CONCERTAZIONE E OBIETTIVI STRATEGICI DAI PRUSST AI PIANI STRATEGICI PROGRAMMA DI RIQUALIFICAZIONE URBANA E DI SVILUPPO SOSTENIBILE DEL TERRITORIO (PRUSST) (D.M. 8 ottobre 1998, n.1169) AMBITO TERRITORIALE I programmi riguardano “studi di prefattibilità” relativi a interventi coordinati tra varie amministrazioni dello Stato, relativamente ad ambiti territoriali subregionali, provinciali, intercomunali, comunali (individuati sulla base delle caratteristiche fisiche, morfologiche, culturali e produttive). OBIETTIVI Generali Promuovere il benessere della collettività Promuovere occasioni di sviluppo sostenibile sotto il profilo economico, ambientale e sociale Promuovere la tutela ambientale Specifici Promuovere azioni di recupero e di risanamento di città o ambiti urbani interessati da fenomeni di degrado Tutelare e valorizzare il patrimonio storico, artistico e architettonico Favorire il potenziamento del sistema infrastrutturale Promuovere lo sviluppo di insediamenti produttivi industriali, artigianali, commerciali Promuovere lo sviluppo di attività di tipo turistico-ricettivo ASSI PRIORITARI DI INTERVENTO a) Interventi pubblici e di interesse pubblico di dimensione e importanza tale da rappresentare una “precondizione” per progetti di investimenti per operatori pubblici e privati: infrastrutture strade, ferrovie, aeroporti, impianti e reti energetiche, telecomunicazioni, opere di difesa del suolo, ecc.; porti, aeroporti, interporti, ecc.; strutture di servizi strutture ospedaliere, università, centri congressuali, tribunali, strutture polifunzionali per lo sport, turismo, tempo libero, ecc.; ASSI PRIORITARI DI INTERVENTO b) Interventi finalizzati a favorire lo sviluppo locale: opere di urbanizzazione primaria e secondaria interventi di recupero e riqualificazione di ambiti urbani residenziali e/o produttivi c) Azioni e iniziative finalizzate a favorire lo sviluppo dell’occupazione d) Strategie mirate a coordinare gli interventi previsti da altre iniziative avviate sulla base degli strumenti della programmazione negoziata (patti territoriali, contratti d’area), ovvero tese a sostenere le predette iniziative, anche in termini di finanziamento. SOGGETTI PROMOTORI E PROPONENTI Sono soggetti promotori i Comuni, o previa intesa con essi, anche le Province e le Regioni. I soggetti proponenti possono essere gli enti pubblici territoriali (Regioni, Province, Comunità Montane, ecc.), le altre amministrazioni pubbliche (le Istituzioni Universitarie, le Amministrazioni, le Società ed Imprese a partecipazione pubblica, gli Istituti Autonomi Case Popolari, ecc.) e i soggetti privati. CRITERI DI VALUTAZIONE TECNICA DELLE PROPOSTE Ai soggetti promotori compete il compito di verificare la “compatibilità” con gli strumenti urbanistici, nonché “compatibilità e coerenza” con le indicazioni dei documenti di pianificazione urbanistica e territoriale, ovvero l’impegno a conseguire la suddetta coerenza. INVESTIMENTI Gli investimenti per interventi privati devono coprire almeno un terzo dell’investimento complessivo, garantito da polizze assicurative su una quota minima percentuale (2%). AMMISSIBILITA’ A FINANZIAMENTO DEL PROGRAMMA L’ammissibilità è accertata dal Ministero dei Lavori Pubblici (col parziale concorso delle regioni). E’ ammesso a finanziamento, per un importo massimo di quattro miliardi di lire, almeno un programma per regione (rispondente ai criteri di selezione contenuti nel bando allegato al decreto ministeriale e presentato entro il 27.8.1999). Il finanziamento è destinato all’assistenza tecnica e al pre-finanziamento della progettazione. IL PRUSST DELLA PRE-MURGIA ADRIATICA Il Prusst si presenta come strumento di programmazione (più che di pianificazione) che definisce una serie di interventi di iniziativa pubblica e privata, secondo priorità dettate da precise “regole guida”: coesistenza del settore pubblico e del settore privato, garantita dalla quota minima obbligatoria di un terzo delle risorse economiche mobilitate dal Prusst, investita in interventi promossi da privati; individuazione di interventi qualificanti dal punto di vista della sostenibilità ambientale; esercizio della funzione regolatrice da parte degli enti locali, quali unici possibili promotori dei programmi. IL CONTESTO TERRITORIALE Il Prusst della pre-Murgia è relativo a un “distretto territoriale” ricadente nella provincia di Bari a nordovest del capoluogo e comprendente i comuni di Bisceglie, Bitonto, Corato, Giovinazzo, Molfetta e Ruvo di Puglia (tutti promotori, superficie complessiva pari a 732,99 kmq, popolazione al 1991 pari a 256.547 abitanti). Esso si basa su una serie di azioni concertate, che hanno visto la partecipazione dei comuni promotori e di altri enti, agenti sullo stesso territorio, di natura estremamente diversificata, tutti egualmente impegnati nel rilancio del distretto in oggetto (Consorzio di Bonifica Terre d’Apulia, Consorzio di Sviluppo Industriale di Bari, Acquedotto Pugliese, Dipartimento di Architettura e Urbanistica del Politecnico di Bari, Lega Ambiente). IL CONTESTO TERRITORIALE Lo studio si compone di circa un centinaio di proposte (pari a circa 790 miliardi di lire, di cui 520 per interventi pubblici e 270 per interventi privati). Per tutti i comuni promotori del Prusst, tranne uno (Corato), questa iniziativa segue quella del patto territoriale della Conca Barese. GLI ATTORI Il ruolo trainante, per il caso di studio, è stato assunto dal comune di Molfetta. Molfetta, va sottolineato, stava già lavorando su una idea progettuale già prima che venisse emanato il decreto ministeriale istitutivo dei Prusst. Si può ritenere che questa circostanza abbia fortemente contribuito nell’attribuire a Molfetta il ruolo guida nell’iniziativa, unitamente al riconoscimento della leadership da parte di tutti gli altri soggetti promotori e proponenti. GLI ATTORI Forme di concertazione, come nel caso in esame, richiedono quindi non solo maggiori capacità e tempestività di programmazione, ma anche e proprio per questo, un esercizio continuativo della pratica progettuale. La costruzione di alleanze, resa difficile dall’alternarsi di interessi e di sollecitazioni prodotte dal costituirsi di accordi paralleli fra altre istituzioni operanti sul territorio, si è potuta consolidare grazie alla riproposizione di intese già praticate in iniziative precedenti (nel caso di studio, nell’esperienza dei patti territoriali). GLI ATTORI Molfetta è città caratterizzata dalla presenza di attori sociali che interpretano il loro ruolo costruendo azioni che investono l’ambito politico-decisionale, socio-culturale e comunitario, finalizzato a far emergere la realtà urbana in maniera primaziale in un bacino territoriale connotato da elementi di competitività tra centri. Il nodo vincente della competizione tra città sta proprio nella capacità di esprimere performances rilevanti attraverso lo sviluppo economico locale. Questo sviluppo economico locale viene ricercato attraverso pratiche concertative-collaborative, in cui gli attori istituzionali fungono da regolatori e “facilitatori”. GLI ATTORI Particolare rilievo assume il ruolo delle strutture tecniche organizzative, sempre più simili ad agenzie di pianificazione. Nel caso di Molfetta, va evidenziato come i funzionari tecnici, in un clima di particolare “simbiosi tecnico-politica”, fossero diventati protagonisti diretti della fase negoziale e concertativa, fungendo da stimolo pure nei confronti delle altre strutture amministrative. Tutti infine, tecnici e politici, hanno assunto comunque iniziative per lo più individuali, tese a promuovere il successo dell’iniziativa. L’intero staff redazionale ha rappresentato quindi, esso stesso, una risorsa significativa nel processo decisionale. GLI ATTORI In questa vicenda, ma ciò accade sovente, si ribalta la visione della rete territoriale come strumento che regola gli assetti insediativi e sociali dei suoi centri: è semmai l’azione dei singoli centri a influenzare l’assetto generale della rete, a indurre cioè effetti di trascinamento sugli altri centri, dando così forza propulsiva al più ampio bacino territoriale, attraverso questa particolare forma di pluralismo. Nel caso specifico, mentre sembrava sfumare l’ipotesi della sesta provincia, le relazioni territoriali – sperimentate in una forma istituzionale “più leggera” (quella del patto territoriale dei comuni del nord barese) – si concretizzarono nella proposta di un Programma territoriale di sviluppo, la cui opportunità era stata data dal bando ministeriale. GLI ATTORI Nel contesto di città primaziali in declino (tale era – e per certi versi è ancora – la città capoluogo), che conservano tale primazia soprattutto sul versante istituzionale ma non su quello economico, le economie locali contribuiscono quindi ad operare una “deconcentrazione selettiva”. IL PROCESSO DECISIONALE Le caratteristiche del particolare ambiente decisionale in cui si è definito il Programma in esame sono simili a quelle di un processo di pianificazione, la cui razionalità nella pratica amministrativa è fortemente limitata da fattori connessi alla differenziazione sociale del contesto. LE STRATEGIE. LE AZIONI Le “regole comportamentali” adottate per la definizione degli obiettivi, la “individuazione delle strategie” e la “selezione degli interventi” sono il frutto di una azione concertativa condotta dai soggetti promotori e proponenti che si è sviluppata nell’arco di alcuni mesi e che si è concretizzata nella sottoscrizione di un protocollo di intesa. Nell’ambito di questo protocollo di intesa sono state definite azioni che ciascun soggetto si è impegnato a mettere in atto, individuando obiettivi che sono stati poi di guida anche per la selezione degli interventi proposti dai privati. LE STRATEGIE. LE AZIONI Le grandi strategie territoriali che la proposta individua sono: - potenziamento e sviluppo delle attività produttive - riqualificazione e valorizzazione della fascia costiera - riqualificazione e valorizzazione delle emergenze storico-architettoniche e naturalistiche. Localizzazione territoriale degli interventi del Prusst della Premurgia Adriatica CRITERI DI VALUTAZIONE TECNICA Ai criteri strettamente finanziari, presenti nell’apparato normativo del Prusst, si associano ulteriori criteri di natura tecnica, necessari per la traduzione delle linee strategiche del Programma in interventi operativi. a) In molti casi gli enti promotori, per raggiungere le quote minime di punteggio relative ai criteri finanziari, hanno mirato a prendere in considerazione numerosi interventi. Ciò avrebbe determinato una elevata frammentazione e una sostanziale episodicità delle proposte. Tutte le scelte progettuali sono state pertanto definite nell’ambito di una “rigorosa coerenza con le strategie generali del Programma”. b) Prioritario è stato ritenuto il criterio della “compatibilità ambientale”. CRITERI DI VALUTAZIONE TECNICA c) Si è mantenuta una posizione rigida rispetto alla “conformità urbanistica” (per evitare che il Prusst diventasse una occasione per legittimare interventi in variante rispetto alla strumentazione urbanistica comunale e soprattutto in assenza di regole certe di governo del territorio dettate a livello sovracomunale). d) E’ stato altresì osservato il principio di “prudenza”, cioè di non includere interventi per i quali non fosse certa una evoluzione tale da garantire le compatibilità di ordine ambientale (ancora una volta in assenza di regole certe di governo del territorio dettate a livello sovracomunale; in particolare la mancanza di norme di salvaguardia, pure in relazione ad un Piano Paesistico adottato ma non ancora approvato). e) Si è definito un criterio di “equità”, inteso come attribuzione di pari opportunità d’uso dei beni ambientali, da garantire nella loro integrità anche alle future generazioni. CRITERI DI VALUTAZIONE TECNICA f) Un ulteriore criterio è stato quello della “fattibilità amministrativa” (riconosciuta tale solo nel caso, ad esempio, di procedure di variante allo strumento urbanistico vigente già avviate), cioè la necessità di evitare che parti del Programma potessero essere inficiati da conflitti di natura amministrativa. g) Si è tenuto conto, infine, del grado di “effettiva cantierabilità” degli interventi proposti, in relazione pertanto all’avanzato livello di progettazione degli stessi (data la possibilità di prevedere, secondo le indicazioni del bando ministeriale, progettazioni già programmate – in toto e/o in parte – attraverso altre forme di finanziamento). CRITICITA’ Va rilevato che forme di programmazione e pianificazione concertata, quali sono quelle praticate dai Prusst, necessitano di quadri di assetto territoriale ben delineati e per certi versi non derogabili. In assenza di questi riferimenti, il rischio è quello di alimentare processi di trasformazione del territorio tesi a promuovere un apparente e solo presunto sviluppo locale, poco credibile perché di fatto avulso dal più ampio contesto territoriale, se non addirittura insostenibile sul piano della compatibilità con gli indirizzi di tutela ambientale. Va inoltre sottolineato che la spinta alla competitività nello sviluppo locale diventa rischiosa senza riferimenti certi; essa può indurre alla “deregulation” e alla delegittimazione di quadri pianificatori, dove esistenti, e può rivelarsi ancora più pericolosa dove i quadri sono lacunosi. PIANO STRATEGICO (Delibera Cipe 26 novembre 2004, n.20) La Delibera Cipe n.20/2004 ha previsto alcune risorse da destinare alle Aree Urbane per finanziare interventi nelle città e nelle aree metropolitane del Mezzogiorno. A tal fine è stato costituito un Tavolo interistituzionale per definire “criteri di selezione” degli interventi da finanziare. Il Tavolo interistituzionale in particolare ha approvato il Documento Priorità e Criteri, il quale prevede che una quota del 10% delle risorse allocate per ciascuna Regione sia destinata a: Piani strategici per città e aree metropolitane o raggruppamenti di comuni che totalizzino una popolazione di almeno 50.000 abitanti (le Regioni, individuano, sentiti i Comuni, i criteri e le modalità per la predisposizione dei piani strategici). Piani urbani di mobilità. Studi di fattibilità e atti necessari alla costituzione di società miste pubblico-private e/o interventi in finanza di progetto. INDIRIZZI EMERGENTI DI PROGRAMMAZIONE Le città sono nodi e poli di eccellenza territoriale e sono chiamate ad assumere un ruolo propulsore dello sviluppo per sé e per i territori di riferimento, guardando alle vocazioni e alle opportunità locali, progettando e promuovendo reti di alleanze e di complementarietà con altre città, nei contesti nazionali ed europei. La questione è come attrezzarsi a fronte di questa sfida/opportunità, considerando che l’urgenza riguarda, in Italia, soprattutto le città e i territori del Mezzogiorno, che dovranno profondere grandi energie progettuali, organizzative e gestionali. INDIRIZZI EMERGENTI DI PROGRAMMAZIONE Gli strumenti di pianificazione urbanistica e di programmazione economica esistenti non sono efficacemente finalizzabili, per loro natura e per le loro funzioni regolamentative e previsive, a cogliere queste opzioni, che richiedono un approccio sinergico in grado di “territorializzare” le prospettive di sviluppo economico e sociale, per verificarne la praticabilità e le condizioni di successo. Le migliori pratiche scaturite dall’esperienza avviata, sul finire degli anni ottanta del secolo scorso da alcune città europee e da quella più recente di alcune città italiane portano a identificare nel “Piano Strategico” lo strumento del quale le città e le società locali possono costruire la visione condivisa e dinamica del proprio futuro. LINEE GUIDA PER LA COSTRUZIONE DEI PIANI STRATEGI 1. Caratteri fondativi del Piano Strategico il Piano definisce il disegno politico dello sviluppo sostenibile in una prospettiva di medio-lungo periodo; è promosso dall’Amministrazione del Comune leader che predispone le linee strategiche per lo sviluppo della città e dell’area metropolitana di riferimento, superando le dicotomie urbane e territoriali, rafforzando l’armatura infrastrutturale urbana e le connessioni con i sistemi infrastrutturali transregionali, nazionali ed europei; individua i meccanismi di raccordo con la strumentazione urbanistica provinciale e comunale; LINEE GUIDA PER LA COSTRUZIONE DEI PIANI STRATEGI 1. Caratteri fondativi del Piano Strategico individua, ai fini della predisposizione delle proposte di linee strategiche di sviluppo, i seguenti elementi strutturali attraverso cui leggere gli assetti della città e del territorio: a) la densità, la qualità e la complementarietà dei servizi di prossimità, dei servizi pubblici a scala urbana, intercomunale e di area vasta; b) la capacità di produzione di beni pubblici collettivi e le politiche di welfare urbano; c) i livelli di sicurezza sociale e la diffusione di ambiti caratterizzati da degrado fisico e sociale; d) la qualità ambientale; e) il posizionamento competitivo della città e dell’area vasta in termini di capacità di attrazione degli investimenti e di innovazione; f) l’efficienza e l’efficacia della gestione della città e del territorio in termini di organizzazione fisica, amministrativa e istituzionale; LINEE GUIDA PER LA COSTRUZIONE DEI PIANI STRATEGI 1. Caratteri fondativi del Piano Strategico è costruito attraverso un processo continuo di comunicazione finalizzato a coinvolgere la molteplicità degli attori istituzionali, sociali, economici, culturali e la società civile che compongono il sistema di riferimento della città e dell’area vasta, per concorrere alla elaborazione delle linee strategiche dello sviluppo. LINEE GUIDA PER LA COSTRUZIONE DEI PIANI STRATEGI 2. Obiettivi e contenuti del Piano Strategico Potenziamento delle aree metropolitane e dei sistemi territoriali locali a maggior valore aggiunto per il territorio regionale, inclusi la riconversione, la riqualificazione o il rafforzamento dei distretti produttivi (tramite azioni di coordinamento tra dismissione-rifunzionalizzazione delle aree industriali, potenziamento dei servizi ICT, riorganizzazione degli stessi); sviluppo e potenziamento dei nodi urbani collegati a reti infrastrutturali di valenza nazionale ed europea; sviluppo del territorio emergente del Mezzogiorno, per il tramite di città e territori capaci di generare effetti significativi di trascinamento della economia e della società locale nelle aree in difficoltà; incremento della sicurezza e della viabilità nelle aree di maggiore degrado sociale o di criticità ambientale. LINEE GUIDA PER LA COSTRUZIONE DEI PIANI STRATEGI 3. Possibili linee d’azione del Piano Strategico In termini orientativi, il Piano Strategico prevede linee d’azione dedicate: agli abitanti della città e dell’area vasta, prevedendo politiche capaci di incrementare l’offerta di qualità della vita, alimentando uno sviluppo inclusivo e sostenibile in favore, prima di tutto, delle fasce più deboli e creando opportunità finalizzate a conservare e incrementare il capitale umano; al rafforzamento dell’armatura urbana e territoriale tramite interventi migliorativi dell’assetto fisico, funzionale e ambientale della città e dell’area vasta che valorizzino i punti di forza ed abbattano i fattori di debolezza, allo scopo di rompere le condizioni che decretano la perifericità territoriale; LINEE GUIDA PER LA COSTRUZIONE DEI PIANI STRATEGI 3. Possibili linee d’azione del Piano Strategico alla produzione e/o miglioramento di beni pubblici e collettivi; al miglioramento e al potenziamento delle capacità organizzative e di gestione della pubblica amministrazione come condizione: a) per governare il processo partecipativo e partenariale locale; b) per incrementare le capacità di comunicazione per costruire alleanze e reti di scambio, di interazione e di complementarietà a livello europeo, nazionale e regionale. RELAZIONI TRA PIANO STRATEGICO E PIANO ORDINARIO Il piano strategico “non definisce i progetti, li seleziona e li coordina con un processo negoziale per renderli congruenti, cooperativi, realizzabili” (Mazza, 1996). Il piano strategico differisce dal piano urbanistico perché non si occupa di regolazione e di diritti edificatori degli usi del suolo e di definizione degli interventi di trasformazione dello spazio fisico. Tuttavia il piano strategico è anche un piano che ha effetti e ricadute di natura territoriale e non si possono non prevedere relazioni di tipo interattivo e complementare fra i due strumenti. Secondo Dematteis (2003), “la pianificazione strategica differisce da quella tradizionale perché non intende operare con cogenza normativa diretta sulla trasformazione materiale del territorio, ma vuole indirizzare l’agire autonomo dei soggetti, attori del processo di trasformazione, verso gli esiti desiderati”. Pianificazione strategica e pianificazione tradizionale non sono dunque in alternativa, ma complementari fra loro. RELAZIONI TRA PIANO STRATEGICO E PIANO ORDINARIO Il piano strategico non deve essere rigido, esso non può costituire un “pacchetto chiuso” che viene elaborato una volta per tutte; esso non può essere ingabbiato nei suoi elementi analitici-conoscitivi e progettuali, deve potersi adattare a variazioni della capacità gestionale e della pubblica amministrazione e alle decisioni degli organi politici. Il piano strategico “può migliorare l’efficacia degli strumenti di pianificazione ordinaria, può intercettare opportunità ed occasioni che permettano alle previsioni urbanistiche di attuarsi in forme concrete e condivise” (Gastaldi, 2004). LA PROMOZIONE DELL’IMMAGINE E’ importante soffermarsi a riflettere sull’importanza che la promozione dell’immagine ha per una città: l’immagine può essere una risorsa o può rappresentare un vincolo. Non tutte le città possono avere una buona immagine da spendere all’esterno. Ci sono casi in cui l’immagine esiste in termini di potenzialità, ma non la si sa comunicare e veicolare; questo può limitare lo sviluppo, in quanto un’immagine forte all’esterno può essere fonte di nuove opportunità (investitori, turisti, ecc.), viceversa, un’immagine debole può precludere nuove chance per l’economia e per la società locale. LA PROMOZIONE DELL’IMMAGINE Ri-definire l’immagine può essere una cosa non semplice; molte realtà locali hanno una debole capacità creativa di elaborare proiezioni, idee e scenari di città diversi da quelli attuali. E’ comunque importante che questa “immagine” sia quanto più possibile forte e radicata ad elementi significativi della identità locale, identità consolidata o auspicata per il futuro, che sia inoltre quanto più condivisa da un numero rilevante di soggetti locali per poter attrarre risorse ed energie dall’esterno. Secondo Pasqui (2001), “la produzione di immagini e di scenari, di visioni del futuro, può essere elemento rigeneratore di identità locale”. IL RUOLO DELL’ENTE PUBBLICO L’ente pubblico deve avere un ruolo di indirizzo e di regia, deve essere capace di sprigionare visioni strategiche per finalizzare le proprie azioni entro un quadro certo di obiettivi. Non tutte le realtà urbane riescono a realizzare questi obiettivi con sufficiente efficacia, talvolta è più comodo e più semplice muoversi secondo le immagini del passato, che elaborare nuove fasi creative di rilancio che portino tutta la comunità a crescere. Le città e i territori sono sollecitati ad una continua autoorganizzazione che sappia valorizzare specificità e differenze locali per posizionarsi su segmenti particolari del mercato produttivo, turistico, culturale, del tempo libero e più in generale dell’offerta territoriale. Le singole realtà devono saper promuovere i propri valori ambientali, storici e identitari, che diventano nuove potenzialità di sviluppo per collocarsi sulle reti globali di competitività fra i territori. IL RUOLO DELL’ENTE PUBBLICO E’ importante la presenza di una leadership, non necessariamente appartenente a soggetti istituzionali, che faccia da traino e si impegni per il piano strategico, fungendo – in base alla autorevolezza e alla credibilità dei soggetti coinvolti – da catalizzatrice del consenso. La costruzione del consenso è operazione alquanto complessa, che spesso richiede articolate fasi di concertazione; attraverso la concertazione possono essere superate posizioni originariamente conflittuali e antagoniste e possono essere raggiunte intese sinergiche. IL RUOLO DELL’ENTE PUBBLICO Occorre comunque mettere in guardia dal rischio di intendere il piano strategico come una opportunità da cogliere solo e unicamente al fine di intercettare risorse finanziarie, come sta accadendo in alcuni contesti regionali. IL RUOLO DELL’ENTE PUBBLICO In tal senso è utile richiamare alcune riflessioni di Crosta (2003) sulle diverse forme di consenso: ci può essere infatti un “consenso opportunista” con l’attore che aderisce ad una azione, in quanto intravede dei vantaggi per sé dagli esiti attesi (previsti o probabili); ci può essere un “consenso basato sulla comunanza di interessi e sulla condivisione di valori”; c’è infine un “consenso molto più importante di natura interattiva che si forma nel corso dell’azione”, come sottoprodotto della stessa, attraverso una ridefinizione dei punti di vista, interessi e valori degli attori che interagiscono nel processo di piano; è questo il caso in cui il piano strategico diventa una idea progettuale condivisa, costruita insieme, piena di senso e di significato, proiettata nel futuro, alimentata dallo sforzo comune di renderne concreta l’attuazione. BIBLIOGRAFIA Cavenago D. (2004), Città e piano strategico, Il Sole 24 Ore, Milano Crosta P. (2003), “A proposito di approccio strategico: la partecipazione come tecnica di pianificazione, o come politica di cittadinanza attiva?”, in Moccia F., De Leo D. (ed.), I nuovi soggetti della pianificazione, Franco Angeli, Milano, pp. 239-245 Curti F., Gibelli M.C. (ed., 1996), Pianificazione strategica e gestione dello sviluppo, Alinea Editrice, Firenze Dematteis G. (2003), “Città diffusa, periurbanizzazione e piani strategici”, in Bertuglia C., Stanghellini A., Staricco L. (ed.), La diffusione urbana: tendenze attuali, scenari futuri, Franco Angeli, Milano, pp. 196-208 Gastaldi F. (2004), “La dimensione urbana e le innovazioni della pianificazione strategica”, in Fedeli V., Gastaldi F. (ed.), Pratiche strategiche di pianificazione, Franco Angeli, Milano, pp. 13-31 Gerundo R. (ed., 2000), I programmi urbani complessi. Tecniche di analisi, progettazione e valutazione, Edizioni Graffiti, Napoli Lattanzio E. (2006), Pianificazione strategica per la governance del territorio, Lattanzio e Associati, Milano Mazza L. (1996), “Difficoltà della pianificazione strategica”, Territorio, n.2, pp. 176-182 Pasqui G. (2001), Il territorio delle politiche, Franco Angeli, Milano Selicato F., Torre C. (2000), “Aspetti decisionali e processuali della programmazione negoziata. Il Prusst della pre-murgia adriatica”, in Gerundo R. (ed.), I programmi urbani complessi. Tecniche di analisi, progettazione e valutazione, Edizioni Graffiti, Napoli, pp. 285-298