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Direz. e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 00187 ROMA
ANNO XXV N. 2 Febbraio 1977
Spedizione in abbonamento postale Gruppo 111/70
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ORGANO
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MENSILE
dal quartiere alla regione
per una Comunità europea federale
D E L L ' A I C C E , ASSOCIAZIONE
UNITARIA
DI C O M U N I , PROVINCE, REGIONI
Un oroscopo
per la Conlunità?
L'inizio di un nuovo anno i: sempre proche ci
pizio alla dccifrazionc di « segni
aiutino a prevedere cosa ci riserva il futuro. Quello dclla Comunità europea non
si annida, ovviamente, ncllc viscere degli
olocausti, ma ncllc sue strutture, nel suo
modo di funzionare, nelle scelte annunciate da coloro che ne pcrsonalizzano le i-csponsabilità. ncllc priorità che le carattcrizzano e nella volontà politica che Ic sorregge.
In questo mese di febbraio disponiamo
già di alcune indica~ioni in tal senso offerte dai due discorsi pronunciati dal Prcsidentc dclla nuova Corninissione coniunitaria. Roy .Tcnkins, dinnanzi al Parlamento
europeo 1'1 I gennaio e 1'8 fcbbraio.
Jenkins cra atteso al varco. Laburista
britannico e quindi membro di una famiglia politica tuttora molto critica e distaccata dall'unificazionc europea, ma al tempo
stesso coraggioso oppositore intcrno di qucsta tendenza combattuta con coerenza e
assumendone tutti i rischi conscgucnti, egli
ha accettato di presiedere la Commissione
in un momento assai delicato per la Comunità, per il suo svil~ippo interno e peri suoi rapporti con il resto clcl mondo.
1 due discorsi sono apparsi a taluni, nel
complcsw, meno incisi\ri e vivaci nel tono,
di quanto la gravità dei problemi i-ichicclcsse c cauti nei richiami ideali, ancorati
piuttosto a specifici problemi. Essi possono
avere forse deluso chi sentc l'impegno curopco in tutta la sua drammaticità di sccita
politica decisiva, di vera e propria scclta
di civiltà, se la formula non fosse abusata.
Tuttavia i duc discorsi offrono anche degli spunti rassicuranti c promettenti circa
l'impegno del nuovo Presidente, la sua scnsibilità politica, il grado di attenzione da
lui risei-vato ad alcuni nodi essenziali che
ostacolano i progressi dcll'unificazionc curopea. Ne citiamo alcuni.
Innanzi tutto vi ì: un'insistcnza ricorrcnte sull'importanza fondamentale delle clczioni dirette del Parlamento europeo; sui
paesi che eventualmcntc dovessero impcdirle - ha detto Jenkins - ricadrebbe una
pesante responsabilità. Gli strumenti di cui
dispone la Comunità sono in larga parte
di natura economica, ma il nostro fine ha aggiunto - è, ccl ì: sempre stato, poli))
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COMUNI D'EUROPA
2
tico: quello di realizzare una unione europea. C Se la nostra Comunità non potrà
essere messa in grado di funzionare, quale altro organismo lo potrà? Se noi, che
siamo ira i più ricchi e certamente tra i
più favoriti c dotati popoli del globo, non
riusciamo ad imparare a lavorare insieme,
che prospettive si approno per l'umanità? .
Nessuna facile retorica nelle allocuzioni di
Jenkins: a credo che il nostro dovere, oggi,
non sia quello di invocare la storia, bensì
di incominciare, una volta di più, a fare la
storia, non quello di tributare lodi agli
uomini famosi e intanto starsene seduti,
inoperosi, sulle impalcature dell'edificio costruito solo a metà, brindando a coloro chc
ne hanno gettato così bene le fondamenta D.
Il Consiglio Europeo che si riunirà a Roiiia nel ventennale della firma dei Trattati
di Roma farà bene a meditare su queste
parole.
Signilicativo anche il passaggio sulle rea~ioi-iidei giovani sull'ideale europeo. a Oggi - ha all'ern-iato Jenkins - se non facciamo attenzione saranno i giovani a sbadigliare all'idca di Europa e solo i più anziani
rimarranno a ricordarne il grande rnessaggio: sarebbe uno squilibrio quanto mai pericoloso per il nostro futuro ,,. Importanti anche le impegnate dichiarazioni in favore
ad una lotta alla disoccupazione e agli squilibri regionali, problemi tra loro intimamente connessi, ed inline il richiamo a non
perdere mai di vista il I-uolo della Comunità nella vita quotidiana dei cittadini da
cui si alimenta anche il sentimento di una
comune identità europea.
Il CCE, che sta elaborando la sua piattaEorma comune per le elezioni europee, ravvisa in qucsti accenni, ma anche in altri
che per ragioni di spazio tralasciamo, una
promettente sintonia di diagnosi e di obiettivi: tanto più eflicace sarà perciò il suo
apporto, nella campagna elettorale, con iniziative capaci di mobilitar-e in modo diffuso ed articolato decine e decine di migliaia di eletti regionali e locali dei nove
paesi membri.
G . M.
Foto in prima pagina: il presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Dino Sanlorenzo, vice presidente delllAICCE, presiede
a Torino l'incontro fra la Consulta regionale
per l'unificazione europea e i rappresentanti
dell'Assemblea di Catalogna, nel quadro delle manifestazioni del mese di solidarietà con
le forze antifasciste spagnole.
febbraio 1977
Il Bureau politico del CCE
Il h diccmbrc 1976 si è riunito a Parigi il
hlli-ecclr politico del CCE caratterizzato da
una partecipazione particolarmente numerosa e qualificata dei rappresentanti delle varie Sezioni nazionali dei paesi membri della
Comunità europea nonché della Sezione austriaca e svi~zera (").
I1 h~rreccr~
aveva infatti all'ordine del giorno argomenti di grande importanza per la
sua attività futura, particolarmente l'esame
dclla situazione politica e la preparazione
delle elezioni al Parlamento europeo, le proposte politiche da elaborare in vista della
Conferen7a delle regioni dei Nove paesi sull'avvenire della politica regionale della Comunità europea e la preparazione dei X I I
Stati generali dei Comuni d'Europa a Locanna.
Particolare attenzione è stata dedicata alla
reda7ione di una piattaforma del CCE n , da
proporre all'elettorato e alle grandi forze
politiche europee, dopo che le istanze statutarie del CCE l'abbiano approvata. E' stato
stabilito un iter per il dibattito interno al
CCE e alle sue Sezioni nazioiiali, si cl-ié la
piattafornia interessi elficacemente un elettorato multinazionale e confluiscano in essa
storia ed esigenze delle diverse componenti
del CCE, in una strategia federalista che
superi le diatribe corporative. E' stato incaricato Serafini di preparare una prima bozza di piattaforma, presentandola e commentandola a una riunione del gruppo di lavoro
per la preparazione dell'clezione diretta e
subito dopo al Comitato di Presidenza del
CCE tra la tine di gennaio e gli inizi di febbraio.
Anclic la Confereri/.a sull'uvvenirc della
politica regionale, voluta dal CCE proprio i11
considerazione della sua rilevan7a politica,
oltre che socio-economica per il processo di
integrazione, Iia occupato ampiamente il dibattito in seno al hi~reuil politico, che ha
approvato le linee della rela7,ionc affidata a
Martini e che ha indicato gli orientamenti
per gli sviluppi successivi della Conferenza
mediante la creazione di un coniitato consultivo permanente delle istituzioni regionali e
locali presso la Comuriità europea. Esso si
porrà come interlocutore della Commissior-ie
e del Parlamento per tutti i problemi di interesse regionale e locale e preparerà a sua
volta la creazione di una conferenza periodica dei poteri regionali e locali nell'àmbito
comunitario, parallelameilte a quanto già
csiste. ma in un ben diverso contesto, per
i 19 Paesi del Consiglio d'Europa.
Il hiireui~ha anche messo a punto la prcparazione politica e organizzativa degli Stati geiier-ali, Iia delinito il programma di attività per i prossimi mesi ed ha discusso la
situazione finanziaria e la preparazione del
bilancio per il 1977.
SOMMARIO
n. 2 - febbraio 1977
PUG.
( ' ) Erano prewnti:
il presidente Cravatte. il i,icc,presidente Liiggcr, i l segretario gciierale sovranarionale Philippovieh; inoltre: per ia Sc.7.ioiie redesca. Brandel. Hahn. Hofl'mann. Korner, Pctry; per la Sc:.io~ir
lrurice.\~,, Bcraud. Delorme, Deslandea, Metayci-, Serz<.nt (Luciano e Monica); per la Sezioiie ir~liaiiu, Baldassi, Dorio (I-ri2i>ct<rur1.r roii7prc.s) Martini (cllurgc?
alli Ptrldr.~) Pionibino. Seralini. Zoli; per la Srzioric.
iirgle.se. Hetherinpton, Lena Towscnd e Whittaker: per
la Sc:.iorrc b < , l x ~ . Harnie-nies, Lau\vcreins. Leclcii-,
Meveri; per la Sc:,ioiie ularr~iese, Houx, Roscam Abbiiig, Snijdera: per la Se?.ioiic I<~sseiirbiirglie.se.Marie
Joske Clodt; per In Secioiie ii.lairdese, O'Mahony; peila Sc:iuiic nl<srritic.a, Hammcr, Jarz, Kettner; per la
SL':~UIIL' . V ~ ~ : C I - < I Addoi-, Couchepin, Delamurai. Panr h a u d . Sono inoltre intri-venuti per l'unione europea
delle federazioni del personale comunale, il segretario
:eneralc Birman e B ~ n g c r . iiii:riibio del diretti\o. Rappresentava la Comunità europea Rayrnond Rifflet.
è il nuovo numero del conto corrente postale dell'AICCE: intestato a:
Istituto Bancario San Paolo di Torino, Sede di Roma
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Via della Stam-
peria, 64 - Roma, sul quale si prega di effettuare tutti i versamenti a
favore dell'Associazione.
SI RACCOMANDA QUINDI DI NON UTILIZZARE I BOLLETTINI
PRESTAMPATI CON IL VECCHIO NUMERO
Un oroscopo per la Comuilità?,
d i G . M. . . . . . . . . .
1
Il Bureau politico del CCE . .
?
Per una piattaforma comune dcl
CCE in vista delle elezioni europee
. . . . . . . . . .
3
Proficuo lavoro delle tre Commissioni deL1'AICCE:
I Commissione: autonomie locali e regionali . . . . . .
6
I I Commissiorie: politica regionale di sviluppo . . . . .
13
111 Commissione: azioi-ie curopea
. . . . . . . . . .
17
Piano a medio termine per la
Unione monetaria eur-opea, di
. . . . . . .
21
Dalla falsa alla autentica moneta
europca, di Utnhcrto Serufini
26
Llario V e l o .
COMUNI D'EUROPA
febbraio 1977
3
Per una piattaforma comune del Consiglio dei Coniuni d'Europa
in vista delle elezioni europee
Apriamo con questo numero di « Comuni d'Europa » un dibattito sulla piattaforma
del CCE in vista delle elezioni europee. Nel
numero dello scorso dicembre il nostro
giornale ha pubblicato un lungo articolo su
« I1 compromesso europeo n: in esso è delineato il quadro politico e il significato che
può avere una piattaforma del CCE in
funzione delle elezioni europee. Sostanzialmente abbiamo rilevato che elezioni europee di un Parlamento, che non è, fino a d
oggi, dotato di adeguati poteri, hanno tutta la loro efficacia se per esse si presentano al giudizio del popolo europeo partiti
sovranazionali o, più modestamente, unioni
sovranazionali di partiti con programmi concretamente trasnazionali, cioè contenenti
pochi e graffianti elementi, che trovino il
convinto appoggio di un elettorato multinazionale. Di qui l'esigenza di un cc compromesso europeo ,,: non nel senso di farsi reciproche concessioni, sommaiido nei programmi contraddittorie istanze nazionaliste
e corporative, ma in quello - inverso - di
prendere concreti, difficili impegni, anche
non scevri di sacrifici, a condizione che
dalle altre parti si faccia altrettanto, il tutto nella prospettiva della salvaguardia di interessi generali europei. Comunque noi potremo ottenere soltanto dai partiti popolari, democratici, internazionalisti, dei programmi a effettivo orientamento trasnazionale, poiché nell'agone elettorale europeo
danzeranno anche le peggiori compagini scioviniste (anche quelle socialscioviniste): a
questi partiti - cioè i partiti che nel parlamento eletto noi vogliamo prendano I'iniziativa federalista - può essere indirizzata
iina piattaforma del movimento europeo delle autonomie - cioè del CCE -, garantendo su taluni punti a queste forze politiche
il pieno appoggio di centinaia e migliaia
di poteri locali e regionali; analoga funzione potrà avere una piattafornia del movimento europeo sindacale, col quale del resto sarà sempre utile che il CCE concordi
una politica regionale comunitaria o, meglio,
alcuni elementi essenziali di un programma
economico e sociale europeo contestuaie ad
una pianificazione europea del territorio.
Naturalmente nel discutere sulla piattaforma del CCE non possiamo non tenere presenti i risultati politici degli Stati generali
di Vienna (aprile 1975) e dobbiamo altresì
ricordare le tesi approvate a Napoli dal
Congresso dell'AICCE (gennaio 1976). Per venire poi ad avvenimenti più recenti, ci dovremo anche riferire alla riunione della
Commissione del CCE per l'azione europea
(azione di massa), tenuta a Rouen nel luglio 1976, all'esito del dibattito della Direzione dell'AICCE svoltasi a Roma il 25 novembre 1976 e a quello del bureau di tutto
il CCE svoltosi a Parigi il 6 dicembre immediatamente successivo.
Invitiamo a partecipare al dibattito sul
nostro giornale i membri degli organi direttivi dell'AICCE, tutti gli amministratori locali e regionali dei nostri Enti associati,
così come i soci esperti. Pubblicheremo altresì una selezione dei contributi dei nostri
lettori, nonché stralci di proposte program-
matiche elettorali di altre forze sociali, che
idealmente convergono con noi nel fronte
democratico europeca. Infine inviteremo i nostri colleghi delle ;altre sezioni del CCE a
dare un loro contrilbuto.
Oggi pubblichiamo una prima nota schematica » preparata dal Segretario generale
dell'AICCE, Umberto Serafini, relatore del
Comitato per la piattaforma europea, che
si è costituito in seno agli organi sovranazionali del CCE. La nota di Serafini - che
aveva consultato precedentemente in merito il « comitato paritetico » delle forze politiche presenti nell'AICCE - è stata discussa a Parigi il 7 febbraio: su di essa si è iniziato un discorso pirntuale e presumibilmente lungo, che dovrebbe concludersi in un
documento d a diffosndere in tutta la Comunità europea, ma anche d a utilizzare per materiale più agile e sintetico di propaganda
(fiches, posters, ecc.) a partire dagli Stati generali di Losarina (giugno 1977).
I
- La
giustificazione della piattaforma del
CCE
- Occorre cominciare con una pregiudiziale
tattica: è opportuno lanciare fin da ora una
piattaforma europea per le elezioni, quando
la coiivenzione intergovernativa del 20 settembre non è sta1.a ancora ratificata dai
Paesi consociati? (;li antieuropei e gli incerti non ne saranno ulteriormente rafforzati o turbati?
La risposta è doppia. Anzitutto noi dobbiamo cominciare a lavorare ora, ma non
saremo probabilmente in grado di lanciare, unanimi e solenriemente, una piattaforma
del CCE che al momento degli Stati generali di Losanna (nel mese di giugno); e d'altronde, se noi noli cominciamo subito a
cercare e a trovare un accordo comune sui
diversi punti di uria piattaforma, che non
si lasci alle spalle le riserve mentali, sarà
assai difficile - quando verrà il momento
- diffondere nei nostri paesi jiches, posters,
opuscoli con gli stessi contenuti e influenzare, attraverso la. nostra piattaforma e
particolarmente coi presupposti essenziali
della nostra filosofia federalista e autonomista, i programmi elettorali dei partiti politici o delle loro unioni a livello comunitario. In secondo luogo una tattica « prudente » è in effetti imprudente: perché?
Gli antieuropei rion riceveranno rinforzi
dai nostri attuali propositi, poichc noi diffonderemo piuttosto argomenti che richieste ingiustificate o dogmatiche: d'altra parte si può sospettare - soprattutto riandando alla campagna per la ratifica dei trattati di Roma e al referendum europeo in
Gran Bretagna - c:he gli elettori e i « simpatizzanti >, non se:guono sempre i leaders
e i quadri dei partiti antieuropei. Stesso
discorso per gli indecisi e gli apolitici, che
non saranno così abbandonati alla propaganda dei nostri avversari. Occorre naturalmente parlare chiaro e netto, senza complessi, e smascherare le batterie degli antieuropei e dei « patrioti » della sovranità
nazionale intangibile (per esempio è sotto
il regime di Dc Gaullc che l'elettronica
Francese è passata dclinitivarneiitc sotto il
dominio degli americani - così come quclla delllItalia, della Germania federale, dei
Paesi Bassi -, nicntre una politica iridustrialc comunitaria avrebbe permesso ai
nostri paesi di cogestire i l settore e di coliservare in materia la loro indipendenza;
ovvero la sovranità illimitata della Germania federale, del Regno Unito, dell'Irlanda
d à a questi paesi la possibilità di scai-icarc
in mai-e il biossido di titanio a spese dei
pescatori francesi).
In ogni caso i nostri governi nazionali
non debbono sentire. in questo momento
delicato delle ratificlie, soltanto le pressioni e le minacce dei nostri avversari: cssi
devoiio sapere che ci sarà anclic una rcsa
dei conti con noi.
Ma bisogna parlare, scnza reticcnze, di
assemblea costituente europea? Io sono del
parere che le « parole n devono seguire c
non precedere la sostanza. La sostanza 6
che il Parlamento europeo eletto dovrà tinalmente Far avanzare l'attuazione dei Trattati di Roma e dei loro obiettivi; che esso
dovrà controllare la « sovranazionalità privata» già esistente (le multinazionali, ecc.,
ecc.), secondo le regole della democrazia;
che esso dovrà dunque premere per la realizzazione delle istituzioni politiche comunitarie necessarie; che esso dovrà infine mettere da parte i diplomatici e pretendere cli
assumersi la responsabilità di redigere, alla luce del sole e sotto gli occhi di tutti, il
progetto di Unione europea (che i capi di
Stato e di Governo si erano impegnati a
mettere in essere entro il 1980).
- Nella sua piattaforma il CCE deve esserc
Fedele al suo statuto e alla sua storia. La
sua storia è la Carta europea delle libertà
locali n, approvata e lanciata a Versailles
(1953); è l'obiettivo di un Parlamento europeo con poteri limitati ma reali, eletto a
suffragio universale diretto, adottato agli
Stati generali di Venczia (1954); t: l'Appello
per una Assemblea costituente europea lanciato a Esslingen sul Neckar (1955); t: I'avere accettato una Comunità economica europea a condizione che essa sia controllata
democraticamente a livello sovranazionalc,
con un Parlamento europeo chc sia il centro di questo controllo e che deve esserc
eletto al più presto a suffragio diretto (Stati generali Liegi e di Cannes, 1958 e 1960);
è l'idea di un N Fronte democratico europeo » (Stati generali di Roma, 1964), Formato dai partiti democratici, dai sindacati dei
lavoratori, dai poteri locali e regionali riuniti nel CCE; è la richiesta di una politica
regionale sovranazionale, parallela a una
unione doganale per defiriizione
sovranazionale » (Stati generali di Londra, 1970);
è la N Carta di Bruges » (1974); è la risoluzione finale dei secondi Stati generali di
Vienna (1975); sono molte altre cose, troppo numerose per essere tutte richiamate
qui, ma assai spesso molto importanti. (Tra
parentesi io propongo di redigere un O ~ L L scolo con questa storia « politica » del C C E
e di pilbblicarlo immediatamente nelle sci
o sette lingrie del Mercato comicile.)
COMUNI D'1.UROPA
I1
-
Gli obiettivi della piattaforma
Si C già detto che la nostra piattaforma
dovrebbe avere almeno due prospettive:
u) influenzare i programmi dei partiti politici o delle unioni di partiti politici in
occasione dellc elezioni europee; h) servire
alla elaborazione di un documento ristrctto, di base, e di brochltres, di fiches, di pos1er.s del CCE in occasione di queste clczioni, rivolgendosi - attraverso le sezioni
nazionali - sia allc popolazioni dircttaniente, alla stampa, allc scuole, sia ai consigli
inunicipali o degli altri poteri locali c rcgionali (e a tutti i singoli consiglieri clctt i ) . Occorre aggiungere qui:
1 ) che una partecipazione non solo favorevole all'integrazione europea, ma anzitutto massiccia, alle elezioni comunitarie,
non avrà luogo che se gli elettori - cioC
Ic popolazioni - sono informate siti da
ora sui temi di fondo, che queste elezioni
affrontano, sulla loro incidenza anche sulla vita quotidiana e, insieme, sulla posta
che i: in giuoco (I'indipeiidcnza - o I'autononiia - cui-opca);
2 ) clie un Pai-lainentu cui-opco clc//o riuscirà ad ottenere poteri i.cali non in [.agione dcgli ai-nioniosi disegni dcgli ai-chitctti
costitu~ioiiali,ti6 di uiia coiicessioiic i-agionata c
generosa V dei go\,crtii iin~ioiiali,
ma piuttosto pci-cli6 - e se - si ti-ot'ci-à
di li-uiitc uii « esecutivo » europeo, di cui
occoi'i'a controllare c anclic stiniolare gli
atti; c / o sc i suoi gruppi politici saranno
stati eletti in base a programmi realmente
~rusiicr:.ioricili,nel senso che essi siano stati
compresi e appoggiati cla trazioni dell'elcttorato di ciusctoio dei nostri Pacsi.
Inoltre la piattalorma europea del CCE
dovrà tenere presenti talunc richieste geiieruli di altre piattaforme (per esempio
quella dclla Confederazione europea dei sindacati dei lavoratori), in modo da contribuire a coordinare durante le elezioni i partiti « federalisti D c da dare un hiizterlcriid
(fronte democratico europeo o eltropuischc
rleiiiokratischc Akrioiigeii~eiriscl~uft),
dopo le
elezioni. ai gruppi politici « federalisti a contro i confedci.alisti ovvero gli antieuropei.
In questo senso la piattaforma sarà I'esprcssione dell'unità politica reale del CCE e
dei suoi Poteri locali e regionali
al di
sopra delle frontiere » (secondo I'esprcssione della nostra M Carta europea delle libertà locali n).
.
base al Parlamento e ;aII'Esecutivo (per il
momento, la Commis~~ionedi Bruxelles)
cui-opei.
A questo proposito nella piattafor-ma (e
secondo lo spirito della « Carta europca
delle libertà locali n) bi!sogncrà prospettare
una arinoni7.zazione dei sistemi delle autonomie locali dei differenti Pacsi dclla Comunità, in base a un inodello ricavato da
talune esigenze comuni. In ogni caso, ogni
Pacse può contribuire con Ic sue esperienze
e con le sue autocriticlie: la Germania (in
positivo) - questi sono solo esempi c arrischiati - la Commis,sione mista Bltiztiestug-Biriztle.si-ci/ per la ]preparazione del bilancio iiazionalc ( e dunque per una ripartizione equa della spesa pubblica fra ccntro c regioni), e i l ruolo dei Luizdkreise di
fronte alle grandi città (Studte), e (in ncgativo) Ic frontiere ii-raz,ionali c antistoriche
di cci-ti 1.cieiirier c la frammentazionc ccccssiva dclla pubblica istruzione; l'Italia (in
positi\.o) i l tentativo (li Lin rcginic internictlio tra il federale tradizionale c i l giacobino, e (in negativo) la disastrosa carenza linanziaria delle autonomie locali; la
Francia il tentativo di uii piano nazioiiale
cli s \ iluppo impegnato a i-cvitalizzare il desci'to francese ),, ma iiollo stesso tempo i l
potcrc inesistente dellc cosiddette N R ~
pions )); la Gi-an Brctagiia la dilticoltà di L'ar
cainniiiiarc parallelamente l'amministraziotic clccentrata (ritorina recente delle locrtl
4iithoritics) c i l dccentraniento politico (Scozia, Galles, Irlanda del Nord, ecc.).
- La piattalorma do\,rcbbe sottolineare /ro
iii/ertlil?eiitlcii;e:
i\) I'intei-dipendenza dei differenti punti
dei Trattati di Roma: non ci si possono
proporre gli obiettivi dell'art. 2 del Trattato della CEE c attuare solamente I'unione doganale (con le sue quattro libertà) senza attuare l'unione economica (con le sue
politiche comuni). Il Trattato istitutivo della
Comunità economica europea prevedeva la
attuazione completa di tutti gli obiettivi, inclusi nel Trattato, in l;! anni, con un rinvio
- al massimo - di 3 anni (in tutto l 5 anni): nel 1973 tutto il Trattato, dunque, sarebbe dovuto risultare attuato, il che non è
accaduto, con la conseguenza di squilibri e
ingiustizie;
B) I'interdipendenza. in ogni disegno istituzionale, delle sue diverse parti, ciò che
C vero anche pci- i Trattati di Roma: si ì:
inevitabilmente ritardalo il voto a maggio111
Il contenuto della piattaforma
ranza nel Consiglio dei Ministri della Co- Nella nostra piattaforma occorre sottoli- munità, poiché non esisteva simitltaneameilte un Parlamento eletto a suffragio
neare, contro i terroristi che parlano di
perdita dell'indipendenza nazionale e anche universale diretto (Camera popolare). In effetti uno Stato nazionale sarebbe potuto ridella libertà, che si tratta piuttosto, con
un Parlamento eletto a sufrragio diretto, manere permanentemente in minoranza a
di controbilanciare le manovre di formazio- livello intergovernativo, senza avere occani politiche verticali (tutto sommato, i par- sione alcuna di un « recupero » a livello del
titi politici) - che si verificano nel Parla- dibattito diretto con 11: popolazioni e con
tutta la Comunità, attraverso lo strumento
mento europeo uttrtule - per mezzo di un
legame col territorio, cioè con le regioni, dei partiti politici e dei gruppi parlamentari
tutte le grandi regioni (naturalmente ciò sourunazioizali;
dipenderà anche dalle leggi elettorali naC) l'interdipendenza dei fattori sociozionali: ma in ogni modo ci si deve sfor- economici nella realtà di ogni giorno. Quazare di ottenere che i candidati al Parla- lora ci sia una unione doganale e sul suo
mento europeo provengano dalle differen- territorio regioni ricch.e (con larghi invcti regioni).
stimenti e abbondante produzione di beni)
La piattaforma dovrà insistere sull'oppor- e regioni povere, e si constati una emigratunità di istituzionalizzare iii~iiiediufailzeizte zione di lavoratori - a causa della miseria
una Conferenza regionale c dei Poteri lo- c della carenza di investimenti - dalle recali dclla Comunità europea, con lo scopo gioni povere alle rcg.ioni ricche, queste
cli far sentire la voce di tutte le ccllulc di aumentano la loro produzione e pi-obabil-
-
febbraio 1977
mente il costo del lavoro in senso stretto
si riduce (ma i costi sociali aumentano a
causa di una congestione di insediamento
umano), mentre le regioni povere si impoveriscono ulteriormente; e dunque l'unione doganale diviene di mano in mano meno vantaggiosa al Paese superproduttore,
poichC i suoi consumatori diminuiscono in
modo vertiginoso nel Pacse coli regioni sottosviluppate.
Corollario: dal momento chc l'esperienza
ha dimostrato irrefutabilmente che I'automatismo di mercato non corregge questi
squilibri (cioi: gli investimenti non si spostano spontaneamente iielle regioni povere,
prive della mano d'opci-a qualificata c ormai anche di gioventù, scnza le infrastrutture necessarie c il iizunugel~ieizi indispcnsabile, ecc. ecc.), una unione doganale cfticace postula una politica regionale efficace
della sua stessa dimensione territoriale, c
questa postula istitttzioiti politiclte a livello
del l'unione doganalc.
- La piattaforma dovrà spiegare la « logica
della sovranazionalità D. Questa o ì: globale
o non potrà cssei-c acccttatz. da un potere
nazionale responsabile; ed cssa dovrà cssere garantita nel tempo », cio? irrcvcr5ibile a causa di un patto storico o Costitu-zione europea (Stati Uniti d'Europa, Fcdcrazione europca). In effetti solamente così
i profitti c le perdite, le acquisizioni e i snci-ifici dcgli uni e degli altri saranno, prima
o poi, pcrcquati. Insomma, la partccipazione a una Comunità ~coiioi~~iccr
europea, attraverso un trattato clic prevedeva - scnza
la garanzia di un potere politico sovraiiazionale - una unionc doganale, seguita da una
unione econon~ica, i: stata un'imprudcnza
dei Paesi più poveri della Comunità o - se
volete - un rischio calcolato.
- La piattaforma deve denunciare le allcanze patologiche (consapevoli o no) degli aritieuropci - i gu~tchistescon le multinazionali, gli stalinisti con la a destra n americana, i patrioti » con i filosovietici, i sindacalisti con i rei~tiers,ecc. -, ma uscendo
dal generico e dunque. possibilmente, con
esempi concreti.
- La parte più specilica della piattafoi-nia
del CCE potrebbe essere articolata in tre
sezioni:
I) politica regionale europea: come i
piani nazionali hanno dimostrato (per cscinpio i piani francesi), essa non può cssci-c
realizzata u posteriori, ma è i l piano gcncrale di sviluppo che deve essere concepito
a priori in vista dell'equilibrio territoriale;
nel caso della Comunità europea si tratta
di attuare le politiche comuni previste per
I'unione economica e di coordinarle in vista
dell'equilibrio interregionale comunitario.
Politica monetaria europea: cssa non p ~ i b
essere imposta per conservare soltanto la
unione doganale e la politica agricola di
garanzia (cambi infracomunitari lissi ovvero mantenuti entro un margine di piccole
oscillazioni o « serpente n), ma deve essere
coordinata con le politiche comuni (particolarmente con la politica regionale e la
politica sociale), cioè deve risultare un aspetto dell'unione economica, che i l Trattato
della CEE esige;
11) politica europea di piaiiilicazionc del
territorio, simultanea a una politica di sviluppo, col concorso dci Comuni e di tutti
i Poteri locali territoriali e secondo i principi della << Carta di Bruges D. C't: la neces((
C
febbraio 1977
COMUNI D'EUROPA
sità di porre non soltanto il problema della
distribuzione sufficientemente equilibrata
della ricchezza fra gli uomini e le regioni
della Comunità, ma anche di valutare i costi sociali e l'incidenza sull'ambiente della
creazione di ricchezza e dei meccanismi della produzione. La soluzione dei problemi di
qualità della vita si deve spesso trovare,
di necessità, a livello sovranazionale: per
esempio, se si decide che l'Oceano Atlantico
può sopportare più ritiuti industriali del
Mar Mediterraneo, le industrie « atlantiche »
dcll'unione doganale saranno favorite in rapporto alle industrie a mediterranee n, e di
conseguenza ci sarà o uno squilibrio cconomico ovvero uno squilibrio ecologico fra
le regioni atlantiche e quelle del Mediterraneo. D'altronde si può constatare qui un
ruolo politico, che le Regioni e i Poteri locali debbono giuocare nelle istituzioni federali europee;
111) attraverso la democratizzazione profonda della Comunità europea e la proposta di un federalismo integrale (l'Europa
delle Regioni, partecipazione popolare di base - quartieri urbani, distretti o comprensori rurali, democrazia di fabbrica, scuola
« attiva », ecc. -),
recupero dei gruppi sociali e delle regioni (particolarmente quelle periferiche) che tendono oggi a disaggregare le società nazionali (separatismi, nazionalismi
locali n, ecc.). Qui si pone i l
problema della base democratica locale dei
partiti europei « in costruzione D: in effetti
l'edificazione dell'unità europea non può limitarsi a un'operazione di alta politica, ma
deve coincidere con una rivoluzione democratica, in cui tutte le « libertà locali » si
espandono, senza cadere per altro nel corporativismo, nell'egoismo di settore, nel particolarismo. Le libertà locali debbono coniugarsi con la capacità di partecipare alla
pianificazione democratica, cioè alla « gestione democratica delle interdipendenze D.
Occorre qui ricordare che tutto il mondo
pianifica, in modo esplicito o coperto, a cominciare dalle multinazionali per finire agli
Stati consociati del mercato comune che
« aiutano
il commercio estero a lunga scadenza: soltanto la Comunità europea non
potrà pianificare, e pianificare in una maniera efficace, cioè attraverso istituzioni do-
5
tate di poteri reali e sotto il controllo di
un Parlamerito eletto a questo scopo? Probabilmente è in questa sezione che si può
introdurre l'idea della partecipazione dclle
Regioni alle istituzioni federali (oggi noi ci
limitiamo a chicderc una Conferenza permanente delle Regioni e dei Poteri locali,
ma nell'avvcnire si può prospettare la trasformazionc del Consiglio dei Ministri, rappresentativo degli Stati nazionali - esso ì:
destinato per i l momento a diventare il Senato degli Stati federati - in un Senato
dclle Regioni o i3uildesrat europeo).
- I punti precedenti hanno bisogno di alcune osservazioni :supplementari.
Bisogna calcola.re quale evoluzione ha subito il rapporto export/inlport tra i Paesi
della Comunità in seguito all'unione doganale. Nello stesso tempo - tenuto conto
degli obiettivi proclamati dai Trattati di
Roma - bisogna1 calcolare l'evoluzione delle « distanze. tr,a le regioni ricche in partenza e le regioni povere, ricordando anche
le regioni che, riella crescita globale della
Comunità, sono al contrario in declino ( e n
perte d e i)itesse)~.Bisogna infine verificare
quale è stato il danno dei Paesi meno sviluppati della Comunità per il fatto che,
malgrado le pre:;crizioizi tlel T r a t t a t o della
C E E , non si è ancora passati dall'unione doganale all'unione economica.
Sarà opportuno sottolineare clie ormai
si diffonde ovunque la persuasione clie ci
sono cause strutturali (e non - o non solamente - corigiunturali) dell'inflazione:
squilibri regionali, congestioni industriali (regioni « surchargées »), ecc. Ci si può rifei-ire al rapporto hlaldague: ma si può ricordare anche i l parere (avis) - unanime della Commissiorie economica e sociale del
Parlamento europeo a proposito del primo
rapporto annuale sul Fondo europeo di sviluppo regionale (del 27 settembre 1976). In
questo parere si sottolinea che la Commissione ha, a più riprese, affermato I'importanza di una pcilitica strutturale regionale
per la realizzazione di una unione economica e monetaria. Vi si aggiunge che una
ripartizione più equa delle attività industriali nelle differenti regioni sarebbe probabilmente accompagnata d a una attenuazione
delle tendenze inflazioniste, particolarmen-
te a causa dei rilevanti costi sociali delle
eccessive concentrazioni industriali.
D'altronde il flusso commerciale infracoinunitario è fondamentale per tutti i partizers, più aiicortc per i ricclzi che per i poveri (la bilancia dei pagamenti ì: in generale
in favore dei Paesi ricchi): il sottosviluppo
e la perdita di consumatori ì: un danno generale. Occorre d ~ n q u e CI riequilibrarc » il
rreiid dell'arricchimcnto. Tutti - l'abbiamo
detto ora - cominciano a convincersi della
utilità troppo modesta degli a aiuti » a posteriori (i fondi finanziari comunitari), che
in ogni caso sono minimi di fronte al meccanismo squilibrante (l'unione doganalc e
il « libero mercato abbandonato alle multinazionali, a certi monopoli, ecc. ecc.). Bisogna, a questo proposito, ricordarc la risoluzione (rapporto Delmotte) della Commissione per la politica regionale, la pianilicazione del territorio e i ti-asporti del Parlamento europeo, che (il 25 novembre 1976)
l'ha approvata all'unanimità. In questa risoluzione si afferma che la politica regionale comunitaria deve essere un momento
di una politica strutturale globale: quest'ultima presuppone un coordinamento delle
politiche generali e di settore comunitarie,
ecc. ecc.
In conclusione, i l problema della moneta
europea - che è un problema essenziale
per la prosecuzione del processo d'integrazione - non può essere risolto in base al
diktat dei più forti, m a deve essere risolto
secondo l'interesse globale della Comunità.
L'unione doganale ha portato globalmente
nuova ricchezza, la politica agricola « comune » ha protetto certi settori e alcune
zone: ma se l'obiettivo di una politica monetaria comune è ormai irrinunciabile, bisogna progredire - unione monetaria ed econoinica, dunque unione politica - e non limitarsi a misure sui cambi, dimenticando i
fattori N interdipendenti » della creazione di
nuova ricchezza e anche - spesso - i costi
sociali e ambientali enormi e lo spreco di
risorse naturali di un modo dannoso e senza avvenire di creare la ricchezza e di consumarla. Il CCE lancia la sua piattaforma
anche per ricordare queste cose.
)>
Roma, fine gennaio 1977
L'esame di lingua
I
La pagellina dell1«Economist
(711r F..co~iomi.si,22 gennaio 1977)
Lingue parlate dai membri della nuova Commissione della Comunità europea.
Punteggio lingue comunitarie: scorrevole: 3; mediocre: 2; insufficiente: 1; sconosciuta: 0; altre lingue: I .
Nome
Nazionali ta
Jen kins
Tugendhat
Ortoli
Cheysson
Haferkamp
Brunner
Giolitti
Natali
Burke
Vredeling
Davignon
Gundelach
Vouel
Gran Bretagna
Gran Bretagna
Francia
Francia
Germania
Germania
Italia
Italia
Irlanda
Olanda
Belgio
Danimarca
Lussemburgo
Inglese
Francese
Tedesco
Italiano
Olandese
Danese
Altre
Punteggio
6
4
6
7
1o
Spagnolo
Gaelico
13
9
4
11
12
11
12
9
l
febbraio 1977
COMUNI D'EUROPA
6
Proficuo lavoro delle tre
Diamo, in questo numero di « Comuni d'Europa », un primo bilancio dell'attività delle tre Commissioni di studio del1'A.I.C.C.E. facendo presente che pubblichiamo non solo resoconti o documenti approvati nelle varie riunioni ma anche
appunti, note ed altro materiale di orientamento preparato in funzione delle sessioni plenarie delle Commissioni (o dei
gruppi di studio in cui sono suddivise) o delle manifestazioni europee o nazionali, in funzione delle quali è finalizzato
il lavoro.
1" Commissione: autonomie locali e regionali
Gruppi di lavoro:
1) riforma della legislazione italiana sulle autonomie, tenendo conto delle esperienze
dei « partners » comunitari e delle esigenze
di una costruzione federale;
2) finanza locale;
3) rapporti fra Regioni, Stato, Comunità
europea;
4) decentramento urbano, comprensori
rurali e partecipazione.
Per la I Coii,iiii.ssioiie il lavoro siiolto L!
(li citi diu117o tzotiziu si riferisce siu u dite
scudoize precise, il coriilegiqo di Viureggio
siilla finc117za locale (promosso dulllANCI e
.si~oltosi dal 30 settembre al 2 ottobre) e il
coili9egiio s ~ t l deceiitraiiierito i~rbuiru, cotti/~reiisoriritruli e partecipi~zioize (che si terrii a Bologiirc il 29-31) aprile prossinzo), sia
ull'attuazioiie della legge 382.
Finanza locale
Il grltppo di lavoro s~tllu fii~u~izalocale,
uppeiia costituito, si
trovato di fronte ud
~tizascadenza ravvicitiaiissimu e ben precisa
nel periodico coiivegno tli Viareggio proiiiosso dalllANCI strlla finuiiza locule. Nelle due
riiti7ioni dedicate dal gritppo u questo tema
è emerso che I'AICCE noil intende sostituirsi iri questo settore alle altre associazioni di
Enti locali - I'ANCI, I'UPI e I'UNCEM -.
Infatti, picr apprezzandone le proposte, le
sottoporle a verifica in relazioiie alla esperienza di altri Paesi europei e all'esigenza di
una nuova Comunità soi~ruizaziot7ale integrutu, nella quale la soliczione di alcrcni problem i sono strettamente legati alla fitzatzza locale: il problema dei servizi prtbblici in generale e dei servizi sociali iri purticolare, il
problema delle uree urbat?e, delle migrazioni i*iterne, dei centri storici con le ripercussioni sui bilanci conttcnali; i problemi del
credito agli Enti locali; il prohlenla del persoi7ale dei coinrini e delle rnunicipalizzate.
Rigicardo al coi7vegno di Viareggio pubhlichiawio una sintesi delle note di lavoro
(che riportiai?io tnatitenei~do il loro carattere tii stinzolo ulla riflessione e al dibattito)
che la segreteria dell'AICCE e il presidente
tiellu Commissiotze, Armando Bertorelle, vicepresidente della regioi~eTrentii70-Alto Atlige/Trentino-Sudtirol, aveiJurio predisposto
sci1 tema della finatzra locale e i problenli relativi.
Nota n. 1:
Autonomia, finanza locale ed Europa
Anzitutto nel documento per Viareggio (e
del resto sempre) occorre non ripetere i
problemi delle autonomie locali e regionali
così come evidenziati dalle associazioni nazionali e dagli uffici dei partiti nazionali. A
noi (che ne abbiamo la competenza) tocca
sottolineare situazioni e soluzioni di altri
Paesi della Comunità e problemi visti sotto
il taglio generale della C~omunità ai nostri
colleghi italiani, ai parlamentari nazionali,
al governo nazionale. A noi tocca anche, inversamente, metter-e in risalto alcuni aspetti delle ailtonomie regionali e locali in Italia in base a quelle che sappiamo essere
le domande delle autorità europee e dei colleghi, dei parlamentari e dei governi degli
altri Paesi della Comunità. Scadenze: per
gli interlocutori interni dobbiamo intervenire in maniera di portarc il quadro europeo nelle progettazioni nazionali relative alle autonomie (sul mome~ito potremmo intervenire sul programma dei nuovo governo; c'è comunque la scadenza della prevista riforma della legislazione sulle autonomie in Italia, ecc.); per il resto della Comunità e trattandosi specificamente del problema della finanza locale dolbbiamo offrire subito (perché non sappiamo quando si riproporrà il problcma di prestiti comunitari all'Italia) il panorama della. spesa degli enti
locali in rapporto alla spesa pubblica globale in Italia, cercando di mostrare le spese che non possono essere tagliate (talora,
in sede europea, le autori1.à centrali accusano acriticamente la finanza locale) e, nello
stesso tempo, compiendo una leale autocritica, ove questa sia necessaria. Non può poi
attendere il problema del cofrianziiimento
nazionale necesbario per permetterc! alle regioni e agli enti locali di at~ingereai luridi
Finanziari comunitari.
E' evidente che a Viareg,gio non possiamo
che limitarci, in linea di massima, ad un
intervento metodologico, chiarendo come
bisognerà trattare alcuni problemi e in generalc come non bisognerà in alcun caso
tralasciare il quadro comunitario per appr-ofondire la problematica della finanza locale nazionale. Subito dopo vedremo quali sono i punti prioritari circa i quali urge condurre Ic nostre richieste.
Essenziale è il prciblema della comparazione quantitativa e qualitativa fra il rapporto spcsa centrale e spesa degli enti regionali e locali in Italia e l'analogo rapporto negli altri Paesi della Comunità. Certo,
mentre la comparazione quantitativa è semplice, la comparazione qualitativa è estremamente complessa, data la diversa struttura costituzionale e amministrativa dei Paesi della Comunità (i Lander tedeschi poi,
Stati Federati e non semplici Regioni, vcngono a complicare ulteriormente le cose):
ma bisognerà in qualche modo tentare l'indagine, sottolineando da parte nostra la novità della finanza delle regioni a statuto
ordinario, nonché la vecchia questione della spesa degli Enti locali relativa non ai
compiti di istituto ma a quelli delegati dal
governo centrale.
L'altra questione che non può non trovarci preliminarmente impegnati è quella
della comparazione, anche qui quantitativa
e qualitativa, delle entrate dei poteri regionali e locali. Per verificare come le autonomie vivano (o non vivano) da noi e negli altri Paesi della Comunità occorrerà non
solo verificare quali sono le imposizioni dirette ancora lasciate agli enti locali o quali
fondi finanziari trasmessi da enti regionali
o addirittura dai Lander tedeschi, ma anche
secondo quali metodi e con quale tempestività siano dirottati dal centro i Finanziamenti per gli enti locali.
Un punto che vale la pena di segiialarc
al fine di evitare speculaziuni cuii~icr gli
enti locali e le autonomi< 2 qut:l!o di uii:.
franca indagine sugli aspetri parasbitari uell'economia degli enti locali i11 Italia ( 6 un
capitolo che va affiancato a quello della
COMLINI D'ELIROPA
febbraio 1977
Commissioni
giusta protesta degli enti locali per il mancato o l'insufficiente finanziamento da parte del centro dei compiti delegati); si possono richiamare, a questo proposito, quattro settori:
a ) stipendi degli enti locali eventualmente superiori ai livelli nazionali;
b) situazione abnorme delle municipalizzate;
C ) assenteismo sul lavoro (termine eufemistico se pensiamo al caso clamoroso
dei netturbini di Palermo; ma anche la situazione di Roma ha aspetti criminosi);
d) tariffe sottocosto dei trasporti e loro aspetto reazionario (ne risulta una mancata redistribuzione sociale del reddito, poiché questa spesa è - salvo l'eccezione dei
disoccupati e degli scolari della scuola dell'obbligo - puramente demagogica).
Trattandosi di un'indagine italiana destinata a un discorso europeo ed essendo gli
europei particolarmente impreparati sulla
questione meridionale e delle regioni economicamente meno sviluppate, occorrerà sottolineare che dare a regioni ed enti locali la facoltà di levare più imposte ha un significato
assai diverso a seconda del reddito locale:
pertanto il problema del credito (soprattutto per investimenti e per attrezzature sociali) disponibile e disponibile a basso interesse è fondamentale per le regioni povere. Qui il discorso comparativo dovrà approfondirsi, poiché viceversa varie regioni
ricche d'Europa hanno un accesso assai più
agevole al credito delle nostre regioni meridionali. Anche il discorso sulla cassa del
Mezzogiorno e sulla finanziaria meridionale
andrà da noi fatto in questo quadro.
Richiamati i problemi del credito è d'obbligo sottolineare che una comparazione tra
i globali problemi di cassa di un ente locale tedesco o olandese e quelli di un Comunc italiano si impone.
Talora sarà forse utile per il gruppo di
lavoro operare per campioni. In attesa di
arrivare a conclusioni sull'ampio fronte degli enti regionali e locali, prima di poter
pervenire a « medie » nazionali, potrebbe risultare stimolante la comparazione della concrcta situazione finanziaria dei Comuni di Milano, di Roma, di Napoli, di Bolzano, di Torino, di Bari, di Palermo con quella dei Comuni di Berlino Ovest (ma qui si
tratta piuttosto di un consorzio di comunità locali), di Frai-icoforte, di Anversa, di
Bruxelles, di Parigi, di Grenoble, di Marsiglia, di Lione, di Londra (stessa situazione
di Berlino), di Edinburgo, di Copenhagen,
di Dublino, ecc.
Va poi sottolineato che piuttosto che trattare i casi « eleganti » (i quali incidono modestamente sul complesso della spesa pubblica nazionale) occorre concentrarsi prioritariamente su alcune aree metropolitane che
si accaparrano il grosso della spesa pubblica nazionale da attribuire agli enti locali.
I1 che non significa che non sia importante
trattare il problema dei piccoli Comuni, che
ha risvolti rilevanti sotto il profilo della
partecipazione democratica delle nostre popolazioni al governo locale e anche sotto
il profilo del freno dell'esodo delle popolazioni montanare e collinari, che viceversa
del17AI(
svolgono un conipito basilare nella tutela
del nostro equilibrio ecologico.
Dal dibattito del 23 luglio si è soprattutto ricavata l'esigenza che si approfondisca
su scala europea il problema dei controlli
della spesa locale. Qui si viene addirittura
a collocare un problema ideologico della
lotta del CCE. Di solito si bada in molti
Paesi d'Europa a lasciare che i Comuni
(per lo più ricchi) si amministrino liberamente le entrate: direttamente ottenute o
comunque ordinarie, mentre si esercita una
tutela sulle « sovvenzioni »: ma non sta qui
la soluzione del problema, tenuto soprattutto conto delle regioni povere, di quelle
in via di sviluppo, di quelle en perte de vitesse. Mi sembra che la domanda strategica che ci dobbiamo fare è se dobbiamo
continuare con i controlli di organi necessariamente rozzi a ciò destinati o se invece dobbiamo finalmente accorgerci che
l'unico controllo intelligente è la programmazione democratica. Tale programmazione ha a monte il contributo operativo e determinante degli enti locali con rappresentanza eletta dal popolo: si intende che poi
gli enti locali sono tenuti a ubbidire a
questa programmazione che hanno contribuito a creare. Nell'ambito della programmazione saranno anche risolubili problemi di
questo tipo: bisogna ottenere il pareggio o
bisogna pensare anzitutto a certi investimenti sociali, sapendo che questi, che rompono
l'equilibrio finanziario a livello del Comune,
possono rappresentare viceversa un risparmio nel computo globale delle spese di una
regione e degli enti locali che lavorano nel
suo seno?
Si è anche detlto che sarebbe interessante comparare le modalità locali negli accertamenti fiscali nella Comunità europea, sottolineando che un,a visione moderna non può
non privilegiare il metodo analitico su quello indiziario. Questo tema potrà avere un
risvolto nel nostro convegno sui consigli
di quartiere e la partecipazione.
Infine è bene insistere anche sulla necessaria panoramica del sistema entro il quale lavorano e spendono gli enti locali dei
diversi paesi della Comunità. Non è la stessa cosa operare dove c'è una severa, moderna e democratica legge-quadro urbanistica
e dove invece l'urbanistica deve fare i conti con le sentenze della nostra Corte anticostitu7ionale. (U. S.)
a livello del CCE (le due relazioni, Hahn sulla riorganizzazione amministrativa in Europa, e Sergent sulla ripartizione delle risorse
pubbliche agli Stati generali di Vienna nel
1975), e dell'AICCE ( N Appello delllAICCE ad
elettori ed eletti » per le elezioni del 15 maggio 1975 e « Risoluzione finale del Congresso dell'AICCE » a Napoli nel gennaio 1976)
deriva dal fatto che i Poteri locali in Europa, proprio in quanto costituiscono il punto
centrale e la garanzia del fronte democratico europeo e consentono la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, sono direttamente impegnati al consolidamento della finanza locale, base della loro esistenza
e della loro azione.
In questo quadro non ha senso e deve
essere superata la mentalità e la prassi
che fa dipendere la finanza locale dal beneplacito governativo in una logica che mette
la finanza locale all'ultimo posto: deve essere stabilita la parità fra la finanza dello
Stato e la finanza delle Regioni e degli altri
enti locali.
L'AICCE deve esprimere la sua preoccupazione per la situazione nella quale vivono
ed operano i poteri locali nel nostro Paese
ed in particolare i Comuni.
Tale situazione deriva anche dai mutamenti recentemente avvenuti nella nostra
società.
I compiti sempre maggiori affidati ai Comuni e la crescita delle esigenze dei cittadini, hanno messo in crisi i Comuni di dimensioni minori.
L'urbanesimo e le migrazioni interne, conseguenti al fenomeno di industrializzazione,
hanno creato grosse aree urbane ormai ingovernabili per l'entità e il modo della loro crescita.
Nota n. 2:
1) legge comunale e provinciale; 2) riforma
sanitaria; 3) riforma assistenza: 4) riforma
legge aziende municipalizzate; 5) riforma urbanistica; 6) programmazione; 7) problemi
aree metropolitane e città storiche; 8) ente
intermedio-comunità di valle-comunità montane-comprensori. (G. M.)
Esigenze dei cittadini, compiti dei comuni e finanza locale
La legittimaziorie della nostra Associazione ad affrontare i problemi della finanza
locale, come ha fatto anche in documenti
Rapporti Regioni
Sempre nel qirodro delle attrih~lziotii d r ;
la I Cotizrnissione, il gruppo pei. lo .stuc?i,.,
dei rapporti tra ,Regioni-Stato-Comuniru europea si è riunito il 24 novembre scorso
presso il Consiglio regionale della Toscana,
Lo sviluppo dei trasporti, l'esigenza dei
servizi sociali e un giusto trattamento del
personale hanno creato problemi che vanno
al di là delle questioni comunali per investire i problemi di tutto il paese.
In questa situazione i Governi e le forze
politiche non hanno saputo trovare una risposta adeguata alla crescita ed al mutamento della società, sicché i nodi che si
presentano ora sono il frutto di avvenimenti
che sono maturati nel dopoguerra.
La soluzione di essi non si presenta agevole. Ed è in ogni caso strettamente legata
a tutti i problemi del Paese, economico-sociali-culturali e di struttura, ecc., tra i quali:
- Stato - Comunità
spite del presidente, Loretta Montemuggi,
e . una approfondita analisi del problema
L e1 completamento del trasferimento delle
funzioni dallo Stato alle Regioni - anche
in attuazione della legge 382/1975 - e i coni
COMUNI D'EUPIOPA
8
ilessi u s p e t l i (li p u ~ ~ e c i l ~ u z i o rdrecl l e Regioni
e degli uliri />oreri iocctli ctllu uttituzioize e
ullu e1uhoru;ioiie clcllc
puliticlie D coi~ztltii/arie.
Al reriirirrc tlcl t l i h u / t i / o . il r r i i .a .a o di lui J o r o irti u l ~ l ~ i o i 9i l~i l / oAppello c l w ioretta
Montemaggi, Lotile coortliiiulore del grilp-
febbraio 1977
a Bruxelles 1 7 1 ~ J i r i o<li collegamento
del CCE con la Comunità europea
è al
delle Regioni e d i tutti ,gli Enti locali
i-i/Ù tlel Parluiiieir(o e tlel G'overrio i~tilitiiio
- iirsier~ie ud 1 1 1 1 h r e i ~ e re.socoii/o (lei loi'ot.; - coi1 l'ciirspicio c h e ehso ~ ~ o . s . s e.s.sei.LP
u
c~.suir~irru/o
c o i ) / t i /errrl~e.s/ii~i/ii
c l'ti~~eii:ioire clre / ' i i i r / ~ o r ~ ~ r i i (lei
: . t i / ~ ~ o h I e i .\eqiiult~li
i~i
r-ic.lrie<ic..
I l Gruppo di lavoro rlcll'AICCE bui pi.oblcini dei rapporti tra Rcgioiii-Stnio c Coiiiuiiità curopca, si i. i.iuiiito a F i i - c n ~ ci l
24 novembre 1976.
I l presiclciitc del Consiglio regioiialc dc.1la Toscana, Loi-ctta Moiiteniaggi, il vicc-prcsideiiic dclla Giuiiia i-cgionalc clel Ti-cntiiio
Alto-Adigc c pi.esidcnic dclla I Conimissioiic
dcll'AlCCE. AI-niariclo Bci~lorctlc,e il segrc
tario gcnei'alc ay@iuiito dell'AlCCE, Giaiifranco hlariiiii. liaiiiio iiitrodotto i !avoi-i
analizzando la Icggc 382,/1975 e Ic cspcriciizc ed i n i ~ i ~ i i i v dcll'AICCE
c
per un miglio1.c iiisci.iniciito delle Regioni nel processo
di iiiicgrn~ionc cur-opczi.
Al trr-iiiinc di ~ i i i aiiipio c approfoiiclito
clibattito, il Gruppo i.icoiifci.nia la iiisostituibile Funzione clcll'AICCE (Sczioiic italiana dcl Consiglio dei Coniiiiii d'Europa) alla qualc aderiscono Coinuiii, Pi-ovincc c
Regioni - volta a i-aFforzarc i l moiiiciiio
autonomistico iiell'ordinamcnto italiano nei
suoi aspetti inscindibili di dcnioci-n~iac di
efficienza, tali d a Favorire un costruitivo
a p p o r t o del nostro Pacsc anche alla unilicazioiic politica ed economica europea.
Il Gruppo, preso a t t o del rinnovo della
delega al Governo per i l completamento
clel trasferimento di funzioni dallo S t a t o
alle Regioni, ribadisce che la costruzione
detlo S t a t o regionale, ~ o l u t odalla Costitu/.ione, ed i conseguenti interventi di riform a dell'anin~inisii-azionc centrale c perifcrica dello S t a i o c delle Autonomie locali,
rappresenta Lin momento costitutivo di un
più generale processo di rafforzamento dclla democrazia a livello regionale, iiazionale ed cui-opco al qualc I'clezione diretta
del nuovo Parlamento europeo, prevista per
i l 1978, d a r à un decisivo contributo.
Il Gruppo di lavoro pertanto, interprete
delle posizioni politiche costantemente sostenute dalllAICCE, rivolge un vivo c prcssante
APPELLO
al Parlamento nazionale ed al Governo perché
venga data sollecita ed integrale applicazione
alla legge n. 382/1975 sia per quanto concerne
un organico e pieno trasferimento di funzioni
sia per quanto attiene i connessi e rilevanti
aspetti finanziari e strumentali.
Ribadisce altresì la necessità che le Regioni
siano poste sollecitamente in condizione di esprimersi sugli schemi dei decreti delegati attuativi della legge 382.
Per quanto attiene più specificatamente ai
rapporti tra Regioni e Stato, nelle materie disciplinate da norme comunitarie, il Gruppo
conferma l'urgenza di una adeguata integrazione delle previsioni della legge 382 per assicurare istituzionalmente il concorso attivo delle
Regioni anche nella fase di elaborazione (e non
A
sede del Consiglio
dei Ministri
della CEE
sede della
Conimissione
della CEE
Ufficio di
collegamento
CCE-CEE
Le funrioni dcll'C'llicii) di Bi-uxclles sono:
la canalizra~ioric dell'iiiforniazione e dclla docunienta~ioiic, in modo sisieniaiico c
d i f l c r e n ~ i a i o per problcnii;
I'assisteiina agli Enti t(ci.ritoriali per le pi-atichc che riguardano la Coiiiunità (ad eh.
I-elati\~cai K Foridi
europei);
la facilitazione di prese di contatti, colloqui c inconii-i tra rappresentanti degli Enti
territoriali c gli organi c servizi della Coniuniià, oncle Favorire una corretta attivitk
legislativa c amniiiiistrati\ra di tali Enti, i i i ai-monia con le norme comunitarie;
I ' o r g a n i ~ ~ a z i o ndi
c visite collettive d ' i n l o r m a ~ i o i i ee di studio (ad cs. di giovani, di categorie economiche, dli insegnanti, ecc.) alla Comunitk;
l'assistenza acli
Coniunità.
«
Stagcs
»
di Forn-iazionc europea per Funzionari regionali presso 1;)
I Soci sono invitati a servirsi dell'ufficio, rivolgendosi alla Segreteria delllAICCE,
Pi:azza di Trevi, n. 86 - 00187 Roma - Tel. (06) 68 73 20 - 67 84 556.
febbraio 1977
COMUNI D'EUROPA
solo di attuazione) delle norme e delle «politiche » comunitarie destinate ad incidere sulle
materie di competenza regionale, tenendo presenti a tal fine anche i disegni di legge di
iniziativa regionale predisposti dalllAICCE e già
adottati da alcune Regioni ai sensi dell'art. 121
della Costituzione.
Richiama infine l'attenzione del Parlamento
e del Governo sulla esigenza che vengano sollecitamente affrontati e adeguatamente risolti
i problenii della riforma della legge comunale
e provinciale e della finanza locale presupposti
indispensabili per la sopravvivenza stessa delle
Autonomie nel nostro Paese.
Il gruppo ha anche trattato altre questioni concernenti l'organizzazione interna
dell'Associazione e degli enti aderenti, ed
ha deliberato:
1 ) di riaffermare l'urgenza che ogni Regione istituisca nel proprio ambito un ufficio per i problemi europei destinato a
facilitare, con una migliore e più tempestiva conoscenza delle norme politiche comunitarie, l'adempimento delle funzioni legislative e amministrative e quindi la par-
tecipazione regionale al processo di
grazione europea, nel rispetto delle
buzioni costituzionali delle Kegioni e
obblighi assunti dal nostro Paese nei
fronti della Comunità europea;
9
inteattridegli
con-
2) di auspicare che ogni Regione si faccia promotrice di iniziative idonee a sensibilizzarc e a coordinare, d'intesa con la
A.I.C.C.E., l'opinione pubblica, le varie forze della società, iii vista della elezione diretta del Parlamerito europeo, e a tal fine
fa riferimento alla recente costituzione, su
iniziativa del Consiglio regionale del Piemonte, di una
coiisulta regionale per la
unificazione europea D;
.
3) di richiamare l'attenzione delle Regioni e delle Province autonome sulla esistenza a Bruxellec di un apposito ufficio
di collegamento con le Comunità europee
istituito dal CCE i(Consig1io dei Comuni di
Europa) per favorire i contatti fra le istituzioni comunitarie e gli enti territoriali
dei 9 Paesi membri. Detto ufficio ha sede
in Bruxelles, 30 Boulevard Charle Mayne,
Tel. 736 64 88 - 736 06 44, e ne L' responsabile
il signor Leclair.
Decentramento e partecipazione
111 I ~ ~ r i ~ i otlel
i i e coi.itvegi?odi Bologiia - che be bene in occasione di questo convegno
si terrà il 29-30 aprile prossiillo - riportiamo studiai-e Ic interrelazioni che cori-ono tra lo
1 1 1 1 ~ 12ota di oriet~ta~nento
e le c ~ n c l ~ ~ s i o insediamento
i~i
umano nelle zone rurali, il
della ril~i?ionedel g r ~ ~ p pristretto
u
(tenutasi problema dei piccoli comuni, quello della
fuga dalle campagne, l'assetto ottimale da
il 30 i1ovenihi.e 1976 i~ellastessa città).
dare alle aree metropolitane e la politica
regionale del territorio.
Umberto Serafini:
Ciò premesso, occorre osservare che il
nostro tema può es,sere visto sotto due aspetAppunti per il Convegno di Bologna ti, che spesso si coiifondono insieme: 1) l'articolazione ottimalt: delle grandi aree comuIl convegno interessa I'AICCE sopi-attut- nali metropolitane, secondo comunità gestito in vista della dodicesima edizione degli
te pur sempre secondo le regole della deStati generali, che si svolgerà a Losanna
mocrazia delegata, che non superino una
nel giugno 1977 e di cui uno dei temi sarà:
data misura risultante la più funzionale dal
« La partecipazione dei cittadini alla vita
punto di vista della gestione dei servizi e nelpolitica locale n. Dal momento che questa
lo stesso tempo idlonea ad essere controllacdizioiie degli Stati generali cade nel perio- ta da un elettore che non abbia un livello
do che precede le elezioni europee del 1978, straordinario di specializzazione: ad un tacioè mentre si profilano programmi eletto- glio di questo genere mi pare possano rirali ti-ansnazioiiali e una tendenza a fede- spondere le « zone >, del Comune di Milano,
rarsi sovranazionalmente da parte dei par- comprendenti - se non ei-ro - una popolatili politici omogenei (tendenza alla forma- zione media di 70-80 mila cittadini, e tutte
rione tli partiti europei), il tema in ogget- le esperienze analoghe (è interessante notato iiitcressa anche per indagare nei diversi re che una popolazione siffatta corrisponde
paesi della Comunità europea quali siano a quella media clel comprensorio rurale
le basi locali della democrazia e quindi Ic tedesco, il Laizdkrt:is, che è probabilmente
l'esempio più moderno ed avanzato di deradici dei partiti.
Il tema è stato affrontato già dal CCE mocrazia rurale fra quclli in vigore nei Paein due incontri, entrambi a Neu Isenburg si della Comunità europea); 2) la parteci(Germania federale), rispettivamente il 20 pazione quotidiana e diretta dei cittadini
m a r m 1974 (per I'AICCE: Serafini, Spacci- alla gestione della cosa pubblica e le infrani sindaco di Trieste, Vaccari per il Coinu- strutture idonee per renderla effettiva (cfr.
quel passaggio della « Carta europea delle
ne di Pavia, Vicario della Regione Friuli/
Venezia Giulia) e il 29 marzo 1976 (per libertà locali » - laiiciata dal CCE nel 1953
I'AICCE: Bacchiocchi per il Comune di Bo- - che recita: le comunità locali devono
logna, Lonzar per il Comune di Trieste, Se- « ... creare i mezzi stabili perché ogni cittadirarini; invitato anche Dragone per il Comu- no cosciente di essere membro della cornunità e vincolato alla collaborazione per il sano
ne di Milano).
In realtà accanto al tema del decentra- sviluppo della comunità stessa, prenda parmento urbano, dei Consigli di quartiere, ecc., te attiva alla vita locale »): a questa istanandrebbe trattato il tema parallelo dei com- za corrispondono certo meglio, in prima
istanza, quelle articolazioni della comunità
prensori (rurali). Fin dalle sue origini il
CCE si è interessato, anche istituzional- urbana che non si spingano oltre i 10-15
mente, del rapporto ci ttà-campagna: sareb- mila abitanti; in generale agiscono in que-
sto senso quei comitati di quartiere che si
sono forinati di fatto nelle grandi città, ove
l'esperienza del decentramento istitu/ionale
abbia tardato e cittadini, partiti, organizzazioni sociali si siano dati da fare per supplire organizzando quello che, con terminologia prcsa dal servizio sociale, si chiama il a vicinato (i~oisinuge,r~ciglihoirrhood)
e K bussando di porta in porta ». I due aspett i non soiio antagonisti, ma complementari.
Il discorso della partecipazione di base
potrà essere coiidotto sia affrontando direttamente la partecipazione in senso globale
sia avviandolo per settori funzionali. In base a questi ultimi gioverà esaminare l'csperienza dei distretti scolastici, le proposte
per le unità sanitarie locali, varie esperienze relative a servizi sociali decentrati, la base territoriale dei comitati per la casa, ecc.
ecc. Circa le infrastrutture aperte a una
partecipazione non specializzata, generale, e
a un approccio politico comunitario varrh
richiamare quel movimento, che variamente si è affermato in Europa, per I'animazione dei Coniin~liiitv ceiitres, cer7tre.s sociaux, D o r t g e i i i e i ~ ~ . r ~ ~ l ~ a f t l z u ~(a
r s e rquesto
,
proposito sarebbe interessante andare a rivedere I'Edircation Act britannico del 1944).
Mi sembra che tutto il discorso si avvantaggerebbe d a una comparazione tra le
strutture di base politico-amministi-ative c
le strutture orizzontali dei sindacati dei lavoratori (dalla fabbrica alla camera del lavoro).
Riteniamo altresì che andrebbero esaminate quelle altre striitture private, ma di grande rilievo sociale e culturale, che sono le
strutture comunitarie religiose di base (a
cominciare, poiché siamo in Italia, ovviamente dalle parrocchie cattoliche).
Infine si dovrebbe integrare quest'analisi
sull'autonomia e sulla partecipazione, condotta sino alle cellule più minuscole, mettendola in rapporto col problema del coordinamento fra tutte le cellule nell'intcressc
generale: qui nasce il grande problema
della conciliazione fra autogestione e piano; fra autonomia intesa in senso non
particolaristico né corporativo e volontà generale, per riprendere l'espressione di Rousseau, che come è noto metteva quest'ultima a confronto con la cosiddetta volontà
di tutti (ed ecco il ruolo di « sintesi », anticorporativo, dei partiti politici). Sarà interessante richiamare in sede conclusiva la
esperienza dottrinaria del federalismo integrale (se ne potrebbero trovare importanti
matrici negli urbanisti inglesi di più vecchia datazione, così come è d'obbligo ricordarne lo sviluppo da Proudhon a Trentin padre): in ogni modo appare evidente l'esigenza di collegare la partecipazione democratica di base, la cosiddetta educazione popolare e l'educazione civica europea (cfr. anche la
Carta europea dell'insegnameiito »
dell'Associatioiz erri-opéenne des Ei1seignai7t.s
e L'Europa dell'educazione » di Mario Bastianetto in « Comuni d'Europa n, luglio-agosto 1974).
E' chiaro che un convegno nazionale italiano non dovrà precorrere lo scambio di
esperienze, che si opererà agli Stati generali di Losanna, ma dovrà tuttavia tenere ben
presenti gli obiettivi che gli Stati generali
si propongono, in un momento in cui vogliamo gettare le basi più profonde di una
democrazia europea.
COMUNI D'EUROPA
1O
Resoconto della riuinione del 30 novembre (")
Bertorelle - Introduce il dibattito chiarendo che lo scopo clella riunione è predisporre il contributo della Sezione italiana agli
Stati generali del giugno 1977. Tale compito
spetta proprio alla I Coinniissione e particolarmente al gruppo di hvoro che tratta
del decentramento e della partecipazione.
Ricorda e riassuine i lavori dell'apposita
Commissione europea del CCE, che si i: riunita a I\leu Isenberg nei '74 e nel '76 C i
lavori della conferenza dci Ministri europei delle collettività locali (tenuta ad Atene nel novembre scorso) riguardante la partecipazione popolare alla vita pubblica locale, accennando poi alla prossima edizione
della conferenza che si terrà in Svizzer-a
nel '77.
Il problerna che stiamo trattando ì: venuto fuori in tutta la sua drammaticità anche
a seguito delle ultime elezioni amministrative che hanno visto nella patria della democrazia, cioì. dell'Iiighiltcrra, una partecipazione dei cittadini non superiore, nel tutale, al 35"ii e in taluni casi al 20°/0.
Bertorelle ricorda infine gli importanti
risultati del convegno tenuto a Varenna
il 23-24 settenibre scorso sulla partecipazione popolare alle funzioni amministrative e
sull'ordinanierito dei consigli circoscrizionali
comunali ed annuncia i l convegno internazionale di studi sulle articolazioni nel
contesto urbano e sulle forme di partecipazione decentrata al governo e all'uso del tcrritorio.
Infine, dopo aver commentato i risultati
eli alcune elezioni svoltesi nei comuni di
Novara, Arezzo e Perugia i11 applicazione
della legge n. 278, conclude prospettando
I'opportunitA di una ulteriore riunione dclla Commissione per inetterc a punto il convegno che I'AICCE organizza in aprile a Bologna
il, vista degli stati generali di L"sanna.
LOngO - Su proposta di
ine la presidenza della riunione.
assu-
Serafini - Integra l'introduzione di Bertorelle in base ad un appunto ciclostilato già
inviato ai partecipanti.
peduzzi . E, favore\,ole
ad affiancare il discorso dei comprensori a quc.lo delle
( O circoScriLiOni o quartieri urbani). A
~
na rapidissimamente al rapporto f r a partecipazione (autogoverno) e programmazione
economica,
sottolinea il criterio delle di.
stanze e dellputilizzabilità di sempre più moderni e veloci mezzi di trasporto nell'affrontarc i problemi del decentramento rurale.
come creati dalla R ~
critica i comprensori
gione ~ ~ ~ b ~ ~ ~i elle
d ~i il^^^
~ ~. comune e divisa in venti zolle: per un decentramento
funzionale questa esperienza ha
indicato una media
che va dai 40
('1 Alla riunione, b o l t a b i pi-chro I'aaaebaoi-ato al deccntl-an,en,o drl Coniune di Bologna, erano
I K I eli altri. o l t r e a Ber-torcl~c e Seralini: &
Paola,
sindaco di Tcriimo, Struniendo, presidente della Provincia di Venezia, T u f f a n o , aegi-etario della Federazione
vcncta dell'AICCE, Bucci. aascraore del Comune di
Viarcggio, Peduzzi, asacssorr al Corriune di Milano.
Zuccarini. abbeaaorc del Corniinr di Chicti, Bacchiocc l l i , I,,.eaidcntc d i Comnlisbione
Ccinsiglio comunaIc di Boloina. L U I ~ Easbc\sorc
~.
n1 dcccntramento del
Coniune di Bologna. Diana Fi-nnccxhi, aa\eaaoi-e del
Comuiic di Bologna. Vettori, rindaco di Kovcreto, PclIc$riiii. ah\c\horc al dcccnirarnento del Comune di BolAailolBo~L,,,, Ei.ano pl.chcnti
alcuni
di
;iiiiiiiiniafra~ioiii locali.
ai 60 mila abitanti (ma civviamente altri fattori vanno considerati oltre quello del numero degli abitanti). Clonfronta I'articolazione funzionale.denlocratica di un'area metropolitana col decentranlento « specializzato ,. Polemizza contro la non coincidenza
c[el decentramento regioi?ale e di quello comunale,
Anche
la tendenza a Milano
di portare le lonc (o circoscrizioni) da 20 a 30,
sottolinea che tuttnaltra cosa sono i quartieri quando hanno ciascuno una media
di 2-3 ini]a abitanti, conle quelli creati dal13amministrazionc di pa\,ia guidata dal sin.
dato veltri (ha ragione serafini a distingue.
il
del13L,l-t,colazionefunzionale
da quello dell,instaurazii:,ne della partecipazione diretta). li^^^^ la difficoltà di individuazione dei quartieiri nella fascia urba.
nistica G intermedia », mentre essi sono me:.lio incli\.iduabili nel centr-o storico o nei
nuovi insediamenti proeraminali della periferia,
iil guardia con-
febbraio 1977
D'altra parte, pur compiendo un'opportuna
autocritica nazionale, non possiamo trascurare che l'italiana (usando l'espressione di
un felice articolo uscito nei giorni scorsi sul
società
quotidiano « La Stampa D) è una
mobilitata », di Fronte a una indubbia caduta di tensione politica specialmente nel
nord e talvolta nel centro Europa.
Inoltre il nostro discorso è difficile, perché non solo è differente la situazione socioeconomica nelle diverse parti d'Italia (salta
subito agli occhi la distanza tra certe aree
metropolitane del nord industrializzato e gli
insediamenti, urbani e no, nel sud), ma, soprattutto sul terreno dei comprensori, assistiamo a uno sfasainento tra alcuni fatti istituzionali sorti pragmaticamente e un programma coerente e sofisticato portato ora
avanti dalle Regioni: probabilmente risulta
più omogenea la problematica dei quartieri.
In ogni modo teniamo sempre presente
che dobbiamo confrontarci con l'Europa. La
politica rientra nel nostro discorso almeno
tro i pericoli dei quartieri minimi: essi
in' due sensi: 1) nella collocazione del nosanno nc possono confrontarsi
col comu- stro discorso specifico nell'àmbito della cone,
troppo
A~~~~~~ poi
struzione tli uno stato moderno (costruziobrcvemen te all'organiz~a:~ione
spontanea (an- ne a cui resiste la vecchia burocrazia, ferma
,h, se
dai
politici e dalsu posizioni, su privilegi e su misoneisnii
le
sociali) che si 2 estrinscche discendono da un precedente quadro
tati di qLiartiere,
politico); 2) nel rapportare i l nostro cliscoi-Circa la partecipazione popolare, che & so specitico a una dialettica delle idee (porstata giudicata carente e talora in diminu- tate avanti dall'eurodemocrazia, dall'eurocozione sia alle assemblee di quartiere che munismo, dall'curosocialismo, ecc.) che foralle assemblee specializ;~ate (distretti scola- se negli altri Paesi della Comunità non c'i.
stici), osserva che c'ì. un rapporto tra qua- o non t: così viva.
luiiquisnio e classi socia.li: di solito gli opeL'AICCE dovrà dare anche un coiitriburai partecipano più 11um.erosi c meglio (cioè to nel vedere quell'aspetto della partecipainserendo i problemi spe:cifci nel quadro po- zione che implica una dialettica fra il prilitico senerale) dei colletti bianchi D, e pii1 vato (organizzazioni a lini non pubblici o
precisamente del lavoro terziario impiega- non di interesse generale) e il pubblico.
tizio ». In taluiii casi a Milano si ottengoHa ricordato i limiti tecnicistici che il
no assemblee di 1.000-1.200 persone: ciò è relatoi-e previsto per Losaniia, lo svizzero
senz'altro un risultato incoraggiante.
Dupont, ha mostrato nella seconda riunione di Neu Isenburg. Viceversa la. ricerca
Si Sta ~ r e ~ a r a l l dun
o nuovo regolamento
dell'AICCE dovrà tenere ben presente il quaper le circoscrizioni: quali poteri conferire
loro esattamente? E' aperto il discorso an- dro politico generale e quello di quella parte di politici che seguono la Comunità con
che s u l hrtdget circoscrxt.iona]e (,-he in ,-er.
ti casi può dar luogo a un'amn~inistrazio- intenti riformatori: sarebbe per esempio
utile uii riferimento al rapporto Maldague
ne più rigorosa e a talune economie).
Tocca poi il rapporto tra i rappresentan- e alla dipendenza della qualità della vita
ti dei quartieri e il Consiglio comunale: nei
da determinati Fatti strutturali, di cui la
partecipazione popolare dovrebbe interesquartieri non si trattano solo le questioni
lc~cali,circoscrizionali, ma si compie anche sarsi.
un~ approccio
alla politi~
~ più~ circostanziato
Zuccarini - Col nuovo oratore si passa al
ca generale
Comune.
centro-sud e a uri Comune di 52 mila abiLC circoscrizioni possono essere utilizzatanti. Nel clima meridilnale la legge 278
te per indagini tributarie: ciò nelle diverse
trova un ritardo nella applicazione: si ha
ipotesi che si fanno ora circa il riassetto infatti timore di perdere o frantumare i l
dei tributi.
potere politico.
Sussiste anche un problema di rapporti
Chieti ha un centro s t o r i c ~ di 18 mila
- tra i quartieri milanesi e i comuni vicinio- abitanti (all'altezza di 330 metri sul livello
~ri, trad la città
~ e il suo1 hirztrrlunci: ciò va
del mare): all'interno sono sorti una serie
verificato anche superando talune delimidi insediamenti poco o male regolati. Cotazioni alquanto astratte o arbitrarie, fatte munque gli insediamenti presentano caratin regime fascista relal.ivamente ai confini
teristiche diverse, alcuni essendo insediadel Comune (1926, 1931).
menti industriali ed altri frazioni contadine
Due settori ancora di intervento d a pardisseminate in zona rurale. I Comitati di
te delle circoscrizioni possono essere sottoquartiere sono sorti prevalentemente, con
lineati: l'intervento del Consiglio circoscriun
carattere di spontaneità, negli insediazionale nella \lalutazion~: sulle licenze edilimenti industriali (scopo immediato era la
zie e quello nella difesa dell'ambiente.
critica dei carenti servizi sociali, la richieBacchiocchi - Per dare un contributo ef- sta di scuole materne e di asili nido, ecc.).
ficace agli Stati generali di Losanna non
Questa esperienza spontaneistica si è dimosarà facile astrarsi (come comporta ogni strata tuttavia abbastanza modesta e si C
rreneralizzazione) dalle sincole es~erienze. andata speqnendo.
. v
conservando il senso della realtà circostanRimane dunque il fatto che sulla partete e non tralasciando di sottolineare le dif- cipazione autogestita prevalgono, se vogliafcrenze fra regione e regione, città e città. mo essere realisti, preoccupazioni elettora-
- -
COMLINI D'EUROPA
febbraio 1977
li, tali da mettere persino in dubbio, per
quanto riguarda i consigli di q u a ~ t i e r e ,il
suffragio diretto.
L'oratore è d'avviso che occorra preparare un convegno nazionale delllAICCE sul
decentramento urbano sulla base di un documento d a inviare preliminarmente a tutti
i futuri partecipanti, documento con un
preciso sfondo politico.
Di Paola - Esprime soddisfazione per la
discussione come si è fin qui sviluppata.
Propone di non lasciar fuori dell'analisi le
comunità montane e anche di analizzare,
in fatto di decentramento e di comprensori, la diversità di funzionamento delle Regioni italiane. In generale in tutto il problema del decentramento egli ha assistito
a una lotta di campanile per la delimitazione dei distretti scolastici, per le ipotesi territoriali sulle unità sanitarie, ecc.
L'oratore raccomanda anche che nel discorso non si trascuri l'analisi metodologica sulla destinazione dei fondi comunitari
e anche la denuncia di una loro mancata
i~iilizzazione.
Longo - Come assessore al decentramento al Comune di Bologna integra quanto
già detto dal consigliere Bacchiocchi. Egli è
d'avviso che sia opportuno trattare insieme quartieri e comprensori (leggi 278 e 382).
In realtà ci sono Comuni grandi e piccoli
e la trattazione simultanea dei due temi
permette di trattare, con conveniente collegamento, della ristrutturazione dei diversi
apparati comunali in funzione dei diversi
aspetti di partecipazione (urbana o rurale).
I1 decentramento va infatti visto soprattutto sotto l'aspetto della partecipazione. E' evidente che la divisione territoriale in circoscrizioni non può non essere diversa da
città a città. Bologna è divisa in 18 quartieri, con una media di 25 mila abitanti (i
quartieri vanno d a un minimo di 10-15 mila ad un massimo di 40 mila abitanti). I n
linea generale queste unità di base (appunto i quartieri) debbono essere né troppo
grandi (per rimanere alla portata dei cittadini) né troppo piccole (per essere capaci di programmare: asili nido, scuole materne, biblioteche, tutti gli altri servizi sociali essenziali, ecc., ecc.).
Bologna comunque ha compiuto uii'articolazione tutt'altro che perfetta. La partecipazione popolare non può non essere spontanea, ma gli strumenti e le forme della sua
organizzazione possono essere promossi anche dal « centro comunale ». Le Commissioni dei Consigli di quartiere sono ora sottoposte al passaggio della elezione dei consiglieri d a indiretta a diretta; queste Commissioni si sono dovute tenere abbastanza
srielle; esse trattano generalmente problemi
scttoriali; rispondono al Consiglio di quartiere.
Intorno alla Commissione si ha una più
larga partecipazione diretta di cittadini attraverso il Gruppo di lavoro: esso serve
appunto per estendere nel tessuto vivo del
quartiere l'interesse ai temi della Commissione.
C'è poi l'istituto dei Comitati di gestione
delle opere sociali decentrate (per esempio
le scuole per l'infanzia): essi sono composti
di fruitori e di gestori del servizio.
Si tengono frequentemente assemblee con
partecipazione diretta, nelle quali si discutono i problemi, si impostano indagini, ecc.:
queste assemblee presentano il pericolo di
11
essere strumentalizzate, soprattutto se preludono immediatamente a proposte operative; quindi le loro riunioni finali, per meglio individuare tutti gli interessi componenti, sono prececlute d a riunioni particolari di elementi locali dei partiti, dei sindacati, degli impreiiditori, ecc.
Molte delle discussioni locali sfociano in
contributi alla discussione e alla delibera
non di quartiere ma dell'intera amministrazione comunale: per esempio le molteplici
discussioni avveniite sulla retta della refezione scolastica negli asili nido, nelle scuole materne, ecc.
In prevalenza rion si decentrano direttamente le spese per quartiere: c'è però un
bilancio di quartiere; esso rappresenta la
somma dei singoli bilanci delle istituzioni
presenti nel quartiere (si verificano i costi
non solo di investimenti ma di gestione, anche al fine di stabilire per successive com-
parazioni gerarchiche le rispettive utilità
sociali).
Molta attenzione viene portata ai rapporti tra i consigli di quartiere e gli organi
settoriali decentrati (distretti scolastici, consorzi socio-sanitari, ecc.). Occorre confessare che talvolta il consorzio ha espropriato
una iniziativa di quartiere (bisogna riaffermare la priorità del Comune e del quartiere
sulle organizzazioni settoriali).
Strumendo - Riflettendo sulla iematica
comprensorialc si domanda se convenga
unificare i due discorsi (quartiere e comprensorio).
Cita il recente convegno dell'UPI sui comprensori. Già nove Regioni hanno legiferato,
5 sono in attesa della mossa, ecc. Risulta
una carenza del centro-sud (salvo forse le
Puglie) sia istituzionale sia spontaneistica.
Si domanda quale sia il livello giusto di
Decentramento urbano e comprensori
nel quadro della realtà europea 77
Bologna: 29-30 aprile 1976
Lo svolgiinento del convegno si articolerà su 4 temi:
I. Deceniramento ~ 1 ~ 5 . i i i 0comprensori
,
e partecipazione popolare nella
realtà italiana (sintesi d a operare soprattutto in funzione della comprensione della nostra realtà nazionale d a parte degli altri europei della
Comunità);
I l . Tendenze ed esperienze nella realth europea (schizzo comparativo delle
situazioni dei nove Paesi della Comunità, con specifico riferimento anche
alla prima stesura del rapporto Dupont per gli Stati generali);
111. Autonomismo e federalismo;
IV. ' ~ democrazia
a
territoriale locale, la partecipazione popolare e i partiti
europei.
Nell'afirontare il I tenza occor.rerà preoccuparsi di iure il bilancio sia della
situazione forniale (giuridica) che di qilella sostanziale (che vede, per eserripio, uii
decentramento urbano in qicartieri con metodi, obiettivi e risultati wiolto diversi
fra Coniuni grandi e grandissir~i- aree metropolitaize - e Comuni medio-piccoli
- fra le zonc di Milano, per esempio, vere e proprie « amininistrazione di misura
ottimale », e i « vicinati » di Viareggio, seinplici strumenti di partecipazione -,
fra iiord, centro e sud dell'ltalia - date le situazioni econoniico-sociali e anche
culturali non poco diiferenziate -, fra comprensori di cui si vuol fare elementi
di associazioiie e integrazione fra Coinuni piccoli e minilili e comprensori prospettati come. soggetti della prograrnniazione regioi~ale).Occorrerà anche dare un
cenno di qicei' che c'è e di quel che si prospetta iii Italia i11 fatto di inirastrutture
locali per la partecipazione (organizzazione di Cowiunità, centri sociali, giornali,
radio TV, biblioteche, disco e cineteche, musei, scuole d'arti e inestieri terminali
di reti informatiche, organizzazione del tempo libero, università popolari adult cducation). Occorrerà infine fare il piiiito sii qicnnto già da noi si realizza (oppure
su quanto si prospetta o si chiede a teinpi ravvicinati) i11 fatto di democratizzazione di aspetti foi~damentali della vita conit4nitaria locale: distretti scolastici, servizio sanitario, controllo urbanistico, democrazia di fabbrica o di azienda agricola,
cooperativiswio, ecc.
Nell'affrontare il I1 tema si cercherà di ottenere analoghi approforidimenti, al
di la della ricerca di analogie o differenze forrnali o tioniinali.
Nella trattazione del III tema si dovrà cercare di confrontare atitogestione,
autogoverno, autonomia con la programmazione ai livelli siiperiori, sino a quello
sovranazionale - particolarmente interessa l'armonizzazione fra democrazia « diretta » ( e autogestione, prograi~imazione regionale e prospettiva di una programmazione comunitaria, etiropea, da agganciare al passaggio dall'unione doganale
all'unione economica, col relativo coordinamento delle « politiche comuni » e la
loro rea1izzai:ioiie in funzione dell'equilibrio interregionale e sotto l'iniziativa e il
controllo di una « democrazia territoriale D seriamente partecipata.
Il IV tenia dovrù essere affrontato nel quadro delle elezioni europee previste
per il 1978 e del federarsi di partiti politici a livello sovranazionale.
-
Per iscrizioni e informazioni rivolgersi a: AICCE, p.zza di Trevi, 86
Tel. 678 45 56 679 57 12.
-
- 00187 Roma
COMUNI D'EUROPA
gestione dei servizi. Sottolinea l'assenza dei
Comuni e delle Province nei processi economici, pur essendo enti di politica generale.
La realtà di fatto vede regionalmente e
localmente, in tema di economia, organi consortili settoriali non territoriali: occorre
spostare I'attcnzione verso un comprensorio vòlto simultaneamente alla programmazione economica e alla pianificazione urbanistica. Ma come si colloca questa nuova
realtà squisitamente programmatoria nel
quadro delle Regioni, delle Province e dei
Comuni? In effetti la prima a dover essere
messa in discussione è la Provincia: soppressione? superamento?
Occorrerà pervenire a chiare norme nazionali sul comprensorio nella programmazione. L'oratore cita anche il professor Pototschnig di Pavia e la sua proposta sulle province-comprensorio. Osserva che nella sua
regione, il Veneto, sono stati previsti 52
comprensori.
Torna a proporsi i l teilla del rapporto fra
strutture consortili e territorio. Esorta altresì a portare avanti il discorso in funzione della riforma della finanza locale.
Toffano - E' d'accordo sull'accento politico chiesto nella introduzione di Serafini.
Fra decentramento funzionale e partecipazione si nota che gli uni danno maggiore
importanza al primo, alti-i alla seconda: in
ogni caso è necessario procedere in questa
materia con un preliminare attento studio del territorio.
Il Comune di Padova ha previsto un'articolazione in 14 consigli di quartiere (che
vanno dai 5-6 mila a 20 mila abitanti). Esamina i rapporti che si è cercato di stabilire
tra unità di servizio e consigli di quartiere. Anche le parrocchie, pur non essendo
istituzioni pubbliche ma avendo una grande rilevanza sociale, debbono entrare nella
razionalizzazione del territorio.
Fra i tanti compiti che si può assumere e si t- assunto i l consiglio di quartiere
c'è quello di verificare l'opportunità degli
espropri: talvolta potrà pure operare nel
merito in difcsa dei piccoli proprietari. Interessante gli li sembrata la partecipazione
dei quartieri alla discussione del piano regolatore generale: anzi la discussione è stata così vivace a Padova che ha costretto
praticamente a rivedere le linee del piano
regolatore già approntato sulla carta.
Si domanda se più che stabilire bilanci di
quartiere non sia il caso di inserire nel
bilancio generale del Comune sezioni particolareggiate riguardanti i quartieri.
Pensa che occorre curare un rapporto
stretto tra le categorie sociali (artigiani, operai, commercianti, piccoli imprenditori, ecc.)
e i consigli di quartiere. Ma gli sta soprattutto a cuore il discorso politico generale,
che deve superare anche le barriere nazionali nello spirito federalista: dal quartiere
ali'Europa.
Circa l'intervento del Presidente Strumendo capisce la sua richiesta di separare i
due temi (quartiere e comprensorio) soltanto in senso provvisorio o metodologico.
Non sa esattamente quale sarà la sorte
della Provincia in Italia, ma quel che è
certo è che, malgrado le nostre buone intenzioni, tutte le amministrazioni locali, provinciali e comunali, stanno andando a rotoli
per ragioni finanziarie, rese tragiche dopo
che asli Enti locali sono sfuggiti i tributi
ed essi sono rimasti così alla merc8 del
potere centrale.
Chiede al presidente della Commissione
Bertorelle una documentazione su quel che
avviene nel resto d'Europa.
Serafini - Interviene richiamando il discorso di Strumendo, il quale ha aperto
un ulteriore, importante campo a tutto i l
discorso: in effetti sorgono nell'àmbito regionale (o altrimenti) consorzi industriali
e di sviluppo, al di fuori delle amministrazioni territoriali e derriocratiche, ed anzi
esautorandole. I1 discorso di Strumendo è
necessario per dare realtà a quel che I'AICCE
e, per sua spinta, tutto il CCE richiedono da tempo. cioè la contestualità della
programmazione economiica e della pianifìcazione del territorio. Di passaggio ricorda
che al livello europeo taluni paesi respingono i discorsi programmatori perch8, ad avviso dei loro governi, non bisogna imboccare
la china della economia dirigista, quando questi stessi Paesi, in maniera scoperta o coperta, pianificano e larg.nmente (tipica ii la
Germania odierna, senza doversi rifare alle sue vecchie esperiei1i:e di Rathenau, o r
ora richiamate nella ristampa dell'« Economia nuova D, con una p r e ~ i o s aintroduzione
storica di Lucio Villari).
L'oratore pensa che non bisogna neanche
trascurare il suggerimerlto di Toffano sul
rapporto tra partecipazione e linanza locale: a questo proposito richiama la distinione che egli cerca di fare da anni tra spendibilc (un tetto nazional!e complessivo. che
deve essere deciso dal governo centrale:
quando ci sarà l'Europa un tetto complessivo europeo, che sarà deciso dal governo
federale, e cifrato in moneta europea) e spese (che andranno suddivise, attraverso un
organismo a partecipa7.ione paritaria del
centro e della periferia, tra spese del governo centrale e spese dei governi regionali e locali).
Bucci - Naturalmente tutto il nostro discorso va fatto in maniera equilibrata, soppesando quanto spetta alla razionalizzazione e quanto è inevitabilmente condizionato
dalla storia e dall'assetto sociale preesistente. La 278 è una legge che esprime una linea mediana tra le diverse esigenze e certamente bisognerà saperla interpretare. In
ogni modo k evidente che il problema dei
quartieri è diverso nelle aree metropolitane e nei coinuni medi i: piccoli (specie se
non industrializzati): per questi ultimi si
spiega più facilmciite la vischiosità che presenta la situazione preesistente rispetto a
un eficace decentramento, vischiosità dovuta a interessi che solo genericamente possono essere chiamati clientelari ». I1 futuro della partecipazione dovrà anche prevedere la modilica, in base all'esperienza, di
alcune articolazioni già avvenute: Viareggio,
cittadina abbastanza compatta, ha constatato un forse eccessivo decentramento iniziale e si stanno prevedendo delle modifiche.
Noi do\,remmo occuparci del decentramento facendo attenzione ai casi ove la legge non prevede l'elezione diretta. A Losanna dovremmo poi evitare l'eccessivo tecnicismo e cogliere a ogni livello l'aspetto politico del nostro discorso, ricordandoci che
noi miriamo ad una città « a misura di
uomo D.
Pellegrini - Solleva il problema del decentramento, ove ci si trovi in una città nella
febbraio 1977
quale convivano più comunità etniche. Bolzano ha 120 mila abitanti: gli italiani sono
favorevoli al decentramento, i tedeschi generalmente no.
L'oratore sottolinea che l'attività dei quartieri può servire a vincere la sfiducia di
una larga massa di cittadini nei partiti politici: attraverso una consapevole vita di qual-tiere si può ricondurre la gente alla politica
e quindi ai partiti, intesi non come centri
di potere ma come autentici mediatori politici. Comunque nella fattispecie di B o l ~ a no il problema rimane quello di coinvolgere i cittadini di lingua tedesca.
Serafini - Ricorda che nel nostro convegno non si dovrebbe dimenticare' il problema dei lavoratori migranti italiani, i quali
si troveranno in alcune città non italiane a
fruire dell'elettorato attivo e passivo municipale, e qiiindi saranno coinvolti nella partecipa~ioilein un àmbito diverso da quello
italiano.
Naturalinente per i Invoratori migranti
si presenterà anche il problema più gencrale del modo di votare durante le elezioni
europee.
Toffano - Riprende la parola per sottolineare, oltre a minori problemi (il controllo
dei cittadini nell'utilizzazione dei Fondi comunitari, per esempio), il problema assai
rilevante, per una città universitaria come
Padova, della partecipazione degli studenti
C stranieri
alla vita della città.
Zuccarini - Anch'egli sottolinea la situazione di studenti « stranieri », specie del
Terzo Mondo, chc frequentano l'università
di Cllieti e si trovano assai spaesati.
Bertorelle - Riassume i lavori e propone
un breve documento riepilogativo. Chiede
i l mandato per sé e per Serafini di formulare Ic proposte dei temi e i relatori al Convegno nazionale, da organizzare in collaborazione col Comurie di Bologna. Un nuovo
incontro per mettere definitivamente a punto il convegno dovrà aversi nella prima me.
tà di febbraio.
Serafini - Non ha la pretesa di voler individuare i punti essenziali emersi dal discorso, ma si permette di sottolineare:
1) il vario discorso sui quartieri iniziato da Peduzzi;
2) il discorso sui comprensori (e anche sulle comunità montane) condotto in
parallelo;
3) il problema della politica economica
decentrata (soprattutto nel settore secondario o industriale e in parte nel terziario),
sollevato da Strumendo e che vede una
separazione fra la programmazione economica e la pianificazione del territorio, contrariamente a quella contestualità predicata
sempre dall'AICCE e dal CCE;
4) la diversa risultanza delle esperienze
nel Nord e nel Sud;
5) la distinzione tra la partecipazione
spontanea (comitati di quartiere, ecc.) e
quella istituzionalizzata;
6) i problemi particolari delle comunità a pluralismo etnico, quelli degli emigranti e quelli degli studenti stranieri n.
Tutto ciò va inquadrato sullo sfondo delle
elezioni europee e del problema delle radici locali dei partiti europei (o delle Federazioni europee dei partiti).
COMLINI D'EUROPA
febbraio 1977
2" Commissione: po1itic.n regionnlc, di sviluppo
Gruppi di lavoro:
1) squilibri territoriali nell'àmbito italiano ed europeo, sviluppo socio-economico
e assetto territoriale, utilizzo degli strumenti
finanziari comunitari;
2) problemi delle regioni di frontiera;
3) problemi dell'emigrazione;
4) problemi della protezione
biente naturale e umano.
La secon(1a Coiiii~ii,s,~ioire,
presieduta dal1'us.sessore della Regione Uiizhriu, Franco
Giustinelli, ha teriuto una prima riuiliorze
plenaria il 17 novenlbre, nel corso della quale il segretario gei?erule aggiunto, Giaiifranc o Martini, ha reso rzoto lo schema della
sua relazioiie al Coi?vegizo d i Parigi delle
Regioni europee - diceriibre 1976 -, inentre Gi~rstiiielli ha illustrato il doclrrneizto
progranzn?atico sulle attività future della
Commissione.
S i è convenuto, sulla base degli irzterveilti, d i affidare ad alcuiii m e m b r i la prepurazioiie cli note d i lavoro per ciascuno dei
q ~ r u t t r otciiii (lei ~ r ~ r p dp ii lavoro, riote che
soilo slute oggeito d i auipio dibattito nella
riirizio~ie del 21 ~:ei.irzuio scoi-so.
P ~ ~ h h l i c h i u ~ i zper
o , iizotii~i di spazio, solo
u i ~ ostralcio dello! izotu sugli sq~tilihri terrie
opetoriali (clze coniieiie a l c ~ r ~ iilzdicazioiii
rative) e una breve sintesi degli altri docum e n t i d i lailoro che rigirardano i problemi
delle regioni d i froniiera, dell'emigrazione
e della protezione dell'umhiente naturale e
trniano.
I testi iiztegrali possono essere richiesti
alla iiostru Associazioiie (Piazza d i Trevi, 86
- Rorlia).
quello agricolo c su quello della i'ormazione professionale.
1 7 ) Un'altra linea potrebbe essere tesa al
recupero di strumenti collaterali rispetto
al Fondo europeo di sviluppo. La Commissione aveva proposto, ad esempio, la creazione di una Società finanziaria europea. Che
fine ha fatto questa proposta? Si intende
o no ripresentarla? Qual'era la sua validità
e quali le prospettive di concreta attuazione nella situazione attuale? A queste e ad
altre domande si potrebbe cercare di rispondere attraverso contatti con le istituzioni comunitarie e attraverso un confronto col furizionamento delle società finanziarie esistenti a livello nazionale e regionale.
C ) Sempre restando nell'àmbito degli interrogativi che può porre la politica regionale oggi esistente a livello comunitario,
Si po~iebuero tuttalpiìi predispori-e una
un interessante quesito potrebbe riguardaserie di dati vòlti a dimostrare la neces'sità re le conseguenze per questa politica di un
e l ' i m p r ~ r o g a b i l i t ~di
à una svolta. Ad esem- eventuale ampliamento della Comunità a paepio sulla base delle statistiche OCSE, è pos- si che, come la Grecia e il Portogallo, presibile trarre delle indicazioni sulle tenden- sentano grosse arretratezze e gravi dispaze del commercio internazionale che mo- rità anche di carattere territoriale. Indicastrano mutamenti di direzione e di struttu- tori dello sviluppo per regioni e dati circa
ra degli scambi tali da far pensare a un
le politiche di incentivazione in essi messe
capovolgimento de facto del modello su cui in atto potrebbero probabilmente essere resi è fino ad oggi fondato lo sviluppo dei periti presso le ambasciate e i consolati in
paesi dell'Europa occidentale.
Italia.
C - Vi è poi un terzo possibile piano di
B - Un altro obiettivo che potrebbe porsi indagine, a mio parere preferibile, anche
l'indagine della iCommissione t: quello di
se è necessario evitare interferenze con i
dare dei suggerimenti concseti - questa
lavori della 1 Commissione, ed è quello
volta a carattere pragmatico - circa le
interno.
modifiche da apportare al Fondo europeo
a ) Coine è noto, a differenza di quanto
per lo sviluppo regionale in vista del suo
& avvenuto con riferimento agli altri strurinnovo previsto per la fine del 1977.
menti finanziari comunitari, per il Fondo
La necessità di un potenziamento delle
regionale l'Italia si è distinta per la temrisorse t: fuori discussione anche se non è
pestività con cui ha presentato i progetti
affatto certo - nonostante la forte svalu- ed è riuscita nel '75 a farsi assegnare contazione della moneta - che esso sarà otte- tributi anche superiori alla quota ad essa
nuto in sede di negoziato al Consiglio dei
destinata (42O/o).
ministri.
Questo è stato possibile in quanto si è
a ) Un piinto foindamentale per un più ef- ricorsi a progetti già elaborati dalla Cassa
iicace funzionamento del Fondo ì: poi in- per il Mezzogiorno a spese, quindi, di qualdubbiamente quello del coordinamento con siasi partecipazione delle regioni. Il discorso tende a farsi ancor più ampio ed imporgli altri strumenti finanziari comunitari.
tante in vista della presentazione dei piaLa Commissione della CEE ha mostrato di
essere sensibile sii questo punto ed ha crea- ni regionali di sviluppo voluti dalla Comto degli appositi gruppi interservizi per lo missione a partire dal 1977. Si tratta di piani e di progetti per i quali è richiesta, fra
esame in sede permanente dei problemi
comuni. Ci si potrebbe poi porre il pro- l'altro, una preventiva valutazione dei benefici e - occorre sottolinearlo - pare
blema se sia prospettabile ed auspicabile una
unificazione vera e propria dei Fondi » in che solo la Cassa disponga a tutt'oggi di un
modo da arrivare alla creazione di un uni- gruppo di analisi dei sistemi.
Potrebbe essere interessante, in vista di
co strumento capace di intervenire in maniera integrata sul piano industriale, su questa scadenza, effettuare un'analisi com-
Squilibri territoriali
Maria Valeria Agostini:
Squilibri regionali e politica regionale
comunitaria (")
Con riferimento al tema « squilibri territoriali e politica regionale comunitaria si
possono porre alla I1 Commissione delL'AICCE tre possibili piani d i indagirie e, nel
loro àmbito, diversi temi specifici.
In questo breve schema io cercherb di
suggerirne q~ianti più è possibile in modo
da lasciare al dibattito la scelta fra di
essi e la individua~ionedi uno o due argomenti per l'approfondimento dei quali esisto110 le competenze e le possibilità di impegno concreto dei componenti la Commissione.
A - 1-a prima domanda da porsi è se la
TI Commissione delllAICCE possa perseguire l'obiettivo di dare delle indicazioni globali sulla via da seguire per l'innesto in
Europa di un processo di sviluppo equilibrato...
In questo àmbito - a partire anche dal
rapporto Maldaguc sui problcini dell'iriflazione - si possono certamente trarre degli
spunti interessanti, ma l'indagine concreta
di carattere strutturale e organi~zativosui
meccanismi economici e istituzionali di tale
processo - un IIUOVO piano Werner per
intenderci - trascende ovviamente le nostre possibilità.
(<:) Dclla >tessa aulricc. vedi il volume (Irulto di
una ricerca promossa dall'AICCE d'intesa con I'lstituta Affari Intcriiarionali) G Regioni europee c scambio
ineguale n, Ed. « Il Mulino n. Bologna 1976.
dell'am-
febbraio 1977
COMUNI D'EUROPA
14
parativa delle strutture organizzative delle
regioni italiane (o di alcune di esse) e della
loro diversa attitudine a programmare.
Che tipo di piani sono stati elaborati fino
ad oggi? Quali sono le difficoltà operative
concrete che l'ente regione incontra nel mettere in atto quella politica di piano voluta dagli statuti?
La problenlatica che questi interrogativi
suscitano è assai complessa: essa comporta una riflessione sul tipo di legislazione
sinora posto in essere dalle regioni, sullo
stato di atluazione delle deleghe, sul rapporto Fra rcyionc ed enti preesistenti e di
nuova istituzione, ecc. Soprattutto questo
tipo di indagine andrebbe effettuato oltre
che con riferimento alla situazione effettiva attuale, anche riferendosi alla dinamica
aperta nell'ordinamento regionale dalla legge 382 e dalla nuova legge sulla contabilità
regionale (legge n. 335/76).
h) E qui si delinea un nuovo campo di
indagine strettamente connesso al precedente. Le prospettive di un decisivo ampliamento delle competenze regionali e di un
loro mutamento « qualitativo », connesse
all'attuazione della legge n. 382 determinano
nuovi punti di contatto fra regioni e politiche comunitarie? E quali?
Una ricerca in questo senso potrebbe prendere le mosse dall'esame attento dei primi
risultati della Commissione Giannini e dal
dibattito che essi hanno suscitato fra le
diverse forze sociali e politiche e risultare
particolarmente proficua per intendere le
linee di evoluzione del rappotro fra regioni italiane e CEE.
C ) Un'ultima ipotesi di studio a mio parere proponibile è quella che verte sui sistema di incentivazione italiano, con diretta attinenza alle misure di coordinamento
comunitario dei regimi di aiuti statali del
'75. Come è noto una delle critiche che è
stata rivolta al sistema di aiuti italiano è
quella di avere in gran parte vanificato la
politica di incentivazione a favore del Mezzogiorno attraverso una pratica di interventi creditizi e di sostegno straordinario
non adeguatamente selezionato in aree territoriali e settori produttivi del Nord industrializzato.
Tale situazione si è verificata, fra l'altro,
per l'assenza di unificazione e coordinamento della disciplina vigente in materia
di credito agevolato.
La nuova legge per l'intervento straordinario nel Mezzogiorno promuove in questo
campo una decisa inversione di tendenza
prevedendo una delega legislativa al governo per il riordino del sistema degli incen-
ABBONATEVI A
COMUNI D'EUROPA
il 1977 sarà il 25" anno di rigorosa
e libera battaglia per gli
Stati Uniti d'Europa
tivi e la riduzione ad unità della relativa
normativa, con l'unica rilevante eccezione
del credito Linalizzato alla riconversione industriale.
La linea di ricerca da seguire potrebbe
mirare, da un lato, ad analizzare criticamente la legislazione v.igente individuando
le possibili Forme di un suo coordinamento e, dall'altro, ad esaminare le modalità del
raccordo tra la legge n. 183 e la legge sulla
riconversionc industriale in via di approvazione. Il rischio è, infatti, che si venga a
determinare una situazione di antitesi in cui
agli aiuti per la riconversione al Nord facciano riscontro gli incentivi ai nuovi impianti e agli ampliamenti al Sud. Una soluzione di questo tipo, anche ammesso che
gli incentivi per la riconversione andassero a sostituirsi, eliminandoli, a tutti gli
incentivi precedentemente previsti, perpetuerebbe una situazione di forte divario nelle convenienze aziendali e lascerebbe irrisolti gfossi problemi di ristrutturazione presenti anche nelle imprese meridionali.
Regioni d i frontiera
Giuseppe Maria Sibille:
La realtà geopolitica e storica delle
regioni di frontiera ("")
u ) Non possono essere considerate di frontiera solo quelle Regioni che hanno uno
stretto contatto territoriale, ma anche quelle che si trovano « Faccia a faccia » pur divise da spazii di acque più o meno rile.
vanti.
h) Anche i rapporti secolari delle popolazioni non debbono essere disattesi nel contesto di un esame approfondito delle qualifiche di Regioni di frontiera, al lume
delle attuali realtà delle Frontiere europee,
costituite da Stati nazionali e tuttora di
ispirazione nazionalistica, eredità degli ultimi secoli di conflitti.
( '"1 Della reladione Sibillc pubblichiamo un estratto dellii parte riguardante la realtà geopolitica e storica delle regioni di Irontiera. Purtroppo. per motivi
di spazio, non possiamo riprodurre la seconda parte che tratta di alcuni probleniii, anche operativi, che
si presentano nell'esame delle possibilità di accordi
tra i poteri locali delle regioni di frontiera. Nell'atIrontarc questo tema \ a sempre tenuto ben presente
quanto abbiamo pubblicato su
Comuni d'Europa D,
gennaio 1977, pap. 10, nel lungo corsivo all'intervento
del sottosegretario all'lnterno, hlicola Lettieri, alla conferenza ministeriale di Atene, corsivo che ribadisce
la grande diflerenza politica c giuridica che esiste
tra il quadro politico creato fra i Paesi della Comunità economica europea e qiicllo creato dal Consiglio d'Europa: * E' elidente che il quadro di solidarietà europea in cui sono inseriti ali Stati (e quindi le loro regioni di conline) e l'intensità da essa
raggiunta qiialiticano in modo di\serso anche le possibilità. i contenuti. lo spessore di questa cooperazione t r a n s t r o n t a l i e ~ i . Il nostro Paese appartiene a questo proposito simiiltaneamente a due
sistemi n: quello del Consiglio d'Europa, di più antica data, comprendente 19 Stati e quello della Comunità europea,
di cui sono incmbri 9 Paesi: ciascuno dei due sistemi ha caratteristiche proprie, sul piano politico ed
isti!iizion;ile. Organizzazione di cooperazione intcrgo\.crnativa La prima, arde di dibattiti importanti, attenta ai prol>lemi della società e della cultura euro.
pea, alla tiite!;~ giuridica dei diritti dell'uomo e del
cittadino; istituzione sui getleris, comunitaria appunto.
la seconda, con strutture e poteri che vanno ben al
di là della tradi~ionale cooperazione tra governi e
nella quale l'originaria prevalenza degli aspetti economici si è rapidamente tradotta in dimensione politica dell'integrazione.
Questa diversità nasce da origini storiche diverse
e dalla maggiore eterogeneità -- di situazioni e geoxralica - che caratterizza i 19 paesi membri del Consiglio d'Europa tra i quali sarebbe, in questa fase
delle \.icende europee, impensabile la creazione di vere e proprie politiche comuni. di norme europee direttamente applicabili e vincolanti per i soggetti allo
interno degli Stati membri. di risorse comuni, di stru-.
menti liiiariziai-i comiinitari :i sostegno delle predette
I,;liticlie,
conie injecc C previsto nell'ambito della
CEE l > .
.
.
C) Nella realtà futura che tutti gli curopcisti stanno tessendo ... evidentemente si
deve saper creare un'armonia delle politiche economiche, sociali e culturali nel rispetto delle singole individualità regionali
naturali e talora in contrasto con le artificiali Frontiere partorite solo d a guerre.
d) Non si deve dimenticare che in particolare le Regioni di frontiera subiscono, per
la comparazione visiva e cognitiva più evidente delle ditferenze delle legislazioni, dell'organizzazione amministrativa, della regolamentazione commerciale, della differenza
degli aiuti statali agli investimenti industrial i , quello che i francesi chiamano « l'cffet
Frontiere D.
e) E' certamente un'opera di lungo respiro e di continua perseveranza operativa
alla condizione che si operi con immediateLza su un raggio di problemi essenziali e
non certo con le incertezze di questi ultimi anni.
f ) Si devono armonizzare le politiche economiche e sociali dei singoli stati, con provvedimenti legislativi tra i paesi della CEE ed
accordi con i paesi terzi, ma soprattutto si
devono organizzare accordi soprafrontalieri a tutti i livelli e sui problemi più impellenti, non esclusi quelli della migrazione
giornaliera, proprio per le regioni di frontiera, ove oltre alla maggior sensibilità determinata dalle osservazioni equiparative, vi
sono problemi che investono talora gli operatori ed i lavoratori in una emulazione che
si sviluppa con vicini quasi familiari, talora economicamente e demograficamente
più avanzati.
A tal fine ci vorrebbero già dei provvedimenti aiiticipatori della unità europea,
capaci di permettere rapidi interventi, anche
solo a tempo determinato, quando si verificano degli squilibri economici nelle zone
di frontiera, dovute a movimenti congiunturali, quali le fluttuazioni dei cambi che le
economie delle Regioni frontaliere subiscono
direttamente non solo più in fretta che non
il resto del paese, ma anche con quotazioni
meno controllabili.
g) Considerando per ora ad ogni modo le
regioni Frontaliere, diciamo terrestri, d'Italia, dobbiamo rilevare che esse si sviluppano sul sistema alpino. L'arco alpino, infatti,
è in sé una unità di costumi, di tradizioni,
di vita, di storia, sulla quale si sono sostenute le forze nazionalistiche nel tentativo
di chiudere le proprie Frontiere con le migliori difese possibili, in sP atte a valorizzare l'elen~ento tradizionale.
COMUNI D'EUROPA
febbraio 1977
Problemi
dell'emigrazione
Girolamo Tripodi:
Problemi dell'emigrazione (*"")
Nell'ambito del processo d'integrazione,
da cui dovrahno trarre vantaggio i popoli
d'Europa, deve trovare soluzione il drammatico problen~a dell'emigrazione, sia come causa di ordine socio-economico, sia come una delle principali contraddizioni, che
investe i paesi della Comunità Europea e *
soprattutto l'Italia, quale paese aderente,
caratterizzato dallo sconvolgente fenomeno
dell'emigrazione che negli ultimi 25 anni ha
visto circa 6 milioni di cittadini italiani costretti ad emigrare.
Questo grave fenomeno che ha provocato profondi sconvolginienti nel tessuto sociale, economico e culturale e drammatiche
lacerazioni all'interno delle comunità delle
regioni particolarmente colpite dall'esodo
migratorio, determinando non solo aggravamento degli squilibri territoriali e sociali ma anche problemi per i lavoratori
nei paesi d'immigrazione, dove tuttora si
considerano gli immigrati strumenti da utilizzare per la realizzazione del massimo proiitto e quindi ridotti in condizioni di inferiorità rispetto ai lavoratori nazionali.
Allo stato attuale, dei circa 6 milioni di
lavoratori italiani emigrati, circa 2 milioni
si trovano nei paesi della Comunità Europea dove, nonostante le affermazioni della
parità di trattamento con i lavoratori locali,
permangono disparità, differenziazione e anche discriminazione in aperto contrasto con
i principi generali delle norme sulla cosiddetta libera circolazione.
Da queste brevi considerazioni è sufficiente prendere atto che nel processo di integrazione europea la soluzione del fenomeno
migratorio e della causa di natura socioeconomica, che il dramma dell'emigrazione
ha determinato, deve essere posta al centro della politica comunitaria in un'ottica
che permette il rovesciamento delle scelte
operate e quindi il riconoscimento e I'attuazione di una politica economica indirizzata verso un nuovo meccanismo di sviluppo basato sulla eliminazione degli squilibri
economici, sociali, territoriali e settoriali.
c i ò è più che mai indispensabile nel momento attuale di grave crisi economica, che
investe l'occidente europeo, caratterizzata
dai preoccupanti pericoli di inflazione e di
recessione le cui conseguenze saranno principalmente subite dai lavoratori migranti e
dalle regioni sottosviluppate. Si pone, perciò, una diversa politica della Comunità che
sia effettivamente diretta ad affrontare i
problemi che l'emigrazione ha messo in luce, i limiti e le contraddizioni, nonché le
deficienze della utilizzazione dei fondi sullo
sviluppo regionale.
Tra l'altro deve essere fatta pressione sul
governo italiano e su quelli comunitari affinché si adoperino tempestivamente per la
stipula di uno Statuto internazionale per la
('*')
Sul problema dei lavoratori migranti rimandiamo anche a n Comuni (l'Europa D: n Politica regionale
comunitaria e lavoratori migranti: due documenti del
CC€ n. n. 1111973: '<Pronoste di Grenoble uer i lavoratori migranti n , n. 411974;
Emigrazione: questione
aperta » e N l'emigrazione nel quadro della politica
ineridionalista ed europea n. n. 311975: e Verso il divitto di \wto comunale dei cittadini europcin n. 11,
1976.
emigrazione come proposto dalle organizzazioni di massa dei lavoratori emigrati. Tale
Statuto dovrà trai l'altro prevedere che:
- sia il lavoratore comunitario che il
lavoratore di un paese terzo abbiano il « diritto. di godere del principio della libera
circolazione per sé e per la propria fa.
miglia;
- ogni lavoratore ha diritto di accesso, secondo la propria capacità, a tutti gli
impieghi risultanti vacanti nel paese di immigrazione;
- ai lavoratori immigrati t: garantita
la parità completa nella remunerazione, nella formazione professionale, nella contribuzione per l'assistenza e la previdenza sociale;
- I'assunziont: dei lavoratori immigrati
avvenga tramite l'ufficio di collocamento di
Stato;
- sia garantita ai lavoratori immigrati
la parità di trattamento in tutti gli aspetti
normativi del rapporto di lavoro nel riconoscimento della contrattazione collettiva
ed ogni protezioi-ie della salute e della sicurezza sociale sia all'emigrato che alla propria famiglia;
- sia riconosciuto ai lavoratori iinmigrati la parità di diritti nel campo sindacale e quindi il diritto di partecipare a!la
contrattazione col lettiva, alla elcggibilità ne.
gli organismi sindacali a tutti i livelli c.
negli organismi della sicurezza sociale E
della scuola;
- ai lavoratori immigrati siano rico
nosciuti i diritti civili e sociali ed in particolare il diritto cli ottenere un alloggio, di
poter essere raggiunti dai propri familiari
e di avere tutte le facilitazioni per inserirsi
nella vita sociale locale;
15
- sia garantita la formazione professionale per gli immigrati e il diritto allo
studio mcdiante l'organizzazione nelle scuole di stato di corsi gratuiti di lingue e cultura del paese d'origine;
- siano riconosciuti ai lavoratori i diritti individuali di libertà e quindi da non
essere sottomessi al regime di polizia, per
cui essi hanno diritto all'esercizio delle libertà democratiche;
- sia riconosciuto al lavoratore immigrato di partecipare, con voto diretto, alle
elezioni locali dove risiede e paga le tasse
e siano garantiti inoltre sia la licenza dall'impiego che la gratuità del viaggio per
esercitare il proprio diritto di voto nelle
consultazioni elettorali del paese d'origine,
dove dovrà rimanere iscritto nelle liste elettorali;
- siano eliminate le classificazioni dei
lavoratori emigranti (annuali, stagionali e
f rontalieri).
Per questi obiettivi I'AICCE deve fare ogni
sforzo per sensibilizzare il governo italiano e gli altri della Comunità, le forze politiche democratiche e le organizzazioni sindacali. L'AICCE deve promuovere iniziative per fare avanzare prese di coscienza a
tutte le regioni colpite dal dramma dell'emigrazione.
Inoltre è indispensabile che siano prese
misure per giungere ad ogni tipo di confronto e di permanente contatto con le organizzazioni di sindacati e con le associazioni degli emigrati.
Tra le altre iniziative si ritiene utile quella che dovrà portare a permanenti contatti
con i lavoratori emigrati sia attraverso visite sulle zone di immigrazione che attraverso il contatto dei Comuni con le fami.
glie dei lavoratori emigrati.
Protezione dell'ambiente
Franco Fiorelli:
Una visione europea dello sviluppo e
del rinnovo urblano
Le itzdicaziorzi finali del rtrpporto S L L questo ternci - affid,zto alla delegazione itnliana ( 1 ) - alla Conferenza etiropea dei Ministri responsabili dell'assetto territoriale,
svoltasi a Bari nell'ottobre 1976, e che potranno informare tiri conzur7e orientanzerzto
europeo, prevedono, fra l'altro:
a ) Nelle politiche di rinnovo urbano si
dovrà conferire la massima attenzione:
- ai metodi di valutazione dei fabbiso.
gni, mediante la scelta di indicatori che siano significativi delle situazioni urbanistiche,
oltreché delle condizioni statiche ed igieniche degli edifici residenziali;
- al coordinamento degli interventi pubblici e privati e alla successione nel tempo
delle operazioni concrete, in modo che essi
si accordino con la dinamica pianificata dell'organismo urbano, assicurando un giusto
equilibrio tra sviluppo e rinnovo, tra tendenze espansive ed esigenze di miglioramento del tessuto abitativo esistente.
-
( I ) Tale rapporto t: stato curato da Franco Fiorelli
con la collaborazione ili Aldo Cuzzer e Franco Karrer,
bulla base anche di documentazione e studi di Centri
specializzati e delle risposte fornite dalle dele~azioni
mernbre della Conferenza a un questionario.
naturale e umano
L'estensione concettuale ed operativa del
rinnovo urbano, in termini di gestione e
riorganizzazione di complessi urbani (già riscontrabile in molti paesi europei), dovrà
interessare progressivamente le strutture
territoriali, comprendendo gli ambienti ru-
-C ITTRDI H ~ N z~ U
~ 'TTR
COMUNI D'EUROPA
rali. Questo ulteriore indirizzo potrà recuperare a forme e modalità di utilizzazione
più vitali, nei limiti dei mutamenti storici,
l'intera capacità degli insediamenti e dei
capitali fissi sociali, verificando pure la validità dei sistemi relazionali e sottraendo le
realtà rurali alla soggezione a disordinati
processi di urbanizzazione, oppure all'emarginazione produttiva e sociale.
h ) Secondo le diverse scale territoriali, le
politiche di rinnovo urbano dovranno assumere come proprie finalità essenziali:
- la conservazione e il risanamento dei
centri storici (non solo di singoli edifici di
valore storico-artistico o di inagigore rappresentatività culturale), mirando in specie
al mantenimento della popolazione ivi residente e all'adeguamento dei servizi civili; il
vasto miglioramento dell'ambiente urbano
costruito negli ultimi decenni e l'integrazione tra i nuclei antichi e le fasce di recente
urbanizzazione;
- la valorizzazione di città medie e di
centri abitati minori, contribuendo alla correzione delle tendenze all'addrnsamento urbano c metropolitano, dipendenti dagli squilibri economico-territoriali;
- il conseguimento di rilevanti economie nell'utilizzazione dello spazio e delle altre risorse naturali, controllando e contenendo i fenomeni di indiscriminata diffusione urbana, ivi compresi quelli dovuti alla prolilerazione di « seconde abitazioni ».
Per quanto riguarda l'occupazione dello
spazio ed il consumo di altre i-isorse non
riproducibili o scarse (fra cui, principalmente, alcune fonti di energia), si è riscontrata
la possibilità di ottenere rilevanti economie
attraverso azioni di rinnovo urbano opportunamente orientate. Una simile opportunità non può essere trascurata, nel corso
evolutivo di una crisi che investe - sia
pure con modalità ed effetti diversi - tutti i paesi europei.
In questa prospettiva, le politiche di rinnovo urbano dovranno essere orientate nel
senso sottoindicato:
- ad una ristretta scala territoriale, si
dovranno ricercare e realizzare economie
dirette di spazio, di materie prime e di risorse energetiche, mediante pure lo studio
e I'emaiiazione di adeguate norme regolamentari. possibilmente unificate a livello europeo;
- ad una ampia scala territoriale, coi-.
rispondente ad una concezione allargata del
rinnovo urbano, dovranno essere migliorate le conoscenze dei vari meccanismi di interrelazione -- in termini principalrnentc di
trasporti - operanti negli ambiti urbani.
traducendo tali conoscenze in atti operativi.
Nella dinamica dcgli organisini urbani o
metropolitani, si creano comunque notcvoli
tensioni sociali, dipendenti dai trasfcriineiiti della popolazione all'iiltcrno degli orpanismi stessi e da resistenze a tali definitili
spostamenti, \,arianiciitc indotti o addirittura imposti. In questo campo, le politiche
di rinnovo urbano dovranno costituire strumenti efficaci per affrontarc le varie tensioni e per ottenere una giusta distribuzione della popolazione negli ambiti più intensamcnic c diffusamente urbanizzati.
Le iniziative di rinnovo urbano dovranno
pertanto:
- valutare attentamente gli indicatori
dei fabbisogni, in funzione non solo di con-
siderazioni tecniche di ordine edilizio ed urbanistico, m a anche delle situazioni economico-sociali dcgli abitanti, in modo da impedire che al rinnovo corrisponda la formazione di zone degradate in altre parti della
città;
- evitare rilevanti alterazioni della composizione sociale della popolazione e, comunque, forme di espul:;ione forzata degli
abitanti originari dalle zone rinnovate, considerando le loro effettive capacità di spesa e misurando su di esse le quantità dei
contributi pu'bblici ed i criteri della loro
erogazione.
Crisi ambientale in E,uropa ("""")
La crisi ambientale, così almeno come si
manifesta in occidente, sembra essere soprattutto un fenomeno lipico delle società
più avanzate. Di fatto, tale crisi si ripercuote anche sulle società in via di sviluppo,
sovrapponendosi a fenomeni endemici, di
vasta portata, che non sembrano a prima
vista direttamente legati alla crisi di sviluppo (es. desertificazione).
La crisi ambientale delle società avanzate può forse essere attenuata, ma non risolta, da soluzioni teciiologiche, da una
più attenta distribuzione delle produzioni e
degli insediamenti umani sul territorio; le
crisi ambientali dei paesi in via di sviluppo,
che sono di fatto mutuate da quella dej paesi industrializzati, richiedono senz'altro tempi lunghissimi ed investnmenti notevoli.
Entrambe le crisi possono, comunque, es,.'.'*O
i I l clocumenio tondameiitalc del Consiglio dei
Comuni (I'Eui-opa sui problcnii dell'ambiente (politica
ecologica) C la cc Carta di Ri.ug!cs n. approvata dall'Asscmblea dci Delegati nel giugno 1974.
febbraio 1977
sere avviate a soluzione soltanto in presenza di un'elevata coscienza sociale delle popolazioni interessate, inseparabile da un notevole progresso culturale e dalla possibilità di trovare soluzioni alternative nelle tecnologie di produzione e di consumo.
I programmi ambientali allo studio in sede di Commissione Economica Europea, sembrano purtroppo riflettere le preoccupazioni
più pressanti dei paesi industrializzati, che
puntano soprattutto a trovare soluzioni tecnologiche per l'immediato, rimandando ogni
discussione sulle riforme profonde di struttura necessarie per affrontare entrambe le
crisi alla loro radice.
E' indubbio che pcr definire una politica
ambientale a livello di programmazione
economica, nell'ambito quindi delle scelte
di sviluppo dcl Paese, sia necessario disporre di un sistema di indicatori che definiscano lo stato delle risorse naturali, le cause
delle degradazioni in atto, sia naturali sia
in rapporto alle utilizzazioni umane, e l'effetto di un intervento programmato a livello di ecosistema naturale e di ambito
socio-economico, a livello nazionale e regionale.
In attesa della definizione delle successive
fasi per realizzai-e un sistema di contabilità
ambientale ed economica integrale, a livello macroeconomico è necessario sopra t tutto
valutare la compatibilità tra azioni di politica economica e politica ambientale, tenuto
conto degli obiettivi economico-sociali, settoriali o generali, politicamente assunti.
I n tale prospettiva, una strategia di ristrutturazione industriale potrebbe fornire l'occasione per avviare un discorso di compatibilità tra sviluppo e tutela dell'ambiente.
tenuto conto anche degli impegni assunti
in sede CEE e . dell'opportunità fornita dal
fondo costituito in tale sede per l'applica-ione del principio « inquinatore-pagatore ».
Gemellnggio Porano / Caudrot
Nel quadro del gemellaggio celebrato solennemente l'anno scorso fra Porano (Terni) e
Caudrot, una delegazione del Comune umbro è stata ospite del Comune francese. Nella
foto i due sindaci, accompagnati dai cittadini, posano intorno alla targa del CCE.
febbraio 1977
17
COMLINI D'ELIROPA
3" Commissione: azione europea o
Gruppi di lavoro:
1) promozione di manifestazioni di masdelle vecchie manifesa (e
. a~giornamento
-stazioni europeiste);
2) preparazione e sviluppo dei gemellagni. da trasformare in autentici atti voli-
I
3) riforma di tutto il sistema intereuro.
peo degli scambi; incontri bilaterali fra
sezioni nazionali del CCE.
XXIV Giornata europea della Scuola
21 niarzo 1977
ai presidenti delle Federazioni regionali dell'AICCE
ai sindaci
agli assessori comunali, provinciali e regionali alla cultura e
all'istruzione
ai provveditori agli studi
ai consigli d'istituto e di classe
ai docenti europeisti
alla Direzione generale scambi culturali del Ministero della pubblica istruzione
agli uffici esteri dei partiti
agli uffici scuola dei partiti
agli uffici scuola dei sindacati
al Consiglio italiano del Movimento europeo
al Movimento federalista europeo
all'Associazione europea degli insegnanti
all'Associazione dei giornalisti europei
al Centro italiano di formazione europea
(*) Queste pagine, dedicate alla * XXIV Giornata europea delle Scuole *
(e i cui testi sono stati curati da Antonio Tatti). sono state tempcstivamcnte inviate, sotto forma di d e p l i a l ~ i ,a tutte le persone ed Enti iil
indirizzo, come deciso dalla 111 Commissione dcllfAICCE. presieduta dal
vice presidente delegato dell'Associazione, Giuseppe Bufardeci.
Qtrando ero ragazziiio (sui 13 aiiizi) e Mt~ssolitii stava portuiido
ai~aizti I'operuzioize della lira u qiiofa 90, viilsi - citaizdo B e i ~ i ~ i niiiio Franklin e altri persoiiaggi di repertorio - ~ t i i corzcor.siiio
per un teina scolustico sul rispurii~io:preiiiio, 100 lire .su z i i 1 libretto
i~iilcolatoueiia Cassa di Risparinio. Poi, ai teinpi della trasi~olutu
oceaiiica di Bulbo (ali e iizotori fra cielo e lilare), vei~izero i teiili
silll'ai~iazioiie, iizeiztre cor~ziiiciava la fioritilra dei teilii st~lla hattuglia del graizo e sul pune prof~tiiiodella mensa, a citi - iilclltdeildo
nella ornzai I~riigastoria della iiostra scirola ilazioizale uiiche il izt~ovo
reginze di deiiiocraziu restaurata - halino fatto seguito, fru i tuiiti,
quelli sulla tnainiiiu (he', siamo iii Italia), sugli alberi (lucus a non
etrropea. I coiltelucendo), sui diritti dell'lcomo e, iiifine, ~1il1'1cnità
nuti, conze si vede, variavano ed erailo ora buotzi ora pessimi, più
spesso buoni iiia al limite del luogo conzuize: quello che certaineiite non piacei;a a uii iizsegiiailte di spiriti noiz caporaleschi e a
t l i z ragazzo che fosse tlii autentico ragazzo - cioè ttiz vero uonzo
iri lormazione - era e riinane la lattiginosa prescrizioiie di scrivere
tutti insieme cose scoiltate, seiiza possibilità di seria contestazioize
o di contributo individuale, col sottiilteso che siamo iii icii morzdo
iiz cui tutto va abhastaiiza beiie (mentre invece - lo vedoiio tutti - molte cose vanilo malissimo) e, sotto la guida illuininata dei
nostri capi e soprattutto dei direttori generali dei nlinisteri, possiamo portare quei piccoli volenterosi rniglioranzeriti, che lo reiidailo addirittura perfetto.
Già, prima del '68 europeo la Giorilata europea della scuola cadeva fatalmente sotto la critica delle persone libere, giovaizi e vecchie, che si trovavano a lavorare tiella scuola. Risultava evidente,
tuttavia, che la i~ostra scuola e le scilole degli altri Paesi della
Comunità europea sono i~azioizal-nzondialiste,cioè coi1 uiz orientamento culturale e un sottinteso politico che fa della corporazione
iiazioiiale il centro dell'uiiiverso, fermo rimaizeiido che ull'universo
stesso si deve poi un tributo di affetto verbale e di dedizione retorica. Come mantenere duiiqtie l'iniezione di saizo internazioiialisnzo,
di dironzpente federalismo europeo (che è tutt'altra cosa dell'europeismo di maniera) nella iiostra scriola, setzza cadere izell'atniosfera
di corzcorso a preini - e si sa, fin dal tenipo di De Anzicis, che il
premio tocca senzpre a Derossi - fitio ad ora nzanten~rta dalla
Giortlata europea della scuola?
Le esigenze erano evidentemente tre: 1 ) proporre temi che i7017
sottiiztendessero già la risposta (questa del resto è un'abitudine autoritaria che inquina da sempre la nostra scuola, iiidipendenteinente
dalle gare e dai concorsi), ma costringessero soltanto gli studenti
a fare i conti con la realtà, più grailde di quella coperta dall'on1bra del proprio caiilpanile, salvo a indicare poi tutte le strade
possibili per venirne a capo, aiiche quella fascista (l'importante
è che i giovani ilon siano fascisti, non che, se lo sono, evitino di
scriverlo); 2) non feriizarsi ai terni, ma inserire la parte scritta per
la Giornata europea della sc~tola in u n coiltesto di dibattiti aperti
e assolutamente denzocratici, nei qrlali fossero calati qtiegli obiettivi delle nuove generazioni - insieme santanzeizte ingenue e dia(confinita a pag. 20)
febbraio 1977
COMUNI D'EUROPA
18
Verso il Parlamento
europeo eletto
La giornata europea della Scuola
Per alunni degli ultimi tre anni delle
scuole secondarie superiori:
(
quando
1 I perché
I
I cittadini dei paesi membri della Comunità Europea saranno chiamati l'anno prosAlla Giorizuiu europea della Scuola, i ~ u t u
simo ad eleggere a suffragio universale il
nel 1953 itl Frar~ciu e rapidaniente estesasi
Parlamento Europeo. Quale è per l'Italia il
ad altri paesi coniiitiituri e n o n (Austria, Belgio, Gerri~uiiia Federale, Gran Bretagna, Irlansignificato e l'importanza di questo avvenida, Italia, Lusserrlbtirgo, Olanda, Svezia e Svizmento?
La X X I V
Giortiutn europea della Scuola n,
G E S , si svolger& in Italia lunedì 21 marzo 1977, m a iritarito i t e m i d i ricerca sono
stati fatti conoscere dai capi d'istituto e dai
docenri ai potenziali interessati fin dal 21 getznaio. Lo prescrive la circolare citata, per assicurare due m e s i da dedicare alla preparazione.
La prescriziune è siaia osservata? T u t t i i destinatari di qtiesio inserto di aComurzi d'Europa r sono pregati sia per la loro responsabilità
pubblica che per il loro impegno europeo a
verificare questo importante a d e m p i m e n t o ( m a
innanzi tutto: i Provveditori hanno d i f f t i s o la
circolare ai capi d'isiituto di loro girtrisdizione?).
La revisioile e selezione dei lavori va fatta
entro il 4 aprile a livello d'istittito, entro il 20
aprile a livello di provveditorati e entro i prim i di maggio a livello minisieriale. Una tavola
rotonda nazionale di d u e giorni, riservata a 52
studenti degli ultimi tre anni della scuola secondaria superiore scelti f r a i meglio classificati, coricluderà a metà niaggio la X X I V G E S .
Sarà organizzata dal Ministero della Pubblica
istruzione.
zera) gli iniziatori, Herlri Brugnlans e u n gruppo di federalisii ed ediicutori, assegnarono il
compilo d i ~ a t i i r a r e l'attenzione dei giovani
di ogrii eià scolare, irz accordo con i loro docertti. sttll'tinità profonda del pairimoi~io culturale dell'E~iropu e sui vaniaggi d i una pii1
profonda cortiprensione tra le conzunità nazioo
nali n (Reg. iizi. del C o i ~ i t ~ t interrzazionale
della G E S , Sirusburyo, ottobre 1961, art. I). A
questa f o r m ~ i l a i i o n e ,che pone l'accento esclusii~amenie siigli clspetti cirltrirali dell'unità elcropea si deixe se la G E S ha finito, per alcuni
unrzi, col corlsiderare con disiucco e talora disirnpegrzo i grandi prohletiii d'altra ilaitira politici, ecorzomici, giuridici, istituzioriali, sociopsicologici - che si venivarto imporiendo nel
corso dello s f o r z o d i tradurre i11 integrazione
ecorzomico-politica di tin grlippo di paesi la
loro n~illerinria unilà cul/urale. Ma a partire,
grosso modo, dal 1968, oggetto della G E S è
statu lu ioialiià dei prolilerni dell'unificazione
cirropea. senza discrir?iiriazioni o censure, in f u i ti i loro diversi aspetti. I n e f f e t t i a partire da
qlcella data si a f f e r m a ovtinqtie irz Europa u n
t t ~ i o v or(ippor1o tra S C L I O I ~ e società m e n t r e la
vigorosa donlanda di culi,ura e di partrcipaziorie politica da parte dei giovarli, ctilmina co11
l'ariticipo a 18 anni delba pieiza ccipacità poliiicu.
Nota (obbligatoria): Cerca di individuare e analizzare:
a ) i cambiamenti che questa prima elezione europea imporrà ai partiti politici (programmi, tecniche di propaganda, linguaggio,
coordinamento con partiti europei affini...);
b ) la nuova dimensione europea delle
responsabilità politicl-ie dell'elettore e i problemi di informazione e di formazione civica e politica che essa pone.
Suggerimenti tecnici e spunti
E' il tema più suggestivo e impegnato di
questa XXIV GES. Altri due sono illustrati
nelle colonne a fianco, mentre nell'ultima colonna sono citati tutti i rimanenti:
è davvero ampia la serie di argomenti che
quest'anno viene proposta alla scelta degli
studenti. E' facile pronosticare che quelli
Daio il carattere irnpegriativo che la G E S
degli ultimi tre anni della scuola secondaha oriliai assliiito - ariche se con qualche
ria superiore daranno la preferenza a quecomprensibile atter~uaziorie nei paesi n o n disto argomento che li riguarderà, a partire
reifarneille coinvolri rzrl processo di . integrazione - è evider~te inriartzi i ~ t t t oche la G E S
dal 1978, come elettori europei.
rion vliole né pofrebhe ailere alcuno scopo
La nota che segue all'enunciato del tema
celebruiii~on. Citiamo dalla circolare del Minifornisce due filoni assai stimolanti di ristero della Pubblica islrl~zioiie, n. 315, del 21
cerca e riflessione. Libri, opuscoli, articoli
diceii~hre 1976, inviata ai Provveditori agli S i u di. Allora con quale spirito e c o m e v a realizdi riviste e di giornali, manifesti e volantiiuta? Una volta tanto una circolare ~iiinisteria- )
ni, sono stati già Drodotti da tutti i Drinle risponde iiz termini nzisurati e chiari: « Essa
cipali partiti politici, con i cui rappresenviene proposici al libero e volontario impegno
tanti locali sarà bene che gli studenti pren(sottoliiiec~tlira nostra) degli allievi, c o m e occacon chi
sione di approfondimento di alc~iili problemi
dano contatto.
corinessi con l'evoluzione dell'ussetro interrto
Ma ci sembra utile sottoporre all'analisi
La O E S è utz'iiiiziativu di collaborazione. I
ciell'Europa, dei suoi rapporti col resto del tttortProliveditori ugli silidi e i capi d ' i s t i i ~ i t o debdei
giovani la seguente tabella desunta da
d o e delle ripercussio~ziche questi e quella hanbotzo faciliia.re le libere iniziative che docenti
un
sondaggio,
realizzato alla fine del 1976
n o sulla vita del nostro paese. La partecipae studenii prenderanno per dare con la G E S
zione alla G E S si giustifica perciò solo i n quandalla Comunità europea, su un vasto rapil loro cor~tribtito di riflessiorze al processo stot o sia avverrita e realizzata come occasione d i
rico cui-opeo di cui sono fra i più diretti inte- presentativo campione di cittadini di ogni
uttii~ità didatticlie iriterdisciplinari liberamente
ressati. I Sindaci, specic nei piccoli e m e d i
età e condizione dei nove paesi che si apasstrnte nel quadro dello svolgimenio dei procentri, e gli .?ssessori alla cultura possono stiprestano ad eleggere, all'inizio dell'estatc
grammi di studio o delle libere attività conmolare e f(~ci1itare irziziative ai vari livelli d i
nesse.
1978, il primo Parlamento europeo.
conipetrnza. U n ruolo decisivo d i coordinamento
A qtiesie corzdizioni - conclude la circolare « Siete a favore o contro l'elezione de!
possor~o svolgere i coizsigli d'istituto, d i interè possibile sottrarre la G E S al rischio d i u n
classe e d i classe per eviiare, nella preparazioParlamento europeo a suffragio universale
adernpinienio rituale e farne u n m o m e n t o d i forne, dispersiorte d i iniziative, energie e materiadiretto? D.
niazione cii)icc e politica D.
li d i s i ~ i d i o . I gruppi locali dell'« Association
I
Le ricorrenti obiezioni contro la G E S (attività d i routine, carattere retorico, verbalismo,
c o n f o r m i s m o europeistico, ecc.) n o n possono
dunque riguardare la Giornata in sé, il suo
scopo o la problemutica politico-culturale alla
quale essa attinge i suoi t e m i d i ricerca e d i
discussiotze e i suoi materiali d i riflessione. Riguardano invece esclusivamente coloro che dovrebbero inzpegnarsi, e n o n lo f a n n o o lo fanno
con poco slancio e fantasia a f f i n c h é la G E S n o n
si risolva in un'occasione in cui vengono o f f e s e
egualrnente la serietà della scuola, l'impegno
coizoscitivo degli allievi e, ci si passi per
una volta un'espressione paluclata, la causa dell'Europa. I n questa responsabilità sono coinvolti, i n varia misura, che n o n è il caso d i
analizzare qui, a t ~ t o r i t à interilazionali e nazionali, amministrazioiie scolastica centrale e periferica, docenti, forze ettropeistiche e forze politiche.
I
"
europtieiine des enseignants », AEDE, che sono
circa 250 nel paese, e i suoi organi centrali
(00153 R o m a , Viale Guido Baccelli, 10) possono
fornire nzateriale ( u n fascicolo speciale d i a Scuola d'Europa a, mensile dell'AEDE, è il più stitttolante sussidio didattico d i base per la preparazione della G E S : pu0 essere richiesto grat ~ r i t a m e n t eai Provveditori - che lo hanno giù
ricevtito - e ull'AEDE). Ma I'AEDE, ['AICCE,
il Movimento europeo (Viale G. Baccelli, 10 00153 R o m a ) , le varie s,ozioni del Movimento
Federalista Europeo e, soprattutto, l'Ufficio delle
Comunità europee (00187 R o m a - V i a Poli, 29) e
l'Ufficio del Parlamento europeo a R o m a (stesso indirizzo) possono fornire a richiesta materiale informativo, docunrenti, consigli tecnici,
esperti per conferenze, dibattiti e tavole rotonde e iiidicazioni e faciliiazioni per organizzare
premiazioni a livello locale.
A
a favore
contro senza risp.
(percentuali)
,
Lussemburgo
77
Italia
77
Germania
76
Olanda
71
Belgio
69
Francia
69
Irlanda
63
Gran Bretagna
57
Danimarca
42
1i
comunità
69
14
17
COMUNI D'EUROPA
febbraio 1977
19
Scopi e contenuti
di un geniellaggio
L'Europa
del lavoro aniaro
Gli altri
argomenti proposti
Per alunni di I11 media, IV e V ginnasio
e biennio delle scuole secondarie superiori:
Tu vorresti che il tuo Comune si gemellasse con un Comune di un altro paese d'Europa. Progetta iin manifesto che annunci il
gemellaggio.
Per alunni di 111 media, IV e V b''~nnasio e biennio delle scuole secondarie superiori.
Oggi gli uomini sono costretti, molto più
che nel passato, a spostarsi da un luogo all'altro per ragioni di lavoro. IIIustra questo
fenomeno riferendoti alla tua esperienza personale e/o a quella d'altri. Cerca inoltre di
esporre quali sonio, secondo te, le principali
cause e le conseguenze di questa accresciuta mobilità.
Oltre quelli che abbiamo già illustrato,
altri argomenti vengono proposti agli scolari e studenti che vogliano prendere parte
alla XXIV GES.
Ci limitiamo a segnalarli qui di scguito. Essi possono essere trattati in Forma Iigurativa (disegno, pittura, collage, FotograIia, ecc.) o per iscritto.
Iti foriiici figitrutii~u(lavoro individuale o
di gruppo):
Nota: forinuto inii~iiizo del iiiuiiifesto:
DIN A4; tcciiicu: a piacere; tz~iìiierotlci colori: illimitato.
ivuQuesto soggetto va trattato fig~irat
rtleizte (disegno, pittura ad acquarello, a
tempera, a cera, ecc., incisione, lineografia,
collage, ecc.).
Per alunni di I11 media, IV e V ginnasio e biennio delle scuole secondarie superiori:
La tua classe (la tua scuola, la tua città)
è legata con un gemellaggio con una classe
(scuola, città) di un paese europeo. Conduci
un'inchiesta, da un lato fra i dirigenti e le
autorità (insegnanti, preside, consiglio di
classe e di istituto, sindaco, consiglieri, assessori ...) e dall'altro lato nella base (alunni,
cittadini), per verificare gli effetti, o l'assenza di effetti, del gemellaggio e per ricercarne le ragioni.
Suggcrimeilti tecnici e s p ~ i r i t i
soggetto - si tratta
di
gcmellaggi - va svolto sotto forma di trattazionc scritta (servizio giornalistico, inchiesta, sondaggio, resoconto di dibattito, ecc.).
La sua formulazione è più ampia di quella
del tema figurativo precedente, e presuppone un'cspcrienza di gemellaggio in atto d a
che si può
anche di gemellaggi falliti o poco produttivi. Sono molte le scuole, le classi, le cit[ h grandi
piccole che .sono gemellate con
una o
scuole, classi, città di altro
o d'altri paesi. Ma l'origine, la forma, la
vita e i risultati di ciascun gemellaggio possono variare molto.
Gli allievi delle classi indicate hanno dunquc la possibilità di scegliere tra un gcmellagsio auspicato ed uno da
e tra
una prova figurativa
una scritta. Tuttavia la face di preparazione allpuno o all,altro soggetto e svolgimento comprenderà necessariamentc un inoinei2to d i riflessiotze e
servirà a individuare nascita,
di ,,icercu
signiIicato, funzione, protagonisti, risultati di
un gcmellaggio, da tradurre poi in immagini oppure in narrazione verbale.
Interroghiamoci e interroghiamo chi può
saperne più di noi: Gemellaggio (da quale
si riparola? che cosa significa?).
cerca un gemellaggio? (affinità storico-geogra~co-economicl-ie,
tradizioni, cultura, messa in comune di soluzioni per problemi comuni ...).
Chi lo ricerca? (l'insegnante, gli alunni;
il sindaco; clii lo può proporre...). Come?
(bisognerà scrivere delle lettere, spiegando
perché si pensa al gemellaggio e proponendo
un preciso programma di scambi e di cooperazione). Come « vive » un gemellaggio (fra
scolaresche, fra scuole, fra villaggi o città ...) ? Come e perché un gemellaggio può
fallire? Breve storia del gemellaggio di cui
si ha esperienza: aspetti positivi, aspetti
Nota: Per la preparazione su questo argomento e per la sua trattazione, insegnanti
e alunni possono tener conto della presente
Nota.
- In Europa. alcuni paesi hanno più
posti di lavoro che manodopera, mentre
altri hanno più manodopera che posti di lavoro. Perché?
- Questa situazione t: all'origine della
emigra7.ioiie di considerevoli masse di lavoratori. Dati, esempi anche limitati, esperienze dirette e/o indirette.
- Ora, a causa della crisi economica, il
lavoro diminuisce, e i lavoratori migranti
sono i primi a essere colpiti dalla disoccupazione. Perché?
- Così, dopo aver contribuito alla prosperità del paese in cui hanno lavorato, sono costretti a rientrare senza lavoro nel
di origiile. Intervista con un lavora'Ore
rientrato a causa della crisi* e / ~
'On
mOgliel i
'gli.
Stcggeri17zenti tecnici e spunli
Più che concci~trare ricerche e riflessione sui dati generali del grande e complesso
fenomeno dell'enligrazione europea - che
pure sono
Iler inquadrare l'esperienza
personale o locali: cui il tema si riferisce producente ricercare
sul campo
))
(villaggio, paese, città) i dati
generano
il movimento migratorio (evoluzione della
popolazione, lorz:e di lavoro, occupati, disoccupati, reddito medio pro-capite, esodo
rurale, ritmo di industrializzazione) e quelli
che lo caratterizzano nella presente crisi
economica europea (rientri dall'estero c dall'interno, possibilità di lavoro al rientro, piani concreti e prospettive di creazione di nuovi posti di lavoro). Che cosa si può fare
per realizzare o ampliare tali piani, anche
con l'aiuto degli altri Paesi della Comunità?
Ricerca di dai,i e documenti presso gli
uliici comunali, presso i sindacati, le ACLT,
i partiti, nei centri di lettura, nelle fabbriche e presso le Organizzazioni padronali.
Interviste con responsabili di tali enti, loro giudizi e previsioni, e con lavoratori costretti a rientrare in patria.
negativi. Prospettive di un gemellaggio ben
riuscito (mal riuscito, in difficoltà). Gemellaggi (anche fra scolaresche) e integrazione
europea: provianlo a individuare in concreto quali rapporti. possono esservi.
Questo argomento ci sembra particolarmente adatto per uno svolgimento pluridisciplinare e di gruppo.
Per alunni di V elementare e I e I1
mcdia:
1) illustra-la copertina di un quaderno con
un motivo tratto dalla flora, dalla fauna,
dalle bellezze della città e del paesaggio, dai
monumenti o dai costun~idei paesi europei.
Questi diversi aspetti possono essere utilizzati separatamente o variamente combinati
tra loro.
2) Disegna il cartoncino che invieresti ad
iin tuo amico europeo in occasione delle
feste di fine d'anno.
Nota: per entrambi i soggetti: forrizuto
rriiriiirro: DIN A4; fcc,tiicw: a piacere; tzrttizero (lei colori: illimitato.
Per alunni di I11 media di 1 V c V ginnasio e del bieniiio delle scuole secondarie
superiori:
1) Crea iin talloncino autoadesivo che metta in evidenza l'idea d'Europa mediante una
sigla, un simbolo grafico e uno slogan (o un
motto).
O Nota: foriii(ito nzitzit7io: DIN A4; tectiicu: a piacere; illiinero dei colori: illimitato.
H Per alunni degli ultimi tre anni delle
scuole secondarie superiori:
Illustra
un pannello decOrativO des t i m o ad una esposizione europea lo sviluppo di uno stile architettonico e la sua
diffusione in uno o più paesi contigui all'Italia.
Crea un
autoadesivo che metta in evidenza Ilidea
mediante una
un
grafico e
(O un
2,
Nota per entrambi i soggetti: tectzicu:
disegno o pittura; fori?zuto tilitlitzzo: DIN A4;
nitt?zci.o dei colori: illimitato.
Trut tcizione scrillu (composizione, ricer"a, inchiesta; lavoro individuale o di grupPO):
H Per alunni di 111 media, di JV e V ginnasio e del biennio delle scuole secondarie
superiori:
1) L'Europa a scuola.
Quali sono nella classe che tu frequenti
i programmi di studio e le attività che possono contribuire ad accrescere la conoscenza dell.Europa e degli sfoni in corso per la
sua unificazione?
Nel riferire la tua esperienza, cita esempi
concreti e, nei limiti del possibile, l'opinione dei tuoi compagni e dei professori.
(conli~?uaa pag. 20)
(~:oirri~iiiu,ioiie
<lo
febbraio 1977
COMUNI D'EUFIOPA
20
pag.
17)
bolicatnerzte adulte - che sriscitarzo le allergie norz solo dei vecchi
e iiicorreggibili itzsegrzaiiti (non parliaino ciei presidi e dei signori
ispettori), tna altresì degli itisegnatiti più giovccni - magari freschi
ex coiztestatori - che la meccanica della cattedre1 rende sovente
frilr~zitzeurrierzte itzcapaci di dialogo (e di dernocrcitica pazietzza);
3) collegare il discorso europeo riellu s c ~ ~ o lcon
a
le reaziorii alla
problematicu feelerc~lista ed europea tlella piccola società circostante,
il q~iartiere,il cotrzprensorio r~irulc,la fabhricu, ...
Ecco: siarizo qciusi arriiiciti al soddisfacirneizto delle tre esigenze
sopraddette e ora tocca a iioi di far sì che la Giornata europea della
scciola dii~eiiga iwraiizeizte ~iriupiilce riell'oreccl~io noti solo e noiz
tanto dei carripanilisti e dei nuziorialisti di senzpre, r~zudei criptonaziotzalisti, degli ciiropeisti dei se e dei ma, degli itnpevalisti affettiiosi verso il terzo tnoizdo, dei razzisti sofisticati e cornpletanzetite
celati da rtiusclzeratiire uinanitarie.
Il federalisino, europeo e izo, è ~irzaniediciiia fortissima, sia itz
politica che iri ctilliira. Esso costriiige a rompere tutte le cateize
a~itoritarie, i privilegi coperti da severi iizotziti patriottcirdi, svela
che il re 2 iiricio e può essere truizq~tillainentebersaglicito da t ~ o v a
frarlicie: ina nello stesso tempo coslriiige a srnusclzerare tutti i fiizti
ariarchici, i parassiti che si riascorzdono dietro l'a~itogestiorze,i difer~sori dell'ei/asiorie fiscc~le iii noine dellu privacy. Il federalisnzo
coii~butte per l'uiitentico aiitogoiverilo, a tutti i liixelli, nia nello
stesso tenzpo pretende In criyacità di tener rigorosurnetite ferino il
i.iferitrierito al bene corriiiize. A~itogeslione e piaiio ( o progratnrna
cotriiiiie). Difesa del qiiartiere, della cii~iltucoiitadiria, dell'eq~iilibrio
ecologico, (lellu libertu di perisiero, (li pat.ola, di scritto, di ccclcola[ore, (li telefono, di teleijisione, ina urrche sovratiazionulità e sacrifici iticrer/ti; riiu aiic/ic e ;oprcitt~itto pereqi~uziorie fra territori ricchi e territori poveri, senza rclcco12tar.e la storiella che i ricchi so110
ricchi perché se lo sono ineritcito ( p t ~ òdarsi che abbialzo faticato
c s~idatoi loro rioiirzi, che più spesso erciizo tuttavia banditi cill'angolo tlella strada) e i poveri soizo poveri perché non hailizo sapcito
rispartniare (che cosa?). E allora federalisino ed E~iropaiiiiita iitiol
dire uiitetitico iizteriiazioiialisrno, perché si ripropotze - preiidere
o lascicire, testiiizoniare la i)erità o inirnergersi ilell'ii~gnrzizoe nella
iizerdu - 1111 dii/erso rapporto tra l'Europa ricca, agicitu, op~~lerzta
-
Impegno culturale
e impegno politico
La migliore guida alla preparazione e allo
svolgimento della GES sarà costituita dallo
impegno europeo degli operatori, a qualsiasi titolo, della scuola e dell'educazione. I
contenuti essenziali di questo impegno nell'attuale fase dell'integrazione europea, vengono ricordati nella mozione approvata all'unanimità dal VI congresso nazionale della Sezione italiana della « Association Européenne des Enseignants D, AEDE, svoltosi
a Formia dal 5 a11'8 dicembre 1976, sul tema: << Impegno federalista del17AEDE ed
elezioni europce S . Non basta infatti la consapevolezza della dimensione europea C mondiale della cultura e dei valori, di cui ogni
insegnante degno di questo nome si fa
promotore critico nella scuola. E' necessario che questa consapevolezza sappia tradursi in capacità di scelte e in impegno civile e politico in relazione col momento
storico che viviamo. Questo momento storico è caratterizzato, fra l'altro, da un ampio
dibattito sul progetto di una società diversa, che assicuri alle persone e ai popoli d'Europa una inigliore qualitu di vita, nel quadro
di una Federazione di stati di cui l'elezione
diretta di un Parlamento sopranazionale costituirà il primo significativo passo. Tutte le
forze politiche, sindacali e culturali dei nove Paesi della Comunità partecipano, con
varietà di posizioni, a questo dibattito, che
anche se con tiziliotii di disoccupati e sacche di miseria - e il terzo
e sopratti~ttoil quarto mondo, col quale è stato così a lungo prutic~ztolo scanzbio ineguale. Federalismo eilropeo, dunqt~e,perché
si possa attuare il federalisrno rizoizdiale e si possa dire per sempre
basta alle guerre - arzzi alla ,grierra - irz quanto si dice basta
alle sile cause.
Ma norz mi piace dilitizgarmi sii queste cose, che i lettori di
« Comriizi d'Europa D si scrztoiio ripetere fino ulla noia da u n qiiurto
di secolo. Voglio insistere siill'esigenza non eli proporre ai gioiiaizi
iitz « teniiizo nttiiale » qiiutzto di scuoterli coi? aizgosciose domai~de
cht: pretendoizo le loro resporzsabili risposte. Siamo alle elezioni
europee, che rilc~iiiicretini e pc~i~idipolitici ritengotzo iin atto d'impoiptanza non secoridaria, anche se, tcitto sonzmuto, non pii{ iinportante ecc. ecc.: esse pongono di froiite (il popolo eilropeo, ai luvoratori, agli sttidetiti, ai quartieri, agli tioriiini del bosco delle colliize
e clel inure il elilemma di lasciarsi ancora guidare dai pastori, che
li 1zatzizo portati sino ad ora alle lotte fratricide, alle soperchierie
e alla fr~istrazione, oppirre di assritizersi la resporzsabilità di costruire le istituzioni dell'a~~togestione
europea, irz cittesa di pervenire al
goilerno democratico mondiale. Non ci sarebbe bisogno che io esortassi a questo ptitzto gli assessori regionali, proi~inciali o comunali
a1112 cttlttiru e ulla sciiola, i corisiglieri di qriartiere, gli amministratori di coinprerzsorio, coloro che stanno faticosameizte collegando la
detiiocruzia della sciiola e della fabbrica con quella tlel territorio,
a trasformare la Giori2ata europea della scuola - rnc~sapranno doma:re le loro piccole, segrete e inutili airzbiziotii? - in iina grossci
coiztestcczioiie del i~zo.suicodegli interessi nazionali e iti iitia prescl
di coscienza, concreta e rii~oltizior~aria,
del valore politico e ci~ltiirale (riotz iiii staizcherò nzai di ripeterlo: citlttirale) delle elezioni
europee.
Frc~ i retizior~ciri di sempre e coloro che non vogliono l'tiriità
politica dell'Etiropu, perché prefei,iscotzo la K rii~oluzi«tze totale
nel loro quartiere (al terzo mondo noil surccrirzo poi pagate, conic
si deve, le rnuterie priine, riza sararirio inviati tatze-bao e fiori), rni
illudo che i giovani, a cui tra poco lascerenzo il governo della cosa
puibblica, scelgano l'unica e ciiiteiitica rivoluzione, qi,ella federalista, e la corciggioscc presa di coscieiiza delle realtà odierne, che ne
è la premessa insostit~iibile.
U. S .
si fa più serrato con l'approssimarsi della
scadenza elettorale: gli ins<-gnantieuropei in-
-
tendono portarvi il loro contributo, e la
GES ne sarà una prima occasione.
Ecco il testo della mozioile.
La Sezione ii(cli(cnu de1l'PLEL)E conterina la
sua ft.deltà ai principi federalisti che caratterizzano l'Associazione e in tnlc ambito riconosce
l'opportunità di proinuovere LIII dibattito sulla
qualità di vita che dovrà ~,ssere-assicurata ai
popoli dclla auspicata Fedeiazione europea. La
eventuale emergenza di prospettive differenziate pluraliste e democratiche accrescerà la vitalità della Sezione, particolarmente in occasione
delle elezioni universali tlirette del Parlamento
eLi ropeo.
A tale scopo. la Sezionc a tutti i livelli
parteciperà, con le altre forze [ederaliste, a1 dibattito ideologico ed elettorale delle forinazioni
politiche, sindacali e culturali.
« La Sezionc si attende che le formazioni
europce tra partiti affini, costituite o costituende, definiscano sollecitamente i loro programmi
elettorali. in senso non genericamente europcista o conl'cdciale ma inequivocabilmente federale, sia nelle finalità che nell'organizzazione delle formazioni stesse.
In ortlinc alla consullaizione elettorale, la
Sezione si attende che le leggi elettorali di ciascuno dei nove paesi estendano il diritto di
\,o10 a tutti i cittadini coinunitari residenti nel
proprio territorio.
<< Per quanto riguarda il nuovo Parlamento
europeo, la Sezione ritiene indispensabile che
esso assuma anzitutto responsabilità di costituente permanente, rivendicando tra le sue attribiizioni prioritarie competenze di politica educativa e della gioventù.
In osni modo - conclude la mozione il congresso impegna tutti i docenti e i dirigenti scolastici a promuovcre sia nell'attività
~~rofessionale
didattica - particolai-iiicntc nella
scuola secontlaria superiore - sia nella gestione collegiale della scuola, sia nell'azionc culturale la
ampia infornlazioile e discLlssionc
sulla problernatica della integrazione
europea e
della clczione parlamentare D.
Gli altri argomenti proposti
( C O I I I I I I ~ I ~ : I I I I I ~del
l111g 19)
Per alunni degli ultimi tre anni dellc
scuole secondarie superiori:
1) Numerosi fattori economici e sociali hanno fatto nascere gravi problemi nell'occupazione e nella formazione professionale dei
giovani. Analizza i termini di tali problemi
e gli effetti della situazione che essi hanno
determinato in Italia ed esponi quali misure
potrebbero, secondo te, porvi rimedio.
2) Le società nazionali contemporanee sono
in misura crescente interdipendenti. Molti
dei problemi che travagliano l'Europa Occidentale non possono essere compresi e risolti se non tenendo conto di avvenimenti,
atteggiamenti, od esigenze di altri paesi del
Continente, o di altre parti del mondo.
Analizza un esempio, scelto fra gli avvenimenti economici, politici, o culturali, che
illustri la realtà delle odierne contrapposizioni e solidarietà.
febbraio 1977
COMUNI D'EUROPA
Piano a niedio termine
per l'Unione monetaria europea
di Dario Velo
Il piano Werncr c: fallito, ma l'elezione
diretta del Parlamento europeo prevista peila primavera del 1978 raFforzerà certamente
la Comunità e quindi fornirà la base per il
rilancio dell'unione economica e monetaria.
In questa prospettiva sono elfettuabili misure a breve termine altrimenti inconccpibili. Misure di questo genere sarebbero efficaci sia come supporto della politica di contenimento della crisi, sia per evitare che la
crisi faccia pensare in termini esclusivamente nazionali, sia per creare le premesse per
i l rilancio dell'unione cconomica e monetaria.
Ora, il punto di partenza per ricercare
rluali soluzioni possano essere date ai proI~lcmimonetari a livello europeo, deve essere
la coscienza delle ragioni che hanno determinato i l fallimento dei tentativi tino ad oggi
conipiuti di avviare la realizzazione della
Unione monetaria.
Per comprendere le ragioni di questa serie
di insuccessi è necessario porre a confronto la natura dell'obiettivo perseguito e la
natura dei rapporti intcrstatuali esistenti fra
i paesi membri della Coniunità europea.
In questa prospettiva, si può rilevare che
i vari progctti di Unionc monetaria si collocano in due grandi gruppi: da un lato i progetti che ipotizzano la sopravvivenza del quadro confederale europeo oggi esistente, dall'altro lato i progctti che ipotizzano la trasformazione dei rapporti confederali esistenti Fra gli Stati europci in un legame di natura federalc.
I limiti di questi due gruppi di progctti
sono diKerenti. Nell'ottica della sopravvivcnza del quadro confederale oggi esistente, il
limite strutturale di qualsiasi progetto di
Unione monetaria consiste nella impossibilità di andar oltre all'istituzione di Forme
rli solirlarietà europea, la cui base di potere
sia la temporanea e fragile convergenza dcgii
interessi dei vari Stati partecipanti all'accardo. D'altro lato, i progetti di Unione monetaria che si sono posti nella prospettiva
di una trasformazione dei rapporti confcdcrali esistenti fra gli Stati europei in un legame di natura federale, hanno assunto un
carattere illuministico in quanto si sono limitati a iputizzarc i mutamenti istituzionali
a livello europeo necessari per la realizzazioiie dell'unione monetaria; in tal niodo 4ucsti progetti hanno ottenuto di stabilire una
perfetta corrispondenza fra avanzamento lungo la strada delllUnione monetaria c della
IJnionc europea, ma questa operazione rion
si Fondava sulla previsione della possibile evoluzione politica e istituzionale della Comunità.
[ I Fatto i! che, affrontando il problema delI'tlnioiie monetaria curopea, debbono essere
nettamente distinte due fasi, in cui diversa
risulta la natura dell'obiettivo perseguibile. Il
fatto che separa queste due fasi ha natura
politica, e consiste nella nascita di un quarli-o europeo di lotta politica, cioè nella forniaiione di una volontà pubblica europea; gli
str~iinciitiper la realizzazione di questo salto di qualità » nel processo di integrazione
s o r o l'elezione europea t. la formazione dei
partiti cur-opci. Prima di questo momento,
l'unico obiettivo pt:rseguibilc resterà i l raflorzanicnto della solidarietà europea; sul piano monetario, è progettabile i l rafforzamento della f luttuaziont: congiunta trami te la realizzazione di alcunt: funzioni tipiche di una
Banca centrale europea, senza che tuttavia
alcun organo comunitario possa acquisire il
potere di decidere autonomamente una politica monetaria europea. Con l'elezione direlta del Parlamento eui-opeo e la formazione
di partiti europei, t* destinata ad aprirsi una
nuova fase nel processo di integrazione, di
natura costituente, in cui la realizzazione
delllUnione monetaria, con la creazione di
una moneta curopcba,i! destinata a divenire
i l primo obiettivo realizzabilc.
Il fallimento dei piani funzionalisti di Unione rrionctaria dipende dal fatto che Fra qucste due fasi non c'i: continuità, ina un salto
di qualità.
Il piano a nicdio tcrniinc per l'Unione monetaria europea qui di seguito pi-oposto riguarda la fase chc precede I'elczionc curopea. Esso non costituisce una soluzione ai
problemi con cui soiio controiitati oggi i
paesi europci. L'obiettivo cruciale C la fondazione dell1Unionc. cconomica e monctaria
con la nascita di una moneta europea. Lc
misure qui proposte sono tuttavia adeguate
al fine di direndere il quadro comunitario nel
periodo transitorio che ci separa dall'clezione europea, permettendo alle forze politiche
di liberarsi dalle ipoteche delle scudeiize quotidiane che oggi ostacolano ogni tentativo di
atfrontare con progctti di vasto respiro la
crisi cconomica.
In particolare le inisurc qui proposte mirano in primo luogo a garantire una gestione dei problemi monetari europei nel periodo transitorio che ci separa dall'llnione Europea in niodo tale da anticipare quegli aspetti dell'unione inonetaria la cui realizzazione non richiede l'esistenza di un potere
democratico europeo, ma la prospettiva della nascita a breve termine di un potere dcinocratico europeo; in questa prospet tiva sono aiispicabili la istituzione di iina stanza di
compensazione europea e i l lancio di un
grande prestito europeo per socccrrere i paesi pii1 colpiti dalla crisi e per avviare prinie
forme di conlrollo della liqiiidità a livello
europeo.
In secondo Iiiogci, le misure qui proposte
mirano a garantire che si organizzi un istituto che per ora inizi a gestire in modo unitario ali accordi monetari europei. e dopo
i l 1978 possa senza ditiìcolta assumere le
furizioni di Banca centrale curopea incaricata di emettere la imoncta europea.
La fluttuazionc congiunta
Nell'attuale fase del processo di integrazione la sola soluzioiie realistica ai probiemi
monetari esistenti consiste nel rafforzamento della fluttuazionc congiunta delle monete
europee. Nella prospettiva della realizzazione
dell'unione rnonetaria europea, la fluttua7ione congiunta ì: lo strumento per individuare
un'arca monetaria europea con un cc:rto gra-
do di autonomia rispetto al dollaro e per garantire una struttura di parità detinitc fra
i pacsi europei. Ciò significa che la Iluttuazionc congiunta è il mezzo oggi possibile per
porre i paesi europei al riparo dalle pcrturbazioni dei mercati monetari internazionali,
per risolvere i problemi monetari legati alla
tissazione dei prezzi del mercato comune agricolo e per assicurare le condizioni di stabilità monetaria necessarie allo sviluppo stabile dell'integrazionc economica e conimcrciale.
L'esperienza acquisita, alla prova dei fatti, con la rcalirzazionc della fluttuazionc
congiunta delle monete di sci paesi europci
dimostra tuttavia la contraddittorietà di
questa alternativa, ovc non accompagnata
da altrc misure che la rafforzino.
La lluttuazione congiunta delle nionctc, in
ctt'etti, in presenza di una situazione economica che tende a generare uno squilibrio nclla bilancia dei pagamenti, pone in
subordiiie gli obiettivi della stabilità e dello sviluppo del sistema cconomico nazionale rispetto all'obiettivo prioritario del
mantenimento dcll'cquilibrio nei conti con
l'estero. Ciò, a livello comunitario accciilua
gli squilibri Fra paesi più sviluppati e paesi
più deboli, e in questi ultimi inoltre aggrava gli squilibri territoriali interni e rende
più arduo i l superamento dci ritardi csistenti a livello cconomico e sociale. In ultima analisi la partecipazione alla fluttuazionc congiunta impone ai pacsi più deboli
di strutturare la propria politica economica in funzione non rlcllc proprie condizioni
interne, ma in funzione delle condizioni prcvalenti nei paesi più forti.
Per questo la Fliittuazionc congiunta, non
accompagnata rla altre niisurc, k una scelta
debole, i11 quanto accentua e non riduce
le tcnsioni e le spinte centrifughe all'interno dclla Comuniti, rendendo con ci?) impossibile la propria estensione a tutta l'arca
curopca e la propria difesa.
I l rafforzamento della Fluttiiazionc congiunta può essere concepito solainente conie obiettivo all'intcrno di 1111progetto organico che ne elimini, o ne neutralizzi alincno in partc, gli aspetti contraddittorii.
Le alternative nazionali alla fluttuazione congiunta
In alternativa al progetto della fluttuazione congiunta e alla prospettiva dcll'unione monetaria, nessuna soluzione a carattcre nazionale è oggi sostenibile. L'unica alternativa alla creazione di un'area monetaria europea autonoma è la partecipazione
in posizione di totale subordinazione delle
singole valute europee all'area del dollaro
inconvertibile; le dimensioni antistoriche dcgli Stati nazionali europei non permettono
nemmeno di progettare il tentativo di isolare ciascuno di essi dalle influenze destabilizzatrici provenienti dal resto del mondo.
L'impossibilità di una alternativa nazionaIc alla crisi monetaria deriva inoltre dal
fatto che i l perdurare della divisione delI'Eiiropa in Stati sovrani ì. destinata a rendere strutturalmente sempre più inadeguato l'ammontare delle riserve valiitarie rispetto alla dimensione del commercio con
l'estero. In questa situazione, le monete
sarebbero destinate a divenire sempre più
f-agili, e ciò alimenterebbe ulteriormente
I'involuzione protezionista già rilevabile oggi in Europa.
COMUNI D'EUROPA
L'impossibilità di ricercare una soluzione nazionale ai problemi monetari europei
è dimostrata in modo esemplare dal caso
italiano.
L'Italia, per sottrarsi alle c0nseguenz.e deflazionistiche e distorsive della fluttuazione congiunta, non ha partecipato a questa
ultima. Con ciò l'Italia ha ottenuto un certo margine di libertà per realizzare una
politica economica autonoma, ma questo
maggiore grado di libertà si è tradotto nella svalutazione della lira e non ha permesso
né di riportare sotto controllo il processo
inflazionistico né di riportare in pareggio
i conti con l'estero.
In conseguenza il nostro paese ha egualmente vissuto una fase di grave recessione
e ha visto approfondirsi le distorsioni del
proprio sistema economico, sociale e territoriale, senza con ciò conseguire l'obiettivo
di riequilibrare i conti con l'estero che costituisce la condizione pregiudiziale per programmare qualsiasi misura di rilancio economico e di riforma.
La crisi energetica, scoppiata alla fine
del 1973, ha reso ancor più evidente I'impossibilità per ogni singolo Stato nazionale europeo di seguire strategie economiche autonome, in quanto dal 1974 il problema per i paesi europei non è solo di
gestire eventuali squilibri interni al sistema economico, ma soprattutto di porre
rimedio al disordine generatosi nei rapporti
internazionali fra Stati industrializzati e
Stati produttori di materie prime. Ciò risulta particolarmente vero per i paesi europei
più deboli, quale è l'Italia.
Il fatto è che nessuna soluzione a carattere nazionale può permettere di affrontare
i problemi monetari che si pongono a livello europeo, in quanto è impossibile affrontare a livello nazionale problemi che
hanno dimensione super-nazionale. D'altro
lato, le soluzioni a carattere nazionale sono inadeguate a fronteggiare anche i problemi della recessione e dell'inflazione all'interno dei singoli paesi membri della
CEE, in quanto i diversi problemi che si
pongono nei vari Stati sono espressione di
una condizione generale che accomuna tutta
l'Europa.
La crisi italiana e l'Unione monetaria come
condizione per tenere I'Italia in Europa
L'Italia sta pagando le contraddizioni del
processo d'integrazione europea che ha tolto la possibilità agli Stati membri di svolgere un'autonoma ed efficace politica economica, senza trasferire questo potere ad
alcuna autorità europea. L'unione doganale
europea, se ha permesso di realizzare in
Europa uno sviluppo econonlico e sociale
altrimenti inimmaginabile, per i propri limiti istituzionali ha aggravato gli squilibri
territoriali e le distorsioni del sistema produttivo europeo, facendo pesare sui paesi
più deboli gli oneri più gravi.
Questa situazione si è ulteriormente aggravata fino a divenire insopportabile, a seguito della crisi energetica che ha posto 1'Italia di fronte a problemi che non avevano
riscontro in passato.
Le pressioni inflazionistiche e i deficit con
l'estero sono imputabili, nell'esperienza italiana del dopoguerra, ad un eccesso ricorrente della domanda di beni e servizi rispetto alla capacità di produzione dell'economia. Per arginare il processo inflazioni-
stico e riportare al pareggio i conti con
l'estero si è rivelato pertanto necessario e
sufficiente un insieme di misure volte a contenere la domanda effettiva. Dal 1974 questi meccanismi non sono stati più sufficienti,
perché il problema oggi è soprattutto di ricostituire un nuovo ordine economico internazionale in sostituzione del vecchio ordine uscito dal secondo conflitto mondiale,
ormai definitivamente in crisi. Una politica
di riduzione della domanda interna, nelle
condizioni oggi vigenti, potrebbe servire unicamente a scaricare sugli altri paesi industrializzati il deficit energetico e il deficit
connesso all'importazione delle altre materie prime; ma se questa politica è seguita,
come accade, da tutti i paesi industrializzati, essa ha come effetto di scaricare il
deficit petrolifero dai paesi con posizione
economica dominante sui paesi più deboli, fra i quali va posta l'Italia; per questi
ultimi, l'unico efietto di questa politica è
una riduzione della produzione e dell'occupazione, senza che venga.no risolti né il problema dell'inflazione né quello del deficit
dei conti con l'estero.
L'esperienza vissuta dalllItalia nel 1973
conferma la gravità dell'attuale crisi economica. Nonostante uno sforzo eccezionale
e imprevedibile compiuto dall'economia, sotto la pressione della severa politica deflazionistica svolta dal governo e dalle autorità
monetarie, il deficit nei conti - con l'estero
non è stato eliminato. L'esperienza dimostra che, in questa situazione, è sufficiente
una timida ripresa della domanda interna
per far crollare la lira t: per rendere necessaria I'adozione di nuove severe misure deflazionistiche. In questo quadro non può
esistere alcuna prospettiva di ripresa economica ma solo la necessità di proseguire
indefinitamente una politica deflazionistica, il che implica il mantenimento in Italia
di una situazione di criisi permanente senza alternative.
I1 fatto è che la crisi italiana può trovare
soluzione solo nel quadro europeo, perché
solo nella prospettiva della fondazione dell'Unione europea è possibile affrontare le
distorsioni generate dall'integrazione doganale e progredire verso l'Unione economica
e monetaria, e perché solo nella prospettiva della fondazione dell'unione europea è
possibile progettare una trasformazione dei
rapporti internazionali in modo che le legittime ambizioni di sviluppo dei paesi possessori di materie prime possano conciliarsi
con l'esigenza di garantire l'equilibrato sviluppo dei paesi industrializzati e il decollo
economico dei paesi del Terzo mondo.
La soluzione della cri:si economica italiana, nella prospettiva europea è un problema semplicemente inesistente. Per comprendere ciò, è sufficiente considerare che nella
CEE, accanto a Stati con un deficit nella
bilancia dei pagamenti, esistono paesi in grado di risolvere senza particolari difficoltà
i problemi posti dalla (crisi energetica. La
CEE, nel suo conlplesso, presenta un deticit
verso il resto del mondo relativamente contenuto, gestibile senza l~articolari difficoltà
d a un'autorità centrale cui fossero attribuiti
i necessari poteri. Ciò significa che I'Italia
fronteggia oggi una si1:uazione drammatica, perché l'Europa è divisa e manca quindi
di quegli strumenti che all'interno di ogni
Stato assicurano il sostegno delle regioni
depresse.
Dopo la decisione del Vertice di Roma del
febbraio 1977
dicembre scorso di procedere all'elezione
diretta del Parlamento europeo nel 1978, la
alternativa europea è diventata non solo
possibile, ma realistica per un futuro ormai
prossimo. I1 problema per I'Italia è dunque
di gestire la crisi nel periodo transitorio
che ci separa dalllUnione europea, rimanendo legata alllEuropa. Questo obiettivo potrà
essere raggiunto se due condizioni saranno
realizzate, una di carattere internazionale,
una di carattere nazionale.
Dal punto di vista nazionale, ciò che I'Italia deve fare è assicurare per il periodo
transitorio Fino alla fondazione dell'unione
europea una gestione politica ed economica coerente con l'obiettivo di garantire la
propria permanenza in Europa e in particolare di legare la propria moneta alle
restanti monete europee.
La condizione internazionale per tenere
I'Italia in Europa durante questa fase transitoria pre-costituente delllUnione europea
è l'affermazione di una più stretta solidarietà fra i partncrs europei; in particolare,
il problema più urgente in questa prospettiva è il completamento della fluttuazione
congiunta con misure che ne compensino
almeno in parte gli aspetti contraddittorii,
insostenibili dai paesi più deboli.
Per valutare la rilevanza di queste conclusioni, si tenga presente che la crisi italiana presenta n-iolti punti di contatto con
la crisi inglese e presenta aspetti destinati
presumibilmente a d emergere, a breve o
medio termine, anche nei rimanenti paesi
europei.
Un piano a medio termine per l'Unione monetaria europea. Le relazioni intracomunitarie
A breve termine, per consolidare I'ordine monetario europeo e per fronteggiare i
problemi posti agli Stati nazionali europei
dalla crisi economica è necessario rafforzare la fluttuazione congiunta con misure
che la rendano compatibile, anche per i paesi più deboli, con gli obiettivi della piena
occupazione e dello sviluppo equilibrato perseguito dalle politiche economiche nazionali. In una prospettiva più ampia, il problema è rafforzare la fluttuazione congiunta
con I'adozione di misure e con la creazione
di istituti che possano facilitare la nascita
dell'unione monetaria, anticipandone alcuni aspetti. In questa prospettiva va conccpito un piano a medio termine per l'Unione
monetaria europea.
I problemi che debbono essere risolti da
un piano a medio termine ne determinano
le caratteristiche. Gli obiettivi essenziali
possono essere considerati il rafforzamento
dell'autonomia dell'area monetaria europea,
la messa in atto di meccanismi che permettano di fronteggiare le tensioni interne della
Comunità, la realizzazione di accordi che
permettano di regolare i rapporti monetari fra i paesi membri della CEE con modalità che accentuino la solidarietà europea.
Ciò implica che le misure monetarie da adottarsi devono articolarsi in misure volte a
regolare i rapporti della Comunità, nel suo
insieme, con il resto del mondo e in niisurr
volte a regolare i rapporti intracomunitari
fra i paesi membri.
A tal fine propongo innanzitutto la crcazione di una stanzcc d i coinpensazioize etlropeu che accentri i pagamenti intracomunitari.
febbraio 1977
Questa proposta ha un importante precedente storico, costituitp dall'unione Europea dei Pagamenti (UEP), che negli anni '50
agevolò il tentativo dei paesi europei di ristabilire la convertibilità delle monete. La
istituzione di un meccanismo di compensazione multilaterale nell'immediato dopoguerra aveva permesso ai paesi europei di incrementare I'interscambio commerciale superando l'ostacolo costituito dalla carenza
di riserve valutarie; questo meccanismo era
stato inoltre integrato dall'attivazione di linee di credito a favore dei paesi temporaneamente in deficit verso la stanza di
compensazione europea, e ciò aveva ulteriormente agevolato lo sforzo dei paesi europei di aprirsi alla concorrenza internazionale.
La istituzione di una stanza di compensazione europea nelle condizioni oggi vigenti
avrebbe un significato diverso ma potrebbe
rivelarsi uno strumento altrettanto efficace,
o ancor più efficace, di quanto non sia stato nell'ambito delllUEP.
La stanza di compensazione europea avrà
la funzione, come definito dalla sua stessa
denominazione, di compensare automaticamente su base multilalerale tutti i s~trp1u.s
e deficit bilaterali in cui è in corso ciascuii
paese membro della CEE nei confronti di
tutti gli altri paesi membri, sia per transazioni in conto corrente che in conto capitale. Le compensazioni avranno luogo a intervalli regolari, ad esempio mensili, e saranno eseguite da una banca europea a ciò dclegata. Ciò implica che gli scambi e i flussi
finanziari intercomunitari non daranno piìi
luogo a singoli pagamenti in moneta internazionale; solamente il saldo complessivo
di perioclo sarà regolato da ogni paese sccondo le modalità previste dalla stanza di
compensazione.
Il fatto che un unico regolamento di quc.
sto saldo netto di ciascun paese verso la
stanza di compensazione si sostituisca a rcgolamenti separati di tutti gli scambi intercomunitari implica con evidenza, per i paesi europei, un notevole risparmio di riserve,
c ciò costituisce il primo importante vantaggio derivante dalla istituzione di una
stanza di compensazione.
L'istituzione di una stanza di compeiisazionc in questo senso contribuirebbe ad accentuare il fatto che il commercio intracomunitario, che stante la divisione delllEuropa devc essere considerato ancora come
comiiiercio internazionale, tende a configurarsi come commercio interregionale. Si tenga presente, a tal fine, che non dovrebbe
risultare ditlìcile stabilire modalità di €unzionamento della stanza di compensazione
Lali da escludere la coiivenienza per le imprese o per i privati a sottrarre alla competenza della stanza stessa le transazioni
internazionali poste in essere. In effetti, tali
operazioni di arbitraggio acquisirebbero rilevanza solamente se conseguenza dell'attività della stanza di compensazione europea
fosse la segmentazione del mercato dei cambi in settori diversamente regolati e con
differenti quotazioni delle monete.
L'esistenza di una stanza di compensazione europea anche in altro modo si rivela
uno strumento per diminuire l'importanza
del dollaro come mezzo d i -pagamento negli
scambi iniracomunitari. In effetti, i saldi
di ogni paese nei confronti della stanza potranno essere, almeno in parte, o liquidati
COMUNI D'EUROPA
in monete europee, o finanziati con prestiti
concessi al paese debitore.
Questo secondo aspetto si ricollega alla
misura e alle modi3lità con cui il meccanismo di compensazione sarà integrato dalla
attivazione di linee di credito a favore dei
paesi in deficit nei confronti della stanza.
Per valutare questa possibilità, occorre
tener presente che è prevedibile, nelle con-
23
dizioni che caratterizzano oggi i paesi membri della CEE, che alcuni paesi risulteranno
costantemente creditori netti e altri debitori netti nei confronti della stanza. I n questa ipotesi, riconoscere ai paesi debitori la
possibilità di saldare il proprio deficit in
moneta nazionale equivale a garantire il finanziamento automatico da parte dei paesi
in surplirs dei passivi nei conti intracomu.
Solidarietà sovranazionale per il Friuli
N~cnierose iiiiziatii~esoiio strite prese dagli organi .soi~ranrt;ioiiuli del CCE e dalle singole Sezioni 17azionttli, notiché d a Cornuni eri altri Eiiti lucali aderenti alla iiostra orgaizizzazioiie, in favore rlelle popolazioni del Friuli, d~rraineiite colpite dal s i s n ~ u ,sia sollecitand o l'intervento rlellc Istituzioiii ellropee, sia provvedentlo direttainei~te.
Particolare valore assLtmono le sottoscrizioni e f f e t t u a t e d a centinaia rii coi?iuni francesi in risposta all'c~ppellolanciato dalla Sezione francese del CCE. Sigiiificari~lo l'aiuto
geneyuso e i~ntiiediarodei c o m u n i legati iir geinellaggio alla città d i Udirle, Vienile (Francia),
Esslingeii ain Neckor (Gertnaiiia federale), Sclziedam (Olanrla), Nectrh (Inghilterra), Norkopiiig ( S i ~ e z i a )e il rilevante coritriburo inviato dal Landkreis d i Marb~trg-Biedenkopf (nella
foto sopra) al Coinune d i Villa Santina.
A queste iniziatiile d i E n t i territoriali d i altri Paesi europei varino iirttctrcrlinente agyiililte le corlcrete espressioni d i solidarietà nirri~ifestatedalle Regioni, dalle Province e dai
Comllni italiani.
L'AICCE ha raccolto Ltna eloquente doclcnientazione tli queste testiinoniunze, europee
e nazionali, d i generosa ed iminediata risposta all'crccorato appello delle popolazioni friulane colpite.
La nostra Associazioiie si è anche fatta fii7 dai primi giorni portavoce, nei m o d i opportrini, dell'esigenztl che le Istitllzioni europee interi~enissero e f f i c a c e m e n t e , coii t u t t i gli
strumenti a loro disposizione (il Feuga e il Fondo d i sviluppo regionale per la Comunità
ellropea e il Fondo ,di rétablissement per il Consiglio d ' E ~ l r o p a ) :siamo lieti che anche sott o questo profilo la solidarietà europea abbia trovato u n a ulteriore confernia, contribuendo
così a rendere p i ì ~efficaci sia le inzziative prese, spesso in condizioni drainmatiche, dagli
ammiiii.srraror.i Coinuiiali, Proilinciali e Regionali del Friirli e dai loro collaboratori, sia la
decisa azione, del Coiilmirsario straordinario on. Zainberletti, cla inolti ariizi m e m b r o degli
organi dell'AICCE.
COMUNI D'EUROPA
24
nitari degli altri paesi membri. Al contra- guardo dell'unione europea; un salto di quario, se il deficit nei confronti della stanza lità si avrà con l'affermazione di una politidi compensazioiie dovrà essere liquidato nel- ca monetaria europea svolta da una Banca
la moneta del paese creditore, ciò equivar- centrale europea responsabile di fronte ad
rà ad attribuire alla moneta del paese con un Parlamento e a un governo Federali.
Questa possibilità di evoluzione è partila bilancia dei pagamenti intracomunitari
colarmente rilevante nel contesto esistente,
strutturalmente in s ~ ~ r p l u (prevedibilmens
te la Germania) lo status di moneta di ri- in quanto la prospettiva dell'elezione euroserva e di pagamento intracomunitario, in pea nel 1978 rende possibile prevedere a breposizione di subordinazione rispetto al dol- vissimo termine la Formazione di un primo
nucleo di potere democratico a livello eularo che rimarrebbe la principale moneta
di riserva e di pagamento internazionale. ropeo destinato ad assumere una funzione
A fronte di queste alternative, una terza costituente.
Nello stesso senso dieve essere valutata
soluzione è possibile e preferibile. La stanza di compensazione potrà disporre di ri- l'intluenza del prestito intracomunitario sulsorse proprie, con cui provvedere a fnan- le condizioni tipiche dei singoli mercati monetari e finanziari europei. Inizialmente la
ziare con modalità definite eventuali delicit
operazione si contigurerà in modo non diemergenti nci mercati f n a n ~ i a r idei paesi
membri della CEE. Tali risorse proprie po- verso da un qualsiasi ]prestito privato, coltranno essere fnanziate con versamenti da
locato per truriches nei vari mercati nazioparte dei paesi membri oppure con I'emis- nali previa autorizzazione delle rispettive
sione di prestiti ellropei iiztru-coiii~l~itiilri. autorità di controllo.
Questa soluzione presenta molteplici vanIn una prospettiva di lungo termine, quetaggi.
sti prestiti potranno essere collocati forzoIn primo luogo, il prestito intracomuni- samentc presso gli istituti di emissione, cotario pub cssere ripartito fra i vari mer- sì come oggi sono collocati i titoli pubblici
cati secondo percentuali variabili nel tem- emessi dal Tesoro di ogni Stato. Questa
po, facendo aumentare la quota di spettan- prospettiva si realizzrrti quando inizierà ad
za dei paesi con posizione attiva nei con- operare un sistema di Banche Federali che
Fronti della stanza. Il collocamento dei t i - accentrerà il potere di battere moneta oggi
I1 prossimo numero di Comuni dlEiiropa » sarà c:ompletamente
dedicato agli atti della l a Conferenza generale dei Presidenti di Regioni
o di enti ed istituzioni analoghe dei nove Paesi membri della Comunità
europea, svoltasi a Parigi il 7-8 dicembre 1976 sul tema:
L'avvenire della politica regionale
della Comunità europea
toli diverrebbe in tal modo uno strumento
per determinare tlussi finanziari dai paesi
in s ~ ~ r p l uverso
s
quelli in deficit, ricorrendo alla intermediazione e alla garanzia della stanza europea di compensazione; perche questo meccanismo possa funzionare
nel modo più efticiente, va sottolineato che
inizialmente può risultare necessario rendere le varie trunches del prestito non liberamente trasferibili fra i vari mercati nazionali, affinché i titoli non vengano acquisiti dai risparmiatori dei paesi in deficit a
ciò motivati prevalentemente da preoccupazioni relative all'andamento del valore di
cambio della moneta nazionale.
Lo stesso effetto può essere conseguito
manovrando il credito colicesso dalla stanza di compensazione.
In secondo luogo, Ic modalità con cui i:
ripartito il collocamento del prestito o sono concessi finanziamenti, hanno la possibilità di modificarsi parallelamente all'evoluzione politica e istituzionale del processo
di integrazione europea. Inizialmente. è prevedibile che le operazioni poste in essere
dalla stanza di compensazione europea e dalla Comunità europea saranno determinate
da un accordo unanime delle autorità nazionali, sulla base di un compromesso. Il
grado di autonomia degli organi europei nei
confronti delle autorità nazionali potrà aumentare nel tempo, con l'avvicinarsi del tra-
posseduto dalle autorità monetarie nazionali. I titoli pubblici europei acquisterebbero così importanza crescente fra le attività delle banche di einissione e permetterebbero di coprire il saldo dei conti fra i
« distretti
nazionali, così come oggi avviene negli Stati Uniti fra i distretti della
Federa1 Rcscrve. In queste condizioni, realizzabili nel quadro dell'esistenza di un governo europeo, il prestito intracomunitario
Farà coincidere le con,dizioni di funzionamento dei mercati nazionali dei capitali.
Altrettanto vale infine per quanto si riferisce all'importanza della utilizzazione di
una unità di conto europea. Nelle condizioni esistenti, una simile unità di conto è destinata ad essere unicamente una clausola
volta a ridurre il rischio di cambio sopportato dai debitori e creditori nei confronti
della stanza di compensazione; la determinazione delle caratteristiche di questa unità di conto, sarà fatalmente frutto di un
compromesso fra i paesi che prevedono di
risultare creditori e i paesi che prevedono
una posizione debitoriai nei confronti della
stanza di compensazione europea. Ma, nella
prospettiva di una sempre maggiore stabilità dei tassi di cambio fra le monete europee, assicurata dai progressi compiuti verso l'Unione monetaria,, l'autorità preposta
alla stanza di compensazione europea potrà
iniziare operazioni in difesa delle parità
))
febbraio 1977
monetarie Fra l'unità di conto e le singole
valute nazionali. Accordi in atto prevedono
che le autorità monetarie dei paesi europei
intervengano sui mercati dei cambi utilizzando monete europee; questi interventi
possono diventare compito delle autorità
preposte alla stanza di compensazione, dapprima in collaborazione con le Banche centrali nazionali, in seguito con competenza
esclusiva. La competenza esclusiva della
stanza di compensazione per tali interventi
e la possibilità di garaiitire rapporti determinati e immodifcabili Fra l'unità di conto
e le monete europee equivalgono ad attribuire ad un'autorità monetaria europea il
potere di emettere unità di conto liberamente convertibili in monete nazionali sulla
base di un tasso di cambio definito e immodificabile; ciò coincide con la nascita di
una inoneta europea.
Il fatto è che una stanza di compensazione europea e i prestiti intracomunitari
rappresentano obiettivi realizzabili già nelle condizioni oggi vigenti; al tempo stesso
presentano l'importante caratteristica di poter subire un'evoluzione in parallelo con i
progressi che saranno compiuti dal processo di integrazione europea verso la creazione
di un'Unione europea. La stanza di compensazione europea e l'emissione di prestiti intracomunitari nella loro più completa espressione sono Funzioni proprie di una Banca
centrale e di un Tesoro federale; ciò che
coiitraddistinguc queste funzioni, è la possibilità che esse trovino fin da ora parziale
realizzazione, nel quadro della convergenza
delle ragion di Stato degli Stati europei garantita dalla prospettiva dell'elezione europea nella primavera del 1978.
L'importanza di questi obiettivi deriva dal
fatto che la loro realizzazione avrebbe un
immenso significato politico e simbolico,
contribuirebbe a rendere compatibili per
tutti gli Stati europei la partecipazione alla
fluttuazione congiunta delle monete e gli
obiettivi della piena occupazione e dello
sviluppo equilibrato, agevolerebbe la fondazione di un'unione monetaria europea.
La rilevanza della Funzione svolta dalla
stanza di compensazione europea e I'ammontare delle emissioni intracomunitarie
avranno possibilità di aumentare, anche nel
breve termine. Oggi esistono linee di credito fra i paesi europei; il primo problema
è dunque rendere multilaterali gli accordi bilaterali esistenti, riferendoli ad un organismo europeo.
In secondo luogo, la nascita di una stanza di compensazione europea renderà più
accettabile per i paesi in surplus la concessione di prestiti ai paesi europei in deficit, in quanto questo onere sarà compensato da un sostanziale progresso lungo la
strada dell'unione monetaria. Mentre nella
situazione oggi vigente la concessione di prestiti intracomunitari è un onere che ha elevata probabilità di dover essere sopportato
periodicamente dai paesi in surplus per difendere il grado di integrazione economica
raggiunto in Europa - e che perciò vede
questi paesi estremamente riluttanti ad assumere qualsiasi impegno - nella prospettiva della Fondazione dell'unione monetaria la concessione di prestiti intracomunitari risulta invece come un onere che deve
essere sopportato dai paesi in s u r p l i ~ ssolamente nel periodo transitorio che ci separa
dalla fondazione dell'unione monetaria europea. Nell'ambito delllUnione monetaria, gli
febbraio 1977
Stati non potranno generare deticit illimitati in quanto avranno perso il potere di
battere moneta; l'unico strumento a disposizione delle autorità pubbliche nazionali e
locali per finanziare la propria spesa sarà
quello fiscale. In questo quadro, solo coerenti politiche europee potranno detcrniinare trasferimenti linanziari europei di carattere pubblico.
In terzo luogo, per valutare la possibilità di un incremento a breve termine della
rilevanza dei prestiti intracomuntiari, è necessario tener presente che le linee di credito esistenti fra i paesi europei risultano
di molto inferiori rispetto a quelle esistenti
fra i paesi europei e gli Stati Uniti; ciò
significa che non esistono ostacoli di natura
economica all'ampliamento delle linee di
crcdito fra ogni paese europeo e i partners
della Comunità. A tal fine si tenga presente
che i dollari detenuti come riserva dai paesi europei costituiscono un credito nei confronti degli Stati Uniti.
Un piano a medio termine per I'Unione monetaria europea. Le relazioni con il resto
del mondo
La creazione di una stanza di conipeiisazionc europea e il collocamento di emission i intracomunitarie non risolvono i l problema delle relazioni monetarie della Comunità con il resto del mondo. Nella misura in cui poti-anno aversi casi di paesi
i i i dclicit verso il resto del mondo e in
.si~rplii.s verso la stanza di compensazione,
diventa possibile che si manifestino tensioni e distorsioni anche gravi fra i paesi partecipanti all'accordo.
Al lirie di ricercare una soluzione a qucsto problema, vanno iniiarizitutto presi i i i
considerazione i progetti da tempo elaborati da esperti e autorità nazionali. In particolare riteniamo due proposte debbano
essere sostenute, costituite rispettivamente
dalla creazione di un f o i i d o e i i r o p e o tli ri.scri~e e dal lancio di p r e s t i t i e i t r o p e i sui
mercati paralleli internazionali. La realizzazione di questi progetti costituisce un'unità organica con la costituzione di una stanza di compensazione europea e i l lancio dei
prestiti intracomunitari; ciO risulterebbe
vcriiicabile non solo in un momento iniziale, ma anche in futuro, in quanto tutti questi istituti tenderebbero a c\~olverecon eguale logica e in sinci-onia con la evoluzione
più generale del processo di integrazione
verso la Unione europea.
Per- chiarire l'importanza di queste proposte, che sono già state ampiamente dibattute a livello scientifico e politico, sono
sullicienti poche osservazioni.
Per quanto riguarda il fondo europeo di
riserve, inizialmente esso potrà accentrare
solo una porzione limitata delle riserve nazionali e operare sulla base di regole decise
all'unanimità dai paesi partecipanti all'accordo. E' chiaro che la realizzazione della
Unione monetaria e I'Unione europea renderanno possibili l'attribuzione delle intere riserve nazionali al fondo europeo. In quel
momento esisterà solamente il problema
dell'equilibrio della bilancia dei pagamenti
europea mentre i rapporti intereuropei saranno solamente problemi interregionali.
A medio termine, risulta evidente la necessità di coordinare strettamente l'attività
COMUNI D'EUROPA
del Fondo europeo di riserve e della stanza di compensazione europea, nella misura
in cui entrambi, se pure con modalità difFerenti, influenzarlo i tassi di cambio delle
monete europee; questa coordinazione è destinata ad approsfondirsi, fino alla fusione
delle due funzioni nel momento in cui opererà una Banca centrale europca.
Per quanto riguarda i l collocamento di
prestiti europei sui mercati paralleli inter.
nazionali, inizialniente i l ricavato potrà essere ripartito fra i paesi delicitari in base
a quote unanimeniente decise dai paesi menibri della CEE, olppure essere utilizzato per
finan7iare l'attività del fondo europeo di
riserve. Questa seconda alternativa risulta
preferibilc nella prospettiva dell'evoluzionc
Futura dell'imporitanza del fondo europeo di
riserve stesso; da questo punto di vista la
emissione di prestiti europei sui mercati
internazionali costituisce la soluzione oggi
possibile per attribuire una fonte relativamente autonoma di finanziamento al fondo europeo di riserve. E' evidente invece
che nella prospettiva della realizzazione dell'Unione monetaria, i prestiti europei harebbero sostituiti dalle linee di credito aperte
dalla Banca centrale europea con le Banche
centrali dei principali Stati.
I1 fatto è clie valgono a proposito dei prcstiti esterni europei a favore del fondo europeo di riserve osservazioni perfcttaniente coi-rispondenti a quelle già Coi-inulate a
proposito dei prcstiti intracomunitari a favore della staii/a di compensazione europea.
In una pi-ospcltiva a medio termine, va
segnalata la possibilità che i prestiti europei collucriti sui mercati internazionali siano espressi, in p.artc o totalmente, in unitb
di conto europee.
Più in generale, va nuovamente sottolineato che la creazione di uii fondo europeo
di riserve e il lancio di prestiti cxtra-europei sono proposte che rispondono alla s t a sa logica dei progetti di ci-eazione di una
stanza di comperisazione europea e di emissione di prcstiti intracomunitari. Queste proposte sono accoinunate dal fatto di costituire obiettivi rscalistici e applicabili alla
situazione concreta che cssi sono chiamati
a fronteggiare. Essi non rappresentano modelli ideali da perseguire nel lungo periodo
o un progetto anibizioso da applicarsi dopo
che siano stati soddisfatti determinati prerequisiti. Al temlso stesso, essi si pongono
nella prospettiva dell'C'nione monetaria, la
cui nascita agevolano e di cui anticipano alcune caratteristiche. Ciò che più conta,
questi istituti possono subire una continua
evoluzione in parallelo con i progressi conipiuti verso l'Unione europea.
Il fatto è che oggi è possibile attivare i
servizi tipici di una Banca centrale europea che non richiedono, per prime forine di
realizzazione pariciale, l'esistenza di un governo. Questa possibilità esiste grazie alle
prospettive di avanzamento verso I'Unione
monetaria e l'Unione europea aperte dalla
decisione presa dal vertice di Roma del1'1-2 dicembre 1975 di eleggere a suffragio
universale i l Parlamento europeo nella primavera del 1978. Sfruttai-e questa possibilità è necessario per agevolai-e la nascita delI'Unione monetaria e per rendere possibile
a tutti i paesi europei di fronteggiare con
maggiore eiIicacia i problemi economici e
monetari nel periodo transitorio che ci separa dall'unione europea.
La soluzione dei problemi monetari eu-
ropei garantita dal piano a nicdio termine
per I'Unione monetaria coinciderebbe con
la soluzione degli aspetti contraddittorii della Huttuazione congiunta che hanno reso lin
ora questa soluzione inaccettabile dai pacsi
più deboli. La realizzazione del piano sopra
formulato garantirebbe la nascita di un'area
monetaria europea con un grado di autonomia nei confronti del rcsto del mondo destinato ad aumentare progressivamente, pcrnietterebbe per i paesi europei un iiotevolc
risparmio di valuta pregiata c attiverebbe
flussi linanziari intraeuropei dai paesi i n
srtrpltls verso quelli in deficit. Questi Irasfcrimeiiti sono, nelle condizioni oggi vigenti, accettabili dai pacsi in .sitrplii.s nclla
misura in cui garantiscono un decisivo passo in avanti verso I'Unione monetaria. In
una prospettiva di più lungo periodo, tali
trasferimenti farebbero parte di una coeren te politica europea; cssi non potrebbero
essere l'effetto automatico di dclicit generati dalle politiche o dagli sprechi di alcuni
pacsi, in quanto nel quadro dell'unione monetaria t prevedibile che i pacsi nicinbri dovranno fare aHidamenlo principalmente sullo strumento fiscale e noli sulla creazione
di base monetaria per- linanziare la propria
attività.
La realizzazione del piano a inedio terniine per l'Unione monetaria inoltre por-rebbc
immediatamente i l problema di una politica del pieno impiego a livello europeo, i n
quanto porrebbe i n essere una capacità di
spesa pubblica autonoiiia a livello europeo.
L'importanza di questo progresso :ì pari a
quella delllUnione inonetaria. I1 fatto è chc
la politica del pieno impiego a livello europeo riacquistercbbe I'cllicacia perduta negli
Stati nazionali europei, in quanto a livello
europeo esiste coincidenza fra quadro di
formazione della volontà pubblica e sistema
economico, cioè fra Stato ed economia, mentre a livello nazionale le autorità pubbliche
hanno perso i l potere di controllare l'economia, ormai di dimensioni continentali.
NUOVE ADESIONI ALL'AICCE
Con~unedi:
~ìl~iturlli
Bitritto (BA)
Teana (PZ)
Ruvo di Puglia (BA)
3.465
987
23.384
Bagnolo del Salento (LE)
1.776
Valcnzano (BA)
7.806
Canosa di Puplia (RA)
30.720
Zollino (LE)
2.094
Castrignano dei Greci (LE)
3.467
Maschito (PZ)
2.630
Limena (PD)
5.028
Borgo Valsugana (TN)
4.813
Vigasio (VR)
4.853
S. Demctrio ne' Vestini (AQ)
1.473
Montalcino (SI)
6.297
Corropoli (TE)
3.861
Montemurro (PZ)
2.057
COMUNI D'EUROPA
26
febbraio 1977
si della Comunità. Ma la messa in comune delle riserve valutarie richiede inequivocabilmente - afferma il dottor Carli un governo monetario europeo, che non
potrà per altro preoccuparsi solo dello stretto problema delle monete ma dovrà gestire un'area « finanziariamente ed economiLa clichiuruzioi~eaniericana della inconver- cettuto senza contropartite, airzi addiritturcl
camente integrata », dotata di « meccanitihilità del clollaro f ~ i- coine ricorclano t ~ t t - coine Lln K regalo » dei partners ricchi ai posmi compensativi che adesso non ci sono D,
ti - nell'agosto 1971. L'intera materia del veri, si è rii,elato invece -- inalgrado l'otti- cioè, in parole povere, dovrà attuare una
Trattato i s t i t ~ l t i v o della Comunità econo- m i s m o d i Malcigodi e d i Relotti - elemento politica regionale che corra parallela alla
inica eLiropeci ( m e r c a t o c o m u n e « istituzio- del qiludro ideologico-politico dell'Europa « a politica monetaria in senso stretto. In conci~ievelocità ». Nel clibnttito iiiterileniva aiiche clusione il Governatore della Banca d'Italia
nale ») cloilei~a troilare so.stuizziale attirazioile
in dociici aiiizi, coi1 Ltn riiiilio massiiiio d i tre Martini, segretcirio generctle aggiunto del- viene a escludere che si possa fare, o fare
aniii (qiriiltlici atiiii iiz trltto: paragrafo 6 del- I'AICCE, sottoliileaiido le iiicoercibili s p i i ~ t e ragionevolmente, una politica monetaria col'articolo 8): il Trurtclto C entrato iii viqore
inflazioi~iste(iiluiiitù, u i ~ c h eprovi~isoria,delle munitaria senza un governo economico delnel 1958. Nell'esrate 1972, iri d ~ t er i ~ i n i o n iri- sole niisure coirgiunturuli!) degli squilibri eco- la Comunità: e poiché non si può governaspettii>cii1iei1te ci Roiliu e a Frascuti, i Mini- i i o n ~ i c iterritoriali ( C Coinitiii d'Europa » ha ri- rc in comune l'economia senza mettere in
stri degli Esteri e i Ministri delle Fiiianze
preso poi il teina: cfr. V . Agostiiii K Il circo- comune i bilanci nazionali (il dottor Ossodella Coiiitriiitù prepururono il priino Verti- lo vizioso elcl sottosililiippo regionale: sqtri- la, collaboratore del Governatore, ci ha spiece d i Parigi ( o t t o b r e '72), prospettaildo una libri territoriali e i i ~ f l a z i o i ~D;e della Agostiili
gato più volte che il coordinamento dei biK falsa » inonelu europea, clie f ~ i accolta alora va coiisiiltcito iiat~trnlinenteil libro « R e - lanci è cosa del tutto diversa, se non opyiianto trionfalisticaiiiei~tedalle cc foilti ~ i f f i - gioni europee e scaiiibio iileg~ialeD).
posta, della loro gestione in comune), e
ciali ,, italic~iie.Il paragrafo K g V clell'articoLa liiiea sirccessii~adell'AICCE è statci poi
la messa in comune dei bilanci con le loro
lo 3 elel T r a t t a t o - facciaino preseilte - coereritc coi7 gli ii~teri'entiid i Serafini e d i diverse voci, che vanno dagli aspetti fiscali
pi.escriile tc~ssativciiilci~t
e « l'applicazioi1e eli Martiiii iiel settembre 197;!, veiiencio coiifer- alle spese per la pubblica istruzione e per
procedure che perniettano d i coordiilure le iiicltu agli Stati geiierali d i Vieniia (aprile la difesa, è la messa in comune della popolitiche econoniiclie degli Stati inenlbri e di
'75) e al coiigresso d i Napoli (geiliiaio '76): litica t o ~ r tcourt dei divcrsi Stati, il Goverovviare agli squilibri nelle loro bilance dei
ricortliat?io d i passaggio la dichiarazioiie del- natore della Banca d'Italia ci viene a dire
pagamenti ».
la s e ~ r e t e r i n politica (« F o i ~ d o europeo re- che o facciamo il salto di qualità verso
Iii quei fraiigei~ti ( e precisuinei~te il 18 gionale: dono o debito? »), ~ t s c i t ain « C o t n ~ i - una Federazione politica europea o non
setterilhre 1972) si svolse a R o m a i ~ i iiilcoi~tro ni d'Eiiropa del gennaio :1974. Meiitre iia iii avremo una politica monetaria comune (semdiscussioi~e la ho:.za d i r piatta/oi.;;ia eLiro- pre che qualche Stato suicida non voglia
ira deleg(izio17i dei Coi~sigliitaliaiio e fralicese (le1 Moviilieiito E ~ t r o p e o ,presied~ite ri- pea » del CCE, ci seinbru ~ i t i l eriportare l'in- mettere a repentaglio la propria economia
spettiilainei1te da Giitseppe Petrilli e Gastoii t e r v e i ~ t o(riinasto fiiloi-a inedito) eli Umberto e le proprie prospettive sociali pur di alliSerafini al Direttiiio del Co11siglio italiuiio del
D e f f e r r c . Tciiii all'orcliize del gioriio:
jili
nearsi a una politica monetaria comune, che,
aspetti esteriri tlell'iriiione ecoiioiiiica e iiio- Moilii~ientoeiiropeo elel 26 febbraio 1973, cie- non tenendo conto degli interessi generali,
iietaria D, relalore Picrre Uri, e cc gli aspetti clicato c~i prohleini i~roiieturieuropei e pre- diverrà necessariamente la politica dei Paeii~teriiidell'iiiiioi1e ecorzoinica e iiioiietaria », sieditto da Petrilli. Esso ciiltra oltretutto a si più forti e dei gruppi privilegiati a scarelatore Petrilli. Ltr reltizioi~e Petrilli, pieiic~ ilal~itareerrori e caretize eli irarii governi ita- pito dei Paesi e dclle regioni più deboli e
eli « aiiiniissioiii » (iilzi d i a ufferiiia:ioni » fe- liaiii iii teiiicl d i politica etrropea: errori e della generalità delle classi non protette).
deruliste, fiiiivc~ per dare i 0 7 colpo al cerchio careilze eli citi ci portiaino appresso il peso.
Va da sé che su queste conclusioni, che
e i ~ i i oc~11a botte. Essa, iiifutti, u t t ~ c c a v a il D'altra parte noli si pirò dire che i partiti
si ricavarlo dai fermi convincimenti tecniconfederalisriio. prospettava il pcis.saggio dal- politici italiaiii - q ~ i e l l i ,cioè pi-aticaiiieiite ci, espressi con la sua ben nota competenza
tutti, clie h a i i i ~ ogià cipproilato alla Caniera dal Governatore della Banca d'Italia, si ril'iiiiioiie dojiuiialc allo premesse » della progrciniiiiazione eirropeci, chiedeira le elezioni gli Atti per le eleziorii europee - d i s c ~ ~ t a n o cava altresì che col governo europeo coeuropee, niu poi nio.xtrai~a 1111 iiotevole possi- coli iiiolto ii~rpcpno,spregi~rdicatezzc1e corag- mune, cioè col potere politico sovranaziobilisiiio di froiite all'eificacia del « Foiido eii- gio critche irztellettiiule d i q ~ i e s t iprobleii~i.
nale, si dovrà realizzare in perfetta simul'
ropeo d i Cooperazioiie Motietaria »: soprattaneità la democratizzazione di tutto il protirtto izoii c»llcgai;c~ In i~ecessità e la possicesso, a cominciare dalle elezioni a suffra17ilitÙ d i « riserve tiioi~etariec o i i i ~ i i ~europee
i
»
gio universale e diretto del Parlamento EuIlna recentissima presa di posizionc dcl ropeo, a cui non potrà non essere responcori gli e f f e t t i oriiiai visibili del ilaiitaggio clie
l'rii1ioiie dogaiicile e la politicci agricola dei Governatore della Banca d'Italia, attraver- sabile il governo della Comunità.
Nel quadro precedente è necessario che
prezzi ailei~ciiio colilerito cllle regioni ricche so una intervista rilasciata ad un settimanale, sui problemi della moneta europea
( e tuli~oltu~ » i ~ g e . s t i » i ~ a della
t e ) Coiniii~ità.Nel
la Comunità europea affronti coerentemente
clibcittito si iiiciiiiie.stni~a li17 cl~icii~oe lietto fornisce la migliore giu:;tifcazione, tecni- quella parte della sua politica monetaria,
cli.s.seii.so f ru il SCI?.Relot t i, sot tosegretario ul- camente di alto valore, delle perplessità, an- che riguarda i rapporti con gli Stati Uniti
le fiiiciiize elel goverilo italiano, e il segreta- zi delle critiche che avevano suscitato in d'America. Sotto condizione che il negoziario gei~eraleelell'AICCE, Sercifini. Qiiest'ulti- merito le conclusioni del Vertice europeo to sia gestito d a reali rappresentanti di
tiio chiedeilci ai colleghi tiitti, ina sopratl~rt- di Parigi dello scorso ottobre e il compor- tutta la Comunità, sottoposti a efficace controllo democratico, non si vede l'utilità, se
t o al/'« esperto V Uri, a c k i bisogiiava credc- tamento del Governo italiano nell'àmbito
re: al Ministro Malagodi clie, d i fronte al del Vertice e anche durante i mesi che lo non per ragioni di affannosa tattica ritardatrice, di respingere un negoziato globale, riFondo Moiietario E ~ i r o p e o ,aiirlaiia ufferiiiclii- hanno preceduto.
I1 Governatore della Banca d'Italia, do- pctutamente « minacciato » dal Presidente
d o che si erci fatto ~ i i ipasso deciso iJerso 1111c1
po aver illustrato le difficoltà e gli incon- degli Stati Ilniti, che coinvolga le questiof ~ i t u r unioiietu ertropeci ( e Sercifiiii ribudivcl
venienti sia di conservare la parità f s s a
ni della moneta, del commercio estero e
sirbito clie l i i l passo i17 tal senso si pliò fare
solo i i ~ e t t e i ~ d11!1ci
o pcirte delle riseriw in co- tra le monete comunitarie nelle condizio- dei costi della difesa (anche se questi ultin ~ ~ r i i melitre
e,
si era solo procrclirto ad ope- ni attuali, sia della fluttuazione dd!c sin- mi sollevano un ulteriore, spinoso discorso
razioi~iclie facilitcrssero il cori1inercio i i ~ f r l i - gole monete dei Paesi della Comunità, espri- politico, suscettibile di diverse impostaziocoiniiiiitario, i coizti dell'Unioi1e cioganule) o me un disegno, condiviso nella sua premes- ni e che gli europei non sanno - e del realla Gazette de Lausanne, clie iroiiizzuvu ( a sa anche dalle autorità monetarie tedesche, sto in ordine sparso non possono - affronsuo ai9viso giiistuii~eiite)SLLI pomposo trion- che parte da una fluttuazione in comune tare).
E' evidente che codesto negoziato globafalisn~o (lei iiegoziutori d i Ronia e d i Fruscu- delle monete nazionali della Comunità. I1
ti. Belotti si riscntiiw acldiritt~irnnei rig~iardi Governatore arnmctte che il problema prin- le dovrà essere realmente globale. Esso dodellei Gazette de Lausanne ( c h e accusava d i cipale non è tanto quello dei cambi tissi vrà mettere in chiaro che l'Europa non può
«coi~ser~utori~
n),~ r iiieiitre
~o
appoggiava il all'interno della CEE a quanto quello dei sopportare in nessun caso i costi della
rapporti di cambio col dollaro »: in questo politica estera e militare americana extra« grudlrcilismo ), inonetario e la strada del
Fondo Mor~etcirio Europeo ( e sono d'accordo quadro sostiene che occorre anzitutto met- atlantica. Bisognerà altresì rivedere i mecche siri trii pcissv c~vcltiti>)): qiiest'~rltimo,cic- tere in comune le riserve valutarie dei Pae- canismi e le norme che regolano le socie-
Dalla falsa alla autentica moneta europea
.
CC
COMUNI D'EUROPA
febbraio 1977
tà multinazionali con sede in Europa e prevalenza o anche soltanto presenza di capitale americano, tenendo fra l'altro presente che molte di queste nlultinazionali hanno
il carattere non tanto di cosiddetti monopoli di prodotto quanto piuttosto di ammassi di imprese (o conglonierates) con
scopi sociali diversi, « legate » come è stato scritto « a imprese madri da vincoli
linanziari piuttosto che da interdipendenze
produttive » (Paolo Leon, « Le imprese multina7ionali e la crisi finanziaria mondiale n):
le multinazionali tendono a creare un insopportabile handicap, così come sono oggi
organi~zatea favore dell'Amcrica (o di terzi incogniti e irresponsabili), per la finanza
europea e per la bilancia commerciale della
Comunità, per non parlare della difficoltà
di indurle a seguire le indicazioni di una
politica regionale nazionale o comunitaria,
qualora quest'ultima fosse - come dovrà
essere - cli'ettivamente realizzata.
Ma dall'esperienza delle più recenti vicende inonetarie internazionali ed europee, dalla crisi d'avvio della politica monetaria decisa al Vertice e dalle citate considerazioni
del Governatore della Banca d'Italia si possono ricavare nuove considerazioni duramente critiche sul Vertice europeo d'ottobre e sulla parte giuocata in esso dal Governo italiano, nonché sulle carenze del Governo italiano, per quanto lo riguarda, nella
preparazione del Vertice di Parigi. Tutto
ciò mi induce anche a richiamare le conclusioni critiche sul Vertice stesso scaturite
da un dibattito della Direzione nazionale
dell'AICCE del 13 dicembre 1972.
Sembra intanto che il Fondo europeo di
cooperazione monetaria, annunciato con
accenti trionfalistici dai Ministri degli Esteri e delle Finanze comunitari, riuniti tra
Roma e Frascati nel settembre '72, Fondo
di cui è stata formalmente decisa la costi
tuzione, per il prossimo 1" aprile (sperando che non si tratti di un pesce), dal Vertice di Parigi, sia ben modesta cosa permoneta della
fino per mantenere quella
unione doganale » che è la moneta delle
parità fisse e delle unità di cambio, utile
solo ai forti, ai privilegiati, ai tedeschi e
all'agricoltura francese, ma che non ha nientc a che fare con un abbozzo di moneta
economica » europea, la quale non può
dirsi avviata finché non si abbia unione
delle riserve e gestione comune dei principali settori economici.
Si ricava altresì che, accettando un quadro che tendeva a escludere fluttuazioni separate, il Governo italiano ancora una volta ha preso con superficialità, anzi con
scarso senso di responsabilità, impegni che
si potcva prevedere non avrebbe saputo
mantenere: là dove era suo diritto nel
negoziato per i1 Vertice e del Vertice di
rifiutare una Europa monetarista che precedesse cronologicamente unlEuropa economica in via di formazione. E' estrema ingenuità lasciarsi persuadere che il monetarismo in fatto di politica monetaria si può
conciliare con I'economicisn~o, sol che lo
preceda, richiedendo frattanto, come sempre, alcuni sacrifici prioritari da parte dei
più deboli. E' estremamente grave che il
Governo italiano non abbia chiesto - prendere o lasciare -- l'assoluta simultaneità di
impegni monetari e di inizio di politica
regionale comune. A questo proposito occorrerà aggiungere che per politica regionale si deve intendere, in prospettiva, una
((
politica agricola delle strutture, una politica industriale, una politica tecnologica,
una politica del settore terziario della Comunità gestite con riferimento territoriale, articolato in Regioni. I1 contentino di
un Fondo per la politica regionale, ovviamente inadeguato per correggere le distorsioni di una integrazione economica comunitaria realizzata al di fuori di ogni piano
comune, non corireggerà mai le distorsioni
di una integrazioine abbandonata al laissezfaire: occorre duramente rifiutare l'esperienza di una Cassa del Mezzogiorno europeo dopo quella del Mezzogiorno d'Italia.
Ma, sempre sulla linea delle osservazioni
del Governatore della Banca d'Italia, si rimane poi perplesiji che in vista del Vertice
i l Governo italiano abbia sottobanco (ma
tutti lo sapevano) appoggiato il Segretariato politico proposto dalla Francia gollista,
destinato ad esaiitorare quell'enlbrione di
governo economico europeo, che si trova
a Bruxelles e che dovrebbe includere quel
governo monetario, assolutamente necessario con l'unione delle riserve, di cui parla
la intervista rilasciata dal dottor Carli. In
sostanza il nullis.rno del Governo italiano
di fronte a un progresso istituzionale, abbastanza evidente in una analisi dei comportamenti dei diversi Governi al Vertice
di Parigi, riflette anche una scarsa comprensione delle esigenze di una effettiva politica monetaria europea, che non sia la politica di un direttorio di potenze europee
all'interno della Comunità, direttorio il quale vorrebbe emarginare l'Italia dal cuore
del processo di initegrazione comiinitaria ed
assimilarla ai Paesi associati e mediterranei, siano essi dt:mocratici, fascisti o nazional-socialisti. In questo contesto risulta
estremamente grave l'atteggiamento alla
Ponzio Pilato tenuto dagli italiani al Vertice di fronte alle richieste olandesi di
porre una scadenza per le elezioni del Parlamento Europeo.
Occorre dire di passaggio che la posizione italiana, prima durante e dopo il Vertice, è stata ed è resa particolarnlente difficile no11 tanto, come si dice, perché I'Italia è un Paese debole ma perché questo
Governo italiano, come (sia ben chiaro) i
Governi italiani precedenti a differente formula politica, ha fatto di tutto per rendere,
a causa delle nostre continue inadempienze, il nostro Paese non credibile al cospetto degli altri Paesi della Comunità; e anche perché il caos della nostra amministrazione pubblica, a tutti i livelli, la scarsezza presso di noi di essenziali servizi
sociali, le perduranti carenze del nostro
assetto sociale rendono sempre più problematica la nostra integrazione col resto
della Comunità: mia soprattutto (poiché al
sottosviluppo si può sempre porre rimedio) perché la classe politica italiana più di
ogni altra in Europa (salvo onorevoli eccezioni) ha dato e da l'impressione di curare
anzitutto, se non solamente, i problemi nazionali visti in un quadro nazionale, giustapponendo, senza curare le interdipendenze, una vacua retorica europeista a un
sostanziale provincialismo, ormai conosciuto e irriso in tutta la Comunità.
Date le premessi?, non mi sono scandalizzato, come i soloni del direttorio europeo, quando nei giorni scorsi l'Italia ha
unilateralmente deciso la fluttuazione della lira. Questa misura non è stata che la
logica e necessaria conseguenza delle im-
previdenze passate. L'unica cosa triste in
tutta questa vicenda è che i Paesi più ricchi e privilegiati, i quali non sono disposti a rinunciare a codesti privilegi. con un
accorto coordinamento dei loro aiTari con
gli affari comunitari e con un comodo rispetto della legalità comunitaria finiscano
per passare, o per sembrar di passare, dalla parte della ragione: là dove le ragioni
delllEuropa vorrebbero una politica sovranazionale e democratica, nella moneta come
in tutto il resto, che stabilisse in Europa
un'effettiva giustizia territoriale, un superamento di tutte le questioni meridionali o
assimilabili, nell'interesse di tutti e anche
per mostrare quella credibilità, questa volta
complessiva di tutti gli europei occidentali
democratici, senza la quale non si può chiamare in causa le Superpotenze ed ergersi
a paladini del terzo mondo e delle nazioni
emergenti.
C e t e r ~ ~ censeo
m
che si debba arrivare al
più presto alle elezioni direttc, generalizzate del Parlamento Europeo, dando voce a
quegli europei che giorno per giorno dovranno adoperare gli spiccioli della moneta europea, laboriosamente guadagnati; e
che frattanto competa all'ltalia, seguendo
un'iniziativa popolare e - perché no? unilateralmente, di premere con serietà ed
eflicacia aftìnché a queste elezioni generalizzate si pervenga. Il resto è il consueto
fumo dei famosi realisti della politica concreta: che come sempre è la più astratta
( p o c ~ rC U L I S ~ ) .
COMUNI D'EUROPA
Organo dell'A.1.C.C.E.
ANNO XXV - N. 2 - FEBBRAIO 1977
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