TESTI ANTICHI DI PAVANA LETTERATUUA PUBBLICATI DA LOVARINI EMILIO BOLOGNA PRESSO DALL' KOMAaNOLI ACt.'l A / 1894 ,JC CCf.i Edizione di soli 202 ordinatamente numerati. N.« Premiato Stab. esemplari Tipografico 195 Successori Monti INTRODUZIONE periodo, quasi ai in manoscritti di parecchie e Essi reliquie del lilppo in-banco ci di seguire dalle prime alle commedie sparsi rarissime presentano alcuni quale, XVI, pubbliche ziose pre- generi del principalmente possiamo testi, biblioteche private. e i stampe e anni del primi insieme raccogliendone teratura let- ultimi dagli XIV secolo primo della sconosciuto, pavana, del il illustra volume Questo per lari popo- teatro modo, certo mercé loro frottole dei del fano, pro- lo svi- canta- Ruzzante. IV E non ciò per interessare tuttavia ogni a non leggerli che si in d' pregio avevano dal esaminerà difficile sobrietà e di di cercherebbero più opere : fatti ad e di del lungaggini certe scene ed in dialogo, di frasi, quali una senso ed spesso inutilmente nelle dei tori scrit- cotesti, disgusto e vacità vi- una freschezza celebrate usura là denso una plastica studi, riuscirà e di eloquio per non qua sentimento, effi^cacia si rilevare naturalezza e si ragione attentamente; benigno, il scritti sugli degli invece occhio farà si sbanditi campo di pregiudizi a oramai sempre con che e suppongono chi a volta una vernacolo gli ed vecchi i senza che ; spogli sempre arte, sono pos- studiosi gli sono essi solo che nostri ranno compense- il lettore della noia a certe che proverà alla riproduzione verità parecchio di rea- V davanti listiche, non considerare a freddo e i vari E ricerca di cui si lazzi avi, della ad se dati quei a loro la e tali giunte Ma ci i che cenni scere cono- a materiale che ci oggi ancor pietosa voci di non di fanno per possono nostro lamento anco storico. questi ora di e per alcuno e della nel erano sul cedenti pre- strazianti all'orecchio bastino senza e scene eco nostri pure danno vita che udire ribellione, ne'sol- dobbiamo contadini, un' petto, realtà, rozza tanto noi fondo miseria trovare e sta que- si vergognarono che a umana. chiamerà egli forse, assistere tutti vita considerevoli, de' morale della cruda essa reno se- storico compiacquero poi e tuato abi- è 1' occhio dello anzi può non chi con aspetti benedetta quali anche nausea provar quanti alle vissimi breche contenuto , 1' illustrazione dei testi e degli altri VI scritti è di di oggetto ad rimesso ben si i avere in lavoro i luogo di e che norme fenomeni singoli, di tempo, varie delle si intanto Qui di dati indi luce maggior e autore e tale dialet- presentano, parziale. rassegnano vien veste si migliore potranno che essi che doijiiiiio. generale della cui sotto dove lavoro studio lo libro, pubblico di altro popolaresca altro un sarà presto Cosi fioritura cotesta posizioni com- descrivono lo alla j)ub- presedettero blicazione. 1."^ Sonetti di Marsilio Francesco Non si rustico furono secolo Vannozzo anteriori 1370 in a la verso il in queste, probabilmente cui di e (1-3). poesie conoscono composte XIV, Carrara da Vannozzo fine tra letto diache del no l'anpare VII in andasse ^ Padova il e arrivano non padovano, 1 vi G. 2 il cit. quale codice da ricava appose op. il del poesie si Grion, Gli due cod. stessi G. cit., una ^. Facciolati in fronte ai testi, nella in carrarese Seminario, più potrà inoltrare di forse anni ricerca. Storia della G. sta il collocare minazione do- mezzi del giro un poesie. i parando pre- cod. in e e Pad., tip. Chi tutto tempo bedue am- da Padova, queste il mancarono la di ; volgari.,., I, 465-6. edizione breve scrive 1842, il trascritto stampati rime Delle Cittadella Vannozzo contiene fu primo vedere libro r il Li che an- (ms. cit., Ili, 1201-2) possono nel G. 12; p. scambiarono si italiano. in Gennari si Grion poeti sonetti pad. da d. oltre resi Carra- 25. p. da le come che nota limite 1390, i presso A chi per vili Sonetti 2.« anteriori Furono tolti mezzo ed primi anche ; forse ma di tre, opera notizia. stessa una del muti calligrafia alla furono 246 si sino ortografia ed da rimanenti pagina a il conoscere composti, alla accenno Padova nelle archivio nel donne terzo cronache civico dato un delle corsa in tempo è non contenuto poiché dell' i tutti ha fine. Per r si non scritti come sebbene codice, padovano, quale mano, tore au- altri degli Sono i come sono, Eliseo del giureconsulto, alcuna essi rubriche tal d' nome senza un gua lin- data, senza anch' le insegnano fra varia di argomento, otto nese, udi- sparsi trovano composizioni a (4-14). manoscritto dal si dove 1470 al e non cui utile in sonetto, nelle carte fu finora IX rinvenuta una di gara resta Le dal XIII del 1458 terzo diretto Moro, 1467 (312 codice vi ; E. in Vereins fase, si Padua filr 59 estr. Voìkskunde sg. foro Cristo- quale appar-" degli Die (314'^-21^), Som- scritti pronostico futuri, LovARiNi, fine Giorgio al il (305^) ^), in doge di fa anni cinque 1 del Verona, del 1462 astrologico parecchi tengono P del opera da maripa nen del fratello al dialogo sonetto un altro trattatello invectiva un un (234^), un sg.), del metà un' : (e. 88^), (91^ vanno la data 1460 1461 contenute oltre la Portano dell'anno « ivi poesie secolo XV. un l'età che vedere a al anteriore genere, codice. del e tal ^. Non 1517 di testimonianza veruna del dei principiando Frauenioettren- dalla Zeitschrift di Berlino, cles 1892, adi XI del 1464, et prima, 56, discendente Candirò da 208 scrise al mano la nota die 15 : insieme sonetti 3.^ fu aggiunto 1470 la la libro il na pagiBrissa da si collocare quindi che Lunardo non pti 43, della otubrio giorno questo 40, sommo « zo mar- Sagittario scritto, tutto altra mfci Dopo ». stato era de mese bora gradi del presente Oltre ». volmente ragione- può trascrizione e dei composizione pavani. contadinesche Scene del 1400 (15-48). trentadue Le sotto fra questo parte pavane, vano titolo quelle tutte più là poesie ci della accoglieva del alla territorio precisamente nel sole portano, raccolta, meridionale dove pubblicate suo seno il pa- copiosi XI i suoni del a con pure di pavani, che vernacolo in nella commedie nome di deva A quale si rileverebbe principio e e r che in vi politicamente Emiliano ». riserve nel V collegata all' Emilia dizio giu- dialetti secondo ferrarese elemento non il sui 1853, 310), che prevaleva seguito, credo {Saggio gallo-italici, Milano, ciò lo stato io senza BiONDELLi il Ferrarese proposito accolto essere del ^ e sotto evidentemente questo savano pas- popolare poliglotte è scritti quel tempo ferraresi ostante 1 in o grandi con dagli letteratura nelle non veneti, differenze sostanziali la hanno elementi più specialmente e sponde, sue lingua loro gli prevalenza remo dilunghe- ci non dalle nella ti costret- saremo Po, molto perché ferrarese. esse il varcare linguaggio del limitrofo popolo Se forme le e il « da veneto geograficamente vi prevalse XII a cui de'dialoghi, la didascalia quale sta essi sg.) ; del ed ai per del mercato, (XXVIII) XVII XXV 14 17) XXVI ; nel sonetto fa uno nelP ultimo ^ XVII-X con La si scritta un idem essere trova per sopra sopra disteso i XXI-V nete mo- i cfr. sia un e 14) miciliato doaltro confessa frarese « bo- 6, (14 come Ferrarese d' le XXX i sonetti e e o (XIV, là XXVIII 2, (XXXII chiaramente più tra ); intendere nel sale ricordansi (II 19, 6) prezzi del e qua 8 ? in. circolazione XXX i o 10 v. parlano , lognini i ladri XV, grano esplicitamente meno podestà, saper Duca del ; al (son. Ferrara a stizia, giu- maggiorenti derubarono rara Fer- aver per la », ^. A ultimi denunziare giudice li ferarisi ricorrono per che ammaestra come lor gli sopra poi al Fra « locutori villani, inter- i appartengono ». XV, richiamata XXVII-XI. XIII termine Il sonetti due il si quale lontano vi si fin gridare cosi dire può il sentito coscriver cir- delle teatro contadinesche scene a- uno anche là, potrebbe meglio poco ad sarà egli con dell' supposto eh' minacciandolo 17), sito un luogo che XVIII e designa dal zione, 10 (II da portoci Schiappe^ stre no- quando , si Ducato del ciò è forse quello col la quale doveva di spesso e di selvaggia spinosi, raccogliere in breve vanno quei i gli armenti, vimini quei banchi pagne cam- tratti fiumi, dalle i mune, co- delle gente nani ed nome lungo salci dove pascolare un che acque misera vegetazione una nominazio de- pare, sommersi vengono nutrono non chiamare incolto terreno colare parti- questa con Ma invece località qualche trovasse di e arbusti contadini far (cfr. per fascine II nel e e 10-11), greto di XIV in che fiume, un ' ' I la forme altre la dubbio 1 ' schiappa V. L. Ferrara, ' branco ', ' Vocabolario tip. ', ' ', torma e ' ecc.. , ferrarese-italiano, portatile Vocabolario che ferrarese scheggione cfr. 1890; soc, 3), poesia odierno dire è (XXVI della steccone Ferri, giustifica topografico dialetto vuol ^ Confortin lettura Nel schiapp comparazione proprio dalla ma ficato signi- un ipotesi. Nome senza '. renai portano non analoghe nostra questa ^ schiappa parola simile, però con ' toscano ferraresi vocabolari con nel e mare^ane intitolansi pavano Fr. Nannini, ferrarese-italiano , ossia alle quali voci 1805 ; C. e voci di raccolta sono tipo 2. le contrapposte italiane, Ferrara, Vocabolario Azzi più le terate^ alrispondenti cor- Rinaldi, domestico , ferrarese-italiano, 2 ferraresi G. KoRTiNG, Ferrara, Lat.-rom. Buffa, 1857. Wort., 431, XV s' intende contiene lo assai presumibilmente dove posto, dialogo, s' in oggidì che di antico nei ignoto, lo porta stesso si non il fine 1 E servire e due i 18) 'l e Lendinara, 1482 agosto (E. Piva, La posta alla i sta di prima Veneziani Zagnon forse comune Bologna. tale scopo che origine, sinistra di A. la Ferrara Draghi, 1' odierno per di Imola, ^. luogo a Zagnon guerra mitazione deli- una tro- (XXX Lendenara Ferrara I, Padova, del da da Periodo frazione d' prete a di di gere raggiun- di possono Poi : comune circondario ristretta nomi Duca, quello potrebbe ancora altrove vansi 4 meno del nel nome desiderato più stente esi- paese invece del il casse indi- si domini non e Crespellano, Bologna, anche se dal svolgersi qualche esso con lontano immagina perciò, e quello esser (XXXI del 14); Po, che nel parteneva ap17 occupassero nel 1893, 1842, 85) ; Zanone, nella vincia pro- XVI Ai parola, che da XXXII, scritti furono già in L. moltissimi idiotismi in ^ quella nostri, Essi sono infarcito italiano un cati pubblidei Frati tien nove venti- codice all' ultimo insieme si quali qui nel seguono altri al sui sonetti, veneti resi ferra- e che parlata di dovea , bocca sulla sonare colte in Ferrara L' da lingua, giù di in seguito, com' egli Si anche e « furia, senz' versi allo stesso in fronte 1 Cit. 2 Ivi, 236, XXVlIÌ rustico ai sonetti, 4. » , quellabuttati tutti confessa poesie in tempo di arte medesimo devono le in in morato di- aver qualche fatica fretta degli veneta servirsi saper quentavano fre- che doveva per senza persone quelle corte autore colà tanto di e la Estensi. delle quanti alcuna, ^. attribuire che pre- XVIII sticano della che zampogna s' intende poesia i fosco e rustica, scritto, come odio versi ci tosto in li, e appose il sia ». che il coi ^ con XIV; gli del Né si il altri codice vi può supporre mediante i p. 6 e nel primi che fosse si nel solo tarli ripor- XXXII gli come XXXII italiani 229, XVI veder ha dei italiani più di esplicitamente , Cfr. di ammanuense quali , quei con 1' ordine scritto riferimento dopo vengono quindi XXXII, susseguenti, credere e è il mantenuta perché seguenti 1' della esempì invece sotto rustici dialettali sono Perciò ma stata sbagliato cui la promessa finis « parlare italiani e dubbio esso aspettati manoscritto 1 e' è saremmo finisce ; Non Ferrara. mantenuta sonetti ? compreso villanesco; che fìstoletta di gli di della con primi sonetti, in » i vv. 233, XXIII XII 227 , 1, 6, con- 7 5; 15-7. un e 11, 228, XIX Ferrara. tro è quelli dal poi in Ferrara l' poi da la il contro ricordo di In gli satirico. stati autore naturale intesa e dei 31 è dal prima facile primi e Niente stile rustici la e si non a simo mede- lui anche in si più meglio dei nome vieta sotto differenza gli no devo- che lingua simile; sfatta di- intendimento prodotti Lo il con rustici essi quali poi scriveva. lingue 20 bolognesi, ipotesi. e anch' altra più lanciata novembre ma dell' l' invettiva, del , servisse seguenti, vile lo stesso Tuttavia esser i della altri è darà funesto Lagoscuro tutti che ferrarese quello ivi guerra mosse di popolo ritrovare può le taccia por nuova tutti a prende con che Bologna, ispirazione esso 1482. della e a giustificato quanto 1' annunzio tra davanti posto suo pienamente contenuto, come e Il altri sta que- le due tra italiani i XX consiste che più ultimi degli vismo de' tutti per Ferrariam satira di è Quindi si penna le si non ancora città due a 1494. scrive Il e allora dalla in in cui ma massiI cronologico. scritti la aperta Bologna con timi. ul- tere ammet- sia non fortificarsi,cioè poeta due degli 1' ordine furono era la cedenti pre- usciti codice primi trentuno i dei satirica l' ordine anche dà come fra lingua che nel trovano e » siano e tra Cen- « ragionevole tutti che stessa la l' indole e anche inventricem congiunzione tenendo ordini, in porta apparisce , 1' anello stico ru- seguenti: detratricem alla stura XXXII serve Jiugarum Bononiae obbietti- e che altri gli il mezzo l' intitolazione testa vismo soggetti- nell' e di sta nel e primi, che et altro l'animo contrasti, quando lotta avea prima fra minciato co- del tranquillo dialoghi, re- XXI del quelli a nel leggonsi allegre codice egli quando allora e dei della del viltà Duca di antichi gentile le che e fa do intralascian- e, rozzezza si gridi i de' e turbarono finirono col la in esso , il far animo un commuove anche questi fatti Ducato cadere d' nel più arme 1482 mente facil- settentrionale parte quel tanto pensare sembrano di la e classe, seriamente: prodromi menti, reggi- i soldati tasse, oggi che i invece miserie loro Ferrarese per povera pietoso e dele fe- nuovi e del la manifesta dente stri- interprete stesso, questa vilipesa, alle diventa per in quando corda una giustizia, scherno lo tocca malcontento il per di contadina suo la e Solo delle risata la sentimenti plebe che cemente sempli- udinese, levar brigate. ti somiglian- anteriore, secolo per e lazzi carnascialesche, cite Rovigo di sotto , il XXII « marcliesclie I ebbero dell' compagnia spiccano l' con e impeto appariscono la sotto unico dà fatti tutti « E Se in in cerca fondo, 1 E Piva, o. del c. origlili 2^'i^incipalidel 1748, 2 L. 66 ; G. e volta, una di un è insieme Il fatti in- poeta ad una vendicare feroce una 1' odio che modo nuova delle Historia lui a qualche non in punto un » costituiscono loro forse personale. facta oncta compatti e a che in rustici, fiera sentimento, accenna « liberi commozione risentimento mento. tratta- de' che rarono spe- invece, ultimo più » mite italiani plebi ^ vita più sonetti le quale la per ed si dal veneziano, governo resto G. di a nella Bronziero, de' liovigo, ghi luo- nezia, Ve- 47. Frati, o. c, 236, 2. carica condizioni Polesine » XXVIII 13-9. XXIII letteratura, quale le 1' altre tra Marco E cosi l'odio intitola in ad ? Senza ultimi del 1494, prima poco fu della compiuta scritti nei dimostrò 1 Ivi, 223, 2 Ivi, 229-32, 3 Ivi. 216. V città, giorno XVI-XI. poesie i primi L. trascrizione 17. i : ^. » dubbio il i. contadini, le Ferrariam della » l' avea dei quello come Jove velatamente furono Quando ziani, Vene- ingrandire e pomposamente Bononia dano ricor- esprimere nell'odio prima ingrandito si fiol de 'l e bolognesi forse Ercole, città: volendo personale come « te 1' autore sentimenti Duca offese alla pelato a i Ferraresi, e inflittegli dai sconfitte dicendo « il escluso non al Ferrara contro 10 trenta mesi ^, Frati che maggio XXIV 1494. I precedenti forse non molto facilmente che fondo in nota tiuoli M. e. in che e. e. principio componimenti 1 del L. della Cfr. I sonetti trivulziano, -' C. X. X. e oggi del del Pistoia Torino, 35a. xiiij X. là e alla è più e anche giusta p. XXVI » e tra meglio, potessero 1888, ni. An- Maij ipotesi resto Ben- pretoria, qua non sua la appose decima credette ma luì ^ disegnò Frati Pistoia, neppur 1. e. stesso Manu die complectum ^ possa hermetis ex aurati equitis qui non codice Scriptum « che autore; trascrittore al sero apris- fin ignoto il autore essere dell' provato ancor si porterebbe nome e' è rimasto è Et il avanti^ repubblica ciò su lume esso Non la con Anche veneta. anni che prima ostilità le ma negli essere persuaso mente. ragionevolR. V Renier, apografo in n. i XXVI Ambedue questi sbagli potevano fatti venir stesso in di senso, scrive delle meglio o di non dei seconda l' Questo furono esse idea, all' il fatte ; che forse da che da un un' nella il XVII nulla secondo l' autore : il trovarvisi segnato lato il o il il il XXIV a fatti ticalmente ver- pie che primo del non dipende di trascrizione un davanti dopo incertezza da ma cominciato come questi ispiegano delle da troviamo del Sono XIV. lo ce distrugge subito poi cancellato, richiamo senso rustici, nemmeno ci XXVII il parte una 1' essersi originale, chi evidentemente e noi errore sospetto sonetti mano sonetto e inteso suggerire correzioni un mostra non aver parole. potrebbe apparisce non tore au- ché poi- trascriveva, mentre essi dall' distrazione per mento ordina- definitiva, ravvicinamento copista volle fare. XXVII in ovvero ambedue sbadatamente conteneva r autore lo delle Certo molto persona membro troviamo quale volentieri i che Pistoia, gono'-più di di nella 1 2 L. Frati, 228. , ^ » egli ^ moglie finge c, di nel nimo ano- modo nibale. An- fermarsi di Fer- contro 219-20, ten- cilmente fa- 1' qual certo del non perché italiani spietata o. poesie anche per carica Ivi faceti somiglianza, degli nella leggere nostre Lucrezia, sua pure famiglia, una Ivi una non le si dichiara servo se con XIII sonetto essere sonetti casuale; dirsi a Alessandro « se Bentivo- dovè quella netto. so- dubbio Ermete amica, di che un abbia poesie egli tata sal- era faccia sempre copista stesso glio. un perciò s' pagina una ciascuna su Resta casi i n. 1. XXVIII dubbioso rara, alle possano di contro lui la quale con una le Lucrezia, del duca di ch'era Ferrara, prudentenente dice perifrasi. Egli Vorebe rancore in nomina egli parole sue suscitare volte naturale figlia " che : voluntiera (cioè: vorrei) per [suo Mutar Che In stil, mai non prender e via bene da fra che il che nel in dal fino 1 p. del dicembre ^, veneto Secr. Sen. 147, riferito da si abbandona nuovo satira. il fatto è che di che Ì482 segrete , avevano col XXX, doc. Piva, nato se- deci- abbandonarono E. è non mura Bentivoglio trattative iniziate ogni composizione i poesie queste fine ». costei città alla della tempo che di male, liberamente Notevole signore suo quella quelle , rimasto dispecto considera poi, quando portò far al servo un subiecto, altro de convien se alcuna cosa Ma si il amore 5 die. 1482 , o. c, 124-5 ,n. 2. XXIX il duca samente uomini 80 con Poesie 4.° I d'arme ) : da di Trevisana fo citadin de col erano 1 fuzite qual Marin S in Vili in Archivio Italia, pubbl, Veneto, S'aggiunga Anton di giudizio de invictissimo, scentia animo de del , 1496 Origini Loescher, 1891, Ciò 1873, che » una del II « de possente fece sua Fulin 341. homo, di et teatro forza de 3G9-72). con- 1' 8 (A. D' italiano, a ingegno rappresentare egloga di il fratello audacissimo, lingua av- A. protonotario moderato luglio nota m che mano, d' Ari- da contemporaneo, un acutissimo, Venezia, qui Galeazzo, altri spedizione La anudo in Beraldo ». , Carlo pochi Malatesta Signor testazione in- quando molti con sto que- dall' Ceco preso Padoa el di fatto Padoa, preso \ (49-69). precisata Sonetto « poi 1509 occasione ben è dialogo L' — strieri bale- 40 Repubblica politichedel ( 49-50 passò e della servizio al Annibale e cona An- Torino XXX il venne si come di 23 giorno può Marin anche leggere Sanudo ^ Francesco Il se circa cavalli 300 1509, nei Diari cronijjta dovano pa- mattina Castel-franco da andò e narra La « partite seguente del Buzzacarini proposito questo a luglio Asollo a per • . vedere lochi anche et 1 Vili, 2 In l' ^ de della palatale esplosiva ad stesso della e e un ^, quelle lettere consuetudine e la altri w, si comodità aggiunsero suppletorie della In scrittura nasale il la di mediatamen im- la e trova si condizioni per anche davanti per sibilante. usato indicare ad usato sostituito negli zente era si trova ed ; stesse per fu caso de che g 0 a, similmente insieme i stratioti sonora organo nelle sorda, de manoscritto semplice dello quelli scorta per Venecia . in 513-5. questo il segno andà intendendo seg^zoria . tornati era era li sacomani la . vilani se segno pai. espi, cui quest' di in richieste comune. sopra, ultimo lettura corsivo dalla XXXI maestk dala tina fece e brava una n' amacò ritirò fuzie da desto fuzite al dredo i dise gliQ fuziu? che i fo tre meso mese vita: Francesco in e da fo Bozollo : i lo fo donde pugwi asai e la li : gj^e spudava : le a preson fine circa stete co??ipania fato conduse maltratato i pesima de in- me Beraldo e preson in infìna voltò barba, la : preso coTwpania sua Beraldo Venecia volto lo fo el fo e se \n- [sisalv-]adi? pigiato Francesco e che Fedrico non g/^e pelava in sua fo sua- corendo mister a adeso Treviso a non el segwore : la via che campo se sco France- povero de se fradello: stradioti Beraldo e e i stradioti : iwnawci li soldadi tutti man Beraldo el dali ma- ale : suo tanto circondado fo e Francesco Beraldo andò e parte iwnawoi: nawci la : scaramuca oni de e Barco V asaltò bonora a al cesareo, li finite e del governatore dito Be- XXXII raldo : fate al campo queste : fo a L' 13 lulg/o autore di politica di le tutte eccettuate simili la pero pertanto almeno una parte una sola mente di modi e di la III. dotto pro- si se molte E che sia esse di e seguono, supporre alle stile di che persona, tanto non quello come II ragionevole di questo e composizione ignoto, altre quella ^ » questa affatto è tornò in bene portò se di Mercurio segwore scaramuca oniuno cose pon analogie quentissi fre- pensiero , nei sempre che somiglianti, vogliono 1 Lega far la termina cod. ecc i- rapporto interni accenni esplicitamente correre Historia, 1482, al gli polaresch po- soggetti trattano quanto che deologico poeti quale al incomincia 1420 e delia ms. no Van- contiene la biblioteca munale co- , di Padova, B. P. 55 II, 177^ - 8^ XXXIV sonetti due autore « Mu. principia dubbio la per fatti Padova, il bando in per cui, fu delle armi; il secondo il di di terza capitano 2 glio, lu- notte, sacra prò vicentino del molestate caesarea gato promul- e dopo del ordine imperiale che ora molto furono Essi dopo all' che è governo più precisamente vuol casato Mu ?... )• il durante il sillaba (Mu-sato iniziali chiaro: è ma ; l' del- nome lettere Hier. ». Girolamo dire in le con Hier. il accenna , di Galvano di Alessio Porciglia Castello del uf"ziale alla sua fissa e algune sachizò i soldadi Dreseno : e questo Giorgio senza assegnare data una racconta: case berrettaio, (gafo). narrazione sicura, ziati giusti- Ferino e comune Buzzacarini, Il zado furono Trissino, Leonardo al de «. fo Portello ben sachi: Lunardo per cridare le da : XXXV fece de el palgia botoli de todeschi in arme rofìollo, star de queste ala tera tere Non vi si da quel 1 della mss. 113» e 2 B. In B. « adi altre « beretaro », persona Porciglia che veniva altri due nominati sopran- 12 luglio ^. cit., 179^; cfr. le copie biblioteca, 55 15 Vi- giorno ia56, P. a cronaca gli stessa P. e le altra da con Historia tu : molto intre sia stessa nel disia fasia i cotesto Galvano impiccato zovene ^ che la quisti : amacare e nomina, secondo questa : despiaceva » p^re che voUia Verona lochi e i poi e tera Padoa simille el a cewQa, ala uno cose : placa todeschi vedia '1 e ala finestre le i con le C071 soi molto despiace cosa messa i a zu Lunardo beretaro uno ama^are la dito El marco. marco, altre Il P. 798, 1' esecuzione è B. 91^ II, lulgio 178a », in B. P. 798, XXXVI confronto con l' altro cronista Bruto chiarirà Iacopo r della errore che questi tertia : « noctis Perinus Die biretarius vanus palatii ^. altri ad altri in ad invece 1 « un adi trascritto dopo documenti, laqueo fatto stato era Trissino insieme ai uomini,, del Padova sotto lugio nel presi, modo in come », gli ; lui da tumulto, 12 28 B. 91 a. Fu 'maggio saree Ce- podiolorum stati erano seguito 1356, Gal- et , cinque due llS^'i P. Alessio precedente, mese Castello, fuerunt dal prigioniero hora rebelles colonellas ad » de uti Maiestatis suspensi Julii o£fi.cialis Giorgii della Racconta 2° Alexius glio me- e fatto. del duplicazione data dovano pa- la lega all'ottobre Padova, da A. stretta 1509, Di Gloria, in Camhrai cenni Prosperini, storici 1863, dova Padal con 56. XXXVII seguente: in «. XXVIII Junii) Portellum dominus ; accessit maxima extra illis Padue biretarius i questo fatti ad informazioni sotto ci ^* persuade Ivi. 55-G. chi data circa trovava città, grazie può avute la che conoscere si della mura Pur- Saniido può di Perinus de ^.11 non quinque Communis Galvanus caso alle scrivere che palacii meglio dentro fuit quos » ad usque cepit et quidam et domos omnes Portelli officialis Georgii cilia copia peditum, fecit inter illiic Majestatis Grecorum pontem Tryssino de cum portam : intelligens antem Cesaree depredare ex aclamautes Leonardus capitaneus in hoc ad banderiam Marci Marco (iclesf: barcharoli aliqui sancti et diei elevaverunt unam Marco dicti sero 4 la tuttavia luglio cosa preferibilità XXXVIII della narrazione di « El fo do in (53-4) In al del elle andava frasca una el con e A Diari, 2 B. adì il 13 e confermata B. P. 798, 113a 13 6 con bereta, la 1509 lulgzo ^. » 486. 16 ; però è ma cifra che schiato ra- ancor viene , dalle altre P. 1356, B. fa qui il prima anche detto sigolloto innawci; sostituito la riconoscibile è Dreseiio in II, 179a; 55 un Padoa per '1 e Vili, P. tanesco ciarla- da salese tamburo fo di intorno dove zorno de questo esser per vestire suo Lunardo el tato quel appoggio Buzzacarini, questo « dice opportunamente occorre passo sta esser dicendo qui e : ^. — vien si fronto con- Buzzacarini castello, » Trissino al in altri preti, marcliescho... quanto del quella steva IV Bruto dito, egli annota, apichati Alexio, del due 9P. copie, XXXIX Anche si non quella dello data questa a può dare che si nel è evidentemente sua solo come basta tanto il sonetti per il 17 dopo nobili fatti di presa V a dei il VII, il titolo dì per che : dopo « si dapoi subito che dei parla chiusi espresso in « scorre di- mente precisa- Sonetto fun » tratti porta « del poco e quali ai dalla vennero Venezia poesia Questi — anzi che ma distanza esso padovani alquanti terra. cioè in già ma », nella breve a il luglio, ; caduta (55-60) Padova, prigionieri cabla VII e si dicono nere te- davanti la narrano VI V, alla occupa imperiale governo si deve assegnare ora che riore poste- approssimativa; che posto La stesura. ché per- aggiunta tempo un altre più tanto fu in di ad prestata manoscritto alla fiducia maggior cronista, stesso naturalmente fatto presi una XL frotta Terra-nuova in i citadini de dei a In « padoani qui « fosse in visitadi parenti, 798, ravvicinare invece e a la B. ben » ^. di 9 30 e si ^ezor son S.^ la ne » P. queste o P. 1356, e volia non che volia non B. che preson incomodo gran moglie amici... a- X di stati con sua 122'-^ guardie cai i cbabia la le in mesi medego, o in stodia, cu- 542. amalava da con ^o Facilmente Venetia vadase Signoria Padoa per 28 forno se nessuno la di con Vili, Diari, 2 P. il giorno 1 gionseno sarebbero infelici gli vespero, Buzzacarini il Secondo [22 luglio], posti deputate il espone zorno di Terra-nuova, torno cosi rebelli fonno et in 9, mandati nostra, ghe di dentro Ambedue ». che questo zercha bore il fatto al Sanudo: Tormenti messi e i cabioni intro magazzeni alludono Padoa de fioli 56 97^ parole o che i fosse fiole II, 191% Si se o B. possono quelle dei XLII del prima giorno V poiché , fa della parola prigionia non nobili dei ^. padovani Vili IX e in il parte gna inse- — titolo del furono questi sonetto Come (61-3) primo composti , « fu quando Mantoa Francesco », agosto) r sotto lieto l'VIII, cioè prima 1 II Duca dove è fin du luce et 10 ^. agosto che la pa, stam- sia sonetto, {Bibliogra- vénetiens de la du commencement Techener, Paris, {1469-1525) XVP du nezia, Ve- a 1510 il figures à prima l'illustre questo verso siede XV^ diata immee crede Rivoli di livres des phie (8 che del contenuto alla uscita Gonzaga sbarcato venisse prigioniero de avvenimento, almeno ancora, marchese impressione , del el preso 1892, 325). 2 Kossi, A. A. Gloria, o. , ecc.. c, 33-4 Gonzaga Francesco Medin 267-70 o. '23-33, c. , e 59-60; prigioniero V. ecc.; 151-3 136-40 , , XLIII X XI e Padova, della gatta, : fu, fato le che sine certo le nel della nelle da ^ e cantate, Presso manoscritto, titolo di dovette alle anno Medin, quella diffondersi insieme A. bene sebnon o. c, nostre ci come , 1 barze- annunziate il quell' Padoa Infatti, nel lo ne de erano qui che da obsidione, frotole rinvenute guente se- exercito la » margine alluso passo dentro poesie zone can- octobre, soldati stampe fin di auctore gatta due 1° alligate per sieno sta da veneto lete si di a exercito fo aver lo liberata e che deve col l' al- e famosa Partito « uno alla Zoiano cronista Padoa che oltre di dialogo All' barzelletta. altra, il 1' assedio questo comparvero questa le donato abban- ebbero ignominia con che — imperiali soldatesche e Tosto (64-9) 345-6. as- XLIV sicura 22 scrivendo novembre con altra una nin E : per 1' è La in di gaia nel una Padoa, vilanescho di To- parti quei lanziman, offender non che stampado era «. si chiama canzon: il di re qual Romani , cussi r Sanudo il chonie fo una, di capi si mandato dialogo. tuorle più pei* si non li ven- ^ » Qui bezo un a adeo X; detteno vendevano il diarista Esso ha cosi e di cosi nenza conte- scarsa interesse, poco il nomina non introduzione vendo ser- nemmeno , necessaria barzelletta alla ed , scritto cosi perfino di rado facilmente metrica che cantata, poteva dimenticato e sato pas- silenzio. le prime contenere, 1 forma una esser sotto Ma in Diari, IX, come 335. stampe lo lo vano dove- contengono è XLV di veneziane, le Bernardin ^, di 1557 ^ 1582 Matteo già e di Tommaso di Francesco di quella data del Francesco che ma di dal Salò, copiata senza del Pagan nari, Gen- è certo , altre alle anteriore soltanto perché 1 « Matt. Venetia, Libri, n.o 207, « la Padova. il presso » Bibliothèque Silvestre Paris, 2 In de pre- di 1557.... pirebbe ca- me ulti- queste gatta Pagan, Catalogne Z.**** M. p. vittoriosa La si necessario trovato avessero ^. Né due e Jannet, de 1847, 1292. La vittoriosa Yenetia, Bernardin appresso 1582 trovavasi », di alessandrina di gatta de Cfr. cesco, Fran- biblioteca nella Roma. Padova. Medin, o. c, 307-9. 3 oltre La le n.° 1291 nel 1509 quarta sopradette tre ) della edizione crede non e che che probabilmente che conteneva gatta o un' altra si il conosce Libri (ivi, impressa questa in zone can- masco. berga- XLVI perla mettere prima introduzione alla barzelletta lanziman 5^. arrivo di del onore si poiché grandi ottobre cfr. J. M. del Domenico della stessa dopo 1511 le Diart, Annalia, Padova, B. P. B. il bastone 79-80; biblioteca 860 IV, 43^^ Historia, P. di insegne della Spazzarini, biblioteca, Chiog- XIII, ms. ser es- sbarcò a esercito, Sanudo, Gian aiuto suo lungamente, dell' di comunale molti veneziano, Egli, ricevette Bruto, Baglione, nel ^ speranze governatore occasione stato riponevano dove di 1511 fecero si nello di 1 in quale atteso gia, parti quei Giampaolo stato 15 mata ani- e vilanesca. scritto festeggiamenti il 1' è pita sci- (p. 70). » fu Esso in vivace E « la a ootubrio dell' : tale ». Sonetto "c volta 394, p. ms. 221. e XLVII lo e del 17, di giro La in fu 1 M. 2 Id., ivi, 3 II e 22 di giata festeg- e di maggio descritto dal 110. trascrìvendo v' posta avea del di codioe nel sonetto A. nunzio an- ivi, 103. riportata Ferri cui al contadini modo Sanudo indicazione qui i ai Sanudo, Morbio) di re (71-5). pubblicata nel anno ^. col Blois, Venezia questo è di care collo- sonetto Venezia 1513 tina mat- breve può del allegrano canti, questi di del lega s' r si giorni lega Francia quell' ^. Nel composizione Sulla la riparti e tempo per questi la 6^. ^, stendardo mese e testualmente, gno pu33 quisto ac- soltanto anno, come L. (v. Mime Medin (n.° sopra dell' suo storiche A. del , sec. XVI, dal stratto parte I. Venezia, Nuovo Visentini, Archivio 1891, 8, Veneto, tomo e- I, XLVIII ^ Sanudo del e 2. Ma Bruto fatto in Padova a anche fine. altre deve del secolo stato prima, appartenere XVI, come codice 1 Diari, XVI, 2 Cod. 3 Cronicìia e 223"; * 24, B. Questo al serie perciò primi le contenute ^. marciano P. 20. 1889, B. P. 1356, delle stato 1400 Vicenza, nello Bru- Buzzacarini II, 371^; B. P. 181^ doveva poesie messo Il 65 contrasto giudice dell'anno comenza Molle-Farina), al ai senza 284-90. che Pastorio, porta e 53". e, Delle^ e tutte come pavane stesso (nozze data senza composizioni nello era autore, Esso anni nuova di il sarà dire (76-9). » Senza davanti bando al Contrasto.. Dialogo. Sacoman « 798, 23 ^. Cavazon lo il qui Vicenza 7^. nel di due buone incominciare non dopo politiche quella lane la ed del può al presso al che diluvio, ben de' saron La che maliti r per '1 di del dal lo di 1524 nel passo del luglio nel 1523, XXX, 2 V. trovato popolo le e pioggie le nel e varie che ^. neto, ve- i attestano come contemporanee 1 sale univer- giugno ^ argomento (v. 74). » dopo Sanudo del zanco il presso cadute torrenziali deslubio gran avea massimamente dell' accenno diluvio un anno credenza Diari alF trovasi predizione facile composto : a' cherzo a' fosse base in 1524, seguente « che congetturare Ma già rette ope- trattano nel 1520 201. Bossi lettere Le di Andrea , vedi la De Diluuio quatro, d. t. e e ; venna, Ra- da Pronosticatione vera mille del s. Eangone Tommaso inoltre 1888, CXIX-XI Loescher, Torino, Calmo, cinquecento Augustini de e | vintiNipm LI d' parlava ne se arguire da che Nifi, degli prognostl Quae planetarum contiget \ Anno. tres Bononiae Frati, si che II, 1889, nP tae X revisum se II che Du(;a l' non sopra non » lognese bo- Boi., Zanichelli, fine ad che si si zione edi- una conserva vece: in- legge Jun- Philipp! MDXX. aprili mense Impressum ultimo ac ». 1 qui XX. biblioteca haeredes Pont. | ctis nella Treviso dom/ni Leone crede di \ Impressum « bibliografia opera, Florentiae anno In est Benedi della stessa \ Piscibus MD. Bologna^ Comunale « de domini. 7377). della nella 28*,- conservano di municipale | \ divulgata carta Opere diluvii conventu in qui 1524. Anno Bononiensi. cotesto falsa ex Hieronymo a (v. L. : alla ecc., de | \ catione. Agostino ^. astrologi omnium Libri di dato falsità di Suessani Philosophi vien scritto uno accusò giudicio ciò e ; nel di opuscolo possa 1523, Rivoli di (o. T. perché in 464-5) citato Rangone stato esser c, composto quell' anno si LII I0«. Tre I tre del Libri Agostino che del in Bindone, si però principio deve dicare giuXVI. secolo un' registra ne con contenuti sono di data, senza Padova (89-143), mariazi stampa una da » frammento un Il mariazì « altra la , quale, luce il verso identificarsi 1530 e quella ebbero che i grande incussero Friuli. Ma nelle Nifi, registrata v'è la quel diluvio. data, per tempo vera cui deva che spari (li Roma nella falsa bisogna fosse noto Gen- meteorologici mente special- spavento due o il vide del abitanti del 1520, che fenomeni terribili negli pare alessandrina quella con alla venne che e con biblioteca dalla • giudizio, suo a Vicentino stampe nota non dire il e dell' del opera precedente, importa, che già pronostico del in del LUI ^ nari le Antico due mi stampe, punto componimenti contiene il — eh' il frammento e i 1 Libri II primi due dal il porta esitazioni senza forse un' in Esso vere trascri- oscenissimo è che finalmente con lezione. integra rifuggi il lerzo due primi manoscritto precisamente copista buon in dei un più e quanto soccorse 1' edizione per migliore dubbio senza altra IV numero redazione, preferibile nel più — tutte, a 324, cit. Catalogne , n.o 2050, con duoi il cataloga altri Mariazo « alla bellissimi pavana, mariazì cosa , molto Venetia, Matteo Cerroti dell' n.° la il da piacevole 220 lo Gennari (o. Bibliografia delle XV sacre e XVI, e c, profane Firenze a. titolo, cosi I, 283). antiche Catalogo (XIII stesso tipografica; Nel ». Alessandrina trovasi ridiculosa e Pagan.... indicazione italiane intendere pure Cfr. al 37) omessa presso Batines, rappresentazioni nei stampate 1852, p. 85. coli se- LIV buona ancora che scrittore lo codice dopo ai riazì, mano avea suscettibile però abbia essa la appena ; lasciando della egli vi sia rivedere e la prima, si trovano, che pili il correzioni, via mentre (4) lui aver senso un la forma 0 (5, 35), o la per ivi che introdotte scriveva. suggerite di ultima fatto avea via per sopra quest' sto re- che apparisce da corretta rima bianco furono (vv. 17, 153) la le sembrano necessità s' interruppe, più come si egli primo, correggere certamente Esse né tornato scritta, parte ; riori ulte- oltrepassata in pagina fra di cui ma, del metà portate migliore, per riscriverli a ma- avuto pure emendamenti, mise là anche lezione quel i due e qua correzioni, una di copiati aver Pare primo. anonimo quali parecchie del parte a lui dalla chiaro grammaticale o di restaurare rappresentazione LV più Con ciò tutto edizione, nella offre versi rima, il mancano nella anche ma invece stampa si che voluti sono pur prima mostra di spesso non abbondano gli soltanto intendere non gli rori er- tipografici sempre , ultima frequenti sono ma senso, in non essa La senso. posta in solo non dal va perché linea, in (42, 45, 54, 188, 189, 195), quali dalla della corretta anche ed trascrizione i- più è stampa zione le- fondamento a perché ed (21, 44). seconda questa posta va genere pronunzia della comune ed , intrusi letterari e veneziani. Fin riazì, qui materiale contrasto due primo. fra pretendenti altro Nel Betio alla di tre trova che mano dentro ad- il condo se- il guito se- v' è primo e ma- po' un si niente essere del parlato esaminando però il s' è Tuniazzo, di Ben- il i LVI vegnua del la e in giudice secondo si della la fra Ma la del segni parte codice, ha invece Secondo prima sebbene che versi scrizione tranon il didascalia questi il Betio « la alcuna con dota celebra stampa anche ed » della si nel ; contadini quest'ultima mariazo Betio polizza i due Benvegnua. intitola di indi ed matrimonio e favore fa sposa decisione conseguente , saggio, pasl' nunziano an- : « da die '1 pare che nuovo '1 sia mariazo un tratò parente e (p. 110 E del lecito che supporre di recitatore piazza di annunzio un dall' diverso dovevano primitiva, mancare la si divisione questa quale 11-2). w. per nuovo » comodità siano e tromesse in- questo mento, componiche antecedente, nella d' altra redazione partQ non LVIII anch' ma nell' esso sfuggirsi lascia doveva, sostituirgli, Betio. un anche provare, invece, difettosa. fu e si che il ad dano abbon- lezione ovviare i presentarono sai as- all' editore sciogliere ai sente pre- tanti che dubbi volte rare si trascrittore una Né dato a altri purtroppo davanti trovava come mancassero se , mentican di- basterebbe Ciò che argomenti passo Miclielazo, un di ultimo rori er- non alla sua mente. 11.^ El « Tuogno La della » data Palatina di abbastanza matrimonio de (144-207). ecc. portaci di dalla Firenze dichiarare componimenti tempo del contrasto che furono stampa ci mette per- questi scritti antico, cioè in tre un avanti LIX il febbraio primo di un Tifi altro ^. Né Odasi stesso storico 1 (o. Si deve oltre stampa, libro, si se riferito sia originale de quelle registrate : « Tamia. 2 o. V. p. in XI, di 24 p. Merlin 1888, XII, 136-7 435. la Tamia Item vilan ; cfr. eli G. Cocai, V. bel il mento testa- della pianto in V. 4° Rossi, alcune della Zannoni, Città Rossi, Di sue storico ecc.; mente nuova- un e monio Matri- ». Cfr. 80. p. Giornale e de e e lui del autore, 165 da titolo contrasto ecc. c, questo El altro maccheronico il in scrupolosa D'incerto Batines, 1111' altra riproduzione Tuogno un Gennari il conosciuto composto, de sarebbe che che Tuo- dove abbia una nello nessuno ammette un incontrasi credere I, 283) e, dell' che » trascurato (p. 156), dichiara nel macaronea « va che contrasto gno notevole alla accenno dato È ^ 1519. di I un rime leti, liane, ita- ital., jìrecursori Castello, in poeta Giornale Lapi, cit., LX di capace riconcigliargli fra sorta dice loro due, che el nomina nel nel collegio de' il che leggisti ^ che e del Alberi padovane^ di alla Padova, 2 A. J. copertina 1623, Ph. scriptioìies giorni, dei eresse nel il mento monu- suis delle ^ ? E fmniglie comunale Pigafetta. felicità Della di dova, Pa- 236. Tomasini, Pat., , Ulisse, suo biblioteca PoRTENARi, Pad., 3 della ms. ^, giudici et genealogici era collegio 1510 sihi menico Do- 1470 Agostino sepolcrale 1 di a' suoi nel S. di monastero figlio fu 1493 nel ». Antonio famoso giureconsulto palazo che piuttosto non in forse qui inscritto Pegafeta di ogni sta Pigafetta, o egli nemmanco, : « Si questione 1' acerba ricomporre di moglie, sua 1618, Urbis p. patav. 52, n.^ in134. LXI di quest' si vi probabile più intenda parlare ultimo. inedita 12''. Commedia dei Ruzzante (209-362). Il fa di prologo edito già volte molte cbe necessariamente forse cbé i la per Cappellari farebbe nel epigrafe: consultus sibi Ulixes et Ilieroìiymus un spiegava sofìstica (Facciolati, p. « 118 Fast, seg). suis It. XI. gymnas. GQ, lo veneto forse Vi ». Plegafetis 1503 moso fa- dal ma MDX il non lesse plegapheta de nel poi- polta disse- Ora, volta 1510, ; o Campidoglio nel veva do- macchia, decoroso marciano morto 1' la prima zibaldone II. che lo per , pubblicarla. poterono male editori primi giudicarono non Il seguire linguaggio turpe pre sem- ma commedia la senza altre con Beolco, Angelo di opere commedia questa all' iuris- fa che an- che vie. università patav., T. I, P. LXII dove anonima giaceva, Tramezzo ad ^ autore altre si notevole dell' storia vi d' Fa che indicata A. Calmo, via tra essa tavola la dopo « cialmente spe- altre di sizioni compo- anteriori autori già in notevole Bethia di privo somiglianze le ignoti di Lettere Tacio sia si qui e trovano raccolte. insieme della schizzo ; un s' osservino con contemporanei rozzo che copiose scritto questo con originale altro quando le del mostra poco tutt' interesse, 1 si , ma la per drammatica nuovo pure, stesso studiosi, documento che aspetto agli opera padovano, adespota, dello cose porge , quale ed quella di quella e », in publica mezzo a fianco ». p. il LXXX, e tre destra della la 1' « la media, com- case ostarla « quale È 2. personaggi, scena: è Rossi n. prologo de' V. da prima casa passa un late iso» di de la LXIII ciò Con com' egli col commedia in si lungo ordito cinque atti mariazo un conoscere a giovane ancor intessere vien si ad provò di la mariazo una tela di potrebbe — , anche chiamarsi opera titolo senza là e qua brevi quelle che allora il i con recitazioni rozze e sulle piazze ^ di mariazì ^ V. Padova (pp. 324-9), nuziali del i nella raccolta seconda la e, somiglianti parte quale uscir poesie a pp. oltre 10 141-3, titolo e 20-1. formule è e scritto poi la Vannozzo maritazo « queste La cfr. sparsi 200-7), del di da di trovansi frottola il porta senza che una le e (302-10) (110-25, di Lamento quanto con zia Vene- Ruzzante il pagine di del cicalata prologaore stesse passi la popolino e specialmente Tamia quelle tenevano intratil è inoltre Questa varie ripieno allegramente in gli come e — questa , porsero di ragione con carte, frottola » le del LXIV la prima commedia in versi che , viene si alla Altra luce. è conserva biblioteca, stessa Vannozzo qui e si del (cod, cit., del libro dir a dei laurenziano 108''-11'',e 10, 1078, a da T. del sec. dal Preludio, 288, bianche sta la Morelli data sul « retto Jesus VII, giullaresco 37, 1881, p. n."^ 22). trovasi pure avvicinati già repertorio V, cod. 122, fine della furono Anno già del essi Pastoral La simo moltis- magliabecchìano Ancona, XIV, anche cod. (Un Casini 1 IX, cui fu genza dili- poca soppressi i versi nel dove lezione conventi per del ballata la con » leggersi con ciò novesi ge- viniziano 327-37), vero, per confronto il la il dei aChioggia in (pp. gioverebbe ; pp. cit. Frottola « furo 28''-31*), può GiiiON ^, mente precisa- ghuerra scritto pp. trascritta, ha : quando maritazo nella Pastoral che della parte viniziani co la intitolazione in trattante cioè accennata, questa versi inedita vero, , in pure nel estratto cod. 146. Dopo 5 della sesta in 1521, adj 7, Padue it. carte cipio prin», LXVI ad mento Ivi soddisfacente. Naie, nome di e a moglie sua nella confinata V : anima che scoperse Stefano la Magno 1549 e 1561 nel Un Pieri il sottoscritto fu copiata di in C. Soranzo secolo II, Scenari Giornale T. XVI Cfr. commediografo in Nuova XXVIII, inediti storico p. p. della Cap- mercanti e nel dei XV correggi popolare , del ». dal collegio Senato. questa medesimo sapere de' da Veggasi dal a del Magno Andrea. console dal estratti savi cosi viene uno uscita Andrea 1890. (o. e), fu PELLARi che 1521 appunto si come un' esistente Gennaio Stefano, S. figlio scritta Stefano. trovasi Benzene, comedia Magno, Marciana, giù lag- come per nel la cronaca narra corpo Padova, di inferno, del Essendo capitano morto più profonda il " l' esser meravigliata abbandonato guente d' visto parte di contadino un fìngendo già aver abbastanza congettura una rie Se- Antologia, 218, CXXVII, lett. A. Bartoli, n. ital., IX, 2 293. e LXVII innominabile^ in su poiché con pè un ammorbato puzzo e (pp. 347 pp. codesto « In zorni quilli Beìigoìi al vig/?ia So?29Ìm la homini e d' subito fo : poi chon milg/o lani ghe questo gran ma7^darllo che fo trase fo cento adì 30 de al fose choizsiechè : Padoa a la piaga su al Portello Padoa in mezo suso frice i e in vi- choste 1510. zugno Mila/i 30 per menato in sto que- chon Fra^^^a de pio che soldo portato i maistro na?2ci mow^elese avia la Sowcim padoana: de fora impichato e de stradioti inpichato e contata rac- i a re arme vino: dal e del vien cosi: Beìigon ìnaestk di Buzzacarini in champo fino per- morte -prese Saleto a La Venecia de seg?2oria suo 882-95 n. ribelle dal pur col 338-9 abborrito apicò passaggio 1104-5). n. fo avea » nel l'Inferno el «. El iw- maridò apichato l' era a do- soldado LXVIII de la del Andrea ser 1' maestà Griti rebello era necia secho72do ho finite vita lewdose asai de fante de la rocha so nente ^. » Naie giugno parla poi buio dello al 938-61), 1 B. P. 55 II le sta presi porte tandem io in non la non dunque venne av- padovano 1510. discesa al spirito bizzarro di buffone (pp. Taiacalze Menego vv. : de su cronista 30 giorno regno era L'impiccagione il apichare chausa la : secondo nel in mow^ellese de fece ve qualle do- chapitani seg?zoria i Padoa: maistro fare lì e sopra: grar^ alguni la leva vo- impichado de volse despeto per fo Ve- gheì non subito el che de segworia scrito Mis- : respose newte e sua la per dare: Fraw^a ghe de che e de re della quale 236 ^' fu dato 340-1 cosi LXIX di 1515 in Pexaro dia sus di fato fu Plauto; una fo il cielo et belli zo atti, di di fé' e fuoghi d' amor e un una qual fo con ballo porta fense a l' li castroni quali di nymphe cantavan me- lui fenzando stato poi a l' inferno, con farsi inferno, Dio trovò castroni, fuora, vene poi castroni; essi musica triunfal ; nel inferno uno la etiam va Taiacalzecazava Domenego el et rato apadi E nova, venir diavoli e fé Polo, negromante esser glorio- sopra vestiti. comedia altra una Zuan citato re- bellissimo fatto maxime erano da come- Mìles , corte, cha' Immortali loro, qual per febbraio 19 in compagni li per del fu il Sa- infatti Beneto corte gno compaconosciuto avea sera San a « sentazione rappre- suo Narra nella che nudo lo vivo. era una altro un clie d' arte, mentr' in anche soggiorno bel in una un vene caro canzon. fé LXX batendo martelli incudine un dia principal, dete il cossa del » pomo, ^. fatta sta ne ho le con » a Fu bella la chi « cita Item, San Eiaxio 14 rite mo- qual di fazete e Volse da era Zam- cosse nostra, nota. il il diarir attesta queste morte mori compagno far voluto a egli parole: in di la- dopo Taiacalze, homo sepolto dee come bufon primi quelle rappresentazione , di dimo- Venere. Domenego e la Infatti 1513 stesso, polo, feno anni Taiacalze. optimo come- Questa due febbraio la e a bater compita etiam Paris di una sopra fenzando e Et etc. stration fu tempo a cuor cadauna però esser li chi gre- ^. Con va questa pure 1 Diari, 2 Ivi, XV, una XIX, 543. onorevole « 443. pecarise gnia compavene- LXXI ziana Caga-in-cale Agnola e sg. 347 p. morte vien giorno 7 pur ai chiamata Frari, etc. (p. 338 vv. è come di la tutta gloria Mori il ottobre 7 l'ultima sarebbe Questa questi, 1515. certa be potrebquando altra un' cielo del data Però commedia. aversene che d'Alvian, 870-81). noto, della capitano alla assumere mento tratta- marchesco Bortolamio repubblica, fatta contrario valoroso del 1' anima è ^. » contadino dal ga-in-cal Ca- Anzola invece Riceve sepulta meretrice^ nominata e il Etiam « fo scrive, egli cui Sanudo 1514. del settembre 772 v la dal registrata honorata una 334 ( p. 1102-3), vv. mattina, la giorni, suoi a' fama molta di » si , a sapesse 1 Ivi, quale XIX, carestia 25. alluda nel- LXXII r atto quarto Donna Menega andato '291 ( p. 495 vv. accusando Pano « Zilio de 9 - ser d'es- fame la . . tuor Vescoò, in Pertanto che » di vanta aver onde 1-10). rr. della lingua « vi Pallade quale Parimenti scritto toscana, centra [vuol le presente dir seguir città (pp. « la per 361-2 proemio » enfaticamente ricordasi tutte il anche nel sta que- della gode tria, pa- 1' autore farà fama la si la composta ora si le dero- e quali tutte, concitando nation di s' alzi Pastoral, . dove guerre delle alla che » sconvolta su vita pan commiato, per Padova lieta mezo trascurarsi avevano commedia altre un tante « dispetto a in del alle ine e Urban, devono parole accenna fava Santo a vin non prime di o de può un de scuela na . Pava a a ) che te, Mar- barbaresche domicilio 'Padova'], tal- LXXIV incominciò colta, quando di che pace mesti ed funestissime data che sia il sapesse della Pastoral venir anche in anonima, per la parte ben la V. ciò libera. facile dono abbancui libertà soltanto, la verso che scere ricono- gran ivi è fine detto sua deve la metrica sa della a forma 1 il stra no- altro, per trascuratezza andare si che più lasciar essa si dove pavana, e fosse di della maggiore rozzezza sta que- l' aria prima non esso con tutta fatta stata essere si poi perché qua, ha quOj composizione potrebbe più commedia a Quando della si Questa termine fissare. tempo lunghe le durate. 1' ultimo dato animi gli per guerre sarebbe ci rincorava abbattuti periodo un della ^. prescelta per di intorno può che ora, questa alla Di fu zione prefatola frot- LXXV trascritta il quando poeta Intorno anni. al presso 19 appena quel , fu 1517 la composta più tempo al che 1520 , aveva a 1521 del principio nel babilmente pro- nostra nima ano- ^ 1 Non 200 la per G. e del della - 1520 XXVIII, (Ms., (per dalla gnia compaGiova" nozze Naratovich Venezia, sta fe- della Vejiezia ecc. si re auto- nostro Narrazione Calza Chigi), del Sanudo in data nel come volta vertire l'av- inutile tutto punto Beltrame, solenne nelli del prima Diari nei forse questo a parli è 1852, , 13). Egli è che di e due da vilan e egli delle recitò feste personaggi Pastoral precise Ruzante, parole: padoan qual excelentissimamente menzione, una tista d'ar- nome nella queste con suo dei nomi commedie, parla di i tra nominato questa eh' già Fiorina, uno col presenta prime nella * lo ce si commedia il 13 fatte noti bene, « febbraio, per alla ». si fa a E posito pro- vilanesca » nell'occasione l'accettazione di tre LXXVI Il fu della testo sul curato manoscritto noto che commedia nostra anche in questo stessi pregi di , offre quegli che valsero gli si che deve però perché lamentare in quel le che dovea cuna, la- riempita, giunse, furono so esclutanto. sol- via lasciate alla si Vi questa pagine proporzionate e ci per posto pa- larga venir opera prologo, testi una può non do quan- conteneva. pure quest' Se altri caso lezione, preferenza, gli esso che il la curarono vani, ciano mar- in .bianco esattamente che parte manca può occuparle calco- , nuovi soci quegli dalia compagnia stessi che nel Zuan\Polo, il gli abitatori anonima la nella buffone che nell' 1515 già « s'era Taiacalze del avevano inferno, Ruzzante. tali, Immorsentata rappre- commedia quale dell' degli nova » di immaginato tenesse proprio allegri come LXXVII che larsi quasi a il primo dovevano il terzo; e r altro, l' incontro soli, sulla via, si sarebbe di egli riazo la atto 59 di quest' atto, r altro "c della el « ma- Forse cioè ragione stessa il (p. sg.). Nel che è cantarini », avessero , suo zo, disprez- 234 10 v. principio acefalo, Zilio come soprano Betia scaltrezza, terzo 235 vedere cia tac- aveva 145-8). apertamente V. la non fare vv. poca p. due Naie ritarsi me- , sua neir da approfittando 276 la Betia, e guisa compare saputo, mostragli vea in destro, poiché per fra l'innamorato quale occasione, anche per nel mal (p. appena Zilio tra dal » condo se- rappresentare, poi fortunata il forse diportato allora rimase intero tutto incominciare ed dovevano che atto, costituire monco, ammontino Essi migliaio. un chiudere omessi versi i e tenore si Naie e poi docon uno recata e la LXXVIII mattinata (p. 235 40 vv. Il 1551 il quali di dell' termissione commedia silenzio. Cosi come e è nostro cosi chiamò tione » al ^. Ma 1 Ed. a « cardinal pendente indi- cit., p. 2^ a se, sproloquio sprolico senso, autore prima Cornaro il anche al sare pas- rimanente si » che alla nemmeno la pur predella stava questo nuovo, del la anche uno di stesso le con pubblico che finito, punto lingua il poteva anche prestava le mancano spiegava cicalata, una già componimento un il titolo non Vi le non argomento esso e quale ma invitava e Fin tra commiato, prologhista dal stampe. ; integrità. finali Betia dato comparisce Ruzzante sua parole vieii dalle esso del opere nella solo insieme e di casa 44). e prologo codice dal alla sotto il quale « Ora- chio il Vecdo- LXXIX Invece travestimento. dirve periodo : mi mo all' » «. E ghe a' uspn 211-2 una in intrevegnua cosa lettore attento il tutto seguito « si nello è resto funzione al di Eiconfermato » villa il che il in poi Solite e promettenti com- simili a anche nel ruzzantesco, che codice stesso posto suo una « », editori, » messo lico dire osservano Rasonamento del di contradittorie che quelle intanto mantenuta. degli a' (pp. » trovava non dimenticanze sentire pure in- ive che Sussisteva sia del » cossa comuò fare ve-1 promessa, verbo vogianto-ve una vila, 11-4). rr. il perzontena in vedutezza av- poca arepresentare « il perfetto con arepresentare trevegnua cio, accon- sostituito fu « modo rendere voleva si se in ritoccato essere vea prologo nella sua ! dunque significato e ciano mar- allo « primitivo Sprodel LXXX titolo rimesse e le si che commedia, osserverà fa collegav ri- meglio seguirlo, costituisca esso armonico tutto un lo e si come quella con che saldamente più alla linee e , la chiusa, fra l'altro prologo A pie nella nuova da sette usata in questo delle dei inutile Ruzzante, 1 clie di forma quelle potè del brietà so- all' fu non di idea za sostan- tando poropera del gli tori scrit- fra letteratura. questa Non solita vennero maggiore il fu Un' e tempi vari ^. Non anche gli stampatori in di la varianti perché dare mutamenti che le caso , creduto pagine ristampa tutte note in già delle edizioni porte de ripren- modi e troverà il lettore che prosa, idee contenuti. esso del in pure si allacci gli opportunamente quanto r 1554 editore (?) e riscontrare del 1561. au- LXXXII ^,sdolzore nese ai quali rietà fu (56) clie già fin copista che stampa, si da allora, sia l' che rozzi ad stesse che rozzissime che. né di 1 ci. B. Nella L. 4, false il e schioc- colorito non è il comunale, passim. nesco villa- uniforme manoscritto biblioteca 39* cessivi, suc- avvenuto, tutto per p. gerazioni esa- parlare, e ciò sia rado delle all' invenzione stampa continuo Non del intenso della scere cre- s' allontanano più forme cotesto nota rustici fonti Comunque anche si dei disgustose s' abbandonano più di le vive citare eser- ristampa quanto dalle ad scrittori degli alla affettato ogni con opere, del opera esemplare poi , quasi per studio va sospettare cominciato quello saoni prostetica: s fanno forni (81) snegromante V aggiunta queste che e prologo. porge cod. 36, LXXXIII in esso quella schiettamente chiaro più 62 6 • sicuro e 7 • 99 • oltre della (6 17 * altri che B stampa 48 • * renze incoe- ed queste, a 37 * ). Altre ecc. , porge indubbiamente senso un più come pavano, volte molte termine il vece fetti di- tutte con , successive le sola rigettare scegliere a del far a forti ciò da quelli dal data La 9 • 64 varianti che • anche più opportunità, può non doché essen- qui aver caratteri del differenti che dalla in bene 1555 ci è (20 preferirsi • ben ( C) prima 88), scarsissime da edizione manoscritto. solo stampa male dell' commedia della differisce poco in con stampe inducessero non prologo lezione una siasi qual- manoscritto, di ragioni il una le tutte base a il prologo se formare a persuaderebbero famiglia, a ed viene 32 B • 40 essendovi per più e la * 8 le loro * LXXXIV bontà semplicemente o somiglianza (44-50 essere questa lezione la 66 • doveva oltre la con Peccato che servirsi di La la le sono -35 quelle limiti, quando • 9 revisione * di jjer nuovo e forme nacole ver- quasi del codice 80 ! rivedute 64- • 7). - saputo che grammatica la (65 « molte (74 passo (/)), furono la poi vamente esclusi- 1584 57 scrittura porta ha abbia 7-44- corregge tuita for- nel del genuine, pur • C non porge più può non sapientemente opere », fonte come diligenza corrette la costui somma preparò vergiliana quella dice co- non altra manoscritto ristampa quale con 21 ohe citazione della chi a prendersi col del perché B^ analogia loro 70). Eppure • qualche assolutamente r lezione ignota stampa la per 6 • pre sem- (7 70- (64 93); 7) • 3 ecc.) oltre i • rappresenta * ; o ma giusti esagera- LXXXV che certo quale Cosi Ruzzante al la per coìisa in dar storico s' che il nome non romano ; bandite anco per insto per iuditio (93), può vuol rendere 18 • 30 40 che 52 • 6\ un quando o antiche varietà • non pa- per (94), 54), gioditio per buoni (70), pò infine quando o rioso glo- menarge per le grammaticale bello più in dalla in boni o • stampa (49 più costruzioni colore suo territorio per (18); per riamente arbitra- glorioso (58), menargi giusto 27). * popolare e dal stampando vano, 2 • forme estinte erano 11 • Livio^ presumendo rammodernare cerca accentuare, 4 • modo al dello (2 a tal contadino passò sostituisce quando Lievio di di cosa netici, fo- non mente per erra fenomeni tenui alcuni tamente • 98 il • 180). massima (64 Questa vare deri- par s' quantunque passo (4 senso - 7) con migli asso- B, * LXXXVI generalmente presenta di si allontana scrittura anche redazione minori dell' in supposta originale al quale , crediamo molto esser ma se, dalla più scordanz di- l' prossimo tico an- manoscritto. Le del due 1617 vicentine ed {E le neppure sentimento (26) esplicita inoltre ; della bilità stessa « » : Sangue « quella al il frasi de Ecco « Tristo! 0 Beteleme, e voca equi- sopra nasse pei-fino e » preferi- Padova don (19) Cristo! della vanto il perché » lesum e meschino l' esclamazione patria (24-5), s' hanno offendere tempo, tolte tolica. cat- di religioso. vennero dalle infatti parvero, del scrupolo biano ab- censura omissioni che parole, Dio della deplorare come esenti prologo e Ruzzante andar stroncature Nel a del opere 1598 ci mostrano F) potuto goffe del lesum l'invoca- la LXXXVII zione allo gno e (58) » sante sglorioso « il e ricordo martoriegi e de' i Parimenti Padova. santi « clie (90) » lasciare voluto Antuo- santo vano ave- corpi loro a diedero si a , « Pava a alla chi .- a Zaharella • 93 qui mutamenti migliorie, 52 • In 9). • che ed del 4 • 70 • ( 21 71 ). 107 . non v' è non • 34 volta fa sioni omis- (18 • 2 e 7 • • stinano ripri- la 40 9 • buona • 75 6) • semplicemente • Tra quasi Non poche qualche correzioni grafiche • compenso codice alcune si » le e inconsciamente lezione e ingiustificati 19 • e tuire sosti- a (84). » neppur capricciosi (3 81 5) - » Zabarella Sgardenale poi i (94 » - Segnore e vano spetta- crederebbe? lo « mancano che scrocificò Maria vergena « Dio lesum « arrivò « ringraziamenti i » 40 le • 55 • due differenza altro 8 che • 63 edizioni : la correggere conda se- • LXXXVIII errori gli prima tipografici ( 37 9 • 40 • sfuggiti 1 • 102 • alla però ) , nemmeno (62 è essa peccato senza 96). • L'ultima edizione nello è non comparve, stesso dentro differenti di deriva due molto, anno, che (G), volte due scoli opumato for- piccolissimo direttamente dalla 7), , E cose. • 61 che • 6 • 75 80 • V thelemme (24) in ì ( 76 ) scintie e il levando 2 10 95 chiama a, e derivati e le di que • • 5 33 * 102 • ed (18) di e 43 • 5 • a • 8), Be- aggiungendola -il-" (43 • 72 segno a zi con • gioditio (93), sconosciuta , • * surrogando , (62) naration palatile h • tura, scrit- vernacolo, luogo (5'7 perchè e togliendo e-tu del in ponendo, molte d'introdurre grafiche moderno, in nella tutto tentò si convenzioni 8 di prima dove perqtie^ fedele essendole non pur e 85) in infine sibilante della ai veneti xc due lettore di preziose tempo un il che tano por- , dell' una del metodo dell' 1' altra dialettali tardo meno nome creatore rarità sperimentale, del autore dell' immortale Asino della e comico eroi- poema tragedia dell' Aristodemo. La fiorentine carte di suo usò Il è stato cultore ^, » qui 1 p. 6 I, 290-2. dalle estratto edizione studio di A. egli appassionato noi esperto. EoNcmxTi di , de Padova^ stella la di Opere nazionale, Favaro, vi rustico esser sa dicitore Cecco 1891,11; lo il egli veneziano, perpuosito in Galilei, Barbèra, ed il de Bruzene e si pur si mostra Dialogo nuova, eh.' parlare ma scritta Galilei, conoscitore « quale cui le tra precisamente di pavano, trovata del pugno. non da fu prima lileo Ga- Firenze, Galileo Firenze, lilei Ga- 1883, XCI In probabilmente esso ancbe divertito geniale veneti che Nelle di allegre in tenevano al in o rengo quale toccò egli forse in presente, una per mandato la due loro Orlando 1 risposta e accademia di, 1887, Sier di in scienze anno 288^ N. S., ir, ad sfida casistica rosa amo- avrebbero di di memorie lettere Tanto » serie Sier « ed (1886-7), Padova, 13. fanno qui Prasilde. e gli scritta una nomi Seconda Atti la che coi « Que- parte, altri persone Favaro, galileiani Padova, ad e comparsa " A. di si ritrovo, formulare lui a Antonio amichevole questione che ^ che prendeva a grato (1592-1610) di altro quei il conversazioni casa la di allietarono Padova sarà con compagnia gli soggiorno parlare a dotta e si egli poli scam- della r. arti in Ran- XCII si pare antitetica la rilevare possa Galilei del luce la per dalla che prima Cario di da L' di del pseudonimo, Zanne 1 G. diretti sotto Carlo lo stesso di Ten- poesie Vienna, 24 data con Memoria che della occasione in Gennari a da di raccolta di terzo svelato, ancora stampate liberazione del e Fraccaore ^, una furono primo pure non Menato caruola (365-8). sonetti scrisse Fraoaore IVIenato e Tercaruola questi Dottori II Dottori autore vede ora volta. APPENDICE Sonetti prosa intorno la , vita e nella le opere E. del Padova , XXXII, di Accademia 1792 p. Carlo co. 1. Padova letta... il Brandolese , n. Dottori 5 gno giu179G , , xeni in anche fama di comporre una amico comune cosi la amico altro del ^ la V : Che ; che in gha la casonò Strigogna altri co si possono sigoloto a da Tencaruo- ; fiorio, Fresa per dogli indirizzan- i Liberation la ; Orsato, che arpiggiò^ ghà butta una Sertoiio Fracaore M"NATO Da Beccari \ incalmò furtaro El * l' del- poetare a versi a morte defunto, suoi altri invita Gasparo occasione, stessa in invitava avea eccellente, lo e egli che paesista poesia egli pure primo Dottori, paesi suoi dei Nel al dono chiede due ^ 1683. dicembre furto e de Vienna, Barcan, de i in Castieggi e Ville. e : , Co santo V ghe ecc. schirte i ghabbie \ Ai Tencaruola. brio 1683. , pp. 62. : In drio, vegnerà in sparilo I ' che che quel Da cinque à i Canzon, so Menato stre Me- Paron, Fracaore Sardi , '• maor Vintiquattro Fava pia- Dio a da de » Decem; in 4^^, XCIV ritrovare inediti ^ archeologo. secondo fra Il della di mostrando invito, della parte eh' chiesti erano i egli volta, come li se perciò : passim. una scherzando con Raccolta la scopa del a a cit. terzo, , sperticate tutto e costui questo Dottori ; l' indiscretez Nel Menato. lodi fa ignorante V. in due si gli quale propria inettitudine, 1 gliandosi meravi- argutamente poetica la col facesse seguito umiliato, seconda , pungeva fa tieri volen- ma paesi col dice, appen- nella era osservava di che nostra accettare modo dotto rispose proposta, del del carte Dottori sonetto r le e alla lentia va- confessa l' del- dandosi pasto. in fronte ai testi, xcv Norme Perché di ed storia adottò più a lettura. inutili segni innumerevoli componimenti tutti dal ad si tolti alla primi che rarità si suol fare scrittura fine due la preferi con fu fatta abitudini da fonti La i riducendoli uniforme ; fatta loro sione esclue dello antichità documenti, ottemperando grafiche varii riprodurre, diplomaticamente. via dei sonetti per e incertezze le trascrizione principio appendici, o Furono diverse, e vero par- facile di provenienti una dei gli renderli della molteplici che decise e questa cazione pubbli- loro norme atte tura letteradi testi i nella quelle palmente princi- alla preparare alla raccolta^ pronta intese 1' editore come quasi trascrizione anzitutto proprie del alle dia- XCVI letto insieme e si quando modo rappresentando il presentò più moderno la in bisogno, quindi e evidenza maggior , con Ed pronunzia. come: ecco distinto Fu della quello V secondo Vj il ogni delle pronunzia e delle ^ o che i, in fu gutturali di sciute ricono- tosto verranno al corsivo la l'aggiunzione per mezzo stinta, di- bisognasse, esplosive palatine di lico voca- cosi ; qualvolta reva occor- suono consonantico da u che il rappresentare od della uso testo cui con il per rattere ca- saranno , che scritte, conformemente lettere aggiunte. anche in altre verbo L' h del bili. confondi- facilmente avere rirà compa- forme alcune le tutte , Del intrusi e l's quando resto in vi vi accoppierà sarà la altri saranno oltre corsivo s' che non questi alla sibilante due sempia sorda in- ' xrvTii servazione di dall' piantata dal P9Ì parole sopra, si altra geminazione, simile in desinenziali. stata La soltanto la che la di stampe quei Nemmeno parecchi gruppi di era niscenza remi- venuta era a lettale^ diaminor in dove sumibilment pre- l' autore la avea molto o latine ricorrono fu essi vi svogliatamente comporre gruppi grafico già chi italiane fenomeno stampe, mano bensì è detto manoscritti nelle scana. to- pronuncia non metteva nella quantunque eh' retta nei ma si qua- jdìiìsalda una trascendere trova come causa letteraria copia quale mantenne, normale data sal- e corrispondenti Non si riscontrasse quasi la perfetta analogia sempre fica, gra- antico uso moderno, le per tradizione questa tudine consue- più spesso nelle quali normalmente. mantenuto della scurata, tra- z il sorda, doppiamento radcorno XCIX fanno nei perché la di testo Nella di casi esempio, perciò la dire che sotto ridussero. tu t '— ^ poi ; si volta doppia. z semplici confuse e si e sola una note. sonetti dei all' editore varie conto nelle comparisce sibilanti Le rigore tenerne scrittura ad esempì a soltanto prima 29 essa a derno, mo- menti, componi- , ma ferraresi, nostri degli consigliava nel vernacolo scarsezza geminazione non in del scrittori gli si sentavano pre- sioni espresdistinsero Superfluo sostituito il temente costan- — da testo i poiché rari .^, fu scritti veneziani cosa dalla di del cotesti di che frequente. ripete più suoni la intensa nella nel note» porgono dei sincroni, resto sonorità ne differenza a cosi nelle relegata nostri esempi, sostituita X, zi. con La menti docula cettano ri- qual origine sua e sentita profferenza più raggentilita quei del cittadini, ne' tutto sussiste o modo culto suona orecchio pur sempre r 3.^ della X del verbo essa si essere^ sia vernacoli non par sebbene quasi al nerale gescritti negli nostri compariva cosi : se, nelle sola naufragio giorno, toscano segno mantenuta nostro scritta nel vida ru- indicativo compagne nei essa aspra presente salvata del po' stesso fu del delle anch' lo con per un comunque Nemmeno X, organo ad rappresentabile della padovani altro e di quasi manca contadini rilassata, e che sotto che assottigliata e perché sissimo spescome ovvero, due sue parti , primitive la della moderna Altro segno volte fu la e suU' questione forma di davanti qui sottoposta ad la origine ettlitica continua e od solvono ri- che separate ancora : è è. alcune i, alla virgoletta si quale {cedille) CI quando già 1' non piuttosto caso volta tenuto Pare si il seguito che a rilevasse della posto. sia singolarità interdentale quando già no qualcu- , al cominciato d Intanto da oggidì la dare al qui tale tutti quei A eh i il spagnuolo, smessi soltanto vicino al nostro. in e un od ma passato è suol fu furono palatale, suono nello e si non davanti per come che che mutamento, avevano dissimilo troppo primitivo nuovo. gere fun- corrispondente. pronunzia segno far a sonora perché in ne espressio- la sorda rustico aveva più influenza altra meglio stituire so- a segno dell' di continua del ogni etimologica, difetto per però sempre causa ed qual suo altro con sia letteraria al stentato e ; del è raro conto sia preciso, avesse fatto tronde d'al- è ridotti e si che presentavano rap- cosi, che furono tempo molto e cu Nel palatale fu cui in caso lo susseguiva accolta la pure scrittura stesso Ciò è ugual suoni a fu cui per tutti e qui per il dentro, la sibilante di ripetute che a pagina le le dall'uso doppio qite^ ; dove parole lettere ss^ dentale. la come fu tadino cit- adottato Questo zione sostitu- registrato si trovano eh' abbreviate corsivo anche inavvertitamente però, di pie sostituire sorda mutamento che parlare; nostro 6'C, infiltrati letterario ad serva palatina, opportuno gli che credere lettere al manca contro in- tale non sibilante la conosce può e di la viceversa chi ma gruppo indicare insieme. distinzione nazionale di lineetta una a fusa, dif- molto oggidì necessario lingua 1' di della convenzione inframettendo e sibilante una vernacola d' unione suono erano e eh' pure nariament origi- portano erano a in stato CHI omesse accennate o sigle, potendo cif erate forse altri da Ivi diversamente. le esposte pure modificazione via per abbia che de- essere si di ragioni delle trovano altra ogni di bisogno spiegata. essere La punteggiatura rifatta che Ai mancavano. parlata, possono sillabi mono- in mere assu- spesso furono accenti gli centi ac- numerosissimi significati, vari gli aggiunti e tonici, che, questa temente costan- venne vrapposti so- guerli distin- per atoni dagli comunemejite , ma volta qualche come nella sapere che forme non letteraria sempre certe forme ; stessi, si deve binerà com- sempre della lingua alla la pronunzia pronunzia toniche sono che zionale na- anche analoghe, sempre risponde né dialetto non scrittura nelle tonici italiana lingua però la perché dai in lettale, dianel italiano CIV scrivonsi con vedransi segnati soltanto seguenti : l'accento. Gli accenti sui ' ' cà nosillabi mo- chi casa , ' ' qui ', co dare fé ' ' prò forma ', pò prato ', sé \ sta ',ve e essere stare ' per viti C'osi più" ' so * ' di segno ' Q dV '' di ft = ' ' e un' e poco secondo il chiaro ' e cosi ' per in non devi che ', iscritti non ', e' nome pro' e può per sto que- stato di tale. altra Anzi delle fossero no me- gua, linper forme tive, infini- , in composizione con ' ai come '. Forse intendimento verbali ' a' ' co' sarebbe parve me for- alcune in unde di semplice i\ po' segno necessario qui ' da ancbe un Trovasi deve poi ', anche usata particella pronominale, de' ', '. giù e distinzione ' e ',vi sarà apocopate. e ' vedere apostrofe, raramente, dire participi ' ciò ' i derivati e sto da vi r ' ' verbo di può per stè ', 2ò del de q imperat. fare * ' capo ', dì da '. dà ' enclitiche evi costoro ebbero non del compiacente per nascondere velo gli commisero ne trovansi della musica errori metrici di quelli meno nelle bisogno troppo scritture che e che glievano racco- , imperfettamente seguendola tratto ed il canto rallentamento il poetica, esperimentare nello Comunque le la iati, pure del vi popolo. sarà parentesi rotonde le per perché molte non gliendo toe, ogni volte combina sieme in- quelle che dieresi costantemente vocale, dialettale fonte aggiunte, anche come difficile sarà la si segnarono prima raccolga ricostituire le lettere con qui può correzione inutile, non lettore quadre, oggi canti tale se per sione l'espres- e chiunque i la , giudicata al ritmo anche modo stesso ciò per turbarsi e come parola dovendo corso, interrompersi tratto recitazione il tardo con la sopra di sorta la nunzia procon CYII del quella Si tre liberi troveranno che segni, solo matici. gram- questi da furono fine tal a politici sonetti due i introdotti dai fissata toscano a , 51 pp. e il i 52, e di testamento sier di suscettibili sono le come scritti stati da principio e verso ultimi ed i delle 1 frottola inoltre Acconcio del esse antiche ^, in frottole, ligere predii l' come nostre lari giul- usa pur simo umilisIn campagne. al nostro esempio esaminate di particolarmente estemporaneo Vannozzo fin libertà grande dovevano bufi'oni sendo es, dubbio senza improvvisazioni qualche oggi matico siste- poesie altre naturalmente nelle non assetto un delle forma quella che gli con essi che perciò: appunto Perenzon iiTegolarissimi, (167-99), quantunque anzi (90-143) mariazì tre già le citata. altre casoé la Possono frottole del CVIII tali che poesie il titolo potrebbero — frottole di libere disciplinare 1' estro più della rigide Yi e il ed quinario che stessa letteraria. si il tenario set- mescolano versi è di assonanza norme sempre altri spesso , le poesia quello con ciavano scapric- sapevano sotto quasi predomina si — che coloro pur prender ; rima la l' dal- surrogata in tanto tanto , cod. padovano a il dove di buona De, s' egli el zuoco eh' e di eh' son assay 63b-5b, triste sua incominciando: che l'osso, percote, natte io pp. la conoscere vita, peggio de scopa a 62*^-3% mente è ancor giuoco e zente, poneteli la fa poeta condizione e sul notevole quella Sl^-41\) pp. , di doglia che ch'io m' me ha. forno fatto, men che percosso squarzo '1 zorno, da dente matto le gote CIX sovrabbonda oppure manca, il distico che serie sembra di del Ma irregolarità che ci non sentire per metrica, d' in frequente e qua '1 mio tutto questa parte mezzodì. liuto chiatarra, over che per tenda o sbarra per e' vo [grattando e vo su cantando folle le altrui per con questo per un tole e becchìer Animo colui, con de vino. peregrino già ebbi mo el e valoroso; zuoco e' ongni virtude si m' tolto ^a doloroso asmorza, la forza ecc. là ma for- nuova nel sto re- cadenza tenuto, son con la una quella del pare poco nella tura, verseggia- impedisce rara Italia, più io della confetto, svilupparsi in pure nell'insieme motto modo allungarsi monoritmica. grande per ex Procedendo infatti questi di costantemente o di divisione rime distici: delle al poeta comodissima , contrasti un breve il ne' tempo che versi le in sotto facile che soffio di tentasse avveniva versi in manti ri- non confronto avvertite, appena fossero il i dogli dan- zione improvvisa- cosi fossero ed valli inter- a ricordazione la tra loro quel esse V per debolissime che intanto difficili, e successivi; fra nei specialmente per pause geva por- provvida pausa punti ovvei'o dei che raccoglimento eguali, o CDDE, permettendogli , ma sche- CD..., cotesta una le tra ABBC, divisione EFFG..., la lo BC, quartine due con risulta AB, si qua- in strofìca e onde baciate, quello due quattro sintattica de' e in quattro versi co ritmi- abbandono pronte a nuova una di piegare nia armo- sorpassarle, e CXI trascorrendo secondo in fondendo verso, ambedue ritmo nuovo un che poteva , anche orecchie volte ^D... « disse La in mariazo primo tratto di senza cosi: verso, come ferenti. dif- o ripetesi certo di interruzione del uguali esso un per stre no- sonora distanze a A ^C, alle l' armonia rimalmezzo labo. endecasil- arrivare allora Ecco seguito dell' quello esser al primo dal rapida A, "^B, luogo questo del : ben : Oimè « ! lagame - stare » . « Vogiemo La e' andare,- disse: se' el m'ha Non mia vezo Tu « : mare là luogo va - mario me dissi, e' : de faogo? » scrizare; Dio. con imprometo te - - dal » . El fato è s-cìeto ! e - 97-8, (pp. A due volte presentasi settenari maiore^ forma per V. pare metrica man 116 ecc. » sg.). alternato nella e cui la porseme con strattura scaturire del a V sirventese tra al- CXII AB'^C, più CD'^E, tardi il riduzione della CDDE, EFECl... sola il sebbene quel al 1 Ti italiani brani mostra fenomeno. il maggiore, verso codice Lo chiarezza per salvi, benigno petto V. una lo distribuisca da o vita mia, Cupido, fa mi mia antiche Canzoni M. nido - Cod. marciano per tuo del MENGmNi, cit. amore. collezione nella nota 122. 2 ne' : pubblicate p. squarcio quale simile si ^ due « di la riga lita so- come questo mettendo una — stanza — certuni rado trascrivo eh' in e di non in in Pastoral, ^ composizioni, nostre dialettali in della scorgere prenderà zingaresca queste ABBC, può di nome normale in che EF^^G..., popolo Roma, italiano 1891, CXIV Tali clie in combinazioni nuove che variano ben modo suole più difetto la frottola diverso una da virtù o musicale dietro analoghi del colto probabilità di di la si naturale Pertanto questo come soggetto versi ? rozzo dia tale a della osservato irri- dovrebbe non per de' è chi dia stu- versi di prima i mente produzione ritmi ni suo- mente inconscia- pure interesse genesi di alla sia qui una nuovi senza essere o il fatto domanda, ilessa il richiamo risposta Qualunque trarsi incon- reminiscenza ripresentasse poeta menti ele- condizioni? somiglianti o si ad speciali una che stante, co- degli venuti come erano e mente natural- esse propria quelle il per rigida costitutivi in che quello norma germogliavano per libera avvenire spesso di ritmi- liani. ita- nare abbandoutile delle mentare ram- frottole cxv che libere, si formino rima con scritti trovano al il mezzo, r orecchi agli di li poi perché il con sicurezza doppio scritti all' edizione che e la le registrare grafiche varianti che base tevano po- interesse o testo. differenze inconcludenti soliti trascrittori, dei a di grammatica verso distinti. servirono qualche del un dire espressa- particolarità avere per fatte concise, e le di versi due furono solo quasi degli di brevi mente poteva trattavasi se note si non e si presentava spesso cui ovvero Le • in caso rati, sepa- maniera, questa troppo In manoscritti i solito in porgevano unico. tuttavia sono poiché prova scriventi verso un edizione questa che degli di impressione verso , , pure guito, se- producessero pronunziati come solo un spesso di per o pretazione l' inter- Escluse e che gii le errori gonfiano CXVI inutilmente soltanto 1' aria di le note un porgere critico, il quale che no tan- grosso è poi rato appa- meramente illusorio. Che furono né fatica ha la breve qualche uggiosa da errata-corrige^ andare in lavori esenti si cui siano cui non consideri che questo venne dalle in una dove l' del- genere, poi raddoppiate le lontani e possono simil di meglio tempi patire com- riparazione del vari egli incoerenze le desiderio in fonti città e per difficoltà; in che fu luoghi ziato licen- dell' Italia ogni manca mezzo studio. Taranto, 1894. Emilio e raccolto anche ed il lavori questi pratica. Voglia ed la e scorgerà di inesattezze, tarda non leggeri ben che sagace le né pochi non lettore incontrati ostacoli gli Lovarini. dionale, meridi • Marsilio cod. {D.al 59, G di B. di A. Padova, G. — 21, se Dio A' sienti di non 1 die e galea guagneli nostra ! si ^ Gr da si vu ed chà a i Tempo rare). e e' 1' ^e di eguagneli _- 1869, embavò. Galea pre z=i Pregalea, Die-guagueli! A Gr 343; iued. di - _ p. opere Nicolò vegnire pre _ A v' ai Dante Bomagìioll, di — padovano Antonio Bologna, sier T 13"; collettanea di Collez. di Comunale 1865, volgari Di-me, Padova vernacolo Padova, nella di Ili, voi. 116, nella Grion, (A). della del rime per p. P. ToLOMEi Delle » tns. vicende Delle v. Padova marsiliifs storiche Gennari, Padova, e f. di Dominus « Notizie -= Gr. Seminario del ad carraria Vannozzo Francesco a rubrica 13^, p. de Carrara di giurò ^ vostra mea. Gr 3 T uostrj e ( la E' sé non la quando de sier disse: de e' Se ve ve-1 ch'a Se me e' dig' a Maria, da l'usso sbrorè, dico se iera cha Zanbon troppo nante 0 (de) P mia vi dia ben ninnante ! gramezza 12 catto Vinnante, legrezza me ! fià, sta brusà! esser fosse sto, engatijò. 9 13 fante? (ghe) ve gli SnenoAìiJenoGTGr 12 Beroatto, la e'possa campo-sento conpar sier abia no(n) 8 d'Andrea. dona de pi me se Coro com nevò vu, Dio chugnò, me e col e star, che Santa gh' con dunie-vu me pi me E' « Lassè-la fé avea Negrosente Pasquale perchè En l' catta me Berto con La diavolo que ; o o E, don' ? Avin- 16 » II. Risposta (A f. id., =: V. id., = Bel si e se Dio de la E' chi mi fìiastro del che veritè en da dal Prò, 8 tutto son la Dio levò? Cornalea. non de 4 sea, naso Straluse boar dir, sé ve de a dasea. me che mo si adò, tosto ! la crel-la guarda nevò son fosse devea, irò, sont Pier(o) sem che quel che ne me l'ay! che dir non corpo fiè e' ben se ve che, al 22). p. mesiere, me — E' Responsio « ». Gr Se rubr. 14^, p. matto; fa me-n tante , che la S'ella vorrà fosse sul , d' cui del moijer saleza. una ghierechatto 12 , lo e(o) savesse barba me Bazante , e' E cr[ez]o se-I vi-vu, Ampò ve e zure, ch'elio fosse se Gr 15 sol voi stesso, 4 E se vu non) o E sol: Gr dreza. g/ie-1 dirà. scanò, sea .? la ghugnà, e' Menno sier 9 vi no sbregar mia Dio-beniti! sarà Pier farà ghe non sienti ay 4 (che) Desirò. e son no, 13 (=:^ co Gr vedete 16 SONETTI ANTERIORI cod. {Dal 1470 Comunale della cari, Poesie intitolato XV, AL di de' Udine, secoli del XIII sec. XIV, , XV, G. passim. segnatura, senza del Copia prof. Mazzoni). I Paduanus « 145" (pp. Fregi, per e' vo ve E' Se are no quando che '1 e E se eia la la g/ie digo: dise: ben Mo « E' imprometi-me e' ma 2 tunia 10 peconia 6 am 13 e no corr. da gie 14 traimento. un da dia el tu me buò? arò, n' 12 » haham! vo. 16 pò, al vergogna 4 pecunia (caìic.) che pur am » vo, via 17 muò, malan! mie glie che bei coi i e' 8 doman, an, s'tu vegnerò far 4; strento. indemonia, se vezù quel 8 non e vo la ti digo, che mo, melenconia; già mi an a bon ^e-tu « Tonia, pimento, fià Die « la fato el pur pento, peconia. cuor me tal dise: me soi el più vezo mi in g' abia dago me mia el pur che e' eia la g/ie-l digo, par (e') g^e non bonamen ma, Quando se abi » —-Q") inamorò m' g/ie dise.^se e' * che par di un forto si son elle ";;ertamen, dir quidam vo corr. parentò, tonia un da corr. agg. voio » da III. Anted « ictus » (p. 146^) La Tonia si e de « disse: pò me El fu Mo e altro ! che sì forsi che che che 2 si agg. g/te sìa 9 v' diss' io, è gran e' a non comparego 9Ìtàino el gè y. salvega scorozon. rego. galon. g/ie » I vego, muson, dissi-gy^e: pò ben se più « ampò? sia si in un el e ' gramega, non si che vegna 4 nega. che via,) vu trazeron '1 si mo(vu) darò ve E Ben » la in cri-vu (Mo Mo meravia che Chi « mi. quel ivelò, era smeraveiò, tuto « Bar9ega pignolo, pì^ega Duo-sa, « del incontra dissi: fa non eli' bruta disse: E' al star[ej gi El Pava sdrussi fi e(si) puta 9Ìtain, una ghe me ch.M-1 e a fante un la e corevenu me E' mi e ». loton « » ! zarlàore, bìà [e] dissi 16 1' anzicuore! 14 tra9eron IV. 173^ (pp. Si clie quei che E' ben avia in zurò ara che ha ne se no gi a vegno ive vezo-ne e che-I porà no ropetando Po i De un De, con con fa con nom' bosco; si velù per fa el quele odir che Fossi quando gi g^e-n 2 12 Deh. fu che 4 9erca per in aea uelu do fiè, 5 16 baorale, a agore 13 bestiame, smagonè! quel facto sic. el urta de cavo se 12 me, quele pi legname. sbregar se strangAe, lame. nome sofrirave motoni i 8 travagia. quele a parea a spenti, vinti, la in entro ha. de pi sbragia ognon s' che bo i per fora lenze eh' agiargi sbatea se du 4 batagia. ira sento zo feramenti, quei sagramenti, mile e' vagia, g^e anco da vero, 4**) — zerca fato » niente dò, per esse quidam Paduanus « pè del sento motoni corr. sic bocale. da vezo V. Villanesco « 171"-^) (pp. Lassa frelo, pur, che ben, stago Frel, quela che crezo ben perchè e' E' e si e fa-me El me me anco el me zonze g^e (e')gy^e ha la la le ghe che-I eia se tesso de butarà parerà ; alogare; galon. 12 smes'iare , de parer fete pilon un mo al 8 braga. posso fin chi poesse farà no-1 e avito la a pò 9egna vegno frelo, 4 staga. me adaga, n' me imbosemar (e si ne mi o' là sia, eia e grando, sta e me guardo, tuta me che che la ven se o' sgregna, el O là apimentò, si ha m' vaga, inamorò. son-gie pnta so non che andar, lassa si : averte sti rossezare; gy^e pò) la fare bruò tanto che molon, '1 g' in aesso imbrelare 16 boca, schitò un' oca. VI. 174') (p. Amor cim di un che trasse-me « che son la che voi che fante El alo[ra] disse: siè tu 9 « per originali, cui e era seguente 1' che d' mile neppure riservata 175». ave Pasquale, del ben velasi a puoti 8 ». errati; 12 ». forse 12 la ven core, me vegnua posto. bianca g^e cuor massara volte ai vezua, al amor male, a instanti meni Togna, 10-1 ozua la tu muoti l'aver barba del Tonia ^erti non 4 arinoti, cun fante, dol9Ìor(i) mile e bolzon O domenegale el avia maneg^e cun un disse: e pag. mi a gabaneto me per el carnevale, de di marte, sdrussi si e de piluoti, de carcasse un parte ìion sono gli la fine, Manca superiore della 10 VII. Paduanus « quidam » (p. 181^) fu E' la I cita. gh^ cagarle da tuti sul vesti Tu si El eh' era, a dito, arissi d' elo feve-i gh^ era biè con s' Questi con li a no a gaban a la tor bel de quei eh' 3 I (suo) i g^e gratato 10 frapè. fante il fio 12 forò, zocatei baiare. per trombe da sguoluoti, dà zentilia, sdindanare, un (El) g/i'era e 8 lazo. so sbusè zornie d' son zarlava. e calefava, el peze con Menegazo, pur ive mo suo che so vegnia e al agia a 4 palazo. d'un avea oci, Fava omo mo baiava, ghe stava e ogn' che pò denanzi e vila, mo i disea {ghe) i mariazo un che che o s' inmascarava Un se so non fasìa, ghe se a di, un con denanzi iesìa, un occhi. zamare e d' 16 ariento, sospir Manca da vento. la rima. 11 vili. idem « isr-^) (pp. fu E' in a(ve) m' p'ossea le in E' te i che zuri de e i m' 1 que mia eh' i di: femena, pelava me possarachio V 16 la u di facto un st' i se 7 non verso fosse » 8 Pava. a non m' che a anegò! fus-tu ano 12 me; magno che s' i Mataraia trepava, smasenò Mo con si zo imbragò sponsonè, e più 4 figo. aseliava, m' pente e' 1 tal (mo) (che,) più aea son Un che ch'i tante cagasangue! e' » dir dir cuor carboni n' andar mo el scolaraia. via; che olà, « canaia, sta Va « de me porissi De, dir: de ben so che Tu schizò penzi, disse: che so paia. mia la con no mezo (asse) me me in gabane Non merco al incontri me die E' fu e' quando E' a^sofegò, possaracio su » n' è fava. la acatava (gi) d' muò un errato, muto fato? arave 16 bel ocato. se, co7ìi' 9 ben è que babile, pro- 12 IX. Sonetus « domani Eiisei assagi me Bertazo darme per d[e] e' sguainando e' treti stocaga reparava e mi E non Pava a da E' al che un dissi: ghe '1 se e' disse: dà 1 V nel la II accento 1 e Le ultime 8, forse rispondenza avon da o che, e' g' ara anche delle vanzo 8 ». soldi e rime. de fa se dei pè 3, non ». driè, la in versi però 16 piase; ve pase ». di luogo 1, 4, 5 indubbiamente però nel i tra con 12 die, dò, "ben ive era parole ultima, impazo, mo ghe non giusto sarebbe sulV n' conze-la, e 4 ; lì-a-lò? eh' vintiquatro verso fé. stesse Ande « n' pi imbraga Un, arò ! e' aguia, presso fusse me 1' Messere, « slanzo [me] denonpiò da furia 'na su ma ahan fu sta si impazò (per)clie zuxe mostazo; pertegazo; « che se sul e ave un briga, inanzo cortelazo, un m' dissi: ghe tu si con fazon se fuora sangue fasia pugno salto, frelo, un e si e un » 182»-'') (pp. El patavini e 8 va nel 5, che fasia hanno tolto turba 14 XI. Idem « » (p. 269^) E' rebaltar vnssi doman una eia sgraventè me cazi e' non die e' che Alò ne me la me no un frel Eia 3 mi dissi: (me) disse: sgraventè, e core fé 4 romore un un muò te a 8 caro. sgrignare; acoro. ara 12 squassare; ne sborozò, pi si può torezare. Mo alare, pò vuò; no « de vosse me E' ; dolore; zoso a la tuto « amore acolgò, ive vola avea li mover sentiva me caro, gran fangazo che possea de frel si pi poco me, el pissolaro; fosso, vete La e nel stravacò me ha calzo un quel in zo me no e' senti scomencè oimè! E' un '1 parse che la intr paiaro un che chi-a-lò live che fante la aconze-me e drio de e' via, anche son avon scorozò. ben leggere 16 » cagò sgì avente ». 15 283, B logna Bo- 1"-19\ pp. di Comunale della Cod. •=z di Universitaria dell' cod. (Dal 1400 del contadinesche Scene 16. Boi. , 38 III. C. idtimo dell' satirici della fatta sonetto del Lett. in in IX, voi. netti So- Frati, L. da XV, sec. it., Trascrizione ~ Ferrara contro bentivolesco F I^-IS."; pp. cod. un Stor. Giorn. fase. 25-6, pp. 220-1). I. Die — O si ben te — Mistro cossi Stesse — N'aver te la mia — E' far andare ben prima dirò ve-1 dal che lavoriero, a ver : clie te le che quel vuossi, done là da male. resanarò. vale quanto sia che vegnando e' de m'inganò! cognosser virtù, di-me Mo colie Naie sta-tu, con e' sto caro, pensiei(o), vuò E' ! vegnù mie — Nicolò! mistro contienti, ne t' inscontrò. mi in del speciale. e Benà mie pecà; malora! ? 1(5 e dir(e) puoò'so ch'una e si n' iera tene ho. si che siego più d'un' chi che el mo guarirò? forza sera che A mi ne La.9sa-lo 12 0 metiri pur b'? vu inanzi 18 t' in man star fraelo, 16 capelo. ! che-I crezo; taia Con, diavolo! — alora povorelo sto Ben-sa — cà ora. el cavare puo^so in de mie testa Yi-1 Cri-vu 12 ancora eh' avi piaser la ingrossa g^e ne forza per Quel m' zunto , strapegò me me che a el mezo. 20 el mezo? adosso. (co)si grosso. poverello B I 17 II. Un — s' te Lassa, Monta — E' — ben me.menazi Te in Fa-te — On de taiar a O le Benincà, cbe del darà me te L' me vegnia 1 altro atrovo se l'antecuor! fraello 2 3 machiom dalla 10 5 seconda schiappe bon mercà che in neldi maìio) soto ciape. de al te non frello frape 16 pòrtego, scòrtego. dalla (corr. da (corr. 6 12 Zanin; è faello uno 14 a le da tei zape! to fra se corretto mano le in naso S-ciape spin? fiè come — ma, di 8 bolognin. un le in frega fesse ^ervelo? el guagnia o f'alzon, sto d'essere? vimene babion. un man e poco va, te non un za adesso cri-to in s' /io felo. uno ti è sfend[e]re porav-ia te non che mo e, 4 parerà te su, cognosso macion d'agnelo! volto qua gioton! dal faora niessi fraelo? to bruto saver, mo è de cV Benincà? impagarò, e' te te di' ne-1 Te — va-tu, da conda se- nedi ) fello cognosso chiappe 2 ! 18 III. Che — Za Ne puossia te ne fa-tu te ne e' ho sa-tu faora, Malgaria? tut'ancuò. aspetar d' andare buò i tuor a , de lunzi Vien chi ben che tanto t' ho come fuorsi te e' vista me , (E')ne — che Te Ne ne sarà- tornar(e) volerme senza Mai-diè! ne ogni de Pota — Te tu el pur darme sa e se scortegà, 11 16 come vegnio te ranochi ti te pò mai fa più abararme 17 uochi ? , ben curzà. 12 parlare. combià? i esser(e) squarta 16 ranoci, dinanzi 14 ^enà i^e miga possia se fare che abarare? altramente Mo vuò! 8 t' Zia volta te se s' te Die, altro con Tango! ne può. abia eh' cri partirò fantasia. d'altra te mia; Va-tecon m'abarar(e). adesso son vita veza, 4 mia? quatro mo (da)i sa uoci. dare 19 IV. è là? Chi — Mo se — in Fai-ve la El el se che ben fai-me pur un in man. vertun ; poltrun. da cavo i 8 pan contendere. a '1 Tasi, Thoc! par, che — da e L'Auo-ia pam lume ; 12 buso . forba far lassa[-me] habia el muso. più tien-te Piolo, acolto? intendere; vola non ghe 11 sto a uso accendere? s'abbia fuogo puoco sei non guerra poltrun sti forza sera in che cerchi par 8 i stare — — lume sti com ne non cani. du e 4 i , mustri Par, mi a vilan Apri, sta balestra mìa forcun. desliga tegni vilan. Apri, manegoldun! i a man morir! over(o) — pur, par, far può Puossia Tu àv(e)re moti za, Dai-me lassa, soldati. Malgaria, Move-te, — ve non briga, Sa, sian Nui — — a suso. 16 mi. E'creerà acendere in ben de si. 20 V. Procit, barba — Che bone Un — novele za e' « mena? ve vignio vosco sechia Con ve è li ; lava-ve senti-vu? a le pur zena man. ». 4 son san. E, cossi,veciamente; mo (E')no ve domando miga de 9ÌaLena, — — perchè liè fo[ro]noa Metemo — e la Maria casa sto Ghe la voli-vu la Madalena e nostra sto parlar da fa domandare Polo 8 doman. canto. l'Antoniola. dare? 12 ghe dormì sov(e)ra ; questa è (cosa)da fare. Antoniola, mie fiola. ie-te contenta Ne — quel che de Si — 1 t in altro dirave: La — Piero. mi, voi el barba ch'i pur Procit, di un Prociat ad ( l'indice tra P solo un'asta) cod. dà Pruciat), ma richiamo sta un e sopra scritto ivi era un forse uìi parienti? IG stienti, v^ è al scrivere i tuo me ne chiaro (V o fu sovraposto accennato e o e in e e oci pare testa sotto raschiatura ; una fi e si era luto vo- Proficiat A dalla sec. così corr. 2 ha mena, 4 sechia 3 zena da ecorr. vechi E'.^ amente 6 o sacha domchosi tiuu e (cane.) P.... B mano corr. 7 da seii- 22 VI. Bondi, — mie Fiolo — '1 che El m' — : '1 che Mi e' cuor(e) che, un porave e.9sere di cri-tu? Ch'in diga, che vuò S' te al andemo d' desco esserg^e fa e consolar volem che Abià un — Se — Ben 1 16 te ne con vechio parerà vostro fuorsi prò; ] 1 fraiolo 17 branco spechio corr. rum che da 18 ora. 1 specio. me caccio, sto guardai l! orzolo, vecio. che che fuora; Fiora, pover pa9Ìen9Ìa puoco i Fraiolo. meza vin, sto — el del du A 1' de dir(e) più da sera ghe de chi portar , che tristo. l'ora. a compar su, sten ne un e fìolo, [-me] — — gioto un vostro pur(e) crezo fuoia una l' acuoia! manara ribaldo, sempre me ne , '1 pare che trema zanzar, viìto. ancuò st' ante-cristo con me duoia, gran d'averlo inspauri Laga-l(o) fo el si si dà ^a rincresse me /ia che m' Melarato Pier(o) malavuoia. de e' sto caro, Calisto? barba sta-vu, come egli i. '1 ne f i-aielo cacchio v'astùmeghi. 2 23 VII. fiol Beneto, — Luta-te in Che — quatro Che (za che Ne pò '1 n' se Yolta-te — cbe t' è Con mato un 1' ha te bon sera A' dai-me s' te vo ne-1 digia tuore sta meisina è ti belo che ben sia piutosto pur Santa, che ciama che vo so ghe-[ andarà par e Polfo] Dirà O mar[e] — senti ma 3 in voliu, 9 asta il na primo 16 e A chiama a fai, ne 1' è se fiiie pare neue nehre che può mia, prima far no cui B che mi. a Scorza, '1 16 forza. mal storza. se starò saldo; caldo. fosse fu aggiunto lo 12 cu.9si. so tropo vi mi galina una La metamo lu guari. e lagai e grassa, — per matina. sta , — Sivero a in non tuolta Piero. San dai-lo el più ne un ève a de vu za può e qua, pair, eia, in fari dir(e) de via '1) non basta, fari me crestiero? non — pensiero. un questo, Porta-(me-)lo dar te non Mo mie! si, che — su, met[e]re solamente Tuo — e voli'-u me Si, fiol — lieva-te mie, no 20 tra un'alh corr. dopo in 24 Vili. Andriol(o), Andriolo, dar a e' t' che S' impazo '1 te te tu n'andarissi si Fai E' ghe Te — n' me Morte — Stai — che largo 7 13 se ve farò zo corr. ne ve è ! ^ za se v' tanta de ^ ti za e la 5 vien su rivale. n' 8 incago. despeto. puos-tu te lungo con piezi da ve ne che in sto mal è no colpo n driè Aspeta-me quanto siè e zo se Pozale, Pier Cagar(e) — 4 Benvegnù, e in viegna, un più, scherminale. vostro se che chi incagM? me menarve un voli, che al magni ve fato fa, tu passare Si, che — di fnorsi 9ÌÒ pur — '1 t' inscontra d'altrù; Togniolo con spesso, se ben fiolo so done un cognossisse è male gran , sera eh' un le a imprometo fa te ! E' — n' un v' drago aspeto. ! 12 impago. sto paleto, imprometo tempesta, testa. 10 t' lì 0 E.^ 16 25 IX. Guarda Mo - El El no me no fu De, - Che E gamba un za Sta « ghe m' ne abarar(e), '1 vole Se 1 si andavi zarlando. fato era e corr. se « che '1 da in su e non qui, ne cà o de quel baio la 12 ". cavalo, el puos-to , ? partire, compania de vol(e) sir; Bortelamia. te volte 'ver dire. (mo) qui, a 8 mestiero. Faime-l può disse: baiando di, puoco pur '1 vero, l'altro vero. andaremfo] mi si 4 pensiero. za dighe tu di.s'se Andrìolo disse: che tu piase dai ve cbe] che ben fazando? va-tu inamorando. no purfe vie te El - so fa, miafiola, com - bona in guarda perchè che Piero? barba o t'andar ne pur No, — sta-vu, Andriol[o], Do-sa, — Con sira. Bona - fo malano! cossi. » IG 26 X. Andrea, — Che — che lieva s' aparecia Tuo el E g^e-1 — Ne ti roto ? g/i'è per far(e) disea v' è mi: che smaravia 1' è Nicolosa, la tosa. la 4 comare. t' acostare non bisiosa. dolosa la se pare. soa per « to o la curi e ben bestia, El — ( to ) biselo quela a è de gh' presto su , che driè Aibi — So la se la manda-g/^e 3 10 a 15 mala far inanzi quel poltron pena tegninge, el de boWP le lettere A che corsivo in eia n 1'^ 7^ fu sole. la 1^ mari. so far fii 12 agg. schina; di, 9 — V ultimo vole? ne poverina. sta unta aparechia uegmv'ju, livà sia pur parole. la se Tegni-ng^e vol(e) ». domatina, a sgang/iirà ghe — E, fagai, che tanto 8 amare Pelegrina? ^la donca aspeti fina Mo an, che le ven far(e) più non vu vo-to dano! — e vegniri Con per dol9e cose rancura Che — le 5 leggono aspecti 27 XS. colà Vi-1 — Com Ch' El — è bo la ghe dar(eì vo.sse che — El la me si-vu? Onde E' — leto in iera e el mo ha. m' (la) son si ho — in vederte le raunze 3 8 sechia 13 vache vechia za a ran |o puoso de fé la remore Fiola, e' ho star 2 6 spoltreehia la 11 corr. da ; amore. dolore gran Ancuò i IG buò. incaechia qui puosa 12 pie; in el vostro laga sorore. Bretiè. el livare e Die. barba star 8 rana. mia melengonia. tanta secia una sentii Comparischave 1 la com qui, puosso fato spoltreeia; parea in 4 Zana? la gran ver(e) E' e' gran'fàiga a una vecia. scalmana. ier bever(e) pur quen è de l' ave novele, male Costiè : de g^e destese, la ben tropo da sì, E — eh' Malgaria? l' incaecia. che car(o) fiola? mie scorna El e la è de no(n) al Galana? barba de è intorno sta-tn, — — eh' S-ciave, Compar — 7 co?'?*, dar da B qua 28 XII. fora, Fa-te e' ho ben, vo me t' ho a posser son si stanco, in pie. star e av(e)rir el bianco, cordon un to 4 driè. in turni aselìere fata banco 8 d'an9iniè. intrezaure, bele Do liè? altro e' : calanco. sto clie far d' caena Ha-tu digo un ciavete una te liè; son in star ne porta do con e fàiga gran (E') che quel Guarda S' te più lassar me no che Antoniola, — — e 0 un el E' t' ho S' te comp(a)rarte, 7 E.^ 15 iE te bel del e' t' de corr. 12 peto. Si, 9erto. — Aver-me pure. beleto. imprometo più e' torno 10 chiavette el av(e)ri, m' corno [bel] drapo un recamaure. aduto anche ben spagheto, tre farà te ver(o)? el di-to Mo — e' ha petoral(e) caga-straze! de braza diese forse con al 16 mercà, que[l]i inzafranà. diexe con in O te 14 o 4 30 XIV. che Ben, — Che — che Ne cri-tu L' è El ghe abià di si respose: avi demunio bon un barba e' che farò ve vero ». o ^2 mati; pensiero. recolto, e desfati più, dai ve ^ Luca, sen 1' è pianzi non sale? lavoriero a Non 4 infornale; a savi « pa9Ìen9Ìa; in Segniore, E ale, struca ne mete ne pannale; zuca. si e n'andò « le una cri, domanda guera. Come in un g/^e disse: sta per si el m'in mozò magna propriamente l'altro '1 ne e ne-1 si e duca? nostro para? pigozi n'amaza e, s' te e '1 sto m'in tosò bei che può che si parem vi-tu e che'l '1 n'ha che de par[e] ve e' si tal refati; pati , che ])ori Lavora, 3 e suol 9 dalla « Onse alla du- porre il pag. 11^, barba principio » doluri! in al sta del il A sonetto posto*dove scritto sonetto » dide- disinando di Sotto richiamo, il i corr. A 16 segnuri. sinawdo ariano da fondo uà di bei vegnia ve sec. corr. dicolarìnente muodo Che via. dolori in a mozzo sina/ìdo 17 star perpen- XVII si 31 XV. te e I l'altra m'entrò do robò me la fu E dal El Ferara a pòestà e perder ne dal dito: fo me e se màuri. indriè, tioma de la a governa L' è 1 fan da 12 corr. pò ajar(e), '1 te un strapiè. B corr. 2 8 mi B suito da dechiari da 0 -e 10 dito, o sai-to 4 dir E' .^ : Die, trar e chi ^a B me 11 13 d'afano. mal, t'aito A Saito in a '1 vole, [che] adesso tempo Sarto se 12 malfaturi, (A)recomanda-te che y ! turi dai e dir a pollerò. lamentio me zuise tempo oriero '1 mie trai Sai-to, « '1 mondo che sti se 4 dinari, e destati leziero. zenzalari, Antonio n'ha i Fiolo, de lari i belo un quatro e de cavala e pensiero. deciari: casa lasse me piena camise trenta i coltre scatola una e in in sto te-1 che note oh' dii(e) so E' — vuò s' te Ascolta-me, El fa-vu? che Sarto, Barba — so che corr. zuixe mal faturi dano 10 » 32 XVI. Al — (de corpo Questo — bufalo De, non ne ve che e' temo, (e) Tu se pur che, se fazo te ne 9ÌÒ) (an ne me fasea e' te Mite giù — Te te De, pota che se le ne e' te 2 in 7 dire B II più 12 .1 partra A partirà Cocun ? , B la testa. 16 cocun , t' ha in Purgn r B anuo ha la raschiato due 0 ciò? an = sillabe tegnea in 15 tre mancano 16 schina. di' mete.^ 0 9 ne (t'ha) de fantin verso questo festa, , 5 B Purgner schiopare uacatina meisun, stamatina osse A parte poscia 10 drie A 8 Vacarina, la cavii Luca! quante rompea la la , fete. mile su spalo te non 12 de zo tegnea me "1 Farina. (quant)i , cavalo, crimisum. un san baio. gh'amete, e' tignù partirà de ; falò. fiè in te le brete su sete. se di più arme. cavarò ben in avesse te ne che che parer de adesso in al volto diavol(o) se in driè gir boleta s-ciopar(e) sa — '1 se darera 96 fussi se menarò Possia e abarar, Polo, te ne ! voi ne me Purgner — l' angoì Fantin 33 XVII. Un se — Vo-tu E' — Pò^ vuoio te se e Voli Se e più. e' ari « possia l'altra a matina, crer(e) 16 '1 lovo se ma, appena A drave coverti A dirave A ne B B intisi, ben? del che sem 16 converti , tuto leti, chel' lo 12 Zen pur farne sia roba le converti 8 paisi. se de poverom el : misi disea so non Do, seliueri, leggono 4 che contento som 9ento me disse che vezando 3 e e' sti in el », grà Matusalem, far crere a ? ubigà. e ma da '1 segnor che molto diga? fé 4 atento. l'arò ve-1 non sempre Te-1 « che m' agromento ani ? liverà poco essere 9ento scampiessi sta. son se no anche che pur — el ma si che vò, s' te Dime-], g/ie che ben, t' aibi esser[e] — che cri-tu dira-ve ve-1 tromento. — mi, — ver(o), el Di-me — No vegnier? al E'vo Antonio? barba va, in el corsivo saveri ma 7 A raoio di! » si B vuoio B 34 XVIII. vi Mar, — la l'Antonia n' ha vergognia ben vi-tu ne Mai-die-si! '1 Lassa, se e' la gTie che Sia De, — Chi Che te El — Mo el te ben pur che g^' in '1 s' oldirà che desi 5 mai 18 gneri mano non 16 farò chiappe so 8 vista. Malgaria? an, mia. ancuò in fina via, le su in parer il corr. verso quanto 17 da le ciape. S-ciape, prima però schiappe 10 pare era la 12 trista. (u)na fiola tante abi la me 7 chiaramente B ; tu parer crì'ar Valente monsania! la n'andarà dar ! pista. una zanzar, El quelo carbon9elo. gioto far vorave laga-lo barba dar sto 4 guarnelo? proprio vegQÌr(e) de par el farò par ; ciaramente, vegnir possa t'olde v' in si t' in se è zente. tanta el fé, 1' fornelo; dir[e] niente ghe pol(e) vegnir(e) farà ver g/i'è ne bona far a m'assugo contarò '1 te a e se in sta si e Tasi, bastardo, — — clie dalla pur lingua veconda se- sto^ giu- 16 35 XIX. Die — E' fé che in El la mostre ghe rognioso, tuto g'afiè me lo e O E' de marcorela, che '1 puza '1 s' che per manigoldo sto Che ghe a '1 dir el vero. n'avi va che '1 è gh' tropo siè de sto sempre fai-me Orsù vi ero 16 coisele, scùele. comò tegnir(e) mai bùele. le cagar piaser(e) vorà se voi poltron, in ? person rason , se no, e' g^e 3 il noci 5 Si {corr. da B 19 truovo i cui così: verso far cavarò Diada schorcho 13 el comò la de potrebbe foresta, testa. raddrizzare 10 una -e) .1 nani, la a come n -e fu 12 fé, che grosse E crestiero un messo avea vegnire puossa de'. la me chi El balestriere. far(e) quel(o) ancora, 8 » pè un un 1 se' (proprio) crezo d[e] za. lana? sta '1 parse domanda me in guarda de peso che quintana, una sconcagà, e darg^e per scorcò, ^e no el 4 : parea Grana, « valere pò Che che negro disse: ghe se E' culo, un Grana sorela mia a Diodà de poltron piaza spurchità, gran una quel ieri su e dire da lio ve Marchesana. madona salvi, ve B agg. 11 o 23 el m^ de heF uochi 20 36 XX. , lacomo, - To — Te E' lassa mo se e, Ne Te el Mie die ghe se Guarda (mo) 4 cognoscer, ^ ? regola) visto far a te a fuorse 6 e agg. 8 uiem13 chiamie dalla .^,la 12 mosto. da nassie s' te l'osto, '1 ciamiè nostro tri questo fiol(o) de el perchè del 9ercar per tosto. Tomiè? '1 fa li ti è ? che com che 8 Lavezola. tropo veesse vero, , dirò far(e), babion ben n' ha par(e) empagarò gi^e ferma '1 s' iera che e di ne n' pare, saverà 4 si, matazola; e' che cri-tu - da lo ? pianzerò l'Antoniola. te puo-ta me El[o] — 0 t' y^o che Mo to che che cri-tu ben che vegnerò. g^e cognosser pur vezo quel - ben parola. una se vien, cognio.9so te - ghe ne di' ne TJoldi za. madona, prò, S' tu — b vien di' me sec. rezola vendere. reprendere. mano {corr. 16 38 XXII. Orsù, - Vie Antoniol(o), za, Guarda che te lana; che Un — leto, intiendi dota stanele che ghe Di E' — vuò, s' ti saver '1 se è poltron, via Tolen-9e 6 12 0 chiamala La de n' ha 19 mi, vechio favelo. Tonelo! sto parentà, 16 castra. over , apicà, n' me impazo. Carazo. barba ma 12 corivo; barba far se qui, pur si fusse-vu De, e l'anelo. te intriego omo — vecio de' se vivo. porcel esser su, 8 guarnelo, bel un che quel — n' scoraza. dari-vu? meta e puoco, prima e la che un e spinaza margolina? sì ghe galine oto un la sta-maitina. 1' è che 4 caza. che Antoniol, za, Aspeta — mìor altro fato Che siè oche, Ciama-la - là amor, qui. quatro Ve-la dir voi Venemo - [la] schina. l'Orselina, neza, ma ha. ni è el to L' — — pur Mo, — flessi ne e-la? Onn' - mie vuò s' te faza! se la voltar me ne far da è eh' quel briga, 7 margorlina 20 39 XXIII. » Te - sa (però) e può e du '1 vorà ne Biestia, - de driè de si - A sa to che (te me) ne eh' e' te mo m' che za crer è (pur) m'ior ca farà Fiora 3 mie ochio de te me vegnier Vie — par(o) inscontra(sse) dol^e, el (za), rosse scarpe 5 gran le e muchio anche so 8 paura '1 pan sta ne Zen. fé guargniel(io) più , un compare; flessi, com ! t' ha ch(e l')è un se-I fen, , Rizo fé, la de muoio , e 4 sforzare me no marantega Folco quel punto veesse basare, serem? ne da stentare. lassi ìq ben, gran più s'te contenti prima zura che sol(e)! me no vuò te dirissi me de anden che ne del tuti Mo - te r)ocio (A che Fiora, pur, ; promesse. sagura, 12 fiesse; vermocan. e te e un darò bel '1 mie doman fernelo, capelo. 16 40 XXIV. I' te — de die quel[o] la a fé, clie Mo, '1 El lassa-m.e si più la de che che-I ven g' azunzo te come t' arò ^ìra. la star e un Ne Malgaria V te dito ho che el sa, te ne o farà più se za 12 daltro dire nasochio el ma B prima Sotto a da quartma questo del Andr'iolo, Antoniolo. Piero, daltro nacho sonetto XXVII 16 pensiero. pezor (cane.) tira 12 spesa. barba barba corr. , miolo. bona (mie) . 6 da volte, veramente fiessi 8 destesa. 1' erba nasocio e » scomazolo un su porà, abarare m' E' far pezo s' te Si, — far tira; presa , vorò e' te 4 via, , Se ira, tira, « ; vilania. de dir(e): star sira grande dirte zo d' altro valerà l' altra de pè truovo te ]io flessi in bolarò e' te dissi te me fo me te se te Bortolomia, ben, rengracio nasohio A fu e scritta poi cane. la 41 XXV. Orsù — che nostra Ve che del putin, del) trar(e farve e tro se bel un faza amisi i cruzari-vi fato ha altro, re9evere Salvaore, , nuora dir senza da barba alegrai-ve vin 4 onore. ? mìore , andar(e) N' — scrizando Belin. fermo sta e , Te sa' i dise eh' E : vuò te quando pur {!")è « che m' el nasse nassù al aseno un allegri contadin un signiore salvaigo omo novela? Mo el E' e ne che so fra che e buta ancuò sera jeramo ver(o), 9inque di [un] qualche st' altro m'apicarà laga che '1 vin 1 A 8 B nostra 10 nascu I A e aggiunta b 3 trar ta A sie, l'i (agg.) fura A sec. B B 16 ; di 2 7 pare fra B mano amisi comprar B buta bocaigo indriè, 1 elegraue 12 pie. donca da che dalla dal al recevere venda se alegrauue (caìic.) 13 de star(e) siè; (mo) quel sta araigo! me ne se serem sonalo De, e e mie? el via 8 , , sta »? grisi. nostra nasce 12 quache raschiato 18 -risi fu 42 XXVI. 0 — la a che de pena si tu Non Com un farà che ì ; tuo dormlr(e) ghe senza e Com sa che 8 e la pur, Tdòf quando el 9 vechio 12 più rna : de 8 questa? contese, ste parte la caze ? san? mal e tempesta, del fosse sgorbio pare uno putin, vin pover^^) àìsemo v' è mie senza mo, da al 4 man. cavarzelan vecio mite toca principio la priìna e disi mi, Do, Pol(o), Te par in guiaì i e pan mie faruo-ia — da farà con '1 to , muiere . , Confortin. a mi puoco mie lasso bolognin brozo un doman, per trenta com Vuoldi-me — comando e' te Polo, 12 paese. scritto tra V e , asta della pover B leti, seg.] forse disi- 43 XXVII. El che Madalena, Do, — oidi Mo un te E' : puoco abandonare. voi me avisare voio te , e' abanduni m' s' te che pur par '1 to? è pensiero 4 desperarò. me , Vo-tu — El sera meio te ne te-crer(e) che El farò e' te che Ben e si [se] e, sia fo le e' ciergo, mie Tu s-ciergà, de Tuo-te ' 13 diga chiergo 17 qui 5 A qui, e 14 B te con da paura? ^a-tu ben ne va, corr. pare qua che dura, cossa ^^2 compagnon t-iesura. con cosse 8 mali.s'son. son — priete sta chi de co. Marchignion, la vegnir(e) : stare; in cerga don ti, a Madalena, Do, la dirò inamorare voia me e' ha inaraorarte; a — ben sta non lassi(essi) me pritazo un com e' te-1 diga? te-1 che pur g' ventura, ara canta dixa 16 fistola! la vegnia la pistola. 8 cherga schierga iq 44 XXVIII. Barba — Donde vegni-vo? Che — chi chi ben, chi in La sai vende se fina va piezo no-1 trenta a e' Tomaso stara ; impara. li. anasa ; 8 durarem gAe ne 1' sa 4 qui. doa vuò ara: cossi. chi e vegnemo s'in ; chi vinte un, deci te-I usanza gran? el Ferara. da vegno chi bolognin, voi Barba — La — mal(e), Quaranta — E' bondi. el die ve — fa? ghe se Qaanto — Die Tomaso, . carastia; tanta a Questo che voi — è dir(e) S' te-I E' g' — quel el g^e eh' ara 3 7 0 n' è pensa mo più d' sito una ninte.^ niente volta, prove? hQ par(o), un el B e che colo in | chi corr. do, che quel '1 fesse 4 dechiara g' ne va a da e tre. '1 de', solazo, lazo. qualche che 12 ben. nevò, pensa-g/ie saver, Se sganirem; se Signor '1 fé. mia (la) per che ano che vuò ho no, 16 46 XXX. . Orsù, — e r che m' volte ricordo me me destenè; i me Gazava fu questo li da e se se e è che disse a si (e) '1 se de giurò se forza fu me E tien-ti che ben (la) te Imissiere 13 con la » prese gatara, giungier il menar vuò s' te se in 12 defese, le Perarese Magagnin da Pol(o) buò. \q Prara; a Lendenara bardiielo , '1 che ben si sepe del mai e su Requia, « i e caro in meterme posseva me mia casa a cazar (E) e può, venen el : 8 preson. butiè Puolo bolognin Belin, marza tuore voler me' ne n'era I me 4 ! tri per mese, volsen me Ben un vin, passion ) che niente. forsi a dà se la in don, ioton? quel ha-i e, din [via] Magagnin ( zia i Ma del Lendenara, quante (E') cassò far voi se strnssiar sta è da Poi e O alegreza per za el missiere, Puolo pò la cara può donarghe zoar 7 el dissen: me nostra in agnelo. un « Praelo, amistà, cosse 8 preson pur-assà 10 caxa ». 20 47 XXXI. Dio salvi, (mis)sier ve per acusarvi che '1 disse me e' perchè ne e, se e' ghe tigne fato l[o] perchè Mo, di-me un che Cri-vu — E gh' Braga testimonii per e '1 e è da prete Purgai-me-1 che, -1 se purgai, portarvi 1 cum raxon siere e' vegno corno missier 3 quel], 8 18 17 o E' V e' v' g' he porotarui fu se A g' ioton, imprometo ochii 7 rasch. e 10 he 12 compare formaieto. un ? Zagnon. (ier).^ o i mie sto inissiere, provare babion? un gh' se rason. puo-tu modo a vegna è Poi ghe-1 : 8 dare, ghe la vu. a pare non cum puoco » steco. un a purgarem ^ cu! v' in ben, Beneto, — beco, Ceco, cum che quel[o] mo ha ocii volte ca « barba va gli cavava fé: el siè Benvignù; de ca' crìava, me Guarda T' da Seco , de più vignù som del poltron ier canal el sopra e, quel E' giuse. F portarvi cu7?i 16 B mis- 16 48 XXXII. Fbrartam (« Contea inventricem Se — la E — s' ti mi Za del Si, — Ch' al far ne fato Al starò al frapa tardi 1 a sec. 13 nho, 15 II infine verso comò tempo e F presti 2 facto pare due più in segura bruò non J. magnar stato sia sillabe dura. la Vescura a un ; paura. menestra. a leto. torem n' ho pò el fenestra. una sospetto 6 conta se ma, mano 12 lecto gh' balestra. N'aver — e La — da trar farem zufa la nu[o]vo dalla 7 buon che tolse ne ghe-1 1" è senza E' e' ? che lanza, '1 Frarese che Sa Nasazo magnar? ghe ne ti Beneto despeto un el Poi, san puossi del E' — de una che e gh'andarem; fé me Malgaria vuo-tu, tuo andar; , la a e' ven. sospeto. (De,) si (da ver) — un corpo arma De, — e vuò ghe guera n'ha (e') ghe Finamò, va, La — Bologna ven, guera mi a ? nuvo — male. la per che — (ghe) farem (e) chi? a ») detratricem de gli'è(, frael, ) Adossa — bononiae et Che — nugarum al t' rumor la ; apiata; pignata. in corr. J3F im n' haver rasch. di -cto più F un n farei él^^^lè^^^^^^èyi^^^^^él^^éyè#^^^#^^^^^^ 1509 DEL POLITICHE POESIE I. « Sonetto ciTADiN COL TrIVISANA IN QUANDO dì pochi fatto Mal SIGNOR con Nale cod. Duozo, Cancaro! N. — i Trivisana in Tuogy^e E-1 D. Marciano mo vero, — gi XI, ha ben nuostri su, quel cum gi andea tanto 3 me per che pare que '1 861.^) p. strapacè rubiegi. sta Cancar-è! i Citàela cagando che » Naie? caro da 66, è gi — El fuzite cagariegi! perchè N. Aldi: qual erano Duozo. e It. BeRALDO che altri d'Arimano,el ATESTA padoa, CeCO molti Interlocutori {Dal preso poi PRESO FO Padoa DE da Griti s' e, muò '1 di tuto gi acordè avea a ha a ^ osiegi, i so biiegi, muò grate. ì 50 D. Me — N, Mo — e Da e ben! piase fato, bià quelù tal che è de ber, D, che che e '1 crea si è andarà L' sto Me piase, Perchè ha no e i Va-gAe su la sea 10 25 per si que so de 29 buzzo sbe9ia; mia! pur 24 sbravare, pan da magnare. mati ha levò cagare che i 23 , cornegia, 19 20 Renaldo Picardia in volea rubiegi insegna, agg. paladin fé la a Beraldo, biestia can, pur poltron. ribaldo. cagarle sti 10 altri Ceco bota a muzare Broson, el sta , possù asse san gran pur magnare. prison, e esser un ha cà, a de veramen pigiò tràitore sto n' sea 1' è 12 miizare, ne Beraldo Laido — za o el fé sbaratà. i pò andà? frontare a inchinamentre corso morto com e-la gi andè polea Chi romase muò puor9Ì, che vuogia senza si muò a che a Stralmoti i de Mo che gazuola sofit o a que buzò. 20 es^er 51 II. MU. HIE. Agricola {Cod. Crie-tu che vuogia L' '1 che E chi se ne fato ha L' è nuostri eh' i s' a' n' se -fé, la letere, nome E i e calefa '1 ghe crictu P che 1 G 15 un o corr. sborazando da via sta per vorà uno a fé chi vila: el pare, bando. ascoltare, i 12 schiando va ne 8 paron; nostro un ; sborazando nuostri i da 11 da me per che corr. el me. augnila, va i fé, una pò un sen so.s^ se de 1' aldisse sipìa a carbon, son muò 4 bolzon. ne pascolo pegno niente. a' no a giandussa drio digon '1 che ben ven el contro, gran eh' bel el de meterà ne un pare ave le per ferze, berlengazo, daga ghe mia-fe mia par, che 9itain, forza per el A' i el Duo, arco, un da che porte T"^) sbetuzè? Pava a p. Bruson sen ben 1 bando se ne de pota sepiau el fato e la clie mo VI, 3), fase. (AB. 243 XIV, Lat. mare, factis sonetis de conquekens fesse san giandussa sborsezaiido 16 pare, impresonare. 2 corr. vuogya da -assa 52 III. ElUSDEM Agricola n' El altri sé ben cbe 1' te e pur g^e n' si ben e' dig/ie si burtamen si del la fé che 1 17 ga diesce ara al cb' i zecolava, '1 s' pè d' elo a d' e' spander ive del zo metù (cane.) negra, in i paura nhabu cavegii 8 12 ton, peto, el vin. malandrin, un diesa ronzin. gran paura parca 8 compagno. un si un da Ceco a un roncheto, un trete agiava, Sponton, i cum 4 bagno. ragno, '1 cai strozo rava una che guagno Pava. a frelo, propriamente barbaza 1' fè un batesemo El una muò pan9Ìera che del pie abù aesse sul bel i i smezenè de dir, frelo, pur, parse è che a un colù man smagiè g^e El ^ecolò le fea ferze, le pur messia ne con I ha, du e de 7^) p, n' ha'bù. clie chiapò un bando del I è n' cod. stesso (Dallo Eng^e maleficium secutum narrans !• sparpazè; bandizè. compagno 9 cum 54 « Impirio! S. T. S' — El e che soto la è L' e perzò e criom: T. perchè Veera-se 22 starem le cosse de che a » bel(a) vexentin 24 mato e no «Imperaore ! ». Salvàore, pur, non 1' è rumore Marco! Tasi — gate gazolato. un tuti «Marco! 20 vesentin (ben)pezo levon-se portò! apicò, un de insegna 1' /la [eh' è] anegò. soto starerà che foò'selo De, — » via! bori g^e insegna gazolato un par S. Da 1' veessì tu fio El — Austria! Austria! Impirio! pò star fin 25 cussi qualche a a tutti 2^- di. 26 crio7?i no// \ 55 V. « Sonetto, subito fatto come Salvaore Interlocutori {Dal S. Che — T. — eh' a' che Po, pel di che a Mia fé ! perchè gi oselo, i sti gi è 1' è asse ca in pi que 4 19 da asse i belo a cantare, l'ion de pur per 16 abati! indorò. 2 que 20 gazolati, mati. e gi depento Que 13 fare. muò a 12 pensare, rubiegi doesse che un 1 sost. 8 da an sti ^elibrio peza agg. giara a morbo Interloqutori P fin senza 'na su '1 cabla, Mo, pi, osiegi. ancora imparerà tiàitor, fato spazò. insegna quel in cossi? cagariegi che l' che tropo mato doesse Tonin, avea 4 indovinare saver Gì che quel nuostri deventar pensò, gran di. indivinò. me arae possea asse di, 1' altro Ae te om star de sto za chi non governo sarea fra sto! si te 343^) p. incliin(a a) puochi pord' poesse la belo d' da Pava Durar — d'iessi me belo kSalvàore, che S. Te de veerae Cherdi Pi clie " Perchè? S. — 66, Tonin, struolico, — T. XI, a Tonin. e It. marciano cod. Pado prese i nostri buzò. un 3 perque 16 buzzo 20 ohe corr. o bel in VI. Resposta « {Dallo stesso doi che samenti del le [ facto mostra due a eh' ben Se-tu ed che le cosse che te veerè altre te-I para che Pava, de I dissi, B chel B ramore casun cani: insi: vera : B tu tradi 5 de B B torno at- con S. a. n. L, da sti de para cossi, di, remore? a me el crepava l' 5 Salvaore, o puochi de se che per te fin te can, chel B tria pa- pavane. trono star tuti el Marco |,Non J. e zò rubiegi qui lassasse 1 bel cason per la in persone. possea de da Tonin, — non per in Bru- e colonne). a' levar Corarie todeschi re di intitolato: | Barzellette un » Parlamento •=. li alchune con — S. 6 contien se soldati in-4, 4, senza 3 opuscolo Friulo dei pp. nelV hanno vignetta Una padoani B Tonin e (^1); p. Historia questa Salvaore de 345 cod., contadini In T. dialogo del cuore, chi, 1' ha trai, Imperaore. o in agg. bello in in te J. cusi 2 A pochi inanca {cane.) ì 4 B mi B 7 di J5 i? B perho \\ B ribegi 5" T. Sta — de mo che qui che avea levò che i me che Pava fosse sta De quel gJie che doman, chi e che '1 fasea Te 9 veerè citaini a 13 non B el vuogio chel lo si 20 tropo 23 pirio non B tul impirio sto veera B apicho 24 co Non B 14 21 fos B non sto in un gra- varga presio lo et B manca saria B B tuischi oxello B 16 Sul » 24 10 B B 19 Stria! la gambe. più B via: '1 messia. linsigna magno 17 Stria! la fraello ma la per de 11 cirlara 20 prisiò, menar B mo varga picò '1 foesse ] B B B muzoso bel g^e urlando se vogia A prima Ma 1' ha ? mato veerè Impierio! com gato! d'un no 16 fato, zarlatan '1 ! me magne te-I andar Impierio! « liberto. soto che 9ervelo, el gramezoso pur pensar, 12 pi mo no sto — trope se oselo, scaturè. e in sarae T. No pisti Mo, — '1 si 1' de insegna sarem S. che arme, inzergherk ghe no che pi e 1' /ia gi 9Ìtàin e frelo, Salvaor vuogia, Tòisclii Marco san bona B B mesia B 58 S. l'avanzo a T. buoni sem ueressi 25 a sti traitori sla/izima/i bo^idancia a B B semprme acha?z drea/i 28 saruw cum 27 B B laraxun slan9erman? sti al sempre, gambe B far drìau! mal marchischi, abondan9Ìa pase, el traitor ha Che — Se sti an! An, — , manco con B rason. 26 Que A B arum B 28 arem | e che li far 29 habondantia amaza quel paxe ^1 59 VII. Sonetto « PRESI FUN E fatto MESSI Terra-nuova IN Interlocutori Tonelo T. intendù -He-tu D. T. Pota! n' biestie e-gi — De, I che D. no-1 gi Chi — te com s' te e to per è, è ghe gi Mo lieve — Chi 2 se ghe Qiie r ha ben dà da 4 Que Mo muò a mato, dig^e, s' a' cri ive biestie? fé, de, in gabia, ha mo 4 osiegi. bordiegi! ai va no ! me magne te-I ancora, veerè, amuò de biè storniegì. 8 metù? — I me. deventè parte Che? T. — aldissi te ! — T. cagariegi? maor gran D. — 361"'') p. nuostri La — D. Duozo. cossa? Che — dì » e cod. stesso {Dallo dentro cabioni TORMENTI. DEI MAGAZZENI I PADOA DB i intro che dapoi CITADINI DE FROTTA UNA dì alquanti Mo la Segnoria. de l'insegna non9Ìò, magnar, 9 Chi la a di, caro gè gi l'oselo! fé mia. frelo? corr. da 12 Deh chi gi 60 T. Po ! da (per)che è gi D. I T. Gi — è e la T. No, — D. A' te e 14 sé parte perque che dir, d' igi 16 gi za qua d' de De, — è pur polia, granelo. e no rgan. 16 toresan. slanceman; pei alocazo. un si, [che] gran de pin colombo è la a carne columbi 1' è [che] ha Tonelo, magna è insegna so n' granar Questo — e i deventè D. ghe morirà, aluchi è gi tut' in — che i magnare 20 matarazo. 1' è deventè tempo d' un aluchi cachi. cazo. G2 M. de DìghQ — d' ho E' che quelù gramo lìon che Cossi, senza Queste 18 Clini Y remore, en cosse '1 in sapù '1 nostro co che menò sera e arme asse, pò da 1' orne chigare. a indivinare, se dismisiava, 1' ha abù i6 contrastava! ghe cum ha, leziero vignerà an farg/ie abù sta gran Pava, vituoria. smelmuoria. 20 03 IX. DIALOGUS Salvaore Interlocutores (A S. — Idem, = Che g^e te di 360^ p. an? iZ'a-gi stugiò L' è Mieriti una pelibrio ha-gi Te par Cherdi eh' igi eh' i che Bastanza luorica e in pò e che se no struolicaria N. no-1 eh' a' de '1 se questa che al e 2 venician i so tràitor R cri 8 caro. pur, despeto 12 pensò, aesse fé, Naie, la a tanto gi eh' sto 16 me te-I ancora, foesse da s' si, guera Tasi col asdotorò, no sape non ? celestiale. Ma-dio — ? man Mantoan el aesse i dig^e, Stoten s' te a scriminale, e de e e, s' i d' altro Sinica 4 naturale mai Te Slazaro. san stugiò zòile rason cossa lievori i avesse teluorica de varo? atrazò filuorica e in e ha pigia gi de ogni e fé in pel la portar mo caro, sleteran? e-gi cossa, gran 12) p. venecian? siguor[i] ver Idem, :=- frelo Naie, pare, nuostri ; R 1^ - Nale et veerè. a' no-1 i triiitore, grand' avea Salvaore, ancora dilogia i sé venzerà creperà. anore ! 20 64 X. Dialogo Interlocutori Begj^in in che stampa, tipografica: della segno B. Griguol, de tu forse G. n' gi aldiva, che manco che quegi è '1 che quel n' di i andò gi genia Fava? la pigiava la a voiù ^a ; 8 becaria; acostare Fava a dia! laudava si i 4 via, torse che tuti morti ha in pochi de cao Se Fosse morti la trova Caodevaca B. seiaua al quei in fosso , ch'i ma D'io pochi se restò de che poveregi Frezzaria, atorno era muò chi i maso To- pi gi aspetava, se e, bù. aria quela eh' Mo gi 10 de mal[e] ma G. sé partii, in de »). col Vada e Fede una indicazione Franco per di copia questa avea compagni, Toeschi, è I, 284-5, Yen.» e non quei Tuti In « Salò di fine Griguolo e Stor. Mem. Gennari, (Dal Pavana alla in gi el ghe di bestia dise vero pur che quei e è fosso tornare; 12 aconseiò, la volea dare, scornò. romagnù (eh') no de più via i 1' ha fòesse (f. apicò. IG zanza, de Fava) 12 acon- 65 lu i e Mo che ma fin in e de la mancarghe a che e prèsto insirom darom. dogia tera 9ento per el afani i Francesi li 24 omè, tanti on pè. cani. dani, 28 accipi'ato, ognuno dise co i soto de rifar Li andare; allegri a qualche prieve nostro 20 vedere tè Stagon scapolare. possa pur di pochi slongare, la i lassa De, B. avanza. speranza porà (eh') crezo no la i g' buona gh.' è di qualche che futi rebiegi trato. . Pur G. in sto lavorare a la a mezo pian vila andagon che 31 mezzo pur Dio ne andaron ne BegMn cantando spaza 35 difato; 32 possession. nostre Orsù, si non spazza me a da buon, a man sti tanti man, can. m XT. Brazzaletta che van nella altre Gennari, T A. =: IV, Gennari); jP. storiche L. = la per Gì i Gì 0, gi biegi in caso 4 tutti i in G del casi die lanziman VII)). rubiegi le magnar bel' el '? Strofe friegi, de 1' 5 A 4 man slanceman. partii qui seguenti quei della slan9eman. onore la Magna, 8 imperaore, lanziman G 63-4 pp. di ben, quei partuo G (copia zente digo del tip. tuti avù ha. quela 1 è (copia Pad., de' se il dà (G). Padova, fatta despeto eh' ciata stral- di 1880, Alegron-se al con Passeggiate partii qui è un Formentoni, eccezion Toloìnei, la cit., 348-50 città Seminario, del fu che completa 285-6 op. più scritta stava vi 345^ p. anteriore, cit., J, ToLOMEi, 66, che poesia op. dui. ritornello, il e pag. La {A). XI, V-IX della frammento le E. strofe le sono tutti Marciano cod. (Nel cantando 3 G paj-tu partuo A corr. "c dispetto in partii, sempre, ri- G salvo come un 67 Franza, Gì abù h'd a el sul Gì partù è eh' mo ì Sona magna ha. assunè gagiarda? la eh' morti 12 slan^eman. qui de mostrar per i Pavan. n' ì Spagna! e eh' cancaro vegnire Forse Roma F(e)rara, è acogliè , chi de ehi del tuti spe, Gì Si vegnù è n' ai Gì farà Che I 9 la ? Frara 27 mo starà 15 T Que è da qui A de vogia partù gaban. qui ì ^itàinì, Fava rebelè? tuti topini. 28 slan9eman. 28 23 T quei 24 lassare del Sunè bota, questa duniare, a forma la tuti 20 frota pur pi slan9eman. pigiare? Fava stè la no qui in tuti indrio Tome se partù voler per doman! sta pur 16 gi arda, che fuogo quanti bombarda, de chi de G più 25 G ribelle G | qua 08 che I i pensier Tòischi è gi partù è Gi Tornerom spelta del e è aldirom ai Toischi Gi che '1 AG 80 34 G 35 in cano messi del ca A G è lo partù anda slan9eman. qui doeschi A poron pò Fora 41 46 I che 43 doeschi se die al si G magnar Gr Toeschi le maìi- 41-6 G nel era 42 |E G 36-8 piùG A A 44 G politiche; aldirow castiegij G tii par- casamenti G fora 32 G G semenare ai ragioìii por9Ìegi paltan. Tornaron per castiegi. 44 par Tornerom vituperio in Gi in i 31 1865 l' Ystria G T eh' volta 39 sti » vitupieiio gran A G in in ! 40 malariegi! se gè A porem Irapierio « imbrodò è pian. slan9eman. Austria, sto pur i qui dir 1' è arare sora e pi L' 36 lavorare partù ni-anche fromenti, anche monti Gi No di e pur 1 slan9eman. qui e vin poron sora 32 somenare pur orzo, malan. casaminti porem far col pò sbusè. lasse; partù ai e ha gi aiidè è gi gio mag- nianca G in stomanca 45 F man | o- G m^an- SONETTO 1511 frelo, Barison la ma Ognun si co 1' è I incatigiò far senti e fa g^e i gi 1' è Cioza a fuogM, de vestù 1' è I franzosi Veniesia 1 17 Barisom egnhon e i brusa i fa velù vegnù tòeschi i egnon 6 a chiuso a ne zoveta. bareta, el buò el vegnù legreze scampaneza, ha la i papi re, zugolaro, ucii morti "t nòaro. ciusso, a gi streta, un un ne fosse g^e Adesso scriverte su lOG""*") caro a forte si sonar avea pp. letereta, andà s-è andè s-è se ne sto sera me aldù s' ha no Sanudo, Marin possù ara octubrio qualche sason n' che El el scrita averte di di braidense cod. (Dal VILANESCA LA A 8 boaro. Bagion ; signoria^ e putu egnon. 12 becaria, sprÌ9Ìssion, sina le pria; malvasia. va via IG freza; in scompissa d' 7 uchij alegreza. 9 chioza 71 A. « de Brillo, Padova, Prosperini, s. de LIGA le | che terre [1513], in-4, 2, Interlocutori: T. che se Frelo, de che B. Tosano, Stando a' senti a' crezo, Tosano, manduore. Beneto fa dime-I, se-I saverlo te-I e' in da o vuò p'iaza sta sé, doman Zanin Tofano.? dir de » via? [che]'l sia, consa el sba^ega me p. remore scampanando Fava, in " Tosano e quel Beneto, sentù, i7e-tu gratia con con vilanesca ala Dialogo [ | col.) 2 a Capi- un dalviano }[Finis pp. exaltation " guasto de Venetia de la Bartolomeo Signor vilanesca ala Dialogo d. del laude in il aspetino non " Fraza laurea 13-8) pp. signorìa de Re I stianissimo chri il 1887, Illustrissima la 1513 (per Medin A. fatta tulo un da ristampa DEL DI FRANCIA RE COL (Dalla LA co DI VENEZIA LEGA SULLA pase con la 4 cuore. e amore: signoria, far cria, una B comandàore. 5 paxe 8 Zanim co- 72 buti A' faora senti a' dir: insieme e i s' hsi infin San durerà sentire 1' è te di T. aver Orsù Cantom una al B. vuò 9 dal corr. auno 13 rechie M. la da rebiegi. de 19 ancuò malandrini. 24 vini e' struss'iom. Orsù o osiogi il 20 paladini, 15 pacto » friegi. '1 tenore. fuia stampa^ de i alegreza di' osiegi, su, tuti alturia! « tanti da veza d' che Tosano, 25 de 16 furia muria! paura canzon, Una a' de alto, despeto danza, a la pur pato, ». crìando vegna fuora senza el sta Toischi O serena 12 possanza Toescaria, in B. so vera muzar fina A' la fato, lanza so mantegnir Se te Franza liga Zia la con di re Marco promesso T. fato; Lovico, arme che de recie « con du tuti le M. cantom. zanza? 22 17 canzona fina 73 CANZON in tuti Cantoni Dio De la de che al pare d' cavi Cantom « « Franza! ! vecie, festezando che il ciel al 1 paxe aliegramente. 8 putì, e tal dà buon tuti fruti, cuore. in e pase 12 amore. e' Veneziani, d' un, dispeto così fradiegi, come in sempre e amore. tuti, » ne de Franzuosi vivan e pase criom » pute Cantom tuti in santamente, scampanemo I 4 erore. Franza! Done, può ogni tuti ! Marco Marco sia, nome signoria, nostra ne amore. e pase de' sempre monti e in piani, 16 rebiegi. 8 vechie 15 vivam 74 Dio mantenga che han San Marco Cantom Questi da la d' ogni nemici Cantom Non A' porem a' sbalonzare pur pute, Su, su con Tochè con su le Sonò pare pive tuti via 28 32 onore. in pase e amore. zogolari, gamba. meza 36 alto, pivari, calze su, toli con Cantom sbraxolare o a amore. santi; i grande a adunque, le e quanti. tuti le pase sbrasolare, Cantom 29 in rengra9Ìando con 24 cavarne alegrare, pur porem ; dolore. tuti brigata, su, merco tati d' lassi se 20 ; puoi da e amore. sanarne rio che son, e cuore. salvarne puon e il pase pecò che tristo questi da del son, in puon piaga questi dentro tati che son, Pavani i anca in nove gamba. denari, sto tuti dolzore. ^n 30-tiando pase e amore. 40 75 De nemici no[n] arom più ma cazando laldom tuti e de' M. temere. tuti, friegi, da i Cantom De' rebiegi cantando via 41 de adonca Alto e, o bon 44 cuore sbasavegi, il gran tuti Signore. in pase e amore. 76 CONTRASTO Dialogo, cod. (Dal Sacoman Marc. Cavazon e XI It, 66, 36 p. f) I. PROPOSTA S. a' Massiere, La vostra eh' a' L' è 'i eh' a' Zugando punzi-cul del presin^ia in r a fin sastufiè de ostaria 1' è 1' è pi debito che 5 da on -tion '1 10 n' comun ha 12 '1 ca corr. vermo-can. gaban, sto nostro de Magagnin; T nonio 'i ha lo in vin, Parenzan. el che de 8 quatrin, mezo nome Ben Baldon. degan, pi magagnò, ben 4 fen, Ceco può un 1' osto 1' ha Massier, de nostro un de marc/à steole in Cavazon. no^entemen. de segie, de relacion, la domanda me rason. no9entemen fìol el la a bonamen sa recovrar a e pegnorar chive andò El in fé me schirto com' e' segnoria contelma9Ìa per Dio a vegno 16 comun, cavéal: da-on yento per 17 un un. covr. 78 III. PROPOSTA S. Duo, del pota carboni Sem cognossù, Non fi zò che te eh' a' no eh' a' te Duo-sa, A Duo, son tuta Mo L' è un cossi De9Ìpa 9 que 14 so?i a' asse. me pensasse parente. me de 4 bo, la a fé! mia di si corpo e' me el pè, figo. 8 de negun che vila so contrà? la.9sù? 12 ron9Ìnà! me cognossù. chi savi-u colui, fu. non quele per pota el ani imboazà! a la gi fuora rason gire massier, per sul borir inzuria di fervei galine vees-tu fesse che che mo imbavò! ategna, dea faza involar Me m' si eh' al za scavigion, sé no pur cherze, vergogna burto De, 1' è gnian, far de te è cossi.... in taverna questù? el scrivi. tuto IG el di. 79 IV. RESPOSTA C. de Pota Guarda, vorà El e 4 farg/ie Qui de^ipio mi! anemale, de aver dir finisce chi la p. el fussi eh' quel 361 a' '1 dise me! zucolè, bone 1' ha to? cossi e la impòò. seg. fu stralciata. 81 L4 PACE (Dall' opuscolo: Questa PER da I quale des logue M. tutti livres J. le baron la Q. De, • novele Tante Che N. e' ascoltò, L'altr'ier vien pò de a novele. far me quei e' ha ver, che dir vuò '1 4 bele. Marco san male. bardele! lengue ste a dir vale. neguna le ve giera un non l'aiigo viegna m' Se e feu Quaioto bone e de i, 663-4). 18S4, barba e Dio! con va Cata- vilanì de aldi Quaioto, Barba data man- {v. bibliothèque Paris, Nalb dio bramata Rothschild, Interlocutori: da pace molto era Dialogo N. la e composant de 1516 DEL drio corno le pè a le scale; spale , '1 se e è non stando mez' può un pi me senti poi tuti 2 II i tute Q, le era chive far campanil giesiò fuog^i cum e sul e contro nella ! 8 no , ch'a'sem quanto no gnanche ora , tanto favele din a din parlare, do, 12 scampanezare, cun lumiere perlumenare. riga sotto. far falò 82 A' '1 che in sentir El Se- la Per gran 0 ai che frel Di-me N. La de e soldè i d' che In la bote co i leti eh' po' i robò Aa m' i versuro , '1 hsi ben sa me de robe el anche le vi turo. pi duro letiere , , e 19 pezo que che 28 m' ha, pase: e i 32 refarò. me col caro tina^i, Mo di sachezò , , 28 , prima el vero, legiero, son sto un buò i puor9Ì el penserò. che son ch'adesso fuorsì i n'averen banda ogni tenore. dirte a cuore, maore! la me el adesso Si Q. al sento tuto no 20 2-4 bon, me [sta] fata, l'è pase lumere? e l'azon? me senti non massiere, s'alegron. Naie a' j i devere: che tuti di me fuogo questa eh' dir, el pase alegreza quanta don. paron; vuol disse è festa che tu me un don, me 16 magon din din clie din din tanto lo in ' da Mo domandiè: sto alegrare, far carapanil Andiò ghe si sbazegava me cuor vi ma la tolta 30 mogiere. fchej.? 36 83 Te Ma me colli desmentego te N. barba per par hQ dito La roba m' Quaioto, fina despeto che 47 Triompharem d'ogni zavata, de se Marco san de trÌLonfarem streliere? eavereii Tuti al queste a fata. pase rescata, del ben, se manten. refaren, ne tuti la i nostro 40 tràitore; grande onore. 44 84 L'ALFABETO cod. (Dal 2405 mare. netia lai .3; C il Pater I Con fanno, madre Et novi. capituli XI, Fede, Miseell. f santa il et Pagan l'aom se non Arare possù fata letra ni e la è che ha n' | to, tegnir o con i loro In fine: Ve- del- | la mente, a ingiostro. stente 4 le^ion, prima insegnò che segno con gran nostra in lani vil- patanostro stampa a rupegare quest' el l'ave, erose, Misceli, 5.) 2213 mare. altri | delli lamen | Frezaria in prima Con vilani, bellissima, . La li Alphabeto nostro Mathio per de Dia- — Et figlia | la | phabeto Lo B Massara. cliiamado = SIS"" ; p. Fia: j ridiculosa cosa VILLANI 66, | Matre: la I mèza inco- A IL mare. interlocutori logi DEI nuostri mazorente , B Bruscar a' sé Cetole i che reale sbiri si pegare ne B C convien ne e C questa gi no altri ne fa beve male: el 8 bon. personale, ten croxe 5 e pianton; faon che lassar coegnom 1 Croce e l' aqua pò di meter '1 vin bevon mi C vi le agrezè, tanto i lieti 3 C e BC e no '1 cavazale. BC 9 litra beon C 12 B 4 12 che ar- '1 86 Li de Luvi E-ospi D' aseni Nassem N L' si è clie O a' Odio che 36 ore. pianto gran sofrir ; pelare. coragia, al amisi 40 nagia, sentom la tanto. stentare. nuostra in mostrom se con per se tuti le me sta banda porton se biscanto. inspezorare. mondo degrazYà d'ogno e possom sto a el sonar dise: corno tati fa ne aldom carte sé segnore. duogia con nuostre Non si gagii e sem le nuostri ranuogi e Martori M è si note parlamento 44, , può P se Polenta d' agio Q fra spendom el R ne Rustici tuti sem festa manca ciamè seom falsi passimento corpo spuzando bieci e i che al cercando i ; nuostri è non ve-1 tosi vuò 38 avom in 54 haon 47 ando/i BC C B 49 rason 9iga. dir ha com 44 BC BC gente ELuento pi sperzorare gnessemo la pò | Question fra la BC 52 : pure ; cavalo. un C se 45 48 BC nodriga Po e baio; falò gnian 48 vento. qualche in ; briga; , no ; noriga se andon e nu, la pan el fritagia. in cuor nostro n' andom zente Quustion '1 scalogne e la è pori e fra el magnessomo ma- Poi fra andon zent 50 biezi C C 87 Strope 5 le ne Tusi V le tose, atende ai Zoveni e Vache co el mondo fo da e Z che faom g^e no i "te a' cherzo a' saron chi crucifixo 69 I no BC BC che che 58 61 66 C tegnù. seom 64 haon '1 e al i in neve, sieve in tegnom o di pur 68 cà, preve. l'agugià, tachè è insegna. sta del di lo tuse C buo C C so al 72 manco ; deslubio gran zanco. 59 chi 64 67 70 fianco: al puoco dal Et vento dentro dal BC 73 in , pecò. n' andom C del acompagnò, nuostri e maliti C nu; gran si e è gi BC littera BC lubio che strenge A nasse letra ben vechii cosi vanghe di con biestie cortelayi la dir sé 56 si è sta pioza spese nuostri quest' 6 le baili, e co ghe saom Zape in fato avom Phigiuoli 60 cru9Ìficò; sempre perchè Y vilan passù. duogia. con de vuogia, è gi biestie muò a 56 zuogia per non bestie con ; zonture. che sem le n'ha stagom e fin buoi, i le venture an ch'in tuti veci e a ancora puor9Ì pruoprio Xpo strengie gambe le far da uson per ligar e e X scusa da e T stropiegi e X Fygiol eh' 60 pò C BC ve- sto Cri- = 68 72 AC vange BC BC BC se sta que- 74 de- 88 9 del ©agom ben Stentomo in la ch'agon j^ i^ponse pur Martori co de semo, quigi la 7") striission , '1 marubio. è vogiom; al eli' è martori e pruopio seom a' subio. un e co amara, vita sempre sarem A' la in duogia tanta vita via svola el 80 fondo. sarom. de s-cìuma sto mondo! I 7B si J5C e =Co 82 Con schiuma C 19 ABC ^ rrr-Bom- Rompon- 39 TEE CON (A 1030, versi 200 primi B Idem, = la essi ale seguito, fanno da due da solazi le » col., tiene' con- con padoa titolo: col ». comincia e mariazo mincia: co- vechio El vilan. mariazi i per mariazo; 111^-6^, in El « done de primi rubrica: colonne, primo del pp. i due due in Frotola « VII, magliabechiano, ms. 118^-20^, pp. )^ FRAMMENTO UX Cod. =3 PADOVA DA MAEIAZI " due « ; ad » Sonetti poesie stesse , della stampa Palatina DA E. PaDOUA [vignetta fine: pp. 8, DOI Per hallo | MaRIAZI Agostino a in » un di Mariazo « Sonetti. presi iìi-4.) 24: n. della Stampa = ALTRI certi il donne, « 3. 5. rappresentante accompagna due 6. con I Et C seguente. Bindone gotico; che suonatore uomini due mano LISSIMI. BEL- in con in catena]; », s. a. ìi. l. , 00 I El eh' è vecìo, degan comenza la dise e Missiere, de vila, : reverenzia con , con amore de, de-me audienzia questo a L' è pazienza, e torbelo. gran chi Meneghelo , figiuol de Mataragia Nardo da Roncagia. Ben che '1 stea 4 al 8 canton , 1' è e I didascalia^ La così altre versi la udienzia 4 de 7 B 8 e stia 10 nevo a A neuo ben BC 1 C 9 1 fongagia rumore nfianca BC guito se- passando il 2 (corr. C B C amor da qui ) A figliuolo ^ da C usir C corretto dellj nuoo foiigagia in manca dixe torbelo la invece audentia {corr. de in titolo C parto ri- sopra AB fìguolo dela ; dal escono BC 6 |EonomeM-^C del di dieme 5 le chi A torbego fu vechio deh 3 A che riverentia C patientia chomenza mentre — e mano che 2Jrim,a. C di seconda colonna^ G 1 Missier da stava dell'altra^ dentro sta B parole prima della in manca aggiuìigeìidovisi corretto y le ai che in fu scritta di degan posto poi custion remore. gran in A, parte al insir per B stea se B C usar C 91 Se '1 vostro non venze, boii el se me sempre rasona, che in tierza tra se fa e' sé che el 12 veritè, in missiere, amore nona e 16 visende; asse intende no agnun bugà. sta E' ^o g' chialò mena figiuola de Bazante Cornolea da ben e, un ; che la sea mia puoco 24 parente, fosse-la che 20 fante, sta la in Brente , 11 C veze bona in |A misiere he C ognun nintende lint-jK a che haven 21 BC figliola pocho C B C so figiuola 22 comolea poco C | C in tende A 25 B gaven 20 sta que- figuola 23 che da mano da C da BC se non A corr. 15 5 misiere meno mia chognun altra 19 C de te 16 da C non C corr. pare tende non ala 17 intende no B za semprema B corr. miser 24 13 vixende^i? C vien A misser BC terza asa 12 nostro mo C sia A A 92 e'digo, che la m' molto E' dà ha, ben da vogio ve tuto L' anegà! nìo fato. mal un 28 s-ciarare questo è fare. contrato , e quel per e' vuò tolto e quel E, ben de me B le B gè C da chel I che la gli in e 37 termenò (7 35 BC 40 G chel sia in iìidi chatigio, riscritto dito a capo si chel sta BC rovigio cancellato B quelo altra sea chel | mano da fu tolto ter- i? da corr. sovente 39 B vogio corr. e pur Z^C in A da B A BC vuo 36 B) | j per pare 34 Yoy-in 30 32 33 he 29 schiarare C corr. torel (7 C C che B fa e le e B da rovente 40 voio vegnu si 30 ascoltare 28 J. termina mene sia chiama pur f? vezu la che BC questo vegio dirà. la C in che che incatigio. manca 31 dito so vogiè sto chiamare , favelare, de, ve vezù scrito per el de in 27 '1 sia menò ter e che 32 vegnù; son retto {cordeh vo- sovraposto tutto incatenagio il C a verso 94 senza pare la e vuol se mariare , si e L' imbratà. è è ben 60 consola , che quel a 1' è ma vezo; ben pezo che 1' ha ben Stè frimi e , du marii. 64 aldi si , che 1' è Ben che el la de che 60 I le 63 1 65 frimi 68 Si che miser C (eh da de 70 C che voi AB i fremi 66 B B C A doi B fermo | C di i? queste de C mancano C C C qui die B C savere sia in BC C quati 71 aldi C mano) sec. C mari 0 le e stage agg. pur consolata du gie voi 59 ben e a 72-5 AC chognosu 72 de-) 72 compire staga fu dire. pur romaxa da 67 chel vuol che laidi C cognossù per corr. da du 61 64 68 vere avere sea i 0 le {corr. 69 eh' se e corr. dui zò fantuzati. guati, pur die '1 du stea questi e 57 i vuol se chi chialò BC A 95 vien Tu che , si sé matarazo, 76 ardire. n'avere tu Comenza e Tuniazo. ti qua su dire a t'alare. non Tuniazo responde: Mi.9siere vuò ve contare , con destro ben che E' De, guarda che la el che la-I corr. dopo e 11 \ chi a 79 (corr. Miser d-C 84 xia 87 rire e 81 le cho C B C C vogio el la BC B C B bis Respoxe T-C 80 83 in C AB que che corno C morirò C manca voi non B B fu soltanto Respose B vuol C tuniazo 78 | guarda chi corr. trascritto e ti h-BC e che 88 che A betio) vuo tuniazo verso; fallire da 88 cane, del ardire 85 86 ti qua poi non C A neorare? vuol trascrizione più ! sofrire, donte 78 tuniazo resia, contradire tumazo la 84 mia.... che tun-C B e è la il resto con bela smania, vuol Con sotto 76 che digo tu 80 sea non da vicchi chi da novela, strania. muoro e 74 la molto e la re- voi C BC sofie- OG E' vuò dir e alta con che '1 di che vien forno de che E' di da Orban. fo el soleta la lenza passi viti eia. veela da Quando e 96 una l'osto e fare tornesse vendi a 92 volesse, altro un setembre, voler mi che e de rasonare. disse zò vose Santa-Crose, zo a La splubicare pur doman 100 via , che la in l' ara stasia , e' dissi: 89 90 I Con 91 I el C stagando 95 quel el masara in manca B stia disse O de AB 92 fu 93 94 B Vrban fu BC 103 C la in agg. vidi set- BC a AB B da C BC | dise so2:)ra agg. 96 | la {corr. 98 C ven AB AB e splu- ABC BC ruban 99 staxea 104 mi BC C vo AC tornase C B yslx-ABC B C vog) spublicare {corr. da voze B) setenbre volese G disse la croxe C tembrio in voxe C 104 massara, Sih-B da corr. là! da (corr. vuo bichare E « manca e) dise C 100 102 B vcele q -B A staxia | sola sotto dopo in .4 I-C a la 0 97 se g/ie porave E' non viti sì non e si andi e dissi: da eia O ruosa bela, » 112 bereta la , e buti-la e la pigi e si la tinazo, un su brazo un per basiè. disse ben: Oimè! « stare laga-me 116 ». andare Vogiemo « 108 schivo soleta? chi trassi me La cortivo ponto « fe-tu che E lo fu e » insire per negun ? vegnire — , e' dissi là — ? fuogo dal » , disse: La de 105 107 BC da C in B) se AB C 112 in pigile io 117 AB 119 C I più el non s-B 113 baxie lagame de disse e foco non da preicare C 116 B diB de vo- 120 loco C roxa C sun C ha an- lasame vogion C manca com B da corr. A a.-B B C 115 I più si chomo trasse B 108 (corr. 111 C I iìisre me ruoxa 118 gio AB AB C pora C 109 C BC vi C ne rosa C 121 nessun disi lassame se 106 punto 110 htetu 114 B B poria AB \ sltì C in manca nesun in 120 luogo scrizare; gè C venire m'^a non « C di- 98 e mia vezo Va con Tu se' Te imprometo El fato e Dio, el Per è Fe-ne che Zulian! Tu a una scrita, non 132 poco qua i^C 136 I de-B non 132 fole. BC C polia 126 vechio A 131 C 134 I dito un I e AB vogio e I de i^(7 più i-BC esser zente. schietto pulia manca sarà sta a baldeza. la C so 136 baldamente. el 138 lo. un parole ste a a il mio I el tolto da notò. ; guardar u-C moso '1 sia crezua pur Zanza I che essere Non ti polita. chi, Benvegnua. respondi Di la puoco sarè e 128 dito un Vien man. responde: vuogio Fe-ve 129 s-cieto! vecio ^e 124 ». la san tu Disse mario. me porse-me El 124 mare. i^ 121 i^C C vecchio 130 B BC quel in 135 Csea dira 133 responde C baldanza B mo to la C frole 139 \ sia che bis 137 B C vie C balAB 9^) responde: Benvegnua Dio dia te anche e 140 tristeza el mal malan , rufian sozo , che si. tu E' che crezo 144 cri tu abertuzarme. Tu cri sposarme tuorme e De, va le Vuo-tu Tu sé 139 anzi 141 un far credo 147 mugiere 14y cuoxi AB gne BC loOvotuC 151 revolon 152 tu morti B fa B sozo te C C cosi VC 158 figi C A fose o amonda fìgi AB B bev-C Disse da A soso 146 spoxarme C 148 dele {il primo BC morti. corr. moiere B da corr. fa che ai Benv-i^ 142 I ravi; fosse Dise 144 e di le C 152 inacaron. monda bis insegnie? te Revolon. a va ! castegnie che Va Va, 148 fiere, le a cuosi e mogiere. per B die BC caste- insegne fu agg.) dei B fighi muorti C C BC A C 154 corr. vi ra- | e da, 100 Guarda eh' ì va-te dolze a pari che me Va, frison. un argiron da animale mete in de 160 vale. la sto magnia de e negare, vegnia Guarda 156 me el ehe ! oselare ere De, Tu pie stuorti, sti bagio! l'agio fava. la 164 1' è Mi5siere che ver stava , lo in eortivo. el Quando el I de 155 storti el 5 mio 160 C B vegna mangia B aguzato aguzoto) (corr., pare saluaua die C corr. miser BC fu pare disel BC 158 dolce 163 gna ma- ver C salua P B 170 169 Ie BC sto da mano, forse da {corr. da cun) ci fosse unh) agazoto da | orben altra m,ano, , da C 168 C sopra sembra sto me le altra (agg. | con si par che nangiron 165 da da corr. BC le C venga C mato un mano) polzin (al posto di o el B I orben groto C A 159 altra el chil AB chel I el stuorti 157 167 A steva 156 frixon C ». (7 pe C oselarme ox-A ben pur storti B 168 Benvegnua, « vuò te rivo, salua me dise; e fo B uogio disse B voio C o C moto re- 102 Tu che Tu un sia ben seco. da beco frison , g^e che 192 pensare, lagy^erave me brusare, pitosto che 188 molton. Oimè, non rave , puzi da e da bo pari tolesse te , ne me El vecio Zoa, 19G toa. responde: zoa. su ben La t' ha e, digo, da fosse che conzò tratò ancor 200 caporale, . che è tu el mostrò ben hfi V La segnale, aloco un ., e ISS 190 193 I B manca 196 I che el y-B ta ^^ , in manca da 194 da mano 5 che BC I che Disse 199 C bruxare C da corr. fose C anchora C pi più ) AD che vechio 203 f- me 196 AB il vecchio A pare , in 196 altra frixon C C lassare las-jR dime | de 191 figone corr. lagerave da pare , presto 198 da in C manca dime C me mano, ( corr. C I die e 189 • moltone B altra Dise in BC maìica I da fìgon straloco. ca pezo Ma AB che C 103 tu è non che tu Vien 208 Betio qua, Cornolea. Tu lin El è E el Vien via Di via, el in bochego dito. so de dir la to el 216 vero. fero. de om za, Di che debito. guarda rason. compagno)!, fa-te che , 212 mai, sie non Tori lana tropo marzego. non tu ^e g' non ne e fare. a Dio. con da , amare: ho, g' non Va amigo vogia te 204 digo: te-I ben E 220 inanzi; avanzi tu s€ Menegota , noe 204 dico B amico alare da chegio in 222 vieza E da 211 C 214 E C 219 menegroto on I 206 tu C ga amare a in ( , gè B 213 sii B 216 de sier è comp-C bon corr. ) Ò 5 da corr. a gè da corr. e non 207 C mano, molana 205 C ben 5 altra 217 C 210 nel 220 co- bo- C guarde 218 B pare fatti E manca C 104 tievra che te adesso. vegna He-tu el ancora L'è scosso bona a' sul a pan, 228 casa, che si ha tu se digo, eh' 224 gaban? to te gota e 1' è romasa polio. E sta ardio ben su , non e guarda de rapegare te digo, dreto. Tu sarè astreto fuora El del el tormento che sapi è de Tu Fabrizio dal quei è 23(:) dopimento C un | e maleficio C 240 C C di 233 sarà xie C quelli che 229 235 237 scho- 225 B fallire d-C C 238 C me caxa 232 234 C fabritio tien d-C e ; via. 224 romasojB pegare to 1 240 franco di e 223fieverag-C 228 banco. fante un comenza sic 236 '1 malifizio e B , pimento. è gW e so 232 falare; e C 239 C derC troraen- sapil 241 C | e 105 dise: Betio la dire ve cusi Quando el fu la vene ad un in su e subito la e' digo, E' dissi son V 242 bis 244 I d-C 246 ferme I liua geta a 260 tu i-C : « e d'arzento, si contento ho trova! 260 243 C cosi C altre 248 el manca dun C se 256 oro. Tresoro le 256 B trexoro bon de 245 252 B vergheta, comenza venne C 252 è die una perle che 249 gualiva g^e anche B favale inscontri e de tare 248 Naale, sto borseta una e' la a si veritè. riva; una e ; la scollare a e' vini e grossa, lialtè ferma stè 244 cossa ala via con cortesia in Missìere, C del 258 C in ste C 257 gè dariento scol- a C male vene iscontre perla | C 251 C B grosa 247 C Miseri C ga- 255 ver- disse C C 106 Vogion andar cà a ascosamente? » Mi5siere incontinente , la zi E' tussi de la via viti che e inanzo. l'avanzo la una la tolse e andè e' non da de viti el fa el mal 277 corr. tri- C da fu sentio fu rivo 276 novela, ! '1 matreraonio che consumò. 280 C voxion bela 272 , demuonio è C corr. demonio 265 C 267 che la da B tu iazia desser 272 B dimonio sa-C asco- inanzo 264 C inanzi B 262 C casa miser B ora drio la si digo, in l' eia, e' I disi manca me che da 263 266 ; vivo. on su inanzi sora non Quando da scala una me 268 ; esserg^e che 261 zia stala in de 264 C 273 C 278 C corr. C su 271 mi me C demuonio 279 ma- 107 Missiere, el tato E' s-ciarò ho ve partio: mario so son 284 dretamente. chi La è fé che presente; ve-1 la diga. dise: Benvegnua Missiere, si e dire Nota, le che cri che digo misser schiaro | Vien qua zanzume | chel me fato 288 in e dixe diro B 292 digo el non in C ; C mezora C trogne C e C versi C nero ven- C 290 e mei agg. C vergogne en tender in- se dis- trar C un J ( sen Beuegnua 293 295 betio questi diro 291 Dise bis | fa qua lume | a dito a fato 289 in manca i un | che la 286 uegnua È tagliati fuori è miser 287 poi C C sarà ) \ che cane. ben drie- 284 BC in manca el uechio questo ora raeza fìe, tri C vel 286 in fò me-1 el 292 trogna, bonora! la ve trato done g/i'è vergogna. a ta-C trato. un '1 288 fato el in se Non 281 casi dire ve briga de trarve per C C 294 e tri C 108 che recordo me del piasere che fe.s-semo si e bel e el solazo, quel su compi 296 ancora erbazo; mariazo , e' digo a la polita. Dise el vecio: , E dia te figiola Tu mia. ben ben e la fante La tu, è sera 296 I in manca Disse 302 frela da mia corr. da C 306 non sera 310 loia il la B rivale? ma corr., spoxi mio i in pare B da altra 307-10 bis die C mia netu da mia C B 307 G B corr. mestier 309 300 305 questo B ma- ardio B C manca G figiola fusi e mo 129 301 da facente 304 299 BC 303 bel e C cfr. I, v. BC corr. G B -a me tu mio mia in vecchio fìgiolo piaxere manca polia C — 297 298 el 308 doman spusi. C C soa fa non la me 300 C reazo e me TJrban; Mìssiere, tu toa. mo santo che 304 parente, me non per ardia fazente. Mo — vita, fussi e 300 | a G mano, parla da forse no II Sermon Al che de nome de e la e' digo, e se de in da nuovo Da una Dchìo 3 9 del bon {cane.) trato C | de C fuse mi ciò | el B 14 I el C 12 C 2 dolce sua B giexia da fiisse laudato. e ve che novo cercheta Ve- C corr. | Al | 11 , Vegnesia 0 se 12 41'ill-(7-isima5 comenzare B parente. e padre nuostri a tratò Bazante, Mariazo. contare niazo 1 10 G '1 sia Vergineo 6 C che Benvegnua 1 Il Secondo e la 6 B contare parte C signoria pur mariazo un BC C nostri pare de pare 8 consegio mazori, vogìo '1 megio; el nuostri che 4 giesia ben tuto ve Segnoria, Veniesia; fusse de e' dire mare, inlustrissima di 1 dolze de la vecio pare Maria, e niexia Dio so e' dirave madre el Verzene e V fa B B nostri de nome voio sia nis. | FiDio dir pur sta C C | e C sta 13 tu- IH el molto chi lire bela una con dota, in cota 20 possission una pianton, zinquezento con chivelò La in Tera-negra. sta è se la la porà e' 16 presente, dusento con e improrùeta allegramente Betio a 1' che par bon un fa se tempo vegra; lavorare 24 frutare, digo ben. molto , In el prima ben cavar ben che el Vien barba 15 chel queste qui menegazzo session 28 in 32 21 C t- gran C B 30 stimane vegia el cavare borsete queste la C inanzi C 32 cosse; zimosse ste gè Rizo , stìma-me con comenzò abia novizo. qua, Scrivi 28 fosso, altri del inanzo convien se 16 C 18 C duxento 27 B foso al noizo 33 sti 20 23 xe si prima 29 B 17 B C cinquec- C alegra- C cimose altri 31 vie C | pos- sto C manca C un e 112 e , fate fivie, Va cusi un leto L' so a so non e' digo che che '1 el 37 40 agq. iìi'C in 54 , ben taverna da 38 va C cosa 44 52 caxa cosa b- che C 46 | C 55 ha ne se sa pori sbir- in m,anca B C s- pur di C 48 50 B fele briga inC manca masa che lanterna corr. B 52 male; la a caveale. de bela va 42 B debito per la con 48 ; ha non lassa. massa, casa più è in 49 C in brigafole 47 B starà l'abia C con sbrigi g^e-1 i se , se-n manca sbampolare ben ghe r Non che dare. piasere, El 44 piuma; defeto possa porà ; bona de che ghe se leto bon non vale insuma. un pien I 40 che cossa l'è se coltra cavazali. zò è oltra una e Guarda ogni sole. con scrivando du cun 36 brigafole, a con 36 forete quatro pò C manca va ella C UB e molto e mai si e non tasi De al va la con tuto porta è e una 56 j sii 58 sta peliza C duxe B 68 si gnulo corr. C da 74 ben B guagnò taxi B da telaso se | ha sua C C fa 67 70 questa C C B tesaro | le C alle di C ne C uol se 64 B B questa el C se mal 57 59 tase B ne C non B zuexe 69 B tentase sei al da corr. V hs, sembriaga da corr. 72 pignolo se C 61 telaro sta la xe 66 71 che molto casse fìza. questo corr. zuffe bele con 68 contentasse. bela Scrivi ; tessaro do ha. eia telaro si non 64 tela con el non L' di peza che che drio. pur l'ordimento una el 60 spazamento. Scrivi de zuese. zudio. , DR-ghe paga, duse se e non al se pigni li '1 non 56 imbriaga se che 'i si el chon- C una 72 pi- 114 de suo Vien sé Che vale con questo E bel '1 che pò so g' ha. dà e -ia B 87 ga lenzoli C 89 G cento lete G C viso, C in C 83 88 zoia chupoliti C da B C 86 pò da corr. de sege C corr. in C B vixo ca- merco sibila G C agg. B da tovage vie suoi C sua corr. 90 75 fegene poi poi C nido ha friso cupoliti. 81 glie le da covr. da bel un manca G bacin 88 tovagioli con fatica 76 C nenzuoli , do e de a de par zento C sua che un zogia una 84 Sibila mea bel forni comprò ea vila; tovagie un marcò, degani e tre 80 barbani, questa e brondìn? V suo son de bazin bon ghe questi 82 bel fe-gy^e-n che cofano questo questo e 79 70 stimaore, ti, Cristofano. e tabrica Cata-briga, qua, che 74 faiga. gran C tovaioli 91 B -e C B for- cope- 115 Meti-gi Andoii cusi in e E' contra ben sé de marchiti. sie De, Consi i sarà vuogia 96 truogia fati è gi 100 Naie, sto d'alzire. su, che vuò De, te che g/i'è i porè ben i l'ha temporali, vien Meti-gi T' digando. vo con biè '1 i porzelati. sapi, se scrivando; quela qui con drio che avere 92 che la gi la vegna abia. rabia! 104 zugolare. sbrassolare , e star filò. a Scrivon 92 anchora C da corr. la 91 I uà 5 97 B pu- 98 B ancora poralle le gè 95 quelli che se C 100 de bia C 104 deh C lare C 106 por- corr. scrivi C mo 107 C stare o i B so \ corr. cosi bei C 101 lOH da do C so da tem- C Iha- voio giogoB pos108 si co- sera che 105 C | pò- C pur vo 93 C C ven mitigele i da corr. 99 102 solare C va porcelati ie C e C mette contra con 108 mo | bro- anchora 116 tute e far Che strapunti. che e tri e nuove zinquanta che e zento che del naso splubica 111 straponti far a in E C blica dagi C B corr. note | desto : c«nc. cin- | ve C am B questa C corr. da B C se- C C cen- C in manca 121 128 -a B ) J5 vinticinque 119 da lasa sexe 117 120 B C 2bB C cento metan munti 114 C nove 113 C dai C cento presto B naxo dote 110 conti la duxen-to C cen- C 112 trexe C vintic- 124 carta. ( | chinsiron 115 C metitu mei nota la C C tredese quele dota, [ chanderon bordello 120 novaro, caro per frelo mi entro. besnelle queste zento dusento; qui, quela e 116 zinquanta vai sul dame-I vai qua metan e vintizinque vai vien tuta agg. vai e che 118 sese che Orsù, 116 vai che dà 112 trese vintizinque e dese sie e cunti? questi monta Sete se gusele, zento pò da 109 besenele ste 122 | che 124 qua tute tu spu- 118 ben conze-ve ben siè che si Ampò de-ve trepo, che sa ben barba se la fante è si stubia la si Rigo da ben. ben el sta 152 fen, Quinzolò, altra una e digo. ve El come 148 Calefo da quel La Cefo barba el è tuto » tempo. nessun r se 144 nassù, bon domande guiza cognossn. vu mo Senza in filò a , del pè a la renga in gran la dise fogolaro col , massaro 156 ; descrizion orazìon; cantando mare so con , la far e de da su C iìi C I domxogna 146 147 B B arbete disnare. da che, besogna ben I hebe 143 le e zena Mo forete, le de pestar 160 lavorare ben sa chredi (che 153 1^ 147 B nesun B 144 C conosu che 158 ? regare pur -67 chalefo dixe B 164 na- mane. cane.) 164 be- 119 ve se non i con oci , ve fé 1' è de Non che co a Dise parente , splubicò, 172 Pavana. dona vu, dona vu, diga Uliana dona Uliana, Maria, che-I voli bon , digo E' si in digo e' 168 befa miga fusse me digo ve calefa? che credi e che quel tuto e fenoci da 1' è si via e ? Maria: dona . Disi, vi con E la Per ochi 165 in 171 C manca in agg. taxa fuse C con villana dixi B in B elle dixe vechio 179 te C 168 169 venefe cechetta ca man- 173 che C vi come bis 176 B B C 175 desi 176 piaxe C C vui C Benvegnua, spublico B 174 B fa dreta e fenochi 166 tasa. e santa ti, savia a B che B scritura digo e ascolta agnun pò dise: veoio E! 176 piase. manca 177 voi 175 pare in ognun C C C bis C C C 120 de figiuola piase te , la Dise muò si el che Madona, par che m' avi si ca in misser caro f- charo 186 I C C 183 bis Fr- i C in da 191 un C B gli quello me vechio 188 B gì nome a da corr. C in 185 'ìnanca corr. Tuaii- manca B spoxo C C 183 B bis bon fiola B Michelazo B spoxo C 189 mhai farnello C Michelazo B fiol piaxe me 185 farnela. da piaxe el C pianza. franza B C B gnoxa 190 in C, agg. vi ogi corì\ 181 188 pregnosa; vuostra legitimo tuo 184 i quela C de 182 si bela figuola Tunìazo sposo. si el 180 frelo. 1' anelo. meti-gi soto 184 piase, me vedo: el Betio ti, '1 bon me Dise E giesia? Benvegnua: le Missier, a mario e sposo comanda co 180 Betio qui to per Bazante, preochi C vostro 121 e volè non che E' che sé va conza daga e che '1 tegna de 194 in 199 di al C al non la g/i' è bon vin C 195 si uxa 200 1 chel graraego; novella 209 voler 196 C che 201 C chatatieza graseio B che se | deh 197 B 207 C C C 203 da 208 veza C corr. C una fasse C vui teza; piangere C bovaro vieza , la menzene voi 206 sartura vu non C 204 , chatelina C una a che un muò zentura. soto 202 C so se infr- maìica rina I la digo so buò ai galina una aver e' fen Catelina dona a 200 caro, del '1 andon I el che E' 193 , boaro '1 soto 192 Bortolamio e d' ! , al con 1% usa, pur Dio ti a dir che se de digo busa. g^e cristiana E franzere fava fosse la se pianzere. pori non 192 novela la Conze-ve C | che C Cathe- con B 205 C C tura cin- 208 e 122 e tato e non ancuò rosego bevon niente. Lavemo-se e andare pò Ciama via. quela quele con Le e molto e può da ben pelize, ben è dover 1' è da intorno rouegio C manca 220 in 227 226 B \ e cane. C I in zio B zolaro chiamale in da corr. 219 poi | la misiare manca corr. Chiama breviza 221 von be- C 214 C tutto andare C 2l8 dovere 225 B semo sona. beu 213 andron sue 222 C e \ che ho G imbreueza C via B 211 C in B teza in denti B in Melolda manca 217 breve- meti-te la 212 224 ora nona. a ancuo andaron andare, para Zugolaro, da spezie pur Ciama 220 nasare. Lassemo che breviza petiza suo r 216 tute si le che B compagnia pute. scufia in ancuo 212 l'Almerina. e 210 dente i se pe- sera C cie spe223 C | mittie in le lacane, via meolana | C C 123 Monta Zuana, su, sé che la chiza, se E' digo le pigie in a rue. Benvegnua, boaro el ciamè le dona vu, 232 pelize che guarda non noviza; la a apresso e 228 Drusiana. la e , che andò Dio con Dise Ande Dio di e che '1 la con la 228 229 a te monta 232 le 233 I 235 non cti sost. 243 a sua so femena. in B sostituito a chonzeve la el C 238 ande chon quei femina his Dio C e in che C C i?i 236 C in B fu poi dixe zogha \ con E apreso 234 C bouaro manca 242 231 peliza manca B vu C | tua druxiana C in da chiama Lisquizo manca (corr. pelize la pieghe 238 C zuoga sei B 240 desgrazia! so de non C in cominciato in tu chiame inanca grazia! in 230 Zuana ti cà: a roman novizo agg. su che tuogia ve al Santi. con e Dio con quanti, vecìo, el 236 caro. tuti adio, Adio, che el via para B) C vui C el dove cane, el C caro s'era san- vechio be-C 124 che Ben la sa si fate la le la dove zevole; via tuor sa dal sole coverto. a '1 vien se pianta se meterle e 244 santa, una para doman 248 da matina , la sarà tapina per tropo che la caminare, Lassemo E' sé e' ben 245 ben verto sera 253 lasemo li xe corr. B la mai la si C 257 da pe- B responde. al 255 quigi b- dove 259 mai C da corr. che que- 256 258 C C ven tanto C fa cho- sei C so le C 249 251 C 260 247 C C 254 digo piase, metterla topina C brig/ienti zeole chuerto quelli B ghe B 256 tase non 248 si roca niente. i 246 da toca. g^e non C corr. 250 che 252 briga la piase ben se tore la che digo, molto e che ghe non la pur quigi a andare. porà non pìapiaxe taxe B 126 che '1 dovesse là El berlina. la in stasea col le e cao in de bruta zoso zera g/^e fasea '1 che bastanza g/ì' è lo in B gi 291 visa B testa miga me cera G 279 280 zoxo B C mesta C se e G e C ga ven- uxo B | in maìica 282 in agg. 278 C zo gè C B gè 290 G 275 in agg. | C C \ in 214: 283 gi ovi, ; mane, auantaua 288 cà. 275-7 in mane, se la C versoro 285-8 284 piase, di B B faxea da viti non C ghe non dovese b- Pava. sbutava g^e digo, quella da quei a staxea uso pur zuogo ne in versuro. '1 tornasse. El 273 280 lusengava che e da questi con ! vache le a vegnia El I lache le per che 276 man busi, quegi e I metù esser B 189 | i ine G 127 più E questo che el Al cosi fusse vegnua blicà per 293 I el I finis sostituii e B a si 292 l'onore è poestè. nuostro Dio de e festa. fé' g^e nome nostro; bela la fu de è fornito padre concluso Betio de la 295 | degan C 295 Michelazo e bis che per tal el la mariazo ditta modo Ben- fu spu- C sie poe- vila. meser \ marna lo pin B Betio 12S III Signori e citadini e cagariegi altri vu , , a' na.9sù a' fregi tuti semo d'Adamo eh' a' sia de e el a col g' Zia d' mò parò l' anelo g' Zia insìgnò el saltarel col sapiè che g' y^arà la trasse 16 ; mulo niente , l' iera tal con incontinente 0 e 20 coi'eza, pur greza zamara. 10 Mariazo 16 ; danza, culo far una Terzo panza la un ch'eia muò 12 ; la el in 8 asinelo un asagiò baiar polexe polese ha. perchè 11 deo g' non Ili Betio el e , Detrolose, di so vu. mario e Colda 4 agrieva cogno,9SÙ Tia sposo Eva; da qui figiol me v' non vegnum Bon-signor che di e '1 che sé, , '1.^ detrolexe 129 Me la no che muò in con le ara corso sé Non Signoria, de Bon-signor ha aldù so e ha vegiù e dò la El e mi 34 ficeutia el che di roboso è poltron temo non 40 toso; custion. son 38 45 processo Rava el dise dixe 8«) promesso, magnifi^enzia far voi Mio el anche perchè si Magiolo, sentenzia. so vostra eldirà e Rava, prima aveva Né 32 Pava figiuolo, g' e savia, è da che maor La gravia. eh' Ceco dise 28 neghe. rege; 1' è che La che si la , le a se disse la tese paese banda la da el 24 fato, levorato un regia so avara el senti la quando miga sa un V ha. 44 figo. Rigo Sgrembelati sententia 39 magni- dixe 9 130 Gordani i da vila A la E' la i che Lango, san Pelagio, si fieri non he-ge-ì tuti qui da Broson, san bezari che faseva i Zamberlan Polo Rabioso, igi covrati can, , da Frason con , sete per 64 mati e Ceco i c[uanti Menegon, e sé 60 fanti? son cagar i tuti è 68 Poso Meneg/iiegi? senestri osiegii 57 Zabaroco chiami aglio Ceco che che 56 fango, Cavo-d'-agio, e Barzega 59 Maonenti a Cevola 53 parenti? dal e sta 62 salgaro. so via Frason oco un Zabaro ^e-gei da d' d'un tuti Non , , clami con ingana aloco. nassù son Non , 48 se bel d'un anche ni el fé! mia non putati Caltana. da muò a i e 64 xe 69 Fraxon fraxon da roxo 131 Me bescurò son no 72 parentò. el tuto per , , domande Misser, la passa con la n' ^a el Di a testa digando bel e la passa fo, se de 76 xon con 84 col di '1 prò dunigiar merdoxo bis spoxo ano un m'ingano, non Gian intro a l'osela '1 comenzò Seando 84 sposo: messer, più, perdon, novela. de festa che 80 rason, per Betio el grossa, scaltrio. d'un muò Sta toso fìgiol Betio, su, con el cossa; fieiamen è 76 merdoso can un per r bando in abiando mal via e andar viiogia che st' 88 amore. magiore Santa-lena de le la Rena 92 tose , 77 85 toxo oxela 83 92 ra- toxe 132 tra forsi avi smirò che giera de Duoso de trata deso Colda, la fo avotò, A la che e La li Le da 98 xea dexo 105 parea el subito, rabito un intro la temon giornea. in pine pareva tuti o gran de pur rompe 108 canton un el mostri lo a 104 lango. Marsango strangossava bele, Le adò unde da el Gian con. ghe fiere venisse ghe trassi mi e fé! n'ave mi 100 bandiere dasea! barba se tete strete, che me mia '1 So le a vegi-u la ogiè le in ben dig/ie, fasse; Or; Mal-scotò; stasean a' Beolda la con guardandogli che dose o so gea do ingistare de late. do 112 mare. mate , 116 vergogne. 96 doxe c/r. 161 duoxo 110-1.? 102 113 dade 134 la trasse farg/ie E mi per g' ho fato e per la il favelar Mo di le 148 onesto. to falda che man pan, tosto su Colda, in del mescola per 144 apiasere dar sugio onore dovere, so fargAe ghe amore. me per presto, e rason, tute chialuondena ogn'om e a 152 lo. Golda: è Betio, m' Tu he quela tutto la fa-me in cuor 15G fo e menzonò zaramela me sugo 159 l'osela de festa 160 stravaniare goti stran tanto El 156 sitò amor. , fìssi con gi to a me 146 si t' he tu con e dol^e me fre9ia impenò, una eh' merlò Castel bel Die, fogo barba re al culo. Zulo , 150 oxella 155 raxon 160 fé si.^ fìtto 135 la che sta che dissea: a Te voltare fasea-te e stravolzer i far suol via quel pur in che parca fo El è eh' vieto , pianton , 180 ». Mio barba , savio de scorto vegio , lane, « liale re V he torto, 184 ! bontè r è che il 176 inarborio me fé in neto canton disse: che de un sé. te male. quel mostrarte sì perogi l'anemale vite partirse e 172 uogi, i da caze Po dunigiare a e che 168 Peluco? stasea con novela Mazuco Ceco e fango, Putanela, la Betio de , del via « vi-tu non 164 Marsango Gian dito , in sé, E' e de 190 sta fu no miga disse: far e darne 0 darme.^ puta. nostra « El me fa con fin muta a una i fu vogia trogia porci ». 188 I3f; El « squen trasmor9Ì 1^)2 superbie. 1' animo l' introverbio disse el Mo che pur , di Colda, el — suo lialò ma a' E in crenza, 196 tutto el fante pimento sto ben contento '1 zia 208 9ercando , el che non dol9e quando disse, me disseve O 204 mercante. vogiando '1 farà che « bel che 200 , compagnon, ben qui che '1 magon somenza. farlo volea E' so de di Betio da cavar un ; proprio pur de Mio me esser Ma remore intro canta per e el stea è eh' el 196 ». — barba quel con e maore per pur m' pare: onorare sbafò fo El voi se i tuti nostri '1 me vegnisse smarisse, 212 destramen. mo el ben: mio Betio, 137 vo-tu « Me-dio! E cosi e' parvi in quela la E de fo non per drio del crivu che me fé cà, a vene mezo avessi schivo. miga el 224 l'olivo. s'ascose per el quaresma, de Quando el mesma, sera dieina 220 filò a pò fo ». merco; el vene si 216 di quel in si fé, la a el e » incontinente: disse El presente? de parola per mario mio esser la a cà 228 leto mio '1 seneto paura fendatura, una a' dighe, La tosa '1 intro del 232 canaro. monaro , che dormia disse: « con 225 235 co et alda aldi! Colda, sbusigare a' sento A mi, con comen9Ìè me le neghe 229 .? 236 ». acostare al cantò; 282 lo 233 toxa 138 el de fato, E' dissea: Mg che El mandò do fio che la ne in su '1 m' ave muò « Te par disse el g^e el me disse: zugo ma guarda 257 que guarde 252 Signore sto pulita la 256 solazo , Tonazo friegi me mal' do la a , osiegi, reza prima fé ben 259 xe 260 ». greza , maniera, chiara 246 , vita. , S' a' gera 242 a che falda me smanio e longa Menego el 248 stranio el e sé » , drio sto ? Mario, « ben dia pur no nuovo dolzore, te che da e Betio. me Va e , d'ovo. priego che bavegiò su stranio da si 244 giò, in e par tuta » presto slangorisso e' questo! è ciara A' segna. me dolzor si 240 sfregna. Dio « a e schiantò l'avea me 251 essang- 139 fa con che E e el pasto. è guasto 264 , chiloso tìeramen , voi, el sia so la doloroso, fé, missere, picarave No che '1 n' è A' vuogio sia quel la me '1 mario. me '1 Betio che che Mo 276 possissa me fissa, persona farg^e 272 diga. faiga, daga me zanzo: e che 9ÌÒ sé no ananzo. trepo ve no 268 mogiere? me me A' a '1 eh' Magiol chi A a' veritiera ven che a' spaliviera la dispiasere. voli se savere , anche la sua comande 280 rason, pordon al , che diga 9ÌÒ Ceco A i dormo che '1 vuole. Bava: a le bergole , e 267 fé quele a I e 272 di bordiegi chio 278 284 despiaxere 140 anche e tuo stì a fregi , che sé tu si sé tute parole Tu fieri quanti le la pecarise? me un se pur giù farg/ie a Te el mal senza e Un cri la sua strafita, la de la mo, mata vergogna! cairogna... 295 dixe 308 misser , , , 28(3 304 biata, e la vita. novamente a 300 vilanie becarie, seno senza caro le vegna 287 xe 297 xe 296 capiare e a ? rengare! voria bote la da aldù se dise, bacalare mo d'averte con la che vi-tu fa La macaron, sta Non 292 canzon. Betio vo El martelo bela Die, con bordelo del sua tu toesche, al senta canta e 288 putanesche. vin^i che fanti... 294 xe 300 vilania pecarixe 142 E do andarse La da la sa la fa la stria la sa sa al del da e puorzi, 24 comprare, mare! so bon marcò. al parentò 28 Saco, da barba del mogier Botazo Pinzi-sberla 32 mare. dire poria se non tanto, predicare, Se marcho parento me non | e da {corr. che I i Brentela, soa ne ] chritu , piove norigà la fo bo un de Piove la prò, in vejidere d'un da 20 pascolo se fo E fen a ben L'è e papardel^, ben zira e squele, puota da fuogo, el ingrassar la 16 luogo. un ben mena e bastare lavar la ! liale pur stizar sa De, , puoi cà in 26-7 è dona e mati sta incatigiare a fante La è gì co , le zira d piove 31 [ (e avrà ) cane. al la le) mogier zira \ le dun marcho corì\ avea gè piove bon | le da parentò lonor mojer 143 che '1 zentilizia de È che, i 36 lo zia la se in l'armaro pi fuora per la sintia va drio che a non e che 43 lo i cari, scondere infin zentilixia spazio scoltria, quando daziari 3G massaregio. e eia tanto altratanto fosse non righe. è 40 insia i non lasciato zia in via. bianco EL CONTRASTO Tamia EDELA DEL Quale el DA Bellissimo e ", RIDERE MATRIMONIO TESTAMENTO DE UN DE Cod. = 66, Ital.^ marido la sto compo- ITEM UILAN " UN DA BEL VERE BA- PIANTO EL Tamia. LA della moier CI. Marciana^ rubr. 314^, co ALTRO ms. p. nouamente ETC PIACERE, A A " SGRIGNARE TUOGNO DE Un « el piatezar i per », IX primi 232 versi. B o, 3, 11., n. il con che giudice Februario. 37, in l., 8 pp. sopra figura un tre mini uo- a fine: n. 6, M. « 7i., 519. in-4, a col. Stampa = titolo 12, n. de quale s. ». quattro C davanti donna; E, legge incisione seduto una si che una sta con Palatina, titolo intestazione; nelV a. della Stmnpa r=: j e Togno bellissimo dell' « Alessandrina, Contrasto El | et e della nuovamente XIII, del Tamia trimonio | Mail | 145 Item bel un un Tamia nel di cui donna; lento a. n. l., 8 di profilo n. colonne. che finestra^ una in-4^ w. , quattro pianto cavaliere il pp. il lano vil- rappresenta ad sotto altro et un e comparisce vano s. piacere, | etc. un vignetta una serenata una di | gran »; suonatore fanno sgrignare, et testamento haver 1 di della ridere, da composto, una a 14G I. Ma. Dio salve, ve Va si massiere. ben si vestio, de, disì-me, '1 zuse, si-u la e fé pò nu, chialò pezo no 8 BC 6 12 BC non C misier d' un BC 16 bocale, un 3 deh C ^C far voi BC tien tien C in 10 BC mia dispiere BC 13 BC misiere manca B dime A 5 C faro che 16 pissare. 7 avien costei scòale zuese gè 11 BC moiere BC 12 ten un misiere ; aven. da BC con 8 despiere me me d' ten se 9 5C pò a' de men el sivu mogiere me manco B fare. poi questiè da zase, pase me se 1 mesiere e se eh' che 4 se-1 vuol e G sta la da la far sta Massier, 4 comandare fato ho A' pòestè? dire cura cossa tra '1 o a've Massiere, Dio! per BC B mesiere 14 C men 147 lasse-1 Massier, Mo. '1 De, aldi a' Massiere, che avi e a' regie ve fare 21 BC 23 hai habie 26 B e' habbie dogia 28 31 BC C 32 C C BC un BC C core no B ho e BC 24 che 30 BC no se D bare 25 B cuore che 20 C me busia misier de A ciero C chii 32 me. BC B mesiere BC parte intendi BC legie gia 18 duogìa una s' in non C dee A a' 28 vuogia, cuor BC Misier deh al riso; viso in bona ho da 1' è para de g' eh' 19 sgrignare Non che ben fuorsi 17 24 scoltare, a mi,... a' d' om, scaltrimento. bon le mo e, rason l'intendimento ari Se conforto, me ^iera abia eh* 20 torto. o rason intendi vu si bosia. cortesia, per g' he a' e la dise che s' zanzare, si na BC G vo- A 148 Massiere, la a' cossa e m' par ben el n' '1 a' Massier, magniare, Divi-u Mo. E 33 se A co?M ga mesiere misiere 44 BC 45 BC con 47 dimi mo B q C ben BC che 42 più chalosia BC voria 43 BC disprezarme 46 | de notte C in covr. 48 C cosa magnare che vogia 48 C BG 40 BC uu 36 37 a mo 34 f me o desp-i? com I sempre formalo C formagio. C AC J5C mo el 35 38 se magne, me misiere gaiardo 39 BC 41 B BC gaiardo 44 fé? vu magna vechiardo BC com a' BC con truogia sta desbutarme? sempre com vuogia, so mo note, e 40 stentarme, vu di '1 fesse. poesse a muò sto a che no contentarla de-la fare a vorae s' a' 36 gagiardo gagiardo eh' me veciardo sto sea e è quel Ma. in che «ta: maria ^e bavere a la com chialuoga e, dire ve com com' ABC de C C u il A B 150 Duo, Mo. de che Per d' fosse pur cb' e no de aqg. 76 tu A, in BC in 79 che 81 BC 83 C da B C C la gata C in manca BC dare BC fare il BC que 74 BC ben A triompba 70 C B in yo 84 lavezo. me manca 78 lassare mata maletti C de lo manca vuo manca che B 80 peto. neto si in mondo, al un zuoga forsi 72 ABC brondo! un darae lassar buomini 69 d' essere magne seco! a' trionfa de, 76 beco! el ben g/i' in Tamia, Ma, mario un vegna Se Dio, to un far me no dar possa vuoisi se 72 spana? stemana quando te cate-vu una mala te mo in manco la Do, m' questo Duo, Mo. lamente-vu? ve fuorsi Ma. maliti! uomeni monca 80 C 82 essere mo BC 77 el in C daria A 151 '1 che quanto m' Questù che el è ha si a' he che faza se cui, te 91 si mesiere 96 che a C C or in culo BC 102 opria in C A com tei culo 104 95 lechare G inuidia C pruopia-jB B BC BC C C vena duncha 98 diaro in BC C con B manca a chel 99 BC on maladeto anì-BC 97 87 BC sia 90 misiere 104 dinaro. BC e 92 B 100 ben, me 86 BC C i molton. vuò n' in 88 B manca fé BC suspetto pissare, pruopriamen! tu se BC 93 96 '1 carbon '1 cui I misiere paiaro a' fazo. licare a fa com Tamia, 89 cason, a vo vegna che più : rason eh' vegni me intro B 92 anemalazo! vu 85 drio. fio, dà in quel Donca, Do, pissare a gran m' la Duo-sa, Ma. andare me una che el sospeto, vegna non se g' in me 88 maleto. sto posso no Massier, Mo. eh' pagiaro el che Dio soto pi scaltrio, apena drio crezo sea non vegio un Ma. a' massiere, Aldi, Mo. 101 in il 100 il B el tei cui 152 dolce De, Mo. massier ben vogie-me A' che m' è Questù che e in 108 lam-C da questo 114 eh' 115 el che BC bia C BC C a B le fazo fuse 116 fare B forse voi che B misier C vogime C de A agg. C giloso BC voi BC sempre; quei 116 C BC B BC rabioso A in manca fusse B te in C 120 storte. vogieme 'manca 119 o dibia dete, in BC vere digo. o mesier aipena, 120 savere ghe si manca e '1 vuol 107 C ne 112 guardare, A 112 113 vuol a' no 110 C me volerme a' raboso. can papapigo, cao deh vogime el eh' sto eh' rio ziloso, sempre per si un apena ere 106 è si quelo mario, sto vegnù n' 108 pare a è che pi lomentare. me dete me 105 da che digo E comprendere '1 s' ha se intendere ben vogiè e caro, non C de- 153 far e che, La el Me-dio! i Ma.' E è che da Mo. Mòa, i 122 BC ga 133 demugno BC 137 BC 139 B uogno mo C BC lingue 140 B ho da torà fa in 136 BC co BC fa C che 138 C BC con 134 manca fuo- G meti 132 C agno Sii 127 BC BC pare tu 140 vora posse 135 sassi! man. con medi BC 136 niente. bassi, è 129 BC mesiere Tuognio, serpente, 125 131 A demuognio? con i gi 132 col brusar si BC vora de BC con vu da om toca se a far a un far vu. far a lengua Duo, si par ho mi samare. brusare com abia busa, la a vuol ve 128 musa. possa tristi, eh' Ma. la ave Massier, Mo. su che Si, Mo. vorae le merde, do g/ie fuogo cbe verde. legne darve e Ma. brusare, bele Si, 124 magnare. me vorae con Mo. scapolerà, '1 possa se vorà, el com se no Ma. forte butar porà El B un li C 154 Ma. Te Mo. Ma. che par me sapie Si, a' m' eh' a' che 'n con debita Ma. 1' C 146 -tia hom 151 giave el tuto mesiere B 148 150 156 che suo 147 149 B e G | e BG in BC tasi tam havessi se te ho BC C B G 153 il rispon-C misiere haesse BC C 144 cun se 156 poere. -lentia AC rebelintia BC d' aiare be 145 secretto anegare, BC BC 152 quando so andare G descovrando. 9erca sapia BG sacreto ve me si inteleto, digo, se se a 143 om, andè te el 142 bon ave6-se omo 148 rason. eh' Tamia, sentin9ia una tegnessè quel 144 rebelin^ia, tasi, e' vu! vegnù fa9e s' de son vostra ? scendere, a paura a' che, respondere anderè da Tasi, vermo-can ben JiQ Massier, Mo. '1 5 155 G a- 1^ voli-u Massiere, Mo. che '1 pi alto 1' ha e che de Mo se me o 1' è Ve '1 m'ha andarme 157 vere far 159 senza 161 cose C mesiere del un deral B pur 172 -tuoria B B che derau 171 173 174 165 167 pel bisogne C dis-C 169 lauera havei ris-C altro C BC suspeto a C B B ani-^C costuC più 176 volivu C costui/^ B letran? gran misiere 164 BC C sermon, 160 mesere sua d' BC 170 smalmoria suo B 158 166 C respons'ion par B 172 ? smelmuoria quisti BC respondere averà che scondere? a interluogatuoria sta a 168 besogne, che saverà Chi 164 inteleto vergogne? sue mo sospeto. descovrire de-1 massiere, de in covrire; le g' no, o derae-1 par Chi no; o ha pur a una: vero, che ale 160 questù tute Ma; 1' rason, quel senz' luna? la ca cosse o anemale, un volar ere do le De veere è questù se ^ B ma pur BC visp-BC chavera 175 C questi 156 Te par che abie di de meter ca se Per '1 scaltrimenti pi argumenti, '1 fosse fé, mia nel vermo-can el poeta? un 180 Pigafeta, trentinazo nostro , che sta g' no Questi andarave di è ch'i le per Mo pute si le nuostri respondi che 180 183 ogni reue G 186 BG che 188 C al G proposito in e C a de G 192 to posta G 190 G 191 | a respundigi BG G A avanci ISl C del ande- BG gè 185 pure 182 G G ne 192 preposta. nostri BG dime la A inanci prepuosito; fusse eav-4cav-C A de ! prepuosito a 184 stare 188 fresche a BC a fantesche. zuche insir no pare mete Respundi-me e 184 avanzi, i quando palazo, in inanzi. gi ch'avanza Mo. di ogno quando respon- BG nuose B di respon- 158 Mo. Tuogno, le a sto darg/ie un om Tamia, te el Ma. è de tuto Tamia, te '1 per e vuoisi 213 Ti si 216 calzare 218 I el dreto quasio B B dritto 224 vaia B sta B C vaia scritto C chìin Togno BC vo BC 219 che sei BC il ho e torto a chun C quasi C e BC 220 B sonegno 222 in fondo, mano 217 B 220 morto, 212 matta mondo. afondare. de d'altra manca al derto a Duo pi sovegno, el quaso B tesi A vi me Tuognio Sopra dire: sostegno quanto rivarme 216 pur el vero ti e palese: spese? vuò manca me che 209 è vestire? ne ve-1 Tuogno, 212 braco! un bone calzar, ne ca questo manca mario, pistaco? un pi mata partio? per vagie no Duo, Mo. inganare pute che Ma. de" se t- 221 C C BC 228 224 C ta C vu da BC 159 Massier, Mo. de questo che '1 che laA'somo sta zanze, che tute da eh' a' Ma. Tamia, m' te Mo, che De, si ve C 228 ti 226 canti del C de core C C 241 240 dolore! 244 Dio. ca C 1 qiie hes-BC 229 5 vo vegnati C C il B mo 231 BC more que 227 BC 234 239 muore, messer lassem B croce guaagno BG . serore, pi B . . me quela sto 230 C 233 238 mesiere cuore pecò, ch'adoro 225 el guagnò? are-tu si 23G deserto; mario vegna-te Tu stare coverto. un passò to Tamia, pi me m'Tie se zurare pur soto he 232 erose, vuò tu pare santa no vu con me nose. vuò 22b andare vender questa che-l[o] fati. smati. te Dio! Per cuco un suo di tu ma Per Mo. '1 canta se ere pare bissuco, me '1 cante Tamia, Ma. v' in che ino 240 243 BC mo A zance 235 BC vo que sorore C B C IGO massier dol^e De, Mo. ancuò vogie-me No A' fé me in pi è oltra, che pari che vegna Duo smatare fava la cori spazare. sgarufagia. questa gh' mio, in gagia; 9Ìtamiegi, propio osiegi, li zerca i cave-me mo 248 uci. uci , , se torno se vegno de che Se aessan O mesier 247 più 249 io sunè se n'aessan pur 254 se cera in sean BC C ciramiegi uchi BC 255 BC me 260 246 248 C 264 Dio! C messer a portò da afamè sti 252 260 osiegi. pan'iegi Ostentare C asse chialò, 250 bachete, e spacerae C 256 zoete. se B 5 do vis-cio quanti a 245 muragìe. sean g'aessan Mo. mese canagie ste ere paese, sto sta a Tamia, in me dentro Ma. 252 vogime C sgarafagia C C 253 e haesen sto C C 251 uchi 258 262 prio proDC ere spa- 161 Cori, de pota Ma. drio, cori-ne eh' a' del pane Tamia, A' '1 e dag^emo a quel da ligare eh' a' chi Tu te Tu no s' tu se 267 ve 275 vo BO 278 vo C eàene; voFtre fare, ti 280 dighe. e lanterne. taverne per 284 tenzon. 268 C C raarende C se vessig^e in manca corozare '1 de scambio 276 corezare. che vuò de 276 reprende? derissi fa 9ene, merende. vuo(.ssi) giesie 272 mato vender(e) Per fato. e un in te no cri in dito è vuò no 9ena pejia vostre Tamia, Tu da de si ehe 268 t' agrava, far eh' fava. la no a ne-an Ma-. de e se digo dare vogiemo ve andemo Mo. mare! vostra 280 277 non C C pan che C fìC vo 11 162 Mo. A' son quela eh' che voli-vu Ben, Se dovesse fare a' Ma. Tamia, da Mo. d' tu mi e sta che te S' tu che ne 287 291 dovese C 302 B G vuogia, fare. 300 cargare, descargarte, a vuò vuò pi guardarte, pi sta neri 293 300 vo C BC 299 C C 301 303 più 0 mio C lassare descargare 304 pena. far 288 B 304 duogia. bona lassare C vola guardare de no no lassare buona de andare tu 2 96 crestieri. i despieri, te fare te drio, mi, muoro Va, mario. de a 292 pegno. degno me mete pare Tamia, Mo. sto se ti el con n'ieri esser me fare, t'he te Mo Mo. corezare lasserò Tuogno, 288 contento son che dire? talento. me te te e el no son. morire, mo de a' B vo di gara Gar- BC 16.^ Fa Ma. male s' tu curi brena; tuta a sé cerere , che , el vezo Se Mo. far voli me s[e] E, per inanzo che fo de [de] Vvo C 310 317 ser gliol mi C B misser BC la a destreto, ? 318 C C efeto Tamia o Se vostro vo Antogno 324 311 C 315 C e vogio 319 B i ha 307 ? tu C testimugno C 320 Freo, Corneo, nostra corére sti de vero con Togno 314 BC Antuogno, vesentin dono C testemuogno, figiol monte 316 carte. parte, me massier che sa fare raile sea comò 305 mendare, vuogio te me s-ciavo chi 312 vivente. vuò te tu ognun dal avere sempre verasiamente, Tamia, a' avere , ahnè onore, Ma. vostro , vuò ve 308 parte carte, del Tuogiio a' mala in desposto volere to 320 BO C mi- fi- 164 forza ogni de vendere de alienare si E se e 335 stu come poese la forse C tronco B stampa sopra C; C che sia el altro cfr. B v. 342 340 scrito: dito, (me) parente me generalmente A9eto -gar morte pi forte, fossi ogn' privo della 336 instrumeuto, intenda ipegna, fare poesse per vuò cossi 326 se per questo che 332 reze, contrafare. donason Ognun cuore, testamento per se onore. leze, non questo me la ogna possa (E) pase el che anulo che e la dono vuò si e , del ghe 328 case e che osserve me si obligare e questo: con impegnare, e possessìon mie e balia e . 844 Tamia, in fine S21 331 41, vedi parento C core C in manca o v. to difet- un per ogni 56 339 B 344 BC quecio ac- 166 Orsù, la si e ne in " possa BC aiare governare infinita secula in 369 erose sempre per e santa di seculorum. secula seculi, Amen. 368 1G7 II [EL TESTAMENTO PERENZONJ SIER DE ?»»*? che Vui, chialò si ciamè guardò al che a' andasse a farò cavare ve diese E e' de che 1 B che 6 fusse 12 16 Bertazo ve dag^è el sagramento spazamento dir so Vvi chen C 4 C eh' chiallò noua 7 C B 12 noaro, caro a pur nouaro dire pantazo. chialò g^e e 8 , si che mati, fati de sier averò g' ! sbaiafare, lire vu, che si nuostri sti beco; strambeco fosse vu demuni i el del corpo se - eh' pur v' a^egasse no oh' testimuni, per i' ^o cigasce C nostri 14 chiame 2 C il 16 pressa. il 5 C 8 BC andase sacramento de O B C 1G8 Cori, cori, contessa. Porta E' Che merda toli la per tuto e 28 qua quisti seri 33 que C inziliero guanti, tinazo. el con C brazo 40 ti. 27 BC 30 36 Tura, del fondo Tochè il 32 scritura. barba za, 22 Bertazo, quanti, i la tochè quel sier za, tuti fuora cave-ve Porte in Frisiero, altri che porcazo. un co Inzeliero, vu e deleto! che sier barba vu, 28 leto. el quanto fe-ve vu, fuora vaga no Mo — e malora! imbratò è L' 24 sache, guardò De, — rauza me lache? le per vostra che puza? '1 che quele la in morto! questa vi-tu No 20 soto. dir voi la bagno fosse-vu mo — scagno. me quanto De, Mo che sento tuto — quel za con B 40 la non 32 questi vega frisier C C B 169 Ai De-beniti! santi e' che si seri sari cri che biè che '1 el e in ancuò 48 sera riviera palese; tuto sto diron Orsù-, zuron, sera no vera sa el pegoron. ognon sta tuta 44 ti, Cussi — pò per secriti, muò a e mo per vu e chialó zuré a paese 52 ognon. Perenzon sier , sprichè No E — E' me un me 41 giuron zon menzaro C che sera al buiegi i puoco crezo i dà 52 C C el zo di ? 56 ; ^ervegi 60 volta, 46 B 54 va sorò pur ' '1 scomenzerò. cosi son e che vi-vu voli. che quel cha 55 buegi 47 53 C ognun C 58 C piegoron zu C il C 59 ognun paren56 sco- cerviegi C 170 se no tolta tosse me sta da puza Adesso un dosso. a' pur favelare. puoco Mande-me posso 64 clamare a contessa moiere me ; , l'è de che Con sia e la e si d' aver dà se no C massaria. via va ben me mo chiamare su, mi; el 84 fio. 64 B di, el vere sbora me se da me 80 bevù. in vegna ere 76 botazo. impazo l'Tia la che 61 el guardare che ora l'ora mai la ne posso la bon' a ve quando A' doman puoco ghQ 72 man. brombò sempre La in su no fuso el de lieva là, muso, trova l' è la al volte ghe 68 contrà. sta el ciare Quando filiere roca torse se E in l'ave la bone le 0 poco 69 BC a 65 70 C . C 77 poco C 83 ma C daman- ce tor- 171 E' l'/ia se de El niente. molto pruente sé de No fosse-la per mi m'ha da pò e' ghe El que 99 strazerò so 100 qua. ensi ; pensi tu 104 falò. 86 C 95 BC B , corà gi tu che uossi de la creperà che ; gi insire andarà stazaro tuossi la 96 ! mondo fondo, al quelo 86 vegnua questo che inanzo si vezua. me in posso te e mai messo se — megio averla no 92 consegio. gran un serave me a La me sparagnare La e 88 che. de pur dirave ne caldara, la impe La No massara! bona una ho che dir sé ve C venua lOi C crepara 98 C C le 88 B masara C può 104 dare an- 172 A' son chialò; mo che voli-vu No — Tu Fazi puos-tu si che ben eri tu Fa-te che te Fé la Tuo-me in per ma 107 gne 120 fuorbi C 112 sposa, oltra! 116 coltra, sta fa impazo. mo, sier Bertazo, de 120 ognon, Perenzon, lo bevere infermo 113 la a presinzia mi comò cuorbi! suorbi. vegna la Scrivi i vistosa? via che simpia; te me largo che Papia. qua, tu Sie-tu 108 andà magne che par vegnire? assà. la in ? me sta visitare a El dire tropo del de san me l'inteleto, C presentia 111 C puosto 117 corpo, tuo C in 114 siestu C 119 ognun 124 C in manca C C 116 scrivi misier C come C 121 ve- 174 E' — el lasserò ghe E' stufa ormai sor» — mufa. la da vin quel vezo, 152 quel' aquarola. de Che bestiola, voris-tu, — Tu vali no dirte a quatrin, un el pur 156 vero. Anzeliero barba Ma vin? da bistracana — mia e ben e da Se a' t' in 156 160 157 C do C 159 C anciliero 164 C trata n pe 155 C bistacana 154 167 C 168 du. pur 161 B stramuion raue C pie, in stare dareve della il C con 164 stramuson. un poesse — 150 , insturbiè. ve no treze Perenzon: sier Aldi, — darà te le per — e' 160 ; mata, t'avesse Se , peze? de omo pizola fata son come traté me da alevà ha. m' che sa Rezola, mare 5 non C aleno B dare C 168 da- 175 levare Puossa su — Ai dona , Fé ho 179 I 182 che 177 sia C 188 ibrio 170 B C piglio C 181 C 183 b- 187 Branzo, a levar allo ma 184 ? caro, puosa C dò avanzo. comò figliolo 169 an morire, d' ben abi dovire pur scrivi 0 vo 180 imbriò? sea che el può tu — '1 par ve ben molto 175 cao. furioso! al che mo No me '1 te bao! bao! — biando in scarcagioso, cri-vu — 176 man. pan, largo vegio ne le da trarò te-1 — cavare cossa quel pigio S' vuò me no Me-dio! Sto messa atentare qualche e' 172 a me no s' tu Se tuorti, contessa. va-te-n.e e muorti. mile mo — De, i luti prima come C 178 C morti i Cnel C C scarcaioso ahiam 188 B ha- figliuolo C ITf; a' lasso ghe eh' è L' è me ve so le ; dir l'è lasso Bertuola, a L' è bo. un 204 belo, mantelo me che '1 194 mie 201 I e C pape. da trape in se non gè rompono 203 5 drape ten filo. C 208 di 195 C straze 196 C de pien rosegò è C aze 207 , , che la el squarzon Altregò, tanto sé lasso ghe un fiol 200 zupon, intrarava g^' me che el con '1 che 196 strembolà, dentro è gh' E iaza. guarnaza, insembre che che quanta la ru da mia tuta ; 192 sfrazelè ramponò Questa portegale vezù. e' ha tute e' el ben caro, scale. soto quel è me senza l'ai L' el C oltrago 199 C le che beriuo206 di C 177 A tì.o]o me gJie lasso che fo el de quel -sa El el consegio, in 216 olmo, omo che besogna a 9Ìtire; dire? che crezo 220 Maron, Ciaron g^e Non desse a de ve faga '1 che le paregio. nostro osasse ne-auche e el me che E' 212 letran! l'iera gì era no Lambuzo, gran Quando el capuzo sier fo no soto ine barbari. caro me Duo Bilo le e nuove la caegia. maravegia, tute le 224 legie vegie, criminale e le muni9ipale, 9ivile 209 sase 224 al faca C 221 B 228 canoneg/ie e 213 Chiaron letram BC 218 B 223 os- C no C 12 178 e digo non El panzonegi^e. trapassa Su, — disi, Guarda — E dirò fo e Perenzon. o che quel ve El ognon. ben di. tu 2i52 pi: teologo e bon e retuofigo astrologo 230 luoigo megio che fo Isopo , filosofo, e slaureò; poeta el el fo apresiò da tuti el fasea gi universi; viersi safici e da tuti fo pentamati; A fiola fata e' he 229 no theologo philosopho 239 B 243 la mia gioueni fasia C 244 fati abreviare 234 240 instuoria. Nuoria, a Gurleto, C 230 ogn' BG 237 sposa e hom 241 fu versi C uninersi insturia C luogio mezo BC 246 248 C B 242 C ? to tut- B instoria C 179 lasso g^e , El me de è '1 ghe lasso che sé sé In da vogio la bona la come 260 basto, el , da can. laldan 264 schina polmon9Ìegi de digo mociegi stala, magna cento 260 la ronzina. su e cavala, che E ben spose. 256 la guasto '1 par L'ave 268 bon con tuto che e nose. Aleprando insembre che de cantando. pur fiolo me pin sia proprio Va-te A 252 scarpogie L' galon, molesin. che crezo i rompe sè-1 si bon. molto è che E' leto sto qui , biegi , gruossi il C corno 262 267 C C 268 ravi. per P dico de C 266 O quei polC 180 Quando che la si el g'/ia el e Chi la è è sotile la adosso, montasse in da fato za in ore ghe chi non ; quatro la con , fare megia 280 ; striegia, al gy^e guardi No guera giostrare ho toca 276 tera. bona da s' tu 272 grosso. cazerave trenta che colo ghe g' streto gentile; proprio a' buel tuta cavo anche marchete. un el g'/ia e L' costò me La la l'avi, monte muso. suso 284 cavalcare sa , si la pele La teme la 274 281 di g' de e quaderno. el ha, stregia C fare vole ghe no mal sechizà manca G in 285 pel vermo ; una costa C 278 non C 288 B iostrare 287 il C Ì82 V Mo è se r la salterà cora9e che un dugo un '^12 , via , , nobile mio Bertazo 316 ; mobile st' altro , sé che , è eh' indiviso, per tamiso un e e , festugo. scrivi Orsù scrivi mena9e impetoria. va-la si ; ghe un propio par ! trapasso sctiitera La La bon el h" de pien anche 320 busi fusi sete , de pezo un Scrivi è 310 in tuta va eh' perponta 324 , fasso , scrivi e , tina una che penta s-ciavina. una con la spezà ha. che questo bon da passo, schietera 316 el mio C 326 tutto C 328 mesurare. 318per vale 314 C diviso C 319 C uno B 183 E guarda qual che de aniegi una sé pena. caena una 1 con la intro cossa Scrivi Scrivi lassare no copa , fata al 332 stropa. torno , uno da spazo du con forno 336 foregolon , quatro cocon con i suo che è pieni e si ghe do Scrivi de caruoli i manca 340 gerci. speci frantume. tuti anche Miti-g^e che Scrivi vezuoli, , del sé pè un 344 lu^ernaro. mortaro un el con pilon. so Miti-g^e un roncon , eh' è 332 338 340 BC anegi suoi gè tuto dentegò di vezoli C cerchi 343 mitighi choncon 337 339 C B 348 , BC e C in manca 341 C un B C spechi 184 un bo da zogo , è che senza coreze , du f Lindi da un mazo de veze, B52 secate , do pele de da fare gate Scrivi è guà da pigiar La g' del le ha. è che Scrivi capelo, , 360 pugno. , 364 testiera. senza caldiera, è senza camise da portar Miti-g^e è manego de anche Scrivi 368 festa. pesta senza , canevo, de una , fondo. brondo un , che è 351 do C grugno un do di un ve ara porzelo. una che spesse de è che macie un Scrivi che pesse. in tr g/ie anche Scrivi 356 repezà. tuta una che 362 foreta una che Scrivi bereta. una senza 372 resriare. fondi procello 360 C D 365 intrare caldera C C 185 do Scrivi ingistare che ha. bigolo un do con colo. el roto Miti-g/ie , segie 376 rote , un da testo , eh' è anche questo vi I' è Scrivi fato ? pendagie. do toagie , 384 destilè. è tute i vissi me fuorsi do si Scrivi tre no 380 borsato. senza eh' su me con 1' è Vu sfendù. tuto Scrivi Vu torte bele. barele , da da sela Galina 388 cavalo. gaio ne , no g/te El no a' Scrivi r ghe JiQ che sé Scrivi 384 xcMi fare an n'è pi fate ; 392 fuora. stuora, una che scrivi. in un sé canton. zapon , 396 fora, tuto demile C sto 386 B 398 se duo elze C C 892 ste- 186 mela una da Spa , che è alze senza , un Scrivi do da manego do prie da che è gusare, sfrachè. tute anche que"te altre do 400 manare, Miti-gi Scrivi falze. pè a 404 vele: no scuele , eh' è bone da buro , e menestrauro un , che r è de è onto '1 , vai no niente de quartirol un de mezo 408 ; conto puoco che fava tuto ; lente , fasuoli 412 ; pezoli e 9erca staro mezo formento ; faro ne , el Che ghe questi e me-1 per 400 410 man C B un 416 gran. malan berogieri ! posieri tosse le che beroieri el vegna a è n' ghe no colte nuostre 408 B ere 414 419 420 ; B stare tolse e B in manca 418 420 C quelli nostre C 187 fa i do pagar volte questi meneguoldi e' lio ghe si e Scrivi cariega una è do gramole Un denti ruti. do Scrivi 428 , da i con , cain questi chigia una 424 sparangole. senza Meti-gj^e e beruoldi du dò deniega. me che ; tuorci , che e cussi , faron nu fare 432 bon tropo se no mobele. questo a Scrivi di mo imobele , ducati vai che 436 assà , prima cà una , che de sera cane , con el quanto tuto 421 di legname I C e fa 426 gia C chi BC stabile C 422 433 co i saron 440 ; (7 mane- sparamole 430 C marzo 429 BC 431 C C 423 duo 435 C imobile eroichaituorB 188 1' è alta bon un da le brazo de sponde confina ; drio Mio con , che dal fo madona La Berta. in el smorza se el posso veder e anche l' Orlon el fogo piove, e tuto 448 luogo. ogni quando co 444 ; descoverta è quasi me Avanzo sler denanzo canto con El de Jove 452 setentrion , el No cho par la confina con nostra che fo 441 tuorchi che pò 456 agia ? da nona madona , aigia de 448 B B pianete. strologagia La uanzo 456 ve Boete le tute con stugiò de caro B barba 445 BC luoco 457 460 Marco. C strologia de- canton 453 C 0 con 460 mal- 190 che '1 fa con " L' el domanda g/ie no hB, el V farà con brissa; che n' è 481 , grissa, 492 afumegò. è opio. un e propio me 496 fìto. impago pi debito, de ho confina El una vi no ben chiama è si son r guasto prò un una si 488 pasto. sempre pele Questo e segia al no Miti-g/ie megia una '1 pare che Mo mile che hdi. la 484 brama; ciama figo che pi sichi , e de credo e lavri i e vin Toischi. a sempre azetisse el L' miele la ha. che incendere, dibia g^e caveale. Naie: con doman contra 487 e sa G 492 afumiego in C 496 io pago j 485 G intendere BC 500 ; in manca G G e 490 C 494 d-C in un manca bri- 191 e Cassan maistro con in abita che la via comuna de Scrive-g^e de E L' è el 503 e Possente 516 dinaro. un caro; refuare; vorò in cavare posso a' comò gazon manca sier a tropo tanto, a ponente. lire e' n' 515 Borbante impago ben 512 levante, contra sie Tura Dona sier in campo un contra apresso 508 araura, apresso in Conti, Melampo. sier mo tera ; maistro con fo monti i verso sera che 504 Val-bruna; in confina pò Previ, da Gazan e con mezodi verso 512 C in C 520 impago. al 518 levante resuare C B 192 bon De invriago sta sis-tu el e sen a forni de quel che ben 1' intrerà che L' tu Scrivi e v' pezo 1' anche di. ai! 536 orto, soto, Salvalagio è ; d' pien zeole de '1 fosse 521 527 Dio corpo 532 , ti, agio 540 ; sole el 1' quanto Al 9ervelo che sbate tuto se livelo. tu anche g^e Carelo, che quale el 528 pe quelo de qua vezo da a mo arente el me anche Orsù, — è in ; fé, puoco '1 fa se eh' bona ara e 524 avezo a-1 in si '1 torà — con che Antonelo, sier e n' me è che fati far mati, pezo so e ora a vuò mo pur questa fuor va pe e in ano. malano! del 544 murò . che el 522 C ingiuriago C 539 1a questhora q-C B 193 el che r fiè è s' in se che campi tre 552 semena, da se se e de uve d' olivi le faze de caro bon impago ma mastiegi de sier e e an du e un mozo 555 sembrati C Fin, sier 560 Azaro, pernigon de ne 548 fsi B C 564 formento, C B guso I presso ; staro, un mesurere 553 vin possession, sta 547 a de fo che 556 vernaze che un Tarzerivi. imbratè I crezo crezi Scampi. Sparape, apresso 550 fu che anche Scrivi du ducato, un Guzo, 548 quarto mezo zerca che pagare. mesarare; za pago a e tesoro '1 poesse El e sé ghe no sarape cerca 552 semene C 554 C 556 vernace f 563 | zan B B zarzarini C C 557 C l:i el 194 n' abia che che chialò suma che vu, Guardò si ben ciaro sumè 1' è Mai-di! e diese e sete diese e presto tosto nove desnove vai vintisi 576 e e oto e diese e tri quarantaquatro 9Ìnquantaquatro sessantasete no ; se sete 565 n gnare manca e interpolati C pò sete; doese miti-g/ie e 580 9Ìnquantasete ... snoe 572 sera. quatro e sete 575 , trentasie diese 569 questo volentiera: 9inque e monta via perchè — 568 noaro. che quelo e crivelò. ben sia Or dentro, niente desnove in manca C 584 ; chiaro in 583 C C che 566 573 BC 582-95 mitigie '1 mal versi C C 584 B forse de- 195 desnuove . . . sete. cave-ne Duo un de de e una sie sete, e e sie sete. fare el nostro vien questo sie, e e sete avi 585 gie dire, belo. e disnoe C 587 C 588 mitigie 595 C da presto in manca ponto lire. altro spaze-ve manca in C manca in C GOO conto bel per sessantasete S' 596 vintisie, sete una A ; sese sete e sese, diese miti-g^e de 592 sese; pò se no ; sie diese e 588 ; sie quatro e ; du vai un el sete miti-g^e e e sie e diese 598 600 604 due C 597 B sio ovstro e 599 B C sio B 594 miti- e secondo e sio BC e 196 Al ai vu de de sumare, ma fiè ho si 612 inato che 1' me doman è questa scrivi 606 612 fasse mi sia mi la vigilia; la mia 616 mi. vuogia, 620 bon; a' eh' quelo de a possession mie e , anch' insegne mio Bertazo le mostrò sea me di el ancuò e '1 che vuò curò, mai ^o n' me non A' 622 du e , die anch vivù, mai vintiquattro. sto son 608 andare. pur vintizìnque se e abaco. vostro quanto con Ma saco un ve sepi no A' pien se Crivelo! san questo La A' de corpo — nai B fondo 613 616 che B 617 fusse C di 610 C C questo 624 fuoio; C ventuq- mondo al ho vostro questo un in zo mo g' '1 G 615 C so C C insegni 619 ma C vuol C C voglia C 198 e debia se an in sempre el ultimo me '1 dea se g^e '1 per e ponto pò scodozilo di cason, pur antigo; meti-g^e un 647 no 653 C 659 cilo e 662 metigie sia voi C si B no C seno pieno, 664 oponù. 649 C vogio el puoco '1 sia ghe no 660 digo. si che fare ben saveri che sperare. ma che fé 656 rason megio o stilo altro '1 possa Vu-1 652 trovò, altra ogni che Vu de ogni e per pimento tegna via per e testamento, vegnisse che e' vò 648 tegnere qualche se sia che volere; de via per e, compagnia; vuogio questo e che stare tegnire voi 660 C 654 C non 652 C 661 nisse ve- scodivo C 199 — Lasse e E abiè non che farò che no che vu fare pur chi, e li sia altro 672 savi,) Perenzon. sier coion i che sale, 676 caveale lassò. ha Altro buzò el magna abiè ! puole. se no Ora si de ìji no Che-I che za messi za testimuoni per testo cavò Che duoni, e (ognun, sto 668 lalderi. ve meto a scrivaura, uomini ve mi paura, una si tuti a 680 pa9ien9ia. FINIS 665 non C lar 668 C 666 meni doni C 671 alto C 679 alto tientia BC 669 C non il m' no -moni fine vo se C 670 C 676 C vuo 667 C C zia 680 che huoB pa- •200 III riANTO O trista O La (la) trista bona con ben vita mia! compagnia V tu ha. perdua. 4 salua te gente TAMIA LA Tamia! te, La DE si gramezosamente. O Biasio mio valente , eri quanto Quando che '1 m' che dis-tu, « 3 B asagiè o Pro I a me he te bona muzà 8 aprisiò! me '1 fosso muzò (si gran) un peton, compagnon? faga, Tamia, 8 C .^ 12 " mai ovvero 10 C me muzò muza 1* si , manca in C lì que BC 12 fazi C 201 O mia vita Biasio , , O baiando tu (tu) strenzevi el bel resoto si un dessi me 16 ?» core Carpane© a me con el ; d'amore, mio Biasio , dito me cagò aìs-tu " are quanti mo polito mio Biasio o la digo inter A' mi raustrè ; 20 piezegoto, un a' deo nega salbega , 0 d' mio Biasio mio el salvare per 24 onore. amore , dal montesuol[o] mo tu a O Scafo, menessi che quelù i Biasio t' s-ciafo un 28 zanzava. acusava , a 0 qui 15 23 30 [me] quanti (che) mostre notari tu haro lassò dato C 27 31 uoari. dinari per me C qui e zuse sebi frelo mi 32 ! , 16 C aio denari BC C [ ha 28 C qaeli C 202 O Biasio el quela con (mo) si O gabana ingviana una , 36 svermeio. tu bon Biasio, (bela) to parivi tu eri castelo, me conseio , arissi tu la a O apresiò bei quei tuo si bianchi e cavegi, svermiegi d' 44 oro. mia, speranza Biasio raise mia , , (che eri (pur parivi un tu mo tu) dentro 0 Biasio me 48 si) zazarin, paladin , giesìò. quel a , tresoro, me (o) dol9e o si fili parea el 40 bionda, con Biasio, bastò rionda. testa i , (ben) pur tavola Biasio, eh' O vile ste per onorò , 40 de la 34 tu to ritonda thesoro 36 B C tuo 45 C 48 52 morte scura ti ex C C 39 /^ trexoro 50 iesio arisi B B B 203 quanto duol ne tute per O stringhe e par O Biasio Moiere, « che te sea gramego bel trepego ? le (se) sgrinazava lo per O si 53 63 sto le ne manca ben te 69 tu 72 e che si le in O me pare 68 cossa: . fossa de che la sta in 61 C questa tera. guera novele mal(e) B prego rengare. '1 stragna Biasio, è e [bel] (si) magni O 64 pute tute quela in zasi e 57 to Biasio, una tu quele a » , , siando 60 ! straliere sete a desivi: me (so)la9Ì, quanti Biasio !• bra9Ì ai straliere stringò (Tu) 50 , con O calzesole bele) (tuo rosse ! zentile, mio quale bianche, vile ste me Biasio con forte me 56 C disivi C tue le C calce C sia C 62 C 65 fosa 72 ; sgrignaua 71 sta C in C 204 tu n' lassò he andare per 0 El non de la tua Biasio, si che fo al campo. cata el andieòsi g' 80 brazale. i (si) che voi , eh' a' dito, abia (m') daga me mio fito el '1 preve non Biasio coltra la reale, paron (che) oltra là , mio ben 76 vo(lo)ntiera impegnò Biasio stampo veglierà. 9er comprarte per O pele s" in tu el O la 84 pensiero. spiero , de piar altro partio. A' voio tuor mario , (che) O non Biasio, sale La fare? don(te) con la e 88 durare. pi posso daia , '1 preve se (a') 79 ol 84 dage più porè cerveliera 76 88 la no C 90 si deia B \manca mìo B 92 pagare. 11 C 85 C I (me) comprati 80 B aia, m' non in manca 82 in vuol C C C 20G O Biasio, el pili de O mario, me mele Biasio bel morume, , [e] pin O de si-tu de volerme non O a' boca 120 ; durare (pi) mia ! zerta son mariare posso zuoia deserta ma eh' Biasio, a' 116 , com(e) eh' zintilia. Tamia povera O dolzume (de) e , spirÌ9Ìosa. oliosa mia , che da saea merda (da) e viole 124 , disivi mo eh' de vaca. straca son 128 mariarme (que)sta sera (A') vo 114 non poi far C 125 mo 127 che 122 C de 129 132 manco. in B maritare 126 maritarme certa C BC serta di- UH C zentilia spiritiosa B dieta a , inanca B tu perta. star 116 C voleerme più pi 119 C cossa , possando 120 a' una tribularme tanto volo scompissà oh' Biasio, parole, tue) fato ara O e (quele 121 C che C o C 124 irriducibile verso C 131 vi pò G 207 (no) Bernardo Fra farme a A' i piasere. mie g' a' eh' infina el lio 136 tempo , compimento a a' stanco provedere voio perchè (mo) se sa9Ìare. possa me (A') denanzi a comandare fata (sta) son la 140 rason , per bel un che compagnon voi si , irei che mio , , sta 133 non 143 lungo e manca e v. in (con) 136 C la B con 138 C 142 B di mancante sua 144 mare. so il denanci 140 BC tiare 145 Dio con mario me esser due C sa- verso sillabe ?209 COMMEDIA INEDITA DI RUZZANTE Dal cod. il Per B Tre = stris. I Signori Pisani. I Con sprolico, ma anche delle rvzzante cita re- | Canaletto. me | Con lo istesso piacere, Grazia della | alli ca MDLI. " Bissa, pp. et " vno scritta Ruzzante et argute, | più non priuilegio Stefano illu- | nari, = lettera ingegniose, re appresso | Cor vna co raviglioso VINETIA calle I | = ragionamento | per — I rvsti vno Aluarotto ope | di Cardinali insie stampate. in servii orationi lingva in I te tutte mi prologo seguenti: stampe di 228"- 66, pp. (A). -246^ allo XI, It. mare. de |1IN Alessi all'insegna del 2T-28\ 14 210 C Ediz. = dello stampatore stesso , 1555, 45-7. D di Ediz. z=:z Stampatore, Greco E Perin 1598, Libravo, F Amadio, G de 1617, Do = 12-18^ maschei di E/Uzante e in dello .1 lingua stesso nico Dome- Orlandini, 1885, burleschi Motti uno rustica, anno, slettra una e aggiuntovi in editore di 20^-21\ 0. Padova, riprodotto le 20''-21\ rasonaminti Ruzante, di Heredi degli vicentina Ridampa = Giorgio 24^-2o\ vicentina Ediz. = 1584, Vicenza, « per Sprolico dello 37-43. stesso » 211 SPROLICO femene è la bela pi andare, naturale la i com fa fa le la rosa? fa B-G 3 4 B-G manca B-G in 9 e B-G com BC la vo- con 2 con- in EF epercluQ D-G 5 B-G snat- A 7 BC con 8 A-F perque a a cavi te bem B-G me citè, manca 6-(t anare no salbegura, D-G 6 A.F la in in B-G B-G consa gabie, perzontena manca snat- 5-(t perque cite in E gì perchè perchè naturale. Z)-G con Mo le ne la a del perchè vache fuora de perchè? snat- agnun le per- cossa in Salgari? i su la ben si mo late dal cossa in in tanta me com sa canta no e ognom Mo inroegia. se sipia, cavi le e dertamen te com , osiegi che cossa e che, uoineni gì naturalmen zontena de fra in naturale El DE o a B-G , 10 A-F perque D-G del perque B-G snat- A-F B-G 11 sa con- le 212 . gianto-ve mi mo a' ve-1 uson che a' fare che e che igi da i i fa me a' a' che, la B-G una che vuo eh' far BG ve G a A-F que vuole B-G sere A tie B-G in del BCDG G in B-G 21 co 23 C-G BC torae con che G A scinche ma chia- B-G faella G B-G e cancaro 20 tuto DG B-G G es- EF per co 18 del B-G cancabaro, de B-G in al 19 BC se B-F B-G B-G in D e d' m,anca chiame ABCEF può i D-G B-G B-G sientie dire dirve cha A 17 d'es- torà B-D B-G vuol che do- usom con D-G esser manca B-G mostrare con 15 cogombari 16 ne intra- B-G fare pavan, mi 14 gnan Mi, no 13 B-G pò tuto. B-G D-G inve muo a' 22 de 10 tristo! lengua in consa de bon ne sle- favela per mia co- pegorari si e son manca -ve che riso a' dig/ie, che essere sangue fiorentinesche, 12 de a da cagar ve dise i ghe guardò so de pastore, cambierae no sento a ciama Fiorenza, com che a' ive no 12 cossa gnian mostrar sienziè, tran che fa coni vo una Ne sentire. far vuogìa giombari, corauò vìla, in intrevegnua arepresentare manca a B-G manca gare ca- 20 214 è on dal quela è on biè tante Santo? biè al è da a da se-nò imparar in sai Mo che le belici de B-G BC On {corr. con fimi E palazza guardo an? C nuostoo BCDFG re ( piovere BG G scinzie sgasafazzo dottore, che in de on s' tu que BG), è i amazze B-G A-F 44 sa de leza iura, e 46 B-G B-G seon rason BC ver pio- sa scintie A-F in manca 45 è B parare im- bie tanti giesto (sgrezzo caluonega? cettaini? A-F CDG ? de de com perque on ana- per D-G A no BCDG se a scazzafasso sen BCDFG cuerto 43 G B-F BC B-G 42 bi 39 41 piove, ) D que Sancto? D-G B-G del guar- con E e 2?-(t palazzi Tanti i tuto? B-G BEFG annare Pava tutta 40 44 megior tuti B-G piazze ti tu com seom del A i per giesie B-G E da a' 38 Com) è guarde con Mo B-G 48 G B-G 40 on che amaze, citò Sitanti^ bie se Perchè vo? scazafasso a on i altre perchè? da core è andar se sinzie, chialò? guarda, tute le tute paon puossi piova, e mondo el tuto per 9Ìtaini, fa de stetran biè tanti te tuto, per pia^e? nuostro? el che portegale, cuverto tanti è com è on è com bele tante fiumi? la9i, guarda, tanti è on bie tanti guarda, gesie, se- per- 48 215 disse coni O iusto! fé serare el posso me dir, me a' sglorioso 49 la Con fé AB (com D que in F) el EF le cioè B-G Achivis elapsus in cane, dire me dire e dare cognoscer a hi te B-G /ifCgroliosoJ9(T A S. DG da BCDG tanto A cognoscere Vn mediis de 54 massier Antenore con BC vorr. e prego 60 perzontena ben poere BC 58 s-BCDG che cha B-G rare sa- faellare messier Pava, EF B-G G B te- Archil- J, 246 faello perzontena i EF giorioso rancio B-G E A de che 52 delassi sdolzore 56 B-G Spiteffio. potuit, Aen. 87 r. B-G B-G BCDG con cfr. B-G dise 60 co- Tenore dise 55 A A Antenor " D-G giusto ne « dire ben nuostro midio 53 D-G iiore B-G me a' face CD raesser te possa massier D-G priego, che che e 56 , a" Pava DEFG que el che to giusto messier e' te Antuogno poere, de laidi no perzontena santo dar vuogi 50 E vorae. a' eh' dolzore, da com 59 ». , cuore i te 5'i ille ech sangue o li de a' favelo com Ver- Antenore « lasso Truogia! da Pava spata- sletran disse: de mierio te nostro gran '1 che da Antenore sto quel zilio, quando potui massier fese 'che Truogìa, fio, de iusto sangue fazze BCDG B-G o 216 gnosser de iiarsion e' che da venerom. Disse '1 disse: sede voi chialò chi buoni chi ven 61 B-G seom Tenore 64 eh' in CD) B-G in A agnu72 dechiarere A deschiarire i)-6? B-F stratuiti 71 mandon G Aen. 7?agnom deschiarie EF sedesq; BCDG '1 be- i^ a di- B-G vit, stra- 66 cioè « sedesque se- Hic cavit lo- I, 25 azzo B-G 6'-(r Ql 8.1 B-G B dechiarie 68vuoli?-G stratusque se B-G A ; è (seon BD-G BC g^' B-G seom dise v | a dige a G 60 70 C-G e BF messier Fatavi » que^-i'^ tuite el urbem I Teucrorum G .Venerom locavit ille tamen », que BC » 1' a BCDG stratusq; BD-G el mandom A B-G Hic « », B-G in che 65 B-G desq; a' le manca : ocavit que con ognom », narazion vegnu. agg. sede massier D-G che Fatavi zuoppo B-F stravlt stravit « 04 quando avogaro urbera « oche, naration m se « B-F que per che digo, ve a-zò che massier Fatavi E, Fava; stratuti; g//e 62 ; vò no a' urbem ». da è Verzilio, el deciarerè dire orbo Hic « de e com anco)*a ocavit que intenda, a Truogia, seom che vegiiù, sem Antenore che a' zepo honi s' al C stra- DG BC 68 217 O vere. in ti fé tante Teto de rason de zoile? fisica? fé fato de ei inchinamente 72 griegia zià(r 75 74 D-G ca 76 massier Ru79 EF la manca W hetu B-G in B-G mentre in BC B-G que G) in D-G me n' hetu B-G per da D-G B-G EFG Ro- BCDG in cha B-G B-G lo Pau- D-G el A testo BC netu B-EG 82 B-F que chinametre B-G hetu snegromante manca 83 hetu che rason du slibraz- manca n' BC B-G e N' 77 telnorica Albano vegnire scin- A-F BCD 81 F qui B-G D-G BC manca 73Lie- que netu netu 80 snegre- Netu B-G 78 B-G e B-F D-G messier A Mo hetu in manca EF zon ^e-tu no nasce^4nassii?-(T B-G Tìo so? scintia A i cagare B-G vegia pe?* indiavolò e cà ^ he-tn no fasea a sientia EF Favolo, reson? che smata- e messier la d'Abana, sletran gran regomante gran Piero vio de testo quel diavoli in fato he-tu. '^ massier telnorica fìluorica, no si da slibrazon fato sto è che quigi tanti ^e-tu no che luorica, fato fato 72 nasse mo sletran, gran ^e-tu ha che Raberto, che No stuorie. Castro, sien^ià, e quel Livio, cà fra vegia Pava no Aba- faxea A (sinasoa B-Gr. 218 fato quel sin^iò, savio, che lu Mo massier tanti e salvi fina per scrocificò, fato e altri 95 vergene sie A guarda G BC verghene 96 EF che ve baB tanti 90 primo e 91 nassire o indi- giuditio Pana siè F 97 G EF EF G verdene D sare las- inchina 93 G G essere per benedetta B-F gnore Si- G giodizio D da scinziò BG Paraiso? nascire da di al D-G B-G ai A salvo G G) giodìtio menargi m' B-G sancti chive 94 que in manca martuoréggi in BC ti in (insina chialò A essere EF B-G siè 88 haggi n' manca tio B-G in a' BCDG A raxo/i no C-G esser per che B-F scientio 85 92 lesum-Dìo sgardenale B-G agno B-G luogo guarde-g/ie nassere, B-G gran O che beneta, e J^IF de salvo, lodisio Maria, vergena o impolare 84 del paraiso? in laida sempre di in ha-gi bon in gì era al n' chialò 88 Mo , tuti menarg^e i ti in morire? a cuorpi che veea che nassù marfcoriegi e i suo lagare perchè sante pè? in Spetrarca, vene-Io ghe no bon, rasoii ogno n'essere 84 Zabarela, caliiorica rason de santi vogiù d' e Francesco dolore chialò, e iusto la lago l'ave sguardenale grande e scere na- seè. 96 219 fame, peste, de soldè, in ste fé e che el con alzare el deverso el Fava, Fava, baia la pavana a' de no tal lamen da e lette peste, da BC -a malatie A del soldo F anchora A stuoteni que B-F devi intenso- locutta 104 B-G se B-G in B-G B-G che 106 107 con BCDG 108 que qui finiscono. B-F vento demanca dovente G B-G \ B-G nuostro A-F que A n' E n 103 pirlo em- G Co- insinamentre 105 EF B-G 101 in manca B-G in manca fluòteni B-F i B-G crie B-G in ma- deroine D-G fé manca B-G se l'è B-G guerra B-G az- B-G roesso el mondo 109 108 tare reci- domando torbolation A dovente 102 zo che a a' la ve B-G trobolation A in baio selincio. 98 100 A' se perchè ananzo, gagiardamen. per tuto ha se 104 Fava, per perzontena e che megior cossa dire ve naturale cossa el per vag/ie scriva: da com vente de- Colecuta, a-zò se 100 Impirio in mondo pa- i cielo lome, cossi Altro sipia. che me nostro nassù ancora, el inchinamentre per tato 99 nassù oltra 9elibrio è Roland! sletre, in deroina che putì, n' è da e devente che quigi, e Stuotene per i trobolazion, laini e maletie guere, sipie. 112 220 liNTERLOClTORl El poeta ZiLiO inamorato Nale Bazarelo Scati Barba Betia noiza Meneua Dona Un putiu Tacio che donzelo, El fa che osto, mariazo el el porta presente MeNECtAZO Tomi a, moier Senza parlar: Do cantarini Sie armadi Si e I zugolari Sie con pute Naie de Zilio con dona Menega oto con con la putì noviza. e pute 222 Da armiolio cato o Fremaman a' dig^e, A' si da a' te 33 da 0 el cuore si me sbromba è sgangolire, '1 m' zo eh' è fa bel' '1 into el sbrombola puorpiamen mevi perqne me morire, smagna che sento com 19 a tanta per A' veramen velò chi o o 35 andò.^ 36 28 ben. vuogio veressi me fé, aiare. a' te frelo, Naie Zilio 24 pè. in lamentare, per eh' , compassion mia sentia vini sé Te magon e la a te te 20 tegnirme zuro, com col duogia posso sento voltò re bati e te a' te chialò. de m'evi no lamento pezo borezare che K) presto. moesto son to za cuore , , perchè Te me. presto a' del piate a arposo sgang/iirè presto frelo, Zilio Nale doman da ne sera, co?)i mexi ho. a' g' e andò 32 polmon; magon 1' , 3G agosto cioè sbrombola mi sei corr. 223 m' si è deviso che eba che spavento, e un incandore. tute la panza. in de bota lanza, 44 lo. l'altro da 40 ore imbastia chialò a' morire che So un gran passe , e da una una o stornimento un duogia una mosto; vegnù è corbara na M' de pin tinazo un , se-I m' no 1' è perchè de tuta morire de 1' è che de el che li in la a' Mo SI aer paura de sto male, spiero, la che to sta 48 snaturale b2 vivente. 9ertamente volta una , el questo nostra tuta no provar scon via segura. omo tuti Perchè ; e cao sta cossa zascun Betia la sta me Zilio, Daò, Nale aì'a ghe ven 5G luberte. che are te intin9Ìon. saldo poltron , no 4f" bethia te voler e cosi tolta 60 desperare. sempre ; 59 poltrom 224 Naie, E, ZiLTO ben che '1 che cherzo a' ne desmagona, me no gozo zarlare to sto fé te-1 sea persona , 64 naturale , eba che provò provò l' avissi s' te E desgra^iò. mi, quanto male tanto , tanto, ti no dìrissi ne speranza n'ian O a' he mi de insù Volta-te quel ve el Che cussi 66 pimento ve-tu in , 80 male. Naie, indrio. nostro desgratio vogiù d' ogne mo 76 abù contento romagnù son me. ho ho che desliberò ZiLiO guarir alfin quel e sbolzonè , pur tuto 72 provò ste a' cri ti Mo cherzerissi desdeliberò. an ne e cossi, ti Zilio, za 68 mi, provò g'averissi, me d'esser Nale è com Bazarelo. frelo fazando , , priessia 83 de que chi via? 84 225 VoQ percanto m' che la pur questa E sé no e L' De, za la desperò chialò vezua che fiiigare , la de' che la che Cri-u Baz. No Nale eh' ScATi e zonze Die Zil. Baz., Mo Nale 88 102 varga 9G fé, to (la) segurtè. o fantuzati. o harba 100 Nale: che a sgrandezando domenegale? vostro sost. Scati. fazando andasi-u chialondena col cà. dice: vegnè, Ben per farae v'ai, e a perdirà? se fin a' , torna esser paura, aer 92 desperare; te no ! fé! te vuò te ; ? me chi de pota mato andà, sea a' si avesse-u 88 vargà. squaso che stala de note son asse cavala, una mnzà è don a' che Nale compagnia. v'aia, Die Baz. a passa 104 97 ess^r que 15 22r, Baz. eh' Vuo-tu Elo el el besogno te veerè manda-la chi fa , da ScATi se Orsù '1 pò lo, un da chiamentre Vi 112 baston un co fòissi te se gualivo, polenton. tal segrissi cortivo, so a pur g^e No-1 lo in 108 pan; doman da zorno agno lo. l'altro andar sgrandezando! me andar no me faissi , T' e de quigi e un càin que via zanzarele de sie 124 paparele de an pan massaria; parassi e mi seese de scuele 120 ti doman? magniessi te dire? vuò con una Te che caire. mo meniè te disnar tre 119 te arecordi-tu quando a che zò Se-tu 1 16 alzando no , che ; laorare, a de bena d'una ne che ha no fare ben molto pò Naie? diga, a' te , 121 de con macaron? 128 227 Baz. e (se) cà a magnaa cherzo che el mo, un daschè te-I Oderzo an A' O za ScATi perder a Gì ha, a' vuò quel a el eh' vo ! lavorare, tempo chi. 152 mi: una che i fare che altro fuossi mo 148 Amore. scolta-me Bazarel, apiasere. Segnore, ai no savere. n' are miegio Fassè eh' vuo.ssi el che 144 me? dire, te-I ti dighe? chi A mo. de sea dig/?e. a' te favelomo laido 140 chialò a' Bazarelo, zanza, una tè? comò fasi-u Che Baz. fo basta Orsù, panza. cancar-è! caro, la la su veri la 136 batù. arae se me fo-la che sciiela, sgangù. sarae di-me: frel Mo, barela. n' altra in di-tu o portare la gomiero De, ZiLio far con S' in Da Baz. mia 132 recordare. no scoegnissi Me fé, mia la a cossa, da miga Cancar-è! arecordo. me n' è la Nale baldon, deséoto an dir rason gran gi de ; ascolton sto Amore ; 156 228 perchè a quelù e si De, che Si Tu Baz. A' no A' he no-1 Ben, che o per s' te cossi te el 157 177 180 se piate in t' in séa, la a' g' ho, 176 ae ste -a mi, provo sangue 174 da , provò vegnei [cane.) vuogia duogia amor lo al to. gnian questo 172 so. non '1 fato sentissi perque corr. provare; vegna l' avissi zuro me '1 è com bega, inamorare. che s' te 168 c[h]i magne, so te no. salbega. pussi no che, mi, delezò questo Mo 164 me? provò quel ne, ZiLio lo e cancar-è! provò el Amore dolore. mo b'iestia Cancaro è gh^ gran sempre questa elo '1 gh^ è, 160 pare! me si l'è , remiliare. che j' esi no zente puoca de '1 dà che'l A' ben di servente, so sipia che dolore gran è pota va, e ZiLio che ghe za un g/i' è che Baz. dà el de mi! 180 piate. nuogia, l'havissi l' (v o agg. agg.) 280 Baz. Te fare me si da vegnir de riso, De va-te A' de esi te eh' Tien Bar. Va, No S' te ben provò. an inchindamò ti Naie; e farae mi. an che quel atendissi di, te com sentirae in 216 snaturale. è foesse g^' Naie, , t'apica a' 212 male. sto l'Amore s'a"l Amore fremo per che pezore; chi 1' ha elo to me l'è Bazarelo, 208 inteleto. deleto seguir tuto , bel al apigi voler per ZiLio a negare d' e che te a seno dighe, tu cagare. pur , fuor vuogia, fare. da ho 220 lavorare a , te ne a S' te si no Amore, senterissi dirissi: « de sangue foissi mo a' com son el san in dà dolore », Bruson! preson sto 224 , mi za , Zilio, te cherzi-me anderae mo l'Amor a da mi, un lo. 228 231 Te ZiLio vuoisi A' el me l'arco sitando mo a ha si e va A' quelo, a fa 236 me. abindè gi uogi nù nù. per 1' è a' dighe oselo, un sempre sempre te 232 magon Cora l'ale porta drio bolzon. mo puorpio, e E questo, Dio. un porta se lo in to, l'è suo i con la che dighe, te Sempre Va dir pur vezù , volte Nale" Po ! de A' vezù 1' è non le te Baz. Pota! tal eh' 244 desmesurà, che cherzo f remamen Nian , verasiamen parlar a' fé mia per verasiamen. di-u a' mi purassè? zuro cossi 240 mi. dig^e an ben fiè , 1' è a' co asse, in cherzo '1 un che gran '1 sea starà no ? botazo 248 tinazo , che '1 Ma di-vu el 232 249 con tinazzo tegnir pòesse porta che l'ale 248 me. me sempre da botazzo ol 252 lo, corr. da -azo 232 '1 fòesse che com puorpiamen quando E pò a' '1 suol a' di che porton 256 betuzare? a portare gi uogi abindè. Amor vossè vu scarpazii che bolzon, nu se anom questo A suo coi l'arco e buzò, un '1 zugasse 260 i tosati. co Duo-sa, poveritimati, a' com E che '1 ben da che '1 che E mo no in era a' n' he che za sto sitando va sbolzonò m'avesse pi dò altra mondo scritto an- 272 senti niente me '1 m' abie qìiando stato sbolzonando? vivente? omo ^escun mi l'ore tute '1 pi male, Signore? 268 e sempre a' di-vu 256 r è Dio a' di da a è ben che pò va 264 nù? in lo bocale. vera ancora, di-u, che per l'ai vezù E E nù tuto va che Cherzo disi, vu ancora pò a' si! che ben vezo prima persona. da ad- corr. in ; fondo 276 262 ben al verso 233 La '1 se de me El de me in mo a' tuto mencion vegnir culo in tra bolzon, puovero r olsa non g' aguagni a' quel quel 284 perdi, no , amanco che No sbolzonà; una , pur ; vegnerà! friegi perchè ZiLiO* pi tragando ghe cancaro 280 cagando. culo, vegne me fià, una sbolzonà una lo in quelù No sto foesse no '1 che bona, ben sta sarae in mo 288 tuore. a lo cuore. , fa questo'l per bota la che vuò eh' a' te-I ? Se-tu no falire, se perda. no dire pur , 292 Baz • 0 Nale puti, andè mòa, A' ZiLio te o ghe 280 lo codice gè ha vegna andesse in {cane.) A di lacuna a cuore; chol [8] piasere? abù l'eba sost. [4] via. l'an9Ìcuore! 293 una el pur vegna m.enchion 287 1 in l'ora, Betia, o chir-tu bonora! me gì magni me [atto III] là; in veéa che Betìa, in pur ghe no dighe, O andè vu 285 lo questo più di mal de perque punto 7 il pagine. 2B4 Nale el Pota! n' ZiLio Cri-tu la Nale Tegno la ZiLio. Che? Mo Nale che Orsù, al al Che, Mo si Nale Mo su, de si che s' te fa-me-lo 24 andagom i mi! si andagom. (24] Brison! de se con m' , ven, [28] intenderà. in in e za vegnir véissi si Slazaro! , gi uogi Buta e, la |20] ti. mi, san dighe a' te lare. [16] slainerè, la g^e se san cancaro! sangue a' si male andare per mi, Dio, a' de sangue ZiLio de canaro? so favelerè g^e A che vogion mo chivelò fé in quelo del guario. son non zuro, a' fazo Naie, gnian , [12] mato. mi, mo g' /io, a' fato? aon gran questo a' te Mo, che un dig^e eh.' a' Nale armilià, séa pari per creere? abavà? pi questo me te da minga sea per te A' ZiLio è là, zente , incontenente presto avisò. [32] 235 La ZiLio è Nale Si? Betia Ben Nale Di-me, Bona dol^e, sta compagnia. mo sta è-la la cara matinà la Betia. sera, vegnè, canolò. al ive ponto [36] bela, frela, me eh' fato aon ? , Per Betia si Nale Te g' A la - g' I Nale la e fare de che te che t' abi rao no pur cossi a' sa mal drean, t' è si pur [48] man. serviore amore, vèere? [52] piasere stentare? de sangue quigi con da vuogi me pare despiaseole. ! [56] despiaseole minga son può cuor no-1 al te el lagAen tanto farlo che No che un porta Zuro Betta Pavan. ben. vuò a' chi de [44] soran sul sipia puoi te pò bel smenuzola che e altro cossi cantare Do, anore , Orsù, sto [40] tenore. parente. quel' hai che com '1 fa so fé, bel un che '1 tuto el pure dire sé a Betia hsi fantuzato Quel 9erto. eh' gha son fare el a' mi vuoge ben fato con so, ; chi [60] 236 è clie Nale di-me De di-Io no Mo Nale no 1' ^e minga gnian el Se te-I voliàsi A' a' No El Betia in s'elo provare. , [72] ti. mi. dighe Betia, [76] ch'a''l stente, m' no dire in , , De provò mantegnire. Naie Naie f68j gniente, vuol se ti? massaria. ben besogna mi. provò. mancherae te el per mo, ben sta fa provare Cherzi-me-lo el per za per che ben fa vuogie ben farae sé no 1' 7ie e el no el n' è no da om [64] Zilio, a no te E' '1 che Com? Betia ben che Ziìio? vuo-ta no vuoge perchè Nale ; via: réalmen, pur perchè A' Betia Betia cara , , mo chialò. (de) lunzi puocò ; [80] mariare. me far che '1 n' è rasonare. , Vi-tu E 62 66 si puorpio an e scazzone da corr. 71 pe?'que stente 82 . 1' è De bon un 81 ? scazonò | mo è com 64 Mo cane. 77 brazente Yel: El no bo. un me 76 perque Vel: se (cane.) sa gniam e 238 E se el fé che dir vuò A' che com in se'l E che tuor 113 118 el verso no me da ira fin al primo fé (cane.) sost. acol(e)gà, o da in i scritto [124] man. can! dolore i siiore , a voléa da la fare, a a che raxone 126 mogiere sopra [128] morte. sorte. 117 ve a , apuzà, o magne no [120] trato pato, laoriero missi me la fu mogiere, me bel e devere? el des(e)nar, Com deuere de [116] rason vu vegnir veerla a an cuzolon, fea me anche frema, senza cossi: stenton se del vuogi o ben l' avi stasèa m'ai! Die an nu per [112] me. ve se he no vu, fersa! la frema me marii nu per In è dòere se la te carezà, per roersa. star Betìa, mi vegne me poesse Ve, la a che Duo, dighe, te tuta sarae Nale a' co mo, un altro sto queschiato ra- 239 la scomen9Ì sul da scorgiizo che 1' ^e Soii pur fu Mo fata fiera adesso vi-tu? a' mi pi fa se fante. alante? e fl^^] mi. ca cossi; acazerà no bon, si gagiardo an fa La [1^2] baron. , tanibarar(e) El Betia tambarare a dare a , che ^e Catass-io Nale A' te de vuogia massa bon (cos)si fé in zuro de fare. Dio , Zilio è [140] mario! , un da om ben , si stasse d'una Betia, a' sé agni elo an sto Betia. Te Nale Mo ^e dire che Orsù 0 è ? agg. a' vignerà, può e in massa to su. aldù [152] mare , a tanti 135 [148] sempre pare vuò questo, presto, pur questo Orsù 155 to de n'averà. un ho [144] he te intrar puorpiamen de 134 g' a a g^e pigiò a' che che el artanti etè. presto marzo ben. pur si deseoto e vu du Tuti Ti, a che scorg- 1' intrare te ve ^e. ne apetè, corr. da scorz- 240 promiti te e Fa te sarè No te ben g' '1 se dig^e te co pur e an e si No bon e zovene el pan. fato del femene le Naie [164] san. me Smara(v)egio Betia mi làorente mancherà te [160] fàig/iente bon an ti. per a bon mo pò è mi; Betia, '1-è [156] consegià, area foesse no chi. maria. Cherzi-me-1, che Zilio a ! to vo , anche fresca Se-tu che de No Mo sta un può farà com le due te sost. parole 171 cane. leza dir vuò No 157 porà te no que ad ti; an [176] fare, '1 posse fu e possente, scritto dopo 158 antecedenti sopra 175 se rico e j a Che [172] mi. mancare, che a, de sora me un » prod'omo. te co pò. . da om, an vivit(e) l'omo pan [168] pan. Gesiò? el vero L'è altro dise sol e vogion e el di Te vin a' carne « Nale che alghe, A' che altro setu cane. è coinè [ che scritto la 241 cossi, ma el Beta Zilio Nal, perchè, 1-è el se Mo, . a' vorave da de 198 com muò. ben un di gi me, fare. da ha far le de', asse, [200] massaria. altra ora 188 per [196] andare urdini d'altra que 201 manca Per perchè? può. asse; se bona [192] dissiò com cosse far n'ian per sto vuol chi so per 183 a che quelo meter Sai mi, no resonar Dig^e, le mo '1 stesse che di. del vorave no a' Mo azocò dirte-la a [188] stracò, faiga la per ; dromire, a sera fato de sera mantegnire vo el perchè [184] stente, se 'l-anderà co pò ti, an bra9ente. ch'a"l se mi, per di te puovero besogna El fa no com un [180] me. veritè^ la dirte A mancherà te no bra9ente, da co del que via, di. 195 (da) perque 16 J 242 el no nome Po sera el vag/ie E ho l'ara s'a' Mo Bbtia. no-1 che ben no che quel che com dig^e, se spalare. che sepa asse , pò ! [220] , a' fé ; uomeni a' si straché , pò ve pò se saer com [216] fare. atenderissì me no fé, mia vorè, te porissi che fé ! la a prometerissi te [212] te doesse Cri-tu Duo-sa, ZiLio chi quel te Sé sbertezare, prometo, me ; voluntè. de far [208] lavorare; altra (a') te de di el a' vorè sangue ; cossi. scognù 1-arà Al sfiabezare seon quando an laorare. a de stracò [204] besogna presto piaser sarà doman. el femene El cossi, la o tempo per nu ZiLio far pò se ben pota de dromir de starae spontignare. me tri [224] pare di , 204 213 sangue la {cane.) pota chi sera 207 piaxer 243 la Ston che a' fin che Guarda, boara [232] dromire. a sofrire a' porae se dromir partire massara, ben stè te te de sé ti, bona e fosse co via, dromire, stela la [223J via, vegnir me me no chi vuò senza sempre lieva, de note s' te veer per ti. co rasonar per pur pè (d)e a ti ? [236] , Starae sempre per sentirte Zilio, Betia- gnian che a' par voli com e pò, a' ne da com uaze. de I Che un n'ai cane. nu, abù, [248] s-ciavaze per bocal [244] rasonare de ca cossi: crepare, una tegni piezo, a dobiè com mi. a' fé sente ve [240] vorissi, te uomini, Chi 240 stuferissi, te insorimeuto Yu, ti, insegnare. che sàer da e ti in rasonare. a me no Presto cazò scoaze, da 241 pissare. que 248 schia- 244 che, el el se tal muò no se questo è per che E Mo el A ZiLiO ghe Sarè s' te a' compi om a' che el che i O forse da so- il g 274 gè ne uochi Dio, [268] fra per Betia (mia) de sostituire de crepare, in sgrizole di mario. puorpio par noci ben, serare dentro dol9e o 261 sento me i da e l'amor faQi me che [264] , per bati di: in bon ben dig/ie no di verasiamen. Priego, te mi, torè me de veerè un [260] maore. l'anzecuore! cresserà te-I di in ven e de Betia, me di de eresse sangue cossi; fazon nu sempre [256] puzore. amere! vostro no via tal el senta a' nu [252] via, per e el lo ovrò, fato de ovrare, ol da ha se porta vuol se ive ten se com e, el com i pìviegi , [272] dolore. serore, sole inrazè. è ritoccato; 273 buegi, serore si voleva corr. 246 A' Nale farà me mo, seror a' te mi du che Te no Mi co el d' incontra Betia Nale mo te può che 308 ben ne 320 no pur far sost. può la a corr. fare el me mogere. mogiere; te con impazo a' fare [316] mancare, ^e te l' veere, dorae a Pota! Laga fare a' purpio com pòere, me te [312] za. besogno lag/ierè te no maria? ben presto sarò s' te , tuto a avere. mo mi, are ti a té pur [308] prometi. prometo Guarda tuogi; vuogi, no ve mari dighe te-1 o che è mio, amor mo, [304] mario. che cara, forza bon si per vuogi o vorè. troverò no pi me vuò A' te [300] pi. chi. te com Betia, dir ino fa-te Zilio, La crepare? vuò ve no Orsù, E chi lagarme o me a da [320] mij debito. 312 gè di. pò mi corr. da 247 che quel Moa, (e) deg/te far che a' fa9e sto prima, che l' altro che ZiLioNale, perchè è Bbtia Orsù Nal Nale e pò an a' ve vuò Cossi a' te nu de no Mo, che lagar perchè, to Betia di Te la 331 te perque la vo fare mo dire, a' te fare nu, che vorà ^e me. veritè: aldir 343 [340] ? con quel no-1 no-1 mancare. co no [336] man. vuo-tu per ben la an adesso mare to dago te fé, [332] mi. dagon vì'a me prometer Betia, Vie è chi, ve [323] to. amor la male la Zilio per di-me, an, a che me per , chi. ti. a quel tato e Zilio a l'incontro, , fazo el , artanto an [324] cason fé mia raerzè ben è : marìazo ben gran Te rason sto son dito, he , vuò a' sta per per , dito, ^e menzonare. perque seutù, [344] 248 E ZiLio perzò fazon-lo, El Betia sarà Nale chi Parerà clie te si In lubertè fato. [348] ato, fé! te ben sara-l(o) fare voluntè. so de pota a' te de burto un contra De, da Uq Betia, pur andar che quel d'anore. [352] amore per da maria ti. per ha Dio fato ti an , ti e No-1 far; che 0 ZiLio Vuoge a' Nale ZiLio pi la a' Nal si te , bon 349 sost. a vo le l'ora. fare. [364] besenele int' roba a' può te nu ron pò. , [368] scozonò pur , a que muò. ogne eh' porte cfr. 366 [360] gonele me la la 850 355 svaniva neta, me si m'ai, amigo, p..r a' vegnerè. no che beneta. vego vegnerè Tuo eh' no ver sé no ; bonora. in Die se [356] scorezare co.9sa eh' eh' a' te E, e è séa Penso e f(ar)è a' voli Dio, Betia te-I cossi e ovrare? vuoisi questa Moa, Betia la no v. mia ìiella 350 fa. pronuncia 364 vuoge 249 0 Zilio poerte eh' la cerca m D. Men. On morbo sta Befia dice: trovando, cazà !è la de la non [376] ti. madre la e, da ninte mezo casa andare, pur vuò no questo l7i pi armeritare. me a' [372] ti. cherzo no lagon-la Su, Nale è ti con a' eh' Dio, de' se con amigo, un a fazo a' Zilio, Nale ? scrova , s' è onve Diavoli che Men. Betia He- tu Si, che a' , la D. Men. Te fato m' 0 Naie, eh© za la che frelo, 872 no I per a' che un [384] roversò pie. i ti è che mo , vegnire, porà g/ie la [388] ben, va no ben? da puta una la brovò! ben an ? puoryi! i sea suso pare-la puor9Ì i a 7?a ealdara digTìe, Zilio rave maleto ! i Morbo [380] ? an mare ^e-gio me malan! el dea , D. trovare. se te volì-u Che Betia la no Betia! imbusare? andà eia dire, sento s' ha 392 brovò. que [392] 250 Nale No vi-tu, mato che la-I fa a' te spazò, bel deleto, a dìgy^e per far neto , el trato D. Men. che fare? la voi Mo che diambra Dà a ste-tu a [396] fare ? qui porzin ; miti soto i pÌ9enin de la criola,pel buzò. [400] Àeh! aeh! àeh! oh! Betia che '1 g^e n' ha tolt' un? par No g/ien' ha elo l'ha Duo, tolto abù me Che fe-tu a travasare inroegiar la ZiLiO Nale-frelo, a' he Moa Te 396 che voi la se eba si, la se {cane. ) la da ? paura ha vo [412] scotaura. pur (che)la dig/ie corr. [408] trovare vorae da Nale vuogia scopelon. ive, a cui buson, a' mare, che [404] diese al cofano 0 , paura. la bela ven darte negun quela dura te tuogia! te vegna fita morte, che El Betia a Te no, D. Men. magnare scoto. cagò! fa el gaton, [416 ] 403 no agg. 251 far per leva la vuol Mo la a' D. Men. Betia M' inroegìe che Men. a' A' A' Betia. caminare. f meegare a ben frelo ? [432] aldù 7ìe-tu , la che dig/ie [428] vu. , a' chi. mi. forno el , forno in uogo pur Naie via ne , mieg^erè me Scaldò ZiLio muò pi possa acazò e' ^o ; [424] tutavia. vegnerè te pele inroegia? Si-tu mal. g/i' è no la via desola. '1 bel Uq [420] gonele. so è andò tuta son neto. trato le el m' uh! '1 el tuoi Te A' D. far rason fasseto. el con La Mare, Betia megior con male ha g' , Nale la Me-dio-si, vien Betia al (A') a' A'-l Nale far su fare 428 verso dice: lag^è neto pur mo m'in adesso fare in che un irregolare via; via [436] fasseto. bel un mo Vuo-tu che e metando vo Do, un adesso vegno bocale! ha canaro me de g' neto. far a mi! mi, vegne an bel marcheto? [440] 262 fare A' ben No Bbtia che no cà, in a' vorà no , , , che fòissi te vezù. Pota [444] adesso adesso Vegno ZiLlO è cofani quanti neto presto vu. ! scazonà 1' è mo a , a' Mo ZiLio me O Men. che mare! a' son è M' '1 to D. Co Men. a' forno el 445 Se '1 pan no sarae I A diese cane. oimè! [456] ampò. foregon da , ti. [460] cossi lagar furegare. non a ven pò impolè! scataron. sto e [452] cazò aver vignerò posso ha, gi mare, rivo ho pò No pè male? maleto colegà doviso ! leto. sul chi Cime, g/ie male gran séa e [448j can. dréan, mal he~t\i ive puor9Ì i i l' àesse figiuola, Duo-sa, da el crea no tira, è mo, vegna Buta-te Betia la dighe te s' a' D. che Chirzi Nale da stralevare, can? [464] 254 che 0 ZiLiO. Vie a' laido che serore. in bonora, me quel' vego te com ver, e no ora traterè me che omo [488J , pur, a' veii. Segnìore! andagon via, che el séa Andagom Betia la che vego [492] è ti , quel ZiLiO To he m' te a' se prometù trato te no mo. pò , si vuò Aldi, Betia Te Nale che forte sbrogiò an ben brondi)!, sto Duo, mo Betia 487 {cane.) sost. ven da cor7\ so tuo -gem an male! an [508] mi. ti ^ ninzuoli sti del può un Zilio, [504] schina. cavazale. pota carga-me Mòa, guasto la sto Betia, . ramina, sta su [500] basto. da aseno tuo gonele ste si mo Moa, ZiLio de te Si e besenele. assà mi son fare. ben Bavere an mi. insegnare, portò ^e Da-me Betia me-1 no a'-l che da via mu^i te [496] ti, voressi te con e a va sta preponta. 492 gom anda- 490 ben com 495 aldi 255 Son-gie dighe, Mia séa fasseto; fato t' Tie Cancar Nale [512] leto. in colegà e netà? abroà che ere onta, muò bon com mare a' s'a'giera rao, , A' ZiLio che cherzo si Te Nale Mo n' te a' frelo tuta. ben da la pur leto Naie Bbtia portò è te massaria la chive [5161 sto! sarissi fiyial che puta. [520] portò. he m' cargo /ìe , quanto e no-1 per V far de [524] l'ora e via. tuorme diebia che Ma malora! me mazo portare levare la in vedéa no possù posser lago, he che ho me andar mo via , dir 9enza No ZiLio vuò Betia vie 511 520 lago 527 me porae No -ve ( cane. che cara, No ) in agg. [528] durare. per la a far me mia fé. fé, to 512 I 524 le corr. 525 -de- agg. agg. mare? me a (v)egnire, via. mo ninte [532] crepare. a agg. co^Ji cane. da 526 la mazzo in 256 a' no-l BETiADig/ie, m' No de, Zilio, Nale dir, in BsTiANale, no A' fa se voli Me de pota pi! mi! s' te vuò. [536] muò. sto a sforzare? tonca meterè me dir in là, andom de pigia m' no fare. me porae criare a , Dio per Nale De, lag^è. me Mo chi (d)e pota camina Betia no se [540] , tasi e muò vostro a vuò. ) , s' te ( mo fare a' su t'impolè! , . che daspò che za E che e' no chi son voli a' cossi. pi, posso le in [544] vostre man , meti-me sacoman a mo , fé Me ai in N'aer Nale ti è in nanzo che ( cane. mia, cà a [552] to , frema-te el un parton se sbraton una 553 andom ) mi fé la fussi migola-mezo Mo 536 a , s' te com Betia. za, prometo [548] me. lubertè. vostra paura Te o sai che piezo 555 v. ] vuo sagrò. mi, puoco, de chi , [556] nòela, irregolare caìic. 554 chi 257 fuossi tuti per Zilio bela. non se-tu com 1' è ? mi, che a' no-1 che per agne , ZiLio Mo no Nalb A' vuò È te-I che No ZiLio che è tra a' no farae a' pò del inchina Se se no per a'-l Betìa [572] insia insirà ne magon ti mi la è [568] sé te ca 'n dire. a' Naie, m' no ben, che che chi me ben. volesse mi giera [564] scategiare. inanzo namorò e da ben ti pensare quel asse che me te e ti. an savereò'si no cherze ben si nu te-1 Se •A' sé mi tra , sarà me Mo Nale in rovegio un [560] muò papolò. sto aconzon sé. , che Dio bonté vorà. farò a vuò, te mo altro un [576] muò , perché e de 563 578 sexi pe?'que t' he agno 1' é inanzo metù in cossa, 572 namoro su con sto la te corr. mia, via sé; da [580] inam- 258 te s'a' te La Te la te lag/iesse me! la fé? per Mo sint-io che te el trogno chiiidamò de faràe mo menarla dighe za te e fin che no la fare de' se [592] an mi de ti, fantasia de chi via; [596] chialò, fio are menerò; a' fare muò sto a no-1 de de Via. perchè [588] dire. a far contra tuo-te-1 dire? me s' te com a' com to torno (che) amigo, e [584] , Intiendi, da fiorini zazerin, a' no mi. a cope Trogni-tu, A' ti. con lagTii ti? a scrissi che Nale la me ÌSLghe me, sto fosse no Vuò ZiLio abua l' arissi no , che te n'ian ne e , Naie, 584 iorissi 597 V. esse?' jierqne l'are pò te questo De ZiLio Paressi no de pota che irregolare 586 te [600] ti, mi: guagnarè. chi me sint-io 585 lagesse fé ! dire? scrissi corr. [604] corr. da da laga- 259 Chirzi te fé me vegnire , de la E No te sé sii Mo r che te é No No me che Naie, m'ai-u tuti mo 626 esser COVI deferentia Betia. (che) far paura, me la fé chi te fé! che deferenzia a' sento [620] me. consienzia? eh' cri, pastura. questa za [616] te /le-tu mo quela è No mi festa, co.s'si. coni de non mo la far a [612] testa. via mena crer pota la bela (pò) negun De, que mi per Betia. in na n'anderà Vuò 623 ben dito fo -La 617 metù t' he vorè ti e mia fantasia 1' are che la in una è [608] inamorò sto te ? mostrò sempre che za Questa Betia ^e me siiore. l'amore tonca questo che bìè i morte tra vu? [624] prometù du 618 de un? esser 622 agg. 624 v. consientia irregolare 260 che e sarà si No me a' si Andon la He via. in la brusò for(e)gon. sto ràisuola. adesso, Pasienzia , fé to per ! meeg/ierè; Adesso te te presto guaria. ti Betia? sere Druomi-tu si-tu Betia, r o pasientia ver pur questa mia cV alto [640] figiuola? fe-tu, che Betia! Yuò via? casa: pur Yegno su [636] andagon. pur, in JVTenega chialò; vegnir truova g^e là; pur ivelò. tanto de' [632] cà! a pò mare i amazare, andon via, Caminè 642 osservare? voli stagon me 629 partio. congerom No Se to ancora pur [628] mario? ve seon no agnun vii bon voli me-l Pota, de al vegnìa No D. fra in an, [644] adroraenzà? zò [648] puta. puovera agg. scitu 646 fa la che 636 | che 647 que cane. 262 che dì.... un r ^a quest' A far sapù Andagon el assassen gaton! andagon. via , I pò no Vi-gì, Briga, cori chi puorpio In leno D. e questo la fus-tu eh' e mi a' te burta ( cane. esse?' ) com el soza 678 686 chi rason. el carbon , el mal dréan, [688] zamban fuogo mal vien ti e vegne in l'an(;ecuore con 676 el [684] chi, stranguoria, sita, to- , , la la ghe si! vien farem a' la e apicà, te chi, vien Duo man mo che putanela che merita. dige: che Yien, le a madre O Men. sono anore Aa gi com , [680] traitore. quel mo chi, è gi quisti farem ghe cori! cori che [676] là? è igi briga, presto è gi eh' vi-gi là. in tropo esser de la la vita, strafita, [692] putanela! v. irregolare {arem 682 pur 263 [te] parse-la Di, d' andar Cri mazerè te Duo, Betia Men. Ancora Betia Mare, D. a' che di? te n'ai fé, Scroa Men. de? me de me no mia per che fato, fhe mo ! drean sgnicherè. te che [696] man. me mal fato fìQ-gìo Zò le del muò ogne con pota che D. int' che mo ? muò questo a via bela mo [700] pi; rason. he no ? cason , Moa, Betia no che perchè D. E Men. ^e Te par che te che che Di-me Se Betia de' que 706fazzo possi A, vedi de uossi V. 703 sea d' i dolore far om le pur me 707mariazzo [712] può rason. che a' son (a') si com carne, corr. muò? sto un 698 irregolare cason [708] ti? per a mo aspitè e ? anore chi! crepar e-l' mo mariazo! , intendi e me chi mo Mare, 696 '1 vegne te bel un fazo. a'-l aponto si fato Te [704] za, maria. sea questo per dar doi me da r- 709 mo 705 qui vu? [716] (cane.) perque 716 com 264 Quel ve si piase me pi, tanto A' e '1 che tuti ve respondo bon. seon [724J impastè de. me '1 di ? sape ve no Se [720] vo. irapolò pasta fa no mi, per ai che an [728] rason manco ancora sili, el ai m' questo per mi; an dìg^e, una vu, vu che ve de mo rason perchè Perchè a com la perchè Mo bon sape , che doessè n' ari ari ne mi Men. Te sé te tuto D. Men. 720 que Si in lo doxento marcheto un fato de ben 721 ; [736] neto bon cui, che pe?'que 731 fato 1' he me feste, veste. o el [732] dare, fare ne noce, n' he me Mo Betia ne t' hai che de briga cotole ni'an darme, scoegnù asse pò per D. , lire me com : d' indotarme briga dosento ne bon tegnirve cà guagnà. an '1 no ! gh' pe?'que è osso. 722 [740] per- 265 Dio, Per te el magno Putana, da (A)vere l' ha Vi-u scrovazola! sta soperbia, [744] ! vorà la ancora niente, guagnà he r te dente. coi naso scrova culo col adosso, salto te se ! brasola guagnò , zozolo de-g^e che O malan è L' che - 1' è '1 se Mo , che , vorà se è L' sé ve che se dire, ben se no me [756] pò vo sai a' com zoven stente, se mantegnire. a' mare, zò '1 che sempre acatar [752] brazente '1' è besogna '1 Dio! mario. me che vera furfante. un da-g7?e te fià Una Betia trovò s' ha la [748] fante, la a ; , r è '1 che E se so, Men. Te g\iarderi da muor vuò fame t' intendo di, [760] ben. intendi ben, fame che dire el '1 stente faze.... me negun D. che raiegio me. ^e, te a la busa [764] . , 745 758 zouen sost. avere corr. da guarda a -ne 757 que 266 O samban fuogo è questo Te A' , che vuogio te daschè L' è Mo E papi sta No re questa a va eh' Mo a' n' no seando 767 te è de sul puta, diui an vile? ste vu co un C07i ui [784] Pavan? pan de quelo [780j mile, altro andassi (cane.) per chi provar [776] di el pi pur mi? prima quela ano digTie, E la e ? amore zenia tuto agno e d' segnoria. so vìa va negun signore e fuossi , un. che 1' altra soto Son a muzar e tuta e mare , amore me [772] mare o vi-u, pò , luogo , no no fuogo furegare. cossa portar a de truovi no ben gran [768j meegare stizo te farte per caminare? mo bon un brovò! t'ha po(ss)ivi no con Bbtia ravolò el divi che brasa! te so , pare. via, mare, [788] soldo? agg 770 stizzo 267 li de a te Te par Te te si e che fì a' de star mia Te 794 dientia fo ano un he za per si-vu sto eh' a' dovi eh' a' giera pinitinzia in co [804] frare un fo cason. ste rason; [808] volente. la cason è? pur pensarg/ie da (cane.) putpini dò com si 803 , tossegare che A' e pò , fato Mare, Betia [800] obidi'enzia, mare, è te rason, an frare me non fi, costion a' vussi perchè a'-l soldo, col per '1 eh' [796] mi? che avi el bela? sea con schivar via a'-l la ciie ne con an , perchè per andi stransia meter ghe [792] putanela! mo se no pare via. la soza vuò me elo vegna e scrova e che an , Te , ananzo Duo Men. frare un , menasse ve pò, con puoco puoco D. via andassi Ancora tintia vu, su [812J mariare. 797 pe?'que 807raxon 802 809 obicom 268 Vu e mi e si a' e l'ai no si dig/te, Di-meu Men. che Per Dio! che te a' abi zò per te di-me De t' ha-lo ben? si fremamen abù in man dal pan ; [828] che quel mo te può un a di. mi , , catò e' Ae-tu che '1 par che No de 828 835 cuw 1 le 1' è cum habi e poltron, di [832] algiron, un dal mo gambe (cane.) sto puorpio vegne vi-tu in an.... , tegno di [824] pan. mo vuoisi mescolota la pi può g^e partio, ogno me n te mario. a magne [820] me. stare tuor questo no se altro a' senza vuò E' volere un sempre cossi devere. de a [816] , el mo pò Inanzo D. prometù pensè darme questù a farme de elo No ho g' pò atacò, Uq me a' e fato a' 1' ^e ve fare, vogiù palù? menù slachiti? 830 verso [836] irreg' 270 Va in de andar ver in si Te , QUARTO sto Mo Nale de g/ie n' a' Naie. ti, cason longo fremarse no via, per zonzèa 4 me. cherzù arae via, la a ZiLio Se-tu Nale Se Te ZiLio doesse i zò sé? no-1 A' n' Se no eh' i no r me dire? che a' te-I mo no-1 sé. 8 dire: crezù. me arae vuò te m'ai, Die vegnire. me che fé , , eh' tuti andati ato robe. senza i [864J castigare. andaven Se posta. desposta terzo ATTO [ZiLio] to son se el le con a' te finisse casa da via se insegnerò te muò Agne Qui che cà, vezù, aesse zurò l' àesse 12 , che te le 861 finisce me parole cha corr. 7 que usò avissi che da te che sé; che agg. 864 òis 271 che tegnù t' he Mo frelo per te e fessi no minga, che da amigo la digo. no 16 zercare fare, volivi te de se-tu pi voler per che quel me sempre 20 Betia. mia , Te fato esi ti e vilania flessi me da Za Te me No vi-tu fé. la a 24 ? me spazó. mato par , , di-tu ! che Cancaro Nale , . puorti te no Naie Naie amigo , te male. gran che ? sbertezò ae , Se cri, te eh' a' te Mo, A e che Nale Pota! No 21 me pò te te agg. me 32 ben creea, bon da que a' 36 seno. perdù che 25 mi? parea, mi flessi in mi? se-gie cossi viivi-tu parel me fianza el he sbertezare. in de che an seno, puoco puoca mo 28 seno. diesse Naie, mi he sangue si ^e bon te no-1 al Mo, ZiLio da disèa No el seno. grignava 28 | che agg. 272 a' la e si e eia che che delezessi te Com Nalb Dig/ie Naie Mo diese, valent' con frel vagM spi con uomeni le se e smagie 43 que (cane.) fa9en. vuò te 56 ben. a clamare, pi indusiare, zenza 42 vorà te 52 l'avere te te che pord'ora? poltron, vedere che Vo Nale i te quel fa9en a' di che an pò ben. fare de' despeto al dig/ie, ZiLiO sarè a' che mo che se 48 vuogio te se com e provò, , Yuo-tu E inzuriò. chi mo an e , saverè, te-1 Zìlìo, t' ho, a' se m'avere te 44 me. . fuossi frelo, ? morire! possa perdona-me Mo dire salvi te a' crea, Mo, ZiLiO ti rasonar ver e 40 mi, spontegnava farte per spontegnava mo 58 e pord' e 60 sponton, om , corav'ine agg. chiamare 45 mo agg. 273 archi e con e du-me arme an a' stare Perchè iuchin de Veerè che, azò la no A sto de al stemerò intreron Com eia ghe e ciamar e Zanin e Basegio e e 85 to Menego e me Meciele sarae Mechìele an cà. a' via. vago 76 via Botazi Matarazi Pigia-vento 80 Spavento Zanin e e 70 an in sentirà, fato di barba forza Duozo a 72 scorza. per frelo, su, forza. una de cà, despetoso, per Gh^ Mo in 68 pò. a' l'averomo ZiLio là, sarae muò, vegnirà me andon se ghe gi vegnerè. te vìa 64 chi l' insisse andar mi: per mi che se per No celarne; e cosin Mìozo Bortolozo Bonato compare 84 Rovegato Tofano sost. 8G Peron, a foesse 78 chiamar Tophano 18 274 frel so Mascalzon ^eco , Nale Guarda ZiLio Moa, far Mo su Se de a' solo questo de la che La a' si 92 V. da irreg. aspi- vezù 104 ben. vo si du mari. sangue de aer ere al mata, la la a in 93 96 torae -a reale, an agg. o mi! 108 snaturale, bon ben l'^a che 100 fremamen n'^e, gnian castron; questù, a an me a' tegno eh' e man cason he Befia le bichi per a' che che Pavan, a calarg/ie-la za Mi del essere quisti bando in e vugio 96 colando. andar Pava con aspeterè, che pesto ergesse e vegnerè. a' va, torna e chi, pur adesso 92 mi. a aspeta-me che corr. Cagarola. Laga-me Nale Brasola Duozo an menare Marco igi e può te se con 88 Gambarare. Perduo^imo presto tri. 94 aspetterò corando.** j 275 eh' pi perchè tanto , l' miegio Vuò doesse No di, che no che n' perchè el aesse de ben sé ; 120 vento doere puorpio è 1' è ììghe-ve cossi, far a far vuogio com perchè mi , 128 mencionazo. un al questa desmenteg^è ve-1 124 no, assassinò; è n' pè. fé v' in no el tegno neguna, el mo a' o questo Zilio no al semeno consinzia Mo contento me , a' che fa, vostra per descon9essè, me no mo E 116 avere, veere. a pur g^e-1 tanto, quanto farg^e-1' stè Briga, far muò tuto roinarme, 112 averae. int'ogne se mancherae, i manco tanto pi fosse i , brazo, pi , che disi fé con 111 128 corr. corr. 124 que noela 116 da -azo mi a fargela 132 da da menchion ne rufar121 avere -azo 132 mencion, un 125 corr : roinarme consintia menchionazzo da una perque gelhavere dito 1' he corr. 129 per da brazzo no 276 ai agni de festa in diese far fé l'aneme che E danè, del 136 dolore. ha amore per e' ha riso , d'abiso, ne sol è questo , paraiso fondo in è perdon dìavolati i , che a E i sgrigna se le perchè bele, par de tromentare , ogn' el sola sola fe-lo la el mo la trovò su scaltri. 144 chi: può un mo quando , fesse se fare dorea in gW om i mencion disi-me De, 140 , si che eh' ghe i sta rire pe-1 mati nòele. ste veere biè muò a Betia via. mariazo an ? 148 , no andarae Orsù, mi El a' o mo sea posso no che, Dio se è doere le per cossi son savio sti ha fat'un de man. fato, mato, o pair an mie 152 maron; mencion, inmencionare , azò no fata cossa 142 chion 153 V. irreg. 3 45 menchion deh trovare posse a 143 148 154 fin. negun ognhom mo agg. i?òmenchionare 144 149 menv. %rr. 278 stè e a' co Va oltra vien su ti, Marco, ive può un con9erè. ve quel' co arco , , dig^e, a' che Ti 18 man. in man , , ive va via quela che esi Buta ti la da ti aldi, bonora, in pi là in faora. de bo a Fa-te t . balestra la hQ da bo a 188 roela. gonela, quel sponton. , Vie fa-t'ananzo E muò dig^e ve dig^e, in stregia, Orsù, 197 a agg. al da l'un un drio con de nome moa può, 200 muò bon con in man. un conze-ve de ve no bo man; , , altri in ronca a 196 chi può un ti. per an la esi fa-te e ch'andag^en vo fa-te su, vu ben. una ti, che a' veeo governar menarne Mòa 192 , Agno E si t' è speo. , sapi-te a ' quel co ch.e ti pò Peron, Tofeno chi, l'altro, l'altro. 204 Dio, 204 -su agg. 279 agn' si ora Su me drio. vegne vegni fuora adesso a' poltron che e a' Vegni, Si fari ne no che no si provare. me sempre e no a' fosse se 208 vuogio ve Mo a' responderon muzare. capela9i fussi. , , , mu9erè; buoni per 212 nu, per du agnun , de pensirg^e, adesso che D. Fuora Men. - chi Orsù, tuoga Nale Su, e ZiLio D. Ta^io arme chi de Pota MEN.Tuo-te mo to Do 213 que fosse , corr. sicl 223 assento 220 cà. be-sà! ! che a' romore ? chi sento de stè Tacio uuogio 224 de 224 chi, fé, Ta9Ìo. cara , 209 mi via digo, Moa, indrio può traitore. eh' quel mo drio. vegne un vuò ve 216 amore me be-sà, osto Mex. e tiron-se per D. porta me arme. traitore. sti be-sà, A' TAgio è insir è D. le lagon-gi Mo, Men. no àon gi darme, che indrio. da de uogion mi 228 andare. laga-me corr. 210 da v. di irr. me 280 fé. No [TAgio] lì, Zilio, E de pota Naie, andar e in desfare comò arecordo 236 can? un Pavan sul in abìando, mal là, in bando in sempre e 232 fare? vuo-tu per qua lo, un impolò! vuo-tu rabiando T' t'ha che te e da sta chi mo Di-me, amazare? voli Ve , che Stè indrio, no Stè indrio, se a' vuò Pota, ZiLiO Vegni Su, TAgio D. A' vuò A' De, e 280 agg. qua. Di-me vegnù Sta indrio, 246 j eh cane noela. roela. la un può 248 muò che cossi remore? a Salvaore, far laghe-me (cane.) 244 indrio. questa a mi. Ta^io. Stè si-u lun dig^e te da vie 240 ben. mi. indrio, ti, Naie: e de conzan Zilio, compare. s'amazen. vegnir, sta stare. voli me drio vuogio. no vegni, indrio, sta bon pur che via Laga-lo Mbn. Taqio è [e]l g^e un a 232 que- 252 mi. que agg. 237 249 -do que 281 Mo Perchè ZiLio che la questa dei perchè a' Men. Te A' un può, a' Nìan mia 255 rintia 277 V. a' agg. irr. a' me fìgiuola con 264 278 me amore, 2G8 cossi fa9è passe la ghe de, 272 pase. de pase, la ghe no anore. mi. favelar no me per bona una fìgiuola in el che e 264 lare me l' inzurie far che mi conzare. mo che che Mo Men. vuò la indrio remeti, e in erinzia ahi vuò e D. remeti la ascolte-me e 260 mare, poressi Tasi TAgio ? pare , no che anore? t' im Menega che bel un Che questo. vuò remore? a fato ? vu questo dona Su, a' D. 1-è 256 prometù. cossi, mo Si, via Betia, ha per MEN,M'^a-l Taqio menò la me e-la Si-u D. he a' Dii-me Taqio , , fìgiuola, so di. Zilio presto su o 276 questù. defe- 263 cane. pe?'que dago^n me.. dare gAe a fare 270 | e cane. 282 M' ZiLio orsù, m'orsù, Nale se te s'andagò a ver a senza Po, se qualche cossa ZiLio Laga-me, D. No Men. la dare, 280 darà, farà. se 284 mi! de altri aponto Fa-te vuol mazare. pota vuò anemale. la te no orsù, Naie. entro. può, un m' orsù, dagom Aspieta Sia m' orsù, m' ca ti. zazerin. ananzo , De TAgio indrio sta , , D.Men. Ta9Ìo, TAgio tuo-te No vuò Me smaravegio On è Ve e el se el sarà dagom a' che la , 288 chi. questù. ca de vu, 292 oselo. un 9ervelo? noela sta putanela se eh' e, de bon per una Lag^è via vostro desfar, Voli-u mi. co voli per a altri meterve a 278 far laga-me e 9ervelin vuol ve dighe la se-I n'averà piezo 293 296 cossi? la mi? galde an pan, per bon eia. agg. 300 288 la Se farà la Basta, con la che eia Dio D.Men.Do, chi La voléa a' com e '1 ha O Mbn. Tavio se a' O oss' la che né 310 ferintia '1 gAe no , per Pavana. putana, guastò 1' ha 316 anore me soza el bel mondo. 320 rèondo! guastò (si) mancherà altro gnian com guan, pan, a' 324 cri. , pasientia 319 el mondo se no ti. traitore, andar pur del Pota dir sto morbo! la s'ha TAgio ài. m' vuò te 312 nu. vu Die tolto no da , ha m' pasinzia de se muò Agno via. mancò porà lamentar, D. 308 soferinzia, no se no impazare? a può un bona che La chi de séa an andà massaria, abiè Mo Liberale, mariare bona si in 304 male. so s'e-la con sta era san e , porà. del sola cason Taqio gonela averà no con sozza e 311 cane. 324 cow so- 284 sé A' che da veii v' e n' è me za paga che 1' è g/i' Da bià che-I è làorente. per bra9ente via. spolare a 336 ! tibiare a , , o 332 massaria, aver ara chi de quela la su 328 fé, mia bon megio pò vole. in me. la a un , no gA' sempre dighe ve '1 parole dig^e, ve malvasia, che vuol no A' 0 l'ostarla, a ghe di agno imprometo si A' mi se e, E Zilio voli a fosse cavar , perchè elo è an mi E se D. Men. A' a' el provò el si, fuossi dighe ve no 340 clamò. 1' he vegne ve me, sempre primo a' me Mo TAgio sempre, mal , dréan! da uovra pan! 344 trognando no , delezando vom , che e a' '1-è si è bon un pò dighe làorente inteligente ben mo chiamo 348 scaltrio , , 340 , 345 now 286 D. Men. Te Ta";3I0 1-è, me Orsù, dona che vuò che avi Me sai-u 9erca ogn' sta che la el an, za '1 so megio? è de megio: sto male, me g^e no 380 rason. om de cason el purg/ie digy^e, el cossi eia che vu. gran sempre è 376 intendù? che La e tra pa^e ha che dag^è fayè elo Si azò a' mo Perchè la ghe bona [u]na No mare , a' vuò an andare. Menega , e compagnon.... lagon-la mo Vu o 384 male pecò, so vo , ch'eia dee-la, D.MEN.Puorpio a' zò che la Mo 374 380 ognhon 391 que te no che a' Orsù mo perquel dega ben molto con 385 la ghe , sta sta per orsù è el rason, vuò 1 caìic. que a ; 392 pecò. so pò vuogie sost. dare purgare pensare ghe 388 cason. osu 381 388 dota. dar 378 ognom derla pa9e sic ! corr. caxon da 287 ZiLio - A' vuogio no la De-me e Mo Taqio siè Via D. Men. V ìa.ghè la Mo su, si e sol Vuò a' te te vuò far la andar Tiè mente che la che spiero Cancaro! el al andar colo Aldi-tu a ti mo in 408 chi. dighe di, tropi ( te ) sarè sarà bando, abiando. mal a' galdi a' si ti , bieste no 404 cossi. de per fte) fazo smatare, vuò aposta 400 dare^ sbuelasse, s' a' te fa^è a' la vuò me no che che '1 mariazo. e la te , Ta(;io acordè. pase a' mi. a biegi per za No impazo ve, 396 cossi, puta l'arme. chi dota. vostra apicò. apicó la Betia. 412 Cia? an , Porta, dig^e eh' porta de V. irr. eh' sempre 1' è bona vin, merzamin , a' vuò perchè 406 quel , del qua a a' fazon la me Dio 408 e qua mo sta ; 416 pase pase per 417 tuti. perque 288 A' baoni Fé che a' amisi e vuò Toche-ve Men. su bevi che Mo su, Te vuò dig^e E Zilio la Taqio 419 puro fa è guardar va e agg. può un de i a seon festa. 436 festa. si. cossi: ti. Naie, in de far mi cata no 432 matiera! una pur mo, adesso. vontìera. dighe va e bel adesso ben ve via. Betia, to de vuogio mi in adesso a' fazem 428 mauro, puro. la ben, Vo Zilio, e bon dar questa no bocale, raeti-te torè A' TAgio el '1-è Mo A' D.Men. mi an 424 [ti] Naie, e con dighe, ve chi. bevi; ti, Zilio, bevi 420 an? bere Menega, e D. da pur friegi. man. 9ia, mo, Porta a' la tuti Aldi-tu Dona buoni castiegi. cari pase, tuti sèon zugolari dinari; e vu tuti 440 289 che pute chi che fazomofare festa una el che m' andè Mo è bela sarà la a baiare. a 444 sprovisa, davisa mi mo e puti e i vegne vuò A' le de catè 448 zente. arem prestamente su . chi vegni e che faren Te la cà a el so, parente. menerò si D.MEN.A'te le perchè Fé a' com Fe-la D. Mex. No E TAgio mi Tasi, e 447 454 corr. l'altre crestiana, davisa de si. tasi 464 governare. da corr. coìì 460 pute. pute. dig^e lag/ie-ve bagatele da de altre ve asìare, inviare, an vorae mi: ben può 456 mi. per dighe ve dighe, a' fa no un mandò e smerdarele, tante nian vorà no bagatele, ni feste, ste TAgio a' dig^e, 452 cà. a • t agg. 448 do463 arom crestiana cri« 19 290 D. Mo Men. Nardo su chivelò e mia e la Dupza e la Gnua di la Fior la de Meneg/iina, lapemina, e di 472 Mecelon, Menegon , Scanferlati di Beolda la 468 Bertola9Ì Menega9Ì de neza Cecheta la e Perduoyima fìgiuole Beta neza di Trese e clamare a va , , , de ^ia la la ine di Menega da Ta9ia la e Mo Ciamè Ta^io D. 0 Betia D. Men. mare, te 465 mechelon digy^e, ti No via, di-u 484 chi. a mi? sbardaòsuola. per dare al to 477 an? massara, pi chiamare cà. malan? col vuò te vo de 480 va. Aldi-tu chi. bona mia A Pagiarin. dighe, Vien, Scapin, fuor vien chi a di mo va Betia Su, Men. 476 Cornegiana di su, , Matana, Taogna Peruola Scati compar 472 figiuola 488 mario. fìgiuole cornegiana ; C07i 481 o agg. chiame 291 Mo crer no de vegnirme Da fa e eh' ben che che to mario l' int' 492 , da de ano vescoò fame Pava a de o fame. la scucia 496 fava Santo a muò ogne andasea na in va può te sgang^irè Sé cà. a pur, se cherze te Dìo, , a' tuor a via ben pur de pi me va-te mo fé in ne, Urban , Pensa che mo a' da 0 501 in COTTI a a' bela, me 504 mare, za e mi. com mi, grama 508 me? fato perdonò me 506 con a agg. 508 com 510-11 V ordine mare. cara 498 cane. priego ristabilito vivea , dol9e, I 500 scorezare /le-gie eh' Priego pan. proverò. la trista che mo el questo per mezo l' andasea, te-I cara vogìè Oimè! un povertà. là; Dio, e com tanta gnian 495 sé pur ve no vin com no me Va Bbtia (d)e può un , Dall' di due que amanuense questi richiami. due 500 509 com i agg. vertito fu in- versi, poi 292 L'amor Cri Me Taqio fare no-1 eh' a' de smaravegio sarè s' te fare. fato l'ha me 512 pi. me ti , doerè te co , la e an si da vera e vuò esser I de si a' vuò 524 farom fato me Betthia o -em cà. a andagom (la) pase la qua, to mare. 528 fare Tagio. fé la a in com barba che a' che s' a' 518 dito 524 trato. , caro su, chi. adesso fe-me-la Mo za, cossi. int'un su, chi, e far menerà te 520 mostrò bagi pò Adesso dirà. he de a' fem eh' TAgio V du i fìgiuola la (v)egnir Lieva Betia che andare fìgiuola. so me Farom e buona mustri ne 516 aì'erà te traterà zò no me, ben, te far Te TAgiO da om e Men. sempre mare da A' Betia D. to de Dio, 532 g/ie perdonò remetè, cri me far 519 agg. 527 piasere. esser andagom 520 528 que com 294 si te te e si e e si tato te vaogio a' che figiuola me te vuò che la mia cara Betia Mo no eh' che a' del A' Men. no Qui la ììiare O Betia in va mia che Ta^io Tiè pur fremo Betia No o lesum, 574 bis Qui ^e 576 mare, voli-u morire. tegnire, a la Dio, m' bela che 0 Ve 572 angossa. su, posso, fé. vostra dir? Aigie-me-la mare, serare. cara, vuol 568 vu, vu. pi. fata me à, bela per posso tuta mi scortegare. dol9e, lasse-me, màore me per farme a Cara, D. amore. sofrirae fina 664 sola ti porto ve si figiuola za a' mi. a te sempre a 560 ben pi porterò te ; vao."?si me sempre ben me me no A' a' el frela e no de barba Dio, chi. caze o Vergene là ti. Ta9Ìo. Dio! Maria! 580 295 Mar^-, mare, Trista mi mia! mare desconsolà 584 , che che 1' ^e La Ta^io O è o Betia, el g^e andò la 588 no. pignolo. bela, mia mare ^ara morire. revegnire. a paura, Zilla- De, dirà fata mi vignerà N'aer Betia si ogn'om.0 favela vostra , che A a' che za che Mo a' vuò an mi, che a' Taqio 594 que vegnìr ivelò 596 durare. trovare a de là. 600 desconsolà son fosse si fante, altra me fante bel da vegnire 604 mare. vu , Betia, On ben. pi posso perdirè per cognossù fremamen mo che vu. volivi no Ve morta ben me tegni pi si ^e a' eh' , a' Adesso 592 pi viver vuogio no Za respondi? me no che mo è andò 595 vuo-tu la to cognoscu fare? prodin9Ìa? 605 que 296 può de pasiiiizia sta, te àigììQ,in 9ervelo. Abi e un Questo le aroversitè! te per Betta O pare, vuogio che mia i chi crepar dighe mi per 616 morta. séa mare de fosse 612 beregare, a Ta^io nanzo No guarire chive star a' che la no barba mo sì è belo aponto intro Za G08 quela porta insùa, per andar via! mia, Mare, mare, mare me A si pur dighe che no che a sto cason Zilio volesse te ari vere apensando 607 , che te che morte pasijntia 619 ben. vuò me pianzerassi un seom morire pòissi sofrire in segno a' 620 vu. vu, del vostro , Ti, Zilio, s' te coni da adesso a' vegno 624 ben, chialò, m'e(ssi)amò, può per mi 628 , ti tute |o per do. cerne. 626 coiìi 297 live e fargfte a destaghiare suso asse un da che che la sea per dolor, Orsù, O al eh' tuti eia Se ha le com sarè da m' ampò è le che ai 648 seno. el perdù può per Die bon ben impazò. che cherzo vagTie Pota! a' ! dréan mal 644 an? dig/ie del Duo-sa! drio. Dio. con chi a che si l'ora, ste sangue a' 640 int'un'ora, d'andarg^e Betia, Mo , fìgiuola. vete no du scrovazuola, mare pò 636 è ne na eia sermon vezù, Betia esser so talpon, Chive e mori TAgio tuti : 632 bel un mare Per de com dighe , soterare fare-ghe questo e Sagrò al portere-g^e e strangossè! è in '1 m' , de pissarg/ie el Moa, si 631 641 vete al me 635 corr. da vi- pe Qb2 '1 viso. bel el de sangue sagredo dentro vea ! seno me com riso, pare, ser 646 ( cane chassi ) bel I 298 che le dal bel Le ste un vuò per de le tuti i suo Chi è in Su, su, oh? chi mo co El g/ì' è vegnù una le morti fuora! QG4: su. vu. tristeza. 668 dol9eza, tropo cossi è qua? stuora una sbertezo per è vegni zente, A' strasandè. casa: de pota Presto de chi asèo porta e altro Laga-me-le Un altro Laga-me-g^e de l'aqua chiamare 668 fé! me chi, butare pur in 663 tristezza ti. può spianzare. un ben 672 chi. aqna da-me-lo Un oh? cà. meter 0 qua de ive du 660 clamare a cà, perda se aiare. da che 661 le voler porte su, merda; che andar vuogio 666 pecò gran gnian no Creze, Uno chivelò. poverete no Su, sconchigare riso fa me A' fa me su in '1 viso. cha corr. 676 da 299 D. revien Men. dise: e Oimè ! el Dio m' deviso è , d'aver puorpiamen Loldà cossi ive Si-tu an Betia Me figiuola? me fe-tu. che Mo la è on Di? Domenedio! sea Mo adromenzà? strasandà? ti che no a' son ben ma gieri che Betia A' TAgio Orsù, al done, Le Lag/^è e ste e Te 681 que ora-mè leve-ve leve-ve, no andar nSele ste 696 smerdarele tante Mo pi. chi. mo può 692 Dio! stagom no un drio. (d)e sarà pute morire; vegnua nome mo sgang/iire. doesse giera ve 688 fio, '1 e sentio che mancò. è forza la he me crea a' 684 morta, ghe puoco a' mare. morta. miga za perdù A(v)ea to a insuniare, paréa A' può un , Men. 680 raisuola, respundi mare D. dromio. a' m'aldi 696 su. dig^e an, un può a Betia? agg. vu. 700 300 Mo mete-ve su, che ben sé te t' ha Zilio che ara No marchese mo aponto el infinamentre gi che '1 sera è che ben sul cao loame el no el se con uochi 712 semestri rico. madona saierà, di i ghe meterà scapuzin (Mo,) porà 716 mati, e el bel un andarà Tomasati, di un ghe Po, el pò quigi con e 704 abaverà, drio da perchè de se passerà via pi mato insanguenò. me El 708 artegiari; so e me sempre Figaruolo. matizuolo el del vìtaorìa in pò paura tuto 704 giuoria in gran con Ongari gi andar fa9e '1 te intrar e altramen. noci puorpiamen parerà Te strasendare far gì via, a9ertare, a volzer e la a 720 meschin, durare, acordare Palma pò. 724 302 ATTO Queli banche de e QUINTO Betia de casa asiano fuora portano e in el prologo questo le azonze , Colui pute. Dio che fa salve, ve la noiza Al nome sea la imprimamente. de la la manten la la di di 2 forse da cfr. 9 v. leggere: V. 60 Cristian, de 12 bis. fé 16 caritè ben agno noizza è de brenta de , iustissima, et mantegnemento et Giesìa, cristianissima, Segnoria e 8 Pagan nemigM forte lostrissima Vegniesia, despeto è sposa, serenissima de ben e e nostra che 4 gloriosa Marco Segnoria al me sempre Trinitè, mare so San che Dio Vergelle Maria, zente! tuta de e dige: cason, 14 irr. irr. v. ma , ben et forte sic! ete 17 sima; iustiset sic! 303 remiedio de consolazion e tuti scensole i me , , sempre de la sempre amiga frema e fasson ogn' sempre ora - sol A' pur droverae no altro in mo za 32 gnagnare de la strenga, lenga me me me sempre Marco « cr'ianj, pontal un 28 crì'erè, me deesse Marco san » me. a' pel » Marco! sempre creesse, se Marco! « sempre » Marco! Marco! « agn'ora Marco e criare no crì'e , squartare sempre ogri'om 24 muò ogne per , se si che nu suo muò ogiie nanzo d' che sozeti me int' ca vertù casoii tuli 20 me sempre e ! a' » 36 me sempre , ! Marco me; , crierae , che tanto « Nulum natorale dise 18 iniziale ai vv. a' creparae. nato Stótene, este el consolation si non 1484 e 1444 24 essere uciosum gran irr., però come pronunciare, doveva 29 " r. ognhow 31 Vi pel 304 dolore e che za 09Ì0S0 La santa « Cherzi-me sintinzìa Quel che le Dise che de' dig^e, La 49 trem suae e S. suum, S. » Marco " Matt. X, si. dir vuol aldi. e so a mare mogiere, el devere. megio asse. è è reliquet « " 60 homo adhaerebit 5, cfr. Genesi V, 31, Cor. 7, Ephes. XIX, 56 abandonare questo matrem, 52 ha le in presso 51 Matthio intendue pare mogiere ». briga? che mo matre sue mo o gran perchè et l'uxori parole, andar friegi, patre bai-vu Hai-vu, e 48 capitiegi: ederebit l'omo, dise spreyise: 1' homo Reliquete ste vu. ascolte-me, desnuove ed de Scrivania Matio, 44 nu, naturai parole ste digando e de naturale el i bando. intendando contra a me de star e Questo del esser per 40 n' è naturai negun nassù pò sletran; e pauxori II, VII, 24 10 305 E po~an, no cri no dise cherzo la Chi disse che le fo Dio, a' è che el parole, fole, '1 68 vea 72 cognosea, la pi è durare; possea fé el gA' no terra altramen no che replete verasiamen, impir Mo, et perchè mondo perzò e du: Dio, o perchè me me nu, miga Dio, disse sto 64 lesum-Dio. dighe • a [quejste n[e] o an e leza nostra messier le deleza; ve smultiplicate ete el a' capitiegi a Cressitete O eh' za dire,' ve '1 Gienesi into « a' co tera a' la 76 smultiplicare tuti a i le. dire, ve caluorica rason , 66 bis « crescite, terram 72 » perche agg. men 74 chel 75 corr. da Genesi disse multiplicamini, I, 28 71 73 cognoscea chesto I " corr. me da che 77 v. plete re- perquel verascia- pe?'qnel 76 agg. " perzò da corr. el irr. 20 fé " ? 30(3 la la zòile E an el g^' è an el con e scriminale la retolnorica, a' vegio dig^e , 84 filuorica, Testamento ancora el ; la dire 80 snaturale, e don co la g/i'è zolle teluorica? la e megio , nuovo sletran i tuti e , , Stotene, el 88 an e lulio gran Davit e Sinica Caton e Piantalon e , Vicena san e de Scoto tuti gi un altri pin; saco Agostin santo e 92 d'Aquin altri gi Gin e Tomaso e con Bartol e che so stè , si è che laido sto Perzò co sempre agn' a' Per Orsù el om de' se e' mariare, rason. per chive rao , smultiplicare. ve_^dig^e questo 96 me sempre , adesso volzo me a' a 100 son. ti , 91 con 100 1 V. Barthol cane. irr. 92 95 che 93 Thomaso ( cane. ) gi 97 v. gli irr. 307 e dona Prudente Zilìo piase ve la Si El '1 che Mo, presto a' A' volzo me Di-me, e ZiLio El (che) la vuogio Bo Te Mo el i te no ha comandò si an abasare , Sto te 108 la toca-g^e va, per pugno, are giesio 120 pregare. , e mi. ti. a fato he 116 Bastia, Gesiò? volamo su Toso. del mo vìazo 112 sposo fo e e muò, Betia, comanda A' del fo la figiuola Leza sto a ti, a essere de sprol, a' fari mo chivelò la vuò. si-I e acorderi. ve vuo-tu com 108 GiesiòV el e se figiuol Zilio, • comandò piase me sprolegaore Toso, ha Leza nostra sposo, del che segondo 104 Bastia, per fo che fìgiuolo Betia, del fo che figia Betia pi. sprolìcar senza per con mao. san ricordanza. i ay"j. Zulian 124 , 308 ZiLio O cancaro che Sé, El me-1 ti, ingestara de vie quela fa-te in ananzo dà e El me eia a e laga e 1' è le bone è Orsù dal e si se conze chi è se de la in con9e quii lo dal quii eh' Qui sposa vien Madona el 144 sposo del nòiza ve la del man, sposo parente sost. a 144 an de eia. a pomo la bela, sto 137 bichiero un e sposo. mandò è , griza. una del 140 graizo un presentando parte per 135 è nòizo noiza tuti Toche-ve è, chi int' 136 fé. la del lo ; spiero a briga, dig^e, si a' mo no9e, mo, ananzo. biciero el ; 132 t'agrÌ9Ì. l'avanzo andar roto nòÌ9Ì. fa-te elo e vin, te dighe, su, 128 ^e te fantin, i a che par che qua, bere da Mo Dà regorderè. chi Orsù sprol. usanza! questa a nouizo he presente. sost. a sarà 310 mete e' asse dig/ie, ve che e quel Chi guardare, nassù sarà i com in via El TAgio che dirve Presto du Anderà agno qui dige a te Betia Di-me, Nale Te-I reta 192 con ta que fa9è trato. 188 fato fati i suo. baiar a el finito e, balere note questa com 184 Naie: Betia, 175 suo baie. a' dito meteno se fati i int'un bagi far tarda. guarda se che che pò è , presto chive 180 1' he. vuò ve friegi , baio, fa^e agn'om perzondena e E '1 ; le. i l'ora che ; leto in tuti ve fine, besogna fazoleto un da dito far Vuò 170 score e smultiplichè mo , buzò. g/i'è entro Moa, pò m.aleto sii savia 172 ponzin, impolare, a sapiè i da de eoe Naie, dirò: a 177 cane. 193 un a mo megior a de son chiappe v. irr. 192 son? che ciape, _fa9oletto 179 son. 178 189 sco- bis q^"^ 311 che fa se Mo ciche e Zugolar, Va, a' Orsù, e D. Men. con Mo fa briga, puti. e e' bona cà. a pute Dio, 200 su, mo Dio, con du. a andar vegi, Ste du raadona, ste vu aconzando a vogiomo 196 via, sonando. via quanti Mòa, Nov. in ande-ve putì, tuti ZiLio metì-ve andagon che via. andagon putì, su. ciache. e dighe 204 tuti! a compagnia , o Zilio la mia eh' a' a Betia, , vuò s' te Zilio Se lamente-ve Nale Mo No abiè la Naie, Zilio Se s' te tu no ; , lagheron 212 mancare. va ben. mo ben vuossi me ? mi an mare paura ghe no mi. sarp-gie ghe no de pò 208 ben, traterè la no ben. vuogia te , no No, Nale m' Zilio; 194 a' dighe l' amistè chiche mo 21G quando Betia, muò tegnerae per inrovegiando, besoguo aesse a' andare via, e che è tra mi e ti , e chiacche 312 de servirla 220 mi ancora , perchè si son s' t3 contenti, no ben ZiLio Mo si Nale Mo ben-sà, D. Men. la è si niario. o quel a a' eh' si! cossi, dever el 224 parilo. frelo, l'è Figiuol, che belo, ben sera el BETiAMuogia, frelo. da co amistè vera che quando quela 1' è 228 , el e si Men. ben disi cossi D. a' Orsù, de BetVa mia Sempre el ghe la E sa moa el V. sempre bon làorare. 238 serae a ne l' altre sempre 222 irr. o de ben da cavalieri quii 236 sole, scroazuola, ne tanto mi figiuola. n' è sa an parole se mata, g^e com dir quatro è mi. vuogìe con 282 mare, anca anore, n' tagiare. vero, in La ognun e vuogio chivelò 219 che piantare pò Vu coinun a quando an Betia tuto tuto 240 me trare sea, ol Muogia v. asse. sera corr. irr., correggersi 239 com da stituendo so- 313 a' che Vicenza, in una che tanto ben Si buta no Po, mai La de par le la pò bocon un Mo s' e te ben voltato e in me. s'a' sé 264 mastegare? doventare presto tenderò Ta^io muora, saì-u rason fon che nervo per A'-l fuora! megola megio un 260 saltare, veessi Mo osso rosegare fa D'io priego se Betia la grosso. un ben la com an alghe, A' suol la-I C(m è ; 256 niente non véissi g^e te i dente e per '1 252 menare muso vo se remorda magnare. a el no ingorda; la bon pur è n' tropo puoco massele, e la negun za 248 avantazè. gnian che rason. dopion, m'ai, femena nian la ha me Die se Pava, in pi bava, g' falope mo 244 sea ne butar fa9e i che cherzo no molesin. dice là , : , Adio, Te no adio, fare cazolin. (d)B mi 268 bocon. 314 D. MBN.La impiantar e la e ben i si, Mo si Mo Men. L' che i è ZiLiO Per 'Betia 0 te e D. Men. A' a 278 i e ve far eia dischi da fare. 284 sola? mario sola mi 288 , gnian. straca là: fuogo quel o drèan mal el che ha busa! la a che dig^e 282 i mare, , in el cara servi vegne an ave giera no , Toischi. tuti far, pò voltato Taqio, che 9erto a' e di campo banche ch'el/i di puochi l' aservi mo Duo-sa, 280 baron. za sola le compagnon. da el 276 vin. compagnia 9ento Chirzi Martin san malvasia. na passa con e la serve mezo ; pi, mai ben eia chi 272 , de La è corno Dio aservi ben biegi , beve no ravaniegi e vegnir dighe te per , rason (puori) far sa a' eia bela grossi che Betia la d' e D. ha g' 1' è se servi pò ^ 292 usa fare. 287 cola | 815 La in ste sacoman sto è A' che ha TAgio, Te sé in voltato a ( de) Po-la e 304 di. 308 ti aii pur sto note zenia reversa. là: '1 morbo vegne mi: me sempre g/i' è pi e amistè, servi te '1 entro l'ave Ampò se muò tegnù Cherzi-me dighe gì , tanto tuti "la vuò te co ha ne 300 '1 Pavan su me , cognosser. de ; zente farse de nu? con e '1 n' la 29G cognossù salbega che i borsuoti scorlò alozar soldè che , , gierinu da Stralìiioti i /ia g' lo per contentare guere la che A' sapù ha no e dal signar mo torave-la mo ferza! la ton? 312 tron un , per E la far serve pensò, D. Men. Mo com 301 )'. piaser an se ve, la irr. a la è un 304 comun è farà la qualcun? a ; servi^iale! ogne può male abavà. cognoscer 316 316 ha L' de e omo fa la-I Mo no sea pur ha-la me mo g/i' è è A fin la per farg/ie ha La e le Sta e la s' i sé esser ampo g' ghe da 332 drio! partio fato ha abavè 340 scazonè pi bore 338 16. ampò e e 336 siiare ogne sa brausi scaltri pezo, scoezare da si mezo, e un pigiar timpie pur ben e tanto la che de male e sapù pur eia. tolta d'ananzo un 328 metù meschinela sta l'è du! ha. de la che sola con man soto fiè Quante vezù gi 324 figiuola. me la du tuti 327 le a abavo, l'è 1' he fìè esser cuore? soldo, bràoso questa Quante 320 gran dig/ie, quando com ; l'an9ecuore vegne '1 se zazerin molesin, presto Cossi za mo paura ^ adosso. forse : Sta pur [9erto] 318 Pur i membri guarde elo co no ne si despiaseole. Ne el me co e , tropo per no-1 '1 vorà. far a' abavare 376 a' che la Betia se no 380 desdiga ve cossi vuò a' vorè te biegi le Briga, besognerae el fuogo a « de la cantare L' è vegniia cantar la samare; vo 388 cazare a mo che mo acordè. e ave el fare. me sempre si Cri-tu 384 , sempre a' ». ti , TaqioMo ». fàiga me con voli, a' troveri no Betia, mi che quel me « dire: a' di e volzerè glie che E 372 , Fé dir fare mi contrastare, me L'ara de sentirà elo sempre » voltare che me spale le 368 piajeole; ma e quelo , bona sarò sempre tuto persona massa lag/ierè elo la sarò me a ZiLio e soperba, Gnian e Salvaore, el ch'elo, la la busa. usa sea : canzon la 392 sason zomberon » ? 310 Mo Nale l'è E Zilio su, compagnon Caminè, che madona, la che a' g^e a' m' a' el son vuò in '1 sposo. moroso, el drio, da andar 400 partio far mo 398 via, e sposa int'ogne fare A' andag^em vuogio perchè via. in mete-te tempo, mi, , marcheto. un trato neto , a' da dighe te baron , , che si Tasi a-1 fare tasi. briga pur, 404 molton. un ^ Zilio Duo-sa che za a' Mo che di Te vorè [te] sé de pota mo, che fus-tu frapare de di te mi, 408 fare. pò?! sbertezi (te) brusò cossi , Ta(;'IO Zilio co ti A' te Nale frel, 396 V. la andagem irr. Naie, Vergene da-me 408 415 I ! ro muzza 4J.2 cuore. \aghe-me Muza, la del canea andar, Betia Per far, ! traitore gran magnar No Lag/^e-me E un vuò Betia e Ta^io 414 è no fare ! andare. via. muza Maria, vita que in 41G don. 409 v. irr. 320 ZiLio Tuo questa, Nale Oimè, Dio! Ta^ìo Tuo-te via Trista porè Mo Su, Betia m' ebia a' a mancare. abavare. 428 che a muò in romasa può ! un s'amaza 432 un, povereto ti, Naie! o Or za per ? li, s' te vuò. mo , son Com TAgio far avia-te Povereta mari 424 solo ti za me no avisò du d' aver avea far che '1no ZiLio 420 amazò? perchè 1'^e-tu fare-gie,che Com No chialò, desconsolà! mi Mo m' m' y^e amazò. te de gioton. de yerto el morirà. che Betia burto ben fa9e male ghe sea impagò? mogier,che '1 sea amazò, 436 negun crer, che '1 no Co so saerà, che fara-la me? El fo, no che ne vuoge una Inchindamò no fo V. zame me ben fea la Tamia com 436 sarà in . ela-1 438 corr. reale, a sa Naie. 440 za. da 439 reale sost. Perque a a un el 321 è G^e el el che si e al de el La prima che le no fo-la fòesse che e tute, ! pute che bordel 460 àon. magne na.s*sè cason un mi! cason mal vecie e 456 mi? de sangue '1 morbo zovene , dig^e ve son tuto fare spiovegare. femene Che frison, sape che Voli-u cason, elo no 452 guagnò! vu sto voler ; scazonò. l'ha sto pur senza frapara giera che zò è 448 demostrare '1 che elo le li, sofrire voler per ben, chi. aldire, perch' Or 444 pur de nanzo .e mo parole posse si va : desea Tuoge A' guagnò giera no nu ha Zilio questo a cà. so a (che) può un a acazi quale veea T se g^e no dir El al ben Or chi de puoco al mondo 464 '1 mondo l'è? com , 446 e sto 451 vera agg. 462 v. vechie 454 irr. 463 | e nasce 21 agg. 322 Perchè, falare Se fosse no fé de Adamo '1 la sai, con fato. sto quel 468 ato , desobedire a' pecò, ivelò tuti sasen far e , là dig/ie, La non al altri a' riso do mi! farae com 472 mi, adosso. saltessomo '1 fosse no da za sangue fesse ve Se paràìso. va me minga, Se in su che a' non 476 osso , a' Mo ve no le nasse a' de quante sé me al V. irr. vu (d)e lonzi v. piti 484 nassù. a vu, da piaser megìa 474 du me dirve-lo che fosse le è ne despeto a' ben ben darae ghe dar senza an da uomeni poveriti! no a 480 cason? tropo Mi costion vostra deventa Perchè, le e guere volerve si 469 tute quanti per de che mo per Mo Se sute. vi-u no me partisse mi , a' chi no (d)e mile e irr. cow si g^e 488 , vo. chialò pi 486 pe?'que ? 323 sì e a' dig^e ve pi mo 492 , despiaserae no '1 foesse Se vuò no tuti fesse, vu, al Naie per Sento perzò e za si la tuto. puto fato 500 ; amazare. bergare. intendù L'^a mi! per mogier so mi, de drio s' h". vu farae sangue n' iera 496 bastone, con coressè g^e me, un per om. poltron, femene '1 se un vii un 9ento per a che '1-è amazò chialò vien 504 , O Tamia n'arè Dio, daschè è Di-me è qualcun. pi negun, morto a' 508 Ta9Ìo: caro Nal(e), Tamia, mario. me '1 ver, morto Mo TAgio da saverlo per fé? to per dire: te , A' Mi e si e dire 502 sempre I homo a a-1 : « cane. • '1 criare Aimè! che che con '1 sea o 505 | 512 a' a morto son mal porto ! » ; fìeramen. mena g^e dare ben mi senti a' cherzo che 493 viti g^e 498 cane. bis Thamia un agge cosi 324 Tamia L' è Intindi-1, bel el per a' andare Ma te no te-1 sa(v)erè (A') mo de Lamento o o è dolQe el sta 528 cossa. l' , 532 compagnia, mario caro. boaro, bon e da angossa agugià grossa , 536 pr'ia spre^i'osa, velù desta 537 (d)e la me belo de e 528 irr. V. cà. Tamia! ti, perdù cara de mi, in l' amar' ^e frel o chi. za; drio da 524 Tamia. me O-^mio vele intender puovera Te dir chi de via può muò? a impazarme la Questa altro vegnerà per vuò si star, per per andare No può ben no guardare. a el vago 520 pi, caminare. me Qualcun chi, posso e' TAgioMoa, 525 no porae Dio, aspeterè te perchè Ta^ìo; de amor che va, no car[o] 516 ? verasiamen morto robini | chosa robini sost. corr. 529 cane. mo da a portar ru-. rie pazarme imno- 326 late El pi formagio '1-è perdù el conagio. che ai , farom néan 0 ( se ) arpigerà no , piegore perdù.el O e , vu vostro molton , , te no Bote dol9e pi me Tere, a' chi O che, per darme de le to Dol9e te Se me el caro volevi 575 rezazza cazze pur na 577 , solazo mi con trepare , 580 dare in sul colo. figiolo, me pur talvolta,co a' trazea 576 agno man zo. , frelazo me solevi me si in versar (per ) voler te caterà se no anorò dol^e el o e el me pare la(v)orerà? ve el caze 572 sentire! ve (A') cherzo chi , spontonè, mie care o gambe. le sangue senza , 568 urton in fra la testa con de dare me , paron. belo molton castron , 564 ben! 581 intraven, corezaza, freiazzo 585 co- 327 V divi: te no e : Te si a' sempre gieri dig^e el cagò fievi faza! te prò Ais-tu « te e Bòn « ben ? cuore » 588 anore pord' pur » valent' omo ; omo , le con Te fre9e e menavi fa com un le pò in arco 592 man , abavo zenghiaro on man. , inchina per e gieri te che damò pur te con marchesco, gran \ ivi 596 tòesco un , g/ie te Te , n' he in erbe Mo t' a' dig^e che me g^e £o e ghiaro 607 con menenar i sleteran, o Pavan sto su altro la parivi faza perdù mo 601 pare? to inròegiare davanti 586 ti, un 600 avezù. /le-gie a menar Te male viole, omo in sàivi algun de de com spale. muzarole, ste zuogia o le fato me tute cara Te volzevi del corr. lite 608 fin. Merlin un 608 poestè. in 599 agg. a fazza 593 cen- ste corr. da queste parivi corr. da parevi 328 T'avivi tuta con tuta, O pi dol9e chi far pi che '1 de fé com no '1 parivi te La conzare. te sul T'avivi ; bela. laquela, Signica Stotene me, Pogiestè am , si Te fasivi favelar te o te anore gitaini; con parivi zuogia om me anemeta bon, e che in megio porte vita. polita, bela, mia parivi 632 bolzachini in che megio Cara 628 , sfilosofaore. gran te 624 scoltare smeravegia ch'ave ne Gesiò a tanta pi apuzò. rasonare a 620 baston to al stasea na per pare, bon stasivi stasivi tuti e 610 via pi frelo domenega te Betia, pò che 'n te poron la tanto quando te no sarà me costion? le ghe poerla caro a' 612 d'ava, miei (mo) pute, o Pava. me che conzerà Pute, O amistè pò gonela in zacheto 636 32y o parivi Mo desirò. m' com ^e-tn la è mi e pecò. n' he pi no '1 O Nale Si no se 648 no eh' a' a' el se U! si mo U Non 642 com a' e no mo se ti. basare. vuò de 656 tocare puorpiamen. anema ! si da viso fumo no mi , te m'è 652 zerto per man, vogiù. vu? vegnù son Da-me U! ha Dio son , contrastare si-u marìo, , beregare a pò che quel che Tamia pi star non Tamia 644 nòela , a perda Nale Tamia che a' bela. ghe no de O eh' mo mala una , morda? zoventù mìa Questa L'anema ben vuoò'si lago mo de mi povereta Te 640 belo, Rigo un mari'o o casseto zupelo, in veramen te in gieri te com e, ve ( no pò ben, sento za vego ) ver, corpo ne no cum tocare. : fio ? 660 330 Nale E1 lassare scoegni tuto , a' co de parti me mondo sto , andare perchè là No che on l'arae ne mi perchè el de se de è dig^e, Un truozi là ; a 672 d' ocio. bater fenocio de no se el solo nome mi fa, bel portare se vi. e fino se un 668 passare de via in portare, scoen chive festugo pur G64 sto. son pò stragni questa e el megiara ghe fondo a portò, altri Trenta a' me an per si pò , fio so 676 , che E quel' che è che e U Tamia ha è gh^ segondo an ! mario no muore. dolore passìon, sente segondo e che l'anema è cason el pecò. danò si-u 680 la ? , Nale 664 674 Si, mogiere Te si No t' pe?'que fenochio sta cara, ben tocò 668 685 ! 673 pe^-que I clie 684 ti. cason me aesse si. cane. ochio 331 perchè ti che a' per tanto che si senza mo chi, '1 700 proverò la za abrusè? ve te-I fo che-I pò , perchè no fio , aneme, Mogiere 696 si solo essere vu, me? disi a' e pò che 692 che, a' com corpo com dir Mo aneme vu male. schina! to sint-io ve 1' è e meschina, mi che se e la me 688 spale to impossibole. E Nale le , luogo me in9endore puovera mo faogo truovo DO tuta O de pena malete con Tamia in per Sea condaiiò sto son Leza me è bona, persona meritasse co ti. , Oimè! Tamia Mo trista e andem Di-me può un pi può un indrio. mario caro , è Pu! Nale De solo che 693 (|ue a' te no morire a me porae ghe questo la , dolore gran 704 mi! grama n' è ? dire! cason despartison fa r dal anema 701 perque corpo , 708 332 che naturalmon ben vuol e ha se cossi de da E chi el Tamia A' sé no S'a' a' è te insire largo , dolrà. che sarà 724 remiliare, creesse stropare che che 720 toca morire, te busi i presto vuò mena. boca. te ti a g^' farae presto e el quel g^.e me A' de ninte o puoco i pena drio perchè , eh' '1 insir da 71G suore mogiere, per pò dolore i maor into Mo, dighe, passion la sta so gran ven gran tuta e a' 712 corpo l' anema a questo, per e el te tufi. desbuti me chi mustri me 728 , perchè, eh se l'è danè l' alme di te con va in zo , può com Te dirme questo, la 730 coò'sa perque fumo è coni fare me a è le se questo esser o per ogni è leziera che 735 vento ? può esser che , contento gran co 732 mo esser muò 73G 334 e , a' in de E che do, a' trista e I Se la tirare quela perchè càrega de dig^e me E pur che 774 i la? 0 com l'ha? de in mulo bel de 784 bastone, barca è putanaze, quante Veniesia a' pure '1 culo. al muò a de carga 780 pò, fuogo che Chirzi la no dà g^e egi lache le in abogentò. fero un vache. le tirar suol gTie spontegna con 776 , l'alzana, tirar che com reale, la a viniziana? fa ghe Si è: Caga-in-cale Agnola pecarise Nale la com 772 fé, vostra g/i'è, dig^e che de regordare, a per disi-me fina. e sgrizolare! mo disi-me, 768 mena meschina, m'eve Daschè pi mi fé me è sotile pi è , boconà una quela fio pigiar tugo che e Tamia '1 into pò g/ie 777 ne sto. sea ampò cherzo sea 788 vacaze sto vinitiana asse. 785 per 335 Di-me Tamia eie Mo, sta Questo el g^e de sora che tragaiare suole ive co è una Chi de là e chi eie per le voler salta oselazo , grifonazo, un grande 800 arivare gran puorpio par berton i questo un 796 cust'ion. tuorse in me, bastone gran per pò e amaza; sempre darse in de far e se sempre digy^e, zo le mogiere, si 792 me barcaza? quela in fa-le che mo, cà. gran de 804 qua, muzare in quel mare , che a' dig^e Per la to questo che le a' chive le al Digi^e-lo Tamia Mo a' sola no a Mogi*»r, Nale quanti sé a no del smedare. 812 mio. che partio me. viissi Toischi pute, spitare dirlo tute te o amor per 808 a stagon mi. tute, e, zuogo saltò di putane veci o ^e fé, cara a zovene, o che e 816 me slanzeman , 792 que 810 vechie 336 Straliuoti sacoinan e , Sgiiizari è clie gi tuti per gi A' che a Se-tu è Nale despeto chi che Dio si pur a' dighe, te Ghe e la '1 zucar ca ghe pagar biava ch'i fa(z)on piombo 827 Cherzi mo cha gi sodo man! el magnò, fasea a in bere 836 pan salò , pe nu; bru, de 840 bogiente. descolò, eh' 832 gi é, pi ghe no , lubertè. ha garbo so. impagò bone in a-1 ordenò si fazon el è ha mo mo? eh' nostra in Pensa-te e n' 328 fé.... te dir ! si perché sea el fato ghe viti sé, vuò che i a' te me Cherzi che marchiti. co che 824 man; fazon ghe gran un le in mo soldo quelo L' vilan. mogier, fato, De pelare e a' fare, mal so aom eh' cri Tamia el puoveri nu a 820 conciane ive derapar per soldè, altri e i bate i dente , par 832 bié cigognati. perque 838 v. irr. 337 Se Die m' ai A' fazon i che da brasola 1' è veergi a A' che piezo i eh' traton. a' sta fé a 852 pelon i ne no el 848 le, sgnsura a' i dasche Mo una dir 1 frissura. com sé te tuti in che 'Dighe bogiente, a frize i co Tamia colegare pò albuoli in 844 mati beregare. sertirgi a muò a par , a nu. vu , fe-g^e de, che piezo e fé ne , e pò, putana! che a' I farae fresse eh' Là i tute a Nale che 849 fa mo in merda un el fé gi Die. 860 me {cane.) i dente, 864 mastegare. pelare giotàuro. bona, è bogiente, fuora poesse me la de magnare poesse no ghe , sempre sbaterae g^e avea sotomitàre. dòerg^e Ghe 856 desea i sempre crea gi , dig^e no dito, n' ^e te Leza che debito el pur molto a' te mal 868 zuro tratò. bras22 338 Tamia Del E1 Nale Bortolamio, segnor si, Questo la per bench' Gì eh' Al si avea i no El fo el L' da de e fato quanto un cui pe. via. amorbò quel paese 876 agg. me 882 , l' intese 892 , , tuti 888 insia, ivelò diavoli i co 884 dire, te l' iera ive lu. nu; co(n) dal rive la tuto su insi Perchè l'ave a' tare? soto de asse in anema com (de) perchè, apicò cazare. fai g^e 880 tremore, se mandò questo, bande so '1 on piezo sta , remore. grande che sto L'è Nale le a savea Benzon grande in pò 876 me sempre vegnisse su. lialtè, e paura metergi a Tamia fede com '1 9Ìel(o) intendù, diavoi i 872 Dio in he co so stasean che andar fato ha lesum messier dighe, r n'è? che d'Alvian signor non per sost. que a enste se amorbare 877 chom 879 pò 339 con de Tamia furia gran de soto Di-me, Nale Mo a' L' è in Tamia de e E sempre chi '1 par spi. te posso El te scoen lessare 904 finimondo. un in el mondo, sto dire. tuto prima vuossi A' don si te no te che intender poi perchè ne tanto. in E 898 intanto star soto dentro de pò pur el se si che, dise mario, quelo eh' in F [un] 912 che a' me 910 perque luogo fuogo ne , no quanto sto esser zente la la '1 a' ; 912 tera. tera ghe no deha in 908 morire, smaravegio me 900 fuogo vi te puorpio perchè No. Tamia e ; beregare senti te se de chi e luogo pin me rostire che E, è caldaron ive e si ? gran , me 896 trato: un , tuto fato e-lo dire fé, to per com te-I cazare asse. nu mario, l' inferno fé i-1 è ; sé dire. quanto 915 916 dixe corì\ da 340 Nale Gnian mi inchina Mo el te proveressi a' che le alzane Mi a' con Oimè là. de le le in stizo Dio 924 cazà tegnerè neg^e. ! neg^e mie , , disi'-u che Mo a^ertare tirare ti bon un 820 ti, sé a an te di an te vegnerè te dire. posso puochi a questo e Tamia te-1 no ? mario , Disi che e an e se che No Di-me mai nome el que la si va. ha che quanto g^' è un in 936 pò tremare. caritè, elo se vo trovare nian pò i segnore fa gi trovò ghe quel rive Menego che 932 com tuti in néan segnore, , tuti se , dolore ha ti tu si mati o è ghe fare e 927 si Mogiere da savi o fati è , no. o [Nale] è gi 928 partio demuni qui si e che a mo 940 me, di solo li , Tagia-calze 928 dixi bufon, 933 com 342 Me (lesperi Si co dig/te te con , al son Tamia com che tornò e che ora te in No 983 corr. i Tiè ben Mo no nu, asse, creerò te che sost. da mo tie Pava 984 veza cognossù, a' dir da te-I niente |E 978 si v. cane. irr. vuol 988 dire. za. 973 za 974 e nu? condanè. mente, a tra è zo agg. e a' , g^e cossi è la Leza. an tristi gieri 980 vogiù, ha mi in corr. -i- sarò, ca sera che da coìi vivi me? sempre da mo (per) a sto cossi vita 976 intendù, g/ie ) stìi. Cossi è Asse fuissi su za pi fondo a ancora Dio cri-tu chi 972 mondo sto menerà to , partio, presto te te esser( corr. in si saere che eri eri morta i mario , pò perchè 972 rio (g/ie) fuissi che , mi si t'abi Apena mo , a andò e co Nale un' sii te si te za e far pò , 968 viti. condanò. fuogo Mo a' questo co | e 977 980 988 caìic. v. irr. pe?'que tie ben 343 El che primo O a' te-I no perchè i Mo è e gi no me-1 tri che dire. laga 992 aspitom , asion de che Se-tu , che Vie adesso. a' g' ho che a' a' Me 1000 mal di ti. per che on te no vuogio te vuò che C07i agg. fare, te la vorè. 1012 veritè: me e 1008 vuò, mar'iare. ìagherh volÌ5si-u mo el , di-me mogiere 1004 , cancaro! Nal, man. malan mal dig^e me te , , tegnire eh' Mo el mo pur la abù , Va via vegnir Da-me vuogio no 1000 è? la com compagnia. ancuò tuto ciamò ha ti de 996 astreto soldè. an andaron se là mogier. mo Za so chialò, de atromentar per A' che de son marcheto. , partirme a' bon un mogiere , 996 , gi se farg^e-ne Mo Tamia dire , per Nale sera,... posso a' serore , Tamia g^e ca7ic. 1011 ben? que que 998 1012 mo chiaMal 344 Basche Nale el dir ver me scoven , me-dio al Tamia An Nale Sta mi Sta che sempre me va che ben che te che giu con 1024 un te puossi ti menegazzo morto. no. 1032 ampò imprometù. esi ha Dio un vogiù, può dig/ie, bon la an man. ti 1036 an compio, omo me 1028 torto de pur un per è gran pur, son agg. sbaragio; a a^ercando. mario, m' se i metù moltonazo adesso sé s'a' agio. marìazo dire si te Te de quando sto to me da-me 1024 vo adaschè Mo, e te mo sé Te 1020 ora, , ca quel Nal, se me ! , aressi Te vega he far adaschè de quel' adesso mo vogion dea! malora in a' m' ancuò Di-me lOlG sea. d'altro Tamia, tuto no. provederè, me dig/ie, Menegazo te no ! te in ti pur a' Dio ive mo pur Mo Tamia mal col Dio sbertezò. Iiq sempre cussi e de sangue , mario megiorare 1032 sexi 1034 vo- 345 , con '1 Da-me che mi se che te a' Mo Cara staghì che zeicav-io a' che El la fo gnian dar che 1052 di sbertona? to me vuò te vita. mi? asse '1-è son non la polita, mia se pregare? a e zuogia se-tu 1048 ben donare fio el di-me: ben. gran vuogio te pò besogna me l'anema, No ben el Me-dio! Tamia 1044 serore, chialò, vuogio te megiore. man, mostrerò te mi de via andon e de la pur pianton, un ò n' ghe rason, gran zo cazar per se 1040 laorare dighe, a' e, sé si an e 1056 persona, sto mo vanto , che con O eh' fato t' he l'è frelo, a' Cherzi eh' piasesse me me che mo a' te ti. sempre asse '1 n' refùasse 1060 di to esser 9erco tanto, è mogiere. da crere me , perchè si 1057 mo che che somte andon {cane.) pur te 1061 si a'-l presto esser 1004 sé; via , ì 064 que 34G che a' si ti e la son el sto A' Tamia, son ben e de far ! Diambra! Zilio ben è r a' Te dir se '1 Mòa, zò s'ela a' he si e 1084 1 che e cane. ben! ma^è ; '1 de me 1080 , fieramen. ch'a'-l senti de de me fenzù son ^a fata ben me a' 1076 ! , ben. piaton. tristo son disea che ! mo pur m' intender per mazò bon V he no ch'a' Mi bela verasiamen. vero dighe ! nòela sea ere a' 1072 pensò sta del el dige: can /ie 1' è abù Tamia Za m' che pur e sena scazonò! e mo mostrar he i questa me Cancaro a da co mo in torna tristo Pota, doman. ca tirò pur 1068 mariazo, ancuò pi presto partita "NaijIE, Menegazo. me far Andon Tamia to gioton, e 1084 sàere e megere, me ben vuol che o '1 m' vivo, 1086 no, ha co(m) que mazò 1088 a' vii. 1089 cow 347 de Grazia Morbo ! el che me in dal Te che e an ancora el che che '1 de me no fazo 1104 tuti? tuti che i vo 1108 nuosa (ste) mi a bosi, sbertezando , la che 1090 , maria^se, se a' grati ? scazonò, son e a' co male pi quanto a' cativierie ste 1100 è diavoli i mo pur g^e sta far Pota! catò soldè? Benzon che da mi! Caga-in-cale? Son9Ìn ha de Zie ai ive con com a' dà Agnola la e che com 1096 ? ivelò. se son pensò Tie davera pena pò m' '1 sangue mo 1092 condanò. bofonari par , son parea, me esser a' mo tante e' spirito abissi com sgrignare imbusare a diaolo gran dir (El) in gi Pota! da ven andò che che chi. son me son dir e e D'io, sea a cherzando da morto 1102 com bon 1112 seno. 1108 a agg. 348 Pota! a' he meterla M' la disse. la l' è no a' la s' mia a El è se che la disse veer sea quelo dirà sto desperation 1115 ; a che no-1 cfr. 1009 g^e fremamen farà me, anderè, un papolò. 1132 mo fé? te 1136 me sempre na 1128 , ven. pur che 1124 ; partio ogno ti. Tamia, che mario tegne fesse no Trista Tamia a' mogier mo la maria, primo che Ben dig^e, senza ! fià una arpigia primo el bordelo puorpio star pò 9ervelo. puoco femena una sta, è 1120 fieramen. pur , Co pare! me verasiamen ha Orsù » de busa che ghe marìare sangue pur Cherzi mario. vuò Al è sentio trovò me « 1116 molton! bel el aver s' ha Eia le so a' deviso è che desperazion. in Cancaro! seno puoco pur gran 1119 putana. ella sost. a 350 A de sangue Perchè sbertezo a che (a') morirae da A' cherzo che adesso Te far voler Tuo mo laorta. 1172 porta me seno. el perdù seno, smerdar!. perchè su, e ) morbo ( Tuo si bon ste cativo esser mi. an te ìiQ 1168 ti seno da via beco. Tuo, f'rela, me '1 diavolo che O bela. me morissi te se ti, co la dolpe cara, 1164 torto. ti? mogier mogier, o hQ te morir vuo-tu eh' Ve, mi! a ti te cri 1176 scazonò. t' ha chi e impolò ! , Tuo Tuo Va sbardassuola. mato su, un' atruova mo brasuola. gnagnò Uq ; te su altra 1180 fante. , Morbo mi le e , , smerdarele me 1184 sbagatele! tante ste e frof ante magne me . a' Mo he con a la 1177 agg. che muò fare; armillare. acqua, perque u sé sé g^e no S'aess' 1165 no v. spianzerae, irr. 1179 suola bra- 351 Mo a' '1 che eh' a' farae ghe vnogio no-1 la sento L' è O mogiere, Mo A' Nale mi son a che de Te a' sta O vita e la 1200 vu. de Dio ! mario. favelò , passò andò de parte 1204 de spirto, là? va Dio. Domenedio, raassier Cristo si he-gie sarave(-g7ie) O" vu? no gieri-vu da muò? sto to sconzuro, via, Nale v' no 1196 può. sangue Naie, son fé, morto a' fé. un a via, Mo Tamia la to per , A' tare; a pur. se-u Ande 1192 arfiare. pur no ben , me delezà son ben. no massa respondi-me A' viso, deviso se porave calda lo in mo g^e a' mo Tamia ben è me 1188 arvignerae. pisserè ghe a' Ma e la fuo.9SÌ che 1208 insperitò? me cor9Ìficò , a' 1210 gnosso dubito xpo veramen 1211 dubito sost. a co- 352 che dìavol el el me eh' D'io! star Oimè, lesum Cherze eh' del L' è Zilio che so mia s'a' pòesse a' si è Magno si e sost. m' sea e son. frisoni bel mazò? ^.a-1 chialò. (si) son 1224 me? me? provare, 1228 magnare me vivo pe no. o a' se salto si 1224 e^ser a 1 saore bon ben pur la vego l'odore. sento con pur a' chialò cagar strenzo me 1221 el no 1220 ghe no so son in ver per e mi mo , m' E so. cossi fé, vuogio Per El son 1' è e insuniasse me 1216 inspiritò. dromirave-gio Do, e oimè! a' e a' mo Mo Se so pè. , vivo Pota! No Dio! cre[zev]a esser in ne fato gran posso no diavolo, mi e a' a' 1212 adesso. fremo, su Son dore intrò sea Oimè, dertamen 1232 saore an. le man Tamia. quo si a(/"/. 1231 lo- 353 El de darme da a' se son a' eh' No vivo, a' se a' me far a' perchè a' che e se-1 a onor Tamia A' Nale A' de a' te-I te-I fosse 1354 far creere. mo , mi cà. a a' no farà , fazo chialò. he a' faséa sbertezò me a' che ben 1256 ; trepare per volerte 1252 veere , Mo V. minga co che te se mario. to son spirto Mogiere per 1248 esperto Domenedio. vlò vie quelo e ^erto vuogio te a' yerto per , no se chi vivo vego 1244 mi, per cognosso son Mogiere mondo, finimondo el adesso bel desfare del vegnir de Se amazare. deroinarme e 1240 morto, porae , morto, o sarè porè me no belo, de o perchè, cortelo. sto adesso veerè A' 1236 fantasia in ven me provare volivi tegno puoco ben. ve^-asiamen ti m' 1260 in vuò. irr. ^ 354 he A' che f emena che za che dig^e, Te n' he gnìan a' '1 vegne che Tamia Nale Si, pota Tamia E1 a' No Te no che Te se mo Duo, Nale chialò via eh' Te el a' si me Duo 1280 con u ben morire di fare pur ben Hoat. dire. pa9i. sta 'n dir me no 1280 pi; strangossare. no la el a 1284 1284 fìgiuola, mia e fare, matizuola. sbertezo, agg. 1270 posse te un? con negun far, mogiere, No 1272 mariò. vezù mario, me fé! questo fare me te abii troverè me ti? me andar mo di. veritè, he-gie te pur Tamia m' 1268 aspitare doman chi la piantare. vogiù si-tu de é no che Nale bel Naie, Di-me, piantò, ^e d'un a' 1264 h" te mariò. m' te è ti presto pur sé ti cancaro! Me-dio, A' ancuò cognossù m'e castelo. charo fìgiuola 1283 con tizuola mau agg. 355 A' e e che e si inchìndamò, a' he te se de, perdona-me, è questo A' vuò altri rengraziò darme a Se Mo quanto a' a' Orsù, Nale ste voràe, 1293 deh 'n parta cara 1307 pianzù! mo mi amazare. 1308 andare da melencuonie a' 1304 paura vu, lagon mo Nanzo torto maor morto volea me morto. ^e-gie gieri 1300 scalmanura. la avi no quanti. Santi, gran sta Me i si no fato hai m' A' tuti sea a' 1296 sassè mario. incago adaschè me. compio. per vu amore. cherzo a' mato ve O tropo per . Gì serore, bona, veramen 1292 inzuriò, a' no-l che fé la A veere. a ma Basta, 1288 mo creere comenzo cossi è che Tamia possèa a'-l L' fin dromio he a' no-1 mo insuniò he m' a' che belo, de mo cognosso de lo. chialò (bela) amazare un mogiere, con a- agg. 356 te flessi me acasò Zìlio acatar 1312 apiasere, un , che -ghe ) perdon Domanda( e dira-gy^e e che e-1 son s'a' a' che eh' a' a' e mi pò eh' Tamia a' favelar No vuò e 1327 disa 1329 com de esi e oorr. la te sta un son far costion. 1332 costion. fa^i me. noela. da corr. a da un con andare che sost. 1328 oselo mal un a' concerè dirage 1316 d'elo. vuogio no pur, so abavo mo No Laga fato paura 1' è 1324 ti, a mo inzuriò '1' è come chi. aspiterè he Perchè ben. da om e fremamen, del a' si e 1320 vedere amigo fieramen temo perdona, me dirte-lo per 1' he e l' a' persona, farò so 1316 despiasere, '1 vegne che E, in ghe son che Fa vivo fato ho g' son '1 mi per chi che che priego e chialò. aspiterè te dige 1328 perche com corr. che da oxello 358 che a' com el male, Naie. mi altri nu far n' è ghe 13G0 pò de fato he Perchè de cason mogier so a daga no pura.s'sè 1364 marie , e che le per asse vie le pò si le Mo el vorà se vogiom è me che cri-u dona eh' che a' Orsù a' de m'ai, cossi mestiero. so A' con 1380 spiero elo. frelo , inzuriò avesse , 1367 esse?'ge 1376 Die mi Zilio. caro perque 1370 ben? , t' , me se pase Zilio , pe da el fare 1372 fremamen, gh'' è vegnir pecò. mo so no, fazon a' : viso, '1 e briga, fosse de el Vego se colpa questo perchè el trovasse se dighe, deviso smerdò fossem che Tegni cossi la a' 1388 mazare. mo disi-me, mi incolpare vogiom avena Mo agg. compron rason e esserg^e che 1363 se , de e a' come 1368 uogiom 1378 pe7'que ] e 359 de amor per domando te de che fé la A ZiLio cason. da purgò la trelo, sto è he a' colpa t' ^e te '1 e pecò. portò , male. dig^e, Naie, male Orben Naie, Naie, Cherzi che a' che '1 me ti perchè T'aivi Te E e si metr 1400 mal un bon compagno. guagno del meterghe si, da Betia. fantasia far senza , rason la gieri volivi cason aver senza mala si 1396 mazò, aver parca volivi pur e criti te di te abavo, fieramè giera a' quando che 1392 Naie, cossi. far de se no 1388 baron, , el 1384 , falanza mia tuta Mo impelò perdonanza, diavolo el t' ha chi ben pur an scoto a a to. 1404 ampò la fé. , far Vuo-tu Guarda J384 la sec. se irr. 1404 cane. con V. ti e a' co son om 1395 ( cane. caìic. dire? te da ben. fieramen ) ampo con 1405 meter -n 3G0 che Yuo-tu tra a' nu 1408 fa^em , dig^e, Guarda mi si E che e a' el no star per No stagom Tocon-se Tuto T. E No dig^e che Pur faron 1413 me 1425 stagom sost. a fé a man. 1424 che i vo. chialò. de chi. pi tempo far 1420 è, sacoman; far a fé. frapare. a la via Andom si pi zò perdon nu tragagiare. a a andom Mo B. vu? la a dover face ognun 1416 fato. , tuti sea quatro. stracontente sen mo tri sea altro E'^cossi , femene, di-u, vogion ne in cossi Mo pi in faron che Tamia e fate nome mo 1412 ampò no fé da Su, ZiLio cosse mo Mo Betia dire se nu contentò. za porem non contenti, te son far(e) continti? quatro ti se che Nale i mo che quel di, 1428 contente. quatro , se nessun vita ( cane. que 1431 lemente, giorìosa. ) pi 1426 menegayo 1422 andow | mo 1430 cane. pur 361 Partiti e tuti Menegazo qiiatro, torna dige: Pota ! che Crea Int'ogne a' n' catò n' Tie al che, A' vo marcheto. de 1436 peto, un che quel bel sarè la darae za za amazò. un sangue giera 1432 , in g^' no ? cossa com sea fato he sta fosse Nal muò, me A' è andà co mo crea, mea! mia stufò. e 1440 descargò mo , adaschè A' el sarè fen caro. boaro mi an si è , fare senza A' far porè a' co perchè el vorè int' mo si A tuti e far ere a' i nuostri del 1434 quatro pò Massier Senti Pavan! da Abenchè irr. V. irr. V. , il 24 V. cfr. 24 1 massier correggesi 1446 carezo, eh' a' vezo continti , pi de Pava ; in de e de e Pava ne segom soat. togliendo 1448 3 1446 Dio no pe?'que Iesu7?i vinti. lesum a' , 1444 1444 , , saron de onore muò ogne quel a i buò. a qualche , i leto segom a se com l' "o C07ne pò agg. 'ÒG2 a Roma, ne sto sea chi fata pur faron de de una de le altre, in la passe de chi femena chi lengua E dirla se a' Mo disi-me che no chi e è nuostri? da dirle 8 10 che com le agg. e da femene a sotto 9 parole. al mondo vegnù, 20 senza zò sepa e i soto vu int' naturale cosse i 24 le , a' pò ben, che me pensava eie no ha bellezza 13 piaxeolezza de ananzo inchiamentre dise fortezza {cane.) è no drapi 16 sporca, natural- chi che no qualc]ie altre 1' è busa E i a' : dissi con preicaore intendere. scon 12 cossa sta digando e, vuostri se dirà volea una fosse grosso Quando spiergoli se si è i soto che è gh' la foesse feraene, vu, de sepa dirlo? che mo chi 8 che chi che che g^e dire possea el respondo la naturalmen no le sinzia, sé ghe che , men, lome tute a' chi in gh' el perchè ve si che respondo in aon , A' dieò'se alzò E e a' passa e curta, V altra. che ghe beleza 9elibrii, Domenedii. segon de de altra chi e la com in a' n* si e tegnire per piaseoleza. longa, in essere a' in fate 1' è comierie, 4 che e deroine, e cossi forteza, asse che le Robin a o guere che altre e tante Pava, le Fiorenza, a que rege. sintia 21 esse?'e 22 de que zo 363 I APPENDICE AUTOGRAFO CARTELLO {Bibl. di Nazionale La Prasìlde, che Bastio/i VI, del Lio del sièr e che caso fatto ha ne 21^). Orlando fuora pi xe leiani, gali- mss. e. sièr desfida, vostra GALILEI Firenze, T. IV, P. GALILEO DI da rider vù da '1 da , bon cavalier have' — se ghè amor puoi se quel pretesto basterave duellar le niole; con ma, rinco7itro, voiù credemo perche furono poste poi a pie che che scritto habbie cancellate di Sto pagina. e solo obbligo che disfidò fuzir de che conto amor — che deventar de quei far avea far à recoverta sta Ma volè chi zoso come vu, volemo (*) Prima tiorne che — impossibil? à che . toia xe pe?' dir, (*) sconto sco7iderlo, che se- per digando tegnir che possibil bravi proposizion contradir, puoi bordonal de mantegnir, una impossibil quel à panza, no 1' è sia tiolto la gurarve niu7i commodo vedando seno, non se le die te- parole voiù sostituite abbiè ma dir, dall' che altre 8G1 gnir sé sconto cosi ve la in zò ad dar bave, dico, che, noi che co e maneghe delle disse le no vu, (*) Confessar (*) larghe, la ghe savi che no?i ben nigun sarave dunqne anca mala vostra che che amori che quel morose; Azzettemo vostre per littere, i vostri d' haver haver, '1 disesse. desfida confessar, intender grazia, le va lanza, la con trombizando podè ne pi delle andar in com arme, farve e pena vossè pe?' le che mostrarve -per responder torse senza vu bravi volemo con e — la voò'^ra a veder. capitolazion. fu aostitiiito 366 Eco del Del polettar te Cantaghe del tanta tiempo '1 Che me de luorza e ha schena ; lena '1 to veerlo de par caro fatta muorte e 12 vena; amigo to canzon na che Appè fo che Beccarì la ven 16 cantare arsussitare. Respuosta Per da Piva la El '1 Ma E del canta eh' Ma a Frello El Beccari; te faghe te me El Co le para se No Menatto a par i te fa se ; 16 pe' A 2 7 Musa sconfondi de 4 9 passitti? che 12 1' iste dega col 12 eoa. na scoa, ti è boaro. ma dise 6 muzza far el un 16 paro. vederlo manca citara te sbroa sol de se '1 17 tempo subiolo buò Doa; lacchitti co ben vuò parla se sta dai , Co co da mosche 8 paisiti? ch'el lugio Polo, de muzzegottolo solo un sonagiuolo, un canterò. legne de , Mussa, a un sea musso me lago sconfundi le che Crita ha la su 4 barattò. riegia chiama dise, Che solo ti per ho m' alla ruza me E zucca Beccari caro me la in toccò subiuolo; ne Menatto? zittara ho pi me contain, diretto Che che bella santa du broa regia 10 17 ti on 367 Chi Un '1 zigante chi E sarà grande el sarà d'ogn'hora, desora ancha nan un Venda Da pozzo mettesse colusion in t'un in mettesse MIESIMO AL MENATO ZANNE picelo ^ poltron. e , va No '1 sol el per E int' agno Sonaggia Sa i muò S' la soni soni te Par zittara te muostri da '1 vegne 8 subiuolo, el che tò el tenore Tubiuolo : solo e da ne 12 to Agnolo un valore. Polo! segondo cbe mondo al sole fuora insse i scofon. '1 o sioluotto, Sicché El gh' hora? cantaore, la '1 bon' gnan zittara; pò che el imbratarsse pur tutti te bello pi cason per alla ti, celiente an A muò pur' Cosita e inchina fango E Senza palazi per 16 spianzore , Cosi solo ti è Ma Da simpio bon con '1 vegnesse D'arsanarme sto Solea cantaore. beson eh' comuò maturlon E, se mi sterno, Gnarante, Gnan ti a disse nassù, 20 colù, Trullo dire son muore turlurù; e mal à noi Ceseron saria Tognon, bon. 24 368 è Quod El no el datta: snatura vai ghe crìbol per scoignare. tindi Tonca fare: può se cantare a , E che in Perque T' Un gran El to de pi '1 al sotto ghe no dire dego a aotrinò nassu mondo sto E (Se è ti dottor Dasque a alla che gaban, è che tresoro xe lengua FINE ; smuortale, xe 82 vale idestre , doin, tò reale) questa , canto par che consa, na un xe dirò te vero 28 celiestre. , AGGIUNTE X p. — alla posteriori ad vengono sonetti libricciuoli del XVI, sec. però Il Dialogo ala ridere E. PicoT descrisse {p. XXII Vilanesca, | Con nouamente. della (Rassegna indicò 38), fa è lognese bo- di il sotto la teriore an- tal una titolo molte fatta gentileze altre di bibliogr. conservarsi Chantilly, d. di comparsa sua Cariieualo di biblioteca e anche lezione una dccum,ento Predica nell'opuscolo: cui linguistica. varietà sonetto dialettale universitario sempre l'unico sia e principio del per codice pur porga speciale il che credere certi in luce forma caratteristica, meno da le una dei mente assoluta- popolari in lume^ vo- alcuni che videro ma questo rimasero non rarissimi di stampa attestare ferraresi inediti, zioni, pubblica- recenti Due sg. e CORREZIONI E lett. pur da che ii, 163) nelle 370 Collectanee riso, de Trivulziana della ecc. Notizie biogr, del Lo Calmeta XV, poi Compendio nel de Capìtoli Epistole Barzellette in Ruschoni de Signor inseriti XVI. donde in una Scelta, 1893, Ve pure nel li 1 adi 24 Le da di Bartolomeo di GCXLIV-LV, Compendio in v.ciA^ Rime bellunese, « n.ro Zenaro, nota a | gio del ani est ratti J, pp. botti Stram- Geor per | Ne | ti d' amore, furono Cavassico, trovansi pastorale Venetia 21). p. Sonet Predica una cheronici mac- | Vincenzo cioè Egloghe ccccc. M. de auctori in poeti 15-6) noue Milanese piccolo, 4.° e I {pp. cose et fine:Impresso tre tosi, a. Milano., 1846, il I e altri et di de piene e {cfr. p. bibliogr. e sec. stesso facetissime cose questa 162. n. » il nostro {p. 46). XXX compagnia In nelle poi operette di sonetti questi citate.,altri e lingua somiglianti, a parte, quando si che si otto v'hanno di indole puhhlicheranno potuti saranno m,etter insieme. XXXIV, la che riga forma ci molto esser delle altre 6. rudimentale inesperto poesie con e to, è intancasillabi ende- degli facilmente mostra confuso Certo — tale alcuno politiche. un da degli giatore versegnon ter po- autori 371 . XI-i"VII, TiTTX, in 1. n. qui POLO 2. n. La — Ferrai corr. di commedia dal accennata stampa^ ima Ferri — oltre edita fa sanudo, rara zuan modo seduta pos- , dalla Di suddetta e. essa laqual Domenego dice de petanii linfercon in a., veduto gente | cose 4, di carte Incomincia: Dialogus " Zan Zuan che XCIX, casi di r. andar al Finis. col.^ 9. l. S. A. menego Do- | Salue tanto 29 — diso para- segn. | Domenego. piager gnoli, Spa- insito interlocutores Polo. fradel Poi 2 Cae " gente, a " molti notabile. 4, Polo liuferno, esse finge de spirto Francesi di stigio altre | de in lissima bel- Zuan a darme sorte | nal | el pene J16) hi storia aparse hauer altre " ed le tilly. Chan- cit. ii, Vna come calze tutte come de narra taia narrando (Rassegna picot descrizione: questa porge di biblioteca ecc. casi 33 corr. sorde CU, 11. r. — Sibilante continua corr. sorda CIV. — dal accentati testi^ disegno o che vansi Nei meglio primitivo^ apostrofati nelle un soltanto due ordinati tavole e mente po'* diversa- furono quei seguenti completati. poi nosillabi mo- tro- 372 cà ^casa"" stà,sté,stò chi '?qui" ve di co ''capo" vi idem za Vitt' zò 'ciò" dà, de 'dare' di di 'dare' di e ^giorno fé, fi di le, lo ''latiy-o" mi *piede,-i' à pò 'può" de', ' cosi',' sé' so di' i' po' S, y. del verso notano le 12. è 3, 15. 7. rim.: sol -4, ham! 13-4. 5. •7, 1. — — 8, zare; — soltanto, fé 3. sagia de portare ri- senza ria Ma- Santa ben che 0 che '1 lo già, Ziegie i 5. la me o ha vo? tu star 12. e e naso? che quel mi an l[o] fi S' rimetti: 0 ogrCom. Il dice co- s' i 14. ross' 0 zalej.? {per 9, 12 6. Mo — ognó porta innanzi qui 13. 18. | la, so-i 6, mento accomoda- catto Stralusè — 'dove" uq'. {Da questo sostituzioni ghe ve 'e^^o' da 'poco' gli errori): (E)n se 'dovere' Migliore — 'ai' e di o', on', e* esser 'sono' p. si dV e 'e^o' da e', '50' si *t/i?i' e ''miglia" e pè sé 'vedere' ''fare" ' 'mille ' di' stare" part. — Sdrussl 10, 2. — fasia e 374 3^ì, 10. (che) cosi: che si però trascriva che fatto il solo il codice che si verso te cavarò accomodare 16. 15. modo: Il (chej (de la) [in] t' ha sta. te- Cocun 5. Un' — 14. Fantin tegnea 1. forse sta probabilità questo a cavii quanti 33, poesie, la che l'autore autografo. sia può in errore^ diminuisce che logo^ dia- di anche proprie cui seguerite^ Quest' cadere le sonetto chiarezza solita. sempre del terziìia la per lineetta la coda la dotto ri- esser a(v)esse me ne precedere^ farà può se dopo posta va potrebbe verso abbiamo Qui 12-4. Il — esser pover'om. 35, 11. 36, de? O — 6. 0 — ne im- pagarò, 3*7, 5. 39, 4. delle detto, 13. disè 10. de mo, •44, da 11 — " la lettera che sopra questa. che za più te ne me Fiora -AS, via — ciò per disforma 17. anche cod. rime, altre flesse •41, adiè.^ 0 Nel — crer[e] ne te- On' — non [de] posserme cri te 8. 38, finale 8. Je — driè? gnier è 5. o 4. disemo Come — - Dormire de alla nota 39, 4. 375 -4:5, liv 0. — 46, 5. }a e)ra- ancuò (#. E' passion? — cossi 12. cordo ri- me che) (zia 48, lo. 49, 3. Sta farem (E) — co(mo) Lave- a scura 10. 53, 53, batesemo, 54, 26. 12. sponton, — par(e) — Veerà(se) 29. criom (e) — 9. bela de 55, a 59, 9. 60, 16. col a' T. — gi ha. dia B. Con nella copia trascrisse. In Venetia, 1582 de' versi poche abili. in più fa fine conoscere stampato: del 36-8 testo che n. e 9. la tolgo mi B quasi sioni omis- le stesse non vogiu cesco, Fran- mente diretta- Ne 45-6. e varianti de meno o la na Alessandri- lo provano come è con Bernardino deriva identità perfetta corsivo di Tomaso la ine porta appresso altra, in nelV era ij ghe A, Gennari; che che Essa e dall' del [Che — dia Francesco di Mo — dia! che lettera il luzio, la 5. ghe 5. n. B, l'edizione quando Dio che prbna la di tra.'icur 64, conseiò, V edizione seconda^ inchina D. 10. gran. — indicata Salò belo Mo - mal[an] 12. de veerae che 16. n. vada eh' 3. tavia tut- paiono 22. 65, 30. pian, 22. n. 33, t' — 6. 67, bel — 16. [e] ^ento cosi e partuo sempre. da — Giè 5. n. B, n. 28. B tu lanziman quei i da i? dal B 22. n. 68,30. {porto da GB) 39. sora i n. 3. la -i. 76, — 10. 6. sé 10. Per riguardo finale alle e 26. B [la] piaza parola essa al in — — ad casamenti B porom sé 24. della 35. sora 6. TS, 34. . . — TI, è gh' n. . 70, B per rim.: — 17. n. ... all' si altre uso IVie retto cor- potrebbe rima in gliere to- con essa dì in — [la] presin^ia "78, 13. m'^e 8S, 24. 15, [Q.] 23. 33. si a 'legrare al 91. 17. 0 e e | che zanzaora — prima j)cirola, si sing. di BC e se ne tata Mu- va . accoglie ricava poi il senso un preferibile. 94, 105, 0 43-4. la assai avi po' - — 93, verbo m' O 85, 9S. A' — 64. 249. — lOT, rim. — — . . . che igi è du vene 291-2. I A: trogne, Meglio 295. fio seguire C: gogne. ver- 377 108, che mariazo, vecio al 114, consi 256. 1S5, pive, 134, 146. 220. s si 269. 144, ~ 1 me cri 7. r. è la testa 301. lez. del questo a CI. là 306-8. cairogna! | A, XI .150, par qui pord'on mo, -^ sta, fe- sugo in-nota, in sé — | un' vergogna gi Rimettendo 281. 140,297. a fé trasportare può corretto: Schiantò — fee verso sarà al — 262. 139, si a' rim.: 0 — 239. ciantò cod. 128. Per — forse Va — e 138, Facilmente 110. ing^istare. 133,126. 136, - i 13S, 113. bagì 249 289. ^e-ge — Gl'Arena - pronunciato 1S4, | e' 136, 55. danudè — — ^efo — E' — 130, 131,91. 99. niente; 269. piasse zato fidan- 115, dreta, — del Tuniazo. a /la 147. 178-9. Se le 0 118, 119, dal contraddire — versi, parte detti esser per 82. ultimi seconda la potrebbero ckie I — annunzino pare — 307-10. n. 148, 80. 35. darae — ^ 15S, 155, derae 112. 166. covrire; — — Rim. Qui A: forse 15*7, pi eh' è andava: 205. — un el Tamia me 378 160, 250. 249. 204. 176, — 180, o 281. 431. da turchi, leggersi Coìn\ BC la gere: correg- stato sarà la gutturale. Arezo 190, 490. 491. Corr. grisa 19S, chialò. 529. 653. SOI, Bim. 32. sole. S14, 43. S15, om In — testimone. 50. SOS, (tu) 3. miglior — SSl, in come partito (tuo non bele) il tutto dere preten- metrica. 4. ogn'om de' sletran — n. qui. forse uniformità SII, 670. ('que)le con — Ma era la sotto 1 ch'/ie — 56. Lamento, 199. e — ! guardò noaro, vo — 567-9. iesiò B: SOS, calze si done origine forse 194, pè — che I Vu, 198, g' vi brisa B: stampa - 138,113. F.w. con Od' - 245-6. forse origine In — 189.464. — 'breviare dovrà al O, — fati, | a Si - testa 178, 185,373.— 187, 180. clie — I noia Ma. — in 187. I Abreviarè atì. 295. messa va precedente. verso gagia? 175, eria — iniziale lineetta La S, 16 346. 0 g'he citainiegi 165, — 0 — r. 4. r. 1 - 4. — S16, 51 dige 66. ~ r.b.dige 379 222, 'mi 19. n. 21 — mevi cioè mexi o haV 68. SS4, fé 98. SS didasc 165. 8, S31, 2. S34, 60. 156. 195. al — 145. S4S, — Betia 161. (e) — (da) — quel(o) S39, sarae — S40. S4:l, 18. S35, 97. Betia veea sea — di-u 268. 3. de' S3'?, bìestia 168. pò — 11. 27. dige : moa — aia — fremamè(ii) — 257. 85. esi — 248. S3S, S33, S25, ho — 204. — . S43, nome g44, 286. 273. — (0) dol^e — Zilìo fé 243. S45, mìa Agn'om — 323. S47, S4:8, 360. 239. 350. Moa — 342. 355. (a)ndar — via (I)q sea S49, ca . . . 374. 423. S5S, 2B3, SB5, 56, 455. did. 592. dige Oimè....oimè! — dige — S54, 488. - via 514. 541 did.: inroegià? — 489. sea S58, ger- dige S51, S didasc: poerte — sea — —(De) - farae porta de 597. 549. fio ai 380 S59, 624. S6S, 675. pi zò 851. mare, S7i, 92. (E)l 277. 322. 336. s' (a') 288,434. (u)n 293, 296, pè 378. - mariazo di: 291.499. de ti! — trato; 544. 581. 286, — 513-4. 524. ne vo[le]ntìera — può 292, orsù m) 324. 403. 149. (Si).^ — 400. te ? dighe S76, pò — esi 0 49. Mo(rsu 287*, (u)na 32. gnau — 284, he 2L0. — re, Ma- '1 (a) far[e] - te den- forse: inzurìò — ST9, S8S, I e gi suo ave 856. a' — 46. S74:, ai... 830. un V'andava mare, 27. S7S, 283, d' 0 — rave; 294, pò — di-me — 844-5. mare, — 865,756. (te) di S69. 406. 776. 825. maze(rè) maria scoegnù — 23B, S68, dic^e 696. 705. 732. pò — vili — 264, da did.: 694. 701. per via — S63, — è-(que)la — — 525. pò 0 — 550. 523. fato; pò Dio, 618. — 653. I S' insua Moa, 297, 651.— de' 382 318, 360. 319, 3S1, 469. 414. 451. (andar) — ch(el — desobedir(e — 477. lonzi nome 382. Elo — 33S, g)iera far e) 490. partisse f(ara)è 474. a') fosse (Se de 323, 525. accomodare potrebbe 543. 325, Proìiunziavasi, oggi, come 650. 330. 607. 331, 698. 660. pò pò — — (mo)no nome 676. pò com — - 642. 329, — ^e-tu 593. palatale? la con mia' 635. 328, 327, duo — de impazzo così: Si 529. dir) (a ~ * 731. 332, fé De 749. 334, 333, che — 751. q- 782. pò - 746. — a' 812. 335, - smerdare 336, 840. 337, 831. 339, 911. 341, 854. — 342, 347, daschè 886. 913. pò — 838. (e)l 866 pò- — pè 340, 938. — pò nome 948. 968. - 958. da-mò — pol- amistè 961. tronzon n'/ie pè 338, essè 0 — 977. desperi 1098. - (E)l (A)pena 383 348, 1127. pò 1179. 350, - guagnò 35S. 1230. pè — 1353. perdon 1352. 357*, (za) an — pò 358, 1378. pè 1372. mi — 359. 1405. de' 1393. metr' — 360, 366, nome 1414. — bella, 3. diretto, 4. La 1. IISTDIOE Introduzione p.iii-cxvi Testi 1-368 » di Sonetti l.o Marsilio Carrara di e da cesco Fran- Vannozzo Sonetti 2.^ (I-II) anteriori 1470 » 1-3 al (I-IX) » 4-14 .... Scene 3.° contadinesche del 4.*^ 1400 Poesie (I-XI) Sonetto la a di 1511 » 49-69 ...» vilanesca. octubrio ». Sulla G.*^ di lega col re 1513 di « Venezia Francia del (I-II) Contrasto. » Dialogo. e coman Per la pace Cavazon del 71-75 Sa- » (I-IV) 8.0 70 » .... 7.0 15-48 del politiche 1509 S.*^* (I-XXXII). » 76-9 » 81-3 1516 . 386 9.° L' Alfabeto dei villani. » lO.o Tre mariazi « da » con o « El dova Pa- mento fram- un (I-IV) 11. 89-143 ...» del contrasto trimonio ma- deTaogno » (I-III) ecc. 84-8 » 144-207 .... 12.° Commedia inedita del Ruzzante » 209-3G2 .... Appendice I: Cartello di grato auto- Galileo lilei Ga- » Appendice II : Zanne « nato Me- Fraccaore da Tencaruola gnor 363-4 al Dottori 8aonetto Se- da va. Fa- de su- prication » 366-6 .... « « Respuosta » Zanne Menato sìmo Correzioni » al mie- » ed 366 » 367-8 369-83 aggiunte » . .