w Nw UM w.EfeR dOer1 a/v2o 0.1i t4 NOI insieme Erminio Longhini z Federa lla de sso ario e A Notizi ione dell F cia ed zio era ni v di V o olon tariato Ospedaliero Maggio si avvicina a grandi passi e quel mese magico, con i primi sentori dell’estate, lascia apparire anche lo specchio celeste del mare Adriatico, in riva al quale ancora una volta vivremo una importante esperienza comunitaria. L’Era nuova è il leitmotiv che ha accompagnato la vita associativa di molte delle nostre AVO in questo anno e, quindi, ritengo che la VII Conferenza sia l’occasione buona per compiere una sintesi degli ultimi grandi eventi: il XIX Convegno Federavo con le sue Scelte di vita e la VI Conferenza dei Presidenti con l’Era nuova dell’AVO. Il nuovo tema, infatti, Questioni di identità, si pone come punto di intersezione dei due percorsi: il 17 maggio, quando nella Sala dei Mari del Serena Majestic sarà data voce alle AVO d’Italia attraverso i loro Presidenti, dall’incrocio delle riflessioni ad alta voce su queste tematiche fondamentali per l’immediato futuro dell’AVO si materializzerà poco a poco un’immagine. Sarà quella l’immagine dell’AVO così come vorremmo fosse, e saremo noi tutti ad averla creata. Inoltre potremo ascoltare i nostri colleghi più giovani e confrontarci con loro, riuniti in Convegno: il ricambio generazionale è la garanzia della continuità dell’AVO, e anche le generazioni che raccoglieranno il nostro testimone hanno bisogno di interrogarsi e di dare risposte meditate ai quesiti che Venerdì 16 Maggio ore 15,30 - SALA DEI MARI LE AVO D’ITALIA INCONTRANO IL CONSIGLIO DIRETTIVO DELLA FEDERAVO ore 16,30 - Sala dei Mari ASSEMBLEA DELLE AVO D’ITALIA ore 16,30 INCONTRO AVO GIOVANI ore 18,15 ANTEPRIMA DELLA VII CONFERENZA DEI PRESIDENTI QUESTIONI D’IDENTITÀ Incontro con Pierluigi Dovis, delegato regionale Caritas Piemonte - Valle d’Aosta SECONDA SESSIONE - SALA DEI MARI QUESTIONI DI IDENTITA’ nell’Era nuova dell’AVO ore 15,00 RELAZIONI DEI COORDINATORI SUI TEMI DEI LAVORI DI GRUPPO SVOLTI ON LINE C. La responsabilità come elemento di distinzione D. Comunicare l’identità ore 16,30 Dibattito con interventi dei Presidenti delle AVO d’Italia e delle AVO regionali ore 18,00 Conclusioni ore 19,00 Commiato ore 20,30 CENA ore 21,00 CENA DI GALA Serata sociale con intrattenimento musicale e consegna del Premio Noi insieme Sabato 17 Maggio Domenica 18 Maggio PRIMA SESSIONE - SALA DEI MARI QUESTIONI DI IDENTITA’ nell’Era nuova dell’AVO ore 8,00 Santa Messa ore 9,00 APERTURA DEI LAVORI Agata Danza, Vicepresidente Vicaria della Federavo INTRODUZIONE Claudio Lodoli, Presidente della Federavo ore 9,00 CONVEGNO AVO GIOVANI - SALA DEI MARI conduce Claudio Lodoli ore 10,00 RELAZIONI DEI COORDINATORI SUI TEMI DEI LAVORI DI GRUPPO SVOLTI ON LINE A. L’AVO e la questione dell’identità B. Formazione: tutela e valorizzazione della specificità dell’AVO ore 11,30 Dibattito con interventi dei Presidenti delle AVO d’Italia e delle AVO regionali ore 13,00 Pranzo preludono al loro ingresso in campo aperto. Questioni d’identità. Per favorire l’adesione di altri colleghi che non hanno avuto ancora la possibilità di farlo, una volta acquisito il numero minimo di iscrizioni indispensabili per onorare gli QUESTIONI D’ IDENTITÀ Saluto del Presidente della Federavo e apertura dei lavori RICONOSCERSI NELLE BUONE REGOLE Introduzione e coordinamento di Michele Piras Dal Codice di autodisciplina alla Scheda Federavo OBIETTIVO AVO GIOVANI a cura dei Delegati regionali AVO Giovani Specificità e integrazione CONCLUSIONI ore 12,30 Pranzo accordi con la struttura che ci ospiterà, Federavo – come l’anno passato – ha opzionato alcune stanze che resteranno a nostra disposizione fino al 30 aprile. Ci attendono delle buone giornate! Claudio Lodoli NO I in Spedizione in abb. post. art. 2 comma 20/c legge 662/96 Filiale di Milano VII CONFERENZA DEI PRESIDENTI NUMERO 135 EDITORIALE 1 PRIMO PIANO 2 VOLONTARIATO e sanità 3 INTERVISTE 4 FORMAZIONE 6 PROGETTI 7 FILO DIRETTO 8 ESPERIENZE 9 NOTIZIE da Federavo 10 NOTIZIE dalle AVO 11 AVOGIOVANI 15 FILO DIRETTO 14 ANGOLO dell’etica 16 NOIinsieme_135.indd 1 me sie 1 03/04/14 14:12 L’AVO AI TEMPI DELLA CRISI VOL PR pia I O M o n Una riflessione a margine della VII Conferenza dei Presidenti AVO Giuseppe Manzone “C’è la crisi.” Così, con questo refrain, potrebbe cominciare la storia. Pensavamo che sarebbe passata in fretta, ma da quando è iniziata si sono continuamente spostati i termini della ripresa: tra sei mesi, poi tra un anno. Adesso si parla del 2014. Così, ormai da almeno 5 anni la crisi ha stabilmente piantato le tende in mezzo a noi. Ce lo ricordano in continuazione i numeri che crescono o diminuiscono, ma sempre portando brutte notizie. Famiglie che fanno sempre più fatica a raggiungere la fine del mese; disoccupati in aumento o lavori sempre più precari; esempi di povertà che ci toccano sempre più da vicino... Sarebbe però una grave superficialità pensare che la crisi sia solo una questione economica o finanziaria. È molto di più: è un fenomeno che investe non solo il nostro modo di vivere, ma soprattutto il nostro modo di essere modificando lo sviluppo, le relazioni, l’etica. PREMIOletterario Siamo diventati più egoisti, più attenti a difendere ciò che abbiamo, più depressi, meno propensi ad investire sul futuro. In una parola, abbiamo meno speranza. Naturalmente una crisi globale non poteva non investire anche il sistema sanità. Tagli negli investimenti, nella ricerca, nella prevenzione, nei posti letto ecc. Chi presta servizio nei Pronto Soccorso riferisce di situazioni drammatiche: tempi d’attesa snervanti, pazienti su lettighe poste in ogni buco disponibile, attesa anche di giorni per avere una sistemazione adeguata... D’altronde non basta ancora. Molte Regioni nei loro piani sanitari prevedono tagli non solamente di risorse, ma di posti letto, nell’accesso ai servizi (specie ricoveri in strutture tipo RSA, fisioterapiche, lungodegenze in genere) nelle prestazioni, nel turnover degli operatori, nell’acquisto di nuovi macchinari ecc. In pochi anni il sistema sanitario italiano, secondo alcu- insieme Durante la VII Conferenza dei Presidenti, verrà consegnato il Premio del concorso letterario “NOIinsieme 2013”. Il tema era quello dell’ascolto. Molti volontari dalle diverse AVO d’Italia hanno inviato dei racconti che descrivono scene di vita in ospedale e che soprattutto cercano di mettere in risalto il valore dell’ascolto. Uno di loro è il vincitore! Chi sarà? Lo scopriremo a Montesilvano…. ne ricerche, è passato dal 2° al 25° posto al mondo per qualità di prestazioni. E, quindi, i tempi d’attesa per una visita specialistica o un ricovero hanno ormai raggiunto dimensioni inaccettabili; la sanità privata inizia anch’essa a risentire della impossibilità di molti di potersi permettere visite a pagamento. Si sta verificando una corsa ai Pronto Soccorso oppure la rinuncia di molti a curarsi in maniera adeguata e continuativa. Amaro “in fundo”: anche il volontariato sta mostrando i segni della crisi. Per la prima volta dal Dopoguerra i numeri dei Volontari sono in calo. Non chiudono solo le botteghe e le imprese, ma ormai anche le organizzazioni solidali. D’altra parte, basta ripensare alla piramide di Maslow per rendersi conto che se non si hanno i beni primari (appartenenza, lavoro, casa ecc.) non è possibile accedere con costanza a quelli superiori (autorealizzazione, valorizzazione del tempo libero, elevazione spirituale ecc.). Chi non ha il pane non va a far spese in gioielleria! Quindi non c’è più speranza? Cosa può fare l’AVO in un periodo storico come l’attuale? Premesso che tutto il sistema della sanità pubblica e privata va ripensato alla luce di svariati fattori, dove quello economico a mio parere non è quello predominante, perché bisogna riorganizzare il potenziale umano, dal medico di famiglia fino al personale in- fermieristico, dai primariati fino al territorio, per recuperare efficienza e competitività (ma mi fermo qui perché il discorso è denso, controverso e complesso); premesso che il nostro volontariato non deve mai sopperire alle inadeguatezze del sistema; premesso che il nostro volontariato dovrà per forza di cose diventare sempre meno ospedaliero, per spostarsi sul territorio; premesso tutto ciò, e altro ancora che bisognerà affrontare di volta in volta, la mia certezza è che ci sarà una soluzione. Perché in momenti cruciali come l’attuale si acuiscono alcune qualità che noi già possediamo: l’inventiva, il coraggio di sporcarsi le mani, la disponibilità anche a fare squadra con altre organizzazioni similari o complementari, e in particolare la solidarietà ormai collaudata perché espressa in molti anni di servizio. Quindi abbiamo un futuro sul quale investire. E la speranza, che ci ha sempre sostenuto, anche questa volta produrrà frutti copiosi. NO I in me sie 2 NOIinsieme_135.indd 2 03/04/14 14:12 VOL ON es T a O T A I ARtà ni CONTRO LA VIOLENZA SULLE DONNE Le Volontarie dell’AVO Riviera delle Palme in prima linea in un progetto di rete Angelo Canepa tempi d’attesa prolungati, del sentimento di disagio procurato dalle evidenti lesioni sul viso, delle pressioni dei partner che le raggiungono e le costringono ad andar via. Per far fronte a questo problema la Direzione Sanitaria ha chiesto alle Volontarie AVO, già attive presso i Servizi di Pronto Soccorso, la disponibilità ad essere formate a loro volta in modo da poter essere parte del progetto di rete. Alle Volontarie è stato quindi assegnato un ruolo di “operatori di primo contatto”, ovvero quello di offrire supporto alla vittima che ha subito violenza, accompagnarla all’interno dell’ospedale nell’iter degli accertamenti clinici richiesti, fornire informazioni sulle risorse disponibili sul territorio ed, eventualmente, metterla in contatto con l’agenzia che si occupa in modo specifico del bisogno emergente della vittima stessa (Centri Antiviolenza, Consultori, Centro Giovani, Case Rifugio). È noto che un elemento determinante nel processo di elaborazione del trauma della violenza subita è la reazione della prima persona con la quale si viene a contatto e alla quale si riferisce l’esperienza vissuta. L’atteggiamento dell’operatore di primo contatto avrà un’importante influenza sul modo in cui la vittima guarderà all’abuso subìto, sulla probabilità che non si colpevolizzi per l’accaduto e sul suo superamento del trauma. Una risposta che esprima comprensione, sostegno, che aiuti la vittima a sentirsi protetta e al sicuro, che non contenga giudizi, è pertanto molto più importante di qualsiasi strategia. La sincera e immediata adesione delle Volontarie dell’AVO ha incoraggiato la Direzione Sanitaria a proseguire con decisione nella realizzazione del progetto. Si è quindi avviato un percorso formativo che ha visto gran parte dei volontari collaborare con sincera partecipazione. I tecnici investiti nella formazione saranno, oltre ai due ricercatori, agli operatori dei Pronto Soccorso, alle risorse interne all’Azienda Sanitaria Locale, anche figure con preparazione tecnica che possono arricchire culturalmente, sull’argomento, il volontario. L’AVOGiovani Nazionale è su Facebook! Il 6 agosto, dopo un breve periodo di prova, è diventata finalmente pubblica la pagina Facebook ufficiale dell’AVOGiovani Nazionale, raggiungibile utilizzando il QR-code incluso qui a lato o al link seguente: http://tinyurl.com/AVOgiovaninazionale Vi troverete le informazioni relative al gruppo, le foto dei Convegni e delle Conferenze raccolte a partire dal 2002 e da oggi la promozione dei principali eventi nazionali e regionali. Aiutateci a rendere questa pagina sempre più bella, un fiore all’occhiello per tutti i volontari AVO. NO I in L’ASL n. 2 Savonese conduce dal 2004, attraverso due suoi psicologi entrambi specializzati in criminologia, una ricerca sulle donne vittime di violenza che accedono ai quattro Pronto Soccorso della provincia. I dati rilevati sono allarmanti, sia per il volume sia per il trend in continua crescita, che ha ormai superato 500 casi all’anno. La Direzione aziendale, consapevole della dichiarazione dell’OMS, che ha riconosciuto la violenza di genere come fenomeno complesso da prendere in carico anche dal punto di vista sanitario, ha posto fra i propri obiettivi un progetto in grado di incidere sul fenomeno, proponendosi di organizzare una rete fra tutti i soggetti sanitari e sociali che si occupano di questo drammatico problema nella provincia di Savona. L’Azienda sanitaria ha richiesto ed ottenuto dal Fondo Europeo i mezzi per formare il personale che opera sulla front-line del fenomeno: medici, infermieri, ginecologhe, pediatri, psicologi, assistenti sociali operanti nei servizi di Pronto Soccorso, nei Servizi del Territorio, nei Consultori Familiari. Nondimeno i dati della ricerca hanno messo in luce un ulteriore fenomeno non previsto: un numero tutt’altro che trascurabile di donne vittime di violenza che si reca al Pronto Soccorso se ne allontana ancor prima di aver ricevuto le cure appropriate. Ciò a causa dei NOIinsieme_135.indd 3 me sie 3 03/04/14 14:12 ER INT TA S VI OGNUNO DI NOI È UN MONDO MERAVIGLIOSO Intervista a Vittorino Andreoli Marina Chiarmetta Vittorino Andreoli è uno dei massimi esponenti della psichiatria contemporanea, già direttore del Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Verona e membro della New York Academy. Presidente del Section Committee on Psycopathology of Expression della World Psychiatric Association, si è dedicato in modo particolare al comportamento adolescenziale e all’educazione alla prevenzione. È autore di libri che spaziano dalla medicina, alla letteratura, alla poesia. Quali sono stati i cambiamenti fondamentali nella cura della malattia psichiatrica? Sono entrato in un manicomio per la prima volta nel 1959, esattamente 55 anni fa. Dal confronto tra allora e il momento attuale risulta che la grande rivoluzione si lega alla scoperta delle conoscenze sul cervello e del suo rapporto con le malattie mentali. Allora si pensava che il cervello fosse un organo con una struttura stabile e fissata fin dalla nascita. Come se fosse una specie di cristallo irreparabile una volta rotto, tanto da non permettere più le funzioni della mente. Per questo i manicomi erano luoghi di contenzione e non di cura. Oggi sappiamo che il cervello è formato di due grandi parti: una “stabile”, definitivamente organizzata (serve alle funzioni automatiche e a quelle che si legano alla sopravvivenza), la seconda “plastica”, che sovraintende alle funzioni superiori, dalla memoria all’apprendimento. Il cervello plastico si struttura in seguito alle esperienze e una data or- ganizzazione può benissimo venire modificata. Dunque esiste un cervello plasmabile e cambiando la sua struttura cambiano le funzioni intellettive e comportamentali: il campo delle malattie mentali e dunque della psichiatria è proprio il cervello plastico. Ora dobbiamo trovare gli strumenti e le modalità per modificarlo, per riscolpirlo in maniera efficace e rapida, ma questa grande scoperta assicura che la follia si può curare. È mutato secondo lei l’atteggiamento diffidente e ostile verso i malati psichiatrici? Non è cambiato quanto avrebbe dovuto tenendo conto di questa nuova visione. Permane la paura della follia poiché in alcuni casi (e solo in alcuni) promuove violenza. A questo proposito occorre dire che era un errore definire il malato di mente come una persona necessariamente pericolosa, ma è altrettanto errato voler cancellare il legame della pericolosità con la follia, poiché in alcune categorie psichiatriche la violenza è un sintomo, fa dunque parte del comportamento malato. Il delirante, per esempio, interpreta la realtà in maniera erronea può giungere a considerare l’offerta di un bicchier d’acqua come un tentativo di avvelenamento. Questa valutazione lo porta a difendersi e se crede che la sua vita è in pericolo, allora può anche decidere di anticipare il “suo nemico” e compiere un gesto di violenza estrema. La depressione nelle sue variabili rientra a pieno titolo tra le malattie psichiatriche? Per rispondere alla sua domanda occorre ricordare un principio molto importante: la dimensione quantitativa dei sintomi. L’ansia in sé ha una valenza positiva, poiché attiva il soggetto per poter rispondere meglio a situazioni nuove. Uno studente un po’ ansioso rende di più agli esami di uno freddo, distaccato, robotico. Ma se l’ansia aumenta allora diventa angoscia e il soggetto è bloccato dal poter fare qualsiasi cosa. La depressione è un disturbo mentale che può giungere a intensità molto forti, ed è fra le cause prime di suicidi. Bisogna distinguere la tristezza, la malinconia, la depressione reattiva (ad un lutto per esempio) che sono espressioni del tutto normali e anzi sono ricche di umanità, dalla depressione clinica (detta anche “disturbo depressivo maggiore”). In questo caso si Vittorio Andreoli © Cesare Cicardini cade nella patologia, poiché si avverte un senso di incapacità totale e di colpa, che porta a ritenersi responsabili per azioni totalmente indipendenti da sé. Nella sua lunga vita di psichiatra quante persone ha potuto considerare “guarite” o almeno capaci di gestire autonomamente la loro vita? Moltissime, e in percentuale sempre maggiore con il trascorrere del tempo. Occorre ricordare che alla fine degli anni Cinquanta si sono diffusi i primi tranquillanti (1952), poi i primi antidepressivi (1957), poi le benzodiazepine (1962). Ma al di là dei farmaci si sono imposte le terapia della parola e della relazione: le psicoterapie e più tardi anche le terapie sull’ambiente in cui i malati vivevano, NO I in me sie 4 NOIinsieme_135.indd 4 03/04/14 14:12 le socioterapie. A seguito delle conoscenze sul cervello plastico, ora ci attendiamo terapie nuove e più efficaci. bri che è proprio nella fragilità dell’uomo che sta la sua forza. Questo concetto vale anche per i cosiddetti “sani”? In che modo l’alcool e le droghe interagiscono con la malattia? Ho parlato della fragilità nel mio L’uomo di vetro (Rizzoli, 2008) sostenendo che la fragilità non è una malattia o un sintomo di malattia, ma una condizione che si lega all’esperienza esistenziale e ai limiti in cui l’uomo si trova a vivere. La fragilità ha bisogno dell’altro, di un altro fragile. E questa condizione si distingue dal potere, che invece porta l’uomo a occuparsi dell’altro ma solo per dominarlo. Le sostanze come l’alcool e le droghe di più recente diffusione (cocaina, eroina) non solo interagiscono con le malattie mentali, ma le generano. E basti ricordare che la dipendenza è una malattia, poiché rappresenta una condizione in cui non si può vivere senza le sostanze d’abuso. È da segnalare che sovente nei dipendenti da sostanze d’abuso si parla di “doppia diagnosi”, proprio perché la dipendenza si somma a un preesistente disturbo della mente. Lei ha affermato nei suoi li- Ci può raccontare un’esperienza che le è rimasta nel cuore? Tutti i miei pazienti mi hanno coinvolto con passione e interesse e ognuno di noi è un mondo meraviglioso anche nel dolore. E si deve ricordare che la follia è semplicemente una modalità di sofferenza particolare, non legata ad un arto o ad un organo ma all’esistere: il dolore di vivere. Il cruccio che sempre mi porto appresso è di non aver potuto fare di più, o di non esserci riuscito. Come volontari ospedalieri abbiamo sovente avvicinato questi malati sia nei reparti che nelle strutture specifiche. Lei ritiene che il volontariato, se ben formato, possa aiutare a migliorare le situazioni di disagio? Il volontariato è una forza terapeutica straordinaria che si raggiunge attraverso la relazione, la condivisione. E per esprimerla occorre tenere pre- sente soltanto l’altro. Troppo volontariato è strumentale a chi lo esercita. Il volontariato è un dono di sé all’altro, al malato di mente, in questo caso. Per la prima volta sta per partire a Torino una sperimentazione nei gruppi appartamento con l’inserimento di alcuni volontari nell’équipe di operatori. Quali potrebbero essere i limiti di questo intervento e che cosa potrebbe raccomandare ai volontari? Il limite e la forza sono date dall’amore. Raccomando di leggere la storia di un uomo nato due millenni fa a Nazareth e che io vedo come un contemporaneo da seguire, come modello per i credenti e per i non-credenti (Vittorino Andreoli, Il Gesù di tutti, Piemme, 2012). UN RICORDO DI EBE SCHIAVO Addio Carissima. Noi volontari dell’AVO piangiamo le tua perdita. Dopo un periodo di grandi sofferenze ci hai lasciato per mondi ed orizzonti nuovi. Hai vissuto occupandoti di tutti coloro che sapevi nel bisogno sempre con delicatezza e discrezione, lontana da ogni forma di esibizionismo e perbenismo. Nel tuo servizio presso gli ammalati ti sei donata totalmente con amore e spirito di carità. Ci hai insegnato che la malattia e la sofferenza sono parte della vita di ogni uomo e vanno vissute come misterioso viatico di salvezza. Hai accettato l’esperienza della malattia con una fede incrollabile nonostante essa abbia sconvolto la vita tua e dei tuoi amati figli. Non ti dimenticheremo e continueremo la tua opera seguendo il tuo esempio. Metteremo in pratica i tuoi insegnamenti facendo del nostro volontariato la cultura della condivisione della sofferenza. NO I in Cari amici dell’AVO, la sofferenza ha sempre accompagnato e tormentato l’umanità. La sua misteriosa distribuzione ci appare ingiusta, inopportuna. Quello del dolore è un incomprensibile mistero, che neppure la fede può spiegare. Quante volte dinanzi ad un reparto di rianimazione o ad una sala operatoria si inceneriscono gioie, progetti, speranze! Il volontario vuole essere innanzitutto promotore di speranza, perché la speranza da sempre costituisce il più valido bastone della sopravvivenza. Volontario è chi sa cogliere, leggendo sul volto e nello sguardo, una condizione di quiete o di ansia, di dolore o di disperazione, di smarrimento o di tristezza. Un giornalista al quale fu diagnosticato un tumore, che lo portò alla morte, in uno dei suoi ultimi libri scriveva: la distanza che si crea tra i sani e i malati, mette alla prova i rapporti tra le persone. La malattia rompe un ordine fisico e psichico, ma ne crea uno suo e con quel passaporto l’ammalato entra in un altro mondo, dove la logica dei sani, del mondo di fuori diventa irrilevante, assurda, a volte anche offensiva. Fra malati c’è una immediata fratellanza. L’io che altrove ha sempre bisogno di affermarsi, di difendersi, lì in ospedale è tranquillo. Una volta varcata la soglia e la zaffata d’aria che ti tiene fuori il freddo degli altri, non c’è più bisogno di dire chi si è o meglio chi si era. La malattia è un grande equalizzatore. Quando si è ammalato, qualunque cosa si guardi, sembra cogliere solo l’ombra che c’è sotto ogni lampada. Ciò che dai non conta. Ciò che importa è l’amore con cui lo dai. Vi abbraccio tutti, Ebe Vallo della Lucania, settembre 2013 NOIinsieme_135.indd 5 me sie 5 03/04/14 14:12 IL MONDO DELLE CURE PALLIATIVE P FO RM A E N O ZI Riflessioni sul core curriculum del Volontario Michele Galgani Nei mesi scorsi la Federazione Italiana di Cure Palliative (www.fedcp.org) ha pubblicato, in coerenza con quanto indicato nella legge 38/2010, il core curriculum del Volontario nelle cure palliative, che affronta in modo esaustivo il tema delle competenze che un Volontario che aspiri ad operare in questo specifico ambito dovrebbe avere. Se in altri ambiti dell’assistenza non esiste uniformità dei punti di vista su cosa fa un volontario e, soprattutto, su come vada formato, nelle Cure palliative si è inteso dare una direzione decisa, ampia ma chiara: anche il Volontario è parte integrante dell’équipe, il suo ruolo è riconosciuto ed è importante: egli non porta il camice per definizione, è un cittadino, è la quotidianità, è il tramite fra personale medico-sanitario e mondo di tutti i giorni, e può raccogliere aspettative, istanze e confidenze che forse solo a lui un ammalato si sente di confidare, così come solo lui è in grado di adoperarsi con tempi e modi che l’infermiere, lo psicologo o il medico, dall’altro lato, per loro costituzione, non hanno a disposizione o non possono mettere in pratica. In un hospice così come a domicilio il Volontario deve essere in grado di sostenere, al pari di tutti gli altri operatori, la relazione con il singolo ammalato ed eventualmente con i suoi famigliari. Avvicinarsi in punta di piedi a un mondo che sta subendo una rivoluzione, piccola o grande che sia, un mondo tutto da scoprire che non può essere invaso con personali velleità o difficoltà. Un mondo che può spaventare o non piacere, ma che deve essere rispettato perché sacro, perchè sconosciuto e perché prossimo alla fine di una vita. Un mondo in cui la vita deve essere rispettata nei tempi e nei modi nei quali può e vuole manifestarsi. Anche quando non ne vuol sapere della presenza e dell’aiuto di un Volontario. Come recita il core curriculum, il volontario “deve essere riconoscibile per il ruolo che esercita e per l’Organizzazione a cui appartiene, tenendo sempre conto della specificità del contesto di cura in cui opera, specificità che impone la disponibilità a formarsi sulle abilità richieste per sostenere una relazione biunivoca con il singolo paziente o il singolo famigliare, più che con... un altro volontario”. Nel medesimo documento si sostiene che “le attività di sostegno relazionale e sociale al malato e alla famiglia possono comprendere diversi ambiti: facilitazione della comunicazione tra malato, familiare e il servizio di assistenza; supporto nell’espletamento delle attività della vita quotidiana; affiancamento nella gestione organizzativa della giornata, garantendo una presenza nei periodi di temporanea assenza del caregiver; attività diversionali; conforto e vicinanza nel tempo dell’aggravamento e dopo il decesso. Da non dimenticare la possibilità di occuparsi di attività di tipo organizzativo, di segreteria, di fundraising e promozionali finalizzate alla sensibilizzazione e diffusione della conoscenza dell’Associazione di appartenenza e dei principi delle Cure Palliative”. Successivamente vengono indicate le fasi salienti di un percorso di formazione di un volontario in cure palliative: – selezione: operata preferibilmente da uno psicologo, atta a indagare alcune aree quali la storia, la motivazione e le competenze relativamente ai temi delle cure palliative (morte, sofferenza, relazione di aiuto, valori, motivazione, ecc.); – formazione: necessarie almeno 12 ore, ma a mio avviso meglio prevederne almeno il doppio, così da poter integrare formazione teorica ed esperienziale, quest’ultima sempre molto carente nei percorsi rivolti a figure operanti nella relazione di aiuto; – tirocinio: è l’esperienza sul campo, seguita da un tutor preparato nel sostegno per una fase che potrebbe essere delicata quanto formativa. Al termine il Responsabile del percorso formativo valuterà se il candidato può diventare un volontario a tutti gli effetti o meno; – supervisione e formazione continua: una volta divenuto volontario sono importanti la supervisione periodica dei vissuti e delle difficoltà relazionali, da parte di uno psicologo, e l’aggiornamento teorico e pratico nei diversi aspetti delle cure palliative. Con la gratitudine che chiunque dovrebbe avere in cuor suo per chi prova a fare il Volontario, il mio personale auspicio è che dal mondo delle cure palliative giunga un’ispirazione affinché anche questa figura tragga nuova linfa e colga l’occasione per essere autore sempre più consapevole e attento di una relazione di aiuto davvero significativa con e per la persona inguaribile e per i suoi famigliari. L’autore è psicologo e psicoterapeuta presso l’Hospice “A. Marena” – Fondazione Opera SS. Medici Cosma e Damiano – Bitonto – Onlus NO I in me sie 6 NOIinsieme_135.indd 6 03/04/14 14:12 OG I PR T ET BUONE PRATICHE “SENZA FRONTIERE” Verso l’Unione Europea del Volontariato Leonardo Patuano trare amiche di sempre. Ci hanno salutato con un italiano stentato ma comprensibile, e come per incanto ci siamo sentiti sollevati, meno male! Non dovevamo parlare a gesti. Adesso quattro nostre volontarie (anche loro tutte donne) si trovano a Lisbona. L’impegno per loro è che dovranno “restituire” l’esperienza vissuta, non solo attraverso le cose pratiche e le differenze del servizio, ma facendoci vivere le emozioni di un volontariato lontano da casa nostra. Le tre settimane trascorse in Italia hanno visto un intenso scambio di informazioni tra le due Associazioni, italiana e portoghese. La LPCC nasce nel 1941 e conta 3.700 volontari su tutto il territorio nazionale (per molti si tratta di un impegno di più giorni la settimana); organizza momenti per la raccolta fondi, per realizzare campagne di prevenzione – 245.000 mammografie realizzate nel 2012 – e informazione nelle scuole (36.000 gli alunni raggiunti). Inoltre si occupa di donare protesi e farmaci, perché il servizio sanitario portoghese non fornisce tutto: molte prestazioni sono a pagamento, e per molti cittadini è impossibile sostenere queste spese. Fra le attività è previsto anche un servizio di accompagnamento per consulti psico-oncologici, (circa 4.500 annui). Come si può notare si tratta di numeri importanti; inoltre in tutti questi anni sono state realizzate 29 campagne di prevenzione, 26 convegni e 11 pubblicazioni per promuovere e sensibilizzare il pubblico sul tema della salute. Come ci racconta Branca Maria, dopo il corso base e 12 mesi di tirocinio, l’impegno che si assume nel diventare volontari alla LPCC e la consegna dei camici rappresentano un momento importante per la vita sociale. La cerimonia si svolge alla presenza della moglie del Presidente della Repubblica, e con questo atto così solenne si vuol evidenziare l’importanza che ogni volontario assume nei confronti della collettività. Forse può apparire banale evidenziare che l’unità del popolo europeo si consolidi anche attraverso lo scambio di esperienze dei cittadini volontari. Ero presente in due momenti del loro percorso di scambio, anche i nostri volontari che svolgevano il servizio non hanno notato alcuna differenza. La vicinanza alla persona, sia essa il malato o il parente, i bambini o l’anziano, l’offerta di un sorriso e una carezza, non conoscono confini. Esistono già alcune reti di volontariato europeo, in parte omogenee, ma la domanda che ci si pone è: riusciremo un giorno a costruire l’Europa dei Volontari? Un progetto ambizioso ma non impossibile, e i presupposti ci sono tutti; lo dimostra il fatto che l’Unione Europea promuova e finanzi progetti che vanno in quella direzione. Sta al volontariato saper cogliere queste opportunità. Allora, quali programmi per il futuro? Rafforzare i legami attuali e allargare i confini con altri Paesi europei. Per l’AVO questa esperienza non deve essere l’unica, ma la prima. NO I in “Arrivederci a Lisbona!” Così ci hanno salutato, con un italiano quasi perfetto e un po’ di commozione, Branca Maria, Graça, Manuela ed Eugénia, le Volontarie della Liga Portuguesa Contra o Cancro, che per tre settimane hanno vissuto con noi diversi momenti di vita della nostra Associazione, dalla partecipazione alla Giornata nazionale che si è svolta a Roma, ai corsi base per i nuovi Volontari, e naturalmente, all’operatività del servizio svolto negli ospedali e in alcuni reparti oncologici, RSA e Case di Riposo. Tutto ebbe inizio nel mese di marzo 2012, con la presentazione del progetto Grundtvig Life, riservato a volontari over 50 e finanziato dall’Unione Europea. Il progetto dell’AVO Piemonte e la LPCC- Liga Portuguesa Contro o Cancro, il cui scopo principale è quello di conoscere le buone pratiche delle Associazioni che operano nel medesimo ambito in altri Paesi europei, è stato riconosciuto valido e quindi finanziabile, e le nostre amiche portoghesi sono arrivate in Italia. Quando siamo andati a riceverle all’aeroporto eravamo preoccupati per la lingua: la nostra organizzazione prevedeva qualcuno che traducesse, ma l’interprete ci aspettava in albergo. Stavamo ad attenderle diligentemente, con un cartello per richiamare la loro attenzione con la scritta LPCC-AVO, e quando si sono avvicinate è stato come incon- NOIinsieme_135.indd 7 me sie 7 03/04/14 14:12 D GRAZIE DI CUORE ES FIL O TO T E R I Quando mi è stato chiesto di raccontare la storia della piccola Imma, che per oltre 400 giorni è stata tenuta in vita da un cuore artificiale in attesa di un trapianto, ho subito pensato a quanto veniva ripetuto durante il corso di formazione per volontari AVO: “Non siamo tanto noi volontari a dare qualcosa agli ammalati, ma sono loro che riescono ad arricchirci, con le loro storie e le loro vite”. Ebbene, l’aver conosciuto questa piccola grande guerriera mi ha permesso di capire quanto di vero c’è in questa affermazione: è stata una esperienza di vita forte, un percorso di crescita e di maturazione che mi ha consentito di comprendere che dono importante sia la vita, da conservare e custodire sempre con amore. Penso che nulla sia meglio di una lettera per condividere i miei sentimenti, la gioia e la felicità che si prova nell’essere un volontario e nell’aiutare gli altri, nella consapevolezza che, talvolta, anche una parola, un gesto o un sorriso possono essere un importante farmaco. Piccola Imma, sono ormai trascorsi quasi due anni da quel pomeriggio di fine estate quando, durante il mio consueto turno di volontariato, sono entrata nella tua stanza al V piano dell’ospedale Monaldi. Nel letto c’era una bambina, alta, capelli lunghi neri e sguardo un po’ imbronciato; ricordo che con molta fatica riuscii a sapere soltanto il tuo nome: “Imma mi chiamo”, fu la tua risposta. Solo con il tempo sarei riuscita a capire che la tua era solo timidezza e comprensibile paura per una nuova “avventura” che forse nemmeno nei brutti sogni avevi immaginato di dover affrontare: il tuo cuoricino era malato e saresti dovuta rimanere in ospedale fino all’arrivo di un degno sostituto. A piccoli passi mi hai permesso di entrare nel tuo mondo e di conoscerti meglio: la tua dolcezza, la tua testardaggine e perché no, anche un po’ la tua pazzia; abbiamo trascorso interi pomeriggi a giocare a carte e a chattare con il pc a pochi centimetri di distanza l’una dall’altra. Ti ricordi quando mi facesti spostare fuori, sul balcone? Dicevi che così non potevo sbirciare il messaggio che mi dovevi mandare... Da quando poi è arrivato il mio nuovo cellulare ci siamo date alla musica: video, film, cartoni animati e balletti improvvisati: tu ballavi e io riprendevo... Quante risate! Niente ti poteva fermare: neppure la grande e rumorosa macchina che ti teneva in vita, la difficoltà di stare in piedi e le dolorose medicazioni che ogni giorno dovevi affrontare ti hanno tolto il sorriso e l’immensa voglia di vivere. Tra un gioco e l’altro il tempo passava: Natale, il nuovo anno, Carnevale, Pasqua e di nuovo Natale. Tu eri sempre in ospedale, in attesta di un nuovo cuoricino che non voleva arrivare! Non ti nascondo adesso che, pas- sando il tempo, ho avuto paura; paura che non potessi aspettare oltre e che da un giorno all’altro potesse capitarti qualcosa. Ma dopo tanta attesa, il cuoricino è arrivato: non dimenticherò mai il pomeriggio di quel 28 dicembre quando per telefono mi dicesti: “Francesca, lo sai cosa è successo? È arrivato il cuoricino per me...”. In quel momento non sapevo se piangere o ridere e dentro di me ho sentito qualcosa di difficile da spiegare: era la notizia più bella che potessi ricevere ma contemporaneamente avevo paura che, sul più bello, qualcosa potesse andare storto. Ma ormai il grande giorno era arrivato: si trattava solo di aspettare e pregare che tutto andasse bene... E anche in questa occasione non ci hai deluso: hai tirato fuori la forza di un leoncino e dopo un lungo intervento chirurgico e il tempo trascorso in terapia intensiva, sei tornata finalmente nella tua stanzetta, questa volta con un cuoricino nuovo e con una luce negli occhi che ti mancava da tempo. Adesso la vita ti aspetta: presto uscirai dalla stanza di ospedale che per quasi due anni è stata la tua casa e tornerai alla tua vita, alle tue amichette e ai tuoi fidanzatini... Sicuramente mi mancherai tanto, ma non smetterò mai di dirti grazie: perché mi hai insegnato ad affrontare le difficoltà con un sorriso sulle labbra, che nulla nella vita è impossibile, che non bisogna arrendersi mai. Per tutto questo e per molto altro ancora, grazie di cuore. Ti voglio bene Francesca (AVO Ospedale Monaldi Napoli) IL CUORE DI ANNA Ricordo di Anna Manganelle Brandi Anna, una delle socie fondatrici dell’AVO di Castiglion Fiorentino, ha avuto presto problemi al cuore, ma è proprio quella la sua parte migliore. Grande cuore di moglie, madre, nonna, maestra, volontaria e con la C di cuore potremmo continuare a descriverla. Corretta e costante: sempre puntuale e precisa, si è prodigata sino a che le sue forze le hanno concesso di operare e anche oltre. Creativa: oltre all’attività ospedaliera, i progetti e le attività presso la locale Casa di Riposo per animare il tempo dei nostri anziani ne sono la prova. Caritatevole: non diceva mai di no e faceva tutto quello che poteva per accontentarti in silenzio, altrimenti confessava i suoi limiti. Civicamente consapevole e concreta: buona Volontaria e buona consigliera, ha scelto da subito la formazione permanente per leggere correttamente le esigenze dei suoi concittadini. Anna ci ha lasciato il 25 dicembre 2013. Grazie, amica cara, di averci dato un simile esempio di stile di vita. I Volontari AVO di Castiglion Fiorentino NO I in me sie 8 NOIinsieme_135.indd 8 03/04/14 14:12 ER E ESP Z N IE GOCCE D’AMORE Studenti e volontari di Reggio Emilia insieme per la Giornata Mondiale del Malato Silvia Paglia è stato “Con una goccia d’amore... tutto può cambiare”. A ciascun alunno è stato fornito il breve testo narrativo “Il mondo in una goccia”, scritto per l’occasione da Gulli Morini, in cui l’ospedale viene paragonato ad un “mare di sofferenza” e la casa di riposo ad un “mare di solitudine”. Gli alunni sono stati invitati a riflettere su cosa possiamo fare per aiutare a stare meglio chi è ammalato e fare sentire meno solo l’anziano che non vive più nella sua casa e con la propria famiglia; ed è così che hanno scoperto che i volontari AVO, quando vanno in ospedale o in casa di riposo, sono come tante goccioline d’acqua... Ognuna diversa dall’altra perché ciascuno offre al malato e all’anziano un gesto diverso: c’è chi porta un sorriso e chi una carezza, chi aiuta a leggere un giornale e chi a sbucciare una mela... Ogni gesto porta amore e un po’ di colore nella vita delle persone. Lo scorso 11 febbraio, in occasione della Giornata mondiale del Malato, i volontari AVO di Reggio Emilia hanno distribuito ai degenti dei reparti di Medicina, Neurologia, Geriatria, Medicina Fisica e Riabilitativa ed ai piccoli pazienti della Pediatria dell’Arcispedale Santa Maria Nuova le gocce d’amore realizzate dagli alunni. A tutti i Dirigenti Scolastici e agli insegnanti che hanno aderito al progetto, al Direttore sanitario, ai medici e agli infermieri dell’Arcispedale Santa Maria Nuova che hanno permesso la consegna delle “gocce d’amore”, va il grazie mio e di tutti i volontari AVO perché credono che “aiutare ci unisce”. NO I in Da cinque anni, in occasione della Giornata nazionale AVO, l’AVO di Reggio Emilia propone alle Scuole dell’Infanzia, Primarie e Secondarie di 1° grado della città il progetto “Volontari insieme A VOi...”. Con questo progetto l’AVO intende offrire agli alunni, mediante la realizzazione di un elaborato grafico, la possibilità di essere volontari AVO per un giorno donando a malati e anziani un gesto simbolico di solidarietà. Nell’anno 2013 il tema scelto NOIinsieme_135.indd 9 me sie 9 03/04/14 14:12 N da OT Fe IE vo Z I ra de FOTO DI GRUPPO DELLE AVO D’ITALIA Il primo Censimento ufficiale Massimo Silumbra L’Era nuova dell’AVO, iniziata a maggio 2013 con l’elezione del nuovo Consiglio direttivo, non può non avere tra i suoi obiettivi primari quello di effettuare un’analisi, la più completa possibile, delle realtà sparse su tutto il territorio nazionale, per scoprire con precisione e attendibilità gli elementi caratterizzanti che compongono l’Associazione e che ne costituiscono l’anima ed il corpo. Molte AVO si stanno avvicinando al loro quarantesimo anniversario, altre sono nate da pochi anni; diverse sono le realtà geografiche, diverso il territorio e le strutture in cui operiamo; multiformi sono le tipologie di servizio, il modo di operare, la formazione, l’organizzazione interna. Tutto un mondo, insomma, che riteniamo di conoscere a fondo, ma di cui in realtà ci sfuggono i confini e le sfumature, di cui reciprocamente sappiamo poco. È con queste premesse che la Federavo ha voluto istituire il primo Censimento ufficiale delle AVO d’Italia. Una bella foto di gruppo, di quelle che si fanno quando si va in gita, dove ognuno dei partecipanti deve però potersi identificare e riconoscere: un’istantanea sullo stato generale della nostra Associazione che consenta a tutti di poter trarre utili considerazioni per capire davvero chi siamo, quanti siamo, dove siamo e dove vorremmo andare, tutti insieme con lo stesso spirito di gruppo, con la stessa unità di intenti che deve contraddistinguerci. Nel corposo questionario che è stato prodotto sono stati inseriti gli argomenti più salienti che caratterizzano l’Associazione; ci siamo sentiti in dovere non già di andare a curiosare all’interno delle AVO locali, bensì di offrire uno strumento utile a tutti per capire davvero come sia strutturata la nostra organizzazione. Abbiamo agito cioè come quando arriva il momento di mettere un po’ di ordine in un armadio o in soffitta perché non sempre riusciamo a trovare quello che cerchiamo, non ci raccapezziamo più nella confusione. Il Censimento, il primo nella nostra storia, ha proprio lo scopo di mettere un po’ di ordine nell’universo delle AVO, per poter davvero dare inizio ad una nuova era in cui possa emergere chiaramente anche il ruolo della Federavo, quello di punto di riferimento e di guida all’interno di un cammino di scelte condivise e di percorsi chiari e definiti. I risultati del Censimento saranno oggetto di un approfondito studio che dovrà portare a capire tutta una serie di fattori imprescindibili ed utili alle finalità di cui sopra: nel corso della prossima Conferenza dei Presidenti verrà dato ampio risalto a quanto emergerà dall’analisi dei dati raccolti. Lo sforzo che dovremo compiere sarà grande: al termine del lavoro sarà però possibile per ogni Volontario rafforzare la propria identità e vedere definiti i contorni entro i quali tutti insieme quotidianamente operiamo. E ci potremo tutti quanti, con piacere, riconoscere nella nostra foto di gruppo. Breve nota sull’informatizzazione dei questionari La scelta di informatizzare la somministrazione dell’indagine ci è parsa subito positiva e meritevole di un piccolo adattamento che sicuramente qualcuno di voi avrà dovuto compiere. Aver approntato il censimento con una piattaforma basata sul web (web based) genera infatti vantaggi immediati e tangibili. Il sistema, che risiede appunto interamente su uno spazio web e non su di un computer specifico, consente in primis di compilare l’indagine da un qualsiasi computer, favorendo quelle realtà nelle quali non se ne dispone presso la sede o l’accesso non è libero. Con l’invio telematico si azzerano i tempi di spedizione, si eliminano i possibili ritardi e gli spiacevoli smarrimenti postali. Inoltre si ha una massima coerenza delle informazioni, che risultano scevre da possibili errori di inserimento o incomprensioni sulla richiesta. I vantaggi si ripercuotono direttamente in termini di elaborazione dei dati inseriti, con ampie possibilità di creare interconnessioni tra i dati, moltiplicando le informazioni che ne possiamo trarre (data mining, letteralmente “estrazione di dati” nuovi da quelli presenti). Una piccola nota di merito ai nostri ‘colleghi’ che hanno sviluppato il summenzionato sistema: si tratta infatti di un gruppo di programmatori volontari che non richiedono denaro in cambio del loro lavoro e vivono di donazioni, proprio come noi! Alessio Ducci NO I in me sie 10 NOIinsieme_135.indd 10 03/04/14 14:12 N dal OT le IE Z I VO A INSIEME A GONFIE VELE Sulla nave-scuola Palinuro per la Giornata nazionale a Genova Giorgio Colombo Militare, che ha messo a disposizione dell’AVO ed ha inviato espressamente a Genova la nave scuola Palinuro. A Genova hanno dato inoltre la loro piena collaborazione l’Autorità Portuale, la Capitaneria di Porto e le società di gestione delle banchine che hanno consentito e favorito l’ormeggio della nave e l’utilizzo degli spazi a terra. È stato così possibile realizzare un importante evento di grande impatto mediatico e di coinvolgimento della cittadinanza. I volontari dell’AVO Genova si sono prodigati non solo nella promozione dell’Associazione, ma anche nella gestione dell’evento e nell’accoglienza dei visitatori della nave. Il Comandante e tutto l’equipaggio del Palinuro si sono messi a completa disposizione della manifestazione offrendo la loro ospitalità e dando ai Volontari la sensazione di essere, sulla nave, come a casa loro. La manifestazione ha fatto registrare la partecipazione di circa 2000 cittadini. Circa 200 sono stati gli interventi di screening, effettuati in sequenza con inizio sul molo e terminati sulla nave, a cura del personale sanitario volontario delle Associazioni intervenute. Fra i visitatori anche i bambini seguiti dall’ospedale Gaslini di Genova, che dopo un’interattiva visita alla nave hanno ricevuto con grande soddisfazione, dalle mani del Comandante, il diploma di marinaio. Sono inoltre stati accompagnati a visitare la nave alcuni ospiti delle Case di riposo che hanno potuto così trascorrere una giornata serena e diversa dal solito. Contemporaneamente si svolgeva, presso la Sala convegni di un museo cittadino, l’incontro dei Giovani AVO della Regione Liguria, con la partecipazione del Presidente Federavo Claudio Lodoli e del rappresentante nazionale dei Giovani Michele Piras. È stata un’esperienza positiva, stimolante, da riproporre e che dimostra che insieme è possibile navigare a gonfie vele per raggiungere mete comuni e condivise. NO I in Occasione: la Giornata nazionale AVO dello scorso mese di ottobre. Location: il porto antico di Genova e la nave scuola Palinuro. Obiettivi: la promozione dell’AVO, l’attivazione di forme di collaborazione tra enti e volontariato, la diffusione della cultura della salute. Protagonisti: l’AVO, altre associazioni di volontariato, enti, istituzioni, i volontari, i cittadini. Durante le manifestazioni per la Giornata nazionale AVO, si è voluto sottolineare l’importanza della prevenzione sanitaria, richiamando l’attenzione della cittadinanza con un’operazione di screening relativamente ad alcune patologie. L’AVO Regionale Liguria e l’AVO Genova si sono quindi fatte promotrici di un evento che ha confermato la possibilità di collaborare in rete con altre Associazioni per il raggiungimento del Bene comune. Sono state infatti coinvolte altre Associazioni presenti nel campo sanitario: l’Associazione per la Lotta all’Ictus Cerebrale (A.L.I.CE), l’Associazione Ligure per la lotta contro il Diabete (AS.LI.DIA), la Croce Rossa Italiana, l’Associazione dei Medici di Famiglia ed inoltre l’Azienda Sanitaria Locale genovese. Tutte hanno aderito con entusiasmo mettendo a disposizione i loro volontari, medici, operatori sanitari, collaboratori nonché attrezzature e strumentazioni. È stata altresì determinante la partecipazione della Marina NOIinsieme_135.indd 11 me sie 11 03/04/14 14:12 “GIRO DI PUGLIA” PER LA FORMAZIONE AVO Gli ultimi appuntamenti organizzati dalle Associazioni regionali Formazione, come e più di prima. Gli incontri di Bisceglie, Foggia, Andria, Taranto sono un distillato che al meglio rappresenta l’impegno che c’è in Puglia, nella scia delle linee guida tracciate dall’AVO regionale anche per il triennio in corso, 2013-2015. Appuntamenti tematici e dai contenuti molto concreti, di richiamo dunque per tutti i volontari, presenti sempre più numerosi alle giornate dedicate. “L’era nuova dell’Avo” è il titolo dato all’incontro di Foggia, occasione (ottimo il sistema, ideato e adottato da un po’, di far coincidere le ricorrenze con giornate di formazione ad hoc) per festeggiare anche i venticinque anni di presenza nel capoluogo dauno. Presso l’auditorium dell’ordine dei medici la giornata è stata scandita da due momenti ben distinti: la tavola rotonda in mattinata – presenti Claudio Lodoli, presidente Federavo, Antonio Battista, direttore sanitario degli ospedali riuniti di Foggia, Agata Danza, vice presidente vicaria Federavo, Ivana Buonfiglio, presidente AVO Foggia – sulle nuove sfide che interessano l’associazione, la più importante delle quali è sicuramente l’assistenza domiciliare, progetto da sviluppare e definire nelle sue varie connotazioni; nel pomeriggio, la celebrazione della ricorrenza del venticinquennale, momento di sentita riflessione su un quarto di secolo dedicato al prossimo, a chi ha bisogno, a quanti ricevono “il servizio offerto amichevolmente – per dirlo con le parole della presidente Buonfiglio –, qualificato e ovviamente gratuito dei volontari AVO”. La formazione ha fatto tappa anche ad Andria e a Taranto, dando corpo alla proposta che debba in qualche modo essere ‘itinerante’, non creando così disagio negli spostamenti in una regione piuttosto lunga, sul cui territorio di 425 chilometri hanno sede le venti AVO, da San Severo fin giù a Gagliano del Capo nel sud del Salento. La formazione, come nei programmi del consiglio regionale dell’AVO Puglia, è appunto tutto questo. Un calendario fitto inframmezzato anche dagli ‘incontri di zona’, momenti di riflessione comune e di confronto tra le AVO geograficamente limitrofe, area Nord, Centro e Sud della regione. La formazione, dunque, intesa anche come tempo speso e utilizzato utilmente, come ben rappresenta la clessidra simbolo del tempo donato in umiltà dai volontari AVO, adottata dalla presidente regionale Valentina Bellin quale simbolo della dedizione dei 1200 volontari pugliesi. Franco Arcamone UN SALUTO AL PAPA FRANCESCO L’AVO di Castelnuovo di Garfagnana a Roma Anche noi dell’AVO di Castelnuovo di Garfagnana abbiamo assaporato la gioia di partecipare ad un incontro con papa Francesco, unendoci alle migliaia di persone che sempre sono presenti alle sue udienze. Siamo partiti in tanti, due pullman pieni di volontari (non solo di Casteinuovo di Garfagnana ma anche di Viareggio e Lucca) con tanto desiderio di conoscere papa Francesco. La mattina del 17 ottobre siamo arrivati in Piazza S. Pietro e abbiamo trovato posto solo alle ultime transenne. Nonostante ciò, siamo stati premiati perché il papa è passato proprio davanti a noi, sempre sorridente ed ha accettato in dono una sciarpa della nostra AVO. Le sue parole ci hanno riempito di gioia e di speranza. Che emozione! Siamo tornati a casa più ricchi di spiritualità e più determinati a proseguire la nostra attività di volontariato sapendo di essere in sintonia con quanto il papa, con insistenza, ci insegna. NO I in me sie 12 NOIinsieme_135.indd 12 03/04/14 14:12 25 ANNI DI AVO IN ALTA BRIANZA Sembra ieri, ma sono già passati 25 anni da quando è iniziata questa nostra fantastica avventura! L’AVO Alta Brianza ha festeggiato l’anniversario della sua fondazione domenica 15 settembre. Nonostante la giornata non proprio estiva, è stata una magnifica occasione per incontrare “vecchi” e nuovi volontari e condividere la gioia e l’orgoglio di appartenere alla nostra AVO. Al mattino abbiamo partecipato alla Santa Messa nella chiesa di Montorfano. È stata una celebrazione commovente anche grazie alle belle paro- le di presentazione di padre Filippo, che ha saputo cogliere il vero significato del nostro servizio. In un’atmosfera serena e rilassata, il Presidente Costantino Carrara ha quindi consegnato i distintivi e gli attestati di merito ai volontari premiati: tanti sorrisi, ricordi e qualche lacrimuccia... di gioia. Verso le 18.00 la festa si è conclusa con la soddisfazione di tutti per aver avuto la possibilità di ritrovarci e ravvivare il nostro spirito di solidarietà e l’amicizia profonda che ci lega. Alla prossima e... Buon servizio a tutti! L’AVO DESIO COMPIE 25 ANNI Auguri anche all’AVO Desio, che ha festeggiato i 25 anni di attività lo scorso ottobre. Tutta la cittadinanza ha mostrato grande riconoscenza ai Volontari guidati dal Presidente Alberto Ortalli, e definiti sulla stampa locale come “angeli degli ammalati”. “Come tutte le AVO di Brianza e Lombardia – ha sottolineato Bruna Meloni, Presidente regionale AVO – anche quello di Desio è un gruppo molto dinamico, sempre alla ricerca del nuovo, non si adagia sugli allori e il suo obiettivo è sempre lo stesso: essere utile ai pazienti”. CHE TRAGUARDO PER CARATE BRIANZA! Messa nella Basilica di Agliate. Don Sandro Bianchi ha avuto parole toccanti e incoraggianti nei confronti dei volontari, presenti in camice bianco. Nel pomeriggio sono state consegnate le targhe, piccolo segno di riconoscenza, ai Volontari con 25 e 10 anni di servizio. Che esempio di impegno, di costanza, di serietà, di altruismo! Sono riusciti a mantenere sempre viva nel tempo la loro motivazione e ad essere presenti con il sorriso e con l’ascolto accanto agli ammalati. Davvero un esempio per i giovani e per tutti i volontari entrati a far parte della grande famiglia AVO in questi ultimi anni. Ai festeggiamenti, oltre al dott. Bai, attuale Presidente, erano presenti il suo predecessore Ernesto Cazzaniga, alcuni soci fondatori, il Sindaco di Carate e quello di Verano, il Direttore dell’Ospedale e altri medici che conoscono da anni il nostro servizio, lo condividono e lo apprezzano. Per ricordare i 25 anni, è stato realizzato un opuscolo che, a grandi linee, riassume la storia dell’Associazione, con immagini di manifestazioni, racconti di esperienze, testimonianze, interviste, insomma una lettura piacevole per chi vuole ricordare e per chi vuole conoscere l’AVO. NOIinsieme sta per entrare in una nuova fase Cambiamenti e miglioramenti sono in arrivo Ricordate: “Noi Insieme è come il camice: indispensabile per il servizio!”. Leggere il nostro notiziario ci aiuta a crescere e a condividere... Ci fa sentire parte di una grande comunità di volontari. NO I in L’AVO di Carate Brianza ha festeggiato 25 anni di presenza quotidiana e costante nell’Ospedale: per l’occasione sono stati organizzati due eventi ai quali sono stati invitati la popolazione e tutti i volontari che hanno prestato servizio in questo periodo. La festa ha avuto inizio sabato 19 ottobre, con uno spettacolo di cabaret il cui incasso è stato devoluto al Comitato Maria Letizia Verga, che sostiene la lotta contro le leucemie infantili per il progetto “Dai! Costruiamolo insieme”. Il progetto prevede la costruzione di una struttura ove i malati di leucemia potranno ricevere adeguate terapie e le famiglie potranno trovare un luogo in cui vivere accanto ai loro cari malati. La domenica 20 ottobre abbiamo assistito alla Santa NOIinsieme_135.indd 13 me sie 13 03/04/14 14:12 AVANTI SENZA PAURA L’AVO Cittadella ripercorre il suo passato AV e guarda al futuro Il 17/11/2013, presso il Teatro Sociale di Cittadella, l’AVO ha festeggiato i suoi primi 30 anni di vita. La fondatrice Linda Noaro Livraghi ha ripercorso gli inizi non facili, le emozioni ed i valori che hanno dato il via a questa bella avventura, tracciando attraverso nomi e situazioni il disegno delle nostre origini, a partire dal primo Presidente Carlo De Rossi. È seguita la Tavola rotonda “L’AVO e le nuove emergenze sanitarie”, sui nuovi ambiti sociali e sanitari nei quali i volontari potrebbero essere coinvolti. Il Vicepresidente Gaetano Randone ha moderato gli interventi di Costantino Scremin e Domenico Billeci, entrambi medici, che hanno affrontato i temi dell’Alzheimer, le cure palliative e l’hospice. Altro ospite, Matteo Pilotto, componente di un gruppo di amici che segue un ragazzo malato di SLA. Successivamente l’intervento del Presidente nazionale, Claudio Lodoli, che ha illustrato L’Era nuova dell’AVO. Le nuove prospettive e la nuova visione dell’AVO del futuro hanno preso forma dalle sue parole, confermando l’esistenza di un’Associazione vitale, consapevole delle proprie origini e dell’attualità del messaggio solidale che la anima, ma altrettanto consapevole di dover guardare avanti senza paura di affrontare le nuove sfide. In questa Era nuova, la formazione del volontario rivestirà sempre più un ruolo fondamentale e per questo si è colta l’occasione per presentare il corso di formazione permanente, che si terrà nel 2014 e sarà tenuto dal coach Andrea Bizzotto. Grazie a tutti coloro che in 30 anni hanno sempre posto al centro l’uomo, la donna, la vita, specie quella più fragile, minacciata dalla malattia o dimenticata in un umanesimo senza frontiere e concretamente solidale. Una continua passione per l’uomo! Debora Castellan (Presidente AVO Cittadella) L’AVO LA SPEZIA VINCE IL PREMIO BONTÀ Il 6 gennaio scorso è stato assegnato all’AVO La Spezia il “Premio della bontà 2014”, istituito da monsignor Siro Silvestri nel 1977 e consistente in un assegno che il Lions Club della città ligure offre ogni anno alla diocesi, perché sia destinato ad una Associazione o a una persona particolarmente meritevole. Al termine della Santa Messa in Cattedrale, il vescovo Luigi Ernesto Pelletti ha consegnato il premio al Presidente Olimpio Galimberti, alla presenza di numerosi volontari che in tale occasione si sono sentiti ancor più orgogliosi di appartenere alla grande famiglia AVO. Infatti il riconoscimento, che sarà devoluto totalmente in beneficenza, testimonia la considerazione che l’Associazione ha saputo crearsi con il suo servizio, iniziato nel 1981 e attualmente svolto presso l’Ospedale civile e alcune Case di Riposo. Il premio non solo ha costituito per gli oltre 150 volontari una gratificazione che li stimolerà a dare il meglio di sé nell’aiuto a malati e sofferenti, ma ha offerto anche una occasione preziosa di visibilità per l’AVO, nella speranza di trovare nuove adesioni ad un servizio che presenta bisogni crescenti e sempre più complessi. Tra le tante iniziative realizzate dall’AVO La Spezia merita di essere ricordato il Presepe allestito all’interno dell’Ospedale, nel quale i volontari erano rappresentati accanto alla Sacra Famiglia nell’atto di porgere un bicchiere d’acqua, attualizzando così l’invito di Gesù: ”Quello che farete al più piccolo dei miei fratelli l’avrete fatto a me”. L’iniziativa, svoltasi anche negli anni passati, ha presentato una novità: il coinvolgimento dei visitatori con la domanda “Cosa è per te il Natale?”. Le risposte su foglietti appesi e visibili a tutti sono state assai varie, esprimendo non solo affetti e sentimenti personali, ma anche problematiche sociali e sanitarie. Anche questo è stato un modo per far riflettere su una festa ormai banalizzata e mondanizzata, oltre che sull’AVO e sulle sue finalità. Annamaria Ragazzi NO I in me sie 14 NOIinsieme_135.indd 14 03/04/14 14:12 OG I AV O NI A V VOLONTARIATO COME SCELTA DI VITA Il Convegno AVOGiovani Liguria Rosanna Bampi Il Convegno AVOGiovani Liguria, tenutosi a Genova domenica 20 ottobre 2013, si è proposto di gettare le basi per un confronto sul tema del volontariato come scelta di vita insieme a tre ospiti prestigiosi: il Presidente della Federavo Claudio Lodoli, il Presidente regionale della Liguria Giorgio Colombo, il Coordinatore nazionale AVOGiovani Michele Piras. Da loro è venuta forte l’esortazione a trovare nel nuovo, senza averne paura, una spinta ad andare avanti e a sviluppare le potenzialità dell’Associazione. Il tema del Convegno è stato introdotto attraverso le relazioni di padre Anselmo Terranova e di Elisabetta Borzini, che ha dedicato la sua vita al volontariato non solo nell’AVO. Entrambi hanno sottolineato come i giovani, attraverso la loro fantasia e creatività, possono essere i pionieri del cambiamento, capaci di costruire ciò che vogliono, un pezzo alla volta, con senso di responsabilità. In seguito il Coordinatore nazionale Piras e la Delegata regionale AVOGiovani Liguria Rossana Bampi hanno ricordato come l’AVO abbia donato loro un insegnamento di vita, dapprima con il servizio in corsia e poi con numerosi incarichi che li hanno resi capaci di affrontare con consapevolezza qualsiasi situazione, anche fuori dall’ambito del volontariato. Nel pomeriggio, i partecipanti al Convegno si sono suddivisi in due gruppi. Il primo, moderato da Rossana Bampi, ha riflettuto sul tema “La continuità della scelta: il passaggio da scelta emotiva (o istintiva) a scelta di vita”, ovvero dal desiderio acerbo di fare volontariato alla presa di coscienza della sua utilità come strumento di formazione e di responsabilizzazione. Il secondo gruppo, guidato da Michele Piras, ha discusso su “Noi e l’AVO: la nostra creatività a servizio dell’Associazione”, ovvero sulla consapevolezza che il futuro dell’AVO dipende dalla capacità non solo di mettere a disposizione del gruppo doti e competenze personali, utilizzando fantasia e creatività, ma anche di assumersi maggiori responsabilità, collaborando con tutti con umiltà, riflessione e determinazione. Una giornata davvero intensa ed entusiasmante! davanti al Reparto maternità e in Pediatria l’hanno adorata. Mancava la scopa. Ma si sa... i tempi cambiano. Oggi una Befana che va su e giù in ascensore è il massimo! Le abbiamo chiamate “le calze solidali dell’AVOGiovani”, con tanto di manifesto colorato. Solidali siamo stati tutti: AVOGiovani in primis per la disponibilità al servizio; altri volontari, con nipotini, nipotoni, figli e figlie mooolto grandi per l’acquisto delle nostre calze befanose tanto carine e mediamente ciccione. Su 100 calze riempite come tacchini, 100 calze vendute! Evviva! Certo non copriremo tutte le spese, ma... Roma è stata fatta in un giorno? È stato un passo. E una bellissima esperienza! Rocco Riccio VIVA VIVA LA BEFANA (SOLIDALE)! Raccolta fondi per l’AVOGiovani Potenza ste, improvvise illuminazioni; ordine mentale (Natalina è maestra in questo). Finalmente l’idea giusta di Tiziana: calze “befanose” da vendere in ospedale. Ci abbiamo ragionato su... e via! Giro per negozi, acquisti convenienti. Tutti in sede lunedì pomeriggio: una catena di montaggio umana, compresi gli inceppi macchinosi, come l’esaurimento delle cioccolate. Via a ricomprarle. Continuiamo. Tutto fatto, anche le foto coreografiche. Il 3 e il 4 gennaio, la vendita. E la Befana? C’è pure lei! È Tiziana, travestita, con una patacca nera sulla guancia: ci sa proprio fare! I bambini NO I in Eccoci. Siamo l’AVOGiovani Potenza: Lucia, Mariagrazia, Rocchina 1 e 2, Ilaria, Massimo, Luciana, Tiziana, Rocco, Teresa, Gabriele, Caterina 1 e 2, Carmela, Natalina. Che varietà di mondi c’è in ognuno di noi e che universo ne viene fuori! Lo dimostra un’idea che ci è venuta mangiando una pizza. Dopo aver scherzato molto, ci siamo comunicati la notizia del Convegno AVOGiovani nazionale del prossimo maggio. Wow: che c’è di più quintessenziale che conoscere altri giovani volontari! Subito, però, un problema: mancanza di fondi. Comunicazione di sguardi, silenzi, dubbi, propo- NOIinsieme_135.indd 15 me sie 15 03/04/14 14:12 AN de G ll’ LOa O tic e ESISTE IL DESTINO O LO ABBIAMO INVENTATO? Anselmo Terranova Con la frase “è tutto del destino” addebitiamo al fato moltissime colpe e tragedie che sconvolgono la nostra vita. Non conosciamo la sua provenienza ma ne subiamo le cosiddette conseguenze. È un’interpretazione gratuita, che ci fa comodo perché supplisce a quell’insieme di doveri che esigono il nostro agire in tutti i campi e sono le “responsabilità”. Il destino è la nostra invenzione per non riflettere e prevenire in tempo le conseguenze delle azioni che compiamo. I disastri sono colpa del destino, diciamo, e lo creiamo sotto forma di un demiurgo che si diverte a farci soffrire. Non ci preavvisa della sua venuta, e solo a constatazione avvenuta gridiamo sconvolti contro di lui e diciamo: “perché è accaduto tutto ciò?”. Dalle inondazioni al crollo delle case, pur se costruite in zone sismiche non secondo l’obbligo delle norme prescritte, con materiale edilizio utilizzato con troppo risparmio, o edificate sul bordo dei fiumi ecc. Questo destino allora esiste, ma si chiama con un altro nome: “la irresponsabilità” dell’uomo nel non adempiere i suoi doveri rispettando le regole che garantiscono la sicurezza della comunità. Ogni disgrazia, imprudenza, anche la casualità nel procedere non sono il prodotto del cosiddetto destino ma la conseguenza di qualcosa che non ha funzionato a dovere, per colpa o negligenza umana. Purtroppo noi piangiamo tardi su ciò che potevamo evitare prima con l’onestà, la prevenzione, il senso del dovere. Siamo abili nel creare gli alibi per nascondere le nostre malefatte. Il destino è parola di moda inventata per non essere noi colpevolizzati di un comportamento e meritevoli di giudizio per la distruzione dell’ambiente (disboscamento disennato), scarsa manutenzione, perfino deviazione dei fiumi ecc. Ecco perché dobbiamo insistere sulla inesistenza del “destino” e mettere l’accento sulla nostra inadempienza e trascuratezza. La natura, offesa, si vendica drasticamente perché perde la sua funzione di regolatrice della vita dell’uomo ed esige quindi il giusto rispetto. Possibile che non comprendiamo la sua opera grandiosa con il giusto nostro impegno di cosciente comportamento per evitare catastrofi? Dobbiamo recitare molti “mea culpa”, ravvederci e convertirci per non trovarci a vivere non certo nel benessere ma nella piena distruzione del creato. IL GRAZIE DELLA REDAZIONE AI LETTORI Le oggettive difficoltà economiche della maggior parte dei cittadini in un Paese che stenta a trovare la via della ripresa, non ha impedito ai nostri volontari di offrire i loro contributi a sostegno di NOIinsieme. Il numero di coloro che hanno confermato la volontà di ricevere il bollettino della Federazione sono rimasti sostanzialmente invariati, pur registrando alcuni spostamenti di adesioni all’interno di singole regioni e da una regione all’altra. Anche a nome del Presidente e del Consiglio direttivo di Federavo, desideriamo ringraziare di vero cuore tutti voi, cari lettori, per averci rinnovato la vostra fiducia. Porgiamo inoltre un ringraziamento speciale ai Presidenti delle AVO regionali per l’impegno profuso nella promozione del giornale e nella gestione delle adesioni. Da parte nostra proveremo a meritare questa testimonianza di fedeltà, sottoponendo fra qualche mese alla vostra valutazione una proposta innovativa volta a rendere il giornale fruibile a tutti gli iscritti all’AVO, senza variare l’entità dei contributi complessivamente erogati dalle Associazioni. Infine, durante la VII Conferenza dei Presidenti presenteremo una nuova formula del Premio NOIinsieme che riteniamo abbia buone probabilità di riscuotere il vostro consenso. La Redazione NOI insieme Aut. trib. di Milano n. 106 del 14/3/1977 Direttore responsabile: Giuliana Pelucchi Caporedattore: Federica Dentamaro Comitato di redazione: Marina Chiarmetta, Claudio Centomani, Federica Dentamaro, Annamaria Ragazzi, Jose Vadora, Giusi Zarbà Segreteria di redazione: Stefania Cacace Servizi editoriali: Graphiservice – Bari Stampa: SEDIT – Bari Versamento contributi: bollettino postale c/c n. 62170642 intestato a Federavo – via Dezza 26, 20144 Milano info: tel. 0248024215-16, fax 0248024217 e-mail: [email protected] La Federavo è a disposizione degli eventuali proprietari di diritti sulle immagini riprodotte, là dove non sia stato possibile rintracciarli per chiedere la debita autorizzazione. NO I in me sie 16 NOIinsieme_135.indd 16 03/04/14 14:12