I Direz. e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 - 00187 Roma ANNO XXXI N. 10 - Ottobre 1983 Spedizione in abbonamento postale - Gruppo 111170 ORGANO MENSILE D E L L ' AICCE. dal quartiere alla regione per una Comunità europea federale 1 ASSOCIAZIONE UNITARIA DI COMUNI. PROVINCE. REGIONI Brighton: la risoluzione dei 1000 Comuni europei geniellati I rappresentanti dei Comuni europei gemellati, amministratori e membri di Comitati di gemellaggio, si sono riuniti dal 15 al 17 settembre 1983 a Brighton per il loro IV Congresso, organizzato dal Consiglio dei Comuni d'Europa. Esaminata l'evoluzione dei gemellaggi e le prospettive sempre più ampie degli scambi intercomunali e regionali: Constatano che l'obiettivo principale dei gemellaggi europei, come dichiarato dal loro iniziatore più di 30 anni fa, resta sempre la partecipazione dei popoli al movimento di unificazione; che le motivazioni dei gemellaggi, in qualche misura, hanno risentito dell'evoluzione dei tempi; che la riconciliazione, prima fase della costruzione europea, ha perso il suo carattere di priorità, ma è ancora all'origine di molti gemellaggi; che vi sono comunque nuovi argomenti: il desiderio di partecipare attivamente alla vita locale, l'auspicio di ailargare le esperienze individuali, che determinano le scelte odierne dei gemellaggi, il loro orientamento geografico e il loro campo di attività; SOMMARIO pag. 1 La risoluzione di Brighton 3 Una scelta, finalmente: appello per l'Unione europea 4 Cronaca deile Istituzioni europee - Necessaria una politica dei trasporti della CEE, DASTOLI di PIERVIRGILIO 5 La sicurezza europea e lo scenario internazionale, SILVESTRI di STEFANO 9 Opinioni - I pompieri e gli architetti, ~ ~ J A C QDELORS UES 11-13 Pensiero e azione dei federalisti europei - Federalismo: partito o movimento? testi di LUCIANO BOLISe UMBERTO SERAFINI 14 A Torino i XV Stati generali del CCE 15 I libri - L'azione politica delle Nazioni Unite, di GERARDO ZAMPAGLIONE 16 La bandiera d'Europa aile città italiane INSERTO: Le conseguenze deila crisi energetica sulla rete degli assi di comunicazione in Europa, di VITTORIO CALDIROLI = - .-. "*--. ..' -.-W--- T ---...... d~map . ..... ....... ...=...... Y-.--. ~~-.L ~-- - --~ ----Uv.-----.e-.------m "- -.-v-= : , : L 7 = T - = A -.-. : - --. 2 COMUNI D'EUROPA ottobre l983 che molte iniziative, come la «solidarietà negli atti», già prese da alcudi mettere maggiormente in risalto, nell'insegnamento secondario e ni Comuni europei gemellati per intensificare gli sforzi di solidarietà universitario, la dimensione europea e i risultati tutt'altro che trascuraverso Comuni meno favoriti sia in Europa che fuori, si moltiplicano e di bili fin qui conseguiti per la costruzione europea, soprattutto proponendo l'adozione di manuali di storia e geografia più europei. questo si felicitano; che la vita associativa occupa un posto sempre più importante nella Chiedono inoltre che dei tentativi siano fatti presso gli organismi società moderna e le attività di gemellaggio tendono a diversificarsi per competenti in materia di trasporti e turismo, per ottenere specifiche ritener conto di questo fenomeno; duzioni da accordare ai viaggi effettuati nel quadro dei gemellaggi; che pur rimanendo il gemellaggio sotto la responsabilità della ammiche per risolvere le difficoltà che molte città gemellate ancora inconnistrazione comunale, esso non deve limitarsi alla promozione di scambi trano per il passaggio delle frontiere in occasione dei loro scambi, le Istifra amministratori e notabili ma deve realmente appartenere a tutti i cit- tuzioni europee riescano ad eliminare ogni intralcio doganale; tadini. che da parte dei Governi si tenga sempre più conto del ruolo primordiale svolto dai gemellaggi per «ravvicinare l?Europa ai cittadini», come auspicato dalla Fondazione Europea, sorta di recente; che sia ratificato rapidamente il Trattato istitutivo della Fondazione Europea e che questa riconosca l'azione dei gemellaggi, particolarmente con un adeguato sostegno finanziario. Brighton: l'on. baronessa Young, sottosegretario, ministro del Commonwealth, apre i lavori del Congresso. Sottolineano che il Comitato di gemellaggio, sia nella fase preparatoria che nell'organizzazione degli scambi, è strumento indispensabile e consente a tutte le forze vive del Comune di partecipare alla realizzazione di una stessa impresa; che per poter garantire la continuità e la vitalità del gemellaggio è necessario definire chiaramente i rapporti fra il Comune e il Comitato di gemellaggio. Rendono omaggio ai responsabili dei Comitati di gemellaggio per l'abnegazione dimostrata nello svolgimento delle attività e per il carattere sempre più volontario della loro collaborazione. Osservano infine che la crisi economica aggrava i problemi di finanziamento dei gemellaggi, dato che il peso ricade essenzialmente sui Comuni. Rivolgono un appello alle Istituzioni europee affinché diano il loro sostegno materiale alle attività di gemellaggio, tenuto conto dell'importante contributo che essi danno alla costruzione dell'Europa Unita. Raccomandano che il gemellaggio intercomunale resti una occasione privilegiata per il confronto di metodi di gestione e realizzazioni comunali: il personale comunale vi deve essere coinvolto sia per migliorare la gestione comunale che per rafforzare i legami di gemellaggio; che i gemellaggi interregionali diano una dimensione nuova a questi studi comparativi e agli scambi, e facilitino la conclusione di nuovi gemellaggi senza tuttavia mettere in causa i gemellaggi pre-esistenti. Invitano i Comuni gemeliati a diversificare i loro scambi e a ricercare nuove forme di cooperazione culturale, socio-economica, professionale e politica; a prendere in considerazione, quando cercano nuovi partners, le richieste provenienti da regioni che, solo perché distanti, vengono troppo spesso accantonate; a prevedere, dove possibile, il gemellaggio con un Comune del paese d'origine di eventuali comunità di emigranti presenti sul proprio territorio, anche per assicurare un'atteggiamento che permetta di evitare discriminazioni nei confronti degli immigrati. Sottolineano l 'importanza degli scambi educativi e chiedono ai pubbliupoteri di realizzare un collegamento migliore tra gli enti regionali e locali da una parte, e i servizi centrali per l'educazione dall'altra, soprattutto in occasione della conclusione di gemellaggi fra scuole o fra università, al fine di evitare la dispersione generata da scambi fra più città; di riconoscere che per una migliore comprensione fra i popoli è assolutamente necessario introdurre l'insegnamento precoce e obbligatorio di almeno altre due lingue, oltre quella materna, e che gli scambi di scolari facciano parte integrante dei programmi scolastici; Per quanto riguarda le azioni di solidarietà con i Comuni meno sviluppati, ricordano che queste azioni di solidarietà non solo danno il loro modesto contributo alla soluzione dei problemi dello sviluppo ma favoriscono un cambiamento di mentalità fra i cittadini e in seno ai Governi e alle Istituzioni. Questo cambiamento di atteggiamento costituisce un elemento essenziale per convertire le nostre dichiarazioni in fatti concreti. Raccomandano di designare un responsabile comunale, di promuovere una campagna di informazione per motivare i cittadini, di stanziare una somma nel bilancio comunale a questo scopo. È inoltre opportuno che venga scelto un progetto concreto e conforme al finanziamento disponibile - finanziamento che dovrebbe essere integrato con il concorso dei cittadini -, che sia garantita la destinazione dei fondi per la realizzazione di tali progetti, che ci si assicuri della loro rispondenza ai bisogni più immediati. I rappresentanti dei Comuni europei gemeliati rinnovano il loro pressante appello agli eletti locali di tutti i Comuni gemellati, ai responsabili dei Comitati di gemellaggio e delle associazioni che vi partecipano, affinché il gemellaggio stesso sia volutamente realizzato in una prospettiva di unità europea. Sottolineano che solo la realizzazione dell'Europa comunitaria, immediatamente allargata a Spagna e Portogallo, può consentire agli europei, coi loro sforzi comuni, di uscire dalla crisi, di rilanciare l'economia, di assicurare uno sviluppo più equilibrato delle loro regioni, di sconfiggere la disoccupazione. Ricordano che le Istituzioni europee non debbono comprendere paesi non democratici. Affermano con forza che l'azione più concreta per la pace rimane la lotta per lo sviluppo politico, economico, sociale e culturale del processo di integrazione europea. In questo spirito chiedono ai Comuni gemellati di impegnarsi a sostenere attivamente il progetto di Unione Europea proposto dal Parlamento Europeo. Chiedono loro di mobilitarsi per ottenere una massiccia partecipazione dei cittadini alle seconde elezioni del Parlamento Europeo a suffragio universale e diretto, e di non perdere occasione per manifestare ai Governi e alle organizzazioni politiche la loro volontà che si realizzino nuovi progressi sul cammino della costruzione di una Europa Unita. Proclamano che l'integrazione europea costituisce in effetti la condizione preliminare necessaria: * per stabilire un nuovo ordine economico internazionale, che consenta di superare insieme i grandi problemi del pianeta, quelli della fame, del disarmo, della ridistribuzione delle risorse mondiali, dell'ambiente, ecc.; * per lo sviluppo di una organizzazione democratica degli Stati del mondo, che garantisca le libertà individuali e collettive ma soprattutto le libertà locali e regionali da una parte, e il libero diritto dei popoli all'autodeterminazione dall'altra; * per il rafforzamento e il rispetto dell'interdipendenza di tutti i paesi del mondo, che è il fine essenziale dell'organizzazione delle Nazioni Unite. (approvata a larghissima maggioranza, 2 voti contrari e I I astensioni) COMUNI D'EUROPA ottobre l983 3 una scelta, finalmente Appello per l'Unione europea L'europeismo generico, che non costa niente, è posto finalmente di fronte a una scelta: continuare a fare le mosche cocchiere di una costruzione intergovernativa, che non riesce ajàre uscire la Comunità europea dalla sua presente, mortale impasse, o appoggiare con tutte le forze il progetto istituzionale del Parlamento Europeo - quello, per capirci, promosso e portato avanti da quelgrande italiano che è Altiero Spinelli (ma le lodi di quest 'uomo dalla inesorabile coerenza le ha fatte il ((Times)),non la stampa nostrana, salvo eccezioni) -. Si sa: nella patria di Machiavelli si ha l'orrore di passare per un naif. Passerà il progetto Spinelli? Se sì, lo appoggiamo; altrimenti dobbiamo conservare il buon nome di realisti. Firmare, quindi, l'appello che vi proponiamo è u n rischio. Ci auguriamo che uomini di cultura (quegli «intellettuali» che hanno molte debolezze da farsiperdonare) e leaders sociali lo firmino a legioni: vogliamo tuttavia soprattutto confidare che ipizi valorosi colleghiimpegnati nella lotta per le autonomie - coloro che, con fatica quotidiana, guidano le amministrazioni comunali, provinciali, regionali; i colleghi che combattono con noi la battaglia del Consiglio dei Comuni d'Europa - lo firmeranno con mano ferma. È l'inizio di u n grosso impegno, che continueràpremendo (aut aut) suiparlamentari nazionali (a loro spetterà poi la ratifica del nuovo Trattato), partecipando compatti ai XV Stati generali del CCE, dando la giusta impronta alle prossime elezioni europee (giugno 1984). Senza retorica: è possibile che non si provi u n briciolo d i commozione pensando che, ora, la storia europea è veramente nelle nostre mani? Le adesionipossono essere inviate presso I'AICCE, piazza Trevi 86 00187 Roma - l'appello, infatti, è in perfetta sintonia col cosiddetto «documento Hofmann)) approvato aii'unanimità dall'Assemblea dei Delegati del CCE (anche recentemente, a Brighton, nel Regno Unito, i rappresentanti d i 1.000 comuni europeigemellati hanno approvato, con due soli voti contrari e 11 astensioni, il pieno appoggio al progetto del Parlamento Europeo) - oppure direttamente a Pier Virgilio Dastoli, direttore responsabile d i Crocodile,),via del Tritone 46 - 00 187 Roma. (( Il Parlamento Europeo ha approvato - nella seduta del 14 settembre 1983 - una proposta politica per un'ampia riforma della Comunità. Questa proposta ha già raccolto un largo consenso fra le forze politiche europee, rappresentate neiI1Assemblea, e sarà ora trasformata in un progetto di Trattato d'Unione europea, da sottoporre al voto del Parlamento nel prossimo febbraio 1984, prima che il progetto sia trasmesso ai governi e ai parlamenti dei paesi membri per la successiva ratifica. L'Assemblea di Strasburgo ha assolto pienamente, con questo voto, l'impegno assunto nel luglio 1981 di «dare un nuovo slancio all'unione europea)), elaborando proposte di riforma da inviare direttamente agli organi costituzionali competenti in ciascuno Stato membro. L'atto compiuto dal Parlamento Europeo rappresenta - in questo momento di grave crisi del processo di integrazione comunitaria e alla vigilia delle prossime elezioni europee - la sola risposta adeguata e ragionevole, a problemi reali, concernenti compiti della Comunità in politica economica, monetaria, della società e delle relazioni internazionali, e conseguentemente alla necessità di rendere più efficaci e più democratiche le sue istituzioni. È oggi opinione prevalente che la Comunità europea, nata come espressione della volontà di ripresa dei nostri popoli e divenuta strumento indispensabile per lo sviluppo economico nei nostri paesi, vive una drammatica contraddizione fra l'esigenza di una maggiore integrazione e le risposte, assolutamente inadeguate, che vengono date dalle istituzioni europee. Basti citare i problemi della disoccupazione, della stabilità monetaria, della pace e della sicurezza per mettere in risalto - insieme - l'assenza d'Europa e la necessità di una Comunità con una più alta quota di consenso fra i suoi cittadini. In questo quadro è nostra convinzione che l'alternativa si pone oggi fra la realizzazione di un nuovo patto d'unione fra i popoli ed i paesi europei o la dissoluzione della Comunità, con i rischi incalcolabili non solo per la stabilità economica, ma per le nostre stesse democrazie e per l'equilibrio internazionale. In assenza di adeguate risposte comuni, va emergendo in ciascun paese d'Europa la tendenza a ripiegare in politiche nazionali a difesa di interessi particolari, con una visione miope e con soluzioni che l'esperienza ha mostrato essere inefficaci. Questa tendenza è oggi all'origine di pericolosi processi di involuzione politica ed economica e di una progressiva caduta della solidarietà e della tensione ideale che erano alla base delle realizzazioni comunitarie. L'atto compiuto dal Parlamento Europeo appare a noi come I'espressione della tendenza opposta; l'espressione di una consapevolezza dei problemi europei, maturata nel corso di un fecondo scambio di esperienze e di idee, di cui l'aula di Strasburgo è stata e rimane per sua natura l'insostituibile sede. L'atto compiuto dal Parlamento Europeo pone le premesse istituzionali perché prenda corpo un'Europa politica, che abbia una visione unitaria dei suoi problemi, che sia in grado di organizzare ed indirizzare le sue enormi energie, che possa dare al nostro continente una funzione che non sia quella di appendice subalterna nel gioco dei rapporti internazionali, ma che sia al contrario parte attiva per la ricerca ed il mantenimento della pace e per lo sviluppo equilibrato di tutti i paesi del mondo. 11 progetto del Trattato, che sarà approvato dal Parlamento Europeo nel prossimo febbraio, possiederà già una forte autorità politica, che gli è attribuita dal fatto di essere l'espressione più alta della sovranità popolare; grazie al suffragio di oltre cento milioni di cittadini che hanno eletto il Parlamento nel giugno 1979. L'autorità politica del governo sarà tanto più forte, quanto più largo sarà il consenso delle forze politiche europee rappresentate nel Parlamento. Affinché il progetto di Trattato d'Unione acquisti anche piena legittimità giuridica e entri in vigore fra i paesi membri della Comunità è però necessario che in ciascuno Stato siano messe in moto e portate a conclusione le procedure nazionali per la ratifica. La prima tappa di un processo politico-istituzionale, che sarà lungo e difficile, sarà rappresentata dalle prossime elezioni europee: grazie al progetto d'Unione elaborato dal Parlamento, i cittadini saranno chiamati per la prima volta ad esprimersi concretamente sul sistema che dovrà essere posto alla base delle relazioni fra i popoli ed i paesi d'Europa nei prossimi decenni. In questo quadro è nostra convinzione che elezioni europee e progetto d'Unione costituiscano insieme momenti di alto valore politico e democratico, destinati a coinvolgere tutti i settori della vita civile nelle nostre società. Richiamandoci alla tradizione europeista che ha animato, nel corso della seconda guerra mondiale, gmppi di combattenti contro il fascismo e contro il nazismo in tutti i paesi d'Europa; uniti nella convinzione che la battaglia per un'unione dei popoli e dei paesi d'Europa sia ora entrata nella sua fase decisiva; mossi dal proposito di estendere e consolidare - attraverso adeguati stmmenti di iniziativa politica - la rete di collaborazioni che si è intessuta al Parlamento europeo; noi ci rivolgiamo a tutti i cittadini e alle organizzazioni democratiche affinché firmino questo appello e diano il loro contributo di idee, di impegno politico, di sostegno attivo, onde - all'indomani del voto di febbraio 1984 - sia awiata in ogni paese la procedura necessaria per la ratifica del progetto di Trattato d'Unione europea. Gaetano Adé, Paolo Barbi, Enzo Bettiza, Maria Luisa Cassanmagnago, Domenico Ceravolo, Mauro Ferri, Paola Gaiotti de Biase, Jas Gawronski, Felice Ippolito, Pietro Lezzi, Luigi Macario, 'Sergio Segre, Altiero Spinelli COMUNI D'EUROPA 4 Cronaca delle Istituzioni europee Necessaria una politica dei trasporti della CEE di Pier Virgilio Dastoli L'«industria dei trasporti» costituisce una parte importante della ricchezza nazionale di ogni paese: si calcola che, nella Comunità, essa rappresenta circa il 6% del PIL, di poco superiore alla quota attribuita all'agricoltura (5 %). Nell'ambito di una Comunità di popoli e di paesi, costituita con l'obiettivo di una crescente convergeriza delle economie e di una progressiva e totale liberalizzazione degli scambi, un'adeguata politica dei trasporti deve essere considerata come una delle competenze più importanti perché questa Comunità possa attuare pienamente i compiti che le sono attribuiti. È questa una delle ragioni che hanno spinto i redattori dei Trattati di Roma a fare della politica dei trasporti una delle due competenze (l'altra è quella agricola) attribuite fin dall'inizio in maniera specifica alla Comunità europea. L'altra ragione era data dalla consapevolezza che, nella Comunità del 1957, forti e pericolosi erano gli squilibri fra le diverse aree regionali nei paesi membri e che uno degli strumenti essenziali per superare questi squilibri era dato appunto da una politica comune dei trasporti. I1 Trattato di Roma costituisce quindi I'indispensabile punto di partenza per l'attuazione di questa politica: ma - è ormai noto - la Comunità è rimasta praticamente al punto di partenza e la politica comune dei trasporti salvo una serie di misure di armonizzazione non è stata ancora awiata. Le statistiche CEE confermano periodicamente la situazione di squilibri crescenti fra le diverse regioni della Comunità ed è ormai, purtroppo, usuale citare il divario - mai colmato - fra la regione più ricca della Comunità (Amburgo) e la regione meno sviluppata (la Calabria). In mancanza di adeguati interventi comunitari, il discorso sul superamento degli squilibri rischia di divenire un'inutile predicazione domenicale, seguita da un'intera settimana di peccati (di omissione). Nel quadro di questo problema, un'importanza spesso drammatica e resa ancor più urgente dopo l'adesione della Grecia e, domani della Spagna e del Portogallo, è data dalla situazione delle regioni periferiche della Comunità. Il Parlamento Europeo, dopo aver «trascinato» il Consiglio dei ministri della Comunità di- ABBONATEVI A nanzi alla Corte di Giustizia per inadempienza delle disposizioni del Trattato in materia di politica comune dei trasporti, ha ora approvato un'ampia relazione presentata a nome della competente commissione parlamentare dalI'on. Umberto Cardia (parlamentare europeo del gruppo comunista ed apparentati (COM) [n.d.r.]), sui «problemi dei trasporti nelle regioni periferiche della Comunità europea». All'origine della proposta del Parlamento vi sono - oltre ai tradizionali orientamenti dell' Assemblea in materia di politica regionale e dei trasporti - quattro proposte di risoluzione presentate, fra il 1981 e il 1982, dagli onn. Purvis, De Pasquale, Barbarella e Ewing, tutte centrate sui problemi delle regioni periferiche, marittime e insulari della Comunità europea. La proposta dell'on. Barbarella era poi concentrata più particolarmente sui problemi legati all'attuazione dei programmi mediterranei. La relazione dell'on. Cardia parte innanzitutto dalla persistente situazione di squilibri fra le diverse regioni della Comunità, squilibri che in taluni casi (alla relazione sono allegati interessanti dati statistici) sono cresciuti in modo particolare nel decennio 1970-1980. I1 relatore constata poi che «le penalizzazioni in materia dei trasporti si traducono per le regioni periferiche in termini di aggravamento dei costi di produzione e di circolazione; di ritardi nella circolazione di persone e di merci; di strozzature nell'offerta di trasporto e di servizi; con conseguenze estremamente negative per l'economia regionale,. «Le cause strutturali di questa situazione prosegue la relazione - sono da ricercarsi nella insufficienza delle infrastrutture e dei materiali di trasporto, nella carenza del coordinamento tra diversi modi di trasporto, nella limitatezza dei collegamenti tra le stesse regioni periferiche, nell'organizzazione commerciale non soddisfacente dei trasportatori a livello locale nonché in una certa inadeguatezza della regolamentazione comunitaria in materia di trasporti rispetto ai problemi specifici connessi alla lontananza,. La relazione presenta alcune proposte di carattere generale e alcune più specifiche per le regioni insulari, i trasporti ferroviari e la politica tariffaria comune. Sul piano generale, la relazione afferma che uil potenziamento quantitativo e qualitativo dei trasporti deve essere perseguito tenendo conto.. . del riconoscimento del trasporto come servizio di pubblica utilità. La nozione di pubblico servizio - continua la relazione - deve essere ridefinita tenendo conto delle norme del Trattato, anche sotto il profilo degli obblighi che ne discendono per la Comunità con I'obiettivo di rendere tra l'altro possibile una maggiore trasparenza dei bilanci delle imprese che godono di sowenzioni pubbliche». Nel caso specifico delle regioni insulari, il relatore Cardia (la sua origine e la sua vasta esperienza di politico sardo hanno accentuato posi- ottobre l983 tivamente la sensibilità della proposta in questo settore) afferma che «particolare sostegno dovrà essere dato anche promuovendo la ricerca scientifica e tecnolo,ica nel settore, alllin- - troduzione di nuovi tipi di navi più veloci (overcrafts ed altri tipi di esperimento) e di nuovi areomobili adattati al trasporto di massa di passeggeri e merci sulle medesime distanze; l'introduzione di nuovi settori marittimi dovrebbe godere - afferma Cardia - dell'intervento delle sezioni in quota e fuori quota del FESR*. «In casi eccezionali di regioni insulari penalizzate da condizioni di trasporto particolarmente onerose - propone il relatore - potranno essere introdotte o mantenute, ove già in atto, tariffe commisurate a distanze virtuali, calcolate su speciali parametri». I1 rapporto parlamentare invita infine la Commissione esecutiva a studiare le modalità di attuazione delle proposte presentate, per quanto riguarda in particolare le loro implicazioni finanziarie, tenendo presenti in particolare i dati e le indicazioni emersi dalle indagini e dalle audizioni condotti dalla commissione dei trasporti del Parlamento. È opportuno infatti notare che i lavori della commissione parlamentare sono stati affiancati e resi più ricchi innanzitutto dai risultati di un'indagine, svolta attraverso un questionario inviato a 36 regioni periferiche della Comunità (per l'Italia: Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna). In secondo luogo, la commissione parlamentare ha organizzato alcune udienze conoscitive, i cui risultati sono riportati in appendice alla relazione presentata in Assemblea. È opportuno infine ricordare che l'lntergruppo eletti locali al Parlamento Europeo (animato dal Consiglio dei Comuni d'Europa e presieduto dal deputato europeo Travaglini, membro della commissione di politica regionale) ha già affrontato in diverse riunioni i problemi legati all'attuazione di una politica comune dei trasporti, necessaria per lo sviluppo equilibrato delle diverse aree regionali della Comunità. Torino-Glasgow rlt2.dgemelle 13 aprile Imaggio 1983 k Settimane s«rzzesi a Torino. f e a t q f Ilm, danza, folk, mostre, s w t , shopping, 1 ottobre 1983 COMUNI D'EUROPA La sicurezza europea e lo scenario internazionale Questo è il piiì recente scenario di Stefano Silvestri sui problemi della sicurezza internazionale e su quelli della difesa europea, collocati in un mondo multipolare. Lo scenario è molto articolato e si vale della eccezionale competenza di Silvestri: peraltro uno scenario può sembre essere messo in discussione sia nei suoi contenuti che in relazione aììa stessa metodologia in base aììa quale è stato costruito. Pertanto ((Comunid'Europa» aprirà le sue colonne ad u n eventuale dibattito su di esso; nello stesso tempo pensiamo che l'z$otesi ((Europa unita)) nel lavoro di Silvestri non sia forse esplorata sino in fondo, sia agli effetti di u n sistema internazionale di sicurezza sia agli effetti di u n progresso effettivo verso l'organizzazione della pace. In economia politica come in strategia militare ci sono fatti nuovi, di enorme portata psicologica, di cui dz&%cilmente si tiene conto in una analisi logica a priori. In ogni modo ricordiamo ai nostri lettori la relazione della Conferenza d i Brighton su ((1gemellaggi, la Federazione europea e la pace», pubblicata come inserto nel numero della nostra rivista di luglioagosto. * * La situazione internazionale si è mantenuta a lungo in un clima di grave incertezza. L'elezione di Ronald Reagan alla Casa Bianca ha confermato la «svolta»americana già annunciata dall'ultimo anno della presidenza di Jimmy Carter: una svolta dura, di pessimistico realismo, caratterizzata da forti programmi di riarmo convenzionale e nucleare e dalla volontà di contrastare la spinta offensiva dell'URSS in ogni parte del mondo. Al Cremlino, I'invasione dell'Afghanistan ha ricordato a tutti che a Mosca esiste da sempre, ed è ancora vivo e vegeto, un partito di «duri»orientati verso la conservazione del potere in Europa e la espansione in Asia. Oggi si parla degli «afghani» come ai primi del novecento si parlava dei ucoreani)): i fautori di una guerra con il Giappone. Con la differenza che mentre la Russia zarista che si avventurò nella guerra siberiana era debole e fatiscente, minata all'interno da gravi rivolte, la Russia comunista è un impero militare di prima grandezza capace di trovare con le armi il successo che cerca. La morte di Leonid Breznev e la rapida successione assicurata da Yuri Andropov, con il consenso delle massime gerarchie militari e della sicurezza interna sovietiche, sembrano aver imposto al regime una svolta «dura: è dall'autunno del 1982, quando la successione era ormai già ben definita, . che l'atteggiamento msso verso l'Europa, il Giappone, il Medio Oriente e i negoziati sul controllo degli armamenti si irrigidisce e punta alla ricerca di successi sostanziali sull'occidente, in campo sia politico che militare. L'Europa occidentale tenta varie volte di ammansire l'orso russo. Ammorbidisce le sanzioni sulla Polonia, tiene aperta la porta al dialogo, contrasta la politica di dure chiusure commerciali proclamata dalla amministrazione Reagan (in primo luogo sulla questione del gasdotto si- 5 torio nazionale. Ad un certo momento, quando è scoppiata l'ultima crisi del Ciad con I'invasione libica del nord di quel paese, ben 14 dei 30 aerei radar di comando e controllo di Stefano Silvestri (AWACS) degli USA erano impegnati al di fuori del territorio nazionale e 5 delle loro i 2 beriano). Ma tutto ciò non ha alcun effetto sul superportaerei erano coinvolte in operazioni di Cremlino, che invece di coglierè questi gesti di deterrenza e di presenza nei confronti di situaapertura come una occasione di distensione, zioni locali di crisi. Gli USA, malgrado I'impreferisce dialogare (e confrontarsi) diretta- mensa crescita del loro bilancio della difesa, somente con la Casa Bianca, puntando piuttosto no quindi impegnati allo spasimo, al limite su una spaccatura della Alleanza Atlantica e delle loro capacità, tanto da far sorgere il dubsull'indebolimento dei -noverni e u r o ~ e i ad bio che in caso di crisi maggiore in Europa essi opera dei movimenti pacifisti. La politica russa è talmente scoperta e rozza da avere l'effetto contrario: i governi europei si irrigidiscono anch'essi. Le forze politiche europee più impegnate sul fronte della distensione vengono progressivamente allontanate dal governo perdendo, a volte in modo rovinoso, i successivi confronti elettorali. Oggi I'URSS è militarmente attiva in Angola, in Cambogia (attraverso il Vietnam), in Afghanistan, in Nicaragua e nel Salvador (attraverso Cuba), in Libia, in Etiopia, nel Medio Oriente (attraverso la Siria e lo Yemen del sud, e fornendo di armi ora 1'Irak ora l'Iran), ha confermato la sua politica repressiva in Polonia, ha moltiplicato le sue provocazioni militari nelle acque territoriali di vari paesi europei allineati e neutrali (Norvegia, Svezia, Italia), ha assunto una posizione estremamente dura a Silvestri Ginevra al negoziato degli " " euromissili. cercando di cambiare le carte in tavola dall'inizio del negoziato con l'inclusione nel conteggio dei possano avere l'immediata e piena disponibimissili strategici anglo-francesi, ha sfidato e sfi- lità di tutte le forze predestinate allo scacchiere da l'opinione pubblica mondiale con il massa- europeo. Gli USA sono anche impegnati in una concro degli inermi passeggeri del Jumbo sud coreano sui cieli di Sakhalin, ha indurito la sua troffensiva di tipo ideologico nei confronti posizione diplomatica verso il Giappone. Ha dell'URSS e in una politica di severità per gli compiuto un'unica apertura, verso la Cina: an- scambi tecnologici e la concessione di crediti ai ch'essa peraltro è tutta di facciata poiché anche paesi socialisti. Essi sono alla vigilia di una in questo caso Mosca si guarda bene dall'accet- grande rivoluzione tecnologica nel campo della tare le richieste di Pechino non solo sul proble- difesa, dalle nuove armi spaziali anti-missile, ma delle frontiere o sulla politica del Vietnam, ai nuovi missili a testata multipla (MX) e sinma persino sulla prospettiva di una riduzione gola (Midgetman), alle armi convenzionali (ardegli SS-20 schierati in Asia. La vicenda del mi intelligenti). Ma la loro politica richiede, in Jumbo, in particolare, e le varie conferenze misura sempre crescente, l'adesione e la collastampa tenute a Mosca su questo problema e su borazione attiva dei loro alleati: non vi è politiquello dei negoziati sugli euromissili, congiun- ca commerciale o di blocco tecnologica possibitamente da rappresentanti dell'alta gerarchia le senza l'assenso europeo e giapponese, e la militare e di quella politica, sembrano confer- complessità e il moltiplicarsi delle crisi locali rimare la forte crescita dell'influenza e del punto chiede il contributo in uomini e in denaro dedi vista dei militari sulle scelte del Cremlino. gli alleati. Gli stessi programmi di riarmo sia D'altro canto in questi anni si è venuto crean- convenzionali che nucleari si fondano su sforzi do in URSS un «complesso militare-industria- comuni: gli euromissili devono essere impianle» di ampiezza e forza incommensurabilmente tati in Europa con l'assenso di paesi europei, e maggiore (nei confronti della società civile) ri- la nuova strategia convenzionale richiede agli spetto agli analoghi complessi esistenti in Occi- europei un profondo mutamento negli armadente. Il peso della componente militare sul- menti e nella struttura delle loro forze armate e l'economia è tale (e la sua intoccabilità è così un accrescimento dei loro bilanci della difesa. Ed è qui che si situa la maggiore contraddiassoluta) da bloccare ogni speranza di riforma zione della politica americana. Concepita come economica. Gli USA hanno reagito con durezza a queste una risposta nazionale all'URSS essa può essere evoluzioni. Oggi gli Stati Uniti sono militar- gestita ed attuata solo come una risposta colletmente sempre più impegnati nel Medio Orien- tiva, ma le basi politiche ed economiche per il te, dal Libano all'Egitto, alllArabia Saudita, consenso collettivo dell' Alleanza vengono mialla Somalia, alla nuova flotta presente all'im- nate da altre scelte di Washington. I1 deficit di bilancio americano, volto a fiboccatura del Golfo Persino e nell'isola di Diego Garcia, in Centro America e in Asia (Paki- nanziare la riscossa tecnologica e militare del stan, Thailandia). I1 43% delle forze di terra paese, unito alla politica di duro contenimento americane sono impegnate al di fuori del terri- della base monetaria condotta dalla Federa1 6 Reserve statunitense, rafforzano il valore del dollaro nei confronti delle monete europee. Ciò alimenta anche un forte deficit della bilancia commerciale americana, che è però ampiamente compensato dall'afflusso di capitali attirati dalla forza del dollaro e dalle prospettive di ripresa proprie di quel mercato. Ne deriva che la bilancia dei pagamenti americana è in attivo e che questo consente al governo di proseguire nella sua politica di deficit di bilancio. Gli alleati finiscono quindi col finanziare tale deficit e tale politica monetaria, con la loro inflazione e con la debolezza delle loro economie. D'altro canto gli USA richiedono agli alleati un maggiore impegno che si traduce in maggiori spese (bilanci della difesa, acquisti di tecnologia per lo più americana) o in maggiori sacrifici (nel campo della politica commerciale). Questo avviene in un momento di grave recessione ed esposizione debitoria di tutto il Terzo Mondo e in una situazione per cui il rafforzamento del dollaro non permette neanche di beneficiare appieno della flessione registrata nei costi dell'energia. È una chiara contraddizione, un circolo vizioso, che favorisce spinte protezionistiche e drastici riallineamenti tra i paesi europei, indebolendo la solidarietà internazionale e riducendo il margine di iniziativa e di libertà d'azione dei vari governi nazionali, anche quando essi politicamente condividono I'impostazione americana nei confronti dell'URSS. Non possiamo peraltro dimenticare che vi è anche una grave contraddizione sia da parte europea che da parte giapponese. Essi oggi finanziano il riarmo americano, ma questo non è che la logica conseguenza di una politica di continuo rifiuto da parte europea e giapponese di assumersi le proprie responsabilità nel tarlipo della sicurezzi internazionale. Europa e Giappone hanno continuamente delegato tale responsabilità agli USA, preferendo assumersi, politicamente, il comodo ruolo dei fiancheggiatori a volte critici nonché, economicamente e militarmente, il meno costoso ruolo di supporto delle forze americane. Vi sono dunque tutte le premesse per un ripetersi delle tensioni che hanno caratterizzato la guerra fredda (non a caso alcuni sostengono che, nella questione degli euromissili, Mosca ha intravisto la possibilità di «tigiocare»la crisi di Cuba del 1962, questa volta con qualche maggiore possibilità di successo). Ma, a differenza del periodo della guerra fredda, questa volta il sistema occidentale non è monoliticamente aggregato attorno alla superpotenza americana, se non altro perché, in termini relativi, oggi la superpotenza americana è meno forte di ieri (o meglio: gli altri attori internazionali, dall'URSS ai paesi europei, al Giappone, ad alcuni paesi del Terzo Mondo, hanno un maggior peso internazionale). La guerra fredda potrebbe quindi non vedere la mobilitazione ottimale di tutte le risorse occidentali, bensì una crescita delle divisioni e delle divergenze all'interno dell'occidente. Un simile sviluppo però (visto il tipo «duro»di politica perseguito da Mosca) non avrebbe effetti positivi. Potrebbe al contrario avere effetti pesantemente negativi, accrescendo il rischio di una conflagrazione mondiale o di un rapidissimo disgregarsi ed annullarsi del quadro di sicurezza dell'Europa. Si moltiplicherebbero i falsi COMUNI D'EUROPA ottobre l983 segnali, i pericoli di fraintendimenti, la possi- impegni diretti americani per la difesa del sibilità di valutazioni false (troppo ottimistiche o stema internazionale (ed eventualmente orientroppo pessimistiche) della situazione, con il tata ad un accordo diretto bilaterale con rischio di decisioni sbagliate, avventurose, da I'URSS); potrebbe coniugarsi facilmente con cui poi risulterebbe impossibile tornare indie- una definizione formale di «zone di influentro. Le ultime due guerre mondiali sono scoppiate proprio grazie al moltiplicarsi di simili C) un approfondimento delle iniziative falsi segnali e alla sbagliata valutazione delle multilaterali degli USA, nel senso di un nuovo reazioni degli attori interessati. slancio dato agli organismi internazionali, di Se quindi il nodo del sistema internazionale una sincera ricerca di forme di partnership rearesta il rapporto USA-URSS, il problema più le con gli alleati, europei e non europei; grave da risolvere è in realtà quello di un più equilibrato e giusto rapporto all'interno delX) una evoluzione integrata dell'Europa ocl'occidente, tra USA, Giappone ed europei. cidentale, in cui allo sviluppo politico ed ecoPer quel che più immediatamente ci riguarda: nomico della Comunità e ad un suo allargail rapporto Europa-USA. mento e approfondimento, si accompagni an- che l'assunzione di crescenti responsabilità europee nel campo della sicurezza; Y) una evoluzione squilibrata della Comunità europea, a più velocità, o anche a più ali: a più velocità, cioè in cui alcuni paesi si aggregano per compiere iniziative che altri preferiscono tralasciare o non riescono a soddisfare; a più ali, cioè in cui alcuni paesi sono più sensibili di altri al richiamo della distensione, di un neoneutralismo e di iniziative regionali, mentre altri si schierano più decisamente con gli USA; Z) una decisa frammentazione nazionalista dell'Europa occidentale, con netta prevalenza delle tendenze neutraliste, del riarmo nucleare, del protezionismo, ecc. Possiamo così sintetizzare le linee di tendenza esistenti negli USA e nell'Europa occidentale: A) una evoluzione imperiale della politica americana, volta ad organizzare gerarchicamente attorno alle sue iniziative politiche e diplomatiche, alle sue forze militari e alla sua moneta, tutti gli alleati; B) una evoluzione neoisolazionista negli USA, fortezza americana, volta a diminuire gli Naturalmente queste sei linee di tendenza spesso convivono tra loro. A volte sono così strettamente interconnesse da non permettere una facile identificazione. Altre volte sono appoggiate da diverse «ali» dello stesso schieramento di governo. Qui le distinguiamo soprattutto ai fini di semplificazione del modello teorico che vogliamo costruire. Quali sono i rapporti tra le tre tendenze americane (A + B + C) e le tre tendenze europee (X + Y + Z)? Anche qui, volendo semplificare al massimo, abbiamo il seguente schema: A) può tranquillamente convivere sia con X che con Y, anche se evidentemente una Europa squilibrata è meno tranquilla di una Europa integrata; COMLINI D'EUROPA ottobre 1983 7 B) è di per sé poco interessata al sistema eu- parte americana la scelta neoisolazionista si ropeo (è piuttosto interessata a venire a patti presenta come la più rischiosa e la meno remucon I'URSS), ma probabilmente provochereb- nerativa e flessibile, da parte europea I'evolube un forte rimescolamento delle carte in Euro- zione integrata è quella che ha la maggiore nepa. Renderebbe impossibile una evoluzione in- cessità di comportamenti consoni da parte tegrata che ha bisogno, per un lungo periodo, americana. D'altro canto se, su questa base, di una collaborazione attiva americana, e ren- eliminiamo sia X che B lo schema risulta così derebbe altresì impossibile una evoluzione semplificato: squilibrata, che è per sua definizione dipendente da una organizzazione gerarchica del siA - Y stema attorno ad un centro. È quindi realmente compatibile solo con Z, la frammentazione C - Y Z - A C) è compatibile sia con X che con Y. Una evoluzione integrata dell'Europa la rende una opzione più facilmente attuabile. Ma è possibile una qualche delega anche ad alcuni gruppi di europei e di alleati fidati (anche se con minore efficacia). A questo punto il modello è praticamente equilibrato (avendo noi sottratto le scelte più difficili). L'unica variante è la presenza della opzione Z (frammentazione dell'Europa), assente dalle scelte americane, ma che, come ab4t Dal punto di vista delllEuropa: X) è compatibile solo con C: solo un interesse degli USA verso la partnership e una migliore gestione del sistema internazionale, con il mantenimento della garanzia nucleare strategica per l'Europa, può consentire una evoluzione di tipo integrato senza provocare nel medio-lungo periodo profonde scissioni sia all'interno dei vari paesi europei, sia dei vari paesi tra di loro: Y) è compatibile sia con A che con C: nel primo caso essa sarà più strettamente oligopolistica e sottoposta a maggiori tensioni antiamericane; nel secondo caso sarà invece meno drammatica, ma comunque totalmente dipendente dalle scelte americane e probabilmente di tipo neomercantilista. 2 ) è provocata direttamente da una scelta neoisolazionista americana (B), come abbiamo già visto, ma è compatibile anche con una politica imperiale americana (A), come evoluzione negativa di quelle tensioni che abbiamo indicato nell'ipotesi precedente (cioè come evoluzione negativa della integrazione squilibrata in Europa). Schematicamente: B - Z Y - A C Come si vede, non vi è perfetta corrispondenza tra il modello visto dal punto di vista dell'Europa e il modello visto dal punto di vista degli USA. Infatti, dal punto di vista americano, solo B ha un rapporto immediato con una sola tendenza evolutiva europea, mentre sia A che C possono variamente accoppiarsi, in modo positivo, con almeno due linee di tendenza. Dal punto di vista europeo è invece X ad avere un rapporto esclusivo con una sola scelta americana (C), mentre sia Y che Z possono convivere con diverse scelte dell'amministrazione USA. Ciò sembrerebbe suggerire che mentre da agli USA la libera utilizzazione dei loro depositi e dei loro servizi in Europa. La situazione potrebbe però mutare rapidamente in caso di crisi reale. L'accettazione europea infatti è comunque subordinata a decisioni politiche, caso per caso, di ognuno dei paesi alleati, preso singolarmente. Sul piano politico, il mantenimento formale dell' Alleanza Atlantica non potrà ovviare alla persistenza di politiche diverse, specie in campo commerciale, energetico e di cooperazione economica con l'Est. Da auesto Dunto di vista i vertici dei paesi più industrializzati non hanno risolto nessun problema. L'Alleanza quindi, pur soprawivendo e continuando ad assicurare il quadro minimo della sicurezza collettiva, rischia di perdere progressivamente di importanza, di spessore politico e di credibilità internazionale. biamo visto, può derivare da una involuzione del rapporto oligopolistico instaurato dalle scelte imperiali americane: è meno probabile e non è ricercata, ma potrebbe scaturirne. Ne consegue che l'ipotesi più probabile è quella di uno sviluppo squilibrato, disarmonico, dell'integrazione europea. Si può così tracciare nelle sue linee fondamentali il modello che risulta da queste riflessioni. i . Mantenimento fomale delle alleanze. Nessuno sembra in realtà intenzionato a metterle in crisi, Alcune proposte in questo senso sembrano ancora minoritarie. È però possibile una diminuzione della presenza americana in Europa, specie se l'opposizione agli euromissili dovesse impedirne il dispiegamento in.uno dei paesi chiave, o nei due paesi minori (Belgio e Olanda). Tale diminuzione potrebbe accelerare il processo di sostanziale disgregazione della NATO, pur non intaccando la sua formale sopravvivenza. Nell'ambito di tale sopravvivenza formale, nuovi problemi potrebbero derivare anche dal riesame della strategia sia convenzionale che nucleare. È molto difficile rivedere e razionalizzare i piani operativi della NATO. Essi vengono visti dagli europei più come formule politiche, volte a legare gli USA alla difesa dell'Europa, che come effettivi piani operativi, che debbano funzionare in caso di conflitto. Un ulteriore punto di attrito può essere costituito dalla eventuale utilizzazione della forza americana di pronto intervento (RDF), destinata principalmente al Golfo Persico e al Medio Oriente. I paesi europei (con l'eccezione della Grecia) hanno accettato in linea di massima l'idea di dare a questa forza la necessaria assistenza logistica e in particolare di permettere 2. Sviluppi divergenti dei vari paesi europei. Le divergenze continueranno a sussistere in campo economico, ma si approfondiranno anche in campo politico. Già nella situazione attuale si possono individuare almeno tre tendenze divergenti, di politica internazionale: 2 . 1 . una tendenza neutral-pacifista, con forti connotazioni nazionalistiche, un tempo limitata solo ad alcuni paesi del fianco Nord dell'Eur,opa e del fronte del Mediterraneo, ma oggi presente anche in Europa occidentale; 2 . 2 . una tendenza filo-americana. che tende a privilegiare, in un momento di crisi, l'alleanza più stretta con gli USA; anche questa tendenza, in alcuni paesi (vedi Francia e Gran Bretagna) può avere forti connotazioni nazionalistiche; 2 . 3 . una tendenza che potremmo chiamare nazional-negoziale, che cerca di monetizzare (o di utilizzare a fini di immediato sfruttamento politico interno) i rapporti del paese con gli USA e con la Comunità europea, profittando della propria collocazione strategica e della propria uutilità marginale%nel sistema Est-Ovest (tipico è il comportamento della Grecia, ma anche altri paesi non sono immuni da questa tendenza). Spesso tutte e tre queste tendenze sono presenti contemporaneamente nel paese. La loro caratteristica comune è quella di un più accentuato nazionalismo e di una diminuita fiducia nell'opera delle organizzazioni e alleanze multilaterali. Facilmente, in campo economico, tali tendenze possono collegarsi con spinte protezionistiche dirette o indirette. 3. Sviluppo disarmonico della integrazione europea. L'allargamento della Comunità, il mancato uapprofondimento», la carenza istituzionale della CPE, il mancato completamento dello SME, il mancato aumento delle risorse proprie e la mancata riforma della politica agricola comune, il consistente tentativo di «ghettizzarep il Parlamento europeo e i suoi sforzi di riforma istituzionale: ce n'è più che abbastanza per prevedere una continuazione della crisi della Comunità. Si possono individuare almeno due tendenze : 3 . 1 . lo sviluppo di un'Europa a più velocità, in cui cioè alcuni paesi si aggregano per compiere alcune iniziative che altri paesi prefe- COMUNI D'EUROPA 8 riscono tralasciare. Ma tale sviluppo continuerà ad essere legato più ad iniziative ad hoc (come ad esempio la partecipazione di alcuni paesi europei alla Forza multinazionale nel Libano) che ad un piano di integrazione di più largo respiro; ne deriverà quindi una diminuzione della solidarietà europea senza necessariamente ottenere una maggiore efficacia operativa; 3 . 2 . lo sviluppo di unlEuropa a due ali: un'ala più strettamente filo-americana e un'ala più sensibile al richiamo dell'Est o di un gioco nazionale-neutralista; in tal modo si verrà a perdere anche quella unitarietà di immagine internazionale delllEuropa, che in questi anni ha rappresentato uno dei patrimoni più preziosi per affermare l'esistenza di una «identità europea», occidentale, ma distinta dagli USA. In questa situazione, e come conseguenza dei precedenti sviluppi, si può ipotizzare, in modo più particolare, una evoluzione della Comunità verso la frammentazione (2)e pertanto: 4 . Accresciuta pressione uegemonicaa americana e neoiso/azionismo. Ne abbiamo già visto i segni premonitori, come quando, ad esempio, avendo fallito l'obiettivo di ottenere una riforma della politica agricola comune nell'ambito dei negoziati GATT, gli USA hanno deciso di procedere direttamente, rifinanziando le loro vendite di cereali all'Egitto. È un tipo di manovra che potrà essere facilmente ripetuta più volte, e contro la quale l'Europa è particolarmente male attrezzata (mancando di una autorità centrale capace di contrarre tempestivamente tali offensive). La crisi della «identità europea e la esistenza di forti movimenti antiamericani (o giudicati tali) nei paesi europei, possono facilmente convincere gli USA della necessità di procedere direttamente nelle loro scelte, lasciando agli alleati l'onere dell'adattamento ex-post, e individuando i loro interessi nazionali come gli interessi comuni dell'Occidente. Ciò potrebbe a sua volta accrescere le divisioni interne all'Europa. Un tale scenario non solo non soddisfa pienamente le ambizioni europee e la richiesta di sicurezza (economica, politica, militare) del vecchio continente, ma accresce i problemi di integrazione dell'Italia nel sistema, richiedendo una esasperazione di tendenze e scelte neomercantiliste, che finirebbero probabilmente per rimettere in discussione anche la costante fondamentale delle scelte dell'Italia di aggancio indiscusso al sistema, che è un elemento portante anche del suo equilibrio politico interno. In realtà più che oscillare tra Y e Z (cioè tra squilibrio e frammentazione), per il buon andamento dell'Italia sarebbe semmai opportuno che l'Europa oscillasse tra X e Y (cioè tra inte- Affrontare insieme a voi tutti i problemi economici e finanziari da oltre 150 anni ci ha insegnato molte cose: ad esempio che un servizio bancario efficientedeve essere capillare e seguirvi ovunque conducano le vostre esigenze. Per questo abbiamo 163 sportelli in tutta la Toscana e Uffici di Rappresentanza a Francoforte sul Meno, Londra New York e Parigi. Con una completa assistenza bancaria. esperti, tecnologie avanzate. servizi di ~~Leasing,. e di <.Factoringp,, ma soprattutto con la nostra esperienza possiamo far crescere il vostro lavoro e aiutarvl a trovare risposte adeguate alle nuove esigenze che nascono ogni giorno "perchètutto sia più facile, ottobre 1983 grazione e squilibrio). Ma ciò, più che richiedere una positiva assunzione di responsabilità da parte americana, richiede iniziativa da parte europea. Abbiamo infatti visto che dal punto di vista americano sia la politica imperiale (A) che quella multilaterale (C) sono compatibili con X (integrazione europea), almeno nel breve periodo. È vero che, dal punto di vista europeo, X ha invece bisogno di una collaborazione attiva americana, ma questo è più in funzione delle debolezze stmtturali europee (carenze del processo di integrazione, carenze nella assunzione di responsabilità dirette nel campo della sicurezza) che di precisa volontà americana. È anche vero che, nel lungo termine, una opzione imperiale americana, confrontata con una forte integrazione europea, dovrebbe venire a patti e dovrebbe necessariamente evolvere in senso multilaterale, o rassegnarsi a uno scontro frontale: ma si tratta, lo ripetiamo, di qualcosa che ha più senso nel lungo che nel breve o medio periodo. Di fatto è oggi possibile per gli USA conciliare una loro prevalenza egemonica con una maggiore iniziativa e integrazione europea, purché quest'ultima avvenga in modo non disgregativo delle alleanze tradizionali e tenda ad assumersi almeno una parte delle responsabilità di sicurezza che gli USA intendono delegargli. È quindi possibile incamminarsi sul piano dell'integrazione europea anche senza una immediata collaborazione attiva americana, anche se prima o poi bisognerà arrivare ad una resa dei conti. Ma nulla fa pensare che, in caso positivo, tale resa dei conti finirebbe con I'assumere toni drammatici. L'opzione egemonica americana è un portato delle circostanze (debolezza europea inclusa) almeno quanto il fmtto di una scelta politica determinata, e il mutare delle circostanze potrebbe facilmente trasformare anche quella scelta. Ciò richiede però una posizione attiva da parte dell'Europa (e giustifica quindi una maggiore assunzione di iniziative internazionali da parte dell'Italia in senso più decisamente europeo). Una influenza determinante, a questo punto, può giocare anche il resto del Mondo, che in questo esercizio è stato volutamente tralasciato. I1 Giappone, in primo luogo, può indirizzare diversamente le sue scelte politiche ed economiche, favorendo una sistemazione gerarchico-imperiale o una evoluzione multilaterale-solidale del mondo occidentale: le recenti evoluzioni della politica giapponese sembrano in realtà non escludere quest'ultima ipotesi. Il Terzo Mondo, e in particolare i paesi delllOPEC, possono essere un importante fattore scatenante della crisi mondiale, o viceversa possono contribuire ad un maggiore equilibrio internazionale. È ormai chiaro come sia difficile astrarre sia i rapporti interni al campo occidentale, sia il quadro di sicurezza globale dall'andamento del rapporto Nord-Sud. E I'URSS infine: sempre più attivamente presente sulla scena internazionale, può facilitare le evoluzioni ad essa più convenienti, in primo luogo proprio quella frammentazione europea che ha il doppio vantaggio di accrescere il suo peso sull'Europa stessa e di spingere gli USA verso il neoisolazionismo e l'accordo bilaterale con Mosca. ottobre l983 COMLINI D'EUROPA XLIX Le conseguenze della crisi energetica sulla rete degli assi di comunicazione in Europa di Vittorio Caldiroli Consigliere regionale della Lombaràza e membro della commissione dei problemi regionali e dell'assetto del tevitono della CPLRE. L COMUNI D'EUROPA ottobre l983 Le conseguenze della crisi energetica sulla rete degli assi di comunicazione in Europa Il consigliere regionale della Lombardia, Vittorio Caldiroli, membro della Commissione dei problemi regionali e dell'assetto del tenitorio della Conferenza permanente dei Poteri locali e regionali d'Europa (CPLRE), organismo che opera nell'ambito del Consiglio d'Europa, ha predlrposto su incarico della sessione un rapporto su uLe conseguenze della crisi energetica sulla rete degli assi di comunicazione in Europa. Riteniamo opportuno pubblicarne il testo precisando che si tratta di una prima stesura di un pili ampio studio che sarà prossimamente completato. Tuttavia già i ' testo che pubblichiamo rappresenta un'ampia anahi di una matenà complessa di grande diretto interesse per i responsabili delle Regioni e di aitri enti autonomi e territoriali e che sottolinea correttamente gli stretti rapporti tra politica di trasporto, assetto del tenitotio e svihppo equilibrato in una prospettiva non pili soltanto nazionale ma europea. È quindi un contributo che si colbca - lasciamo ovviamente all'autore la responsabilità delle sue opinioni su punti successivi - nella linea sempre seguita daii7AICCEe tendente a creare una motivata consapevolezza della insuficienza della dimensione nazionale per la soluzione di determinati problemi (tra cui, appunto, quelli degli assi di comunicazione dello sviluppo e del riequilibrio territoriale): ne deriva la logica conseguenza della necessità di uno sviluppo congiunto per creare a livello soprannazionale europeo idonee strutture ed istituzioni in grado di governare questa complessa realtà e di prendere k opportune decisioni: non a caso lo hanno sostenuto iniziative del Parlamento Europeo tendenti a fissare il quadro politico e normativo di una Unione europea degna di questo nome e tramite un nuovo organico Trattato. Dal rapporto Caldiroli si ricava anche l'esigenza che le Regioni ed aìtri enti territoriali non siano soltanto gli spettatori o i destinatati di scelte che le riguardano ma che essi condividano con altre istituzioni ai diversi livelli nazionali ed europei - le responsabilità e quindi anche i potei per poter infi%ireconcretamente sdlo sviluppo della società, Ringraziamo il collega Caldiroli della sua fatica e ci auguriamo che il suo rapporto sia ilpunto dipartema per ulteriori contri3uti. 1. Il carattere congiunturale e strutturale della crisi energetica - le incertezze intrinsiche del passaggio alla fase industriale dei surgeneratori industriali; - le difficoltà incontrate finora, per realizzare le politiche concordate di risparmio energetico; - i dubbi connessi a un ritorno su larga scala al carbone, prima di aver risolto i problemi che questa riconversione pone sul piano ecologico; - il bisogno crescente di energia petrolifera dei paesi in via di sviluppo. ' Le analisi che sono state fatte della crisi degli anni '70 si riassumono in due interpretazioni tra loro contrastanti e il prevalere dell'una o dell'altra determinerà, in futuro, un diverso orientamento nello sviluppo dei trasporti e delle comunicazioni. La prima ritiene che la crisi energetica altro non sia che una fase congiunturale, per cui lo sviluppo del nucleare e lo sfruttamento dei giacimenti petroliferi attualmente meno remunerativi dovrebbero limitare il problema dell'energia e quello del suo costo. In questa ipotesi non vi è la necessità di ripensare il problema economico attuale, basato sul presupposto di una abbondanza di energia, essendo sufficienti gli interventi sull'offerta tendenti a sostituire progressivamente il nucleare al petrolio (come un tempo è avvenuto per il passaggio dal carbone al petrolio stesso) e lasciando d'altra parte libera la domanda di evolvere in funzione del mercato. Alla base del ragionamento vi è la convinzione che la struttura economica può essere modificata solo marginalmente nei prossimi 30 anni. La seconda interpretazione parte da alcune considerazioni, quali: - il ritardo accumulato nella realizzazione dei programmi nucleari; - le vulnerabilità delle tecniche nucleari e i timori, giustificati o meno, dell'opinione pubblica verso di esse; Secondo questa interpretazione, le tensioni sul mercato petrolifero non potranno che aumentare in futuro e quindi sarà prioritario conservare il petrolio, essendo esso destinato a diventare una merce rara e a costi sempre più elevati. I numerosi studi fatti negli ultimi anni concordano nel ritenere che il rischio di un deficit assoluto nelle disponibilità petrolifere debba porsi intorno al 2020-2030. Essi ritengono però probabile una rottura degli approvvigionamenti petroliferi nel prossimo decennio, in particolare perché I'aumento lordo delle riserve mondiali di petrolio è, dagli inizi degli anni '70, inferiore alla curva della produzione annua e il divario, da allora, non ha fatto che aumentare. La tesi del carattere congiunturale della crisi energetica si contrappone quindi a quella della natura strutturale (posta dalla rarefazione fisica dell'energia), con le incognite di un periodo di transizione quale il nostro, caratterizzato da grandi cambiamenti nei rapporti mondiali dovuti soprattutto all'esplosione demografìca del terzo mondo. 2. Dipendenza energetica dei trasporti: un quadro allarmante Il settore dei trasporti e delle comunicazioni riflette in modo trasparente quale è la portata di questa crisi energetica e lascia prevedere quali saranno le conseguenze della scelta di una o dell'altra di queste analisi, in futuro. Il consumo di energia dei trasporti rappresentava nel 1980, escluso il marittimo, il 24,5% del consumo totale della Comunità. Con la sola eccezione della trazione ferroviaria, che offre una possibilità di sostituzione con l'elettricità di origine non petrolifera (idrica, nucleare o da carbone), i trasporti dipendono per il loro funzionamento, al 98%, dal petrolio. Ancora nel 1980, essi hanno assorbito oltre il 44% del consumo petrolifero della Comunità e le previsioni per il 1990 indicano che il ricorso degli altri settori della attività economica a fonti energetiche alternative e le riduzioni programmate delle importazioni globali di petro>io, porteranno a più della metà il consumo petrolifero annuo del trasporto nella Comunità. Dividendo per settori, la strada rappresenta oltre 1'84% dei consumi energetici dei trasporti, di cui il 58% per le persone e il 26% per le merci; i trasporti aerei il 9,9%, le ferrovie il 3,4 % e le vie navigabili il 2,3 % . I1 problema dell'energia nei trasporti ha l SOMMARIO 1. I1 carattere congiunturale e struttura- le della crisi energetica 2. Dipendenza energetica dei trasporti: un quadro allarmante 3. L'utilizzazione delle risorse e le scelte da operare: validità della direttrice nord-sud 4. I1 quadro economico 5. I consumi d'energia nell'area comunitaria 6. Previsioni di sviluppo della domanda di trasporti e comunicazioni 7. La politica dei porti 8. La programmazione delle strutture di trasporto e la normativa europea 9. Conclusioni ottobre 1983 quindi due caratteristiche particolari: quella di essere l'unico settore la cui dipendenza dal petrolio è quasi totale e quella di avere un rendimento di trasformazione dell'energia tra i meno favorevoli. La domanda di energia nei trasporti, diretta unicamente verso i prodotti petroliferi, è dovuta in gran parte alla espansione continua del trasporto stradale, i cui consumi sono quasi triplicati fra il 1960 e il 1975, ed in particolare ad una motorizzazione privata che assorbe oltre il 70% della domanda di energia della strada e più del 60% della domanda globale di energia dei trasporti. Queste cifre indicano chiaramente come il trasporto, e le grandi vie di comunicazione che lo favoriscono, siano condizionati dagli orientamenti e dai risultati della politica energetica, i cui obiettivi essenziali si individuano attualmente nell'ambito della ricerca di una riduzione della dipendenza del petrolio: le energie alternative; il risparmio energetico. Se ora analizziamo la natura del rapporto fra il problema energetico e quello dei grandi assi di comunicazione, comprendiamo come assuma un carattere prioritario il quesito sulle scelte da operare e sul tipo di intervento comunitario da adottare. L'autunno del 1973 ha infatti segnato il termine di un'èra, quella dell'energia a buon mercato, e gli avvenimenti che hanno fatto seguito a quella data (prezzi unilateralmente fissati dai paesi produttori, vulnerabilità degli approwigionamenti, esaurimento delle scorte) hanno portato quasi tutti i Paesi occidentali e soprattutto quelli dell'Europa a rimettere in discussione la politica dei trasporti e delle comunicazioni. Allo stato attuale le grandi comunicazioni ed i trasporti in genere giocano, proprio in relazione alla crisi energetica, un duplice ruolo' economico e sociale: - quello di fattore della produzione, perché intervengono nella elaborazione e nello sviluppo di beni e servizi di tutti i paesi, nella loro competitività interna ed internazionale; -- quello di fattore determinante nell'organizzazione del territorio e nel riassorbimento degli squilibri interregionali. In funzione di questi due obiettivi vanno considerate le spese energetiche, che costituiscono da un lato uno dei principali elementi del costo del trasporto e delle comunicazioni, e dall'altro lato l'elemento base (la materia prima) per l'economia dei paesi industrializzati e non. Ma i progressi nella riduzione delle spese energetiche non devono essere fatti a danno degli altri fattori di costo (come I'ammortamento, la manutenzione, la manodopera), né a danno della qualità dei servizi. Economizzare nei tempi infatti è importante come, e talora anche più, del risparmio energetico. Tuttavia le diversità delle azioni condotte nel settore della fiscalità dei carburanti, dai paesi membri, costituiscono un importante fattore di distorsione delle condizioni di concorrenza internazionale. A causa di diverse situazioni interne (esistono in Europa occidentale paesi <fortunati», che dispongono di risorse proprie, come il petrolio e il carbone e ne esistono altri totalmente, o quasi, dipendenti da COMUNI D'EUROPA terzi), non sono ancora stati impostati interventi atti ad attenuare o ad eliminare queste distorsioni, e a razionalizzare, in funzione della crisi energetica, il sistema delle grandi comunicazioni all'interno del continente. Si tratta pertanto di prendere decisioni realistiche, atte a diversificare le risorse, a migliorare le trasformazioni delle energie primarie, per aumentare la loro produttività e tutelare il territorio. È questo il parere formulato in un «Awiso» della Comunità Europea del 18 gennaio 1983 ( l ) , secondo il quale nei periodi di forte recessione, le disparità geografiche ed economiche tendono a rinforzarsi. Esse possono essere eliminate con misure selettive comunitarie, solo però superando momenti di rovinosa concorrenza. A questo scopo, si propone l'utilizzazione razionale dell'energia, soprattutto di quella derivata da prodotti petroliferi, come pure una più economica utilizzazione delle risorse pubbliche, nel senso, non di una diminuzione d 6 fondi concessi, berisì in un orientamento delle spese pubbliche in settori ove il loro effetto sul miglioramento delle condizioni di produzione è ottimale. In particolare le esigenze energetiche, a fronte dei grandi assi di comunicazione e dei trasporti, potrebbero essere soddisfatte se: - gli investimenti d'infrastrutture mirassero alla costruzione di mezzi di trasporto più grandi, più efficienti e quindi più economici in energia; - si incoraggiassero i lavori di ricerca per mettere a punto sistemi di trasformazione dell'energia primaria in energia meccanica di trazione per i veicoli, così che profili e modelli permettano di economizzare l'energia; - si incoraggiasse lo sviluppo e l'uso di mezzi di trasporto utilizzando sorgenti di energia differenziata per essere meno dipendenti dal petrolio; - si potenziassero quegli assi di comunicazione più diretti e meno dispendiosi chilometricamente e quelli sottoutilizzati e che insistono su aree non del tutto congestionate, e suscettibili d'ulteriore sviluppo; - si migliorasse il collegamento in genere fra i Paesi della Comunità e si ristrutturasse il territorio. Ogni scelta in materia d'infrastrutture terrà quindi conto non solo dei finanziamenti a disposizione, ma anche delle prospettive di sviluppo ed interessi più generali, come la riorganizzazione del flusso di trasporti per frenare o per fermare il processo ancora in atto di crescita delle aree a grande concentrazione industriale (con i conseguenti fenomeni di degrado naturale, urbanizzazioiie indiscriminata, problemi dei lavoratori e di pendolarismo). (1) ~ A w i s odel ~ Comitato economico r: sociale della Co- munità Europea: aLa politica dei trasporti fissa le conciizioni-quadro per i diversi sistemi di trasporto (...). Si può considerare che questi trasporti si effettuano nelle migliori condizioni quando, tenuto conto dei loro costi totali, ivi compresi i costi di infrastrutture, di quelli relativi al territorio e alle copeiture di rischio di incidenti, così come i costi di sicurezza sociale, il settore dei trasporti contribuisce al massimo bene comune, e alla realizzazione di altre politiche, che possono influire su di esso e sull'utente~. LI 3. L'utilizzazione deiie risorse e le scelte da operare: validità deiia direttrice nord-sud La Conferenza dei Poteri Locali e Regionali d'Europa ha già fatto propria, a Nantes, e precedentemente il 7 ottobre 1981 a Strasburgo, la tesi della decentralizzazione e della crescita di zone periferiche della Comunità, comprese quelle di montagna. Ma qui si pongono scelte precise: nel potenziamento delle comunicazioni occorrerà utilizzare le tecniche più avanzate per assicurare alle differenti regioni europee le medesime possibilità di sviluppo, concedendo priorità ai legami fra le regioni periferiche, veri e propri capolinea dei grandi assi di comunicazione, al decongestionamento delle più vaste superfici urbanizzate, al rapporto tra le regioni marittime ed il retroterra. Misure parallele e tra loro concorrenti, nel coordinamento degli investimenti per le infrastrutture, appaiono però inutili e costose. Per l'utilizzazione ottimale di quelle esistenti e per una estensione di quelle nuove, devono essere seguiti criteri di superamento degli squilibri derivanti dalla distorsione del rapporto fra risorse potenziali del territorio europeo e loro utilizzazione e criteri di qualità di servizi. La Comunita.rEuropea potrà esercitare il coordinamento, il controllo e la gestione del miglioramento delle tecniche tradizionali e soprattutto dell'evoluzione di nuove tecnologie e di progetti comuni di ricerca. Come ribadito a Bruxelles nel 1982, si dovranno sviluppare le relazioni est-ovest, nordsud, la navigazione sul Reno, sul Danubio, sul Rodano e il Po, incentivare il traffico marittimo da e per i porti mediterranei della Comunità, il transito attraverso le Alpi, le relazioni con organizzazioni internazionali e sovradoganali. Accanto alla politica dei prezzi ed alla politica fiscale, nonché a quella dell'accesso alle attività di trasporto, vogliamo qui prendere in considerazione molti interventi correttivi circa i trasporti a lunga distanza, nei quali vari progetti nazionali hanno da tempo determinato notevoli distorsioni (2). Fino a quando infatti le energie alternative, il nucleare e per certi aspetti il carbone, continueranno a rappresentare una quota marginale del fabbisogno energetico europeo, gli approvvigionamenti di petrolio delle regioni dell'Africa settentrionale e del vicino Oriente rappresenteranno una percentuale significativa delI'interscambio sud (Paesi Mediterranei) e nord (Europa). Tale interscambio, compensato in direzione opposta dall'esportazione di manufatti e prodotti finiti di cui sempre più necessitano i paesi in via di sviluppo, trova nei porti del Mediterraneo le teste di ponte europee. Essi sono più vicini alle aree industrializzate (2) È il caso della proposta avanzata nel convegno CPLRE diNantes, nello scorso inverno, dall'ex sindaco della città, M. Chenard, secondo il quale la Comunità deve favorire la costruzione della =strada degli estuari,. quale più razionale comunicazione fra la penisola danese e i Pirenei, attraverso Germania Occidentale, Benelux, la regione della Manica e la Costa Atlantica francese. Tale proposta appare formulata in vista dello sviluppo dei porti e delle regioni occidentali della Francia, e finisce per oberare di ulteriori quote di traffico i già superaffollatiporti della Manica e del Mare del Nord. ottobre l983 COMUNI D'EUROPA del centro del Continente e, tenuto conto della barriera alpina, permettono di privilegiare il percorso più economico dal punto di vista del consumo energetico, perché coperto in buona parte da rotte marine. L'attestare i traffici nord-sud ai porti comunitari dell'alto Adriatico, del Tirreno, del Golfo del Leone, anziché a quelli del sistema costiero occidentale e settentrionale della CEE non significa favorire una scelta regionalistica e settoriale. I porti nordici hanno già una essenziale funzione nei confronti delle direttrici atlantiche e di penetrazione da nord verso il cuore dell'Europa; ma tale funzione non è più espandibile senza effetti dannosi e squilibri sul territorio, come awerrebbe con una quota aggiunta di traffici provenienti dal quadrante europeo meridionale e dalllOriente che più economicamente potrebbe attestarsi ai centri del Mediterraneo. I1 fabbisogno di energia comunitario, e I'interscarnbio che ne consegue quanto a materie prime non disponibili in Europa, dimostrano la validità delle direttrici nord-sud secondo un ruolo prioritario e non di pura integrazione rispetto alle grandi linee provenienti da settentrione e dall'Atlantico. Esse offrono molteplici soluzioni economicamente favorevoli sul piano del risparmio energetico; si pensi ai sistemi portuali di Trieste e Venezia (per le direttrici verso Vienna, Monaco di Baviera e la Germania centrale), unitamente a quello di Fiume; a Ravenna, Ancona e Brindisi per i collegamenti con la Grecia; a Livorno, Carrara, Genova, Savona, per i collegamenti con la Valpadana, la Svizzera ed ancora 1'Austria e la Baviera, e la Germaniameridionale; a Nizza, Cannes, Marsiglia, per la Provenza, la Savoia, 1'Alsazia-Lorena, Lione (anche grazie ai canali interni) da un lato, e Tolosa-Bordeaux dall'altro lato. Sono solo alcune delle tante direttrici interessate ai sistemi autostradali, ferroviari e a vie d'acqua valide o in via di ulteriori sviluppi e potenziamenti. (L'autostrada dei Trafori, tra Voltri e Gravellona Toce-Santhia-Aosta-Monte Bianco, la superstrada per il traforo del Frejus; I'autostrada Genova-Milano-Chiasso-S. Gottardo-Basilea ecc., in via di ultimazione nel Canton Ticino e che utilizza il traforo del S. Gottardo e il traforo di S. Bernardino; I'autostrada del Brennero fino a Monaco e Amburgo; I'autostrada Trieste (Venezia)-Udine-Tarvisio, verso la Baviera e Vienna che ridurrà a 400 Km. la distanza con Monaco; I'autostrada Genova-Nizza-Marsiglia e la Marsiglia-Lione-Parigi, con diramazioni per Ginevra e l'Alsazia). A queste soluzioni su strada faranno seguito gli adeguamenti ferroviari, verso i quali soprattutto deve rivolgersi l'attenzione della Comunità economica: la direttissiina Firenze-Roma, il raddoppio della tratta Udine-Tarvisio, I'eliminazione di strozzature sulla Milano-ChiassoBasilea a Monte Olimpino di Como; il raddoppio della linea del Lotschberg in Svizzera, con la costruzione della nuova stazione doganale a Beura presso Domodossola; la rettifica e il raddoppio della Genova-Ventimiglia e I'ammordernamento della linea del Brennero; il raddoppio della Torino-Modane; l'apertura dei primi tratti della linea a grande velocità Parigi- Digione-Lione e, fra poco, Parigi-Vallorbe-Losanna (tratto della ferrovia del Sempione). La Comunità ha poi espresso il proprio interessamento per l'apertura di un nuovo percorso transalpino, da scegliersi tra una nuova galleria ferroviaria di base sotto il S. Gottardo, il traforo dello Spluga, fra Thusis e Chiavenna (non San Vittore in Va1 Mesolcina (Svizzera)!) e un traforo di base del Brennero. Anche i progetti idroviari, nonostante la presenza della catena alpina, rappresentano una parte importante, sia per i minori consumi di carburante ed in genere i minori costi di trasporto, nonché per il minor impatto ecologico in termini di inquinamento e di rumorosità. Le idovrie sono ancora sottoutilizzate, cosicché I'awiamento su di esse di nuove correnti di traffico e il dirottamento di altre, oggi dirette su strade o ferrovie, rendono superfluo l'ampliamento di queste. Interessa qui sottolineare l'importanza di progetti come il canale Rodano-Saone-Reno e il Reno-Danubio, nonché il potenziamento della scarsa rete della Va1 Padana. Si tratta di un movimento che riguarda prevalentemente rinfuse, liquide o solide, che evidenzia convenienze economiche, come dimostra la tabella 1 , quando si svolge su tratte lunghe e che mal sopporta ulteriori tratte di una certa estensione con un altro modo di trasporto. Non si tratta tanto, però, di aprire nuove idrovie, per gli elevatissimi costi di costruzione che le economie europee non sono in grado di sostenere, quanto piuttosto di ultimare progetti ormai accreditati ed awiati, e di sfruttare le strutture esistenti; oppure di utilizzare le realizzazioni idroviarie inserite in progetti a più finalità, quali la produzione dell'energia elettrica. la difesa del territorio ecc. Tabella n. 1 - Evoluzione del valore delle esporta.zioni mondiali. Anni Europa Unione S t a t i Uni t i Giappone T O ~ ~ I pCa i a i sviluppati Totale paesi T e r z o Hondo * Cifre molto approssimative. Fonte: Regione Lombardia assessorato ai traspotti È questo il caso di alcuni esempi classici, come la sistem?zione della Tennessee Valley negli Stati Uniti, o del Rodano da parte della Compagnie Nationale, o del Danubio Austriaco della Donau Kraftwerke. Ma l'estensione della rete va intesa soprattutto come integrazione adeguata dei suoi vari comparti. Oggi in Europa diverse linee sono avulse dal grande sistema incentrato sulla navigazione Renana. L'integrazione di questo sistema, l'utilizzazione di tecnologie moderne negli impianti e la costruzione di centri intermodali o di interscambio merci porterà sensibili progressi e risparmi nel traffico, in una visione integrata e globale del problema. Una risposta decisiva comunque al quesito energetico connesso con gli assi di comunicazione, stanti le indicazioni suggerite, consiste, in altri termini, nella individuazione di quelle direttrici non ancora congestionate e disponibili per un processo di riequilibrio dei transiti, in una logica volta a privilegiare il mezzo su ferro rispetto a quello su gomma (e quello su acqua rispetto a quello su ferro). ma dell'aumento dei costi d'approwigionamento delle materie prime, non può, a medio o a lungo termine, non generare assestamenti positivi fra i rapporti commerciali intercorrenti fra l'Europa e il resto del mondo. È opinione accreditata infatti che il costo delle materie prime non aumenterà ancora in modo cosi vistoso, come awenuto nel 1973, e che di conseguenza le economie occidentali riprenderanno il loro ruolo su basi industriali più sofisticate e di erogazione di servizio, trascinando su questa strada sia i Paesi dell'Est Europeo, che necessitano di intensificare gli scambi con l'occidente, sia i Paesi del Terzo Mondo, i quali però dovranno essere messi in condizione di risolvere le loro difficili ristrutturazioni, volgendo in positivo il miglioramento delle ragioni di scambio conseguite attraverso la rivalutazione del patrimonio e dello sfruttamento delle materie prime che possono fornire ai Paesi Occidentali. I valori delle importazioni e delle esportazioni rappresentano rispettivamente il 38% ed il 35% del totale degli scambi internazionali dell'Europa dei Dieci nel 1980. Lo squilibrio a favore delle importazioni è 4. Il quadro economico rappresentato in prevalenza dalle importazioni Ovunque in Europa sono in atto processi di delle materie prime, in particolare di combuindustrializzazione e di trasformazione socio- stibili minerali, lubrificanti e prodotti connessi economica; l'attuale crisi, generata dal proble- per i consumi energetici. COMUNI D'EUROPA ottobre 1983 Come si legge nella tabella 2 , la bilancia commerciale delllEuropa Comunitaria è da considerarsi attiva globalmente, se si sottraggono i valori relativi ai combustibili minerali, lubrificanti e prodotti connessi. La metà circa del commercio internazionale dell'EUR 10 si svolge all'interno della Comunità stessa utilizzando in gran parte il trasporto terrestre. Ma la posizione degli stati membri nell'ambito degli scambi internazionali, le già citate tendenze all'espansione e il prossimo ipotizzabile riassorbimento della crisi energetica, stanno a dimostrare che l'Europa deve tener conto della necessità di razionalizzare e di incrementare l'uso delle strutture di trasporto a basso costo e a basso consumo di energia. In questo contesto acquista particolare rilievo il trasporto su ferro, ad un razionale ed economico uso del quale si oppongono alcune remore quali il permanere di strozzature in alcune parti della rete, o una insufficiente integrazione fra le varie ferrovie nazionali, in particolare in Italia ed in Inghilterra, con le altre reti; infatti l'indice globale di utilizzo del sistema ferroviario dei dieci Paesi della Comunità rimane scarso, se lo si confronta con gli indici corrispondenti dell'URSS e degli USA, come è possibile constatare nella tabella 3. Dai dati che essa fornisce si evince una certa possibilità di espansione del trafico merci per ferrovia (aumento dei milioni di tonnellate per kilometro e dei milioni di tonnellate per kilometrollinea) a favore della Comunità Europea, a patto di un più razionale sfruttamento coordinato delle linee ferroviarie e stradali esistenti, deflazionando queste ultime (si leggano a questo proposito le tabelle 4 e J relative ai trasporti ferroviari in EUR 10 nel 1979 e nel 1982). La medesima necessità di un organico programma di risparmio energetico nei trasporti e nella organizzazione e razionalizzazione degli assi di comunicazione, è deducibile inoltre dall'analisi dei dati sulla produzione e consumo di energia dei 10 Paesi della Comunità nel 1980 (tabella 6) e dall'analisi dei dati relativi alla domanda di energia primaria nella CEE dal 1979 al 1" semestre 1982 (tabella 7), e da quelli sull'andamento della dipendenza petrolifera dall'estero (tabella 8). Queste cifre rivelano un buon risparmio suscettibile di ulteriori aumenti in vari settori di utenza di energia, mentre quasi nulli o deludenti sono i risultati nell'ambito del risparmio nei trasporti. 5 . I consumi d'energia neii'area comunitaria I1 consumo interno di .energia delllEUR 10 nel 1979, espresso in tonnellate equivalenti di petrolio è stato di poco inferiore a quello dell'URSS (95%) e poco più della metà di quello degli USA (54%): nel complesso circa il 16% del consumo interno mondiale. Ma il rapporto fra produzione delle fonti primarie di energia dell'EUR 10 ed il relativo consumo interno ha sempre presentato uno sbilancio decisamente negativo che, secondo i dati del 1980, è pari al 49 % . La tabella 6 sintetizza tale situazione all'interno dei vari paesi della Comunità. Nella prima colonna sono re- LI11 Tabeiia n. 2 - Commercio internazionale EUR 10 ed incidenza dei combustibili. Mi l i o n i d i iirliLà .li CciiiLo = tCII I o no C S P O T A Z I H P U H T A Z I U N I I L 3 4 5 I O N I 6 7 ti totali Ellll 10 478.784 IlFdi Geriiiaitia 136.787 Francia 80. l 5 0 Italia 56.115 I'aebi 53.184 Hdssi Belgio e burgo lussa^ 46.459 82.063 Ilegno Urr i to 6.101 Irlaiidò 12.195 Daniiiiarca Grecia 3.728 Fonte: Piano energetico nazionale, Iralia Tabeiia n. 3 - Utilizzazione delle reti ferroviarie EUR 10, URSS, USA in relazione alla estensione e alla popolazione. Densit.4 p o p o l . aiijkinq . EUII IO Ilete Ferrov. i n esercizio km kiit r e t e 1000 kinq. sup. Viago. kia mi l I o n i Viago. p e r knn l i n e a mi l i o n i Tonn. kni mi l i o n i Tonn. p e r kni I i n e a mi l i o n i 163 110.908 66.91 183.082 1.65 188.316 1.70 24 306.603 32,75 18.191 0.06 1.316.983 4.30 USA Fonte: CEE. Tabeiia n. 4 - Ferrovie EUR 10 - reti in esercizio - viagg. Km. - tonn. Km. Lunghezza della rete in esercizio Viaggiatorichi lometro Tonnel late ch i l ometro nette (chi lometri) (mi l ioni) (mi l ioni) 110.908 183.082 188.316 RF d i Germania 28.546 37.466 65.092 Franc i a 34.076 16.072 53.564 70.010 39.678 17.525 Paesi Bassi 2.880 8.514 3.376 Belgio 3.998 270 18.156 6.955 242 32.030 8.535 714 19.893 Irlanda 1.988 i i 13 Danimarca 2.461 l .989 6 29 l . 701 Grec i a 2.461 1. 531 841 EUR 10 Ita l ia Lussemburgo Regno Unito Fonte: CEE. - ' gistrati i valori, in milioni di tonnellate equivalenti di petrolio, delle produzioni delle fonti primarie di energia, carbone, petrolio, gas, energia nucleare, elettricità primaria, menue la seconda colonna reca i dati circa i consumi interni sempre in milioni di t.e.p. ancora tenendo conto dei consumi delle diverse fonti di energia fra cui quelle di importazione. La terza colonna descrive lo sbilancio conseguente e la quarta il rapporto espresso in percentuale fra produzione e consumo. Se il risultato dello sbilancio della quarta colonna viene tradotto in milioni di dollari, moltiplicando la t.e.p. per il costo del barile di petrolio greggio, 32 $ nel 1980, si ottiene nella quinta colonna, per il totale dei 10 Stati della CEE e per i singoli paesi componenti, l'equivalente in dollari dei diversi saldi negativi. A LIV ottobre 1983 COMUNI D'EUROPA quel punto è possibile anche, disponendo di Tabella n. 5 - Merci trasportate per ferrovia nel 1982 in Europa. alcuni dati stimati concernenti il prodotto interno lordo per il 1980, (vedi sesta colonna), verificare la percentuale di incidenza del saldo a confronto Mi l i o n i d i a confronto M i l ioni d i negativo rispetto al prodotto interno lordo di RETE c o n i l 1981 t o n n e l ./km c o n i l 1981 tonnel late cui alla settima ed ultima colonna. Fra' i grandi paesi componenti I'EUR 10 5OrO 2, O F.S. ITALIA 16.856 1,s l'Italia è quella che si presenta nelle condizioni più difficili. Se si prendono poi in consideraS.N.C.F. FRANCIA 183, l 6,7 60.554 Sto zione i fatti salienti che hanno caratterizzato l'economia energetica dell'area comunitaria 278,s 3.8. GERMANIA 8,2 56.513 7,4 nel 1981, essi possono essere così sintetizzati: F.F.S. SVIZZERA 7,s 41,8 6.501 8,9 - diminuzione del consumo di energia di 5010 O,6 10.013 2,l 0.8.6. AUSTRIA tutti i paesi membri per un totale di 36 milioni di t.e.p. (-3,8%), in un contesto di recessione S.N.C.B. BELGIO -10,4 62,7 6.181 9,8 economica (-0,6% del P.I.L. e -2,1% della produzione industriale); R.E.N.F.E. SPAGNA 30,7 713 10.194 Or7 - flessione dei consumi di petrolio per 44 milioni di tonnellate ed aumento dell'apporto J.Z. JUGOSLAV IA 8.57 0,3 26.165 + 1,7 nucleoelettrico per 13 milioni di t.e.p.; - aumento della produzione interna di Fonte: Consiglio d'Europa; comitato permanente per i trasporti fonti primarie per 22 milioni di t.e.p., di cui 11 di petrolio; - destoccaggio di petrolio e prodotti petroliferi per 17 milioni di tonnellate; di carbone per 9 milioni di tonnellate e di gas naturale per Tabeiia n. 6 - Produzione e consumo di energia dell'EUR 10 e rapporto con il prodotto interno lordo. 3 milioni di t.e.p.; - riduzione delle importazioni nette di energia per 83 milioni di t.e.p., di cui 80 di petrolio, e riduzione della dipendenza energeProditrlone Consumo B ~ L ~ B eq8ilvaleiite prodo~to tica dall'estero al di sotto del 50% (49.0% ForttL P r l n a r l e Interno Interno d e l s a l d o (-1 Energla Energla lodo ,,eg.?tlVO contro il 52% del 1980). nili"i1 $'W M I I I u ~ > It a p mlllonl tep i n m i l i o n i d l $ '80 - - - - - - - Questi awenimenti ed in particolare la caduta dei consumi sono da attribuirsi essenzialmente alla congiuntura economica negativa, oltre che al rincaro del costo medio della caloria importata (per il peggioramento dei rapporti di cambio con il dollaro), ed agli effetti della razionalizzazione e conservazione dell'energia imposte da taluni paesi anche attraverso misure normative. L'anno è stato infatti caratterizzato da una flessione produttiva di alcune industrie di base nelle quali il consumo di energia per unità prodotta è notevole, quali: EUR 1 0 I 458. I 941. -483. 49 1 111.331 2.72U.960 4. RP CERYANIA PAAIICIA ITALIA I'AESI OASSI BELCIO LUSSEMOUIIGO REGNO UNITO IIILANOA UANIYAIICA GHICIA (*) Calcolato sulla base di 328 al barile di petrolio greggio nel 1980. Ogni barile pari a 138,8 Kg. Fonte: Piano energetico nazionale, Italia. - industria della prima trasformazione dei metalli: -2,0°h - prodotti minerali non metalliferi: -6,3 % Tabella n. 7 - Domanda di (energiaprimaria nella CEE. - industria automobilistica: -5,2Oh oltre ad altri settori meno aenergy intensi1 l o Sem. ve,, quali: - industria dell'abbigliamento e delle cal-8.2 % l zature: - tessile: -6,0% Combustibili 233,4 235,6 232,7 128,3 sol i d i Per quanto riguarda il consumo delle singole 172,9 i63,4 Gas n a t u r a 1 e 168,2 86,2 fonti, anche quest'anno il fenomeno di maggior rilievo ha interessato il petrolio (-8,6%), la 224,8 PetroI io 552,8 506,O 462,4 cui flessione si è riflessa essenzialmente negli Energia idroolii combustibili (-18,0%), nel gasolio (-7,5%) geoelettr ica ed in misura minore nella benzina (-2,3N). (""1 36,4 36,3 38,2 18,3 Per gli olii combustibili va rilevato che la CEE ne ha consumati ne11'81, per la sola geneEnergia razione dell'energia elettrica, circa 44 milioni nucleoelettrica 31,6 36,7 49,2 27,s di tonnellate di t.e.p. e questa cifra è inferiore 1.027,l 982,8 9459 485, i TOTALE di circa 10 milioni di tonnellate a quella del 1980. In flessione anche il consumo di combu(*) Dati prowisori. stibili solidi (-1,2Oh), e di gas naturale (-2,9%) (**) Comprende le importazioni nette di elettricità .,. &n un consumo di 5 milioni di t.e.p., essenFonte: CEE. 1 1981/80 l o Sem. % '82 l o Sem. '81 Variazioni - 1,2 + 2,3 - 2,9 1,9 - 8,6 - 3,4 +5,2 -3,3 +34,1 +12,2 -3,8 -0,9 - I 1 1 i ottobre 1983 LV COMUNI D'EUROPA zialmente negli impieghi termoelettrici ed in Tabella n. 8 - Alcuni elementi di confronto tra navigazione interna ed altri modi di trasporto. quelli industriali. In netto aumento invece l'energia nucleoelettrica ( + 34,1%), che ha Su r o t a i e Su strada potuto usufruire di 9300 MW di nuova potenza installata durante l'anno, dovuta quasi to75 a u t o t r e n i con r i i i i o r c h i o I n a t a n t e da 67 vago" i F e r r a v i e r i 1 C a p a c i t à d i c a r i c o : p e r tra talmente alle realizzazioni francesi; l'energia d a 20 t a n n . 1.350 t o n n . <la 20 t o n n . s p o r t a r e 1.300 t o n n . 0CCoP"O"o: idrogeoelet-trica( + 5,2 % ), ha registrato in effetti un aumento di produzione del solo 2 ,O % , 2 Consuiiio < l i c a r b u r a n t e : c o n 5 I00 Kni l i t r i d i gaso1 i o s i t r a i p o r 500 Kiii 333 K i i in quanto la differenza ( + 6000 milioni di t a I toni,. p e r : KWh) è costituita dall'importazione netta 3 Potenza d e i mazzi p e r t r a s p o c 350 HP ( I n a t a n t e ) 2.700 HP (67 v a g o n i ) 9.000 IIP (75 a u t o t r e n i ) d'elettricità da paesi extra-comunitari convent a r e 1.350 t o n n . zionalmente imputata a tale fonte. 4 Persoire l e : p e r t r a s p o r t a r e L20 p e r s o n e l .350 ' t o n n . occorrorio: Nel primo semestre 1982 è continuata la flessione di consumi di energia (-0,9% ), anche 5 P r o d u t t i v i t h del lavoro: con I lavor.+tore s i trasportano: se in misura inferiore all'anno precedente, in 6 C o s t u d i t r a r i o i i e : c o n 1 IiP un contesto di ripresa economica debole e con s i trasportano: una produzione industriale inferiore del 2,3% 200 ( n a t a n t e ) 100 ( t r e n o ) 750 ( a u t o t r e n o ) a quella del giugno 198 1. 100 ( n a t a n t e ) 250 ( t r o n o ) 500 ( a u t o t r e n o ) Come risulta dalla tabeha 7 , la fonte in maggiore flessione è ancora il petrolio (-3,4%)con 9 Indice d i (ioricol i s i t A 100 ( i i a t u n t c ) 400 ( t r e n o ) 1000 ( a u t o t r e n o ) una riduzione di consumi di circa 7 milioni di 10 I n d i c e d l l Costo d i t r a s p o r t o 100 200 300 tonnellate, di cui circa 4,7 di olii combustibili Fonte: Rivista rNavigazione interna, maggio '83 pesanti e 2,7 di gasolio e O.C. fluido. Flessioni minori si rilevano nei consumi di gas naturale (-1,9 ?h), sia nell'industria che negli impieghi termoelettrici. In ripresa contenuta sono invece i consumi Tabeiia n. 9 - Unità territoriali europee attraversate dall'asse geografico nord-sud dello Spluga e di carbone ( + 3 milioni di t.e.p. pari al contenute in fasce coassiali di ampiezza 100 Km. a ovest e 100 Km. a est. + 2 , 3 %) negli usi termoelettrici etc. In notevole aumento infine l'apporto nucleo-elettrico h SUPERFICIE DENS ITA' ( + 12,2O h ), che ha fornito nei primi sei mesi POPOLAZIONE kmcl Pop/kmq 13,2 miliardi KWh in più del 1931, per I'entrata in regime di numerose centrali messe in ASSE SPLUGA esercizio negli ultimi due anni. Dan i m a r c a 5.060 .o00 43 .O75 117 La deduzione logica delle constatazioni eseAmbur go 1.726.000 2.289 754 guite è che l'Europa Comunitaria necessita di Schleswig-Holstein 2.584.000 15.678 165 divenire più autonoma per le fonti primarie di Brema .O00 721 404 l. 785 energia e10 diminuire i consumi senza entrare Bassa S a s s o n i a 7.252.000 47.430 l53 in crisi per quanto riguarda il proprio sviluppo. 21.113 Assia 5.564.O00 264 I Paesi Bassi e la Gran Bretagna, unici paesi auBaden W u r t t e m b e r g 9.194.000 35.751 257 tosufficienti, non sono capaci da soli di riequiA p p e n z e l l o A R - A p p e n z e l l o IR librare il deficit dell'intera Comunità, e finché San Gal l o - G r i g i o n i 610.700 64 9.544 all'interno di essa non si raggiungerà l'unità Lombard i a 8.813.000 23.850 370 Liguria 1.868.000 politica ognuno dovrà fare i conti con il proprio 5.414 345 bilancio. TOTA L E 214 I 203 .O13 43.392.700 Però, più si espande il commercio internazionale verso l'esterno ed all'interno della CoOVEST ASSE munità, più i consumi energetici aumentano, RENAN IA d e l NORD WESTFALIA: in particolare quelli del trasporto merci. Ne Detmo l d - M u n s t e r - A r n s b e r g 21.406 7.967.000 372 consegue la necessità di razionalizzarli in modo R e n a n i a P a l a t i n o : A s s i a R.P. 1.828.uOO 6.823 268 tale che soprattutto i trasporti di grande capaTurgov ia-Aryov ia-Zur igo-Ur i cità, come quelli per via terra su ferrovia, e Sciaffusa-Ticino-Lucerna-Zug S c h u j z - G l arona-Obwa l d e n quelli marittimo-fluviali, consentano la dimiN i dwa l d e n 2.666.000 12.416 21 5 nuzione dei consumi energetici unitari, utilizP i e m o n t e : N o v a r a - V e r c e l l izando l'energia elettrica anziché l'uso diretto Ast i-Alessandria 11.666 1.596.450 137 del petrolio e dei suoi derivati, ed operando adeguate scelte negli assi di comunicazioni, TOTALE 52.311 14.057.450 269 che facilitino, rendino più brevi e veloci le coEST ASSE municazioni. I , 6 . Previsioni di sviluppo deiia domanda di trasporti e comunicazioni Le precedenti osservazioni sul problema energetico si inseriscono a nostro parere correttamente nell'insieme dei dati inviati nel 1981 dai rappresentanti italiani ai parlamentari europei, dati sulla base dei quali essi formularono il voto del 9 luglio di quell'anno. Nel documento che è qui annesso in allegato si riassumono alcuni calcoli di previsione di sviluppo della domanda di trasporto merci fra sud e BAV I ERA : Bassa F r a n c o n i aA l t a Francon ia-Francon i a C e n t r a l e-SveviaLiechtenstein Vorarlberg Em i l i a Romagna: P i acenzaParma-Regg i o Em i l i a T o s c a n a : Massa C a r r a r a Lucca-Livorno TOTA LE TOTALE GENERALE Fonte. Regione Lombardia assessorato ai trasporti 5.306.000 13.757 301.500 33.015 l57 2.601 i61 88 i16 l.101.256 8.329 132 909.895 7.632.408 4.148 48.250 219 i 58 303.574 214 6j.082.558 1 -. . r -. -- . ottobre l983 COMUNI D'EUROPA LVI Tabeiia n. 10 - Percorsi in miglia marittime daiiJAustralia a taluni porti europei. Lunghezza in miglia delle r o t t e M e s i da A p r i l e a O t t o b r e V i a Suez V i a Capetown M e s i da Maggio a S e t t e m b r e V i a Suez V i a Capetown R o t t erdam 9.490 11.075 9.550 11.315 Bordeaux 9.260 10.900 9.320 11.200 Marsiglia/Genova 7.850 10765 7.910 11 .O05 T r ieste/Venez i a 7.630 11.770 7.960 12.010 Od e s s a 7.450 12.240 7.510 1 2.480 OSSERVAZIONI: Nella lunghezza della rotta via Suez sono comprese le 100 miglia disvifup,bo del Canale. Aijini del costo edanche della durata del trasporto, va computata per le rotte via Suez una maggiorazione virtuale di percorso dalle SO0 alle 800 miglia dipiù, comspondente al tempo perduto per il transito lungo il Canale, che vana dalle 24 alle 48 ore. Ilpedaggio del Canale sipuò ritenere sia compensato dal risparmio di energiaper il tempo impiegato nel transito. Nei mesi estivi (da ottobre adapnle), nell'emisfero australe, le rotte via Capetown si n'ducono di 200-300 miglia, pan' a circa una giornata di navigazione, potendo le navi avvicinarsial sud e sfnttare le minori dimenrioni della Terra. Le vane lunghezze indicate in tabella si n~erisconoalle rotte per l'Australia; evidentemente per le relazioni con iporti asiatici, del Giappone e d in particolare con quelle del litorale orientale africano, del Mar Rosso e del Golfo Mediterraneo sono assai maggiori Fonte: Studio prof. Matteo Maternini CEE, l'Italia manifesta tendenze evolutive per un interscambio commerciale maggiore, avendo un livello di integrazione economica con il resto della CEE ancora inferiore alla media comunitaria. Fatto uguale a 100 il traffico terrestre di merci tra tutti i Paesi CEE, la proiezione porta indice 179 al 1985 ed indice 303 al 2000. La crescita del trasporto internazionale, a seguito di una più stretta integrazione economica, risulta superiore di molto alla corrispondente evoluzione della movimentazione di merci all'interno dei Paesi CEE: si passa infatti da indice 100 nel 1974, a 141 nel 1985 e a 175 nel 2000. I1 grafico, desunto dallo studio CEE, sintetizza i dati globali di un fenomeno futuro che dimostra che il potenziamento dei transiti, su ferro e su gomma, attraverso le Alpi Centrali, corrisponde ad un forte mercato in espansione. Di qui deriva la concreta possibilità che le maggiori potenzialità di flusso trovino corrispondenza in un maggior volume di transito. Nel complesso, soprattutto in Europa, la riconversione produttiva passa oggi, per così dire, sopra la testa della fabbrica storica. La manifattura tradizionale, che cioè non si è rinnovata secondo necessità, è diventata marginale. Così come sono diventate marginali professionalità e abilità lavorative una volta considerate centrali. La riconversione, pertanto, rispetto alla produzione, così intesa, si presenta come un aumento di capitale per addetto e, perciò, in tempo di crisi, come investimento che risparmia lavoro. E tale riconversione è ormai in marcia. Essa produce, da un lato, occupazione di forza lavoro decrescente e declino della importanza strategica del momento di fabbrica (della produzione) e, dall'altro lato, occupazione cre(3) I dati e le osservazioni che seguono sono desunte da: scente e crescente importanza del terziario aSviluppo del cornrnercio internazionafe e nyessi sui traavanzato, delle produzioni delle più varie tecsportir. Relazione dell'ing. Fabio Semenza, presidente del Comitato Promotore del Traforo ferroviario dello Spluga, nologie, le quali assumono la caratteristica di essere l'oggetto principale dello scambio. Lecco, 8 febbraio 1982. nord con particolare attenzione al rapporto Italia-Europa del Nord. Per queste previsioni si tiene conto anche del potenziamento del canale di Suez già in atto e si suppone che l'Italia (ma il discorso vogliamo allargarlo alla Francia) sia in grado di catturarne la quota che compete in relazione alla indispensabile realizzazione delle strutture terrestri e portuali ed al loro necessario sviluppo, da concretare nei prossimi anni. Viene scelta per questa relazione l'Italia, perché anello più debole ma suscettibile di sviluppi favorevole nel potenziamento degli assi di comunicazione (3). Rispetto allo scambio di trasporto merci fra l'Italia e Nord Europa nel 1977, pari a 21 milioni di tonnellate via mare, 2 4 , l milioni di tonnellate per via ferroviaria, 18,4 milioni di tonnellatc per via strada, per un totale di 42,5 milioni di tonnellate trasporto per via terra, si prevede nel 2007 (dopo 30 anni) una domanda di trasporto globale via terra di 116 milioni di tonnellate, con una differenza di + 74 milioni di tonnellate. Inoltre, per effetto del potenziamento del Canale di Suez, si avrà un ulteriore aumento della domanda da 16 a 24 milioni di tonnellate (per un totale che va da 42,5 milioni di tonnellate nel 1977, ai 132-140 milioni di tonnellate del 2007). Un incremento superiore al 300%. Queste tendenze trovano conferma in alcune recenti proiezioni CEE e pubblicate nei bollettini della Conferenza Europea dei Ministri dei Trasporti. Per l'Italia le previsioni indicano per il 2000 un volume di traffici terrestri internazionali pari a 3,45 volte superiore al volume del 1974. Dal confronto con la media degli altri paesi Ma proprio in questo comparto produttivo, la mobilità delle risorse e l'intensità delle comunicazioni sono condizioni essenziali per le attività terziarie ancora più di quanto non siano per lo sviluppo industriale. Non solo, ma trattandosi di un fenomeno in atto, sta determinando cambiamenti nell'uso del territorio, che portano tra l'altro ad un uso più generalizzato e razionale delle aree metropolitane e delle reciproche intensificazioni delle vie di comunicazione e di trasporto in tutta l'Europa. Siamo quindi di fronte ad un momento tra i più importanti per il potenziamento dei grossi assi di comunicazione da e per il centro Europa. 7. La politica dei porti È una tematica che non si esaurisce nel contesto dei trasporti terrestri. Tutto un suo spazio in questo contesto è occupato dalle strutture portuali, le quali sono ormai considerate parte di un unico sistema integrato col retroterra, colle vie d'acqua interne, con i trafori alpini, le infrastrutture di trasporti stradali e le ferrovie da e per i complessi industriali. All'interno della Comunità infatti la situazione dei porti rivela dei forti squilibri, per cui, quelli che si affacciano sul Mediterraneo (e che hanno il loro naturale retroterra nell'Italia Settentrionale, la Francia Centrale, la Svizzera, MittelEuropa), temono l'egemonizzazione dei mercati da parte dei porti del nord. Un'interpretazione di parte degli effetti della canalizzazione Reno-Meno-Danubio, opera il cui completamento avverrà nel prossimo decennio, attribuisce infatti il molo prepondetante, a scapito di criteri di risparmio energetico, ai porti appartenenti al Northern Range, con Anversa e Rotterdam quali capisaldi, e da quelli facenti capi agli estuari francesi (Bordeaux-Nantes-LeHavre, ecc.). Studi recenti evidenziano la grande disparità fra la quantità di traffico svolto fra i 14 porti principali del Northern Range (Lubecca, Amburgo, Brenna, Brake, Nordenham, Wilhelmshaven, Rotterdam, Vlissingen, Terneuzen, Anversa, Gand, Bmges, Dunkerque, Le Havre), 737 milioni di tonnellate complessive nel 1979, e la quantità di traffico svolto fra i 14 porti principali dell'alto Mediterraneo (Marsiglia, Savona, Genova, La Spezia, Marina di Carrara, Livorno, Ancona, Ravenna, Chioggia, Venezia, Monfalcone, Trieste, Capodistria, Fiume) 315 milioni di tonnellate, nei quali il peso relativo degli olii minerali e derivati, la più povera delle merci sotto il profilo portuale, è molto alto, mentre il contrario avviene per altre più pregiate. Analizzando le cause della scarsa incidenza dei porti meridionali europei sul traffico continentale si cita, ad esempio, il caso di un container in partenza da Monaco e diretto a Jeddah. Spedito dai porti del Nord costa 200 dollari in più che dai porti del Mediterraneo; tuttavia spesso passa da Amburgo o Rotterdam perché il trasporto ferroviario è garantito in 36 ore mentre per Venezia o Genova è apromesso, in 72 ore e perché inoltre le operazioni portuali al nord sono molto più rapide e le partenze delle linee più frequenti. La vastità e la potenza degli entroterra a di- ottobre l983 COMUNI D'EUROPA LVII sposizione dei porti del Northern Range è di Grafico - Proiezioni delle evoluzioni dei traffici di merci nazionali ed internazionali (dei paesi maggiore che per i porti dell'alto Mediterra- deiia CEE). neo, ma la ucapacitàs di penetrazione terrestre di un grande porto è funzione dell'ampiezza e delle possibilità delle comunicazioni. In fin dei conti i porti dell'alto Tirreno e delllAlto Adriatico, un po' meno quelli del golfo del Leone, hanno, attualmente, forza di penetrazione quasi solo nella pianura Padana e nella Provenza, mancando il sufficiente respiro per la rapida (e non lunga) traversata delle Alpi. I porti del Northern Range hanno poi un traffico internazionale che supera i 170 milioni di tonnellate, mentre ad esempio il transito internazionale nei porti italiani, escluso il petrolio, si aggira sui 2 milioni di tonnellate annue. Per rompere questa situazione d'angustia che limita l'azione e lo sviluppo dei porti del Mediterraneo, ed incide sulle spese energetiche per un maggior costo dei consumi di carburante e delle materie prime trasportate con un percorso più lungo, non basta aprire altre vie di comunicazione nelle Alpi, ma colla loro costruzione suscitare, anche per effetto di trascinamento, il contemporaneo miglioramento delle strutture portuali mediterranee e del loro funzionamento per ampliarne l'attitudine internazionale in funzione della conquista di una maggiore e più economica capacità di penetrazione terrestre. La crescita rapida del volume di traffici lungo gli attuali percorsi ferroviari rischia di portadi tasso di incremento) re questi ultimi a saturazione (assai sensibile al Brennero e al San Gottardo, per esempio). Questa saturazione trascinerà uno spostaT r a f f i c o i n t e r n a z i o n a l e f r a p a e s i membri (volume) mento di trafico verso la strada, che è più flessibile quanto a livello di saturazione. T r a f f i c o n a z i o n a l e : i n s i e m e d e i p a e s i uiembri (volume) Tale trasferimento non è logicamente auspicabile in ragione dell'elevato consumo di ener- ,,,,,- I p o c e s i d i i n c r e m e n t o d e i p r o d o t t o i n t e r n o l o r d o s u c u i sono gia e del suo negativo impatto sul territorio, e basate le proiezioni si propone pertanto un adeguamento delle vie d'acqua interne dell'Italia Settentrionale (canale navigabile Venezia-Bellinzona, lungo il Fonte: Studio dei bisogni di trasporto merci 1979. Po) e della Francia (fra Marsiglia e la Renania), secondo i criteri precedentemente citati. I1 problema della programmazione delle infrastrutture di trasporto non può però rimanere terpretazione della Risoluzione della l b a sesLe moderne infrastrutture di transito attranell'ambito nazionale o dei soli rapporti bila- sione della Conferenza dei Poteri Locali e Re- verso la catena alpina, con le gallerie di base e terali: il grado di integrazione della economia gionali dell'Europa, n. 124 del 1981 sulla rete in quota, costituiscono già di per sé strutture tra i Paesi membri della CEE è infatti tale, or- europea dei grandi assi di comunicazione. energicamente vantaggiose, riducendo consumai, da esigere la definizione di un quadro di Questo in particolare per quanto affermato al mi e, se usano il trasporto su rotaia in trazione riferimento elaborato a livello complessivo e di paragrafo 10.7, C,in cui si chiede alla Commis- elettrica, possono divenire indipendenti dalla progetti comuni da attuare in tempi medi e sione delle Comunità europee di prendere in fonte petrolifera. lunghi. Contemporaneamente, l'attuale orientamenconsiderazione «lo studio di altri problemi nel settore dei trasporti coinvolgenti i Poteri locali to verso il carbone, quale fonte alternativa di e regionali, e di presentare dei rapporti sulle più rapida attuazione, data l'ubicazione delle 8. La programmazione deiie strutture di traconseguenze energetiche per i grandi assi di co- nuove località di approvvigionamento, (come sporto e la normativa europea l'Australia e il Sud Africa) e le sue modalità di municazione~. Si verrebbe così a.d attuare, anche per i tra- impiego per la produzione di energia, implica La CEE deve essere chiamata a svolgere un ruolo più attivo, anche se nel tempo breve non sporti e le grandi comunicazioni internaziona- un sensibile aumento dei traffici marittimi e c'è mai da illudersi sulla possibilità di impor- li, quanto indicato nella Raccomandazione del terrestri, per il suo trasferimento, ed un magtanti gettiti finanziari. Ma almeno per la pro- Consiglio della Comunità Europea, del 28 lu- gior uso della energia elettrica, anche nei tragrammazione di un sistema combinato di tra- glio 1982, circa l'incoraggiamento verso gli in- sporti terrestri, perché la maggior parte del sporti, che orienti le correnti di traffico in mo- vestimenti nel settore dell'utilizzazione razio- contenuto energetico del carbone verrà distribuito all'utenza sotto forma di energia elettrido razionale ed equilibrato anche dal punto di nale dell'energia (821604 CEE). L'odierna crisi energetica, comunque venga ca. vista energetico, è urgente che i vari Governi Uno dei più considerevoli contributi ai traagiscano a sostegno dell'azione intrapresa dallo risolta, condizionerà sempre i modi di trasporstesso Parlamento Europeo. Esiste tutta una to legati alla fonte petrolifera e imporrà un sporti integrati verrà dalle ferrovie transalpine letteratura sulla normativa comunitaria in ar- sensibile mutamento dell'attuale distribuzione e della Francia meridionale, ove, secondo le redei traici, in favore dei modi di trasporto centi direttive dell'U.1.C. si consentirà il tragomento. energeticamente più economici e di quelli me- sferimento su pianali ferroviari di autocarri delVolendo operare una soluzione, si richiede le massime dimensioni. no legati alla fonte petrolifera. pertantouna modifica, o una più corretta in- LVIII COMUNI D'EUROPA ottobre 1983 za il fatto che, ad eccezione del porto di Trieste, per il quale il traffico con l'Austria è in percentuale apprezzabile, delle merci movimentate negli altri porti italiani la percentuale destinata all'estero è assai modesta ed altrettanto può dirsi per le merci in uscita o in entrata dai valichi alpini, di cui il traffico diretto proveniente dai porti italiani e in genere mediterranei per l'estero è ancora in percentuale molto ridotta. Ne segue che la funzione di transito del nostro Paese, e della Francia Meridionale, dall'area mediterranea al centro Europa, non ha ancora assunto quelle dimensioni che le spetterebbero per la sua posizione geografica. me quelli francesi, sono efficienti, non sempre detta efficienza risulta pienamente sfruttata; per motivi indipendenti dalle infrastrutture e dalla loro potenzialità, spesso il traffico internazionale disattende i porti mediterranei. Rispetto a taluni porti del Nord Europa (ad esempio Amburgo), il Trattato istitutivo della Comunità Economica Europea prevede tariffe di favore sui percorsi ferroviari di accesso, data la particolare situazione creatasi nel dopoguerra con la divisione delle due Germanie; nulla invece è mai stato chiesto in proposito dal Governo italiano per i porti dell'alto Adriatico e in particolare per il porto di Trieste, che praticamente confina con il territorio Iugoslavo. Diverse strade di valico ordinario e praticamente ancora tutte quelle ferrate, anche se al9. Conclusioni quanto migliorate rispetto alla consistenza del Si possono fare, al riguardo, alcune conside- secolo scorso, sono tuttora carenti e questo incirazioni. de sul movimento internazionale, che dovrebAnche se le strutture operative dei porti ita- be utilizzare i porti italiani ed i valichi alpini liani dell'Alto Adriatico e dell'alto Tirreno, co- italiani di accesso, nelle relazioni fra i Paesi mediterranei ed il Nord Europa. Infatti, se l'ammodernamento e soprattutto le nuove grandi infrastrutture di valico nel settore stradale non hanno avuto interferenze di il più efficace rilievo da problemi di concorrenza o di prioil più tempestivo rità, altrettanto non può dirsi per le ferrovie. Tutte le attuali ferrovie di valico transalpino collegamento del Parlamento europeo con le Regioni, le Città e il territorio italiano sono praticamente ancoia quelle costruite nella seconda metà del secolo scorso e se anche i criil più completo teri seguiti dai tecnici di allora sono invece, dobbiamo riconoscerlo, d'avanguardia per I'eil più aggiornato poca, tuttavia a distanza di un secolo, pur essendo ancora efficienti, operanti ed utilizzatisresoconto delle esigenze e delle attività europee delle Regioni, delle Città e del tersime, esigono un ammodernamento. ritorio In sostanza solo la trazione elettrica ha sostituito su tutte le principali ferrovie di valico la per il Parlamento europeo primitiva trazione a vapore; inoltre, per quanè l'Agenzia settimanale to concerne l'Italia è quasi ultimato il raddoppio della via di accesso alla galleria del Frejus e da alcuni anni sono iniziati i lavori per un completo rinnovo della Udine-Tarvisio e di un nuovo scalo a Domodossola; per quanto riguarda la Svizzera, è quasi ultimato il raddoppio delle rampe di accesso della galleria del Lotagenzia settimanale per gli enti regionali e locali schberg. Secondo le previsioni di traffico internazionale, estrapolate al 2000, che dobbiamo riteneesce tutti i venerdì a cura dell'AICCE re'per seri motivi attendibili, dovrebbero essere quasi sature per tale data tutte le linee di valico transalpine, ammesso che vengano attuati i dici si abbona con sole lire 100.000 sul c/c postale n. 35588003 intestato a Istituto versi ammodernamenti proposti dai Comitati Bancario San Paolo di Torino (sede di Roma, Via della Stamperia 64 001 8 7 d'asse; in caso diverso le attuali infrastrutture sarebbero del tutto insufficienti. Roma) specificando la causale del versamento E evidente che per gli inizi del prossimo see si è veramente in condizione di analizzare rapidamente tutto il tessuto comunitacolo tutti i vari interventi dovranno essere atrio che il movimento delle autonomie sta ordendo, e l'azione del Parlamento, tuati; ulteriore incentivo per l'attuazione dei eletto da 1 8 0 milioni di europei, nei suoi vari aspetti sopracitati prowedimenti, come si è detto è la crisi energetica, che imporrà crescenti trasferimenti di traffico dalla strada alla rotaia, specie sui percorsi più lunghi e più accidentati, come l'Agenzia ha corrispondenti presso tutte le Commissioni del Parlamento I'attraversamento delle Alpi, e soprattutto oeuropeo e presso tutte e venti le Regioni italiane (e le due Province autorienterà la distribuzione del traffico in favore nome); della intermodalità. ha la collaborazione degli uffici stampa delle Giunte e dei Consigli regioA questo aggiungasi le crescenti relazioni di nali e degli Uffici Europa in via di costituzione nelle diverse Regioni; traffico fra l'Europa centrale ed i paesi del Mediterraneo meridionale e quelli d'oltre Suez. è in rapporto con le direzioni generali della Commissione esecutiva di BruNon si dimentichi infine l'eventuale tunnel xelles, col Comitato economico e sociale della Comunità, coi principali sotto la Manica, la cui iniziativa, da tempo proIstituti italiani di politica internazionale, economica ed europea. spettata è ora in corso di riesame; trattasi di infrastruttura di notevole interesse continentale I1 trasporto su strada diverrà di conseguenza a sua volta più economico e meno oneroso, permettendo una migliore utilizzazione del materiale ferroviario e mantenendo all'autoveicolo la sua insostituibile funzione nella distribuzione capillare. Nei lavori di potenziamento della UdineTarvisio sono stati già adottati questi criteri; altrettanto è previsto per il nuovo asse ferroviario dello Spluga per il quale, ai fini del traffico su gomma, il tratto di valico potrà raggiungere la potenzialità di una autostrada, senza averne le dimensioni e gli svantaggi energetici ed ecologici. Secondo le previsioni di traffico fatte nel passato e anche secondo quelle di tempi più recenti commisurando i pedaggi al risparmio di tempo e di energia si possono prospettare proventi, per il solo trasferimento di autoveicoli, sufficienti a giustificare economicamente la spesa per la galleria di valico. Le statistiche sul traffico pongono in eviden- Europa Regioni - ottobre l983 che, se realizzata (evenienza tutt'altro che da escludere), creerà un nuovo trafico tra l'Inghilterra e i porti dell'alto Adriatico, le Regioni sud-orientali della Comunità e la Penisola Balcanica, attraverso un ponte terrestre di cui i valichi transalpini, ed in particolare quello dello Spluga, dovranno svolgere un molo importante. È quindi da ritenersi argomento ormai superato parlare di concorrenza fra le diverse linee ferroviarie di valico, ciascuna delle quali ha una sua zona di influenza sufficientemente definita e tale da portarla, anche se ammodernata, alla saturazione per i primi anni del prossi- COMUNI D'EUROPA mo secolo. Pure questione da ritenersi superata è la possibilità di concorrenza fra eventuali nuove infrastrutture stradali di valico alpino e le iniziative ferroviarie, anche se utilizzabili per il trasporto di autoveicoli. Le finalità sono completamente diverse; l'odierno turismo di massa, tuttora crescente, determina, nei mesi di punta, ai nostri valichi stradali congestioni tali da giustificare anche provvedimenti nel settore della viabilità, specie per quanto concerne alcuni trafori intervallivi lombardi di grande utilità. Se anche il complesso diopere per l'ammodernamento di tutte le ferrovie di valico tran- LIX salpine italiane, al fine di renderle adeguate alle esigenze dei traffici del 2000 richiederà una cifra considerevole, questa va distribuita mediamente in almeno una ventina d'anni, per cui le varie annualità risultano, oltre che differite nel tempo, anche relativamente modeste, di gran lunga inferiori ad esempio (non trascurerò mai di ripeterlo) al complesso dei disavanzi annui delle Aziende pubbliche di Trasporto Urbano, disavanzi che si potrebbero facilmente ridurre, con un po' di buona volontà da parte delle forze di lavoro, della dirigenza e delle Commissioni Amministratrici delle Aziende stesse. LX COMUNI D'EUROPA Torino sede dei XV Stati generali del CCE 11-14 aprile 1984 La sala dei Iavori: Centro internazionaIe di perfezionamento professionale e tecnico (BIT), Corso Unità d'Italia 125 - Torino. ottobre l983 ottobre l983 COMUNI D'EUROPA opinioni vanti ai ministri dei paesi dell'OCSE, la convo- I pompieri e gli architetti la riforma del sistema monetario internazionale: articolo del ministro della Repubblica francese pubblicato da «Le Monde» il 9 settembre 1983 di Jacques Delors Ministro dell'economia, delle jinanze e del bilancio Difficile intavolare un dibattito sui problemi monetari e finanziari mondiali! Come se fosse solo una questione che riguarda gli specialisti, da trattare segretamente in gruppi ristretti, quando i tassi di interesse elevati e le fluttuazioni disordinate delle monete fanno maggiormente sprofondare i paesi in via di sviluppo, sconvolgono i calcoli economici e rinforzano i fattori di instabilità politica. Oppure, come se si trattasse solo di trovare delle scuse alle proprie debolezze, argomento che l'opposizione utilizza vergognosamente in Francia, dimenticando che negli anni '60, era il nostro paese che denunciava già le facilità eccessive che il sistema di allora offriva agli Stati Uniti. Eliminiamo dunque questi preamboli, non fosse che per ridare ai francesi il gusto della coesione e del dialogo spassionato tra di loro. È vero che il nostro paese soffre di una grave malattia, sotto forma di una inflazione da sempre troppo elevata, in confronto ai suoi vicini. È egualmente esatto che, non avendo aderito, da dieci anni, al nuovo corso economico mondiale, esso è ostacolato da un commercio estero strutturalmente squilibrato, non fosse che per il fatto che i nostri produttori hanno troppo trascurato il loro proprio mercato e quello delle altre nazioni industrializzate, cioè là dove si trova la competizione essenziale in termini di innovazione e di rapporti qualitàprezzo. L'economia francese è impegnata a far sparire progressivamente questo doppio svantaggio. Quello che i francesi devono compiere, nessuno lo farà al posto loro. Ammesso questo, nessuno può in buona fede negare che il rialzo eccessivo del dollaro e dei tassi di interesse rende economicamente più difficile e socialmente più costoso l'indispensabile sforzo di risanamento. Comunque sia, questo sforzo sarà portato a termine: è del resto ben iniziato. Altri, facendo ricorso al paradosso, lasciano immaginare le alte grida che leverebbero gli europei se per awentura si ripetesse lo scenario del 1978, con un dollaro troppo debole, che agirebbe da stimolante per l'industria e l'agricoltura americane. Aggiungendo poi: che gli industriali del Vecchio Continente approfittano del dollaro alto per esportare di più. Certo, conviene farlo, ma senza dimenticare che questi surplur commerciali, da soli, non permetteranno di dare uno stimolo all'economia (l). Diciamo semplicemente che l'eccesso in tutto è un difetto. I meccanismi automatici dell'economia di mercato, da soli, non sono in grado di ristabilire, anche dopo molti sacrifici richiesti del resto sempre agli stessi - i poveri e i po(1) In effetti, le importazioni dagli Stati Uniti non rappresentano che circa il 12% delle importazioni di prodotti manufatti. Questo è insufficiente per provocare, con il solo deficit commerciale degli Stati Uniti, un rilancio del commercio mondiale. poli poveri - un equilibrio relativamente soddisfacente e una crescita durevole dell'economia mondiale. cazione di una conferenza monetaria internazionale, il presidente della Repubblica ha solo ricordato questa esigenza, sottolineando al tempo stesso quanto il compito era difficile e quanto sarebbe graduale l'attuazione degli indispensabili correttivi. Questa proposta è stata accettata dai sette capi di Stato presenti al vertice dei paesi industrializzati di Williamsburg. Così il metodo è definito. Ogni esperto ha, nella sua testa, un sistema completo. I1 confronto teorico, da solo, non avrà esito. Bisogna persuadersi, una volta per tutte, che le sole probabilità di riuscita risiedono in una iniziativa accettata da tutti, e quindi dagli Stati Uniti. Questi ultimi dovrebbero però avere di fronte a Una dimostrazione per assurdo Quando la Francia, al vertice di Versailles, ha chiesto e ottenuto la creazione di un gruppo di lavoro sugli interventi, non mirava a trovare, di colpo, una soluzione di fondo all'instabilità dei mercati dei cambi. Più modestamente, essa si augurava che fosse obbiettivamente esaminata l'opportunità, in determinate circostanze, di una azione concertata dalle banche centrali. Un rapporto praticamente esauriente fu stabilito su basi scientifiche indiscutibili. Esso concludeva riconoscendo l'utilità di tale azione, cosicché i ministri delle finanze dei sette paesi interessati, e il rappresentante della Comunità economica europea, adottarono, il 29 aprile scorso, una linea di condotta i cui termini meritano oggi di essere ricordati: cNelle attuali circostanze, il ruolo degli interventi non può essere che limitato. Gli interDelors venti possono essere u t i ' per lottare contro situazioni di dirordine sui mercati e per ridurre a loro dei partriers risoluti e capaci di esprimere breve scadenza la volatilità. Gli interventi pos- proposte comuni. sono anche occasionaimente esprimere unapoPiù Europa, ho detto, in reazione alle flutsizione delle autodà riguardo al mercato dei tuazioni del dollaro. La base esiste: il Sistema cambi.. ..V. monetario europeo, al quale, da quando è staÈ evidente che siamo, da qualche anno, in to creato, non è stata risparmiata nessuna protale situazione. Sono stati fatti degli interventi, va, ma che ha tuttavia resistito alla meglio, e in ma non hanno potuto fermare la speculazione. realtà più bene che male. La Comunità ha in E certi concludono frettolosamente che questa possesso un terzo delle riserve di tutto il monazione coordinata è inutile e intonano un nuo- do, quasi un terzo delle quote del fondo movo inno alle irresistibili forze del mercato. netario internazionale, quasi la metà delle riserve d'oro dell'universo. Lo Scudo è sempre La ricetta: più Europa più utilizzato negli scambi privati dai tesorieri Questo significa dimenticare un'idea tutta- delle imprese e dagli operatori finanziari. Allo via comunemente ammessa. I corsi dei cambi sviluppo dello «Scudo privato, bisogna ora agdevono, sul medio periodo, riflettere i dati giungere il ruolo accresciuto dello «Scudo uffifondamentali di ogni economia. Chi potrebbe, ciale»: uno statuto equivalente a quello delle se non per motivi elettorali, sostenere seria- altre divise, la sua quotazione quotidiana sui mente che questo è attualmente il caso del dol- mercati dei cambi, la sua utilizzazione piena e intera da parte delle banche centrali membri laro? Questo significa passare sotto silenzio le con- del SME, un allargamento delle possibilità di dizioni nelle quali gli interventi sono stati rea- azione del FECOM, compresi gli interventi nei lizzati, in queste ultime settimane. Chi po- confronti di terze monete, come il dollaro e lo trebbe giustificare il fatto che gli interventi del yen. Si potrebbero in questo modo ritrovare paese la cui moneta è la più diffissa (il dollaro) nuove ragioni di speranza. L'obiezione vien presto. L'Europa monetaria siano stati inferiori, in quantità e in durata, a quelli effettuati dalle banche centrali d'Euro- può avanzare se l'Europa economica e sociale ristagna? Certamentc no, ma bisogna pure inpa? Se si fosse voluto fare una dimostrazione per cominciare da una parte o dall'altra. Oggi, gli assurdo non si sarebbe fatto altrimenti. In que- avvenimenti ci spingono ad andare presto e più ste condizioni, rimango convinto che una azio- lontano, in un contesto nel quale ogni paese ne coordinata è sempre utile, in certe fasi con- membro si impegna a lottare contro l'inflaziogiunturali, per acalmare il gioco» e diminuirc ne e a ristabilire, quando ve ne è bisogno, l'equilibrio dei suoi conti con l'estero. gli spostamenti disordinati delle monete. Al di là del dibattito sugli interventi, si poÈ evidente che la cooperazione monetaria rine, da anni, il problema di un minimo di rego- chiede, a sua volta, un rilancio della Comule del gioco e di ordine nelle transazioni mone- nità. Da ciò deriva l'importanza degli studi in tarie e finanziarie. Quando ha proposto, da- corso, in seguito al vertice di Stoccarda, per ti- COMUNI D'EUROPA 10 rar fuori l'Europa dal pantano nel quale I'hanno condotta i contenziosi interni sulcontributo britannico, le difficoltà della politica agricola comune, il rifiuto di un vero dialogo con le organizzazioni dei lavoratori (il CES), il cattivo funzionamento delle istituzioni. Da ciò la volontà di superare queste divergenze in un rilancio globale, nel quale gli aspetti industriali e tecnologici dovrebbero avere una larga parte, se veramente si vuole che le nazioni europee siano presenti nel mondo di domani. Una Comunità che parli con una voce sola, principale potenza commerciale del mondo, situata - grazie alla sua sensibilità e alla sua politica di aiuti - al centro dei rapporti NordSud, questa è la grande carta che avremmo gravemente torto di disdegnare. In tal modo, rinforzata e più sicura di se stessa, la Comunità potrebbe porre agli Stati Uniti e al Giappone le tre domande collegate tra di loro e dalle cui risposte dipende ogni progresso. ottobre l983 dal ((Progetto Europa» ((Nonha torto Mitterrand se chiede uno spazio sociale europeo o una politica industriale comune, e non hanno torto i tedeschi - e in questo Kohl non penso a'zfferisca da Schmidt - se respingono u n protezionismo comunitario, che vada al di là del tempo, rapido, d i respiro per una nitrutturazione comune e per la realizzazione d i una piena competitività internazionale; non ha torto il governo italiano se chiede ilpassaggio alla seconda fase dello SME, se tuttavia è capace d i tenere assai meglio a bada la sua infizione e d i riorganizzare la sua amministrazione, statale parastatale e locale (Massimo Severo Giannini, dove sei tu?), e non ha torto Papandreu a chiedere di non fare il parente povero e l'utile sciocco della Comunità, se poi si rende conto che uno sforzo straordinario - come membri d i un'unica famiglia - in favore delle aree deboli o depresse o meno sviluppate è accettabile da parte degii altri partners solo in u n quadro irreversibilmente federalistaw. «Comuni d'Europa> n. 4, aprile 1983, che riporta il «Progetto Europa» di Umberto Serafini. l Ridurre l'indebitamento Prima di tutto, I'indebitamento. Le cifre parlano da sole. 610 miliardi di dollari. Per i paesi in via di sviluppo non produttori di petrolio, il solo servizio del debito rappresenta un quarto dei ricavi dell'esportazione. I1 rialzo del tasso di interesse costituisce un onere pari al 40% dei loro deficit con l'estero. L'impennata del dollaro alimenta l'inflazione importata e rende vani gli sforzi di alcuni di questi paesi per lottare contro l'aumento dei prezzi. Di fronte a questa situazione, i paesi ricchi hanno, in un certo senso, agito come dei pompieri davanti a un incendio che si espande: ac- 2) al di là delle controversie sul livello auspicabile delle liquidità mondiali, sarebbe comunque utile riservare una distribuzione di DSP (Diritti speciali di prelievo) ai PVS, per dargli gli strumenti fondamentali per riequilibrare le loro economie. Dobbiamo qui ricordare che, secondo gli statuti modificati del FMI, si trattava di afare del diritto speciale a'iprelievo lo strumento principale a'i riserva del sistema monetario mondialew. Senza essere così ambiziosi, possiamo, senza danno, contribuire all'ampliamento del suo ruolo; 3) i meccanismi di finanziamento dei PVS devono essere coordinati, prima che soprawengano dei drammi. In questa prospettiva, si potrebbe pensare a dei piani pluriennali di aggiustamento e di sviluppo stabiliti dai responsabili dei paesi interessati ma con il concorso della Banca mondiale e del FMI, che terrebbero conto degli aiuti pubblici bilaterali e che inquadrerebbero i crediti privati, in modo da evitare ogni eccesso. Un tale approccio eviterebbe senz'altro molti drammi. A questo riguardo, non si deve trascurare l'avvertimento costituito dalla dimissione recente del sig. Carlos Langocrescimenti degli interventi del Fondo monetani, governatore della Banca centrale del Brasirio, finanziamenti ponte della Banca dei regole. Tale fatto sottolinea, mi sembra, le costrilamenti internazionali, coordinamento tra il zioni legate alle realtà socio-politiche dei paesi Fondo e le banche private, molo sempre utile indebitati. Vi aggiungerei il necessario realidel Club di Parigi per ripartire nuovamente i smo che consiste nel trattare le cause stmtturali debiti contratti con gli Stati. Se si giudica dalle diverse minacce, i pompieri non hanno termi- delle difficoltà che si sono incontrate, e non sonato la loro opera. Ma ciò che è più grave, è che lo i «grandi equilibri» considerati al di fuori del niente sia ancora stato fatto per ricostmire un loro contesto. sistema equo ed efficace. Questo dipende, mi Bisogna poi dirigersi verso la diversificazione sembra, da tre orientamenti degni di appro- degli stmmenti di riserva, per non chiedere fondimento: troppo al solo dollaro: gli Stati Uniti gli chie1) la crescita economica dei PVS deve ridi- dono troppo, per via dell'importanza del defiventare superiore ai tassi di interesse reali do- cit del bilancio il cui finanziamento pesa, in minanti (quelli che vengono praticati sul mer- parte, sugli altri paesi e fa salire i tassi di intecato americano). Altrimenti, e tale è il caso da resse. Sono tre anni che i suoi alleati chiedono due anni, queste nazioni si impoveriscono e a Washington di ridurre il deficit. Invano! Ci vengono scoraggiate nel loro sforzo di risana- dicono adesso che conviene aspettare fino a dopo le elezioni presidenziali. Ci prendono dunmento. La chiave del problema risiede in un ribasso que per sorella Anna? Gli europei devono fin da adesso proporre la di questi tassi di interesse e nel rilancio del commercio mondiale, il primo essendo un for- diversificazione degli stmmenti di riserva: il DSP, lo Scudo, e anche lo yen, dal momento te stimolo per il secondo; che i giapponesi sono stati invitati a condividere le responsabilità mondiali, secondo la loro potenza economica. In questo modo, la pressione esercitata sul dollaro si troverebbe alleggerita. I tassi di interesse Infine e sempre, i tassi di interesse. Dato che certi tempi saranno necessari per abituarsi all'uso del DSP o dello Scudo, è responsabilità degli Stati Uniti di agire sin da adesso su i loro tassi di interesse. Il loro ribasso, anche progressivo e lieve, faciliterebbe la ripresa delle economie europee, le quali alimenterebbero, con le loro importazioni, il commercio mondiale e gli incassi dei paesi in via di sviluppo. Perché, contrariamente a una tesi puramente dogmatica e non verificata nei fatti, non è il protezionismo che costituisce attualmente il freno principale al rilancio degli scambi esteri, bensì l'assenza di una crescita generalizzata a tutti i paesi del Nord e l'eccesso di indebitamento nei paesi del Sud. Attaccando l'uno e l'altro di questi problemi, le nazioni industrializzate non farebbero che il loro dovere e impegnerebbero il mondo nel solo cerchio virtuoso valido, quello dell'espansione economica e della lotta contro le ineguaglianze, le quali nel Sud si manifestano con la povertà, la malnutrizione.. . e la rivolta. Ancora una volta, queste non sono che delle vie aperte. Non sono che delle idee che sono talvolta state avanzate negli anni passati. Ma era arrivato il momento di una iniziativa. La Francia l'ha presa, per voce del suo presidente. L'Europa la farà sua, quando ne è tempo ancora, per affermare la sua volontà di soprawivenza e il suo senso delle responsabilità mondiali? Quando la crisi dell'indebitamento non finisce, e corre anche il rischio di aggravarsi, quando il fuoco si riaccende qua e là, i pompieri, bisogna riconoscerlo, agiscono con efficacia. Ma questo è sufficiente? Non ci sarà un momento nel quale, di focolaio d'incendio in focolaio d'incendio, la casa si screpolerà, al punto di crollare e di rivelare, ahimé troppo tardi, la fragilità delle sue fondamenta? In altre parole, non è venuto il tempo degli architetti? COMLINI D'EUROPA ottobre l983 11 Fissati C O S ~i contorni deil'intervento federalista, restano tuttavia larghi margini per una discussione che si svolge effettivamente da tempo con una libertà d'indirizzo e di espressione che trova un limite soltanto nel senso di responsabilità di ciascuno. La nostra esperienza quotidiana si costella continuamente di esperienze negative: perché, ad esempio, il sen. Petrilli,'che pur è riuscito a convogliare tanti consensi di parlamentari ita- Pensiero e azione dei federalisti europei Federalismo: partito O movimento? Logica storica e Senso di Una vigilia di Luciano Bolis Scrivere di federalismo in questo scorcio di settembre '83 non ci consente di prescindere dal voto con cui, il giorno 14, il Parlamento Europeo ha approvato a larga maggioranza una risoluzione della sua Commissione istituzionale «sul contenuto del progetto preliminare di Trattato che istituisce l'Unione europea», sostituendola alle tre attuali, malcerte, comunità, grazie ad un accrescimento di poteri che darà necessariamente luogo anche ad. un maggiore equilibrio tra le diverse istituzioni che le usciranno owiamente potenziate pongono. le istituzioni che già oggi rappresentano, almeno idealmente, la istanza europea (parlamento e Commissione) con conseguente ridimensionamento di quell*unica,ma ben più agguerrita, istituzione che rappresenta invece gli stati (cioè il Consiglio). è certo questa la per eriticamente in esame la validità d e progetto, ~ né per disquisire saputamente sulla scelta dei tempi e dei modi con cui assicurare al progetto stesso le prescritte ratifiche nazionali. Sul p;imo punto, quello dell'idoneità del contenuto, pare allo scrivente ch'esso sufficientemente corrisponda al difficile equilibrio che s'impone tra due esigenze anch'esse imprescindibili, anche se apparentemente contraddittorie: un minimo di agganci all'impostazione federale, tale da favorire successivi sviluppi in tal senso, e un minimo di provocazioni per le residue resistenze nazionali, non certo disposte a trangugiare tutto d'un colpo l'amaro boccone di un piano inclinato, concepito e strutturato per infliggere loro in seguito sempre più accen-tuate rinunce di sovranità. Sul secondo punto, quello delle indispensabili ratifiche nazionali, mi limiterò a ricordare che opportunamente il problema è stato rinviato a quando, il 14 febbraio, il Parlamento Europeo dovrà pronunciarsi non più soltanto sul fondo del problema (già affrontato e, almeno in teoria, anche risolto con l'ultima votazione) ma sulla complessità di un vero e proprio progetto di Trattato, alla cui definitiva redazione stanno ora lavorando gli esperti (però del Parlamento Europeo e non dei governi). I1 nostro scopo è invece di considerare la posizione dei federalisti al riguardo: se può essere soltanto quella, relativamente comoda, di consigliare, e magari anche lodare o condannare, come potrebbe fare un vecchio maestro col giovane allievo, o non piuttosto quella di rimboccarsi le maniche e assumersi direttamente un compito: contribuire, nei limiti consentiti dalla pochezza dei mezzi di cui disponiamo, a preparare l'opinione pubblica a un awenimento di tale portata, dal cui esito largamente dipenderà il nostro stesso avvenire, e insieme impegnare con ogni mezzo le forze politiche a non lasciarsi sfuggire anche quest'altra occasione storica che, come già si disse per la CED, potrebbe anche essere l'ultima. Sono passati infatti trent'anni prima che un'altra occasione del genere si ripresentasse ora alla coscienza dei popoli e alla responsabilità degli Stati, grazie a questo progetto di Trattato che sta predisponendo il Parlamento Europeo. Una fondazione europea Giovea? 7 luglio, presso la Casa degli Eustachi, a Pavia, è stata presentata la «Fondazione europea Luciano Bolis». Dotata dal suo creatore di u n patrimonio iniziale di 400 milioni dt lire, la Fondazione si propone di raccogliere k sti e documenti - soprattutto d'archivio - e dipromuovere lo studio delprocesso d i unzficaziOne europea e delfederalismo. Dopo aver dato lettura dei messaggi di adesione inviati dalMinirtro dell'lnterno, on. Virginio Rognoni, dal sen. Leo Valiani, dal sen. Giovanni Spadolini, da Norberto Bobbio, Alessandro Galante Garrone, Luigi Santucci e d altri esponenti del mondo della politica e della cultura, Mario Albertini, presidente dell'unione europea dei federalisti, ha illustrato lafigu- , il prof. Giulio Guderzo dello stesso A k n e o e Sergio Pistone dell'università di Torino. Luciano Bolis pensava a questa iniziativa già da una decina di anni, m a le sue origini morali riralgono al tempo della seconda guerra mondiale, quando il problema dell'unità europea assunse contorni politici ben definiti come il <Manifesto di Ventotene» redatto nel 1941 da Altiero Spinelli edErnesto Rossi, confinati nella sperduta isola del Tirreno insieme a d u n folto gruppo di antifascisti. Due annipiiì tardi, il 27-28 agosto 1943, f u fondato a Milano il Movimento federalista europeo che nel dopoguerra costituì u n punto d'incontro d i molti militanti della Resistenza che si battevano ora per la causa dell'unità europea. Fra questi cifu Lu- Bolis firma l'atto di costituzione della fondazione che porta il suo nome, dinnanzi al notaio Rossolillo. - ra d i Luciano Bolis, ricordando ilsuo contributo alla Resistenza, la sua militanza federalista, le sue riflessioni sui fondamenti etici dell'im.pegnopolitico. Ricordando in particolare i testi che sono alla baie del/'impegno europeo in questo dopoguerra, Albertini ha detto: «non possiamo fare a meno di ricordarne uno, in u n certo senso il maggiore: I1 mio granello di sabbia. . . In senso stretto questo libro non riguarda la politica federalistica, e tuttavia, moralmente, la fonda. Con la Stessa idea kantiana del dovere che lo sorresse nel carcere nazifascista, sino al proposito lucido d i u n suicidio razionale, Luciano Bolis ha rinunciato a svolgere u n ruolo nella politica nazionale per dedicarsi a l a lotta per l'Europa, e pur avendo dato u n contributo essenziale dipensiero e d i azione a questa lotta, non ha mai sentito il bisogno d i farla risultare come una cosapersonale~. Ha quindi preso la parola il prof. Alberto Gigli Berzolari, rettore dell'università di Pavia, che ha consegnato a Luciano Bolis la medaglia foscoliana in ricordo degli anni trascorsi nellJAteneopavese come studente e come militante antzj%scista. Sono in seguito intervenuti il sen. Arialdo Banfi, che fu tra i fondatori del Movimento federalista europeo, il prof. Antonio Padoa Schioppa, preside della Facoltà di Giurispmdenza delllUniversità di Milano, il prof. Arturo Colombo dellJUniversitàdi Pavia, ciano Bolis, insignito nel frattempo della medaglia d'argento del MFE accanto a d Altiero Spinelli. La vocazione europea non fu per Bolis il risultato di una conversione sulla via di Damasco. Ben piiì profondi erano i fondamenti culturali d i questa scelta; ben piiì tormentato il suo battesimo democratico. Ilpercorso kantiano che lo portò all'antifascismo, l'eroica militanza nella Resistenza, l'impegno europeo motivato dafl'imperativo di non tradire i valori uni& della lotta al nazifascismo, costituiscono i tratti piiì originali della personalità di Luciano Bolis e della sila esemplare milizia federalista. All'impegno attivo di militante e d i studioso dei problemi dell'Europa, nonche' di fine memoria/sta, Luciano Bolis ha voluto affiancare la «Fondazione Europea» con il desiderio d i o$ f h e u n punto di incontro fra coloro che vogliono riflettere sulla storia e sulla teoria del federalismo. Nei prossimi mesi Bolis verserà alla Fondazione il suo ricco archivio personale. Il nostro auspicio, e d il nostro accorato appello, è che tutti coloro che possiedono materiale raro - corrlrpondenza, opuscoli introvabili, documenti, testimonianze - relativo a l a storia dell'unzficazione europea lo segnalino alla Fondazione in modo che nulla vada disperso. Giovanni Vigo COMUNI D'EUROPA liani alle sue, alle nostre tesi, non è poi pervenuto anche a tramutare questi stessi consensi in un'azione puntuale e concreta, così da eliminare il dubbio che si trattasse soltanto di adesioni di comodo, destinate cioè a restare tranquillamente sulla carta, secondo un costume nazionale ben noto? e perché I'on. Zanone, dopo aver firmato in giugno coi federalisti un manifesto elettorale di stile einaudiano che si esprimeva inequivocabilmente per un governo europeo, è poi retrocesso da tale posizione, che si supponeva sincera, fino a ridursi ad osannare a quello sgorbio lastricato di buone intenzioni che è la «dichiarazione Genscher-Colombo», da cui tutti sanno che non uscirà mai un ragno dal buco; come già fu per I'UEO, che a suo tempo i governi ci ammannirono come un valido succedaneo alla CED? In questo clima di diffusa incertezza, riaffiorano le tentazioni dell'antico massimalismo: ben note a chi scrive, che però si qstina a considerare il salto nel buio del popol'o europeo degli anni '50 e '60 come una risposta valida, anzi obbligata, alla caduta verticale della CED impostaci dai governi, con conseguente brusca interruzione di tutto il processo di unificazione allora già così felicemente awiato. Ma oggi non ci troviamo di fronte ad una caduta, bensì ad un'ascesa. Forse un'irresistibile ascesa. Ci sovrasta infatti il senso di una grande vigilia, anche se non venderemo la pelle dell'orso prima di averlo ucciso, pur disponendo di un cacciatore eccezionalmente agguerrito e scaltrito come Spinelli. Se infinite sono le cose che non vanno, o che ci possono comunque dispiacere (sopra ne ho citate due) e magari anche indurci ai pessimismo, resta pur sempre che ci troviamo obiettivamente in una fase storica in cui l'Unione europea (come modestamente si intitola oggi il progetto) risponde a una logica ben precisa. Si sa benissimo che la logica della storia segue regole di comportamento particolari, forse perché gioca sui tempi lunghi. Così, se una generazione casca in un momento di risacca, cioè nel creux de l'a vague, può considerarsi già fregata in partenza, quali che ne siano l'impegno e il valore. Ma bisogna sempre tentare, perché non ci è dato di sapere in anticipo in quale fase dell'imprevedibile evoluzione storica ci ha collocati il destino. Come poi non tener conto di elementi nuovi e assolutamente insospettabili anche soltanto per la generazione dei nostri padri, quali lo sviluppo tecnologico, l'elevazione del livello culturale e sociale, l'emergere di nuovi sistemi aggregativi, e quindi di nuovi equilibri, anche a livello mondiale; cioè di una trasformazione del pianeta che postula implicitamente con crescente evidenza e insistenza anche un nuovo assetto globale dello scacchiere europeo, in una ragionevole prospettiva di unità mondiale? Editore e stampa: STIGRA Soc. Torinese Industria Grafica - s.a.s. 10124 TORINO - Corso S. Maurizio 14 lei. 011188.56.22 Certo l'Europa potrebbe anche non unirsi e conseguentemente decadere, come già awenne per un'antichissima civiltà quale la grec-, (e non mancano preoccupanti segni in tal senso, dacché il primato della tecnologia avanzata, e in particolare dell'elettronica, sembra ormai appartenere definitivamente a Stati Uniti e Giappone). Certo gli sviluppi della storia sono imprevedibili; ma non pare azzardato affermare che, nessuno potendoci matematicamente dimostrare l'assurdità dell'Europa, ma anzi risultando sempre più evidente la sua utilità, nostro primo compito sia quello di adoperarci ad accelerarne i tempi ed accrescerne le probabilità. Resta naturalmente il problema del come, ed è proprio su questo che ci si può ancora scontrare, anziché incontrare. Ma in ogni caso non partiamo da zero e non c'è quindi ogni volta da riscoprire l'ombrello! I1 voto del 14 settembre costituisce un'indicazione abbastanza precisa della piega che sta prendendo il processo storico verso l'unione, che di fatto, pur con immancabili alti e bassi, avanza da almeno 35 anni, cioè da quando è emerso dalle ceneri ancora calde dell'ultimo conflitto mondiale. Cercando di reagire di volta in volta alle difformi sollecitazioni del momento (talvolta con i governi, talvolta contro; talvolta in accordo con il Movimento europeo, ma anche indipendentemente da esso, eccetera) è andata intanto affermandosi anche in seno ai federalisti una strategia abbastanza univoca che consiste nell'attribuirci un ruolo di punta nello schieramento dell'europeismo ufficiale. Ciò comporta però anche il riconoscimento implicito del ruolo riservato agli altri (le forze politiche, i poteri pubblici nazionali), che appare per il momento altrettanto insostituibile. Non si può escludere che domani, quod Deus avertat, il comportamento di quelle stesse forze e di quei pubblici poteri possa essere tale da indurre i federalisti a riconsiderare il patto storico iniziale; quello stesso che, 'all'indomani di Ventotene, ha fatto sì che, auspici Rossi e Spinelli, il Movimento federalista nascesse non in alternativa ma a complemento dei partiti, con la vocazione ben precisa che ha poi sempre presieduto a questi suoi primi quarant'anni di sofferta esistenza e di maturato impegno. A quel momento tutto potrebbe essere anche radicalmente rivisto, qualora dovesse risultare utile farlo, ma non cinque minuti prima della fine di un'esperienza che proprio ora sta forse raggiungendo I'agognato traguardo. I1 recente scambio di lettere intercorso tra Ruta e Albertini (vedi «L'unità europea» di luglio-agosto 1983) su questo stesso tema, con la successiva ponderata annotazione di Serafini (vedi pagina seguente), affrontano già il problema del che j h e ? con la necessaria ampiezza e profondità. Come modesto contributo personale, mi premeva qui soltanto di far valere tra l'altro l'esigenza pratica di una perfetta continuità nell'azione, cui non vedo per ora plausibili contropartite nell'ipotesi prospettata di un radicale cambiamento di rotta. Anche perché, in ogni sterzata collettiva, si manifesta sempre ottobre l983 una certa resistenza di massa (una vischiosità, direbbero gli economisti) che sterilizza, lasciandole per qualche tempo fuori gioco, le nuove iniziative, siano esse giuste o sbagliate: un lusso che, proprio alla vigilia delle elezioni europee di giugno e delle altre scadenze connesse, non ci possiamo assolutamente permettere, perché ci costerebbe caro. Si pensi, per convincersene, alla prudenza di un Berlinguer nel far passare la sua «rivoluzione culturale» in un ambiente ancora incerto e composito che, s'egli forzasse la mano, potrebbe farglisi improwisamente ostile, con danno evidente proprio del risultato ch'egli si propone di raggiungere e per il quale si è apparentemente fissati dei tempi lunghi. È di questo mese una lettera del presidente Albertini ai segretari dei partiti italiani, in cui prospetta loro l'opportunità che le prossime liste elettorali europee facciano il dovuto spazio a candidature federaliste che costituirebbero il necessario avallo europeistico per l'opinione pubblica e, in caso di elezione, arrecherebbero altresì un valido contributo nell'assolvimento dei compiti di primaria importanza che il nuovo Parlamento Europeo dovrà certo ancora affrontare. L'esempio di Spinelli insegni. L'esito che le diverse forze politiche riserveranno a questa avance costituirà un indice esemplare del loro grado di effettiva permeabilità alle esigenze europee, e se ne dovrà tener conto nel giudizio che anche noi saremo chiamati a dare. Quanto ai federalisti, candidati o meno, essi già sanno, e han sempre dimostrato di sapere, che non è questo o quel posto di combattimento, né il livello, né il grado che contano, bensì l'intensità dell'impegno, la comunanza d'intenti e il saper sempre e in ogni circostanza procedere nella giusta direzione, che per loro non è l'inserimento nel sistema di potere già esistente a livello nazionale, bensì la creazione di un nuovo potere, ancora inesistente, direttamente a livello europeo. Spinelli ricordava il 27 settembre alla sezione federalista romana: nessuna dispersione di forze, ma puntare tutto, al momento giusto, sull'essenziale. Anche Monnet ci ha dato concretamente questa lezione e non credo che la dovremmo dimenticare. Vorrei tuttavia far presente che diversa è la funzione di questi grandi uomini, di questi facitori di storia (penso in particolare a Machiavelli e a Cavour), che possono collocarsi direttamente in modo soprattutto razionale di fronte agli awenimenti del tempo, da quella che può essere invece la funzione di un movimento d'opinione quale formano i federalisti nel loro complesso. Certe «scorciatoie>,certe semplificazioni, certi tatticismi (puntare tutto volta a volta su questo o su quello, identificare il personaggio-chiave da privilegiare, ecc.), in quanto spogliano un'azione delle motivazioni ideali che ne costituiscono invece necessariamente l'alimento permanente e consustanziale, non sono compresi da una «base»in cui il fattore sentimentale gioca con maggior vigore della semplice aspirazione al successo considerato in sé e per sé. Ne conclud~sommessamente non già I'opportunità di avallare «le due morali», come si esprimevano in altri tempi i teologi, ma semplicemente che si tenga conto anche di questa naturale, sanissima ed irrinunciabile esigenza COMUNI D'EUROPA ottobre l983 di cui sono generalmente portatori proprio gli elementi più umili ma anche più devoti e fidati di onni - organizzazione. Dirigere un movimento non è solo fare aperazioni coi quadri come fosse una partita a scacchi, è anche saper trattare con gli uomini; i quali hanno sempre i loro condizionamenti 13 culturali e ambientali, ma anche quell'innata grandezza che, se hanno fede, li fa credere figli di Dio. Fare politica è, evidentemente, una COsa e l'altra. Di entrambe ha sicuramente bisogno l'Europa e di entrambe deve adeguatamente investirsi anche la dinamica federalista, che è per definizione pluralista. una lettera Movimento federalista, forza federalista, fronte democratico europeo Confido che larga parte dei destinatari di queste riflessioni ( l ) abbiano avuto occasione di leggete le lettere di Ruta e di Alhertini o ne conoscano sommariamente il contenuto: non vorrei nel riassumerle fraintenderle o sforzarle o decapitarle. In ogni modo Ruta ha iniziato sottolineando che I'MFE ha assunto non occasionalmente, ma da tempo una strategia - che quindi è per esso .storica, - relativa alla richiesta delle elezioni a suffragio univesale diretto del Parlamento Europeo, che. legittimato democraticamente in tal modo. avrebbe potuto e dovuto rivendicare un potere costituente. L'appoggio al Coccodrillo è stato pertanto una conseguenza scontata. 11 compromesso Bangemann (vedi appresso Ln.d.r.1) metterebbe in discussione e in crisi questa stessa .storica,, strategia. Spinelli. al quale .essenzialmente si deve l'iniziativa costituenter del Parlamento Europeo. ci offre oggi col progetto di trattato di Unione l'unico terreno coerente e concreto di azione. Svoltesi le prime elezioni europee, MFE e forza federalista, a parte alcuni successi parziali o settoriali, non riescono a dare al tentativo costituente il supporto necessario. Petrilli a sua volta, dopo adesioni platoniche di parlamentari nazionali, non riesce a trasformare le adesioni formali alle proposte del Movimento europeo in reale appoggio politico. Di fronre a questi fatti, che - ad awiso di Ruta - caratterizzano l'esperienza di tutto il movimento federalista di fronte alla prima legislatura europea, non si può pensare di continuare a battere senza svolte sempre la stessa strada. In particolare: a) Spinelli perno dell'operazione costituente - è diventato parlamentare europeo per abilità sua, non per merito dei federalisti, e minaccia di non ripresentarsi alle seconde elezioni; non si vede come e con quale costrutto si potrebbero presentare (far presentare) candidati federalisti dai partiti; h) minacciare i partiti di presentare una lista federalista alle seconde elezioni europee - se i partiti non sosterranno le giuste mosse europee - non può essere improwisazione dell'ultima ora. A questo punto Ruta afferma che dovremmo decidere sorar di appoggiare il molo costituente del Parlamento Europeo con la nostra partecipazione diretta (federalista) già alle prossime elezioni europee (1984). riservandoci di rinunciare se i partiti saranno bravi. La partecipazione dei federalisti alle elezioni europee comporterebbe diversi vantaggi (elevare il livello del dibattito elettorale; recuperare parte dell'astensionismo crescente - evidentemente Ruta guarda piuttosto all'ltalia -; valorizzare la scelta federalista di astenersi dalla lotta per il potere nazionale). 11 nucleo federalista potrebbe essere catalizzatore di un più ampio schieramento federalista (la competizione elettorale non escluderebbe successive alleanze parlamentari). così come costringerebbe - con chiarificazione generale - le forze anri-federaliste a uscire allo scoperto. Per vincere non c'è bisogno di soverchianti maggioranze, ma - pare - di una maggioranza anche minima e tuttavia agguerrita. Il pensiero di fondo diAlber%iniè largamente conosciuto da tutti noi e, quindi. riassumerò ancora più sbrigativamente (e rozzamente) la sua lettera, cercando di prestare attenzione soprattutto alle risposte puntuali alle valutazioni e alle proposte di Ruta. Mario inizia affermando che 'noi dobbiamo in ogni caso, anche quello della sconfitta, batterci fino all'ultimo per la riforma di Spinelli,: ma la riforma di Spinelli passa o non passa a seconda delle decisioni di Mitterrand (Francia) e di Kohl (Germania occidentale). per cui sciò che si fa - o si può fare - solo in Italia non serve*. Qui sta il ptoblemastrategico. Certamente esiste anche il problema. sollevato da Ruta, della presenza federalista al Parlamento Europeo, soprattutto se Spinelli. purtroppo. non si ripresenterà: ma questo problema importante quanto specifico non può stravolgere la sttategia generale; il federalismo in Italia deve preoccuparsi anzitutto dell'orientamento generale vòlto a piegare al nostro disegno (che è quello dell'affermazione della proposta di Spinelli) Mitterrand e Kohl. Quanto al giudizio sulla nostra strategia generale - scorporato il problema specifico della successione eventuale a Spinelli sul terreno del Parlamento Europeo è awentato o prematuro affermare che i fatti l'hanno smentita. Essa è una straregia per definizione difficile. perché implica la lotta per un potere (e ala politica è la lotta per il potere.) che non c'è (il potere europeo): essa implica dunque aspetti di anormalità e di eccezionalità, dunque non basta spostare to - ( l ) R1j7errionirullo scambro à~l e t t e r e f i Ruta (14 gennaio '83) e Albertini (21 grugno '83) in seguito a un dibattito sorto nelcomi[aro centrale di metà giugno, a Roma. del Mowimenlo fiderali~ta europeo. sforzo da un metodo (persuasione, pressione) a un altro (impegno elettorale diretto, o anche azione violenta. colpo di Stato, ecc.). Si può dire che, poiché la politica è, sì, lotta per il potere. ma poi5 altresì - o può essere - governo verso gli obiettivi che sembrano giusti, un elemento della nostra strategia si trova ad essere nella contraddizione. presente più nei governi nazionali che non nei partiri, di voler difendere il loro potere (nazionale) ma di aver bisogno poi di soluzioni a livello europeo (dove non c'è il potere), perché a livello nazionale non si viene più a capo dei problemi. In sostanza i governi vivono in uno stato contraddittorio. esprimendo tutto ciò che si è organizzato a scala nazionale ed amministtando la muline in senso antieuropeo. ma sono *spinti dalle cose verso l'unità europ e a , specie di fronre a tutte le difficoltà eccezionali (e le difficoltà eccezionali tendono a diventare la regola). Se mai sono i partiti ripete Albertini -, pure macchine nazionali di potere, che frenano. Quando vengono (o sono venute) a mancare le .circostanze eccezionali,, nelle quali incoraggiare gli statisti a fare il salto di qualità europeo, e solo allora, si presenta (o si è presentato) più urgente (e centrale) il compito dei federalisti di operare direttamente nella società e in modo più tipicamente rivoluzionario: il Congresso del Popolo Europeo (nato col *nuovo corso federalistar, cioè dopo il fallimento - estate 1954 - del progetto di Comunità europea di difesa e suoi corollari, che mirava a far scamrire dal riarmo, otmai deciso, della Germania occidentale, la Comunità politica europea) voleva essere - almeno nel pensiero di Albertini, che lo avrebbe voluto spingere fino alla disobbedienza civile - il tentativo *di far nascere una forza europea. soprattutto giovanile* (e qui Mario rievoca la storia della premamra intermzione o strozzatura dei Congresso del Popolo Europeo (2) e, quindi. del suo fallimento, non senza richiamare le sue debolezze nella distribuzione territoriale e nella insufficienza dei leader1 francesi e tedeschi). In conclusione. replica Albertini a Ruta, non possiamo farci prendere così, a mezzo della lotta, da una crisi di sfiducia per la strategia scelta (*bisogna sempre prendere di mira l'obiettivo senza lasciarsi fuorviare dallo scetticismo.), ma è pur vero che 'non è mai possibile avere la certezza che una strategia vale al cento per cento.: ciò in cui dobbiamo riporre, al di là di ogni dubbio, tutta la nostra fede - ogni ragione di vita e di lotta - è il federalismo. owiamente (.al di là della strategia. c't il MFE come tale. e come sede di sviluppo della forza federalistar). In prospettiva storica il compito di ognuno di noi è. sviluppare la forza federalista in Europa: comunque 'dobbiamo sempre stare sulla posizione costituzione e costituente, qualunque sia la situazione politicar. Ciò premesso, schematicamcnte e a 'uso mio., nel senso che qualsiasi riassunro è viziato necessariamente di soggettivismo e specialmente in casi come questo è condizionato dalle riflessioni che frattanto ami bruciano dentro,. ecco quel che non tanto ne penso occasionalmente io. ma quel che non mi può non accadere di pensare, continuando un mio ragionamento di venti. anzi trenta anni (Stati generali di Roma 1964, ma prima assemblea del CCE a Palermo 1953, articoli vari su .Europa federatar durante I'impostazione e lo svolgimento del .nuovo corso. - che comincia nel settembre 1954 -: cfr. la mia relazione al V congresso nazionale dell'AlCCE, Ancona settembre 1966, spec. al cap. 111, il fronte democratico europeo. e note). che ha avuto sviluppi anche recenti e coordinati col lavoro del MFE (cfr. .I1 gruppo di Milano.. in tComuni d'Europar dell'ottobre 1980, sulle premesse dell'elezioni di Petrilli a presidente internazionale del Movimento europeo), per non dire sviluppi recentissimi (cfr. .l1 progettoEuropaw - sul apatto sociale europeo, - in <Comunid'Europa dell'aprile 1983). E allora. tanto per prender le mosse, concordo su tutta la linea della risposta di Albertini a Ruta, ma nori mi nascondo - come del resto sottolinea anche Mario - che non si può restar lì: se non è servita per riprendere e approfondire il discorso sulla nostra attuale strategia federalista e sulla necessità della sua .messa a punto,. Anch'io ho la sensazione - debbo confessarlo subito - che in uno - (2) Sull'imponante iniziativa del CPE. promossa e sostenuta dall'ala dura dell'unione europea dei federalisti (UEF). a seguito del fallimento della Comunità europea di difesa (CED). rimandiamo alla nota di Alberto Cabclla, pubblicata nel numero di maggio 1975 di .Comuni d'Europm. Caduta la CED, i federalisti cambiano radicalmente la loro strategia di lotta (*nuovo corso.), fino ad allora basata quasi esclusivamente sulla azione di pressione sui vertici politici, per coinvolgere direttamente i cittadini. con l'elezione dei delegati al Congresso (specie di .primarie europee.) che rivendica al popolo europeo il potere costituente. dei momenti *storici. della nostra azione, dei momenti n re visti da un pezzo dalla riflessione federalista, giuochiamo con una cena ticome si dice in diversi spons midezza e piurtosro che qui la nostra posizione è ancora peggiore, poiché agiamo dopo loro: ci attaccano. ci gli ~ ~ e r s a r i . per alno vanno per ignorano). sempre stare nella posizione costiruzionale e Costituente, qualunque sia la situazione poiiticar. scrive Alhertini: ritengo che sia ineccepibile. C'è se mai da osservare che la costituente (europea) si . può . presentare in forma pura o impura, ordinaria o . . straordinaria. L'Assemblea ad hoc. con gli sviluppi che avrebbe potuto avere. era una forma impura. trattandosi di una assemblea esettoriale~(l'Assemblea comune della CECA). formata di cletti di secondo grado e integrata - proprio per uscire dal quadro settoriale e affrontare la globalità dei temi politici e istituzionali - con altri eletti di secondo grado: una specie di potere costiniente octmyé - e qui non mi interessa tanto l'aspetto formale della aconcessione,, che in realtà si fondava su una prospettiva pattizia, quanto l'animazione che a tutta la vicenda dava il favore attivo di alcuni degli statisti nazionali coinvolti -, che si accettava e si appoggiava da parte dei federalisti (anzi era lo stesso Spinelli che aveva consigliato il tmcco a De Gasperi) in quanto sfociasse in esiti analoghi a quelli che ci si potevano attendere da una costituente pura; ma fermo rimanendo che, fallito il marchingegno, sarebbero rimasti inalienabili i diritti costituenti del popolo federale europeo (e difatti per questa strada, fallita la CED e conclusa quindi l'esperienza dell'Assemhlea a d hoc. ci incamminammo col *nuovo corso,: per quanto mi riguarda, insieme agli amministratori locali federalisti - militanti nel MFE di stretta osservanza - Centazzo e Brunetri. riuscii a indurre il CCE, agli inizi del 1955, all' Appello di Esslingen per l'Assemblea costituente europea, dopo che agli Stati generali di Venezia. nell'ottohre 1954. avevano fatto passare - nella commissione politica ci dette una mano anche Luciano Bolis - il principio di elezioni europee a suffragio universale diretto nell'àmhito di una Comunità politica europea dotata di poteri limitati. ma reali). L'attuale Parlamento Europeo con l'iniziativa del Coccodrillo si awicina assai più alla costituente puta, anzi lo è: non interessa verificare, infatti. quali competenze. sul terreno del alegittimismo* più vieto, ad esso spettino quanto, casomai, se fosse implicito o esplicito o almeno sottinteso chiaramente il mandato costituente da parte dell'elettorato europeo al momento del voto: ma penso che col .compromesso Bangemannw si opererebbe la rinuncia a una questione di principio, di grande valore ideale e, nel tempo, anche politico - la battaglia di Spinelli può, questa volta. terminare anche con una sconfitta o un armistizio in perdita, ma non per questo si dovrà commettere la follia di abbandonare la strategia delle elezioni europee che mirano alla Costituente -, voglio dire la questione che a un Parlamento Europeo. eletto da decine di milioni di europei a suffragio universale diretto. competa il diritto di fare l'arbitro democratico tra rissosi governi nazionali, incapaci di rlavotare, su una dimensione più ampia di quella per cui sono nati. e di atuibuirsi il potere costituente, e a noi federalisti competa il diritto .storico. di pretendete questa .qualità. costituente dal Parlamento Europeo. Col <compromesso Bangemann. - oltretutto di scarsissima saggezza tattica. percht rappresenterebbe non il progresso, ma il regresso verso una Assemblea a d hoc. per di più ingovernabile noi declasseremmo il Parlamento Europeo a un comitato d i esperti eletto da circa 190 milioni di europei e perderemmo a tempo indeterminato tutta la carica ideale di una strategia. la nortm strategia ~storicaw.Ciò non significa che I'azione di appoggio alla Costituente - di cui parleremo tra un attimo - non richieda accorgimenti tattici: essa deve anzi evitare qualsiasi massimalismo perseguito più per .scaricare la coscienzaw - cioè, in definitiva. per opportunismo - che per rener fermi i riferimenti ideali, ma - non c'è bisogno di sottolinearlo - c'è la tattica utile e quella inutile o addirittura dannosa e comunque figlia della perdita dei nervi (non lasciarsi .fuorviare dallo scetticismo>. come awerte lo stesso Mario, e - aggiungo io - non pretendere di compiere solo azioni a colpo sicuro e. insomma, di fare la rivoluzione senza rischi o le riforme senza nemici). A secondo dei modi in cui si è pervenuti o si prevede di pervenire al momento costituente, dovrà variare l'azione federalista, ma essa (con una ripartizione diversadell'enfasi in un campo o nell'altro) si presenterà in ogni caso come bicefala: a) azione all'interno dell'Assemhlea europea (con la presenza di federalisti o di *convertiti. al federalismo o di amici del federalismo; con la pressione diretta sui lavori assembleari e con l'apporto culturale); b) quelle che dovranno entrare in sintonia coi lavori costituenti. E in questo secondo campo che ci si trova quando Albertini dice che ora bisogna fare i conti con Mitterrand e Kohl; è per le esigenze permanenti di questo secondo campo che appare in ogni caso unilaterale e inadeguata la proposta prevalentemente parlamentare elettoralistica di Ruta: ma è soprattutto in questo secondo campo che. a mio awiso. noi federalisti abbiamo la responsabilità di alcune insufficienti riflessioni di teoria politica e che Petrilli rischia il fallimento della sua presidenza se non riesce a condurre (o a dare una mano discreta a chi conduce) il Movimento europeo dal pluralismo alla convergenza. Mi spiego. Mentre il club del Coccodrillo faceva il suo lavoro, noi federalisti. tutta la forza fedetalista, il Movimento europeo in quanto ispirar0 dai federalisti abbiamo insieme lanciato la parola d'ordine del governo europeo. 11 termine .governo europeo* giustamente era a indicare perché volevamo la Federazione sovranazionale, e giusti erano - e sono - i grandi obiettivi da affidare al governo europeo: lotta contro la disoccupazione stmtturale e crescente nella Comunità. contributo attivo a un nuovo ordine economico e sociale internazionale. iniziativa efficace per una reale organizzazione della pace ... Senonché la risposta politica (dei politici) all'azione federalista è modesta, svagata, rarefatta: insomma, la nostra parola d'ordine e l'azione relativa sono inadeguate a Cpromuo- - COMUNI D'EUROPA 14 vere le iniziative politiche necessarie per sostenere l'opera costituente del Parlamento Europeo,, scrive Ruta. Il quale aggiunge: emblematica al riguardo è l'esperienza di Petrilli che ha ottenuto l'adesione di 400 ~arlamentariitaliani all'iniziativa CIME, ma nonostante gli sforzi compiuti, non è riuscito a trasformare tali adesioni formali in quella iniziativa parlamentare che sarebbe ed è necessaria.. Peggiori esiti si constaterebbero. forse, se Ruta si a€facciasse sui territori ove - riprendendo Albertini - occorre persuadere Mitterrand e Kohl e10 le forze che possono premere su di essi. Qui. mi pare, ha ragione Albertini: non si tratta di cambiare linea politica generale o addirittura strategia; ma - dico io - di concretarle. L'errore, a mio awiso. è che, se la parola d'ordine agoverno europeor deve diventare un punto di riferimento e una molla non per noi stessi federalisti, ma per i politici e per le forze sociali, cui i politici sono o possono essere resi sensibili (sindacati. imprenditori, forze vive - di cui parleremo -), essa deve non porre problemi e obiettivi a tempo indeterminato e prescindendo dallo scenario delle forze, politiche e no, che un governo europeo dovrebbe tenere in conto con una ragionevole e realistica ipotesi di lavoro. Mi si capisca bene: ciò non è ricadere nella politica dei contenuti né nella opinabile =sociologiadelle forze., ma è collegare - per i politici e gli altri non aprio~federalisti- il ~filosoficorsalto di qualità istituzionale e la aprowidenzialità federalistar (che in un tempo non precisabile risolverà o potrà risolvere i grandi problemi delle nazioni europee e del mondq) a una precisa scelta tendenziale di alcuni stralci di .governo euiopeor immediatamente realizzazibili e suscettibili dell'appoggio di uno schieramento democratico c o n creto. sufficientemente ampio e credibile. Le costituzioni democratiche non passano - o hanno vita breve e travagliata - se non hanno alle spalle, nel tempo in cui si varano. un .compromesso storicor di forze abitualmente conflittuali. uno schieramento democratico eccezionale (ma non basato solo sulla eccezionalità della muova filosofia.: i politici e tutti i leaders usocialir possono anche, facendosi veri statisti. sposare una grande idea, ma debbono essere in condizione di legare - senza soluzione di continuità - il generale col particolare), un .patto sociale~.In questo senso io ho parlato e scritto recentemente (.Progetto Europa., in <Comuni d'Europa. aprile '83, e ora, in francese, aprojet Europer) di un =patto sociale europeor da favorire alle spalle dell'iniziativa costituente del Parlamento Europeo, patto sociale che - nei suoi aspetti specifici - non presenterebbe nulla di nuovo per noi federalisti (cfr. gli studi e le proposte di Alberto Majocchi, Jozzo, Velo, Lucio Levi, Pistone, i convegni del Usai, Montani, dello stesso Ruta - cito a caso Movimento europeo culturalmente guidati dai federalisti. ecc.). ma che tenderebbe a stabilire una alleanza tra gli imprenditori disposti (cosa ormai rara) a essere tali e i sindacati aperti a una reale ristmtturazione economica della Comunità europea (a condizione - ecco il senso della rete coordinata, comunitaria, di Agenzie regionali del lavoro e di un =patto sociale, - che essa non sia pagata prevalentemente dalle categorie più deboli dei lavoratori e che i due suoi scopi. collegati e inscindibili. siano una sana bilancia europea dei pagamenti e un aumento di decine di milioni di posti di lavoro), lasciando altresì spazio - nella situazione dinamica - ai gmppi emergenti e nello stesso tempo ora emarginati della società europea. Aggiungo che =patto sociale. può risultare una espressione pericolosa, che va guardata da interpretazioni corporative - anche se nelle mie intenzioni è esattamente l'opposto - o anche aridamente economistiche: un governo europeo da ipotizzare hic e t nunc (anche se poi il passaggio del Progetto costituzionale garantirebbe nel tempo la governabilità europea), solido alle spalle per il .patto socialer interno, potrebbe e dovrebbe percorrere subito le strade del nuovo ordine monetario internazionale. del piano Marshall (chiamiamolo pure. prowisoriamente, così: ma può ingenerare equivoci e dubbi) verso il Terzo-Quarto Mondo - contribuendo simultaneamente a vincere la fame nel mondo, a incrementare la domanda globale, a eliminare alcune delle cause di guerra -, a prendere una muova. posizione degli industrializzati verso le ricchezze del fondo e del sottosuolo degli oceani (cfr. il settore curato da Montani). e, ora, circa il possesso dell'hntartide (si pensi all'incredibile conferenza del cosiddetto c l u b dei 14r. che si è conclusa nei giorni scorsi a Bonn), conciliando le velleità terzomondiste di alcuni Stati nazionali europei e la reale esigenza di riordinare il mondo. passato dallo rtatur bipolare al multipolare, di rilanciare su nuove basi le Nazioni Unite (qui una fase di federalismo funzionale non è da scartare). di prendere in mano - è veramente il caso di dire .concretamente, il problema dell'organizzazione della pace. Ma non voglio dilungarmi sui dettagli, voglio stabilire il concetto. Per non avere le delusioni. che Ruta denuncia, Petrilli deve passare dal semplice federalismo teorico e da chiamare in vita su grandi problemi di fondo, ma rimanendo olimpicamente alla testa di un coacervo pluralista che vedrebbe insieme appoggiare una Unione europea (e la sua Costituzione), gli eurocomunisti italiani e la Tatcher, Rognoni, e il Kohl aderente alla nuova Internazionale conservatrice (e, scusatemi, fascista nel senso più sostanziale del termine), Mitterrand e gli arii della Deutrche Bank, ecc. ecc.. alla convergenza .straordinaria. delle diverse componenti. Secondo me anche il discorso di Albenini sulla necessaria persuasione di Kohl e di Mitterrand - che, come risposta polemica a Ruta, approvo - va per altro analizzato. So bene (per carità!) che il federalismo ha alternato, alterna, alternerà nella storia i momenti della =testimonianza. (ci verrò) e quelli della apolitica., coi suoi compromessi e le sue astuzie; so anche che cene occasioni storiche - il rilancio europeo, buono o cattivo che sia stato. dopo lo smacco di Suez - vanno spregiudicatamente utilizzate: ma sono sempre rimasto alquanto scettico nel veder sostimire la rivoluzione. in qualche modo lenta e coi suoi tempi obbligati. con .filosofia e colpi di mano,. Sì. persuadere Kohl; sì, persuadere Mitterrand, come via obbligata per non far camminare nelle nuvole la Costituente europea: ma a condizione che, con le buone o con le cattive. cene cose cambino - si sia ca- -. ottobre l983 A Torino i XV Stati generali del CCE I1 Consiglio nazionale deli'AICCE, riunito a Roma il 28 ottobre u.s., ha ratificato all'unanimità (con due astensioni e una non partecipazione al voto) la scelta definitiva di Torino quale sede per i XV Stati generali del Consiglio dei Comuni d'Europa, che si terranno dali'll al 14 aprile 1984. I membri del Constglio nazionale, fra i quali erano presenti numerosi sindaci, presidenti d i A m ministrazioni provinciali e presidenti di Consigli regionali, dopo aver preso atto dei tre temi della importantissima manifestazione, che si svolgerà alla vigilia delle seconde elezioni europee, hanno deciso l'immediata formazione di u n Comitato promotore degli Stati generali, composto da rappresentanti del Comune e della Provincia dt problemi); 2 ) il progetto istituzionale del Torino, della Regione Piemonte e dell'AIC- Parlamento Europeo, il governo della CoCE. I tre temi degli Stati generali verteran- munità e i grandi compiti da adempiere no su: 1) la crisi dell'economia europea, la (pace, piena occupazione, intervento contro disoccupazione strutturale e il rapporto fra la fame nel mondo); 3) le carenze dell'inle gestioni locali dell'economia (microeco- formazione europea e le sue cause strutturanomia) e l'economia comunitaria (macro- li e politiche. paci di farle cambiare - in Kohl e in Mitterrand (e qui il socialismo, la democrazia cristiana, il liberalismo, I'eurocomunismo. o i contenuti, non c'entrano: c'entra che così come sono Kohl e Mitterrand non li si piega al =patto. europeo, e ancor meno, quindi, alla Costituzione dell'unione, e che pertanto il nostro compito è difficile e durissimo. non siamo vicini alla vittoria. non ci possiamo contentare del ritornello astratto del .governo europeo, che tutto risolve - forse con questi forse con quelli - in un quadro di irreale politica angelica). I1 Movimento federalista è ututtor nel momento delle catacombe e delle crisi gravi agli effetti dell'unità europea, nel momento in cui si ripropongono tutti gli interrogativi - classici - dell'azione diretta (violenza e non violenza, cultura o azione, ecc.), nel momento insomma della =testimonianza. e della preparazione (della rivoluzione e dei rivoluzionari): ma non può pretendere di fare la mosca cocchiera nei momenti del cimento politico, come I'attuale. In questi ultimi esso deve essere allaleadershz) di un rfronte democratico europeo.. come predico da venti anni e più; di un .fronte= che richiede un nostro impegno raddoppiato; di un fronte che, ci siamo domandati a un certo punto, può essere incarnato da un Movimento europeo profondamente trasformato (se no, dovrà nascere e vivere altrimenti). Cos'è il .fronte democratico europeor? I1 f.d.e. è l'alleanza, guidata dai federalisti, di tutte le forze (in atto o virtuali) a cui sta stretto lo rtatur quo, il compromesso nazional-corporativo: tutte le forze, tradizionali ma capaci di rinnovarsi o emergenti, che abbiano almeno un motivo per venire con noi ma a cui manca il quadro e la prospettiva federalista. Forze dotate di un dinamismo (per questo. alla buona. sono state talvolta chiamate .forze viver), che per altro senza la nostra guida o rimane latente o devia verso obiettivi settoriali e sbagliati: forze politiche (abitano talora anche negli angoli degli stessi partiti), economiche, sociali, culturali; movimenti emergenti (verdi. pacifisti, donne...). Un .fronte> siffatto, certo. richiede un movimento federalista sempre più forte, capace di mantenere la purezza e la durezza del diamante. ma anche di inviare ragionatamente i suoi .quadri, inpartibur injidelium, col rischio di sporcarsi le mani (e questo rischio, l'ho accennato, si corre per esempio col .patto sociale europeor). I1 afronte. (ne siamo capaci?) deve saper crescere - io penso veramente alla rivoluzione-, guidato da federalisti che abbiano una straordinaria fiducia in se stessi: il =fronte. deve saper non solo persuadere. ma minacciare (anche Kohl e Mitterrand). Quando Lucio Levi parla ai sindacalisti, quando Alberto Majocchi o Jozzo o Velo mettono con le spalle al muro - in fatto di moneta - certi grandr commir dello Stato in convegni promossi attraverso il Movimento Europeo. quando il CCE (meglio: I'AICCE) tenta di trasformare il lamento corporativo dei sidemrgici assistiti contro la CECA in rivolta (si fa per dire ...) contro le .partecipazioni statali nazionali. e in critica consapevole contro il sistema aconfederale~della suddivisione delle produzioni nazionali in quote (mentre occorre guardare alla ripartizione coordinata di tutta la produzione: ma a ciò si richiede un governo europeo). quando Montani smaschera il terzomondismo di certi ministri degli Esteri, ecc. ecc., siamo in zona f.d.e., a condizione che tutto ciò sia coordinato in un coraggioso movimento (il Movimento Europeo?) che cresce, cresce. cresce e non che ci si limita a utilizzare per dare maggiore eco alle nostre risoluzioni federaliste fatte in casa. In fondo a questo pensavo tra la fine degli anni cinquanta e gli inizi dei sessanta. quando (dopo essermi battuto col Ministro Martino per l'attuale redazione degli articoli dei Trattati di Roma sulle elezioni europee: con un sostanziale avanzamento sull'articolo a d hoc del Trattato di Parigi della CECA) parlavo di fronte democratico europeo. Pensavo a una massificazione, nel bene e nel male. dell'idea europea; a una immancabile crisi fumra del MEC: a uno storico scontro tra forze centrifughe (e neo-nazionaliste) e forze centripete europee, col riferimento di un Parlamento Europeo eletto frattanto a suffragio diretto. Senonché la situazione si fa ancora più drammatica del previsto e noi ci dobbhmo lavorar dentro. In realtà le forze (economiche) che sarebbero dovute diventare centripete, perché insofferenti della dimensione nazionale, si stanno sovente alleando alle neo-nazionaliste. con un orribile cocktail di corporativismo e di multinazionali etero-comandate (MontedisonHercules): cioè assistiamo a un totale scollamento tra produzione (guidata da una finanza apolide) e territorio. Potremo anche su altri terreni (Terzo-Quarto Mondo, sicurezza) mostrare che quel minimo di cogestione, di cui eravamo capaci, va scomparendo. Insomma, il fronte democratico europeo va sempre più diventando anche l'ultima sponda della democrazia: sta a noi portare avanti questa battaglia almeno con la dedizione. nei loro campi, dei averdir e dei apacifiti., che del resto possono essere - se sappiamo illuminarli (è la parola giusta) - i nostri migliori alleati. Diverso da quello sul f.d.e. è il discorso sulla forza federalista: la quale è -deve essere - tutta raccolta intorno al MFE nei momenti della testimonianza, ma rimanere tutta profondamente federalista, senza tentennamenti. anche nel momento. politico, dell'azione più articolata. In questo senso mi sforzai recentemente nel convegno di Teramo (AICCE-AEDE) di parlare della Costituente nella scuola. In questo senso ho sempre parlato del federalismo rigoroso del movimento delle autonomie (incarnato con compromessi, di cui altra volta parleremo, nel CCE). a condizione che Proudhon e Hamilton si leggessero in un certo modo (Proudhon, tramite Gurvitch, nella versione autonomie + programma di Adriano Olivetti, ma con la mia correzione - rispetto a quest'ultimo - della visione dinamica dell'alleanza autonomie-federalismo sovranazionale, nel senso che quest'ultimo non aspetta quelle, ma crescono entrambi sinergicamente). Rimane, dulcti in fundo, il problema - specifico sì. ma problema e grosso - posto da Ruta. Che succederà dopo Altiero? I1 mio orientamento è che un efficace fronte democratico europeo dovrebbe riuscire a far passare - sotto il ticket di diversi partiti - quakhe uomo di fiducia dei federalisti nei prossimi Parlamenti Europei. Certe sono - concordo - due cose: 1) un Parlamento Europeo, eletto a suffragio diretto, tende ad avere una misura europea nell'a€frontare le questioni, ma questa tendenza rimane latente senza un eroe (Spinelli. questa volta) che la scateni; 2) dopo Alessandro Magno (Spinelli) comincerà l'età dei Diadochi: ci dobbiamo sforzare ad ottenere Diadochi di qualità, amici fra di loro, disciplinati dal Movimento federalista (se no.. . invieremo i nostri killerr). Concluderò anch'io, come Mario, che non è in uno scritto occasionale che si può o si riesce a dir tutto. Io tuttavia aggiungo che non sono ancora per molto disposto a sopportare ch? delle mie chiacchiere non si recepisca niente. Un applauso di simpatia (.quel vecchio, fedele, tenace Serafini: brav'uomo!,) e poi come se non avesse parlato: ed io rimango solo con gli infedeli. Umberto Serafini Roma, luglio 1983 P.S.- Quando Mario dice, a proposito del Congresso del Popolo europeo, .io l'avevo concepito come il tentativo di far nascere una forza europea, soprattutto giovanile. capace d i fare nel campo militare la disobbedienza civile ecc. ecc.,, ha tutta la mia comprensione. lo prima mi vidi bocciata l'idea di praticare l'obiezione di coscienza alla difesa nazionale (e qui siamo al .prologo in cielo,), poi, in pieno CPE. mi fu censurato. da qualche zelante spinelliano (in seguito passato al nazionalsocialismo d i Mattei e dell'EN1 il titolo di un mio articolo. che suonava aGandhi o Spinelli?=.Ma, come di, guardarsi dagli -ani (spinelliaceva il mio amico B ~ g n e r bisogna ni. saragatiani, staliniani.. .). ottobre l983 COMUNI D'EUROPA 15 i libri Utopia o realtà? - l'azione politica delle Nazioni Unite di Gerardo Zampaglione In un saggio poderoso per informazione e completezza una politologa eminente esamina un trentennio di storia mondiale, nell'ottica delle iniziative prese dalle Nazioni Unite. Si direbbe che nell'opinione pubblica italiana ed europea il mito delle Nazioni Unite abbia perso molto del lustro originario e che ad esse si guardi con senso di indifferenza, più che di delusione. Quest'ultima reazione dell'animo umano presuppone, a sua volta, l'esistenza a monte di uno stato di illusione, di cui - per la verità - non si può oggi più parlare, dato che è sfumato da tempo. Siamo vissuti - ahimé abbastanza a lungo per vedere il volto dell'ONU sbiadirsi nell'opinione corrente, come l'immagine del gatto nel celebre «Alice nel paese delle meraviglie». Di questo però restava il sorriso, sospeso nell'aria, quasi a testimonianza di un'esistenza effimera quanto a risultati, ma esemplare e paradigmatica quanto ad obiettivi e finalità sperati. L'impulso ideologico e la forza carismatica che aveva accompagnato (o motivato) il sorgere della organizzazione sono spariti. Il pubblico si stanca con facilità, trasferisce la sua attenzione ad altri miti, abbandonando quelli in cui ha un tempo creduto, al punto di attribuir loro una ingiustificata carica salvifera. E il destino delle mitologie, affermatesi inizialmente in maniera esplosiva, seguendo la curva ascendente di una parabola, inesorabilmente destinata - per le leggi della geometria e della politica insieme combinate - a subire una inversione di direzione e di tendenza. All'entusiasmo fa seguito un deprimente calo d'interesse che fa tutto scorgere (e giudicare) in chiave scettica e liquidatoria. Scomparso il carisma, si diffonde l'opinione (malsana e dannosa) che l'iniziativa sia stata vana, abbia perso di utilità e serva a foraggiare un certo numero di dipendenti, i soli interessati a mantenerla in vita. Questo processo è, d'altra parte, comune a tutte le iniziative umane emerse da una esplosiva impostazione ideologica che, a un certo momento della storia, abbia riportato un certo successo, generando speranze e propositi. C'è da chiedersi se qualcosa del genere non si stia verificando anche per le Comunità europee, la cui nascita susciterà tante speranze. C'è una colorazione melanconica in tutto questo, capace di tormentare gli animi, spingendoli alla disperazione. Possibile che sogni e speranze debbano sempre risolversi in una disfatta di fronte alla nuda realtà, fatta di ciniche rinunce e di inesorabili fatalità? Possibile che ogni certezza di salvezza e di palingenesi debba sfumare nella miseria della condizione umana e delle sue esigenze di pragmatismo e praticità? E, per quanto riguarda le Nazioni Unite, nate poco meno di quaranta anni fa, per ristabilire e consolidare la pace sul pianeta terra, è proprio esatto che si siano rivelate inutile e incapaci, non solo di risolvere i problemi dell'umanità, ma altresì di additare la strada, lungo la quale essa possa transitare con sicurezza, guardando con accresciuta fiducia all'awenire? È quanto si sente dire da tempo e, come tutti i luoghi comuni più ripetuti che sottoposti a esame critico, questa operazione va prendendo forma e sostanza. Fortunatamente non tutti concordano con tale visione deprimente ed apocalittica. C'è anche - come in materia di unità politica europea - chi non demorde dalle proprie convinzioni, cercando di collaudarle con testimonianze e fatti, intesi a provare che, lungi dall'essere la deludente esperienza che si è detto, le Nazioni Unite sono probabilmente la grande realtà del secolo, il perno intorno al quale gravita la civiltà umana che in esse ha trovato incoraggianti fattori di convergenza. Maria Vi~maraha compiuto un'impresa del genere, dando alle stampe il primo volume (suddiviso in due tomi - complessivamente 1616 pagine in ottavo, e d t e dalla CEDAM di Padova, edizione 1983) di un'opera menumentale dal titolo: d'azione politica delle Nazioni Unite - 1946-1976. Cronache documentarien. Queste ultime due parole fanno pensare a un saggio di natura quasi.cronistica e giornalistica, mentre, in realtà, si tratta di un'opera storica di rilievo, che riassume le vicende politiche di un trentennio, alle quali le Nazioni Unite furono sempre in qualche maniera legate. Maria Vismara tali vicende le conosce a menadit~,:avendoleseguite dagli spalti di Palazzetto di Venezia, posto di fronte al Campidoglio, dove ha sede la Società Italiana per l'organizzazione Internazionale (SIOI). L'organismo fu costituito subito dopo la seconda guerra mondiale, contemporaneamente alla fondazione delle Nazioni Unite (1945), del cui credo può considerarsi il massimo depositario ed autentico rappresentante in Italia. Sono, dunque, quasi quaranta anni che l'Autrice segue con diligenza e competenza le vicende dell'ONU. Nessuno è, dunque, meglio di lei qualificato per rievocarne la storia, attraverso l'esame delle iniziative politiche prese che - essa ci ricorda - debbono essere inquadrate in due categorie: quelle indirette, per le quali l'organizzazione ha operato sugli stati membri, per orientarne le scelte in maniera consona alle norme statutarie e. quelle dirette, in cui l'iniziativa è stata assunta dalle Nazioni Unite stesse. Su questi interventi, così spesso dimenticati, l'Autrice del saggio si sofferma in dettaglio, esponendo causali e linee di s v i l u ~ ~Essa o . rievoca fatti e circostanze che suscitarono, al 1010 tempo, un'enorme notorietà, attirando l'attenzione dei mass media. Adesso soltanto gli specialisti li ricordano, talvolta appena nelle grandi linee e senza il conforto della c h ~ m e n tazione completa e degli indispensabili ragguagli. A questo prowede l'Autrice attraverso una accurata documentazione, per il momento limitata ai maggiori dossiers: il mantenimento della pace, il disarmo, l'impiego delle armi di distruzioni di massa, l'applicazione pacifica dell'energia nucleare, l'utilizzazione dello spazio extra-atmosferico, la destinazione dei fondi e sottofondi marini, la pirateria aerea. Segue nella parte seconda l'esame di questioni di interesse specifico, ma la cui irradiazione, quanto a conseguenze ed influenze, si rivelò planetaria. Tali le questioni del Medio Oriente, nei suoi lunghi e complessi sviluppi, di Cipro, del Congo ex belga (Zaire), del Guatemala, di Cuba, dei Caraibi, di Panama. Segue la documentazione, non eccessivamente vasta rispetto al resto dell'opera, ma significativa e valida per una immediata consultazione. I problemi, di cui abbiamo fornito una elencazione (i generali quanto i particolari), pur nella vastità della trattazione, vanno considerati esemplificativi dell'azione svolta dalle Nazioni Unite. Altri ce ne sono - specialmente Per quanto concerne il continente asiatico che formeranno oggetto di esame nel secondo volume, attualmente in corso di redazione. L'intedimento dell' Autrice è stato di Provare, attraverso un esame minuzioso che, nonostante le critiche e, peggio, il disinteresse, di cui si è detto, le Nazioni Unite, rimangono ancora un cardine essenziale della società umana, intorno ai quale ruotano le relazioni tra stati e dei cui successi e fallimenti dipenderanno le vicende dei prossimi decenni. Questa certezza emerge dalla trattazione dei singoli dossiers, sempre compiuta con rigore scientifico, ma soprattutto dall'introduzione (pp. 1-103) che riveste da sola un interesse marcato. Può infatti essere letta come un saggio di letteratura pacifista, intendendo questo termine, spesso viziato da implicazioni peggiorative e colorazioni utopistiche, nel senso positivo di contributo al consolidamento della pace e di ricerca dei mezzi idonei per raggiungerla. Alcuni brani dell'introduzione raggiungono vertici di enorme forza persuasiva, illustrando aspetti vitali del nostro tempo, e connotazione della presenta fase storica. Ci piace ricordare quello iniziale, nel quale l'Autrice, richiamandosi ad una norma dello statuto, sottolinea come le Nazioni Unite rappresentino il foro, dove si coordinano gli sforzi per il raggiungimento degli obiettivi fissati. Questo compito è legato alla crescente interdipendenza degli stati e delle loro scelte, determinata dal progresso della tecnica. Giustamente essa ricorda che, se tale realtà è talmente ov- COMUNI D'EUROPA 16 La bandiera d'Eurooa alle città italiane 1 BANDIERA D'ONORE CONSIGLIO D'EUROPA 1982 La Bandiera d'Europa è stata consegnata alle città di Guastalla, Gubbio e Ivrea nel 1982; quest'anno a Trieste (v. n. 7-8 di «Comuni d'Europax) e Schio. Il riconoscimento, che viene conferito per «meriti europeisticin, doveva essere consegnato a Trieste nel '76; la manifestazione era stata però rimandata a causa del terremoto del Friuli. La solenne cerimonia della consegna della Bandiera (foto sopra) si è svolta, pertanto, a Trieste i1 7 maggio scorso. via e conosciuta, che persino il ricordarla può apparire banale, non è stata abbastanza approfondita la sua presa di coscienza da parte degli stati. Non si è ancora affermata la consapevolezza che andare contro di essa non è soltanto contrario a un preciso indirizzo della storia, ma è dannoso e controproducente. Di qui l'implicita necessità di una organizzazione mondiale capace di offrire la cornice, entro la quale le tensioni ricevono una soluzione adeguata, nella quale interessi diretti possono comporsi, senza ricorso ai conflitti armati. Raramente questi risolvono le questioni pendenti e, per lo più, determinano reazioni più perniciose delle stesse azioni, alle quali intendono porre termine in funzione di visioni parziali. E la condanna delle iniziative unilaterali, poste in essere da un membro, o da un gruppo di membri, della comunità internazionale, senza tener conto degli interessi collettivi e planetari. Si obietterà forse che considerazioni del genere non presentano nulla di nuovo e che l'obiettivo statutario delle Nazioni Unite è appunto di assicurare la pace, fornendo un meccanismo adeguato per la soluzione delle controversie. D'accordo, ma è appunto quello che il pubblico tende a dimenticare, giudicando l'organizzazione soltanto dai risultati conseguiti che non sarebbero così spettacolari e risolutivi, come ci si attendeva. Innanzi tutto le Nazioni Unite - e non è merito di scarso rilievo - forniscono il foro istituzionale, dove questo dibattito può compiersi in una atmosfera di relativa serenità, e sotto l'egida di un organo posto al di sopra della mischia, quale è il segretario generale. Spe- cialmente nei paesi di recente indipendenza, conseguita a seguito del processo di decolonizzazione, il peso morale e il valore giuridico delle sue iniziative, prese nell'esercizio delle funzioni statutarie, sono vivamente sentiti. Non a torto, d'altronde, dato che le Nazioni Unite non sono soltanto dotate di prestigio certo, ma, alla resa dei conti, hanno dimostrato di possedere fattive capacità di intervento, alle quali hanno fatto seguito risultati concreti. Maria Vismara ne cita varie, delle quali soprattutto due appaiono significative: i) l'opera del segretario generale Hammarskjold, tragicamente deceduto in un incidente aereo, che riuscì a far rientrare la secessione del Katanga (1960-196l), salvando l'integrità e l'indipendenza del Congo ex belga (oggi Zaire); 2) quella del segretario generale U. Thant durante la crisi dei Caraibi (1962), prodotta dall'istallazione dei missili sovietici a Cuba, causa di una pericolosissima tensione tra Superpotenze. In entrambi i casi l'intervento del segretario generale portò alla soluzione della crisi e alla rimozione di gravi fattori di turbamento. Furono eventi significativi, troppo presto dimenticati e sui quali l'Autrice richiama la nostra attenzione attraverso una diligente analisi dei fatti e una critica minuziosa dei documenti. Dobbiamo essergliene grati. Soprattutto perché, lungi dall'abbandonarsi ad entusiasmi rapsodici e inutilmente trionfalistici, essa riesce a diffondere la consapevolezza che la funzione delle Nazioni Unite non è affatto esaurita e che da esse ci si debbono attendere ancora vitali risultati, in vista della salvaguardia della pace del mondo. COMUNI D'EUROPA Organo deil'A.1.C.C.E. ANNO XXXI - N. 10 OTTOBRE 1983 Direttore resp.: UMBERTO SERAFINI Condirettore : GIANFRANCO MARTINI Redattore capo: EDMONDO PAOLINI DIREZIONE, REDAZIONE E AMMINISTRAZ~ONE 6.784.556 Piazza di Trevi, 86 - 00187 Roma 6.795.712 Indir. telegrafico: Comuneuropa - Roma Abbonamento annuo per la Comunità europea, ivi inclusa l'Italia, L. 10.000 Abbonamento annuo estero L. 12.000 Abbonamento annuo per Enti L. 50.000 Una copia L. 1.000 - (arretrata L. 2.000) Abbonamento sostenitore L. 300.000 - Abbonamento benemerito L. 500.000. I versamenti debbono essere effettuati su/ C /C postale n. 35588003 intestato a: Istituto Bancario San Paolo di Torino, Sede di Roma - Via de//a Stampe&, 64 , Roma (tesoriere de//'AICCE), oppure a mezzo assegno circo/are - non trasfiribile - intestato a ~AICCED, specz3cando sempre /a causa/e de/ versamento. Aut. Trib. Roma n. 4696 dell'll-6-1955 LITOTIPOGRAFIA RUGANTINO ROMA - l983 FOTOCOMPOSIZIONE - PHOTOSISTEM V. ALESSANDRO CRUTO. 8 Associato all'USPI Unione Stampa Periodica Italiana