a tutto campo AGRICOLTURA E MONTAGNA IN PROVINCIA DI TORINO Poste Italiane - Spedizione in abbonamento postale Art. 2 Comma 20/c Legge 662/96 n. 2 Marzo - Aprile 2003 D.C. di Torino A N N O I I ° - N U M E R O 2 Marzo - Aprile 2003 a cura dell’ Assessorato Agricoltura, Montagna, Sviluppo Rurale e Tutela Fauna e Flora 20 milioni di euro per le imprese agricole Editoriale Intervento PIÙ RISORSE PER LE AZIENDE CANAVESE: L’AGRICOLTURA DEL TERZO MILLENNIO L ’emanazione del bando relativo alle misure A B e P del piano di sviluppo rurale PSR, con 20 milioni di euro disponibili per le imprese della provincia di Torino, rappresenta una grossa opportunità per l’intero sistema agricolo provinciale. Infatti se, come ci auguriamo, il mondo agricolo saprà trarne vantaggio utilizzando l’intera dotazione, l’ammontare complessivo degli investimenti attivati sarà pari ad oltre 50 milioni di euro, ovvero circa 100 miliardi di vecchie lire. Una grande opportunità quindi a cui l’amministrazione guarda con la consapevolezza che il sistema delle imprese agricole saprà trarne profitto e avviarsi verso quella maggiore competitività che le nuove sfide del mercato impongono. Tuttavia non solo di sostegno finanziario ha bisogno l’agricoltura. L’assistenza tecnica, l’aggiornamento professionale, la divulgazione insieme alla ricerca, sono elementi essenziali e niente affatto complementari. Ma qui i problemi aumentano di dimensione. Il sistema dei servizi allo sviluppo in questi anni si è dimostrato aderente agli scopi, la gestione dal basso ha permesso di rispondere con prontezza alle necessità delle aziende agricole praticamente su tutto il territorio regionale. Ma dense nubi si stanno ammassando all’orizzonte. I contributi a scalare, previsti dal PSR per l’assistenza tecnica, tra qualche anno si esauriranno e le organizzazioni professionali, cui è demandato l’espletamento del servizio, non sembrano in condizione di garantirne la continuità attraverso i propri tecnici, né le aziende agricole sembrano in grado di sopportarne l’intero costo. Un’assistenza tecnica che per rispondere efficacemente alle richieste del mercato ha bisogno di allargare la gamma delle prestazioni. Urge quindi ricercare con la Regione e le Organizzazioni le soluzioni più adatte per non disperdesegue a pag. 6 Marco Bellion Assessore Agricoltura, Montagna Sviluppo Rurale e Tutela Fauna e Flora D DIFESA IL PUNTO SU DIABROTICA E FLAVESCENZA IL MESE DEI PRODOTTI TIPICI Continuano le azioni di promozione agroalimentare a ormai p a re c c h i anni, per non dire decenni, in Canavese come nel resto della provincia di Torino l’agricoltura ha svestito i panni della protagonista nel settore socio-economico. Tuttavia, anche se non costituisce più una forza trainante a livello quantitativo, una crescente caratterizzazione ha contribuito a migliorare la qualità dei prodotti che del Canavese costituiscono un biglietto da visita di tutto rispetto. La varietà della conformazione territoriale canavesana è stata da sempre un punto di forza di un’attività agricola che oggi, all’alba del Terzo Millennio, sembra conoscere una stagione di rinnovate speranze, dopo gli anni dominati dalla grande industria. Anni che certo in Canavese sono stati meno negativi che altrove: l’esperienza olivettiana per gran parte della seconda metà del Novecento ha cercato di favorire la coabitazione fra industria e agricoltura, attraverso tutta una serie di agevolazioni per quelle maestranze che, giustamente, non volevano rinunciare alla propria eredità agricola. Ed è così che oggi, se le distese pianeggianti delle zone orientali e meridionali del Canavese vedono l’utilizzo di macchinari che alleviano la fatica dell’uomo, continuando a privilegiare colture intensive come mais e grano (per tacere della soia, i cui risultati sono stati comunque inferiori alle aspettative), quelle montagnose non possono che essere interessate da allevamenti bovini, ovini e caprini che ci danno sì prodotti caseari di prima qualità, ma che richiedono sacrifici che le nuove generazioni non sono più disposte a sopportare. In ambito orticolo, da qualche anno, meritatamente, vengono valorizzate colture specifiche di zone forse ristrette ma non per questo meno significative: citiamo ad esemsegue a pag. 2 Tiziano Passera Caposervizio de “La Sentinella del Canavese” tutto PAGINA 2 a campo SVILUPPO 20 milioni per le imprese e i giovani agricoltori La Provincia vara una forte inziativa per il rilancio del settore. Stanziamenti per le misure A, B e P del PSR enti milioni di euro per i giovani, per la crescita e la diversificazione delle imprese agricole. È questo il valore dell’iniziativa che la Provincia di Torino ha assunto nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale (PSR). Un’azione che punta ad aiutare ancora l’agricoltura provinciale agendo su tre degli aspetti più sensibili: la necessità di avere giovani nelle campagne, quella di effettuare investimenti e di diversificare la propria attività. “Siamo riusciti – spiega a questo proposito Marco Bellion, assessore provinciale all’Agricoltura e fautore dell’iniziativa – a riutilizzare un monte V risorse ancora non utilizzato nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale. In questo modo, è possibile dare spazio ad altri progetti di crescita imprenditoriale e giovanile da qui fino alla fine dell’anno”. I 20 milioni di euro, derivanti dai fondi non ancora spesi del PSR, sono ripartiti su tre Misure del PSR: 14 milioni e 500mila euro per la A, relativa al Sostegno agli investimenti nelle aziende agricole, 4 milioni vanno alla B per l’insediamento giovani in agricoltura e 1,5 milioni per l’agriturismo. Le domande possono essere presentate fino al 18 dicembre prossimo, complete della documentazione tecnica necessaria. “E non basta – aggiunge Bellion – perché alla fine di settembre sarà effettuata una ricognizione delle risorse ancora disponibili, in modo tale da capire se ci sarà ancora possibilità di finanziare altri progetti”. Tutte le domande devono arrivare entro le 12 del 18 dicembre prossimo alla Provincia di Torino - Servizio Agricoltura – in corso Stati Uniti 1 a Torino. A.Z. Soldi freschi per gli investimenti Quattordici milioni e 500mila euro sono destinati alla Misura A gli aiuti vengono concessi ad aziende agricole che dimostrano redditività, che rispettano requisiti minimi in materia di ambiente, igiene e benessere degli animali e il cui imprenditore possiede conoscenze e competenze professionali adeguate. “Gli obiettivi – spiegano i tecnici provinciali – sono la riduzione dei costi di produzione, il miglioramento e la riconversione della produzione, il miglioramento della qualità, la informazioni informazioni tutela e miglioramento dell’ambiente naturale e la promozione della diversificazione delle attività nell’azienda agricola. Insomma, vogliamo decisamente continuare a stare dalla parte di chi desidera crescere”. Gli aiuti vengono corrisposti sotto forma di contributo in capitale che va dal 25 al 55% della spesa ammessa a seconda delle zone. L’importo massimo di spesa che può essere approvato è pari a 125mila euro per azienda, con il limite di 50mila euro per gli investimenti agrari. SERVIZIO AGRICOLTURA Dirigente Servizio: Antonio Parrini Corso Stati Uniti 1, 10128 Torino ) +39 011 432.2301-1477-2344 Fax +39 011 432.2725 „ lun e gio 9.00 - 12.00 / 14.00 - 16.00 segue da pag. 1 " L’AGRICOLTURA CANAVESANA pio il cavolo verza di Montalto Dora, il rosmarino di Chiaverano, i cipollini nell’area fra Ivrea e Quincinetto. Un discorso a parte, con relativo incoraggiamento, merita poi l’olivicoltura: non è certo un mistero che il clima mite di ampie zone canavesane ha da sempre favorito la coltivazione dell’ulivo, come testimonia la collina dominata dal Castello di Masino. Il settore frutticolo, attivo un po’ su tutto il territorio, è in grado di fornire un’ampia gamma di prodotti di prima qualità: e se in collina e in montagna è diffusa e sufficientemente redditizia la coltura del castagno, a caratterizzare la zona orientale, a sud del Lago di Viverone, sono i vasti frutteti in cui predominano pesche e kiwi. Né va dimenticata la rinomata produzione di miele, grazie a una tradizione ormai consolidata. Ma il fiore all’occhiello dell’agricoltura canavesana è indubbiamente la viticoltura, che consente alla nostra provincia di non sfigurare nel confronto con le altre realtà regionali. La coltura (ma verrebbe da dire, senza tema di esagerare, la “cultura”) della vite soprattutto nel Calusiese, sulle pendici della Serra morenica e nella zona di Carema ha radici antiche. Abbiamo vini di qualità assoluta, meritevoli della massima considerazione: e ben lo hanno compreso gli addetti ai lavori e gli amanti della buona tavola, che abbinano con sempre maggiore frequenza i rinomati “doc” canavesani con i piatti tipici della nostra regione. Senza contare poi gli apprezzamenti che arrivano da ogni continente: dall’America all’Asia, dall’Africa al resto dell’Europa. Il panorama sull’agricoltura canavesana non sarebbe completo se non ricordassimo l’intensa attività vivaistica e agrituristica, sull’onda di una valorizzazione turistica delle molteplici peculiarità paesaggistiche canavesane, in opportuno connubio con i suoi prodotti tipici. La vetrina agricola canavesana è ampia e diversificata: ma non sempre, è proprio il caso di dire, “è tutto rose e fiori”. Troppo spesso, negli ultimi tempi, il coltivatore ha dovuto fare i conti con una serie di inconvenienti che in taluni casi ne mettono a repentaglio la sopravvivenza: intemperie (dalle “semplici” grandinate alle sempre più frequenti alluvioni), problematiche fiscali (le famigerate “quote latte” insegnano), incursioni umane e animali (i cinghiali rappresentano ormai un pericolo reale, e non solo per le colture), e così via. E a proposito di “bufere”, speriamo che sia passata quella abbattutasi a fine 2002 sull’Istituto Professionale di Stato per l’Agricoltura “Carlo Ubertini”, la più antica scuola a vocazione agricola del Piemonte, risalendo essa alla seconda metà dell’Ottocento. Il piano di riorganizzazione scolastica varato dalla Provincia ha decretato lo smembramento delle due sedi staccate di Chieri e Carmagnola, dando origine ad inquietanti interrogativi sulla stessa sopravvivenza del glorioso istituto calusiese. Ora il pericolo sembra scongiurato, consentendo all’”Ubertini” di continuare ad essere un insostituibile punto di riferimento per tutta l’agricoltura canavesana. Tiziano Passera www.provincia.torino.it tutto PAGINA 3 a campo SVILUPPO Più spazio alle nuove leve Risorse per gli agricoltori da 18 a 40 anni. Ecco i requisiti che occorre avere per accedervi eneficiano, invece, dei fondi per l’insediamento i giovani fra i 18 e i 40 anni. “In questo caso spiega Marco Bellion, Assessore provinciale all’Agricoltura, Montagna, Sviluppo Rurale, Tutela Fauna e Flora commentando il testo delle note tecniche al bando che riapre i termini per la presentazione delle domande di finanziamento - l’aiuto consiste in un premio unico pari al massimo a 20mila euro”. Per poter accedere a questi fondi, occorre tuttavia possedere alcuni requisiti oltre l’età, e cioè: • possedere, o conseguire al massimo entro tre anni dall’insediamento, la capacità professionale adeguata prevista dal Piano; • dopo l’insediamento l’attività agricola aziendale deve rappresentare per il giovane l’attività principale, sia in termini di tempo lavorativo dedicato che di reddito lavorativo conseguito; • l’azienda interessata deve possedere, o deve conseguire al massimo entro tre anni dall’insediamento, i seguenti requisiti: a) Deve avere carattere imprendito- B riale e professionistico e produrre per la commercializzazione; b) Deve essere in grado di dare al giovane insediante un reddito netto pari almeno al 70% del reddito-soglia. Nel caso di aziende ricadenti in zona svantaggiata ed in zona a parco o similmente vincolata, l’azienda deve essere in grado di dare al giovane insediante un reddito netto pari almeno al 50% del reddito-soglia. c) Deve rispettare i requisiti minimi in materia di ambiente, igiene e benessere degli animali indicati nel Piano. Diverse, infine, possono essere le forme di insediamento, che possono avvenire: • in aziende già attive in sostituzione di uno o più titolari cedenti; • in aziende di nuova formazione. L’insediamento deve avvenire in una delle forme previste dal Piano, e cioè in uno dei seguenti modi: • un singolo giovane si insedia come titolare unico di un’azienda di nuova creazione o rilevata da un cedente; • due o più giovani costituiscono una nuova azienda o rilevano per intero una azienda agricola esistente in vario modo. Aiuti per essere più ospitali I fondi destinati all’agriturismo, infine, possono servire per la ristrutturazione di fabbricati rurali, per la realizzazione di locali per l’ospitalità, oppure per la somministrazione di pasti. Ma possono anche riguardare l’acquisto di impianti e attrezzature, la realizzazione delle opere e degli impianti necessari per l’allestimento di campeggi in azienda, così come per attività ricreative, sportive e culturali connesse ed integrate con l’attività e le caratteristiche dell’azienda agricola e con l’ambiente rurale. Anche in questo caso, gli aiuti sono corrisposti sotto forma di contributo in conto capitale calcolato sulla spesa ammessa, comprensiva di eventuali spese generali e tecniche. La spesa massima è pari a 125mila euro, il contributo può arrivare al 50%. L AT T E Danni: arrivano altri rimborsi Quote 2003-2004 Dopo le insistenze della Provincia la Regione eroga fondi per 89mila euro Occorre verificare il percorso di attribuzione e comunicare gli errori La Provincia di Torino ha avviato i pagamenti delle integrazioni dei rimborsi dei danni provocati alle colture dagli animali selvatici. I pagamenti riguardano i danni provocati nel 2000 e nel 2001. L’operazione è stata resa possibile dopo lo stanziamento di 89mila euro da parte della Regione. “È il risultato – spiegano i tecnici del Servizio Tutela Fauna e Flora della Provincia di Torino – delle ripetute pressioni e insistenze che abbiamo fatto nei confronti della Regione per ottenere l’integrazione delle risorse necessarie per coprire il disavanzo”. L’integrazione regionale ha permesso di arrivare al pagamento complessivo del 96% dei danni. “Ma la situazione dei rimborsi danni – aggiungono in Provincia – non è certo risolta. Per la mancanza di sufficienti fondi regionali, il cui stanziamento è però reso obbligatorio per legge, persistono ancora situazioni critiche per altre annate”. Per il 1999, per esempio, i rimborsi dei danni registrati nel secondo semestre devono ancora essere in gran parte liquidati. All’appello, in questo caso, mancano circa 38mila euro. Per il 2002, invece, è stato liquidato circa il 72% dei danni con risorse pari a circa 116mila euro. “Ma – aggiungono i tecnici dell’assessorato – mancano ancora 35mila euro per chiudere le liquidazioni”. produttori titolari di quota latte della Provincia di Torino stanno ricevendo in questi giorni le comunicazioni di attribuzione quota per il periodo 2003/2004. Occorre verificare con particolare attenzione l’iter di definizione che, a partire dalla quota storica, riporta tutte le variazioni definitive (ad esempio acquisti, vendite) e quelle temporanee solo se valide al 1°aprile 2003. In presenza di errori od omissioni nei dati comunicati, il titolare dell’azienda può presentare, entro 15 giorni dal ricevimento della comunicazione, eventuali osservazioni al Servi- I zio Agricoltura – Corso Stati Uniti, 1 – 10128 TORINO. È importante, infine, sapere che la pagina “per l’acquirente” deve essere sottoscritta dal produttore e consegnata al proprio acquirente. www.provincia.torino.it tutto PAGINA 4 a campo V I T I V I N I C O LT U R A Flavescenza: al via la rete di controllo Dopo le prime segnalazioni in provincia di Torino, occorre fare attenzione ai casi sospetti. L’azione del Servizio Agricoltura na forte azione di sorveglianza per risolvere i problemi prima che questi diventino gravi. È questa l’idea di fondo che sta guidando i tecnici della Provincia e delle Organizzazioni professionali nei confronti della Flavescenza dorata – la grave malattia della vite che provoca forti riduzioni di produzione – arrivata ormai anche in provincia di Torino. La malattia, nel corso del 1998, è stata U segnalata, per la prima volta, in alcune zone viticole della provincia di Alessandria (Tortonese e Acquese), e si è in seguito diffusa nelle provincie di Asti e Cuneo causando notevoli danni alla viticoltura locale. Nel 2001 anche i vigneti della Provincia di Torino sono stati coinvolti. La zona interessata è per ora circoscritta ad alcuni comuni dell’area del Chierese che rappresenta il naturale proseguimento della zona dell’Astigiano già colpita negli anni precedenti. Andezeno, Arignano, Chieri, Mombello e Moriondo, saranno quindi inseriti nell’elenco dei comuni in “zona focolaio”, nella quale è necessario operare un’azione di prevenzione più radicale e incisiva. Nei vigneti di questa area dovranno essere adottate in modo obbligatorio misure che prevedono l’estirpo e la distruzione delle piante malate oltre all’effettuazione di due trattamenti insetticidi all’anno contro l’insetto vettore. Per far comprendere meglio la portata del problema e le cose da fare, il Servizio Agricoltura della Provincia di Torino, in collaborazione con il Settore Fitosanitario Regionale e le organizzazioni professionali agricole, hanno organizzato tre incontri tecnico divul- ■ In senso orario foto di Giovani, danni su foglie, Adulto (a cura di G. Bosio e del Settore Fitosanitario della Regione Piemonte) gativi sul territorio. Il primo e più efficace mezzo di lotta, infatti, è la conoscenza della malattia per un efficace riconoscimento dei sintomi e un’immediata eliminazione delle piante malate. Nel corso del 2003 sarà molto importante il monitoraggio nei vigneti e la segnalazione dell’eventuale presenza di viti con sintomi sospetti. È per questo che il Settore Fitosanitario della Regione Piemonte e il Servizio Agricoltura della Provincia di Torino, in collaborazione con tutti i soggetti che operano in campo viticolo provinciale, stanno allestendo una rete di monitoraggio del territorio per arrivare ad un controllo capillare in tutte le zone potenzialmente a rischio. Ma occorre anche l’aiuto dei singoli viticoltori che devono segnalare ai loro tecnici, oppure alle cantine sociali, l’eventuale presenza nei vigneti di piante sospette. Per approfondimenti, è disponibile un opuscolo divulgativo realizzato dal Settore Fitosanitario della Regione Piemonte, in distribuzione presso la Regione oppure al Servizio Agricoltura della Provincia di Torino. Raffaella Pressenda Cosa colpisce le vostre viti La Flavescenza dorata della vite è causata da un microrganismo simile ad un batterio (Fitoplasma), che si instaura nel tessuto vascolare della pianta e ne provoca l’alterazione della funzionalità, inducendo una forte riduzione della produzione e, nei casi più gravi, la morte della stessa vite. La diffusione della malattia su brevi distanze, avviene mediante il trasporto del fitoplasma da Comitato per la viticoltura Creato il punto d’incontro istituzionale fra i diversi attori del comparto nato finalmente il Tavolo per la vitivinicoltura torinese. Alla fine di febbraio, infatti, la Giunta provinciale ha dato il suo via alla creazione del Comitato di coordinamento provinciale per il settore vitivinicolo. Si tratta di un passo in avanti importante per la crescita del comparto sul territorio. “Questo settore – ha spiegato Marco Bellion, assessore all’Agricoltura della Provincia, che ha presentato l’iniziativa - ha una valenza oltre che produttiva anche paesaggistico ambientale: molte sono le aree collinari e di montagna storicamente coltivate a vigne- informazioni informazioni SERVIZIO AGRICOLTURA Dirigente Servizio: Antonio Parrini Corso Stati Uniti 1, 10128 Torino ) +39 011 432.2301-1477-2344 Fax +39 011 432.2725 „ lun e gio 9.00 - 12.00 / 14.00 - 16.00 È www.provincia.torino.it to. D’altra parte era necessario collegare e coordinare l’attività delle strutture che hanno il compito di applicare le regole di mercato europee e di controllare l’attività del settore, con le Associazioni e gli Enti che forniscono assistenza tecnica, gli Organismi scientifici e di ricerca ed i settori della produzione, trasformazione e commercializzazione dei prodotti vitivinicoli”. Da qui la creazione del Comitato di coordinamento provinciale per il settore vitivinicolo, presieduto dall’Assessore all’Agricoltura. La struttura è composta dai tecnici della Provincia che seguono le attività parte di un insetto appartenente alla famiglia dei Cicadellidi: lo Scafoideus Titanus. L’insetto, succhiando la linfa dalla pianta infetta, può trasmettere il microrganismo anche alle piante visitate successivamente alla prima suzione. Su lunghe distanze, la trasmissione della malattia è attribuita invece all’utilizzo di materiale di propagazione infetto (barbatelle). vitivinicole locali, da due rappresentanti dell’Università di Torino, da uno della Camera di Commercio, da uno del CNR e dai rappresentanti delle Organizzazioni professionali agricole, dei Consorzi di Tutela e delle cantine sociali torinesi oltre che dell’Associazione Vignaioli Piemontesi. Fra i compiti del Comitato quello di fornire alla Provincia dati, informazioni e analisi della situazione relativi al comparto, ma anche pareri in ordine alle scelte che la stessa intende intraprendere. Il Comitato deve anche elaborare proposte di pianificazione vitivinicola e di miglioramento gestionale del comparto, nonché proporre strategie d’intervento. Infine, un altro degli obiettivi del Tavolo vitivinicolo è quello di arrivare a promuovere iniziative di studio, ricerca, attività di formazione, divulgazione e attività promozionali. tutto PAGINA 5 a campo V I T I V I N I C O LT U R A Tutto quello che si deve sapere per essere in regola Sul sito internet www.provincia.torino.it trovate le informazioni giuste per tutti gli adempimenti utto sulla vite e sul vino e sulle regole per diventare vitivinicoltori “a norma di legge”. Dalle autorizzazione per essere in linea con l’ordinamento europeo del mercato del comparto, fino alla guida per scegliere bene i vitigni per la propria zona. Tutto condensato nel sito Internet della Provincia di Torino, dietro al quale – ovviamente – stanno gli uffici specializzati nella vitivinicoltura del Servizio Agricoltura provinciale. In questo numero, a tutto campo ha voluto darvi un assaggio di quello che è possibile trovare navigando su internet, seguendo l’indirizzo www.provincia.torino.it e per ricordare a tutti i viticoltori alcuni degli adempimenti relativi all'applicazione delle norme che regolano il settore. Gli uffici provinciali possono esservi utili per ottenere gli aiuti per la distillazione e per il magazzinaggio dei vini da tavola, per tutte le pratiche relative all’Organizzazione comune di mercato, per l’iscrizione agli albi delle DOC e per gli eventuali controlli nel settore vivaistico. Ma vediamo alcuni aspetti essenziali delle regole da seguire. Autorizzazioni relative all'applicazione dell'OCM (Organizzazione Comune dei Mercati nel settore del vino). Il regolamento comunitario relativo all'organizzazione comune del mercato vitivinicolo, ha come obiettivo la stabilizzazione e l'equilibrio del mercato, e pone quindi delle restrizioni sull'impianto dei vigneti. Per l'applicazione della normativa europea il Servizio Agricoltura della Provincia di Torino fornisce informazioni e consulenza e rilascia autorizzazioni relativamente a: T • autorizzazione all'estirpazione di vigneti • rilascio dell'attestato di diritto di reimpianto • autorizzazione al reimpianto di vigneti • autorizzazione all'impianto di vigneti per consumo familiare • autorizzazioni per nuovi impianti • autorizzazione al sovrainnesto di vigneti • autorizzazioni per sostituzione parziale di viti (tra il 10 e il 30%) Il servizio è rivolto a tutti i conduttori di vigneti che intendano modificare i propri vigneti con estirpazioni, reimpianti, reinnesti, nuovi impianti. Per la realizzazione di tali operazioni possono essere utilizzate soltanto varieta' di viti appartenenti all'elenco delle varietà di viti idonee alla coltivazione che potete trovare in questa stessa pagina. Contributi per la conversione e ristrutturazione dei vigneti. La Provincia di Torino, conseguentemente all'adozione da parte della Regione Piemonte del Piano di Ristrutturazione e Riconversione Vigneti, ha anche il compito di: • stabilire le date di apertura e di chiusura dei termini per la presentazione delle domande per beneficiare dei contributi per la conversione e la ristrutturazione dei vigneti • ricevere e verificare la completezza delle domande presentate, gli obiettivi dell'intervento per il quale si richiede il contributo nonché la verifica del possesso, da parte del richiedente, dei requisiti previsti. • predisporre l'elenco di chi ha diritto al contributo per la Regione Piemonte che successivamente provvede a trasmetterli, per l'erogazione, all'AGEA (Agenzia per Le erogazioni in agricoltura). Iscrizione dei vigneti agli Albi Denominazione di Origine Controllata (DOC). Il servizio è rivolto ai conduttori di vigneti che desiderano commercializzare il proprio prodotto con una Denominazione di Origine Controllata, o ai conduttori di vigneti gia' iscritti all'Albo che intendono inserire nuove superfici o apportare modifiche a vigneti gia' iscritti. Perchè l'iscrizione del vigneto all'Albo abbia validita' per la vendemmia dell'anno in corso, la domanda deve essere presentata al Servizio Agricoltura della Provincia entro il 30 giugno. Ecco le varietà di viti idonee alla coltivazione La Regione Piemonte ha individuato un unico elenco di vitigni idonei alla coltivazione per l'intero territorio piemontese. Eccolo: Arneis B., Aleatico N., Avanà N., Avarengo N., Barbera N., Bonarda, N., Brachetto N., Cabernet Sauvignon N. Chardonnay B., Cigliegiolo N., Cortese B., Croatina N., Dolcetto N., Doux d'Henry N., Erbaluce B., Favorita B., Freisa N., Gamay N., Grignolino N., Malvasia Nera Lunga N., Malvasia di Casorzo N., Malvasia di Schierano N., Merlot N., Moscato Bianco B., Muller Thurgau B., NebbioloN., Neretto di Bairo N., Pinot Bianco B., Pinot Grigio G., Pinot nero N., Plassa N., Riesling B., Riesling Italico B., Sangiovese N., Syrah N., Uva rara N., Vespolina N., Albarossa N., Barbera Bianca B., Bussanello B., Cabernet Franc N., Durasa N., Lambrusca di Alessandria N., Moscato Nero di Acqui N., Nascetta B., Neretta cuneese N., Belaverga (Cari) N., Pelaverga Piccolo N., Quagliano N., Ruchè N., Sauvignon B., Timorasso B., Ancellotta N., Sylvaner Verde B., Traminer Aromatico Rs. Con un successivo provvedimento della Regione verranno individuate le varietà consigliate e le varietà autorizzate per le diverse provincie. www.provincia.torino.it tutto PAGINA 6 a campo C A S TA N I C O LT U R A C’è una scommessa da vincere In partenza una serie di Progetti pilota per il rilancio del castagno da frutto nelle aree montane della provincia. Il ruolo delle Comunità Montane na serie di progetti pilota per rilanciare la castanicoltura in provincia di Torino e per vincere una scommessa. Sono questi i due traguardi dell’iniziativa che la Provincia ha lanciato a tutte le Comunità Montane. Il castagneto da frutto sta in effetti suscitando un nuovo interesse. È il risultato di una serie di sollecitazioni positive, come la crescente attenzione dei consumatori nei confronti dei prodotti agricoli di pregio, con un forte significato simbolico di genuinità ed evocatori di paesaggi tradizionali modellati da attività agricole estensive e a debole impatto ambientale. Un’attenzione che è cresciuta ed è stata ac- U compagnata anche dal lavoro dei tecnici e dei ricercatori. Ecco perchè le Comunità Montane, dove più significativa è la presenza di castagneti da frutto di pregio, sono da anni impegnate nel favorire azioni di recupero e di miglioramento. E i risultati sono ormai evidenti, non soltanto sul piano produttivo, ma anche su quello paesaggistico-ambientale. È per tutto questo che, alla richiesta della Provincia di Torino di diventare soggetti attuatori e “capofila” di progetti pilota, le risposte non sono mancate: le Comunità Montane Alta Valle di Susa, Bassa Valle di Susa e Val Cenischia, Dora Baltea Canavesana e Val Pellice hanno proposto iniziative ricche di contenuti, perfettamente compatibili e complementari con quanto già in atto nei territori di rispettiva competenza e che nei prossimi anni potranno dar vita ad iniziati- M O N TA G N A Strade migliorate per le nostre Valli Al via un provvedimento che finanzia numerosi interventi dedicati alla manutenzione della viabilità minore ezzo miliardo (di vecchie lire!) per migliorare le condizioni delle strade in montagna. È questo il senso di un recente provvedimento che l’Assessorato alla Montagna della Provincia di Torino ha lanciato per diversi interventi di miglioramento della cosiddetta “viabilità montana minore”, vale a dire in favore di quel complesso di collegamenti tra paesi, borgate, frazioni ed alpeggi indispensabile per la vita in montagna e per l' utilizzo delle risorse silvo-pastorali locali. L’intervento, il primo di un Progetto strategico che - risorse provinciali permettendo - intende raddoppiare i fondi a disposizione per il prossimo biennio, ha consentito di affrontare in prima battuta esigenze e priorità da tempo segnalate. L’iniziativa assume una notevole rilevanza socio-economica nelle valli, anche perchè al finanziamento della Provincia si aggiunge, nella stragrande maggioranza dei casi, un analogo finanziamento da parte di Comunità M www.provincia.torino.it montane, Comuni e Consorzi di montanari. Tra quelle delle Comunità montane, sono state finanziate opere in Alta Valle di Susa per la strada del Sommeiller, in Bassa Valle di Susa per diverse strade della zona (tra le quali la strada Cresto-Folatone), nelle Valli di Lanzo per le strade Monti-Asciutti (Mezzenile-Viu') e Cernesio-Colle della Croce (Ceres-Monastero di Lanzo), in Val Pellice per la strada Cianramà-Sea. Finanziati anche lavori di miglioramento su entrambi i versanti del collegamento intervallivo tra Condove e Lemie attraverso il Collombardo. Per quanto riguarda i Comuni, le opere finanziate interessano in Valle Orco la strada Sparone-Frachiamo, in Valle Sacra le strade Malpasso e Ceretto di Cintano, in Alto Canavese la strada Sorgenti Piolo di Canischio, in Val Ceronda tratti interni di Varisella, in Val Germanasca la Torre-Banchette di Perrero e nel territorio della Dora Baltea canavesana la strada Chiosi di Nomaglio. Infine, due interventi hanno avuto come beneficiari Consorzi di montanari: a Villar Pellice per la pista silvopastorale Lioussa e a Bobbio Pellice per la pista Gentogna-Serre Sarsenà-Serre Cruello. F.B. ve collegate, anche territorialmente. Tutte le iniziative hanno lo scopo generale di dimostrare l’efficacia delle tecniche di recupero e di miglioramento del castagneto da frutto. In particolare, però, l’obiettivo dei progetti pilota è la creazione di aree rappresentative dei risultati conseguibili mediante l’applicazione di tecniche ecocompatibili di recupero e di miglioramento del castagneto da frutto in zone montane. Molte le azioni possibili, come per esempio le potature fitosanitarie e di produzione, la pulizia del sottobosco, il ripristino della cotica erbosa, la regimazione delle acque superficiali, la sistemazione dei muretti e della viabilità interna, la creazione di aree di sosta con punti informativi e di veri e propri sentieri tematici. La scommessa, è che la dimostrazione pratica possa favorire la possibilità d’allargamento delle superfici effettivamente recuperate. Così come la fruizione del territorio agricolo montano da parte della collettività, salvaguardando l’equilibrio tra le peculiarità economiche e produttive e quelle ambientali, paesaggistiche e di difesa idrogeologica. Annalisa Turchi segue da pag. 1 " PIÙ RISORSE PER LE IMPRESE re un patrimonio di esperienze e di risorse umane. I fondi previsti dalla ricerca e dalla sperimentazione sono largamente al di sotto delle necessita e i centri di ricerca troppo spesso sono impegnati su questioni assai distanti dalle reali necessità delle imprese agricole. A questo punto occorre che tutti insieme - Provincie, Regioni, OOPP e mondo della ricerca riescano a creare un “sistema” per arrivare, così come è stato fatto per il PSR, al miglior utilizzo delle purtroppo poche risorse oggi disponibili. Marco Bellion tutto PAGINA 7 a campo PRODOTTI TIPICI Un mese di Gusto torinese A Maggio una serie di avvenimenti organizzati per valorizzare e diffondere il meglio dell’agroalimentare locale: coinvolti i produttori e i ristoratori arà maggio il mese dei prodotti tipici torinesi. Un mese in cui produttori e consumatori si incontreranno a tavola per far capire – i primi – e per gustare – i secondi – quanto di più tipico e pregiato il settore agricolo torinese può dare. L’iniziativa S A maggio, dunque, 30 ristoratori di Torino e provincia cucineranno un menù a base dei prodotti del “Paniere” accompagnati dai vini della provincia di Torino. Questi stessi ristoratori nelle settimane precedenti hanno avuto una particolare formazione – svolta da Epat (l’Associazione dei ristoranti torinesi), Slow Food e Provincia – sulle peculiarità dei prodotti tipici locali e sui loro diversi usi gastronomici. Ma maggio sarà un mese denso di gusto torinese anche per altri motivi. Durante il Salone del Libro (15-19 maggio) verrà infatti presentato l’”Atlante dei prodotti tipici della provincia di Torino”: più di 100 prodotti ovvero tutte le specialità enogastronomiche del territorio provinciale presentate da Bruno Gambarotta. rientra nel più ampio progetto strategico per la creazione di un Paniere di prodotti tipici torinesi che l’Assessorato all’agricoltura della Provincia di Torino ha lanciato ormai da diversi mesi e che sta raggiungendo importanti risultati. Mentre l’11 sarà la volta della Festa della Tinca gobba dorata del Pianalto di Poirino. Il 18 maggio, a Santena, si terrà invece la grande Festa dell’Asparago di Santena che inaugurerà l’entrata di questo gustoso prodotto del nostro territorio nel “Paniere dei prodotti tipici della provincia di Torino”. A Cavour il punto sulla zootecnia da carne Un incontro organizzato da Provincia e Coldiretti prende in esame tutti i problemi aperti Un forte calo delle stalle e la diminuzione degli aiuti europei, ma anche positive esperienze sul fronte commerciale accompagnate da una rinnovata attenzione per la qualità e la sua certificazione. Il panorama della zootecnia da carne torinese è sicuramente variegato e merita più di un approfondimento. È da questa situazione che – nell’ambito della Settimana della Carne di Cavour – il 31 marzo scorso l’Assessorato all’Agricoltura della Provincia di Torino, insieme a Coldiretti, ha organizzato un incontro per capire meglio – con gli allevatori – le “Nuove politiche e i nuovi mercati per la carne bovina”. Si è trattato di un giro d’orizzonte su tutti gli aspetti del settore. A partire da quelli europei per arrivare agli accordi di filiera, passando per i temi della sicurezza alimentare e della qualità, da quelli della rintracciabilità e delle esigenze dei consumatori. Nell’ambito dei lavori sono anche stati illustrati alcuni casi concreti di ccordi di filiera legati al- la certificazione volontaria.Il ruolo e le azioni della Provincia di Torino, in particolare il Progetto Strategico sulla filiera carne, sono stati illustrati da Marco Bellion, assessore all’Agricoltura della Provincia, mentre il quadro d’insieme e i problemi sul tavolo sono stati presi in considerazione da Carlo Gottero, presidente della Coldiretti torinese. ■ Foto di alcuni dei prodotti del Paniere: in alto una delle antiche varietà di mele del Pinerolese, in basso il formaggio Cevrin Tartufi: adesso potete rivolgervi in Provincia Dal primo gennaio 2003 se volete raccogliere, coltivare, conservare oppure commercializzare tartufi dovete rivolgervi alla Provincia di Torino a cui la legge ha affidato il compito di vigilare e tutelare queste attività. Ecco cosa è possibile fare. Riconoscimento idoneità alla raccolta dei tartufi e rilascio tesserino. Chi vuole raccogliere tartufi deve essere idoneo a farlo. L'idoneità si ottiene superando una prova d'esame davanti ad un'apposita Commissione. Il riconoscimento dell'idoneità dà diritto al rilascio di un tesserino che ha validità 10 anni e viene rinnovato su richiesta dell'interessato, senza ulteriori esami. Per ottenere il rilascio del tesserino è ne- cessario presentare, o spedire, all'Ufficio Tecnico del Servizio Programmazione Sviluppo Rurale della Provincia di Torino - Via Lagrange 2 10123 Torino, una domanda per essere ammessi ad una sessione d'esame. Le sessioni d'esame, programmate per l'anno in corso, sono due: a Maggio verranno convocati tutti coloro che presenteranno la richiesta entro il 15 aprile; a Settembre verranno convocati tutti coloro che presenteranno la richiesta entro il 31 luglio. Vidimazione annuale del tesserino. Chi ha il tesserino per la raccolta dei tartufi, deve provvedere a versare la relativa tassa regionale annuale entro il 31 gennaio, e successivamente far vidimare il tesserino stesso presso gli uffici provinciale del Servizo Sviluppo Rurale e entro fine marzo. La mancata vidimazione annuale del tesserino comporta la cessazione della validità del tesserino stesso e conseguentemente del riconoscimento dell'idoneità alla raccolta dei tartufi. La Provincia, inoltre, ha avuto l’incarico di effettuare anche le operazioni necessarie per far crescere questo importante comparto. È per questo che gli stessi uffici dedicati al Servizio Programmazione e Sviluppo Rurale, si occuperanno anche del riconoscimento delle tartufaie coltivate oppure controllate, così come della concessione delle indennità per la conservazione e l’incremento del patrimonio tartufigeno. www.provincia.torino.it a tutto campo AGRICOLTURA E MONTAGNA IN PROVINCIA DI TORINO Diabrotica del mais: i primi risultati del monitoraggio I risultati 2002 dell’attività di monitoraggio in Piemonte sono basati su 224 punti di osservazione. Nel novarese le catture sono state consistenti, ma la presenza è stata rilevata anche nelle Province di Verbano-Cusio-Ossola, Biella, Vercelli, Alessandria e Torino. Nella nostra Provincia le trappole hanno catturato 3 esemplari di diabrotica, tutti nell’area canavesana. Il mais non ha però mostrato danni. Nel 2003 sarà pertanto potenziata la rete di monitoraggio dell’insetto. Nei campi di mais, scelti tra quelli localizzati in aree di particolare rischio, saranno dunque poste trappole in numero maggiore rispetto all’anno passato. ■ Adulto (A. Agnés) ■ Piante allettate (A. Agnés) L’obiettivo delle azioni di monitoraggio è quello di verificare la presenza dell’insetto per ritardarne il più possibile la crescita, in grado di causare danni economici nell’area infestata. L’assenza di danni non deve rassicurare: se non si metteranno subito in atto interventi di contenimento, primo tra tutti la rotazione colturale, l’infestazione di Diabrotica aumenterà ed analogamente a quanto si è già verificato in Lombardia, inizieranno a comparire i caratteristici allettamenti delle piante ed i danni sulle foglie e sulle spighe di mais. ■ Danni sulla spiga (M. Bertossa) ■ Localizzazione delle catture (G. Galeotti) Altre misure cautelative importanti sono il divieto di trasportare fuori della zona d’insediamento le piante o le parti di piante allo stato fresco, compresi il trinciato integrale ed il “pastone di pannocchie”, la granella appena raccolta, prima dell’essiccazione, in data anteriore al 1° di ottobre, nonché il terreno che abbia ospitato mais nell’anno in corso o in quello precedente. ■ Testi a cura del Servizio Agricoltura con la collaborazione di G. Michelatti del Settore Fitosanitario Regionale a tutto campo AGRICOLTURA E MONTAGNA IN PROVINCIA DI TORINO A N N O I I ° - N U M E R O 2 Marzo - Aprile 2003 a cura dell’ Assessorato Agricoltura, Montagna, Sviluppo Rurale e Tutela Fauna e Flora a tutto campo – Autorizzazione del Tribunale di Torino n. 5615 del 11/06/2002. Direttore responsabile: Giovanni Bressano. Capo redattore: Andrea Zaghi. Direzione, Redazione e Amministrazione: via Lagrange 2, 10123 Torino – Tel. +39 011 86 12 11. 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