IL VINO IN BASILICATA: DINAMICHE EVOLUTIVE DEL COMPARTO TRA QUALITà E MERCATO
Le attività delle Sedi Regionali dell’Istituto sono molteplici, dall’assistenza alle Regioni e agli
altri enti locali, in particolare per l’attuazione, il monitoraggio e la valutazione delle politiche
comunitarie (interventi strutturali, di mercato, sviluppo rurale, ecc.), per la produzione di fonti
informative originali sul funzionamento delle imprese agricole (RICA) e sulle dinamiche di importanti fenomeni che investono il settore primario: irrigazione, foreste, immigrati, mercato
fondiario, filiere agroalimentari, produzioni di qualità e biologiche, ecc. Ma una componente
di rilievo è rappresentata anche dalle attività di ricerca che le sedi regionali assicurano per la
realizzazione di indagini condotte dalla sede nazionale dell’Ente e dalle collaborazioni attivate
in partnership con il mondo della ricerca nazionale e internazionale.
La produzione tecnica e scientifica delle Sedi Regionali spazia dai rapporti finalizzati alle esigenze di supporto alle decisioni delle istituzioni locali ai quaderni divulgativi sul sistema della
conoscenza in agricoltura e sulla evoluzione e gli scenari di sviluppo agricolo e rurale. Le competenze e le esperienze accumulate in molte sedi consentono anche di sviluppare autonome
attività di studio e di ricerca mirate a fornire contributi metodologici e un avanzamento delle
conoscenze.
IL VINO IN BASILICATA:
collana PUBBLICAZIONI REGIONALI. Quaderni
DINAMICHE EVOLUTIVE DEL COMPARTO
TRA QUALITà E MERCATO
a cura di Filippo Corbo e Maria Assunta D’oronzio
2012
ISBN 978-88-8145-319-1
VOLUME NON IN VENDITA
INEA 2012
ISTITUTO NAZIONALE DI ECONOMIA AGRARIA
IL VINO IN BASILICATA:
DINAMICHE EVOLUTIVE DEL
COMPARTO TRA QUALITÀ E MERCATO
a cura di Filippo Corbo e M. Assunta D’Oronzio
INEA 2012
La cura del volume è di Filippo Corbo e M. Assunta D’Oronzio
Alla stesura dei capitoli hanno partecipato:
Introduzione: M. Assunta D'Oronzio
Capitolo 1: Mara Loperfido
Capitolo 2: Filippo Corbo (2.1-2.3 .1-2.4.1-2.4.3.1), Mara Loperfido (2.22.3.2), M. Assunta D'Oronzio (2.4.2), Carmela De Vivo
(2.4.3.2)
Capitolo 3: Domenica Ricciardi (3.1-3.2.2) Mara Loperfido (3.2.1-3.3)
Capitolo 4: Filippo Corbo
Allegato: Filippo Corbo e Mara Loperfido
Attività di segreteria: Anna Romaniello
Organizzazione editoriale: Francesco Lorenzo
Indice
PRESENTAZIONE ...................................................................................................5
INTRODUZIONE .....................................................................................................7
CAPITOLO 1
Il comparto vitivinicolo in Italia ...................................................11
CAPITOLO 2
Il comparto vitivinicolo in Basilicata ............................................23
2.1. Cenni storici ed evoluzione del comparto ....................................................23
2.2. Il comparto viticolo lucano ...........................................................................25
2.3. La vitivinicoltura di qualità ..........................................................................27
2.3.1. Le DOC, le DOCG e le IGT regionali ...................................................27
2.3.2. Caratteri strutturali e dinamiche della produzione.................................31
2.4. Le politiche per il comparto vitivinicolo ......................................................42
2.4.1 Le disposizioni dell’Organizzazione Comune di Mercato .....................42
2.4.2 Il comparto vino nelle politiche di sviluppo rurale .................................44
2.4.3 Azioni di valorizzazione e promozione ..................................................50
CAPITOLO 3 La filiera vitivinicola di qualità in Basilicata: un
approfondimento......................................................................................................53
3.1. La metodologia d’indagine ...........................................................................54
3.2. I principali risultati .......................................................................................56
3.2.1 Caratteri strutturali delle aziende campione e relativa produzione.........56
3.2.2 La commercializzazione dei vini di qualità lucani .................................68
3.3. Punti di forza e debolezza .............................................................................77
CAPITOLO 4
Spunti di riflessione per le politiche regionali del settore .............81
Allegato: QUESTIONARIO PER LE AZIENDE VITIVINICOLE DI
PRODUZIONE VINI DOC .....................................................................................85
Bibliografia ............................................................................................................101
3
PRESENTAZIONE
Lo stretto legame tra vino e territorio, la valorizzazione dei vitigni autoctoni,
il continuo progresso qualitativo, hanno permesso ai vini lucani a denominazione di
origine di conquistare pubblico e critica. Il vino, insieme ai prodotti tipici e
tradizionali della Basilicata, è parte integrante e distintiva del patrimonio culturale
complessivo della nostra terra e delle nostre genti. Esso racchiude sapori e profumi
caratteristici di una regione ricca di paesaggi collinari e vulcanici che, pur essendo
per tradizione vocata, solo nell’ultimo decennio ha intensificato e portato a
compimento il complesso e rigoroso iter burocratico per l’ottenimento delle
certificazioni DOC, DOCG e IGT.
Se, per molti versi, nell’Aglianico del Vulture si potrebbe riassumere la
Basilicata del vino, è anche vero che oggi la regione si arricchisce di nuove zone
produttive, orograficamente lontane da quei terreni vulcanici, dove si è portato a
compimento il transito verso una produzione di qualità, grazie soprattutto
all’impegno profuso dai produttori locali. Ricordiamo, infatti, che a dominare a
lungo sull’intero panorama vitivinicolo regionale è stato l’Aglianico del Vulture,
unica DOC lucana dal 1971 al 2003, anno in cui ottiene la certificazione a DOC
anche il Terre dell’Alta Val d’Agri. Segue il Matera nel 2005 e il Grottino di
Roccanova nel 2009. L’unica IGT lucana, che continua a contraddistinguere un
prodotto enologico di pregio, rimane l’IGT Basilicata. Posizionato ai massimi
livelli qualitativi è, invece, il recente riconoscimento a DOCG per l’Aglianico del
Vulture Superiore e Riserva, un traguardo prestigioso che sancisce una svolta di
mercato e che permetterà di veicolare ancora di più l’immagine della Basilicata
enogastronomica a quella turistica.
Il presente volume aggiunge un tassello importante all’insieme delle ricerche
e degli studi finora disponibili sul comparto vitivinicolo lucano poiché, attraverso
un’indagine diretta, realizzata con il coinvolgimento attivo delle aziende del
comparto, contribuisce a meglio comprendere e conoscere le strategie di crescita
degli operatori, le problematiche e le dinamiche in atto, nonché ad elaborare spunti
di riflessione per le politiche regionali di sviluppo.
Dr.ssa Rosa Mastrosimone
Assessore Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale, Economia Montana
5
INTRODUZIONE
In ambito enogastronomico uno dei migliori biglietti da visita per il nostro
Paese è rappresentato dal vino, per il quale aumentano le esportazioni e gli
apprezzamenti in tutto il mondo nonostante la crisi degli ultimi anni. La cultura e la
tradizione, il gusto e la qualità, espressi attraverso produzioni enologiche di pregio,
ne fanno un prodotto identificativo del marchio Italia anche nel complesso scenario
socio-economico attuale.
L’intensificazione del processo di globalizzazione, infatti, ha generato due
tendenze contrapposte: da un lato l’omogeneizzazione del gusto, come conseguenza
dell’integrazione crescente di capitali, merci, persone, informazioni e idee in un
mercato globale, dall’altro il localismo, ossia la ricerca di identità locali con una
maggiore attenzione alle tipicità in opposizione alla standardizzazione del prodotto.
La differenziazione della produzione a partire dalle specificità delle singole
zone geografiche di provenienza ha portato a puntare sul cosiddetto binomio
prodotto-territorio, il solo in grado di veicolare aspetti collaterali come la storia, le
tradizioni, i valori e la cultura produttiva di un determinato luogo. Si tratta di
prodotti di eccellenza che rispecchiano il territorio da cui provengono e ad esso
sono legati in maniera inscindibile; legame particolarmente evidente nel settore
enologico, dove l’unicità delle produzioni dipende necessariamente dalle
caratteristiche della terra, dalle condizioni ambientali e microclimatiche, dai
processi di lavorazione e trasformazione in cui nascono.
Il vino, infatti, è diventato in poco tempo il fiore all’occhiello di gran parte
delle produzioni tipiche delle regioni italiane ed è oggi una leva strategica per lo
sviluppo di strategie locali capaci di travalicare il campo di azione territoriale
entrando ed estendendosi verso una dimensione più ampia frutto di relazioni
sempre più articolate, secondo una visione glocale. In altre parole, il vino è capace
di cogliere le prospettive e le sfide del divenire dello spazio-territorio nell’ambito
delle diverse politiche e strumenti integrati a sostegno dello sviluppo; un elemento
socio-economico-culturale del proprio territorio che pensando a livello globale
agisce localmente.
In un momento come quello attuale in cui a livello nazionale le cantine e le
aziende producono vini buoni ed eccellenti, dove la “qualità” non è un elemento
discriminante ma è naturale e scontato che vi sia, risulta determinante per gli
operatori imparare a raccontarsi e a raccontare il proprio prodotto e la propria
7
azienda nella maniera più adeguata e consona alle esigenze e curiosità del
consumatore e al territorio di riferimento. Ciò appare altrettanto vero per la regione
Basilicata, dove la riconosciuta qualità dei vini lucani si accompagna alla varietà e
alla diversità di sapori e zone di produzione.
Tuttavia, in una realtà caratterizzata da piccole dimensioni aziendali, alti
costi di produzione, nuovi assetti organizzativi nei servizi della distribuzione e
della commercializzazione, la recente entrata nel mercato del vino di capitali
esterni rendono necessario individuare nuove strategie di vendita per fare massa
critica e contribuire a dare un svolta all’offerta. Occorre, dunque, fare sistema fra le
diverse leve e risorse presenti sul territorio per formulare un’offerta integrata
(vitivinicolo, turismo e ospitalità, cultura, ambiente, ecc.) in grado di soddisfare le
esigenze dei clienti/fruitori.
Nuovi scenari si presentano per il settore che ha la possibilità di etichettare
come bio anche il vino delle annate precedenti, purché se ne possa dimostrare la
conformità alle norme europee. In aprile 2012, infatti, è stata approvata la nuova
norma sulla vinificazione bio in base alla quale anche al vino si applicherà
integralmente la normativa comunitaria sulla produzione biologica, che va dal
vigneto alla bottiglia. Da qui la possibilità di implementare un altro segmento che
affianca una qualità regionale nota al consumatore ma che richiede, come delineato
nel presente lavoro, un intervento pubblico diverso e integrato.
L’obiettivo principale del presente lavoro è l’individuazione delle
potenzialità di sviluppo e dei fattori di criticità che caratterizzano il settore
vitivinicolo regionale in considerazione della crescente fetta di mercato destinata ai
vini di qualità. La tendenza a qualificare i vigneti, infatti, è evidente in tutte le
regioni italiane: ormai si è passati dalla produzione IGT – identificabile come vini
da tavola, anche se in tale segmento è possibile rinvenire contestualmente bottiglie
molto semplici e, in alcuni casi, molto importanti – alla DOC e DOCG, entrambe
soggette a regole molto restrittive e ad un severo controllo – sia degustativo e sia
chimico – prima dell’immissione al consumo.
L’analisi e l’elaborazione dei dati ufficiali disponibili, a livello nazionale e
regionale, descritti nei Capitoli 1 e 2, presentano il settore e la sua evoluzione
strutturale, tecnologica e imprenditoriale e, al fine di cogliere le dinamiche interne
e tutta la complessità di uno dei comparti a maggiore vitalità della filiera
agroalimentare lucana, è stata avviata un’indagine conoscitiva, condotta
congiuntamente con il Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale, Economia
Montana della Regione Basilicata, che ha permesso di delineare le caratteristiche
8
delle aziende vitivinicole ed il loro contesto operativo, le strategie di sviluppo
messe in campo, nonché le criticità e le opportunità riscontrate (Capitolo 3).
Nonostante le evidenti disparità presenti sul territorio regionale, le necessità
degli operatori vitivinicoli lucani riguardano numerose istanze che presentano tratti
comuni, le quali sono state trattate come Spunti di riflessione per le politiche
regionali del settore nel Capitolo 4.
Il percorso intrapreso dagli operatori lucani è differenziato e richiede
interventi specifici a seconda del territorio di riferimento. Un’azione integrata e
coordinata è necessaria e strategica per raccordare le diverse esigenze del settore
con il mercato globale e per contribuire allo sviluppo del territorio in campo
agroalimentare, culturale e turistico.
9
CAPITOLO 1
Il comparto vitivinicolo in Italia
Il settore vitivinicolo rappresenta uno degli ambiti di eccellenza
dell’agroalimentare italiano ed è, senza dubbio, un asset molto importante
dell’economia nazionale. L’Italia, infatti, figura tra i più grandi produttori mondiali
al punto che il suo vino viene spesso definito come uno dei principali ambasciatori
del Made in Italy.
La rilevanza di tale comparto, però, non si limita esclusivamente al profilo
economico. In numerose aree del nostro Paese il vino è strettamente legato al
territorio nel quale viene prodotto e diventa espressione del complesso di valori
sociali, culturali, ambientali e paesaggistici ad esso associati. Ecco perché la
promozione del vino viene spesso a coincidere con quella del territorio da cui esso
proviene.
Un comparto dunque molto vitale, la cui vivacità è dimostrata dalla sua
stessa capacità di ampliare la presenza sui mercati internazionali, nonostante le
recenti e continue modifiche negli stili di consumo e la sempre più accentuata
concorrenza da parte dei nuovi paesi produttori. Secondo gli ultimi dati disponibili,
infatti, le esportazioni sono aumentate del 15% nel primo bimestre del 20111.
È puntando sull’incremento della quota di vino di qualità prodotta che
l’Italia è riuscita a mantenere una buona performance competitiva sui mercati.
Nello specifico, si è saputa ritagliare una propria posizione di preminenza nel
commercio internazionale, assumendo una posizione di rilievo sia nei segmenti in
cui il fattore della qualità e del riconoscimento geografico è importante, sia nelle
categorie in cui invece la competizione si gioca prevalentemente sul prezzo.
Sulla base dei risultati dell’ultima vendemmia 2010/2011, la Coldiretti ha
reso noto come l’Italia abbia sorpassato addirittura la Francia nella produzione di
vino diventando, di conseguenza, il principale produttore al mondo2.
1
Cfr. “Vino, l'Italia sorpassa la Francia. E’ il primo produttore al mondo”, in www.larepubblica.it, 11 giugno
2011.
2
Dati sulla produzione in ettolitri di vino presentati dalla Commissione Europea per i paesi dell’UE. Il risultato è
il frutto di una sostanziale stabilità della produzione in Italia e di un calo della stessa in Francia. Cfr. “Vino,
l'Italia sorpassa la Francia. E’ il primo produttore al mondo”, cit.
11
La produzione nazionale di vino di qualità DOC/DOCG rappresenta il 35%
della produzione totale, a cui si affianca il 31% della produzione IGT ed il 34%
della produzione di vini da tavola3.
Ciò si traduce in ben 521 denominazioni che contraddistinguono la
produzione di vino certificato, tra le quali numericamente più rappresentative sono
le DOC (330, di cui 9 interregionali), che rappresentano quasi i 2/3 del totale delle
denominazioni, seguite dalle IGT (118, di cui 4 interregionali) e dalle DOCG (73,
di cui una interregionale)4.
Una descrizione più esaustiva del comparto vitivinicolo italiano nelle diverse
macro-aggregazioni territoriali necessita, però, dell’osservazione di altri importanti
parametri a livello regionale:
1. la numerosità e la tipologia dei riconoscimenti;
2. l’estensione delle superfici e le caratteristiche delle aziende produttrici di
vino;
3. il volume delle produzioni.
Sotto il profilo della distribuzione geografica permane una forte
concentrazione delle denominazioni di pregio nel nord e nel centro Italia, mentre
fanno un po’ più fatica a trovare una loro collocazione nel Mezzogiorno.
In particolare, è il Piemonte a vantare il primato in assoluto per numero di
DOCG e DOC, rispettivamente 16 e 42, seguito dal Veneto (14 DOCG, 28 DOC);
nel Centro emerge chiaramente la Toscana, con il riconoscimento di 11 DOCG e
39 DOC, seguita dal Lazio; infine, nel Mezzogiorno si distinguono la Campania,
per le 4 DOCG riconosciute, e la Puglia, sia per le DOCG (4) che per numero di
DOC (28)5.
Il peso delle DOCG e delle DOC è maggiore, dunque, nelle regioni centrosettentrionali; vi è invece una maggiore incidenza delle IGT al Sud e nelle Isole,
poiché in queste aree si concentra oltre il 70% della superficie nazionale destinata
potenzialmente a tale tipologia produttiva. Infatti, dal punto di vista della
ripartizione territoriale delle superfici vitivinicole, oltre la metà delle aree destinate
alla produzione di vini di qualità si concentra nel nord dell’Italia (59%), solo un
quarto al centro (24%) e la restante parte si divide marginalmente tra il sud
dell’Italia (12%) e le isole, che ne racchiudono un esiguo 5%.
3
Dati ISTAT 2010 (percentuale calcolata sulla produzione in ettolitri).
Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali (dato aggiornato al 31 Dicembre 2011).
5
Ibidem.
4
12
Grafico 1.1 - Ripartizione geografica delle superfici vitivinicole per
tipologia produttiva (%) – Anno 2007
Fonte: Elaborazione INEA su dati Istat
I dati a disposizione evidenziano inoltre un trend generalizzato, riguardante gran
parte delle regioni italiane, che vede un incremento degli ettari dedicati alla
produzione di vini DOC/DOCG6 e una riduzione progressiva delle superfici
destinate alla coltivazione di uva per vini da tavola o IGT7.
6
7
Un decremento si registra unicamente per le regioni di Liguria, Lazio, Puglia e Basilicata.
L’eccezione è costituita esclusivamente da Trentino Alto Adige, Puglia, Molise, Sicilia e Sardegna.
13
Grafico 1.2 - Evoluzione delle superfici vitate (ettari) per regione e per
tipologia di produzione
Fonte: Elaborazione INEA su dati Istat
Stesso discorso riguarda le aziende vitivinicole italiane: anche se in totale
sono diminuite, risulta in tendenziale aumento la quota di quelle che danno luogo a
tipologie enologiche di qualità e in contrazione il numero delle aziende che si
occupa della restante produzione8.
Anche alla luce di queste ultime considerazioni si conferma il primato di
Piemonte e Veneto. Dal 2000 al 2007, infatti, in tali regioni, alla netta diminuzione
delle superfici e delle aziende destinate alla produzione di vini da tavola o IGT
segue un cospicuo aumento delle superfici destinate alle produzioni certificate, pari
al 20% in più per il Piemonte e al 46% in più per il Veneto, regione in cui aumenta
del 13% anche la quota di aziende viticole presenti9.
8
Le aziende aumentando in particolare per Lombardia, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Emilia
Romagna, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Sicilia e Sardegna, e diminuiscono invece per
Valle D’Aosta, Liguria, Toscana, Puglia, Calabria e Basilicata. Fonte: Dati Istat Anno 2000 – 2007.
9
Per il Piemonte, invece, si è registrato un leggero calo nel numero di aziende produttrici pari all’11% negli anni
considerati, senza pregiudicarne però il primato nazionale come regione produttrice di vini di qualità in termini
di certificazioni ottenute, di superficie investita e di aziende dedicate a tale produzione.
14
Infine, sono gli stessi volumi delle produzioni di vino certificato
DOC/DOCG a confermare l’esistenza di una certa distanza quantitativa e
qualitativa nella nostra penisola: il 60% dei volumi prodotti si concentra, infatti,
nell’area settentrionale del Paese, mentre il Mezzogiorno riesce a primeggiare
esclusivamente – con una concentrazione del 65% delle produzioni – per le quote
di vino da tavola.
Grafico 1.3 - Ripartizione geografica della produzione di vino (ettolitri) per
tipologia di produzione – Anno 2007
Fonte: Elaborazione INEA su dati Istat
In particolare, ad alcune regioni del Nord come Piemonte e Trentino Alto
Adige, dove il volume della produzione DOC/DOCG rappresenta oltre l’80% della
produzione totale di vino, si contrappongono altre realtà meridionali, dove la
produzione di vini a Denominazione di Origine è alquanto modesta da avvicinarsi a
stento al 15% nel caso di Basilicata, Campania e Puglia, o al 4% nel caso della
Sicilia.
15
Tabella 1.1 - Produzione di vino per tipologia di produzione e per regione –
Anno 2007
Produzione vino (hl)
REGIONI
DOC/DOCG
IGT
Da tavola
Totale
Piemonte
Valle d'Aosta
Lombardia
Trentino A.A.
Veneto
Friuli V.G.
Liguria
Emilia Romagna
2.276.353
11.500
670.701
1.019.845
2.329.132
669.450
45.078
1.480.163
0
0
181.578
179.730
4.541.373
203.881
7.957
2.300.051
447.593
6.000
246.785
21.820
808.550
156.159
36.019
1.976.967
2.723.946
17.500
1.099.064
1.221.395
7.679.055
1.029.490
89.054
5.757.181
NORD
8.502.222
7.414.570
3.699.893
19.616.685
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
1.749.601
307.090
272.580
888.984
711.084
399.637
362.615
323.870
357.891
291.683
121.470
605.219
2.818.576
998.410
756.665
1.818.073
CENTRO
3.218.255
1.797.206
1.376.263
6.391.724
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
769.150
187.595
235.045
827.925
29.359
84.454
153.015
239.947
130.330
0
256.206
1.058.798
24.007
28.292
1.147.173
177.775
1.246.985
131.665
1.161.104
3.499.152
167.874
293.361
2.641.120
444.514
2.146.465
319.260
1.652.355
5.385.875
221.240
406.107
3.941.308
862.236
MEZZOGIORNO
ITALIA
2.526.490
2.822.581
9.585.775
14.934.846
14.246.967
12.034.357
14.661.931
40.943.255
Fonte: Elaborazione INEA su dati Istat
È anche vero, però, che il Mezzogiorno a differenza del passato sta
puntando, tra le altre cose, in misura crescente sul vino per una valorizzazione del
territorio. È probabile che a questo percorso corrisponda nel tempo un aumento
della quota di produzione di vino di qualità sul totale in maniera analoga, seppur
con le dovute differenze, a quanto è avvenuto nella parte settentrionale del Paese.
Al di là delle differenze territoriali, possiamo affermare in generale che il
comparto vitivinicolo italiano, dal 2000 al 2007, abbia vissuto un certo sviluppo.
16
A dimostrarlo non solo l’elevato numero di vini certificati, ma anche
l’accrescimento della superficie nazionale interessata dalla coltivazione di uva da
vino e, nello specifico, di quella destinata alla produzione di vini di qualità. Questa,
pari a quasi 712.500 ettari in totale, ha registrato un aumento del 5% dal 2000 al
2007, anche se nel corso degli ultimi venti anni si è assistito ad un progressivo
impoverimento del patrimonio viticolo nazionale10. Di tale superficie, il 41% è
destinato alle produzioni DOC e DOCG, in aumento del 26% rispetto al 2000,
mentre il restante 59% è dedicato alla produzione di vini IGT e vini da tavola.
Grafico 1.4 - Evoluzione delle superfici vitivinicole in Italia per tipologia di
produzione
Fonte: Elaborazione INEA su dati Istat
10
Il progressivo impoverimento del patrimonio viticolo nazionale è stato accelerato dalle estirpazioni con
premio – disciplinate dalla nuova OCM Vino (Organizzazione Comune di Mercato) – che rappresentano una delle
prime cause della riduzione di superficie dal 2008 ad oggi (fonte: ISMEA, REF 2011 – Report Economico
Finanziario, vol. 3, IPSOA, 2011). I dati dell'ultimo censimento ISTAT del 2010 lo confermano. 17
Alla crescita delle superfici non corrisponde, però, un altrettanto aumento
nel numero di aziende vitivinicole, confermando una tendenza generalizzata che ha
riguardato il complesso delle aziende agricole. Dal 2000 al 2007, infatti, si è
registrato in Italia un calo del 38% delle aziende produttrici di uva da vino,
diventate 496.744. Di queste, le uniche a registrare un aumento relativo del 12%
sono state le aziende dedite alla produzione di vini DOC/DOCG, raggiungendo
quota 25% sul totale, mentre il restante 75% rimane dedito alla produzione di vini
da tavola o IGT.
Grafico 1.5 - Evoluzione del numero delle aziende italiane produttrici di uva
da vino per tipologia produttiva
Fonte: Elaborazione INEA su dati Istat
Il fatto che nella cospicua riduzione del numero di aziende si registri, in
contrapposizione, un aumento della quota interessata dalla produzione di vini
certificati conferma la tendenza tutta italiana a puntare sulla qualità delle proprie
produzioni, più che sulle quantità commercializzate a basso costo, al fine di
collocarle il più positivamente possibile sui mercati nazionali e internazionali.
18 Continua a persistere, inoltre, più o meno in linea con gli anni precedenti
considerati, la frammentazione delle realtà produttive in questo comparto,
incidendo fortemente sui costi di produzione dell’uva da vino e sulla manutenzione
degli stessi impianti. Un fattore negativo, questo, che ne rende più difficoltoso lo
sfruttamento economico anche dal punto di vista dell’offerta occupazionale. A
renderlo evidente è la distribuzione della superficie coltivata per numero di
aziende, come mostrano i seguenti grafici.
Fonte: Elaborazione INEA su dati Istat
19
Tabella 1.2 - Aziende di produzione di uva da vino per tipologia produttiva e
per classi di SAU - Anni 2000/2007
Classi di
SAU
Aziende – Anno 2007
Aziende – Anno 2000
Totale uva
da vino
Per vini
DOC/DOCG
Per altri
vini
Totale uva
da vino
Per vini
DOC/DOCG
Per altri
vini
116.885
23.737
93.148
291.077
25.340
265.737
1-2
94.825
19.596
75.229
154.077
17.687
136.390
2- 5
128.983
30.011
98.972
182.762
28.699
154.063
5 - 10
78.010
23.880
54.130
92.009
17.781
74.228
10 - 20
44.633
13.631
31.002
49.578
10.604
38.974
20 - 50
23.968
7.550
16.418
25.952
6.115
19.837
50 - 100
6.811
2.644
4.167
5.940
1.601
4.339
>100
2.629
1.060
1.569
2.704
981
1.723
496.744
122.109
374.635
804.099
108.808
695.291
<1 ha
Totale
Fonte: Elaborazione INEA su dati Istat
Sul totale, il peso maggiore è difatti costituito da aziende con una superficie
vinicola decisamente ridotta: ben il 42,6% non va oltre i 2 ettari di terreno
coltivabile11.
Nell’insieme di tali dati, tuttavia, si riescono a intravedere segnali di
cambiamento dal momento che, anche se contenuto, è evidente l’aumento del
numero di aziende produttrici di uva per vini DOC/DOCG all’interno delle classi di
SAU più elevate, confermando come alla riduzione del numero complessivo delle
aziende spesso si associa il fenomeno dell’aumento delle dimensioni aziendali.
Infine, un dato di segno negativo che ha accomunato tutto il territorio
italiano riguarda il trend produttivo 2004-2007 delle varie tipologie di vini che,
fortunatamente, non ha intaccato in maniera significativa il primato nazionale che
ha reso e continua a rendere l’Italia uno dei paesi a più alta vocazione vitivinicola
al mondo.
11
Il 26% delle aziende detiene una superficie compresa tra i 2 e i 5 ettari, il 23,5% inferiore ad 1 ettaro, il 19% da
1 a 2 ettari, il 16% dai 5 ai 10 ettari, il 14% dai 10 ai 50, e poco più dell’1% delle aziende detiene una superficie
compresa tra i 50 e i 100 ettari, fino ad arrivare allo 0,5% delle aziende con una superficie superiore ai 100
ettari.
20 Tabella 1.3 – Variazione (%) della produzione di vino per tipologia e
ripartizione geografica12
Produzione Vino - variazione % 2007/2004
DOC/DOCG
IGT
Da tavola
Totale
Nord
-11,5
-14,1
-16,2
-13,4
Centro
-14,2
-2,7
-41,0
-19,4
Mezzogiorno
-23,1
-16,5
-29,5
-26,3
ITALIA
-14,4
-13,1
-27,9
-19,5
Fonte: Elaborazione INEA su dati Istat
Il comparto ha vissuto, in questi ultimi anni, una fase particolare,
caratterizzata da un lato dal calo dei quantitativi di produzione e dall’altro da una
crescita in termini di qualità e di valore grazie agli investimenti realizzati. Lo
stesso, infatti, ha visto migliorare la propria qualità per via dei numerosi servizi
apportati in vigna e in cantina che hanno contribuito a mantenere alta la produzione
nazionale; le imprese, almeno quelle più avanzate imprenditorialmente, hanno
investito in innovazione, cultura e servizi, consapevoli del loro contributo positivo
alla produzione.
Allo stesso modo, i consumi evidenziano una situazione di discontinuità: se
in Italia quelli di vino continuano a calare, a livello mondiale, dopo una leggera
pausa legata alla congiuntura economica sfavorevole degli ultimi anni, gli stessi
risultano in espansione. Il vino sta conquistando spazi anche laddove è assente una
cultura legata a questo prodotto. Infatti, gli scambi commerciali internazionali
registrano una ripresa sia dei volumi che dei valori nel 2010 dopo due anni in cui
avevano subito una battuta d’arresto. In particolare, nella fase di crisi economica
sono risultati in aumento gli scambi di vini sfusi, risultando più conveniente
imbottigliare nel Paese di destinazione piuttosto che in quello di origine 13.
I primi mesi del 2011 sembrerebbero dare un ulteriore decisivo impulso agli
scambi internazionali. E anche in questo caso molto merito di questo risultato si
può attribuire allo sfuso, richiesto da buona parte d’Europa, mentre in proporzione
la performance registrata dall’imbottigliato, seppur buona, sembra accontentarsi di
un aumento di pochi punti percentuali sia a volumi che a valori14. Va precisato che
La variazione percentuale è calcolata sulla produzione in ettolitri. Cfr. “E’ definitivamente l’anno dei record”, in Il Corriere Vinicolo, n. 49/50, anno 84, dicembre 2011. 14
Ibidem. 12
13
21
sull’imbottigliato fermo15 sono gli IGT a crescere più velocemente dei vini a
denominazione dal punto di vista dei prezzi medi, mentre nel segmento sfuso sono
i vini da tavola che continuano a registrare richieste esorbitanti, provenienti in
particolare dall’Est europeo, che generano consistenti incrementi di volumi
esportati e di valori.
15
In Italia è’ definito “fermo” il vino strutturato, corposo ovvero senza anidride carbonica presente, invece, in
quelli frizzanti.
22 CAPITOLO 2
Il comparto vitivinicolo in Basilicata
Al pari dell’attuale rilevanza socioeconomica assunta dal comparto
vitivinicolo per l’Italia, allo stesso modo la viticoltura riveste in Basilicata una
notevole importanza sul piano economico, ambientale, sociale e culturale. Il
settore, seppure quantitativamente contenuto, rappresenta un elemento trainante nei
confronti delle altre produzioni agricole, grazie anche al crescente riconoscimento
riscosso a livello nazionale e internazionale.
Effettivamente, se il vino Made in Italy ha potuto mantenere negli anni le
sue posizioni sui mercati internazionali, ciò è dipeso non soltanto dalle
performance produttive delle regioni del Nord e del Centro, storicamente vocate,
ma anche da un incremento sia della qualità e sia delle quantità prodotte nel
Mezzogiorno, Basilicata compresa.
2.1. Cenni storici ed evoluzione del comparto
Le prime tracce della coltivazione della vite in Basilicata risalgono al 12001300 a.C., quando i primi popoli italici, gli Enotri e i Lucani, abitavano l’Italia
meridionale, chiamata dagli storici Enotria per la bontà del vino che vi si
produceva.
Tra l’VIII e VII sec. a.C. allorché i Greci iniziarono la colonizzazione
dell’Italia meridionale dando origine a nuove comunità che mantennero uno stretto
legame, soprattutto commerciale, con la madrepatria, la Basilicata divenne un
importante nodo per le vie di comunicazione e per il trasporto delle merci.
I Greci furono portatori di nuove conoscenze e si deve ad essi l’introduzione
di varietà sconosciute e di notevoli trasformazioni nella coltura della vite.
Risalgono a questo periodo le Tavole di Heraclea, un documento epigrafico
che permette di ricostruire con esattezza le caratteristiche del paesaggio agrario
nelle terre di pertinenza del tempio di Atena a Eraclea (Policoro); in altri termini il
documento rappresenta la prima mappa catastale che riporta fedelmente la
disposizione dei campi coltivati a vite.
23
Gli scritti di Plinio, Strabone, Virgilio, Marziale testimoniano la presenza di
una viticoltura evoluta e presente in zona fin dal VII secolo a.C.; il vino prodotto
nel nord-est della Basilicata, l’Aglianico del Vulture, concorreva in maniera
prevalente alla costituzione del Falerno, vino celebrato dai poeti dell’antichità
classica come Orazio, nato proprio a Venosa, città lucana del Vulture. L’intero
territorio regionale è disseminato di testimonianze e reperti di quell’epoca che
documentano la presenza della vite e l’eccellente qualità dei vini ottenuti.
Le prime notizie dettagliate sulla produzione di vino in Basilicata e ordinate
secondo criteri scientifici si devono alla “Statistica del Regno di Napoli”, disposta
da Gioacchino Murat nel 1811.
Nel corso della Prima Mostra Enologica Lucana che si tenne a Potenza nel
1887, Michele Lacava presentò uno studio sulle varietà coltivate in regione e
contava ben 149 vitigni tra “bianchi e neri”.
La viticoltura moderna ha trovato poi la massima espressione nella
produzione dell’Aglianico, vino che l’ha posta all’attenzione del mondo enologico
nazionale e internazionale.
Si ricorda che all’esposizione universale di Milano del 1906 parteciparono
anche dieci campioni di vini del Vulture, che furono apprezzati in quanto “ vini di
corpo, fragranti, fini”.
Con la pubblicazione a Parigi tra il 1901 e il 1910 del trattato di
ampelografia (Ampélographie), curato da Pierre Viala e Victor Vermorel, in
collaborazione con un’équipe internazionale di 70 ampelografi, l’Aglianico entra
nell’olimpo dei vitigni più conosciuti a livello internazionale.
Negli anni trenta la legge sui vini tipici italiani viene utilizzata da alcuni
intermediari per impiantare cantine e imbottigliare il vino. Sorsero così cantine e
aziende che per lungo tempo hanno costituito l’asse portante della moderna
vitivinicoltura.
Lo sviluppo del settore negli anni è stato legato alla crescita di queste realtà
produttive che hanno portato all’attenzione del mondo enologico aree da sempre
vocate alla produzione del vino ma mai sufficientemente valorizzate.
La viticoltura lucana ha dimostrato, quindi, di avere radici antichissime che
ne fanno ancora oggi un’attività molto diffusa in Basilicata. La dedizione
millenaria per questa coltura, tramandata di generazione in generazione, però, non
poteva bastare da sola a realizzare il decollo del settore enologico lucano,
anch’esso pressato dalle attuali esigenze del mercato di qualità. Stiamo parlando,
24 infatti, di una forma di viticoltura dai caratteri ancora tradizionali, a lungo
caratterizzata dalla presenza di vigneti di età elevata, non adeguati alle emergenti
necessità di riduzione dei costi di produzione e, di conseguenza, non in grado di
garantire ai propri prodotti un prezzo competitivo sul mercato e al tempo stesso
remunerativo per il viticoltore.
Nel corso del tempo, infatti, sono intervenuti diversi fattori di cambiamento
che hanno portato a una maggiore competitività del comparto vitivinicolo
regionale. Innanzitutto, negli ultimi trent’anni, la superficie investita a vigneto
della regione Basilicata ha subito una forte contrazione, legata sia all'abbandono
spontaneo delle campagne che agli effetti delle politiche comunitarie che ne hanno
favorito l'esodo.
La riduzione della superficie coltivata a uva da vino è stata necessaria per la
successiva evoluzione del comparto lucano, in quanto le aziende rimaste nel settore
hanno progressivamente specializzato le loro produzioni affinando i metodi di
coltivazione e introducendo innovazioni di processo e di prodotto. Alla riduzione
delle superfici investite a vigneto si sono poi accompagnate profonde modifiche
strutturali nella gestione e organizzazione delle aziende: le produzioni familiari
sono state riconvertite con una logica imprenditoriale, le varietà di minor pregio
abbandonate a favore di una maggiore specializzazione varietale, i vecchi vigneti
sostituiti con impianti più moderni e rispondenti alle norme di una viticoltura
all'avanguardia.
Un contributo a tale evoluzione è stato dato soprattutto dall’adozione di
politiche regionali, nazionali e comunitarie16.
2.2. Il comparto viticolo lucano
In base ai dati 2010 dello Schedario Viticolo, le superfici vitate in Basilicata
ammontano a 4.021 ettari, 2.879 in provincia di Potenza e 1.142 in provincia di
Matera17. Negli ultimi anni, in particolare dal 2007 al 2010, si è verificata una
16
La Regione Basilicata, al fine di migliorare e valorizzare il proprio patrimonio vitivinicolo, ha adottato nel
2001 il “Piano Operativo di ristrutturazione e riconversione dei vigneti per la Produzione di uve da vino” con
l’obiettivo di adeguare la produzione alla domanda del mercato attraverso il finanziamento di interventi di
rinnovamento degli impianti. I cambiamenti più radicali hanno riguardato la scelta dei vitigni, in quanto i
produttori hanno puntato alla valorizzazione e al recupero delle varietà autoctone che garantivano vini di pregio
e tipicità. Tra gli obiettivi principali di tale piano di ristrutturazione e riconversione vi era, infatti, l’aumento della
percentuale di superfici iscritte a DOC.
17
Schedario Viticolo – dati 2010 (SIAN – Sistema Informativo Agricolo Nazionale).
25
riduzione di tale superficie, legata essenzialmente all’attuazione del regime di
estirpazione con premio previsto dall’OCM Vino (Organizzazione Comune di
Mercato). Tra le altre norme questa riforma prevede, infatti, espianti definitivi di
vigneti fuori mercato, nonché l’abbandono degli stessi da parte di aziende residuali,
allo scopo di contenere il surplus produttivo.
Le aziende che presentano superficie vitata sono in totale 4.974, localizzate
in prevalenza nella provincia del capoluogo di regione (per il 74%), in virtù della
maggiore concentrazione di superfici18.
Grafico 2.1 - Aziende viticole e superfici vitate per provincia – Anno 2010
Fonte: Elaborazione INEA su dati Schedario Viticolo 2010
La dimensione media regionale della superficie vitata per azienda
(potenziale viticolo) è piuttosto limitata, pari solo a 0.81 Ha.
La maggior parte delle aziende dedita alla coltivazione di uva per vini IGT o
da tavola è situata in aree perlopiù montuose e collinari, come è evidenziato dai
dati per la provincia di Potenza; ciò si inverte per la produzione di uva
18
Schedario Viticolo – dati 2010 (SIAN – Sistema Informativo Agricolo Nazionale).
26
DOC/DOCG, dove la quasi totalità delle superfici (99%) e delle aziende si colloca
in collina. Più omogeneo si presenta il dato per la provincia di Matera, dove in
generale le superfici vitate si concentrano maggiormente nelle zone collinari e
pianeggianti (98%) e solo una piccola percentuale in montagna (2%). Anche in
questo caso la distribuzione delle aziende segue proporzionalmente la ripartizione
delle superfici per morfologia del territorio19.
2.3. La vitivinicoltura di qualità
2.3.1. Le DOC, le DOCG e le IGT regionali
Com’è noto, la Denominazione di Origine Controllata viene utilizzata per
designare un vino di qualità legato esclusivamente alla zona d’origine, le cui
caratteristiche sono connesse all'ambiente naturale ed ai fattori umani e rispettano
uno specifico disciplinare di produzione approvato con decreto ministeriale.
I vini a DOC, prima di essere messi in commercio, devono essere sottoposti,
in fase di produzione, a una preliminare analisi chimico-fisica e a un esame
organolettico che certifichi il rispetto dei requisiti previsti dal disciplinare. La
DOC, oltre che attestato alla qualità del prodotto, rappresenta un elemento di
riconoscibilità sul mercato e di garanzia per il consumatore.
19
Il 46% delle aziende agricole materane che produce vino DOC/DOCG si trova in collina, il 40% in pianura e
il 14% in montagna; per la produzione di altri vini il 73% delle aziende è dislocato in collina, il 23% in pianura
ed il 7% in montagna. Fonte: Dati Istat - Anno 2000.
27
Figura 2.1 - Le denominazioni di origine regionali
Fonte: Regione Basilicata - Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale, Economia Montana
L’Aglianico del Vulture è stata la prima DOC regionale; il riconoscimento
con Decreto del Presidente della Repubblica è del 18 febbraio 1971. Il disciplinare
di produzione è stato modificato nel 2010 con l’introduzione di alcune novità
relative alle tecniche di coltivazione e alle modalità di imbottigliamento e
confezionamento. Nello stesso anno è stata ottenuta la Denominazione di Origine
Controllata e Garantita, DOCG, per le due tipologie Superiore e Riserva
dell’Aglianico del Vulture. La DOCG rappresenta il riconoscimento di maggior
28
prestigio, previsto dalla normativa italiana, concesso solo a quei vini che si
collocano al vertice della piramide della qualità.
L’assegnazione dei riconoscimenti al comparto vitivinicolo lucano si è
intensificata nell’ultimo decennio, tanto che ad oggi la produzione regionale consta
complessivamente di quattro vini DOC, una DOCG e un’IGT.
Di seguito vengono illustrate brevemente le loro principali caratteristiche.
L'Aglianico del Vulture DOC è prodotto in due tipologie, base e spumante,
da uve Aglianico del Vulture, provenienti da vigneti situati nei 15 comuni dell’area
del Vulture in provincia di Potenza. La produzione dei vigneti non deve superare le
10 tonnellate per ettaro, con una resa massima delle uve in vino non superiore al
70%. L’immissione al consumo dell’annata è possibile solo a partire dal 1
settembre dell’anno successivo a quello di produzione delle uve; il vino deve avere
un titolo alcolometrico volumico totale minimo di 12.50%. Colore rosso rubino e
odore tipico con pronunciati sentori di frutti rossi costituiscono le principali
caratteristiche organolettiche.
La menzione DOCG è riservata al vino prodotto con uve Aglianico del
Vulture provenienti dalla stessa area della DOC, ma da vigneti che abbiano una
produzione massima di 8 tonnellate per ettaro. La resa massima di uva in vino è del
65% per cui da un ettaro di vigneto non potranno essere prodotti più di 52 Hl di
vino. Questo vino può essere immesso al consumo solo dopo il 1° novembre del
terzo anno successivo a quello di produzione delle uve, a seguito di un periodo di
invecchiamento, di 12 mesi in botte e almeno 12 in bottiglia. La Riserva richiede 5
anni di invecchiamento di cui almeno 24 in botte. Al consumo deve avere un titolo
alcolometrico totale minimo di 13.50 %. Colore rosso rubino tendente al granato e
sapore tipico con lieve sentore di legno in relazione alla conservazione nelle botti
sono le caratteristiche del vino DOCG.
Il vino Terre dell’Alta Val d’Agri DOC è prodotto nell’Alta Val d’Agri, in
provincia di Potenza, nei vigneti situati fino alla quota di 800 m.s.l.m. nei comuni
di Viggiano, Moliterno e Grumento Nova. Le tipologie produttive sono tre: Rosso e
Rosso Riserva (Merlot minimo 50%, Cabernet S. minimo 30%), Rosato (Merlot
minimo 50%, Cabernet S. minimo 20%). La gradazione alcolica volumica minima
per l’immissione in commercio è di 11,50 % per il Rosato, 12,00 % per il Rosso e
12,50 % per il Rosso Riserva. Il colore rosso rubino tendente al granato, l’odore
fruttato, sono le principali caratteristiche dei vini della Val d’Agri. L’immissione in
commercio è possibile dopo un anno dalla produzione delle uve per il rosso e 24
mesi per la tipologia Riserva.
29
Nella provincia di Matera, dalle dolci colline delle aree interne fino al
litorale jonico, si realizza la DOC Matera in undici tipologie produttive: Rosso
(Sangiovese 60 % e Primitivo 30%), Rosato (Primitivo minimo 90%), Primitivo e
Primitivo passito (Primitivo minimo 90%), Moro e Moro Riserva (Cabernet s.
60%, Primitivo 30%, Merlot 10%), Bianco e Bianco Passito (Malvasia bianca di
Basilicata 85%), Greco (Greco bianco min. 85%), Spumante (Malvasia bianca di
Basilicata 85%), Spumante rosé (Primitivo minimo 90%). Questi vini riproducono
tutta la ricchezza del patrimonio ampelografico regionale che si esprime in
quest’area nelle forme più alte; le rese non superano le 10 tonnellate per ettaro e la
gradazione alcolica varia dall’11% del Matera Bianco al 13% del Matera Primitivo.
Particolarmente interessanti gli Spumanti prodotti con metodo classico da vitigni
tipici della Basilicata.
Il DOC Grottino di Roccanova è la denominazione più recente e prende il
nome dalle tipiche grotte in cui il vino viene posto a invecchiare. La zona di
produzione è compresa tra i comuni di Roccanova, Sant’Arcangelo e Castronuovo
di Sant’Andrea, tutti in provincia di Potenza; i vitigni utilizzati, Sangiovese e
Malvasia bianca e nera di Basilicata, sono quelli tradizionalmente coltivati
nell’area. Sono previste quattro tipologie: Rosso, Rosso Riserva, Rosato e Bianco
ottenute con tecniche produttive rispettose delle tradizioni enologiche e del
patrimonio culturale e paesaggistico dell’area. Le rese per ettaro sono molto basse,
non superano le 8 tonnellate, e la gradazione alcolica varia dagli 11° del Bianco ai
13° del Rosso Riserva.
I vini IGT Basilicata sono ottenuti dalle uve prodotte sull’intero territorio
regionale seguendo un disciplinare produttivo specifico. Le tipologie produttive
base sono: Rosso (anche novello, passito e frizzante), Bianco (anche passito e
frizzante), Rosato (anche frizzante). La gradazione alcolica volumica minima per
l’immissione in commercio è di 10,5% per i Bianchi, 11% per i Rosati e i Rossi.
30 2.3.2. Caratteri strutturali e dinamiche della produzione
Nel 2010 la superficie viticola iscritta all’Albo dei Vigneti DOC è pari a
1.283,66 ettari, dislocati nelle seguenti aree:

93,0% nell’area del Vulture;

4,5% nel territorio materano;

1,5% nell’Alta Val d’Agri;

1,0% nel territorio di Roccanova.
Tale superficie, potenzialmente produttrice di vini a denominazione di
origine controllata, corrisponde al 32% del totale della superficie vitata regionale;
solo 692,19 ettari di vite sono, però, effettivamente interessati da denuncia di
produzione, praticamente poco più della metà di quelli iscritti nei rispettivi albi
vigneti DOC.
Nel corso degli ultimi anni è cresciuto il numero delle aziende vitivinicole
presenti sul mercato con una propria etichetta. Il Repertorio Vini 201020 ha censito
88 aziende per un numero complessivo di 378 etichette per vini DOC, IGT, vini da
tavola, spumanti, vini liquorosi e grappe; la stessa produzione imbottigliata ha
registrato un consistente incremento tra il 2003 e il 2007, attestandosi a circa
6.651.000 bottiglie nel 2010.
Una crescita produttiva sicuramente correlata agli ultimi riconoscimenti
relativi alle nuove DOC (Terre dell’Alta Val d’Agri, Matera, Grottino di
Roccanova), avvenuti proprio nell’intervallo di tempo che va dal 2003 al 200921.
20
ALSIA, Repertorio Vini della Basilicata 2010, Potenza, Marzo 2010,
L’anno 2009 ha registrato un relativo lieve aumento rispetto al 2007; la produzione cala, invece, a partire dalle
vendemmie 2010 e 2011, in parte a causa di un andamento meteorologico sfavorevole.
21
31
Fonte: Elaborazione INEA su dati Repertorio Vini della Basilicata anni 2003, 2007, 2010
Ovviamente, anche la distribuzione territoriale delle aziende vitivinicole per
area di produzione DOC conferma nuovamente l’area del Vulture come territorio
privilegiato per gli insediamenti produttivi: 60 sono attualmente le aziende che
producono Aglianico del Vulture, il 68% di quelle lucane che commercializzano
con proprio marchio, con un’offerta di 139 etichette e una produzione annua pari a
3.717.200 bottiglie.
Meno dinamiche si presentano, invece, le realtà produttive dell’Alta Val
d’Agri e di Roccanova, ove i recenti riconoscimenti a DOC non hanno inciso
significativamente sul numero delle aziende anche e soprattutto per l’estensione
limitata del territorio di produzione.
Nell’area dell’Alta Val d’Agri si contano, infatti, 5 aziende che
commercializzano con un proprio marchio e aderiscono al Consorzio di Tutela, per
un totale di 6 etichette e 94.000 bottiglie l’anno. Va precisato, però, che di queste
soltanto due possiedono la filiera completa (produzione, trasformazione,
imbottigliamento e commercializzazione), mentre le altre, pur essendo iscritte
all’Albo Vigneti del “Terre dell’Alta Val d’Agri” DOC, non rivendicano la
produzione a Denominazione di Origine Controllata, e eseguono la fase di
imbottigliamento presso terzi e commercializzano con un proprio marchio.
32 Nella zona di Roccanova 3 sono le aziende presenti sul mercato, alle quali
corrispondono 13 etichette DOC e una produzione di 140.500 bottiglie22.
Rispetto alle zone di produzione appena considerate, la provincia di Matera
si colloca a un livello intermedio. La stessa presenta realtà imprenditoriali molto
recenti. Solo negli ultimi anni, infatti, si è registrato un incremento delle aziende
vitivinicole: aziende da sempre impegnate nella sola produzione delle uve hanno
iniziato un’attività di vinificazione in seguito al riconoscimento della DOC nel
2005, a testimonianza che è tuttora in corso un processo di riconversione varietale
che adeguerà i vigneti alla base ampelografica prevista dal disciplinare di
produzione.
Nell’area le aziende che risultano presenti sul mercato con marchio DOC
sono 6, per un totale di 13 etichette e 83.600 bottiglie l’anno.
Grafico 2.4 - Numero aziende ed etichette per area di produzione
DOC
Fonte: Elaborazione INEA su dati Repertorio Vini della Basilicata 2010
22
Quattro sono però le aziende iscritte all’Albo Vigneti che effettuano denuncia di produzione. Il Grottino di
Roccanova ha trasformato la sua certificazione da Indicazione Geografica Territoriale a Denominazione di
Origine Controllata nel 2009, quindi le prime bottiglie di bianchi e di rosati con il marchio DOC sono state
immesse sul mercato a maggio 2010, i rossi, invece, sono stati immessi sul mercato non prima di ottobre 2010.
33
Il resto della produzione enologica lucana si suddivide tra l’unica IGT –
denominata “IGT Basilicata” – e i cosiddetti vini da tavola e spumanti con marchi
aziendali.
Nel primo caso parliamo di 63 aziende, molte delle quali produttrici anche di
DOC, che commercializzano 167 etichette e producono 2.279.800 bottiglie annue.
Nel secondo caso – vini da tavola e spumanti – le aziende attive sono 17,
produttrici a loro volta di DOC e IGT, 40 sono le etichette commercializzate e
335.800 le bottiglie prodotte all’anno.
Uniformando l’insieme di dati, minuziosamente rilevati e classificati, si
ottiene una conoscenza un po’ più globale sull’attuale sviluppo raggiunto dal
comparto vitivinicolo regionale.
La produzione di vini di qualità si attesta a un buon livello considerando che
il 61% delle bottiglie di vino con etichetta prodotte in Basilicata riguardano la
produzione DOC e il 34% la produzione IGT, mentre solo il 5% è dedicata a
marchi aziendali con vini da tavola e spumanti.
Per quanto concerne, poi, le etichette presenti sul mercato notiamo come
esse si dividano quasi equamente tra i vini DOC (45%) e i vini IGT (44%), mentre
il restante 11% rappresenta marchi aziendali riferiti a vini da tavola e spumanti.
Fonte: Elaborazione INEA su dati Repertorio Vini della Basilicata 2010
Infine, i dati relativi alle dimensioni produttive aziendali evidenziano volumi
di produzione alquanto segmentati per la maggior parte delle aziende vitivinicole
lucane. Il 63% circa delle aziende imbottigliatrici produce, infatti, meno di 50.000
34 bottiglie annue, il 18% ha volumi produttivi compresi tra 50.000 e 100.000
bottiglie, il 10% tra 100.000 e 200.000, e solo il 9% supera le 200.000 bottiglie
annue.
Grafico 2.7 - Aziende imbottigliatrici (%) per volumi di produzione
Fonte: Elaborazione INEA su dati Repertorio Vini della Basilicata 2010
L’insieme di questi dati ci ha permesso di “scattare una fotografia” del
comparto vitivinicolo della regione Basilicata. In genere, però, guardare
esclusivamente agli ultimi dati disponibili non permette di comprendere le
dinamiche di lungo periodo.
Ed è per tale motivo che le informazioni finora fornite si arricchiscono di
una componente/serie storica che permette di tracciare un trend decennale, arco
temporale ritenuto sufficiente a fare luce sull’andamento complessivo del
fenomeno.
Innanzitutto, prendendo come riferimento quanto registrato dall’Albo dei
vigneti DOC regionale, emerge chiaramente come il periodo che va dal 2000 al
35
2010 abbia vissuto due fasi opposte: la prima – dal 2000 al 2005 – ha visto una
costante crescita del settore e delle produzioni; la seconda – dal 2006 al 2010 – ha
registrato una fase di ridimensionamento generale, caratterizzato, però, dalle
differenti esperienze delle quattro DOC lucane.
Tabella 2.1 - Dati Albo Vini DOC – Variazioni percentuali dal 2000 al 2010
Variazione
Variazione
2000 - 2005
2006 - 2010
Iscrizioni
46,0%
20,2%
Superfici Iscritte (ha)
90,5%
17,7%
Denunce di Produzione
50,0%
-30,3%
Superfici Interessate dalle Denunce
100,0%
0,2%
Produzioni Qualificate DOC Uva (q)
100,0%
-12,7%
Produzioni Qualificate DOC Vino (hl)
100,0%
-17,2%
Albo Vini DOC Regione Basilicata
Fonte: Elaborazione INEA su dati Albo Vigneti DOC (CCIAA Potenza e Matera)
Dal 2000 al 2005 aumenta il numero delle DOC lucane con il
riconoscimento nel 2003 del “Terre dell’Alta Val D’Agri” e nel 2005 del “Matera”,
affiancando così l’“Aglianico del Vulture” già a Denominazione di Origine
Controllata dal 1971. Ciò ha portato ad un incremento delle strutture produttive che
sembra riflettersi sul forte aumento delle aziende (+46%) e delle superfici
(+90,5%) iscritte all’Albo dei vigneti DOC.
In realtà, tali sviluppi non possono essere esclusivamente legati
all’introduzione dei due nuovi riconoscimenti, ma su di essi ha molto inciso anche
il consolidamento della DOC già esistente – l’“Aglianico del Vulture” – che da
tempo costituisce il principale traino del comparto regionale.
Gli aumenti, come indicato dalla tabella, hanno interessato anche le denunce
di produzione, le superfici interessate dalle denunce e le produzioni qualificate
DOC, aumentate queste ultime del 100%.
Nella seconda metà del decennio, invece, tale trend positivo è riscontrabile
solo in riferimento alle iscrizioni all’Albo Vigneti DOC (+20,2%) e alle relative
superfici (+17,7%), ma risulta negativo in relazione alle denunce di produzione (36 30,3%) e alle relative produzioni qualificate come DOC, sia di uva (-12,7%) che di
vino (-17,2%).
Grafico 2.8 - Evoluzione iscrizioni all’Albo Vigneti DOC e relativa superficie
Fonte: Elaborazione INEA su dati Albo Vigneti DOC (CCIAA Potenza e Matera)
Grafico 2.9 - Evoluzione denunce di produzione qualificata DOC e relativa
superficie
Fonte: Elaborazione INEA su dati Albo Vigneti DOC (CCIAA Potenza e Matera)
37
Dal 2006 al 2010 accade paradossalmente che mentre aumentano le
produzioni delle neo-riconosciute – come il “Grottino di Roccanova”, promosso a
DOC nel 2009 – diminuiscono quelle delle DOC più anziane, “Terre dell’Alta Val
d’Agri” (-24,2%) e “Aglianico del Vulture” (-21,2%).
Tabella 2.2 - Analisi della produzione dell’Aglianico del Vulture DOC
Anno
2005
2006
2007
2008
2009
2010
Iscrizioni Albo Vigneti (n.)
457
467
486
539
Superfici Iscritte Albo
Vigneti (ha)
1.006
1.058
1.150
1.201
Situazione Produttiva Vendemmie Annuali
541
545
1.184
1195
223
151
145
708
800
613
Situazione Albo Vigneti
Denunce di Produzione (n.)
Superficie vitata interessata
dalla denuncia (ha)
267
233
244
727
683
697
Produzioni Qualificate DOC
Uva (q)
43.215
39.298
31.829
35.969
34.823
30.960
Vino (hl)
30.250
27.509
22.280
25.178
24.376
21.672
Fonte: Organismo di Certificazione
Come si evince dalla tabella, il picco produttivo per l’Aglianico del Vulture
si è raggiunto nel 2005 e il calo degli ultimi anni è legato non solo agli andamenti
stagionali, ma anche a una difficoltà di mercato. Nonostante ciò, il trend di lungo
periodo mostra come in questi anni la Denominazione abbia rappresentato un
elemento di stimolo per la nascita di nuove aziende.
Se, infatti, consideriamo la performance produttiva negli ultimi 20 anni
dell’Aglianico del Vulture si nota un buon trend di crescita. Nel 1989 le superfici
iscritte nell’Albo dei vigneti della CCIAA di Potenza raggiungevano i 1.230 ettari,
con una produzione dichiarata di 5.217 ettolitri; nel 2010 invece, a fronte di una
superficie iscritta pari 1.195 ettari, la produzione a DOC è ulteriormente cresciuta,
raggiungendo i 21.672 ettolitri.
La convenienza economica alla commercializzazione del vino, a seguito di
un consistente incremento del prezzo di vendita registrato tra il 1995 e 2005, ha
determinato un mutamento profondo nella struttura produttiva delle aziende
vitivinicole del Vulture: dalla produzione di uve alla produzione di vini. Le vecchie
38 aziende hanno intrapreso l’attività di trasformazione presentandosi sul mercato con
vini che si collocano in una fascia commerciale medio alta.
In maniera molto più contenuta, lo stesso fenomeno si è registrato nelle altre
aree regionali. La DOC Matera nei primi tre anni ha mostrato incrementi
significativi che hanno riguardato tutte le tipologie. Il Matera Primitivo si
conferma quale vino caratterizzato da maggiore riconoscibilità sul mercato e quindi
maggiormente rappresentativo per l’intera denominazione.
Inoltre, in tutta la provincia è in atto un’azione di riconversione varietale
che, presumibilmente, consentirà nei prossimi anni di adeguare superfici crescenti
alle basi ampelografiche richieste dai disciplinari di produzione della DOC.
Tabella 2.3 - Analisi della produzione del Matera DOC
Anno
2005
2006
2007
2008
2009
2010
10
13
15
9,7
18,74
18,74
51,33
Situazione Produttiva Vendemmie Annuali
53,88
58,24
n.d.
6
12
n.d.
29,92
56,21
Situazione Albo Vigneti
Iscrizioni Albo Vigneti
(n.)
Superfici Iscritte (ha)
1
Denunce di produzione
(n.)
Superficie vitata
interessata dalla denuncia
(ha)
n.d.
4
n.d.
4
n.d.
n.d.
n.d.
n.d.
Produzioni qualificate DOC
Uva (q)
n.d.
n.d.
775,5
1.115,20
1.328,20
2.922,30
Vino (hl)
n.d.
n.d.
597,89
273
378,4
661,5
Fonte: Organismo di Certificazione
La DOC Terre dell’Alta Val d’Agri mostra numeri ancora troppo esigui
che potrebbero non essere significativi, tuttavia osserviamo, a fronte di un
incremento delle superfici iscritte nell’albo dei vigneti, una flessione nelle
produzioni rivendicate a DOC, segnale di una possibile difficoltà nella
commercializzazione di tale prodotto.
39
Tabella 2.4 - Analisi della produzione del Terre dell’Alta Val d’agri DOC
Anno
2005
2006
2007
2008
2009
2010
4
4
5
13,02
13,02
14,5
14,5
Situazione Produttiva Vendemmie Annuali
14,5
19,59
Situazione Albo Vigneti
Iscrizioni Albo Vigneti (n.)
Superfici Iscritte (ha)
Denunce di produzione (n.)
Superficie vitata interessata
dalla denuncia (ha)
3
1
3
1
4
2
1
1
2
12,26
7,56
8,8
Produzioni qualificate DOC
9,34
9,34
13,23
Uva (q)
580
675
1.010
830
480
511
Vino (hl)
406
472,5
707
581
336
357,7
Fonte: Organismo di Certificazione
Infine, il Grottino di Roccanova rappresenta, in ordine di tempo, l’ultima
DOC regionale riconosciuta nel 2009, le cui superfici come le produzioni sono
destinate a crescere. Osserviamo, infatti, una realtà imprenditoriale abbastanza
vivace per un territorio interno della Basilicata: solo nel comune di Roccanova
hanno sede, infatti, tre aziende vitivinicole.
40 Tabella 2.5 - Analisi della produzione del Grottino di Roccanova DOC
Anno
2009
2010
Situazione Albo Vigneti
Iscrizioni Albo Vigneti (n.)
Superfici Iscritte (ha)
4
10,83
Situazione Produttiva Vendemmie Annuali
Denunce di produzione (n.)
Superficie vitata interessata dalla
denuncia (ha)
4
10,83
8
7
10,83
Produzioni qualificate DOC
9,75
623
674
433,6
471
Uva (q)
Vino (hl)
Fonte: Organismo di Certificazione
Anche il mercato lucano sembra aver raggiunto probabilmente il suo punto
di saturazione e, al pari di quanto accaduto per il comparto nazionale, si registra un
calo dei consumi e delle vendite di vino, in particolare per quanto riguarda
l’imbottigliato fermo. A ciò si aggiunge un andamento meteorologico sfavorevole
delle vendemmie 2010 e 2011 che ha acuito il calo della produzione. In realtà, ciò
che si sta perdendo sull’imbottigliato lo si recupera in parte sullo sfuso, molto
richiesto proprio perché più competitivo in termini di costi.
L’elevato quantitativo di vino ancora commercializzato in cisterne o a
mosto, oltre a non restituire un reale valore aggiunto ai prodotti enologici di pregio
del territorio, spunta prezzi che a mala pena riescono a coprire i costi di produzione
delle aziende. Un maggiore quantitativo di vino destinato all'imbottigliamento
farebbe, invece, aumentare non solo il prezzo dell'uva, riconoscendo agli
imprenditori agricoli il giusto compenso per il lavoro profuso, ma permetterebbe
loro di acquisire più potere contrattuale. Inoltre, se si riuscisse a concentrare tutto
l’imbottigliamento nei luoghi di produzione si innescherebbe un circuito virtuoso
capace di portare reddito a tutta la filiera vitivinicola lucana23. Tutto ciò dimostra
che la crisi economica degli ultimi anni e le dinamiche di mercato impongono oggi
sfide sempre più particolari, in cui si avverte il bisogno da parte delle imprese di
nuovi modelli che guidino lo sviluppo delle strategie e delle pratiche operative per
23
“In attesa della vendemmia puntare sulla promozione del vino lucano”, www.basilicata.coldiretti.it, 30-082011. 41
poter essere competitive anche negli anni a venire, allargando dove possibile le
quote di mercato e migliorando la redditività24.
2.4. Le politiche per il comparto vitivinicolo
2.4.1 Le disposizioni dell’Organizzazione Comune di Mercato
Il comparto vitivinicolo è stato, nel corso degli ultimi decenni, oggetto di
provvedimenti sia comunitari che nazionali e regionali, atti a valorizzare le
produzioni tramite interventi di miglioramento delle condizioni strutturali ed
economiche. L’eccezionale momento di crisi che vive l’economia del paese e della
regione ha messo a nudo alcune criticità nel sistema delle imprese, che manifestano
problematiche nell’utilizzo dei fondi comunitari sia per limitate capacità di auto
finanziamento che per difficoltà di accesso al credito. Le aziende vitivinicole
lucane negli ultimi anni hanno effettuato importanti investimenti (stabilimenti
enologici, vigneti, attrezzature) sulla scorta di previsioni di crescita purtroppo non
realizzate. Nei primi anni duemila, infatti, l’andamento delle vendite dei vini lucani
ha registrato continui valori in rialzo, poi, ai primi segnali della crisi economica, si
è avuta una netta inversione di tendenza che ha messo in difficoltà il settore,
evidenziando la necessità di una strategia per il suo rilancio.
La riforma dell’Organizzazione Comune del Mercato vitivinicolo, introdotta
dal Regolamento Comunitario n. 479/2008, si colloca all’interno di un processo
complessivo di revisione della Politica Agricola Comunitaria che prende inizio
dalla riforma Fischler nel 2003. Gli obiettivi della nuova OCM Vino sono il
rafforzamento della competitività dei produttori di vino dell'Unione europea,
l’istituzione di un complesso di norme basato su regole semplici, chiare ed efficaci,
che permettano di equilibrare la domanda e l'offerta, l’istituzione di un regime
vitivinicolo in grado di salvaguardare le migliori tradizioni della produzione
vitivinicola europea, il rafforzamento del tessuto sociale di molte zone rurali e il
rispetto dell'ambiente nella fase di produzione e trasformazione.
Le nuove disposizioni mantengono intatto l’impianto normativo del
controllo del potenziale produttivo: il controllo delle superfici vitate, il regime dei
diritti di reimpianto e il divieto di impianto di nuovi vigneti rimangono fino al 31
24
Palese C., “Mercato del vino: come affrontare la discontinuità”, in L’Informatore Agrario, supplemento al n.
11, 2012. 42 dicembre 2015, con la facoltà per ogni stato membro di estendere tale divieto fino
al 31 dicembre 2018.
Allo scopo di contenere il surplus produttivo e favorire l’abbandono
definitivo dei vigneti di aziende residuali, il nuovo Regolamento introduce un
importante supporto finanziario agli espianti dei vigneti considerati fuori mercato.
Un altro elemento innovativo introdotto dalla nuova OCM è la realizzazione
di Programmi Nazionali di Sostegno (PNS), predisposti da ogni stato membro sulla
base di obiettivi specifici e delle esigenze locali.
L’articolazione del PNS prevede l’avvio in contemporanea di più misure su
tutto il territorio nazionale, ogni regione emana le proprie disposizioni applicative,
di concerto con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e
l’Organismo pagatore di riferimento.
La necessità di coordinare le azioni dei diversi attori, i tempi ristretti per
l’adozione dei provvedimenti di competenza e l’urgenza di definire un modello
applicativo delle misure, soprattutto in termini di realizzazione di piattaforme
informatiche, hanno rappresentato un rilevante fattore di criticità per l’attuazione
degli interventi previsti.
Per alcune misure del PNS, quali Investimenti e Vendemmia verde25, si è
reso necessario procedere alla demarcazione coi Piani di Sviluppo Rurale (PSR),
ovvero individuare quali interventi finanziare nell’ambito delle misure previste dai
PSR, adottati dalle regioni, e quali, invece, finanziare nell’ambito del PNS. Questa
situazione ha richiesto uno sforzo organizzativo per tutte le azioni necessarie
all’adozione coordinata e contemporanea dei provvedimenti di attuazione,
causando, in alcune realtà, ritardi attuativi.
In regione le misure maggiormente utilizzate dalle aziende sono state la
Ristrutturazione dei vigneti e la Vendemmia Verde. Il sostegno alla ristrutturazione
e alla riconversione dei vigneti riprende le disposizioni già previste dal precedente
Regolamento comunitario n. 1493/99, con l’obiettivo di rafforzare la competitività
delle aziende attraverso l’impianto di vigneti più razionali e l’utilizzo di varietà
idonee alla produzione di vini a DO e IG. Nei dieci anni di applicazione della
misura, in Basilicata sono stati ristrutturati 1.436 ettari; tutte le aziende di punta
hanno utilizzato questi finanziamenti per adeguare i loro vigneti agli standard
previsti dai disciplinari di produzione dei vini a DO, e a questo si deve anche
l’incremento delle relative produzioni registrato degli ultimi anni. L’utilizzo di
25
Si intende per Vendemmia verde la distruzione dei grappoli non ancora giunti a maturazione.
43
varietà più richieste dal mercato ha consentito di incrociare i nuovi orientamenti dei
consumi e conseguire anche migliori risultati economici. Tuttavia, l’interesse dei
produttori vitivinicoli nei confronti di questa misura è andato scemando nel corso
degli anni: dai 281 ettari ristrutturati nel 2005 siamo passati ai 17,50 del 2011.
I finanziamenti previsti dalla Ristrutturazione sono stati utilizzati in maniera
prevalente nell’area del Vulture da aziende vitivinicole che hanno incrementato le
superfici vitate destinate alla produzione di Aglianico e, in misura inferiore, da
aziende della provincia di Matera o ricadenti nei territori di produzione del
Grottino di Roccanova e del Terre dell’Alta Val d’Agri.
La tendenza nell’utilizzo di questi fondi è strettamente legata all’andamento
dello sviluppo del settore a livello regionale: a un periodo di forte espansione,
accompagnato dalla nascita di nuove aziende e dall’incremento delle dimensioni
medie di quelle esistenti, osservato fino al 2007, è seguito un periodo di stasi che
ha visto le aziende lucane limitare in maniera significativa gli investimenti. Le
maggiori aziende utilizzatrici di questi fondi, una volta raggiunta una dimensione
economica di equilibrio, non hanno ritenuto più necessario impegnare risorse in
vigneti scegliendo la realizzazione di investimenti aziendali correlati alla
produzione (cantine, attrezzature, marketing).
Di contro si è osservato un incremento nel ricorso a forme di sostegno messe
in campo per affrontare situazioni di crisi di mercato. La distruzione dei grappoli
non ancora giunti a maturazione, la cosiddetta Vendemmia verde, risponde alle
esigenze di contenimento della produzione coniugando l’equilibrio di mercato con
la tutela del valore paesaggistico26.
Significativo risulta il confronto dei dati relativi all’applicazione
dell’annualità 2011: le superfici che hanno usufruito degli aiuti previsti dalla
Vendemmia verde sono state circa 142 ettari.
2.4.2 Il comparto vino nelle politiche di sviluppo rurale
Nel corso degli ultimi anni, come già evidenziato, è cresciuta l’attenzione
della politica alla valorizzazione delle produzioni locali, sia tipiche che certificate,
insieme alla consapevolezza della necessità di promuovere il territorio attraverso le
sue specificità, anche culinarie e gastronomiche.
26
Va precisato che questo tipo di operazione contempla anche un aspetto qualitativo: la distruzione è finalizzata a
lasciare solo i grappoli migliori.
44 I programmi comunitari di sviluppo rurale hanno dedicato specifiche misure
e risorse finanziarie per la valorizzazione dei prodotti di qualità: infatti, sia nel
POR FEOGA 2000/2006 che nel PSR 2007/2013, e negli aiuti di stato27, sono
presenti azioni volte alla partecipazione volontaria ai sistemi di certificazione, tesi
a garantire la tracciabilità dei prodotti e la promozione dei prodotti tipici.
Il POR-FEOGA 2000/2006 contemplava apposite misure volte alla
promozione e al rafforzamento delle filiere, nello specifico la misura IV.8
“Investimenti nelle aziende agricole – azione C Promozione e rafforzamento delle
filiere” e la misura IV.12 “Miglioramento delle condizioni di trasformazione e di
commercializzazione dei prodotti agricoli – azione B Promozione e rafforzamento
delle filiere”. Complessivamente la filiera vitivinicola ha realizzato investimenti
per circa 34 Meuro (il 20% circa delle risorse finanziarie rendicontate sulle
rispettive azioni), la maggior parte dei quali concentrati nell’area del Vulture. Le
risorse finanziarie erogate con il POR-FEOGA 2000/2006 per la misura IV. 11
“Commercializzazione dei prodotti agricoli di qualità”, cioè 9.953 Meuro, poco
superiore al 2% dell'intera dotazione finanziaria del Programma (386.500 Meuro),
non hanno inciso significativamente sulla commercializzazione dei prodotti
agricoli di qualità e "rimangono da attivare le linee di intervento finalizzate
all'introduzione di marchi di qualità nazionali e comunitari dei prodotti agricoli"28.
Nell’ambito del Piano di Sviluppo Rurale per il periodo di programmazione
2007/2013, la Progettazione Integrata di Filiera (PIF) è stata individuata come lo
strumento per affrontare alcuni dei nodi strutturali ed economici che caratterizzano
l’agricoltura regionale. I PIF hanno il compito di favorire l’aggregazione e la
qualificazione dell’offerta per aumentare il valore aggiunto del settore e la
competitività delle imprese, puntando sulla tipicità delle produzioni e le
potenzialità dell’imprenditoria lucana e, al tempo stesso, di contribuire alla
salvaguardia delle risorse naturali e del paesaggio agrario e rurale riconoscendo,
così, al settore agricolo un ruolo strategico per concorrere a qualificare e rilanciare
il territorio lucano. La Regione ha ritenuto opportuno valorizzare il ruolo dei
soggetti coinvolti nella progettazione integrata di filiera e costruire con essi un
percorso condiviso di progettazione. Gli incontri territoriali con gli operatori, nella
prima fase di sensibilizzazione, e i successivi focus group hanno rappresentato la
cassetta degli attrezzi del Dipartimento Agricoltura per promuovere le
manifestazioni di interesse e stimolare il massimo coinvolgimento degli operatori
27
L.R. n. 18/2008 – art. 16.
Ernst&Young, "Valutazione indipendente del POR Basilicata 2000/2006 - I risultati dell'aggiornamento della
Valutazione intermedia del POR Basilicata", Giugno 2006.
28
45
presenti sul territorio al fine di raccogliere le adesioni da parte di soggetti privati,
pubblici o pubblici-privati interessati a vario titolo allo sviluppo delle filiere
produttive oggetto del bando. I focus group hanno rappresentato il momento di
riflessione sulle problematiche e opportunità che caratterizzano il settore
agroalimentare regionale, sulle esigenze e aspettative dei singoli partecipanti per il
proprio comparto produttivo, avviando così un processo di riorganizzazione della
filiera attraverso opportune sinergie e il superamento delle difficoltà settoriali
specifiche. Il focus group del settore vitivinicolo ha permesso sia di focalizzare
l’attenzione sulle problematiche del comparto, che sugli interventi da attivare
all’interno delle filiere (lunghe e/o corte), e ha fornito lo spunto di riflessione per
future ipotesi progettuali. Gli elementi principali del focus possono essere
sintetizzati nei seguenti quattro temi:
Promuovere i prodotti e il territorio
Tutti gli operatori hanno insistito sull’importanza di puntare sull’eccellenza delle
produzioni partendo dal territorio …. promuovendo iniziative per migliorare la
notorietà delle denominazioni che rappresentano la tipicità lucana ….. attraverso:
 realizzazione di piani di marketing e di comunicazione dirette al consolidamento
dei mercati di riferimento o per l’introduzione in nuovi mercati, anche attraverso
la realizzazione di eventi culturali promozionali, esposizioni e mostre di prodotti
locali che evidenzino caratteristiche coerenti con il posizionamento strategico;
 realizzazione di itinerari eno-gastronomici e culturali e di fruizione turistica dello
spazio rurale legato alle produzioni vitivinicole, per sostenere la crescita turistica,
la conservazione e la diffusione della tipicità, la conoscenza delle specificità dei
prodotti e del territorio;
 campagne di sensibilizzazione dei consumatori e di educazione alimentare;
 sensibilizzazione all’utilizzazione delle produzioni locali per il settore della
ristorazione che rappresenta un circuito commerciale che fa opinione;
 la conoscenza regionale ed extra regionale dell’identità della Regione e degli
specifici prodotti come l’Aglianico del Vulture ma anche le DOC più recenti
(Matera, Terre dell’Alta Val d’Agri, Grottino di Roccanova).
46
Innovazione …. non solo tecnologica
La tecnologia non è rappresentata solo dalle attrezzature più moderne da collocare in
cantina o nel vigneto. Possedere la tecnologia significa ad esempio conoscere la
biologia dei processi fermentativi e le ragioni della formazione di sostanze positive e
negative nei vini. Vuol dire anche essere in grado di comunicare, di informarsi, di
commerciare sempre di più per via telematica, disporre di più tempo per formarsi, per
fare cultura, per rendere più accoglienti le strade e i locali di degustazione. In sintesi
si potrebbe dire che è innovativa l’azienda che adotta nella sua produzione il
maggiore livello di conoscenza. Tutto ciò va unito ad un rinnovato impegno per la
formazione professionale a tutti i livelli e per la ricerca. Occorre, infatti, che le
aziende siano condotte sempre di più da persone con una preparazione elevata e non
soltanto specifica di settore.
Integrazione tra operatori
In regione c’è una presenza notevoli di produttori che devono realizzare legami stabili
con i trasformatori, i fornitori e i canali distributivi in moda da promuovere una
comunicazione regionale unica. Una valida soluzione è l’istituenda Enoteca
Regionale che potrebbe sopperire alla mancanza di coordinamento tra i soggetti.
Come già in altre realtà regionali l’enoteca potrebbe svolgere anche un'importante
funzione culturale e di promozione turistica attraverso convegni, incontri d'arte e
manifestazioni miranti alla salvaguardia e alla tutela del patrimonio storico, artistico,
culturale ed enogastronomico del territorio. Il concetto-chiave sta quindi nella
capacità di sapersi organizzare e di aggregare tutti i produttori in un progetto di
filiera che veda il suo punto di forza in una strategia più ampia di “qualità” con
interventi specifici legali alla “rintracciabilità” del prodotto.
Puntare sulla commercializzazione e sulla qualità
I partecipanti sono stati concordi sulla realizzazione di progetti miranti a favorire lo
sviluppo dei fattori della commercializzazione con interventi diretti alla
riqualificazione dell’offerta commerciale e all’introduzione di sistemi di certificazione
di processo; con studi per l’innovazione di prodotto e per il rinnovo di prodotti
esistenti e ricerche di mercato propedeutiche ad azioni di marketing; con interventi
diretti a potenziare le reti di commercializzazione in forma associata.
La qualità ormai è divenuta un elemento da cui non si può prescindere e la filosofia
del “produrre meglio” è stata abbracciata da un gran numero di produttori, ma le
azioni delle singole aziende per divenire sempre più efficaci devono convergere in
un’azione collettiva di negoziazione della qualità finalizzata al rafforzamento dei
profili di tipicità e di eccellenza dei diversi vini presenti sul territorio.
Fonte: Regione Basilicata - INEA “Focus group” settore vitivinicolo (21 settembre 2009)
47
Il compito assegnato ai PIF di promuovere una più equa redistribuzione del
valore aggiunto agricolo tra i diversi segmenti delle filiere agroalimentari ha
portato all’individuazione e creazione di una nuova forma di governance sul
territorio che, conferendo un ruolo determinate al Soggetto proponente chiamato
alla raccolta e alla valutazione dei progetti di investimento dei singoli
beneficiari/partner, ha colto una richiesta avanzata da molteplici operatori ed un
tentativo di semplificazione dell’attività amministrativa regionale.
Per la realizzazione dei PIF, la Regione ha individuato alcune Misure
dell’Asse I “Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale”
(111 “Azioni nel campo della formazione professionale e dell’informazione” – 114
“Ricorso ai servizi di consulenza agricola e forestale”, 121 “Ammodernamento
delle aziende agricole”, 123 “Accrescimento del valore aggiunto dei prodotti
agricoli e forestali”– 124 “Cooperazione per lo sviluppo di nuovi prodotti , processi
e tecnologie nel settore agricolo e alimentare ed in quello forestale”, 132
“Partecipazione degli agricoltori a sistemi di qualità alimentare”, 133 “Attività di
informazione e promozione) e dell’Asse III “Qualità della vita nelle zone rurali e
diversificazione dell’economia rurale” (311 “Diversificazioni in attività non
agricole”, 312 “Sostegno alla creazione e allo sviluppo di microimprese”, “ 313
“Incentivazione di attività turistiche e 331 “Formazione ed informazione”) del PSR
Basilicata 2007-2013, prevedendo un impegno finanziario, a valere sul FEASR, di
€ 90 Meuro, quasi il 50% della dotazione pubblica delle suddette misure del PSR
Basilicata.
A chiusura delle procedure previste dal bando regionale, nel comparto
vitivinicolo sono stati accreditati due PIF di cui uno Regionale e uno Territoriale29,
su un totale rispettivamente di cinque e undici, in linea con le previsioni del Bando
stesso. Le risorse finanziarie richieste dai PIF attraverso le manifestazioni
d’interesse sono state, per tutti i comparti produttivi, oggetto di una fase di
negoziazione; nel comparto vino stati assegnati rispettivamente € 6.564.969 al PIF
regionale (di cui € 5.422.526 sull'Asse I e € 1.142.443 sull'Asse III) e € 4.687.500 a
quello territoriale.
Ad aprile 2012, è stato approvato30 solamente il PIF regionale “Vini della
Lucania”, presentato da un partenariato pubblico-privato composto da quarantatre
beneficiari e supportato da diciotto partner, di cui quattordici di natura privata. La
29
Il PIF regionale è caratterizzato da aziende operanti in tutto il territorio regionale per rispondere ai bisogni
degli operatori differenziati per realtà produttive, strutturali e capacità imprenditoriali mentre quello territoriale
si identifica con le imprese operanti su specifiche aree regionali.
30
DGR n. 1428 del 5 ottobre 2011.
48
richiesta di finanziamento, distinta fra progetti indispensabili e propedeutici31, è di
€ 8.911.965; le maggiori richieste si concentrano nell’Asse I e in particolare nella
Misura 121 - Ammodernamento delle aziende agricole - che incide sull’intero
progetto per il 62%.
Grafico 2.10 - Composizione del contributo richiesto dal PIF vino per Misura
del PSR 2007/2013
Fonte: Regione Basilicata - DGR 1428/2011
L'obiettivo del PIF "Vini di Lucania" è quello di "valorizzare la produzione
vitivinicola regionale attraverso una miglior qualità del prodotto, un incremento di
stabilimenti enologici e del numerico delle bottiglie prodotte, una proficua
collaborazione con le realtà turistiche del territorio per incentivare la promozione
dei prodotti a una utenza di fuori regione, legata non solo al modello di
esportazione dei prodotti ma alle politiche di incoming turistico"32.
31
32
Il bando PIF definisce i progetti indispensabili e propedeutici in relazione agli obiettivi del PIF stesso.
PIF vini di Lucania.
49
2.4.3 Azioni di valorizzazione e promozione
2.4.3.1 Enoteca regionale e Strade del Vino
La legge regionale n. 13 del 1 luglio 2008 ha istituito l’Enoteca Regionale
Lucana stabilendo funzioni, competenze e dotazioni finanziarie. Questa legge
nasce dall’esigenza di razionalizzare l’attività di promozione del vigneto Basilicata
sui mercati nazionali e internazionali con l’utilizzo di uno strumento innovativo,
l’Enoteca regionale, indispensabile per la partecipazione a progetti nazionali di
ampio respiro, che viene quindi concepita come punto di riferimento del mondo
produttivo, luogo di incontro tra operatori del settore, consumatori e turisti.
A sostegno delle iniziative delle enoteche regionali, nel 2003 il MIPAF ha
affidato a BUONITALIA spa un progetto per la realizzazione di una “Rete delle
Enoteche Istituzionali”, con l’obiettivo di armonizzarne le attività di promozione
riconducendole in un quadro unico nazionale.
In questi anni in regione si è svolta una lunga e complessa attività di
concertazione con gli operatori vitivinicoli e le istituzioni locali sulla scelta della
sede e sul modello organizzativo più funzionale agli obiettivi previsti. Si è
effettuata una ricognizione dei modelli organizzativi adottati in altre regioni, dove
le enoteche istituzionali sono già operative, e si è elaborata una bozza di Statuto
sulla scorta delle esperienze osservate. Si auspica che nel più breve tempo possibile
possa trovare concreta attuazione il progetto di realizzazione dell’Enoteca previsto
dalla legge regionale, di concerto con gli interventi previsti anche dalla normativa
relativa alle Strade del vino.
Dietro la spinta di analoghe norme promulgate a seguito della legge 27
luglio 1999, n. 268 “Disciplina delle strade del vino”, anche la Basilicata ha
legiferato in materia33, con l’obiettivo di valorizzare i territori a vocazione vinicola
con particolare riferimento ai luoghi delle produzioni qualitative, nonché le altre
produzioni di qualità quali l’olio di oliva e in genere ai prodotti tipici agroalimentari, e di favorire la conoscenza e la valorizzazione della cultura e delle
tradizioni enoiche, oleiche, gastronomiche, dei borghi rurali, del paesaggio, dei
territori lucani.
Nell’ambito della legge regionali, si è dato corso al “Programma annuale di
finanziamento delle strade del vino”, attraverso il quale sono stati finanziati degli
33
L.R. n.7/2000.
50
adeguamenti agli standard di qualità delle aziende vitivinicole, luoghi di
accoglienza degli enoturisti e sale di degustazione.
Enoteca Regionale e Strade del Vino rappresentano risposte nuove alla
crescente esigenza di porre al centro delle politiche di sviluppo del settore primario
azioni di promozione e valorizzazione delle produzioni tipiche, che consentano di
affrontare il mercato con strumenti di comunicazione più idonei e di garantire
quelle sinergie derivanti dall’integrazione delle attività di promozione dei prodotti
tipici di qualità e di pubblicizzazione del territorio.
2.4.3.2 Internazionalizzazione delle produzione lucane
Negli scorsi anni si è registrata una forte e nuova propensione
all’internazionalizzazione delle produzioni lucane finalizzata ad aumentare, già nel
breve periodo, la capacità di esportazione del settore agroalimentare. Al fine di
agevolare tale processo, la Legge finanziaria del 2007 ha fatto ricorso a innovativi
strumenti di sostegno, quali ad esempio, il credito d’imposta per
l’internazionalizzazione34. Inoltre, sempre a livello nazionale, dopo la creazione di
Buonitalia spa35 sono stati stanziati, nell’anno 2005, 50 milioni di euro per i
programmi promozionali esteri; analogamente hanno perso rilievo i programmi
interregionali mirati all’export, finanziati attraverso l’articolo 2 della legge n.
499/99.
Da un lato, quindi, la politica nazionale per l’internazionalizzazione
dell’agroalimentare basata su incentivi di carattere automatico diretti alle imprese –
e qui va osservato come siano pochissime le imprese agricole o agroalimentari
lucane strutturate in modo da beneficiare del credito d’imposta – dall’altro su una
concentrazione di risorse verso uno strumento operativo sotto forma di Spa
(Buonitalia) capace di intervenire a sostegno delle imprese in modo flessibile e
dinamico (De Vivo, 2011). Anche in Basilicata tale strumento non ha trovato
alcuna applicazione tra gli operatori agroalimentari.
A fianco alle politiche nazionali, il POR Basilicata 2000/2006 ha avviato,
per il settore agroalimentare una mirata politica di internazionalizzazione del
settore agroalimentare attraverso i distretti agroalimentari di qualità del metapontino e industriale del Vulture.
34
35
Commi 1088 e 1089.
Decreto legislativo n. 99 del 2004.
51
Per la Regione Basilicata l’obiettivo di esportare alcune produzioni di qualità
può diventare strategico per lo sviluppo delle filiere agroalimentari da articolare in
una politica agricola regionale di supporto alla valorizzazione e promozione in una
logica integrata a sostegno alle aziende e delle loro produzioni di qualità.
52 CAPITOLO 3
La filiera vitivinicola di qualità in Basilicata: un approfondimento
Lo scenario di riferimento in cui oggi operano le aziende vitivinicole
regionali e nazionali è profondamente mutato in pochi anni. Infatti, seppur con le
dovute differenze geografiche, sociali e strutturali, ad accomunare le tante realtà
produttive del comparto sono gli effetti negativi della crisi globale che ha investito
i paesi occidentali e ha compromesso in un certo senso lo “stato di salute” della
filiera vitivinicola.
L’attuale congiuntura economica sfavorevole non ha risparmiato il settore,
tanto da poter affermare che a livello nazionale in 10 anni, dal 2000 al 2010, le
aziende vitivinicole si sono dimezzate, passando da oltre 790.000 a poco più di
383.000 (-51,5%). In calo anche gli ettari vitati, che si riducono del 12% dal 2000
al 2010. Tra le regioni che fanno registrare un calo più consistente della superficie
vitata insieme al Lazio e alla Liguria compare anche la Basilicata.
L’effetto della crisi, però, è andato ben oltre, incidendo fortemente sulle
produzioni, provocando un trend di decrescita produttiva, e sul consumo di vino,
con un calo delle vendite in accelerazione rispetto al 2010. Inoltre, mentre i vini
DOC/DOCG stanno perdendo pesantemente sul prezzo mix e recuperano in
volume, i vini da tavola/IGT, viceversa, mantengono i prezzi e perdono in quantità.
Nel primo trimestre 2011 la forbice costi-prezzi ha continuato a chiudersi, pertanto
i margini dell’industria del vino sono calati in modo molto significativo.
Per quanto riguarda i vini lucani, secondo le prime stime della Coldiretti per
l’annata 2011, si prevede un prodotto di ottima qualità e un calo del quantitativo di
produzione stimato intorno al 10% rispetto al 2010. La produzione prevista si
attesta sui 200.000 ettolitri di vino.
Al pari delle altre regioni italiane, le cantine lucane si trovano a operare non
solo in un ambiente molto più competitivo, determinato dalla profonda evoluzione
del mercato globale del vino, ma anche in una situazione economica generale
tutt’altro che incoraggiante.
Nonostante la crisi, però, sembra che le esportazioni dei vini italiani siano in
costante aumento (+15% nei primi 5 mesi 2011) non solo nei paesi europei e negli
Stati Uniti, ma anche su mercati emergenti come Russia (+ 44%) e Cina
53
(+126%)36. Un trend positivo che potrebbe permettere anche al settore del vino
lucano di conquistare nuove fette di mercato.
Il presente lavoro, attraverso l’analisi e l’elaborazione dei dati ufficiali, ha
effettuato una dettagliata disamina del settore vitivinicolo a partire dai suoi
caratteri strutturali fino agli andamenti della produzione. Al fine di cogliere le
dinamiche interne e tutta la complessità di uno dei comparti a maggiore vitalità
della filiera agroalimentare lucana, l’indagine ha coinvolto gli operatori del settore,
per mettere in luce le principali strategie di sviluppo adottate dalle aziende, gli
ostacoli alla commercializzazione, le difficoltà e le esigenze del territorio e degli
stessi operatori.
Approfondimento ritenuto necessario alla definizione dei punti di forza e di
debolezza, delle minacce e delle opportunità della vitivinicoltura di qualità della
regione Basilicata, nonché alla formulazione di suggerimenti validi per le future
politiche di sviluppo del settore.
3.1. La metodologia d’indagine
L’indagine conoscitiva, frutto di una collaborazione tra la sede regionale
INEA e il Dipartimento Agricoltura, Sviluppo Rurale, Economia Montana della
Regione Basilicata, è rivolta a un campione di aziende che produce e
commercializza con una propria etichetta i diversi vini DOC, selezionato in base a
criteri legati all’esperienza maturata dagli imprenditori nel settore vitivinicolo,
all’aspetto dimensionale e a un’anzianità di produzione superiore ai cinque anni.
In particolare, le aziende inserite nel target d’indagine sono sia aziende di
medie-grandi dimensioni con posizioni rilevanti nel settore regionale, che aziende
di dimensioni inferiori, purché leader di nicchia o caratterizzatesi per innovatività
e/o rapida crescita. Nel campione sono state privilegiate le realtà aziendali a filiera
chiusa (dalla produzione alla commercializzazione) più consolidate, che
presentavano il maggior numero di etichette DOC, dotate di una presenza
riconoscibile sul mercato e impegnate in attività di promozione e valorizzazione.
L’attenzione è stata rivolta, pertanto, al tessuto imprenditoriale considerato
più dinamico e attivo del comparto, per la sensibilità e l’apertura a partecipare a
36
“In attesa della vendemmia puntare sulla promozione del vino lucano”, www.basilicata.coldiretti.it, cit.
54 manifestazioni, eventi e concorsi enologici, nonché per l’elevato grado di adesione
ai rispettivi consorzi di tutela e valorizzazione.
L’approccio metodologico ha previsto, quindi, il coinvolgimento diretto dei
vari attori della filiera vitivinicola di qualità lucana, censiti nell’ultimo Repertorio
Vini 2010 pubblicato dall’Agenzia lucana di sviluppo e di innovazione in
agricoltura (Alsia).
Le aziende che hanno risposto all’indagine sono state 26, la cui distribuzione
territoriale rispecchia la rilevanza delle varie produzioni DOC: sedici aziende
ricadono, infatti, nella zona del Vulture, quattro nell’area dell’Alta Val D’Agri,
cinque nel materano e una nei territori del comune di Roccanova.
Essendo scopo prioritario del lavoro quello di ricostruire, attraverso il
campione, le caratteristiche principali delle aziende vitivinicole lucane, dalla
produzione alla commercializzazione, dal marketing alla comunicazione, dalle
strategie di sviluppo alle criticità incontrate, è stato predisposto e somministrato
loro un questionario focalizzato su tali tematiche, riportato in allegato al presente
lavoro.
Nello specifico, esso presenta una prima parte dedicata ai dati aziendali
generali, quali informazioni anagrafiche, eventuale adesione a consorzi e a misure
di certificazione, cultivar impiantate e relative superfici; una seconda parte relativa
ai dati sulla produzione e commercializzazione, sulle fasi di filiera, sulle attività
aziendali, sulle competenze professionali presenti in azienda, sui canali e le
strategie di distribuzione, sui mercati di destinazione dei prodotti, oltre che ai dati
tecnico-economici come il prezzo di vendita delle varie tipologie di vino prodotte;
la terza parte si focalizza, invece, sugli strumenti di promozione, marketing e
comunicazione utilizzati dagli operatori, sul volume di spesa dedicato a tali attività
e le propensioni future in tale ambito. In ultimo, il questionario ha dato ai
produttori la possibilità di evidenziare le principali criticità e problematiche
riscontrate nell’esercizio delle varie attività aziendali e le eventuali opportunità di
sviluppo e miglioramento.
Il questionario, strutturato in una serie di domande per lo più “chiuse", ha
permesso di raccogliere sul campione eterogeneo di aziende informazioni in modo
standardizzato, tali per cui è stato possibile un’analisi quantitativa, nonché di
rilevare opinioni specifiche avanzate dagli operatori vitivinicoli intervistati37.
37
Si precisa che le interviste alle aziende vitivinicole sono state realizzate nel corso del 2010 dalla dott.ssa Mara
Loperfido.
55
3.2. I principali risultati
Le risposte raccolte dal questionario hanno permesso l’elaborazione e
l’interpretazione dei risultati, riportati di seguito, che scattano una fotografia sulle
principali caratteristiche delle aziende vitivinicole di produzione vini DOC,
colgono le difficoltà e i cambiamenti in atto nel settore e presentano le scelte
strategiche privilegiate dagli imprenditori lucani.
L’indagine condotta conferma la presenza di una produzione qualificata in
cui le prime fasi della filiera produttiva appaiono fortemente integrate, dal
momento che il processo di vinificazione è svolto in prevalenza dai viticoltori, a
cui però si affiancano forme di commercializzazione spesso inadeguate e con
difficili prospettive di mercato.
3.2.1 Caratteri strutturali delle aziende campione e relativa
produzione
Le unità di produzione vitivinicola da noi prese in considerazione appaiono
per lo più di media dimensione, la cui forma giuridica prevalente (per il 58%) è
quella di ditta individuale; solo il 23% delle aziende campionate presenta una
struttura societaria definita (società di capitali), l’11% sono cooperative ed il
restante 8% società di persone. In particolare, le aziende produttrici del “Grottino
di Roccanova” e del “Terre dell’Alta Val d’Agri” sono esclusivamente ditte
individuali.
56 Grafico 3.1 - Forma giuridica (%) delle aziende campione
Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta
Permane, quindi, la presenza di forme societarie più semplici, anche se una
parte non trascurabile di imprese del settore si sta orientando verso forme
giuridiche più complesse. Ad ogni modo, si tratta di una caratteristica dell’assetto
imprenditoriale che non determina di per sé il successo o l’insuccesso aziendale, il
quale dipende invece dalla combinazione di ben altri fattori.
In realtà, la ditta individuale, non richiedendo particolari adempimenti per la
sua costituzione, è la forma giuridica che ancora oggi meglio si adatta al tessuto
57
socio-economico delle piccole imprese locali, fortemente legate al territorio e alle
tradizioni. In particolare, l’attività di produzione del vino è stata considerata da
sempre come componente importante del settore agricolo, anche ai fini
dell’autoconsumo, per questo gestita con modelli aziendali della piccola impresa a
conduzione familiare e con prevalente attenzione al prodotto e al processo
produttivo.
Le imprese vitivinicole esaminate, inoltre, presentano una quasi totale
assenza di implementazione di sistemi di qualità o ambientali certificati secondo le
normative UNI EN ISO 9000 o 14000, EMAS, ecc., diventati elementi di
differenziazione utile per la conquista anche di alcune fasce di consumatori, oggi in
aumento, orientate sempre più verso prodotti sottoposti a controlli, tracciabilità e
qualità38.
La necessità di gestire e valorizzare questo importante comparto produttivo
lucano ha garantito una certa adesione delle aziende ai rispettivi Consorzi di
Tutela, organismi nati con l’obiettivo di valorizzare le produzioni tipiche,
contribuendo a orientare i produttori, migliorando l’organizzazione aziendale e
controllando la filiera produttiva a garanzia della qualità dei prodotti.
Più precisamente, i consorzi di tutela e valorizzazione, in quanto costituiti da
soggetti direttamente coinvolti nella filiera produttiva, sono gli strumenti idonei a
garantire lo sviluppo delle denominazioni d’origine e delle indicazioni geografiche
per lo sviluppo della qualità dei prodotti alimentari e dell’economia nazionale.
Essi, infatti, oltre ad inserirsi in un contesto in cui i prodotti tipici si pongono
come un importante potenziale per l'economia delle zone rurali e come traino per il
settore nei confronti di altri prodotti del sempre più apprezzato Made in Italy,
permettono di far fronte alle criticità e ai limiti strutturali e culturali che le imprese
e le filiere di produzione e distribuzione mostrano di avere, migliorando le attività
di coordinamento del sistema istituzionale nelle attività di comunicazione e
valorizzazione.
La Regione Basilicata ha destinato ai Consorzi di Tutela e di Valorizzazione
uno specifico finanziamento nell'ambito del PSR 2007/2013 per le loro attività,
considerando il loro operato strategico per lo sviluppo del territorio e delle
produzioni tipiche. Essi si dividono in due categorie: consorzi di tutela riconosciuti
38
Solo 3 aziende sulle 26 esaminate hanno dichiarato di avere la certificazione dei sistemi di qualità ISO 9000, ed
esclusivamente una ha dichiarato di aderire alla certificazione ambientale. Un’altra azienda ha dichiarato di
aderire ad un sistema Global Gap (sistema che stabilisce standard volontari per la certificazione di prodotti
agricoli in tutto il mondo, con l’obiettivo di realizzare un unico standard di Buona Pratica Agricola).
58
dal MIPAAF e strutture non riconosciute. La più evidente differenza riguarda la
collaborazione dei primi, pur rimanendo organismi privati, nell’attività di verifica e
di vigilanza con l’Ispettorato centrale repressione frodi, per la difesa della qualità
delle produzioni per garantire ai consumatori una qualità conforme alla reputazione
della denominazione. Le altre strutture, invece, che non ottengono il
riconoscimento e che agiscono solo in nome e nei confronti degli associati, sono
sottoposte al controllo e al vincolo del MIPAAF per le decisioni relative alla
denominazione. In Basilicata il Consorzio Aglianico del Vulture è l’unico ad avere
il riconoscimento del MIPAAF, mentre gli altri appartengono ai consorzi non
riconosciuti39. In considerazione del loro ruolo insostituibile, quasi tutte le aziende
intervistate vi hanno aderito in particolare:
- le cinque aziende produttrici del “Matera” DOC aderiscono al “Consorzio di
Tutela Vini Matera DOC”;
- nell’area del Vulture la situazione appare più diversificata: aderiscono al
“Consorzio di Tutela dell’Aglianico del Vulture” ed al Consorzio di
Valorizzazione “Qui Vulture” il 38% delle aziende intervistate; il 25%
aderisce soltanto al Consorzio di Tutela, il 12% esclusivamente al
Consorzio di Valorizzazione ed il restante 25% non aderisce a consorzi;
- aderiscono, infine, al rispettivo Consorzio di Tutela le aziende intervistate
produttrici del “Terre dell’Alta Val d’Agri” DOC e del “Grottino di
Roccanova” DOC.
Il 73% di adesione degli intervistati ai consorzi evidenzia sicuramente una
certa crescita culturale degli imprenditori facenti parte del nostro campione, i quali
stanno progressivamente acquisendo la consapevolezza che soltanto grazie alla
cooperazione tra realtà produttive per lo più di piccole e medie dimensioni è
possibile competere sul mercato, attivando una promozione unitaria e non
segmentata di un territorio che, per le sue caratteristiche peculiari, rende unici i
propri prodotti.
Dato, però, non in linea con quello regionale, dove solo il 24% delle aziende,
iscritte ai rispettivi Albi Vigneti, aderisce ai vari Consorzi di Tutela.
39
INEA – Sede Regionale per la Basilicata (a cura di), I Consorzi di Tutela e Valorizzazione in Basilicata, pp. 3, 4,
5, 13.
59
Va comunque notata l’evoluzione positiva dell’adesione consortile, cresciuta
costantemente negli anni, passando dal 14% del 2005 al 17% del 2006, fino ad
attestarsi al 24% a partire dal 2008.
Se scendiamo nel dettaglio e consideriamo esclusivamente le aziende che da
diversi anni effettuano le denunce di produzione DOC notiamo come la percentuale
di adesione ai relativi Consorzi di Tutela risulti ancora più elevata: negli ultimi
cinque anni, infatti, essa ha subito per tali aziende un deciso e costante incremento,
passando dal 24% nel 2005 all’88% nel 201040.
Oltre la metà delle aziende considerate (57%) non supera i 15 ettari di
superficie agricola investita a vigneto. Dato sicuramente positivo se raffrontato con
la superficie media delle aziende agricole lucane riscontrata dal 6° Censimento
Generale dell’Agricoltura, pari a 9,9 ettari41.
Tutto sommato una situazione favorevole e non particolarmente frammentata
per le aziende del nostro campione, legata in parte al progressivo aumento,
verificatosi anche in Basilicata, della superficie dedicata alla coltivazione di uva da
vino DOC sottratta, invece, alla produzione di IGT e vini da tavola. Inoltre, non
sempre la coltivazione vitata rappresenta l’unica attività svolta: il 37,5% delle
aziende campionate affianca difatti alla coltura della vite altre coltivazioni arboree,
per lo più olivicole o erbacee. Ciò è vero soprattutto per le realtà aziendali presenti
nel territorio del Vulture e del materano: lo è, infatti, per il 37% delle aziende
produttrici di “Aglianico del Vulture” DOC che, oltre alle coltivazioni arboree ed
erbacee, aggiunge anche in alcuni casi (per il 6% delle aziende) attività
agrituristiche. Ancora maggiore appare tale incidenza per il campione di aziende
produttrici del “Matera” DOC, dove ben l’80% di esse presenta una certa varietà
colturale ed il 40% svolge anche attività agrituristiche.
Entrando ancora più nel dettaglio emerge che non tutta la superficie investita
a vigneti è dedicata esclusivamente alla produzione DOC, e ciò accade per buona
parte delle aziende esaminate, nelle quali è presente anche la produzione di vino
IGT e vino da tavola. L’investimento a DOC rimane comunque elevato
considerando che per più della metà delle aziende campionate esso è compreso tra
il 70 e il 100% della superficie vitata. A dedicarsi interamente alla produzione
DOC è il 25% delle aziende prese in considerazione.
40
Nel dettaglio, la percentuale di adesione di tali aziende ai rispettivi Consorzi di Tutela ha raggiunto quota 35%
nel 2006, 54% nel 2007, 55% nel 2008, 84% nel 2009.
41
Istat – Dati provvisori 6° Censimento Generale dell’Agricoltura.
60
Tabella 3.1 – Ripartizione % delle aziende per classi di superficie investita a
vigneto e a vigneto DOC
SAU investita a vigneto
Aziende in %
Vigneto (%) investito a
DOC
Aziende in %
Inferiore ai 5 ha
15,4
Tra il 20% e il 50%
29,0
Tra i 5 e i 10 ha
Tra il 50% e il 70%
17,0
Tra 11 e 15 ha
26,9 15,4 Tra il 70% e il 90%
29,0
Superiore a 15 ha
42,3
Il 100%
25,0
Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta
Un’analisi sulla gamma di produzione evidenzia, a tal proposito, un’offerta
abbastanza diversificata: mentre il 25% circa delle aziende esaminate produce solo
vino DOC e il 45% offre come produzione solo le due categorie certificate DOC e
IGT, il 29% è in grado di proporre una gamma completa composta da vini DOC,
IGT e Vini da Tavola.
Delle 26 aziende del campione, inoltre, 23 detengono la filiera completa,
dalla fase di produzione dell’uva alla fase di commercializzazione con proprio
marchio, le restanti 3, invece, seguono solo la fase di imbottigliamento e
commercializzano con un proprio marchio.
Un esame più dettagliato evidenzia che tutte le aziende intervistate nell’area
del Vulture producono l’uva (il 44% circa di esse ne acquista anche da terzi), la
trasformano, imbottigliano e commercializzano con un proprio marchio detenendo,
quindi, la filiera completa; lo stesso vale per le cinque aziende del “Matera” DOC
(in questo caso, il 25% di esse acquista uva anche da terzi) e per le aziende che
producono il “Grottino di Roccanova” DOC. Per quanto riguarda, invece, il
campione di aziende intervistate per il “Terre dell’Alta Val d’Agri” DOC soltanto
una possiede la filiera completa dalla produzione alla commercializzazione con
proprio marchio, mentre le altre pur essendo iscritte all’Albo Vigneti DOC non
rivendicano la produzione, utilizzando probabilmente le proprie uve per produrre
del vino IGT o da tavola di elevata qualità, ma seguono presso terzi la fase di
imbottigliamento e commercializzano con propria etichetta.
Dall’insieme di tali dati emerge una caratteristica evidente del sistema
produttivo vitivinicolo lucano, nonché di quello nazionale, che riguarda la stretta
integrazione tra vigneto e cantina: per la quasi totalità delle aziende esaminate,
61
infatti, l’uva utilizzata per la produzione del vino deriva da vigneti di proprietà,
solo per il 34% del campione l’uva viene acquistata presso terzi, seguendo in linea
di massima un approccio di filiera corta. Ciò significa che si tratta di aziende che
hanno avviato un discorso di specializzazione e diversificazione della propria
produzione.
I dati sulla produzione annua mostrano come solo il 31% delle cantine
lucane intervistate effettua una produzione che supera le 100.000 bottiglie, mentre
la restante parte vede un 12% di aziende con una produzione annua inferiore alle
10.000 bottiglie, un 42% con una produzione che si aggira tra le 10.000 e le 50.000
bottiglie annue, e un restante 15% che registra una produzione compresa tra le
50.000 e le 100.000 bottiglie.
Il numero medio di etichette per azienda è pari a cinque, ma elevata è la
variazione interna poiché vi sono casi aziendali con una o al massimo due etichette
e altri che ne contano più di dieci.
Relativamente alla produzione DOC, l’“Aglianico del Vulture” conta in
media tre etichette per azienda, il “Matera” ne conta due e sia il “Terre dell’Alta
Val d’Agri” che il “Grottino di Roccanova” ne contano una.
Inoltre, dalle risposte alle domande del questionario sembra che
l’organizzazione della produzione si sia modernizzata e specializzata, dal momento
che quasi tutte le aziende si avvalgono per le varie fasi produttive della competenza
di specialisti sia interni che esterni: l’83% delle aziende è supportato dalla
consulenza di un enologo, a cui si affianca per il 54% delle aziende anche
l’agronomo, meno frequenti sono invece il perito agrario (17%) e l’agrotecnico
(12%).
Tale fenomeno ha consentito l’ingresso delle produzioni regionali sui
mercati internazionali. Senza la valida collaborazione e/o consulenza di figure
professionali e tecnici esperti nel settore, in grado di garantire la qualità e la
sicurezza alimentare dei prodotti enologici, non si sarebbe creata quella
valorizzazione che ha permesso al vino lucano di uscire dall’anonimato per
competere nel sistema di concorrenza globale.
In base alla segmentazione del mercato, che suddivide i vini per prezzo e
caratteristiche specifiche42, la produzione DOC lucana – secondo quanto dichiarato
42
La qualità di un vino può essere molto variegata anche all’interno di una stessa classe di pregio per le
caratteristiche specifiche che ogni vino possiede. Essa nasce dall’interazione tra diversi elementi, quali
l’ambiente naturale, il vitigno e il fattore umano. La segmentazione qualitativa dei vini sul mercato per range di
prezzo e requisiti ricercati dal consumatore, che trova oggi riscontro in tutti i mercati, individua sei tipologie di
62 dalle aziende campione – rientra in gran parte nella tipologia Ultra Premium (vino
riconoscibile per struttura complessa e caratteri specifici, difficile da imitare, tipico
e realizzato con uva di pregio) e Super Premium (vitigno ben caratterizzato, marca
nota, capacità d’invecchiamento); solo la produzione dell’Aglianico del Vulture
comprende anche le tipologie Icon (la più prestigiosa tipologia di vino, con una
lunga storia vitivinicola, immagine consolidata nel tempo, complessità di struttura,
capacità di invecchiamento, alti riconoscimenti e vino da collezione) e Premium
(caratteri individuabili e riconoscibilità del vino, buona struttura, tipicità legata
all’uvaggio o alla varietà)43. Queste tipologie, inoltre, sono comprese nella
categoria cosiddetta Vini Originali, in cui i caratteri distintivi del vino vengono
scelti dal produttore e sono strettamente legati alle caratteristiche del vigneto a
definitiva conferma dell’elevato livello qualitativo dei vini DOC lucani. Il 68%
della produzione delle aziende esaminate ricade nella tipologia Ultra Premium (in
diminuzione rispetto al 2005) e il 27% nella tipologia Super Premium (in crescita
rispetto al 2005). Come già detto, solo per l’Aglianico del Vulture il 2% della
produzione ricade nella tipologia Icon (più o meno costante dal 2005) e il 5% in
quella Premium, produzione avviata nel 2006.
Le diverse tipologie marcano le loro differenze sul mercato anche in base ai
diversi range di prezzo, rimasti invariati per le aziende campione dal 2005, i quali
sono legati ai differenti canali commerciali e al valore che il mercato attribuisce
alle diverse tipologie di DOC, come evidenziano le successive tabelle.
Ovviamente, il range di prezzo a bottiglia si mantiene più basso se la vendita
è diretta e avviene in azienda (franco partenza), mentre aumenta considerevolmente
se la commercializzazione ricorre ad altri canali.
vino: Icon, Ultra Premium, Super Premium, Premium, Popular Premium e Basic. La categoria “Basic” individua
un vino DOC più economico e senza particolari caratteristiche; la “Premium” individua prodotti di pregio e di
prezzo superiore e la “Icon” identifica vini di grandissimo pregio ed elevatissimo prezzo.
43
Le caratteristiche delle varie tipologie sono elaborate dall’analisi Rabobank del 2003.
63
Tabella 3.2 - Range di prezzo a bottiglia per tipologia e canale commerciale –
Aglianico del Vulture DOC
AGLIANICO DEL VULTURE DOC
Icon
Commercializzazione
diretta
in
azienda o al distributore franco
partenza dall’azienda
Commercializzazione al consumo nei
canali prevalenti
Range di prezzo tra 30€ e i 50€
Range di prezzo tra i 70€ e i 120€
Ultra Premium
Commercializzazione diretta in
azienda o al distributore franco
partenza dall’azienda
Commercializzazione al consumo nei
canali prevalenti
Per il 62% delle aziende Per il 38% delle aziende
Range di prezzo tra i 5€
Range di prezzo tra i
e i 15€
15€ e i 30€
Per l’ 87,5% delle
Per il 12,5% delle
aziende
aziende
Range di prezzo tra i
Range di prezzo tra i
18€ e i 50€
50€ e i 120€
Super Premium
Commercializzazione
diretta
in
azienda o al distributore franco
partenza dall’azienda
Commercializzazione al consumo nei
canali prevalenti
Range di prezzo tra i 2,5€ e i 5€
Range di prezzo tra i 10€ e i 18€
Premium
Commercializzazione
diretta
in
azienda o al distributore franco
partenza dall’azienda
Commercializzazione al consumo nei
canali prevalenti
Range di prezzo tra i 1,7€ e i 2,5€
Range di prezzo tra i 5€ e i 8€
Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta
Il 71% della produzione dell’“Aglianico del Vulture” DOC, per le aziende
prese in esame, rientra nella tipologia Ultra Premium, il 22% nella tipologia Super
Premium, il 5% nella tipologia Premium ed il 2% nella tipologia Icon di maggior
pregio. Molto ampia appare l’oscillazione dei prezzi nella tipologia produttiva
Ultra Premium: l’acquisto diretto prevede per il 62% delle aziende un prezzo
compreso tra i 5 e i 15 euro, mentre per un non trascurabile 38% avviene una
lievitazione di tale range, che parte dai 15 euro e raggiunge i 30. Stesso discorso se
la vendita si sposta sui canali prevalenti: per la maggior parte delle aziende il
prezzo è compreso tra i 18 e i 50 euro, ma due aziende riescono a spuntare prezzi
64
ben superiori, compresi tra i 50 e i 120 euro. Si tratta, infatti, di aziende di punta
trainanti per l’intero comparto regionale, le quali sono riuscite a collocarsi
favorevolmente sul mercato locale, nazionale e internazionale. Nella tipologia
Super Premium i prezzi si uniformano a quelli spuntati anche dalle altre DOC
lucane, come dimostrano le tabelle successive.
Tabella 3.3 - Range di prezzo a bottiglia per tipologia e canale commerciale –
Matera DOC
MATERA DOC
Ultra Premium
Commercializzazione diretta in azienda o
al distributore franco partenza
dall’azienda
Range di prezzo tra i 5€ e i 15€
Commercializzazione al consumo nei
canali prevalenti
Range di prezzo tra i 18€ e i 50€
Super Premium
Commercializzazione diretta in azienda o
al
distributore
franco
partenza
dall’azienda
Range di prezzo tra i 2,5€ e i 5€
Commercializzazione al consumo nei
canali prevalenti
Range di prezzo tra i 10€ e i 18€
Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta
Il 70% della produzione del “Matera” DOC, per le aziende prese in esame,
rientra nella tipologia Ultra Premium e il 30% come Super Premium. Come
accennato, le bottiglie commercializzate al consumo del Matera DOC, del Terre
dell’Alta Val d’Agri e del Grottino di Roccanova non superano il range di prezzo
che va dai 18 ai 50 euro per la tipologia Ultra Premium per una serie di fattori,
legati in primis alla minore anzianità dei riconoscimenti rispetto all’Aglianico del
Vulture DOC, a un mercato ancora da consolidare e a una politica di valorizzazione
ancora in attesa di sviluppi concreti.
65
Tabella 3.4 - Range di prezzo a bottiglia per tipologia e canale commerciale –
Terre dell’Alta Val D’Agri DOC
TERRE DELL’ALTA VAL D’AGRI DOC
Ultra Premium
Commercializzazione diretta in azienda o
al distributore franco partenza
dall’azienda
Range di prezzo tra i 5€ e i 15€
Commercializzazione al consumo nei
canali prevalenti
Range di prezzo tra i 18€ e i 50€
Super Premium
Commercializzazione diretta in azienda o
al
distributore
franco
partenza
dall’azienda
Range di prezzo tra i 2,5€ e i 5€
Commercializzazione al consumo nei
canali prevalenti
Range di prezzo tra i 10€ e i 18€
Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta
Per la DOC “Terre dell’Alta Val d’Agri” il 60% della produzione delle
aziende prese in esame rientra nella tipologia Ultra Premium e il 40% nella Super
Premium.
66 Tabella 3.5 - Range di prezzo a bottiglia per tipologia e canale commerciale –
Grottino di Roccanova DOC
GROTTINO DI ROCCANOVA DOC
Ultra Premium
Commercializzazione diretta in azienda o
al distributore franco partenza
dall’azienda
Range di prezzo tra i 5€ e i 15€
Commercializzazione al consumo nei
canali prevalenti
Range di prezzo tra i 18€ e i 50€
Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta
Infine, il 100% della produzione del “Grottino di Roccanova” DOC rientra
nella tipologia Ultra Premium, uniformata per range di prezzo a quella delle più
recenti DOC lucane.
Un’analisi dei prezzi, oltre a relazionare il prezzo del vino imbottigliato alla
particolare tipologia prodotta e al diverso canale commerciale impiegato nella
vendita, non può prescindere dal considerare i costi di produzione che incidono
fortemente sulla formulazione del prezzo finale. Tali costi, vista l’elevata qualità a
cui i produttori puntano, sono legati ai vincoli imposti dai “Disciplinari di
Produzione”, ai limiti di resa, ai tempi di affinamento obbligatorio che
immobilizzano il capitale, ai costi burocratici e allo svolgersi delle varie fasi
produttive.
Dall’indagine emerge che uno dei principali obiettivi delle aziende lucane è
quello di riuscire a mantenere un giusto rapporto qualità/prezzo al fine di ampliare
le proprie relazioni con il mercato sia interno che estero. Obiettivo, quest’ultimo,
perseguito non senza difficoltà.
Tuttavia, è interessante osservare come tutte le aziende prese in esame
puntino ad un miglioramento qualitativo e quantitativo della propria produzione
DOC e, per ottenere ciò, il 58% di esse ha dichiarato di voler investire nel
prossimo futuro nel miglioramento delle strutture e dei fabbricati aziendali, il 54%
67
nel miglioramento dei macchinari e il 30% intende intervenire con investimenti
dedicati ai terreni e alle vigne. Tali obiettivi risultano prioritari soprattutto per le
aziende che producono le DOC più recenti. Infatti, per quanto concerne il
“Matera”, vista la giovane età della DOC, i produttori che un tempo erano per lo
più solo viticoltori, in seguito al riconoscimento, hanno puntato non solo ad un
adeguamento dei vigneti per la produzione DOC, ma anche ad un ampliamento
delle fasi di filiera e ad un miglioramento di strutture e macchinari diventando così
anche trasformatori e commercializzatori del proprio vino. Per le aziende del
“Terre dell’Alta Val D’Agri” gli obiettivi di miglioramento puntano ad ampliare le
fasi della filiera di ogni singola azienda, mentre per i produttori del “Grottino di
Roccanova” l’adeguamento delle strutture è finalizzato ad un incremento della
produzione. Per quanto concerne, infine, le aziende del territorio del Vulture tali
esigenze di adeguamento riguardano soprattutto le aziende più giovani, in quanto la
lunga tradizione vitivinicola di questi territori ha già portato in questi anni ad una
ristrutturazione delle vigne e delle cantine per i produttori storici. Tale generale
rinnovamento è legato in maniera particolare all’esigenza manifestata dalle aziende
di organizzare nelle proprie cantine visite guidate con degustazione ed eventi
enogastronomici per la promozione e la vendita del proprio vino DOC. Esigenza
particolarmente sentita nelle aree del Materano e del Metapontino, dove tali attività
sarebbero favorite dal crescente flusso turistico, noto per essere tra i più vivaci
della regione.
3.2.2 La commercializzazione dei vini di qualità lucani
Le interviste al nostro campione di aziende hanno dato modo di evidenziare
un’interessante casistica relativa alle strategie di distribuzione: la vendita diretta
risulta essere uno dei principali canali, alla quale ricorre il 92% delle aziende prese
in esame (di cui il 16% con punto vendita dedicato), unitamente al ricorso di agenti
di rappresentanza (60% delle aziende) e distributori territoriali o ad ampio raggio
(52%); solo l’8% delle aziende esaminate, produttrici dell’“Aglianico del Vulture”
DOC, adotta quale strategia di distribuzione esclusivamente rappresentanti o
distributori44.
44
Il dato rappresenta una media delle quattro DOC lucane. Nello specifico, per l’“Aglianico del Vulture” DOC la
vendita diretta è utilizzata dall’87,5% delle aziende prese in esame, unitamente all’utilizzo di agenti di
rappresentanza per il 69,7% delle aziende e di distributori territoriali o ad ampio raggio per il 43,7%. Solo il
12,5% delle aziende adotta quale strategia di distribuzione esclusivamente rappresentanti o distributori. Per il
“Matera” DOC la vendita diretta è utilizzata dal 100% delle aziende prese in esame, unitamente all’utilizzo di
agenti di rappresentanza per il 60% delle aziende e di distributori territoriali o ad ampio raggio per il 40%.
68
I canali distributivi legati alla vendita diretta si indirizzano in modo
particolare direttamente al consumatore e al settore Ho.Re.Ca (Hotel, Ristoranti
Caffè-bar e Catering), in percentuale minore verso vinerie, gastronomie e negozi
tradizionali. Il canale gestito dai distributori, invece, rappresenta una percentuale
minore e si rivolge soprattutto alle vinerie, ai negozi tradizionali, alle gastronomie
e in parte alla grande distribuzione organizzata per lo più del territorio.
Nella maggior parte delle aziende esaminate non sono presenti figure
professionali specializzate nella commercializzazione dei prodotti, al punto che tali
funzioni spesso vengono svolte dallo stesso imprenditore. Questo, unito anche alla
carenza di addetti al marketing o alla comunicazione (presenti solo nel 25% delle
aziende), spiega la diffusa difficoltà espressa dalla totalità del campione
nell’attuare politiche commerciali che consentano di ampliare spazi di mercato. Si
riscontra, inoltre, un atteggiamento piuttosto critico dei produttori e uno scarso
interesse ad avviare forme alternative di vendita indirizzate in modo particolare alla
distribuzione moderna, grande distribuzione (GD e GDO), accusata spesso di
monopolizzare il mercato e di imporre prezzi insostenibili, comportando di
conseguenza una svalutazione del prodotto.
Un aspetto positivo, invece, deriva dallo sviluppo negli ultimi anni di nuovi
canali di marketing e comunicazione: l’88% delle aziende intervistate possiede un
sito internet ed il 26% di queste ha attivato anche un canale di vendita on-line o
fornisce clienti che gestiscono siti e-commerce; una rilevante parte che ancora non
lo possiede, inoltre, pensa di realizzarlo in un imminente futuro45.
Dalle interviste è emerso, infatti, che internet rappresenta sicuramente una
potenzialità interessante per la promozione del prodotto con buone opportunità per
le imprese, quali presenza globale sui mercati, miglioramento della competitività e
del business; d’altra parte, però, gli operatori evidenziano anche le difficoltà di
gestione di tale canale, legate alla logistica, alla sicurezza delle transazioni e alla
mancanza di fiducia dell’acquirente per l’acquisto a scatola chiusa di un prodotto
Per il“Terre dell’Alta Val D’Agri” DOC la vendita diretta è utilizzata dal 75% delle aziende esaminate come
unico canale di distribuzione, il restante 25% lo utilizza come canale di distribuzione unitamente all’utilizzo di
distributori. Per il“Grottino di Roccanova” DOC, il 100% delle aziende esaminate utilizza la vendita diretta
unitamente all’utilizzo in percentuale minore di distributori.
45
Nel dettaglio, le aziende del Vulture intervistate possiedono tutte un sito internet, il 12,5% ha attivato un canale
di vendita on-line e il 6% fornisce clienti che hanno siti e-commerce. Dall’analisi delle aziende del territorio
legato al “Matera” DOC emerge che tutte le aziende esaminate hanno un sito internet e che il 40% di tali aziende
ha attivato un canale di vendita on-line, ad oggi poco utilizzato. Per quanto concerne le aziende relative alla
produzione del “Terre dell’Alta Val d’Agri” DOC emerge che il 50% delle aziende intervistate possiede un sito
internet con un canale di vendita on-line, ed il restante 50% che non ha un sito internet non è comunque
intenzionato ad attivarne uno nel prossimo futuro. Infine, relativamente al “Grottino di Roccanova” DOC il
campione esaminato ha un sito internet ed ha attivato anche la vendita on line.
69
che, secondo i produttori, per essere apprezzato deve assolutamente essere
degustato. Per tale motivo, tra le principali attività di marketing dei produttori,
nell’ambito della vendita diretta, vi è l’organizzazione di eventi con l’accoglienza
degli utenti nelle proprie cantine. Tutte le aziende, infatti, sono dotate di una sala
degustazione in cui è possibile effettuare, con visite guidate per settori specializzati
(Ho.Re.Ca e riviste di settore) o per clienti interessati, la degustazione del prodotto,
con un coinvolgimento emozionale legato al racconto della storia, dei metodi
produttivi e allo scenario dei caratteristici luoghi di produzione in cui ci si trova
immersi. Dalle interviste svolte è emerso che questo rapporto diretto con il
consumatore rappresenta uno dei più efficaci canali di vendita, per cui si afferma a
più voci la necessità di creare un reale turismo enogastronomico, veicolo per lo
sviluppo e la promozione dei prodotti e del territorio.
Un successivo aspetto preso in esame riguarda la destinazione geografica dei
mercati di commercializzazione dei vini DOC lucani. Dall’analisi effettuata è
emerso che, dal 2005 al 2010, gli intervistati hanno in media venduto il 76,6% del
vino DOC lucano in Italia e il restante 23,4% è stato esportato. Un’analisi del
mercato estero evidenzia che negli ultimi anni oltre il 70% delle esportazioni ha
interessato paesi facenti parte dell’Unione Europea, con un trend crescente dal
2005 al 2010 del +9% a scapito dei paesi extra U.E.. Tra i principali paesi di
destinazione troviamo la Germania, la Svizzera e gli Stati Uniti d’America.
Seguono l’Austria, il Giappone (verso i quali negli ultimi anni si è avuto un piccolo
incremento delle esportazioni) e il Belgio (in cui si registra un’esportazione più o
meno costante negli anni). Infine troviamo il Regno Unito, seguito da Canada e
California.
Un’analisi più dettagliata delle singole DOC lucane evidenzia delle lievi
differenziazioni legate alle diverse fasi di sviluppo e ai differenti quantitativi di
produzione di ogni DOC.
Per quanto concerne l’“Aglianico del Vulture” DOC, dal 2005 al 2008 le
esportazioni delle aziende campione hanno registrato un decremento (-7%) per poi
recuperare quote di mercato negli anni successivi (con un +5% al 2010),
indirizzandosi in percentuale maggiore verso i paesi facenti parte dell’Unione
Europea. Esse si sono concentrate soprattutto verso la Germania, la Svizzera,
registrando una crescita dovuta probabilmente ad un aumento delle aziende
esportatrici, e oltreoceano verso gli Stati Uniti d’America, seguendo un andamento
negli anni più o meno costante.
70 Il “Matera” DOC, che ha visto le sue prime etichette sul mercato estero nel
2008, ha registrato fino al 2009/2010 un’esportazione del 30% del prodotto. Le
esportazioni sono indirizzate in maniera prioritaria verso quei paesi facenti parte
dell’Unione Europea (80%) e in percentuale minore nei paesi extra U.E. (20%). In
base alle quantità di vino commercializzato troviamo tra i principali paesi di
destinazione la Germania, seguita in seconda posizione da Spagna, Gran Bretagna
e Svezia, con un terzo posto dedicato a Svizzera e USA.
Per quanto riguarda, infine, il “Terre Dell’Alta Val D’Agri” DOC,
dall’analisi effettuata è emerso che negli ultimi anni il 95% del prodotto è rimasto
nei confini nazionali e che solo il restante 5% è stato esportato all’estero, con una
riduzione rispetto al 2007/2008 del 2% e del 15% rispetto agli anni precedenti (a
partire dal 2005). Un’esportazione rivolta esclusivamente a paesi europei come
Germania e Svizzera, con un trend variabile negli anni.
Il “Grottino di Roccanova” DOC non è stato preso in considerazione in
questo tipo di analisi in quanto, visto il recentissimo riconoscimento, le prime
bottiglie con marchio DOC del bianco e del rosato sono state immesse sul mercato
tra maggio e ottobre 2010, pertanto risulta difficile effettuare delle valutazioni.
L’insieme dei dati sulle esportazioni evidenzia una certa esperienza delle
aziende lucane nei rapporti con i mercati esteri non del tutto sporadica, nonostante
il mercato principale dei vini lucani DOC rimanga quello interno. Sembra peraltro
diffusa tra i produttori la consapevolezza che, a fronte di un’internazionalizzazione
dei mercati, le maggiori possibilità di sviluppo siano situate proprio all’estero: per
l’81% delle aziende intervistate l’export rimane uno dei principali sbocchi di
ampliamento del mercato46.
Il miglior approccio in questa direzione risulta essere la partecipazione a
fiere ed eventi di settore, in quanto la possibilità di far conoscere e degustare il
prodotto durante tali manifestazioni il più delle volte crea buone opportunità per
una successiva fase di commercializzazione; tutte le aziende intervistate, infatti,
hanno dichiarato di prendere parte alle diverse fiere ed eventi enogastronomici che
si organizzano in Italia e all’estero, prima fra tutte il Vinitaly.
Le difficoltà legate alla commercializzazione estera, rappresentate da
barriere burocratiche, logistiche e di vario genere, che comportano un aumento dei
prezzi, risultano però difficilmente sostenibili dalle aziende presenti sul territorio
46
Il 42% di queste aziende incrementerebbe anche il mercato nazionale ed il 27% anche quello regionale.
71
regionale, le quali chiedono di poter disporre di un adeguato supporto da parte
delle Istituzioni Pubbliche locali operanti nel settore delle esportazioni.
Esaminando la distribuzione del mercato nazionale sulle tre principali aree
geografiche del nostro Paese (nord, centro e sud) emerge come negli ultimi anni
oltre il 60% del vino DOC lucano sia rimasto nei mercati del sud Italia, di cui più
del 40% all’interno dei confini regionali. Il trend, inoltre, è cresciuto negli anni
grazie anche all’ingresso nel mercato di nuove aziende vitivinicole che
commercializzano quasi esclusivamente in queste aree. Raggiunge i mercati del
Centro il 15% dei vini DOC lucani e il restante 19% si spinge fino al nord
dell’Italia.
Grafico 3.2 - Destinazione geografica (%) dei vini lucani DOC
Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta
Diversi sono gli strumenti di marketing messi in campo dalle aziende prese
in esame: il 40% predispone una pianificazione del prezzo, della promozione e
della distribuzione; il 36% attua una pianificazione del prodotto, stabilisce un
budget per la commercializzazione e periodicamente effettua delle verifiche sulla
soddisfazione del cliente.
72
Al fine di incrementare e migliorare la commercializzazione dei vini lucani
DOC, l’83% delle aziende intervistate intende investire nel prossimo futuro nel
marketing e nella promozione del prodotto, a cui fanno seguito investimenti legati
allo sviluppo delle tecnologie, al miglioramento della produzione e delle
infrastrutture, alle risorse umane e alla logistica.
L’analisi evidenzia, inoltre, la volontà dei produttori a investire su azioni che
puntino ad aumentare la visibilità del territorio, delle aziende e dei prodotti
(incrementando il marketing informatico e progettando nuovo materiale
pubblicitario), a migliorare la comunicazione in genere e ad attivare azioni che
permettano di analizzare e monitorare il mercato al fine di determinare il giusto
rapporto tra il valore percepito del prodotto da parte del consumatore e un prezzo
sostenibile per le aziende.
Azioni invece che hanno suscitato minor interesse da parte dei produttori
riguardano soprattutto l’attività pubblicitaria legata ai media tradizionali.
Il canale di marketing privilegiato, però, rimane il contatto diretto con il
cliente: come già evidenziato, non è un caso che l’85% delle aziende intervistate
organizzi visite guidate nelle proprie aziende e partecipi a eventi degustativi per il
settore Ho.Re.Ca. o per la stampa. Inoltre, il 42% delle aziende partecipa o ha
partecipato a “Cantine Aperte”, un’iniziativa organizzata dall’Associazione
Movimento Turismo del Vino che si svolge annualmente in tutta Italia nell’ultima
domenica di maggio. In quest’occasione, le cantine socie del Movimento aprono le
proprie porte al pubblico per presentare, oltre al vino, i vari prodotti della
gastronomia locale e le bellezze naturali e artistiche della regione, favorendo così
un contatto diretto agli appassionati del vino e attirando l’attenzione anche di turisti
e residenti.
Altre attività di marketing e comunicazione vedono la presenza, per il 50%
delle aziende, su riviste specifiche del settore, mentre la quasi totalità – come già
detto – possiede un sito internet di promozione con e-mail e newsletter; alcune
effettuano anche vendita on-line.
A questo proposito, è stato chiesto agli intervistati di attribuire un punteggio,
in una scala da 1 a 10, ai diversi mezzi pubblicitari impiegati o da introdurre nella
promozione aziendale in base all’importanza ad essi attribuita e di valutarne le
tendenze future e la successiva tabella conferma quanto precedentemente detto.
73
Tabella 3.6 - Strumenti pubblicitari utilizzati dalle aziende (%) e loro
valutazione
Mezzi pubblicitari
Aziende
(%)
Scala di valori
Partecipazione a eventi fieristici
96
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Cantine Aperte
69
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Manifestazioni locali
85
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Eventi aziendali
88
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Presenza su guide del settore
96
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Ricevimento visitatori
96
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Invii postali
42
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Brochure
92
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Telefono
31
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Sito Internet
96
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Spot radiotelevisivi
42
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Cartelloni pubblicitari
65
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Stampa generica o specializzata
62
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Sponsorizzazioni in genere
65
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta
La comunicazione pubblicitaria all’interno del settore vitivinicolo, in
maniera non diversa da altri ambiti, predilige gli strumenti più adeguati in base al
pubblico di riferimento e agli obiettivi da raggiungere. I dati confermano, infatti,
che i veicoli pubblicitari maggiormente impiegati dalla quasi totalità delle aziende
sono anche quelli ai quali viene attribuito un più alto “peso” e un maggiore
investimento nel futuro: le aziende ritengono che la migliore pubblicità avviene
attraverso il contatto diretto, come la partecipazione ad eventi fieristici, la
creazione di eventi aziendali o l’accoglienza di visitatori presso le proprie cantine,
così come ritengono di fondamentale importanza l’essere menzionati su guide del
settore e il dotarsi di strumenti multimediali e interattivi come i siti web, utili a
veicolare informazioni puntuali e dinamiche, oltre che a permettere di entrare in
contatto immediato con i potenziali destinatari finali; ad essi è stato attribuito un
valore medio compreso tra 7 e 8. Seguono poi quegli strumenti che si rivolgono a
un pubblico più ampio, come i prodotti stampati ed editoriali (brochure, stampa
74
generica o specializzata), utili a fornire informazioni dettagliate sull’azienda. Meno
appeal hanno, invece, strumenti che si rivolgono a un pubblico generico e
indifferenziato, come i cartelloni pubblicitari, gli spot radiotelevisivi, le
sponsorizzazioni in genere e le manifestazioni locali, e quelli che, pur rivolgendosi
a specifici segmenti di pubblico, appaiono ormai superati, come i contatti telefonici
o gli invii postali. In una posizione intermedia si colloca l’adesione all’evento
“Cantine Aperte”, al quale viene attribuito un valore relativamente basso (5), senza
registrare incrementi futuri.
Tutte le aziende intervistate hanno manifestato l’intenzione in futuro di
puntare maggiormente sulle attività di accoglienza e ricevimento visitatori presso le
proprie cantine a fini promozionali, organizzando dei veri e propri eventi aziendali
(per il 65%), così come il 64% intende investire nel miglioramento del proprio sito
internet e il 58% intensificare la propria presenza su guide specializzate. Rimarrà
invariato, invece, il ricorso a strumenti pubblicitari come il telefono, gli invii
postali e le brochure, queste ultime già sufficientemente adottate dal 92% delle
aziende.
75
Tabella 3.7 - Strumenti pubblicitari: tendenze future (%)
Mezzi pubblicitari
Partecipazione a eventi fieristici
Cantine Aperte
Manifestazioni locali
Eventi aziendali
Presenza su guide del settore
Ricevimento visitatori
Invii postali
Brochure
Telefono
Sito Internet
Spot radiotelevisivi
Cartelloni pubblicitari
Stampa generica o specializzata
Sponsorizzazioni in genere
Tendenze future
Aumentare %
48
22
25
65
58
100
30
26
0
64
50
38
40
25
Ridurre % Invariare % Introdurre %
13
28
30
0
12
0
10
0
29
4
10
6
7
31
39
50
45
35
27
0
50
74
71
28
10
44
40
44
0
0
0
0
4
0
10
0
0
4
30
13
13
0
Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta
La volontà delle aziende di puntare al marketing e alla promozione ha
registrato, negli ultimi anni, un range di spesa destinato ad azioni promozionali più
o meno costante, che per il 37,5% delle aziende intervistate va dai 1.000€ ai
6.000€, per il 25% delle aziende è compreso tra i 6.000€ e i 12.000€, per il 17%
tale range sale dai 18.000€ ai 25.000€ e solo per l’8% delle aziende tale somma
supera i 25.000€ (dato che interessa solo alcune aziende dell’area del Vulture). La
somma annua destinata ad attività di promozione scende al di sotto dei 1.000€ per
il 12,5% delle aziende intervistate, dato legato perlopiù alle attuali difficoltà del
mercato, in quanto tale spesa a volte viene calcolata in percentuale al fatturato.
Obiettivo prioritario di tutte le aziende rimane, comunque, quello di investire
nel prossimo futuro in azioni di miglioramento del marketing aziendale e della
promozione del prodotto puntando ad un aumento del budget legato a tali attività.
In merito alla realizzazione di attività strategiche per lo sviluppo aziendale e
del comparto nel suo complesso da parte del settore pubblico, particolarmente
indicative risultano le risposte ottenute, riportate di seguito, sulla valutazione
attribuita a questa forma di sostegno.
76
Tabella 3.8 - Valutazione sostegno pubblico
Alto
Promozione del Prodotto
Organizzazione di Fiere Vinicole
Denominazione di Origine
Strade del vino
Promozione per l’esportazione
Sostegno economico e finanziamenti
Formazione Risorse Umane
Ricerca e Sviluppo
Innovazione
Altro
Medio
Basso
X
X
X
X
X
X
X
X
X
Fonte: Elaborazione INEA su dati rilevati da indagine diretta Emerge in modo inequivocabile, infatti, un giudizio negativo in merito alla
realizzazione di progetti come “Le Strade del Vino”, ad attività nell’ambito della
formazione, della ricerca, dello sviluppo e dell’innovazione, per le quali
evidentemente ci si aspettava un maggiore supporto. Lo stesso discorso vale per le
azioni legate alla promozione del prodotto, anche in vista dell’esportazione,
probabilmente in concomitanza con la percezione di una certa debolezza del
marchio territoriale. Basso è anche il giudizio attribuito al sostegno pubblico
nell’iter da seguire per l’ottenimento della denominazione di origine, nell’ambito
del sostegno economico e dei finanziamenti. Gli aiuti per chi investe nel settore
vino sembrano non essere soddisfacenti. L’unica voce che registra un giudizio
mediamente positivo riguarda l’organizzazione di Fiere Vinicole, probabilmente
unica attività in cui è stato possibile per le aziende godere di un supporto (logistico
e finanziario) esterno.
3.3. Punti di forza e debolezza
La Basilicata da sempre è stata riconosciuta come una realtà di eccellenti
viticoltori; fin dagli inizi del novecento si rileva una considerevole attività di
commercio di uve che venivano avviate alla vinificazione fuori dal territorio
regionale. È, però, con l’affermarsi delle Denominazioni di Origine e la nascita in
loco di aziende di trasformazione che la realtà produttiva si è profondamente
modificata.
77
Negli ultimi vent’anni è prevalso un modello di crescita basato sulla
presenza di aziende vitivinicole di piccole dimensioni che integrano le produzioni
aziendali con l’acquisto di uve provenienti dal territorio.
Il miglioramento delle tecniche di coltivazione dei vigneti e di lavorazione
delle uve ha consentito l’ottenimento di prodotti di elevata qualità, ai quali non
sempre corrisponde sul mercato il giusto riconoscimento.
Infatti, dal punto di vista della commercializzazione dei vini DOC della
Basilicata una delle maggiori criticità riscontrate è legata alla scarsa conoscenza
del marchio territoriale regionale, causa probabile della minore richiesta sui
mercati dei vini lucani rispetto ad altre produzioni legate a contesti territoriali più
conosciuti. Da qui nasce una prima forte esigenza di promozione della regione e
dei suoi prodotti tipici.
I nuovi e più ricercati stili di consumo hanno imposto, infatti, la necessità di
promuovere dapprima il territorio che dà origine al prodotto e in un secondo
momento il prodotto stesso, il quale veicola la tradizione socioculturale dalla quale
proviene. Del resto, sappiamo tutti come sia notevolmente cambiata l’esperienza di
consumo, sempre più orientata alla qualità e, allo stesso tempo, al desiderio di
esperire una dimensione intangibile, valoriale e simbolica dei prodotti.
Altra opinione diffusa, emersa durante le interviste agli operatori, riguarda la
convinzione che negli ultimi anni il settore vitivinicolo stia attraversando una fase
delicata imposta da nuove sfide di mercato.
Lo evidenzia, infatti, una situazione di stallo dei consumi interni, a causa di
un mercato ormai saturo, che fa emergere l’esigenza di rivolgersi verso mercati
internazionali sempre più caratterizzati da una domanda di qualità, tipicità e unicità
dei prodotti e dove, allo stesso tempo, proliferano marchi e denominazioni che
provocano una forte concorrenza dei prezzi.
Alla criticità dell’attuale fase di mercato gli operatori tentano pertanto di
rispondere prendendo in considerazione l’opportunità di un suo progressivo
allargamento oltre i confini regionali e nazionali.
La Basilicata, però, probabilmente non è ancora in grado di aprirsi
totalmente a tali prospettive concorrenziali di mercato per via delle ridotte
dimensioni aziendali e della scarsa propensione all’associazionismo, soprattutto
nella fase della commercializzazione, che rappresenta ancora oggi un fattore di
scarsa competitività in quanto ostacolo al contenimento dei costi di produzione.
Inoltre, questi ultimi risultano ancora molto elevati, non solo per il rispetto dei
78 vincoli produttivi imposti dai Disciplinari di Produzione, ma anche per i vari
adempimenti burocratici e amministrativi cui le aziende sono sottoposte soprattutto
per quanto attiene la commercializzazione verso l’estero.
Vista pertanto la situazione di forte concorrenza presente nel settore,
un’evoluzione positiva – secondo alcuni produttori intervistati appartenenti all’area
del Vulture – potrebbe essere legata a un’operazione di coesione tra i produttori, al
fine di creare un maggiore potere contrattuale, una maggiore imposizione sui
mercati e un incremento della produzione del vino imbottigliato.
Questo tipo di suggerimento è probabilmente valido per realtà vitivinicole
già mature e consolidate, come appunto quella del Vulture, mentre altre aree
necessitano dapprima del fisiologico periodo di affermazione sul mercato,
supportato da un’adeguata programmazione commerciale. Stessa cosa potrebbe
dirsi per la produzione legata al “Terre Dell’Alta Val D’Agri” che sta cercando,
negli ultimi anni, di dotarsi di una solida organizzazione produttiva.
Da un punto di vista più tecnico, si osserva come sul territorio regionale, non
essendosi sviluppata un’attività di indotto, sia ancora scarsa l’offerta di servizi
specifici per il settore vitivinicolo. Le aziende, infatti, trovano sui mercati extra
regionali i mezzi tecnici, le professionalità e i servizi a elevato contenuto
tecnologico necessari nel processo produttivo. Molti sono stati i produttori che
hanno lamentato, durante il nostro lavoro di indagine, la mancanza di tale indotto
sul territorio e l’incombenza di doversi rivolgere fuori regione per acquistare
bottiglie, tappi ed etichette di una certa qualità.
Le tante criticità denunciate non oscurano, però, i progressi significativi
realizzati negli ultimi anni dai produttori vitivinicoli lucani, sempre più impegnati
nella valorizzazione dei propri vini di qualità caratterizzati da una spiccata tipicità.
Di seguito la SWOT Analysis che riassume i principali punti emersi dalle
interviste:
79
PUNTI DI FORZA
PUNTI DI DEBOLEZZA
Buona presenza di vigneti autoctoni
Polverizzazione della struttura produttiva del
comparto enologico
Incremento delle superfici destinate alla
produzione DOC
Insufficiente investimento da parte delle
imprese in attività di promozione del prodotto,
spesso a causa della limitatezza dei capitali
Adeguamento tecnologico e strutturale delle
imprese che attuano la trasformazione
Scarsa propensione all'associazionismo
Incremento della sensibilità dell'offerta a
ricercare la qualità del prodotto, al fine di
rispondere agli orientamenti dei consumatori
Frammentazione dell'offerta
Forte esigenza di creare un legame tra vino,
cultura, territorio e tradizioni, con la finalità di
creare un processo di valorizzazione del
territorio, anche attraverso un turismo enogastronomico
Quantitativi limitati di prodotto imbottigliato
Espansione del segmento di mercato dei vini
DOC/DOCG e IGT
Insufficiente coordinamento dei diversi attori
del sistema regionale per la valorizzazione del
prodotto
Maggiore presenza della filiera nella
produzione DOC
Potenziale produttivo delle DOC lucane non
ancora raggiunto
OPPORTUNITA'
MINACCE
Attenzione dei consumatori al rapporto
qualità/prezzo nella ricerca dei vini di
categorie superiori
Progressiva diminuzione dei consumi di vino
a livello nazionale
Sviluppo del turismo tematico e culturale
Concorrenza di altri vini nazionali
maggiormente conosciuti sul mercato, con
maggiori quantitativi, legati ad una lunga
tradizione vitivinicola dei propri territori
Aumento del consumo dei vini di qualità nei
mercati esteri
Aumento della concorrenza dei vini di qualità
sui mercati internazionali, con prezzi più
competitivi
80
CAPITOLO 4
Spunti di riflessione per le politiche regionali del settore
Dall’analisi del comparto e dall’indagine effettuata emerge chiaramente
l’esistenza di una vitivinicoltura a due velocità in Basilicata: la zona del Vulture,
particolarmente vocata, e gli altri territori. Naturalmente su ciò hanno molto inciso
la presenza, già a partire dagli anni settanta, del riconoscimento a DOC
dell’Aglianico del Vulture e le politiche regionali per lo sviluppo del settore, che
hanno favorito una celere crescita del comparto in questa area della regione.
Nonostante tale evidente disparità, le necessità degli operatori vitivinicoli lucani
riguardano numerose istanze che presentano tratti comuni richiesti proprio dal
mercato e dall’evoluzione del settore, come lo sviluppo di un maggior marketing
territoriale, un sostegno alla formazione degli operatori, alla promozione e alla
commercializzazione del prodotto soprattutto a livello internazionale al fine di
consolidare o aprire nuovi mercati.
Una prima opportunità di sviluppo potrebbe provenire, come molti
produttori ritengono, dal mondo della cooperazione che, in alcuni casi, ha svolto un
importante ruolo di coesione sociale, di tutela del territorio e, negli anni di
abbandono delle terre, ha garantito un reddito sicuro che ha frenato la fuga dalle
campagne e ha permesso la conservazione di un patrimonio viticolo di grande
importanza. La cooperazione presente sul territorio è quasi sempre limitata alla sola
trasformazione delle uve dei soci. Va comunque evidenziato che le cantine sociali
da qualche anno sono impegnate con grande determinazione nella diversificazione
delle produzioni, con l’obiettivo di affiancare alla produzione del vino sfuso anche
quello in bottiglia, riservato a una quota di mercato più esigente. La competitività
di questo tipo di imprese rimane fortemente legata al profilo professionale della
base associativa e al livello di competenza del management; si avverte pertanto
forte l’esigenza di migliorare la professionalità delle risorse umane coinvolte a
vario titolo attraverso un percorso mirato di formazione.
L’esperienza dei Consorzi di Tutela e Valorizzazione di vini, invece, è
abbastanza recente. La loro nascita è fondamentalmente legata ai riconoscimenti
delle Denominazioni di Origine Controllata conseguiti negli ultimi anni.
Nonostante ciò, i Consorzi hanno svolto un ruolo importante di interlocutore con
l’amministrazione regionale in rappresentanza della filiera nelle fasi di
81
consultazione sulle politiche di settore ed hanno affiancato l’Ente nella
realizzazione di eventi e manifestazioni.
L’impegno dei produttori, singoli o associati, necessita però del supporto di
strategie adeguate che permettano di sfruttare le varie opportunità di crescita del
settore, come azioni di promozione dei prodotti e del territorio attraverso campagne
promozionali e di informazione dei consumatori, attività di coordinamento e
sostegno per la partecipazione a eventi e fiere settoriali, la creazione di un circuito
eno-turistico con la realizzazione di itinerari eno-gastronomici e culturali che
permettano la fruizione turistica dei territori legati alle produzioni vitivinicole e,
ancora, azioni di sensibilizzazione della ristorazione locale e delle strutture
ricettive turistiche al consumo e alla promozione dei vini DOC del territorio47.
Infatti, da questo punto di vista la regione non sembra ancora padrona appieno del
proprio mercato se consideriamo che i vini lucani di pregio faticano ad affermare la
propria presenza presso le strutture ricettive del circuito turistico, aspetto che
invece dovrebbe essere maggiormente favorito poiché rappresenta un veicolo
immediato di diffusione delle produzioni di qualità a un pubblico eterogeneo per
provenienza geografica.
Un’ulteriore opportunità di sviluppo è rappresentata dal recente
riconoscimento DOCG per l’Aglianico del Vulture, in quanto la Denominazione di
Origine Controllata e Garantita rappresenta un importante riconoscimento
qualitativo per un prodotto e un territorio ad antica vocazione vitivinicola, con una
forte ricaduta di immagine per il territorio lucano. La presenza di un marchio
posizionato ai massimi livelli qualitativi potrebbe rappresentare un’evoluzione
positiva anche per la commercializzazione, vista anche la minore concorrenza delle
DOCG presenti sul mercato. A tal proposito, un’analisi preventiva di efficacia di
tale riconoscimento ha evidenziato che il 59,5% dei produttori è disposto a
trasferire a DOCG la propria produzione DOC, rappresentando quindi un forte
potenziale di offerta.
Affinché tutte le opportunità descritte possano essere sfruttate appieno si
rende necessaria una maggiore integrazione “orizzontale” tra i soggetti istituzionali
che operano nel settore e “verticale” con gli operatori vitivinicoli, al fine di creare
47
In tal senso qualcosa è stato fatto con la stipula del “Patto di Vino” proposto dell’assessorato all’Agricoltura
della Regione Basilicata, al fine di accrescere l’offerta dei vini DOC lucani nei menù dei ristoranti e sui tavoli
degli agriturismi del territorio. Tale patto, siglato il 19 dicembre 2010 in occasione del Matera Wine Festival,
crea un accordo tra i produttori vitivinicoli, con i relativi Consorzi di Tutela DOC, gli agriturismi e i ristoranti
lucani.
82
un percorso univoco che permetta di far emergere tutte le potenzialità produttive
regionali e di consolidare le realtà esistenti.
Come evidenziato dagli operatori che hanno partecipato al focus per la filiera
vino, nell’ambito del PIF – PSR Basilicata 2007/2013, è sentita la necessità di
politiche territoriali specifiche che facilitino la promozione del prodotto attraverso
una valorizzazione dell’immagine regionale. In merito al sostegno pubblico del
settore, infatti, l’opinione emersa dall’indagine empirica non è particolarmente
positiva per tutte quelle attività afferenti alla promozione del prodotto e alle attività
di formazione delle risorse umane, di ricerca, sviluppo e innovazione. Si tratta di
attività dove l’azione pubblica gioca un ruolo essenziale e strategico; un sostegno
finanziario ben indirizzato e coordinato potrebbe risultare proficuo per un territorio
in cui il vino può rappresentare un elemento trainante non solo per l’intero settore
agroalimentare, ma anche per quello turistico. Il legame fra vino e sistema
economico globale, infatti, è molto forte; ultimamente il settore ha individuato
come elemento catalizzatore, via via più efficace, il sistema turistico nella sua
valenza storico-culturale dando vita a diversi prodotti e progetti di sviluppo
territoriale nella logica di turismo sostenibile, turismo del vino, ecc..
L’Aglianica Wine Festival, manifestazione annuale che si svolge nel Vulture
giunta ormai alla XIII edizione, rappresenta un modello collaudato di evento che
unisce turismo ed enogastronomia in grado di creare, grazie al coinvolgimento di
associazioni nazionali ed internazionali di settore, un momento di confronto tra
diverse esperienze viticole italiane rappresentate dai loro Consorzi. Anche il
progetto Cantine Aperte rappresenta ormai un appuntamento annuale sia per le
cantine che per gli appassionati del vino provenienti dalle regioni limitrofe. Allo
stesso filone appartiene la recente manifestazione Vinix Life che si è tenuta a Melfi
a febbraio 2012 e che ha coinvolto i produttori dell’area e le eccellenze
enogastronomiche del sud d’Italia con performance di teatro itineranti fra le botti e
momenti di cultura. Altro esempio è l’esperienza dell’enoteca regionale che,
operando in rete con le enoteche delle altre regioni, ha l’obiettivo di favorire i
contatti fra le aziende e gli operatori commerciali del settore, nonché valorizzare
l’immagine dei vini di qualità prodotti nel territorio lucano attraverso iniziative
autonome e/o concordate anche con altri organismi pubblici o privati interessati.
In questo contesto di valorizzazione del prodotto/territorio si inserisce anche
l’annuale manifestazione Vinitaly, a Verona, che coinvolge tutti i produttori
regionali, anche se interessati in maniera differente. La mera logica “dell’esserci”
non è sufficiente alle aziende lucane per ottenere il giusto risalto nel grande
83
contenitore espositivo mondiale. E’, infatti, sentita la necessità di collegare
l’evento con altri strumenti promozionali che lo supportino prima e accompagnino
gli operatori locali dopo per consentire le vendite. Visitare il padiglione lucano
deve e può diventare un’esperienza “accattivante” per i visitatori, che in tal modo
conoscono e consumano il nostro territorio e il nostro prodotto, e per i buyers,
interessati ad acquistare. Per facilitare questo percorso si potrebbe pensare ad una
rinnovata struttura espositiva, dal carattere spiccatamente attrattivo e in posizione
centrale, intorno al quale far gravitare gli stand delle aziende lucane più note.
Investire con criterio nella promozione del vino lucano darebbe, quindi, nuova linfa
alle imprese vitivinicole della regione e permetterebbe loro di guadagnare nuove
fette di mercato.
L’adozione di una politica interdipartimentale, che integri le azioni di
valorizzazione secondo obiettivi comuni, e il lavoro sinergico tra istituzioni,
imprenditori agricoli e associazioni di categoria risultano quindi necessari per un
comparto come quello del vino che rappresenta un settore di punta.
Diverse iniziative che si potrebbero mettere in campo richiedono, pertanto,
una forte azione pubblica, incisiva ed efficace, degli enti locali preposti, gli unici in
grado di indirizzare le future politiche regionali del settore in direzione di una
promozione ed educazione alla cultura del vino.
84
Allegato: QUESTIONARIO PER LE AZIENDE VITIVINICOLE DI
PRODUZIONE VINI DOC
85
Istituto Nazionale Economia Agraria - Sede Regionale Basilicata
QUESTIONARIO AZIENDE VITIVINICOLE DI PRODUZIONE VINI
DOC
Denominazione azienda: _____________________________________________
Indirizzo:_____________________________Città:_____________ Prov:______
Tel:_______________________________Fax:_____________________________
E-mail:______________________Sito internet:___________________________
Il suo ruolo nell’azienda:_____________________________________________
GENERALE
1- La vostra azienda vitivinicola è:
❑ una ditta individuale
❑ una società di persone (Sas, Snc, Ss)
❑ una società di capitali (Srl, Spa)
❑ una società cooperativa
2- L’azienda aderisce a denominazioni d’origine?
❑ DOC, specificare ................................
❑ DOCG, specificare ..............................
❑ IGT, specificare ..................................
❑ nessuno
87
3- L’azienda aderisce a consorzi di promozione e valorizzazione della
produzione di vino DOC?
❑ Sì - ❑ No
Quali: ___________________________________________________
4- L’azienda segue altri protocolli o percorsi di qualità certificati?
❑ ISO 9000
❑ Emas
❑ Altro, specificare ................................
5- La superficie investita a vigneto è:
❑ inferiore ai 5 Ha
❑ tra i 5 e i 10 Ha
❑ tra 11 e 15 Ha
❑Superiore a 15 ha
6- Quanta di questa superficie è investita a vigneto per le produzioni DOC:
❑ il 10%
❑ dal 10 al 20%
❑ dal 20 al 30%
❑ dal 30 al 40%
❑ dal 40 al 50%
❑ dal 50 al 60%
❑ dal 60 al 70%
❑ dal 70 al 80%
❑ dal 80 al 90%
❑ il 100%
7- Quali tipologie di vini vengono prodotti in azienda?
❑ DOCG
❑ DOC
❑ IGT
❑ VINI DA TAVOLA
88 8- Relativamente alla produzione del vino DOC la vostra azienda quali di
queste fasi realizza?
Processi di filiera
2005
2006
2007
2008
2009
Produzione di uve
Vinificazione
Imbottigliamento
Commercializzazione
 Vendita diretta in
azienda
 Punto vendita
9- Quanta è la produzione del vino DOC prodotto dalla sua azienda negli
ultimi 5 anni?
Le quantità
2005
2006
2007
2008
2009
Quantità prodotte
certificate DOC effettiva
UVA
Quantità prodotte
certificate DOC VINO
Produzione max
2005
2006
2007
2008
2009
ottenibile (produzioni
potenziali)
Uva q.li
Vino hl
Resa tonnellate uva per
ettaro
Produzione da scelta
vendemmiale
10- Quante sono le etichette che commercializza la vostra azienda?
❑1
❑ tra 2 e 5
❑ tra 5 e 10
❑ più di 10
89
11- Quante di queste etichette sono di vini DOC?
❑1
❑ tra 2 e 5
❑ tra 5 e 10
❑ più di 10
E quali sono: _______________________________________
12- Quante bottiglie vengono prodotte dalla vostra azienda?
❑ meno di 10.000
❑ tra 10.000 e 50.000
❑ tra 50.000 e 100.000
❑ più di 100.000
13- Quanta di questa produzione è di vino DOC (Dato in percentuale o in
numero di bottiglie)? _______________________________________
14 – Quali di queste tipologie di vini DOC produce la vostra azienda?
TIPOLOGIA
Anno
Anno
Anno
Anno
Anno 2009
VINO
2005
2006
2007
2008
ICON
%
%
%
%
%
ULTRA
%
%
%
%
%
PREMIUM
SUPER
%
%
%
%
%
PREMIUM
PREMIUM
%
%
%
%
%
POPULAR
%
%
%
%
%
PREMIUM
BASIC
%
%
%
%
%
15- Per la produzione del vino DOC la vostra azienda acquista anche uva da
terzi?
❑ Sì - ❑ No
16- L’azienda svolge anche altre attività?
❑ Sì - ❑ No
90 17- Se sì quali?
❑ altre coltivazioni arboree
❑ coltivazioni erbacee
❑ allevamento
❑ agriturismo/bed&breakfast
❑ corsi formazione (anche per Istituti scolastici)
❑ degustazioni guidate
❑ visite guidate in azienda
❑ organizzazione eventi, manifestazioni sul vino
❑ altro, specificare ............................................................................................
18- La vostra azienda possiede una sala degustazioni attrezzata per accogliere
visitatori?
❑ Sì - ❑ No
19- Dispone anche di possibilità di acquisto diretto in azienda o punto
vendita?
❑ Sì - ❑ No
20- In azienda quali competenze sono presenti per la produzione DOC, anche
in forma di collaborazione/consulenza:
❑ perito agrario
❑ agrotecnico
❑ agronomo
❑ enologo
❑ addetto marketing
❑ addetto stampa
❑ altro, specificare ............................................................................................
21- In quali settori l’azienda intende investire nel prossimo futuro per la
produzione DOC?
❑ Marketing/pubblicità/promozione
❑ Strutture/fabbricati
❑ Terreni/vigne
❑ Macchinari
❑ Consulenze agronomiche/enologiche
❑ Altro, specificare ............................................................................................
91
22- Quale strategia di distribuzione adotta la Sua azienda per la produzione
DOC?
❑ Vendita diretta
❑ Rappresentante
❑ Distributore ad ampio raggio
❑ Direttamente in azienda
❑ Altro.............................................................................
23- Quali canali di distribuzione utilizza la vostra azienda per la produzione
DOC?
❑ Ingrosso: importatori, distributori
Vendita diretta presso:
❑ Ristoranti, Alberghi e Caffetterie (Ho.Re.Ca)
Dettaglio:
❑ • GDO ( Ipermercati, supermercati ecc..)
❑ • Negozi tradizionali
❑ • Vinerie
❑ • Gastronomie
❑Vendita diretta in azienda
❑ Internet
❑ Altro.............................................................................
24- Qual è la destinazione geografica dei mercati dove commercializzate il
vostro prodotto DOC? E come si ripartisce, in termini percentuali,
l'ammontare di prodotto venduto in base alla strategia di distribuzione
adottata dalla vostra azienda per la produzione DOC?
Incidenza % dei differenti canali di vendita sulla produzione DOC
Anno
2005/2006 2006/2007 2007/2008 2008/2009 2009/2010
Il Mercato
%
%
%
%
%
Interno
Nord Italia
%
%
%
%
%
Centro Italia
%
%
%
%
%
Sud Italia
%
%
%
%
%
di cui Vendita
%
%
%
%
%
Diretta
di cui
%
%
%
%
%
Dettaglio
Tradizionale
92
di cui
Distribuzione
Moderna
di cui
Ristorazione
di cui Altro
Anno
Il Mercato
Estero
Unione
Europea
Paesi extraUE
di cui Vendita
Diretta
di cui
Dettaglio
Tradizionale
di cui
Distribuzione
Moderna
di cui
Ristorazione
di cui Altro
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
2005/2006 2006/2007 2007/2008 2008/2009 2009/2010
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
%
25- Qual è la quantità di distribuzione e la destinazione geografica dei mercati
del vostro prodotto DOC?
QUANTITA’ COMMERCIALIZZATE ( Numero bottiglie o dato in
percentuale%)
Anno
2005/
2006/
2007/
2008/
2009/
2006
2007
2008
2009
2010
Regione Basilicata
Italia
Estero
Di cui:
2005/
2006/
2007/
2008/
2009/
2006
2007
2008
2009
2010
Germania
Austria
Svizzera
Regno Unito
Scandinavia
93
Altri paesi Europei
____________________
USA
Canada
America Latina
Giappone
Oceania
Altri Paesi
___________________________
26- Qual è il Range di prezzo del prodotto e come è variato negli ultimi 5 anni?
TIPOLOGIA DI
VINO
PREZZI CANTINA –
BOTTIGLIA
alla produzione per il
prodotto finito nella
confezione più diffusa
franco partenza
dall’azienda di
produzione IVA
compresa
PREZZI CANTINA –
BOTTIGLIA
alla vendita diretta nella
confezione più diffusa
PREZZI AL
CONSUMO –
BOTTIGLIA
sul canale prevalente e
nella confezione più
diffusa
ANNO 2005/2006
ICON
ULTRA PREMIUM
SUPER PREMIUM
PREMIUM
POPULAR PREMIUM
BASIC
DA 30€ a 50 €
> 50 €
DA 5 € A 15€
DA 15 € A 30€
DA 2,5€ A 5€
>5€
DA 1,7€ A 2,5€
> 2,5 €
DA 1,2€ A 1,7€
> 1,7 €
>1,2€
<1,2€
DA 30€ a 50 €
> 50 €
DA 5 € A 15€
DA 15 € A 30€
DA 2,5€ A 5€
>5€
DA 1,7€ A 2,5€
> 2,5 €
DA 1,2€ A 1,7€
> 1,7 €
>1,2€
<1,2€
DA 70€ a 120 €
> 120€
DA 18€ A 50€
DA 50€ A 120€
DA 8€ A 10€
DA 10 € A 18€
DA 5€ A 8€
>8€
DA 3€ A 5€
>5€
>3€
<3€
ANNO 2006/2007
ICON
ULTRA PREMIUM
SUPER PREMIUM
PREMIUM
POPULAR PREMIUM
94
DA 30€ a 50 €
> 50 €
DA 5 € A 15€
DA 15 € A 30€
DA 2,5€ A 5€
>5€
DA 1,7€ A 2,5€
> 2,5 €
DA 1,2€ A 1,7€
DA 30€ a 50 €
> 50 €
DA 5 € A 15€
DA 15 € A 30€
DA 2,5€ A 5€
>5€
DA 1,7€ A 2,5€
> 2,5 €
DA 1,2€ A 1,7€
DA 70€ a 120 €
> 120€
DA 18€ A 50€
DA 50€ A 120€
DA 8€ A 10€
DA 10 € A 18€
DA 5€ A 8€
>8€
DA 3€ A 5€
BASIC
> 1,7 €
>1,2€
<1,2€
> 1,7 €
>1,2€
<1,2€
>5€
>3€
<3€
ANNO 2007/2008
ICON
ULTRA PREMIUM
SUPER PREMIUM
PREMIUM
POPULAR PREMIUM
BASIC
DA 30€ a 50 €
> 50 €
DA 5 € A 15€
DA 15 € A 30€
DA 2,5€ A 5€
>5€
DA 1,7€ A 2,5€
> 2,5 €
DA 1,2€ A 1,7€
> 1,7 €
>1,2€
<1,2€
DA 30€ a 50 €
> 50 €
DA 5 € A 15€
DA 15 € A 30€
DA 2,5€ A 5€
>5€
DA 1,7€ A 2,5€
> 2,5 €
DA 1,2€ A 1,7€
> 1,7 €
>1,2€
<1,2€
DA 70€ a 120 €
> 120€
DA 18€ A 50€
DA 50€ A 120€
DA 8€ A 10€
DA 10 € A 18€
DA 5€ A 8€
>8€
DA 3€ A 5€
>5€
>3€
<3€
ANNO 2008/2009
ICON
ULTRA PREMIUM
SUPER PREMIUM
PREMIUM
POPULAR PREMIUM
BASIC
DA 30€ a 50 €
> 50 €
DA 5 € A 15€
DA 15 € A 30€
DA 2,5€ A 5€
>5€
DA 1,7€ A 2,5€
> 2,5 €
DA 1,2€ A 1,7€
> 1,7 €
>1,2€
<1,2€
DA 30€ a 50 €
> 50 €
DA 5 € A 15€
DA 15 € A 30€
DA 2,5€ A 5€
>5€
DA 1,7€ A 2,5€
> 2,5 €
DA 1,2€ A 1,7€
> 1,7 €
>1,2€
<1,2€
DA 70€ a 120 €
> 120€
DA 18€ A 50€
DA 50€ A 120€
DA 8€ A 10€
DA 10 € A 18€
DA 5€ A 8€
>8€
DA 3€ A 5€
>5€
>3€
<3€
ANNO 2009/2010
ICON
ULTRA PREMIUM
SUPER PREMIUM
PREMIUM
POPULAR PREMIUM
BASIC
DA 30€ a 50 €
> 50 €
DA 5 € A 15€
DA 15 € A 30€
DA 2,5€ A 5€
>5€
DA 1,7€ A 2,5€
> 2,5 €
DA 1,2€ A 1,7€
> 1,7 €
>1,2€
<1,2€
DA 30€ a 50 €
> 50 €
DA 5 € A 15€
DA 15 € A 30€
DA 2,5€ A 5€
>5€
DA 1,7€ A 2,5€
> 2,5 €
DA 1,2€ A 1,7€
> 1,7 €
>1,2€
<1,2€
DA 70€ a 120 €
> 120€
DA 18€ A 50€
DA 50€ A 120€
DA 8€ A 10€
DA 10 € A 18€
DA 5€ A 8€
>8€
DA 3€ A 5€
>5€
>3€
<3€
95
27- Quali strumenti di marketing sono già in uso presso la vostra azienda per
la produzione DOC?
❑ Analisi situazionale: interna, esterna ed ambientale
❑ Analisi SWOT
❑ Obiettivi e strategie marketing
❑ Pianificazione del Prodotto
❑ Pianificazione del Prezzo
❑ Pianificazione della Promozione
❑ Pianificazione della Distribuzione
❑ Budget per la commercializzazione
❑Verifiche soddisfazione clienti
28- Quali attività di marketing e comunicazione utilizza la vostra azienda per
la produzione DOC?
❑ Eventi e degustazioni per l’ Ho.Re.Ca
❑ Eventi e degustazioni per altri canali, specificare quali …………………..
❑ Eventi e degustazioni per la stampa
❑ Visite e degustazioni nelle cantine
❑ Pubblicità su riviste vitivinicole
❑ Pubblicità su riviste per il canale distributivo
❑ Pubblicità su riviste generiche
❑ Pubblicità televisiva
❑ Partecipazione a “Cantine Aperte”
❑ Partecipazione a fiere ed mostre enogastronomiche
❑ Sito internet e vendita online
29- Informazione generale
a) Secondo la Sua opinione, in che maniera si evolverà il settore del vino DOC
nei prossimi cinque anni?
___________________________________________________________________
___________________________________________________________________
b) Quale attività nella catena del valore della Sua azienda, relativa alla
produzione DOC, migliorerebbe? Perché?
❑ Produzione
_________________________________________________________________
❑ Logistica
_________________________________________________________________
96
❑ Marketing e vendite
_________________________________________________________________
❑ Gestione delle risorse
umane____________________________________________________________
❑ Sviluppo delle
tecnologie_________________________________________________________
❑ Attività infrastrutturali (quali pianificazione, contabilità finanziaria,
organizzazione, informatica, affari legali, direzione generale,
etc)______________________________________________________________
c) Elenchi i maggiori ostacoli per la commercializzazione del vino certificato da
voi prodotto
___________________________________________________________________
___________________________________________________________________
d) Quali sono i vostri obiettivi per migliorare il marketing?
❑Aumenterà la visibilità dell'azienda e dei prodotti
❑Analizzare e monitorare il mercato
❑Determinare il giusto rapporto valore percepito / prezzo
❑Avvalersi di nuovi canali distributivi, quali:____________________________
❑Incrementare il mercato
vendere a livello locale
vendere regionale
vendere nazionale
vendere internazionale
❑Migliorare la comunicazione
❑Migliorare la promozione dell’azienda e dei suoi prodotti
❑Attività pubblicitaria attraverso i media tradizionali
❑Incrementare il marketing informatico
❑Progettazione del proprio materiale di marketing (brochure, opuscoli, poster e
biglietti da visita)
e) Ha bisogno di aiuto, su cosa? (es. traduzione delle etichette, miglioramento dei
siti Internet o brochure ecc..)
___________________________________________________________________
___________________________________________________________________
f) In che modo usate la vostra conoscenza nelle attuali politiche di marketing
aziendale?
97
___________________________________________________________________
___________________________________________________________________
g) Quale incidenza ha sui costi di produzione il rispetto del disciplinare per
l’utilizzo del marchio DOC?
___________________________________________________________________
___________________________________________________________________
30- La vostra azienda possiede un sito Internet per le produzioni DOC?
❑ Sì - ❑ No
31- Se no, crede che sarà realizzato nel corso del 2010?
❑ Sì - ❑ No
32- Se sì, è aggiornato periodicamente?
❑ Sì - ❑ No
33- Quali sono gli strumenti che utilizzate per comunicare online con la
clientela attuale o futura?
❑ News Letters
_________________________________________________________________
❑ E-Mail
_________________________________________________________________
❑ Blog
_________________________________________________________________
❑ Forum
_________________________________________________________________
❑ Reti Sociali
_________________________________________________________________
34- Il vostro prodotto certificato è venduto anche tramite sito web? Se sì, quali
sono le modalità?
___________________________________________________________________
___________________________________________________________________
98 35- Quali dei seguenti mezzi pubblicitari la vostra azienda utilizza per
pubblicizzare la produzione DOC della sua azienda, che importanza assegna
ad ognuno di loro in una scala da 1 a 10 e quali saranno le tendenze future?
MEZZI
PUBBLICITARI
Partecipazione a eventi
fieristici
Cantine Aperte
Manifestazioni locali
Eventi aziendali
Presenza su guide del
settore
Ricevimento visitatori
Invii postali
Brochure
Telefono
Sito Internet
Spot radiotelevisivi
Cartelloni pubblicitari
Stampa generica o
specializzata
Sponsorizzazioni in
genere
TENDENZE FUTURE
SCALA DI VALORI
Aumentare
1
1
1
1
2
2
2
2
3
3
3
3
4
4
4
4
5
5
5
5
6
6
6
6
7
7
7
7
8
8
8
8
9
9
9
9
10
10
10
10
1
1
1
1
1
1
1
1
2
2
2
2
2
2
2
2
3
3
3
3
3
3
3
3
4
4
4
4
4
4
4
4
5
5
5
5
5
5
5
5
6
6
6
6
6
6
6
6
7
7
7
7
7
7
7
7
8
8
8
8
8
8
8
8
9
9
9
9
9
9
9
9
10
10
10
10
10
10
10
10
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Ridurre
Invariare
Introdurre
36- Qual è il range di volume di spesa annuo che la vostra azienda sostiene per
le varie azioni di promozione dei prodotti DOC?
2005
2006
2007
2008
2009
❑ fino a 1.000 €
❑ da1.000 a
3.000 €
❑ da 3.000 a
6.000€
❑ da 6.000 a
9.000 €
❑ da 9.000 a
12.000 €
❑ da 12.000 a
15.000 €
❑ da 15.000 a
18.000 €
❑ da 18.000 a
21.000 €
❑ da 21.000 a
25.000 €
❑ oltre 25.000 €
❑ fino a 1.000 €
❑ da1.000 a
3.000 €
❑ da 3.000 a
6.000€
❑ da 6.000 a
9.000 €
❑ da 9.000 a
12.000 €
❑ da 12.000 a
15.000 €
❑ da 15.000 a
18.000 €
❑ da 18.000 a
21.000 €
❑ da 21.000 a
25.000 €
❑ oltre 25.000 €
❑ fino a 1.000 €
❑ da1.000 a
3.000 €
❑ da 3.000 a
6.000€
❑ da 6.000 a
9.000 €
❑ da 9.000 a
12.000 €
❑ da 12.000 a
15.000 €
❑ da 15.000 a
18.000 €
❑ da 18.000 a
21.000 €
❑ da 21.000 a
25.000 €
❑ oltre 25.000 €
❑ fino a 1.000 €
❑ da1.000 a
3.000 €
❑ da 3.000 a
6.000€
❑ da 6.000 a
9.000 €
❑ da 9.000 a
12.000 €
❑ da 12.000 a
15.000 €
❑ da 15.000 a
18.000 €
❑ da 18.000 a
21.000 €
❑ da 21.000 a
25.000 €
❑ oltre 25.000 €
❑ fino a 1.000 €
❑ da1.000 a
3.000 €
❑ da 3.000 a
6.000€
❑ da 6.000 a
9.000 €
❑ da 9.000 a
12.000 €
❑ da 12.000 a
15.000 €
❑ da 15.000 a
18.000 €
❑ da 18.000 a
21.000 €
❑ da 21.000 a
25.000 €
❑ oltre 25.000 €
99
37- Esprima un giudizio sul sostegno del Settore Pubblico, al riguardo delle
produzioni DOC della regione Basilicata: (A: alto, M: medio, B: basso)
❑ Promozione del Prodotto
❑ Organizzazione di Fiere Vinicole
❑ Denominazione di Origine
❑ Strade del vino
❑ Promozione per l’esportazione
❑ Sostegno economico e finanziamenti
❑ Formazione Risorse Umane
❑ Ricerca e Sviluppo
❑ Innovazione
❑ Altro: …………………………
A
A
A
A
A
A
A
A
A
A
M
M
M
M
M
M
M
M
M
M
B
B
B
B
B
B
B
B
B
B
38- Secondo la vostra esperienza aziendale quali sono le principali criticità ed
opportunità che avete riscontrato relativamente alla produzione e alla
commercializzazione del vostro vino DOC?
CRITICITA’
OPPORTUNITA’
100 Bibliografia
ALSIA, Repertorio Vini della Basilicata 2010, Potenza, 2010.
Carbone A., Henke R., “Performance e competitività del vino italiano sui mercati
internazionali”, in Agri Regioni Europa, Anno 6, n. 22, settembre 2010.
Cardinali S., “Capitale relazionale e business del vino: riflessioni teoriche e nuovi
strumenti di gestione della forza di vendita”, in Agri Regioni Europa, Anno 6, n.
22, settembre 2010.
Colombini Cinelli D. (a cura di), Il marketing del turismo del vino – i segreti del
business e del turismo in cantina, Agra Editrice, 2007.
Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo, Verso
un settore vitivinicolo sostenibile, 2006.
Confagricoltura, Ministero Politiche Agricole e Forestali (a cura di), Qualità in
Campo - La filiera del Vino.
Corbo F., La Filiera Vino in Basilicata: struttura e competitività, FEASR
Basilicata 2007-2013, 2008.
D.G.R. n. 236/2001, “Adozione Piano Regionale per la Ristrutturazione e
Riconversione dei vigneti”.
D.G.R. n. 219/2009, “Disposizioni regionali di attuazione della misura di
ristrutturazione e riconversione dei vigneti”.
D’Oronzio M., Verrascina M. (a cura di), Agrobiodiversità e produzioni di qualità
in Basilicata, INEA, 2012.
“E’ definitivamente l’anno dei record”, in Il Corriere Vinicolo, n. 49/50, anno 84,
dicembre 2011.
“In attesa della vendemmia puntare sulla promozione del vino lucano”,
www.basilicata.coldiretti.it, 30 Agosto 2011.
ERNST&YOUNG, "Valutazione indipendente del POR Basilicata 2000/2006 - I
risultati dell'aggiornamento della Valutazione intermedia del POR Basilicata",
Giugno 2006.
INEA – Pomarici E., Sardone R. (a cura di), L’OCM Vino. La difficile transizione
verso una strategia di comparto, Roma, 2010.
101
INEA – Sede regionale per la Basilicata (a cura di), I Consorzi di Tutela e
Valorizzazione in Basilicata, Potenza, 2011 - dattiloscritto.
INEA – Sede regionale per la Basilicata (a cura di), Rapporto finale di
Monitoraggio - PROGRAMMA OPERATIVO Regione Basilicata 2000 – 2006
FEOGA – Orientamento, Potenza, 2011 - dattiloscritto.
ISMEA (a cura di), I vini Doc e Docg – Una mappatura della vitivinicoltura
regionale a denominazione di origine, 2007.
ISMEA, REF 2011 – Report Economico Finanziario, vol. 3, IPSOA, 2011.
Istituto Guglielmo Tagliacarne (a cura di), Rapporto Nazionale sul settore
vitivinicolo 2009.
Osservatorio Economico per il Sistema Agroalimentare e lo Sviluppo Rurale,
Analisi e prospettive del sistema vitivinicolo veneto, Veneto Agricoltura, 2004.
Osservatorio Ismea-Mipaaf sui prodotti a denominazione di origine, Analisi della
struttura e del mercato dei vini Doc, Docg e Igt, 2011.
Palese C., “Mercato del vino: come affrontare la discontinuità”, in L’Informatore
Agrario, supplemento al n. 11, 2012.
Pastore R. (a cura di), Il marketing del vino e del territorio: istruzioni per l’uso,
FrancoAngeli, 2009.
Perretti B., Palladino M., Sileo V. (a cura di), Analisi del mercato vitivinicolo ed
elaborazione di un piano marketing Regionale, Università degli Studi della
Basilicata, 2006.
Piccoli F., Mercato del vino: scenari e prospettive in un settore in evoluzione, Ed.
Informatore Agrario, Verona, 2010.
Programma di Sviluppo Rurale della Regione Basilicata per il periodo 2007-2013.
Schedario Viticolo 2011.
Albo Vigneti 2010.
RETE RURALE NAZIONALE (a cura di De Vivo, D’Oronzio e Pascarelli), Il
percorso della Regione Basilicata per la costruzione della progettazione integrata
di filiera attraverso il metodo di dialogo e della partecipazione dal basso, INEA
2010.
Scarso S. G., Il Vino in Italia – Regione per regione guida narrata al turismo del
vino, Castelvecchi Editore, 2011.
102 Sorbini M., La valorizzazione dei vini di montagna, Università di Bologna, 2006.
“Vino, l'Italia sorpassa la Francia. E’ il primo produttore al mondo”,
www.larepubblica.it, 11 Giugno 2011.
http://inumeridelvino.it/tag/dati-ismea
www.basilicata.coldiretti.it
www.basilicatapsr.it
www.istat.it
www.larepubblica.it
www.politicheagricole.it
www.wineacts.it
103
Finito di stampare nel mese di aprile 2012
da CSR Centro Stampa e Riproduzione srl
Via di Pietralata, 157 – 00158 Roma
Tel. 06 4182113 - Fax 06 4506671 – [email protected]
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