LA TEORIA DEL GENDER NELLE SCUOLE:
IL DIRITTO E LA RESPONSABILITA' DI POTERE SAPERE E SCEGLIERE
TRA MISTIFICAZIONI, NON CHIAREZZE E CONTRADDIZIONI
Come Comunità Casa del Giovane mettiamo in rete le seguenti riflessioni per favorire una
informazione maggiore e sufficiente al fine di permettere a genitori ed educatori di sapere e poter
decidere con libertà e consapevole responsabilità della formazione dei propri figli e dei minori.
La teoria del gender non è educazione al rispetto dei diritti delle diversità ma è una proposta di
educazione alla sessualità.
Da ormai 45 anni ci occupiamo dei giovani con disagio e delle persone in difficoltà e sappiamo
bene che formare al rispetto delle diversità significa educare all'alterità. Educare quindi al rispetto di
sé stessi per rispettare gli altri che sono ovviamente 'altro' da me, rispettare le altre forme di 'alterità'
quindi anche delle diverse razze e nazionalità, della vita animale, dell'ambiente e della natura.
Il proporre una formazione alla sessualità per educare al rispetto delle diversità ci appare riduttivo,
forzato e ideologico, se non anche errato.
Il modello 'educativo' del gender proposto poi ai minori ha grosse e forti implicanze e conseguenze
sulle loro identità e sulle loro coscienze, invadendo la loro intimità psicofisica proprio nella fase
delicate della sua formazione e quando il minore non è in grado di capire, scegliere, decidere da sè.
La sessualità non è solo 'sesso', 'genitalità' o 'cultura' ma è una dimensione e una forza importante e
delicata, preziosa e con ritmi di sviluppo personalissimi che non possono essere massificati e
generalizzati ma rispettati per non creare traumi e sofferenze. Ridurla a 'materia' di insegnamento
con 'pratiche' che inducono alla confusione anziché alla maturazione della propria identità
psicofisica e vanno a coinvolgere aspetti emotivi profondi dei piccoli è un errore educativo e
antropologico oltre che un abuso di responsabilità perché son i genitori i responsabili di questi
aspetti così personali e propri dei figli.
Per questi motivi crediamo che sia insufficiente l'informazione in merito, che occorrerebbe
approfondire in modo appropriato e competente questo modello rispetto alla sua reale efficacia e
alla sue conseguenze. a scelta di questo tipo di proposta deve essere fatta dai genitori dei minori
tramite consenso informato e richiesto come obbligatorio e non “d'ufficio”, o con modalità e
linguaggi ambigui, mistificati e non espliciti come si sta tentando di fare a livello di scuola
pubblica.
A seguire articoli e riflessioni per meglio capire…
------------------------Sta per entrare in vigore a settembre il nuovo DDL c.d. sulla “Buona scuola”. Da più parti si dibatte
se essa introduca o meno principi educativi ispirati alla teoria del gender nelle scuole, dai
primissimi anni di età fino alle superiori.
Questa formazione sarebbe di fatto ampiamente sponsorizzata dalle associazioni LGBT (lesbiche,
gay, bisessuali, transessuali e trans gender), sì che di fatto l’ideologia gender sarebbe non solo
proposta ma di fatto imposta nelle scuole di ogni ordine e grado (già sono nati problemi gravi in
alcune scuole d’Italia).
Per cui ad esempio si insegna a bambini e ragazzi che non si nasce maschio o femmina, ma si
decide che cosa essere; perché, al di là del proprio sesso biologico, si può decidere autonomamente
di appartenere ad un altro genere (con le varianti di omosessuale, bisessuale, lesbica ecc.) e passare
tranquillamente da un genere ad un altro (maschio à femmina e/o viceversa e infinite altre
1
possibilità: sono stati definiti dai c.d. “esperti” circa 56 “generi” al posto di quelli naturali di
maschio e femmina). Il tutto mirato al fatto di dichiarare normale ogni forma di sessualità (lascio
immaginare le ancor più “sconcertanti” proposte successive a questa) ignorando completamente i
dati di natura e i salutari limiti che essa ci pone (per chi fosse digiuno del tema può andare ad
esempio a vedere su YouTube il Power Point commentato dalla dott.ssa Chiara Atzori:
https://youtu.be/PnEGdBbPBwo; è uno dei tanti contributi, che mi sembra particolarmente ben
fatto).
Siamo stati rassicurati da più parti che questo non sarà.
Ma è proprio così? Ne siamo sicuri?
Le notizie sono diventate contrastanti al punto che ad esempio la diocesi di Padova ha emesso un
comunicato al riguardo, in cui smentisce queste voci di “allarme”
(http://www.diocesipadova.it/s2ewdiocesipadova/allegati/9390/Nota%20su%20questione
%20gender_Ufficio%20scuola_18.8.2015.pdf): mi permetto di dire, con l’unica intenzione di
contribuire a fare luce, che esso è un comunicato il quale ritengo ottimo sotto molteplici punti di
vista, ma forse carente riguardo ad alcune componenti fondamentali ai fini di un’informazione
completa e perciò corretta.
A ben vedere infatti ci sono degli elementi, probabilmente ignoti ai più, che portano in un’altra
direzione. Di essi forse è opportuno approfondire la conoscenza, attraverso un breve – seppur non
semplicissimo – esame dell’iter legislativo. Da esso sembra evincersi che invece questa educazione
inizierà nelle scuole a settembre in conseguenza della legge suddetta: essa infatti rimanda ad
un’altra legge, che a sua volta rimanda a un “Piano formativo” già approvato (di cui sembra che
quasi tutti ignorino l’esistenza), che introduce questo tipo di educazione.
Perciò mi pare necessario portare un contributo per fare chiarezza sulla situazione a partire dai fatti
e documenti reali.
Infatti, il contenuto in questione non si ricava in via diretta e immediata, ma solo con una paziente e
complessa ricostruzione normativa, fatta di rinvii e rimandi.
Le famiglie, ad esempio, che leggessero il testo, difficilmente potranno accorgersi di ciò che
realmente la "riforma" introdurrà nella scuola. Si fa ricorso ad etichette, che attraverso le formule
più convincenti come l'antidiscriminazione - che ci trova tutti d'accordo - dispongono in realtà ben
altri "modelli educativi”.
A) Nella LEGGE 13 luglio 2015, n. 107
(http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/07/30/15A05606/sg) al comma 16, si parla di
promuovere “nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità dei sessi, la prevenzione
della violenza di genere e tutte le discriminazioni”: fin qui apparentemente il tutto è molto
condivisibile e non c’è accenno alla teoria del gender.
B)
Nello stesso comma della legge si rimanda subito dopo all’“articolo 5, comma 2, del
decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n.
119”: in questo comma 2 - citato all’interno del suddetto comma 16 della legge del 13 luglio 2015
- si parla di ”prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere”. Anche
qui non viene nominata e non c’è accenno alla teoria del gender.
Fin qui (punti A e B) questo è quanto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, rintracciabile al suddetto
sito web.
C)
Tuttavia c’è da dire che il comma 16 della LEGGE 13 luglio 2015, n. 107, rimanda al
“Piano triennale dell'offerta formativa” e al contempo lo collega, per la prevenzione di ogni
discriminazione, al comma 2 , art. 5, della legge 15 ottobre 2013, n. 119, che a sua volta prevede
in merito il "Piano d'azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere" (vedi file
allegato “PIANO CONTRO VIOLENZA.pdf”). Questo piano è già stato elaborato dal Ministero
delle Pari Opportunità, e costituisce oggetto dell’Intesa tra Stato e Regioni già approvata a maggio
scorso. Il “Piano”, piuttosto articolato e significativo sotto tanti aspetti, prevede al punto 5.2. il tema
dell'EDUCAZIONE: ivi espressamente si richiama nella formazione, anche attraverso libri di testo,
2
l'obiettivo di “educare ... in particolare per superare gli stereotipi che riguardano il ruolo sociale,
la rappresentazione e il significato dell'essere donne e uomini, ragazzi e ragazze, bambine e
bambini nel rispetto dell'identità di genere, sia attraverso la formazione del personale della scuola
e dei docenti sia mediante l'inserimento di un approccio di genere nella pratica educativa e
didattica” (sottolineato mio; nell’Allegato B del Piano si parla anche di “includere … temi quali … i
ruoli di genere non stereotipati”, di educazione “al superamento degli stereotipi di genere”, di
percorsi formativi “sensibili al genere” in cui “prevedere la rivalutazione dei saperi di genere per
combattere stereotipi e pregiudizi”, di “documenti elaborati dal Gruppo di esperti sul linguaggio
del genere” per la realizzazione di libri e materiale didattico). Il "Piano d'azione straordinario contro
la violenza sessuale e di genere" addirittura è stato approvato prima della riforma della scuola,
invertendo la procedura normale, che sarebbe prima curare la legge generale e poi il piano
particolare; tra l’altro esso dura fino 2020 (per inciso, evidentemente il personale della diocesi di
Padova non è a conoscenza di questo “Piano d’azione…”).
D)
Per capire appieno ciò, occorre verificare anche, come premessa, il comma 16
dell’Emendamento 1.9000 del Governo, sul quale è stata posta la questione di fiducia,
emendamento sostitutivo del DDL S. 1934 e approvato in Senato il 25 giugno 2015: (si legge
infatti nel sito del Senato) EMENDAMENTO 1.9000 (TESTO CORRETTO), SU CUI IL
GOVERNO HA POSTO LA QUESTIONE DI FIDUCIA, INTERAMENTE SOSTITUTIVO
DEGLI ARTICOLI DA 1 A 26 NEL TESTO APPROVATO DALLA CAMERA DEI DEPUTATI (v.
Allegato “EMENDAMENTO SCUOLA CORR..pdf “, in cui è riportato il comma 16 in questione).
Il comma 16 di questo Emendamento, oggi integralmente recepito nella Riforma, prevede il Piano
triennale dell’Offerta formativa, che, richiamando il disposto dell’art. 5 ai sensi della Legge di
conversione 119/2013 (di cui sopra), rimanda a sua volta – come già detto sopra – a quello ivi
denominato come “Piano d’azione straordinario contro la violenza sessuale e di genere”
predisposto per il 2014-2020. Il suddetto “Piano” nella elaborazione è rimesso alla competenza del
Ministro per le pari opportunità.
E)
In riferimento poi al competente Dipartimento per le pari opportunità esiste anche il
documento, redatto unitamente all'UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni razziali), sulla
"STRATEGIA NAZIONALE per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate
sull'orientamento sessuale e sull'identità di genere" (2013-2015). In esso (vedi allegato
“SCUOLA STRATEGIA NAZ..pdf”) basta leggere "Obiettivi e misure" al punto 4.1.2 su
"Educazione e Istruzione" ove si prevede (punto “g”)di “contribuire alla conoscenza delle nuove
realtà familiari, superare il pregiudizio legato all'orientamento affettivo dei genitori per evitare
discriminazioni nei confronti dei figli di genitori omosessuali”. Segue, fra l'altro, la Governance con
tutte le Associazioni LGBT in elenco (punto 5.1.1), tra cui il Circolo Culturale Omosessuale
"Mario Mieli" (quest’ultimo tra l’altro morto suicida; ma è interessante leggere tutto il documento
per coglierne chiaramente il progetto di fondo).
Il contenuto di tale Documento è stato del resto espressamente citato in sede di discussione al
Senato.
Se si guarda alla legge delega approvata, nulla si dice del gender nel suo testo; ma è andando a
fondo, cioè, nel “combinarsi” delle norme tra loro, attraverso i tanti rinvii normativi, che si
evidenzia qualche problema. Quanto ho inviato attiene a documenti già operativi (sui quali
riflettere con attenzione), a cui la legge approvata offre la necessaria cornice e soprattutto dà ad
essi in qualche modo “forza normativa”, che diversamente potrebbero non avere.
Da più parti (ad esempio il su citato Ufficio Diocesano Pastorale della Scuola della Diocesi di
Padova) si richiama la notizia della rassicurazione data dal Ministero dell’Istruzione circa il
“consenso” dei genitori, secondo quanto detto dal Ministro dell’Istruzione Stefania Giannini
(http://www.avvenire.it/Cronaca/Pagine/Gender-a-scuola-Nella-legge-non-c-.aspx), con particolare
riferimento ad una Circolare del Miur (vedi allegato “Circolare Miur 4321 del 06-07-2015”).
Certamente al riguardo c’è da ringraziare per questo “segno di attenzione” verso le famiglie.
3
Tuttavia bisogna essere consapevoli che occorre vigilare, e per due motivi.
1)
Rispetto alla legge delega, che ha approvato le linee di indirizzo della Riforma della Scuola e
alla quale seguiranno naturalmente i decreti legislativi di attuazione, la Circolare rimane
sempre un atto interno e di fonte secondaria, in quanto proviene dalla Pubblica Amministrazione;
non ha certo la forza e il valore di un testo legislativo!
2)
La legge sul contrasto alla violenza di genere, richiamata al comma 16 del maxiemendamento sopra citato, è rimessa nell’attuazione al Piano straordinario predisposto dal
Ministero delle pari opportunità (cioè l’allegato “PIANO CONTRO VIOLENZA.pdf”), organismo
dunque distinto dal MIUR (Ministero dell’Istruzione).
In aggiunta c’è anche da considerare che,con i grandi poteri che la legge sulla “Buona Scuola” dà al
preside, facilmente si può instaurare una univocità di pensiero (tra l’altro già si sono verificati dei
problemi al riguardo in alcune scuole, pur senza che i presidi abbiano ancora i poteri dati loro dal
nuovo DDL). Difficoltà di questo tipo, già presenti nelle nostre scuole, sono riportati a più riprese
anche da alcuni media (vedi ad esempio la Radio Vaticana).
Da notare che i libri scolastici contenenti anche le tematiche sul gender, arrivati alle scuole col
timbro del Ministero, avrebbero dovuto essere ritirati secondo la disposizione dello stesso Ministero
che negava di aver concesso il proprio avvallo a detti testi. Non si capisce come mai il sindaco di
Venezia ha dovuto ritirarli, attirandosi pesanti critiche: ma se il ritiro era già stato disposto dal
Ministero? O forse il Miur non ha poi capacità operativa efficace al riguardo?
Forse, siamo in un tempo in cui i cittadini, specie le famiglie, sono chiamate a una vera presenza
“attiva” nelle sedi di formazione/educazione, così da fare proposte positive e costruttive, offrendo la
ricchezza del pensiero cristiano per l’umanità e la dignità dell’uomo. Non ci si può permettere di
essere superficiali, ma vigilanti.
Certo, rimane lo sguardo attento per i tanti piccoli e ragazzi, che non hanno alle spalle una famiglia
che si curi di loro o che se ne faccia carico, ed è lì che si potrà misurare l’impegno sociale di una
Comunità che sappia aprire le braccia ad accogliere e colmare ogni solitudine.
Colpisce molto al riguardo nell’enciclica Laudato si’ il richiamo forte del Papa per quanti “portano
il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa” (n. 25): tra essi anche i
piccoli e ragazzi appena citati. E l’appello a procedimenti di “dialogo e trasparenza nei processi
decisionali” (cap. V, 3; nn. 182-188: le applicazioni al nostro caso risultano evidenti dalla lettura)
che sono certamente richiesti non solo per la “cura della casa comune”, ma ovunque si legiferi e si
progetti.
In ultimo c’è da dire che per diversi motivi stanno crescendo sul web gli inviti a sottoscrivere la
richiesta di indizione di un Referendum abrogativo della legge sulla “Buona Scuola”.
La proposta di referendum in questione, per quanto al momento oggetto di varie perplessità, è
comunque pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 165, con l’attribuzione del numero 15A0565,
attiene all’abrogazione in toto della legge 107 del 13 luglio 2015.
E’ possibile sottoscrivere il referendum presso l’Ufficio Relazione col Pubblico (URP) di ogni
comune, preferibilmente quello di residenza, fino al 20 (o25?) settembre (tra i vari siti che
informano su ciò, uno è http://it.blastingnews.com/lavoro/2015/07/referendum-riforma-scuolacontro-renzi-le-novita-dove-firmare-e-entro-quando-00485797.html).
L'URP
consiglia
di
prediligere sempre il Comune di residenza, perché è la via più dritta per il successo della propria
firma. Tuttavia ha ribadito la validità formale della firma del non residente.
Per concludere: ho scritto questa mail, aiutato logicamente da persone competenti in materia, per
portare un minimo di informazione in più su una materia in cui la disinformazione e la confusione
(voluta?) sono ampie.
Mi pare che i documenti riportati parlino in modo chiaro, nei successivi rimandi dalla legge 107, del
13 luglio 2015, alla legge n. 119 del 15 ottobre 2013, e da questa al “Piano d'azione
straordinario contro la violenza sessuale e di genere”, nel quale per l’educazione effettivamente
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si trova espresso “l'inserimento di un approccio di genere nella pratica educativa e didattica”.
A questo punto il mio desiderio personale è che, qualunque sia la posizione personale di
ciascuno, per lo meno i termini della questione siano chiari, così che ciascuno possa orientarsi e
compiere le proprie scelte in modo consequenziale. Chiederei perciò la cortesia di dare la più
ampia diffusione possibile a questa mail con i vari mezzi a disposizione (mailing list, facebook,
ecc.), o se si preferisce dei documenti ad essa allegati, corredati delle necessarie delucidazioni sui
punti chiave.
Un grazie a tutti,
Alessandro Partini ofm
_____________
5
Psicologi e teoria del gender
Risposta di un gruppo di professionisti al presidente dell'Ordine degli Psicologi delle Marche,
secondo cui "non esiste l'ideologia gender". Il primo firmatario Paolo Scapellato: "In corso un
conflitto antropologico"
Di Federico Cenci
Roma, (ZENIT.org)
Non solo genitori e insegnanti, contro il gender prende posizione anche il mondo della scienza. Un
nutrito gruppo di psicologi marchigiani ha deciso di intervenire per districare con una luce
scientifica l’oscura matassa dell’ideologia. Tutto ha avuto inizio poco dopo la manifestazione del 20
giugno in piazza San Giovanni, quando un milione di persone ha urlato il proprio disappunto nei
confronti dell’indottrinamento ideologico degli alunni.
Vera e propria sollevazione popolare che, com’era prevedibile, ha scatenato polemiche. Nell’acceso
dibattito si è lanciato anche il dott. Luca Pierucci, presidente dell’Ordine degli Psicologi delle
Marche, che si è unito al coro dei detrattori. Usando un’argomentazione molto in voga in alcuni
ambienti culturali - “Non esiste l’ideologia del gender” - Pierucci ha contestato quanti sono scesi in
strada. E li ha ammoniti, a nome del suo Ordine, che “non si possano e non si debbano utilizzare e
distorcere informazioni basate su ricerche e studi scientifici a fini propagandistici e confusivi”.
La scelta di cooptare i suoi colleghi, spiegando inoltre che l’Ordine “continuerà a promuovere
iniziative sul tema (degli studi di genere, ndr) al fine di contrastare la disinformazione”, ha tuttavia
suscitato una reazione da parte degli stessi. 18 professionisti delle Marche hanno redatto una nota in
cui prendono le distanze dalle dichiarazioni del loro presidente.
Primo firmatario della nota, il dott. Paolo Scapellato, psicologo e psicoterapeuta maceratese e
docente di Psicologia clinica presso l'Università Europea di Roma, intervistato da ZENIT fornisce
una serie di precisazioni.
In primo luogo egli sottolinea che “tra i principi ben definiti da cui parte l'educazione gender ci
sono alcuni principi che non sono tali, nel senso che non sono scientificamente condivisi dalla
comunità degli psicologi”. Pertanto, rileva che "ci sono dubbi sulle modalità di lavoro” adottate nei
corsi agli studi di genere che si propone di introdurre nelle scuole il decreto Fedeli, “e altri dubbi sul
reale nesso causale tra questo tipo di educazione e la lotta all'omofobia e alle discriminazioni di
genere”.
Sempre a proposito del decreto in questione, Scapellato ritiene che, “essendo stato un lavoro
sotterraneo da parte delle associazioni Lgbt e del Governo, si è cercato di far passare la legge
sfruttando la ‘distrazione’ dei politici e non sollevando troppo interesse da parte della società civile;
questo tentativo però è sfumato e davanti alle sollevazioni popolari che ne sono conseguite la nuova
linea guida è minimizzare, nella speranza che tutto torni sotto soglia e si possa continuare a lavorare
nell'ombra”.
Scapellato spiega che con l’Associazione di Promozione Sociale Praxis, di cui è presidente, sono
dieci anni che svolge corsi di educazione sessuale nelle scuole. Conosce quindi la realtà degli alunni
e di qui nasce la sua convinzione che “questa educazione gender rischia di creare più confusione nei
nostri figli di quella che già hanno”. Educazione gender che riverbera dagli “Standard per
l’educazione sessuale in Europa” dell’ufficio europeo dell’Oms. Scapellato ritiene che dietro alcuni
condivisibili fini dichiarati su questo documento, come la lotta alle discriminazioni e agli
atteggiamenti cosiddetti omofobici, si intravedano “altri fini non dichiarati e preoccupanti”.
Lo psicologo maceratese ricorda che il principio alla base è “che non solo il ruolo di genere, cioè
6
cosa un bambino deve fare in quanto maschio e una bambina in quanto femmina, ma anche
l'identità di genere, cioè il sentirsi maschio o femmina, e l'orientamento sessuale sono
identificazioni esclusivamente dovute alla cultura dominante”. Di qui l’asserzione secondo cui ricorda Scapellato - “ci si sente maschi non perché biologicamente maschi, ma perché è la cultura
che ti spinge a identificarti come maschio; ci si sente eterosessuali perché la cultura dominante ha
fatto passare l'eterosessualità come norma sociale, senza che ci sia un fattore naturale a influire”.
Ne derivano le “azioni educative gender”, che Scapellato elenca brevemente: “Insegnare ai bambini
già a sei anni che possono essere eterosessuali, omosessuali, bisessuali, transessuali; fargli
conoscere ed esplorare tali orientamenti; compiere una frattura tra l'affettività e la
sessualità; quest'ultima, progressivamente dai 4 anni in poi, deve essere riconosciuta in tutte le sue
parti (conoscenza dei genitali propri e dell’altro sesso, modalità di rapporti, gravidanze indesiderate,
contraccettivi, aborti, fecondazione assistita, malattie sessuali, ecc.)”.
Azioni che Scapellato contesta, giacché “come tutta la psicologia dello sviluppo ha sempre
sostenuto, l'identificazione sessuale e l'orientamento sessuale sono processi talmente complessi e
intimi che investono il bambino in tutte le sue istanze coscienti e inconsce”. Quindi “presentargli la
sessualità come mero appagamento di un impulso erotico contingente è riduttivo e crea senz'altro
maggiore confusione nella sua mente, soprattutto quando è l'adulto che attribuisce al bambino i
propri significati sessuali che egli evidentemente ancora non comprende”.
Scapellato rammenta che “l'evoluzione sessuale del bambino dipende dall'evoluzione della sua
intera personalità e quindi non può avere gli stessi tempi tra un bambino e l'altro”. L’aver messo
tappe troppo “precoci e uguali” per tutte le età è un rischio laddove vi siano sensibilità ancora non
pronte. “Ritengo - prosegue lo psicologo - che per combattere le discriminazioni sia necessario far
conoscere meglio e insegnare a rispettare la bellezza delle differenze, non annullarle del tutto: per
combattere l'omofobia non occorre un mondo omosessuale, per combattere la violenza sulle donne
non occorre creare un essere neutro”.
Alla luce di queste verità scientifiche e della nota di cui è primo firmatario, Scapellato auspica un
nuovo intervento “chiarificatore” del presidente Pierucci. “Ma penso che non arriverà, a meno che
non decida di tornare a posizioni super-partes come dovrebbe essere nella natura del suo incarico”,
aggiunge.
Il problema, secondo Scapellato, riguarda non solo il mondo della psicologia. Sta avvenendo un più
ampio “conflitto antropologico” tra una visione “interazionista” tra natura e cultura e una visione
“culturalista” dove si nega l’esistenza, o comunque l’importanza, di una natura data. Questa
seconda posizione trova oggi maggior consenso e lo testimonia anche la recente sentenza della
Corte di Cassazione, la quale ha giudicato non più necessaria l’operazione chirurgica dell’apparato
riproduttivo per la rettifica del sesso anagrafico sui documenti dello stato civile. “È una prova commenta Scapellato - di come questa visione, denominata anche ‘pensiero unico’, abbia preso
piede fin nelle strutture profonde della nostra società, avallate da alcuni gruppi politici che ne
traggono consenso e voti a discapito del ‘bene comune’”.
________________________
GIU' LE MANI DAI NOSTRI BAMBINI.
Il nostro stato vuole approvare la teoria del gender (che tradotto dall'inglese vuol dire genere). Sai
cos'è? Questa teoria sostiene, senza termini difficili ne ulteriori giri di parole, la non-esistenza di
una differenza biologica tra UOMINI E DONNE, che detto così potrebbe sembrare quasi una cosa
bella e soprattutto giusta. Purtroppo non è così.
In questi giorni " i piani alti " vogliono approvare una legge che prevede l'inizio da SETTEMBRE
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2015 dei corsi gender nelle scuole dei nostri bambini.
Cosa prevede un corso gender?
Da 0 a 4 anni:
-masturbazione infantile precoce
Da 4 a 6 anni:
-masturbazione
-il mio corpo appartiene a me
-la consapevolezza dei propri diritti sessuali
Da 6 a 9 anni:
-masturbazione e autostimolazione
-rapporti sessuali
-diversi metodi di contraccettivi
-scelte alternative per evitare la gravidanza
-l'abuso
Da 9 a 12 anni:
-masturbazione-eiaculazione (dimensione del pene-seno-vulva)
-utilizzo dei preservativi
-piacere, masturbazione, orgasmo
-la prima esperienza sessuale
-amore con il partner dello stesso sesso
-la sessualità come benessere e salute
Da 12 a 15 anni:
-riconoscere i segni della gravidanza;
-leggi per il consenso dei rapporti sessuali
-bambini su misura
Da 15 anni:
-diritto di aborto
-pornografia
Materiale didattico : opuscoli, giochi, video e tanto altro.
Tu manderesti TUO FIGLIO in una scuola del genere?
In Germania si è già diffusa questa ideologia. In Italia a Roma e Torino due scuole hanno iniziato
questi corsi.
Proteggi chi confida in TE. Non togliamo ai nostri piccoli la loro LIBERTA' solo perchè questi
corsi, CHE RICEVONO MOLTI FINANZIAMENTI, sono mossi da gente che per avere più soldi è
disposta a vendersi l'anima.
La loro astuzia sta nel non "informarci" (di questo argomento radio,televisione ecc non ne parlano
quasi mai), e soprattutto nell'avere sempre la scusa dell'omofobia per promuoverli.
C'è ben poco da essere omofobi, i bambini a quell'età non hanno alcuna malizia nè verso il sesso
opposto nè verso lo stesso sesso, perchè pieni di ingenuità. La stessa ingenuità che li distingue dagli
adulti, e che caratterizza la loro infanzia.
Perchè privarli di ciò??
" I potenti " giocano sporco,e nel silenzio stanno introducendo tutto questo in maniera subdola, non
chiedendo il nostro parere.
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E' giunto il momento di far sentire la nostra voce.
Un papà
------------------Altre informazioni si possono ritrovare ai seguenti link:
Progetto di educazione approvato a livello europeo con l’approvazione dell’organizzazione
mondiale della sanità (pensiamo a che punto siamo arrivati! Certo, bisogna leggere i punti critici):
http://www.aispa.it/attachments/article/78/STANDARD%20OMS.pdf
Libri adottati già nelle scuole (hanno il timbro del Ministero, che poi ha sconfessato il proprio
patrocinio, ha disposto il ritiro, ma sono ancora nelle scuole, vedi vicenda del sindaco di Venezia):
http://www.manialtrisguardi.com/joomla/archivi/materiali%20didattici/scuola%20superiore
http://www.forumfamiglieumbria.org/wp-content/uploads/2014/10/UNAR-Medie.pdf
https://www.google.it/search?q=istituto+a.t.
+beck+EDUCARE+ALLA+DIVERSITÀ+A+SCUOLA+Scuola+primaria&rlz=1C1FLDB_enIT54
6IT546&oq=istituto+a.t.
+beck+EDUCARE+ALLA+DIVERSITÀ+A+SCUOLA+Scuola+primaria&aqs=chrome..69i57.132
1j0j8&sourceid=chrome&es_sm=93&ie=UTF-8
cfr. per alcuni commenti:
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-ecco-come-vogliono-rieducare-i-nostri-figli-8404.htm
altro materiale
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-educazione-sessuale-svizzera-lorco-in-classe-7799.htm
Intervista con l’Avv. D’Amato (punto di vista legale):
sono diverse, una è https://www.youtube.com/watch?v=hsWq1tgp4J0
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