Poste Italiane SpA - Spedizione in Abbonamento Postale bimestrale - DL 353/2003 (conv. In L. 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 2 NE/TS. In caso di mancato recapito, inviare all'Ufficio Trieste-Cpo per restituzione al mittente, che si impegna a corrispondere il diritto fisso dovuto. DALMAZIA DIRETTORE RENZO de’VIDOVICH N° 7 Anno II - Novembre 2015 N° 89 Anno XIX delle pubblicazioni Taxe Perçue in Italy dei Dalmati di Trieste CATTARO RAGUSA SPALATO SEBENICO ZARA Eletto per acclamazione per l’unità degli Italiani di Dalmazia Paolo Sardos Albertini sindaco di zara in esilio e dei dalmati Ristabiliti i Valori dell’Esilio E DELla Cultura italiana in Dalmazia, OLTRE ALla legalità e le scelte Referendarie Non c’è stato spazio e tempo per le grandi manifestazioni di popolo - eccetto la S. Messa - che pur avevano lasciato un ricordo indelebile degli ultimi due Raduni nella vicina Trieste. A Grado c’è stato un confronto serrato sulle tesi che hanno visto coinvolti oltre 650 amici nel Referendum Adriatico che si sono espressi, quasi all’unanimità, operando scelte precise su quello che volevano e su quello che respingevano. Era necessario dedicare l’intero Raduno per ridare legalità e strutture serie e credibili alla nostra Associazione. Così è stato fatto e ne diamo conto nelle prossime pagine che costituiranno la base sulla quale troveremo sicuramente un accordo tra tutti i Dalmati di buona volontà. Il Prof. Giorgio Baroni riceve a Grado il “premio tommaseo” 2015 Per evitare equivoci e senza compiacimento polemico precisiamo che nel 2015 è stato consegnato un solo Premio Tommaseo. L’intervento del premiato a Grado è riportato alle pp. 10 e 11. G I A N FR A N CO G I ORGOLO Presidente dell’Assemblea nazionale è stato confermato Presidente del Collegio dei Probiviri unitamente alla dott. Elisabetta de Dominis ed al dott. Simone Bais, già eletti dal vecchio Consiglio comunale riunito a Padova Cronaca del Raduno nelle pagine interne pag. 2 novembre 2015 IL DALMATA LIBERO Approvate le scelte di 650 dalmati del Referendum Adriatico L’Assemblea generale dei soci effettivi elegge il Consiglio comunale e la Giunta Solo coloro che erano in regola con l’iscrizione e la quota d’adesione hanno discusso, votato ed eletto gli organi dell’Associazione e approvato le linee guida del nostro futuro di esuli Seguendo le precise disposizioni dello Statuto del 2003 ignorate incomprensibilmente per dodici anni, si sono svolte regolarmente le elezioni degli organi statutari secondo quanto previsto anche dal Regolamento, del pari approvato da ben dodici anni. Le schede per l’elezione del Consiglio comunale regolarmente vidimate da due scrutatori, sono state distribuite a quanti avevano ritirato la tessera, dopo aver inviato la propria quota di adesione al Commissario straordinario dott. Guido Cace, Presidente (del più antico sodalizio dalmata, l’Associazione Nazionale Dalmata fondata nel 1919 a Roma), unitamente alla quota d’adesione, che sono state regolarmente convalidate. A questi si sono aggiunti all’ultimo momento 21 nuovi iscritti che hanno versato la quota di adesione, sono stati regolarmente ratificati ed hanno avuto diritto al voto, come gli altri. In totale hanno votato 91 persone che hanno eletto il nuovo Consiglio comunale e la nuova Giunta comunale. Durante la macchinosa votazione e spoglio delle schede da parte degli scrutatori, ha avuto inizio il dibattito sulle linee guida che la Giunta comunale dovrà seguire, essendo la Giunta solo un organo esecutivo che attua le direttive impartite dal Consiglio comunale e dell’Assemblea generale, unici due organi dell’Associazione che possono impartire disposizioni in questa materia; la Giunta comunale che, in questi dodici anni ha fatto il bello e il brutto tempo, ha il solo compito di porre in atto ciò che è stato deciso da altri. Ha preso la parola il nostro Direttore che ha illustrato brevemente i temi più votati da parte dei dalmati che hanno L’ambasciatore Gianfranco Giorgolo ha presieduto l’Assemblea generale dei Soci, stando al margine del tavolo, perché aveva un piede ingessato a causa di una caduta da cavallo. Alla sua sinistra l’ing. Vittorio Cattarini, già Presidente della Ferriera di Servola, l’on. Renzo de’Vidovich direttore del nostro giornale, l’avv. Paolo Sardos Albertini neo eletto Presidente dell’Associazione, la dott. Daria Garbin, Segretaria generale del nostro Comune che applaudono l'intervento della dott. Elisabetta de Dominis che riporteremo nel prossimo numero massicciamente partecipato al Referendum Adriatico, rimasto aperto a tutti dal 23 marzo. Queste scelte non avevano trovato grande ascolto nei precedenti dirigenti, prima che si scoprisse la loro illegittimità, né al Tavolo del Governo insieme alle altre Associazioni della Federazione, di cui la nostra era un socio fondatore, né all’interno della Federazione disinformata da anni, di ciò che i dalmati chiedevano a gran voce. Anche nel loro giornale, Il Dalmata edizione di Trieste. Riportiamo in altra parte del giornale i singoli argomenti affrontati e discussi da vari oratori. In questa sede facciamo solo presente che il cons. Lanfranco Focardi ha espresso la sua perplessità sull’ottimismo di de’Vidovich nei confronti dei dalmati croati, di cui il nostro direttore aveva riportato le recenti aperture risultate negli ultimi tempi nei confronti degli italiani di Dalmazia della loro richiesta di aiuto verso l’Italia per scongiurare l’eventualità di un passaggio delle nuove invasioni mussulmane attraversano la Croazia: essi temono infatti che entrando anche in Dalmazia sconvolgano il già fragile e precario equilibrio delle sue varie componenti, di cui quella italiana è ridotta al lumicino da una persecuzione lunga più di un secolo e quella serba dagli scontri serbo-croati del 1990. Alla fine del dibattito che riportiamo in altre pagine, il Presidente Giorgolo ha letto Lanfranco Focardi l’elenco degli eletti al Consiglio comunale, che come d’uso ha continuato la sua riunione in seduta congiunta con l’Assemblea generale. I soli consiglieri comunali hanno, quindi, provveduto all’elezione della Giunta comunale, nelle persone di Cace Guido, Cattarini Vittorio, Del Toso Fulvio, de’Vidovich Enea, Duda Gianna, de’Vidovich Maria Sole, Focardi Enrico, Garbin Daria, Maracich Marino, Rutter Alberto, de’Vidovich Renzo, Sardos Albertini Mario, del Segretario generale del Comune nella persona della dott. Daria Garbin e del Sindaco del Libero Comune di Zara in Esilio - Presidente dell’Associazione Dalmati italiani nel Mondo che, per acclamazione dei consiglieri, ai quali si è aggiunto l’appoggio ed il caloroso applauso dei soci dell’Assemblea nazionale, l’avv. Paolo Sardos Albertini, che ha assunto la presidenza dell’Assemblea per continuare il dibattito. IL DALMATA LIBERO novembre 2015 pag. 3 Un ritorno alle primissime origini spirituali della nostra terra La S. Messa del Raduno di Grado Nella Basilica del 1° Primate di Dalmazia Quando la Serenissima Repubblica di San Marco non era ancora consolidata, il Patriarca di Grado è stato per lungo tempo l’indiscusso Primate della Chiesa apostolica di Dalmazia La città di Grado è stata scelta con un sondaggio via Internet dal 70,43% di quanti hanno ritenuto opportuno rispondere alla domanda “Dove credi sia opportuno celebrare il 62° Raduno dei Dalmati 2015?” Erano anni che tutto veniva deciso dai “Quattro di Padova” e la Giunta comunale, per quieto vivere, rimaneva succube delle decisioni propagandate poi come fossero state effettuate da tutti. Parecchi Dalmati hanno voluto motivare la loro scelta per Grado. Ci hanno sorpreso per aver scelto Grado indicata come la città lagunare che ospitò – unitamente alla laguna di Venezia – un gran numero di profughi che fuggirono da Aquilea distrutta il 18 luglio 452 dalle orde di Attila, denominato da un nostro lettore “predecessore di Tito”. Altri hanno scelto Grado perché il Patriarca di Grado era stato il primo Primate di Dalmazia. Quant’è piacevole scoprire quanta conoscenza della nostra storia salti fuori anche da un banale sondaggio via Internet! Durante la S. Messa, officiata dal mons. Armando Zorzin, Custode e Parroco della Basilica, è stata impartita la Comunione a molti Dalmati, tra i quali il neo Sindaco Sardos Albertini ed il premio Tommaseo Baroni. Qualcuno ha commentato: “un avvenimento che non accadeva da decenni”. Lasciamo ai lettori capire le ragioni che hanno comportato in un periodo così lungo di lontananza dei nostri ex vertici dalla Chiesa di Roma e di Dalmazia. Dopo la Messa molti hanno voluto vedere di persona nel loggiato dell’antica Basilica dedicata a Sant’Eufemia la raffigurazione e la traduzione Papa Pelagio II (579-590) “Confirmiamo che la città di Grado è metropoli di tutte le Venezie, l’Istria e la Dalmazia…” Copia del mosaico della Basilica di San Marco di Venezia, Cappella di San Pietro Sottarco Sud e conservata nella Basilica di Grado dal latino dalla Bolla di Papa Pelagio II (579-590) - l’originale del mosaico che riproduciamo è conservato nel Duomo di San Marco a Venezia - che testimonia il rapporto tra Grado e la Dalmazia. Il nostro Raduno ha richiamato alla memoria e consolidato la vicinanza di Grado con Zara, Spalato e Ragusa. pag. 4 novembre 2015 IL DALMATA LIBERO Il seminario su 400 scrittori dalmati ha dato buoni frutti Discorso di investitura del premio Tommaseo Giorgio Baroni docente della cattolica di Milano “Questo Premio è un capitale morale da spendere con responsabilità e prudenza”. Docenti di 3 continenti hanno incluso nei loro programmi una fetta di cultura italiana di Dalmazia Care amiche / cari amici, esistono premi venali che si misurano aritmeticamente; il premio Tommaseo non è di questi, il capitale conferito è squisitamente morale e si misura sul rilievo di chi lo decide e sulla tradizione di coloro che ne sono stati storicamente insigniti: per entrambe queste valutazioni si tratta di un capitale importante, da ricevere con responsabilità, da spendere con prudenza. Vi ringrazio per il dono e vi racconto come penso di spenderlo. In primis, a Dio piacendo, continuerò il mio impegno a tutela della civiltà dalmata, con riferimento alle mie competenze in ambito letterario; a breve dovrebbe uscire il volume degli atti del convegno di quest’anno sulla Letteratura dalmata italiana, di cui vi ha già detto ieri Renzo de’Vidovich; per inciso lui, Daria Garbin e la Fondazione Rustia Traine hanno dato un bell’aiuto agli studiosi che han parlato di letteratura dalmata, estrapolando per quanto possibile dal loro repertorio biografico dei Dalmati illustri un elenco di scrittori dalmati, non completo, non perfetto, ma utilissimo per partire nella ricerca, per esempio sapendo il dato quantitativo, cioè che si tratta di non meno di quattrocento scrittori il che colloca la ns regione oltre la media delle regioni italiane. Gli atti son pronti da mesi per andare in stampa e attendono solo la soluzione di qualche problema burocratico. Saranno un punto di riferimento importante per chiunque vorrà conoscere la secolare produzione letteraria dalmata italiana, dato che studiosi di tutto il mondo hanno partecipato al congresso e consegnato il frutto delle loro ricerche per questo libro, che sarà, anche visivamente, monumentale. Il mio progetto successivo è la creazione di un gruppo di lavoro con cui conto di realizzare la prima storia della letteratura dalmata italiana. Esistono infatti repertori, dizionari biografici, antologie parziali, ma non mi risulta che esista una storia. Se pensate che si tratta di secoli di produzione letteraria, spesso poco studiata, non di rado dispersa o testimoniata da codici e volumi giacenti all’estero, vi rendete conto della complessità dell’opera che richiederà almeno uno o due studiosi per ogni secolo; il tutto potrebbe sintetizzarsi in circa un migliaio di cartelle. Poi si porrà il problema editoriale per il quale vale il dubbio: meglio fermarsi qui per contenere pagine e costi o arricchire il lavoro con un’antologia dei testi più significativi, onde evitare che si ragioni di cose per lo più sconosciute destinate a rimanere tali? L’importanza del recupero della nostra letteratura è fondamentale per lasciare testimonianza nel tempo della nostra esistenza ovvero della verità storica di un popolo dalmata italiano indigeno, non coloniale o transeunte. La dimostrazione di quanto ciò conti si ha dalla costatazione che della nostra letteratura si occupano da decenni diversi critici prevalentemente d’oltre Adriatico animati dal preciso intento di appropriarsi dei nostri scrittori, cambiando in modo arbitrario e fantasioso i loro nomi e cognomi, nonché i titoli delle loro opere, per riciclarli come esponenti di una cultura dalmata sì, ma non italiana e questo in barba a ogni verificabile documento. Ecco dunque l’opportunità dell’antologia in cui riportare tali testi. Nutro la speranza che l’esistenza e la diffusione di questa storia + antologia della letteratura dalmata aiuti a far entrare nel canone letterario, ovvero in quello che s’insegna a scuola e che una persona di media cultura deve conoscere, qualcosa di più di quello che si trova attualmente che si riduce a Tommaseo e poco più. Se vogliamo che i giovani riconoscano la Dalmazia come regione anche italiana e, magari, la repubblica di San Biagio (Ragusa n.d.r), come una delle repubbliche marinare, bisogna che prima i loro insegnanti ne sappiano qualcosa; oggi ciò è difficile perché i libri di testo non ne parlano, i programmi accademici nemmeno. Quest’anno alcuni dei docenti universitari, che son venuti al convegno a parlare di Tommaseo, Bettiza, Colautti, Biondi, Filelfo, Barbaro, Boscovich, Fortunio, Patrizi, Forster, Miletti, Paravia e di molti altri, hanno poi inserito nei loro programmi didattici qualcosa anche di questo, dato che nell’insegnamento universitario didattica e ricerca sono strettamente connesse. Il convegno dunque come primo passo, la Storia della letteratura dalmata come secondo, sempre con la speranza d’aver salute e di trovare colleghi prima e un bravo editore poi. Segnalo che, come già nel convegno, in questa storia cercherò di coinvolgere seri studiosi stranieri, anche slavi, così da costruire non una pubblicazione di parte, ma una memoria condivisa. Darò poi un mio apporto, ma questo solo se ci sarà qualcun altro che prenderà l’iniziativa, alla creazione di una banca dati della scrittura dalmata della diaspora: un lavoro questo da iniziare quasi da zero, ma pure molto importante: in questi settant’anni tra pubblicazioni periodiche, opere letterarie, scritti di memorie, raccolte di testimonianze e altro i dalmati, Continua a pag. 5 IL DALMATA LIBERO Basta con novembre 2015 divisioni incomprensibili e fortemente pag. 5 dannose Un’antologia degli scrittori dalmati italiani e una banca dati sugli autori della diaspora Un lavoro immane che Giorgio Baroni si propone di fare e di pubblicare con l’aiuto di molti studiosi di storia, letteratura, arte e scienze della Dalmazia e di un editore... sensibile Continua da pag. 4 esuli non soltanto in Italia, hanno prodotto una quantità sterminata di scritti, non perché siano diventati tutti come Manzoni o Dante, ma perché sospinti dal bisogno di riferire e tramandare la propria tormentata storia e le proprie tradizioni prima di scomparire. Il coordinatore di questa impresa dovrebbe essere, secondo me, uno storico, dato che non si tratta tanto di raccogliere delle opere d’arte, quanto di custodire e preservare dalla distruzione tutti questi scritti a prescindere dal loro valore letterario, Il prof. Baroni mostra all’Assemblea la targa del Premio Tommaseo a memoria futura pure per chi vorrà riscrivere una storia oggi farcita di menzogne e bucherellata dalle omissioni, nonché per contribuire nella costruzione di una verità completa e condivisa sulla quale tentare una pacificazione basata sulla giustizia, dato che, come amava ripetere Giovanni Paolo II, non c’è vera pace senza giustizia. E arrivo così a un punto importante sul quale investo più della metà del capitale morale che mi avete conferito e con questo concludo. Mentre auspico una pace con i figli di coloro che ci hanno cacciato dalla nostra terra, una pace che sia il fondamento di ogni bene soprattutto per i giovani che vivono di qua e di là dall’Adriatico in modo sempre più intensamente connesso, come non parlarvi del mio dolore nel vedere il nostro mondo di esuli quasi sempre, e ora più del solito, lacerato da divisioni, inimicizie, lotte fratricide? Dico basta e ancora basta! Sono convinto, non da ora, ma da anni che molti di più parteciperebbero a qs raduni, collaborerebbero alle ns iniziative e, se giovani, eserciterebbero il loro fresco ingegno e donerebbero le loro energie nell’escogitare forme nuove di far germinare il seme dei ns padri. Avrete provato pure voi a chiedere a qualche amico perché non partecipa, non viene, non collabora; più di un dalmata mi ha detto negli anni: “mi secca partecipare a liti, recriminazioni, accuse”. Con lo stesso spirito che ci deve guidare nella ricerca della verità e della giustizia insieme con coloro che oggi vivono nella nostra Dalmazia, dobbiamo trovare il modo di ragionare con i ns fratelli dalmati italiani, per superare la conflittualità e rimuoverne le cause, rinunciando in primis a interessi e ambizioni, quanto meno nella consapevolezza che siamo mediamente troppo vecchi per goderne e troppo pochi per permetterci il lusso di frazionarci; e che i giovani ci guardano per decidere che cosa fare. Questa mattina alla Santa Messa, durante l’omelia dedicata al tema della famiglia, monsignor Zorzin ci ha ricordato le virtù che occorrono per mantenervi l’amore e l’armonia: umiltà e pazienza. È una ricetta, secondo me, valida anche per la nostra fratellanza dalmata. Calorosi applausi del pubblico alzatosi in piedi L’avv. Paolo Sardos Albertini, Sindaco del Libero Comune di Zara in Esilio e Presidente dei Dalmati italiani nel Mondo legge la Motivazione del Premio Tommaseo: “Zaratino nato in esilio, professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, ha dato un contributo significativo alla Causa dalmata, difendendo la cultura illirico-romana, veneta e italiana della Dalmazia”. Fiorella ricorda il padre il maggiore dei Carabinieri Pellegrino Trafficante Ucciso dai partigiani comunisti a Zara Seduta discretamente tra il pubblico, Fiorella Trafficante Canesin Lesizza, residente a Grado, è stata riconosciuta ed invitata al Tavolo della Presidenza. Ha ricordato l’uccisione del padre, il maggiore dei Carabinieri Pellegrino Trafficante, ucciso dai partigiani titini appena entrati a Zara, con parole improvvisate ma che hanno commosso l’Assemblea che le ha tributato un caloroso applauso. Il Sindaco Paolo Sardos Albertini le ha consegnato la tessera ad honorem di socia della nostra Associazione. pag. 6 novembre 2015 IL DALMATA LIBERO Giornata della cultura dalmata al 62° Raduno nazionale di Grado Ben 152 titoli stampati quest’anno su storia, arte, lettere e siti della Dalmazia Daria Garbin: il nostro ricco catalogo costituisce un punto di riferimento per studiosi e ricercatori che lo leggono nel giornale in rete on-line, visitato da ben 20 mila utenti a quelle dell’anno precedente. Nel Raduno di Orvieto c’è stata una prima rottura tra quanti lavoravano a Trieste e Giorgio Varisco che da Padova ha imposto alcuni libri ed un’inadatta selezione di articoli scritti sulla Dalmazia, ma che non erano né libri, né opuscoli, né pubblicazioni a sé. Varisco La dott. Daria Garbin che ha continuato a sviluppare anche quest’anno l’intuizione di Massimo Barich, ha raccolto i dati sulle pubblicazioni fatte da dalmati o da autori che trattano argomenti dalmatici ed ha impresso fin dal Raduno di Pesaro del 2007 uno stile più moderno e nuove ambiziose finalità. La presentazione della Giornata della Cultura Dalmata al Raduno di Grado ha contribuito a sviluppare questa linea programmatica, aumentando il numero di libri presentati da Massimo Barich (che, operando da solo e senza aiuto di alcun mezzo di ricerca moderno, riusciva a raggiungere solo 12 libri all’anno). Quando questo incarico è passato alla Delegazione di Trieste, le pubblicazioni sono schizzate in alto, reperendo in librerie ed in altri depositi culturali un più elevato numero di pubblicazioni. La presentatrice della Cultura Dalmata, Chiara Motka, ha selezionato, letto e presentato molti libri anche nei successivi Raduni, ripresi da Il Dalmata letterario di Trieste che ha dedicato spazio alla critica dei più importanti libri riportando diligentemente le copertine di tutti gli altri. Infatti negli anni successivi la dott. Chiara Motka ha presentato un’altra infornata di libri reperiti dalla Daria, nonché delle pubblicazioni analoghe Ha preso la parola a Grado lo scrittore Guido Rumici, autore di importanti libri sulla Questione adriatica, in cui sosteneva per primo tesi oggi diventate patrimonio di tutti gli esuli e dei residenti nei territori dell’Adriatico orientale. impose, con l’appoggio di Franco Luxardo, la propria autorità e Chiara Motka, Vice Presidente della Delegazione di Trieste e Assessore comunale eletta con il maggior numero di voti (quindi più di Varisco che però pretendeva di comandare, perché ... padovano) rifiutò in segno di protesta di presentare la Giornata della Cultura ad Orvieto, perché la selezione di libri era imposta dall’alto e da persona incompetente ed arrogante. Per non vanificare lo sforzo fatto quell’anno dalla Garbin, che non era cosa da poco, e per evitare una frattura tra dalmati (già allora!) la presentazione fu temporaneamente assunta da Renzo de’Vidovich, in veste di paciere, che introdusse, accanto alla tradizionale brossura con i titoli e le copertine dei libri, anche la proiezione sullo schermo delle copertine, per 20 secondi ciascuna, che anche quest’anno abbiamo utilizzato perché sarebbe stato impossibile dedicare ad ogni libro una, seppur succinta, presentazione singola. Nel Raduno di San Marino del 2011 ritornò a presentare la Giornata della Cultura Chiara Motka, utilizzando i criteri dei precedenti raduni. Le copertine riportate diligentemente da Il Dalmata, edizione di Trieste, hanno avuto successo perché molti dei nostri 4.500 lettori e una parte dei 20 mila visitatori via Internet sono andati in libreria e se li sono comperati. Molti autori ed editori ci hanno fatto pervenire la loro gratitudine per un aiuto, non secondario, alla diffusione tra dalmati e dalmatofili di libri di norma poco pubblicizzati. Gli studenti che si impegnano in tesi di laurea sulla Dalmazia in tutte le Università del mondo hanno trovato di grande utilità soprattutto l’elenco di tesi di laurea, di dottorati di ricerca e di riviste scientifiche. Quest’anno è stato raggiunto il numero di 152 titoli, comprensivi di libri, pubblicazioni, tesi di laurea e documenti scientifici, che testimoniano il grande interesse in tutto il mondo intellettuale per la Dalmazia e per i suoi risvolti artistici, letterari, scientifici e geografici. Una piccola parte di questo aumento di pubblicazioni è dovuta anche al nostro lavoro ed alla pubblicazione on-line che è seguita molto di più di quanto non credano i nostri critici padovani, che scambiano per eroi omerici quelli che altro non sono che dei buoni ricercatori aggiornati in materia e nell’uso di strumenti adatti. Un precedente esperimento fatto dalla “novella Musa” non era stato contestato quando aveva avuto come sede la Bancarella di qualche anno fa, presentando una massiccia rassegna bibliografica sulla Dalmazia che era stata incentrata solo sulle tesi di laurea e di dottorati di ricerca, di notevole spessore culturale. L'iniziativa aveva suscitato grande interesse in tutto il mondo accademico. Di quel successo abbiamo fatto tesoro, lo abbiamo riportato nei nostri successivi raduni e pubblicato sul nostro giornale. Come facciamo spesso, data l’importanza dell’argomento, dedicheremo nel prossimo numero del Dalmata libero uno spazio adeguato, che poi verrà ripreso, come sempre, nel sito www.dalmaziaeu.it insieme agli altri 89 numeri pubblicati dagli amici di Trieste del vecchio Dalmata e del nuovo Dalmata libero. Lo studioso Giulio de’Renoche si è messo a disposizione di tutti e, in particolare, dei giovani ricercatori della Fondazione Rustia Traine, per dare una dritta ed individuare biblioteche e fondi archivistici e librari sulla storia della Dalmazia inclusa nel Regno d’Italia di Napoleone. IL DALMATA LIBERO novembre 2015 pag. 7 La dott. Ivana Galasso Presidente per la Dalmazia del Centro Ricerche Culturali Dalmati di Spalato, il dott. Simone Bais, Proboviro dell’Associazione, il dott. Alberto Rutter Segretario della Delegazione di Trieste, il Coordinatore Enrico Focardi E la dott. Daria Garbin Presidente del Settore cultura. In piedi i fratelli Maria Sole ed Enea de’Vidovich che hanno dovuto lasciare in fretta il Raduno, avendo i figli di 10 e 12 anni impegnati in alto mare, sugli optimist della “Barcolina”. In fuga da deprimenti pasticci finanziari che ammorbano l’aria I Giovani leoni di Dalmazia conquistano il Raduno di Grado Il confronto serrato ma amichevole e sereno, tra i giovani intellettuali dalmati sul futuro dell’Associazione, costituisce una novità che movimenta il disincantato mondo degli esuli Colpo di scena inusitato per un Raduno di esuli. I giovani si sono presentati straordinariamente preparati, vogliosi di parlare di Dalmazia e del loro ruolo in un futuro che si presenta sempre più vicino ed urgente. Conoscono la Dalmazia per averci vissuto per molti anni, come l’Ivana e la Daria o per esserci stati per ragioni di studio come Simone o da semplici turisti come Enrico, Alberto, Maria Sole ed Enea, ma con una visione attuale, senza rancori che i vecchi continuano ad avere, ancorché sopiti ed in buona parte superati. I giovani pensano in modo europeo, cioè senza confini materiali superati dall’Unione europea, ma soprattutto senza confini mentali che continuano a perseguitare chi ha subito una storia ingiusta, che non deve e non può essere cancellata ma non può neppure condizionare il futuro. Concreti e realisti, si sono domandati se la storia non insegni niente e se la geopolitica non svolga un ruolo determinante sul futuro dell’Adriatico. Se in passato questo mare ha unito la Dalmazia e l’Istria all'Italia, ci si interroga se la costa orientale dell’Italia avrà ancora un ruolo, se l’Adriatico potrà essere una via di collegamento tra le due sponde in un futuro sempre più prossimo, dove il pericolo di una nuova invasione islamica potrebbe compromettere il fragile rapporto tra le diverse popolazioni che da duetre millenni convivono in Dalmazia alternando periodi di egemonia a quelli di decadenza. Prevale fra tutti l’idea che la cultura può e deve svolgere un ruolo importante ma che sarà l’economia ad essere l'elemento determinante nello stabilire quale equilibrio prevarrà in Dalmazia. Attualmente la cultura croata è preminente, ma il fatto che tedeschi ed austriaci occupino i primi posti tra i turisti e nella vendita di prodotti industriali sulla costa orientale dell’Adriatico lascia intendere che, come sempre, uno scontro pacifico ma non per questo meno incisivo avrà luogo tra la cultura e l’economia nordica in contrapposizione a quelle mediterranee, latine, venete ed occidentali. Tra coloro che erano troppo giovani per sedere al Tavolo della Presidenza segnaliamo lo studente universitario Alessandro Focardi che ha presentato una Mozione, approvata all’unanimità, in cui chiedeva che i risultati del Referendum Adriatico fossero recepiti dalla Giunta, in appoggio a quanto aveva detto il nuovo Sindaco Paolo Sardos Albertini che delle scelte operate da quell’importante sondaggio ha fatto una bandiera. La necessità di chiedere l’applicazione alla Dalmazia dell’Accordo DiniGranić del 1996 ha trovato tutti concordi e se ne discuterà più approfonditamente nel dibattito dell’Assemblea generale, perché scuole ed asili in Dalmazia, anche quando riguardano scolaresche limitate, costituiscono un punto irrinunciabile della nostra presenza culturale in loco. È stata un’esperienza unica, che costituisce una piacevole sorpresa per noi. Tutti i giovani hanno concordato sul fatto che solo se allontaneremo pasticci finanziari poco chiari potremmo avere molti giovani nella nostra battaglia. pag. 8 novembre 2015 IL DALMATA LIBERO Unanime richiesta delle Comunità italiane di Dalmazia e dell’asse Senza l’Accordo Dini-GraniĆ la grande cultura veneto-ita Impegno solenne del nuovo Sindaco Paolo Sardos Albertini, della nuova Giunta e di tutta la rinn degli Esuli, sull’Unione italiana di Fiume e mobilitare l’opinione pubblica italiana ed i partiti po Il Sindaco Sardos Albertini, che presiede l’Assemblea, ascolta gli interventi sulla situazione in Dalmazia della Dirigente della Scuola Leonardo da Vinci di Spalato dott. Ivana Galasso e della Presidente della Comunità italiana di Zara prof. Rina Villani Il Liceo Leonardo da Vinci di Spalato Firma all’Università di Trieste la “Carta di Milano” a nome di tutti gli studenti della Croazia Un inatteso ed importante riconoscimento è venuto dalla scuola della Repubblica croata al Liceo spalatino. Gli alunni del Da Vinci hanno avuto l’incarico di firmare a nome di tutti i colleghi delle scuole croate la “Carta di Milano” che ha rappresentato un momento di generale solidarietà degli studenti europei. L’iniziativa era partita dall’Esposizione universale di Milano 2015 ed ha trovato un generale consenso nelle scuole di ogni ordine e grado dell’Europa unita. Ha aperto gli interventi la dott. Ivana Galasso che ha chiesto di parlare per prima per poter raggiungere gli studenti del Leonardo Da Vinci impegnati in una prestigiosa cerimonia presso l’Università degli Studi di Trieste di cui diamo notizia a lato di questo servizio. Ha tracciato un quadro realistico della situazione della cultura italiana in tutta la Dalmazia, senza indulgere in autocommiserazioni ma anche senza tralasciare le prospettive positive che potrebbero aprirsi in un futuro molto ravvicinato. Non ha nascosto la delusione per la mancanza di aiuti e solidarietà al Liceo Da Vinci da parte dell’Italia, con la sola eccezione dei Dalmati di Trieste e della Fondazione Rustia Traine. Ha, però, fatto presente che lo Stato italiano in Dalmazia, a differenza di quanto avviene per gli italiani di Fiume e soprattutto dell’Istria, non da alcun contributo finanziario e morale alle istituzioni scolastiche che hanno un chiaro carattere privato e, quindi, vivono soprattutto delle rette degli allievi. Tutto ciò avviene perché non viene applicato in tutta la Dalmazia, ma solo parzialmente in Istria e più recentemente anche a Fiume l’Accordo Dini-Granić che è stato stipulato diciannove anni or sono, il quale prevede espressamente che le tutele previste per gli italiani della Zona B del mai nato Territorio Libero di Trieste vadano applicate in tutti i territori nei quali tradizionalmente vi è stata una presenza di popolazioni italiane. Non si riesce a capire per quale ragione il Governo italiano non avanzi una formale proposta di applicazione dell’Accordo italo-croato del 5 novembre 1996, nonostante le Comunità e le istituzioni italiane riunite nel Centro Ricerche Culturali Dalmate di Spalato ne abbiano fatto richiesta formale da anni dopo aver tentato inutilmente di chiederne l’attuazione attraverso le vie informali e bonarie. L’Assemblea ha seguito con grande attenzione l’intervento della giovane dirigente dalmata (che ha compiuto gli studi liceali nelle scuole croate di Spalato e IL DALMATA LIBERO novembre 2015 pag. 9 assemblea generale nel 62° Raduno Nazionale dei Dalmati a Grado Ć Nell’Adriatico orientale italiana della Dalmazia muore novata Associazione: bisognerà esercitare forti pressioni sul Governo italiano, sulla Federazione olitici. Un partito politico croato ha appoggiato la richiesta nella recente campagna elettorale. si è laureata all’Università degli Studi di Trieste) che ha snocciolato una serie di dati per dimostrare come in assenza dell’Accordo Dini-Granić, quanto ancora sopravvive della grande ed antica cultura italiana in Dalmazia è destinato a sparire in tempi relativamente brevi. Il suo intervento ha indicato particolari situazioni che hanno attirato una viva attenzione dell’Assem-blea che le ha tributato un lunghissimo e caloroso applauso. L’intervento della Presidente della Comunità degli Italiani di Zara non poteva non essere incentrato sull’Asilo italiano “Pinocchio” di Zara che continua a mietere successi: che ha infatti un crescente numero di aspiranti allievi che solo in parte possono essere ammessi a frequentare l’Asilo italiano perché i modesti mezzi finanziari a disposizione non hanno consentito, anche quest’anno di aprire una terza sezione, prevista fin dall’inizio. Eppure la casa che ospita l’Asilo “Pinocchio” ha a disposizione ampi spazi superiori a quelli richiesti dalla legge croata. I contributi che vengono elargiti dagli amici di Trieste e di altre parti d’Italia sono tutti molto graditi ed indispensabili per coprire le piccole e grandi spese dell’Asilo, ma non consentono certo di programmare un ampliamento delle dimensioni dell’Istituzione, che ha bisogno di mettere nel Bilancio preventivo entrate certe e liquide, come fanno gli asili di Fiume e dell’Istria. Anche la Presidente di Zara ha sottolineato che solo un’applica-zione alla Dalmazia dell’Accordo italo-croato del 1996 DiniGranić potrà risolvere definitivamente i problemi dell’Asilo e consentirebbe l’apertura di una scuola elementare di lingua ita- liana a Zara, che viene richiesta a gran voce dalle famiglie degli allievi alla fine della frequenza dell’Asilo “Pinocchio”. La Presidente Villani ha, infine, concordato con la collega di Spalato e gli altri dirigenti dalmati che la cultura italiana è destinata a morire se non interverrà un aiuto strutturale dello Stato italiano e di quello croato. Gli altri interventi dei radunisti che sono seguiti, anche quelli incentrati su altri argomenti, si sono chiesti come mai il nostro Libero Comune in dodici anni di gestione padovana, abbia pervicacemente ignorato l’argomento Dini-Granić ed hanno insistito chiedendo alla nuova dirigenza di farne una richiesta irrinunciabile, mettendo sotto pressione il Governo italiano, la FederEsuli e l’Unione italiana dei “rimasti”. Rinviamo al prossimo numero la cronaca della visita alla nostra sede di Trieste dei giovani della Comunità italiana di Spalato, che merita più spazio di quanto non avrebbe potuto avere in questo numero dedicato al Raduno di Grado. IL PARTITO CROATO DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE HA APPOGGIATO LA RICHIESTA AVANZATA DA IL DALMATA LIBERO Ringraziamo i professori Daniela Dapas e Lovro de’Grisogono, due giovani esponenti di un partito croato, che ha dimostrato maggior sensibilità per la Dalmazia di tanti italiani della FederEsuli e dell'Unione italiana CNI. Più attenzione a Slavonia e Dalmazia Applicare il Trattato italo-croato Il candidato dell'ORaH, Daniela Dapas e il suo sostituto Lovre de Grisogono si presentano a Zagabria pag. 10 novembre 2015 IL DALMATA LIBERO Grazie a Guido Cace Il Commissario della legalizzazione Mentre stava per partire per il Raduno, insieme alla figlia Carla, una giovane e brava giornalista su cui la Dalmazia italiana può contare, la moglie di Guido Cace, Angela, è stata improvvisamente ricoverata all’ospedale. Per fortuna è stata dimessa qualche giorno dopo ed a lei facciamo i più calorosi auguri di pronta guarigione. Il Commissario straordinario nominato dai Probiviri, non ha potuto per ovvie ragioni sentire di persona il coro dei ringraziamenti che gli sono stati rivolti per l’opera svolta con abnegazione, serietà e costanza. Senza di lui avremmo difficilmente potuto raccogliere 101 adesioni, complete del versamento previsto dallo Statuto nel giro di pochi mesi, alle quali si sono aggiunte all’ultimo minuto 21 adesioni a Grado. Vanno inoltre aggiunti una trentina di amici che hanno inviato la quota di adesione insieme al contributo per Il Dalmata libero, che debbono essere completati con la sottoscrizione autografa della Scheda di adesione. Senza Guido Cace non ci sarebbero state le Tessere che certificano i diritti degli iscritti per troppi anni ignorati, il successo del Referendum Adriatico indetto da Il Dalmata libero per sentire – come raccomandavano Guido e Carla Cace – che cosa pensasse la nostra gente che non era stata messa prima in condizione di esporre le proprie idee e desideri, etc., etc., etc.. Caro Guido, sappi che a Grado si è elevato un Grazie corale da tutto il popolo dalmata. un dalmata italiano a Zagabria Preziosi segretari Giorgia Iursich e Mario Blason hanno svolto la funzione di scrutatori, dopo aver distribuito le schede regolarmente vidimate ed hanno in seguito consegnato le Tessere ai Soci. FIUMANI PER D’ANNUNZIO Il nostro Sindaco e Presidente della Ln Sardos Albertini insieme al dalmata italiano di Zagabria Giorgio Martinic Giorgio Martinic, spalatino, definisce la Dalmazia una terra dimenticata già agli albori del Novecento. È da questa eredità storica che l’oratore apre la sua testimonianza con un “Ti co’ Nu, Nu co’ Ti” e descrive con estrema malinconia e verità storica le numerose ingiurie subite dai connazionali dell’altra sponda dell’Adriatico, dove attualmente rimangono, disorientati e spesso dimenticati, i dalmati italiani presenti sul territorio. Con professionalità ci ha ricordato che “anche le pietre parlano italiano” poiché la storia e la forza di una cultura italiana di derivazione romana prima e veneziana poi, non si cancellano. Applausi incontenibile per un vero difensore dell’Italianità. Anche quest’anno la Presidente della Lega Nazionale di Fiume Elda Sorci è riuscita a sorprenderci portando un consistente numero di fiumani, di dalmati e di autorità a Ronchi dei Legionari sul Monumento che ricorda la partenza dei Legionari fiumani di d’Annunzio del 12 settembre di 96 anni or sono. Nel riquadro, estrapolati tra la folla la Presidente Sorci mentre parla al pubblico e Giuditta Stecher ed il nostro Direttore che guidavano la delegazione dei Dalmati che tanto debbono al Vate d’Italia. IL DALMATA LIBERO novembre 2015 pag. 11 Discorso programmatico del nuovo Sindaco Sardos Albertini Non dimenticare i valori dell’esilio per difendere la cultura italiana in Dalmazia La base concreta della nostra azione sarà ispirata ai risultati del Referendum Adriatico. Rispetto per nostalgia e ricordi intramandabili. Azioni reali e di alto spessore intellettuale Ci sono dei momenti nei quali può essere opportuno recuperare le ragioni di fondo delle proprie scelte. Questo vale per le singole persone, ma anche per le comunità, per quegli organismi associativi che ne sono l’espressione. Oggi può essere uno di quei momenti: nel quale noi tutti ci sforziamo di riscoprire, di far emergere il perché del nostro impegno passato, il senso di quello futuro, nell’ambito di quella comunità che abbiamo definito come “Dalmati Italiani”. Per taluni di noi ci possono essere ragioni di nostalgia, il dolce ricordo di quando il contesto in cui si viveva era quello della Dalmazia e non quello dell’Esilio; ragioni sicuramente legittime, spesso legate anche al ricordo personale di anni giovanili, ma certo non proponibili ad altri che non siano i diretti interessati. Ed oltretutto, dato il crudele decorrere anagrafico, si tratta sempre più di “sopravissuti”. Per altri, invece, opera come motivazione un senso di giustizia, un reclamare la verità contro le vergognose manipolazioni messe in atto a danni del popolo dalmata italiano (così come per i Fiumani e per gli Istriani), un rivendicare il pieno diritto al riconoscimento storico e morale della tragica vicenda dell’Esodo giuliano dalmata. Un’esigenza, questa, certamente forte e pienamente legittima, ma comunque anch’essa tutta rivolta al passato e destinata, inevitabilmente, a scontrarsi con il muro del oblio e del disinteresse. A mio giudizio la ragione di fondo attuale del nostro stare insieme va cercata in qualcosa d’altro, in un concetto per certi versi vago e generico, per altri estremamente concreto, quasi tangibile. La Lega Nazionale, che tanta parte ha avuto nel mio percorso personale, ha operato fin dall’Ottocento su tale valore e la Lega è stata di certo soggetto importante nella Dalmazia di nostro riferimento, prima cioè che venisse travolta dall’arrivo degli uomini con la stella rossa. Intendo parlare del valore, della dimensione, del senso dell’Identità. Per ogni collettività la propria identità è il valore fondante ed il patrimonio più prezioso. Costituisce quel quid che fa sì che siamo ciò che siamo e ci differenziamo da ogni altra realtà. Noi siamo “Dalmati Italiani” e la sintesi dei due termini determina il nostro essere e ci rende portatori di una identità assolutamente specifica, anche perché costruita su due elementi: la dalmaticità e l’italianità. Ne deriva che la nostra identità si articola su due versanti. In primis nell’ambito della nazione italiana. Nei confronti dei nostri fratelli, di tutti i nostri fratelli, abbiamo il diritto dovere di essere portatori della nostra dalmaticità. Una nazione italiana che fosse privata della nostra storia, della nostra civiltà, del nostro costume sarebbe monca di una parte essenziale. E’ possibile immaginare l’Italia cancellando la storia, la civiltà, la cultura della Toscana o della Sicilia o del Piemonte? No di certo. Così è impossibile cancellare la Dalmazia di Roma e quella di Venezia: sono momenti costitutivi dell’identità di tutti gli Italiani. Sta a noi, al nostro lavoro, al nostro impegno far emergere e dare piena consapevolezza di questa verità: i Dalmati sono parte costitutiva dell’Italia e un’Italia, dimentica dei Dalmati, non è se stessa. L’altro termine della nostra identità riguarda invece la Dalmazia: anche nei suoi confronti abbiamo un ben preciso diritto- dovere, quello cioè di far riemergere dal buio della violenza storica, dalle barbarie delle pulizie etniche il dato indiscutibile di ciò che è stata la presenza italiana nella realtà dalmatica nei secoli. La Dalmazia, la nostra Dalmazia non sarebbe stata quella che è stata senza la presenza di noi Italiani. La storia, l’arte, la civiltà di quella terra è segnata dalla nostra presenza. Pretendere di negarlo significa non solo affermare il falso, ma anche derubare la Dalmazia di tanta parte della sua ricchezza. Tutto questo, ovviamente, senza alcuna pretesa esclusivista, senza alcuna volontà di negare il contributo di altri. Ma il concetto di nazione di cui siamo portatori è fondato su quello di cultura e civiltà e, come tale, la nostra nazione ben po’ convivere (e proficuamente) con nazioni altre. Così è stato per la Dalmazia del passato, gli Italiani hanno convissuto con Croati, con Serbi e qunt’altro. Così dovrà essere per il futuro, anche grazie alla nostra opera. Penso a coloro che vivono, oggi, nella Dalmazia attuale: tutti loro hanno in realtà il diritto di essere consapevoli di ciò che gli Italiani di Dalmazia possono apportare alla terra comune, così come lo hanno fatto nei secoli passati. In sintesi, ecco le nostre motivazioni di fondo: dare agli Italiani la consapevolezza della nostra realtà dalmatica, dare ai Dalmati la consapevolezza della nostra realtà italiana. *** Dopo i discorsi teorici, forse fumosi, forse importanti è il caso di affrontare anche il concreto. Lenin chiederebbe “Che fare?” Noi possiamo rispondere: attuare i dieci punti del Referendum. Le centinaia e centinaia di risposte pervenute ci autorizzano ad operare in tale senso. Ci obbligano a porre quei punti come contenuto programmatico del nostro operare. A ciò va aggiunto l’impegno perché trovi alfine realizzazione l’accordo Dini – Granić: era stato un presupposto (ai tempi di de Michelis) perché l’Italia riconoscesse la nova Repubblica di Croazia, non è ammissibile che finisca nel dimenticatoio, complice il silenzio di troppi che viceversa avrebbero avuto il dovere di proteste e insorgere. Cercheremo di farlo noi. Da ultimo la vicenda dolorosa, per molti traumatica della recenti polemiche. La linea che scegliamo e che rispetteremo è una sola: da oggi noi non rispondiamo a polemiche, ad attacchi di qualsivoglia provenienza. Il nostro impegno è quello di fare ciò che riteniamo giusto, siamo ben lieti se troviamo altri pronti ad affiancarci in tale percorso, ma non sprecheremo né tempo né energie nel rispondere a qualsivoglia critica, polemica o attacco. Penso che tale linea troverà pieno consenso tra i nostro soci. E non solo tra di loro. pag. 12 novembre 2015 IL DALMATA LIBERO Confermato il secco no espresso nel Referednum Adriatico La Fondazione del Mercimonio Significa rinuncia a beni e indennizzi Restano segreti i nomi dei firmatari dello Statuto presentato al Governo. Invito alla nuova dirigenza dalmata di ritirare la firma dell’Associazione. L’Ui accoglie le nostre critiche. Resta un segreto di stato, O di Pulcinella?, i nominativi di coloro che hanno firmato il progetto presentato al Governo Letta documentato nello Statuto della Fondazione del Mercimonio che autorizzava il Governo di introitare i 96 milioni di dollari, oltre agli interessi maturati in questi ultimi decenni, destinato dall’Accordo di Osimo all’indennizzo dei beni cosiddetti abbandonati degli esuli. Volevano, però, dividerli tra la Fondazione e l’Erario! Il tutto senza che gli esuli, depredati dai loro diritti, ne fossero a conoscenza. Se non ci fossero stati quei dannati ficcanaso de Il Dalmata libero….!!! Per non parlare di quell’idiota di Renzo de’Vidovich che – invece di infilarsi nella greppia – ha fatto il diavolo a quattro al punto di meritarsi l’espulsione (o l’esonero?) decretato dai quattro di Padova, contro il parere dei partecipanti a Senigallia, ma fortemente appoggiati da tutti gli altri firmatari segreti della Fondazione del Mercimonio. Che non hanno mollato ancora l’idea, limitandosi a qualche ritocco. In un comunicato della FederEsuli e dell’Anvgd presieduta da Renzo Codarin si capisce, infatti, che ci hanno ripensato, non hanno mollato l’osso, incuranti dal fatto che gli esuli non avrebbero accettato di far parte di associazioni poco trasparenti. Ma chi se ne frega degli esuli, se la Fondazione del Mercimonio potesse gestire, a benefici dei propri compari, che si vergognano di rendere noti i propri nomi, qualcosa come 63 milioni di euro, più gli interessi? Com’è stato già scritto nelle Vespe, la dirigenza dell’Unione italiana dei “rimasti” non ha retto alla denuncia de Il Dalmata libero e del Referendum Adriatico sugli immobili pagati dallo Stato italiano, del valore di circa 30 milioni di euro, che sarebbero stati al momento dello scioglimento dell’Ui, un’asso-ciazione privata spartiti tra… i soci. Ne prendiamo atto con vivo piacere perché la decisione assunta dalla nuova dirigenza UI dei “rimasti” toglie una delle ragioni di contrasto tra noi e loro. Se poi decideranno di aderire, come sembra, alla nostra proposta di estendere alla Dalmazia l’applicazione dell’Accordo Dini-Granić, torneremo amici come prima. Come al tempo in cui era proprio de’Vidovich ad invitare ai nostri Raduni i Presidenti dell’Ui Tremul e Radin, sfidando gli anatemi delle altre Associazioni degli esuli, che sputtanavano i “rimasti, definendoli tutti traditori, venduti ai titini, antitaliani ed altre piacevolezze. class action contro croazia e italia Azione giudiziaria collettiva Per i beni espropriati da Tito La famiglia Cattich, espropriata di alcune case e degli amplissimi terreni su cui sorge attualmente l’aeroporto di Zara a Zemonico, mentre veniva a Grado ha sbiellato il motore della vettura ed ha dovuto far ritorno a casa in taxi. Non senza che l’Edda e Simeone Cattich dell’Antonia abbiano inviato un messaggio al Raduno di Grado chiedendo la costituzione di un consorzio di proprietari di beni in Dalmazia, ma anche a Fiume e nell’Istria, per coordinare un’azione legale collettiva (class action) da intentare contro lo Stato croato o quello italiano (o tutti e due) per ottenere la restituzione dei beni o un equo e definitivo indennizzo. Anche Marino Maracich, proprietario di una fetta consistente di beni nell’isola di Veglia, valutata attualmente in diversi miliardi di euro, ha dichiarato di aver in corso una causa contro la Repubblica croata. Il Sindaco di Cherso in Esilio, Gianna Duda, ha proposto che tutti coloro che hanno in questi anni intentato una causa alla Jugoslavia prima e alla Croazia poi o all’Italia, mettano a disposizione del costituendo Consorzio gli atti legali delle singole vertenze, affinché un pool di avvocati possa studiare le vie legali che hanno avuto successo. Ha anche sottolineato che è utile conoscere i risultati negativi, al fine di non percorrere strade senza via d’uscita. Una Gita, un Raduno Deposizione della Corona per tutti i nostri Caduti e, in particolare, per la MdOVM lo Spalatino Francesco Rismondo nel centenario del suo Sacrificio Merita scannarsi per decidere quale sia una Gita e quale sia un Raduno dei Dalmati divisi tra Senigallia e Grado? Se si sapessero le differenze tra le due parole, anzi, tra ciò che queste rappresentano, si scoprirebbe che ci dividiamo su niente. La Gita è un’occasione simpatica tra amici che si ritrovano, ma non decidono niente e non si impegnano su alcun programma. Il Raduno, invece, oltre ad avere i caratteristici festosi di una gita, decide anche sulle cose da fare. Poiché a Senigallia non si è deciso niente (come risulta da Il Dalmata incatenato a Padova) e a Grado si è deciso anche troppo, come questo numero ampiamente testimonia, il problema non si pone. IL DALMATA LIBERO novembre 2015 pag. 13 Successo dell’iniziativa del Presidente Mnifd Romano Cramer Al Circolo Ufficiali di Milano Convegno sul tradimento di Osimo Un pubblico numeroso, attento e preparato, ha seguito con attenzione le relazioni sullo spinoso argomento ed ha rivolto domande molto pertinenti sulla nostra storia ed attualità Da sinistra: Romano Cramer Presidente, dott. Luciano Garibaldi moderatore, gen. Giovanni Fantasia, gen. Cesare Di Dato, coll. Francesco Cosimato, dott. Carlo Montani e on. Renzo de’Vidovich Da tempo il Presidente del Movimento Istria Fiume e Dalmazia, Romano Cramer, si è qualificato come uno dei leader del mondo degli esuli con maggior seguito a Milano ed in molte altre zone d’Italia, perché dotato di una sensibilità e capacità organizzativa non comuni. Lo ha dimostrato anche il fatto che è stato l’unico ad organizzare in Italia, almeno per ora, un Convegno nel quaranten- nale dell’Accordo di Osimo che cedette alla Jugoslavia di Tito una porzione importante del territorio nazionale italiano, la Zona B del mai nato Territorio Libero di Trieste. Benché oggi la gran parte degli studiosi di storia siano fortemente critici nei confronti del Governo guidato da Aldo Moro, Ministro degli Esteri Mariano Rumor, qua e là sorgono personaggi che tentano di giustificare la gratuita cessione del territorio nazionale italiano, senza contropartita alcuna, ma per compiacere gli Alleati d’oltre oceano e di questa nostra Europa dei banchieri che si sono dimostrati sempre molto generosi quando si tratta di cedere qualche cosa appartenente all’Italia, ma gelosissimi se si toccano loro possedimenti. Basti ricordare la guerra tra il Regno Unito d’Inghilterra e l’Argentina per il possesso delle isole Malvine – Falkland vicine alla costa argentina e lontanissime dalla Gran Bretagna. Questo numero del giornale avrebbe dovuto essere dedicato totalmente al Raduno Nazionale dei Dalmati di Grado, ma non ce la siamo sentiti di ignorare l’importante avvenimento di Milano, al quale dedicheremo uno spazio più adeguato nel prossimo numero. Abbiamo dovuto perciò ridurre le foto a piè di pagina oltre ogni limite. FRAIA GRANDA ALL’HOTEL LAGUNA Quando nel giornale manca spazio, i radunisti sono tagliati a fette e fettine, secondo le esigenze del tipografo pag. 14 Uno strambo veto Quando è stato reso noto il Convegno di Milano critico verso l’Accordo di Osimo, il rag. Grigillo, di cui nessuno a Milano ricordava l’esistenza, ha rassegnato le dimissioni da socio dell’Anvgd in segno di protesta per l’invito rivolto all’on. de’Vidovich, ritenuto un affronto personale. La cosa ha destato viva ilarità, perché l’Anvgd non era tra gli organizzatori del Convegno e, quindi, era incomprensibile una protesta contro coloro che non avevano nulla a che fare con la manifestazione. Il Movimento Nazionale Istria Fiume e Dalmazia, il reale promotore del Convegno, ha fatto sapere che invitava chi credeva opportuno invitare e che il rag. Grigillo non faceva parte di quel Movimento e, quindi, non aveva il diritto di intervenire sulle scelte altrui e men che meno aveva diritto di veto. Ritornano gli osimanti Il Convegno su Osimo a Milano ha mandato in tilt più di una persona. Nello stesso giorno ed alla stessa ora di Milano, la Società Dalmata di Storia Dalmata di Padova ha indetto all’Irci di Trieste la presentazione di un libro di Monzali. Si tratta di un costoso mattone di 735 pagine che ignora il sacrificio di Pierino Addobbati e degli altri Caduti del 5-6 novembre del 1953 come se non esistessero e nonostante la Repubblica italiana li abbia decorati con la Medaglia d’Oro al Valor Civile, quali ultimi Martiri del Risorgimento italiano. Il loro sacrificio ed i moti dei giovani triestini sono stati determinanti nel far ritornare Trieste novembre 2015 all’Italia. Capiamo che c’era un impedimento grave. Quei moti erano guidati dal giovane segretario della Giunta d’Intesa studentesca Renzo de’Vidovich che non può essere nominato pena la temibile scomunica della loggia padovana. Nel libro sono anche espressi pareri incondizionatamente favorevoli (sic!) all’Accordo di Osimo, perché la cessione di una fetta importante del territorio nazionale alla Jugoslavia di Tito avrebbe agevolato i buoni rapporti con la Jugoslavia. Anche in questo caso Monzali è giustificato dal fatto che l’odiato de’Vidovich ha svelato in un intervento alla Camera, riportato nel Verbale stenografico del 24 settembre 1975 l’esistenza del patto segreto tra gli onorevoli Moro e Rumor ed il delegato personale di Tito. Suggeriamo di assumere Monzali al Ministero degli Esteri. Potremmo cedere la Val d’Aosta alla Francia, Varese alla Svizzera, il Trentino Alto Adige all’Austria, la Sicilia alla Libia, il Salento alla Grecia ed il Gargano all’Albania a condizione che ci si garantisca una simpatia di questi stati che l’Accordo di Osimo non aveva raggiunto nei confronti della Jugoslavia di Tito, come i “rimasti” e tutti noi ben sappiamo ad eccezione di Monzali e dell’ex Sindaco Franco Luxardo. Alla presentazione di Trieste era presente al gran completo la sinistra filo Osimo che si era nascosta per quarant’anni: il prof. Raoul Pupo, allora segretario moroteo della Dc, il sen. Claudio Magris, che rappresentò la sinistra social comunista di Trieste per una legislatura ed altri minori. È stata una bella trovata quella di indire la manifestazione nel momento in cui de’Vidovich parlava a Milano. La sua sola presenza alla manifestazione avrebbe creato imbarazzo e sconforto? Stato confusionale Apprendiamo che l’Assemblea nazionale (dei soci che non esistono) riunita a Senigallia il 20 settembre scorso ha invitato "previo confronto sia con Guido Cace che con Renzo de’Vidovich, che del resto sono ancora di diritto membri del Consiglio comunale... a concordare elezioni unitarie nel 2016". Ci è sembrato una buona cosa. Ma, successivamente la disciolta Giunta comunale il 17 ottobre anziché attuare, come è previsto dallo Statuto ciò che decide l'Assemblea, ha deliberato “l’esclusione dall’Associazione di de’Vidovich”. Cosa vale di più? Quanto scritto da Il Dalmata incatenato a Padova a pag. 8 nella Mozione dell'Assemblea generale o quanto scritto dallo stesso giornale a pag. 10 in un riquadro con titoletto rosso sangue? Basterà che il reparto psichiatrico dell’Asl di Padova curi gli amici padovani da una semplice dissociazione mentale? Approvano la mozione pacificatoria perché i presenti a Senigallia, per pochi che fossero, volevano tutti l’unità dei Dalmati, ma poi - meno di un mese dopo - la fantomatica Giunta espelleva (pardon, esonerava!) un esponente del nostro mondo troppo scomodo. Per fortuna, anche in questo caso non c’è niente di serio. L’Assemblea generale dei soci che non esistono è stata esautorata da una Giunta sciolta sei mesi fa e da un ex Sindaco destituito, in conflitto con tutti. Anche con i suoi. Dov’è finito Pirandello? I suoi paradossi lo avrebbero divertito ed avrebbe fatto ridere un’intera platea. Perché si tratta di una commedia buffa. Triplo salto mortale Finora nessuno l’aveva fatto, ma la confessione contenuta nella mozione dell’Assemblea nazionale (dei soci inesistenti) prima afferma che l’elezione del Consiglio comunale sarebbe stata effettuata da dalmati “effettivi ed aderenti all’Asso-ciazione, è che ciò sarebbe avvenuto nel pieno rispetto delle modalità in uso nella stessa, secondo una prassi invete- IL DALMATA LIBERO rata, fin dalla sua costituzione” per poi smentirsi ed aggiungere “senza eccessivi formalismi ma in piena trasparenza e concordanza con il buon senso proprio delle nostre genti”. Insomma, vi è la confessione piena sulla quale peraltro nessuno aveva mai dubitato che le elezioni fossero fasulle perché non hanno avuto luogo secondo quanto tassativamente stabilito dallo Statuto e dal Regolamento assunti con atti notarili nel 2003, ma “secondo il buon senso della nostra gente” interpretato per volere del Padreterno dai quattro di Padova. Ma allora, perché è stato approvato uno Statuto ed un Regolamento con atto notarile, depositati al Ministero che eroga i finanziamenti se poi non c’era bisogno di metterli in atto? Non è proprio Franco Luxardo il primo firmatario di questi atti notarili? Il buon senso vorrebbe che questi personaggi che scrivono una cosa e si contraddicono il rigo successivo facessero un passo indietro. Invece di sostenere di essere legittimi, perché “non oggetto d’impugnazione giudiziale”, dovrebbero ringraziare gli amici di Trieste che non hanno voluto denunciarli perché l’ex Sindaco e l’ex Giunta avrebbero dovuto rimborsare di tasca propria le centinaia di migliaia di euro incassati dallo Stato e dalla Regione Veneto in questi anni, di cui tutti ignorano l’entità esatta, perché i Bilanci sono stati presentati… in via orale. Anche quest’anno il Bilancio non risulta pubblicato dal giornale di Luxardo. Apprendiamo infine che dopo aver raccolto le adesioni ed i versamenti di circa 150 soci, Guido Cace ha fatto un passo indietro ed altrettanto ha fatto Renzo de’Vidovich. A quando un analogo atto responsabile di Franco Luxardo e dei suoi quattro padovani. Continua a pag. 15 IL DALMATA LIBERO Bazzecole, quisquiglie e pinzillacchere Una nostra attenta lettrice ci segnala una nuova amenità: la Giunta, sciolta dai Probiviri, ha deciso di “esonerare” (ma nel titolo si dice “espellere”) de’Vidovich da un’Associazione che non esiste e che inoltre è incorsa in una nuova violazione di quel povero Statuto del 2003 ridotto a brandelli. Lo Statuto assegna la facoltà di espellere i soci solo al Collegio dei Probiviri, e non alla Giunta che si è ancora una volta arrogata un potere che non ha, incurante del fatto di essere stata sciolta. In verità c’era una difficoltà: il Procuratore della Repubblica di Firenze, dott. Piero Tony, quando ha saputo di essere stato eletto Presidente dei Probiviri a Jesolo per cacciare S.E. l’Ambasciatore dott. Gianfranco Giorgolo, eletto regolarmente Presidente dei Probiviri dal Consiglio comunale di Padova, si è chiamato fuori da una pastetta poco edificante. Quindi, non si potevano riunire i Probiviri. Ma il furbissimo Varisco ha perciò nominato a Senigallia tre nuovi Probiviri, mai sentiti prima dai Dalmati ed appartenenti ad altra Associazione. Ma non avrebbero dovuto essere eletti dal Consiglio comunale che non si è riunito perché sciolto e per mancanza di Consiglieri a Senigallia? Un’altra perla: dopo aver “salutato con cordialità i dalmati che parteciperanno al Raduno indetto il prossimo ottobre a Grado”, Franco Luxardo, destituito dall’incarico di Sindaco fin dal 23 febbraio scorso, ha sparato subito dopo una raf- novembre 2015 fica di raccomandate nelle quali diffidava un bel numero di esponenti dalmati dall’andare al Raduno di Grado. Mancanza di coerenza o un altro caso di dissociazione mentale? Non buttiamola sul tragico perché si tratta di bazzecole, quisquiglie e pinzillacchere come avrebbe detto Totò, che si vede insidiare il posto di comico da Franco Luxardo e Varisco. Quant’è difficile smentire le verità che tutti conoscono Ha provocato un autentico terremoto tra i dirigenti dell’Anvgd una notizia che si sussurrava da tempo, ma che vista scritta nero su bianco, ha indignato tutti. Abbiamo scritto, infatti, nello scorso numero che nonostante i corposi finanziamenti annui ricevuti dall’Anvgd di cui si ignora l’entità, lo storico giornale dell’Associazione “La Difesa Adriatica” non si pubblica da un anno e mezzo e l’ampia e signorile sede a Roma di via Leopoldo Serra, lasciata a tutti gli esuli da padre Flaminio Rocchi è stata venduta per 8-900 mila euro, che nessuno sa dire dove siano finiti. Il Dalmata incatenato a Padova ha ripubblicato una smentita di Marino Micich. Di che? Non della chiusura del giornale che tutti sanno essere, ahimè, vera, né della vendita della Sede lasciata da Padre Flaminio Rocchi che è sotto gli occhi di tutti. Ma poiché Il Dalmata libero ha denunciato anche il fatto che i versamenti statali di 2 milioni e 300 mila lire annui alle Associazioni erano segreti e che nessuno sapeva come fossero impiegati è arrivata una smentita che vorrebbe smentire tutte e tre le cose ma che non smentisce niente. Se i versamenti fossero pubblici, perché nessuno ne sa niente, ad eccezione dei magnifici quattro capi di alcune associazioni? Sono esclusi dalle decisioni Lacota dell’Unione degli Istriani e Canevari Sindaco di Libero Comune di Pola in Esilio, ma sono compresi purtroppo i nostri Franco Luxardo e Varisco. Perché ci telefonano in sede i pochi presidenti delle residue sedi dell’Anvgd ancora esistenti per chiederci se nel frattempo abbiamo avuto notizie su come siano stati “buttati dalla finestra”, per non dire peggio, tanti quattrini dello Stato? Meno roboanti smentite, meno offensivi aggettivi a chi vuol sapere e un po’ più di verità non guasterebbe. Fuori i conti o li faremo consegnare a qualche deputato che vuole far pulizia anche all’interno della FederEsuli! La più ricca Associazione degli esuli a Trieste? Un Circolo sconosciuto a tutti Abbiamo ricevuto una comunicazione, spedita a mezza Trieste, che rendeva nota una notizia stravagante. La sede dell’Anvgd di Trieste di via Milano 22 – Via Carducci 5 P.t. 17246 di Trieste è stata comperata con un Atto stipulato in data 12 settembre 2000, per la somma di £ 200 milioni, da un’Associazione denominata Circolo di Arte e Cultura istriana, che nessuno ha sentito nominare prima d’oggi. L’acquisto è avvenuto con un mutuo bancario di lire 220 milioni elargito allora dalla CrT, oggi Unicredit, pari al 110% del prezzo d’acquisto dell’immobile (di norma veniva prestato il 50%), estinto in 10 anni, cioè nel 2011. Firmatario dei due Atti per conto dello sconosciuto Circolo è stato Stefano Nedoh, Revisore dei Conti di tutte le Associazioni gestite dagli ex Dc fanfaniani e Tesoriere Irci, prima che la Magistratura aprisse un’inchiesta a suo carico, per assegni spariti dalla contabilità Irci ed altro. Stefano Nedoh è stato tempestivamente denunciato ed allontanato dall’Irci dall’allora Presidente Chiara Vigini e Renzo Codarin ha assunto oggi incarico di Tesoriere. Come vengano ripartiti i soldi pag. 15 degli affitti pagati da parte del fantomatico Circolo che non ha mai svolto alcuna attività resta un mistero glorioso? Dal 2011, cioè da quando ha cessato di pagare (probabilmente con gli affitti percepiti dall’Anvgd) l’acquisto dell’appartamento, nulla si sa in proposito. Ma la cosa più stravagante è che al Tavolare di Trieste non esiste – come ci è stato segnalato e noi lo abbiamo controllato – lo Statuto del famoso Circolo, per cui nessuno sa, quando il Circolo verrà sciolto, se l’appartamento verrà attribuito ai soci, come di solito si fa con le Associazioni, e quali esse siano. Sappiamo, però, alcuni nomi di questi soci perché vi è una delibera del Direttivo del Circolo, allegata agli Atti di compravendita e di mutuo, da cui apprendiamo che Presidente era Claudio Grison (sempre assente nelle riunioni del Direttivo), Vice Presidente Renzo Codarin ed altri soci sono Bruno Marini (il Consigliere regionale, non il nostro omonimo rappresentante di Traù) e i signori Walter Bradas e Antonio Perossa. Il Revisore dei Conti Fulvio Medizza, da noi interpellato e caduto dalle nuvole. Aspettiamo di ricevere notizie sulle modifiche dello Statuto dello sconosciuto Circolo, proprietario dell’appartamento che vale oggi intorno ai 3-400 mila euro perché siamo stufi di segreti poco edificanti che sono la causa primaria, come hanno detto i nostri giovani a Grado, dell’allontanamento delle nuove leve dalle Associazioni degli Esuli così poco trasparenti. Con le nostre denuncie abbiamo indotto l’Unione italiana di Fiume a nominare un liquidatore di quell’Associazione, proprietaria di immobili per 30 milioni di euro acquistati con soldi dello Stato italiano. L’Ui ha chiesto all’avv. Sošić di proporre adeguate modifiche del loro Statuto per uscire da quell’imbarazzante situazione. Perché non si dovrebbe fare qualcosa di simile anche con il Circolo di Cultura ed Arte istriana di Trieste? pag. 16 novembre 2015 IL DALMATA LIBERO La grazia ai fedeli nelle chiese del Giubileo della Misericordia Al Tempio dell’esule di Monte Grisa il Papa concede l’Indulgenza giubilare Nel Santuario della Madonna di Fatima, i Dalmati saranno presenti in massa il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, per la benedizione della statua del Vescovo degli Esuli mons. Santin Il Santuario di Monte Grisa edificato dal Vescovo di Trieste e Capodistria mons. Antonio Santin, cinquant’anni or sono, era stato un tantino sottovalutato, benché vi fosse la statua della Madonna Pellegrina identica a quella esistente a Fatima. Non una copia, dunque, ma un’opera fatta dallo stesso scultore e donata a Trieste dal Sacrario di Fatima. La città aveva avuto grande bisogno dell’intercessione della Madre di Dio per essere salvata, dall'occupazione dei partigiani della Jugoslavia comunista di Tito. Il Vescovo, il 30 aprile 1945, fece voto di dedicare a Maria il grande Tempio degli Esuli, se Trieste fosse stata salvata. Incaricò il parroco metropolita di Zara in Esilio, mons. Mario Novak di seguire la costruzione del Tempio che doveva conciliare insieme le tecniche moderne del calcestruzzo, la spiritualità della matematica applicata alla geometria ed alla sacralità del luogo. Ancora oggi qualcuno guarda il Tempio con perplessità perché troppo moderno e solo una parte di noi è in grado di comprendere a fondo il significato simbolico della geometria, vista sotto l’aspetto cristiano della spiritualità ispirata dall’Ente supremo. Il nuovo Rettore del Santuario don Luigi Moro ha già provveduto a ridare nuova vita e lucentezza agli altari degli esuli, contenuti nelle navate del Tempio ed ha messo a disposizione dei Dalmati un’intera parete, subito a destra dell’entrata principale, dedicata agli artisti dalmati. Con spirito fortemente innovativo, non saranno presenti solo immagini sacre, ma anche opere secolari della nostra gente, perché la chiesa ritiene oggi che anche l’arte non legata ad immagini bibliche o religiose sia sempre ispirata dall’Altissimo e costituisca la prova della Sua grandezza e positività. La Congregazione di San Girolamo dei discendenti delle famiglie nobili e patrizie e degli uomini illustri della Dalmazia si impegna affinché una numerosa presenza di Dalmati alla Cerimonia del 13 dicembre costituisca l’inizio del rilancio del Tempio dell’Esule, del memoriale civico e una più assidua frequentazione anche di coloro che vengono a Trieste per visitare la Foiba di Basovizza. DOMENICA 13 dicembre alle ore 11 aperta la Porta giubilare del Santuario di Monte Grisa, VERRà INAUGURATA la statua dedicata al Vescovo degli esuli, mons. SanIL DALMATA tin. LIBERO I Dalmati saranVia dei Giacinti n. 8 - 34135 Trieste no presenti in tel. 040.425118 - fax 040.4260637 g r an numero Autorizzazione del Tribunale di Trieste n. 1276 del 9/06/2014 con il Gonfalone di Dalmazia Editore e con i manti del Fondazione Scientifico Culturale Maria e Eugenio Dario Rustia Patriziato dalTraine matico. Altare di Zara con San Girolamo e San Simeone Direttore Renzo de’Vidovich tel. 040.635944 - fax 040.3483946 Redazione Elisabetta de’Dominis, Daria Garbin, Maria Sole de’Vidovich, Enea de’Vidovich, Marino Maracich, Enrico Focardi, Simone Bais, Alberto Rutter, Gianna Duda Marinelli e Marcello Gabrielli Segreteria Daria Garbin Immagine Maria Sole de’Vidovich Coordinamento Alberto Rutter Stemma di Dalmazia L’Arcivescovo di Zara Conto corrente postale: Fondazione Rustia Traine Iban: IT 84 D 07601 02200 000055921985 Codice BIC/SWIFT: BPPIITRRXXX Posta Elettronica [email protected] Sito Internet www.dalmaziaeu.it Stampa Artgroup Graphics S.r.l. - Trieste Iniziativa realizzata con il contributo del Governo italiano ex L. 191/2009