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DALMAZIA
DIRETTORE RENZO de’VIDOVICH
N° 7 Anno II - Novembre 2015
N° 89 Anno XIX delle pubblicazioni
Taxe Perçue in Italy
dei Dalmati di Trieste
CATTARO
RAGUSA
SPALATO
SEBENICO
ZARA
Eletto per acclamazione per l’unità degli Italiani di Dalmazia
Paolo Sardos Albertini
sindaco di zara in esilio e dei dalmati
Ristabiliti i Valori dell’Esilio E DELla
Cultura italiana in Dalmazia, OLTRE
ALla legalità e le scelte Referendarie
Non c’è stato spazio e tempo per le grandi manifestazioni di popolo - eccetto
la S. Messa - che pur avevano lasciato un ricordo indelebile degli ultimi due
Raduni nella vicina Trieste. A Grado c’è stato un confronto serrato sulle tesi
che hanno visto coinvolti oltre 650 amici nel Referendum Adriatico che si sono
espressi, quasi all’unanimità, operando scelte precise su quello che volevano
e su quello che respingevano. Era necessario dedicare l’intero Raduno per
ridare legalità e strutture serie e credibili alla nostra Associazione. Così è stato
fatto e ne diamo conto nelle prossime pagine che costituiranno la base sulla
quale troveremo sicuramente un accordo tra tutti i Dalmati di buona volontà.
Il Prof. Giorgio Baroni
riceve a Grado il “premio tommaseo” 2015
Per evitare equivoci e senza compiacimento polemico precisiamo
che nel 2015 è
stato consegnato
un solo Premio
Tommaseo. L’intervento del premiato a Grado è
riportato alle pp.
10 e 11.
G I A N FR A N CO
G I ORGOLO
Presidente dell’Assemblea nazionale è stato confermato
Presidente del Collegio dei Probiviri unitamente alla
dott. Elisabetta de Dominis ed al dott. Simone Bais, già
eletti dal vecchio Consiglio comunale riunito a Padova
Cronaca del Raduno nelle pagine interne
pag. 2
novembre 2015
IL DALMATA LIBERO
Approvate le scelte di 650 dalmati del Referendum Adriatico
L’Assemblea generale dei soci effettivi
elegge il Consiglio comunale e la Giunta
Solo coloro che erano in regola con l’iscrizione e la quota d’adesione hanno discusso, votato
ed eletto gli organi dell’Associazione e approvato le linee guida del nostro futuro di esuli
Seguendo le precise disposizioni dello Statuto del 2003
ignorate incomprensibilmente
per dodici anni, si sono svolte
regolarmente le elezioni degli
organi statutari secondo quanto
previsto anche dal Regolamento, del pari approvato da
ben dodici anni. Le schede per
l’elezione del Consiglio comunale regolarmente vidimate da
due scrutatori, sono state distribuite a quanti avevano ritirato
la tessera, dopo aver inviato
la propria quota di adesione
al Commissario straordinario
dott. Guido Cace, Presidente
(del più antico sodalizio dalmata, l’Associazione Nazionale Dalmata fondata nel 1919
a Roma), unitamente alla quota
d’adesione, che sono state
regolarmente convalidate. A
questi si sono aggiunti all’ultimo momento 21 nuovi iscritti
che hanno versato la quota di
adesione, sono stati regolarmente ratificati ed hanno avuto
diritto al voto, come gli altri.
In totale hanno votato 91 persone che hanno eletto il nuovo
Consiglio comunale e la nuova
Giunta comunale. Durante la
macchinosa votazione e spoglio delle schede da parte degli
scrutatori, ha avuto inizio il
dibattito sulle linee guida che
la Giunta comunale dovrà
seguire, essendo la Giunta
solo un organo esecutivo che
attua le direttive impartite dal
Consiglio comunale e dell’Assemblea generale, unici due
organi dell’Associazione che
possono impartire disposizioni
in questa materia; la Giunta
comunale che, in questi dodici
anni ha fatto il bello e il brutto
tempo, ha il solo compito di
porre in atto ciò che è stato
deciso da altri.
Ha preso la parola il nostro
Direttore che ha illustrato brevemente i temi più votati da
parte dei dalmati che hanno
L’ambasciatore Gianfranco Giorgolo ha presieduto l’Assemblea generale dei Soci, stando al
margine del tavolo, perché aveva un piede ingessato a causa di una caduta da cavallo. Alla
sua sinistra l’ing. Vittorio Cattarini, già Presidente della Ferriera di Servola, l’on. Renzo
de’Vidovich direttore del nostro giornale, l’avv. Paolo Sardos Albertini neo eletto Presidente
dell’Associazione, la dott. Daria Garbin, Segretaria generale del nostro Comune che applaudono
l'intervento della dott. Elisabetta de Dominis che riporteremo nel prossimo numero
massicciamente partecipato al
Referendum Adriatico, rimasto aperto a tutti dal 23 marzo.
Queste scelte non avevano
trovato grande ascolto nei precedenti dirigenti, prima che si
scoprisse la loro illegittimità,
né al Tavolo del Governo
insieme alle altre Associazioni
della Federazione, di cui la
nostra era un socio fondatore,
né all’interno della Federazione disinformata da anni, di
ciò che i dalmati chiedevano
a gran voce. Anche nel loro
giornale, Il Dalmata edizione
di Trieste.
Riportiamo in altra parte del
giornale i singoli argomenti
affrontati e discussi da vari oratori. In questa sede facciamo
solo presente che il cons. Lanfranco Focardi ha espresso la
sua perplessità sull’ottimismo
di de’Vidovich nei confronti dei
dalmati croati, di cui il nostro
direttore aveva riportato le
recenti aperture risultate negli
ultimi tempi nei confronti degli
italiani di Dalmazia della loro
richiesta di aiuto verso l’Italia
per scongiurare l’eventualità di
un passaggio delle nuove invasioni mussulmane attraversano
la Croazia: essi temono infatti
che entrando anche in Dalmazia sconvolgano il già fragile
e precario equilibrio delle sue
varie componenti, di cui quella
italiana è ridotta al lumicino da
una persecuzione lunga più di
un secolo e quella serba dagli
scontri serbo-croati del 1990.
Alla fine del dibattito che
riportiamo in altre pagine, il
Presidente Giorgolo ha letto
Lanfranco Focardi
l’elenco degli eletti al Consiglio comunale, che come
d’uso ha continuato la sua riunione in seduta congiunta con
l’Assemblea generale. I soli
consiglieri comunali hanno,
quindi, provveduto all’elezione
della Giunta comunale, nelle
persone di Cace Guido, Cattarini Vittorio, Del Toso Fulvio, de’Vidovich Enea, Duda
Gianna, de’Vidovich Maria
Sole, Focardi Enrico, Garbin Daria, Maracich Marino,
Rutter Alberto, de’Vidovich
Renzo, Sardos Albertini Mario,
del Segretario generale del
Comune nella persona della
dott. Daria Garbin e del
Sindaco del Libero Comune
di Zara in Esilio - Presidente
dell’Associazione
Dalmati
italiani nel Mondo che, per
acclamazione dei consiglieri,
ai quali si è aggiunto l’appoggio ed il caloroso applauso dei
soci dell’Assemblea nazionale, l’avv. Paolo Sardos
Albertini, che ha assunto la
presidenza dell’Assemblea per
continuare il dibattito.
IL DALMATA LIBERO
novembre 2015
pag. 3
Un ritorno alle primissime origini spirituali della nostra terra
La S. Messa del Raduno di Grado
Nella Basilica del 1° Primate di Dalmazia
Quando la Serenissima Repubblica di San Marco non era ancora consolidata, il Patriarca
di Grado è stato per lungo tempo l’indiscusso Primate della Chiesa apostolica di Dalmazia
La città di Grado è stata scelta
con un sondaggio via Internet
dal 70,43% di quanti hanno
ritenuto opportuno rispondere alla domanda “Dove
credi sia opportuno celebrare
il 62° Raduno dei Dalmati
2015?” Erano anni che tutto
veniva deciso dai “Quattro di
Padova” e la Giunta comunale,
per quieto vivere, rimaneva
succube delle decisioni propagandate poi come fossero state
effettuate da tutti.
Parecchi
Dalmati
hanno
voluto motivare la loro scelta
per Grado. Ci hanno sorpreso
per aver scelto Grado indicata come la città lagunare
che ospitò – unitamente alla
laguna di Venezia – un gran
numero di profughi che fuggirono da Aquilea distrutta il 18
luglio 452 dalle orde di Attila,
denominato da un nostro lettore “predecessore di Tito”.
Altri hanno scelto Grado perché il Patriarca di Grado era
stato il primo Primate di Dalmazia. Quant’è piacevole scoprire quanta conoscenza della
nostra storia salti fuori anche
da un banale sondaggio via
Internet!
Durante la S. Messa, officiata
dal mons. Armando Zorzin, Custode e Parroco della
Basilica, è stata impartita la
Comunione a molti Dalmati,
tra i quali il neo Sindaco Sardos Albertini ed il premio
Tommaseo Baroni. Qualcuno
ha commentato: “un avvenimento che non accadeva da
decenni”. Lasciamo ai lettori
capire le ragioni che hanno
comportato in un periodo
così lungo di lontananza dei
nostri ex vertici dalla Chiesa
di Roma e di Dalmazia.
Dopo la Messa molti hanno
voluto vedere di persona nel
loggiato dell’antica Basilica
dedicata a Sant’Eufemia la
raffigurazione e la traduzione
Papa Pelagio II (579-590)
“Confirmiamo che la città di Grado è metropoli
di tutte le Venezie, l’Istria e la Dalmazia…”
Copia del mosaico della Basilica di San
Marco di Venezia, Cappella di San Pietro Sottarco Sud e conservata nella Basilica di Grado
dal latino dalla Bolla di Papa
Pelagio II (579-590) - l’originale del mosaico che riproduciamo è conservato nel
Duomo di San Marco a Venezia - che testimonia il rapporto
tra Grado e la Dalmazia.
Il nostro Raduno ha richiamato alla memoria e consolidato la vicinanza di Grado con
Zara, Spalato e Ragusa.
pag. 4
novembre 2015
IL DALMATA LIBERO
Il seminario su 400 scrittori dalmati ha dato buoni frutti
Discorso di investitura del premio Tommaseo
Giorgio Baroni docente della cattolica di Milano
“Questo Premio è un capitale morale da spendere con responsabilità e prudenza”. Docenti
di 3 continenti hanno incluso nei loro programmi una fetta di cultura italiana di Dalmazia
Care amiche / cari amici,
esistono premi venali che si
misurano aritmeticamente; il
premio Tommaseo non è di questi, il capitale conferito è squisitamente morale e si misura sul
rilievo di chi lo decide e sulla
tradizione di coloro che ne sono
stati storicamente insigniti: per
entrambe queste valutazioni si
tratta di un capitale importante,
da ricevere con responsabilità,
da spendere con prudenza.
Vi ringrazio per il dono e vi racconto come penso di spenderlo.
In primis, a Dio piacendo, continuerò il mio impegno a tutela
della civiltà dalmata, con riferimento alle mie competenze
in ambito letterario; a breve
dovrebbe uscire il volume degli
atti del convegno di quest’anno
sulla Letteratura dalmata italiana, di cui vi ha già detto ieri
Renzo de’Vidovich; per inciso
lui, Daria Garbin e la Fondazione Rustia Traine hanno dato
un bell’aiuto agli studiosi che
han parlato di letteratura dalmata, estrapolando per quanto
possibile dal loro repertorio
biografico dei Dalmati illustri
un elenco di scrittori dalmati,
non completo, non perfetto,
ma utilissimo per partire nella
ricerca, per esempio sapendo
il dato quantitativo, cioè che
si tratta di non meno di quattrocento scrittori il che colloca
la ns regione oltre la media
delle regioni italiane. Gli atti
son pronti da mesi per andare
in stampa e attendono solo la
soluzione di qualche problema
burocratico. Saranno un punto
di riferimento importante per
chiunque vorrà conoscere la
secolare produzione letteraria
dalmata italiana, dato che studiosi di tutto il mondo hanno
partecipato al congresso e consegnato il frutto delle loro ricerche per questo libro, che sarà,
anche visivamente, monumentale.
Il mio progetto successivo è
la creazione di un gruppo di
lavoro con cui conto di realizzare la prima storia della letteratura dalmata italiana. Esistono infatti repertori, dizionari
biografici, antologie parziali,
ma non mi risulta che esista una
storia. Se pensate che si tratta
di secoli di produzione letteraria, spesso poco studiata, non
di rado dispersa o testimoniata
da codici e volumi giacenti
all’estero, vi rendete conto
della complessità dell’opera
che richiederà almeno uno o
due studiosi per ogni secolo;
il tutto potrebbe sintetizzarsi
in circa un migliaio di cartelle.
Poi si porrà il problema editoriale per il quale vale il dubbio:
meglio fermarsi qui per contenere pagine e costi o arricchire
il lavoro con un’antologia dei
testi più significativi, onde evitare che si ragioni di cose per
lo più sconosciute destinate a
rimanere tali? L’importanza del
recupero della nostra letteratura
è fondamentale per lasciare
testimonianza nel tempo della
nostra esistenza ovvero della
verità storica di un popolo
dalmata italiano indigeno,
non coloniale o transeunte. La
dimostrazione di quanto ciò
conti si ha dalla costatazione
che della nostra letteratura si
occupano da decenni diversi
critici prevalentemente d’oltre
Adriatico animati dal preciso
intento di appropriarsi dei nostri
scrittori, cambiando in modo
arbitrario e fantasioso i loro
nomi e cognomi, nonché i titoli
delle loro opere, per riciclarli
come esponenti di una cultura
dalmata sì, ma non italiana e
questo in barba a ogni verificabile documento. Ecco dunque
l’opportunità dell’antologia in
cui riportare tali testi. Nutro la
speranza che l’esistenza e la diffusione di questa storia + antologia della letteratura dalmata
aiuti a far entrare nel canone
letterario, ovvero in quello che
s’insegna a scuola e che una
persona di media cultura deve
conoscere, qualcosa di più di
quello che si trova attualmente
che si riduce a Tommaseo e
poco più. Se vogliamo che i
giovani riconoscano la Dalmazia come regione anche italiana e, magari, la repubblica
di San Biagio (Ragusa n.d.r),
come una delle repubbliche
marinare, bisogna che prima
i loro insegnanti ne sappiano
qualcosa; oggi ciò è difficile
perché i libri di testo non ne
parlano, i programmi accademici nemmeno. Quest’anno
alcuni dei docenti universitari,
che son venuti al convegno
a parlare di Tommaseo, Bettiza, Colautti, Biondi, Filelfo,
Barbaro, Boscovich, Fortunio,
Patrizi, Forster, Miletti, Paravia e di molti altri, hanno poi
inserito nei loro programmi
didattici qualcosa anche di questo, dato che nell’insegnamento
universitario didattica e ricerca
sono strettamente connesse. Il
convegno dunque come primo
passo, la Storia della letteratura
dalmata come secondo, sempre
con la speranza d’aver salute
e di trovare colleghi prima e
un bravo editore poi. Segnalo
che, come già nel convegno, in
questa storia cercherò di coinvolgere seri studiosi stranieri,
anche slavi, così da costruire
non una pubblicazione di parte,
ma una memoria condivisa.
Darò poi un mio apporto, ma
questo solo se ci sarà qualcun
altro che prenderà l’iniziativa,
alla creazione di una banca dati
della scrittura dalmata della
diaspora: un lavoro questo da
iniziare quasi da zero, ma pure
molto importante: in questi
settant’anni tra pubblicazioni
periodiche, opere letterarie,
scritti di memorie, raccolte di
testimonianze e altro i dalmati,
Continua a pag. 5
IL DALMATA LIBERO
Basta con
novembre 2015
divisioni
incomprensibili
e
fortemente
pag. 5
dannose
Un’antologia degli scrittori dalmati italiani
e una banca dati sugli autori della diaspora
Un lavoro immane che Giorgio Baroni si propone di fare e di pubblicare con l’aiuto di molti
studiosi di storia, letteratura, arte e scienze della Dalmazia e di un editore... sensibile
Continua da pag. 4
esuli non soltanto in Italia,
hanno prodotto una quantità
sterminata di scritti, non perché siano diventati tutti come
Manzoni o Dante, ma perché
sospinti dal bisogno di riferire
e tramandare la propria tormentata storia e le proprie tradizioni prima di scomparire. Il
coordinatore di questa impresa
dovrebbe essere, secondo me,
uno storico, dato che non si
tratta tanto di raccogliere delle
opere d’arte, quanto di custodire
e preservare dalla distruzione
tutti questi scritti a prescindere dal loro valore letterario,
Il prof. Baroni mostra
all’Assemblea la targa del
Premio Tommaseo
a memoria futura pure per chi
vorrà riscrivere una storia oggi
farcita di menzogne e bucherellata dalle omissioni, nonché per
contribuire nella costruzione di
una verità completa e condivisa
sulla quale tentare una pacificazione basata sulla giustizia,
dato che, come amava ripetere
Giovanni Paolo II, non c’è vera
pace senza giustizia.
E arrivo così a un punto importante sul quale investo più della
metà del capitale morale che
mi avete conferito e con questo
concludo. Mentre auspico una
pace con i figli di coloro che
ci hanno cacciato dalla nostra
terra, una pace che sia il fondamento di ogni bene soprattutto
per i giovani che vivono di qua
e di là dall’Adriatico in modo
sempre più intensamente connesso, come non parlarvi del
mio dolore nel vedere il nostro
mondo di esuli quasi sempre, e
ora più del solito, lacerato da
divisioni, inimicizie, lotte fratricide? Dico basta e ancora basta!
Sono convinto, non da ora, ma
da anni che molti di più parteciperebbero a qs raduni, collaborerebbero alle ns iniziative e, se
giovani, eserciterebbero il loro
fresco ingegno e donerebbero
le loro energie nell’escogitare
forme nuove di far germinare il
seme dei ns padri. Avrete provato pure voi a chiedere a qualche amico perché non partecipa,
non viene, non collabora; più di
un dalmata mi ha detto negli
anni: “mi secca partecipare a
liti, recriminazioni, accuse”.
Con lo stesso spirito che ci
deve guidare nella ricerca della
verità e della giustizia insieme
con coloro che oggi vivono
nella nostra Dalmazia, dobbiamo trovare il modo di ragionare con i ns fratelli dalmati
italiani, per superare la conflittualità e rimuoverne le cause,
rinunciando in primis a interessi e ambizioni, quanto meno
nella consapevolezza che siamo
mediamente troppo vecchi per
goderne e troppo pochi per permetterci il lusso di frazionarci;
e che i giovani ci guardano per
decidere che cosa fare.
Questa mattina alla Santa
Messa, durante l’omelia dedicata al tema della famiglia,
monsignor Zorzin ci ha ricordato le virtù che occorrono per
mantenervi l’amore e l’armonia: umiltà e pazienza. È una
ricetta, secondo me, valida
anche per la nostra fratellanza
dalmata.
Calorosi applausi del pubblico
alzatosi in piedi
L’avv. Paolo Sardos Albertini, Sindaco del Libero Comune
di Zara in Esilio e Presidente dei Dalmati italiani nel Mondo
legge la Motivazione del Premio Tommaseo: “Zaratino nato
in esilio, professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore
di Milano, ha dato un contributo significativo alla Causa
dalmata, difendendo la cultura illirico-romana, veneta e
italiana della Dalmazia”.
Fiorella ricorda il padre
il maggiore dei Carabinieri
Pellegrino Trafficante
Ucciso dai partigiani comunisti a Zara
Seduta discretamente tra il pubblico, Fiorella Trafficante
Canesin Lesizza, residente a Grado, è stata riconosciuta
ed invitata al Tavolo della Presidenza. Ha ricordato
l’uccisione del padre, il maggiore dei Carabinieri Pellegrino
Trafficante, ucciso dai partigiani titini appena entrati a
Zara, con parole improvvisate ma che hanno commosso
l’Assemblea che le ha tributato un caloroso applauso.
Il Sindaco Paolo Sardos Albertini le ha consegnato la
tessera ad honorem di socia della nostra Associazione.
pag. 6
novembre 2015
IL DALMATA LIBERO
Giornata della cultura dalmata al 62° Raduno nazionale di Grado
Ben 152 titoli stampati quest’anno
su storia, arte, lettere e siti della Dalmazia
Daria Garbin: il nostro ricco catalogo costituisce un punto di riferimento per studiosi e
ricercatori che lo leggono nel giornale in rete on-line, visitato da ben 20 mila utenti
a quelle dell’anno precedente.
Nel Raduno di Orvieto c’è
stata una prima rottura tra
quanti lavoravano a Trieste e
Giorgio Varisco che da Padova
ha imposto alcuni libri ed
un’inadatta selezione di articoli
scritti sulla Dalmazia, ma che
non erano né libri, né opuscoli,
né pubblicazioni a sé. Varisco
La dott. Daria Garbin che ha
continuato a sviluppare anche
quest’anno l’intuizione di
Massimo Barich, ha raccolto
i dati sulle pubblicazioni fatte
da dalmati o da autori che
trattano argomenti dalmatici
ed ha impresso fin dal Raduno
di Pesaro del 2007 uno
stile più moderno e nuove
ambiziose finalità.
La
presentazione
della
Giornata
della
Cultura
Dalmata al Raduno di Grado
ha contribuito a sviluppare
questa linea programmatica,
aumentando il numero di
libri presentati da Massimo
Barich (che, operando da
solo e senza aiuto di alcun
mezzo di ricerca moderno,
riusciva a raggiungere solo
12 libri all’anno). Quando
questo incarico è passato alla
Delegazione di Trieste, le
pubblicazioni sono schizzate
in alto, reperendo in librerie
ed in altri depositi culturali
un più elevato numero di
pubblicazioni. La presentatrice
della Cultura Dalmata, Chiara
Motka, ha selezionato, letto e
presentato molti libri anche nei
successivi Raduni, ripresi da Il
Dalmata letterario di Trieste
che ha dedicato spazio alla
critica dei più importanti libri
riportando diligentemente le
copertine di tutti gli altri. Infatti
negli anni successivi la dott.
Chiara Motka ha presentato
un’altra infornata di libri
reperiti dalla Daria, nonché
delle pubblicazioni analoghe
Ha preso la parola a Grado
lo scrittore Guido Rumici,
autore di importanti libri
sulla Questione adriatica, in
cui sosteneva per primo tesi
oggi diventate patrimonio di
tutti gli esuli e dei residenti
nei territori dell’Adriatico
orientale.
impose, con l’appoggio di
Franco Luxardo, la propria
autorità e Chiara Motka, Vice
Presidente della Delegazione di
Trieste e Assessore comunale
eletta con il maggior numero di
voti (quindi più di Varisco che
però pretendeva di comandare,
perché ... padovano) rifiutò in
segno di protesta di presentare
la Giornata della Cultura ad
Orvieto, perché la selezione
di libri era imposta dall’alto
e da persona incompetente ed
arrogante.
Per non vanificare lo sforzo
fatto quell’anno dalla Garbin,
che non era cosa da poco, e per
evitare una frattura tra dalmati
(già allora!) la presentazione fu
temporaneamente assunta da
Renzo de’Vidovich, in veste di
paciere, che introdusse, accanto
alla tradizionale brossura con
i titoli e le copertine dei libri,
anche la proiezione sullo
schermo delle copertine, per
20 secondi ciascuna, che
anche quest’anno abbiamo
utilizzato perché sarebbe stato
impossibile dedicare ad ogni
libro una, seppur succinta,
presentazione singola. Nel
Raduno di San Marino del
2011 ritornò a presentare la
Giornata della Cultura Chiara
Motka, utilizzando i criteri dei
precedenti raduni. Le copertine
riportate diligentemente da Il
Dalmata, edizione di Trieste,
hanno avuto successo perché
molti dei nostri 4.500 lettori e
una parte dei 20 mila visitatori
via Internet sono andati in
libreria e se li sono comperati.
Molti autori ed editori ci
hanno fatto pervenire la loro
gratitudine per un aiuto, non
secondario, alla diffusione tra
dalmati e dalmatofili di libri di
norma poco pubblicizzati. Gli
studenti che si impegnano in
tesi di laurea sulla Dalmazia in
tutte le Università del mondo
hanno trovato di grande utilità
soprattutto l’elenco di tesi di
laurea, di dottorati di ricerca e di
riviste scientifiche. Quest’anno
è stato raggiunto il numero di
152 titoli, comprensivi di libri,
pubblicazioni, tesi di laurea
e documenti scientifici, che
testimoniano il grande interesse
in tutto il mondo intellettuale
per la Dalmazia e per i suoi
risvolti artistici, letterari,
scientifici e geografici. Una
piccola parte di questo aumento
di pubblicazioni è dovuta
anche al nostro lavoro ed alla
pubblicazione on-line che è
seguita molto di più di quanto
non credano i nostri critici
padovani, che scambiano per
eroi omerici quelli che altro non
sono che dei buoni ricercatori
aggiornati in materia e nell’uso
di strumenti adatti.
Un precedente esperimento
fatto dalla “novella Musa” non
era stato contestato quando
aveva avuto come sede la
Bancarella di qualche anno
fa, presentando una massiccia
rassegna bibliografica sulla
Dalmazia che era stata
incentrata solo sulle tesi di
laurea e di dottorati di ricerca,
di notevole spessore culturale.
L'iniziativa aveva suscitato
grande interesse in tutto il
mondo accademico. Di quel
successo abbiamo fatto tesoro,
lo abbiamo riportato nei nostri
successivi raduni e pubblicato
sul nostro giornale.
Come facciamo spesso, data
l’importanza dell’argomento,
dedicheremo nel prossimo
numero del Dalmata libero uno
spazio adeguato, che poi verrà
ripreso, come sempre, nel sito
www.dalmaziaeu.it
insieme
agli altri 89 numeri pubblicati
dagli amici di Trieste del
vecchio Dalmata e del nuovo
Dalmata libero.
Lo studioso Giulio
de’Renoche si è messo a
disposizione di tutti e, in
particolare,
dei
giovani
ricercatori della Fondazione
Rustia Traine, per dare
una dritta ed individuare
biblioteche e fondi archivistici
e librari sulla storia della
Dalmazia inclusa nel Regno
d’Italia di Napoleone.
IL DALMATA LIBERO
novembre 2015
pag. 7
La dott. Ivana Galasso Presidente per la Dalmazia del Centro Ricerche Culturali Dalmati di Spalato, il dott. Simone Bais,
Proboviro dell’Associazione, il dott. Alberto Rutter Segretario della Delegazione di Trieste, il Coordinatore Enrico Focardi E la
dott. Daria Garbin Presidente del Settore cultura. In piedi i fratelli Maria Sole ed Enea de’Vidovich che hanno dovuto lasciare
in fretta il Raduno, avendo i figli di 10 e 12 anni impegnati in alto mare, sugli optimist della “Barcolina”.
In fuga da deprimenti pasticci finanziari che ammorbano l’aria
I Giovani leoni di Dalmazia
conquistano il Raduno di Grado
Il confronto serrato ma amichevole e sereno, tra i giovani intellettuali dalmati sul futuro
dell’Associazione, costituisce una novità che movimenta il disincantato mondo degli esuli
Colpo di scena inusitato
per un Raduno di esuli. I
giovani si sono presentati
straordinariamente preparati,
vogliosi di parlare di Dalmazia
e del loro ruolo in un futuro
che si presenta sempre più
vicino ed urgente. Conoscono
la Dalmazia per averci vissuto
per molti anni, come l’Ivana e
la Daria o per esserci stati per
ragioni di studio come Simone o
da semplici turisti come Enrico,
Alberto, Maria Sole ed Enea, ma
con una visione attuale, senza
rancori che i vecchi continuano
ad avere, ancorché sopiti ed in
buona parte superati. I giovani
pensano in modo europeo, cioè
senza confini materiali superati
dall’Unione europea, ma
soprattutto senza confini mentali
che continuano a perseguitare
chi ha subito una storia ingiusta,
che non deve e non può essere
cancellata ma non può neppure
condizionare il futuro. Concreti
e realisti, si sono domandati
se la storia non insegni niente
e se la geopolitica non svolga
un ruolo determinante sul
futuro dell’Adriatico. Se in
passato questo mare ha unito la
Dalmazia e l’Istria all'Italia, ci
si interroga se la costa orientale
dell’Italia avrà ancora un ruolo,
se l’Adriatico potrà essere una
via di collegamento tra le due
sponde in un futuro sempre più
prossimo, dove il pericolo di
una nuova invasione islamica
potrebbe compromettere il
fragile rapporto tra le diverse
popolazioni che da duetre millenni convivono in
Dalmazia alternando periodi di
egemonia a quelli di decadenza.
Prevale fra tutti l’idea che la
cultura può e deve svolgere un
ruolo importante ma che sarà
l’economia ad essere l'elemento
determinante nello stabilire
quale equilibrio prevarrà in
Dalmazia. Attualmente la
cultura croata è preminente, ma
il fatto che tedeschi ed austriaci
occupino i primi posti tra i
turisti e nella vendita di prodotti
industriali sulla costa orientale
dell’Adriatico lascia intendere
che, come sempre, uno scontro
pacifico ma non per questo
meno incisivo avrà luogo tra
la cultura e l’economia nordica
in contrapposizione a quelle
mediterranee, latine, venete
ed occidentali. Tra coloro che
erano troppo giovani per sedere
al Tavolo della Presidenza
segnaliamo
lo
studente
universitario Alessandro
Focardi che ha presentato
una Mozione, approvata
all’unanimità, in cui chiedeva
che i risultati del Referendum
Adriatico fossero recepiti
dalla Giunta, in appoggio a
quanto aveva detto il nuovo
Sindaco Paolo Sardos Albertini
che delle scelte operate da
quell’importante sondaggio ha
fatto una bandiera. La necessità
di chiedere l’applicazione alla
Dalmazia dell’Accordo DiniGranić del 1996 ha trovato tutti
concordi e se ne discuterà più
approfonditamente nel dibattito
dell’Assemblea generale, perché
scuole ed asili in Dalmazia, anche
quando riguardano scolaresche
limitate, costituiscono un punto
irrinunciabile della nostra
presenza culturale in loco.
È stata un’esperienza
unica, che costituisce una
piacevole
sorpresa
per
noi. Tutti i giovani hanno
concordato sul fatto che
solo se allontaneremo
pasticci finanziari poco
chiari potremmo avere
molti giovani nella nostra
battaglia.
pag. 8
novembre 2015
IL DALMATA LIBERO
Unanime richiesta delle Comunità italiane di Dalmazia e dell’asse
Senza l’Accordo Dini-GraniĆ
la grande cultura veneto-ita
Impegno solenne del nuovo Sindaco Paolo Sardos Albertini, della nuova Giunta e di tutta la rinn
degli Esuli, sull’Unione italiana di Fiume e mobilitare l’opinione pubblica italiana ed i partiti po
Il Sindaco Sardos Albertini, che presiede l’Assemblea, ascolta gli interventi sulla situazione in Dalmazia della Dirigente della
Scuola Leonardo da Vinci di Spalato dott. Ivana Galasso e della Presidente della Comunità italiana di Zara prof. Rina Villani
Il Liceo Leonardo da Vinci di Spalato
Firma all’Università di Trieste
la “Carta di Milano” a nome di
tutti gli studenti della Croazia
Un inatteso ed importante riconoscimento è venuto
dalla scuola della Repubblica croata al Liceo spalatino.
Gli alunni del Da Vinci hanno avuto l’incarico di
firmare a nome di tutti i colleghi delle scuole croate la
“Carta di Milano” che ha rappresentato un momento di
generale solidarietà degli studenti europei. L’iniziativa
era partita dall’Esposizione universale di Milano 2015
ed ha trovato un generale consenso nelle scuole di ogni
ordine e grado dell’Europa unita.
Ha aperto gli interventi la dott.
Ivana Galasso che ha chiesto di
parlare per prima per poter raggiungere gli studenti del Leonardo Da Vinci impegnati in una
prestigiosa cerimonia presso
l’Università degli Studi di Trieste di cui diamo notizia a lato di
questo servizio.
Ha tracciato un quadro realistico
della situazione della cultura
italiana in tutta la Dalmazia,
senza indulgere in autocommiserazioni ma anche senza tralasciare le prospettive positive
che potrebbero aprirsi in un
futuro molto ravvicinato. Non
ha nascosto la delusione per la
mancanza di aiuti e solidarietà al
Liceo Da Vinci da parte dell’Italia, con la sola eccezione dei
Dalmati di Trieste e della Fondazione Rustia Traine. Ha, però,
fatto presente che lo Stato italiano in Dalmazia, a differenza
di quanto avviene per gli italiani
di Fiume e soprattutto dell’Istria,
non da alcun contributo finanziario e morale alle istituzioni
scolastiche che hanno un chiaro
carattere privato e, quindi,
vivono soprattutto delle rette
degli allievi. Tutto ciò avviene
perché non viene applicato in
tutta la Dalmazia, ma solo parzialmente in Istria e più recentemente anche a Fiume l’Accordo
Dini-Granić che è stato stipulato
diciannove anni or sono, il quale
prevede espressamente che le
tutele previste per gli italiani
della Zona B del mai nato Territorio Libero di Trieste vadano
applicate in tutti i territori nei
quali tradizionalmente vi è stata
una presenza di popolazioni italiane. Non si riesce a capire per
quale ragione il Governo italiano
non avanzi una formale proposta
di applicazione dell’Accordo
italo-croato del 5 novembre
1996, nonostante le Comunità
e le istituzioni italiane riunite
nel Centro Ricerche Culturali
Dalmate di Spalato ne abbiano
fatto richiesta formale da anni
dopo aver tentato inutilmente di
chiederne l’attuazione attraverso
le vie informali e bonarie.
L’Assemblea ha seguito con
grande attenzione l’intervento
della giovane dirigente dalmata
(che ha compiuto gli studi liceali
nelle scuole croate di Spalato e
IL DALMATA LIBERO
novembre 2015
pag. 9
assemblea generale nel 62° Raduno Nazionale dei Dalmati a Grado
Ć Nell’Adriatico orientale
italiana della Dalmazia muore
novata Associazione: bisognerà esercitare forti pressioni sul Governo italiano, sulla Federazione
olitici. Un partito politico croato ha appoggiato la richiesta nella recente campagna elettorale.
si è laureata all’Università degli
Studi di Trieste) che ha snocciolato una serie di dati per dimostrare come in assenza dell’Accordo Dini-Granić, quanto
ancora sopravvive della grande
ed antica cultura italiana in Dalmazia è destinato a sparire in
tempi relativamente brevi. Il suo
intervento ha indicato particolari
situazioni che hanno attirato una
viva attenzione dell’Assem-blea
che le ha tributato un lunghissimo e caloroso applauso.
L’intervento della Presidente
della Comunità degli Italiani
di Zara non poteva non essere
incentrato sull’Asilo italiano
“Pinocchio” di Zara che continua a mietere successi: che
ha infatti un crescente numero
di aspiranti allievi che solo in
parte possono essere ammessi a
frequentare l’Asilo italiano perché i modesti mezzi finanziari a
disposizione non hanno consentito, anche quest’anno di aprire
una terza sezione, prevista fin
dall’inizio. Eppure la casa che
ospita l’Asilo “Pinocchio” ha a
disposizione ampi spazi superiori a quelli richiesti dalla legge
croata. I contributi che vengono
elargiti dagli amici di Trieste e
di altre parti d’Italia sono tutti
molto graditi ed indispensabili
per coprire le piccole e grandi
spese dell’Asilo, ma non consentono certo di programmare
un ampliamento delle dimensioni dell’Istituzione, che ha
bisogno di mettere nel Bilancio preventivo entrate certe e
liquide, come fanno gli asili di
Fiume e dell’Istria. Anche la
Presidente di Zara ha sottolineato che solo un’applica-zione
alla Dalmazia dell’Accordo
italo-croato del 1996 DiniGranić potrà risolvere definitivamente i problemi dell’Asilo e
consentirebbe l’apertura di una
scuola elementare di lingua ita-
liana a Zara, che viene richiesta
a gran voce dalle famiglie degli
allievi alla fine della frequenza
dell’Asilo “Pinocchio”. La Presidente Villani ha, infine, concordato con la collega di Spalato
e gli altri dirigenti dalmati che
la cultura italiana è destinata a
morire se non interverrà un aiuto
strutturale dello Stato italiano e
di quello croato.
Gli altri interventi dei radunisti
che sono seguiti, anche quelli
incentrati su altri argomenti, si
sono chiesti come mai il nostro
Libero Comune in dodici anni di
gestione padovana, abbia pervicacemente ignorato l’argomento
Dini-Granić ed hanno insistito
chiedendo alla nuova dirigenza
di farne una richiesta irrinunciabile, mettendo sotto pressione il
Governo italiano, la FederEsuli
e l’Unione italiana dei “rimasti”.
Rinviamo al prossimo
numero la cronaca
della visita alla nostra
sede di Trieste dei
giovani della Comunità
italiana di Spalato, che
merita più spazio di
quanto non avrebbe
potuto avere in questo
numero dedicato al
Raduno di Grado.
IL PARTITO CROATO DELLO SVILUPPO SOSTENIBILE
HA APPOGGIATO LA RICHIESTA AVANZATA DA IL DALMATA LIBERO
Ringraziamo i professori Daniela Dapas e Lovro de’Grisogono, due giovani
esponenti di un partito croato, che ha dimostrato maggior sensibilità per la
Dalmazia di tanti italiani della FederEsuli e dell'Unione italiana
CNI. Più attenzione
a Slavonia e Dalmazia
Applicare il Trattato
italo-croato
Il candidato dell'ORaH, Daniela
Dapas e il suo sostituto Lovre de
Grisogono si presentano a Zagabria
pag. 10
novembre 2015
IL DALMATA LIBERO
Grazie a Guido Cace
Il Commissario della legalizzazione
Mentre stava per partire
per il Raduno, insieme alla
figlia Carla, una giovane
e brava giornalista su
cui la Dalmazia italiana
può contare, la moglie di
Guido Cace, Angela, è stata
improvvisamente ricoverata
all’ospedale. Per fortuna
è stata dimessa qualche
giorno dopo ed a lei facciamo i più calorosi auguri di pronta
guarigione.
Il Commissario straordinario nominato dai Probiviri, non
ha potuto per ovvie ragioni sentire di persona il coro dei
ringraziamenti che gli sono stati rivolti per l’opera svolta con
abnegazione, serietà e costanza.
Senza di lui avremmo difficilmente potuto raccogliere 101
adesioni, complete del versamento previsto dallo Statuto nel
giro di pochi mesi, alle quali si sono aggiunte all’ultimo minuto
21 adesioni a Grado. Vanno inoltre aggiunti una trentina
di amici che hanno inviato la quota di adesione insieme al
contributo per Il Dalmata libero, che debbono essere completati
con la sottoscrizione autografa della Scheda di adesione. Senza
Guido Cace non ci sarebbero state le Tessere che certificano
i diritti degli iscritti per troppi anni ignorati, il successo del
Referendum Adriatico indetto da Il Dalmata libero per sentire
– come raccomandavano Guido e Carla Cace – che cosa
pensasse la nostra gente che non era stata messa prima in
condizione di esporre le proprie idee e desideri, etc., etc., etc..
Caro Guido, sappi che a Grado si è elevato un Grazie corale
da tutto il popolo dalmata.
un dalmata italiano a Zagabria
Preziosi segretari
Giorgia Iursich e Mario
Blason hanno svolto la
funzione di scrutatori, dopo
aver distribuito le schede
regolarmente vidimate ed
hanno in seguito consegnato
le Tessere ai Soci.
FIUMANI PER D’ANNUNZIO
Il nostro Sindaco e Presidente della Ln Sardos Albertini
insieme al dalmata italiano di Zagabria Giorgio Martinic
Giorgio Martinic, spalatino, definisce la Dalmazia una terra dimenticata già agli albori del Novecento. È da questa eredità storica
che l’oratore apre la sua testimonianza con un “Ti co’ Nu, Nu co’
Ti” e descrive con estrema malinconia e verità storica le numerose
ingiurie subite dai connazionali dell’altra sponda dell’Adriatico,
dove attualmente rimangono, disorientati e spesso dimenticati, i
dalmati italiani presenti sul territorio. Con professionalità ci ha
ricordato che “anche le pietre parlano italiano” poiché la storia
e la forza di una cultura italiana di derivazione romana prima e
veneziana poi, non si cancellano. Applausi incontenibile per un
vero difensore dell’Italianità.
Anche quest’anno la Presidente della Lega Nazionale di Fiume
Elda Sorci è riuscita a sorprenderci portando un consistente
numero di fiumani, di dalmati e di autorità a Ronchi dei Legionari
sul Monumento che ricorda la partenza dei Legionari fiumani di
d’Annunzio del 12 settembre di 96 anni or sono. Nel riquadro,
estrapolati tra la folla la Presidente Sorci mentre parla al pubblico
e Giuditta Stecher ed il nostro Direttore che guidavano la delegazione dei Dalmati che tanto debbono al Vate d’Italia.
IL DALMATA LIBERO
novembre 2015
pag. 11
Discorso programmatico del nuovo Sindaco Sardos Albertini
Non dimenticare i valori dell’esilio
per difendere la cultura italiana in Dalmazia
La base concreta della nostra azione sarà ispirata ai risultati del Referendum Adriatico.
Rispetto per nostalgia e ricordi intramandabili. Azioni reali e di alto spessore intellettuale
Ci sono dei momenti nei
quali può essere opportuno
recuperare le ragioni di fondo
delle proprie scelte.
Questo vale per le singole
persone, ma anche per
le comunità, per quegli
organismi associativi che ne
sono l’espressione.
Oggi può essere uno di quei
momenti: nel quale noi tutti ci
sforziamo di riscoprire, di far
emergere il perché del nostro
impegno passato, il senso di
quello futuro, nell’ambito di
quella comunità che abbiamo
definito come “Dalmati Italiani”.
Per taluni di noi ci possono
essere ragioni di nostalgia,
il dolce ricordo di quando il
contesto in cui si viveva era
quello della Dalmazia e non
quello dell’Esilio; ragioni
sicuramente legittime, spesso
legate anche al ricordo personale
di anni giovanili, ma certo non
proponibili ad altri che non siano
i diretti interessati. Ed oltretutto,
dato il crudele decorrere
anagrafico, si tratta sempre più
di “sopravissuti”.
Per altri, invece, opera come
motivazione un senso di
giustizia, un reclamare la
verità contro le vergognose
manipolazioni messe in atto
a danni del popolo dalmata
italiano (così come per i Fiumani
e per gli Istriani), un rivendicare
il pieno diritto al riconoscimento
storico e morale della tragica
vicenda dell’Esodo giuliano
dalmata. Un’esigenza, questa,
certamente forte e pienamente
legittima,
ma
comunque
anch’essa tutta rivolta al passato
e destinata, inevitabilmente, a
scontrarsi con il muro del oblio
e del disinteresse.
A mio giudizio la ragione di
fondo attuale del nostro stare
insieme va cercata in qualcosa
d’altro, in un concetto per certi
versi vago e generico, per altri
estremamente concreto, quasi
tangibile. La Lega Nazionale,
che tanta parte ha avuto nel
mio percorso personale, ha
operato fin dall’Ottocento su
tale valore e la Lega è stata di
certo soggetto importante nella
Dalmazia di nostro riferimento,
prima cioè che venisse travolta
dall’arrivo degli uomini con la
stella rossa. Intendo parlare del
valore, della dimensione, del
senso dell’Identità.
Per ogni collettività la
propria identità è il valore
fondante ed il patrimonio più
prezioso. Costituisce quel
quid che fa sì che siamo ciò
che siamo e ci differenziamo
da ogni altra realtà.
Noi siamo “Dalmati Italiani”
e la sintesi dei due termini
determina il nostro essere e ci
rende portatori di una identità
assolutamente specifica, anche
perché costruita su due elementi:
la dalmaticità e l’italianità.
Ne deriva che la nostra identità
si articola su due versanti.
In primis nell’ambito della
nazione italiana. Nei confronti
dei nostri fratelli, di tutti i
nostri fratelli, abbiamo il diritto
dovere di essere portatori della
nostra dalmaticità. Una nazione
italiana che fosse privata della
nostra storia, della nostra civiltà,
del nostro costume sarebbe
monca di una parte essenziale.
E’ possibile immaginare l’Italia
cancellando la storia, la civiltà,
la cultura della Toscana o della
Sicilia o del Piemonte? No
di certo. Così è impossibile
cancellare la Dalmazia di
Roma e quella di Venezia: sono
momenti costitutivi dell’identità
di tutti gli Italiani. Sta a noi, al
nostro lavoro, al nostro impegno
far emergere e dare piena
consapevolezza di questa verità:
i Dalmati sono parte costitutiva
dell’Italia e un’Italia, dimentica
dei Dalmati, non è se stessa.
L’altro termine della nostra
identità riguarda invece la
Dalmazia: anche nei suoi
confronti abbiamo un ben
preciso diritto- dovere, quello
cioè di far riemergere dal buio
della violenza storica, dalle
barbarie delle pulizie etniche il
dato indiscutibile di ciò che è
stata la presenza italiana nella
realtà dalmatica nei secoli.
La Dalmazia, la nostra
Dalmazia non sarebbe stata
quella che è stata senza la
presenza di noi Italiani.
La storia, l’arte, la civiltà di
quella terra è segnata dalla
nostra presenza. Pretendere
di negarlo significa non solo
affermare il falso, ma anche
derubare la Dalmazia di tanta
parte della sua ricchezza. Tutto
questo, ovviamente, senza
alcuna pretesa esclusivista,
senza alcuna volontà di negare
il contributo di altri. Ma il
concetto di nazione di cui siamo
portatori è fondato su quello
di cultura e civiltà e, come
tale, la nostra nazione ben po’
convivere (e proficuamente)
con nazioni altre.
Così è stato per la Dalmazia
del passato, gli Italiani hanno
convissuto con Croati, con Serbi
e qunt’altro. Così dovrà essere
per il futuro, anche grazie alla
nostra opera.
Penso a coloro che vivono, oggi,
nella Dalmazia attuale: tutti loro
hanno in realtà il diritto di essere
consapevoli di ciò che gli Italiani
di Dalmazia possono apportare
alla terra comune, così come lo
hanno fatto nei secoli passati.
In sintesi, ecco le nostre
motivazioni di fondo: dare agli
Italiani la consapevolezza della
nostra realtà dalmatica, dare ai
Dalmati la consapevolezza della
nostra realtà italiana.
***
Dopo i discorsi teorici, forse
fumosi, forse importanti è il caso
di affrontare anche il concreto.
Lenin chiederebbe “Che fare?”
Noi possiamo rispondere: attuare
i dieci punti del Referendum.
Le centinaia e centinaia di
risposte pervenute ci autorizzano
ad operare in tale senso. Ci
obbligano a porre quei punti
come contenuto programmatico
del nostro operare.
A ciò va aggiunto l’impegno
perché trovi alfine realizzazione
l’accordo Dini – Granić: era
stato un presupposto (ai tempi
di de Michelis) perché l’Italia
riconoscesse la nova Repubblica
di Croazia, non è ammissibile
che finisca nel dimenticatoio,
complice il silenzio di troppi
che viceversa avrebbero avuto
il dovere di proteste e insorgere.
Cercheremo di farlo noi.
Da ultimo la vicenda dolorosa,
per molti traumatica della
recenti polemiche. La linea che
scegliamo e che rispetteremo
è una sola: da oggi noi non
rispondiamo a polemiche,
ad attacchi di qualsivoglia
provenienza.
Il nostro impegno è quello di
fare ciò che riteniamo giusto,
siamo ben lieti se troviamo
altri pronti ad affiancarci
in tale percorso, ma non
sprecheremo
né
tempo
né energie nel rispondere
a
qualsivoglia
critica,
polemica o attacco. Penso
che tale linea troverà pieno
consenso tra i nostro soci. E
non solo tra di loro.
pag. 12
novembre 2015
IL DALMATA LIBERO
Confermato il secco no espresso nel Referednum Adriatico
La Fondazione del Mercimonio
Significa rinuncia a beni e indennizzi
Restano segreti i nomi dei firmatari dello Statuto presentato al Governo. Invito alla nuova
dirigenza dalmata di ritirare la firma dell’Associazione. L’Ui accoglie le nostre critiche.
Resta un segreto di stato,
O di Pulcinella?, i nominativi di coloro che hanno firmato il progetto presentato al
Governo Letta documentato
nello Statuto della Fondazione
del Mercimonio che autorizzava il Governo di introitare
i 96 milioni di dollari, oltre
agli interessi maturati in questi ultimi decenni, destinato
dall’Accordo di Osimo all’indennizzo dei beni cosiddetti
abbandonati degli esuli. Volevano, però, dividerli tra la
Fondazione e l’Erario! Il tutto
senza che gli esuli, depredati
dai loro diritti, ne fossero a
conoscenza. Se non ci fossero
stati quei dannati ficcanaso de
Il Dalmata libero….!!! Per
non parlare di quell’idiota
di Renzo de’Vidovich che –
invece di infilarsi nella greppia
– ha fatto il diavolo a quattro
al punto di meritarsi l’espulsione (o l’esonero?) decretato
dai quattro di Padova, contro il
parere dei partecipanti a Senigallia, ma fortemente appoggiati da tutti gli altri firmatari
segreti della Fondazione del
Mercimonio. Che non hanno
mollato ancora l’idea, limitandosi a qualche ritocco.
In un comunicato della FederEsuli e dell’Anvgd presieduta da Renzo Codarin si
capisce, infatti, che ci hanno
ripensato, non hanno mollato
l’osso, incuranti dal fatto che
gli esuli non avrebbero accettato di far parte di associazioni
poco trasparenti. Ma chi se ne
frega degli esuli, se la Fondazione del Mercimonio potesse
gestire, a benefici dei propri
compari, che si vergognano
di rendere noti i propri nomi,
qualcosa come 63 milioni di
euro, più gli interessi?
Com’è stato già scritto
nelle Vespe, la dirigenza
dell’Unione
italiana
dei
“rimasti” non ha retto alla
denuncia de Il Dalmata libero
e del Referendum Adriatico
sugli immobili pagati dallo
Stato italiano, del valore di
circa 30 milioni di euro, che
sarebbero stati al momento
dello scioglimento dell’Ui,
un’asso-ciazione privata spartiti tra… i soci.
Ne prendiamo atto con vivo
piacere perché la decisione
assunta dalla nuova dirigenza
UI dei “rimasti” toglie una
delle ragioni di contrasto tra
noi e loro.
Se poi decideranno di aderire, come sembra, alla nostra
proposta di estendere alla
Dalmazia
l’applicazione
dell’Accordo
Dini-Granić,
torneremo amici come prima.
Come al tempo in cui era proprio de’Vidovich ad invitare
ai nostri Raduni i Presidenti
dell’Ui Tremul e Radin, sfidando gli anatemi delle altre
Associazioni degli esuli, che
sputtanavano i “rimasti, definendoli tutti traditori, venduti
ai titini, antitaliani ed altre piacevolezze.
class action contro croazia e italia
Azione giudiziaria collettiva
Per i beni espropriati da Tito
La famiglia Cattich, espropriata di alcune case e degli
amplissimi terreni su cui
sorge attualmente l’aeroporto
di Zara a Zemonico, mentre
veniva a Grado ha sbiellato
il motore della vettura ed ha
dovuto far ritorno a casa in
taxi. Non senza che l’Edda e
Simeone Cattich dell’Antonia abbiano inviato un messaggio al Raduno di Grado
chiedendo la costituzione di
un consorzio di proprietari di
beni in Dalmazia, ma anche
a Fiume e nell’Istria, per
coordinare un’azione legale
collettiva (class action) da
intentare contro lo Stato
croato o quello italiano (o
tutti e due) per ottenere la
restituzione dei beni o un
equo e definitivo indennizzo.
Anche Marino Maracich,
proprietario di una fetta consistente di beni nell’isola di
Veglia, valutata attualmente
in diversi miliardi di euro,
ha dichiarato di aver in corso
una causa contro la Repubblica croata.
Il Sindaco di Cherso in Esilio, Gianna Duda, ha proposto che tutti coloro che hanno
in questi anni intentato una
causa alla Jugoslavia prima
e alla Croazia poi o all’Italia,
mettano a disposizione del
costituendo Consorzio gli atti
legali delle singole vertenze,
affinché un pool di avvocati
possa studiare le vie legali
che hanno avuto successo. Ha
anche sottolineato che è utile
conoscere i risultati negativi, al fine di non percorrere
strade senza via d’uscita.
Una Gita, un Raduno
Deposizione della Corona
per tutti i nostri Caduti e, in
particolare, per la MdOVM
lo Spalatino Francesco
Rismondo nel centenario del
suo Sacrificio
Merita scannarsi per decidere quale sia una Gita e quale sia un
Raduno dei Dalmati divisi tra Senigallia e Grado? Se si sapessero le
differenze tra le due parole, anzi, tra ciò che queste rappresentano,
si scoprirebbe che ci dividiamo su niente. La Gita è un’occasione
simpatica tra amici che si ritrovano, ma non decidono niente e non
si impegnano su alcun programma. Il Raduno, invece, oltre ad avere
i caratteristici festosi di una gita, decide anche sulle cose da fare.
Poiché a Senigallia non si è deciso niente (come risulta da Il Dalmata
incatenato a Padova) e a Grado si è deciso anche troppo, come questo
numero ampiamente testimonia, il problema non si pone.
IL DALMATA LIBERO
novembre 2015
pag. 13
Successo dell’iniziativa del Presidente Mnifd Romano Cramer
Al Circolo Ufficiali di Milano
Convegno sul tradimento di Osimo
Un pubblico numeroso, attento e preparato, ha seguito con attenzione le relazioni sullo
spinoso argomento ed ha rivolto domande molto pertinenti sulla nostra storia ed attualità
Da sinistra: Romano Cramer Presidente, dott. Luciano Garibaldi
moderatore, gen. Giovanni Fantasia, gen. Cesare Di Dato, coll.
Francesco Cosimato, dott. Carlo Montani e on. Renzo de’Vidovich
Da tempo il Presidente del
Movimento Istria Fiume e Dalmazia, Romano Cramer, si è
qualificato come uno dei leader del mondo degli esuli con
maggior seguito a Milano ed in
molte altre zone d’Italia, perché
dotato di una sensibilità e capacità organizzativa non comuni.
Lo ha dimostrato anche il fatto
che è stato l’unico ad organizzare in Italia, almeno per ora,
un Convegno nel quaranten-
nale dell’Accordo di Osimo che
cedette alla Jugoslavia di Tito
una porzione importante del
territorio nazionale italiano, la
Zona B del mai nato Territorio
Libero di Trieste. Benché oggi
la gran parte degli studiosi di
storia siano fortemente critici
nei confronti del Governo guidato da Aldo Moro, Ministro
degli Esteri Mariano Rumor,
qua e là sorgono personaggi che
tentano di giustificare la gratuita
cessione del territorio nazionale
italiano, senza contropartita
alcuna, ma per compiacere gli
Alleati d’oltre oceano e di questa nostra Europa dei banchieri
che si sono dimostrati sempre
molto generosi quando si tratta
di cedere qualche cosa appartenente all’Italia, ma gelosissimi
se si toccano loro possedimenti.
Basti ricordare la guerra tra il
Regno Unito d’Inghilterra e
l’Argentina per il possesso delle
isole Malvine – Falkland vicine
alla costa argentina e lontanissime dalla Gran Bretagna.
Questo numero del giornale
avrebbe dovuto essere dedicato
totalmente al Raduno Nazionale
dei Dalmati di Grado, ma non
ce la siamo sentiti di ignorare
l’importante avvenimento di
Milano, al quale dedicheremo
uno spazio più adeguato nel
prossimo numero. Abbiamo
dovuto perciò ridurre le foto a
piè di pagina oltre ogni limite.
FRAIA GRANDA ALL’HOTEL LAGUNA
Quando nel giornale manca spazio, i radunisti sono tagliati a
fette e fettine, secondo le esigenze del tipografo
pag. 14
Uno strambo veto
Quando è stato reso noto il
Convegno di Milano critico
verso l’Accordo di Osimo,
il rag. Grigillo, di cui nessuno a Milano ricordava
l’esistenza, ha rassegnato le
dimissioni da socio dell’Anvgd in segno di protesta per
l’invito rivolto all’on. de’Vidovich, ritenuto un affronto
personale. La cosa ha
destato viva ilarità, perché
l’Anvgd non era tra gli organizzatori del Convegno e,
quindi, era incomprensibile
una protesta contro coloro
che non avevano nulla a che
fare con la manifestazione. Il
Movimento Nazionale Istria
Fiume e Dalmazia, il reale
promotore del Convegno,
ha fatto sapere che invitava
chi credeva opportuno invitare e che il rag. Grigillo non
faceva parte di quel Movimento e, quindi, non aveva
il diritto di intervenire sulle
scelte altrui e men che meno
aveva diritto di veto.
Ritornano gli osimanti
Il Convegno su Osimo a
Milano ha mandato in tilt più
di una persona. Nello stesso
giorno ed alla stessa ora di
Milano, la Società Dalmata
di Storia Dalmata di Padova
ha indetto all’Irci di Trieste
la presentazione di un libro
di Monzali. Si tratta di un
costoso mattone di 735 pagine
che ignora il sacrificio di Pierino Addobbati e degli altri
Caduti del 5-6 novembre del
1953 come se non esistessero
e nonostante la Repubblica
italiana li abbia decorati con
la Medaglia d’Oro al Valor
Civile, quali ultimi Martiri del
Risorgimento italiano. Il loro
sacrificio ed i moti dei giovani
triestini sono stati determinanti nel far ritornare Trieste
novembre 2015
all’Italia. Capiamo che c’era
un impedimento grave.
Quei moti erano guidati dal giovane segretario della Giunta
d’Intesa
studentesca
Renzo de’Vidovich che non
può essere nominato pena la
temibile scomunica della loggia padovana.
Nel libro sono anche espressi
pareri incondizionatamente
favorevoli (sic!) all’Accordo
di Osimo, perché la cessione
di una fetta importante del territorio nazionale alla Jugoslavia di Tito avrebbe agevolato
i buoni rapporti con la Jugoslavia. Anche in questo caso
Monzali è giustificato dal fatto
che l’odiato de’Vidovich ha
svelato in un intervento alla
Camera, riportato nel Verbale
stenografico del 24 settembre 1975 l’esistenza del patto
segreto tra gli onorevoli Moro
e Rumor ed il delegato personale di Tito. Suggeriamo di
assumere Monzali al Ministero
degli Esteri. Potremmo cedere
la Val d’Aosta alla Francia,
Varese alla Svizzera, il Trentino Alto Adige all’Austria, la
Sicilia alla Libia, il Salento
alla Grecia ed il Gargano
all’Albania a condizione che
ci si garantisca una simpatia
di questi stati che l’Accordo
di Osimo non aveva raggiunto
nei confronti della Jugoslavia di Tito, come i “rimasti”
e tutti noi ben sappiamo ad
eccezione di Monzali e dell’ex
Sindaco Franco Luxardo.
Alla presentazione di Trieste
era presente al gran completo
la sinistra filo Osimo che si era
nascosta per quarant’anni:
il prof. Raoul Pupo, allora
segretario moroteo della Dc,
il sen. Claudio Magris, che
rappresentò la sinistra social
comunista di Trieste per una
legislatura ed altri minori.
È stata una bella trovata quella
di indire la manifestazione nel
momento in cui de’Vidovich
parlava a Milano. La sua sola
presenza alla manifestazione
avrebbe creato imbarazzo e
sconforto?
Stato confusionale
Apprendiamo che l’Assemblea nazionale (dei soci che
non esistono) riunita a Senigallia il 20 settembre scorso
ha invitato "previo confronto
sia con Guido Cace che con
Renzo de’Vidovich, che del
resto sono ancora di diritto
membri del Consiglio comunale... a concordare elezioni
unitarie nel 2016". Ci è sembrato una buona cosa. Ma,
successivamente la disciolta
Giunta comunale il 17 ottobre
anziché attuare, come è previsto dallo Statuto ciò che decide
l'Assemblea, ha deliberato
“l’esclusione
dall’Associazione di de’Vidovich”. Cosa
vale di più? Quanto scritto da Il
Dalmata incatenato a Padova a
pag. 8 nella Mozione dell'Assemblea generale o quanto
scritto dallo stesso giornale a
pag. 10 in un riquadro con titoletto rosso sangue? Basterà che
il reparto psichiatrico dell’Asl
di Padova curi gli amici padovani da una semplice dissociazione mentale? Approvano la
mozione pacificatoria perché i
presenti a Senigallia, per pochi
che fossero, volevano tutti
l’unità dei Dalmati, ma poi
- meno di un mese dopo - la
fantomatica Giunta espelleva
(pardon, esonerava!) un esponente del nostro mondo troppo
scomodo. Per fortuna, anche
in questo caso non c’è niente
di serio. L’Assemblea generale dei soci che non esistono è
stata esautorata da una Giunta
sciolta sei mesi fa e da un ex
Sindaco destituito, in conflitto
con tutti. Anche con i suoi.
Dov’è finito Pirandello? I suoi
paradossi lo avrebbero divertito ed avrebbe fatto ridere
un’intera platea. Perché si
tratta di una commedia buffa.
Triplo salto mortale
Finora nessuno l’aveva fatto,
ma la confessione contenuta nella mozione dell’Assemblea nazionale (dei soci
inesistenti) prima afferma
che l’elezione del Consiglio comunale sarebbe stata
effettuata da dalmati “effettivi ed aderenti all’Asso-ciazione, è che ciò sarebbe avvenuto nel pieno rispetto delle
modalità in uso nella stessa,
secondo una prassi invete-
IL DALMATA LIBERO
rata, fin dalla sua costituzione” per poi smentirsi ed
aggiungere “senza eccessivi
formalismi ma in piena trasparenza e concordanza con
il buon senso proprio delle
nostre genti”. Insomma, vi
è la confessione piena sulla
quale
peraltro
nessuno
aveva mai dubitato che le
elezioni fossero fasulle perché non hanno avuto luogo
secondo quanto tassativamente stabilito dallo Statuto
e dal Regolamento assunti
con atti notarili nel 2003, ma
“secondo il buon senso della
nostra gente” interpretato
per volere del Padreterno dai
quattro di Padova.
Ma allora, perché è stato
approvato uno Statuto ed un
Regolamento con atto notarile, depositati al Ministero
che eroga i finanziamenti se
poi non c’era bisogno di metterli in atto? Non è proprio
Franco Luxardo il primo
firmatario di questi atti
notarili? Il buon senso vorrebbe che questi personaggi
che scrivono una cosa e si
contraddicono il rigo successivo facessero un passo
indietro. Invece di sostenere
di essere legittimi, perché
“non oggetto d’impugnazione giudiziale”, dovrebbero ringraziare gli amici di
Trieste che non hanno voluto
denunciarli perché l’ex Sindaco e l’ex Giunta avrebbero dovuto rimborsare di
tasca propria le centinaia
di migliaia di euro incassati
dallo Stato e dalla Regione
Veneto in questi anni, di cui
tutti ignorano l’entità esatta,
perché i Bilanci sono stati
presentati… in via orale.
Anche quest’anno il Bilancio
non risulta pubblicato dal
giornale di Luxardo.
Apprendiamo infine che
dopo aver raccolto le adesioni ed i versamenti di circa
150 soci, Guido Cace ha fatto
un passo indietro ed altrettanto ha fatto Renzo de’Vidovich. A quando un analogo
atto responsabile di Franco
Luxardo e dei suoi quattro
padovani.
Continua a pag. 15
IL DALMATA LIBERO
Bazzecole, quisquiglie
e
pinzillacchere
Una nostra attenta lettrice
ci segnala una nuova amenità: la Giunta, sciolta dai
Probiviri, ha deciso di “esonerare” (ma nel titolo si dice
“espellere”) de’Vidovich da
un’Associazione che non
esiste e che inoltre è incorsa
in una nuova violazione di
quel povero Statuto del 2003
ridotto a brandelli. Lo Statuto assegna la facoltà di
espellere i soci solo al Collegio dei Probiviri, e non alla
Giunta che si è ancora una
volta arrogata un potere che
non ha, incurante del fatto di
essere stata sciolta.
In verità c’era una difficoltà:
il Procuratore della Repubblica di Firenze, dott. Piero
Tony, quando ha saputo di
essere stato eletto Presidente
dei Probiviri a Jesolo per
cacciare S.E. l’Ambasciatore
dott. Gianfranco Giorgolo,
eletto regolarmente Presidente dei Probiviri dal Consiglio comunale di Padova,
si è chiamato fuori da una
pastetta poco edificante.
Quindi, non si potevano riunire i Probiviri. Ma il furbissimo Varisco ha perciò nominato a Senigallia tre nuovi
Probiviri, mai sentiti prima
dai Dalmati ed appartenenti
ad altra Associazione. Ma
non avrebbero dovuto essere
eletti dal Consiglio comunale
che non si è riunito perché
sciolto e per mancanza di
Consiglieri a Senigallia?
Un’altra perla: dopo aver
“salutato con cordialità i
dalmati che parteciperanno
al Raduno indetto il prossimo ottobre a Grado”,
Franco Luxardo, destituito
dall’incarico di Sindaco fin
dal 23 febbraio scorso, ha
sparato subito dopo una raf-
novembre 2015
fica di raccomandate nelle
quali diffidava un bel
numero di esponenti
dalmati dall’andare
al Raduno di Grado.
Mancanza di coerenza
o un altro caso di dissociazione mentale? Non buttiamola sul tragico perché si
tratta di bazzecole, quisquiglie e pinzillacchere come
avrebbe detto Totò, che si
vede insidiare il posto di
comico da Franco Luxardo
e Varisco.
Quant’è
difficile
smentire le verità
che tutti conoscono
Ha provocato un autentico terremoto tra i dirigenti
dell’Anvgd una notizia che si
sussurrava da tempo, ma che
vista scritta nero su bianco,
ha indignato tutti. Abbiamo
scritto, infatti, nello scorso
numero che nonostante i corposi finanziamenti annui ricevuti dall’Anvgd di cui si ignora
l’entità, lo storico giornale
dell’Associazione “La Difesa
Adriatica” non si pubblica da
un anno e mezzo e l’ampia e
signorile sede a Roma di via
Leopoldo Serra, lasciata a
tutti gli esuli da padre Flaminio Rocchi è stata venduta per
8-900 mila euro, che nessuno
sa dire dove siano finiti.
Il Dalmata incatenato a
Padova ha ripubblicato una
smentita di Marino Micich.
Di che? Non della chiusura
del giornale che tutti sanno
essere, ahimè, vera, né della
vendita della Sede lasciata da
Padre Flaminio Rocchi che
è sotto gli occhi di tutti. Ma
poiché Il Dalmata libero ha
denunciato anche il fatto che i
versamenti statali di 2 milioni
e 300 mila lire annui alle
Associazioni erano segreti e
che nessuno sapeva come fossero impiegati è arrivata una
smentita che vorrebbe smentire tutte e tre le cose ma che
non smentisce niente.
Se i versamenti fossero pubblici, perché nessuno ne
sa niente, ad eccezione dei
magnifici quattro capi di
alcune associazioni? Sono
esclusi dalle decisioni Lacota
dell’Unione degli Istriani e
Canevari Sindaco di Libero
Comune di Pola in Esilio,
ma sono compresi purtroppo
i nostri Franco Luxardo e
Varisco. Perché ci telefonano
in sede i pochi presidenti
delle residue sedi dell’Anvgd
ancora esistenti per chiederci
se nel frattempo abbiamo
avuto notizie su come siano
stati “buttati dalla finestra”,
per non dire peggio, tanti
quattrini dello Stato?
Meno roboanti smentite, meno
offensivi aggettivi a chi vuol
sapere e un po’ più di verità
non guasterebbe.
Fuori i conti o li faremo consegnare a qualche deputato
che vuole far pulizia anche
all’interno della FederEsuli!
La più ricca Associazione degli esuli a
Trieste? Un Circolo
sconosciuto a tutti
Abbiamo ricevuto una comunicazione, spedita a mezza
Trieste, che rendeva nota una
notizia stravagante. La sede
dell’Anvgd di Trieste di via
Milano 22 – Via Carducci 5
P.t. 17246 di Trieste è stata
comperata con un Atto stipulato in data 12 settembre
2000, per la somma di £ 200
milioni, da un’Associazione
denominata Circolo di Arte e
Cultura istriana, che nessuno
ha sentito nominare prima
d’oggi. L’acquisto è avvenuto con un mutuo bancario
di lire 220 milioni elargito
allora dalla CrT, oggi Unicredit, pari al 110% del prezzo
d’acquisto
dell’immobile
(di norma veniva prestato il
50%), estinto in 10 anni, cioè
nel 2011. Firmatario dei due
Atti per conto dello sconosciuto Circolo è stato Stefano
Nedoh, Revisore dei Conti di
tutte le Associazioni gestite
dagli ex Dc fanfaniani e Tesoriere Irci, prima che la Magistratura aprisse un’inchiesta a
suo carico, per assegni spariti
dalla contabilità Irci ed altro.
Stefano Nedoh è stato tempestivamente denunciato ed
allontanato dall’Irci dall’allora Presidente Chiara Vigini
e Renzo Codarin ha assunto
oggi incarico di Tesoriere.
Come vengano ripartiti i soldi
pag. 15
degli affitti pagati da parte del
fantomatico Circolo che non ha
mai svolto alcuna attività resta
un mistero glorioso? Dal 2011,
cioè da quando ha cessato di
pagare (probabilmente con gli
affitti percepiti dall’Anvgd)
l’acquisto dell’appartamento,
nulla si sa in proposito. Ma la
cosa più stravagante è che al
Tavolare di Trieste non esiste
– come ci è stato segnalato e
noi lo abbiamo controllato –
lo Statuto del famoso Circolo,
per cui nessuno sa, quando il
Circolo verrà sciolto, se l’appartamento verrà attribuito ai
soci, come di solito si fa con
le Associazioni, e quali esse
siano. Sappiamo, però, alcuni
nomi di questi soci perché vi
è una delibera del Direttivo
del Circolo, allegata agli Atti
di compravendita e di mutuo,
da cui apprendiamo che Presidente era Claudio Grison
(sempre assente nelle riunioni
del Direttivo), Vice Presidente
Renzo Codarin ed altri soci
sono Bruno Marini (il Consigliere regionale, non il nostro
omonimo rappresentante di
Traù) e i signori Walter Bradas
e Antonio Perossa. Il Revisore
dei Conti Fulvio Medizza, da
noi interpellato e caduto dalle
nuvole. Aspettiamo di ricevere
notizie sulle modifiche dello
Statuto dello sconosciuto Circolo, proprietario dell’appartamento che vale oggi intorno ai
3-400 mila euro perché siamo
stufi di segreti poco edificanti
che sono la causa primaria,
come hanno detto i nostri giovani a Grado, dell’allontanamento delle nuove leve dalle
Associazioni degli Esuli così
poco trasparenti.
Con le nostre denuncie
abbiamo indotto l’Unione italiana di Fiume a nominare un
liquidatore di quell’Associazione, proprietaria di immobili
per 30 milioni di euro acquistati con soldi dello Stato italiano. L’Ui ha chiesto all’avv.
Sošić di proporre adeguate
modifiche del loro Statuto
per uscire da quell’imbarazzante situazione. Perché non
si dovrebbe fare qualcosa di
simile anche con il Circolo
di Cultura ed Arte istriana di
Trieste?
pag. 16
novembre 2015
IL DALMATA LIBERO
La grazia ai fedeli nelle chiese del Giubileo della Misericordia
Al Tempio dell’esule di Monte Grisa
il Papa concede l’Indulgenza giubilare
Nel Santuario della Madonna di Fatima, i Dalmati saranno presenti in massa il 13 dicembre,
giorno di Santa Lucia, per la benedizione della statua del Vescovo degli Esuli mons. Santin
Il Santuario di Monte Grisa
edificato dal Vescovo di Trieste
e Capodistria mons. Antonio
Santin, cinquant’anni or sono,
era stato un tantino sottovalutato,
benché vi fosse la statua della
Madonna Pellegrina identica a
quella esistente a Fatima. Non
una copia, dunque, ma un’opera
fatta dallo stesso scultore e donata
a Trieste dal Sacrario di Fatima.
La città aveva avuto grande
bisogno dell’intercessione della
Madre di Dio per essere salvata,
dall'occupazione dei partigiani
della Jugoslavia comunista di
Tito. Il Vescovo, il 30 aprile
1945, fece voto di dedicare a
Maria il grande Tempio degli
Esuli, se Trieste fosse stata
salvata.
Incaricò il parroco metropolita
di Zara in Esilio, mons. Mario
Novak di seguire la costruzione
del Tempio che doveva
conciliare insieme le tecniche
moderne del calcestruzzo, la
spiritualità della matematica
applicata alla geometria ed alla
sacralità del luogo. Ancora oggi
qualcuno guarda il Tempio
con perplessità perché troppo
moderno e solo una parte di noi è
in grado di comprendere a fondo
il significato simbolico della
geometria, vista sotto l’aspetto
cristiano
della
spiritualità
ispirata dall’Ente supremo.
Il nuovo Rettore del Santuario
don Luigi Moro ha già
provveduto a ridare nuova
vita e lucentezza agli altari
degli esuli, contenuti nelle
navate del Tempio ed ha messo
a disposizione dei Dalmati
un’intera parete, subito a destra
dell’entrata principale, dedicata
agli artisti dalmati. Con spirito
fortemente innovativo, non
saranno presenti solo immagini
sacre, ma anche opere secolari
della nostra gente, perché la
chiesa ritiene oggi che anche
l’arte non legata ad immagini
bibliche o religiose sia sempre
ispirata
dall’Altissimo
e
costituisca la prova della Sua
grandezza e positività.
La Congregazione di San
Girolamo
dei
discendenti
delle famiglie nobili e patrizie
e degli uomini illustri della
Dalmazia si impegna affinché
una numerosa presenza di
Dalmati alla Cerimonia del 13
dicembre costituisca l’inizio del
rilancio del Tempio dell’Esule,
del memoriale civico e una più
assidua frequentazione anche di
coloro che vengono a Trieste per
visitare la Foiba di Basovizza.
DOMENICA 13 dicembre alle ore 11 aperta
la Porta giubilare del Santuario di
Monte Grisa, VERRà INAUGURATA la statua dedicata al
Vescovo
degli
esuli, mons. SanIL DALMATA
tin.
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no presenti in
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