- Direz. e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 00187 ROMA ANNO XXV N. 2 Febbraio 1977 Spedizione in abbonamento postale Gruppo 111/70 - ORGANO - MENSILE dal quartiere alla regione per una Comunità europea federale D E L L ' A I C C E , ASSOCIAZIONE UNITARIA DI C O M U N I , PROVINCE, REGIONI Un oroscopo per la Conlunità? L'inizio di un nuovo anno i: sempre proche ci pizio alla dccifrazionc di « segni aiutino a prevedere cosa ci riserva il futuro. Quello dclla Comunità europea non si annida, ovviamente, ncllc viscere degli olocausti, ma ncllc sue strutture, nel suo modo di funzionare, nelle scelte annunciate da coloro che ne pcrsonalizzano le i-csponsabilità. ncllc priorità che le carattcrizzano e nella volontà politica che Ic sorregge. In questo mese di febbraio disponiamo già di alcune indica~ioni in tal senso offerte dai due discorsi pronunciati dal Prcsidentc dclla nuova Corninissione coniunitaria. Roy .Tcnkins, dinnanzi al Parlamento europeo 1'1 I gennaio e 1'8 fcbbraio. Jenkins cra atteso al varco. Laburista britannico e quindi membro di una famiglia politica tuttora molto critica e distaccata dall'unificazionc europea, ma al tempo stesso coraggioso oppositore intcrno di qucsta tendenza combattuta con coerenza e assumendone tutti i rischi conscgucnti, egli ha accettato di presiedere la Commissione in un momento assai delicato per la Comunità, per il suo svil~ippo interno e peri suoi rapporti con il resto clcl mondo. 1 due discorsi sono apparsi a taluni, nel complcsw, meno incisi\ri e vivaci nel tono, di quanto la gravità dei problemi i-ichicclcsse c cauti nei richiami ideali, ancorati piuttosto a specifici problemi. Essi possono avere forse deluso chi sentc l'impegno curopco in tutta la sua drammaticità di sccita politica decisiva, di vera e propria scclta di civiltà, se la formula non fosse abusata. Tuttavia i duc discorsi offrono anche degli spunti rassicuranti c promettenti circa l'impegno del nuovo Presidente, la sua scnsibilità politica, il grado di attenzione da lui risei-vato ad alcuni nodi essenziali che ostacolano i progressi dcll'unificazionc curopea. Ne citiamo alcuni. Innanzi tutto vi ì: un'insistcnza ricorrcnte sull'importanza fondamentale delle clczioni dirette del Parlamento europeo; sui paesi che eventualmcntc dovessero impcdirle - ha detto Jenkins - ricadrebbe una pesante responsabilità. Gli strumenti di cui dispone la Comunità sono in larga parte di natura economica, ma il nostro fine ha aggiunto - è, ccl ì: sempre stato, poli)) "L% e r.- - * . i m --.. COMUNI D'EUROPA 2 tico: quello di realizzare una unione europea. C Se la nostra Comunità non potrà essere messa in grado di funzionare, quale altro organismo lo potrà? Se noi, che siamo ira i più ricchi e certamente tra i più favoriti c dotati popoli del globo, non riusciamo ad imparare a lavorare insieme, che prospettive si approno per l'umanità? . Nessuna facile retorica nelle allocuzioni di Jenkins: a credo che il nostro dovere, oggi, non sia quello di invocare la storia, bensì di incominciare, una volta di più, a fare la storia, non quello di tributare lodi agli uomini famosi e intanto starsene seduti, inoperosi, sulle impalcature dell'edificio costruito solo a metà, brindando a coloro chc ne hanno gettato così bene le fondamenta D. Il Consiglio Europeo che si riunirà a Roiiia nel ventennale della firma dei Trattati di Roma farà bene a meditare su queste parole. Signilicativo anche il passaggio sulle rea~ioi-iidei giovani sull'ideale europeo. a Oggi - ha all'ern-iato Jenkins - se non facciamo attenzione saranno i giovani a sbadigliare all'idca di Europa e solo i più anziani rimarranno a ricordarne il grande rnessaggio: sarebbe uno squilibrio quanto mai pericoloso per il nostro futuro ,,. Importanti anche le impegnate dichiarazioni in favore ad una lotta alla disoccupazione e agli squilibri regionali, problemi tra loro intimamente connessi, ed inline il richiamo a non perdere mai di vista il I-uolo della Comunità nella vita quotidiana dei cittadini da cui si alimenta anche il sentimento di una comune identità europea. Il CCE, che sta elaborando la sua piattaEorma comune per le elezioni europee, ravvisa in qucsti accenni, ma anche in altri che per ragioni di spazio tralasciamo, una promettente sintonia di diagnosi e di obiettivi: tanto più eflicace sarà perciò il suo apporto, nella campagna elettorale, con iniziative capaci di mobilitar-e in modo diffuso ed articolato decine e decine di migliaia di eletti regionali e locali dei nove paesi membri. G . M. Foto in prima pagina: il presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Dino Sanlorenzo, vice presidente delllAICCE, presiede a Torino l'incontro fra la Consulta regionale per l'unificazione europea e i rappresentanti dell'Assemblea di Catalogna, nel quadro delle manifestazioni del mese di solidarietà con le forze antifasciste spagnole. febbraio 1977 Il Bureau politico del CCE Il h diccmbrc 1976 si è riunito a Parigi il hlli-ecclr politico del CCE caratterizzato da una partecipazione particolarmente numerosa e qualificata dei rappresentanti delle varie Sezioni nazionali dei paesi membri della Comunità europea nonché della Sezione austriaca e svi~zera ("). I1 h~rreccr~ aveva infatti all'ordine del giorno argomenti di grande importanza per la sua attività futura, particolarmente l'esame dclla situazione politica e la preparazione delle elezioni al Parlamento europeo, le proposte politiche da elaborare in vista della Conferen7a delle regioni dei Nove paesi sull'avvenire della politica regionale della Comunità europea e la preparazione dei X I I Stati generali dei Comuni d'Europa a Locanna. Particolare attenzione è stata dedicata alla reda7ione di una piattaforma del CCE n , da proporre all'elettorato e alle grandi forze politiche europee, dopo che le istanze statutarie del CCE l'abbiano approvata. E' stato stabilito un iter per il dibattito interno al CCE e alle sue Sezioni nazioiiali, si cl-ié la piattafornia interessi elficacemente un elettorato multinazionale e confluiscano in essa storia ed esigenze delle diverse componenti del CCE, in una strategia federalista che superi le diatribe corporative. E' stato incaricato Serafini di preparare una prima bozza di piattaforma, presentandola e commentandola a una riunione del gruppo di lavoro per la preparazione dell'clezione diretta e subito dopo al Comitato di Presidenza del CCE tra la tine di gennaio e gli inizi di febbraio. Anclic la Confereri/.a sull'uvvenirc della politica regionale, voluta dal CCE proprio i11 considerazione della sua rilevan7a politica, oltre che socio-economica per il processo di integrazione, Iia occupato ampiamente il dibattito in seno al hi~reuil politico, che ha approvato le linee della rela7,ionc affidata a Martini e che ha indicato gli orientamenti per gli sviluppi successivi della Conferenza mediante la creazione di un coniitato consultivo permanente delle istituzioni regionali e locali presso la Comuriità europea. Esso si porrà come interlocutore della Commissior-ie e del Parlamento per tutti i problemi di interesse regionale e locale e preparerà a sua volta la creazione di una conferenza periodica dei poteri regionali e locali nell'àmbito comunitario, parallelameilte a quanto già csiste. ma in un ben diverso contesto, per i 19 Paesi del Consiglio d'Europa. Il hiireui~ha anche messo a punto la prcparazione politica e organizzativa degli Stati geiier-ali, Iia delinito il programma di attività per i prossimi mesi ed ha discusso la situazione finanziaria e la preparazione del bilancio per il 1977. SOMMARIO n. 2 - febbraio 1977 PUG. ( ' ) Erano prewnti: il presidente Cravatte. il i,icc,presidente Liiggcr, i l segretario gciierale sovranarionale Philippovieh; inoltre: per ia Sc.7.ioiie redesca. Brandel. Hahn. Hofl'mann. Korner, Pctry; per la Sc:.io~ir lrurice.\~,, Bcraud. Delorme, Deslandea, Metayci-, Serz<.nt (Luciano e Monica); per la Sezioiie ir~liaiiu, Baldassi, Dorio (I-ri2i>ct<rur1.r roii7prc.s) Martini (cllurgc? alli Ptrldr.~) Pionibino. Seralini. Zoli; per la Srzioric. iirgle.se. Hetherinpton, Lena Towscnd e Whittaker: per la Sc:.iorrc b < , l x ~ . Harnie-nies, Lau\vcreins. Leclcii-, Meveri; per la Sc:,ioiie ularr~iese, Houx, Roscam Abbiiig, Snijdera: per la Se?.ioiic I<~sseiirbiirglie.se.Marie Joske Clodt; per In Secioiie ii.lairdese, O'Mahony; peila Sc:iuiic nl<srritic.a, Hammcr, Jarz, Kettner; per la SL':~UIIL' . V ~ ~ : C I - < I Addoi-, Couchepin, Delamurai. Panr h a u d . Sono inoltre intri-venuti per l'unione europea delle federazioni del personale comunale, il segretario :eneralc Birman e B ~ n g c r . iiii:riibio del diretti\o. Rappresentava la Comunità europea Rayrnond Rifflet. è il nuovo numero del conto corrente postale dell'AICCE: intestato a: Istituto Bancario San Paolo di Torino, Sede di Roma - Via della Stam- peria, 64 - Roma, sul quale si prega di effettuare tutti i versamenti a favore dell'Associazione. SI RACCOMANDA QUINDI DI NON UTILIZZARE I BOLLETTINI PRESTAMPATI CON IL VECCHIO NUMERO Un oroscopo per la Comuilità?, d i G . M. . . . . . . . . . 1 Il Bureau politico del CCE . . ? Per una piattaforma comune dcl CCE in vista delle elezioni europee . . . . . . . . . . 3 Proficuo lavoro delle tre Commissioni deL1'AICCE: I Commissione: autonomie locali e regionali . . . . . . 6 I I Commissiorie: politica regionale di sviluppo . . . . . 13 111 Commissione: azioi-ie curopea . . . . . . . . . . 17 Piano a medio termine per la Unione monetaria eur-opea, di . . . . . . . 21 Dalla falsa alla autentica moneta europca, di Utnhcrto Serufini 26 Llario V e l o . COMUNI D'EUROPA febbraio 1977 3 Per una piattaforma comune del Consiglio dei Coniuni d'Europa in vista delle elezioni europee Apriamo con questo numero di « Comuni d'Europa » un dibattito sulla piattaforma del CCE in vista delle elezioni europee. Nel numero dello scorso dicembre il nostro giornale ha pubblicato un lungo articolo su « I1 compromesso europeo n: in esso è delineato il quadro politico e il significato che può avere una piattaforma del CCE in funzione delle elezioni europee. Sostanzialmente abbiamo rilevato che elezioni europee di un Parlamento, che non è, fino a d oggi, dotato di adeguati poteri, hanno tutta la loro efficacia se per esse si presentano al giudizio del popolo europeo partiti sovranazionali o, più modestamente, unioni sovranazionali di partiti con programmi concretamente trasnazionali, cioè contenenti pochi e graffianti elementi, che trovino il convinto appoggio di un elettorato multinazionale. Di qui l'esigenza di un cc compromesso europeo ,,: non nel senso di farsi reciproche concessioni, sommaiido nei programmi contraddittorie istanze nazionaliste e corporative, ma in quello - inverso - di prendere concreti, difficili impegni, anche non scevri di sacrifici, a condizione che dalle altre parti si faccia altrettanto, il tutto nella prospettiva della salvaguardia di interessi generali europei. Comunque noi potremo ottenere soltanto dai partiti popolari, democratici, internazionalisti, dei programmi a effettivo orientamento trasnazionale, poiché nell'agone elettorale europeo danzeranno anche le peggiori compagini scioviniste (anche quelle socialscioviniste): a questi partiti - cioè i partiti che nel parlamento eletto noi vogliamo prendano I'iniziativa federalista - può essere indirizzata iina piattaforma del movimento europeo delle autonomie - cioè del CCE -, garantendo su taluni punti a queste forze politiche il pieno appoggio di centinaia e migliaia di poteri locali e regionali; analoga funzione potrà avere una piattafornia del movimento europeo sindacale, col quale del resto sarà sempre utile che il CCE concordi una politica regionale comunitaria o, meglio, alcuni elementi essenziali di un programma economico e sociale europeo contestuaie ad una pianificazione europea del territorio. Naturalmente nel discutere sulla piattaforma del CCE non possiamo non tenere presenti i risultati politici degli Stati generali di Vienna (aprile 1975) e dobbiamo altresì ricordare le tesi approvate a Napoli dal Congresso dell'AICCE (gennaio 1976). Per venire poi ad avvenimenti più recenti, ci dovremo anche riferire alla riunione della Commissione del CCE per l'azione europea (azione di massa), tenuta a Rouen nel luglio 1976, all'esito del dibattito della Direzione dell'AICCE svoltasi a Roma il 25 novembre 1976 e a quello del bureau di tutto il CCE svoltosi a Parigi il 6 dicembre immediatamente successivo. Invitiamo a partecipare al dibattito sul nostro giornale i membri degli organi direttivi dell'AICCE, tutti gli amministratori locali e regionali dei nostri Enti associati, così come i soci esperti. Pubblicheremo altresì una selezione dei contributi dei nostri lettori, nonché stralci di proposte program- matiche elettorali di altre forze sociali, che idealmente convergono con noi nel fronte democratico europeca. Infine inviteremo i nostri colleghi delle ;altre sezioni del CCE a dare un loro contrilbuto. Oggi pubblichiamo una prima nota schematica » preparata dal Segretario generale dell'AICCE, Umberto Serafini, relatore del Comitato per la piattaforma europea, che si è costituito in seno agli organi sovranazionali del CCE. La nota di Serafini - che aveva consultato precedentemente in merito il « comitato paritetico » delle forze politiche presenti nell'AICCE - è stata discussa a Parigi il 7 febbraio: su di essa si è iniziato un discorso pirntuale e presumibilmente lungo, che dovrebbe concludersi in un documento d a diffosndere in tutta la Comunità europea, ma anche d a utilizzare per materiale più agile e sintetico di propaganda (fiches, posters, ecc.) a partire dagli Stati generali di Losarina (giugno 1977). I - La giustificazione della piattaforma del CCE - Occorre cominciare con una pregiudiziale tattica: è opportuno lanciare fin da ora una piattaforma europea per le elezioni, quando la coiivenzione intergovernativa del 20 settembre non è sta1.a ancora ratificata dai Paesi consociati? (;li antieuropei e gli incerti non ne saranno ulteriormente rafforzati o turbati? La risposta è doppia. Anzitutto noi dobbiamo cominciare a lavorare ora, ma non saremo probabilmente in grado di lanciare, unanimi e solenriemente, una piattaforma del CCE che al momento degli Stati generali di Losanna (nel mese di giugno); e d'altronde, se noi noli cominciamo subito a cercare e a trovare un accordo comune sui diversi punti di uria piattaforma, che non si lasci alle spalle le riserve mentali, sarà assai difficile - quando verrà il momento - diffondere nei nostri paesi jiches, posters, opuscoli con gli stessi contenuti e influenzare, attraverso la. nostra piattaforma e particolarmente coi presupposti essenziali della nostra filosofia federalista e autonomista, i programmi elettorali dei partiti politici o delle loro unioni a livello comunitario. In secondo luogo una tattica « prudente » è in effetti imprudente: perché? Gli antieuropei rion riceveranno rinforzi dai nostri attuali propositi, poichc noi diffonderemo piuttosto argomenti che richieste ingiustificate o dogmatiche: d'altra parte si può sospettare - soprattutto riandando alla campagna per la ratifica dei trattati di Roma e al referendum europeo in Gran Bretagna - c:he gli elettori e i « simpatizzanti >, non se:guono sempre i leaders e i quadri dei partiti antieuropei. Stesso discorso per gli indecisi e gli apolitici, che non saranno così abbandonati alla propaganda dei nostri avversari. Occorre naturalmente parlare chiaro e netto, senza complessi, e smascherare le batterie degli antieuropei e dei « patrioti » della sovranità nazionale intangibile (per esempio è sotto il regime di Dc Gaullc che l'elettronica Francese è passata dclinitivarneiitc sotto il dominio degli americani - così come quclla delllItalia, della Germania federale, dei Paesi Bassi -, nicntre una politica iridustrialc comunitaria avrebbe permesso ai nostri paesi di cogestire i l settore e di coliservare in materia la loro indipendenza; ovvero la sovranità illimitata della Germania federale, del Regno Unito, dell'Irlanda d à a questi paesi la possibilità di scai-icarc in mai-e il biossido di titanio a spese dei pescatori francesi). In ogni caso i nostri governi nazionali non debbono sentire. in questo momento delicato delle ratificlie, soltanto le pressioni e le minacce dei nostri avversari: cssi devoiio sapere che ci sarà anclic una rcsa dei conti con noi. Ma bisogna parlare, scnza reticcnze, di assemblea costituente europea? Io sono del parere che le « parole n devono seguire c non precedere la sostanza. La sostanza 6 che il Parlamento europeo eletto dovrà tinalmente Far avanzare l'attuazione dei Trattati di Roma e dei loro obiettivi; che esso dovrà controllare la « sovranazionalità privata» già esistente (le multinazionali, ecc., ecc.), secondo le regole della democrazia; che esso dovrà dunque premere per la realizzazione delle istituzioni politiche comunitarie necessarie; che esso dovrà infine mettere da parte i diplomatici e pretendere cli assumersi la responsabilità di redigere, alla luce del sole e sotto gli occhi di tutti, il progetto di Unione europea (che i capi di Stato e di Governo si erano impegnati a mettere in essere entro il 1980). - Nella sua piattaforma il CCE deve esserc Fedele al suo statuto e alla sua storia. La sua storia è la Carta europea delle libertà locali n, approvata e lanciata a Versailles (1953); è l'obiettivo di un Parlamento europeo con poteri limitati ma reali, eletto a suffragio universale diretto, adottato agli Stati generali di Venczia (1954); t: l'Appello per una Assemblea costituente europea lanciato a Esslingen sul Neckar (1955); t: I'avere accettato una Comunità economica europea a condizione che essa sia controllata democraticamente a livello sovranazionalc, con un Parlamento europeo chc sia il centro di questo controllo e che deve esserc eletto al più presto a suffragio diretto (Stati generali Liegi e di Cannes, 1958 e 1960); è l'idea di un N Fronte democratico europeo » (Stati generali di Roma, 1964), Formato dai partiti democratici, dai sindacati dei lavoratori, dai poteri locali e regionali riuniti nel CCE; è la richiesta di una politica regionale sovranazionale, parallela a una unione doganale per defiriizione sovranazionale » (Stati generali di Londra, 1970); è la N Carta di Bruges » (1974); è la risoluzione finale dei secondi Stati generali di Vienna (1975); sono molte altre cose, troppo numerose per essere tutte richiamate qui, ma assai spesso molto importanti. (Tra parentesi io propongo di redigere un O ~ L L scolo con questa storia « politica » del C C E e di pilbblicarlo immediatamente nelle sci o sette lingrie del Mercato comicile.) COMUNI D'1.UROPA I1 - Gli obiettivi della piattaforma Si C già detto che la nostra piattaforma dovrebbe avere almeno due prospettive: u) influenzare i programmi dei partiti politici o delle unioni di partiti politici in occasione dellc elezioni europee; h) servire alla elaborazione di un documento ristrctto, di base, e di brochltres, di fiches, di pos1er.s del CCE in occasione di queste clczioni, rivolgendosi - attraverso le sezioni nazionali - sia allc popolazioni dircttaniente, alla stampa, allc scuole, sia ai consigli inunicipali o degli altri poteri locali c rcgionali (e a tutti i singoli consiglieri clctt i ) . Occorre aggiungere qui: 1 ) che una partecipazione non solo favorevole all'integrazione europea, ma anzitutto massiccia, alle elezioni comunitarie, non avrà luogo che se gli elettori - cioC Ic popolazioni - sono informate siti da ora sui temi di fondo, che queste elezioni affrontano, sulla loro incidenza anche sulla vita quotidiana e, insieme, sulla posta che i: in giuoco (I'indipeiidcnza - o I'autononiia - cui-opca); 2 ) clie un Pai-lainentu cui-opco clc//o riuscirà ad ottenere poteri i.cali non in [.agione dcgli ai-nioniosi disegni dcgli ai-chitctti costitu~ioiiali,ti6 di uiia coiicessioiic i-agionata c generosa V dei go\,crtii iin~ioiiali, ma piuttosto pci-cli6 - e se - si ti-ot'ci-à di li-uiitc uii « esecutivo » europeo, di cui occoi'i'a controllare c anclic stiniolare gli atti; c / o sc i suoi gruppi politici saranno stati eletti in base a programmi realmente ~rusiicr:.ioricili,nel senso che essi siano stati compresi e appoggiati cla trazioni dell'elcttorato di ciusctoio dei nostri Pacsi. Inoltre la piattalorma europea del CCE dovrà tenere presenti talunc richieste geiieruli di altre piattaforme (per esempio quella dclla Confederazione europea dei sindacati dei lavoratori), in modo da contribuire a coordinare durante le elezioni i partiti « federalisti D c da dare un hiizterlcriid (fronte democratico europeo o eltropuischc rleiiiokratischc Akrioiigeii~eiriscl~uft), dopo le elezioni. ai gruppi politici « federalisti a contro i confedci.alisti ovvero gli antieuropei. In questo senso la piattaforma sarà I'esprcssione dell'unità politica reale del CCE e dei suoi Poteri locali e regionali al di sopra delle frontiere » (secondo I'esprcssione della nostra M Carta europea delle libertà locali n). . base al Parlamento e ;aII'Esecutivo (per il momento, la Commis~~ionedi Bruxelles) cui-opei. A questo proposito nella piattafor-ma (e secondo lo spirito della « Carta europca delle libertà locali n) bi!sogncrà prospettare una arinoni7.zazione dei sistemi delle autonomie locali dei differenti Pacsi dclla Comunità, in base a un inodello ricavato da talune esigenze comuni. In ogni caso, ogni Pacse può contribuire con Ic sue esperienze e con le sue autocriticlie: la Germania (in positivo) - questi sono solo esempi c arrischiati - la Commis,sione mista Bltiztiestug-Biriztle.si-ci/ per la ]preparazione del bilancio iiazionalc ( e dunque per una ripartizione equa della spesa pubblica fra ccntro c regioni), e i l ruolo dei Luizdkreise di fronte alle grandi città (Studte), e (in ncgativo) Ic frontiere ii-raz,ionali c antistoriche di cci-ti 1.cieiirier c la frammentazionc ccccssiva dclla pubblica istruzione; l'Italia (in positi\.o) i l tentativo (li Lin rcginic internictlio tra il federale tradizionale c i l giacobino, e (in negativo) la disastrosa carenza linanziaria delle autonomie locali; la Francia il tentativo di uii piano nazioiiale cli s \ iluppo impegnato a i-cvitalizzare il desci'to francese ),, ma iiollo stesso tempo i l potcrc inesistente dellc cosiddette N R ~ pions )); la Gi-an Brctagiia la dilticoltà di L'ar cainniiiiarc parallelamente l'amministraziotic clccentrata (ritorina recente delle locrtl 4iithoritics) c i l dccentraniento politico (Scozia, Galles, Irlanda del Nord, ecc.). - La piattalorma do\,rcbbe sottolineare /ro iii/ertlil?eiitlcii;e: i\) I'intei-dipendenza dei differenti punti dei Trattati di Roma: non ci si possono proporre gli obiettivi dell'art. 2 del Trattato della CEE c attuare solamente I'unione doganale (con le sue quattro libertà) senza attuare l'unione economica (con le sue politiche comuni). Il Trattato istitutivo della Comunità economica europea prevedeva la attuazione completa di tutti gli obiettivi, inclusi nel Trattato, in l;! anni, con un rinvio - al massimo - di 3 anni (in tutto l 5 anni): nel 1973 tutto il Trattato, dunque, sarebbe dovuto risultare attuato, il che non è accaduto, con la conseguenza di squilibri e ingiustizie; B) I'interdipendenza. in ogni disegno istituzionale, delle sue diverse parti, ciò che C vero anche pci- i Trattati di Roma: si ì: inevitabilmente ritardalo il voto a maggio111 Il contenuto della piattaforma ranza nel Consiglio dei Ministri della Co- Nella nostra piattaforma occorre sottoli- munità, poiché non esisteva simitltaneameilte un Parlamento eletto a suffragio neare, contro i terroristi che parlano di perdita dell'indipendenza nazionale e anche universale diretto (Camera popolare). In effetti uno Stato nazionale sarebbe potuto ridella libertà, che si tratta piuttosto, con un Parlamento eletto a sufrragio diretto, manere permanentemente in minoranza a di controbilanciare le manovre di formazio- livello intergovernativo, senza avere occani politiche verticali (tutto sommato, i par- sione alcuna di un « recupero » a livello del titi politici) - che si verificano nel Parla- dibattito diretto con 11: popolazioni e con tutta la Comunità, attraverso lo strumento mento europeo uttrtule - per mezzo di un legame col territorio, cioè con le regioni, dei partiti politici e dei gruppi parlamentari tutte le grandi regioni (naturalmente ciò sourunazioizali; dipenderà anche dalle leggi elettorali naC) l'interdipendenza dei fattori sociozionali: ma in ogni modo ci si deve sfor- economici nella realtà di ogni giorno. Quazare di ottenere che i candidati al Parla- lora ci sia una unione doganale e sul suo mento europeo provengano dalle differen- territorio regioni ricch.e (con larghi invcti regioni). stimenti e abbondante produzione di beni) La piattaforma dovrà insistere sull'oppor- e regioni povere, e si constati una emigratunità di istituzionalizzare iii~iiiediufailzeizte zione di lavoratori - a causa della miseria una Conferenza regionale c dei Poteri lo- c della carenza di investimenti - dalle recali dclla Comunità europea, con lo scopo gioni povere alle rcg.ioni ricche, queste cli far sentire la voce di tutte le ccllulc di aumentano la loro produzione e pi-obabil- - febbraio 1977 mente il costo del lavoro in senso stretto si riduce (ma i costi sociali aumentano a causa di una congestione di insediamento umano), mentre le regioni povere si impoveriscono ulteriormente; e dunque l'unione doganale diviene di mano in mano meno vantaggiosa al Paese superproduttore, poichC i suoi consumatori diminuiscono in modo vertiginoso nel Pacse coli regioni sottosviluppate. Corollario: dal momento chc l'esperienza ha dimostrato irrefutabilmente che I'automatismo di mercato non corregge questi squilibri (cioi: gli investimenti non si spostano spontaneamente iielle regioni povere, prive della mano d'opci-a qualificata c ormai anche di gioventù, scnza le infrastrutture necessarie c il iizunugel~ieizi indispcnsabile, ecc. ecc.), una unione doganale cfticace postula una politica regionale efficace della sua stessa dimensione territoriale, c questa postula istitttzioiti politiclte a livello del l'unione doganalc. - La piattaforma dovrà spiegare la « logica della sovranazionalità D. Questa o ì: globale o non potrà cssei-c acccttatz. da un potere nazionale responsabile; ed cssa dovrà cssere garantita nel tempo », cio? irrcvcr5ibile a causa di un patto storico o Costitu-zione europea (Stati Uniti d'Europa, Fcdcrazione europca). In effetti solamente così i profitti c le perdite, le acquisizioni e i snci-ifici dcgli uni e degli altri saranno, prima o poi, pcrcquati. Insomma, la partccipazione a una Comunità ~coiioi~~iccr europea, attraverso un trattato clic prevedeva - scnza la garanzia di un potere politico sovraiiazionale - una unionc doganale, seguita da una unione econon~ica, i: stata un'imprudcnza dei Paesi più poveri della Comunità o - se volete - un rischio calcolato. - La piattaforma deve denunciare le allcanze patologiche (consapevoli o no) degli aritieuropci - i gu~tchistescon le multinazionali, gli stalinisti con la a destra n americana, i patrioti » con i filosovietici, i sindacalisti con i rei~tiers,ecc. -, ma uscendo dal generico e dunque. possibilmente, con esempi concreti. - La parte più specilica della piattafoi-nia del CCE potrebbe essere articolata in tre sezioni: I) politica regionale europea: come i piani nazionali hanno dimostrato (per cscinpio i piani francesi), essa non può cssci-c realizzata u posteriori, ma è i l piano gcncrale di sviluppo che deve essere concepito a priori in vista dell'equilibrio territoriale; nel caso della Comunità europea si tratta di attuare le politiche comuni previste per I'unione economica e di coordinarle in vista dell'equilibrio interregionale comunitario. Politica monetaria europea: cssa non p ~ i b essere imposta per conservare soltanto la unione doganale e la politica agricola di garanzia (cambi infracomunitari lissi ovvero mantenuti entro un margine di piccole oscillazioni o « serpente n), ma deve essere coordinata con le politiche comuni (particolarmente con la politica regionale e la politica sociale), cioè deve risultare un aspetto dell'unione economica, che i l Trattato della CEE esige; 11) politica europea di piaiiilicazionc del territorio, simultanea a una politica di sviluppo, col concorso dci Comuni e di tutti i Poteri locali territoriali e secondo i principi della << Carta di Bruges D. C't: la neces(( C febbraio 1977 COMUNI D'EUROPA sità di porre non soltanto il problema della distribuzione sufficientemente equilibrata della ricchezza fra gli uomini e le regioni della Comunità, ma anche di valutare i costi sociali e l'incidenza sull'ambiente della creazione di ricchezza e dei meccanismi della produzione. La soluzione dei problemi di qualità della vita si deve spesso trovare, di necessità, a livello sovranazionale: per esempio, se si decide che l'Oceano Atlantico può sopportare più ritiuti industriali del Mar Mediterraneo, le industrie « atlantiche » dcll'unione doganale saranno favorite in rapporto alle industrie a mediterranee n, e di conseguenza ci sarà o uno squilibrio cconomico ovvero uno squilibrio ecologico fra le regioni atlantiche e quelle del Mediterraneo. D'altronde si può constatare qui un ruolo politico, che le Regioni e i Poteri locali debbono giuocare nelle istituzioni federali europee; 111) attraverso la democratizzazione profonda della Comunità europea e la proposta di un federalismo integrale (l'Europa delle Regioni, partecipazione popolare di base - quartieri urbani, distretti o comprensori rurali, democrazia di fabbrica, scuola « attiva », ecc. -), recupero dei gruppi sociali e delle regioni (particolarmente quelle periferiche) che tendono oggi a disaggregare le società nazionali (separatismi, nazionalismi locali n, ecc.). Qui si pone i l problema della base democratica locale dei partiti europei « in costruzione D: in effetti l'edificazione dell'unità europea non può limitarsi a un'operazione di alta politica, ma deve coincidere con una rivoluzione democratica, in cui tutte le « libertà locali » si espandono, senza cadere per altro nel corporativismo, nell'egoismo di settore, nel particolarismo. Le libertà locali debbono coniugarsi con la capacità di partecipare alla pianificazione democratica, cioè alla « gestione democratica delle interdipendenze D. Occorre qui ricordare che tutto il mondo pianifica, in modo esplicito o coperto, a cominciare dalle multinazionali per finire agli Stati consociati del mercato comune che « aiutano il commercio estero a lunga scadenza: soltanto la Comunità europea non potrà pianificare, e pianificare in una maniera efficace, cioè attraverso istituzioni do- 5 tate di poteri reali e sotto il controllo di un Parlamerito eletto a questo scopo? Probabilmente è in questa sezione che si può introdurre l'idea della partecipazione dclle Regioni alle istituzioni federali (oggi noi ci limitiamo a chicderc una Conferenza permanente delle Regioni e dei Poteri locali, ma nell'avvcnire si può prospettare la trasformazionc del Consiglio dei Ministri, rappresentativo degli Stati nazionali - esso ì: destinato per i l momento a diventare il Senato degli Stati federati - in un Senato dclle Regioni o i3uildesrat europeo). - I punti precedenti hanno bisogno di alcune osservazioni :supplementari. Bisogna calcola.re quale evoluzione ha subito il rapporto export/inlport tra i Paesi della Comunità in seguito all'unione doganale. Nello stesso tempo - tenuto conto degli obiettivi proclamati dai Trattati di Roma - bisogna1 calcolare l'evoluzione delle « distanze. tr,a le regioni ricche in partenza e le regioni povere, ricordando anche le regioni che, riella crescita globale della Comunità, sono al contrario in declino ( e n perte d e i)itesse)~.Bisogna infine verificare quale è stato il danno dei Paesi meno sviluppati della Comunità per il fatto che, malgrado le pre:;crizioizi tlel T r a t t a t o della C E E , non si è ancora passati dall'unione doganale all'unione economica. Sarà opportuno sottolineare clie ormai si diffonde ovunque la persuasione clie ci sono cause strutturali (e non - o non solamente - corigiunturali) dell'inflazione: squilibri regionali, congestioni industriali (regioni « surchargées »), ecc. Ci si può rifei-ire al rapporto hlaldague: ma si può ricordare anche i l parere (avis) - unanime della Commissiorie economica e sociale del Parlamento europeo a proposito del primo rapporto annuale sul Fondo europeo di sviluppo regionale (del 27 settembre 1976). In questo parere si sottolinea che la Commissione ha, a più riprese, affermato I'importanza di una pcilitica strutturale regionale per la realizzazione di una unione economica e monetaria. Vi si aggiunge che una ripartizione più equa delle attività industriali nelle differenti regioni sarebbe probabilmente accompagnata d a una attenuazione delle tendenze inflazioniste, particolarmen- te a causa dei rilevanti costi sociali delle eccessive concentrazioni industriali. D'altronde il flusso commerciale infracoinunitario è fondamentale per tutti i partizers, più aiicortc per i ricclzi che per i poveri (la bilancia dei pagamenti ì: in generale in favore dei Paesi ricchi): il sottosviluppo e la perdita di consumatori ì: un danno generale. Occorre d ~ n q u e CI riequilibrarc » il rreiid dell'arricchimcnto. Tutti - l'abbiamo detto ora - cominciano a convincersi della utilità troppo modesta degli a aiuti » a posteriori (i fondi finanziari comunitari), che in ogni caso sono minimi di fronte al meccanismo squilibrante (l'unione doganalc e il « libero mercato abbandonato alle multinazionali, a certi monopoli, ecc. ecc.). Bisogna, a questo proposito, ricordarc la risoluzione (rapporto Delmotte) della Commissione per la politica regionale, la pianilicazione del territorio e i ti-asporti del Parlamento europeo, che (il 25 novembre 1976) l'ha approvata all'unanimità. In questa risoluzione si afferma che la politica regionale comunitaria deve essere un momento di una politica strutturale globale: quest'ultima presuppone un coordinamento delle politiche generali e di settore comunitarie, ecc. ecc. In conclusione, i l problema della moneta europea - che è un problema essenziale per la prosecuzione del processo d'integrazione - non può essere risolto in base al diktat dei più forti, m a deve essere risolto secondo l'interesse globale della Comunità. L'unione doganale ha portato globalmente nuova ricchezza, la politica agricola « comune » ha protetto certi settori e alcune zone: ma se l'obiettivo di una politica monetaria comune è ormai irrinunciabile, bisogna progredire - unione monetaria ed econoinica, dunque unione politica - e non limitarsi a misure sui cambi, dimenticando i fattori N interdipendenti » della creazione di nuova ricchezza e anche - spesso - i costi sociali e ambientali enormi e lo spreco di risorse naturali di un modo dannoso e senza avvenire di creare la ricchezza e di consumarla. Il CCE lancia la sua piattaforma anche per ricordare queste cose. )> Roma, fine gennaio 1977 L'esame di lingua I La pagellina dell1«Economist (711r F..co~iomi.si,22 gennaio 1977) Lingue parlate dai membri della nuova Commissione della Comunità europea. Punteggio lingue comunitarie: scorrevole: 3; mediocre: 2; insufficiente: 1; sconosciuta: 0; altre lingue: I . Nome Nazionali ta Jen kins Tugendhat Ortoli Cheysson Haferkamp Brunner Giolitti Natali Burke Vredeling Davignon Gundelach Vouel Gran Bretagna Gran Bretagna Francia Francia Germania Germania Italia Italia Irlanda Olanda Belgio Danimarca Lussemburgo Inglese Francese Tedesco Italiano Olandese Danese Altre Punteggio 6 4 6 7 1o Spagnolo Gaelico 13 9 4 11 12 11 12 9 l febbraio 1977 COMUNI D'EUROPA 6 Proficuo lavoro delle tre Diamo, in questo numero di « Comuni d'Europa », un primo bilancio dell'attività delle tre Commissioni di studio del1'A.I.C.C.E. facendo presente che pubblichiamo non solo resoconti o documenti approvati nelle varie riunioni ma anche appunti, note ed altro materiale di orientamento preparato in funzione delle sessioni plenarie delle Commissioni (o dei gruppi di studio in cui sono suddivise) o delle manifestazioni europee o nazionali, in funzione delle quali è finalizzato il lavoro. 1" Commissione: autonomie locali e regionali Gruppi di lavoro: 1) riforma della legislazione italiana sulle autonomie, tenendo conto delle esperienze dei « partners » comunitari e delle esigenze di una costruzione federale; 2) finanza locale; 3) rapporti fra Regioni, Stato, Comunità europea; 4) decentramento urbano, comprensori rurali e partecipazione. Per la I Coii,iiii.ssioiie il lavoro siiolto L! (li citi diu117o tzotiziu si riferisce siu u dite scudoize precise, il coriilegiqo di Viureggio siilla finc117za locale (promosso dulllANCI e .si~oltosi dal 30 settembre al 2 ottobre) e il coili9egiio s ~ t l deceiitraiiierito i~rbuiru, cotti/~reiisoriritruli e partecipi~zioize (che si terrii a Bologiirc il 29-31) aprile prossinzo), sia ull'attuazioiie della legge 382. Finanza locale Il grltppo di lavoro s~tllu fii~u~izalocale, uppeiia costituito, si trovato di fronte ud ~tizascadenza ravvicitiaiissimu e ben precisa nel periodico coiivegno tli Viareggio proiiiosso dalllANCI strlla finuiiza locule. Nelle due riiti7ioni dedicate dal gritppo u questo tema è emerso che I'AICCE noil intende sostituirsi iri questo settore alle altre associazioni di Enti locali - I'ANCI, I'UPI e I'UNCEM -. Infatti, picr apprezzandone le proposte, le sottoporle a verifica in relazioiie alla esperienza di altri Paesi europei e all'esigenza di una nuova Comunità soi~ruizaziot7ale integrutu, nella quale la soliczione di alcrcni problem i sono strettamente legati alla fitzatzza locale: il problema dei servizi prtbblici in generale e dei servizi sociali iri purticolare, il problema delle uree urbat?e, delle migrazioni i*iterne, dei centri storici con le ripercussioni sui bilanci conttcnali; i problemi del credito agli Enti locali; il prohlenla del persoi7ale dei coinrini e delle rnunicipalizzate. Rigicardo al coi7vegno di Viareggio pubhlichiawio una sintesi delle note di lavoro (che riportiai?io tnatitenei~do il loro carattere tii stinzolo ulla riflessione e al dibattito) che la segreteria dell'AICCE e il presidente tiellu Commissiotze, Armando Bertorelle, vicepresidente della regioi~eTrentii70-Alto Atlige/Trentino-Sudtirol, aveiJurio predisposto sci1 tema della finatzra locale e i problenli relativi. Nota n. 1: Autonomia, finanza locale ed Europa Anzitutto nel documento per Viareggio (e del resto sempre) occorre non ripetere i problemi delle autonomie locali e regionali così come evidenziati dalle associazioni nazionali e dagli uffici dei partiti nazionali. A noi (che ne abbiamo la competenza) tocca sottolineare situazioni e soluzioni di altri Paesi della Comunità e problemi visti sotto il taglio generale della C~omunità ai nostri colleghi italiani, ai parlamentari nazionali, al governo nazionale. A noi tocca anche, inversamente, metter-e in risalto alcuni aspetti delle ailtonomie regionali e locali in Italia in base a quelle che sappiamo essere le domande delle autorità europee e dei colleghi, dei parlamentari e dei governi degli altri Paesi della Comunità. Scadenze: per gli interlocutori interni dobbiamo intervenire in maniera di portarc il quadro europeo nelle progettazioni nazionali relative alle autonomie (sul mome~ito potremmo intervenire sul programma dei nuovo governo; c'è comunque la scadenza della prevista riforma della legislazione sulle autonomie in Italia, ecc.); per il resto della Comunità e trattandosi specificamente del problema della finanza locale dolbbiamo offrire subito (perché non sappiamo quando si riproporrà il problcma di prestiti comunitari all'Italia) il panorama della. spesa degli enti locali in rapporto alla spesa pubblica globale in Italia, cercando di mostrare le spese che non possono essere tagliate (talora, in sede europea, le autori1.à centrali accusano acriticamente la finanza locale) e, nello stesso tempo, compiendo una leale autocritica, ove questa sia necessaria. Non può poi attendere il problema del cofrianziiimento nazionale necesbario per permetterc! alle regioni e agli enti locali di at~ingereai luridi Finanziari comunitari. E' evidente che a Viareg,gio non possiamo che limitarci, in linea di massima, ad un intervento metodologico, chiarendo come bisognerà trattare alcuni problemi e in generalc come non bisognerà in alcun caso tralasciare il quadro comunitario per appr-ofondire la problematica della finanza locale nazionale. Subito dopo vedremo quali sono i punti prioritari circa i quali urge condurre Ic nostre richieste. Essenziale è il prciblema della comparazione quantitativa e qualitativa fra il rapporto spcsa centrale e spesa degli enti regionali e locali in Italia e l'analogo rapporto negli altri Paesi della Comunità. Certo, mentre la comparazione quantitativa è semplice, la comparazione qualitativa è estremamente complessa, data la diversa struttura costituzionale e amministrativa dei Paesi della Comunità (i Lander tedeschi poi, Stati Federati e non semplici Regioni, vcngono a complicare ulteriormente le cose): ma bisognerà in qualche modo tentare l'indagine, sottolineando da parte nostra la novità della finanza delle regioni a statuto ordinario, nonché la vecchia questione della spesa degli Enti locali relativa non ai compiti di istituto ma a quelli delegati dal governo centrale. L'altra questione che non può non trovarci preliminarmente impegnati è quella della comparazione, anche qui quantitativa e qualitativa, delle entrate dei poteri regionali e locali. Per verificare come le autonomie vivano (o non vivano) da noi e negli altri Paesi della Comunità occorrerà non solo verificare quali sono le imposizioni dirette ancora lasciate agli enti locali o quali fondi finanziari trasmessi da enti regionali o addirittura dai Lander tedeschi, ma anche secondo quali metodi e con quale tempestività siano dirottati dal centro i Finanziamenti per gli enti locali. Un punto che vale la pena di segiialarc al fine di evitare speculaziuni cuii~icr gli enti locali e le autonomi< 2 qut:l!o di uii:. franca indagine sugli aspetri parasbitari uell'economia degli enti locali i11 Italia ( 6 un capitolo che va affiancato a quello della COMLINI D'ELIROPA febbraio 1977 Commissioni giusta protesta degli enti locali per il mancato o l'insufficiente finanziamento da parte del centro dei compiti delegati); si possono richiamare, a questo proposito, quattro settori: a ) stipendi degli enti locali eventualmente superiori ai livelli nazionali; b) situazione abnorme delle municipalizzate; C ) assenteismo sul lavoro (termine eufemistico se pensiamo al caso clamoroso dei netturbini di Palermo; ma anche la situazione di Roma ha aspetti criminosi); d) tariffe sottocosto dei trasporti e loro aspetto reazionario (ne risulta una mancata redistribuzione sociale del reddito, poiché questa spesa è - salvo l'eccezione dei disoccupati e degli scolari della scuola dell'obbligo - puramente demagogica). Trattandosi di un'indagine italiana destinata a un discorso europeo ed essendo gli europei particolarmente impreparati sulla questione meridionale e delle regioni economicamente meno sviluppate, occorrerà sottolineare che dare a regioni ed enti locali la facoltà di levare più imposte ha un significato assai diverso a seconda del reddito locale: pertanto il problema del credito (soprattutto per investimenti e per attrezzature sociali) disponibile e disponibile a basso interesse è fondamentale per le regioni povere. Qui il discorso comparativo dovrà approfondirsi, poiché viceversa varie regioni ricche d'Europa hanno un accesso assai più agevole al credito delle nostre regioni meridionali. Anche il discorso sulla cassa del Mezzogiorno e sulla finanziaria meridionale andrà da noi fatto in questo quadro. Richiamati i problemi del credito è d'obbligo sottolineare che una comparazione tra i globali problemi di cassa di un ente locale tedesco o olandese e quelli di un Comunc italiano si impone. Talora sarà forse utile per il gruppo di lavoro operare per campioni. In attesa di arrivare a conclusioni sull'ampio fronte degli enti regionali e locali, prima di poter pervenire a « medie » nazionali, potrebbe risultare stimolante la comparazione della concrcta situazione finanziaria dei Comuni di Milano, di Roma, di Napoli, di Bolzano, di Torino, di Bari, di Palermo con quella dei Comuni di Berlino Ovest (ma qui si tratta piuttosto di un consorzio di comunità locali), di Frai-icoforte, di Anversa, di Bruxelles, di Parigi, di Grenoble, di Marsiglia, di Lione, di Londra (stessa situazione di Berlino), di Edinburgo, di Copenhagen, di Dublino, ecc. Va poi sottolineato che piuttosto che trattare i casi « eleganti » (i quali incidono modestamente sul complesso della spesa pubblica nazionale) occorre concentrarsi prioritariamente su alcune aree metropolitane che si accaparrano il grosso della spesa pubblica nazionale da attribuire agli enti locali. I1 che non significa che non sia importante trattare il problema dei piccoli Comuni, che ha risvolti rilevanti sotto il profilo della partecipazione democratica delle nostre popolazioni al governo locale e anche sotto il profilo del freno dell'esodo delle popolazioni montanare e collinari, che viceversa del17AI( svolgono un conipito basilare nella tutela del nostro equilibrio ecologico. Dal dibattito del 23 luglio si è soprattutto ricavata l'esigenza che si approfondisca su scala europea il problema dei controlli della spesa locale. Qui si viene addirittura a collocare un problema ideologico della lotta del CCE. Di solito si bada in molti Paesi d'Europa a lasciare che i Comuni (per lo più ricchi) si amministrino liberamente le entrate: direttamente ottenute o comunque ordinarie, mentre si esercita una tutela sulle « sovvenzioni »: ma non sta qui la soluzione del problema, tenuto soprattutto conto delle regioni povere, di quelle in via di sviluppo, di quelle en perte de vitesse. Mi sembra che la domanda strategica che ci dobbiamo fare è se dobbiamo continuare con i controlli di organi necessariamente rozzi a ciò destinati o se invece dobbiamo finalmente accorgerci che l'unico controllo intelligente è la programmazione democratica. Tale programmazione ha a monte il contributo operativo e determinante degli enti locali con rappresentanza eletta dal popolo: si intende che poi gli enti locali sono tenuti a ubbidire a questa programmazione che hanno contribuito a creare. Nell'ambito della programmazione saranno anche risolubili problemi di questo tipo: bisogna ottenere il pareggio o bisogna pensare anzitutto a certi investimenti sociali, sapendo che questi, che rompono l'equilibrio finanziario a livello del Comune, possono rappresentare viceversa un risparmio nel computo globale delle spese di una regione e degli enti locali che lavorano nel suo seno? Si è anche detlto che sarebbe interessante comparare le modalità locali negli accertamenti fiscali nella Comunità europea, sottolineando che un,a visione moderna non può non privilegiare il metodo analitico su quello indiziario. Questo tema potrà avere un risvolto nel nostro convegno sui consigli di quartiere e la partecipazione. Infine è bene insistere anche sulla necessaria panoramica del sistema entro il quale lavorano e spendono gli enti locali dei diversi paesi della Comunità. Non è la stessa cosa operare dove c'è una severa, moderna e democratica legge-quadro urbanistica e dove invece l'urbanistica deve fare i conti con le sentenze della nostra Corte anticostitu7ionale. (U. S.) a livello del CCE (le due relazioni, Hahn sulla riorganizzazione amministrativa in Europa, e Sergent sulla ripartizione delle risorse pubbliche agli Stati generali di Vienna nel 1975), e dell'AICCE ( N Appello delllAICCE ad elettori ed eletti » per le elezioni del 15 maggio 1975 e « Risoluzione finale del Congresso dell'AICCE » a Napoli nel gennaio 1976) deriva dal fatto che i Poteri locali in Europa, proprio in quanto costituiscono il punto centrale e la garanzia del fronte democratico europeo e consentono la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, sono direttamente impegnati al consolidamento della finanza locale, base della loro esistenza e della loro azione. In questo quadro non ha senso e deve essere superata la mentalità e la prassi che fa dipendere la finanza locale dal beneplacito governativo in una logica che mette la finanza locale all'ultimo posto: deve essere stabilita la parità fra la finanza dello Stato e la finanza delle Regioni e degli altri enti locali. L'AICCE deve esprimere la sua preoccupazione per la situazione nella quale vivono ed operano i poteri locali nel nostro Paese ed in particolare i Comuni. Tale situazione deriva anche dai mutamenti recentemente avvenuti nella nostra società. I compiti sempre maggiori affidati ai Comuni e la crescita delle esigenze dei cittadini, hanno messo in crisi i Comuni di dimensioni minori. L'urbanesimo e le migrazioni interne, conseguenti al fenomeno di industrializzazione, hanno creato grosse aree urbane ormai ingovernabili per l'entità e il modo della loro crescita. Nota n. 2: 1) legge comunale e provinciale; 2) riforma sanitaria; 3) riforma assistenza: 4) riforma legge aziende municipalizzate; 5) riforma urbanistica; 6) programmazione; 7) problemi aree metropolitane e città storiche; 8) ente intermedio-comunità di valle-comunità montane-comprensori. (G. M.) Esigenze dei cittadini, compiti dei comuni e finanza locale La legittimaziorie della nostra Associazione ad affrontare i problemi della finanza locale, come ha fatto anche in documenti Rapporti Regioni Sempre nel qirodro delle attrih~lziotii d r ; la I Cotizrnissione, il gruppo pei. lo .stuc?i,., dei rapporti tra ,Regioni-Stato-Comuniru europea si è riunito il 24 novembre scorso presso il Consiglio regionale della Toscana, Lo sviluppo dei trasporti, l'esigenza dei servizi sociali e un giusto trattamento del personale hanno creato problemi che vanno al di là delle questioni comunali per investire i problemi di tutto il paese. In questa situazione i Governi e le forze politiche non hanno saputo trovare una risposta adeguata alla crescita ed al mutamento della società, sicché i nodi che si presentano ora sono il frutto di avvenimenti che sono maturati nel dopoguerra. La soluzione di essi non si presenta agevole. Ed è in ogni caso strettamente legata a tutti i problemi del Paese, economico-sociali-culturali e di struttura, ecc., tra i quali: - Stato - Comunità spite del presidente, Loretta Montemuggi, e . una approfondita analisi del problema L e1 completamento del trasferimento delle funzioni dallo Stato alle Regioni - anche in attuazione della legge 382/1975 - e i coni COMUNI D'EUPIOPA 8 ilessi u s p e t l i (li p u ~ ~ e c i l ~ u z i o rdrecl l e Regioni e degli uliri />oreri iocctli ctllu uttituzioize e ullu e1uhoru;ioiie clcllc puliticlie D coi~ztltii/arie. Al reriirirrc tlcl t l i h u / t i / o . il r r i i .a .a o di lui J o r o irti u l ~ l ~ i o i 9i l~i l / oAppello c l w ioretta Montemaggi, Lotile coortliiiulore del grilp- febbraio 1977 a Bruxelles 1 7 1 ~ J i r i o<li collegamento del CCE con la Comunità europea è al delle Regioni e d i tutti ,gli Enti locali i-i/Ù tlel Parluiiieir(o e tlel G'overrio i~tilitiiio - iirsier~ie ud 1 1 1 1 h r e i ~ e re.socoii/o (lei loi'ot.; - coi1 l'ciirspicio c h e ehso ~ ~ o . s . s e.s.sei.LP u c~.suir~irru/o c o i ) / t i /errrl~e.s/ii~i/ii c l'ti~~eii:ioire clre / ' i i i r / ~ o r ~ ~ r i i (lei : . t i / ~ ~ o h I e i .\eqiiult~li i~i r-ic.lrie<ic.. I l Gruppo di lavoro rlcll'AICCE bui pi.oblcini dei rapporti tra Rcgioiii-Stnio c Coiiiuiiità curopca, si i. i.iuiiito a F i i - c n ~ ci l 24 novembre 1976. I l presiclciitc del Consiglio regioiialc dc.1la Toscana, Loi-ctta Moiiteniaggi, il vicc-prcsideiiic dclla Giuiiia i-cgionalc clel Ti-cntiiio Alto-Adigc c pi.esidcnic dclla I Conimissioiic dcll'AlCCE. AI-niariclo Bci~lorctlc,e il segrc tario gcnei'alc ay@iuiito dell'AlCCE, Giaiifranco hlariiiii. liaiiiio iiitrodotto i !avoi-i analizzando la Icggc 382,/1975 e Ic cspcriciizc ed i n i ~ i ~ i i i v dcll'AICCE c per un miglio1.c iiisci.iniciito delle Regioni nel processo di iiiicgrn~ionc cur-opczi. Al trr-iiiinc di ~ i i i aiiipio c approfoiiclito clibattito, il Gruppo i.icoiifci.nia la iiisostituibile Funzione clcll'AICCE (Sczioiic italiana dcl Consiglio dei Coniiiiii d'Europa) alla qualc aderiscono Coinuiii, Pi-ovincc c Regioni - volta a i-aFforzarc i l moiiiciiio autonomistico iiell'ordinamcnto italiano nei suoi aspetti inscindibili di dcnioci-n~iac di efficienza, tali d a Favorire un costruitivo a p p o r t o del nostro Pacsc anche alla unilicazioiic politica ed economica europea. Il Gruppo, preso a t t o del rinnovo della delega al Governo per i l completamento clel trasferimento di funzioni dallo S t a t o alle Regioni, ribadisce che la costruzione detlo S t a t o regionale, ~ o l u t odalla Costitu/.ione, ed i conseguenti interventi di riform a dell'anin~inisii-azionc centrale c perifcrica dello S t a i o c delle Autonomie locali, rappresenta Lin momento costitutivo di un più generale processo di rafforzamento dclla democrazia a livello regionale, iiazionale ed cui-opco al qualc I'clezione diretta del nuovo Parlamento europeo, prevista per i l 1978, d a r à un decisivo contributo. Il Gruppo di lavoro pertanto, interprete delle posizioni politiche costantemente sostenute dalllAICCE, rivolge un vivo c prcssante APPELLO al Parlamento nazionale ed al Governo perché venga data sollecita ed integrale applicazione alla legge n. 382/1975 sia per quanto concerne un organico e pieno trasferimento di funzioni sia per quanto attiene i connessi e rilevanti aspetti finanziari e strumentali. Ribadisce altresì la necessità che le Regioni siano poste sollecitamente in condizione di esprimersi sugli schemi dei decreti delegati attuativi della legge 382. Per quanto attiene più specificatamente ai rapporti tra Regioni e Stato, nelle materie disciplinate da norme comunitarie, il Gruppo conferma l'urgenza di una adeguata integrazione delle previsioni della legge 382 per assicurare istituzionalmente il concorso attivo delle Regioni anche nella fase di elaborazione (e non A sede del Consiglio dei Ministri della CEE sede della Conimissione della CEE Ufficio di collegamento CCE-CEE Le funrioni dcll'C'llicii) di Bi-uxclles sono: la canalizra~ioric dell'iiiforniazione e dclla docunienta~ioiic, in modo sisieniaiico c d i f l c r e n ~ i a i o per problcnii; I'assisteiina agli Enti t(ci.ritoriali per le pi-atichc che riguardano la Coiiiunità (ad eh. I-elati\~cai K Foridi europei); la facilitazione di prese di contatti, colloqui c inconii-i tra rappresentanti degli Enti territoriali c gli organi c servizi della Coniuniià, oncle Favorire una corretta attivitk legislativa c amniiiiistrati\ra di tali Enti, i i i ai-monia con le norme comunitarie; I ' o r g a n i ~ ~ a z i o ndi c visite collettive d ' i n l o r m a ~ i o i i ee di studio (ad cs. di giovani, di categorie economiche, dli insegnanti, ecc.) alla Comunitk; l'assistenza acli Coniunità. « Stagcs » di Forn-iazionc europea per Funzionari regionali presso 1;) I Soci sono invitati a servirsi dell'ufficio, rivolgendosi alla Segreteria delllAICCE, Pi:azza di Trevi, n. 86 - 00187 Roma - Tel. (06) 68 73 20 - 67 84 556. febbraio 1977 COMUNI D'EUROPA solo di attuazione) delle norme e delle «politiche » comunitarie destinate ad incidere sulle materie di competenza regionale, tenendo presenti a tal fine anche i disegni di legge di iniziativa regionale predisposti dalllAICCE e già adottati da alcune Regioni ai sensi dell'art. 121 della Costituzione. Richiama infine l'attenzione del Parlamento e del Governo sulla esigenza che vengano sollecitamente affrontati e adeguatamente risolti i problenii della riforma della legge comunale e provinciale e della finanza locale presupposti indispensabili per la sopravvivenza stessa delle Autonomie nel nostro Paese. Il gruppo ha anche trattato altre questioni concernenti l'organizzazione interna dell'Associazione e degli enti aderenti, ed ha deliberato: 1 ) di riaffermare l'urgenza che ogni Regione istituisca nel proprio ambito un ufficio per i problemi europei destinato a facilitare, con una migliore e più tempestiva conoscenza delle norme politiche comunitarie, l'adempimento delle funzioni legislative e amministrative e quindi la par- tecipazione regionale al processo di grazione europea, nel rispetto delle buzioni costituzionali delle Kegioni e obblighi assunti dal nostro Paese nei fronti della Comunità europea; 9 inteattridegli con- 2) di auspicare che ogni Regione si faccia promotrice di iniziative idonee a sensibilizzarc e a coordinare, d'intesa con la A.I.C.C.E., l'opinione pubblica, le varie forze della società, iii vista della elezione diretta del Parlamerito europeo, e a tal fine fa riferimento alla recente costituzione, su iniziativa del Consiglio regionale del Piemonte, di una coiisulta regionale per la unificazione europea D; . 3) di richiamare l'attenzione delle Regioni e delle Province autonome sulla esistenza a Bruxellec di un apposito ufficio di collegamento con le Comunità europee istituito dal CCE i(Consig1io dei Comuni di Europa) per favorire i contatti fra le istituzioni comunitarie e gli enti territoriali dei 9 Paesi membri. Detto ufficio ha sede in Bruxelles, 30 Boulevard Charle Mayne, Tel. 736 64 88 - 736 06 44, e ne L' responsabile il signor Leclair. Decentramento e partecipazione 111 I ~ ~ r i ~ i otlel i i e coi.itvegi?odi Bologiia - che be bene in occasione di questo convegno si terrà il 29-30 aprile prossiillo - riportiamo studiai-e Ic interrelazioni che cori-ono tra lo 1 1 1 1 ~ 12ota di oriet~ta~nento e le c ~ n c l ~ ~ s i o insediamento i~i umano nelle zone rurali, il della ril~i?ionedel g r ~ ~ p pristretto u (tenutasi problema dei piccoli comuni, quello della fuga dalle campagne, l'assetto ottimale da il 30 i1ovenihi.e 1976 i~ellastessa città). dare alle aree metropolitane e la politica regionale del territorio. Umberto Serafini: Ciò premesso, occorre osservare che il nostro tema può es,sere visto sotto due aspetAppunti per il Convegno di Bologna ti, che spesso si coiifondono insieme: 1) l'articolazione ottimalt: delle grandi aree comuIl convegno interessa I'AICCE sopi-attut- nali metropolitane, secondo comunità gestito in vista della dodicesima edizione degli te pur sempre secondo le regole della deStati generali, che si svolgerà a Losanna mocrazia delegata, che non superino una nel giugno 1977 e di cui uno dei temi sarà: data misura risultante la più funzionale dal « La partecipazione dei cittadini alla vita punto di vista della gestione dei servizi e nelpolitica locale n. Dal momento che questa lo stesso tempo idlonea ad essere controllacdizioiie degli Stati generali cade nel perio- ta da un elettore che non abbia un livello do che precede le elezioni europee del 1978, straordinario di specializzazione: ad un tacioè mentre si profilano programmi eletto- glio di questo genere mi pare possano rirali ti-ansnazioiiali e una tendenza a fede- spondere le « zone >, del Comune di Milano, rarsi sovranazionalmente da parte dei par- comprendenti - se non ei-ro - una popolatili politici omogenei (tendenza alla forma- zione media di 70-80 mila cittadini, e tutte rione tli partiti europei), il tema in ogget- le esperienze analoghe (è interessante notato iiitcressa anche per indagare nei diversi re che una popolazione siffatta corrisponde paesi della Comunità europea quali siano a quella media clel comprensorio rurale le basi locali della democrazia e quindi Ic tedesco, il Laizdkrt:is, che è probabilmente l'esempio più moderno ed avanzato di deradici dei partiti. Il tema è stato affrontato già dal CCE mocrazia rurale fra quclli in vigore nei Paein due incontri, entrambi a Neu Isenburg si della Comunità europea); 2) la parteci(Germania federale), rispettivamente il 20 pazione quotidiana e diretta dei cittadini m a r m 1974 (per I'AICCE: Serafini, Spacci- alla gestione della cosa pubblica e le infrani sindaco di Trieste, Vaccari per il Coinu- strutture idonee per renderla effettiva (cfr. quel passaggio della « Carta europea delle ne di Pavia, Vicario della Regione Friuli/ Venezia Giulia) e il 29 marzo 1976 (per libertà locali » - laiiciata dal CCE nel 1953 I'AICCE: Bacchiocchi per il Comune di Bo- - che recita: le comunità locali devono logna, Lonzar per il Comune di Trieste, Se- « ... creare i mezzi stabili perché ogni cittadirarini; invitato anche Dragone per il Comu- no cosciente di essere membro della cornunità e vincolato alla collaborazione per il sano ne di Milano). In realtà accanto al tema del decentra- sviluppo della comunità stessa, prenda parmento urbano, dei Consigli di quartiere, ecc., te attiva alla vita locale »): a questa istanandrebbe trattato il tema parallelo dei com- za corrispondono certo meglio, in prima istanza, quelle articolazioni della comunità prensori (rurali). Fin dalle sue origini il CCE si è interessato, anche istituzional- urbana che non si spingano oltre i 10-15 mente, del rapporto ci ttà-campagna: sareb- mila abitanti; in generale agiscono in que- sto senso quei comitati di quartiere che si sono forinati di fatto nelle grandi città, ove l'esperienza del decentramento istitu/ionale abbia tardato e cittadini, partiti, organizzazioni sociali si siano dati da fare per supplire organizzando quello che, con terminologia prcsa dal servizio sociale, si chiama il a vicinato (i~oisinuge,r~ciglihoirrhood) e K bussando di porta in porta ». I due aspett i non soiio antagonisti, ma complementari. Il discorso della partecipazione di base potrà essere coiidotto sia affrontando direttamente la partecipazione in senso globale sia avviandolo per settori funzionali. In base a questi ultimi gioverà esaminare l'csperienza dei distretti scolastici, le proposte per le unità sanitarie locali, varie esperienze relative a servizi sociali decentrati, la base territoriale dei comitati per la casa, ecc. ecc. Circa le infrastrutture aperte a una partecipazione non specializzata, generale, e a un approccio politico comunitario varrh richiamare quel movimento, che variamente si è affermato in Europa, per I'animazione dei Coniin~liiitv ceiitres, cer7tre.s sociaux, D o r t g e i i i e i ~ ~ . r ~ ~ l ~ a f t l z u ~(a r s e rquesto , proposito sarebbe interessante andare a rivedere I'Edircation Act britannico del 1944). Mi sembra che tutto il discorso si avvantaggerebbe d a una comparazione tra le strutture di base politico-amministi-ative c le strutture orizzontali dei sindacati dei lavoratori (dalla fabbrica alla camera del lavoro). Riteniamo altresì che andrebbero esaminate quelle altre striitture private, ma di grande rilievo sociale e culturale, che sono le strutture comunitarie religiose di base (a cominciare, poiché siamo in Italia, ovviamente dalle parrocchie cattoliche). Infine si dovrebbe integrare quest'analisi sull'autonomia e sulla partecipazione, condotta sino alle cellule più minuscole, mettendola in rapporto col problema del coordinamento fra tutte le cellule nell'intcressc generale: qui nasce il grande problema della conciliazione fra autogestione e piano; fra autonomia intesa in senso non particolaristico né corporativo e volontà generale, per riprendere l'espressione di Rousseau, che come è noto metteva quest'ultima a confronto con la cosiddetta volontà di tutti (ed ecco il ruolo di « sintesi », anticorporativo, dei partiti politici). Sarà interessante richiamare in sede conclusiva la esperienza dottrinaria del federalismo integrale (se ne potrebbero trovare importanti matrici negli urbanisti inglesi di più vecchia datazione, così come è d'obbligo ricordarne lo sviluppo da Proudhon a Trentin padre): in ogni modo appare evidente l'esigenza di collegare la partecipazione democratica di base, la cosiddetta educazione popolare e l'educazione civica europea (cfr. anche la Carta europea dell'insegnameiito » dell'Associatioiz erri-opéenne des Ei1seignai7t.s e L'Europa dell'educazione » di Mario Bastianetto in « Comuni d'Europa n, luglio-agosto 1974). E' chiaro che un convegno nazionale italiano non dovrà precorrere lo scambio di esperienze, che si opererà agli Stati generali di Losanna, ma dovrà tuttavia tenere ben presenti gli obiettivi che gli Stati generali si propongono, in un momento in cui vogliamo gettare le basi più profonde di una democrazia europea. COMUNI D'EUROPA 1O Resoconto della riuinione del 30 novembre (") Bertorelle - Introduce il dibattito chiarendo che lo scopo clella riunione è predisporre il contributo della Sezione italiana agli Stati generali del giugno 1977. Tale compito spetta proprio alla I Coinniissione e particolarmente al gruppo di hvoro che tratta del decentramento e della partecipazione. Ricorda e riassuine i lavori dell'apposita Commissione europea del CCE, che si i: riunita a I\leu Isenberg nei '74 e nel '76 C i lavori della conferenza dci Ministri europei delle collettività locali (tenuta ad Atene nel novembre scorso) riguardante la partecipazione popolare alla vita pubblica locale, accennando poi alla prossima edizione della conferenza che si terrà in Svizzer-a nel '77. Il problerna che stiamo trattando ì: venuto fuori in tutta la sua drammaticità anche a seguito delle ultime elezioni amministrative che hanno visto nella patria della democrazia, cioì. dell'Iiighiltcrra, una partecipazione dei cittadini non superiore, nel tutale, al 35"ii e in taluni casi al 20°/0. Bertorelle ricorda infine gli importanti risultati del convegno tenuto a Varenna il 23-24 settenibre scorso sulla partecipazione popolare alle funzioni amministrative e sull'ordinanierito dei consigli circoscrizionali comunali ed annuncia i l convegno internazionale di studi sulle articolazioni nel contesto urbano e sulle forme di partecipazione decentrata al governo e all'uso del tcrritorio. Infine, dopo aver commentato i risultati eli alcune elezioni svoltesi nei comuni di Novara, Arezzo e Perugia i11 applicazione della legge n. 278, conclude prospettando I'opportunitA di una ulteriore riunione dclla Commissione per inetterc a punto il convegno che I'AICCE organizza in aprile a Bologna il, vista degli stati generali di L"sanna. LOngO - Su proposta di ine la presidenza della riunione. assu- Serafini - Integra l'introduzione di Bertorelle in base ad un appunto ciclostilato già inviato ai partecipanti. peduzzi . E, favore\,ole ad affiancare il discorso dei comprensori a quc.lo delle ( O circoScriLiOni o quartieri urbani). A ~ na rapidissimamente al rapporto f r a partecipazione (autogoverno) e programmazione economica, sottolinea il criterio delle di. stanze e dellputilizzabilità di sempre più moderni e veloci mezzi di trasporto nell'affrontarc i problemi del decentramento rurale. come creati dalla R ~ critica i comprensori gione ~ ~ ~ b ~ ~ ~i elle d ~i il^^^ ~ ~. comune e divisa in venti zolle: per un decentramento funzionale questa esperienza ha indicato una media che va dai 40 ('1 Alla riunione, b o l t a b i pi-chro I'aaaebaoi-ato al deccntl-an,en,o drl Coniune di Bologna, erano I K I eli altri. o l t r e a Ber-torcl~c e Seralini: & Paola, sindaco di Tcriimo, Struniendo, presidente della Provincia di Venezia, T u f f a n o , aegi-etario della Federazione vcncta dell'AICCE, Bucci. aascraore del Comune di Viarcggio, Peduzzi, asacssorr al Corriune di Milano. Zuccarini. abbeaaorc del Corniinr di Chicti, Bacchiocc l l i , I,,.eaidcntc d i Comnlisbione Ccinsiglio comunaIc di Boloina. L U I ~ Easbc\sorc ~. n1 dcccntramento del Coniune di Bologna. Diana Fi-nnccxhi, aa\eaaoi-e del Comuiic di Bologna. Vettori, rindaco di Kovcreto, PclIc$riiii. ah\c\horc al dcccnirarnento del Comune di BolAailolBo~L,,,, Ei.ano pl.chcnti alcuni di ;iiiiiiiiniafra~ioiii locali. ai 60 mila abitanti (ma civviamente altri fattori vanno considerati oltre quello del numero degli abitanti). Clonfronta I'articolazione funzionale.denlocratica di un'area metropolitana col decentranlento « specializzato ,. Polemizza contro la non coincidenza c[el decentramento regioi?ale e di quello comunale, Anche la tendenza a Milano di portare le lonc (o circoscrizioni) da 20 a 30, sottolinea che tuttnaltra cosa sono i quartieri quando hanno ciascuno una media di 2-3 ini]a abitanti, conle quelli creati dal13amministrazionc di pa\,ia guidata dal sin. dato veltri (ha ragione serafini a distingue. il del13L,l-t,colazionefunzionale da quello dell,instaurazii:,ne della partecipazione diretta). li^^^^ la difficoltà di individuazione dei quartieiri nella fascia urba. nistica G intermedia », mentre essi sono me:.lio incli\.iduabili nel centr-o storico o nei nuovi insediamenti proeraminali della periferia, iil guardia con- febbraio 1977 D'altra parte, pur compiendo un'opportuna autocritica nazionale, non possiamo trascurare che l'italiana (usando l'espressione di un felice articolo uscito nei giorni scorsi sul società quotidiano « La Stampa D) è una mobilitata », di Fronte a una indubbia caduta di tensione politica specialmente nel nord e talvolta nel centro Europa. Inoltre il nostro discorso è difficile, perché non solo è differente la situazione socioeconomica nelle diverse parti d'Italia (salta subito agli occhi la distanza tra certe aree metropolitane del nord industrializzato e gli insediamenti, urbani e no, nel sud), ma, soprattutto sul terreno dei comprensori, assistiamo a uno sfasainento tra alcuni fatti istituzionali sorti pragmaticamente e un programma coerente e sofisticato portato ora avanti dalle Regioni: probabilmente risulta più omogenea la problematica dei quartieri. In ogni modo teniamo sempre presente che dobbiamo confrontarci con l'Europa. La politica rientra nel nostro discorso almeno tro i pericoli dei quartieri minimi: essi in' due sensi: 1) nella collocazione del nosanno nc possono confrontarsi col comu- stro discorso specifico nell'àmbito della cone, troppo A~~~~~~ poi struzione tli uno stato moderno (costruziobrcvemen te all'organiz~a:~ione spontanea (an- ne a cui resiste la vecchia burocrazia, ferma ,h, se dai politici e dalsu posizioni, su privilegi e su misoneisnii le sociali) che si 2 estrinscche discendono da un precedente quadro tati di qLiartiere, politico); 2) nel rapportare i l nostro cliscoi-Circa la partecipazione popolare, che & so specitico a una dialettica delle idee (porstata giudicata carente e talora in diminu- tate avanti dall'eurodemocrazia, dall'eurocozione sia alle assemblee di quartiere che munismo, dall'curosocialismo, ecc.) che foralle assemblee specializ;~ate (distretti scola- se negli altri Paesi della Comunità non c'i. stici), osserva che c'ì. un rapporto tra qua- o non t: così viva. luiiquisnio e classi socia.li: di solito gli opeL'AICCE dovrà dare anche un coiitriburai partecipano più 11um.erosi c meglio (cioè to nel vedere quell'aspetto della partecipainserendo i problemi spe:cifci nel quadro po- zione che implica una dialettica fra il prilitico senerale) dei colletti bianchi D, e pii1 vato (organizzazioni a lini non pubblici o precisamente del lavoro terziario impiega- non di interesse generale) e il pubblico. tizio ». In taluiii casi a Milano si ottengoHa ricordato i limiti tecnicistici che il no assemblee di 1.000-1.200 persone: ciò è relatoi-e previsto per Losaniia, lo svizzero senz'altro un risultato incoraggiante. Dupont, ha mostrato nella seconda riunione di Neu Isenburg. Viceversa la. ricerca Si Sta ~ r e ~ a r a l l dun o nuovo regolamento dell'AICCE dovrà tenere ben presente il quaper le circoscrizioni: quali poteri conferire loro esattamente? E' aperto il discorso an- dro politico generale e quello di quella parte di politici che seguono la Comunità con che s u l hrtdget circoscrxt.iona]e (,-he in ,-er. ti casi può dar luogo a un'amn~inistrazio- intenti riformatori: sarebbe per esempio utile uii riferimento al rapporto Maldague ne più rigorosa e a talune economie). Tocca poi il rapporto tra i rappresentan- e alla dipendenza della qualità della vita ti dei quartieri e il Consiglio comunale: nei da determinati Fatti strutturali, di cui la partecipazione popolare dovrebbe interesquartieri non si trattano solo le questioni lc~cali,circoscrizionali, ma si compie anche sarsi. un~ approccio alla politi~ ~ più~ circostanziato Zuccarini - Col nuovo oratore si passa al ca generale Comune. centro-sud e a uri Comune di 52 mila abiLC circoscrizioni possono essere utilizzatanti. Nel clima meridilnale la legge 278 te per indagini tributarie: ciò nelle diverse trova un ritardo nella applicazione: si ha ipotesi che si fanno ora circa il riassetto infatti timore di perdere o frantumare i l dei tributi. potere politico. Sussiste anche un problema di rapporti Chieti ha un centro s t o r i c ~ di 18 mila - tra i quartieri milanesi e i comuni vicinio- abitanti (all'altezza di 330 metri sul livello ~ri, trad la città ~ e il suo1 hirztrrlunci: ciò va del mare): all'interno sono sorti una serie verificato anche superando talune delimidi insediamenti poco o male regolati. Cotazioni alquanto astratte o arbitrarie, fatte munque gli insediamenti presentano caratin regime fascista relal.ivamente ai confini teristiche diverse, alcuni essendo insediadel Comune (1926, 1931). menti industriali ed altri frazioni contadine Due settori ancora di intervento d a pardisseminate in zona rurale. I Comitati di te delle circoscrizioni possono essere sottoquartiere sono sorti prevalentemente, con lineati: l'intervento del Consiglio circoscriun carattere di spontaneità, negli insediazionale nella \lalutazion~: sulle licenze edilimenti industriali (scopo immediato era la zie e quello nella difesa dell'ambiente. critica dei carenti servizi sociali, la richieBacchiocchi - Per dare un contributo ef- sta di scuole materne e di asili nido, ecc.). ficace agli Stati generali di Losanna non Questa esperienza spontaneistica si è dimosarà facile astrarsi (come comporta ogni strata tuttavia abbastanza modesta e si C rreneralizzazione) dalle sincole es~erienze. andata speqnendo. . v conservando il senso della realtà circostanRimane dunque il fatto che sulla partete e non tralasciando di sottolineare le dif- cipazione autogestita prevalgono, se vogliafcrenze fra regione e regione, città e città. mo essere realisti, preoccupazioni elettora- - - COMLINI D'EUROPA febbraio 1977 li, tali da mettere persino in dubbio, per quanto riguarda i consigli di q u a ~ t i e r e ,il suffragio diretto. L'oratore è d'avviso che occorra preparare un convegno nazionale delllAICCE sul decentramento urbano sulla base di un documento d a inviare preliminarmente a tutti i futuri partecipanti, documento con un preciso sfondo politico. Di Paola - Esprime soddisfazione per la discussione come si è fin qui sviluppata. Propone di non lasciar fuori dell'analisi le comunità montane e anche di analizzare, in fatto di decentramento e di comprensori, la diversità di funzionamento delle Regioni italiane. In generale in tutto il problema del decentramento egli ha assistito a una lotta di campanile per la delimitazione dei distretti scolastici, per le ipotesi territoriali sulle unità sanitarie, ecc. L'oratore raccomanda anche che nel discorso non si trascuri l'analisi metodologica sulla destinazione dei fondi comunitari e anche la denuncia di una loro mancata i~iilizzazione. Longo - Come assessore al decentramento al Comune di Bologna integra quanto già detto dal consigliere Bacchiocchi. Egli è d'avviso che sia opportuno trattare insieme quartieri e comprensori (leggi 278 e 382). In realtà ci sono Comuni grandi e piccoli e la trattazione simultanea dei due temi permette di trattare, con conveniente collegamento, della ristrutturazione dei diversi apparati comunali in funzione dei diversi aspetti di partecipazione (urbana o rurale). I1 decentramento va infatti visto soprattutto sotto l'aspetto della partecipazione. E' evidente che la divisione territoriale in circoscrizioni non può non essere diversa da città a città. Bologna è divisa in 18 quartieri, con una media di 25 mila abitanti (i quartieri vanno d a un minimo di 10-15 mila ad un massimo di 40 mila abitanti). I n linea generale queste unità di base (appunto i quartieri) debbono essere né troppo grandi (per rimanere alla portata dei cittadini) né troppo piccole (per essere capaci di programmare: asili nido, scuole materne, biblioteche, tutti gli altri servizi sociali essenziali, ecc., ecc.). Bologna comunque ha compiuto uii'articolazione tutt'altro che perfetta. La partecipazione popolare non può non essere spontanea, ma gli strumenti e le forme della sua organizzazione possono essere promossi anche dal « centro comunale ». Le Commissioni dei Consigli di quartiere sono ora sottoposte al passaggio della elezione dei consiglieri d a indiretta a diretta; queste Commissioni si sono dovute tenere abbastanza srielle; esse trattano generalmente problemi scttoriali; rispondono al Consiglio di quartiere. Intorno alla Commissione si ha una più larga partecipazione diretta di cittadini attraverso il Gruppo di lavoro: esso serve appunto per estendere nel tessuto vivo del quartiere l'interesse ai temi della Commissione. C'è poi l'istituto dei Comitati di gestione delle opere sociali decentrate (per esempio le scuole per l'infanzia): essi sono composti di fruitori e di gestori del servizio. Si tengono frequentemente assemblee con partecipazione diretta, nelle quali si discutono i problemi, si impostano indagini, ecc.: queste assemblee presentano il pericolo di 11 essere strumentalizzate, soprattutto se preludono immediatamente a proposte operative; quindi le loro riunioni finali, per meglio individuare tutti gli interessi componenti, sono prececlute d a riunioni particolari di elementi locali dei partiti, dei sindacati, degli impreiiditori, ecc. Molte delle discussioni locali sfociano in contributi alla discussione e alla delibera non di quartiere ma dell'intera amministrazione comunale: per esempio le molteplici discussioni avveniite sulla retta della refezione scolastica negli asili nido, nelle scuole materne, ecc. In prevalenza rion si decentrano direttamente le spese per quartiere: c'è però un bilancio di quartiere; esso rappresenta la somma dei singoli bilanci delle istituzioni presenti nel quartiere (si verificano i costi non solo di investimenti ma di gestione, anche al fine di stabilire per successive com- parazioni gerarchiche le rispettive utilità sociali). Molta attenzione viene portata ai rapporti tra i consigli di quartiere e gli organi settoriali decentrati (distretti scolastici, consorzi socio-sanitari, ecc.). Occorre confessare che talvolta il consorzio ha espropriato una iniziativa di quartiere (bisogna riaffermare la priorità del Comune e del quartiere sulle organizzazioni settoriali). Strumendo - Riflettendo sulla iematica comprensorialc si domanda se convenga unificare i due discorsi (quartiere e comprensorio). Cita il recente convegno dell'UPI sui comprensori. Già nove Regioni hanno legiferato, 5 sono in attesa della mossa, ecc. Risulta una carenza del centro-sud (salvo forse le Puglie) sia istituzionale sia spontaneistica. Si domanda quale sia il livello giusto di Decentramento urbano e comprensori nel quadro della realtà europea 77 Bologna: 29-30 aprile 1976 Lo svolgiinento del convegno si articolerà su 4 temi: I. Deceniramento ~ 1 ~ 5 . i i i 0comprensori , e partecipazione popolare nella realtà italiana (sintesi d a operare soprattutto in funzione della comprensione della nostra realtà nazionale d a parte degli altri europei della Comunità); I l . Tendenze ed esperienze nella realth europea (schizzo comparativo delle situazioni dei nove Paesi della Comunità, con specifico riferimento anche alla prima stesura del rapporto Dupont per gli Stati generali); 111. Autonomismo e federalismo; IV. ' ~ democrazia a territoriale locale, la partecipazione popolare e i partiti europei. Nell'afirontare il I tenza occor.rerà preoccuparsi di iure il bilancio sia della situazione forniale (giuridica) che di qilella sostanziale (che vede, per eserripio, uii decentramento urbano in qicartieri con metodi, obiettivi e risultati wiolto diversi fra Coniuni grandi e grandissir~i- aree metropolitaize - e Comuni medio-piccoli - fra le zonc di Milano, per esempio, vere e proprie « amininistrazione di misura ottimale », e i « vicinati » di Viareggio, seinplici strumenti di partecipazione -, fra iiord, centro e sud dell'ltalia - date le situazioni econoniico-sociali e anche culturali non poco diiferenziate -, fra comprensori di cui si vuol fare elementi di associazioiie e integrazione fra Coinuni piccoli e minilili e comprensori prospettati come. soggetti della prograrnniazione regioi~ale).Occorrerà anche dare un cenno di qicei' che c'è e di quel che si prospetta iii Italia i11 fatto di inirastrutture locali per la partecipazione (organizzazione di Cowiunità, centri sociali, giornali, radio TV, biblioteche, disco e cineteche, musei, scuole d'arti e inestieri terminali di reti informatiche, organizzazione del tempo libero, università popolari adult cducation). Occorrerà infine fare il piiiito sii qicnnto già da noi si realizza (oppure su quanto si prospetta o si chiede a teinpi ravvicinati) i11 fatto di democratizzazione di aspetti foi~damentali della vita conit4nitaria locale: distretti scolastici, servizio sanitario, controllo urbanistico, democrazia di fabbrica o di azienda agricola, cooperativiswio, ecc. Nell'affrontare il I1 tema si cercherà di ottenere analoghi approforidimenti, al di la della ricerca di analogie o differenze forrnali o tioniinali. Nella trattazione del III tema si dovrà cercare di confrontare atitogestione, autogoverno, autonomia con la programmazione ai livelli siiperiori, sino a quello sovranazionale - particolarmente interessa l'armonizzazione fra democrazia « diretta » ( e autogestione, prograi~imazione regionale e prospettiva di una programmazione comunitaria, etiropea, da agganciare al passaggio dall'unione doganale all'unione economica, col relativo coordinamento delle « politiche comuni » e la loro rea1izzai:ioiie in funzione dell'equilibrio interregionale e sotto l'iniziativa e il controllo di una « democrazia territoriale D seriamente partecipata. Il IV tenia dovrù essere affrontato nel quadro delle elezioni europee previste per il 1978 e del federarsi di partiti politici a livello sovranazionale. - Per iscrizioni e informazioni rivolgersi a: AICCE, p.zza di Trevi, 86 Tel. 678 45 56 679 57 12. - - 00187 Roma COMUNI D'EUROPA gestione dei servizi. Sottolinea l'assenza dei Comuni e delle Province nei processi economici, pur essendo enti di politica generale. La realtà di fatto vede regionalmente e localmente, in tema di economia, organi consortili settoriali non territoriali: occorre spostare I'attcnzione verso un comprensorio vòlto simultaneamente alla programmazione economica e alla pianificazione urbanistica. Ma come si colloca questa nuova realtà squisitamente programmatoria nel quadro delle Regioni, delle Province e dei Comuni? In effetti la prima a dover essere messa in discussione è la Provincia: soppressione? superamento? Occorrerà pervenire a chiare norme nazionali sul comprensorio nella programmazione. L'oratore cita anche il professor Pototschnig di Pavia e la sua proposta sulle province-comprensorio. Osserva che nella sua regione, il Veneto, sono stati previsti 52 comprensori. Torna a proporsi i l teilla del rapporto fra strutture consortili e territorio. Esorta altresì a portare avanti il discorso in funzione della riforma della finanza locale. Toffano - E' d'accordo sull'accento politico chiesto nella introduzione di Serafini. Fra decentramento funzionale e partecipazione si nota che gli uni danno maggiore importanza al primo, alti-i alla seconda: in ogni caso è necessario procedere in questa materia con un preliminare attento studio del territorio. Il Comune di Padova ha previsto un'articolazione in 14 consigli di quartiere (che vanno dai 5-6 mila a 20 mila abitanti). Esamina i rapporti che si è cercato di stabilire tra unità di servizio e consigli di quartiere. Anche le parrocchie, pur non essendo istituzioni pubbliche ma avendo una grande rilevanza sociale, debbono entrare nella razionalizzazione del territorio. Fra i tanti compiti che si può assumere e si t- assunto i l consiglio di quartiere c'è quello di verificare l'opportunità degli espropri: talvolta potrà pure operare nel merito in difcsa dei piccoli proprietari. Interessante gli li sembrata la partecipazione dei quartieri alla discussione del piano regolatore generale: anzi la discussione è stata così vivace a Padova che ha costretto praticamente a rivedere le linee del piano regolatore già approntato sulla carta. Si domanda se più che stabilire bilanci di quartiere non sia il caso di inserire nel bilancio generale del Comune sezioni particolareggiate riguardanti i quartieri. Pensa che occorre curare un rapporto stretto tra le categorie sociali (artigiani, operai, commercianti, piccoli imprenditori, ecc.) e i consigli di quartiere. Ma gli sta soprattutto a cuore il discorso politico generale, che deve superare anche le barriere nazionali nello spirito federalista: dal quartiere ali'Europa. Circa l'intervento del Presidente Strumendo capisce la sua richiesta di separare i due temi (quartiere e comprensorio) soltanto in senso provvisorio o metodologico. Non sa esattamente quale sarà la sorte della Provincia in Italia, ma quel che è certo è che, malgrado le nostre buone intenzioni, tutte le amministrazioni locali, provinciali e comunali, stanno andando a rotoli per ragioni finanziarie, rese tragiche dopo che asli Enti locali sono sfuggiti i tributi ed essi sono rimasti così alla merc8 del potere centrale. Chiede al presidente della Commissione Bertorelle una documentazione su quel che avviene nel resto d'Europa. Serafini - Interviene richiamando il discorso di Strumendo, il quale ha aperto un ulteriore, importante campo a tutto i l discorso: in effetti sorgono nell'àmbito regionale (o altrimenti) consorzi industriali e di sviluppo, al di fuori delle amministrazioni territoriali e derriocratiche, ed anzi esautorandole. I1 discorso di Strumendo è necessario per dare realtà a quel che I'AICCE e, per sua spinta, tutto il CCE richiedono da tempo. cioè la contestualità della programmazione economiica e della pianifìcazione del territorio. Di passaggio ricorda che al livello europeo taluni paesi respingono i discorsi programmatori perch8, ad avviso dei loro governi, non bisogna imboccare la china della economia dirigista, quando questi stessi Paesi, in maniera scoperta o coperta, pianificano e larg.nmente (tipica ii la Germania odierna, senza doversi rifare alle sue vecchie esperiei1i:e di Rathenau, o r ora richiamate nella ristampa dell'« Economia nuova D, con una p r e ~ i o s aintroduzione storica di Lucio Villari). L'oratore pensa che non bisogna neanche trascurare il suggerimerlto di Toffano sul rapporto tra partecipazione e linanza locale: a questo proposito richiama la distinione che egli cerca di fare da anni tra spendibilc (un tetto nazional!e complessivo. che deve essere deciso dal governo centrale: quando ci sarà l'Europa un tetto complessivo europeo, che sarà deciso dal governo federale, e cifrato in moneta europea) e spese (che andranno suddivise, attraverso un organismo a partecipa7.ione paritaria del centro e della periferia, tra spese del governo centrale e spese dei governi regionali e locali). Bucci - Naturalmente tutto il nostro discorso va fatto in maniera equilibrata, soppesando quanto spetta alla razionalizzazione e quanto è inevitabilmente condizionato dalla storia e dall'assetto sociale preesistente. La 278 è una legge che esprime una linea mediana tra le diverse esigenze e certamente bisognerà saperla interpretare. In ogni modo k evidente che il problema dei quartieri è diverso nelle aree metropolitane e nei coinuni medi i: piccoli (specie se non industrializzati): per questi ultimi si spiega più facilmciite la vischiosità che presenta la situazione preesistente rispetto a un eficace decentramento, vischiosità dovuta a interessi che solo genericamente possono essere chiamati clientelari ». I1 futuro della partecipazione dovrà anche prevedere la modilica, in base all'esperienza, di alcune articolazioni già avvenute: Viareggio, cittadina abbastanza compatta, ha constatato un forse eccessivo decentramento iniziale e si stanno prevedendo delle modifiche. Noi do\,remmo occuparci del decentramento facendo attenzione ai casi ove la legge non prevede l'elezione diretta. A Losanna dovremmo poi evitare l'eccessivo tecnicismo e cogliere a ogni livello l'aspetto politico del nostro discorso, ricordandoci che noi miriamo ad una città « a misura di uomo D. Pellegrini - Solleva il problema del decentramento, ove ci si trovi in una città nella febbraio 1977 quale convivano più comunità etniche. Bolzano ha 120 mila abitanti: gli italiani sono favorevoli al decentramento, i tedeschi generalmente no. L'oratore sottolinea che l'attività dei quartieri può servire a vincere la sfiducia di una larga massa di cittadini nei partiti politici: attraverso una consapevole vita di qual-tiere si può ricondurre la gente alla politica e quindi ai partiti, intesi non come centri di potere ma come autentici mediatori politici. Comunque nella fattispecie di B o l ~ a no il problema rimane quello di coinvolgere i cittadini di lingua tedesca. Serafini - Ricorda che nel nostro convegno non si dovrebbe dimenticare' il problema dei lavoratori migranti italiani, i quali si troveranno in alcune città non italiane a fruire dell'elettorato attivo e passivo municipale, e qiiindi saranno coinvolti nella partecipa~ioilein un àmbito diverso da quello italiano. Naturalinente per i Invoratori migranti si presenterà anche il problema più gencrale del modo di votare durante le elezioni europee. Toffano - Riprende la parola per sottolineare, oltre a minori problemi (il controllo dei cittadini nell'utilizzazione dei Fondi comunitari, per esempio), il problema assai rilevante, per una città universitaria come Padova, della partecipazione degli studenti C stranieri alla vita della città. Zuccarini - Anch'egli sottolinea la situazione di studenti « stranieri », specie del Terzo Mondo, chc frequentano l'università di Cllieti e si trovano assai spaesati. Bertorelle - Riassume i lavori e propone un breve documento riepilogativo. Chiede i l mandato per sé e per Serafini di formulare Ic proposte dei temi e i relatori al Convegno nazionale, da organizzare in collaborazione col Comurie di Bologna. Un nuovo incontro per mettere definitivamente a punto il convegno dovrà aversi nella prima me. tà di febbraio. Serafini - Non ha la pretesa di voler individuare i punti essenziali emersi dal discorso, ma si permette di sottolineare: 1) il vario discorso sui quartieri iniziato da Peduzzi; 2) il discorso sui comprensori (e anche sulle comunità montane) condotto in parallelo; 3) il problema della politica economica decentrata (soprattutto nel settore secondario o industriale e in parte nel terziario), sollevato da Strumendo e che vede una separazione fra la programmazione economica e la pianificazione del territorio, contrariamente a quella contestualità predicata sempre dall'AICCE e dal CCE; 4) la diversa risultanza delle esperienze nel Nord e nel Sud; 5) la distinzione tra la partecipazione spontanea (comitati di quartiere, ecc.) e quella istituzionalizzata; 6) i problemi particolari delle comunità a pluralismo etnico, quelli degli emigranti e quelli degli studenti stranieri n. Tutto ciò va inquadrato sullo sfondo delle elezioni europee e del problema delle radici locali dei partiti europei (o delle Federazioni europee dei partiti). COMLINI D'EUROPA febbraio 1977 2" Commissione: po1itic.n regionnlc, di sviluppo Gruppi di lavoro: 1) squilibri territoriali nell'àmbito italiano ed europeo, sviluppo socio-economico e assetto territoriale, utilizzo degli strumenti finanziari comunitari; 2) problemi delle regioni di frontiera; 3) problemi dell'emigrazione; 4) problemi della protezione biente naturale e umano. La secon(1a Coiiii~ii,s,~ioire, presieduta dal1'us.sessore della Regione Uiizhriu, Franco Giustinelli, ha teriuto una prima riuiliorze plenaria il 17 novenlbre, nel corso della quale il segretario gei?erule aggiunto, Giaiifranc o Martini, ha reso rzoto lo schema della sua relazioiie al Coi?vegizo d i Parigi delle Regioni europee - diceriibre 1976 -, inentre Gi~rstiiielli ha illustrato il doclrrneizto progranzn?atico sulle attività future della Commissione. S i è convenuto, sulla base degli irzterveilti, d i affidare ad alcuiii m e m b r i la prepurazioiie cli note d i lavoro per ciascuno dei q ~ r u t t r otciiii (lei ~ r ~ r p dp ii lavoro, riote che soilo slute oggeito d i auipio dibattito nella riirizio~ie del 21 ~:ei.irzuio scoi-so. P ~ ~ h h l i c h i u ~ i zper o , iizotii~i di spazio, solo u i ~ ostralcio dello! izotu sugli sq~tilihri terrie opetoriali (clze coniieiie a l c ~ r ~ iilzdicazioiii rative) e una breve sintesi degli altri docum e n t i d i lailoro che rigirardano i problemi delle regioni d i froniiera, dell'emigrazione e della protezione dell'umhiente naturale e trniano. I testi iiztegrali possono essere richiesti alla iiostru Associazioiie (Piazza d i Trevi, 86 - Rorlia). quello agricolo c su quello della i'ormazione professionale. 1 7 ) Un'altra linea potrebbe essere tesa al recupero di strumenti collaterali rispetto al Fondo europeo di sviluppo. La Commissione aveva proposto, ad esempio, la creazione di una Società finanziaria europea. Che fine ha fatto questa proposta? Si intende o no ripresentarla? Qual'era la sua validità e quali le prospettive di concreta attuazione nella situazione attuale? A queste e ad altre domande si potrebbe cercare di rispondere attraverso contatti con le istituzioni comunitarie e attraverso un confronto col furizionamento delle società finanziarie esistenti a livello nazionale e regionale. C ) Sempre restando nell'àmbito degli interrogativi che può porre la politica regionale oggi esistente a livello comunitario, Si po~iebuero tuttalpiìi predispori-e una un interessante quesito potrebbe riguardaserie di dati vòlti a dimostrare la neces'sità re le conseguenze per questa politica di un e l ' i m p r ~ r o g a b i l i t ~di à una svolta. Ad esem- eventuale ampliamento della Comunità a paepio sulla base delle statistiche OCSE, è pos- si che, come la Grecia e il Portogallo, presibile trarre delle indicazioni sulle tenden- sentano grosse arretratezze e gravi dispaze del commercio internazionale che mo- rità anche di carattere territoriale. Indicastrano mutamenti di direzione e di struttu- tori dello sviluppo per regioni e dati circa ra degli scambi tali da far pensare a un le politiche di incentivazione in essi messe capovolgimento de facto del modello su cui in atto potrebbero probabilmente essere resi è fino ad oggi fondato lo sviluppo dei periti presso le ambasciate e i consolati in paesi dell'Europa occidentale. Italia. C - Vi è poi un terzo possibile piano di B - Un altro obiettivo che potrebbe porsi indagine, a mio parere preferibile, anche l'indagine della iCommissione t: quello di se è necessario evitare interferenze con i dare dei suggerimenti concseti - questa lavori della 1 Commissione, ed è quello volta a carattere pragmatico - circa le interno. modifiche da apportare al Fondo europeo a ) Coine è noto, a differenza di quanto per lo sviluppo regionale in vista del suo & avvenuto con riferimento agli altri strurinnovo previsto per la fine del 1977. menti finanziari comunitari, per il Fondo La necessità di un potenziamento delle regionale l'Italia si è distinta per la temrisorse t: fuori discussione anche se non è pestività con cui ha presentato i progetti affatto certo - nonostante la forte svalu- ed è riuscita nel '75 a farsi assegnare contazione della moneta - che esso sarà otte- tributi anche superiori alla quota ad essa nuto in sede di negoziato al Consiglio dei destinata (42O/o). ministri. Questo è stato possibile in quanto si è a ) Un piinto foindamentale per un più ef- ricorsi a progetti già elaborati dalla Cassa iicace funzionamento del Fondo ì: poi in- per il Mezzogiorno a spese, quindi, di qualdubbiamente quello del coordinamento con siasi partecipazione delle regioni. Il discorso tende a farsi ancor più ampio ed imporgli altri strumenti finanziari comunitari. tante in vista della presentazione dei piaLa Commissione della CEE ha mostrato di essere sensibile sii questo punto ed ha crea- ni regionali di sviluppo voluti dalla Comto degli appositi gruppi interservizi per lo missione a partire dal 1977. Si tratta di piani e di progetti per i quali è richiesta, fra esame in sede permanente dei problemi comuni. Ci si potrebbe poi porre il pro- l'altro, una preventiva valutazione dei benefici e - occorre sottolinearlo - pare blema se sia prospettabile ed auspicabile una unificazione vera e propria dei Fondi » in che solo la Cassa disponga a tutt'oggi di un modo da arrivare alla creazione di un uni- gruppo di analisi dei sistemi. Potrebbe essere interessante, in vista di co strumento capace di intervenire in maniera integrata sul piano industriale, su questa scadenza, effettuare un'analisi com- Squilibri territoriali Maria Valeria Agostini: Squilibri regionali e politica regionale comunitaria (") Con riferimento al tema « squilibri territoriali e politica regionale comunitaria si possono porre alla I1 Commissione delL'AICCE tre possibili piani d i indagirie e, nel loro àmbito, diversi temi specifici. In questo breve schema io cercherb di suggerirne q~ianti più è possibile in modo da lasciare al dibattito la scelta fra di essi e la individua~ionedi uno o due argomenti per l'approfondimento dei quali esisto110 le competenze e le possibilità di impegno concreto dei componenti la Commissione. A - 1-a prima domanda da porsi è se la TI Commissione delllAICCE possa perseguire l'obiettivo di dare delle indicazioni globali sulla via da seguire per l'innesto in Europa di un processo di sviluppo equilibrato... In questo àmbito - a partire anche dal rapporto Maldaguc sui problcini dell'iriflazione - si possono certamente trarre degli spunti interessanti, ma l'indagine concreta di carattere strutturale e organi~zativosui meccanismi economici e istituzionali di tale processo - un IIUOVO piano Werner per intenderci - trascende ovviamente le nostre possibilità. (<:) Dclla >tessa aulricc. vedi il volume (Irulto di una ricerca promossa dall'AICCE d'intesa con I'lstituta Affari Intcriiarionali) G Regioni europee c scambio ineguale n, Ed. « Il Mulino n. Bologna 1976. dell'am- febbraio 1977 COMUNI D'EUROPA 14 parativa delle strutture organizzative delle regioni italiane (o di alcune di esse) e della loro diversa attitudine a programmare. Che tipo di piani sono stati elaborati fino ad oggi? Quali sono le difficoltà operative concrete che l'ente regione incontra nel mettere in atto quella politica di piano voluta dagli statuti? La problenlatica che questi interrogativi suscitano è assai complessa: essa comporta una riflessione sul tipo di legislazione sinora posto in essere dalle regioni, sullo stato di atluazione delle deleghe, sul rapporto Fra rcyionc ed enti preesistenti e di nuova istituzione, ecc. Soprattutto questo tipo di indagine andrebbe effettuato oltre che con riferimento alla situazione effettiva attuale, anche riferendosi alla dinamica aperta nell'ordinamento regionale dalla legge 382 e dalla nuova legge sulla contabilità regionale (legge n. 335/76). h) E qui si delinea un nuovo campo di indagine strettamente connesso al precedente. Le prospettive di un decisivo ampliamento delle competenze regionali e di un loro mutamento « qualitativo », connesse all'attuazione della legge n. 382 determinano nuovi punti di contatto fra regioni e politiche comunitarie? E quali? Una ricerca in questo senso potrebbe prendere le mosse dall'esame attento dei primi risultati della Commissione Giannini e dal dibattito che essi hanno suscitato fra le diverse forze sociali e politiche e risultare particolarmente proficua per intendere le linee di evoluzione del rappotro fra regioni italiane e CEE. C ) Un'ultima ipotesi di studio a mio parere proponibile è quella che verte sui sistema di incentivazione italiano, con diretta attinenza alle misure di coordinamento comunitario dei regimi di aiuti statali del '75. Come è noto una delle critiche che è stata rivolta al sistema di aiuti italiano è quella di avere in gran parte vanificato la politica di incentivazione a favore del Mezzogiorno attraverso una pratica di interventi creditizi e di sostegno straordinario non adeguatamente selezionato in aree territoriali e settori produttivi del Nord industrializzato. Tale situazione si è verificata, fra l'altro, per l'assenza di unificazione e coordinamento della disciplina vigente in materia di credito agevolato. La nuova legge per l'intervento straordinario nel Mezzogiorno promuove in questo campo una decisa inversione di tendenza prevedendo una delega legislativa al governo per il riordino del sistema degli incen- ABBONATEVI A COMUNI D'EUROPA il 1977 sarà il 25" anno di rigorosa e libera battaglia per gli Stati Uniti d'Europa tivi e la riduzione ad unità della relativa normativa, con l'unica rilevante eccezione del credito Linalizzato alla riconversione industriale. La linea di ricerca da seguire potrebbe mirare, da un lato, ad analizzare criticamente la legislazione v.igente individuando le possibili Forme di un suo coordinamento e, dall'altro, ad esaminare le modalità del raccordo tra la legge n. 183 e la legge sulla riconversionc industriale in via di approvazione. Il rischio è, infatti, che si venga a determinare una situazione di antitesi in cui agli aiuti per la riconversione al Nord facciano riscontro gli incentivi ai nuovi impianti e agli ampliamenti al Sud. Una soluzione di questo tipo, anche ammesso che gli incentivi per la riconversione andassero a sostituirsi, eliminandoli, a tutti gli incentivi precedentemente previsti, perpetuerebbe una situazione di forte divario nelle convenienze aziendali e lascerebbe irrisolti gfossi problemi di ristrutturazione presenti anche nelle imprese meridionali. Regioni d i frontiera Giuseppe Maria Sibille: La realtà geopolitica e storica delle regioni di frontiera ("") u ) Non possono essere considerate di frontiera solo quelle Regioni che hanno uno stretto contatto territoriale, ma anche quelle che si trovano « Faccia a faccia » pur divise da spazii di acque più o meno rile. vanti. h) Anche i rapporti secolari delle popolazioni non debbono essere disattesi nel contesto di un esame approfondito delle qualifiche di Regioni di frontiera, al lume delle attuali realtà delle Frontiere europee, costituite da Stati nazionali e tuttora di ispirazione nazionalistica, eredità degli ultimi secoli di conflitti. ( '"1 Della reladione Sibillc pubblichiamo un estratto dellii parte riguardante la realtà geopolitica e storica delle regioni di Irontiera. Purtroppo. per motivi di spazio, non possiamo riprodurre la seconda parte che tratta di alcuni probleniii, anche operativi, che si presentano nell'esame delle possibilità di accordi tra i poteri locali delle regioni di frontiera. Nell'atIrontarc questo tema \ a sempre tenuto ben presente quanto abbiamo pubblicato su Comuni d'Europa D, gennaio 1977, pap. 10, nel lungo corsivo all'intervento del sottosegretario all'lnterno, hlicola Lettieri, alla conferenza ministeriale di Atene, corsivo che ribadisce la grande diflerenza politica c giuridica che esiste tra il quadro politico creato fra i Paesi della Comunità economica europea e qiicllo creato dal Consiglio d'Europa: * E' elidente che il quadro di solidarietà europea in cui sono inseriti ali Stati (e quindi le loro regioni di conline) e l'intensità da essa raggiunta qiialiticano in modo di\serso anche le possibilità. i contenuti. lo spessore di questa cooperazione t r a n s t r o n t a l i e ~ i . Il nostro Paese appartiene a questo proposito simiiltaneamente a due sistemi n: quello del Consiglio d'Europa, di più antica data, comprendente 19 Stati e quello della Comunità europea, di cui sono incmbri 9 Paesi: ciascuno dei due sistemi ha caratteristiche proprie, sul piano politico ed isti!iizion;ile. Organizzazione di cooperazione intcrgo\.crnativa La prima, arde di dibattiti importanti, attenta ai prol>lemi della società e della cultura euro. pea, alla tiite!;~ giuridica dei diritti dell'uomo e del cittadino; istituzione sui getleris, comunitaria appunto. la seconda, con strutture e poteri che vanno ben al di là della tradi~ionale cooperazione tra governi e nella quale l'originaria prevalenza degli aspetti economici si è rapidamente tradotta in dimensione politica dell'integrazione. Questa diversità nasce da origini storiche diverse e dalla maggiore eterogeneità -- di situazioni e geoxralica - che caratterizza i 19 paesi membri del Consiglio d'Europa tra i quali sarebbe, in questa fase delle \.icende europee, impensabile la creazione di vere e proprie politiche comuni. di norme europee direttamente applicabili e vincolanti per i soggetti allo interno degli Stati membri. di risorse comuni, di stru-. menti liiiariziai-i comiinitari :i sostegno delle predette I,;liticlie, conie injecc C previsto nell'ambito della CEE l > . . . C) Nella realtà futura che tutti gli curopcisti stanno tessendo ... evidentemente si deve saper creare un'armonia delle politiche economiche, sociali e culturali nel rispetto delle singole individualità regionali naturali e talora in contrasto con le artificiali Frontiere partorite solo d a guerre. d) Non si deve dimenticare che in particolare le Regioni di frontiera subiscono, per la comparazione visiva e cognitiva più evidente delle ditferenze delle legislazioni, dell'organizzazione amministrativa, della regolamentazione commerciale, della differenza degli aiuti statali agli investimenti industrial i , quello che i francesi chiamano « l'cffet Frontiere D. e) E' certamente un'opera di lungo respiro e di continua perseveranza operativa alla condizione che si operi con immediateLza su un raggio di problemi essenziali e non certo con le incertezze di questi ultimi anni. f ) Si devono armonizzare le politiche economiche e sociali dei singoli stati, con provvedimenti legislativi tra i paesi della CEE ed accordi con i paesi terzi, ma soprattutto si devono organizzare accordi soprafrontalieri a tutti i livelli e sui problemi più impellenti, non esclusi quelli della migrazione giornaliera, proprio per le regioni di frontiera, ove oltre alla maggior sensibilità determinata dalle osservazioni equiparative, vi sono problemi che investono talora gli operatori ed i lavoratori in una emulazione che si sviluppa con vicini quasi familiari, talora economicamente e demograficamente più avanzati. A tal fine ci vorrebbero già dei provvedimenti aiiticipatori della unità europea, capaci di permettere rapidi interventi, anche solo a tempo determinato, quando si verificano degli squilibri economici nelle zone di frontiera, dovute a movimenti congiunturali, quali le fluttuazioni dei cambi che le economie delle Regioni frontaliere subiscono direttamente non solo più in fretta che non il resto del paese, ma anche con quotazioni meno controllabili. g) Considerando per ora ad ogni modo le regioni Frontaliere, diciamo terrestri, d'Italia, dobbiamo rilevare che esse si sviluppano sul sistema alpino. L'arco alpino, infatti, è in sé una unità di costumi, di tradizioni, di vita, di storia, sulla quale si sono sostenute le forze nazionalistiche nel tentativo di chiudere le proprie Frontiere con le migliori difese possibili, in sP atte a valorizzare l'elen~ento tradizionale. COMUNI D'EUROPA febbraio 1977 Problemi dell'emigrazione Girolamo Tripodi: Problemi dell'emigrazione (*"") Nell'ambito del processo d'integrazione, da cui dovrahno trarre vantaggio i popoli d'Europa, deve trovare soluzione il drammatico problen~a dell'emigrazione, sia come causa di ordine socio-economico, sia come una delle principali contraddizioni, che investe i paesi della Comunità Europea e * soprattutto l'Italia, quale paese aderente, caratterizzato dallo sconvolgente fenomeno dell'emigrazione che negli ultimi 25 anni ha visto circa 6 milioni di cittadini italiani costretti ad emigrare. Questo grave fenomeno che ha provocato profondi sconvolginienti nel tessuto sociale, economico e culturale e drammatiche lacerazioni all'interno delle comunità delle regioni particolarmente colpite dall'esodo migratorio, determinando non solo aggravamento degli squilibri territoriali e sociali ma anche problemi per i lavoratori nei paesi d'immigrazione, dove tuttora si considerano gli immigrati strumenti da utilizzare per la realizzazione del massimo proiitto e quindi ridotti in condizioni di inferiorità rispetto ai lavoratori nazionali. Allo stato attuale, dei circa 6 milioni di lavoratori italiani emigrati, circa 2 milioni si trovano nei paesi della Comunità Europea dove, nonostante le affermazioni della parità di trattamento con i lavoratori locali, permangono disparità, differenziazione e anche discriminazione in aperto contrasto con i principi generali delle norme sulla cosiddetta libera circolazione. Da queste brevi considerazioni è sufficiente prendere atto che nel processo di integrazione europea la soluzione del fenomeno migratorio e della causa di natura socioeconomica, che il dramma dell'emigrazione ha determinato, deve essere posta al centro della politica comunitaria in un'ottica che permette il rovesciamento delle scelte operate e quindi il riconoscimento e I'attuazione di una politica economica indirizzata verso un nuovo meccanismo di sviluppo basato sulla eliminazione degli squilibri economici, sociali, territoriali e settoriali. c i ò è più che mai indispensabile nel momento attuale di grave crisi economica, che investe l'occidente europeo, caratterizzata dai preoccupanti pericoli di inflazione e di recessione le cui conseguenze saranno principalmente subite dai lavoratori migranti e dalle regioni sottosviluppate. Si pone, perciò, una diversa politica della Comunità che sia effettivamente diretta ad affrontare i problemi che l'emigrazione ha messo in luce, i limiti e le contraddizioni, nonché le deficienze della utilizzazione dei fondi sullo sviluppo regionale. Tra l'altro deve essere fatta pressione sul governo italiano e su quelli comunitari affinché si adoperino tempestivamente per la stipula di uno Statuto internazionale per la ('*') Sul problema dei lavoratori migranti rimandiamo anche a n Comuni (l'Europa D: n Politica regionale comunitaria e lavoratori migranti: due documenti del CC€ n. n. 1111973: '<Pronoste di Grenoble uer i lavoratori migranti n , n. 411974; Emigrazione: questione aperta » e N l'emigrazione nel quadro della politica ineridionalista ed europea n. n. 311975: e Verso il divitto di \wto comunale dei cittadini europcin n. 11, 1976. emigrazione come proposto dalle organizzazioni di massa dei lavoratori emigrati. Tale Statuto dovrà trai l'altro prevedere che: - sia il lavoratore comunitario che il lavoratore di un paese terzo abbiano il « diritto. di godere del principio della libera circolazione per sé e per la propria fa. miglia; - ogni lavoratore ha diritto di accesso, secondo la propria capacità, a tutti gli impieghi risultanti vacanti nel paese di immigrazione; - ai lavoratori immigrati t: garantita la parità completa nella remunerazione, nella formazione professionale, nella contribuzione per l'assistenza e la previdenza sociale; - I'assunziont: dei lavoratori immigrati avvenga tramite l'ufficio di collocamento di Stato; - sia garantita ai lavoratori immigrati la parità di trattamento in tutti gli aspetti normativi del rapporto di lavoro nel riconoscimento della contrattazione collettiva ed ogni protezioi-ie della salute e della sicurezza sociale sia all'emigrato che alla propria famiglia; - sia riconosciuto ai lavoratori iinmigrati la parità di diritti nel campo sindacale e quindi il diritto di partecipare a!la contrattazione col lettiva, alla elcggibilità ne. gli organismi sindacali a tutti i livelli c. negli organismi della sicurezza sociale E della scuola; - ai lavoratori immigrati siano rico nosciuti i diritti civili e sociali ed in particolare il diritto cli ottenere un alloggio, di poter essere raggiunti dai propri familiari e di avere tutte le facilitazioni per inserirsi nella vita sociale locale; 15 - sia garantita la formazione professionale per gli immigrati e il diritto allo studio mcdiante l'organizzazione nelle scuole di stato di corsi gratuiti di lingue e cultura del paese d'origine; - siano riconosciuti ai lavoratori i diritti individuali di libertà e quindi da non essere sottomessi al regime di polizia, per cui essi hanno diritto all'esercizio delle libertà democratiche; - sia riconosciuto al lavoratore immigrato di partecipare, con voto diretto, alle elezioni locali dove risiede e paga le tasse e siano garantiti inoltre sia la licenza dall'impiego che la gratuità del viaggio per esercitare il proprio diritto di voto nelle consultazioni elettorali del paese d'origine, dove dovrà rimanere iscritto nelle liste elettorali; - siano eliminate le classificazioni dei lavoratori emigranti (annuali, stagionali e f rontalieri). Per questi obiettivi I'AICCE deve fare ogni sforzo per sensibilizzare il governo italiano e gli altri della Comunità, le forze politiche democratiche e le organizzazioni sindacali. L'AICCE deve promuovere iniziative per fare avanzare prese di coscienza a tutte le regioni colpite dal dramma dell'emigrazione. Inoltre è indispensabile che siano prese misure per giungere ad ogni tipo di confronto e di permanente contatto con le organizzazioni di sindacati e con le associazioni degli emigrati. Tra le altre iniziative si ritiene utile quella che dovrà portare a permanenti contatti con i lavoratori emigrati sia attraverso visite sulle zone di immigrazione che attraverso il contatto dei Comuni con le fami. glie dei lavoratori emigrati. Protezione dell'ambiente Franco Fiorelli: Una visione europea dello sviluppo e del rinnovo urblano Le itzdicaziorzi finali del rtrpporto S L L questo ternci - affid,zto alla delegazione itnliana ( 1 ) - alla Conferenza etiropea dei Ministri responsabili dell'assetto territoriale, svoltasi a Bari nell'ottobre 1976, e che potranno informare tiri conzur7e orientanzerzto europeo, prevedono, fra l'altro: a ) Nelle politiche di rinnovo urbano si dovrà conferire la massima attenzione: - ai metodi di valutazione dei fabbiso. gni, mediante la scelta di indicatori che siano significativi delle situazioni urbanistiche, oltreché delle condizioni statiche ed igieniche degli edifici residenziali; - al coordinamento degli interventi pubblici e privati e alla successione nel tempo delle operazioni concrete, in modo che essi si accordino con la dinamica pianificata dell'organismo urbano, assicurando un giusto equilibrio tra sviluppo e rinnovo, tra tendenze espansive ed esigenze di miglioramento del tessuto abitativo esistente. - ( I ) Tale rapporto t: stato curato da Franco Fiorelli con la collaborazione ili Aldo Cuzzer e Franco Karrer, bulla base anche di documentazione e studi di Centri specializzati e delle risposte fornite dalle dele~azioni mernbre della Conferenza a un questionario. naturale e umano L'estensione concettuale ed operativa del rinnovo urbano, in termini di gestione e riorganizzazione di complessi urbani (già riscontrabile in molti paesi europei), dovrà interessare progressivamente le strutture territoriali, comprendendo gli ambienti ru- -C ITTRDI H ~ N z~ U ~ 'TTR COMUNI D'EUROPA rali. Questo ulteriore indirizzo potrà recuperare a forme e modalità di utilizzazione più vitali, nei limiti dei mutamenti storici, l'intera capacità degli insediamenti e dei capitali fissi sociali, verificando pure la validità dei sistemi relazionali e sottraendo le realtà rurali alla soggezione a disordinati processi di urbanizzazione, oppure all'emarginazione produttiva e sociale. h ) Secondo le diverse scale territoriali, le politiche di rinnovo urbano dovranno assumere come proprie finalità essenziali: - la conservazione e il risanamento dei centri storici (non solo di singoli edifici di valore storico-artistico o di inagigore rappresentatività culturale), mirando in specie al mantenimento della popolazione ivi residente e all'adeguamento dei servizi civili; il vasto miglioramento dell'ambiente urbano costruito negli ultimi decenni e l'integrazione tra i nuclei antichi e le fasce di recente urbanizzazione; - la valorizzazione di città medie e di centri abitati minori, contribuendo alla correzione delle tendenze all'addrnsamento urbano c metropolitano, dipendenti dagli squilibri economico-territoriali; - il conseguimento di rilevanti economie nell'utilizzazione dello spazio e delle altre risorse naturali, controllando e contenendo i fenomeni di indiscriminata diffusione urbana, ivi compresi quelli dovuti alla prolilerazione di « seconde abitazioni ». Per quanto riguarda l'occupazione dello spazio ed il consumo di altre i-isorse non riproducibili o scarse (fra cui, principalmente, alcune fonti di energia), si è riscontrata la possibilità di ottenere rilevanti economie attraverso azioni di rinnovo urbano opportunamente orientate. Una simile opportunità non può essere trascurata, nel corso evolutivo di una crisi che investe - sia pure con modalità ed effetti diversi - tutti i paesi europei. In questa prospettiva, le politiche di rinnovo urbano dovranno essere orientate nel senso sottoindicato: - ad una ristretta scala territoriale, si dovranno ricercare e realizzare economie dirette di spazio, di materie prime e di risorse energetiche, mediante pure lo studio e I'emaiiazione di adeguate norme regolamentari. possibilmente unificate a livello europeo; - ad una ampia scala territoriale, coi-. rispondente ad una concezione allargata del rinnovo urbano, dovranno essere migliorate le conoscenze dei vari meccanismi di interrelazione -- in termini principalrnentc di trasporti - operanti negli ambiti urbani. traducendo tali conoscenze in atti operativi. Nella dinamica dcgli organisini urbani o metropolitani, si creano comunque notcvoli tensioni sociali, dipendenti dai trasfcriineiiti della popolazione all'iiltcrno degli orpanismi stessi e da resistenze a tali definitili spostamenti, \,arianiciitc indotti o addirittura imposti. In questo campo, le politiche di rinnovo urbano dovranno costituire strumenti efficaci per affrontarc le varie tensioni e per ottenere una giusta distribuzione della popolazione negli ambiti più intensamcnic c diffusamente urbanizzati. Le iniziative di rinnovo urbano dovranno pertanto: - valutare attentamente gli indicatori dei fabbisogni, in funzione non solo di con- siderazioni tecniche di ordine edilizio ed urbanistico, m a anche delle situazioni economico-sociali dcgli abitanti, in modo da impedire che al rinnovo corrisponda la formazione di zone degradate in altre parti della città; - evitare rilevanti alterazioni della composizione sociale della popolazione e, comunque, forme di espul:;ione forzata degli abitanti originari dalle zone rinnovate, considerando le loro effettive capacità di spesa e misurando su di esse le quantità dei contributi pu'bblici ed i criteri della loro erogazione. Crisi ambientale in E,uropa ("""") La crisi ambientale, così almeno come si manifesta in occidente, sembra essere soprattutto un fenomeno lipico delle società più avanzate. Di fatto, tale crisi si ripercuote anche sulle società in via di sviluppo, sovrapponendosi a fenomeni endemici, di vasta portata, che non sembrano a prima vista direttamente legati alla crisi di sviluppo (es. desertificazione). La crisi ambientale delle società avanzate può forse essere attenuata, ma non risolta, da soluzioni teciiologiche, da una più attenta distribuzione delle produzioni e degli insediamenti umani sul territorio; le crisi ambientali dei paesi in via di sviluppo, che sono di fatto mutuate da quella dej paesi industrializzati, richiedono senz'altro tempi lunghissimi ed investnmenti notevoli. Entrambe le crisi possono, comunque, es,.'.'*O i I l clocumenio tondameiitalc del Consiglio dei Comuni (I'Eui-opa sui problcnii dell'ambiente (politica ecologica) C la cc Carta di Ri.ug!cs n. approvata dall'Asscmblea dci Delegati nel giugno 1974. febbraio 1977 sere avviate a soluzione soltanto in presenza di un'elevata coscienza sociale delle popolazioni interessate, inseparabile da un notevole progresso culturale e dalla possibilità di trovare soluzioni alternative nelle tecnologie di produzione e di consumo. I programmi ambientali allo studio in sede di Commissione Economica Europea, sembrano purtroppo riflettere le preoccupazioni più pressanti dei paesi industrializzati, che puntano soprattutto a trovare soluzioni tecnologiche per l'immediato, rimandando ogni discussione sulle riforme profonde di struttura necessarie per affrontare entrambe le crisi alla loro radice. E' indubbio che pcr definire una politica ambientale a livello di programmazione economica, nell'ambito quindi delle scelte di sviluppo dcl Paese, sia necessario disporre di un sistema di indicatori che definiscano lo stato delle risorse naturali, le cause delle degradazioni in atto, sia naturali sia in rapporto alle utilizzazioni umane, e l'effetto di un intervento programmato a livello di ecosistema naturale e di ambito socio-economico, a livello nazionale e regionale. In attesa della definizione delle successive fasi per realizzai-e un sistema di contabilità ambientale ed economica integrale, a livello macroeconomico è necessario sopra t tutto valutare la compatibilità tra azioni di politica economica e politica ambientale, tenuto conto degli obiettivi economico-sociali, settoriali o generali, politicamente assunti. I n tale prospettiva, una strategia di ristrutturazione industriale potrebbe fornire l'occasione per avviare un discorso di compatibilità tra sviluppo e tutela dell'ambiente. tenuto conto anche degli impegni assunti in sede CEE e . dell'opportunità fornita dal fondo costituito in tale sede per l'applica-ione del principio « inquinatore-pagatore ». Gemellnggio Porano / Caudrot Nel quadro del gemellaggio celebrato solennemente l'anno scorso fra Porano (Terni) e Caudrot, una delegazione del Comune umbro è stata ospite del Comune francese. Nella foto i due sindaci, accompagnati dai cittadini, posano intorno alla targa del CCE. febbraio 1977 17 COMLINI D'ELIROPA 3" Commissione: azione europea o Gruppi di lavoro: 1) promozione di manifestazioni di masdelle vecchie manifesa (e . a~giornamento -stazioni europeiste); 2) preparazione e sviluppo dei gemellagni. da trasformare in autentici atti voli- I 3) riforma di tutto il sistema intereuro. peo degli scambi; incontri bilaterali fra sezioni nazionali del CCE. XXIV Giornata europea della Scuola 21 niarzo 1977 ai presidenti delle Federazioni regionali dell'AICCE ai sindaci agli assessori comunali, provinciali e regionali alla cultura e all'istruzione ai provveditori agli studi ai consigli d'istituto e di classe ai docenti europeisti alla Direzione generale scambi culturali del Ministero della pubblica istruzione agli uffici esteri dei partiti agli uffici scuola dei partiti agli uffici scuola dei sindacati al Consiglio italiano del Movimento europeo al Movimento federalista europeo all'Associazione europea degli insegnanti all'Associazione dei giornalisti europei al Centro italiano di formazione europea (*) Queste pagine, dedicate alla * XXIV Giornata europea delle Scuole * (e i cui testi sono stati curati da Antonio Tatti). sono state tempcstivamcnte inviate, sotto forma di d e p l i a l ~ i ,a tutte le persone ed Enti iil indirizzo, come deciso dalla 111 Commissione dcllfAICCE. presieduta dal vice presidente delegato dell'Associazione, Giuseppe Bufardeci. Qtrando ero ragazziiio (sui 13 aiiizi) e Mt~ssolitii stava portuiido ai~aizti I'operuzioize della lira u qiiofa 90, viilsi - citaizdo B e i ~ i ~ i niiiio Franklin e altri persoiiaggi di repertorio - ~ t i i corzcor.siiio per un teina scolustico sul rispurii~io:preiiiio, 100 lire .su z i i 1 libretto i~iilcolatoueiia Cassa di Risparinio. Poi, ai teinpi della trasi~olutu oceaiiica di Bulbo (ali e iizotori fra cielo e lilare), vei~izero i teiili silll'ai~iazioiie, iizeiztre cor~ziiiciava la fioritilra dei teilii st~lla hattuglia del graizo e sul pune prof~tiiiodella mensa, a citi - iilclltdeildo nella ornzai I~riigastoria della iiostra scirola ilazioizale uiiche il izt~ovo reginze di deiiiocraziu restaurata - halino fatto seguito, fru i tuiiti, quelli sulla tnainiiiu (he', siamo iii Italia), sugli alberi (lucus a non etrropea. I coiltelucendo), sui diritti dell'lcomo e, iiifine, ~1il1'1cnità nuti, conze si vede, variavano ed erailo ora buotzi ora pessimi, più spesso buoni iiia al limite del luogo conzuize: quello che certaineiite non piacei;a a uii iizsegiiailte di spiriti noiz caporaleschi e a t l i z ragazzo che fosse tlii autentico ragazzo - cioè ttiz vero uonzo iri lormazione - era e riinane la lattiginosa prescrizioiie di scrivere tutti insieme cose scoiltate, seiiza possibilità di seria contestazioize o di contributo individuale, col sottiilteso che siamo iii icii morzdo iiz cui tutto va abhastaiiza beiie (mentre invece - lo vedoiio tutti - molte cose vanilo malissimo) e, sotto la guida illuininata dei nostri capi e soprattutto dei direttori generali dei nlinisteri, possiamo portare quei piccoli volenterosi rniglioranzeriti, che lo reiidailo addirittura perfetto. Già, prima del '68 europeo la Giorilata europea della scuola cadeva fatalmente sotto la critica delle persone libere, giovaizi e vecchie, che si trovavano a lavorare tiella scuola. Risultava evidente, tuttavia, che la i~ostra scuola e le scilole degli altri Paesi della Comunità europea sono i~azioizal-nzondialiste,cioè coi1 uiz orientamento culturale e un sottinteso politico che fa della corporazione iiazioiiale il centro dell'uiiiverso, fermo rimaizeiido che ull'universo stesso si deve poi un tributo di affetto verbale e di dedizione retorica. Come mantenere duiiqtie l'iniezione di saizo internazioiialisnzo, di dironzpente federalismo europeo (che è tutt'altra cosa dell'europeismo di maniera) nella iiostra scriola, setzza cadere izell'atniosfera di corzcorso a preini - e si sa, fin dal tenipo di De Anzicis, che il premio tocca senzpre a Derossi - fitio ad ora nzanten~rta dalla Giortlata europea della scuola? Le esigenze erano evidentemente tre: 1 ) proporre temi che i7017 sottiiztendessero già la risposta (questa del resto è un'abitudine autoritaria che inquina da sempre la nostra scuola, iiidipendenteinente dalle gare e dai concorsi), ma costringessero soltanto gli studenti a fare i conti con la realtà, più grailde di quella coperta dall'on1bra del proprio caiilpanile, salvo a indicare poi tutte le strade possibili per venirne a capo, aiiche quella fascista (l'importante è che i giovani ilon siano fascisti, non che, se lo sono, evitino di scriverlo); 2) non feriizarsi ai terni, ma inserire la parte scritta per la Giornata europea della sc~tola in u n coiltesto di dibattiti aperti e assolutamente denzocratici, nei qrlali fossero calati qtiegli obiettivi delle nuove generazioni - insieme santanzeizte ingenue e dia(confinita a pag. 20) febbraio 1977 COMUNI D'EUROPA 18 Verso il Parlamento europeo eletto La giornata europea della Scuola Per alunni degli ultimi tre anni delle scuole secondarie superiori: ( quando 1 I perché I I cittadini dei paesi membri della Comunità Europea saranno chiamati l'anno prosAlla Giorizuiu europea della Scuola, i ~ u t u simo ad eleggere a suffragio universale il nel 1953 itl Frar~ciu e rapidaniente estesasi Parlamento Europeo. Quale è per l'Italia il ad altri paesi coniiitiituri e n o n (Austria, Belgio, Gerri~uiiia Federale, Gran Bretagna, Irlansignificato e l'importanza di questo avvenida, Italia, Lusserrlbtirgo, Olanda, Svezia e Svizmento? La X X I V Giortiutn europea della Scuola n, G E S , si svolger& in Italia lunedì 21 marzo 1977, m a iritarito i t e m i d i ricerca sono stati fatti conoscere dai capi d'istituto e dai docenri ai potenziali interessati fin dal 21 getznaio. Lo prescrive la circolare citata, per assicurare due m e s i da dedicare alla preparazione. La prescriziune è siaia osservata? T u t t i i destinatari di qtiesio inserto di aComurzi d'Europa r sono pregati sia per la loro responsabilità pubblica che per il loro impegno europeo a verificare questo importante a d e m p i m e n t o ( m a innanzi tutto: i Provveditori hanno d i f f t i s o la circolare ai capi d'isiituto di loro girtrisdizione?). La revisioile e selezione dei lavori va fatta entro il 4 aprile a livello d'istittito, entro il 20 aprile a livello di provveditorati e entro i prim i di maggio a livello minisieriale. Una tavola rotonda nazionale di d u e giorni, riservata a 52 studenti degli ultimi tre anni della scuola secondaria superiore scelti f r a i meglio classificati, coricluderà a metà niaggio la X X I V G E S . Sarà organizzata dal Ministero della Pubblica istruzione. zera) gli iniziatori, Herlri Brugnlans e u n gruppo di federalisii ed ediicutori, assegnarono il compilo d i ~ a t i i r a r e l'attenzione dei giovani di ogrii eià scolare, irz accordo con i loro docertti. sttll'tinità profonda del pairimoi~io culturale dell'E~iropu e sui vaniaggi d i una pii1 profonda cortiprensione tra le conzunità nazioo nali n (Reg. iizi. del C o i ~ i t ~ t interrzazionale della G E S , Sirusburyo, ottobre 1961, art. I). A questa f o r m ~ i l a i i o n e ,che pone l'accento esclusii~amenie siigli clspetti cirltrirali dell'unità elcropea si deixe se la G E S ha finito, per alcuni unrzi, col corlsiderare con disiucco e talora disirnpegrzo i grandi prohletiii d'altra ilaitira politici, ecorzomici, giuridici, istituzioriali, sociopsicologici - che si venivarto imporiendo nel corso dello s f o r z o d i tradurre i11 integrazione ecorzomico-politica di tin grlippo di paesi la loro n~illerinria unilà cul/urale. Ma a partire, grosso modo, dal 1968, oggetto della G E S è statu lu ioialiià dei prolilerni dell'unificazione cirropea. senza discrir?iiriazioni o censure, in f u i ti i loro diversi aspetti. I n e f f e t t i a partire da qlcella data si a f f e r m a ovtinqtie irz Europa u n t t ~ i o v or(ippor1o tra S C L I O I ~ e società m e n t r e la vigorosa donlanda di culi,ura e di partrcipaziorie politica da parte dei giovarli, ctilmina co11 l'ariticipo a 18 anni delba pieiza ccipacità poliiicu. Nota (obbligatoria): Cerca di individuare e analizzare: a ) i cambiamenti che questa prima elezione europea imporrà ai partiti politici (programmi, tecniche di propaganda, linguaggio, coordinamento con partiti europei affini...); b ) la nuova dimensione europea delle responsabilità politicl-ie dell'elettore e i problemi di informazione e di formazione civica e politica che essa pone. Suggerimenti tecnici e spunti E' il tema più suggestivo e impegnato di questa XXIV GES. Altri due sono illustrati nelle colonne a fianco, mentre nell'ultima colonna sono citati tutti i rimanenti: è davvero ampia la serie di argomenti che quest'anno viene proposta alla scelta degli studenti. E' facile pronosticare che quelli Daio il carattere irnpegriativo che la G E S degli ultimi tre anni della scuola secondaha oriliai assliiito - ariche se con qualche ria superiore daranno la preferenza a quecomprensibile atter~uaziorie nei paesi n o n disto argomento che li riguarderà, a partire reifarneille coinvolri rzrl processo di . integrazione - è evider~te inriartzi i ~ t t t oche la G E S dal 1978, come elettori europei. rion vliole né pofrebhe ailere alcuno scopo La nota che segue all'enunciato del tema celebruiii~on. Citiamo dalla circolare del Minifornisce due filoni assai stimolanti di ristero della Pubblica islrl~zioiie, n. 315, del 21 cerca e riflessione. Libri, opuscoli, articoli diceii~hre 1976, inviata ai Provveditori agli S i u di. Allora con quale spirito e c o m e v a realizdi riviste e di giornali, manifesti e volantiiuta? Una volta tanto una circolare ~iiinisteria- ) ni, sono stati già Drodotti da tutti i Drinle risponde iiz termini nzisurati e chiari: « Essa cipali partiti politici, con i cui rappresenviene proposici al libero e volontario impegno tanti locali sarà bene che gli studenti pren(sottoliiiec~tlira nostra) degli allievi, c o m e occacon chi sione di approfondimento di alc~iili problemi dano contatto. corinessi con l'evoluzione dell'ussetro interrto Ma ci sembra utile sottoporre all'analisi La O E S è utz'iiiiziativu di collaborazione. I ciell'Europa, dei suoi rapporti col resto del tttortProliveditori ugli silidi e i capi d ' i s t i i ~ i t o debdei giovani la seguente tabella desunta da d o e delle ripercussio~ziche questi e quella hanbotzo faciliia.re le libere iniziative che docenti un sondaggio, realizzato alla fine del 1976 n o sulla vita del nostro paese. La partecipae studenii prenderanno per dare con la G E S zione alla G E S si giustifica perciò solo i n quandalla Comunità europea, su un vasto rapil loro cor~tribtito di riflessiorze al processo stot o sia avverrita e realizzata come occasione d i rico cui-opeo di cui sono fra i più diretti inte- presentativo campione di cittadini di ogni uttii~ità didatticlie iriterdisciplinari liberamente ressati. I Sindaci, specic nei piccoli e m e d i età e condizione dei nove paesi che si apasstrnte nel quadro dello svolgimenio dei procentri, e gli .?ssessori alla cultura possono stiprestano ad eleggere, all'inizio dell'estatc grammi di studio o delle libere attività conmolare e f(~ci1itare irziziative ai vari livelli d i nesse. 1978, il primo Parlamento europeo. conipetrnza. U n ruolo decisivo d i coordinamento A qtiesie corzdizioni - conclude la circolare « Siete a favore o contro l'elezione de! possor~o svolgere i coizsigli d'istituto, d i interè possibile sottrarre la G E S al rischio d i u n classe e d i classe per eviiare, nella preparazioParlamento europeo a suffragio universale adernpinienio rituale e farne u n m o m e n t o d i forne, dispersiorte d i iniziative, energie e materiadiretto? D. niazione cii)icc e politica D. li d i s i ~ i d i o . I gruppi locali dell'« Association I Le ricorrenti obiezioni contro la G E S (attività d i routine, carattere retorico, verbalismo, c o n f o r m i s m o europeistico, ecc.) n o n possono dunque riguardare la Giornata in sé, il suo scopo o la problemutica politico-culturale alla quale essa attinge i suoi t e m i d i ricerca e d i discussiotze e i suoi materiali d i riflessione. Riguardano invece esclusivamente coloro che dovrebbero inzpegnarsi, e n o n lo f a n n o o lo fanno con poco slancio e fantasia a f f i n c h é la G E S n o n si risolva in un'occasione in cui vengono o f f e s e egualrnente la serietà della scuola, l'impegno coizoscitivo degli allievi e, ci si passi per una volta un'espressione paluclata, la causa dell'Europa. I n questa responsabilità sono coinvolti, i n varia misura, che n o n è il caso d i analizzare qui, a t ~ t o r i t à interilazionali e nazionali, amministrazioiie scolastica centrale e periferica, docenti, forze ettropeistiche e forze politiche. I " europtieiine des enseignants », AEDE, che sono circa 250 nel paese, e i suoi organi centrali (00153 R o m a , Viale Guido Baccelli, 10) possono fornire nzateriale ( u n fascicolo speciale d i a Scuola d'Europa a, mensile dell'AEDE, è il più stitttolante sussidio didattico d i base per la preparazione della G E S : pu0 essere richiesto grat ~ r i t a m e n t eai Provveditori - che lo hanno giù ricevtito - e ull'AEDE). Ma I'AEDE, ['AICCE, il Movimento europeo (Viale G. Baccelli, 10 00153 R o m a ) , le varie s,ozioni del Movimento Federalista Europeo e, soprattutto, l'Ufficio delle Comunità europee (00187 R o m a - V i a Poli, 29) e l'Ufficio del Parlamento europeo a R o m a (stesso indirizzo) possono fornire a richiesta materiale informativo, docunrenti, consigli tecnici, esperti per conferenze, dibattiti e tavole rotonde e iiidicazioni e faciliiazioni per organizzare premiazioni a livello locale. A a favore contro senza risp. (percentuali) , Lussemburgo 77 Italia 77 Germania 76 Olanda 71 Belgio 69 Francia 69 Irlanda 63 Gran Bretagna 57 Danimarca 42 1i comunità 69 14 17 COMUNI D'EUROPA febbraio 1977 19 Scopi e contenuti di un geniellaggio L'Europa del lavoro aniaro Gli altri argomenti proposti Per alunni di I11 media, IV e V ginnasio e biennio delle scuole secondarie superiori: Tu vorresti che il tuo Comune si gemellasse con un Comune di un altro paese d'Europa. Progetta iin manifesto che annunci il gemellaggio. Per alunni di 111 media, IV e V b''~nnasio e biennio delle scuole secondarie superiori. Oggi gli uomini sono costretti, molto più che nel passato, a spostarsi da un luogo all'altro per ragioni di lavoro. IIIustra questo fenomeno riferendoti alla tua esperienza personale e/o a quella d'altri. Cerca inoltre di esporre quali sonio, secondo te, le principali cause e le conseguenze di questa accresciuta mobilità. Oltre quelli che abbiamo già illustrato, altri argomenti vengono proposti agli scolari e studenti che vogliano prendere parte alla XXIV GES. Ci limitiamo a segnalarli qui di scguito. Essi possono essere trattati in Forma Iigurativa (disegno, pittura, collage, FotograIia, ecc.) o per iscritto. Iti foriiici figitrutii~u(lavoro individuale o di gruppo): Nota: forinuto inii~iiizo del iiiuiiifesto: DIN A4; tcciiicu: a piacere; tz~iìiierotlci colori: illimitato. ivuQuesto soggetto va trattato fig~irat rtleizte (disegno, pittura ad acquarello, a tempera, a cera, ecc., incisione, lineografia, collage, ecc.). Per alunni di I11 media, IV e V ginnasio e biennio delle scuole secondarie superiori: La tua classe (la tua scuola, la tua città) è legata con un gemellaggio con una classe (scuola, città) di un paese europeo. Conduci un'inchiesta, da un lato fra i dirigenti e le autorità (insegnanti, preside, consiglio di classe e di istituto, sindaco, consiglieri, assessori ...) e dall'altro lato nella base (alunni, cittadini), per verificare gli effetti, o l'assenza di effetti, del gemellaggio e per ricercarne le ragioni. Suggcrimeilti tecnici e s p ~ i r i t i soggetto - si tratta di gcmellaggi - va svolto sotto forma di trattazionc scritta (servizio giornalistico, inchiesta, sondaggio, resoconto di dibattito, ecc.). La sua formulazione è più ampia di quella del tema figurativo precedente, e presuppone un'cspcrienza di gemellaggio in atto d a che si può anche di gemellaggi falliti o poco produttivi. Sono molte le scuole, le classi, le cit[ h grandi piccole che .sono gemellate con una o scuole, classi, città di altro o d'altri paesi. Ma l'origine, la forma, la vita e i risultati di ciascun gemellaggio possono variare molto. Gli allievi delle classi indicate hanno dunquc la possibilità di scegliere tra un gcmellagsio auspicato ed uno da e tra una prova figurativa una scritta. Tuttavia la face di preparazione allpuno o all,altro soggetto e svolgimento comprenderà necessariamentc un inoinei2to d i riflessiotze e servirà a individuare nascita, di ,,icercu signiIicato, funzione, protagonisti, risultati di un gcmellaggio, da tradurre poi in immagini oppure in narrazione verbale. Interroghiamoci e interroghiamo chi può saperne più di noi: Gemellaggio (da quale si riparola? che cosa significa?). cerca un gemellaggio? (affinità storico-geogra~co-economicl-ie, tradizioni, cultura, messa in comune di soluzioni per problemi comuni ...). Chi lo ricerca? (l'insegnante, gli alunni; il sindaco; clii lo può proporre...). Come? (bisognerà scrivere delle lettere, spiegando perché si pensa al gemellaggio e proponendo un preciso programma di scambi e di cooperazione). Come « vive » un gemellaggio (fra scolaresche, fra scuole, fra villaggi o città ...) ? Come e perché un gemellaggio può fallire? Breve storia del gemellaggio di cui si ha esperienza: aspetti positivi, aspetti Nota: Per la preparazione su questo argomento e per la sua trattazione, insegnanti e alunni possono tener conto della presente Nota. - In Europa. alcuni paesi hanno più posti di lavoro che manodopera, mentre altri hanno più manodopera che posti di lavoro. Perché? - Questa situazione t: all'origine della emigra7.ioiie di considerevoli masse di lavoratori. Dati, esempi anche limitati, esperienze dirette e/o indirette. - Ora, a causa della crisi economica, il lavoro diminuisce, e i lavoratori migranti sono i primi a essere colpiti dalla disoccupazione. Perché? - Così, dopo aver contribuito alla prosperità del paese in cui hanno lavorato, sono costretti a rientrare senza lavoro nel di origiile. Intervista con un lavora'Ore rientrato a causa della crisi* e / ~ 'On mOgliel i 'gli. Stcggeri17zenti tecnici e spunli Più che concci~trare ricerche e riflessione sui dati generali del grande e complesso fenomeno dell'enligrazione europea - che pure sono Iler inquadrare l'esperienza personale o locali: cui il tema si riferisce producente ricercare sul campo )) (villaggio, paese, città) i dati generano il movimento migratorio (evoluzione della popolazione, lorz:e di lavoro, occupati, disoccupati, reddito medio pro-capite, esodo rurale, ritmo di industrializzazione) e quelli che lo caratterizzano nella presente crisi economica europea (rientri dall'estero c dall'interno, possibilità di lavoro al rientro, piani concreti e prospettive di creazione di nuovi posti di lavoro). Che cosa si può fare per realizzare o ampliare tali piani, anche con l'aiuto degli altri Paesi della Comunità? Ricerca di dai,i e documenti presso gli uliici comunali, presso i sindacati, le ACLT, i partiti, nei centri di lettura, nelle fabbriche e presso le Organizzazioni padronali. Interviste con responsabili di tali enti, loro giudizi e previsioni, e con lavoratori costretti a rientrare in patria. negativi. Prospettive di un gemellaggio ben riuscito (mal riuscito, in difficoltà). Gemellaggi (anche fra scolaresche) e integrazione europea: provianlo a individuare in concreto quali rapporti. possono esservi. Questo argomento ci sembra particolarmente adatto per uno svolgimento pluridisciplinare e di gruppo. Per alunni di V elementare e I e I1 mcdia: 1) illustra-la copertina di un quaderno con un motivo tratto dalla flora, dalla fauna, dalle bellezze della città e del paesaggio, dai monumenti o dai costun~idei paesi europei. Questi diversi aspetti possono essere utilizzati separatamente o variamente combinati tra loro. 2) Disegna il cartoncino che invieresti ad iin tuo amico europeo in occasione delle feste di fine d'anno. Nota: per entrambi i soggetti: forrizuto rriiriiirro: DIN A4; fcc,tiicw: a piacere; tzrttizero (lei colori: illimitato. Per alunni di I11 media di 1 V c V ginnasio e del bieniiio delle scuole secondarie superiori: 1) Crea iin talloncino autoadesivo che metta in evidenza l'idea d'Europa mediante una sigla, un simbolo grafico e uno slogan (o un motto). O Nota: foriii(ito nzitzit7io: DIN A4; tectiicu: a piacere; illiinero dei colori: illimitato. H Per alunni degli ultimi tre anni delle scuole secondarie superiori: Illustra un pannello decOrativO des t i m o ad una esposizione europea lo sviluppo di uno stile architettonico e la sua diffusione in uno o più paesi contigui all'Italia. Crea un autoadesivo che metta in evidenza Ilidea mediante una un grafico e (O un 2, Nota per entrambi i soggetti: tectzicu: disegno o pittura; fori?zuto tilitlitzzo: DIN A4; nitt?zci.o dei colori: illimitato. Trut tcizione scrillu (composizione, ricer"a, inchiesta; lavoro individuale o di grupPO): H Per alunni di 111 media, di JV e V ginnasio e del biennio delle scuole secondarie superiori: 1) L'Europa a scuola. Quali sono nella classe che tu frequenti i programmi di studio e le attività che possono contribuire ad accrescere la conoscenza dell.Europa e degli sfoni in corso per la sua unificazione? Nel riferire la tua esperienza, cita esempi concreti e, nei limiti del possibile, l'opinione dei tuoi compagni e dei professori. (conli~?uaa pag. 20) (~:oirri~iiiu,ioiie <lo febbraio 1977 COMUNI D'EUFIOPA 20 pag. 17) bolicatnerzte adulte - che sriscitarzo le allergie norz solo dei vecchi e iiicorreggibili itzsegrzaiiti (non parliaino ciei presidi e dei signori ispettori), tna altresì degli itisegnatiti più giovccni - magari freschi ex coiztestatori - che la meccanica della cattedre1 rende sovente frilr~zitzeurrierzte itzcapaci di dialogo (e di dernocrcitica pazietzza); 3) collegare il discorso europeo riellu s c ~ ~ o lcon a le reaziorii alla problematicu feelerc~lista ed europea tlella piccola società circostante, il q~iartiere,il cotrzprensorio r~irulc,la fabhricu, ... Ecco: siarizo qciusi arriiiciti al soddisfacirneizto delle tre esigenze sopraddette e ora tocca a iioi di far sì che la Giornata europea della scciola dii~eiiga iwraiizeizte ~iriupiilce riell'oreccl~io noti solo e noiz tanto dei carripanilisti e dei nuziorialisti di senzpre, r~zudei criptonaziotzalisti, degli ciiropeisti dei se e dei ma, degli itnpevalisti affettiiosi verso il terzo tnoizdo, dei razzisti sofisticati e cornpletanzetite celati da rtiusclzeratiire uinanitarie. Il federalisino, europeo e izo, è ~irzaniediciiia fortissima, sia itz politica che iri ctilliira. Esso costriiige a rompere tutte le cateize a~itoritarie, i privilegi coperti da severi iizotziti patriottcirdi, svela che il re 2 iiricio e può essere truizq~tillainentebersaglicito da t ~ o v a frarlicie: ina nello stesso tempo coslriiige a srnusclzerare tutti i fiizti ariarchici, i parassiti che si riascorzdono dietro l'a~itogestiorze,i difer~sori dell'ei/asiorie fiscc~le iii noine dellu privacy. Il federalisnzo coii~butte per l'uiitentico aiitogoiverilo, a tutti i liixelli, nia nello stesso tenzpo pretende In criyacità di tener rigorosurnetite ferino il i.iferitrierito al bene corriiiize. A~itogeslione e piaiio ( o progratnrna cotriiiiie). Difesa del qiiartiere, della cii~iltucoiitadiria, dell'eq~iilibrio ecologico, (lellu libertu di perisiero, (li pat.ola, di scritto, di ccclcola[ore, (li telefono, di teleijisione, ina urrche sovratiazionulità e sacrifici iticrer/ti; riiu aiic/ic e ;oprcitt~itto pereqi~uziorie fra territori ricchi e territori poveri, senza rclcco12tar.e la storiella che i ricchi so110 ricchi perché se lo sono ineritcito ( p t ~ òdarsi che abbialzo faticato c s~idatoi loro rioiirzi, che più spesso erciizo tuttavia banditi cill'angolo tlella strada) e i poveri soizo poveri perché non hailizo sapcito rispartniare (che cosa?). E allora federalisino ed E~iropaiiiiita iitiol dire uiitetitico iizteriiazioiialisrno, perché si ripropotze - preiidere o lascicire, testiiizoniare la i)erità o inirnergersi ilell'ii~gnrzizoe nella iizerdu - 1111 dii/erso rapporto tra l'Europa ricca, agicitu, op~~lerzta - Impegno culturale e impegno politico La migliore guida alla preparazione e allo svolgimento della GES sarà costituita dallo impegno europeo degli operatori, a qualsiasi titolo, della scuola e dell'educazione. I contenuti essenziali di questo impegno nell'attuale fase dell'integrazione europea, vengono ricordati nella mozione approvata all'unanimità dal VI congresso nazionale della Sezione italiana della « Association Européenne des Enseignants D, AEDE, svoltosi a Formia dal 5 a11'8 dicembre 1976, sul tema: << Impegno federalista del17AEDE ed elezioni europce S . Non basta infatti la consapevolezza della dimensione europea C mondiale della cultura e dei valori, di cui ogni insegnante degno di questo nome si fa promotore critico nella scuola. E' necessario che questa consapevolezza sappia tradursi in capacità di scelte e in impegno civile e politico in relazione col momento storico che viviamo. Questo momento storico è caratterizzato, fra l'altro, da un ampio dibattito sul progetto di una società diversa, che assicuri alle persone e ai popoli d'Europa una inigliore qualitu di vita, nel quadro di una Federazione di stati di cui l'elezione diretta di un Parlamento sopranazionale costituirà il primo significativo passo. Tutte le forze politiche, sindacali e culturali dei nove Paesi della Comunità partecipano, con varietà di posizioni, a questo dibattito, che anche se con tiziliotii di disoccupati e sacche di miseria - e il terzo e sopratti~ttoil quarto mondo, col quale è stato così a lungo prutic~ztolo scanzbio ineguale. Federalismo eilropeo, dunqt~e,perché si possa attuare il federalisrno rizoizdiale e si possa dire per sempre basta alle guerre - arzzi alla ,grierra - irz quanto si dice basta alle sile cause. Ma norz mi piace dilitizgarmi sii queste cose, che i lettori di « Comriizi d'Europa D si scrztoiio ripetere fino ulla noia da u n qiiurto di secolo. Voglio insistere siill'esigenza non eli proporre ai gioiiaizi iitz « teniiizo nttiiale » qiiutzto di scuoterli coi? aizgosciose domai~de cht: pretendoizo le loro resporzsabili risposte. Siamo alle elezioni europee, che rilc~iiiicretini e pc~i~idipolitici ritengotzo iin atto d'impoiptanza non secoridaria, anche se, tcitto sonzmuto, non pii{ iinportante ecc. ecc.: esse pongono di froiite (il popolo eilropeo, ai luvoratori, agli sttidetiti, ai quartieri, agli tioriiini del bosco delle colliize e clel inure il elilemma di lasciarsi ancora guidare dai pastori, che li 1zatzizo portati sino ad ora alle lotte fratricide, alle soperchierie e alla fr~istrazione, oppirre di assritizersi la resporzsabilità di costruire le istituzioni dell'a~~togestione europea, irz cittesa di pervenire al goilerno democratico mondiale. Non ci sarebbe bisogno che io esortassi a questo ptitzto gli assessori regionali, proi~inciali o comunali a1112 cttlttiru e ulla sciiola, i corisiglieri di qriartiere, gli amministratori di coinprerzsorio, coloro che stanno faticosameizte collegando la detiiocruzia della sciiola e della fabbrica con quella tlel territorio, a trasformare la Giori2ata europea della scuola - rnc~sapranno doma:re le loro piccole, segrete e inutili airzbiziotii? - in iina grossci coiztestcczioiie del i~zo.suicodegli interessi nazionali e iti iitia prescl di coscienza, concreta e rii~oltizior~aria, del valore politico e ci~ltiirale (riotz iiii staizcherò nzai di ripeterlo: citlttirale) delle elezioni europee. Frc~ i retizior~ciri di sempre e coloro che non vogliono l'tiriità politica dell'Etiropu, perché prefei,iscotzo la K rii~oluzi«tze totale nel loro quartiere (al terzo mondo noil surccrirzo poi pagate, conic si deve, le rnuterie priine, riza sararirio inviati tatze-bao e fiori), rni illudo che i giovani, a cui tra poco lascerenzo il governo della cosa puibblica, scelgano l'unica e ciiiteiitica rivoluzione, qi,ella federalista, e la corciggioscc presa di coscieiiza delle realtà odierne, che ne è la premessa insostit~iibile. U. S . si fa più serrato con l'approssimarsi della scadenza elettorale: gli ins<-gnantieuropei in- - tendono portarvi il loro contributo, e la GES ne sarà una prima occasione. Ecco il testo della mozioile. La Sezione ii(cli(cnu de1l'PLEL)E conterina la sua ft.deltà ai principi federalisti che caratterizzano l'Associazione e in tnlc ambito riconosce l'opportunità di proinuovere LIII dibattito sulla qualità di vita che dovrà ~,ssere-assicurata ai popoli dclla auspicata Fedeiazione europea. La eventuale emergenza di prospettive differenziate pluraliste e democratiche accrescerà la vitalità della Sezione, particolarmente in occasione delle elezioni universali tlirette del Parlamento eLi ropeo. A tale scopo. la Sezionc a tutti i livelli parteciperà, con le altre forze [ederaliste, a1 dibattito ideologico ed elettorale delle forinazioni politiche, sindacali e culturali. « La Sezionc si attende che le formazioni europce tra partiti affini, costituite o costituende, definiscano sollecitamente i loro programmi elettorali. in senso non genericamente europcista o conl'cdciale ma inequivocabilmente federale, sia nelle finalità che nell'organizzazione delle formazioni stesse. In ortlinc alla consullaizione elettorale, la Sezione si attende che le leggi elettorali di ciascuno dei nove paesi estendano il diritto di \,o10 a tutti i cittadini coinunitari residenti nel proprio territorio. << Per quanto riguarda il nuovo Parlamento europeo, la Sezione ritiene indispensabile che esso assuma anzitutto responsabilità di costituente permanente, rivendicando tra le sue attribiizioni prioritarie competenze di politica educativa e della gioventù. In osni modo - conclude la mozione il congresso impegna tutti i docenti e i dirigenti scolastici a promuovcre sia nell'attività ~~rofessionale didattica - particolai-iiicntc nella scuola secontlaria superiore - sia nella gestione collegiale della scuola, sia nell'azionc culturale la ampia infornlazioile e discLlssionc sulla problernatica della integrazione europea e della clczione parlamentare D. Gli altri argomenti proposti ( C O I I I I I I ~ I ~ : I I I I I ~del l111g 19) Per alunni degli ultimi tre anni dellc scuole secondarie superiori: 1) Numerosi fattori economici e sociali hanno fatto nascere gravi problemi nell'occupazione e nella formazione professionale dei giovani. Analizza i termini di tali problemi e gli effetti della situazione che essi hanno determinato in Italia ed esponi quali misure potrebbero, secondo te, porvi rimedio. 2) Le società nazionali contemporanee sono in misura crescente interdipendenti. Molti dei problemi che travagliano l'Europa Occidentale non possono essere compresi e risolti se non tenendo conto di avvenimenti, atteggiamenti, od esigenze di altri paesi del Continente, o di altre parti del mondo. Analizza un esempio, scelto fra gli avvenimenti economici, politici, o culturali, che illustri la realtà delle odierne contrapposizioni e solidarietà. febbraio 1977 COMUNI D'EUROPA Piano a niedio termine per l'Unione monetaria europea di Dario Velo Il piano Werncr c: fallito, ma l'elezione diretta del Parlamento europeo prevista peila primavera del 1978 raFforzerà certamente la Comunità e quindi fornirà la base per il rilancio dell'unione economica e monetaria. In questa prospettiva sono elfettuabili misure a breve termine altrimenti inconccpibili. Misure di questo genere sarebbero efficaci sia come supporto della politica di contenimento della crisi, sia per evitare che la crisi faccia pensare in termini esclusivamente nazionali, sia per creare le premesse per i l rilancio dell'unione cconomica e monetaria. Ora, il punto di partenza per ricercare rluali soluzioni possano essere date ai proI~lcmimonetari a livello europeo, deve essere la coscienza delle ragioni che hanno determinato i l fallimento dei tentativi tino ad oggi conipiuti di avviare la realizzazione della Unione monetaria. Per comprendere le ragioni di questa serie di insuccessi è necessario porre a confronto la natura dell'obiettivo perseguito e la natura dei rapporti intcrstatuali esistenti fra i paesi membri della Coniunità europea. In questa prospettiva, si può rilevare che i vari progctti di Unionc monetaria si collocano in due grandi gruppi: da un lato i progetti che ipotizzano la sopravvivenza del quadro confederale europeo oggi esistente, dall'altro lato i progctti che ipotizzano la trasformazione dei rapporti confederali esistenti Fra gli Stati europci in un legame di natura federalc. I limiti di questi due gruppi di progctti sono diKerenti. Nell'ottica della sopravvivcnza del quadro confederale oggi esistente, il limite strutturale di qualsiasi progetto di Unione monetaria consiste nella impossibilità di andar oltre all'istituzione di Forme rli solirlarietà europea, la cui base di potere sia la temporanea e fragile convergenza dcgii interessi dei vari Stati partecipanti all'accardo. D'altro lato, i progetti di Unione monetaria che si sono posti nella prospettiva di una trasformazione dei rapporti confcdcrali esistenti fra gli Stati europei in un legame di natura federale, hanno assunto un carattere illuministico in quanto si sono limitati a iputizzarc i mutamenti istituzionali a livello europeo necessari per la realizzazioiie dell'unione monetaria; in tal niodo 4ucsti progetti hanno ottenuto di stabilire una perfetta corrispondenza fra avanzamento lungo la strada delllUnione monetaria c della IJnionc europea, ma questa operazione rion si Fondava sulla previsione della possibile evoluzione politica e istituzionale della Comunità. [ I Fatto i! che, affrontando il problema delI'tlnioiie monetaria curopea, debbono essere nettamente distinte due fasi, in cui diversa risulta la natura dell'obiettivo perseguibile. Il fatto che separa queste due fasi ha natura politica, e consiste nella nascita di un quarli-o europeo di lotta politica, cioè nella forniaiione di una volontà pubblica europea; gli str~iinciitiper la realizzazione di questo salto di qualità » nel processo di integrazione s o r o l'elezione europea t. la formazione dei partiti cur-opci. Prima di questo momento, l'unico obiettivo pt:rseguibilc resterà i l raflorzanicnto della solidarietà europea; sul piano monetario, è progettabile i l rafforzamento della f luttuaziont: congiunta trami te la realizzazione di alcunt: funzioni tipiche di una Banca centrale europea, senza che tuttavia alcun organo comunitario possa acquisire il potere di decidere autonomamente una politica monetaria europea. Con l'elezione direlta del Parlamento eui-opeo e la formazione di partiti europei, t* destinata ad aprirsi una nuova fase nel processo di integrazione, di natura costituente, in cui la realizzazione delllUnione monetaria, con la creazione di una moneta curopcba,i! destinata a divenire i l primo obiettivo realizzabilc. Il fallimento dei piani funzionalisti di Unione rrionctaria dipende dal fatto che Fra qucste due fasi non c'i: continuità, ina un salto di qualità. Il piano a nicdio tcrniinc per l'Unione monetaria europea qui di seguito pi-oposto riguarda la fase chc precede I'elczionc curopea. Esso non costituisce una soluzione ai problemi con cui soiio controiitati oggi i paesi europci. L'obiettivo cruciale C la fondazione dell1Unionc. cconomica e monctaria con la nascita di una moneta europea. Lc misure qui proposte sono tuttavia adeguate al fine di direndere il quadro comunitario nel periodo transitorio che ci separa dall'clezione europea, permettendo alle forze politiche di liberarsi dalle ipoteche delle scudeiize quotidiane che oggi ostacolano ogni tentativo di atfrontare con progctti di vasto respiro la crisi cconomica. In particolare le inisurc qui proposte mirano in primo luogo a garantire una gestione dei problemi monetari europei nel periodo transitorio che ci separa dall'llnione Europea in niodo tale da anticipare quegli aspetti dell'unione inonetaria la cui realizzazione non richiede l'esistenza di un potere democratico europeo, ma la prospettiva della nascita a breve termine di un potere dcinocratico europeo; in questa prospet tiva sono aiispicabili la istituzione di iina stanza di compensazione europea e i l lancio di un grande prestito europeo per socccrrere i paesi pii1 colpiti dalla crisi e per avviare prinie forme di conlrollo della liqiiidità a livello europeo. In secondo Iiiogci, le misure qui proposte mirano a garantire che si organizzi un istituto che per ora inizi a gestire in modo unitario ali accordi monetari europei. e dopo i l 1978 possa senza ditiìcolta assumere le furizioni di Banca centrale curopea incaricata di emettere la imoncta europea. La fluttuazionc congiunta Nell'attuale fase del processo di integrazione la sola soluzioiie realistica ai probiemi monetari esistenti consiste nel rafforzamento della fluttuazionc congiunta delle monete europee. Nella prospettiva della realizzazione dell'unione rnonetaria europea, la fluttua7ione congiunta ì: lo strumento per individuare un'arca monetaria europea con un cc:rto gra- do di autonomia rispetto al dollaro e per garantire una struttura di parità detinitc fra i pacsi europei. Ciò significa che la Iluttuazionc congiunta è il mezzo oggi possibile per porre i paesi europei al riparo dalle pcrturbazioni dei mercati monetari internazionali, per risolvere i problemi monetari legati alla tissazione dei prezzi del mercato comune agricolo e per assicurare le condizioni di stabilità monetaria necessarie allo sviluppo stabile dell'integrazionc economica e conimcrciale. L'esperienza acquisita, alla prova dei fatti, con la rcalirzazionc della fluttuazionc congiunta delle monete di sci paesi europci dimostra tuttavia la contraddittorietà di questa alternativa, ovc non accompagnata da altrc misure che la rafforzino. La lluttuazione congiunta delle nionctc, in ctt'etti, in presenza di una situazione economica che tende a generare uno squilibrio nclla bilancia dei pagamenti, pone in subordiiie gli obiettivi della stabilità e dello sviluppo del sistema cconomico nazionale rispetto all'obiettivo prioritario del mantenimento dcll'cquilibrio nei conti con l'estero. Ciò, a livello comunitario accciilua gli squilibri Fra paesi più sviluppati e paesi più deboli, e in questi ultimi inoltre aggrava gli squilibri territoriali interni e rende più arduo i l superamento dci ritardi csistenti a livello cconomico e sociale. In ultima analisi la partecipazione alla fluttuazionc congiunta impone ai pacsi più deboli di strutturare la propria politica economica in funzione non rlcllc proprie condizioni interne, ma in funzione delle condizioni prcvalenti nei paesi più forti. Per questo la Fliittuazionc congiunta, non accompagnata rla altre niisurc, k una scelta debole, i11 quanto accentua e non riduce le tcnsioni e le spinte centrifughe all'interno dclla Comuniti, rendendo con ci?) impossibile la propria estensione a tutta l'arca curopca e la propria difesa. I l rafforzamento della Fluttiiazionc congiunta può essere concepito solainente conie obiettivo all'intcrno di 1111progetto organico che ne elimini, o ne neutralizzi alincno in partc, gli aspetti contraddittorii. Le alternative nazionali alla fluttuazione congiunta In alternativa al progetto della fluttuazione congiunta e alla prospettiva dcll'unione monetaria, nessuna soluzione a carattcre nazionale è oggi sostenibile. L'unica alternativa alla creazione di un'area monetaria europea autonoma è la partecipazione in posizione di totale subordinazione delle singole valute europee all'area del dollaro inconvertibile; le dimensioni antistoriche dcgli Stati nazionali europei non permettono nemmeno di progettare il tentativo di isolare ciascuno di essi dalle influenze destabilizzatrici provenienti dal resto del mondo. L'impossibilità di una alternativa nazionaIc alla crisi monetaria deriva inoltre dal fatto che i l perdurare della divisione delI'Eiiropa in Stati sovrani ì. destinata a rendere strutturalmente sempre più inadeguato l'ammontare delle riserve valiitarie rispetto alla dimensione del commercio con l'estero. In questa situazione, le monete sarebbero destinate a divenire sempre più f-agili, e ciò alimenterebbe ulteriormente I'involuzione protezionista già rilevabile oggi in Europa. COMUNI D'EUROPA L'impossibilità di ricercare una soluzione nazionale ai problemi monetari europei è dimostrata in modo esemplare dal caso italiano. L'Italia, per sottrarsi alle c0nseguenz.e deflazionistiche e distorsive della fluttuazione congiunta, non ha partecipato a questa ultima. Con ciò l'Italia ha ottenuto un certo margine di libertà per realizzare una politica economica autonoma, ma questo maggiore grado di libertà si è tradotto nella svalutazione della lira e non ha permesso né di riportare sotto controllo il processo inflazionistico né di riportare in pareggio i conti con l'estero. In conseguenza il nostro paese ha egualmente vissuto una fase di grave recessione e ha visto approfondirsi le distorsioni del proprio sistema economico, sociale e territoriale, senza con ciò conseguire l'obiettivo di riequilibrare i conti con l'estero che costituisce la condizione pregiudiziale per programmare qualsiasi misura di rilancio economico e di riforma. La crisi energetica, scoppiata alla fine del 1973, ha reso ancor più evidente I'impossibilità per ogni singolo Stato nazionale europeo di seguire strategie economiche autonome, in quanto dal 1974 il problema per i paesi europei non è solo di gestire eventuali squilibri interni al sistema economico, ma soprattutto di porre rimedio al disordine generatosi nei rapporti internazionali fra Stati industrializzati e Stati produttori di materie prime. Ciò risulta particolarmente vero per i paesi europei più deboli, quale è l'Italia. Il fatto è che nessuna soluzione a carattere nazionale può permettere di affrontare i problemi monetari che si pongono a livello europeo, in quanto è impossibile affrontare a livello nazionale problemi che hanno dimensione super-nazionale. D'altro lato, le soluzioni a carattere nazionale sono inadeguate a fronteggiare anche i problemi della recessione e dell'inflazione all'interno dei singoli paesi membri della CEE, in quanto i diversi problemi che si pongono nei vari Stati sono espressione di una condizione generale che accomuna tutta l'Europa. La crisi italiana e l'Unione monetaria come condizione per tenere I'Italia in Europa L'Italia sta pagando le contraddizioni del processo d'integrazione europea che ha tolto la possibilità agli Stati membri di svolgere un'autonoma ed efficace politica economica, senza trasferire questo potere ad alcuna autorità europea. L'unione doganale europea, se ha permesso di realizzare in Europa uno sviluppo econonlico e sociale altrimenti inimmaginabile, per i propri limiti istituzionali ha aggravato gli squilibri territoriali e le distorsioni del sistema produttivo europeo, facendo pesare sui paesi più deboli gli oneri più gravi. Questa situazione si è ulteriormente aggravata fino a divenire insopportabile, a seguito della crisi energetica che ha posto 1'Italia di fronte a problemi che non avevano riscontro in passato. Le pressioni inflazionistiche e i deficit con l'estero sono imputabili, nell'esperienza italiana del dopoguerra, ad un eccesso ricorrente della domanda di beni e servizi rispetto alla capacità di produzione dell'economia. Per arginare il processo inflazioni- stico e riportare al pareggio i conti con l'estero si è rivelato pertanto necessario e sufficiente un insieme di misure volte a contenere la domanda effettiva. Dal 1974 questi meccanismi non sono stati più sufficienti, perché il problema oggi è soprattutto di ricostituire un nuovo ordine economico internazionale in sostituzione del vecchio ordine uscito dal secondo conflitto mondiale, ormai definitivamente in crisi. Una politica di riduzione della domanda interna, nelle condizioni oggi vigenti, potrebbe servire unicamente a scaricare sugli altri paesi industrializzati il deficit energetico e il deficit connesso all'importazione delle altre materie prime; ma se questa politica è seguita, come accade, da tutti i paesi industrializzati, essa ha come effetto di scaricare il deficit petrolifero dai paesi con posizione economica dominante sui paesi più deboli, fra i quali va posta l'Italia; per questi ultimi, l'unico efietto di questa politica è una riduzione della produzione e dell'occupazione, senza che venga.no risolti né il problema dell'inflazione né quello del deficit dei conti con l'estero. L'esperienza vissuta dalllItalia nel 1973 conferma la gravità dell'attuale crisi economica. Nonostante uno sforzo eccezionale e imprevedibile compiuto dall'economia, sotto la pressione della severa politica deflazionistica svolta dal governo e dalle autorità monetarie, il deficit nei conti - con l'estero non è stato eliminato. L'esperienza dimostra che, in questa situazione, è sufficiente una timida ripresa della domanda interna per far crollare la lira t: per rendere necessaria I'adozione di nuove severe misure deflazionistiche. In questo quadro non può esistere alcuna prospettiva di ripresa economica ma solo la necessità di proseguire indefinitamente una politica deflazionistica, il che implica il mantenimento in Italia di una situazione di criisi permanente senza alternative. I1 fatto è che la crisi italiana può trovare soluzione solo nel quadro europeo, perché solo nella prospettiva della fondazione dell'Unione europea è possibile affrontare le distorsioni generate dall'integrazione doganale e progredire verso l'Unione economica e monetaria, e perché solo nella prospettiva della fondazione dell'unione europea è possibile progettare una trasformazione dei rapporti internazionali in modo che le legittime ambizioni di sviluppo dei paesi possessori di materie prime possano conciliarsi con l'esigenza di garantire l'equilibrato sviluppo dei paesi industrializzati e il decollo economico dei paesi del Terzo mondo. La soluzione della cri:si economica italiana, nella prospettiva europea è un problema semplicemente inesistente. Per comprendere ciò, è sufficiente considerare che nella CEE, accanto a Stati con un deficit nella bilancia dei pagamenti, esistono paesi in grado di risolvere senza particolari difficoltà i problemi posti dalla (crisi energetica. La CEE, nel suo conlplesso, presenta un deticit verso il resto del mondo relativamente contenuto, gestibile senza l~articolari difficoltà d a un'autorità centrale cui fossero attribuiti i necessari poteri. Ciò significa che I'Italia fronteggia oggi una si1:uazione drammatica, perché l'Europa è divisa e manca quindi di quegli strumenti che all'interno di ogni Stato assicurano il sostegno delle regioni depresse. Dopo la decisione del Vertice di Roma del febbraio 1977 dicembre scorso di procedere all'elezione diretta del Parlamento europeo nel 1978, la alternativa europea è diventata non solo possibile, ma realistica per un futuro ormai prossimo. I1 problema per I'Italia è dunque di gestire la crisi nel periodo transitorio che ci separa dalllUnione europea, rimanendo legata alllEuropa. Questo obiettivo potrà essere raggiunto se due condizioni saranno realizzate, una di carattere internazionale, una di carattere nazionale. Dal punto di vista nazionale, ciò che I'Italia deve fare è assicurare per il periodo transitorio Fino alla fondazione dell'unione europea una gestione politica ed economica coerente con l'obiettivo di garantire la propria permanenza in Europa e in particolare di legare la propria moneta alle restanti monete europee. La condizione internazionale per tenere I'Italia in Europa durante questa fase transitoria pre-costituente delllUnione europea è l'affermazione di una più stretta solidarietà fra i partncrs europei; in particolare, il problema più urgente in questa prospettiva è il completamento della fluttuazione congiunta con misure che ne compensino almeno in parte gli aspetti contraddittorii, insostenibili dai paesi più deboli. Per valutare la rilevanza di queste conclusioni, si tenga presente che la crisi italiana presenta n-iolti punti di contatto con la crisi inglese e presenta aspetti destinati presumibilmente a d emergere, a breve o medio termine, anche nei rimanenti paesi europei. Un piano a medio termine per l'Unione monetaria europea. Le relazioni intracomunitarie A breve termine, per consolidare I'ordine monetario europeo e per fronteggiare i problemi posti agli Stati nazionali europei dalla crisi economica è necessario rafforzare la fluttuazione congiunta con misure che la rendano compatibile, anche per i paesi più deboli, con gli obiettivi della piena occupazione e dello sviluppo equilibrato perseguito dalle politiche economiche nazionali. In una prospettiva più ampia, il problema è rafforzare la fluttuazione congiunta con I'adozione di misure e con la creazione di istituti che possano facilitare la nascita dell'unione monetaria, anticipandone alcuni aspetti. In questa prospettiva va conccpito un piano a medio termine per l'Unione monetaria europea. I problemi che debbono essere risolti da un piano a medio termine ne determinano le caratteristiche. Gli obiettivi essenziali possono essere considerati il rafforzamento dell'autonomia dell'area monetaria europea, la messa in atto di meccanismi che permettano di fronteggiare le tensioni interne della Comunità, la realizzazione di accordi che permettano di regolare i rapporti monetari fra i paesi membri della CEE con modalità che accentuino la solidarietà europea. Ciò implica che le misure monetarie da adottarsi devono articolarsi in misure volte a regolare i rapporti della Comunità, nel suo insieme, con il resto del mondo e in niisurr volte a regolare i rapporti intracomunitari fra i paesi membri. A tal fine propongo innanzitutto la crcazione di una stanzcc d i coinpensazioize etlropeu che accentri i pagamenti intracomunitari. febbraio 1977 Questa proposta ha un importante precedente storico, costituitp dall'unione Europea dei Pagamenti (UEP), che negli anni '50 agevolò il tentativo dei paesi europei di ristabilire la convertibilità delle monete. La istituzione di un meccanismo di compensazione multilaterale nell'immediato dopoguerra aveva permesso ai paesi europei di incrementare I'interscambio commerciale superando l'ostacolo costituito dalla carenza di riserve valutarie; questo meccanismo era stato inoltre integrato dall'attivazione di linee di credito a favore dei paesi temporaneamente in deficit verso la stanza di compensazione europea, e ciò aveva ulteriormente agevolato lo sforzo dei paesi europei di aprirsi alla concorrenza internazionale. La istituzione di una stanza di compensazione europea nelle condizioni oggi vigenti avrebbe un significato diverso ma potrebbe rivelarsi uno strumento altrettanto efficace, o ancor più efficace, di quanto non sia stato nell'ambito delllUEP. La stanza di compensazione europea avrà la funzione, come definito dalla sua stessa denominazione, di compensare automaticamente su base multilalerale tutti i s~trp1u.s e deficit bilaterali in cui è in corso ciascuii paese membro della CEE nei confronti di tutti gli altri paesi membri, sia per transazioni in conto corrente che in conto capitale. Le compensazioni avranno luogo a intervalli regolari, ad esempio mensili, e saranno eseguite da una banca europea a ciò dclegata. Ciò implica che gli scambi e i flussi finanziari intercomunitari non daranno piìi luogo a singoli pagamenti in moneta internazionale; solamente il saldo complessivo di perioclo sarà regolato da ogni paese sccondo le modalità previste dalla stanza di compensazione. Il fatto che un unico regolamento di quc. sto saldo netto di ciascun paese verso la stanza di compensazione si sostituisca a rcgolamenti separati di tutti gli scambi intercomunitari implica con evidenza, per i paesi europei, un notevole risparmio di riserve, c ciò costituisce il primo importante vantaggio derivante dalla istituzione di una stanza di compensazione. L'istituzione di una stanza di compeiisazionc in questo senso contribuirebbe ad accentuare il fatto che il commercio intracomunitario, che stante la divisione delllEuropa devc essere considerato ancora come comiiiercio internazionale, tende a configurarsi come commercio interregionale. Si tenga presente, a tal fine, che non dovrebbe risultare ditlìcile stabilire modalità di €unzionamento della stanza di compensazione Lali da escludere la coiivenienza per le imprese o per i privati a sottrarre alla competenza della stanza stessa le transazioni internazionali poste in essere. In effetti, tali operazioni di arbitraggio acquisirebbero rilevanza solamente se conseguenza dell'attività della stanza di compensazione europea fosse la segmentazione del mercato dei cambi in settori diversamente regolati e con differenti quotazioni delle monete. L'esistenza di una stanza di compensazione europea anche in altro modo si rivela uno strumento per diminuire l'importanza del dollaro come mezzo d i -pagamento negli scambi iniracomunitari. In effetti, i saldi di ogni paese nei confronti della stanza potranno essere, almeno in parte, o liquidati COMUNI D'EUROPA in monete europee, o finanziati con prestiti concessi al paese debitore. Questo secondo aspetto si ricollega alla misura e alle modi3lità con cui il meccanismo di compensazione sarà integrato dalla attivazione di linee di credito a favore dei paesi in deficit nei confronti della stanza. Per valutare questa possibilità, occorre tener presente che è prevedibile, nelle con- 23 dizioni che caratterizzano oggi i paesi membri della CEE, che alcuni paesi risulteranno costantemente creditori netti e altri debitori netti nei confronti della stanza. I n questa ipotesi, riconoscere ai paesi debitori la possibilità di saldare il proprio deficit in moneta nazionale equivale a garantire il finanziamento automatico da parte dei paesi in surplirs dei passivi nei conti intracomu. Solidarietà sovranazionale per il Friuli N~cnierose iiiiziatii~esoiio strite prese dagli organi .soi~ranrt;ioiiuli del CCE e dalle singole Sezioni 17azionttli, notiché d a Cornuni eri altri Eiiti lucali aderenti alla iiostra orgaizizzazioiie, in favore rlelle popolazioni del Friuli, d~rraineiite colpite dal s i s n ~ u ,sia sollecitand o l'intervento rlellc Istituzioiii ellropee, sia provvedentlo direttainei~te. Particolare valore assLtmono le sottoscrizioni e f f e t t u a t e d a centinaia rii coi?iuni francesi in risposta all'c~ppellolanciato dalla Sezione francese del CCE. Sigiiificari~lo l'aiuto geneyuso e i~ntiiediarodei c o m u n i legati iir geinellaggio alla città d i Udirle, Vienile (Francia), Esslingeii ain Neckor (Gertnaiiia federale), Sclziedam (Olanrla), Nectrh (Inghilterra), Norkopiiig ( S i ~ e z i a )e il rilevante coritriburo inviato dal Landkreis d i Marb~trg-Biedenkopf (nella foto sopra) al Coinune d i Villa Santina. A queste iniziatiile d i E n t i territoriali d i altri Paesi europei varino iirttctrcrlinente agyiililte le corlcrete espressioni d i solidarietà nirri~ifestatedalle Regioni, dalle Province e dai Comllni italiani. L'AICCE ha raccolto Ltna eloquente doclcnientazione tli queste testiinoniunze, europee e nazionali, d i generosa ed iminediata risposta all'crccorato appello delle popolazioni friulane colpite. La nostra Associazioiie si è anche fatta fii7 dai primi giorni portavoce, nei m o d i opportrini, dell'esigenztl che le Istitllzioni europee interi~enissero e f f i c a c e m e n t e , coii t u t t i gli strumenti a loro disposizione (il Feuga e il Fondo d i sviluppo regionale per la Comunità ellropea e il Fondo ,di rétablissement per il Consiglio d ' E ~ l r o p a ) :siamo lieti che anche sott o questo profilo la solidarietà europea abbia trovato u n a ulteriore confernia, contribuendo così a rendere p i ì ~efficaci sia le inzziative prese, spesso in condizioni drainmatiche, dagli ammiiii.srraror.i Coinuiiali, Proilinciali e Regionali del Friirli e dai loro collaboratori, sia la decisa azione, del Coiilmirsario straordinario on. Zainberletti, cla inolti ariizi m e m b r o degli organi dell'AICCE. COMUNI D'EUROPA 24 nitari degli altri paesi membri. Al contra- guardo dell'unione europea; un salto di quario, se il deficit nei confronti della stanza lità si avrà con l'affermazione di una politidi compensazioiie dovrà essere liquidato nel- ca monetaria europea svolta da una Banca la moneta del paese creditore, ciò equivar- centrale europea responsabile di fronte ad rà ad attribuire alla moneta del paese con un Parlamento e a un governo Federali. Questa possibilità di evoluzione è partila bilancia dei pagamenti intracomunitari colarmente rilevante nel contesto esistente, strutturalmente in s ~ ~ r p l u (prevedibilmens te la Germania) lo status di moneta di ri- in quanto la prospettiva dell'elezione euroserva e di pagamento intracomunitario, in pea nel 1978 rende possibile prevedere a breposizione di subordinazione rispetto al dol- vissimo termine la Formazione di un primo nucleo di potere democratico a livello eularo che rimarrebbe la principale moneta di riserva e di pagamento internazionale. ropeo destinato ad assumere una funzione A fronte di queste alternative, una terza costituente. Nello stesso senso dieve essere valutata soluzione è possibile e preferibile. La stanza di compensazione potrà disporre di ri- l'intluenza del prestito intracomunitario sulsorse proprie, con cui provvedere a fnan- le condizioni tipiche dei singoli mercati monetari e finanziari europei. Inizialmente la ziare con modalità definite eventuali delicit operazione si contigurerà in modo non diemergenti nci mercati f n a n ~ i a r idei paesi membri della CEE. Tali risorse proprie po- verso da un qualsiasi ]prestito privato, coltranno essere fnanziate con versamenti da locato per truriches nei vari mercati nazioparte dei paesi membri oppure con I'emis- nali previa autorizzazione delle rispettive sione di prestiti ellropei iiztru-coiii~l~itiilri. autorità di controllo. Questa soluzione presenta molteplici vanIn una prospettiva di lungo termine, quetaggi. sti prestiti potranno essere collocati forzoIn primo luogo, il prestito intracomuni- samentc presso gli istituti di emissione, cotario pub cssere ripartito fra i vari mer- sì come oggi sono collocati i titoli pubblici cati secondo percentuali variabili nel tem- emessi dal Tesoro di ogni Stato. Questa po, facendo aumentare la quota di spettan- prospettiva si realizzrrti quando inizierà ad za dei paesi con posizione attiva nei con- operare un sistema di Banche Federali che Fronti della stanza. Il collocamento dei t i - accentrerà il potere di battere moneta oggi I1 prossimo numero di Comuni dlEiiropa » sarà c:ompletamente dedicato agli atti della l a Conferenza generale dei Presidenti di Regioni o di enti ed istituzioni analoghe dei nove Paesi membri della Comunità europea, svoltasi a Parigi il 7-8 dicembre 1976 sul tema: L'avvenire della politica regionale della Comunità europea toli diverrebbe in tal modo uno strumento per determinare tlussi finanziari dai paesi in s ~ ~ r p l uverso s quelli in deficit, ricorrendo alla intermediazione e alla garanzia della stanza europea di compensazione; perche questo meccanismo possa funzionare nel modo più efticiente, va sottolineato che inizialmente può risultare necessario rendere le varie trunches del prestito non liberamente trasferibili fra i vari mercati nazionali, affinché i titoli non vengano acquisiti dai risparmiatori dei paesi in deficit a ciò motivati prevalentemente da preoccupazioni relative all'andamento del valore di cambio della moneta nazionale. Lo stesso effetto può essere conseguito manovrando il credito colicesso dalla stanza di compensazione. In secondo luogo, Ic modalità con cui i: ripartito il collocamento del prestito o sono concessi finanziamenti, hanno la possibilità di modificarsi parallelamente all'evoluzione politica e istituzionale del processo di integrazione europea. Inizialmente. è prevedibile che le operazioni poste in essere dalla stanza di compensazione europea e dalla Comunità europea saranno determinate da un accordo unanime delle autorità nazionali, sulla base di un compromesso. Il grado di autonomia degli organi europei nei confronti delle autorità nazionali potrà aumentare nel tempo, con l'avvicinarsi del tra- posseduto dalle autorità monetarie nazionali. I titoli pubblici europei acquisterebbero così importanza crescente fra le attività delle banche di einissione e permetterebbero di coprire il saldo dei conti fra i « distretti nazionali, così come oggi avviene negli Stati Uniti fra i distretti della Federa1 Rcscrve. In queste condizioni, realizzabili nel quadro dell'esistenza di un governo europeo, il prestito intracomunitario Farà coincidere le con,dizioni di funzionamento dei mercati nazionali dei capitali. Altrettanto vale infine per quanto si riferisce all'importanza della utilizzazione di una unità di conto europea. Nelle condizioni esistenti, una simile unità di conto è destinata ad essere unicamente una clausola volta a ridurre il rischio di cambio sopportato dai debitori e creditori nei confronti della stanza di compensazione; la determinazione delle caratteristiche di questa unità di conto, sarà fatalmente frutto di un compromesso fra i paesi che prevedono di risultare creditori e i paesi che prevedono una posizione debitoriai nei confronti della stanza di compensazione europea. Ma, nella prospettiva di una sempre maggiore stabilità dei tassi di cambio fra le monete europee, assicurata dai progressi compiuti verso l'Unione monetaria,, l'autorità preposta alla stanza di compensazione europea potrà iniziare operazioni in difesa delle parità )) febbraio 1977 monetarie Fra l'unità di conto e le singole valute nazionali. Accordi in atto prevedono che le autorità monetarie dei paesi europei intervengano sui mercati dei cambi utilizzando monete europee; questi interventi possono diventare compito delle autorità preposte alla stanza di compensazione, dapprima in collaborazione con le Banche centrali nazionali, in seguito con competenza esclusiva. La competenza esclusiva della stanza di compensazione per tali interventi e la possibilità di garaiitire rapporti determinati e immodifcabili Fra l'unità di conto e le monete europee equivalgono ad attribuire ad un'autorità monetaria europea il potere di emettere unità di conto liberamente convertibili in monete nazionali sulla base di un tasso di cambio definito e immodificabile; ciò coincide con la nascita di una inoneta europea. Il fatto è che una stanza di compensazione europea e i prestiti intracomunitari rappresentano obiettivi realizzabili già nelle condizioni oggi vigenti; al tempo stesso presentano l'importante caratteristica di poter subire un'evoluzione in parallelo con i progressi che saranno compiuti dal processo di integrazione europea verso la creazione di un'Unione europea. La stanza di compensazione europea e l'emissione di prestiti intracomunitari nella loro più completa espressione sono Funzioni proprie di una Banca centrale e di un Tesoro federale; ciò che coiitraddistinguc queste funzioni, è la possibilità che esse trovino fin da ora parziale realizzazione, nel quadro della convergenza delle ragion di Stato degli Stati europei garantita dalla prospettiva dell'elezione europea nella primavera del 1978. L'importanza di questi obiettivi deriva dal fatto che la loro realizzazione avrebbe un immenso significato politico e simbolico, contribuirebbe a rendere compatibili per tutti gli Stati europei la partecipazione alla fluttuazione congiunta delle monete e gli obiettivi della piena occupazione e dello sviluppo equilibrato, agevolerebbe la fondazione di un'unione monetaria europea. La rilevanza della Funzione svolta dalla stanza di compensazione europea e I'ammontare delle emissioni intracomunitarie avranno possibilità di aumentare, anche nel breve termine. Oggi esistono linee di credito fra i paesi europei; il primo problema è dunque rendere multilaterali gli accordi bilaterali esistenti, riferendoli ad un organismo europeo. In secondo luogo, la nascita di una stanza di compensazione europea renderà più accettabile per i paesi in surplus la concessione di prestiti ai paesi europei in deficit, in quanto questo onere sarà compensato da un sostanziale progresso lungo la strada dell'unione monetaria. Mentre nella situazione oggi vigente la concessione di prestiti intracomunitari è un onere che ha elevata probabilità di dover essere sopportato periodicamente dai paesi in surplus per difendere il grado di integrazione economica raggiunto in Europa - e che perciò vede questi paesi estremamente riluttanti ad assumere qualsiasi impegno - nella prospettiva della Fondazione dell'unione monetaria la concessione di prestiti intracomunitari risulta invece come un onere che deve essere sopportato dai paesi in s u r p l i ~ ssolamente nel periodo transitorio che ci separa dalla fondazione dell'unione monetaria europea. Nell'ambito delllUnione monetaria, gli febbraio 1977 Stati non potranno generare deticit illimitati in quanto avranno perso il potere di battere moneta; l'unico strumento a disposizione delle autorità pubbliche nazionali e locali per finanziare la propria spesa sarà quello fiscale. In questo quadro, solo coerenti politiche europee potranno detcrniinare trasferimenti linanziari europei di carattere pubblico. In terzo luogo, per valutare la possibilità di un incremento a breve termine della rilevanza dei prestiti intracomuntiari, è necessario tener presente che le linee di credito esistenti fra i paesi europei risultano di molto inferiori rispetto a quelle esistenti fra i paesi europei e gli Stati Uniti; ciò significa che non esistono ostacoli di natura economica all'ampliamento delle linee di crcdito fra ogni paese europeo e i partners della Comunità. A tal fine si tenga presente che i dollari detenuti come riserva dai paesi europei costituiscono un credito nei confronti degli Stati Uniti. Un piano a medio termine per I'Unione monetaria europea. Le relazioni con il resto del mondo La creazione di una stanza di conipeiisazionc europea e il collocamento di emission i intracomunitarie non risolvono i l problema delle relazioni monetarie della Comunità con il resto del mondo. Nella misura in cui poti-anno aversi casi di paesi i i i dclicit verso il resto del mondo e in .si~rplii.s verso la stanza di compensazione, diventa possibile che si manifestino tensioni e distorsioni anche gravi fra i paesi partecipanti all'accordo. Al lirie di ricercare una soluzione a qucsto problema, vanno iniiarizitutto presi i i i considerazione i progetti da tempo elaborati da esperti e autorità nazionali. In particolare riteniamo due proposte debbano essere sostenute, costituite rispettivamente dalla creazione di un f o i i d o e i i r o p e o tli ri.scri~e e dal lancio di p r e s t i t i e i t r o p e i sui mercati paralleli internazionali. La realizzazione di questi progetti costituisce un'unità organica con la costituzione di una stanza di compensazione europea e i l lancio dei prestiti intracomunitari; ciO risulterebbe vcriiicabile non solo in un momento iniziale, ma anche in futuro, in quanto tutti questi istituti tenderebbero a c\~olverecon eguale logica e in sinci-onia con la evoluzione più generale del processo di integrazione verso la Unione europea. Per- chiarire l'importanza di queste proposte, che sono già state ampiamente dibattute a livello scientifico e politico, sono sullicienti poche osservazioni. Per quanto riguarda il fondo europeo di riserve, inizialmente esso potrà accentrare solo una porzione limitata delle riserve nazionali e operare sulla base di regole decise all'unanimità dai paesi partecipanti all'accordo. E' chiaro che la realizzazione della Unione monetaria e I'Unione europea renderanno possibili l'attribuzione delle intere riserve nazionali al fondo europeo. In quel momento esisterà solamente il problema dell'equilibrio della bilancia dei pagamenti europea mentre i rapporti intereuropei saranno solamente problemi interregionali. A medio termine, risulta evidente la necessità di coordinare strettamente l'attività COMUNI D'EUROPA del Fondo europeo di riserve e della stanza di compensazione europea, nella misura in cui entrambi, se pure con modalità difFerenti, influenzarlo i tassi di cambio delle monete europee; questa coordinazione è destinata ad approsfondirsi, fino alla fusione delle due funzioni nel momento in cui opererà una Banca centrale europca. Per quanto riguarda i l collocamento di prestiti europei sui mercati paralleli inter. nazionali, inizialniente i l ricavato potrà essere ripartito fra i paesi delicitari in base a quote unanimeniente decise dai paesi menibri della CEE, olppure essere utilizzato per finan7iare l'attività del fondo europeo di riserve. Questa seconda alternativa risulta preferibilc nella prospettiva dell'evoluzionc Futura dell'imporitanza del fondo europeo di riserve stesso; da questo punto di vista la emissione di prestiti europei sui mercati internazionali costituisce la soluzione oggi possibile per attribuire una fonte relativamente autonoma di finanziamento al fondo europeo di riserve. E' evidente invece che nella prospettiva della realizzazione dell'Unione monetaria, i prestiti europei harebbero sostituiti dalle linee di credito aperte dalla Banca centrale europea con le Banche centrali dei principali Stati. I1 fatto è clie valgono a proposito dei prcstiti esterni europei a favore del fondo europeo di riserve osservazioni perfcttaniente coi-rispondenti a quelle già Coi-inulate a proposito dei prcstiti intracomunitari a favore della staii/a di compensazione europea. In una pi-ospcltiva a medio termine, va segnalata la possibilità che i prestiti europei collucriti sui mercati internazionali siano espressi, in p.artc o totalmente, in unitb di conto europee. Più in generale, va nuovamente sottolineato che la creazione di uii fondo europeo di riserve e il lancio di prestiti cxtra-europei sono proposte che rispondono alla s t a sa logica dei progetti di ci-eazione di una stanza di comperisazione europea e di emissione di prcstiti intracomunitari. Queste proposte sono accoinunate dal fatto di costituire obiettivi rscalistici e applicabili alla situazione concreta che cssi sono chiamati a fronteggiare. Essi non rappresentano modelli ideali da perseguire nel lungo periodo o un progetto anibizioso da applicarsi dopo che siano stati soddisfatti determinati prerequisiti. Al temlso stesso, essi si pongono nella prospettiva dell'C'nione monetaria, la cui nascita agevolano e di cui anticipano alcune caratteristiche. Ciò che più conta, questi istituti possono subire una continua evoluzione in parallelo con i progressi conipiuti verso l'Unione europea. Il fatto è che oggi è possibile attivare i servizi tipici di una Banca centrale europea che non richiedono, per prime forine di realizzazione pariciale, l'esistenza di un governo. Questa possibilità esiste grazie alle prospettive di avanzamento verso I'Unione monetaria e l'Unione europea aperte dalla decisione presa dal vertice di Roma del1'1-2 dicembre 1975 di eleggere a suffragio universale i l Parlamento europeo nella primavera del 1978. Sfruttai-e questa possibilità è necessario per agevolai-e la nascita delI'Unione monetaria e per rendere possibile a tutti i paesi europei di fronteggiare con maggiore eiIicacia i problemi economici e monetari nel periodo transitorio che ci separa dall'unione europea. La soluzione dei problemi monetari eu- ropei garantita dal piano a nicdio termine per I'Unione monetaria coinciderebbe con la soluzione degli aspetti contraddittorii della Huttuazione congiunta che hanno reso lin ora questa soluzione inaccettabile dai pacsi più deboli. La realizzazione del piano sopra formulato garantirebbe la nascita di un'area monetaria europea con un grado di autonomia nei confronti del rcsto del mondo destinato ad aumentare progressivamente, pcrnietterebbe per i paesi europei un iiotevolc risparmio di valuta pregiata c attiverebbe flussi linanziari intraeuropei dai paesi i n srtrpltls verso quelli in deficit. Questi Irasfcrimeiiti sono, nelle condizioni oggi vigenti, accettabili dai pacsi in .sitrplii.s nclla misura in cui garantiscono un decisivo passo in avanti verso I'Unione monetaria. In una prospettiva di più lungo periodo, tali trasferimenti farebbero parte di una coeren te politica europea; cssi non potrebbero essere l'effetto automatico di dclicit generati dalle politiche o dagli sprechi di alcuni pacsi, in quanto nel quadro dell'unione monetaria t prevedibile che i pacsi nicinbri dovranno fare aHidamenlo principalmente sullo strumento fiscale e noli sulla creazione di base monetaria per- linanziare la propria attività. La realizzazione del piano a inedio terniine per l'Unione monetaria inoltre por-rebbc immediatamente i l problema di una politica del pieno impiego a livello europeo, i n quanto porrebbe i n essere una capacità di spesa pubblica autonoiiia a livello europeo. L'importanza di questo progresso :ì pari a quella delllUnione inonetaria. I1 fatto è chc la politica del pieno impiego a livello europeo riacquistercbbe I'cllicacia perduta negli Stati nazionali europei, in quanto a livello europeo esiste coincidenza fra quadro di formazione della volontà pubblica e sistema economico, cioè fra Stato ed economia, mentre a livello nazionale le autorità pubbliche hanno perso i l potere di controllare l'economia, ormai di dimensioni continentali. NUOVE ADESIONI ALL'AICCE Con~unedi: ~ìl~iturlli Bitritto (BA) Teana (PZ) Ruvo di Puglia (BA) 3.465 987 23.384 Bagnolo del Salento (LE) 1.776 Valcnzano (BA) 7.806 Canosa di Puplia (RA) 30.720 Zollino (LE) 2.094 Castrignano dei Greci (LE) 3.467 Maschito (PZ) 2.630 Limena (PD) 5.028 Borgo Valsugana (TN) 4.813 Vigasio (VR) 4.853 S. Demctrio ne' Vestini (AQ) 1.473 Montalcino (SI) 6.297 Corropoli (TE) 3.861 Montemurro (PZ) 2.057 COMUNI D'EUROPA 26 febbraio 1977 si della Comunità. Ma la messa in comune delle riserve valutarie richiede inequivocabilmente - afferma il dottor Carli un governo monetario europeo, che non potrà per altro preoccuparsi solo dello stretto problema delle monete ma dovrà gestire un'area « finanziariamente ed economiLa clichiuruzioi~eaniericana della inconver- cettuto senza contropartite, airzi addiritturcl camente integrata », dotata di « meccanitihilità del clollaro f ~ i- coine ricorclano t ~ t t - coine Lln K regalo » dei partners ricchi ai posmi compensativi che adesso non ci sono D, ti - nell'agosto 1971. L'intera materia del veri, si è rii,elato invece -- inalgrado l'otti- cioè, in parole povere, dovrà attuare una Trattato i s t i t ~ l t i v o della Comunità econo- m i s m o d i Malcigodi e d i Relotti - elemento politica regionale che corra parallela alla inica eLiropeci ( m e r c a t o c o m u n e « istituzio- del qiludro ideologico-politico dell'Europa « a politica monetaria in senso stretto. In conci~ievelocità ». Nel clibnttito iiiterileniva aiiche clusione il Governatore della Banca d'Italia nale ») cloilei~a troilare so.stuizziale attirazioile in dociici aiiizi, coi1 Ltn riiiilio massiiiio d i tre Martini, segretcirio generctle aggiunto del- viene a escludere che si possa fare, o fare aniii (qiriiltlici atiiii iiz trltto: paragrafo 6 del- I'AICCE, sottoliileaiido le iiicoercibili s p i i ~ t e ragionevolmente, una politica monetaria col'articolo 8): il Trurtclto C entrato iii viqore inflazioi~iste(iiluiiitù, u i ~ c h eprovi~isoria,delle munitaria senza un governo economico delnel 1958. Nell'esrate 1972, iri d ~ t er i ~ i n i o n iri- sole niisure coirgiunturuli!) degli squilibri eco- la Comunità: e poiché non si può governaspettii>cii1iei1te ci Roiliu e a Frascuti, i Mini- i i o n ~ i c iterritoriali ( C Coinitiii d'Europa » ha ri- rc in comune l'economia senza mettere in stri degli Esteri e i Ministri delle Fiiianze preso poi il teina: cfr. V . Agostiiii K Il circo- comune i bilanci nazionali (il dottor Ossodella Coiiitriiitù prepururono il priino Verti- lo vizioso elcl sottosililiippo regionale: sqtri- la, collaboratore del Governatore, ci ha spiece d i Parigi ( o t t o b r e '72), prospettaildo una libri territoriali e i i ~ f l a z i o i ~D;e della Agostiili gato più volte che il coordinamento dei biK falsa » inonelu europea, clie f ~ i accolta alora va coiisiiltcito iiat~trnlinenteil libro « R e - lanci è cosa del tutto diversa, se non opyiianto trionfalisticaiiiei~tedalle cc foilti ~ i f f i - gioni europee e scaiiibio iileg~ialeD). posta, della loro gestione in comune), e ciali ,, italic~iie.Il paragrafo K g V clell'articoLa liiiea sirccessii~adell'AICCE è statci poi la messa in comune dei bilanci con le loro lo 3 elel T r a t t a t o - facciaino preseilte - coereritc coi7 gli ii~teri'entiid i Serafini e d i diverse voci, che vanno dagli aspetti fiscali pi.escriile tc~ssativciiilci~t e « l'applicazioi1e eli Martiiii iiel settembre 197;!, veiiencio coiifer- alle spese per la pubblica istruzione e per procedure che perniettano d i coordiilure le iiicltu agli Stati geiierali d i Vieniia (aprile la difesa, è la messa in comune della popolitiche econoniiclie degli Stati inenlbri e di '75) e al coiigresso d i Napoli (geiliiaio '76): litica t o ~ r tcourt dei divcrsi Stati, il Goverovviare agli squilibri nelle loro bilance dei ricortliat?io d i passaggio la dichiarazioiie del- natore della Banca d'Italia ci viene a dire pagamenti ». la s e ~ r e t e r i n politica (« F o i ~ d o europeo re- che o facciamo il salto di qualità verso Iii quei fraiigei~ti ( e precisuinei~te il 18 gionale: dono o debito? »), ~ t s c i t ain « C o t n ~ i - una Federazione politica europea o non setterilhre 1972) si svolse a R o m a i ~ i iiilcoi~tro ni d'Eiiropa del gennaio :1974. Meiitre iia iii avremo una politica monetaria comune (semdiscussioi~e la ho:.za d i r piatta/oi.;;ia eLiro- pre che qualche Stato suicida non voglia ira deleg(izio17i dei Coi~sigliitaliaiio e fralicese (le1 Moviilieiito E ~ t r o p e o ,presied~ite ri- pea » del CCE, ci seinbru ~ i t i l eriportare l'in- mettere a repentaglio la propria economia spettiilainei1te da Giitseppe Petrilli e Gastoii t e r v e i ~ t o(riinasto fiiloi-a inedito) eli Umberto e le proprie prospettive sociali pur di alliSerafini al Direttiiio del Co11siglio italiuiio del D e f f e r r c . Tciiii all'orcliize del gioriio: jili nearsi a una politica monetaria comune, che, aspetti esteriri tlell'iriiione ecoiioiiiica e iiio- Moilii~ientoeiiropeo elel 26 febbraio 1973, cie- non tenendo conto degli interessi generali, iietaria D, relalore Picrre Uri, e cc gli aspetti clicato c~i prohleini i~roiieturieuropei e pre- diverrà necessariamente la politica dei Paeii~teriiidell'iiiiioi1e ecorzoinica e iiioiietaria », sieditto da Petrilli. Esso ciiltra oltretutto a si più forti e dei gruppi privilegiati a scarelatore Petrilli. Ltr reltizioi~e Petrilli, pieiic~ ilal~itareerrori e caretize eli irarii governi ita- pito dei Paesi e dclle regioni più deboli e eli « aiiiniissioiii » (iilzi d i a ufferiiia:ioni » fe- liaiii iii teiiicl d i politica etrropea: errori e della generalità delle classi non protette). deruliste, fiiiivc~ per dare i 0 7 colpo al cerchio careilze eli citi ci portiaino appresso il peso. Va da sé che su queste conclusioni, che e i ~ i i oc~11a botte. Essa, iiifutti, u t t ~ c c a v a il D'altra parte noli si pirò dire che i partiti si ricavarlo dai fermi convincimenti tecniconfederalisriio. prospettava il pcis.saggio dal- politici italiaiii - q ~ i e l l i ,cioè pi-aticaiiieiite ci, espressi con la sua ben nota competenza tutti, clie h a i i i ~ ogià cipproilato alla Caniera dal Governatore della Banca d'Italia, si ril'iiiiioiie dojiuiialc allo premesse » della progrciniiiiazione eirropeci, chiedeira le elezioni gli Atti per le eleziorii europee - d i s c ~ ~ t a n o cava altresì che col governo europeo coeuropee, niu poi nio.xtrai~a 1111 iiotevole possi- coli iiiolto ii~rpcpno,spregi~rdicatezzc1e corag- mune, cioè col potere politico sovranaziobilisiiio di froiite all'eificacia del « Foiido eii- gio critche irztellettiiule d i q ~ i e s t iprobleii~i. nale, si dovrà realizzare in perfetta simul' ropeo d i Cooperazioiie Motietaria »: soprattaneità la democratizzazione di tutto il protirtto izoii c»llcgai;c~ In i~ecessità e la possicesso, a cominciare dalle elezioni a suffra17ilitÙ d i « riserve tiioi~etariec o i i i ~ i i ~europee i » gio universale e diretto del Parlamento EuIlna recentissima presa di posizionc dcl ropeo, a cui non potrà non essere responcori gli e f f e t t i oriiiai visibili del ilaiitaggio clie l'rii1ioiie dogaiicile e la politicci agricola dei Governatore della Banca d'Italia, attraver- sabile il governo della Comunità. Nel quadro precedente è necessario che prezzi ailei~ciiio colilerito cllle regioni ricche so una intervista rilasciata ad un settimanale, sui problemi della moneta europea ( e tuli~oltu~ » i ~ g e . s t i » i ~ a della t e ) Coiniii~ità.Nel la Comunità europea affronti coerentemente clibcittito si iiiciiiiie.stni~a li17 cl~icii~oe lietto fornisce la migliore giu:;tifcazione, tecni- quella parte della sua politica monetaria, cli.s.seii.so f ru il SCI?.Relot t i, sot tosegretario ul- camente di alto valore, delle perplessità, an- che riguarda i rapporti con gli Stati Uniti le fiiiciiize elel goverilo italiano, e il segreta- zi delle critiche che avevano suscitato in d'America. Sotto condizione che il negoziario gei~eraleelell'AICCE, Sercifini. Qiiest'ulti- merito le conclusioni del Vertice europeo to sia gestito d a reali rappresentanti di tiio chiedeilci ai colleghi tiitti, ina sopratl~rt- di Parigi dello scorso ottobre e il compor- tutta la Comunità, sottoposti a efficace controllo democratico, non si vede l'utilità, se t o al/'« esperto V Uri, a c k i bisogiiava credc- tamento del Governo italiano nell'àmbito re: al Ministro Malagodi clie, d i fronte al del Vertice e anche durante i mesi che lo non per ragioni di affannosa tattica ritardatrice, di respingere un negoziato globale, riFondo Moiietario E ~ i r o p e o ,aiirlaiia ufferiiiclii- hanno preceduto. I1 Governatore della Banca d'Italia, do- pctutamente « minacciato » dal Presidente d o che si erci fatto ~ i i ipasso deciso iJerso 1111c1 po aver illustrato le difficoltà e gli incon- degli Stati Ilniti, che coinvolga le questiof ~ i t u r unioiietu ertropeci ( e Sercifiiii ribudivcl venienti sia di conservare la parità f s s a ni della moneta, del commercio estero e sirbito clie l i i l passo i17 tal senso si pliò fare solo i i ~ e t t e i ~ d11!1ci o pcirte delle riseriw in co- tra le monete comunitarie nelle condizio- dei costi della difesa (anche se questi ultin ~ ~ r i i melitre e, si era solo procrclirto ad ope- ni attuali, sia della fluttuazione dd!c sin- mi sollevano un ulteriore, spinoso discorso razioi~iclie facilitcrssero il cori1inercio i i ~ f r l i - gole monete dei Paesi della Comunità, espri- politico, suscettibile di diverse impostaziocoiniiiiitario, i coizti dell'Unioi1e cioganule) o me un disegno, condiviso nella sua premes- ni e che gli europei non sanno - e del realla Gazette de Lausanne, clie iroiiizzuvu ( a sa anche dalle autorità monetarie tedesche, sto in ordine sparso non possono - affronsuo ai9viso giiistuii~eiite)SLLI pomposo trion- che parte da una fluttuazione in comune tare). E' evidente che codesto negoziato globafalisn~o (lei iiegoziutori d i Ronia e d i Fruscu- delle monete nazionali della Comunità. I1 ti. Belotti si riscntiiw acldiritt~irnnei rig~iardi Governatore arnmctte che il problema prin- le dovrà essere realmente globale. Esso dodellei Gazette de Lausanne ( c h e accusava d i cipale non è tanto quello dei cambi tissi vrà mettere in chiaro che l'Europa non può «coi~ser~utori~ n),~ r iiieiitre ~o appoggiava il all'interno della CEE a quanto quello dei sopportare in nessun caso i costi della rapporti di cambio col dollaro »: in questo politica estera e militare americana extra« grudlrcilismo ), inonetario e la strada del Fondo Mor~etcirio Europeo ( e sono d'accordo quadro sostiene che occorre anzitutto met- atlantica. Bisognerà altresì rivedere i mecche siri trii pcissv c~vcltiti>)): qiiest'~rltimo,cic- tere in comune le riserve valutarie dei Pae- canismi e le norme che regolano le socie- Dalla falsa alla autentica moneta europea . CC COMUNI D'EUROPA febbraio 1977 tà multinazionali con sede in Europa e prevalenza o anche soltanto presenza di capitale americano, tenendo fra l'altro presente che molte di queste nlultinazionali hanno il carattere non tanto di cosiddetti monopoli di prodotto quanto piuttosto di ammassi di imprese (o conglonierates) con scopi sociali diversi, « legate » come è stato scritto « a imprese madri da vincoli linanziari piuttosto che da interdipendenze produttive » (Paolo Leon, « Le imprese multina7ionali e la crisi finanziaria mondiale n): le multinazionali tendono a creare un insopportabile handicap, così come sono oggi organi~zatea favore dell'Amcrica (o di terzi incogniti e irresponsabili), per la finanza europea e per la bilancia commerciale della Comunità, per non parlare della difficoltà di indurle a seguire le indicazioni di una politica regionale nazionale o comunitaria, qualora quest'ultima fosse - come dovrà essere - cli'ettivamente realizzata. Ma dall'esperienza delle più recenti vicende inonetarie internazionali ed europee, dalla crisi d'avvio della politica monetaria decisa al Vertice e dalle citate considerazioni del Governatore della Banca d'Italia si possono ricavare nuove considerazioni duramente critiche sul Vertice europeo d'ottobre e sulla parte giuocata in esso dal Governo italiano, nonché sulle carenze del Governo italiano, per quanto lo riguarda, nella preparazione del Vertice di Parigi. Tutto ciò mi induce anche a richiamare le conclusioni critiche sul Vertice stesso scaturite da un dibattito della Direzione nazionale dell'AICCE del 13 dicembre 1972. Sembra intanto che il Fondo europeo di cooperazione monetaria, annunciato con accenti trionfalistici dai Ministri degli Esteri e delle Finanze comunitari, riuniti tra Roma e Frascati nel settembre '72, Fondo di cui è stata formalmente decisa la costi tuzione, per il prossimo 1" aprile (sperando che non si tratti di un pesce), dal Vertice di Parigi, sia ben modesta cosa permoneta della fino per mantenere quella unione doganale » che è la moneta delle parità fisse e delle unità di cambio, utile solo ai forti, ai privilegiati, ai tedeschi e all'agricoltura francese, ma che non ha nientc a che fare con un abbozzo di moneta economica » europea, la quale non può dirsi avviata finché non si abbia unione delle riserve e gestione comune dei principali settori economici. Si ricava altresì che, accettando un quadro che tendeva a escludere fluttuazioni separate, il Governo italiano ancora una volta ha preso con superficialità, anzi con scarso senso di responsabilità, impegni che si potcva prevedere non avrebbe saputo mantenere: là dove era suo diritto nel negoziato per i1 Vertice e del Vertice di rifiutare una Europa monetarista che precedesse cronologicamente unlEuropa economica in via di formazione. E' estrema ingenuità lasciarsi persuadere che il monetarismo in fatto di politica monetaria si può conciliare con I'economicisn~o, sol che lo preceda, richiedendo frattanto, come sempre, alcuni sacrifici prioritari da parte dei più deboli. E' estremamente grave che il Governo italiano non abbia chiesto - prendere o lasciare -- l'assoluta simultaneità di impegni monetari e di inizio di politica regionale comune. A questo proposito occorrerà aggiungere che per politica regionale si deve intendere, in prospettiva, una (( politica agricola delle strutture, una politica industriale, una politica tecnologica, una politica del settore terziario della Comunità gestite con riferimento territoriale, articolato in Regioni. I1 contentino di un Fondo per la politica regionale, ovviamente inadeguato per correggere le distorsioni di una integrazione economica comunitaria realizzata al di fuori di ogni piano comune, non corireggerà mai le distorsioni di una integrazioine abbandonata al laissezfaire: occorre duramente rifiutare l'esperienza di una Cassa del Mezzogiorno europeo dopo quella del Mezzogiorno d'Italia. Ma, sempre sulla linea delle osservazioni del Governatore della Banca d'Italia, si rimane poi perplesiji che in vista del Vertice i l Governo italiano abbia sottobanco (ma tutti lo sapevano) appoggiato il Segretariato politico proposto dalla Francia gollista, destinato ad esaiitorare quell'enlbrione di governo economico europeo, che si trova a Bruxelles e che dovrebbe includere quel governo monetario, assolutamente necessario con l'unione delle riserve, di cui parla la intervista rilasciata dal dottor Carli. In sostanza il nullis.rno del Governo italiano di fronte a un progresso istituzionale, abbastanza evidente in una analisi dei comportamenti dei diversi Governi al Vertice di Parigi, riflette anche una scarsa comprensione delle esigenze di una effettiva politica monetaria europea, che non sia la politica di un direttorio di potenze europee all'interno della Comunità, direttorio il quale vorrebbe emarginare l'Italia dal cuore del processo di initegrazione comiinitaria ed assimilarla ai Paesi associati e mediterranei, siano essi dt:mocratici, fascisti o nazional-socialisti. In questo contesto risulta estremamente grave l'atteggiamento alla Ponzio Pilato tenuto dagli italiani al Vertice di fronte alle richieste olandesi di porre una scadenza per le elezioni del Parlamento Europeo. Occorre dire di passaggio che la posizione italiana, prima durante e dopo il Vertice, è stata ed è resa particolarnlente difficile no11 tanto, come si dice, perché I'Italia è un Paese debole ma perché questo Governo italiano, come (sia ben chiaro) i Governi italiani precedenti a differente formula politica, ha fatto di tutto per rendere, a causa delle nostre continue inadempienze, il nostro Paese non credibile al cospetto degli altri Paesi della Comunità; e anche perché il caos della nostra amministrazione pubblica, a tutti i livelli, la scarsezza presso di noi di essenziali servizi sociali, le perduranti carenze del nostro assetto sociale rendono sempre più problematica la nostra integrazione col resto della Comunità: mia soprattutto (poiché al sottosviluppo si può sempre porre rimedio) perché la classe politica italiana più di ogni altra in Europa (salvo onorevoli eccezioni) ha dato e da l'impressione di curare anzitutto, se non solamente, i problemi nazionali visti in un quadro nazionale, giustapponendo, senza curare le interdipendenze, una vacua retorica europeista a un sostanziale provincialismo, ormai conosciuto e irriso in tutta la Comunità. Date le premessi?, non mi sono scandalizzato, come i soloni del direttorio europeo, quando nei giorni scorsi l'Italia ha unilateralmente deciso la fluttuazione della lira. Questa misura non è stata che la logica e necessaria conseguenza delle im- previdenze passate. L'unica cosa triste in tutta questa vicenda è che i Paesi più ricchi e privilegiati, i quali non sono disposti a rinunciare a codesti privilegi. con un accorto coordinamento dei loro aiTari con gli affari comunitari e con un comodo rispetto della legalità comunitaria finiscano per passare, o per sembrar di passare, dalla parte della ragione: là dove le ragioni delllEuropa vorrebbero una politica sovranazionale e democratica, nella moneta come in tutto il resto, che stabilisse in Europa un'effettiva giustizia territoriale, un superamento di tutte le questioni meridionali o assimilabili, nell'interesse di tutti e anche per mostrare quella credibilità, questa volta complessiva di tutti gli europei occidentali democratici, senza la quale non si può chiamare in causa le Superpotenze ed ergersi a paladini del terzo mondo e delle nazioni emergenti. C e t e r ~ ~ censeo m che si debba arrivare al più presto alle elezioni direttc, generalizzate del Parlamento Europeo, dando voce a quegli europei che giorno per giorno dovranno adoperare gli spiccioli della moneta europea, laboriosamente guadagnati; e che frattanto competa all'ltalia, seguendo un'iniziativa popolare e - perché no? unilateralmente, di premere con serietà ed eflicacia aftìnché a queste elezioni generalizzate si pervenga. Il resto è il consueto fumo dei famosi realisti della politica concreta: che come sempre è la più astratta ( p o c ~ rC U L I S ~ ) . COMUNI D'EUROPA Organo dell'A.1.C.C.E. ANNO XXV - N. 2 - FEBBRAIO 1977 Direttore resp.: UMBERTO SERAFINI Redattore capo: EDMONDO PAOLINI DIREZIONE, REDAZIONI: E AA~MLNISTRAZIONE Piazza di Trevi, 86 - Roma 6.784.556 6.795.712 Indir. telegrafico: Comuneuropa - Roma Abbonamento annuo L. 3.500 - Abbonamento annuo estero L. 4.000 - Abbonamento annuo per Enti L. 15.000 - Una copia L. 300 (arretrata L. 600) Abbonamento sostenitore L. 200.000 Abbonamento benemerito L. 400.000. I versanzeizti debbono essere effettuati sci1 C / C postale n. 1133749 intestato a: (1 Comuni d'Europa, periodico nrensile Piazza di Trevi, 86 - Roina » (specificuizdo la ca~rsale del versamento), OppLIre a mezzo assegno circolare - non trasferibile - intestato a K Comuni d'Europa n. Aut. Trib. Roma n. 4696 dell'll-6-1955 @ Associato all'USPI Unione Stampa Periodica Italiana litotipografia rugantino rorna - 1977 5IP Società Italiana per I~EsercizioTelefonico