte adeguate e accordi
innovativi a livello nazionale e locale,
rispondendo alla domanda di cambiamento che la società italiana reclama
con grande partecipazione.
Il governo Renzi farebbe bene a
sfidare le parti sociali e a ricercare il
massimo di coesione sociale, perché è
la capacità di favorire gli investimenti che può determinare la creazione
di nuovi posti di lavoro, rilanciare
la produzione e i consumi. Sciupare
quest’occasione significherebbe non
voler capire il messaggio di speranza e
di cambiamento dell’elettorato.
Sergio Menicucci
Consulta per l’ambiente di FEDERPROPRIETÀ
Nella seduta della Consulta per l’ambiente di FEDERPROPRIETÀ è stato
affrontato e discusso il tema della nuova sistemazione dell’area archeologica
centrale dei Fori annunciata dal Comune, unitamente alla proposta (alternativa) di individuare e sistemare adeguatamente nuovi siti archeologici esistenti in molte periferie della città, per concorrere al loro recupero attraverso
le prove di appartenenza a Roma.
Esaminata una documentazione raccolta dal presidente Samperi, è stato approvato un documento conclusivo da lui predisposto, come base per esprimere pubblicamente il parere della Consulta e la conseguente eventuale
posizione di FEDERPROPRIETÀ, unendosi ad alcune iniziative preannunciate al riguardo dall’UCITecnici.
In particolare, il presidente onorario della consulta, prof. Portoghesi, ha
suggerito di avviare contatti con altri enti e soggetti interessati a stimolare
iniziative per una maggiore conoscenza delle numerose e delicate problematiche coinvolte, con il fine di assicurare la migliore trasparenza riguardo alle
scelte che saranno prese su un tema così importante in particolare per Roma
come, in generale, il rapporto fra archeologia, ambiente e città.
Botré ha consegnato un documento relativo all’inquinamento prodotto dagli autoveicoli, che sarà discusso in una prossima riunione.
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
11
MERCATO IMMOBILIARE
Timido
risveglio delle
compravendite
Il 1° trimestre 2014 segna un +1,6%. A Roma vi è stato un balzo
del +21%. Nei prossimi mesi vedremo se il segnale positivo si consoliderà stabilmente
di Gianni Guerrieri
L
a nota congiunturale sul I
trimestre 2014 pubblicata
a inizio giugno dall’Agenzia delle entrate mostra,
per la prima volta dopo ben otto trimestri, un modesto segno positivo
nelle variazioni tendenziali del numero di unità immobiliari compravendute. Nel complesso, infatti, il I
trimestre 2014 rispetto allo stesso
trimestre dell’anno precedente segna un +1,6%.
Questo dato è trainato da un andamento più sostenuto del settore
residenziale e commerciale (rispettivamente +4,1% e +4,7%), da una
sostanziale stazionarietà del settore
produttivo (-0,8%) e di quello delle
pertinenze (cantine, box, posti auto,
magazzini) che segna un -0,1%, e da
una nuova debacle del settore terziario con -10,3%.
Considerato che per tutti i trimestri
del 2013 i tassi tendenziali hanno
subito una decelerazione del trend
negativo, il fatto che si fosse giunti
a un punto di svolta nel ciclo immobiliare, dal lato delle quantità scambiate, era tra gli scenari possibili.
Nondimeno, tale segnale non consente alcuna sicurezza sugli sviluppi
futuri. In effetti, da un lato, i segnali
del ciclo economico mostrano con
tutta evidenza ancora incertezze sul
Città`
III trim
2013
IV trim
2013
I trim
2014
var %
III trim
12-13
var %
IV trim
12-13
var %
I trim
13-14
ROMA
5.420
6.261
6.579
0,6%
-10,7%
21,4%
MILANO
3.253
4.211
3.738
9,4%
12,8%
3,4%
TORINO
1.946
2.079
2.292
-4,3%
-13,6%
10,8%
GENOVA
1.085
1.192
1.415
-8,2%
-5,3%
25,3%
NAPOLI
1.051
1.307
1.244
-19,7%
-42,8%
-25,2%
PALERMO
833
1.017
921
-0,1%
-8,5%
-1,0%
BOLOGNA
825
988
1.022
16,3%
-0,1%
29,2%
FIRENZE
696
952
882
-5,3%
12,7%
9,7%
15.109
18.093
18.093
-0,4%
-8,3
10,2%
Totale città
Tassi tendenziali trimestrali residenziale nelle 8 città più grandi
Fonte: OMI-Agenzia delle entrate
12
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
sentiero futuro e sull’entità della ripresa (e ciò come abbiamo sempre
rimarcato è alla base della mancanza
di domanda sul mercato immobiliare); dall’altro, il dato del I trimestre
2014 e per converso quello dell’ultimo trimestre 2013 sono influenzati
da un effetto fiscale.
In particolare, a questo riguardo,
va considerato che dal 1° gennaio
2014 sono entrate in vigore le nuove
tariffe, più vantaggiose per il contribuente, relativamente all’imposta di
registro sui trasferimenti della proprietà immobiliare. Ciò quindi ha
prodotto uno slittamento di parte
dei rogiti dall’ultimo trimestre del
2013 al primo trimestre del 2014 per
sfruttare la minor tassazione. Sicché
nel IV trimestre 2013 si sono avute
meno transazioni di quelle che si sarebbero potute avere (e ciò spiega il
peggioramento del dato tendenziale
in quel trimestre rispetto al trimestre precedente); transazioni che
sono state recuperate nei primi mesi
del 2014 che perciò mostra un dato
più positivo di quello che si sarebbe
avuto in assenza di tale slittamento
dei rogiti.
Se osserviamo il settore residenziale, è abbastanza evidente dall’andamento dei tassi di variazione tendenziali l’esistenza di questo slittamento, come si vede dalla figura 1.
L’avallamento del IV trimestre 2013
è troppo pronunciato rispetto all’andamento della serie, così come risulta toppo pronunciato il picco positivo del I trimestre 2014.
Per questo è del tutto possibile che
gran parte del risultato positivo sia
l’esito di questo slittamento. In ogni
caso, il dato del I trimestre 2014 segnerebbe comunque un miglioramento, sia pur modesto, rispetto al
trend dei trimestri precedenti.
Per queste ragioni sarà importante
verificare gli andamenti dei prossimi trimestri per osservare se questo
segnale positivo si consolida stabil-
10,0%
tassi di variazione tendenziali NTN
5,0%
0,0%
4_12
1_13
2_13
3_13
4_13
1_14
-5,0%
-10,0%
-15,0%
-20,0%
-25,0%
-30,0%
-35,0%
trimestri
Fig. 1 - Tassi tendenziali dal 4 trimestre 2012
Fonte: ns elaborazioni su dati OMI-Agenzia delle entrate
mente, riportando il settore a una ripresa di un volume di
scambi più sostenuto.
Alcune evidenze sembrano indicare che questo scenario
positivo possa realizzarsi.
In particolare, soffermando l’attenzione al mercato delle abitazioni, è importante osservare che gli andamenti
delle compravendite sono più sostenuti nei capoluoghi
rispetto ai Comuni del resto della provincia. Com’è noto,
i cicli immobiliari sono anticipati nei centri più grandi. Il
fatto quindi che nei capoluoghi l’entità dell’incremento è
del +8,8%, e che già nel III trimestre 2013 era stato registrato un pur lievissimo incremento, contraddetto, per le
ragioni sopra esposte, dal dato negativo del IV trimestre
2013, induce a ritenere che nei capoluoghi il mercato si
stia riprendendo dal punto di vista degli scambi.
Segnali inequivocabili, al riguardo, giungono dalle metropoli più grandi: il complesso delle otto maggiori città
registra, infatti, +10,2% (v. tabella). Peraltro sul dato pesa
il -25,2% di Napoli causato dal rimbalzo negativo dell’esaurimento delle cessioni del Comune. Se si potesse depurare l’intera serie storica di Napoli da queste particolari compravendite, probabilmente avremo un dato non
dissimile dalla media delle altre città
È significativo osservare che a Roma vi è stato un incremento di oltre il 21% di abitazioni compravendute, a Genova di oltre il 25%, a Bologna di oltre il 29%.
In effetti, questi tassi d’incremento difficilmente possono essere annullati dagli effetti dello slittamento dei rogiti sopra descritti. È dunque possibile che nelle principali
città del paese il mercato delle abitazioni stia uscendo dal
tunnel della crisi. D’altra parte, in questo mercato, il livello degli scambi era ritornato a quasi trenta anni fa, con
il completo annullamento della crescita del mercato della
prima metà degli anni 2000.
Deposito del prezzo
dell'immobile
presso il notaio rogante
La legge n. 147/2013 (stabilità 2014) ha introdotto
all’articolo 1, commi 63 -67, la disciplina del deposito del prezzo presso il notaio rogante, ossia l’obbligo
di tenere vincolate, presso un apposito conto corrente acceso dal notaio, le somme versate dall’acquirente in occasione di una compravendita immobiliare
sin tanto che non sia stata effettuata la trascrizione
del relativo atto.
Tale prescrizione è, anche, finalizzata a rifinanziare,
attraverso gli interessi maturati sul conto corrente, i
fondi di credito agevolato destinati ai finanziamenti
alle piccole e medie imprese.
Il sistema di garanzia prevede, infatti, l’obbligo a carico dei notai (o degli altri pubblici ufficiali quali i
segretari comunali e gli ufficiali roganti) di far confluire, su apposito conto corrente dedicato, per tutti
gli atti da essi stipulati le somme:
• dovute come onorari, diritti, accessori, rimborsi
spese, contributi nonché a titolo di tributi per i quali il notaio sia sostituto o responsabile di imposta in
relazione agli atti dallo stesso ricevuti o autenticati e
soggetti a pubblicità immobiliare ovvero in relazione
ad attività e prestazioni per le quali lo stesso sia delegato dall’autorità giudiziaria;
• comunque affidate al notaio e soggette a obbligo di
annotazione nel registro delle somme ai sensi della
legge n. 64/1934, comprese le somme dovute a titolo
di imposta in relazione a dichiarazioni di successione;
• relative all’intero prezzo o all’importo a saldo di
contratti di trasferimento della proprietà o di trasferimento, costituzione o estinzione di altro diritto reale su immobili o aziende (comprese eventuali quote
condominiali).
Gli importi depositati nel conto corrente “dedicato”
costituiranno un “patrimonio separato“: non saranno quindi né di proprietà del notaio, né del venditore
e saranno impignorabili a richiesta di chiunque.
Eseguita la registrazione e la pubblicità dell’atto e
verificata l’assenza di ulteriori formalità pregiudizievoli, il notaio provvederà a svincolare a favore dell'avente titolo gli importi depositati a titolo di prezzo o
corrispettivo.
Come previsto dalla legge, tuttavia, la nuova disciplina sarà operativa soltanto dopo l’adozione di uno
specifico decreto del Presidente del Consiglio dei
ministri.
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
13
IL PUNTO DOPO LE ELEZIONI
L’Unione
europea
ha la febbre
Con una vasta rappresentanza di parlamentari euroscettici s’inaugura una legislatura piena di divisioni e di problemi. Il semestre a
guida italiana è un’opportunità per il nostro Paese
G
li europei si sono pronunciati. Le indicazioni degli elettori dei 28
Stati che compongono
l’Unione sono al vaglio degli schieramenti politici. Vanno tenute presenti soprattutto le ragioni di quanti
hanno disertato le urne, una massa
enorme, milioni di persone. La percentuale dei votanti in Italia è stata
del 58,7%, più bassa di quasi otto
punti rispetto al 2009. La media europea dei votanti si aggira intorno
al 43 per cento, più della metà degli
elettori non è andata al voto. Non
vanno trascurate le perplessità degli
euroscettici.
Il nuovo Parlamento di Strasburgo
(751 membri di cui 73 italiani) deve
darsi un governo e procedere alle
nomine che guideranno gli uffici di
Bruxelles per il prossimo quinquennio al di là di chi ha vinto e chi ha
perso.
Il primo schieramento è il PPE, democratici e cristiani, che ha conquistato 213 seggi con il 28,36%; il secondo è costituito dal PSE, alleanza
di socialisti e democratici, che con il
25,3% ha ottenuto 191 seggi, di cui
trenta del Pd italiano; al terzo posto
c’è l’ADLE (democratici e liberali),
con 64 seggi (8,52%); i Verdi/Alleanza libera, sono quarti con 52 seggi
e il 6,92%; al quinto posto ci sono i
conservatori e riformisti (ECR) con
46 seggi (6,13%); al sesto posto la
sinistra unitaria e verde (GUE-NG)
Maroni: il governo si muova sull’Expo
Mancano 300 giorni all’inaugurazione dell’EXPO di Milano che dovrebbe
aprire i battenti il 1° maggio 2015. Il condizionale è d’obbligo dopo le vicende che hanno portato a indagare ditte e imprenditori i cui nomi erano già
emersi negli scandali di tangentopoli negli anni 90. Il rischio paralisi è evidente perché sono in molti ormai a evitare di firmare qualsiasi documento
per non rischiare dal punto di vista giudiziario.
È proprio per questo che il Presidente della Regione Lombardia, Roberto
Maroni, ha sollecitato il governo a fare presto per evitare brutte figure a livello mondiale se non si dovessero completare le opere nei tempi previsti.
«Bisogna darsi una mossa con le nuove regole – ha detto Maroni – non possiamo rischiare ulteriori ritardi».
Gli ha risposto uno stizzito Renzi: «Piuttosto che sollevare polemiche sterili Maroni rifletta sulle responsabilità della Lombardia». Chissà se ricorda
che fra quei responsabili ci sono rappresentanti che coinvolgono maggioranza e opposizione.
14
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
con 42 seggi (5,59%); al settimo troviamo i membri non appartenenti ad
alcun gruppo politico (NI), con 41
seggi (5,46%); all’ottavo c’è l’EDF,
Gruppo Europa della libertà e della
democrazia con 38 seggi (5%).
Per arrivare al plenum vanno considerati gli eletti senza appartenenza a
un gruppo politico, classificati come
“altri” che sono 64 (8,52%).
Tecnicamente ciascun gruppo deve
essere formato da 25 eurodeputati provenienti da almeno sette Stati
membri. Questo è il quadro di base
per le alleanze. Si vota per il presidente del Parlamento, 14 vice e i
questori. La decisione più rilevante
riguarda la scelta del Presidente della Commissione e dei 27 membri che
saranno titolari dei portafogli più
pesanti (politica estera, industria,
agricoltura, ambiente, antitrust, cultura).
Prendendo in considerazione i risultati delle elezioni (vittoria del PPE,
seconda forza PSE) il Presidente del
Consiglio europeo consulta il Parlamento per indicare il successore di
Josè Manuel Barroso, che deve ottenere il via libera del Consiglio europeo (voto a maggioranza qualificata) e del Parlamento con una maggioranza di almeno 376 membri.
Questo è l’abc istituzionale. Poi
ci sono le questioni politiche: che
tipo di alleanze emergerà, quali indicazioni programmatiche saranno
L’ECOLOGICA
fissate, quanto peseranno gli euroscettici, la cui consistenza numerica non può essere ignorata, cominciando dal Front National di Marine Le Pen in Francia e
dall’Ukip di Nigel Farage nel Regno Unito, ma ci sono
anche la Lega Nord in Italia (risorta dalle ceneri con la
leadership di Matteo Salvini), il Fpoe in Austria, e Geet
Wilders in Olanda. Il gruppo dei Conservatori animato
dai polacchi del PO e dai Tory inglesi si limita a contestare l’Euro, così come i tedeschi di Alternative für
Deutschland (AfD). Sulle stesse posizioni potrebbero
allinearsi gli Indignados di Podemos, in Spagna e la sinistra di Syriza in Grecia.
Se i Popolari (59 seggi in meno rispetto al 2009) hanno
mantenuto la maggioranza grazie alla CDU di Angela
Merkel, i Socialisti sono stati salvati dal Pd di Matteo
Renzi dopo il tracollo di François Hollande in Francia.
L’interrogativo più ricorrente allora è: l’Europa cambierà e come cambierà? Dopo il fallimento delle politiche
di rigore quali strategie saranno adottate per risolvere i
problemi economici, industriali, agricoli, occupazionali, del credito? Dopo la prima riunione dei Capi di Stato
e di governo di fine giugno sarà scritta l’Agenda Europa
per rilanciare gli investimenti e riscrivere un programma di crescita. Obiettivi falliti nell’ultimo quinquennio
di lotte, divisioni e di egemonia tedesca.
L’Italia presiederà le istituzioni dal primo luglio per un
semestre: è una grande occasione da non perdere. Dietro l’angolo ci sono le ipotesi di referendum per uscire
dall’Unione: ha cominciato a chiederlo Marine Le Pen
in Francia e probabilmente gli euroscettici britannici e
olandesi si accoderanno.
Al di là delle posizioni più radicali (secessione, uscita
dall’eurozona) ci sarà braccio di ferro sul rispetto del
vincolo del 3%, sulla richiesta di allargare i parametri
per gli investimenti (per l’Italia sarebbero in gioco 43
miliardi di maggiore spesa), sulla svalutazione dell’euro
rispetto al dollaro (si auspica un cambio 1:1, che sarebbe più vicino alla realtà), per chiudere il ciclo delle politiche di austerity e tracciare un sentiero per la crescita che ristabilisca fiducia verso il futuro dell’Unione e
possibilmente verso il sogno degli Stati Uniti d’Europa.
Tornerà quindi la discussione austerità contro crescita.
In un’Unione in cui non si può svalutare, la BCE di Mario Draghi acquista un ruolo sempre più determinante,
ma è necessario che sia trasformata in una vera banca
centrale, come la Federal Reserve degli USA.
L’Europa, uscita dalle urne inastabile politicamente e
socialmente, saprà determinare quella svolta, quel cambiamento che richiedono i cittadini-elettori, puntando
su competitività, crescita e lavoro?
Questa è la sfida dei prossimi anni.
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PROPRIETÀ
edilizia • Giugno
2014 15
4
RIFLESSIONE SULLE ELEZIONI NELL’U.E.
Le radici
spirituali
dell’Europa
Evitare gli errori del passato e valutare le situazioni locali
di Pietro Samperi - Urbanista
I
risultati delle elezioni per il Consiglio dell’Unione Europea dipendono dalle diverse situazioni
locali nonché dalla comune delusione – o vero e proprio malcontento
– per le carenze che vanno al di là di
aspetti fisiologici legati al rodaggio di
una nuova organizzazione politica e
amministrativa dell’intero continente. Non si può trascurare però il fatto
che l’Europa negli ultimi 70 anni non
ha vissuto guerre terribili, pur non
essendone mancati i consueti motivi,
soprattutto in tema di egemonia economica, che si sono risolti attorno a
un tavolo, con il concorso dei rappresentanti dei vari popoli. Una lettura
di tali risultati, utile per evitare che si
ripetano, richiede un esame attento
per individuare omissioni ed errori del
passato, valutati in rapporto alle diverse situazioni locali, aumentate per il
passaggio dai 6 Stati fondatori ai 28 di
oggi.
All’origine della crisi attuale hanno
concorso gli insuccessi del processo
d’integrazione dei popoli, attraverso
cui pochi decenni fa si sperò di prevenire il sorgere di contrasti; sono invece
avvenute vicende che hanno falsato
gli originali obiettivi e la conseguente impostazione dei padri fondatori,
che intendevano unire i popoli, non
solo i rispettivi governi, i quali hanno
concentrato interesse e impegno nella
materia economica, anzi finanziaria,
intesa come fine anziché strumento.
Altro malessere ha creato la pletorica
burocrazia che non sembra trovare di
meglio che inventare norme in materie
16
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
secondarie, utili solo per giustificare
la sua presenza e complicare problemi che potrebbero rimanere affidati ai
singoli Stati, riducendo i costi di personale. Sono diminuite le occasioni per
legare più direttamente e strettamente
popoli che per oltre un secolo si sono
combattuti, coinvolgendo le organizzazioni attraverso le quali i cittadini si
raccolgono e associano per svolgere attività o per altri motivi di vario genere.
A dimostrare la delusione dei popoli
è lo scarso interesse verso le recenti
elezioni, con la tendenza a scegliere
i candidati non già per un’efficiente
condotta politica dell’Unione, ma per
ottenere risultati sulle rispettive politiche interne. L’opinione pubblica,
dall’iniziale fiducia nell’efficacia di un
nuovo assetto amministrativo, è passata all’indifferenza e, più di recente, a
posizioni addirittura contrarie al processo di unione, a cominciare dall’adozione di una moneta unica, che era
stata considerata l’iniziativa più importante, per proseguire, addirittura,
con tendenze separatiste, che negano
il processo di unione, di regioni di vari
Stati, come Catalogna, Scozia, Fiandre, nonché Veneto o intera Padania,
Sicilia, ecc.
Alle minacce di “secessioni” vanno opposti non solo motivi patriottici, legati
anche al costo in vite umane del Risorgimento negli ultimi due secoli, ma anche di utilità economica e sociale, non
potendo ammettere che parti modeste
di territorio che, grazie anche a particolari situazioni di favore al di là del
solo merito dei cittadini, beneficino
di un benessere maggiore di altre più
disagiate. In particolare, va chiarito
che l’autodeterminazione dei popoli,
sancita dall’ONU e largamente condivisa dagli Stati, non può avvenire con
un’autodefinizione dei cittadini dei relativi territori, ma a quella delle intere
comunità nazionali, la cui storia e natura ne fanno un “popolo”. Gli abitanti
del Veneto, così come dell’intera Padania non sono un insieme di popoli,
ma i componenti di un’unica Nazione.
Di conseguenza, un referendum sulla
separazione dovrebbe interessare interi Stati. La tendenza centrifuga comprometterebbe il recupero dell’Unità
Europea.
Numerosi episodi dimostrano un
modo scorretto d’intendere il processo che, invece di concentrarsi su temi
di comune interesse, è stato spesso
strumentalizzato, riaprendo vecchie
ferite, creando malesseri e nuovi motivi di polemiche e disaccordi nelle
popolazioni. Una conseguenza, nello
stesso tempo motivo assai grave, fu
il rifiuto di citare, tra i riferimenti ai
valori fondamentali dell’Unione, le
comuni radici cristiane, proprie della
stragrande maggioranza dei popoli,
prive d’immediati riflessi politici ed
economici e non frutto di scelte di-
screzionali, ma solo l’obiettiva constatazione di una realtà storica caratterizzata soprattutto da una comune fede
religiosa, sostanziata nell’eccezionale
patrimonio artistico e culturale dei
maggiori capolavori di letteratura, architettura, scultura, pittura, ecc.
Una parte, minoritaria ma “chiassosa”,
spesso in mala fede, nello stendere lo
Statuto dell’Unione, ritenne forse che
il carattere spirituale del riferimento a quelle radici potesse ostacolare
anziché facilitare porre su un piano
più umano e autentico la costruzione
di un nuovo assetto fra e negli Stati
dell’Unione e di più fraterni rapporti
fra i rispettivi popoli. È un errore storico cui va attribuita la compromissione
del proseguimento di un processo che
si riflette negativamente su tutti gli
Stati, coinvolgendone i popoli in una
crisi epocale che porrà in evidenza le
responsabilità di una gestione politica,
oltre che amministrativa, che non ha
compreso i reali valori degli obiettivi e
i relativi passi attraverso cui dovrebbe
avvenire il processo, perdendo anche i
progressi pur avvenuti nei primi anni
della formazione, prima ancora che
sugli aspetti concreti e percettibili, su
quelli spirituali e sociali. Solo intervenendo sulla priorità da attribuire loro,
il processo potrà tornare su corretti binari e recare un contributo per la soluzione della crisi attuale.
In realtà, al processo di unione dei
Paesi europei, dopo gli entusiasmi iniziali, mancò un’anima, tradendo gli
ideali che animarono negli anni ’50 i
padri fondatori e perdendo i contatti
fra i popoli, non fornendo loro un’informazione adeguata sugli obiettivi e i
relativi vantaggi, al fine di sviluppare
con gradualità, rapporti corretti e amichevoli fra essi e creare una “Europa
dei popoli”, prima che dei governi. Ciò
non aiutò ad attenuare la crisi, ma anzi
la aggravò, anche per la delusione del
fallimento dell’operazione.
Un tema che avrebbe facilitato il raggiungimento di tale obiettivo, si sarebbe dovuto cercare in ciò che in passato
era condiviso e aveva unito i popoli,
superando ciò che li aveva divisi. È
inevitabile individuare l’obiettivo nella comune fede religiosa di gran parte
dei cittadini europei, pur se negli ultimi decenni la secolarizzazione ne ha
raffreddata la pratica. La fede ha prodotto nella storia bimillenaria segni
e radici tali da creare un patrimonio
comune di riferimenti, al di là di stretti significati religiosi, per assumerne
di carattere storico, civile, culturale,
artistico, che hanno caratterizzato, le
storie particolari, dando all’Unione
un’anima, per vivificarne storia e tradizioni, in una parola la civiltà cattolica, con significato aconfessionale e
realtà storica incancellabile.
Una nuova politica porta al riesame
delle strutture operative, in base all’esperienza fin qui fornita e alla selezione del personale dei vari Paesi addetto
a tali strutture e, soprattutto, dei rappresentanti politici eletti. Le elezioni
precedenti hanno spesso dato l’idea
che essi non fossero stati scelti in base
alle specifiche caratteristiche dell’attività che avrebbero svolto ma ad altre
valutazioni, soprattutto di interesse
politico, legate al soddisfacimento
dell’obiettivo di utilizzare in qualche
modo politici, anche capaci, ma forse
non per i compiti specifici da svolgere.
Anche tale aspetto potrà essere affrontato in base all’esperienza del passato.
Occorrerà tempo per valutare i risultati elettorali, soprattutto dei principali Paesi, che si riflettono sugli altri.
L’Italia, nonostante una minoranza
contraria all’Unione, nel complesso ha
reagito positivamente, non chiedendo
la rinuncia a essa ma un nuovo modo
di operare. Forte del consenso complessivo dei vari Paesi, della maggior
percentuale di votanti dell’Italia e del
prossimo semestre della sua presidenza, essa deve avviare una nuova politica, cominciando a eliminare alcune
prevaricazioni in materia economica e
a reagire alla crisi non tanto attraverso più rigorose discipline finanziarie,
quanto una politica di sviluppo per
innescare un processo di reazione. La
Germania, che ha contenuto gli squilibri politici interni, di fronte a un insieme di Paesi che non intendono più
piegarsi a politiche di rigore economico, che pur le hanno consentito di
superare le difficoltà della riunificazione, deve rivedere le proprie tendenze
egemoniche. La Francia, la più colpita
negli squilibri politici interni a causa
del successo dello schieramento antieuro, deve distinguere la sua politica
interna da quella europea. La Gran
Bretagna ha approfittato della nuova
situazione per accrescere la tradizionale posizione anti-euro, che le ha evitato
di abbandonare la sterlina. La Spagna
è forse quella che ha meno risentito
dello scossone generale, anche grazie alla conferma della guida politica.
Gli altri Paesi, le cui posizioni, talvolta nuove ma non tali da determinare
individualmente svolte nella politica
generale dell’Unione, potranno collaborare nel complesso a raggiungere gli
interessi comuni.
L’Europa dovrà creare le condizioni per presentarsi al resto del mondo
come unità politica ed economica,
individuando i temi sui quali le vocazioni, le esperienze, soprattutto il patrimonio culturale e artistico, inteso
anche come ispirazione di qualità e
bellezza, possono assicurarle livelli di
sviluppo degni del passato, in particolare per l’Italia, dedicandosi al massimo a quel made in Italy ammirato
ovunque.
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
17
FESTIVAL DELL'ECONOMIA DI TRENTO
Classe
dirigente
cercasi
Gli interventi di Giulio Sapelli, Luigi Zingales e Marco
Magnani. L’intervista di Enrico Mentana al presidente del Consiglio Matteo Renzi
di Gianluigi Indri
C
hi si attendeva dal Festival dell’economia di
Trento delle risposte alla
grave crisi che da oltre
cinque anni ha investito il mondo occidentale, è rimasto alquanto deluso
o non completamente soddisfatto.
D’altra parte pretendere da economisti o guru del pensiero moderno
di ottenere soluzioni che ci consentano di affrontare gli enormi problemi
che si sono abbattuti come un ciclone
sulle nostre teste, e indicare l’uscita
dal tunnel era ed è certamente sin
troppo ottimistico. Nell’autunno
del 2008 la maggior parte degli economisti occidentali (e quindi anche
italiani) agli albori dello tsunami
che avrebbe travolto banche, istituzioni e anche Stati, si era affrettata
a giudicare la crisi come una nuvola
passeggera che presto sarebbe stata
spazzata via dai venti spinti dalle magiche virtù del mercato che tutto riequilibra, restituendo forza e stabilità
all’economia. Una sorta di Eolo liberatore sostenuto dalla bontà degli dei
dell’Olimpo e dal pensiero liberista.
Purtroppo la realtà si è rivelata ben
diversa dalle sin troppo ottimistiche
analisi della classe dirigente: da oltre
cinque anni i più fortunati sono stati costretti a ridurre drasticamente i
propri consumi, altri hanno chiuso le
18
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
attività dopo anni di sacrifici e altri
ancora, non sopportando il peso dei
debiti, si sono tolti la vita. Il mercato
non soltanto non ha riequilibrato un
bel nulla ma si è nutrito del sangue
dei propri figli, a causa di analisi riduttive del fenomeno. Uno scontro
tra due teorie che è in atto da circa
un secolo. Due scuole di pensiero
contrapposte.
Da una parte quella liberista che ha
in Friedrich von Hayek il suo mentore, dall’altra quella che si ispira
alle teorie di John Maynard Keynes.
Negli anni Venti del secolo scorso
von Hayek fu esaltato dai suoi contemporanei e preso come un oracolo vivente. Al contrario di Keynes,
le cui teorie si basano soprattutto
nel sostenere la domanda attraverso
l’intervento dello Stato, che fu trattato dall’allora classe dirigente alla
stregua di un ciarlatano. Teorie che
furono in parte adottate in Italia dal
governo fascista, che consentirono al
regime di superare la crisi del ‘29 senza grandi danni, al contrario di Stati
Uniti, Francia e Germania, travolti
dalla legge dei mercati, nella quale
avevano creduto e data fiducia. Oggi
assistiamo alla rivincita delle teorie
di Keynes, sostenute da due grandi
economisti John Kenneth Galbraith,
prima, e poi Paul Krugman.
Da quanto è emerso nel corso dei
quattro giorni di dibattito al Festival
dell’Economia, arrivato alla nona
edizione, c’è ancora molta riluttanza
da parte di un vasto establishment ad
accettare una visione più ampia dei
processi economici e meno ancorata
a vecchi pregiudizi. Non è soltanto
una certa classe dirigente che non ha
saputo coniugare «crescita e bene comune», (che è il tema del festival) a
essere posta sul banco degli imputati,
ma anche alcuni dei docenti intervenuti nei quattro giorni trentini non
sono scevri da critiche.
Sapelli e l’egemonia di USA
e Germania
Più che analisi, peraltro approfondite
ma non sempre corrette, ci aspettavamo indicazioni, soluzioni a medio
termine, ma, tolte rare occasioni, non
sono venute o noi non ne abbiamo
colto la portata. Tra le eccezioni è da
registrare quella dello storico dell’economia Giulio Sapelli, che parla di
«un’Europa etero guidata da USA e
Germania. All’egemonia storica di
Washington – sostiene Sapelli – si è aggiunta quella economica di Berlino».
Interessante anche la relazione di
Luigi Zingales, che ha indicato le
opportunità che può ancora offrire
l’Europa, ma anche degli svantaggi
di un euro così forte soprattutto per
i Paesi come l’Italia e ha auspicato
«un’unione fiscale da tenere in piedi
la moneta unica» che, aggiungiamo,
è anche una vecchia proposta di Tremonti.
Investire nell’arte, nella cultura
e nell’ambiente
Il prof Marco Magnani si è soffermato sulle nuove fonti dell’economia
che potrebbero rilanciare i mercati
internazionali e che vedono il nostro
Paese in posizione avvantaggiata rispetto agli altri partner europei. In
particolare occorre investire nell’arte,
nella cultura e nell’ambiente, credere
nei nuovi mestieri, nel turismo e nelle
tecnologie innovative. A catalizzare
l’interesse dei media è stato Matteo
Renzi, intervistato da Enrico Mentana. Per il presidente del Consiglio è indispensabile, per il superamento della
crisi che si abbatte con particolare crudezza su giovani e lavoratori, rilanciare i consumi, sostenendo la domanda
delle famiglie vessate da un carico fiscale insopportabile. È quindi passato
a elencare le misure già adottate dal
governo: dal tetto remunerativo per i
dirigenti pubblici, allo sgravio fiscale
di ottanta euro per i lavoratori a basso
reddito, all’abolizione delle Province e
la riforma del Senato. Altre iniziative
sono in cantiere a favore di famiglie,
giovani e pensionati, ha detto Renzi,
il quale non si è limitato a indicare la
strada per rilanciare la domanda interna, ma ha criticato la politica recessiva imposta dalla Germania, che non
aiuta assolutamente il nostro Paese a
uscire dal tunnel
Il caso Rai
Per il premier ci sono altri ostacoli che
si frappongono alla ripresa: la burocrazia, l’eccessiva frammentazione legislativa, alcuni corpi dello Stato che
si sono arroccati su posizioni oscurantiste per mantenere privilegi ingiustificati in questo periodo di vacche magrissime.
In particolare, ha denunciato l’atteggiamento di quei sindacati (CGIL e
UIL in particolare) che impediscono
l’attuazione di qualsiasi riforma che
allarghi il mercato del lavoro. Gli stessi
sindacati sono stati criticati da Renzi
anche per l’opposizione (con l’iniziale adesione dell’Usigrai) al taglio alle
spese di 150 milioni da parte della Rai
nell’ambito della spending review.
Angeletti e Camusso, invece di alzare
le barricate, avrebbero dovuto indicare altre soluzioni per evitare la vendita
forzosa di Rai Way che sarebbe la soluzione più probabile per non incidere
su altri tipi di spese.
Non più tagli lineari
La soluzione migliore sarebbe un taglio deciso agli sprechi, da attuare con
una consistente riduzione delle oltre
40 mila consulenze esterne; l’accorpamento di alcune sedi regionali; una
sforbiciata agli enormi guadagni di
presentatori, dirigenti e direttori di testate. Anzi, proprio per salvare questi
ultimi la direzione Generale, con il beneplacito dell’Usigrai, intende sacrificare Rai Way. C’è stato un braccio di
ferro seguito dalla pubblica opinione
che non si è certamente schierata con
la direzione della Rai, né tanto meno
con i sindacati.
Renzi non deve operare tagli lineari che colpiscono le categoria meno
protette, ma individuare sprechi e
ingiustificati privilegi. Nell’operato
di Renzi dobbiamo riconoscere un
drastico cambio di rotta rispetto ai
suoi predecessori del centro sinistra:
Amato, Prodi e D’Alema, i quali hanno applicato politiche mortificanti
per l’economia nazionale sperperato
il pubblico denaro, favorendo l’illecito arricchimento di banche, gruppi
finanziari e speculatori di ogni genere, a scapito della classe media e dei
lavoratori. Il danno arrecato da questi
tre esponenti della sinistra è difficilmente recuperabile. Ma quello che ci
intristisce maggiormente è che questi
signori occupano ancora oggi posizioni di rilievo, come Giuliano Amato, o
sono indicati a ricoprire alte cariche
dello Stato, come Prodi e D’Alema. Se
Renzi riuscirà a evitare questo scandalo, questa commedia dell’assurdo, e
a procedere alle privatizzazioni senza
svendere quel che resta del patrimonio pubblico, avrà fatto certamente
del bene per il nostro Paese e soprattutto per i giovani.
Confindustria chiama Renzi al rispetto degli impegni
Gli imprenditori italiani dopo aver contribuito al successo del Pd di Matteo
Renzi ora chiedono che l’inquilino di Palazzo Chigi onori la cambiale.
«Non ci deludete sulle riforme» ha detto il presidente Giorgio Squinzi all’assemblea annuale della Confindustria nel giro di boa del prossimo biennio a
capo della maggiore organizzazione delle categorie imprenditoriali.
«Bisogna costruire, ha aggiunto, l’Italia nuova». E per farlo ha riconosciuto il
primato della politica perché il mandato affidato dagli elettori (oltre il 40 per
cento alle Europee è un record per il partito maggiore della sinistra) è chiaro e
«testimonia la voglia di cambiamento che c’è nel Paese».
La Confindustria non è nuova nella corsa al carro del vincitore. Questa volta
chiama la politica e i vincitori a rendere conto delle promesse fatte dopo tanti
ritardi, veti, trattative liturgiche. La crisi c’è. Squinzi si è convinto che «le
politiche di austerità non hanno prodotto alcun risultato per la ripresa dell’economia e per il lavoro. Bisogna avere il coraggio di fare politiche di bilancio
diverse rispetto al passato». « Nel manifatturiero – ha aggiunto – tra il 2001
e il 2013 abbiamo perso 120 mila imprese e quasi un milione e duecentomila
posti di lavoro».
Nella sostanza Confindustria ha deciso di convalidare il fenomeno renziano. I
sindacati dei lavoratori per ora stanno a guardare.
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
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Sulla tassa
si è giunti
al caos totale
Per l'incapacità delle Amministrazioni comunali si sono moltiplicati i
dubbi sulla quantità, le modalità e i tempi di pagamento da parte dei
proprietari d’immobili
I
l caos del pagamento della prima
rata della Tasi ha scatenato le critiche più spietate per un tributo
che non è chiaro nelle sue finalità,
né semplice né di facile spiegazione linguistica. Qualche umorista ha giocato
sulla definizione: è la sorellina della
Tari (tassa sui rifiuti prodotti), che insieme formano la Trise, che sostituisce
la Tares.
In realtà l’acronimo Tasi sta per “tassa
sui servizi indivisibili” che riguardano
la manutenzione, la pulizia e l’illuminazione delle strade. Cosa c’entrano
i proprietari d’immobili? Niente. Il
tributo però è calcolato sulla base della superficie dell’immobile secondo
alcune aliquote fissate dai Comuni. In
pratica il calcolo si aggira tra l’uno e il
3,3 per mille del valore catastale pari
alla rendita catastale rivalutata del 5%
e moltiplicata per il coefficiente fissato
dall’amministrazione locale. È a carico,
per gran parte, dei proprietari con una
piccola percentuale a carico di eventuali inquilini.
Il governo e il Parlamento non potevano formulare un peggiore modo di
tassare quella parte di cittadini che con
tanti sacrifici sono riusciti a comprare
una casa, pagando mutui elevati e per
molti anni. Nata come tassa sui servizi
comunali avrebbe avuto un senso se a
pagarla fossero stati tutti i residenti e gli
utilizzatori di questi.
In pratica è diventata una nuova patrimoniale, peggiore dell’ICI e dell’IMU.
La Tasi, in definitiva, è un accumulo di
vessazioni, ingiustizie. Avendo affidato
ai Comuni la possibilità di fissare le aliquote si è scatenato il caos sulla quantità, le modalità e i tempi di pagamento.
Sono circa 6 mila degli ottomila totali
i Comuni che non hanno stabilito le
aliquote entro il 23 maggio. Per essi
s’impone una proroga. Facendo, però,
slittare la scadenza della prima rata è lo
Stato a dover coprire il buco dei Comuni per il mancato incasso dell’imposta.
Il Ministro dell’economia Padoan ha
garantito che si tratterà di un anticipo
temporaneo, una specie di prestito a
tempo. E se poi i Comuni non provvedono? È evidente che la durata del
prestito incide sul costo dell’operazione. La prima applicazione della Tasi,
istituita con legge dal governo Letta, è
accompagnata da difficoltà, incertezze
e disparità tra cittadini residenti nei
Comuni che hanno deliberato costretti a pagare subito e quelli residenti nei
Comuni ritardatari che pagheranno
più tardi.
C’è il pericolo che molte famiglie e imprese, sfiancate dalla crisi e a corto di liquidità, non riescano a far fronte a questo stress fiscale. È stato calcolato che
in Italia per pagare le tasse occorrono
270 ore di lavoro l’anno. Oltre un mese
di stipendio va allo Stato.
Alla fine dell’anno il gettito oscillerà tra
i 3,7 e i 5 miliardi. Avendo dato ai Comuni la possibilità di aumentare fino
allo 0,8 per mille distribuendolo tra
prima e seconda casa i rispettivi tetti
passano al 3,3 e all’11,4 per mille.
Un salasso in piena regola per proprietari di immobili, negozi, uffici che vivono nelle zone a traffico limitato per
cui non contribuiscono all’usura della
pavimentazione della strada.
In Emilia Romagna aliquote massime
Pubblichiamo un comunicato stampa della FEDERPROPRIETÀ dell’Emilia
Romagna, firmato dal segretario Regionale dott. Francesco Stagni, dove è messa
in rilievo la “tassazione selvaggia” sugli immobili praticata localmente. Situazioni analoghe sono segnalate da molti coordinatori regionali della nostra federazione.
«In data odierna è comparso un articolo sulla pagina 3 del quotidiano “Il
Sole 24 Ore” in cui sono evidenziate le aliquote introdotte ai fini del calcolo
dell’imposta Tasi dai Comuni che le hanno deliberate.
I comuni dell’Emilia Romagna sono in prima fila nell’applicare le aliquote massime, senza soluzione di continuità rispetto alle politiche di tassazione “selvaggia” degli immobili iniziate con il governo Monti e proseguite da
quelli Letta e Renzi.
L’alto prelievo fiscale ha impoverito i proprietari, depresso il mercato senza
che gli enti locali abbiano contribuito alla ripresa: le risorse prelevate sono
servite unicamente a finanziare la spesa corrente. La proprietà edilizia è una
prigione in cui i contribuenti sono stati relegati; impossibilitati a coprire i
costi con la rendita e/o a vendere a causa di un mercato immobiliare asfittico.
L’unica politica di rilancio, basata sui contratti a canoni concordati, si sta
dimostrando fallimentare come documentato dallo stesso quotidiano “Il
Sole 24 Ore” nel servizio su Bologna, comparso il 6 marzo 2014, nell’inserto “CasaPlus” n. 64. Non si può dimenticare quanto incida sull’occupazione
il settore dell’edilizia e come la certezza della tutela della proprietà sia un
principio di sicurezza sociale».
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pagheremo
In quei Comuni che non hanno deliberato le aliquote, l’imposta si dovrà corrispondere il 16 ottobre. Qui azzardiamo un’ipotesi sul dovuto
da proprietari e inquilini
di Alessandro Caneba
N
ei Comuni che entro il 23
maggio scorso non hanno
deliberato le aliquote della Tasi, il pagamento della
prima rata è stato prorogato al 16 ottobre. Tutti gli altri, invece, hanno dovuto
pagare il 16 giugno.
La disciplina della Tasi è contenuta
nell’art. 1 co. 669 e seguenti della legge n. 147/2013 (legge di stabilità 2014).
Tuttavia, le regole specifiche di applicazione sono stabilite dai singoli Comuni
nell’esercizio della propria potestà regolamentare, pertanto l’impatto effettivo
dell’imposta sarà noto solo in seguito
all’emanazione dei regolamenti.
Il presupposto impositivo della Tasi è il
possesso o la detenzione a qualsiasi titolo di fabbricati, ivi compresa l'abitazione principale, e di aree edificabili, come
definiti ai sensi dell'imposta municipale
propria, ad eccezione, comunque, dei
terreni agricoli.
La Tasi è dovuta da chiunque possieda o
detenga a qualsiasi titolo i fabbricati, le
aree scoperte e quelle edificabili. In caso
di pluralità di possessori o di detentori,
essi sono tenuti in solido all'adempimento dell'unica obbligazione tributaria.
Sono soggetti passivi:
•il titolare di diritti reali sull’immobile;
•gli occupanti dell’unità immobiliare,
se diversi dai soggetti di cui sopra (es.
il locatario, in caso di locazione).
Nella ripartizione tra proprietario e inquilino, la quota a carico dell’occupante
varia dal 10 al 30% dell'ammontare complessivo della Tasi ed è stabilita con regolamento comunale. La restante parte
è corrisposta dal titolare del diritto reale
sull'unità immobiliare. La Tasi si applica
alla stessa base imponibile dell’IMU.
Nel caso di un immobile con rendita di
euro 900,00, concesso in locazione per
tutto l’anno 2014 e ipotizzando che il
Comune, nel proprio regolamento, abbia stabilito: a) aliquota TASI (anno
2014) per gli immobili diversi dall’abitazione principale: 2,5 per mille; b) quota
a carico dell'occupante: 20%, il calcolo
della TASI potrebbe essere eseguito come appare nella tabella 1.
La Babilonia delle probabili aliquote
e detrazioni
L’ipotesi della tabella è puramente indicativa, non solo perché i Comuni non
hanno ancora deliberato le varie applicazioni della nuova imposta Tasi, ma
anche perché ogni Comune può deliberare detrazioni applicabili soggettivamente ai singoli contribuenti.
Undici Città (Ancona, Bologna, Cagliari, Cremona, Ferrara, Genova, La
Spezia, Piacenza, Reggio Emilia, Torino, Vicenza), sulle aliquote della prima
casa, hanno adottato l'addizionale dello
0,8 per mille arrivando al 3,3 per mille,
soltanto Milano e Roma hanno deciso
di ricorrere all'addizionale suppletiva
della Tasi sulle seconde case, arrivando
in questo caso all'11,4 per mille.
Torino ha scelto il 3,3 per mille con detrazione fissa di 110 euro per immobili con rendita catastale fino a 700 euro,
più 30 euro per ogni figlio minore di
ventisei anni; Genova ha scelto il 3,3
per mille con detrazioni decrescenti
da 114 euro per immobili con rendita
catastale fino a 550 euro per arrivare a
50 euro per immobili con rendita fino
ai 900 euro. Ancona ha scelto il 3,3 per
mille con detrazioni legate agli immobili con rendita catastale fino a 440 euro e per il 2015, ha intenzione di portare l'aliquota sulla prima casa al 4,1 per
mille; Palermo ha scelto il 2,9 per mille
con detrazione fissa di 50 euro, più 20
euro per figli minori di diciotto anni;
Bologna ha scelto il 3,3 per mille con
detrazioni decrescenti con il crescere
delle rendite; Cagliari e Vicenza hanno
scelto aliquote differenziate (2,8 e 3,3
per mille).
Milano, invece, ha scelto di fermarsi al
2,5 per mille, introducendo detrazioni
legate alla rendita catastale (fino a 770
euro) e in base al reddito Irpef (fino a
21 mila euro). Roma ha scelto il 2,5 per
mille con detrazioni decrescenti con il
crescere della rendita catastale.
Tabella 1 – Ipotesi di suddivisione della
Tasi tra proprietario e conduttore
Rendita catastale
900,00
Rendita catastale
rivalutata 5%
945,00
Base imponibile (rendita rivalutata x 160)
151.200,00
% Tasi 2014 (ipotesi)
0,250%
Imposta lorda
378,00
Quota a carico
proprietario tra il 90%
e il 70% (ipotesi 80%)
302,40
Quota a carico
conduttore tra il 10%
e il 30% (ipotesi 20%)
75,60
Tabella 2 - Ipotesi di tassazione Tasi 2014 e differenza con IMU 2012 per un
appartamento di circa 100 mq. di categoria signorile.
COMUNE
TASI 2014
IMU 2012
DIFFERENZA
Bologna
547,00
548,00
-1,00
Milano
486,00
578,00
-92,00
Torino
661,00
951,00
-290,00
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
23
SPECIALE TASI
La corsa
a ostacoli del
contribuente
Alla tassa sui servizi indivisibili si sono aggiunte anche l’IMU e la
Tari: un autentico salasso per i cittadini
È
stato chiamato in mille
modi: lo slalom fiscale, l’ingorgo delle tasse, la corsa a
ostacoli del contribuente,
la girandola dei tributi, il rebus delle
imposte. Ognuno ha voluto fornire la
propria personale identificazione del
fatidico giorno che corrisponde per
tutti a quel sedici giugno in cui, mettendo mano al portafoglio e ai propri
risparmi, ci si sottopone a quell’autentico salasso che è diventato il tax-day,
simbolo della totale mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini contribuenti e dell’esosità dello Stato. Per
i proprietari d’immobili un ingorgo di
calcoli per i quali oltre ad una laurea in
matematica occorre una conoscenza
scientifica di detrazioni, aliquote, quote e ripartizioni che variano secondo i
Comuni. I tre pilastri di questi introiti
per lo Stato e per i Comuni sono: Tasi,
IMU e Tari.
TASI
Quest’imposta ha fatto il suo debutto
proprio nel 2014: è la cosiddetta tassa
sui servizi indivisibili (l’illuminazione
pubblica, la manutenzione stradale,
il verde cittadino) e dovrebbe sostituire l’IMU sulla prima casa. Se uno
controlla lo stato di mantenimento di
queste tre voci nella città in cui vive,
crediamo che sia autorizzato a chiedere la restituzione di quanto pagato
e mai ottenuto negli anni passati. Le
strade sono sempre più una gruviera
pericolosa per auto e motociclisti, il
24
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
verde pubblico è completamente abbandonato e l’illuminazione molto
spesso è stata ridotta per risparmiare
sui consumi.
Chi la deve pagare
Va pagata su tutti gli immobili, comprese le abitazioni principali; in caso
di seconda casa in affitto una quota
compresa fra il dieci e il trenta per cento è a carico degli inquilini.
Quando bisogna pagare
La prima rata deve essere saldata entro
il sedici giugno ma solo nei Comuni
che abbiano deciso in tempo l’aliquota. Si tratta di circa duemila su ottomila. Per gli altri, la prima rata è rinviata al 16 ottobre ed entro il sedici di
dicembre la seconda e ultima rata. Nel
caso che i Comuni non decidessero
l’aliquota neanche entro il dieci di settembre il pagamento si effettuerà tutto
in un’unica soluzione, acconto e saldo,
entro il sedici dicembre. Come si vede
già un autentico rompicapo in cui il
cittadino è in balia dei comodi del proprio sindaco, ma tutto questo è niente
rispetto al calcolo effettivo della quota
da versare.
Calcoli e detrazioni
Il calcolo della base imponibile da
applicare alla Tasi è uguale a quello
dell’IMU ed è valido sia per le prime
case (quelle non di lusso) che per le
seconde, ma anche per negozi, terreni,
magazzini, capannoni, uffici e aziende.
La rendita catastale deve essere rivalutata del 5% e il risultato ottenuto deve
esse moltiplicato per il coefficiente
dell’immobile in questione: 160 per
abitazioni, magazzini e autorimesse,
140 per locali senza fine di lucro e laboratori, 80 per uffici, banche e assicurazioni, 65 per alberghi e opifici, 55 per
botteghe artigiane e negozi. A questa
cifra va applicata l’aliquota decisa da
ogni singolo Comune, lo 0,1 % è quella base mentre quella massima è dello
0,25%, ma può essere alzata di un ulteriore 0,8% portandola allo 0,33% totale, e la scusa sono eventuali detrazioni
per le fasce più deboli. A questa cifra
bisognerà poi applicare le detrazioni
decise da ogni singola amministrazione. Anche per quanto riguarda la cifra
che dovrà pagare chi è in affitto questa
va da un minimo del 10% a un massimo del 30% e saranno i Comuni a decidere quanto compete all’affittuario. In
caso di mancata decisione da parte del
sindaco sarà automaticamente applicata la quota del 10%. Alcuni Comuni,
fra cui Palermo e Napoli, hanno deciso di non far pagare alcuna quota agli
inquilini.
In caso di più possessori dell’immobile ognuno è tenuto a pagare in base
alla quota di possesso e il pagamento
sarà considerato valido solo se la somma delle quote versate corrisponderà a
quanto dovuto. Il pagamento è possibile effettuarlo sia tramite modello f24
sia con l’apposito bollettino di conto
corrente emesso dalle Poste.
IMU
È l’unica tassa certa sia come entità sia come scadenza. Non
la pagano le abitazioni principali quando ne sia stata confermata l’esenzione e le pertinenze della prima casa. Anche il
metodo di calcolo (per quanto riguarda l’anticipo) rimane
invariato e l’aliquota sarà quella già decisa lo scorso anno
dal Comune.
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plottaggi
Chi paga
L’IMU va pagata sulle prime case di lusso, categoria catastale A/1, A/88, A/9; sulle seconde case; sugli immobili sfitti o
locati; sugli uffici, negozi, laboratori produttivi; sui terreni
agricoli, che siano coltivati oppure no. L’IMU è pagata anche sugli immobili dati in uso gratuito ai figli o parenti di
primo grado salvo che il Comune non li abbia in qualche
modo assimilati a una prima casa. In caso di più proprietari
ognuno dovrà pagare in base alla propria quota di proprietà.
Quando si paga
Il sedici giugno è la data di versamento per il 50% dell’imposta, a meno di determinazione diversa da parte del Comune.
Il saldo andrà fatto entro il sedici dicembre. Qui potrebbe
scattare un nuovo boccone amaro per i contribuenti perché
i Comuni hanno tempo sino al 28 ottobre per deliberare
nuove variazioni di aliquote quindi potrebbe aggiungersi
una differenza rispetto alla rata di giugno.
TARI
Anche per questo prelievo si può certamente parlare di nuova tassazione poiché è stata decisa con la legge di stabilità del
2014. Il suo nome deriva da TAssa RIfiuti, la nuova imposta
comunale che sostituisce la vecchia Tares. Anche in questo è impossibile sapere quando si debba pagare, visto che
ogni Comune può decidere autonomamente la scadenza del
pagamento che prevede comunque due rate annuali, differenti rispetto alla Tasi. L’Ama e il Comune di Roma hanno
previsto come scadenza dell’anticipo il 7 luglio. In teoria
ognuno dovrebbe ricevere a casa il bollettino già compilato
con l’importo da versare; se non arrivasse, bisognerà recarsi
in Comune e chiedere l’entità di quanto dovuto. Anche in
questo caso non si sfugge al ridicolo. Se, infatti, è consentito pagare in due rate e la data varia da comune a comune
prolungandosi nel tempo, se si decide di pagare in un’unica
soluzione il termine è drastico: o 16 giugno o niente.
Siamo al paradosso, soprattutto se si pensa che il governo ha
assicurato che il prossimo anno ogni contribuente riceverà
a casa il modello 730 debitamente precompilato e con tutte le necessarie spiegazioni e semplificazioni. Siamo forse
troppo esigenti se ci limitiamo a chiedere di sapere almeno quanto pagare e in tempi certi senza calcoli astrusi per
evitare che le multe comminateci siano poi anche superiori
rispetto alle stesse tasse richieste.
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TRE
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
25
URBANISTICA
Le nuove
forme della
pianificazione
Superate le fasi dell’espansione e della deregulation, le Amministrazioni possono determinare una scelta qualitativa e identificativa
tendente alla riqualificazione ambientale della città
di Roberto Marraffa - Urbanista
I
n attesa che il futuro assetto politico della Nazione consenta finalmente una trasformazione del
ruolo di supplenza dello Stato
assistenziale nell’auspicabile funzione
di guida delle trasformazioni urbane,
s’impone una riflessione circa i contenuti di una nuova politica urbanistica e
di governo del territorio coerenti con la
necessità generale di superare gli effetti
dirompenti che la crisi morale, politica
ed economico-sociale del Paese sta arrecando alle nostre città con vistosi esiti di degrado fisico e ambientale.
Tra i pilastri di questa politica non potranno mancare quelli di sempre e da
sempre disattesi di una politica sociale
dei servizi espressa nei termini di una
sana gestione economica, di un controllo pubblico tale che le possibili successive espansioni urbane si sviluppino
nell'ambito di un disegno unitario, caratteristico e identificativo della città;
infine, di una difesa dell'ambiente naturale e dei centri storici da considerare
come patrimonio non soltanto storico,
artistico e naturale da preservare, ma
anche quale effettiva risorsa economica.
Va peraltro rilevato come importanti impostazioni politiche (ma anche
puntuali indicazioni di competenze e
azioni attribuite ai vari enti operanti sul
territorio) sono contenute nella legge
7.4.2014 n. 56 recante disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province,
sulle unioni e fusioni di Comuni (som26
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
mariamente definita come «abolizione
delle Province», per la quale è in corso
più propriamente l’esame parlamentare del disegno di legge costituzionale
n. 1429 S., presentato dal Governo, con
il quale, tra l’altro, si riforma profondamente il titolo V della parte II della
Costituzione riguardante gli enti istituzionali territoriali).
In questo nuovo quadro vanno lette le
considerazioni che seguono.
Aggiornamento della metodologia
Nell'ambito di un disegno unitario della città è possibile impostare un processo di aggiornamento della metodologia
urbanistica che superi il vecchio tipo
di programmazione astratta, onnicomprensiva e onnivalente, per finalizzarsi
e concretizzarsi su progetti specifici
e su obiettivi prioritari e significativi:
l'ambiente, i servizi primari, le riqualificazioni produttive, la valorizzazione
del genius loci. Si ritiene inoltre che
l'applicazione coerente di una politica
policentrica di decentramento possa in
qualche modo, localizzandone i problemi, incidere sulla cultura urbanistica
generale dei cittadini, dei rappresentanti politici e degli amministratori.
Dalla fase passiva delle emergenze e
delle misure necessarie a comporle,
si potrà così accedere a una fase attiva
di miglioramento dell'organizzazione e del funzionamento della città. Il
fine è anche politico, perché non può
sfuggire la valenza gratificante di una
democrazia che consenta ai cittadini
la riappropriazione del processo stesso
di trasformazione urbana e del meccanismo di produzione della città, sino a
oggi nelle mani di speculatori e di politici corrotti.
Nella gestione partitocratica, la fine
dello sviluppo e della fase di espansione urbana sembrava, infatti, doversi
caratterizzare come abbandono della
regolamentazione urbanistica, come
deregulation, cioè come caos normativo, in linea con lo stravolgimento del
Welfare State e con la riduzione del
controllo pubblico. Attenersi al mercato va bene, perché è il mercato che ha
vinto, ma non è il caso di attenervisi in
modo indifferenziato; la verifica economica costituisce senz'altro una verifica
sana della gestione della cosa pubblica
– verifica di cui la partitocrazia ha presuntuosamente ritenuto di poter fare a
meno con gli esiti criminali che sappiamo – ma ciò non comporta necessariamente l'adozione di una prassi liberistica. Si provenga da destra o da sinistra,
ciò che in primo luogo va privilegiato è
l'interesse della collettività.
Unitamente all'esaurimento della dotazione quantitativa dei vecchi piani,
la necessità del passaggio a una nuova
fase della pianificazione urbanistica si
era comunque evidenziata con la crescita degli interventi per operazioni di
recupero, di rifunzionalizzazione dei
vecchi contenitori dismessi, di riprogettazione dei vuoti edilizi, di utilizzo
delle aree interstiziali centrali e periferiche.
Culture diverse dell’abitare
La riflessione culturale postmoderna
ha fortunatamente portato nuovamente in rilievo i valori storici e culturali
riequilibrando le pretese moderniste di
una validità internazionale dell’analisi
razionalista delle funzioni urbane; il
progetto illuminista e modernista di
emancipazione dall’oscurantismo delle tradizioni aveva fatto dimenticare
che esistono culture diverse dell'abitare, circostanza oggi ignorata soltanto
dall'edilizia pubblica e dalle tipologie
residenziali dei testi universitari. Si è
invece costatato come le nostre antiche città, i centri storici, possiedono la
ricchezza dell'integrazione di presenze
e funzioni diverse, la capacità d’interrelazione sociale, il dosaggio organico
e insostituibile tra pieni e vuoti, l'articolazione del sistema della mobilità sia
veicolare sia pedonale, il giusto rapporto tra residenze, servizi, artigianato e
direzionalità. Mentre la monofunzionalità dell'insediamento, residenziale,
industriale o direzionale, ha prodotto
un effetto nefasto anche sotto il profilo
morfologico, specie nelle periferie più
degradate.
La nuova generazione di piani si può
allora caratterizzare nel muoversi per
rivitalizzare spazi e luoghi collettivi,
prevedendo aree integrate di servizi e
residenze, di zone commerciali e direzionali, di industrie e zone verdi per le
attività del tempo libero. Si potrebbe
tuttavia riprogettare la periferia, se non
l'intera città esistente, anche con procedure miste dei vecchi piani da integrare
con nuovi progetti urbani.
Fermo restando che il sistema della
mobilità rimane l'elemento fondamentale della pianificazione urbana, si
dovrebbero cogliere, nella nuova progettualità di piano, i seguenti elementi
innovativi:
• l’individuazione di aree strategiche
all'interno delle zone edificate cui affidare, sempre in un quadro unitario
e attraverso elementi progettuali
strutturanti d'uso pubblico, una funzione promozionale di continuità del
tessuto edilizio e di riqualificazione
formale e sociale del contesto;
• un rapporto interattivo tra pubblico
e privato, tra piano e mercato, esercitato nell'ambito di una piena ed effettiva capacità di governo del soggetto
istituzionale per mezzo di una normativa più articolata e flessibile sia
negli indici di fabbricazione sia nelle
destinazioni d'uso, aperta alle ragioni generali più che vincolata a regole
pedestri e finalizzate a se stesse.
La "partecipazione" del privato.
Nella stesura di questi piani bisogna tener presente che i vecchi schemi interpretativi di lettura della società hanno
ormai perduto la loro validità ed è quindi necessario superarli. L'innovazione
comporta la presa di coscienza della
domanda di bisogni ed esigenze nuove
avanzate dall'affacciarsi nella quotidianità di nuovi mestieri, nuove attività,
nuove rendite e nuovi squilibri. Peraltro, per esaudire questa esigenza di aggiornamento, è necessario dare un taglio all'arroganza del potere, avvicinandosi al privato senza ritenere necessaria
la presenza di uno stato di conflitto tra
i ruoli rispettivi dell'interesse pubblico
e di quello privato. Il privato non va oppresso, ma coinvolto attraverso la partecipazione nella comune concertazione
progettuale. Lo strumento urbanistico
di cui si avverte la necessità è allora uno
strumento di razionalizzazione dei processi di trasformazione e di reinvestimento della proprietà in cui sia implicita una flessibilità programmata. Si deve
nello stesso tempo richiedere a questo
strumento, che non può non essere che
uno strumento di attuazione, la capacità di raccordare le grandi e irrinunciabili scelte di piano con il livello delle
verifiche di fattibilità dei progetti con i
quali si vorrebbero gestire le trasformazioni urbane.
Certamente questo nuovo tipo di pianificazione sconta l’esistenza di un quadro legislativo nazionale e regionale
ancora improntato dalla vecchia fase
dell'espansione, tuttavia non sembra
possibile che si continui a progettare
sul territorio senza sciogliere l'intreccio perverso delle competenze sul territorio stesso, specialmente al livello
decisionale della pianificazione intercomunale, vittima di norme fin qui aggrovigliate. La previsione in essa degli
«accordi di programma», presi a livello
politico senza alcuna verifica tecnica, è
chiaramente assunta in un quadro strategico ispirato da scelte che poco hanno a che fare con l’interesse pubblico:
possibile ad esempio che non vi sia altro
modo, per i Comuni, di rapportarsi alle
grandi infrastrutture (strade statali, autostrade, ferrovie, aeroporti etc.)?
CONVOCAZIONE
DELL’ASSEMBLEA DEI SOCI
L’Assemblea dei Soci della FEDERPROPRIETÀ è convocata in via S.
Nicola da Tolentino n. 21, Roma, alle ore 09:00 del 23 luglio 2014 con il
seguente O.d.G.:
1.Comunicazioni del Presidente;
2.Approvazione del Bilancio consuntivo 2013;
3.Approvazione del Bilancio di previsione 2014;
4.Eventuali e varie.
In caso di mancanza del numero legale in prima convocazione,
l’Assemblea si terrà in seconda convocazione alle ore 10:00 dello stesso
giorno.
Roma, 3 giugno 2014
IL PRESIDENTE
(on. Massimo Anderson)
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
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28 la PROPRIETÀ
edilizia • GiugnoADVANCED
2014
Impresa
di Luglio/Agosto:
CORTE DI GIUSTIZIA UE
La tutela del
paesaggio è affidata
alla legge italiana
Importante sentenza afferma nella materia la piena autonomia del
legislatore nazionale
di Gabriele Troilo
L
’articolo 167 del d.lgs.
22.1.2004 n. 42 (codice
dei beni culturali e del paesaggio), nello stabilire le
sanzioni per le violazioni degli “obblighi e degli ordini” previsti in funzione della tutela del paesaggio, parte dal presupposto che in linea di
massima le opere conseguenti a dette violazioni debbano essere demolite ai fini della rimessione in pristino
dello stato dei luoghi da esse interessato; il co. 4 però dà al trasgressore,
in particolari casi (ad es. manutenzione ordinaria e straordinaria), la
facoltà di chiedere all’Amministrazione di accertare la compatibilità
paesaggistica e quindi, se la relativa
domanda viene accolta, di corrispondere «una somma equivalente
al maggiore importo tra il danno arrecato e il profitto conseguito mediante la trasgressione».
Sul tema è particolarmente perspicua la recente sentenza del Consiglio di Stato, Sez. VI, n. 1084/2014,
che ha affermato il principio che
nel provvedimento che irroga la
sanzione demolitoria deve risultare comunque valutata l’ipotesi del
ricorso alla sanzione pecuniaria,
anche in assenza del relativo parere
dell’organo preposto alla tutela dei
beni culturali e ambientali (v. art. 33
del DPR 6.6.2001 n. 380 per quanto
attiene a interventi di ristrutturazione edilizia).
Se questo è un importante tassello
del nostro ordinamento nella delicata materia del paesaggio, che peraltro
trova fondamento nello stesso art. 9
Cost., la sentenza della Corte di giustizia dell’UE nella causa C-206/13
in ordine ad una richiesta del TAR di
Catania, in sede di esame del ricorso
di un cittadino italiano, (ordinanza
10.4.2013 n. 802) al quale era sorto
il dubbio circa il contrasto della nostra legislazione con i principi comunitari in tema di diritti fondamentali (art. 17 della convenzione per la
salvaguardia dei diritti dell’uomo e
delle libertà fondamentali), ha anzitutto ricordato di non poter valutare alla luce di tale disposizione una
normativa che non rientri nell’ambito del diritto U.E. Ha poi precisato
che la materia del paesaggio, anche
se è in un certo qual modo contigua
a quella dell’ambiente e che pertanto è oggetto di attenzione in sede di
valutazione d’impatto ambientale,
non risulta disciplinata dal diritto
dell’Unione né si è in presenza «di
un collegamento di una certa consistenza che vada al di là dell’affinità
tra le materie prese in considerazione o dell’influenza indirettamente
esercitata da una materia sull’altra».
In buona sostanza nessuna disposi-
zione UE impone agli Stati membri
obblighi specifici di tutela del paesaggio, come fa invece il diritto italiano; ciò stante «neppure la competenza della Corte a interpretare
l’invocato (dal ricorrente) principio
di proporzionalità (che peraltro le
norme italiane, alcune richiamate
anche dalla citata sentenza n. 1084
del Consiglio di Stato, mirano ad assicurare) risulta sussistere nel caso
di specie».
La sentenza della Corte di giustizia
sembra appropriatamente porsi su
un binario di specifico riconoscimento dell’autonomia degli Stati
membri chiamati a legiferare su materie non collegate a obblighi sanciti
dalla Comunità, con conseguente
eliminazione di possibili confusioni di competenze, tuttavia qualche
riserva non può non manifestarsi
in ordine alla circostanza che le dichiarazioni di principio contenute
in vari documenti dell’Unione sembrano prive di efficacia cogente se
non trovano sbocco nelle specifiche
normative comunitarie sulle singole materie, quale forma di estremo
garantismo non sempre garanzia di
giustizia effettiva.
Restano parimenti le perplessità che
nascono da una possibile scissione
funzionale del paesaggio dal complessivo governo del territorio.
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
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dall’installazione d’impianti solari sia
termici (per l’acqua sanitaria) che fotovoltaici. Inoltre, la riqualificazione
degli edifici per migliorarne efficienza
termica tramite sistemi di coibentazione sempre più sofisticati può contribuire a risollevare l’industria della
costruzione dalla crisi in cui versa da
anni.
Grazie alle politiche d’incentivazione
promosse in Italia, la produzione di
energia elettrica da impianti alimentati da fonti rinnovabili è raddoppiata
in quattro anni, passando dai 58 TWh
[1TWh= 1012 Wh, ndr] del 2008 a 92
TWh del 2012, coprendo così il 31%
del totale nazionale che è pari a 299
TWh. Per restare sul fronte delle notizie positive, è anche il caso di ricordare che già dal primo maggio il costo
dell’energia per le piccole e medie industrie (pari a 14 miliardi) è stato ridotto del 10 per cento.
Il merito di questo salto in avanti
dell’economia verde va attribuito essenzialmente al boom della cosiddetta
«generazione distribuita», cioè agli
impianti di produzione (in gran parte
fotovoltaici) connessi alle reti di distribuzione che nei primi sei mesi del
2013 hanno superato i 23 GW [1GW=
109 W, ndr] di potenza efficiente lorda
installata. Mentre l’ultimo rapporto
dell’Exxon Mobil sul panorama energetico mondiale prevede un aumento
crescente della domanda di energia
(tra oggi e il 2030 il fabbisogno energetico del pianeta aumenterà del 50
per cento e saranno ancora i combustibili fossili a soddisfarlo nella misura
dell’ottanta per cento), in Italia già nel
2011 gli impianti solari, termico e fotovoltaico, si erano diffusi capillarmente
fino a essere presenti nel 95 per cento
dei Comuni.
Nel panorama energetico nazionale,
oltre all’accresciuto peso delle fonti
rinnovabili (peraltro le piogge abbondanti degli ultimi mesi hanno ampiamente riempito i bacini idrici dai quali deriva l’energia idroelettrica che è
storicamente e continua oggi a essere
largamente predominante in questo
comparto) bisogna segnalare che il costo al consumatore dell’energia fornita
nella fascia diurna è diminuito nel giro
di due anni di 15 euro/Mega Watt h.
Lo scontro in atto tra Mosca e Kiev
è fonte di crescente preoccupazione
per la forte dipendenza soprattutto di
Germania e Italia dal gas russo i cui
gasdotti attraversano l’Ucraina; una
loro eventuale chiusura metterebbe in
ginocchio in poche settimane principalmente l’industria tedesca e quella
italiana. D’altro canto, gli idrocarburi
costituiscono la principale fonte di entrate per la Federazione russa. Inoltre
le sanzioni occidentali si farebbero più
dure (ma già adesso si fanno sentire).
Di fronte a questo panorama inquietante l’Italia deve raggiungere a ogni
costo il massimo dell’autosufficienza
energetica, sia diversificando le fonti di
combustibili fossili (bisogna accelerare la costruzione di rigassificatori, per
poter ricevere gas naturale liquefatto
d’oltreoceano, nel caso si aggravasse
la crisi nell’Est Europa, e allo stesso
tempo aumentare le prospezioni in
territorio nazionale e offshore nell’Adriatico dove esistono grandi riserve
di petrolio) sia potenziando il settore
delle rinnovabili sia puntando sull’edilizia sostenibile che permette risparmi
in larga scala sul riscaldamento/raffrescamento di abitazioni e uffici.
L’edilizia sostenibile a parere dei costruttori dell’ANCE e degli stessi
sindacati di categoria può essere un
volano per la ripresa. Da un’indagine
commissionata in occasione di Expoedilizia 2014, è emerso che secondo
la maggioranza degli addetti ai lavori
interpellati la classe energetica di un
edificio ha un peso sempre maggiore
per determinare le scelte di acquisto
dei privati. È un fatto che l’efficienza
energetica potrebbe creare o preservare fino a due milioni di posti di lavoro
oltre a qualificare migliaia di imprese
grandi e piccole in tecnologie innovative.
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
31
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alle 12:30 e dalle 15:00 alle 18:30;
Giovedì e Venerdì dalle 9:30 alle 12:30
ELABORAZIONE BUSTE PAGHE
Martedì e giovedì dalle 9:00 alle 13:00;
dal lunedì al giovedì dalle 15:00 alle 18.30
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DIRITTO DEL LAVORO
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SPORTELLI DI ARPE-FEDERPROPRIETÀ
Allo scopo di venire incontro alle esigenze dei soci, si è ritenuto opportuno
istituire tre delegazioni nelle quali sarà svolta la consueta attività di consulenza
legale-amministrativa.
Le consulenze vanno prenotate telefonicamente.
• Zona Centro: Studio avv. Giovanni Bardanzellu - Via Banco di S. Spirito n.
48, Roma - tel. 06/68805294 - 06/68806232 - I giovedì dalle 15:00 alle 17:00;
• Zona Trionfale, Medaglie d’Oro, Balduina: Studio avv. Giuseppe Bonura
Via Cipro n. 12, Roma - tel. 06/39720228 - I lunedì dalle 15:00 alle 17:00;
• Zona Prati - Delle Vittorie: Studio avv. Giuseppe Magno - Via Nicotera n.
29, Roma - tel. 06/32111063 - 06/32111066 – I martedì dalle 15:00 alle 17:00;
• Mentana: Studio avv. Daniela D'Artibale - Via Reatina n. 7a - Mentana
tel. 06/94363127 - I lunedì e mercoledì dalle 16:30 alle 19:30;
• Ariccia: Studio dott. Lucio Maselli - Via Innocenzo XII (loc. Fontana di
Papa) - tel. 06/39743161 - cel. 333 7563279.
IL PUNTO
Marino sempre più solo
Un uomo solo. E sempre meno al comando. Ignazio
Marino, Sindaco di Roma appena da un anno sembra essere già arrivato al capolinea. Scaricato dal Pd,
che mal lo sopporta, scaricato da Matteo Renzi, con
il quale ha rapporti inesistenti, scaricato soprattutto
dai romani che in dodici mesi hanno bocciato quasi
tutti i suoi (pochi) provvedimenti per la città.
E se la resa dei conti finale con i Democratici è stata
rinviata è solo perché, con il voto delle Europee, anche a Roma i grillini hanno lasciato sul campo una
buona parte dei loro voti e non sono, come pur si
temeva dalle parti di via del Nazareno, diventati il
primo partito della città. Ma questo sembra aver soltanto spostato, probabilmente a dopo l'estate, il chiarimento con la dirigenza del partito. Marino, per cercare di rinfrescare la sua squadra di governo e ridare
forza alla Giunta, aveva deciso un mini-rimpasto. Ma
alla fine tutto è stato bloccato. Però ha dovuto subire
le dimissioni dell'assessore alla cultura, Flavia Barca,
che ha lasciato il giorno dopo il voto per Strasburgo. Casella che per il momento è ancora scoperta,
così come quella al bilancio dove con la formula di
un “aiuto tecnico” è approdata agli inizi di maggio
la delegata dell'ANCI, Silvia Scozzese. Insomma una
gran confusione.
Caos alimentato anche dalle tensioni interne al Pd
romano. Il coordinatore Cosentino è in guerra da
tempo con Ignazio Marino ed è deciso a imporre la
propria rosa di nomi al sindaco, che sembra sempre
più riottoso ad assecondare i desideri del partito. Per
questo sta cercando disperatamente una sponda con
i dirigenti nazionali e con Renzi. Il quale si guarda
bene dal dargli udienza. Subito dopo le elezioni Marino è stato visto in Transatlantico alla Camera a colloquio con un esponente del Pd al quale ha chiesto
di fargli avere i nomi per avviare il rimpasto in Giunta. La risposta è stata gelida: «I nomi li deve fare il
sindaco, poi noi valuteremo».
Contro Marino c'è anche il Governatore del Lazio
Nicola Zingaretti, poco convinto della sua azione di
governo. Corre voce che si sia tentato di sfiduciare
Marino già a maggio, iniziativa fallita solo perché i
consiglieri comunali del Pd si sono opposti. Potrebbe tuttavia esserci un'accelerazione se Renzi decidesse di andare al voto nazionale il prossimo autunno.
In quel caso si voterebbe anche per Roma e Marino
non avrebbe scampo. Anche perché, al di là delle beghe politiche, non c'è un settore della città in cui i romani siano soddisfatti del lavoro del Sindaco. Male
il trasporto pubblico, male la pulizia della città, disastrosa la situazione per quanto riguarda la sicurezza
e i nomadi, con un'impennata della microcriminalità, specialmente di furti negli appartamenti.
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
33
LA RIPRESA SI ALLONTANA
La sede nazionale di Confcommercio a Roma
Ulteriore calo dei consumi
segnalato da Confcommercio
Secondo il presidente Sangalli, intervenuto all’Assemblea «Lazio, Italia, Europa», c'è una grande voglia
di ripartire che va sostenuta
di Sandro Forte
I
consumi sono calati a marzo del
2,1% rispetto al 2013 e dello 0,1%
rispetto a febbraio, secondo l’indicatore di Confcommercio, organismo che ha tenuto a Roma la sua
Assemblea pubblica dal titolo «Lazio,
Italia, Europa», presenti, fra le altre
autorità, il governatore del Lazio Nicola Zingaretti e l’assessore alla Roma
Produttiva Marta Leonori. Si tratta di
«un dato peggiore del previsto» in un
contesto in cui «la fiducia c’è, i consumi ancora no». «Al di là degli effetti
derivanti dalla diversa tempistica in
cui sono cadute le festività pasquali,
emerge una situazione dei consumi
ancora molto incerta, in linea con una
dinamica dell’economia che, seppure
non più in recessione, stenta ad avviarsi a una solida ripresa», osserva
Confcommercio. «Per i consumi non è
ancora arrivata la primavera – ha commentato il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli – Il dato, peggiore
del previsto, conferma un’Italia in bilico tra due stagioni molto diverse. La
prima è quella in cui i segnali di ripresa, per quanto deboli, autorizzano un
34
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
po’ di ottimismo. L’altra Italia, quella
del mercato interno, continua invece a
soffrire ed è ferma al palo perché le famiglie ancora scontano gli effetti della
crisi, e di conseguenza sono costrette
a ridurre i consumi». In conclusione
«c’è una grande voglia di ripartire osserva Sangalli - che va immediatamente sostenuta. Il governo Renzi ha
un importante capitale di fiducia che
deve essere sostenuto e valorizzato realizzando quella ricetta che da tempo
portiamo avanti: più riforme, più lavoro, meno tasse e meno spesa pubblica». Per quanto riguarda le modifiche
introdotte al decreto lavoro al Senato,
altro tema della relazione di Sangalli,
queste «vanno nella giusta direzione.
Il peso del Fisco
Bisogna superare le ingessature per le
imprese ma fare poche regole chiare e
semplici». Sulla concertazione poi –
ha proseguito – «sicuramente bisogna
superare alcuni vecchi rituali, però il
dialogo con le parti sociali è molto importante in un momento difficile e delicato come questo».
Consentire agli imprenditori la gestione del “proprio” territorio, inteso come
“bene comune” (piazze, strade, luoghi,
ma anche utility) attraverso «quella
che potremmo chiamare una “presa
in carico” dei luoghi, delle piazze, delle strade. Perché siano riqualificati e
opportunamente valorizzati da chi in
quei luoghi vive e lavora ogni giorno».
Questa è stata la proposta lanciata dal
presidente di Confcommercio Lazio,
Rosario Cerra. L’obiettivo è «anche
esaltarne il senso di appartenenza e
d’identità e per sviluppare un valido
posizionamento di mercato. Chiediamo quindi alla Regione di prevedere
una legislazione funzionale a questo
progetto – ha aggiunto Cerra – Le imprese, infatti, devono riappropriarsi di
quegli strumenti di “economia diretta”
ispirata ai principi di liberismo economico, perché sono proprio le nostre
imprese a determinare la qualità della
vita delle città. I nostri negozi, i nostri
bar, i nostri ristoranti, i nostri alberghi,
i nostri mercati, le nostre librerie, i nostri cinema e i nostri teatri, i nostri servizi a disposizione dei cittadini e delle
altre imprese. In Italia il peso del Fisco
sull’utile commerciale delle imprese è
in assoluto il valore più alto tra tutti i
Paesi Ocse. Viaggiamo con una pressione fiscale sulle imprese mediamente di oltre quindici punti percentuali
superiori ai nostri partner e competitori europei e il Lazio, purtroppo, su
quest’aspetto è un campione nazionale.
La pressione fiscale sui produttori di
ricchezza è, quindi, la vera priorità se
vogliamo riprendere a crescere. Inoltre, non solo il nostro territorio, ovviamente, ma tutta l’Italia (siamo tra
i Paesi in Europa che nei lunghi anni
della crisi hanno perso più posizioni
in termini di reddito, posti di lavoro,
produttività) subisce le conseguenze
di un ipertrofismo burocratico e normativo che costringe le piccole e medie
imprese a un percorso a ostacoli. Lo
spreco di risorse pubbliche ha drenato
qualità e quantità di servizi, e il costo
di cui è stato caricato il mercato del lavoro ha ridotto drasticamente il potere
d’acquisto di individui e famiglie che
è sceso dal 2008 a oggi di oltre undici
punti percentuali. […] Ci aspettiamo
[Per quanto concerne l’aumento della
tassa di soggiorno, ndr] una revisione
nazionale della materia per evitare centinaia di situazioni diverse in termini
di quantum e di metodi di riscossione.
Nel frattempo ci preme evidenziare
come le recenti notizie provenienti dal
Campidoglio rechino preoccupazione
e sconcerto nelle categorie, poiché gli
aumenti superano il doppio dell’imposizione attuale».
Gap di competitività
La relazione del direttore dell’ufficio
studi Mariano Bella si è incentrata sul
Pil che, secondo Confcommercio, aumenterà dello 0,5% nel 2014 ma, «se ci
fosse uno shock fiscale con minori tasse
per 12 miliardi a fronte di tagli alla spesa, la crescita raggiungerebbe il +0,8%
e i consumi passerebbero dallo 0% a un
+0,5-0,8%. È necessario abbattere la
pressione fiscale che salirà quest’anno
al 44,3% dal 42,3% del 2013. Se consideriamo il carico sulla sola economia
legale, escludendo il sommerso, il peso
delle tasse vola al 53,5%. È dovuto a
questo il nostro gap di competitività
rispetto alla Germania. Servono politi-
che generali per migliorare il contesto
delle imprese che aiutino tutti i settori, senza distinzioni tra buoni e cattivi». Bella ha poi denunciato il rischio
di «un industrialismo malato basato
sull’equazione falsa: economia reale
uguale manifattura».
Sulla base delle dinamiche registrate,
per il maggio 2014 l’Ufficio studi stima
una crescita tendenziale dell’inflazione pari allo 0,5%, “in contenuta diminuzione” rispetto allo 0,6% di aprile, e
una variazione congiunturale nulla dei
prezzi. La flessione dei consumi a marzo è del 2,3% per i servizi e dell’1,6%
per i beni rispetto al 2013. Ci sono
variazioni positive nella spesa reale
in beni e servizi per le comunicazioni
(+4,4%) e in quelli ricreativi (+0,8%),
mentre le riduzioni più significative
sono per gli alimentari, le bevande e i
tabacchi (-3,9%), l’abbigliamento e le
calzature (-3,4%) e gli alberghi, i pasti e
le consumazioni fuori di casa (-3,2%). È
in calo anche la spesa per i beni e servizi
per la mobilità (-2,5%) al cui interno le
vendite di auto a privati sono tornate
a registrare, dopo un trimestre, segno
negativo. È una tendenza, che, stando
alle prime indicazioni, è stata confermata anche ad aprile.
Ogni giorno nel Lazio chiudono oltre
90 imprese, 33 mila solo nel 2013; le
previsioni per il 2014 non lasciano intendere miglioramenti. Il totale delle
imprese nel Lazio è di 616.779 unità.
Di queste 469.346 sono attive. È quanto si legge nel Focus Economia Lazio
divulgato durante l’Assemblea annuale
di Confcommercio Lazio. «Il Pil del
Lazio – spiega il Focus – nel 2014 avrà
una crescita dello 0,6%, ancora troppo
debole rispetto non solo ad altre Regioni del nord come Piemonte (0,9%),
Lombardia (1,2%) o Emilia Romagna
(1%), ma anche a molte dell’Italia centrale come Umbria (0,8%) o Toscana
(0,7%)». E ancora: «La contrazione
dei consumi nel 2014 subirà nel Lazio
un nuovo calo dell’1,1% e parliamo di
variazione media annua in termini reali per ciascuna famiglia. Per il 2015
nel Lazio i consumi continueranno a
registrare una dinamica debole con
un andamento che non supera lo 0,3%
[…] Lo scenario di previsione 2014 per
la spesa per i consumi delle famiglie
continua a essere negativo. I disoccupati nel Lazio hanno raggiunto le 310
mila unità con una crescita del 14,3%
rispetto al 2012, ma quello che preoccupa di più è il tasso di disoccupazione
giovanile che registra un nuovo record
negativo, salendo al 45,9%».
«Le Regioni sono chi più chi meno i
principali attori di sviluppo del territorio. Per tanti anni il Lazio è stato freno.
Oggi l’obiettivo credibile è portare il
Lazio a diventare il distretto dell’eccellenza europea. Accettiamo la sfida
di far diventare il Lazio uno dei motori dello sviluppo italiano: il Lazio ce la
può fare». È l’auspicio del governatore
Nicola Zingaretti, intervenuto all’Assemblea. «Noi abbiamo una responsabilità nei confronti dell’Italia. Ce la
possiamo fare se aggrediamo cinque
nodi strutturali che sono: assenza di
Formazione periodica degli
amministratori di condominio
L’ARPE-FEDERPROPRIETÀ, in collaborazione con l’Unione
nazionale esperti di diritto immobiliare (UNEDI), indice un corso per
la formazione periodica degli amministratori di condominio, secondo
quanto previsto dalla legge n. 220/2012.
Le lezioni si svolgeranno nel mese di settembre
La partecipazione è gratuita. Per prenotarsi:
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Al termine del corso sarà rilasciato un attestato di partecipazione
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
35
programmazione; abnorme debito della pubblica Amministrazione; eccessiva fiscalità; inesistenza delle politiche
del credito; insopportabile burocrazia
che uccide le piccole e medie imprese.
Noi lo stiamo facendo. La proposta di
Confcommercio è figlia di un confronto che c’è stato in questi mesi e abbiamo previsto oltre 15 milioni di euro in
tre anni a sostegno, in tutto il Lazio, per
lo sviluppo dei centri commerciali naturali, cioè della valorizzazione dei centri storici e dei luoghi all’aperto. Parliamo tanto di turismo, ma i turisti non
vanno nelle vie buie e chiuse, cercano
città illuminate e non c’è dubbio che
il commercio è fondamentale per illuminare queste strade, marginalizzare
le strade buie e quelle insicure. Quindi
c’è un’assoluta sinergia».
Quanto al recupero urbano, «quella di
Confcommercio mi sembra una buona
idea se la incrociamo con i fondi messi
a disposizione dalla Regione sui centri
commerciali naturali, pari a 15 milioni in tre anni su tutto il Lazio, in cui
Roma Capitale avrà un suo grande spazio». Lo ha detto l’assessore alla Roma
Produttiva Marta Leonori, che ha poi
36
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
aggiunto: «Da tempo stiamo ragionando per progetti di riqualificazione di
strade e piazze, che siano portati avanti
anche insieme ai commercianti e agli
imprenditori che vivono in quei luoghi
e che ci tengono». Il fine «è responsabilizzare ma anche dare delle risposte a
quei commercianti che ci chiedono di
riqualificare vie e piazze, con una progettazione congiunta».
Con il calo dei consumi del 2,1% a marzo stimato da Confcommercio «la realtà ha superato le peggiori previsioni»,
secondo Federconsumatori e Adusbef.
Per le due associazioni si tratta dell’ennesimo segnale preoccupante sulla situazione delle famiglie. Secondo le stime dell’Osservatorio nazionale Federconsumatori, dal 2008 a oggi la capacità di acquisto è diminuita del 13,4% e
solo nel biennio 2012-2013 i consumi
sono diminuiti dell’8,1%. Se si vuole
intervenire concretamente a favore di
una ripresa della domanda interna in
grado di rimettere in moto l’intero sistema economico, secondo i presidenti
di Federconsumatori e Adusbef, Rosario Trefiletti ed Elio Lannutti, intervenuti all’Assemblea, è indispensabile un
piano straordinario destinato a stanziare tutte le risorse e le energie necessarie
a rilanciare l’occupazione, restituendo
prospettive e futuro ai cittadini.
Apprezzata la riorganizzazione
dell'ENIT
«Federviaggio apprezza quanto esposto dal Ministro Franceschini riguardo
alla centralità del turismo nel rilancio
del Paese: riorganizzazione dell’Enit,
promozione unica del Sistema Paese verso i mercati esteri attraverso la
concertazione territoriale con le Regioni in attesa della riforma del Titolo
V, digitalizzazione delle informazioni,
investimenti sulla formazione e premialità verso le start-up del settore»,
così Francesco Sottosanti, direttore
dell’associazione del turismo organizzato (Confturismo-Confcommercio),
ha commentato il discorso del titolare
dei beni culturali. «Sono parole importanti – ha aggiunto – che devono trasformarsi in azioni concrete nel breve
termine anche attraverso il coinvolgimento degli operatori del settore. Noi
siamo disponibili e pronti con proposte
concrete».
ROMA
Tasi alle stelle
per negozi e capannoni
di Roberto Rosseti
S
e per la maggioranza dei Comuni italiani, fra cui Roma, il
pagamento della Tasi slitterà
al 16 ottobre, per quanto riguarda magazzini, capannoni e negozi
non vi sono possibilità di allontanare
l’amaro calice e, entro il 16 giugno, i
proprietari dovranno pagare l’acconto.
Nei Comuni in cui non ci sono state le
delibere entro il 23 maggio, si applicheranno le aliquote IMU 2013 e una
“standard” dello 0,1%, mentre dove
sono stati osservati tempi previsti, l’acconto di giugno si pagherà in base alle
nuove norme stabilite. Stando alle prime analisi di settore, per un capannone
industriale la media è di circa 400 euro
in più l’anno, mentre per i negozianti
c’è una maggiorazione di 140 euro. Il
carico fiscale in più per i commercianti
è stato calcolato in circa 1,6 miliardi di
euro. Insomma, se questa è la ricetta
per far smuovere l’economia, il governo Renzi non sembra aver compiuto
passi diversi dai suoi predecessori.
Secondo una recente ricerca le tasse
assorbono sino al 77% delle entrate
di piccole e medie imprese. Negozi,
ristoranti e magazzini potrebbero vedersi aumentare le imposte anche del
50%. Il presidente della Confcommercio del Lazio, Rosario Cerra, ha
fornito dati a dir poco inquietanti. Un
bar o una pasticceria di circa 100 metri quadri che lo scorso anno pagava
1759 euro, potrebbe dover sborsare
fino a 2639 euro. Per un supermercato
di 300 metri quadri gli aumenti sono
calcolati da 5278 euro a 7917 euro. Per
una tabaccheria di soli 30 metri quadri
si passa dai 528 euro del 2013 ai 792 di
quest’anno. Per un albergo che versava 34 mila euro l’aumento è di circa il
10% è arriverà a pagarne 37 mila.
Il presidente Cerra non ha dubbi e af-
DAL 4 AL 25 AGOSTO
Gli uffici sono chiusi
per ferie
ORARIO ESTIVO
(DAL 3 GIUGNO AL 1° AGOSTO)
Dal lunedì al giovedì:
ore 10:00-13:00 e 15:30-18:30
Venerdì:
chiuso
ferma: «In un periodo di profonda
crisi come quella che stiamo attraversando bisognerebbe adottare tutte le
misure possibili per stimolare la ripresa e incentivare i consumi. In Italia
invece si va nella direzione opposta:
le tasse non diminuiscono, anzi spesso aumentano. E in più c’è una grandissima incertezza. L’incertezza e la
confusione, oltre ad avere un costo
amministrativo, frenano i nuovi investimenti e la propensione al consumo.
Chi è il folle che investe per ampliare
la propria attività se non sa quanto dovrà pagare di tasse? Lo stesso discorso
vale per i consumatori, indotti a risparmiare perché non sanno a che cosa
andranno incontro non dico fra dieci
anni, ma nelle prossime settimane o
mesi» Sulla stessa lunghezza d’onda si
trovano anche i presidenti locali della
Confcommercio. Paolo Arena, di Verona, è esasperato: «Cambiano i nomi
delle imposte, ma il risultato è sempre
lo stesso: le aziende sono tartassate.
Come prima, anzi più di prima. E aumenta anche la confusione: ormai siamo alla farsa. La decisione di prorogare il versamento della prima rata solo
nei Comuni che non hanno deliberato
entro il termine previsto è l’ennesimo pasticcio all’Italiana e ha ragione
il nostro presidente nazionale, Carlo
Sangalli, quando chiede una proroga
generalizzata. Servirebbe certezza del
diritto e semplificazione degli adempimenti. Qui si sta facendo l’opposto. La
politica della fiscalità locale dovrebbe
essere complementare e non aggiuntiva a quella statale per non aggravare ulteriormente i bilanci sempre più magri
delle famiglie e delle imprese, molte
delle quali sempre più allo stremo».
L’Amministratore di condominio
Sono aperte le iscrizioni al XXX Corso di qualificazione
per amministratori di condominio
Al termine del corso verrà rilasciato un attestato.
Per informazioni:
tel 06/485611, fax 06/4746062
Via San Nicola da tolentino 21 – 00187 Roma
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
37
PORTIERCASSA
Prestazioni aumentate a favore
degli aderenti al Contratto di Lavoro
FEDERPROPRIETÀ - ARPE - UPPI
CONFAPPI - CONFSAL
A) RIMBORSO INDENNITÀ GIORNALIERA
MALATTIA DEL PORTIERE
è DELLA PRESTAZIONE
ENTITA
Euro 33,00 dal 4° al 20° giorno di malattia - Euro 39,00 dal 21°
al 180° giorno di malattia
La prestazione viene corrisposta una volta ogni 365 giorni.
DOCUMENTI NECESSARI
del dipendente e del datore di lavoro
caso di ricovero ospedaliero
pagamento delle indennità di cui chiede il rimborso
• Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS)
• Nei casi di Infortuni ( esclusi infortuni sul lavoro) occorre il
verbale di pronto soccorso nonché idonea documentazione dalla
quale risultino le modalità dell’evento
Via Barberini, 29 - 00187 Roma
tel. 06.48.56.11 (r.a.) - 06.42.01.22.94
fax 06.42.00.42.36
D) RIMBORSO SPESE MEDICHE PER I LAVORATORI
CON ETÀ SUPERIORE AI 40 ANNI
(estendibile al nucleo famigliare)
è DELLA PRESTAZIONE
ENTITA
Euro 200, 00
DOCUMENTI NECESSARI
• Copia delle fatture relative alle prestazioni
mediche
• Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti
il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa
(Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS)
• Certificato stato di famiglia
E) BORSA DI STUDIO ISCRIZIONE
I° ANNO UNIVERSITÀ
è DELLA PRESTAZIONE
ENTITA
Euro 600, 00
DOCUMENTI NECESSARI
• Copia dei versamenti relativi alla 1° e 2° rata universitaria
Polizza
• Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS)
F) BORSA DI STUDIO CON VOTAZIONE 100/100
PER 5° ANNO SCUOLA MEDIA SUPERIORE
B) ASSEGNO PER LA NASCITA DI UN FIGLIO
è DELLA PRESTAZIONE
ENTITA
Euro 1000, 00
DOCUMENTI NECESSARI
• Certificato di diploma
è DELLA PRESTAZIONE
ENTITA
Euro 500, 00 per ciascun nato
DOCUMENTI NECESSARI
• Copia degli ultimi 6 modelli F24 ripor tanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS)
• Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS)
G) CONTRIBUTO PER FAMIGLIE IN CUI è
E PRESENTE UN
DIVERSAMENTE ABILE CON PERCENTUALE MAGGIORE O
UGUALE AL 65%
è DELLA PRESTAZIONE
ENTITA
Euro 2000,00 per coniuge disabile
C) CONTRIBUTO PER IL DECESSO DEL PORTIERE
è DELLA PRESTAZIONE
ENTITA
Euro 300, 00
DOCUMENTI NECESSARI
• Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS)
il lavoro è un
DIRITTO
proteggerlo una
CONQUISTA
DOCUMENTI NECESSARI
• Certificato rilasciato dall’INPS che attesti l’invalidità del
disabile
• Copia degli ultimi 6 modelli F24 ripor tanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS)
• Consegna documenti entro il 28/2
GIURISPRUDENZA
di Mauro Mascarucci - Avvocato, consulente
1) Tabelle millesimali: per l’approvazione o la revisione non serve l’unanimità
Con la pronuncia 26 febbraio 2014, n.
4569 la Corte di cassazione ha avuto
modo di confermare la decisione delle Sezioni Unite n. 18477/2010, con la
quale era stato dato corso a un nuovo indirizzo in tema di maggioranze necessarie per l’approvazione, o la modificazione,
delle tabelle millesimali.
Nel caso di specie era, infatti, avvenuto
che un condomino, a seguito di un’intimazione di pagamento per spese condominiali sfociata nell’emissione di un
decreto ingiuntivo, aveva proposto opposizione avverso il decreto sostenendo, in
particolare, che le tabelle millesimali poste alla base del computo della ripartizione delle spese non erano state approvate
all’unanimità da parte dei condomini.
L’esito dei giudizi di merito era sfavorevole per l’attore poiché il giudice d’appello
aveva ritenuto che, in punto di fatto, le
tabelle millesimali fossero invece state
approvate da tutti i condomini (o meglio
che, sebbene in tempi separati, ciascun
condomino avesse dato la propria adesione alle stesse).
Era dunque proposto ricorso per cassazione, sostenendosi, da parte del condomino ricorrente che il giudice di merito
avrebbe errato nel ritenere che vi fosse
stata un’approvazione unanime e, comunque, esso non avrebbe esposto una
chiara motivazione in ordine agli elementi da cui era possibile trarre tale convincimento.
La Cassazione, investita della questione,
l'ha però risolta senza entrare nel merito
di tal elemento di fatto contestato dal ricorrente.
Infatti, secondo la Corte, il tema dell’eventuale adesione di tutti i condomini
(o soltanto di alcuni di essi) alle nuove
tabelle è del tutto ininfluente ai fini del
decidere, poiché per il sopravvenuto indirizzo interpretativo di cui alla pronuncia
n. 18477/10 delle Sezioni Unite l’atto di
approvazione delle tabelle millesimali, al
pari di quello di revisione delle stesse, non
ha natura negoziale, con la conseguenza
che non deve essere approvato con il consenso unanime dei condomini, essendo a
tal fine sufficiente la maggioranza qualificata di cui all’art. 1136, co.2, c.c.
2) Risarcimento del danno
da responsabilità contrattuale
Secondo la Cassazione, Sez. 3, sentenza
10 maggio 2013, n. 11118, costituisce domanda nuova, come tale improponibile
per la prima volta in appello ex art. 345
c.p.c., quella di responsabilità extracontrattuale, giacché fondata su “petitum” e
“causa petendi” differenti.
Nel caso di specie, si è ritenuto violato il
divieto di “nova” in appello in ragione del
fatto che, richiesto in primo grado il risarcimento del danno contrattuale da ritardata restituzione dell’immobile locato ex
art. 1591 c.c., innanzi al giudice di seconde cure la richiesta risarcitoria era formulata, invece, ai sensi dell’art. 2043 c.c.
3) Condomino moroso e decreto
ingiuntivo
Secondo la Corte di cassazione civile, sezione seconda, sentenza 19 marzo 2014,
n. 6436, in materia di decreto ingiuntivo destinato al condomino moroso, è
possibile proporre opposizione ma non ci
si può basare sulla mancata approvazione
da parte dell’assemblea di alcune voci di
spesa, non potendosi tale opposizione
estendersi a questioni attinenti la nullità
o l’annullabilità della delibera condominiale di approvazione delle spese.
Nel caso di specie un condomino che si
era visto notificare un decreto ingiuntivo
per il pagamento di spese condominiali,
aveva proposto opposizione contestando
che vi erano comprese anche alcune somme che non erano state approvate attraverso una regolare delibera assembleare.
La Cassazione in proposito ha ricorda-
to che «l’amministratore di condominio può e deve ricorrere al procedimento monitorio ex art. 63 disp. att. c.p.c.
[...] quando un condomino sia moroso
rispetto alle quote addebitatagli a seguito di approvazione del bilancio da parte
dell’assemblea dei condomini» e, nell’eventualità non risulti approvata una singola voce di spesa deve tuttavia ricordarsi
come «l’art. 63 citato non può mai estendersi a questioni relative all’annullabilità
o alla nullità della delibera condominiale
di approvazione delle spese, [la quale] dovrà essere impugnata separatamente ex
art. 1137 c.c.». L’impugnazione deve essere effettuata in separata e idonea sede,
non certo in occasione di opposizione a
decreto ingiuntivo, così da dare origine
ad autonomo processo di cognizione.
4) “Prorogatio imperii”
dell’amministratore
Secondo i giudici del Palazzaccio Sez. 2,
sentenza 30.10.2012 n. 18660, in tema di
condominio negli edifici, la “prorogatio
imperii” dell’amministratore – che trova
fondamento nella presunzione di conformità alla volontà dei condomini e nell’interesse del condominio alla continuità
dell’amministrazione – si applica in ogni
caso in cui il condominio rimanga privo
dell’opera dell’amministratore e, quindi, non solo nelle ipotesi di scadenza del
termine di cui all’art. 1129, co. 2, c.c. o di
dimissioni, ma anche nei casi di revoca o
annullamento per illegittimità della delibera di nomina.
Ne consegue che l’amministratore condominiale, la cui nomina sia stata dichiarata invalida, continua a esercitare legittimamente, fino all’avvenuta sostituzione,
i poteri di rappresentanza, anche processuale, dei comproprietari, rimanendo l’accertamento di detta “prorogatio”
rimesso al controllo d’ufficio del giudice
e non soggetto ad eccezione di parte, in
quanto sia inerente alla regolare costituzione del rapporto processuale.
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
39
CONDOMINIO
Norme per il distacco
dall’impianto termico
Scollegarsi dal riscaldamento e dal condizionamento centralizzati è consentito rispettando leggi oggi più
rigorose
di Mauro Mascarucci - Avvocato, consulente
U
na delle ragioni più rilevanti di un contenzioso in condominio è il
distacco dall’impianto
termico centralizzato da parte del
singolo proprietario, a cui non ha rimediato neanche la riforma del condominio in vigore dal 18 giugno 2013
(sul tema vedi anche le puntuali argomentazioni contenute nell’articolo di
Alberto Celeste sul n. 11.2013, pagina 40, di questa rivista).
La legge n. 220/2012, entrata in vigore 18 giugno 2013 apporta modifiche
alla disciplina del condominio negli
edifici, e fra i vari aspetti affronta anche la questione in oggetto. Senza dover attendere il benestare dell'assemblea «il condomino può rinunciare
all'utilizzo dell'impianto centralizzato di riscaldamento o di condizionamento, se dal suo distacco non derivano notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri
condomini. In tal caso il rinunziante
resta tenuto a concorrere al pagamento delle sole spese per la manutenzione straordinaria dell'impianto e per la
sua conservazione e messa a norma».
Tale norma entra nel nostro ordinamento in presenza del DPR n.
59/2009 che continua a prescrivere
che, salvo cause straordinarie l’impianto nei fabbricati con più di quattro unità immobiliari e per potenze
nominali del generatore di calore
maggiori o uguali a 100 kW deve
preferibilmente rimanere unico. Una
prescrizione che, però, è rivolta alla
volontà della collettività intera con40
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
dominiale e non a quella di ciascun
inquilino contemplato singolarmente. In particolare il DPR citato stabilisce all’art. 4, co. 9 che «in tutti gli edifici esistenti, con più di quattro unità
abitative, e in ogni caso per potenze
nominali del generatore di calore
dell'impianto centralizzato maggiore
o uguale a 100 kW [...] è preferibile il
mantenimento d’impianti centralizzati laddove esistenti».
A tale norma si aggiunge la legge n.
221/2012 che prevedeva in caso di distacco della singola utenza da un impianto di riscaldamento centralizzato
il non obbligo per le caldaie a condensazione di scaricare a tetto, bensì la
possibilità di scaricare a parete.
Dall’1 settembre 2013, in base alla
nuova legge n. 90/2013 entrata in vigore il 4 agosto 2013, tutte le nuove
installazioni di caldaie, a seguito di
distacco, dovranno scaricare a tetto,
salvo alcuni casi derogabili.
Per impianti termici installati ex
novo dall’1 settembre 2013 - in tutte
le tipologie d’immobili - vige l'obbligo di scaricare a tetto. Deroghe previste solo per: sostituzioni d’impianti
aventi scarico a parete (o in canna
ramificata) già esistenti prima dell’1
settembre; nel caso di case storiche/
stabili vincolati; di fronte all'impossibilità tecnica di sbocco a tetto, asseverata da un progettista, è ammesso
lo scarico a parete, purché si installino generatori di calore a gas (secondo
norme UNI) ad alta prestazione energetica e basse emissioni.
La legge n. 90/2013, entrata in vigore
il 4 agosto 2013, ha stabilito nuove disposizioni riguardanti l'evacuazione
dei prodotti della combustione degli
impianti termici. In particolare, l'art.
17-bis sui requisiti degli impianti termici, al comma 9 stabilisce che gli
impianti termici installati dopo il 31
agosto 2013 devono essere collegati
ad appositi camini, canne fumarie o
sistemi di evacuazione dei prodotti
della combustione, con sbocco sopra
il tetto dell'edificio alla quota prescritta dalle norme tecniche vigenti.
È possibile derogare (secondo il comma 9-bis) a quanto stabilito dal comma 9 nei casi in cui:
a)si procede, anche nell'ambito di
una riqualificazione energetica
dell'impianto termico, alla sostituzione di generatori di calore individuali che risultano installati in data antecedente a quella di cui al
comma 9, con scarico a parete o in
canna collettiva ramificata;
b)l'adempimento dell'obbligo di cui
al comma 9 risulta incompatibile
con norme di tutela degli edifici
oggetto dell'intervento, adottate a
livello nazionale, regionale o comunale;
c)il progettista attesta e assevera
l'impossibilità tecnica a realizzare
lo sbocco sopra il colmo del tetto.
Nei casi di cui al comma precedente
è obbligatorio (lo stabilisce il comma
9-ter) installare generatori di calore
a gas che, per valori di prestazione
energetica e di emissioni, apparten-
gono alle classi 4 e 5 previste dalle
norme UNI EN 297, UNI EN 483
e UNI EN 15502, e disporre i terminali di tiraggio in conformità alla
vigente norma tecnica UNI 7129, e
successive integrazioni.
I Comuni adeguano (comma 9-quater) i propri regolamenti alle disposizioni di cui ai commi citati.
Oltre a quanto sopra evidenziato secondo la riforma del condominio, per
distaccarsi, il condomino deve fornire, innanzitutto, prova di non procurare un aggravamento delle spese
a chi prosegue a utilizzare il riscaldamento centralizzato. In secondo
luogo, bisogna dimostrare che la decisione non determina uno squilibrio
termico dell’intero edificio, tale da
pregiudicare la regolare erogazione
del servizio di riscaldamento.
La prova che attesti la situazione deve
essere data con una perizia, non è invece necessario, come per la trasformazione dell’intero impianto termico, il deposito in Comune di un progetto insieme alla denuncia d’inizio
lavori. Non è richiesto nessun passaggio, con successiva deliberazione,
in assemblea condominiale, per il
distacco; secondo alcuni, si tratta di
un diritto che si può esercitare anche
in presenza di un divieto esplicito nel
regolamento comune (Cassazione
sentenza 19893/2011).
Deve essere un tecnico abilitato a redigere la perizia, secondo quanto prescritto dal DM 37/2008, cui rimanda
anche il recente DPR n. 74/2013, che
ha ridisegnato il tema della conduzione e dei controlli degli impianti
termici. Il professionista deve essere
iscritto agli albi professionali e avere
le specifiche competenze tecniche in
materia di trattamento degli impianti
di riscaldamento dotati di canne fumarie collettive ramificate.
All’interno del documento devono
essere presenti varie informazioni,
innanzitutto l’accertamento dello
stato dei consumi della caldaia e la
proiezione del consumo ipotizzato,
in caso di distacco. In secondo luogo,
la perizia va corredata da una previsione che attesti come, in virtù delle
caratteristiche tecniche dell’impianto, il distacco non creerà notevoli
pregiudizi all’impianto centrale. Infine, deve essere dimostrata l’assenza
di futuri squilibri termici per il fabbricato.
Con la recente ordinanza del 20 gennaio 2014, il Tribunale di Torino ha
applicato le nuove disposizioni dettate dal quarto comma dell'art. 1118
c.c., autorizzando il distacco dall'impianto di riscaldamento centralizzato richiesto dal condomino, all'esito
della verifica circa l'assenza di eventuali pregiudizi per gli altri condomini.
Il Tribunale piemontese si è pronunciato sulla richiesta di distacco
dall'impianto centralizzato avanzata
dal condomino, in attuazione della
nuova disposizione codicistica citata,
che consente di staccarsi dall'impianto di riscaldamento condominiale, se
da esso non derivano notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di
spesa per gli altri condomini.
Il condominio si era opposto, rilevando che il distacco era vietato dal
regolamento condominiale di natura
contrattuale, e che, inoltre, lo stesso
era da ritenersi contrario alla normativa regionale, che impone l'obbligo
d'impianti centralizzati negli edifici
composti da più di quattro unità immobiliari.
Il giudice ha accolto la domanda del
condomino, subordinando il distacco all'accertamento delle condizioni
richieste dall'art. 1118, comma 4, c.c.
per rinunciare all'utilizzo dell'impianto centralizzato di riscaldamento («se dal suo distacco non derivano
notevoli squilibri di funzionamento
o aggravi di spesa per gli altri condomini»).
Con riguardo a quest’ultimo aspetto
la Corte di cassazione, con la sentenza 30 aprile 2014, n. 9526, ha ribadito
il proprio orientamento in materia di
distacco dall’impianto di riscaldamento centralizzato in un giudizio
avente a oggetto l'obbligatorietà delle
spese relative alla gestione del riscaldamento centralizzato per il proprietario che aveva provveduto al distacco. Per la Corte il distacco è sempre
possibile anche senza il consenso dei
proprietari che continuano a beneficiare del servizio, purché all'impianto non derivi la perdita di efficienza.
Il condomino distaccato continua
a pagare le spese di manutenzione
dell'impianto di cui è comproprietario e, anche le spese di gestione quando, in seguito al distacco, si accerti
che il condominio non ha ottenuto
nessun risparmio sul consumo di
energia.
RIQUALIFICAZIONE ENERGETICA 2014
Sito Enea per trasmettere gli interventi
Anche per il 2014 l'Enea ha istituito il sito dedicato alla trasmissione telematica della documentazione per accedere alla detrazione fiscale per gli
interventi di riqualificazione energetica. All’indirizzo http://finanziaria2014.enea.it, corrisponde il sito Enea a cui comunicare gli interventi
ultimati nell’anno 2014 (da gennaio in avanti). Si ricorda che con la legge
n. 147/2013 (c.d. di stabilità 2014) è stata prorogata fino al 31 dicembre
2014 la detrazione fiscale del 65% per gli interventi di riqualificazione
energetica degli edifici. Mentre per tutto il 2015 (1° gennaio - 31 dicembre) la percentuale sarà del 50%. Per quanto riguarda gli interventi su parti
comuni condominiali o che coinvolgano tutte le unità di un condominio,
le detrazioni saranno del 65% per le spese sostenute tra il 6 giugno 2013
e il 30 giugno 2015, mentre per quelle sostenute dal 1° luglio 2015 al 30
giugno 2016 il valore della detrazione sarà del 50%.
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
41
INTERVENTO DEL GARANTE DELLA PRIVACY
L’accesso al conto corrente
e all’anagrafe condominiale
La pretesa del singolo condomino di esaminare i movimenti bancari e di estrarre copia della documentazione
inerente troverebbe titolo nella (con)titolarità del rapporto con la banca
di Alberto Celeste - Magistrato
Il Garante della privacy è intervenuto
di recente per dirimere alcuni dubbi operativi che erano sorti a seguito
delle novità apportate dall’entrata in
vigore il 18 giugno 2014 della legge n.
220/2012 di riforma della normativa
in materia di condominio (v. Newsletter n. 387 del 23 aprile 2014, in www.
garanteprivacy.it).
Nello specifico, la suddetta Authority, al fine di conciliare le esigenze di
trasparenza della gestione condominiale e di riservatezza delle posizioni
dei singoli partecipanti, ha stabilito,
per un verso, che il condomino non
deve fornire prove documentali delle
informazioni rese all’amministratore
per la tenuta del registro di anagrafe condominiale e, per altro verso, è
legittimato a chiedere al medesimo
amministratore copia integrale, senza
oscuramenti, degli atti bancari relativi al conto corrente condominiale.
Sotto il primo profilo, va ricordato che
l’art. 1130, n. 6), c.c. contempla, tra
le attribuzioni dell’amministratore,
quella di curare la tenuta del registro
dell’anagrafe condominiale, che deve
contenere i dati anagrafici dei condomini, ma anche di tutti coloro che,
quali usufruttuari, conduttori o comodatari, vantano diritti reali o personali di godimento aventi ad oggetto
singole unità abitative del fabbricato;
di ciascuno di questi soggetti, si dovranno ottenere le generalità, «comprensive del codice fiscale e della residenza o domicilio, i dati catastali di
ciascuna unità immobiliare».
42
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
Rimangono ferme le prescrizioni più
volte indicate dallo stesso Garante
della privacy in ordine alle operazioni di trattamento di dati personali
effettuate nell’àmbito delle attività
connesse all’amministrazione condominiale (v., soprattutto, il provvedimento del 19 maggio 2006).
In particolare, in virtù del principio
di “liceità”, di cui all’art 11 del d.lgs.
n. 196/2003 (c.d. codice della privacy), possono formare oggetto di trattamento da parte dell’amministratore – quale responsabile ai sensi degli
artt. 4, comma 1, lett. g), e 29 – le sole
informazioni personali “pertinenti”
rispetto allo svolgimento delle attività di gestione delle parti comuni e
idonee a determinare le posizioni di
dare-avere dei singoli partecipanti
(siano essi proprietari o usufruttuari).
In questa prospettiva, le informazioni trattate possono, altresì, riferirsi
a ciascun partecipante, individualmente considerato, sempre, però, in
quanto “necessarie” ai fini dell’amministrazione comune: rientrano in tale
àmbito sicuramente i dati anagrafici
e gli indirizzi dei condomini – ora
espressamente previsti dal novellato
art. 1130, n. 6), c.c. – elementi la cui
conoscenza risulta indispensabile per
consentire la regolare convocazione
dell’assemblea; parimenti, possono
formare oggetto di lecito trattamento
le quote millesimali attribuite a ciascuno dei condomini, rilevanti per la
determinazione degli oneri contributivi nonché per l’individuazione dei
quorum occorrenti alla formazione
della volontà assembleare.
Invece, solo in presenza del consen-
so dell’interessato – salvo l’eventuale loro previo inserimento in appositi elenchi pubblici – potranno inserirsi
nel suddetto registro le informazioni relative alle utenze
telefoniche intestate ai singoli partecipanti.
Si segnala, sul punto, che, in forza dell’art. 1, comma 9,
lett. c), del decreto-legge n. 145/2013 (c.d. destinazione Italia), convertito, con modificazioni dalla legge n.
9/2014, all’art. 1130, n. 6), c.c. di cui sopra, dopo le parole
«nonché ogni dato relativo alle condizioni di sicurezza»,
sono inserite le seguenti: «delle parti comuni dell’edificio», escludendo così che tali condizioni afferiscano alle
unità immobiliari esclusive.
Al riguardo, il Garante della privacy ha, da ultimo, ribadito che l’amministratore può acquisire le informazioni
che consentono di identificare e contattare i singoli partecipanti al condominio – siano essi proprietari, usufruttuari, conduttori o comodatari – chiedendo le generalità
comprensive di codice fiscale, residenza o domicilio, del
pari può chiedere i dati catastali della singola unità immobiliare (sezione urbana, foglio, particella, subalterno,
ecc.), tuttavia, non può chiedere, perché risulterebbe “eccedente”, copia della relativa documentazione, come, ad
esempio, l’atto di compravendita in cui sono riportati tali
dati.
Mette punto rammentare, al contempo, che le variazioni
dei suddetti dati devono essere comunicate all’amministratore “in forma scritta” entro 60 giorni dal loro verificarsi: quest’onere di comunicazione fa il paio con i commi
4 e 5 del riformato art. 63 disp. att. c.c., in forza dei quali, fermo l’obbligo solidale di pagamento dei contribuiti
dell’anno in corso e di quello precedente, gravante su chi
subentri nei diritti di un condomino, chi ceda tali diritti
su unità immobiliari resta ora obbligato solidalmente con
l’avente causa per i contributi maturati fino al momento
in cui è trasmessa all’amministratore «copia autentica
del titolo che determina il trasferimento del diritto».
In quest’ottica, i contratti di cessione dei diritti di condominio mantengono, secondo regola, natura consensuale, nel senso che il loro perfezionamento consegue al
solo scambio del consenso tra il precedente condomino
cedente e il condomino subentrante cessionario, tuttavia
la comunicazione della variazione della titolarità della
porzione esclusiva – non solo per iscritto, per l’annotazione nel registro dell’anagrafe, ma accompagnata dalla
trasmissione di copia autentica dell’atto di proprietà – diviene necessaria al fine di garantire la liberazione dell’alienante dall’obbligo di contribuzione alle spese condominiali.
La comunicazione della variazione soggettiva deve essere compiuta entro 60 giorni dal verificarsi della vicenda
traslativa e non può utilmente assumere forma diversa da
quella scritta, della quale dovrà reputarsi elemento essenziale la sottoscrizione; non sono, tuttavia, prescritte modalità specifiche di trasmissione, sicché essa può avvenire
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
43
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ELENCO CONDÒMINI
Aggiungi "nome - cognome - email di tutti i condòmini" e tieni aggiornata la tua rubrica.
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la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
Aggiungi tutti i tuoi condomini per avere tutte
le informazioni sempre organizzate e gestirli su
una sola piattaforma.
CONDIVISIONE
CON CONDÒMINI
Se vuoi decidi di condividere tutte le informazioni con i tuoi condòmini (previa autorizzazione).
pure in modo indiretto, purché chiaro
e idoneo allo scopo; in quest’ottica, la
forma della raccomandata postale può
dirsi consigliata se non altro perché assicura la conoscenza da parte dell’amministratore e conferisce certezza della tempestiva comunicazione.
L’art. 1130, n. 6), c.c., conclude statuendo che, ove la comunicazione
di cui sopra non avvenga o quando
comunque i dati da inserire nell’anagrafe risultino incompleti, l’amministratore può chiedere ragguagli agli
interessati con lettera raccomandata;
decorsi 30 giorni dal suo ricevimento, se all’amministratore non perviene una risposta soddisfacente, ossia
qualora la risposta sia mancata o sia
risultata incompleta, questi potrà acquisire in altro modo le informazioni
necessarie, addebitandone il costo “ai
responsabili”.
Sotto il secondo profilo, il riformato art. 1129, comma 7, c.c. obbliga
«l’amministratore a far transitare le
somme ricevute a qualunque titolo dai
condomini o da terzi, nonché quelle a
qualsiasi titolo erogate per conto del
condominio, su uno specifico conto
corrente, postale o bancario, intestato al condominio» (tale intestazione
ha indotto qualcuno a ravvisare un
sintomo di soggettività giuridica del
condominio).
Tra le ipotesi tipizzate di gravi irregolarità, legittimanti la revoca dell’amministratore, figurano, conseguentemente, proprio i casi della «mancata
apertura e utilizzazione del conto intestato al condominio», o anche «la
gestione secondo modalità che possono generare possibilità di confusione
tra il patrimonio del condominio e il
patrimonio personale dell’amministratore o di altri condomini» (art.
1129, comma 12, c.c., rispettivamente, nn. 3 e 4).
A base di tale doveroso adempimento,
vi è pure un’esigenza di trasparenza
e di informazione, in modo che ciascun condomino possa costantemente verificare la destinazione dei propri
esborsi nonché la chiarezza e facile
comprensibilità dell’intera gestione
condominiale; l’obbligo di apertura e
utilizzazione del conto in capo all’amministratore prescinde dall’effettiva
e concreta destinazione delle somme
incassate, come dalla mancanza di
irregolarità di gestione dei fondi, o
dall’approvazione dei rendiconti da
parte dell’assemblea; il singolo condomino ha, quindi, un diritto soggettivo a vedere versate le sue quote,
sia per sopperire alle spese sia per gli
eventuali fondi, sul conto corrente
intestato al condominio, nonché a
conoscere l’entità degli interessi che
maturino a suo favore.
L’art. 1129, comma 7, c.c., in fine,
precisa che «ciascun condomino,
per il tramite dell’amministratore,
può chiedere di prendere visione ed
estrarre copia, a proprie spese, della
rendicontazione periodica» del conto
corrente condominiale.
In proposito, il Garante della privacy
ha, da ultimo, puntualizzato che, nonostante il conto sia intestato al condominio, i singoli condomini sono ora
titolari di una posizione giuridica che
consente loro di verificare la destinazione dei propri esborsi e l’operato
dell’amministratore mediante l’accesso in forma integrale, per il tramite
dell’amministratore, ai relativi estratti conto bancari o postali; tale principio, già sancito in linea generale dallo
stesso Garante nelle Linee guida in
àmbito bancario, riconosce il diritto
di ottenere «copia di atti o documenti bancari» senza alcuna limitazione,
neanche nelle forme di un parziale
oscuramento, anche se contengono
dati personali di terzi.
A ben vedere, la ricollegabilità, in
capo a ciascun condomino, degli effetti del conto corrente intercorrente
con la banca legittimerebbe ogni partecipante, in qualsiasi tempo, l’esibizione dei documenti contabili, in maniera da prenderne visione ed estrarne copia: ogni condomino, in quanto
“cliente” – per l’assunta mancanza di
distinta soggettività del condominio
stipulante – dovrebbe aver diritto,
azionabile dal singolo (e non soltanto
«per il tramite dell’amministratore»)
di ottenere dall’istituto di credito la
consegna di copia degli estratti conto e, in genere, della documentazione
inerente alle operazioni poste in essere dall’amministratore allo scopo
di esercitare i diritti nascenti dal contratto concluso con la banca.
In quest’ottica, la pretesa del singolo
partecipante di conoscere l’entità delle rimesse effettuate, degli interessi
maturati e del saldo esistente sul conto corrente aperto dall’amministratore, nonché di esaminare e di estrarre
copia della documentazione inerente
al conto stesso, troverebbe titolo –
non già soltanto nel diritto uti condominus alla trasparenza e comprensibilità della gestione condominiale e,
quindi, al controllo effettivo sull’operato dell’amministratore – bensì proprio nella (con)titolarità del rapporto
contrattuale con la banca.
Resta aperto, tuttavia, il problema,
alla luce della normativa bancaria, ad
esempio, se sia necessaria la specifica
approvazione da parte di ciascun condomino dello ius variandi sfavorevole
del tasso di interesse, se le variazioni
unilaterali delle altre condizioni debbano essere comunicate a ciascun
condomino, se spetta a quest’ultimo
il diritto di recedere dal contratto
entro 15 giorni dal ricevimento della
comunicazione di variazione, se ha
diritto alle comunicazioni periodiche
in merito allo svolgimento del rapporto, se deve contestare mediante
opposizione scritta gli estratti conto
per scongiurarne l’approvazione, e
quant’altro.
Ci si potrebbe chiedere, infine, chi
sono i condomini che possono esercitare i diritti e sono vincolati agli obblighi derivanti dal contratto bancario
stipulato dall’amministratore, ossia
quelli che erano partecipanti al condominio al momento della conclusione del contratto di conto corrente, o,
prima ancora, al momento dell’eventuale deliberazione di autorizzazione
al contratto stesso, o piuttosto quelli
che rivestano tale qualità nel momento in cui il rapporto si estingua e debba azionarsi il relativo saldo.
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
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MOSTRE
Nella scultura di Rodin
la sua passione italiana
di Luigi Tallarico
L
a rassegna delle opere di
Auguste Rodin (18401917) alle Terme di Diocleziano in Roma si articola intorno al binomio “marmo-vita”, affrontato dall’artista parigino
per il bisogno di approfondire la
sapienza della scultura e nello stesso tempo per rivelare la passione
tormentata e trasgressiva del suo
eros. Aveva confidato a un amico:
«Per tutta la mia vita ho oscillato
tra le due grandi tendenze dell’arte
statuaria, tra la concezione di Fidia
e quella di Michelangelo. Sono partito dall’arte antica, ma andando n
Italia mi sono d’un tratto innamorato del grande fiorentino e le mie
opere hanno certamente risentito
di questa passione».
Infatti, la sua ricerca è stata segnata
dal perfezionamento della scultura,
dapprima attraverso l’armonia di
Fidia e dell’arte ellenica – sia pure
senza averne avuto un riscontro diretto – e poi attraverso la tensione
vitale di Michelangelo che gli ha
indicato, nelle membrature vibranti della passione, la ricerca della redenzione dell’uomo. Rodin resterà
soprattutto attratto dal fremito
delle figure, di cui «la pelle porta
in se stessa la preziosa traccia della vita», ha riferito il poeta Rainer
Maria Rilke, già segretario dello
scultore parigino.
È in questo sommovimento di
“pelle” che si coglie la palpitante
frammentazione epiteliale dei suoi
nudi, nei quali Rodin non vedeva il
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la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
Rodin, “Il Pensatore” (1880 – 1902),
fusione in bronzo
“tutto” michelangiolesco (“energia
inquieta” e “ripiegamento dolente”), bensì i particolari grumosi in
quanto strumenti del parossismo
materico. Rilke ha osservato che
«il corpo umano è una totalità nella misura in cui un’azione comune
renda vigili tutte le sue membra e le
sue forze». «D’altro canto – ha poi
soggiunto – anche le parti di corpi
diversi, unite l’una all’altra da una
necessità interiore, si dispongono
in un tutto organico».
In un momento difficile della sua
vita di artista (era stato respinto
dall’École de Beuax-Arts e rifiutato al Salon parigino), si recherà a
Roma per vedere Michelangelo, in
parte apprezzato al Louvre, e poi
a Firenze per vivere l’aria che avevano respirato i personaggi della
Divina Commedia, soprattutto per
studiare Ghiberti, Donatello, Cellini. Realizza, dopo anni di lavoro
tormentato, l’importante “Porta
dell’Inferno” ispirata alla Divina
Commedia e improntata alle porte
del Ghiberti, con un occhio rivolto
al “Giudizio Universale”di Michelangelo.
Dopo le sue visite a Roma (se ne
contano almeno dieci), avvertirà
l’importanza dell’inf luenza italiana, tanto da scrivere allo scultore
Bourdelle che la visione di Michelangelo «mi ha liberato dall’accademismo». Al tempo in cui non
concepiva l’arte come «annullamento frenetico del piacere», Rodin esegue una serie di sculture
timbrate da una plasticità rovente
e divenute famose, dal “Bacio” alle
“Ombre” dal “Pensatore”, ritratto
come un vigoroso atleta energicamente contratto, perché concentrato nel pensiero, all’”Uomo che
cammina”, ripreso sul filo di una
linea-forza di portata dinamica, a
cui avrà guardato Boccioni, autore del famoso “Camminatore”. Da
segnalare – in contrasto – la posa
Sedentaria di “Balzac”, espressione trasfigurata di un obeso, dalla
maschera tragica e sfatta.
In effetti, negli anni in cui Rodin
si era dovuto accontentare della
“petite école” riservata agli artigiani, molte delle sue opere erano
considerate troppo ardite e spesso scandalose, quando non venivano ritenute inaccettabili per il
loro strato bitumoso. Si riteneva
erroneamente che i nudi fossero
dei multipli, mentre erano invece
coperti da una diversa patina per
resistere alle intemperie. Dopo le
proteste degli ammiratori, verranno i rilievi dei pubblici committenti, in quanto nel monumento
ai “Borghesi di Calais” non era
stato evidenziato il “sublime gotico” (la scena è ambientata al
1347), soprattutto “l’eroismo degli assediati”.
Nel volgere degli anni, l’invocato binomio “marmo-vita” entra in
crisi e lo scultore parigino non può
non costatare che il “marmo” stava
perdendo l’unità michelangiolesca, mancando della sofferta fusione di quei “contrari” che costituivano l’irrinunciabile sintesi della
dannazione del riscatto, mentre
la veemenza della passione, che
avrebbe dovuto rappresentare la
virilità della vita, cominciava scadere nel cedimento della carne
e dell’eros senza misura. D’altra
parte si era anche spezzato il funzionale rapporto artistico - sentimentale intrattenuto dal Rodin
con Camille Claudel (1864-1943),
collaboratrice, modella, amante, dando l’avvio a drammatiche
scenate di gelosia e di accorato
rimpianto. Ma con l’”esilio” di
Camille, presto tramutato in un
internamento psichiatrico, Auguste entrerà in una crisi profonda
che lo porterà, senza lenire la sua
disperata solitudine, a scrivere la
lettera oggi ritrovata, in cui invocava Camille, chiamandola: «Mia
feroce amica … non ne posso più,
non posso passare un giorno senza
vederti».
COSTUME
La dittatura del politicamente corretto
Negli ultimi tempi si percepisce sempre più forte il tentativo di imporre in
Italia un certo modo di pensare, di intendere la società, il mondo, la morale.
È un’imposizione che ha i modi brutali di una dittatura, ben nascosti
tuttavia dal belletto rassicurante ed edulcorante del lessico politicamente
corretto, con tanto di stucchevole retorica.
È di alcuni mesi fa l’impressionante gogna mediatica, con accuse di
omofobia, razzismo, arretratezza, subita da Guido Barilla, noto
imprenditore del comparto alimentare, il quale aveva asserito che negli spot
pubblicitari della sua azienda non s’intendevano rappresentare modelli di
famiglia diversi di quella tradizionale (formata, per intenderci, da una
coppia eterosessuale). La furibonda campagna accusatoria ha infine spinto
l’imprenditore a pubbliche scuse con tanto di espressione e voce contrite.
Impressiona di questa vicenda la spudorata illiberalità caratterizzante
l’atteggiamento dei detrattori di Barilla, che hanno condotto la loro
critica come se fosse assolutamente scontato che l’opinione dello stesso
fosse moralmente condannabile se non addirittura illegittima e criminosa.
Occorre evidenziare, per far emergere l’aspetto paradossale della vicenda,
che le dichiarazioni dell’imprenditore non mettevano in discussione il
diritto del singolo individuo a vivere senza ostacoli il proprio orientamento
sessuale, semplicemente esprimevano un’idea personale circa il concetto di
famiglia. Ora, essendo la famiglia uno degli elementi portanti del tessuto
sociale, esprimere un’opinione su di essa significa esternare la propria
idea di società, intesa come comunità in cui si vadano ad armonizzare e
a mediare i diritti di tutti, bambini compresi, e non solo quelli dei genitori
o aspiranti tali. Si darebbe per scontato che chiunque abbia diritto a
esprimere il proprio pensiero circa la società (poiché ne fa parte), al pari
del pensiero su altri ambiti della realtà come l’economia, la religione e via
dicendo. Ma non è così.
In futuro tali polemiche potrebbero non esserci più. La polemica presuppone
la diversità di opinione e di pensiero e tale diversità potrebbe essere del tutto
azzerata. Tempo fa in Veneto è stata avanzata la proposta di distribuire
nelle scuole elementari e negli asili opuscoli contenenti fiabe che avessero
come tema l’accettazione della diversità. Per diversità s’intendeva anche
quella inerente alla coppia e alla famiglia e per questo, in alcuni racconti,
erano rappresentate coppie gay e famiglie con genitori dello stesso sesso. In
diverse parti d’Italia poi si sta pensando di sostituire, nei documenti, la
dicitura “madre” e “padre” con i più neutri e privi di connotati discriminanti
“genitore1” e “genitore 2”. In pratica si sta preparando il terreno a leggi e
cambiamenti sociali in realtà non ancora avvenuti né da tutti auspicati.
La dittatura che si sta imponendo oggi colpisce in primo luogo il linguaggio,
la parola. Manipolare il linguaggio equivale a distorcere la percezione
della realtà e quindi del pensiero. Preservare la pluralità del lessico nei
suoi molteplici connotati e significati equivale a preservare la pluralità di
opinione. Per questo occorre diffidare di chi pretende un modo d’esprimersi
troppo neutro, eufemistico, edulcorato, in breve, politicamente corretto.
Maria Giulia Stagni
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
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Scadenzario Giugno 2014
GIORNO
PRINCIPALI ADEMPIMENTI
Chi: Amministratore soggetto IVA
Che cosa: Versamento IVA relativo al mese di maggio 2014.
Come: Modello F24 tramite home banking, in via telematica tramite intermediari abilitati oppure
con il servizio fisco online dell’Agenzia delle entrate.
Codice tributo:
6005 IVA mensile
Lunedì 16
Chi: Condominio
Che cosa: Versamento dei contributi INPS dovuti sulle retribuzioni dei dipendenti e sui compensi
corrisposti nel mese precedente ai soggetti tenuti all'iscrizione nell'apposita gestione separata INPS
Come: Modello F24 presso banche, agenzie postali o concessionari
Codice tributo: DM10 - Versamenti relativi a modelli DM10/2
C10 - Versamenti per i collaboratori coordinati e continuativi gia iscritti ad altra forma pensionistica obbligatoria
CXX - Versamenti per i collaboratori coordinati e continuativi privi di altra copertura previdenziale, con contribuzione comprensiva di aliquota pensionistica e di aliquota assistenziale
Chi: Condominio e amministratore soggetto IVA
Che cosa: Versamento ritenute alla fonte su redditi di lavoro dipendente, assimilati, lavoro autonomo, provvigioni corrisposti nel mese precedente e sui corrispettivi corrisposti dai condomini per
prestazioni relative a contratti di appalto di opere o servizi effettuate nell'esercizio di impresa.
Come: Modello F24 tramite home banking, in via telematica tramite intermediari abilitati oppure
con il servizio fisco online dell’Agenzia delle entrate.
Codice tributo:
1001 redditi di lavoro dipendente
1004 redditi assimilati a quelli di lavoro dipendente
1019 corrispettivi su contratti d’appalto a soggetti Irpef
1020 corrispettivi su contratti d’appalto a soggetti Ires
1038 provvigioni
1040 redditi di lavoro autonomo
Chi: Proprietari di beni immobili o titolari di diritti reali di godimento sugli stessi escluse le abitazioni principali non di lusso.
Che cosa: Versamento dell'acconto IMU per il 2014
Come: utilizzando il Modello F24 con modalità telematiche per i titolari di partita IVA, ovvero,
modello F24 presso banche, agenzie postali, agenti della riscossione o con modalità telematiche per
i non titolari di partita IVA
Codici tributo:
Tipo di immobile
Codice tributo
comunale
Codice tributo
statale
Abitazione principale e pertinenze
3912
----
Fabbricati rurali a uso strumentale
3913
----
Terreni agricoli o incolti
3914
3915
Aree fabbricabili
3916
3917
Altri fabbricati
3918
3919
Vedi circolare n. 3/DF del 18 maggio 2012.
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la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
GIORNO
PRINCIPALI ADEMPIMENTI
Lunedì 16
Chi: Proprietari di beni immobili o titolari di diritti reali di godimento sugli stessi
Che cosa: Versamento dell'acconto Tasi per il 2014
Come: utilizzando il Modello F24 con modalità telematiche per i titolari di partita IVA, ovvero, modello F24
presso banche, agenzie postali, agenti della riscossione o con modalità telematiche per i non titolari di partita IVA
I contribuenti delle città in cui non sono state approvate le aliquote Tasi entro il 23 maggio 2014, pagheranno
il 16 ottobre con aliquote che i Comuni stabiliranno entro il 31 luglio
Per pagare la Tasi i codici tributo da inserire nel modello F24 sono:
- "3958" per l'abitazione principale e relative pertinenze
- "3961" per gli altri fabbricati
- "3959" per i fabbricati rurali ad uso strumentale
- "3960" per le aree edificabili
Chi: Società semplici, società di persone e soggetti equiparati, società di capitali ed enti non commerciali.
Che cosa: Versamento in unica soluzione o come prima rata, delle imposte Ires e Irap, risultanti dalle dichiarazioni annuali, a titolo di saldo per l'anno 2013 e di primo acconto per l'anno 2014 senza alcuna maggiorazione
Come: Modello F24 con modalità telematiche per i titolari di partita IVA, ovvero, modello F24 presso banche, agenzie postali, agenti della riscossione o con modalità telematiche, per i non titolari di partita IVA
Codici tributo:
3800 – Irap – Saldo
3812 – Irap acconto – prima rata
2003 – Ires – Saldo
2001 – Ires – acconto
Chi: Contribuenti tenuti ad effettuare i versamenti risultanti dalle dichiarazioni annuali delle persone fisiche.
Cosa: Versamento, in unica soluzione o come prima rata, dell’Irpef risultante dalle dichiarazioni annuali, a
titolo di saldo per l’anno 2013 e di primo acconto per l’anno 2014, senza alcuna maggiorazione
Modalità: Modello F24 con modalità telematiche per i titolari di partita IVA, ovvero, modello F24 presso
banche, agenzie postali, agenti della riscossione o con modalità telematiche, per i non titolari di partita IVA
Codici Tributo:
4001 – Irpef Saldo
4033 – Irpef acconto – prima rata
Lunedì 30
Chi: Locatori, persone fisiche, titolari del diritto di proprietà o di altro diritto reale di godimento su unità
immobiliari abitative locate, per finalità abitative, che abbiano esercitato l'opzione per il regime della cedolare
secca
Cosa: Versamento, in unica soluzione o come prima rata, dell'imposta sostitutiva operata nella forma della "cedolare secca", a titolo di saldo per l'anno 2013 e di primo acconto per l'anno 2014, senza alcuna maggiorazione
Modalità: Modello F24 con modalità telematiche per i titolari di partita IVA, ovvero, modello F24 presso
banche, agenzie postali, agenti della riscossione o con modalità telematiche, per i non titolari di partita IVA
Codici Tributo:
1840 - Imposta sostitutiva dell'Irpef e delle relative addizionali, nonché delle imposte di registro e di bollo, sul
canone di locazione relativo ai contratti aventi ad oggetto immobili ad uso abitativo e le relative pertinenze
locate congiuntamente all'abitazione - Art. 3, d.lgs. n. 23/2011 - acconto prima rata
1842 - Imposta sostitutiva dell'Irpef e delle relative addizionali, nonché delle imposte di registro e di bollo, sul
canone di locazione relativo ai contratti aventi ad oggetto immobili ad uso abitativo e le relative pertinenze
locate congiuntamente all'abitazione - Art. 3, d.lgs. n. 23/2011 - saldo
Chi: Condominio, privati
Che cosa: Versamento imposta di registro sui contratti di locazione nuovi o rinnovati tacitamente con decorrenza 01/06/2014
Come: Modello F23 presso banche, agenzie postali o concessionari
Codice tributo:
107T-Imposta di registro per contratti di locazione fabbricati – intero periodo
112T-Imposta di registro per contratti di locazione fabbricati-annualità successive
114T-Imposta di registro per proroghe (contratti di locazione e affitti)
115T-Imposta di registro per contratti di locazione fabbricati – prima annualità
la PROPRIETÀ edilizia • Giugno 2014
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IN COPERTINA: Italo Rota, dalle Città d’acqua al Museo del ‘900 (continua da pag.3)
in pietra con bassorilievi. Rota ha tracciato un percorso poliedrico che i Greci avrebbero potuto chiamare xenia perché tale da
consentire di apprezzare il paesaggio urbano come una “natura morta”, con il piacere del flaneur.
Nello spazio verticale della torre, è stato inserito un sistema di risalita verticale con una rampa a spirale che dal livello della
metropolitana raggiunge la terrazza panoramica affacciata su piazza Duomo. Dal basso, dove sono allestiti alcuni frammenti scultorei de I bagni misteriosi di De Chirico, si accede alla Sala delle colonne,
dove inizia il percorso delle collezioni museali, per un totale di 400 opere, che si articolano su quattro piani e si prolungano,
attraverso un ponte sospeso, alla Manica lunga di Palazzo reale. La parete bianca della Sala delle colonne fa da sfondo alle opere
di Umberto Boccioni, ma l’asse prospettico è spezzato dall’articolarsi di pannelli ortogonali che segnano passaggi tematici e
cronologici. La superficie espositiva è di seimila mq, di cui 1500 al secondo piano di Palazzo reale, in cui sono esposte le opere
dall’arte programmata e cinetica degli anni Settanta fino alla coeva arte povera.
Un’ultima notazione riguarda, dietro l’involucro murario ad archi sovrapposti della facciata, un secondo strato di pelle vetrosa,
che culmina nella visione luminosa del “lazo” al neon di Lucio Fontana.
r. m.
COEFFICIENTI MENSILI PER LA RIVALUTAZIONE DEL TFR
Mese
Tfr maturato fino al
periodo compreso tra
«a»
AUMENTI PREZZI AL CONSUMO OPERAI E IMPIEGATI
Indice ISTAT
Diff.
Incidenza %
75% di «e»
«c»
«d»
«e»
«f»
«b»
Tasso fisso
1,5%
Totale«f»+«g» Coefficiente
di
coefficiente
di rivaluta- rivalutazione
zione
progressivo
«g»
«h»
Montante
mese
Montante
progressivo
«l»
«m»
«i»
2014 - Da computare su quanto risultava accantonato al 31-12-2013 a titolo di TFR
GENNAIO
15-1
14-2
107,3
0,6
0,18674136
0,140056
0,125
0,265056
307,001159
1,00265056
4,069916
FEBBRAIO
15-2
14-3
107,2
0,1
0,093371
0,070028
0,250
0,320028
309,126618
1,00320028
4,09126618
MARZO
15-3
14-4
107,2
0,0
0,093371
0,070028
0,375
0,445028
309,126618
1,00445028
4,09126618
APRILE
15-4
14-5
107,4
0,2
0,28011204
0,21008403
0,500
0,71008403
311,256589
1,00710084
4,15487531
PUBBLICATE NELLA GAZZETTA UFFICIALE A NORMA DELL’ART. 81 DELLA LEGGE 27 LUGLIO 1978, N. 392
Nel prospetto che segue sono riportate le variazioni percentuali, annuali e biennali, dell’indice Istat, da valere per gli aggiornamenti dei canoni locatizi.
2012
mese
Aprile
Rispetto al
2011
V.% tot. = 3,20
V. 75% = 2,40
Rispetto al
2010
V.% tot. = 5,80
V. 75% = 4,35
2014
2013
Rispetto al
2012
V.% tot. = 1,10
V. 75% = 0,825
Rispetto al
2011
V.% tot. = 4,40
V. 75% = 3,30
Rispetto al
2013
V.% tot. = 0,50
V. 75% = 0,375
Rispetto al
2012
V.% tot. = 1,60
V. 75% = 1,20
N.B Si ricorda che per l’aggiornamento del canone si deve far riferimento all’indice Istat del mese precedente la decorrenza del contratto
Per esigenze di spazio,in questo riassunto non appare la tabella relativa agli indici del costo della vita; per tale tabella, così come per la consultazione di quelle arretrate relative
all’indice dei prezzi al consumo e ai coefficienti mensili per la rivalutazione del TFR, gli interessati potranno chiedere telefonicamente dati e chiarimenti agli uffici dell’ARPE o prendere
visione direttamente dei relativi dati sul sito Internet: www.arpe.roma.it
Colf e badanti: come pagare i contributi
Tramite MAV - Il MAV fornito dall’INPS non comprende il versamento ad Ebilcoba. Per ottenere il rimborso della malattia della
Colf e/o Badante e tutti gli altri importanti vantaggi il datore di lavoro deve riprodurre ogni trimestre un nuovo MAV dal sito internet
www.inps inserendo il codice E1 applicando la seguente procedura:
1) servizi on line: per tipologia di utente; cittadino.
2) pagamento contributi lavoratori domestici: pagamento di un singolo o più rapporti di lavoro; inserimento del codice fiscale del
datore di lavoro e del codice di rapporto di lavoro; cliccare su “modifica”; inserire nel campo “c.org” il codice E1; inserire l’importo
risultante dalla moltiplicazione di € 0,03 per le ore lavorate nel trimestre.
3) conferma la modifica.
METODI DI PAGAMENTO ALTERNATIVI
Online sul sito www.inps.it - Selezionare nel campo “codice organizzazione” il codice “E1” ed inserire l’importo risultante dalla moltiplicazione di
€ 0,03 per le ore lavorate nel trimestre.
Con Home Banking - Se si dispone del servizio di Banca via internet, accedere alla sezione “conto on line” >pagamenti > contributi INPS selezionando nel campo cod. org E1” ed inserire l’importo risultante dalla moltiplicazione di € 0,03 per le ore lavorate nel trimestre.
Presso le tabaccherie “Reti amiche” - È necessario fornire i dati relativi ai contributi previdenziali INPS, ed inserire nel campo cod. org E1 l’importo risultante dalla moltiplicazione di € 0,03 per le ore lavorate nel trimestre.
N. B. Non si deve assolutamente versare il contributo a Ebilcoba congiuntamente ai versamenti previdenziali INPS, ma è necessario distinguere i due importi nelle due caselle altrimenti non è possibile ottenere i vantaggi del nostro contratto.
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da 30a n
RIQUALIFICAZIONE EDILIZIA
la FORZA di un’IMPRESA
è la DURATA delle proprie OPERE
• PRONTO INTERVENTO RIMOZIONE PERICOLO CON RILASCIO DI CERTIFICAZIONE TECNICA
• RISTRUTTURAZIONE E RESTAURO FACCIATE
• RIFACIMENTO PAVIMENTAZIONI E OPERE DI SISTEMAZIONE ESTERNA
• IMPERMEABILIZZAZIONI TERRAZZI - TETTI
• RECUPERO LEGALE DEL CEMENTO/AMIANTO
• RIFACIMENTO FOGNATURE A NORMA UNI EN 12056/3
• IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO ED ANTIRIGURGITO GARANZIA ASSOLUTA
ITALSOA
S.p.A.
Professionisti offrono, in sede, assistenza TECNICA
Aziendacertificata
ISO 2001/2008
ORGANISMO DI ATTESTAZIONE
Attestazione n. 4210/58/01
Abilitazione legge 37/08 (ex 46/90) categorie A,B,C,D,E,F,G.
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è stato gentilmente offerto da questo numero della rivista