IL ROMANTICISMO Quadro storico-culturale PREMESSA • Per poter comprendere a fondo il Romanticismo, che ha aspetti molteplici e caratteristiche e sensibilità anche molto diverse geograficamente, occorre capire i profondi cambiamenti avvenuti con la Rivoluzione francese e con la nascita degli Stati nazionali. Quello che ci preme comprendere, non è tanto quali scuole di pensiero rappresentino meglio la sensibilità romantica, ma quale sia la cifra interpretativa del reale in questo secolo denso di contraddizioni ed eventi drammatici. Un periodo di cambiamenti epocali • Tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX secolo, l’Europa è stata segnata da cambiamenti epocali a livello delle strutture politiche, economiche e sociali. Certamente vi sono state aspettative, poi speranze e delusioni, ma ciò che occorre evidenziare è che la rivoluzione, prima ancora che un fatto politico, può essere considerata la cifra sintetica dell’intero periodo. Anima del processo rivoluzionario fu la borghesia, consapevole del proprio ruolo e della propria capacità di sostituire la vecchia classe dirigente aristocratica. Il cambiamento non fu omogeneo in tutta l’Europa: le spinte propulsive furono maggiori nell’Europa Atlantica, mentre l’Europa del Sud risultava essere più arretrata e conservatrice; inoltre a fasi di accelerazione succedettero fasi di stagnazione e di arretramento. Sul piano economico si registrò il trionfo del capitalismo; la Rivoluzione industriale si estese a larghi settori della vita economica trasformando le attività manifatturiere, i trasporti, e intrecciandosi con le innovazioni tecnologiche. Il modo di vivere, mangiare, viaggiare, vestirsi, ma soprattutto la mentalità ne venne completamente trasformata: industria e capitalismo apparivano sinonimo di modernità e progresso. L’Inghilterra, da cui era partita la Riv. industriale, veniva guardata con ammirazione anche se, dal punto di vista politico, punto di riferimento era la Francia. RIVOLUZIONE FRANCESE Nell’esperienza francese possiamo distinguere come tre fasi: • 1789. La Francia conosce e sperimenta diverse ideologie rivoluzionarie, passando dal moderatismo monarchicocostituzionale al radicalismo giacobino e dimostrando che una monarchia secolare poteva essere abbattuta nel giro di pochi anni. • 1795-1815. Si consuma l’avventura napoleonica che imbriglia la rivoluzione nell’autoritarismo imperiale, ma nello stesso tempo ne diffonde i principi, suscitando in tutta Europa uno straordinario rinnovamento della vita politica e civile. • 1815-1848 La Restaurazione fa i conti con le forze rivoluzionarie che si oppongono al ritorno dei vecchi regimi (20-21, 30-31, 48). Ottimismo e progresso • In nome della libera iniziativa economica, della libertà ed uguaglianza politica, la borghesia rivoluzionaria riuscì ad imporre lo stato di diritto fondato sulle libertà individuali e sulla rappresentanza politica. Era un cambiamento radicale, solo pochi anni prima impensabile: i sudditi cominciavano a divenire cittadini, coscienti del loro peso politico e fortemente coinvolti nelle vicende pubbliche. La circolazione delle idee durante la lotta contro l’assolutismo, aveva creato una vivacità nuova nella società, per cui si creavano partiti e movimenti d’opinione. La rivoluzione aveva dimostrato che il vecchio poteva essere abbattuto e sostituito da una concezione dinamica dell’uomo e della storia: il nuovo lottava per affermarsi e si credeva fermamente nella vittoria e nel progresso del mondo. Il progresso scientifico e tecnologico e lo sviluppo dell’economia sembravano d’altro canto promettere all’uomo traguardi sempre più ambiziosi. La delusione storica • Accanto agli entusiasmi e alle note positive, numerosi furono tuttavia gli aspetti negativi, tanto che si può parlare di una delusione storica sempre più diffusa a partire dalla Restaurazione. La via per la libertà appariva difficile e sanguinosa, non scevra da eccessi ingiustificati, e sfociava spesso in soluzioni autoritarie; il progresso chiedeva come prezzo sangue e dolore, diversamente da come l’ottimismo illuministico se lo era immaginato; le idee di libertà e giustizia, così luminose quando si lottava per esse, sembravano insufficienti quando ci si accorgeva che la borghesia era più interessata al proprio potere personale che a garantire la loro piena realizzazione. Anche lo sviluppo economico sembrava tornare solo a vantaggio di una esigua minoranza che, abbandonati gli ardori rivoluzionari, si volgeva agli affari, all’arricchimento, alle trame politiche poco chiare, in dispregio delle masse popolari. Il risvolto tragico dell’espansione industriale era sotto gli occhi di tutti: quartieri disastrati, miseria, condizioni di lavoro disumane, abbrutimento, sottosviluppo culturale e morale. Invece di essere migliore, il mondo sembrava dominato dalla meschinità e dal profitto, ed emergeva dunque una nuova tensione rivoluzionaria fondata sul problema sociale. • Il secondo aspetto avvertito come sostanzialmente negativo riguarda l’invadenza dello Stato nella vita dei cittadini. Il nuovo Stato borghese aveva bisogno di strutture sociali rigide con cui educare alla convivenza civile. Occorreva infatti organizzare strumenti come scuola, tribunali, esercito, carcere, famiglia in maniera uniforme, e questa razionalizzazione della vita ebbe costi molto pesanti: masse enormi di persone furono costrette a modificare totalmente le loro condizioni di vita, passando da una multiformità di culture locali all’uniformità della cultura urbana. Per quanto sottoposto all’arbitrio dei potenti, nel vecchio regime l’individuo non si sentiva controllato e represso fin nei meandri della vita familiare. Nel mondo borghese, invece, la definizione dei confini tra legalità e illegalità, l’istituzione di corpi di polizia efficienti, la coscrizione obbligatoria, i tribunali statali, l’elevata burocratizzazione, la regolamentazione del sistema di istruzione, l’irrigidimento del modello familiare, imposero modelli di comportamento e atteggiamenti mentali molto rigidi. Era morto il vecchi stato assolutistico ancora di matrice feudale e con esso erano morti gli arbitri e le superstizioni, ma anche un certo modo informale ed eccentrico di sentire la vita, sostituito da un modo borghese di vivere e di pensare da un’etica cauta e laboriosa, legalitaria e rispettosa delle istituzioni, fondata sul profitto e sul denaro, sul risparmio e sull’investimento. Una nuova sensibilità • Tutto ciò cominciò a sembrare insopportabile; le ragioni più autentiche della vita sembravano negate da una società fatta di uomini gretti, mediocri e standardizzati, e priva di slanci e di ideali. Il termine borghese cominciò ad assumere un’accezione negativa in opposizione a poeta e artista considerato come colui che è depositario dei valori umani negati dal presente. Cominciò a nascere un profondo disagio nei confronti della realtà presente insieme al bisogno di fuggirla attraverso il sogno, l’arte, la religione. • Naturalmente questa nuova sensibilità attecchì soprattutto nei ceti colti, mentre i ceti operai rimanevano legati al desiderio di risolvere le più concrete problematiche economiche e sociali. Il disagio di molti membri della borghesia si tradusse in una ipervalutazione del sentimento e della poesia, e in una serie di atteggiamenti quali: malinconia, solitudine, contemplazione della natura, aspirazione all’ideale. L’intellettuale Senza semplicistiche generalizzazioni, possiamo dire che l’atteggiamento dell’intellettuale fu sostanzialmente di due tipi: • Artista organico alla classe borghese, che contribuisce al processo di trasformazione del mondo, diffondendo la cultura all’interno della società di massa. • Artista d’opposizione che esprime scoramento e delusione rispetto a questa realtà e rivendica l’irriducibilità dell’individuo a massa e l’alterità dell’arte rispetto al processo socio-economico.