Mensile di informazione
e approfondimento sociale
N. 64 Anno 6 - 1 Settembre 2015 - ¤ 1,00
BNB
DONANDO ALLA
VIRTUAL COOP
Cooperativa Sociale ONLUS
Disabili che lavorano... Bene!
Edito da Virtual Coop
Primo Piano pag. 2
LA RELIGIONE
DEL LEGGERE
Primo Piano
Poste Italiane Spa - spedizione in abbonamento postale 70% - CN BO
Buone Notizie
Bologna
SOSTIENI
pag. 3
TURISMO
SOSTENIBILE
pag. 18
BETTIE PAGE
SPECIALE
PAROLE,
PAROLE, PAROLE...
COPIA OMAGGIO
Arte
2
Primo Piano
BNB
1 Settembre 2015
LA RELIGIONE DEL LEGGERE
Le Librerie Coop come luogo di culto
Nicoletta Bencivenni (nella foto
a destra) è il nuovo presidente di
Librerie Coop. Ha un’abbronzatura
invidiabile, mi domando: lampada o
Seychelles? No, Cesenatico. Si tratta
di una romagnola, energica e piena
di vita, che mostra una gran voglia di
far bene il suo nuovo lavoro.
www.buonenotiziebologna.it
Nella precedente intervista al tuo
predecessore, avevamo appreso
che stavate andando verso il pareggio di bilancio. A che punto siete?
Il nostro piano poliennale prevede
il 2015 come anno non a pareggio, ma l’anno prossimo dovrebbe
essere il primo di bilancio sano.
Come si fa a promuovere una
catena di librerie?
Bisogna promuovere la lettura,
bisogna invogliare le persone alla
buona pratica di leggere. Dopo
due giorni dalla mia nomina, sono
andata a inaugurare una libreria a
Genova e ho fatto mie le parole del
Presidente della Repubblica, che
aveva espresso lo stesso concetto
di un autore studiato da fanciulli,
Gianni Rodari, che sosteneva
la necessità di leggere non per
diventare letterati e poeti, ma per
diventare uomini liberi. Leggere fa
acquisire una maggiore capacità
critica, consente di interpretare
il mondo con la propria testa.
Dobbiamo promuovere tutte le
forme di lettura, cartacea e digitale,
e spiegare che nelle nostre librerie
si trova cultura. Noi siamo come la
pasticceria in cui il bambino entra
e si lascia ammaliare da tutta la
varietà che vede intorno a sé. Noi
abbiamo libri che difficilmente si
trovano in altri punti vendita, come
autogrill e simili. È come quando
tu vai in enoteca, piuttosto che
davanti allo scaffale dei vini del
supermercato. Non siamo una
catena come le altre, bensì una
serie di librerie che fa della qualità
il suo punto di forza, che oltre alle
novità editoriali, ai best seller, agli
economici, fornisce titoli di collane
e case editrici prestigiose, grazie
alla competenza dei nostri librai.
Infatti un giovane che lavora nelle
nostre librerie non è un commesso,
ma un libraio con spiccate conoscenze culturali: è come un farmacista che intuisce di quale medicina
può avere bisogno il cliente e gliela
fornisce. Un bravo libraio è un po’
come uno psicologo, poiché ti dà il
libro che ti fa star bene, quello di
cui hai bisogno. E perché tutto ciò
accada, noi forniamo al lettore una
grande professionalità.
Oggi esistono blog tematici, in cui
vengono recensiti e consigliati libri,
molto seguiti da migliaia di persone
che poi decidono se acquistare o
no, in base alla recensione. Voi che
avete punti di ristorazione all’interno della Libreria Ambasciatori,
pensate di incrementare presentazioni ed eventi culturali, in modo
tale da creare uno spazio di aggregazione per le molteplici comunità
di lettori che si incontrano virtualmente sul web?
Nelle librerie dei centri storici come
l’Ambasciatori a Bologna, che hanno
una struttura adeguata è possibile
organizzare eventi, in quelle piccole
dei centri commerciali, non abbiamo
spazio e quindi dobbiamo programmare l’attività in maniera differenziata. Noi diamo ampio spazio anche
ai piccoli editori e all’editoria locale.
All’Ambasciatori ospitiamo scrittori
locali che non sono famosi ma costituiscono un punto di riferimento
per le comunità del territorio. Oggi
esiste un numero elevato di scrittori
locali, molti dei quali pubblicano a
loro spese. Il problema è che in Italia
mancano i lettori. La libreria noi la
concepiamo come luogo di aggregazione, di stimolo culturale, con serate
in cui spaziare su diverse tematiche.
Per quanto riguarda il futuro, io personalmente non sono sui social, ma
non posso ignorare l’importanza di
tale strumento. Quindi come librerie
siamo su Facebook, Twitter, abbiamo
un nostro sito. Ogni libraio gestisce
la sua pagina e io devo spronare il
gruppo ad andare in questa direzione.
So che quando un autore presenta
un libro, deve portare gli amici,
altrimenti rischia che non si
presenti nessuno. Se la libreria si
sforzasse di attrarre pubblico agli
eventi, sarebbe un bene per tutto
il settore, sei d’accordo?
Assolutamente sì. Sicuramente
diffondere la notizia sui social aiuta
a promuovere gli scrittori sconosciuti. Poi quando il tema del libro
non è particolarmente sentito dal
pubblico, dipende da noi addetti
ai lavori presentarlo in una forma
accattivante in un dibattito pubblico.
Voi disponete di molti soci Coop e
di un solido legame con l’associazionismo, se tu riuscissi a creare
un incontro tra tutte queste realtà
e la tua impresa, potresti vendere
più libri e acquisire una centralità diversa, rispetto al sistema
imprenditoriale attuale...
Hai ragione, è un discorso molto
interessante. Quello cooperativo
e associazionistico è un mondo
ricchissimo.
Per chiudere ci puoi accennare
qualche progetto per il futuro?
Sicuramente dobbiamo lavorare
perché le librerie diventino sempre
più luoghi di aggregazione e di
stimolo. Dobbiamo ripartire investendo sui giovani, perché leggono
troppo poco. All’estero si legge di
più. Se prendiamo la Germania,
vediamo che più dell’80 % della
popolazione legge e tra questi il
50% legge volentieri; poi c’è chi
capisce che leggere è una forma di
miglioramento personale. Le stesse
famiglie invogliano a leggere, è la
società stessa che spinge i giovani
a leggere. Il mercato del libro
tedesco frutta 9 miliardi, contro
il miliardo e quattrocento milioni
dell’Italia. Uno studio sostiene
che in Italia i bambini leggono, poi
da adolescenti abbandonano la
lettura. Forse perché sono costretti
a impiegare tutto il loro tempo
nello studio dei testi scolastici. Poi a
scuola alcuni professori non danno
i consigli giusti. Quando andavo alle
superiori un professore consigliò
alla mia classe di leggere “Delitto e
castigo”, è come ammazzare uno!
Avevo solo 16 anni e non era una
lettura adatta a quella età. La lettura
è anche un percorso graduale e poi
bisogna capire quali siano le inclinazioni del giovane lettore.
Abbiamo ospitato all’Ambasciatori
una cinquantina di ragazzini accompagnati dai professori, è venuto
lo scrittore Marcello Fois che ha
tenuto una lezione bellissima e ha
consigliato testi da leggere. I ragazzini erano molto contenti. Il mio
sogno è che l’Ambasciatori tutte le
mattine di tutti i giorni dell’anno
possa ospitare una classe diversa!
Che bello se i genitori che al sabato
pomeriggio accompagnano i figli
nei negozi di abbigliamento, dicessero loro: vieni ti porto in libreria!
Ci stiamo lavorando.
Avete in animo di aprire altre librerie in giro per l’Italia?
Oh sì! A settembre apriremo a Roma
una libreria in un centro commerciale.
Poi stiamo lavorando a un progetto
di apertura di uno spazio torinese
che abbia ristorazione, vendita di
prodotti alimentari e un angolo
culturale piccolo ma considerevole,
per consolidare la nostra presenza a
Torino dopo la chiusura della libreria di Piazza Castello, che era molto
grande e importante ma produceva pochi utili. Nel 2016 potrebbe
nascere qualcosa in Toscana e qualcosa a Bologna, vedremo.
Maurizio Cocchi
in Redazione Ugo De Santis
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Primo Piano
1 Settembre 2015
TURISMO SOSTENIBILE
La risposta della Cooperazione
Che cos’è Legacoop Turismo?
Non è una vera e propria associazione, ma un’area di lavoro
che raggruppa tutte le cooperative che si occupano di turismo,
all’interno delle varie regioni. Si
va dalla gestione degli ostelli, ai
servizi ambientali, dai parchi
tematici alla ristorazione. In
Romagna abbiamo le cooperative
di bagnini. Tutti i lavoratori del
settore turistico sono preoccupati per quello che succederà con
l’avvento delle nuove normative
europee, relative all’assegnazione delle concessioni sul demanio marittimo, che entreranno
in vigore dall’anno prossimo. A
tale proposito il governo sta trattando con la Comunità Europea
per la definizione delle regole,
ma nel frattempo, a causa dello
stallo in atto, si è creata un’incertezza che ha rallentato gli investimenti nel settore. Alcuni hanno
provato a investire nella speranza
di proteggere la propria concessione; l’idea è che se io investo
e poi non mi viene rinnovata la
concessione, avrò diritto al riconoscimento della cifra spesa da
parte di chi subentra che magari
desisterà dall’intento di prendere
il mio posto.
Cosa offre la cooperativa ai
bagnini associati?
Ogni bagno è un’impresa a sé e
come singola impresa aderisce ad
associazioni di categoria quali CNA,
Confesercenti, Confcommercio. Poi
tutti insieme si aggregano in cooperativa per una comune gestione
delle attività svolte. I servizi di
salvataggio sono organizzati in
forma aggregata per consentire ad
ogni bagno di avere il suo bagnino.
Legacoop svolge il coordinamento
e in alcuni casi stipula contratti
pubblicitari, a favore dei propri
associati, come è accaduto con una
famosa casa produttrice di gelati
che ha comprato spazi pubblicitari
a Misano Adriatico.
Parlaci delle strutture ricettive...
Abbiamo qualche albergo ed è
una linea di lavoro che intendo
sviluppare: il modello cooperativo
può essere una buona forma di
gestione per strutture di grandezza media, dove è possibile
creare un equilibrio tra la gestione
familiare e quella industriale. È
il cuore del turismo e va potenziato. Abbiamo ostelli in Toscana
e Lombardia, con strutture per
giovani che possono essere anche
molto moderne e confortevoli.
Abbiamo dimore rurali in campagna, gestite da cooperative, in
alcuni casi sono state utilizzate
strutture sottratte alle mafie.
Nel turismo la cooperazione
può aumentare molto per quantità e qualità. Il mio predecessore Maurizio Davolio ha svolto
un valido lavoro sui temi della
sostenibilità e della responsabilità, attraverso forme di turismo
rispettose dell’ambiente, del territorio, della società, delle persone,
dei lavoratori, tutti valori che la
cooperazione ha fatto propri e che
stanno emergendo nella società.
Ne consegue che il consumatore
attento a questi principi, si rivolga
più facilmente a chi come noi li ha
recepiti.
Cosa bisogna fare perché il turismo diventi forza trainante della
ripresa economica italiana?
L’Italia non ha mai scommesso sul
turismo, c’è chi è talmente convinto
della bellezza del nostro Paese, che
pensa sia superfluo costruire una
filiera di servizi capace di assistere
i turisti nella fruizione del patrimonio artistico/culturale e di quello
naturalistico nostrano. Ma se non
hai trasporti adeguati, strutture
ricettive, aeroporti, porti, servizi
efficienti, è difficile poter valorizzare a pieno questo enorme patrimonio di cui siamo in possesso.
L’Italia è speciale, bellissima, ma
senza adeguate strutture e organizzazione la bellezza non basta!
I francesi sono stati i primi a curare
la promozione turistica. In Italia
questo aspetto è stato recepito
da Emilia Romagna e Trentino Alto
Adige. Ultimamente in Francia
è stato presentato un piano
di marketing che a qualcuno è
sembrato debole, in realtà questo
non è un problema poiché i transalpini hanno uno Stato efficiente
che quindi supporta adeguatamente l’organizzazione turistica:
hanno strade, aeroporti e tutta la
rete infrastrutturale funziona. Da
noi non è così.
L’ente italiano di promozione
turistica ha un budget di 20, 21
milioni, mentre quello spagnolo e
quello francese è di 180 milioni! In
realtà l’investimento italiano alla
fine diventa alto lo stesso, perché
si riversa e disperde nei mille rivoli
degli enti locali, che essendo frammentati rendono di meno. C’è da
aggiungere che se mi devo presentare a paesi vicini quali Inghilterra,
Francia, Germania, posso farlo
come Emilia Romagna perché sono
già conosciuto. Ma per farmi conoscere negli altri continenti devo
presentarmi col marchio Italia.
Qualcuno ipotizza che sia opportuno farlo col marchio Europa, vi
sono turisti cinesi che in una settimana visitano tre stati europei; ma
al momento non esiste un’organizzazione turistica a livello europeo.
In Romagna è importante la
presenza dei russi?
Sì anche se dall’anno scorso, che
già era un anno difficile, il numero
di presenze si è dimezzato.
Evidentemente pesa l’embargo e
la crisi politico militare con l’occidente, che ha tolto potere d’acquisto alla loro moneta. La spesa
media del turista russo è superiore
a quella di qualsiasi altro turista e
quindi per noi è molto importante.
Poi abbiamo avuto il fallimento
della società che gestiva l’aeroporto di Rimini; ciò ha reso impossibile stipulare nuovi contratti
commerciali che rendessero possibile un afflusso turistico ben organizzato per quest’anno.
Nel Sud Italia esistono posti scomodi
da raggiungere. Potrebbe essere
utile la presenza di piccoli aeroporti
per facilitare l’afflusso turistico?
Sarebbe utile all’interno di un
sistema razionalizzato, perché se ne
venissero costruiti troppi sarebbero
destinati a non rendere. L’attuale
governo ha un piano per la valorizzazione di 25 aeroporti ritenuti
strategici. Lo stesso discorso vale
per i porti, non possiamo diventare
protagonisti con piccoli porti, uno
ogni 200 km di costa. Altro aspetto
fondamentale è sostenere i trasferimenti turistici in tempi rapidi e
garantire il rispetto dell’orario d’arrivo. Oggi una vacanza media in
Romagna dura 4,6 giorni di cui non
si vorrebbe perdere neanche un
minuto con file sulla strada! A volte
hanno la durata di un fine settimana
e ogni attimo diventa prezioso.
Il turista che si reca in una struttura cooperativa che vantaggi ha,
rispetto agli altri posti?
L’attenzione alla persona, il rispetto
nei confronti dell’identità del territorio. Siamo da sempre paladini del
rispetto di valori quali la sostenibilità e la responsabilità, del rispetto
delle normative ambientali. Tutti
elementi che ci stanno premiando.
Maurizio Cocchi
In Redazione Ugo De Santis
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Settembre
www.buonenotiziebologna.it
Massimo Gottifredi (nella foto) è il
nuovo responsabile per il turismo
di Legacoop Nazionale, è talmente
nuovo che non ha ancora l’ufficio,
prendiamo in prestito uno spazio
alla Produzione e Lavoro, tanto le
cooperative del settore sono tutte
in crisi, e iniziamo l’intervista.
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Change Your Life
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1 Settembre 2015
BOLOGNA CITTÀ DEI BENI
COMUNI, ALLA SCOPERTA
DI UN TESORO NASCOSTO
www.buonenotiziebologna.it
“Stato, Regioni, Province, Città metropolitane e Comuni favoriscono
l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo
svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio
di sussidiarietà” (Costituzione, art. 118, ultimo comma)
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w w w. u n i l o g gro u p. i t
Oggi, per uscire dalla crisi nelle
nostre città abbiamo bisogno di
amministratori comunali capaci di
amministrare non soltanto “per
conto dei” cittadini, ma anche
“insieme con” loro, riconoscendo
finalmente ai cittadini di essere
portatori di competenze e capacità
preziose per migliorare la qualità
della vita dell’intera comunità.
Molti amministratori locali, fra
cui il Sindaco e l’amministrazione
comunale di Bologna, hanno capito
che i cittadini possono essere alleati preziosi per la soluzione dei
problemi e il progetto “Le città
come beni comuni” vuole fare
dell’amministrazione
condivisa
il tratto distintivo del Comune di
Bologna, mostrando con i fatti che
l’alleanza tra cittadini e istituzioni
è non solo auspicabile, ma anche
possibile, per risolvere meglio i
problemi delle comunità
Le centinaia di casi già raccolti nella
sezione di Labsus intitolata: L’Italia
dei beni comuni, dimostrano che
l’amministrazione condivisa può
essere un modello complementare (non sostitutivo!) rispetto al
modello di amministrazione tradizionale. Ma affinché ciò accada è
necessaria la collaborazione attiva
fra cittadini e amministrazioni. Il
Comune di Bologna è partito da 2
anni di lavoro sul campo, e dopo
questo periodo di esperienze positive è passato alla stesura del nuovo
Regolamento così come previsto
dall’art.118 della Costituzione.
Infine, sulla base delle indicazioni
emerse dai tre quartieri-laboratorio,
Navile, San Donato e Santo Stefano,
è stato redatto il Regolamento
comunale che disciplinerà la collaborazione fra cittadini e amministrazione, che è stato sottoposto
anche all’esame di giuristi di varie
università e approvato il 22 febbraio
2014. Questo Regolamento è stato
messo a disposizione degli amministratori locali di tutta Italia attraverso il sito di Labsus e altri siti.
Tra i Comuni che ne hanno tratto
ispirazione c’è anche il Comune
di Ravenna che sta per approvare
il suo nuovo Regolamento e ci
sono già alcuni progetti che aspettano di poterne usufruire, tra i
quali citiamo il progetto “L’amata
Brancaleone” i sul recupero della
Rocca Brancaleone, come parco
pubblico e luigo di eventi e spettacoli, i cui partecipanti, in attesa di
sottoscrivere il Patto con il Comune
di Ravenna, hanno costituito un
Gruppo pubblico su Facebook per
la condivisione del progetto, utilizzando le potenzialità della rete e
dei social network per informare in
tempo reale tutti gli interessati sugli
sviluppi del loro lavoro in favore
della comunità ravennate.
Il valore della sussidiarietà orizzontale trova nella Costituzione la sua
formulazione: “Stato, Regioni, Città
metropolitane, Province e Comuni
favoriscono l’autonoma iniziativa
dei cittadini, singoli e associati,
per lo svolgimento di attività di
interesse generale, sulla base del
principio di sussidiarietà” (art. 118,
ultimo comma). La norma, riconoscendo che i cittadini sono in grado
di attivarsi autonomamente nell’interesse generale e disponendo che
le istituzioni debbano sostenerne
gli sforzi in tal senso, conferma
appunto sia che le persone hanno
delle capacità, sia che possono
essere disposte ad utilizzare queste
capacità per risolvere non solo i
propri problemi individuali, ma
anche quelli che riguardano la
collettività.
È un modo di essere cittadini del
tutto nuovo e finora irrealizzabile,
perché l’ordinamento non consentiva ai cittadini comuni di occuparsi
della cosa pubblica pur continuando ad essere semplici cittadini. Anzi, era considerata assurda
la sola idea che un cittadino, senza
iscriversi ad associazioni di volontariato o similari, potesse in quanto
tale avere la voglia e le capacità
per prendersi cura dei beni comuni
insieme con altri cittadini e con
l’amministrazione.
Oggi questa “strana” idea sta nella
Costituzione e sarebbe auspicabile
che un numero sempre maggiore di
cittadini si mobilitasse, sulla base di
una idea di “sussidiarietà responsabile”, per contribuire alla rinascita
reale del nostro Paese.
A Bologna, tra i vari progetti che
stanno già utilizzando il Nuovo
Regolamento citiamo “Piazza Verdi
a Bologna: imparare lavorando”. Il
progetto dedicato alla storica piazza
universitaria dove il degrado stava
prendendo il sopravvento e quindi,
per prevenire e limitare i problemi
i cittadini residenti, le fasce sociali
deboli e alcune Associazioni condividono insieme un progetto che si
basa sul permettere una riorganizzazione dell’esistenza attraverso il
lavoro. Il comitato “Piazza Verdi”
ricorda che vivere da cittadini
è un’opportunità concreta e si
esprime nel contribuire alla cura e
tutela dei beni comuni, all’interesse
dello sviluppo della persona e alla
coesione sociale. Il comitato “Piazza
Verdi” basa le proprie attività su
iniziative di rigenerazione urbana,
operando per garantire manutenzione e cura per superare l’individualismo. I soggetti che vivono
la zona sono studenti, residenti,
lavoratori, ma anche giovani senza
tetto, extracomunitari in condizioni
di disagio e dipendenti da alcool o
droghe. L’obiettivo che il Comitato
si è posto e porta avanti è orientato
alla riqualificazione urbana attraverso la formazione-lavoro, per
persone rientranti nella categoria
fasce-deboli e per chiunque voglia
parteciparvi. Compito del Comitato
è infatti quello di progettare e realizzare iniziative volte a migliorare le
relazioni fra le persone, sostenere
percorsi lavorativi e formativi per
chi è privo di lavoro, promuovere la
produzione di cultura da parte dei
soggetti presenti nella zona universitaria e combattere fenomeni di
criminalità, migliorando il senso di
sicurezza dei cittadini. Piazza Verdi
non è più dunque solo zona universitaria, ma anche un luogo simbolo
della città, in grado di accogliere
tutti in modo attivo e partecipato.
Per maggiori informazioni consultate i siti: www.cittabenicomuni.it
e www.labsus.org e guardate l’interessante video su Youtube “UN
TESORO NASCOSTO” e su Facebook
la pagina “L’Amata Brancaleone”.
Rita Rambelli
Siti WEB
e Banche Dati Online
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1 Settembre 2015
LA CORRUZIONE
NEL NOSTRO PAESE
La lotta alla corruzione da parte dei servizi ispettivi
L’Italia è un paese sfiduciato, tra
le cui cause la corruzione occupa
un posto di rilievo. Il fenomeno
corruttivo ostacola i valori dell’uguaglianza, della competitività e
dell’efficienza, alimenta la malavita organizzata e danneggia il
tessuto economico e sociale del
nostro Paese. Da qui è nata l’idea
di intervistare il massimo esponente dell’anticorruzione Dott.
Raffaele Cantone (nella foto in
basso), Presidente dell’Autorità
nazionale anticorruzione, anche
perché la mia tesi di laurea trattava proprio “La corruzione
nella Pubblica amministrazione”.
Ovviamente l’idea, appunto, è
rimasta tale in considerazione
della mia fievole voce in una eventuale richiesta rivolta al Presidente
Cantone. Pertanto, mi è stato più
facile intervistare un dirigente
dei Servizi Ispettivi di Finanza
Pubblica -S.I.Fi.P-, Servizio incardinato nella Ragioneria Generale
della Stato, poiché agevolata dalla
circostanza che Michele Ametta,
protagonista di molteplici incarichi ispettivi, è anche il mio papà
(nella foto in alto).
Qual è stato il percorso che ti ha
condotto all’attuale lavoro? E
quali i sacrifici sostenuti?
Per entrare nei ruoli dei dirigenti
S.I.Fi.P, occorre superare un
concorso pubblico la cui preparazione comporta difficoltà e
sacrifici che, direi, possono considerarsi comuni a qualunque altra
tipologia di concorso pubblico. Le
vere difficoltà e i veri sacrifici si
affrontano nel corso dell’esercizio
della funzione ispettiva a causa
dell’elevato impegno professionale richiesto, ma anche per l’elevato impegno fisico necessario ad
affrontare continui spostamenti
nelle località più diverse del
nostro Paese e nei più disparati
uffici ed enti con accessi ispettivi in circostanze spesso imprevedibili e, a volte, ad elevate
infiltrazioni malavitose. I sacrifici
sono tanti, e non ultimo anche
la parziale rinuncia ad una vita
privata, tuttavia le soddisfazioni,
sia personali che professionali,
che ne derivano sono davvero
impagabili e, soprattutto, con la
possibilità di sviluppare elevate
conoscenze nel vasto settore
pubblico e di stimolare un forte
senso di appartenenza alle istituzioni e allo Stato.
In che cosa consiste l’attività
ispettiva e quali sono i principi
fondamentali di comportamento
di un ispettore?
L’attività ispettiva dei S.I.Fi.P è
regolata da una vecchia legge
i cui concetti, tuttavia, appaiono incredibilmente attuali. Le
funzioni dei S.I.Fi.P sono definite
dall’art. 3 della L. 1037/1936,
intitolata “Ordinamento della
Ragioneria Generale dello Stato”.
Altre norme si sono susseguite nel
tempo e hanno meglio precisato il
contenuto della funzione ispettiva, come ad esempio il Titolo IV
del più recente D.lgs 123/2011,
ma il concetto di base è rimasto
integro nel tempo con il sostanziale fine diretto a che “l’effettuazione delle spese proceda in
conformità delle rispettive leggi e
norme di attuazione e nel modo
Personaggio
più proficuo ai fini dello Stato”.
Appare evidente la ratio della
norma che sancisce l’obbligo della
legittimità degli atti emanati dalla
Pubblica amministrazione e che, i
medesimi, vengano adottati con
proficuità, intesa come ottimale
allocazione delle risorse. I principi
di comportamento ai quali ispirarsi nell’esercizio della funzione
ispettiva, sono i medesimi cui
soggiacciono tutti i dipendenti
pubblici che, ai sensi del DPR n.
62/2013, sono tenuti al rispetto
del “Regolamento recante il
codice etico di comportamento
dei dipendenti pubblici”. Le disposizioni del citato testo normativo
definiscono i doveri essenziali, e
ritengo inderogabili, per lo svolgimento della funzione ispettiva
che deve avvenire con diligenza,
lealtà, imparzialità e buona
condotta al fine di garantire il
corretto funzionamento delle
gestioni pubbliche. Tuttavia, le
norme possono stabilire i contenuti di una funzione, gli ambiti
di legalità e indicare i percorsi da
seguire, ma l’applicazione delle
norme, la loro interpretazione e
i comportamenti adottati sono
fattori legati anche alla persona
e all’etica personale. In tal senso,
pertanto, unitamente alle norme,
diventa fondamentale la scelta
di dirigenti e funzionari che nel
corso della loro carriera hanno
mostrato un comportamento irreprensibile, improntato a rettitudine e senso dello Stato.
Quali sono le cause e le conseguenze della corruzione nella
sanità?
Molto banalmente posso affermare che le cause sono costituite dall’enorme flusso di denaro
che circola e che stimola appetiti famelici in un settore dove
i controlli appaiono inadeguati
e dove, rispetto ad altri settori
della Pubblica Amministrazione,
è più frequente adottare comportamenti illeciti poiché favoriti
dalla facile speculazione sul
bene salute. Per tali motivazioni,
pertanto, il comparto sanità è più
esposto a fenomeni corruttivi.
La spesa per sanità, nel nostro
Paese, raggiunge il ragguardevole
budget annuo stimato in oltre 110
miliardi di euro. Su tale flusso di
denaro, dati ISPE, si calcola che
tra il 5 e il 6% è assorbito dalla
corruzione che, oltre al danno
economico, mina la credibilità,
disincentiva gli investimenti e,
quindi, frena lo sviluppo economico del Paese. Proprio dalla
consapevolezza della gravità del
fenomeno corruttivo, è stata
varata la “Legge anticorruzione”
n. 190/12 e, successivamente, con
5
una piccola rivoluzione, adottato
anche il D.lgs 33/2013 che disciplina il diritto alla trasparenza,
intesa come accessibilità totale
alle informazioni in possesso
delle strutture pubbliche, allo
scopo di favorire forme diffuse di
controllo sul rispetto dei principi
costituzionali di buon andamento
e imparzialità. Se unitamente alla
corruzione, che in sanità assorbe
annualmente circa 6 miliardi di
euro, si considera anche la stima
delle
conseguenze
negative
prodotte dalle frodi, dagli sprechi e dalle inefficienze, appare
ancora più evidente che, per le
sue dimensioni, il flusso di spesa
assorbito al di fuori del circuito
legale e virtuoso, è in grado di
incidere pesantemente sull’appropriatezza dei servizi sanitari
offerti ai cittadini.
Esiste una soluzione per combattere definitivamente la corruzione in ambito sanitario oppure
bisogna conviverci con triste
rassegnazione?
Proprio perché ampiamente
diffusa, esistono ampi margini
di intervento per una drastica
riduzione della corruzione. Oltre
alle citate norme, che si orientano positivamente, è fondamentale monitorare le gestioni,
rafforzare e affinare i controlli
per eliminare sprechi e inefficienze che, in assenza di etica
nei responsabili delle gestioni,
alimentano la corruzione: una
spesa efficiente e funzionari di
elevato spessore morale sono i
veri baluardi al fenomeno corruttivo. Sull’efficienza della spesa,
ad esempio, Federsanità/Anci
e l’Istituto per la Promozione
dell’Etica in Sanità Ispe-Sanità-,
hanno elaborato uno studio
diretto ad individuare le possibili
sacche di inefficienza della spesa
sanitaria. Si è così scoperto che
alcuni servizi, benché non strettamente sanitari, lavanderia, pulizie, mensa, smaltimento rifiuti,
utenze telefoniche, elaborazione
dati, premi assicurativi e spese
legali, assorbono risorse superiori
al necessario se valutati in relazione ad alcuni parametri quali la
popolazione residente, il numero
di dimessi, le giornate di degenza...
etc. I risultati dello studio mostrano
che la sola riduzione di un quarto
della variabilità del costo rilevato
tra le diverse strutture sanitarie esaminate, comporterebbe
risparmi di spesa di circa due
miliardi di euro annui che, inoltre,
verrebbero sottratti a qualunque
forma di corruzione e dazione. Il
progetto insegna, altresì, che la
corretta applicazione delle norme,
l’individuazione delle “best practice”, unitamente ad una gestione
etica, sono i veri validi strumenti di
contrasto al fenomeno corruttivo.
Concludo
ringraziando
la
Redazione di BNB che mi ha
concesso l’opportunità di divulgare
i valori in cui credo, legati alla legalità e all’etica, al senso del dovere
e al rispetto delle istituzioni. Valori
che, con grande soddisfazione,
sono sicuro di aver trasmesso
anche ai miei figli. Grazie ancora.
Valentina Ametta
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6
Curiosità
1 Settembre 2015
PET THERAPY,
QUANDO LA CURA
È UNA CAREZZA
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Montecatone crede nel progetto
A volte esistono farmaci che non
hanno bisogno di ricetta medica
e non comportano nessun effetto
collaterale. Sono il frutto di attente
analisi che portano il terapista ad
allargare i confini della tipologia di
intervento e i risultati sono più che
certificati.
Ci fanno compagnia, ci divertono
e ci riempiono di coccole e affetto.
Quando non addirittura ci curano.
BNB
Stiamo parlando dei nostri amici a
quattro zampe e della cosiddetta
"Pet Therapy".
Con il termine Pet Therapy (terapia con gli animali o zooterapia)
s’intende, generalmente, una terapia basata sull’interazione uomoanimale che integra, rafforza e
coadiuva quelle convenzionali: non
è quindi una terapia alternativa e
a sé stante, ma una co-terapia che
affianca quelle in corso. Lo scopo
di questa co-terapia è facilitare i
compiti assistenziali, clinici e terapeutici delle diverse figure sanitarie,
soprattutto nei casi in cui è necessario stimolare un’adeguata collaborazione da parte del paziente. La
presenza di un animale permette
infatti di consolidare il rapporto
emotivo con il paziente e, per suo
tramite, di stabilire un canale privilegiato di comunicazione, stimolando
il protagonismo e la partecipazione
attiva del paziente stesso.
Gli effetti benefici sono in parte
basati sullo sviluppo dei sentimenti
e delle emozioni che trovano la
loro origine nella relazione tra la
persona e l’animale; in alcuni casi
l’attività con l’animale è mirata
a rinforzare l’azione riabilitativa,
secondo le indicazioni del terapista; infine l’animale correttamente
formato può, per alcune persone,
diventare un supporto quotidiano (per
raccogliere e portare oggetti, aprire e
chiudere porte e cassetti, spingere la
carrozzina ecc.) utile per migliorare
l’autonomia.
Per questo, l’Ospedale di Montecatone
ha volentieri accettato di partecipare
ad un progetto sperimentale di “Pet
Therapy” promosso dall’Azienda Usl
di Imola con il Circondario Imolese e il
Centro Sportivo Italiano, con il contributo della Regione Emilia-Romagna.
Il progetto ha coinvolto gruppi
di pazienti con lesione midollare
a cui gli operatori dell’Associazione Chiara Milla, presenti ogni
venerdì in struttura, proporranno
diverse attività di Pet Therapy.
L’attività verrà svolta nel parco di
Montecatone.
Luca Mascia
SORBETTERIA
CASTIGLIONE
Un angolo gustoso
Il Mercato di Mezzo si rinnova
e a parlare di questo cambiamento sono Tiziana Primori,
Direttore Sviluppo partecipate
Coop Adriatica, e Giancarlo
Tonelli, direttore di Ascom
Confcommercio Bologna, che
assieme alla sempre gentilissima padrona di casa Lisa Carati,
Direttrice del Mercato, presentano Marina Marchiori.
La novità è l’apertura di un corner
della Sorbetteria Castiglione che
Marina, Maestra Cioccolataia,
ha deciso di aprire all’interno del
Mercato affiancando ed ampliando
l’offerta Dolce di Centrale del
Gusto (gestita da Granarolo e la
Pasticceria Gino Fabbri).
L’emozione nelle sue parole e
la passione per il suo lavoro
non fanno pensare ai 20 anni
di attività che la Sorbetteria
Castiglione ha da poco compiuto
e che l’hanno portata ad aprire
altri 3 punti vendita a Bologna e
ad aprirne uno a Milano.
Forte anche della nomina da
parte della Camera di Commercio
di New York quale ambasciatrice del gelato nel mondo,
inizia questa nuova avventura al
fianco di Eataly che porterà la
Sorbetteria ad essere aperta in
via sperimentale fino al 15/30
di Novembre per poi tirare le
somme di questo primo passo
assieme e Coop che Marina spera
possa essere il primo di un lungo
cammino assieme.
Tiziana Primori parla di un
Mercato sempre in continua
evoluzione e, oltre che alla
presentazione della nuova attività di Sorbetteria, ci parla del
nuovo progetto che punta a far
diventare il Mercato un luogo
della cultura e del cibo; oltre che
a farci notare il rinnovamento
dei locali del primo piano con
colori e arredi più accogliente,
ci presenta “cook crossing” cioè
il book crossing, un progetto in
cui le persone possono portare,
consultare, scambiare e prelevare volumi dedicati al cibo, alla
cucina, alle tradizioni enogastronimiche che si troveranno in
piccoli scaffali di libri destinati ad
ospitarli.
Conclude la giornata Giancarlo
Tonelli a cui spetta snocciolare
alcuni numeri che fanno capire
il valore che il Mercato ha acquistato in questo periodo: 2.5
milioni di vendite e oltre 300
mila visitatori nei primi sei mesi
dell’anno. Grazie a questi numeri
il mercato risulta essere un
punto di ritrovo nei diversi orari
della giornata e le attività favoriscono le più svariate richieste del
pubblico in modo da accogliere
sempre meglio le richieste derivanti dai clienti.
Luca Cavrini
Inserimento
e Organizzazione Dati
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1 Settembre 2015
PROFUGHI... COSA C’ENTRANO?
L’altro giorno chiacchieravo con una
mia vicina di casa che chiamerò
Maria. Dopo un po’ mi racconta
che era giunta in Italia dalla Libia col
barcone dopo varie peripezie. Mi ha
raccontato della povertà della sua
famiglia, della sua sorellina che piangeva disperata quando è partita e
non ha mangiato più per la tristezza.
Fa le pulizie a chiamata e manda i
soldi alla famiglia. “Sono l’unica fonte
di reddito per tutti”, mi ha detto.
Le ho domandato: “Hai avuto paura
sul barcone?”
Lei: “Sai, quando sei povero chiudi
gli occhi e fai di tutto”.
Mi sentivo in imbarazzo e dispiaciuta.
Mi sono ricordata quando da
piccola si parlava dei poveri come di
una comunità a parte, isolata chissà
in quale lembo di costa del mio
paese. I poveri e tutti i sensi di colpa
che avrei dovuto provare da brava
cristiana nei loro confronti, colpe fin
dalla nascita. “Finisci la pasta. Lo sai
che ci sono bambini che non hanno
niente da mangiare?”. Penso che
la strumentalizzazione di questa
larga categoria la subii da piccola
fino all’età adulta, mai come adesso
Angolo Spinoso
che c’è la crisi e che siamo tutti un
poco più poveri e che questa parola
viene utilizzata dai politici per far
impennare il consenso insieme a
‘profughi’, ‘rifugiati’, ‘immigrati’,
‘clandestini’. Quante parole e
quanta confusione, insieme a ‘Papa
comunista’, ma perchè il Papa
dovrebbe essere fascista casomai?
La divisione dei pesci che risulta
una divisione quasi fantomatica e
impossibile, alla fine riesce, pure
il pane si moltiplica. Tutti riescono
a mangiare nonostante la sfiducia e l’incredulità degli apostoli
presenti al miracolo. Gesù comunista! Il cattolicesimo parla chiaro,
non lascia molto spazio a fraintendimenti e per chi avesse una
coscienza basta un piccolo senso
dell’umanità a farci riflettere.
In questi giorni in cui si fa tanto
casino per i profughi e quant’altro
mi viene in mente la mia nonna
pugliese, una cattolica a tutti gli
effetti. Chi andava a trovarla sa! Di
nascosto a mio padre che protestava inutilmente mia nonna faceva
entrare a casa persone povere e
zingari. Mi capitava di scendere al
piano di sotto, guardare nel suo
appartamento e trovare donne che
davano da mangiare ai bambini, mia
nonna che riscaldava il latte, dava
pane. Ecco, mia nonna, so per certo
che avesse una piccola pensione
e non comprava niente per sé.
Quando le dicevo: “Nonna andiamo
a comprare qualcosa da mettere?”,
mi rispondeva: “Perché dare dei
soldi ai negozi?” Ecco, pensandola,
a tutti i problemi che ci facciamo
ad accogliere qualche centinaio di
persone in tutta Europa, penso alla
cucina piena di zingare e bambini di
mia nonna, i pentolini di latte sulla
piccola cucina a gas, le proteste di
mio padre, (mai ascoltate). La risposta incazzata di mia nonna: “Siamo
cristiani!”. Penso che se fosse stato
per lei il capitalismo sarebbe scomparso in meno di mezza giornata e
che almeno un centinaio di profughi avrebbero potuto trovare un
posto sicuro nella sua cucina.
Guardo il quartiere in cui abito,
palazzine con centinaia di famiglie.
Un quartiere popolare come tanti.
Tante persone diverse che s’incrociano ogni giorno senza guardarsi in
faccia. Tante famiglie musulmane,
italiane, di tutte le nazionalità,
tante storie. Penso a Maria nella sua
casa e ai suoi ricordi, alla sua vita
attuale, alle sue pulizie nelle case
di questa città, alla sua solitudine
che mi ha raccontato: “Sai, anche
noi musulmani una volta venuti
qui non siamo più una comunità.
7
Diciamo a parole di aiutarci, ma
quando abbiamo davvero bisogno
siamo soli”.
Sono questi i valori occidentali?
Non constituire una comunità? Non
aiutarsi? Chiudere porte, portoni,
case, frontiere? Ci lamentiamo
della solitudine. Le persone anziane
morte in casa nelle grandi città
vengono ritrovate dopo mesi. Cosa
dobbiamo difendere? Cosa c’entra
la nostra povertà con l’aiutare qualcun altro? Se le nostre leggi sono
ingiuste per noi stessi, se l’economia non va perché le banche hanno
gestito ogni cosa, perché il capitalismo ha distrutto il pianeta, cosa
c’entrano i profughi? Il conducente
del pullman milanese si è lamentato
della puzza dei profughi. Perché
non protestiamo anche per la puzza
delle città? Per l’inquinamento che
ci ammazza, per le polveri sottili,
per il cibo spazzatura? Perché non
pensiamo come priorità le lamentele per il lavoro che non c’è, per
l’istruzione che non è gratuita, per
la sanità che non funziona più?
Cosa c’entrano i profughi?
Siamo cresciuti pensando che
quello che abbiamo ci sia dovuto,
perché siamo bianchi, occidentali,
siamo i padroni. Andiamo negli altri
paesi a prendere materie prime,
scatenare guerre; inquiniamo il
pianeta, diventiamo ecologisti e
vegetariani e combattiamo contro
le uccisioni delle foche tra popolazioni che sopravvivono solo
grazie a quello, ma continuiamo a
mangiare maiali nel nostro paese
perchè la nostra cultura è sopra
le altre. Continuiamo a utilizzare
le automobili anche per fare una
passeggiata e ad usare tutto quello
che c’è di utilizzabile. Vegani con
fuoristrada e case grandissime,
supermercati con le stesse marche
da anni, le solite trasmissioni in tv,
università sempre più inaccessibili,
visite mediche indispensabili ormai
a pagamento e mi domando cosa
cavolo c’entrino i profughi.
Emanuela De Siati
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Auser
BNB
1 Settembre 2015
VOLONTARIATO CIVICO
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Un patrimonio sociale da valorizzare
Salvaguardare e valorizzare il
volontariato civico e organizzato,
patrimonio sociale dell’intera
comunità; e, nello stesso tempo,
collaborare per condividere nuove
strade e percorsi di innovazione
per rispondere ai bisogni crescenti
dei cittadini. Sono questi in sintesi
gli obiettivi dell’Intesa siglata
lo scorso luglio tra Anci e Auser
Emilia-Romagna.
“Con più di 12mila volontari in
tutta la regione e milioni di ore di
volontariato, Auser rappresenta un
patrimonio dell’intera collettività,
sottolinea il Presidente di Auser
Emilia Romagna, Fausto Viviani,
Con questa Intesa Anci e Auser
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Logistica
e Gestione Archivi
vogliono sottolineare l’importanza
di tutto questo ‘capitale sociale’, ma
anche la necessità di impegnarsi
reciprocamente per salvaguardarlo
e rafforzarlo”.
Da qualche tempo, infatti, Auser,
che da oltre 25 anni collabora
con gli Enti Locali di tutta l’EmiliaRomagna in modo molto proficuo
e positivo, si è trovata in alcuni
territori a far fronte a ispezioni e
controlli, che, pur essendo legittimi, rischiano, in presenza di un
quadro non sufficientemente
chiaro di regole e procedure, di
vanificare buona parte dell’impegno dell’associazione e dei tanti
volontari che vi operano. Con il
rischio che a farne le spese sia
l’intera comunità e in particolare i
cittadini più anziani e fragili. Da qui
l’importanza di un accordo con Anci
Emilia-Romagna, associazione che
unisce e rappresenta gli Enti Locali
del territorio, per trovare insieme
percorsi per preservare questo
prezioso patrimonio, in piena
trasparenza e nel massimo rispetto,
naturalmente, delle normative
vigenti. “Il volontariato civico e
organizzato rappresenta in EmiliaRomagna un pilastro della coesione
sociale che affianca ed integra la
diffusa rete di servizi alla persona,
sottolinea il Presidente regionale di
ANCI Daniele Manca. Si può sicuramente affermare che il volontariato fa bene alle nostre comunità
e le rende attive e protagoniste. Per
questo tutti i nostri comuni sono
impegnati a sostenerne e promuoverne la tenuta e la diffusione”.
Un’alleanza fondamentale anche
nel territorio bolognese dove
Auser conta più di 3.300 volontari, attivi in ben 46 comuni. “Da
sempre la nostra associazione,
attraverso la sua rete di volontari,
opera al fianco delle Pubbliche
Amministrazioni per dar risposta
ai bisogni dei cittadini, sottolinea
il Presidente di Auser Bologna,
Secondo Cavallari, La fase che
stiamo vivendo è particolarmente
difficile e delicata perché gli Enti
Locali da un lato necessitano
sempre più del nostro supporto
e ci chiedono sempre più aiuto,
e dall’altro si trovano a volte
costretti a tagliare i fondi per le
convenzioni, con tutte le conseguenze che questo comporta. In
questo contesto l’Intesa assume
quindi un valore ancor più importante, perché getta le basi per
condividere nuove modalità di
relazione con le pubbliche amministrazioni, riconoscendo il valore
inestimabile del volontariato organizzato e il suo ruolo fondamentale
per la coesione sociale del nostro
territorio”.
Annalisa Bolognesi
Per informazioni:
www.auseremiliaromagna.it
Stampa Digitale
1 Settembre 2015
VINOTERAPIA COME CURA?
Credete che la natura non offra la
possibilità di migliorarsi o curarsi?
Credete sia necessaria sempre la
medicina tradizionale, che bisogna
fare i salti mortali per star bene e
sentirsi in forma? Per preparare
infusi e decotti, per regalarsi un
bagno rilassante e benefico, basta
rivolgersi alla natura e a tutto ciò
che può offrirci.
Ogni stagione regala prodotti
sempre diversi ma qui voglio darvi
delle indicazioni generali che
potrete seguire nel corso di tutto
l’anno, quando ne sentite l’esigenza.
Ѐ vero che quando fa caldo alcune
erbe perdono un po’ di vitalità però
dei buoni consigli vi torneranno utili
in tanti momenti!
Prendiamo per esempio la bardana:
cresce spontaneamente nei terreni
incolti o sui sentieri, vicino ai
corsi d’acqua. I suoi fiori sono
facilmente riconoscibili con petali
viola racchiusi in un involucro
verde, ruvido e anche un po’
appiccicoso. Sono le foglie e le
radici la parte più interessante di
questa pianta che vanno raccolte
quando la bardana è giovane e le
infiorescenze sono piccole.
Si toglie dal terreno con un coltellino o con una vanga non troppo
grande poi si eliminano le ramificazioni più piccole e si taglia in pezzi,
infine la si fa essiccare al sole.
La bardana ha un’azione depurativa,
stimola la digestione ed è anche
un ottimo rimedio per combattere
l’acne poiché è sebo regolatrice e
purifica l’epidermide.
Ma come possiamo utilizzarla?
Prepariamo un decotto a partire
dalla radice: si taglia a pezzetti e si
fa bollire un cucchiaio in una tazza
d’acqua per 10 minuti, lasciate riposare altri 10, filtrate e bevete. Con
le foglie invece, create una specie
di poltiglia e applicate localmente,
ad esempio per togliere l’infiammazione da un brufolo.
La genziana è un’altra pianta che
cresce nelle zone di montagna, nei
prati esposti al sole.
Bisogna ricordarsi di raccoglierla
prima che cadano le foglie e le
sue proprietà si concentrano nella
radice da estrarre con un vanghetto.
Viene catalogata tra le erbe amare
Salute e Benessere
quindi migliora la digestione e
stimola i succhi gastrici. Inoltre può
essere considerato un aperitivo un
po’ inusuale: va bene bevuto prima
dei pasti stimola l’appetito. Anche
in questo caso si può preparare
un decotto, facendo bollire 10- 15
minuti un cucchiaino raso di radice
in un paio di tazze d’acqua. Volete
offrire ai vostri amici una bevanda
insolita, da sorseggiare in compagnia magari accompagnata da stuzzichini naturali?
Fate macerare in un litro di Moscato
passito, 30 grammi della radice, 5
grammi di scorza d’arancia e 5 di
vaniglia. Lascia in infusione per una
settimana e bevine un bicchierino
prima dei pasti o anche dopo come
digestivo.
Altra pianta molto utile per il nostro
benessere è la malva.
Caratterizzata da fiori violetti, cresce
un po’ in tutta Italia nei terreni
incolti, lungo l’argine dei fiumi, sulle
colline e nei prati. Questa pianta
può essere sfruttata tutta, infatti
se ne possono raccogliere sia i fiori
che le foglie facendo attenzione che
non siano ricoperte da puntini color
ruggine: è un fungo che conferisce
un sapore sgradevole.
Il punto forte della malva è dato
dalle mucillagini, sostanze vischiose
che messe a contatto con l’acqua
si gonfiano e svolgono un’azione
lenitiva. Si utilizza come antinfiammatorio per combattere la tosse, il
mal di gola e per calmare le gengive
irritate. Utile anche per risvegliare
un intestino un po’ pigro.
Nel caso abbiate le gengive doloranti, preparatevi un decotto con i
fiori che poi userete per fare degli
sciacqui. Si versa un cucchiaio in
una tazza d’acqua, si fa bollire 1015 minuti e si lascia raffreddare.
Per curare la gola mettete le foglie
per 10 minuti in acqua bollente,
filtrate e bevete addolcendo con
un po’ di miele.
Possiamo citare anche il biancospino dalla spiccata azione
antiansia.
Ha la forma di un cespuglio o di
un piccolo albero e cresce spontaneamente fino ai 1.600 metri, con
piccoli fiori bianchi e bacche scure
che sono poi le parti da raccogliere.
Il suo effetto calmante è conosciuto per via della presenza di
flavonoidi che agiscono sul sistema
nervoso, i frutti sono caratterizzati
da un buon effetto antinfiammatorio. Una tisana antiansia ottima
anche per combattere la tachicardia, si prepara mettendo in acqua
bollente dei fiori poi si lascia 10
minuti in infusione, si filtra e si
beve. Il decotto che si può ottenere dai frutti, è invece più indicato
per le gengive irritate e, anche in
questo caso basta farli bollire qualche minuto in acqua.
Sapete che il ginepro è un buon
diuretico?
Le bacche di questa pianta si
possono trovare sia al mare che in
montagna, nei boschi e nei pascoli
ma per raccoglierle bisogna armarsi
di guanti perché il ginepro ha parecchie spine.
Ѐ ricco di oli essenziali e tannini che
hanno un’azione antisettica sulle
vie respiratorie e in più favorisce
la diuresi. Lascia un cucchiaino di
bacche essiccate in acqua bollente
per 10 minuti e poi bevete meglio
una tazza per 3 volte al giorno.
Una piccola ma utile indicazione:
quando andate a raccogliere le erbe
portatevi sempre forbici, guanti e
sacchetti di carta o un cestino.
Il momento migliore è la mattina,
così il sole asciuga la rugiada e non
deve piovere, le erbe vanno fatte
poi essiccare o al sole o anche nel
forno di casa.
Ma mi raccomando, raccogliete solo
le piante di cui siete sicuri perché
molte sono tossiche e causano vari
disturbi specialmente se aspettate
un bambino.
Possiamo anche sfruttare le mille
virtù delle classiche erbe aromatiche che usiamo spesso in cucina.
La menta è caratterizzata dalla
capacità di favorire la digestione e,
di conseguenza, di migliorare l’alito.
Basta masticarne un po’ dopo
averla ben lavata per avere sollievo
anche in caso di nausea.
Molto utilizzata ed apprezzata è
anche la salvia.
Ѐ caratterizzata da sostanze che
tonificano l’organismo e la pelle
e può essere un valido aiuto per
combattere il nervosismo. Si usa
quando abbiamo una tosse particolarmente fastidiosa e, favorendo
9
la secrezione di succhi gastrici,
accelera il processo digestivo.
Conosciamo bene anche il rosmarino, che stimola la memoria, la
concentrazione e in generale tutto
il sistema nervoso, inoltre migliora
la circolazione sanguigna. Può
contribuire a neutralizzare i radicali liberi contribuendo a rafforzare
il sistema immunitario. Un’altra
pianta che aiuta in caso di sistema
immunitario indebolito è il timo.
Ѐ una manna per prevenire le
infiammazioni del naso, della gola
e dei bronchi: ha sostanze antivirali, antibatteriche e disintossicanti.
Possiede fibre che permettono un
buon transito intestinale e minerali
che favoriscono la tranquillità.
Citiamo anche l’aneto, fonte di
calcio, ferro e flavonoidi noti per
le loro virtù antinfiammatorie e
antivirali. Lenisce il mal di stomaco
e bere un infuso di semi d’aneto
prima di dormire, agevola il sonno.
Altra pianta comune è l’alloro. Le
foglie possono ridurre il livello di
glicemia e grassi nel sangue. Il suo
olio essenziale che si ricava se si
triturano le sue foglie a mano, ha
attivi analgesici e rilassanti.
L’apparato digerente può essere
protetto anche dal dragoncello, le
infiammazioni si calmano anche se
sono già in atto.
Valentina Trebbi
LA MINIERA DELL’USATO
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La Miniera Dell’usato
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Provincia
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1 Settembre 2015
OZZANO
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Speciale Verdure
Verso
l’Expo 2015
Comunicazione
e Campagne Informative
PIANORO
LA FIERA-EXPO DELL’ARIA
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Al “Guglielmo Zamboni”, da zero a dieci posti, tutto ciò che vola
In due successivi weekend sull’aviosuperficie “Guglielmo Zamboni”, in
via Sabbionara a Ponte Rizzoli di
Ozzano, nell’ambito di “Ozzano Air
Show” si sono svolte due manifestazioni di rilievo nazionale, e non
solo, dedicate all’aeromodellismo
e al volo nelle sue varie forme. Si
tratta del “Radio Model Show” e di
“Cielo e Volo”, giunte alla 26esima
edizione.
Fatte ovviamente le debite proporzioni i due eventi relativi al modellismo e all’aviazione leggera da
diporto in ambito nazionale sono
equivalenti all’expo parigino “Paris
Air Show”, che si è svolto all’incirca
negli stessi giorni nell’aeroporto
parigino di Le Bourget. Un evento
di rilievo internazionale con in
mostra le ultime novità dagli aerei
commerciali, da trasporto merci e
passeggeri, ai razzi vettori per satelliti artificiali.
Infatti il “Guglielmo Zamboni” è,
tutto l’anno, un punto di riferimento
di livello nazionale e normalmente i
molti imprenditori che si spostano
con il loro aereo personale fanno
scalo all’aviosuperficie ozzanese
per farvi rifornimento selfservice
di carburante: benzina super senza
piombo, benzina avio (Avgas 100LL)
e kerosene per i motori a turbina
(Jet A-1). Poi possono anche farvi
colazione, pranzare o cenare,
lasciando l’aereo all’aperto o in
hangar, e dormirvi per riprendere il
volo riposati.
Al “Radio Model Show” hanno
partecipato centinaia di espositori
con gli hobbisti privati che hanno
avuto a disposizione un vasto prato
con tanti tavoli dove appoggiare le
loro creazioni personali o materiale costruttivo in mostra o in
vendita con l’obbligo che sia usato.
Le aziende produttrici di modelli,
finiti o in kit di montaggio, motori
e radiocomandi, eccetera, hanno
invece avuto a disposizione hangar
con stand attrezzati. I tanti appassionati del settore non sono stati
certamente delusi dagli spettacoli
offerti dagli aeromodelli, di tutti i
tipi, in volo o dai materiali offerti.
Tantissimi anche a “Cielo e volo”
con la partecipazione di oltre 700
velivoli, tra elicotteri, ultraleggeri e
di aviazione generale, provenienti
anche dall’estero, di appassionati
e di produttori, con in mostra gli
ultimi modelli. Per la prima volta
c’è poi stata l’esibizione in formazione di 12 aerei, con fumogeni
per le scie tricolori, dell’associazione sportiva laziale Ali Nettuno.
La manifestazione ozzanese, dove
comunque sono vietate le evoluzioni acrobatiche dopo gli incidenti
del passato, oltre a essere una
vetrina della produzione nazionale
ed estera di aerei da diporto, è
anche l’occasione di incontro e di
informazione sulle associazioni e
sulle scuole di volo esistenti nella
nostra penisola per vari patentini e
brevetti.
Passata la festa l’appuntamento
per l’Ozzano Air Show è per il
giugno 2016 contando sul continuo e crescente successo della
manifestazione.
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IL RE DELLA SFOGLIA
TORNA IN TV A
“DETTO FATTO”
Un pianorese conquista il Giappone a colpi
di mattarello
Beniamino Baleotti, il giovane e
simpatico sfoglino e chef pianorese, al ritorno dal Giappone
anche per la stagione 20152016 riprenderà in autunno la
fortunata collaborazione con
la trasmissione televisiva di
“Detto Fatto”, su Rai 2 accanto a
Caterina Balivo, per presentare le
sue nuove ricette. Sull’onda del
successo televisivo Beniamino
ha avuto un’estate intensa dedicata, ovviamente, alla sfoglia
fatta col mattarello, alle tagliatelle
e alla migliore tradizione culinaria
emiliana. Infatti il giovane chef è
stato protagonista di grandi eventi
legati alla gastronomia, dalle più
celebrate località balneari a quelle
alpine, nelle più importanti città
d’arte e perfino in Giappone.
Il giovane pianorese stato invitato ufficialmente a Tokio, dove
l’anno scorso aveva già riscosso
un grande successo tenendo dei
corsi pratici sulle preparazioni
culinarie emiliane. In pratica
dopo quella italiana, anche la
televisione giapponese, grazie
a lui, ha svelato ai giapponesi i
segreti emiliani della pasta tirata
a mano col mattarello. «Quando
ho portato la sfoglia per la prima
volta, in Giappone alla Camera di
commercio di Tokio, ci ha confessato Beniamino, e ho visto la
curiosità negli occhi dei giapponesi
a veder fare la pasta al mattarello,
mi si è riempito il cuore di commozione e soddisfazione. Sembravano
tutti come tanti bambini pronti e
attenti ad imparare qualcosa di
nuovo e straordinario. Per loro,
infatti, era come se avessi fatto
una magia e non finivano più di
ringraziarmi per il grande regalo
che gli facevo».
Seppur
giovane
Beniamino
Baleotti è stato insignito di prestigiosi premi come lo “Sfoglino
d’oro”, il “Mattarello d’oro”, la
“Tagliatella d’oro” e dai degustatori delle prelibatezze emiliane
è stato addirittura nominato “Re
della sfoglia” e considerato testimonial della tradizione culinaria
di Bologna e dell’Emilia intera, in
Italia e nel mondo. Ma Beniamino
non è tipo da stare con le mani
in mano e così, quando la televisione e i numerosi impegni glielo
consentono, si ritira nel suo celebre agriturismo “Le Ginestre” per
studiare nuove ricette e tenere
anche dei corsi per tutti gli appassionati della cucina emiliana.
A “Le Ginestre” Beniamino non è
solo, ma al suo fianco s’impegna
tutta la famiglia, dal papà, judoka
famoso anche in Giappone, alla
mamma, alle nipotine e alle zie. È
lo spettacolo straordinario della
sfoglia tirata coralmente da tutte
le mani, grandi e piccole, forti
e delicate, sulla grande tavola
dell’antica cucina di campagna,
come anni fa aveva insegnato a
Beniamino la nonna Clarice. «La
mia, ci confessa con orgoglio
Beniamino, è stata come una
vocazione. Sin da piccolo desideravo fare il cuoco e soprattutto
lo “sfoglino”, perché è così che
è stato ribattezzato dalla tradizione emiliana chi tira la pasta
fresca al mattarello. Mi mettevo
accanto a nonna Clarice e con due
uova e un pugno di farina anch’io
preparavo la mia “sfoglina”».
Per chi vuole scoprire i segreti
di Beniamino, può trovare film
e ricette su Facebook digitando
Beniamino Baleotti Fanpage, o
Agriturismo Le Ginestre, e può
anche collegarsi al sito www.
beniaminobaleotti.it.
Per Beniamino la cucina e la
preparazione dei cibi non è
soltanto tecnica o esperienza.
Ama appunto ripetere un motto
tramandatosi nella sua casa per
generazioni e passatogli dalla
nonna: «La cucina è la migliore
espressione d’arte, di passione e
di affetto per le persone alle quali
si vuole bene, per questo va fatta
con tanto amore».
G. F.
P
BNB
1 Settembre 2015
Parole, parole,
parole...
11
C
osa sarebbe un popolo senza una lingua grazie
alla quale esprimersi e capirsi?
Ecco, la storia della lingua italiana ci può offrire
vari spunti di riflessione per capire meglio
come siamo arrivati all’Italiano Standard odierno.
Già in epoca imperiale, sotto gli imperatori romani,
la lingua latina stava intraprendendo un processo di
cambiamento, infatti solo le lingue morte rimangono
eternamente stabili. Un po’ alla volta il latino scritto si
distaccò sempre più da quello parlato, nel tentativo di
seguire un’ideale retorica aurea, mentre la comparsa
della religione cristiana portò il clero a dibattersi se
rimanere fedeli alla tradizione classica o adeguarsi a livello
delle masse. I primi mutamenti furono fonetici, infatti gli
accenti passarono dalla quantità all’intensità, quindi fu il
turno dei significati dei concetti pagani morali e religiosi,
che finirono per venire o laicizzati o per assumere un
significato spregiativo a seguito del diffondersi del
Cristianesimo.
Con la caduta dell’Impero Romano e la calata in Italia di
numerose popolazioni barbariche come Goti, Longobardi
e Franchi l’unità politica e territoriale venne frantumata
in numerosi piccoli regni e contee, dando così vita ad
altrettante forme linguistiche che avrebbero condotto
alla formazione dei dialetti. Risale al VII sec. il primo
testo in cui latino e volgare compaiono assieme e si tratta
dell’indovinello veronese.
se pareba boves
alba pratalia araba
et albo versorio teneba
et negro semen seminaba
Spingeva avanti i buoi (dita)
Arava un prato bianco (foglio)
Teneva un bianco versorio (penna)
Seminava un seme negro (inchiostro)
Due secoli più tardi, invece, fece la propria
apparizione l’italiano in un documento ufficiale: il
Placito Cassinese.
“Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki contene,
trenta anni le possette parte Sancti Benedicti”
(Capua, marzo 960).
“So che quelle terre con quei confini che nella
carta sono contenuti le possedette per 30 anni
la parte di San Benedetto“ (Montecassino).
Per la prima volta un notaio in un atto ufficiale utilizzò
al posto del latino il volgare per redigere un atto che
fosse comprensibile alla stragrande maggioranza della
popolazione, non solo ai dotti, trattandosi di stabilire la
legittima proprietà del monastero di Montecassino.
Da allora fino all’avvento dell’Unità d’Italia il volgare
dovette combattere contro il latino, che veniva usato
dalla popolazione istruita in numerosi ambiti: lettarario,
filosofico, scientifico, religioso, ma soprattutto per
comunicare al di fuori dei ristretti confini regionali con
altri italiani o gli altri popoli d’Europa. Se il volgare iniziò
a prender campo nella letteratura, grazie soprattutto
a Dante, Petrarca e Boccaccio, per poi diffondersi
all’ambito universitario, amministrativo, divulgativo
ed altri ancora, il processo di separazione fra la lingua
scritta e quella orale si fece ancor più evidente n quanto
la maggioranza della popolazione incrementò l’uso dei
dialetti locali per comunicare a voce.
Alessandro Manzoni, incaricato di stabilire una lingua
nazionale, si trovò nell’imbarazzo di scegliere tra 20
lingue regionali parlate ed un’unica letteraria. Fu così
che la scelta ricadde su un miscuglio di fiorentino parlato
dell’epoca e fiorentino scritto del Trecento. Il Governo
italiano decise a quel punto di imporre la lingua italiana a
tutta la popolazione riducendo le altre lingue regionali allo
status di dialetti.Per imparare a parlare l’italiano puro la
maggioranza della popolazione finì per mescolare quello
standard con il dialetto della propria Regione, finendo così
per dar vita a 20 varietà distinte di italiano.
Alcune parole regionali divennero talmente famose
da venir acquisite dalla lingua nazionale, basti pensare
alla ‘pizza’ e all’ ‘espresso’ mentre altre divennero
caratteristiche di un’area geografica, come ad esempio
‘anguria’ (nord), ‘cocomero’ (centro), ‘melone’ (sud).
A incidere ulteriormente sull’evoluzione della lingua
italiana intervenne anche il Fascismo che prima cercò
di eliminare o italianizzare tutte le parole straniere d’uso
comune, quindi introdusse l’uso del ‘voi’ al posto del
‘lei’ ed infine tentò di estirpare qualsiasi regionalismo.
Caduto il regime, queste riforme linguistiche si ridussero
a mode passeggere, basti pensare all’uso del dialetto
che tuttora è ancora forte negli anziani, i quali spesso lo
preferiscono all’italiano per esprimersi.
Con la Repubblica, infine, prese piede il ‘burocratese’.
Ancora oggi giudici, avvocati e impiegati pubblici si
barricano dietro a forme fuori corso da oltre un secolo,
alcuni esempi ci vengono forniti da espressioni come:
‘apporre la firma’ invece di ‘firmare’, o ‘istanza’ per
‘richiesta’. La conseguenza è stata una difficile leggibilità
e comprensibilità dei testi delle Amministrazioni degli
Enti Pubblici che hanno portato il Ministro della Funzione
Pubblica, nel 1993, a richiedere la preparazione di un
“Codice di stile delle Pubbliche Amministrazioni” nella
speranza di fare chiarezza.
noltre, negli ultimi decenni sono entrati nel
vocabolario parecchi turpiloqui, che hanno
spopolato soprattutto in televisione, al cinema, nella
carta stampata e persino in numerosi interventi
pubblici di importanti leader politici, capaci di fare
appello ai loro apparati sessuali, qualificare i rivali come
‘co**ioni, e ribattezzare i propri comizi come ‘vaffaday’.
L’uso di queste parole mette alla luce la difficoltà dei
nostri politici di comunicare ad una vasta platea, senza
ricorrere a formalità o stereotipi.
E non è ancora finita... la nostra lingua è viva e non smette
di trasformarsi ed evolversi, infatti rispecchiando i tempi
e le mode da un lato abusa di termini angloamericani,
dall’altro scimmiotta il mondo social e si arricchisce di
neologismi come ‘postare’, ‘twittare’, o ‘taggare’.
Non sappiamo cosa ci aspetti, possiamo però delineare
una linea di tendenza che mostra un calo dei termini
precisi e concreti a favore di un vocabolario astratto e
generalizzanti.
I
Pier Paolo Vettori
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arole,
parole,
parole...
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Parole, parole,
parole...
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V
L
BNB
1 Settembre 2015
eloce, pluralista e...
ambigua
La Comunicazione e i suoi progressi tecnologici
a velocità di cambiamento del mondo dei Mass Media ha raggiunto picchi
incredibilmente elevati e fino ad oggi sconosciuti. Un’affermazione di
Manuel Castells, divenuta ormai celebre, mette a confronto la velocità
odierna con il ritmo di cambiamento precedente: «negli Stati Uniti la
radio ha impiegato trent’anni per raggiungere sessanta milioni di persone, la
televisione ha raggiunto questo livello di diffusione in quindici anni; Internet lo
ha fatto in soli tre anni dalla nascita del World Wide Web». Per quanto Castells
si riferisca specificatamente a Internet, questa osservazione può essere estesa
a tutte quelle innovazioni tecnologiche che vanno in genere sotto il nome di
ICT (Information and Communication Technology) e definiscono il campo
dei ‘new media’, che si sono succeduti in un periodo di tempo molto breve,
rivoluzionando l’intero ambito dei mezzi della comunicazione di massa, inclusi
i più vecchi e consolidati.
utta la storia dei mezzi della comunicazione di massa può essere
letta come una trasformazione, continua e senza significative
interruzioni, dalla scarsità all’abbondanza. Infatti, se nei primi anni
della comunicazione di massa (più o meno per tutta la prima metà del
Novecento) i mezzi e i messaggi in circolazione erano in numero ristretto, si era
cioè in una situazione di scarsità, con poche fonti di comunicazione e con un
universo simbolico non così affollato di messaggi come oggi, con il passare degli
anni, soprattutto grazie all’innovazione tecnologica, il numero delle emittenti
e il numero dei messaggi è aumentato in maniera portentosa, tanto che oggi
si può appunto parlare di una situazione di abbondanza. In un primo momento
questo cammino è stato lento e faticoso; successivamente ha preso ritmi sempre
più accelerati. L’innovazione tecnologica ha riguardato infatti essenzialmente,
anche se non esclusivamente, il campo della comunicazione elettronica.
T
Internet e le ICT
I
l cammino verso l’abbondanza continua senza soste con l’avvento delle ICT e di
internet. Il numero dei produttori di comunicazione aumenta ulteriormente, così
come aumenta il numero dei messaggi in circolazione. Ma il mutamento è ancora più
radicale di tutti i precedenti. Rispetto infatti all’epoca della comunicazione analogica,
l’abbinamento tra trasmissione digitale, computer, fibra ottica e satellite produce due
conseguenze principali, che rivoluzionano completamente le logiche comunicative
precedenti. In primo luogo, mentre l’era della comunicazione di massa era caratterizzata
dall’unidirezionalità del messaggio (il ricettore non ha alcuna possibilità di risposta, se non
mediata da altri strumenti, per esempio il telefono nella comunicazione radiotelevisiva),
l’era delle ICT è caratterizzata dall’interattività. Emittente e ricevente hanno la possibilità
di interloquire e, appunto, il ricevente può abbandonare quel ruolo meramente passivo
che gli assegnava la comunicazione di massa. Come già detto, la velocità di sviluppo di
internet è stata impressionante. Tuttavia, è bene specificare che gli utilizzatori di internet
non sono equamente distribuiti in tutto il mondo. Esiste infatti un digital divide tra nord e
sud dell’emisfero, che, come a proposito di altri campi, disegna anche un digital divide tra
mondo ricco e mondo povero. Ma anche nell’emisfero nord esistono significative differenze
tra i vari paesi. L’Italia, per esempio, tra i paesi dell’Europa occidentale figura tra quelli con
minore diffusione, allineandosi a paesi indubbiamente meno sviluppati del nostro. Tra i
paesi dell’Europa centro-orientale, quelli cioè arrivati più recentemente alla democrazia,
è particolarmente significativo il caso dell’Estonia e in misura minore quello della Lituania,
che presentano indici di diffusione di internet simili, se non superiori, a quelli di molti
paesi dell’Europa occidentale. All’interno dell’universo di Internet è particolarmente
significativo lo sviluppo dei social networks. Anche in questo caso si tratta di uno sviluppo
impetuoso che occupa gli anni a noi più vicini, a partire dal 2007.
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1 Settembre 2015
Parole, parole,
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La frammentazione dell’offerta e dell’audience
T
anto più la frammentazione ha riguardato la blogosfera: tra le
innovazioni principali apportate da Internet figura infatti l’idea di
comunità virtuale. Essa individua un gruppo di persone accomunate
da un medesimo interesse (da una stessa moda, da una comune
appartenenza ideologica e politica, dall’amore per la stessa squadra, ecc.),
individui che interagiscono in rete creando un terreno condiviso di scambi
e di comuni vedute. Queste persone mai, o solo raramente, si incontrano,
eppure sviluppano progressivamente un senso di appartenenza e instaurano
legami, appunto virtuali, che non per questo, però, sono meno radicati di
quelli che si sviluppano tra gruppi di persone che si incontrano nella realtà. I
n conclusione, tre sembrano le tendenze emergenti nella struttura
e nel funzionamento del sistema della comunicazione in una
situazione di abbondanza delle fonti di informazione. C’è un processo
di globalizzazione che si impernia sia sulla circolazione universale
degli stessi contenuti, sia sulla diffusione planetaria di concentrazione di
proprietà e quindi anche di strutture, assetti e procedure organizzative.
Nello stesso tempo, l’abbondanza delle fonti di informazione favorisce un
processo di frammentazione dell’offerta e del pubblico, che può accrescere
la polarizzazione sociale e politica creando nel frattempo il cosiddetto digital
divide tra un pubblico di massa, esposto a contenuti di facile consumo,
e un pubblico ‘più educato’, interessato invece a messaggi più selettivi e
forse anche più sofisticati. La terza tendenza riguarda oggettivamente la
disintermediazione: i cittadini possono accedere direttamente alle fonti di
informazione, rendendo superfluo il lavoro dei tradizionali ‘intermediari’
giornalisti e altri professionisti della comunicazione. Ma questo avviene
ovunque? Ovviamente no: ci sono differenze, a volte sempre più marcate,
tra mondo libero e regimi autoritari, che ancora riescono a controllare lo
sviluppo delle nuove tecnologie; e ci sono differenze tra paesi dove internet
ha significato una distribuzione sempre più capillare dell’informazione e
paesi dove invece l’accesso alle nuove tecnologie è ancora limitato.
I
nsomma, come si vuol dire, un quadro caratterizzato da bianchi e neri,
da ottimismo e pessimismo: le trasformazioni politiche intervenute
all’inizio del 2011 in alcuni paesi dell’area del Mediterraneo hanno
dimostrato le grandi potenzialità emancipatrici legate alle nuove
tecnologie e non a caso si è spesso parlato della ‘rivoluzione di Facebook’,
proprio per evidenziare il ruolo svolto da Internet e dalla telefonia mobile
in quanto strumenti di mobilitazione e partecipazione politica. Maggior
pluralismo, maggiori possibilità di sfuggire a quel controllo che si può
invece esercitare quando si è in presenza di un mercato accentrato della
comunicazione. Nello stesso tempo permangono le differenze tra paesi
poveri e paesi ricchi: il digital divide diventa così un ulteriore strumento di
separazione e distinzione.
Sebastiano Curci
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I
l tema è quello della frammentazione. Finora infatti, a proposito
dell’innovazione tecnologica, e di Internet in particolare, era prevalsa la
cosiddetta lettura ‘tecno-ottimistica’: Internet, e le Ict più in generale,
avrebbero aperto la strada verso un futuro luminoso. I cittadini
avrebbero potuto avere accesso a una quantità incredibile di informazioni,
ci sarebbe stata più trasparenza e più controllo sui detentori del potere.
Le nuove tecnologie dell’informazione avrebbero facilitato la creazione
di un cittadino informato. I cittadini stessi possono diventare fornitori
di informazione e di conoscenza, favorendo quello che oggi si definisce
‘citizens journalism’. Non che questo non sia vero, ma spesso, come già
accennato, si sono sottovalutati i rischi, i problemi che i new media possono
creare. Alcuni di questi rischi si sono già visti: i regimi autoritari possono
chiudere o tentare di chiudere Internet; possono manipolare le informazioni
che circolano in rete. Sorge un problema di controllo e verifica delle fonti;
non si riesce a essere sicuri di quali informazioni siano accurate e vere
e quali no. Insomma, negli ultimi anni è cresciuto a dismisura il numero
delle fonti di informazione e il numero dei messaggi in circolazione. Si è di
conseguenza determinato un processo di frammentazione del mercato e
quindi dell’audience. I diversi competitori hanno cioè selezionato all’interno
dei potenziali utenti una propria fetta di mercato: una propria nicchia, più
o meno vasta, di lettori, telespettatori, utenti di internet. La selezione
avvenuta nel campo più generale della comunicazione è ben evidente nel
nostro Paese in cui appare come nel corso degli anni sia intervenuta una
segmentazione tra i vari mezzi, probabilmente in base a criteri tra i più
differenti: mezzi gratuiti/a pagamento, velocità di consumo/consultazione,
programmazione/contenuti, ecc.
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Parole, parole,
parole...
R
BNB
1 Settembre 2015
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adio Città Fujiko
Un amore di radio
È
trascorso più di un secolo dall’invenzione
di Guglielmo Marconi, (a proposito di
Bologna ), ma il suo fascino e mistero si sono
continuamente arricchiti.La Radio gode oggi
di una stagione favorevole. Nonostante l’imperversare
di nuovi mass-media, in continua evoluzione, essa
mantiene il suo posto, che anzi si è allargato. Infatti,
la Radio può seguirci ovunque, mentre facciamo altre
cose. È di facile fruizione, tiene compagnia ed è sempre
disponibile, in qualunque ora, di giorno e di notte.
Sviluppa l’ascolto, mentre la vista è il senso dominante
la nostra epoca. È adatta per un pubblico commerciale
ma anche per quello esigente che desidera approfondire
temi di profonda importanza. Esistono tante Radio a
Bologna e Provincia, ma desidero rivolgere l’attenzione
su una locale e famosa, che mi è particolarmente cara:
Radio Città Fujiko, nata nel 2004 dalla fusione fra Radio
Città 103 e Radio Fujiko. La sua esperienza va ricercata
nelle radio libere bolognesi degli anni ’70; infatti, dal
1976 la frequenza è sempre quella: 103.1 FM.
Q
uando c’è qualche avvenimento, piccolo o
grande, di vario genere; in particolare di
cultura, potete starne certi: un giornalista
di questa Radio arriva, mentre spesso
c’è il vuoto da parte delle altre e questo incoraggia e
riscalda il cuore, fa sentire meno soli. Ci si può recare
personalmente oppure si può essere intervistati
al telefono. Qualche anno fa ho partecipato ad una
trasmissione dal titolo “Lo sguardo delle altre”,
dedicata al Gruppo ’98 Poesia e condotta da Morena
Moretti. Spesso presso la Radio o in altri locali ci sono
feste di musica, arte, cene di autofinanziamento.
È una Radio aperta a tutti/e, senza distinzioni e
barriere di alcun genere, a favore della diversità. Il
suo concetto base si può racchiudere nella parola
“libertà”; in particolare, nei confronti dello strapotere
dei mass-media commerciali e istituzionali. Ritiene
che si possano coniugare cultura e intrattenimento,
musica e informazione e che la Radio sia un luogo
di partecipazione sociale attiva, di scambio e
confronto. La Redazione è composta da giornalisti,
esperti di musica e collaboratori che si occupano
dell’informazione locale, nazionale e internazionale e
dell’intrattenimento. Insomma, forse la più importante
comunicazione indipendente di Bologna, che cerca di
dare voce anche a chi di solito non ce l’ha. Una Radio
che “si ascolta non si sente”.
P
er quanto riguarda l’uso delle parole in Radio,
occorre fare molta attenzione. Infatti, ogni
medium ha il suo lessico settoriale. Regole
e cautele dovrebbero essere usate da chi
parla al microfono o scrive un testo per la Radio. Per
il radioascolto ci sono esigenze tecniche: accessibilità
acustica e intellettiva, chiarezza, ritmo piacevole della
radiotrasmissione. La voce unica non può superare la
durata di circa quindici minuti. Se dura di più, bisogna
prevedere due, tre, più voci, in forma di dialogo, in
modo alternato. Così è possibile ottenere fino a circa
quaranta minuti di ascolto. Un’altra soluzione è quella
di leggere citazioni di vario genere, che si alternano al
discorso centrale. Il quadro non dev’essere superato
dalla cornice. Il pubblico, anche se si interessa al
presentatore, vuole conoscere il presentato. Vuole
testimonianze dirette: prosa da chi racconta, poesia
dai poeti. Il microfono sopporta male i concetti
astratti e didattici; preferisce le immagini concrete e
le informazioni in forma spedita ed elegante. Il tono
dottrinale o accademico è da escludere. Il pubblico è
formato spesso da singoli nelle proprie poltrone o da
pochi intimi, che si aspettano una voce amica e non
una supposta superiorità culturale. In questo senso:
non si deve adoperare la prima persona singolare “io”;
le parole straniere non conosciute; evitare gli elenchi
sterili di nomi e di date; non dare per noto ciò che
comunemente noto non è. Meglio entrare subito in
medias res, senza inutili preamboli.
cco le regole centrali per la stesura di
qualunque testo radiofonico: usare periodi
brevi, preferire le coordinate alle subordinate,
senza affollamento di idee, evitare parentesi,
incisi, sospensioni, negazioni delle negazioni o litoti,
non usare i pronomi, meglio ripetere i nomi, evitare le
rime involontarie, le ripetizioni, le allitterazioni, che non
facilitano la comprensione da parte dell’ascoltatore;
evitare le parole desuete o arcaiche, le forme dialettali
non chiare, i vocaboli eccessivamente nuovi o snobistici,
i lessici troppo specialistici, le forme dei verbi che pur
corrette suonano male all’orecchio.
E
Mi piace concludere con una poesia sempre attuale di
Bertolt Brecht:
Tu piccola scatola, che ho tenuto stretta
mentre fuggivo/ perché le tue valvole non
si spaccassero,/ che ho portato dalla casa
alla nave e dalla nave al treno,/ perché i
miei nemici potessero ancora parlarmi/
accanto al mio letto, alla mia pena,/
l’ultima cosa la sera, la prima la mattina,/
delle loro vittorie e delle mie ansie,/
promettimi di non tacere all’improvviso.
Serenella Gatti Linares
Radio Città Fujiko
via Giambologna, 4 - Bologna
Tel.: 051/346458 - Fax 051/7401371
[email protected]
BNB
VIRTUAL COOP
Cooperativa
Sociale ONLUS
Per il sociale
Provincia
1 Settembre 2015
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CASTENASO
IL RICORDO DI UNA MEDAGLIA
D’ORO, BRUNO TOSARELLI
Nelle strade castenasesi la storia della Resistenza bolognese
Partendo da piazza Bassi, il centro
cittadino di Castenaso capoluogo,
sino a raggiungere Villanova e il
confine con il Comune di Bologna,
la via nell’immediato dopoguerra fu
dedicata Bruno Tosarelli. Un personaggio molto meno noto di altri
della stessa toponomastica locale,
come Galilei, Garibaldi, Galvani,
Fermi, Einstein, e forse è utile far
conoscere l’uomo a cui è stata dedicata la strada più importante del
territorio comunale.
Bruno Tosarelli, operaio, partigiano,
nacque a Castenaso nel 1912.
Antifascista sin da ragazzo fu arrestato, diciottenne, l’11 novembre
1930 nel corso di una retata che
coinvolse circa 400 “sovversivi” bolognesi. Dopo nove mesi di carcere fu
liberato ma sottoposto per due anni
alla sorveglianza speciale. Fermato
di nuovo nel 1936, indi rilasciato,
espatriò clandestinamente nel 1937
per raggiungere le brigate internazionali che in Spagna combattevano
a difesa della repubblica contro i
falangisti del generale Francisco
Franco appoggiati dai nazisti tedeschi e italiani. In Spagna prese parte
a varie battaglie, restando ferito
due volte, e fu anche promosso sul
campo fino al grado di tenente. Nel
1939 lasciò la penisola iberica ma
venne internato dai francesi che lo
consegneranno alle autorità italiane
nell’aprile del 1941. Il 13 giugno
dello stesso anno fu condannato
dal Tribunale speciale a 15 anni di
carcere per l’attività politica svolta a
Bologna. Nel frattempo si accrebbe
a Castenaso l’opposizione popolare
al regime fascista sia da parte degli
operai, con la Baschieri e Pellagri in
primo piano, sia da parte dei contadini e degli artigiani.
Dopo il 25 luglio 1943, con la caduta
di Mussolini, furono liberati molti
detenuti politici tra i quali anche
Tosarelli. Questi, benché ammalato,
appena giunto a Castenaso si
dedicò al compito di riunire attorno
a sé gli antifascisti organizzandoli militarmente in previsione di
una lotta popolare di liberazione.
Dopo l’8 settembre le truppe tedesche iniziarono una campagna di
saccheggio requisendo alla cittadinanza beni e viveri. A Castenaso
l’ammasso fu svuotato dalla popolazione appena qualche ora prima
dell’arrivo dei tedeschi che volevano requisire il grano.
L’adesione alla lotta di liberazione
nazionale fu qui tanto numerosa che
molti partigiani furono mandati ad
aggregarsi a gruppi di combattimento
di altre zone, anche nel bellunese. Il
10 settembre 1944, Bruno Tosarelli
e altri dirigenti partigiani, alla testa
di circa 500 persone assaltarono il
municipio distruggendo i documenti
anagrafici per evitare che venissero
utilizzati dai tedeschi per indirizzare i rastrellamenti. Reso evidente
il ruolo di comandante ricoperto
da Tosarelli questi si trasferisce in
montagna dove partecipa a diverse
azioni della brigata Bolero. In vista
di una possibile insurrezione popolare, a Bologna, Bruno Tosarelli
viene designato dal Cln al comando
della VI zona operativa corrispondente al settore Murri-Castiglione.
Il comandante non esitò ad assumersi tale compito nonostante
sapesse di essere abbastanza noto
in città. Fu infatti riconosciuto, arrestato e seviziato barbaramente. Il
suo corpo fu trovato, il 5 ottobre
1944, abbandonato in una via del
centro di Bologna straziato dalle
torture e da numerosi colpi d’arma
da fuoco. Alla sua memoria fu poi
concessa la medaglia d’oro al Valore
militare.
Reparti partigiani riuscirono poi a
raggiungere gli alleati e a combattere inquadrati nel nuovo esercito
italiano con le Gap di Castenaso che
parteciparono ai momenti salienti
della lotta di liberazione; come
la battaglia di Porta Lame; con
parecchie decine i caduti e moltissimi i deportati. Alla liberazione il
territorio di Castenaso presentava
un aspetto di desolazione; il 70
percento delle case distrutto, ponti
demoliti, campi minati e strade
devastate. Pietro Tosarelli, padre
di Bruno, nominato sindaco dal Cln, si
dedicò alla ricostruzione di Castenaso
nella memoria del figlio. Non è quindi
un caso che la strada castenasese più
importante sia stata dedicata proprio a
questo combattente per la libertà.
Altair
Fare Arte è una mostra di pittura
promossa dalla Fondazione Dopo
di Noi Bologna Onlus, realizzata
in collaborazione con Unindustria
Bologna e patrocinata dalla
Regione Emilia-Romagna.
Le opere sono state realizzate
dal Gruppo TIARINI22, un gruppo
formato da artisti con disabilità e
artisti professionisti. Il progetto,
ideato da Andrea Benetti e
Susanna De Paolis, si svolge
presso la sede della Fondazione
Dopo di Noi.
Il progetto del Gruppo TIARINI22,
iniziato nel 2009, si affianca ai
progetti di autonomia abitativa
della Fondazione. Grazie alle
numerose edizioni del progetto
si è creato un solido gruppo di
artisti, che ha realizzato opere
individuali e di gruppo, sotto la
supervisione pedagogica della
Fondazione Dopo di Noi.
Fare Arte è una Mostra antologica che propone opere pittoriche realizzate individualmente
e collettivamente a partire
dal 2009 fino al 2015. Tutte le
opere in mostra sono realizzate
con colori acrilici usando come
supporto la tela.
Il Gruppo TIARINI22 ha finora
coinvolto una ventina di partecipanti che di seguito menzioniamo:
Paola Bartoli, Paolo Baschieri,
Andrea Benetti, William Bersani,
Luca Bordoni, Ivan Cattagni,
Susanna de Paolis, Carolina
D'Onofrio, Fabio Fiorini, Marina
Guidi, Giada Giorgini, Massimo,
Loberti, Renato Marino, Ivana
Maggiori, Elisabetta Minarelli,
Simona Nanni, Laura Panzacchi,
Elena Roda, Patrizia Specchia,
Tiziano Tassinari.
G.C.
Inaugurazione della Mostra:
7 settembre alle ore 16.30
Aperta il 7 e l'8 settembre 2015
Bologna Fiere - Padiglione 15
www.dopodinoi.org
di Sonia Rabeccchi
Via 2 Agosto 1980, n° 9 - 40019 Sant’Agata Bolognese
Tel. 051.40.78.444 | [email protected]
www.buonenotiziebologna.it
L’ARTE CHE SI FA
16
Bologna da Scoprire
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1 Settembre 2015
www.buonenotiziebologna.it
L’EMOZIONE DELL’INCANTO
Santa Maria della Vita, Bologna, Via
Clavature: farsi prendere sottobraccio dalla bellezza e se sia credente
o meno non ha nessuna importanza, la bellezza non guarda in
faccia nessuno!
Chi scrive, si mette in relazione
con le opere d’Arte con l’emozione
più che lo studio e la conoscenza
tecnica e se a distanza di secoli
un quadro, una scultura, un’idea
riescono a stupire e meravigliare
eliminando di fatto la barriera
spazio-tempo, allora vuol dire che
la Magia esiste.
La Chiesa di Santa Maria della
Vita fu fondata nel 1260 dalla
Confraternita dei Battuti, seguaci
SOSTIENI
BNB
DONANDO ALLA
VIRTUAL COOP
Cooperativa Sociale ONLUS
Disabili che lavorano... Bene!
di Cristo che si “battevano”, si
imponevano punizioni penitenziali, usando il flagello che era,
insieme alla doppia Croce, il
simbolo dell’ordine religioso, dedicandosi nell’antica chiesa all’accoglienza dei pellegrini e alla cura dei
malati. La chiesa, venne ampliata
fra il 1454 e il 1502 e ricostruita
alla fine del sec. XVII dall’architetto
G.B. Bergonzoni dopo il crollo del
soffitto avvenuto nel 1686 a causa
di un rovinoso terremoto.
Nel 1787 venne completata la
cupola, su disegno di A. Galli
Bibiena, mentre la facciata fu
realizzata nel 1905. In questa
ostrica marmorea scintillano due
perle che lasciano letteralmente
senza fiato, uno è “Il Compianto”
di Niccolò dall’Arca e l’altro è
“L’Oratorio” dove si può ammirare “Il transito della Vergine” di
Alfonso Lombardi e non solo.
Il Compianto, situato alla destra
dell’altare maggiore è inspiegabile, le parole sono troppo limitative e difficilmente riescono a
descrivere tanta atroce e feroce
bellezza ed anche se non ci si interessa di Arte considerandola “cosa”
lontana e indecifrabile, chi si mette
di fronte a questo enigma rinascimentale, rimane spiazzato, catturato,
conquistato dalle figure in terracotta
forgiate dal genio creativo di Niccolò
dall’Arca, datato anno più anno
meno, intorno al 1463 e all’improvviso la scena sacra e del mito, diventa
irrimediabilmente vicenda umana.
Nel libro “Le faville del maglio” un
adolescente Gabriele D’Annunzio
descrive il suo “incontro” con
l’urlo di pietra della Maddalena:
“Intravidi nell’ombra non so che
agitazione impetuosa di dolore.
Piuttosto che intravedere, mi
sembrò esser percosso da un
vento di dolore, da un nembo
di sciagura, da uno schianto di
passione selvaggia.”
Non sempre i responsabili del
Santuario sono stati benevoli
nei confronti del capolavoro di
Niccolò dall’Arca. Con la scusa che
impressionavano i pazienti dell’antico “spitale” lo esiliarono in una
nicchia sperduta per poi “buttarlo”
in strada, esposto alle intemperie
nei pressi del mercato, facendo
così perdere il colore originario,
del quale oggi ci sono solo lievi
tracce. Da qui la tremenda e ingiuriosa fama dei bolognesi, che in
dialetto le definirono “le burde”, le
streghe. In poche parole vi sto invitando a vederlo, guardarlo, ammirarlo in tutto il suo doloroso splendore, lascio a voi le considerazioni.
È completamente gratuito come
gratuito è l’ingresso nel Santuario
di Santa Maria della Vita e all’antico Oratorio dei frati, dove tra
dipinti seicenteschi e statue in
stucco dei Santi che lasciarono a
Bologna una notevole impronta,
un soffitto a cassettoni primo
esempio di barocco bolognese in
stile veneziano seicentesco, c’è
una scena in terracotta con 15
statue gesticolanti, che conducono
la Madonna al sepolcro.
Sono gli Apostoli raffigurati nell’attimo in cui inveiscono contro
l’ebreo Anania, reo di aver provato
a ribaltare il sudario della Vergine,
un brano tratto dai Vangeli Apocrifi.
È la sublime statuaria di Alfonso
Lombardi e del suo “Transito della
Vergine” realizzato tra il 1519 ed il
1522, e ricollocato nel rifacimento
dell’oratorio, in una “strana”
prospettiva. Vi è posto anche per
il Museo della Sanità, che conserva
la testimonianza dell’attività di cura
a cui questo luogo era originariamente destinato. Il complesso
museale appartiene all’Azienda
USL di Bologna e dal 2007 è una
delle sedi del “Museo della città
- Genus Bononiae” con la partecipazione della Fondazione Cassa di
Risparmio di Bologna.
In agosto Bologna si svuota, diventa
vivibile e magica e se volenti o
nolenti rimarrete in città e non
sapete cosa fare vi do una dritta:
fate i turisti nella vostra città e
invece di vedere, guardate.
Enza Pallara
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Passioni
1 Settembre 2015
17
FENG SHUI E MANIFESTAZIONI
ENERGETICHE STAGIONALI
Settembre è il mese del ripensamento sugli anni e sull’età, dopo
l’estate porta il dono usato della
perplessità (…)”. Introduco le energie stagionali con la Canzone dei
dodici mesi di Guccini per la sua
capacità di descrivere un momento
dell’anno con lo stato d’animo che
ne scaturisce. In modo analogo il
Feng Shui connota la qualità della
vita in relazione all’azione del Sole
e definisce la sua influenza con
le caratteristiche dei 5 elementi:
LEGNO, FUOCO, METALLO, ACQUA
e TERRA. Ogni stagione diventa
espressione di un’energia: la
primavera dell’energia Legno per
la sua prerogativa all’espansione,
alla crescita; l’estate dell’energia Fuoco per la massima attività
della natura e lo splendore che la
contraddistingue; l’autunno dell’energia Metallo per la sua capacità
di contrazione, di concentrazione;
l’inverno dell’energia Acqua perché
è tempo di riposo e quiete. La
Terra, col suo potere stabilizzante,
pur non avendo una stagione di
riferimento, si rivela nei momenti
di passaggio da un’energia all’altra. Ogni energia, con peculiarità
di un elemento, ha manifestazione
ciclica a livello temporale, come
le stagioni appunto e ne diventa
l’emblema
per
associazione.
L’Autunno per esempio, quando le
energie si concentrano e i frutti si
riducono a semi, è come il Metallo
che diventa forte e dà il meglio di
sé quando solidifica. Settembre,
anche se considerato tarda estate,
energeticamente è già autunno:
è il momento in cui la natura,
raggiunto il culmine della crescita
durante l’estate, ha ormai intrapreso la sua parabola discendente.
Anche se cogliere i cambiamenti
attraverso le variazioni climatiche stagionali è sempre piuttosto
immediato, a Settembre lo è in
special modo perché il passaggio
all’energia Metallo, (avvenuto il
5 agosto nel calendario solare) è
diventato eclatante; si avverte che
ci stiamo inoltrando nella fase yin
dell’anno, nella fase in cui le ore
di luce saranno sempre meno e
che raggiungerà il suo massimo
nel solstizio d’inverno intorno al
21 dicembre. L’energia Metallo
quindi, si manifesta nel concretizzare e distillare (come avviene
durante la vendemmia e la raccolta
delle olive), assumendo qualità
proprie della funzione solare
autunnale. Il Feng Shui, interessandosi all’influenza che hanno i
luoghi sulla nostra vita, coniuga le
energie stagionali alle DIREZIONI
cardinali e riconosce l’azione del
Metallo ad OVEST e NORD OVEST
perché, anche se il Sole cala ad
ovest, la sua azione continua
finché si protrae l’irradiamento.
Un luogo con questa esposizione
avrà caratteristiche energetiche
autunnali e, come nella strofa
successiva della Canzone dei dodici
mesi: “Ti siedi e pensi e ricominci
il gioco della tua identità, come
scintille brucian nel tuo fuoco le
possibilità (…)” una disposizione
alla valutazione, all’introspezione,
alla riflessione. In conclusione,
un’analisi Feng Shui porta a classificare gli spazi influenzati dall’energia Metallo come posti con una
forte componente yin, che sostengono una ricerca di concretezza e
stabilità, di semplicità ed essenzialità. Le abitazioni che hanno
questa direzione si rivelano dei
luoghi tranquilli dove vivere, con
una propensione alla calma ed il
riposo. Conciliano l’autostima e per
questo supportano l’autorità, chi ha
un ruolo di comando all’interno di
una gerarchia e sono spazi adatti a
completare e strutturare quello che
si è creato in precedenza.
Rosalba Solimena
resterà aperta fino al 25 ottobre.
Sarà davvero un’esperienza unica,
anche solo passeggiare per il borgo
storico e per la rinnovata Toscanella
respirando i sapori e l’atmosfera
indimenticabile
di un paesino
ancora capace, dopo cinquant’anni,
di portare l’arte, il disegno e la
pittura fin sulle case e la quotidianità delle persone.
Ilaria Perrone
Biennale d’Arte Muro Dipinto
Ufficio Stampa: Vinicio Dall’Ara
Telefono: +39 0542 602240
www.murodipinto.it
Consulente Feng Shui
Diplomata presso Creative Feng Shui
Iscritta alla SIAF (Società Italiana
Armonizzatori Familiari)
[email protected]
XXV BIENNALE DEL MURO
DIPINTO DI DOZZA
Dal 14 al 20 Settembre a Dozza e Toscanella
La Biennale del Muro Dipinto di
Dozza sta per incominciare. Questa
kermesse da 50 anni trasforma i
palazzi, le case, le scuole e gli uffici
di uno dei più bei borghi d’Italia in
tele d’artista. Affreschi, stucchi e
acrilici che tingono i muri di Dozza
sotto gli occhi dei visitatori. Anche
la frazione di Toscanella è protagonista: mentre il borgo antico rivive
i sapori di un tempo, la frazione di
Toscanella di rianima sotto le mani
di writers d’eccellenza capaci di
raccontare la quotidianità con i suoi
linguaggi contemporanei.
Il sipario sarà alzato lunedì 14
settembre alle 11 nella cornice della
Rocca sforzesca, con la presentazione di tutti gli artisti.
Protagonisti di questa edizione
fortemente rinnovata pur nel solco
della tradizione, saranno artisti
di comprovata fama italiana e
internazionale: Umberto Zanetti,
maestro nell’arte del vetro,
la pittrice Maria Agata Amato
(Accademia Belle Arti di Bologna),
Omar Galliani (Accademia Belle
Arti di Brera), e infine illustratori
come Paolo Barbieri e Maria Di
Stefano fino al vignettista e disegnatore Fabrizio “Bicio” Fabbri.
Non solo arte in questa edizione.
Fervono da mesi i preparativi per
quella che sarà una settimana di
eventi, mostre, concerti, installazioni, incontri.
Dopo
l’apertura
lunedì
14
Settembre, prendono vita le iniziative collaterali.
Mercoledì 16 dalle 15 appuntamento con #MuroParlante, che
vede protagonisti i racconti dei
cittadini di Dozza che faranno rivivere la storia del Muro tramite un
video realizzato dalla Fondazione
Dozza Città D’Arte. A seguire alle
20#MuroDipintoShow, una serata
da non perdere con grandi ospiti
sul palco allestito davanti alla
Rocca. Spazio anche alla musica,
con l’esibizione Motaprevista per
giovedì 17 alle 21: si tratta di una
performance video sonora a cura
di Federico Squassabia e Fabrizio
Rivola. Da giovedì 17 fino a domenica 20 è poi possibile partecipare
a #ilMuroinCantina, con visite
guidate ai murales della Cantina
Bassi in vicolo Campeggi.
Venerdì 18 è invece la volta dell’iniziativa Tecniche di restauro e
conservazione realizzata a cura
delle Accademie delle Belle Arti di
Bologna e di Brera e che si svolgerà durante l’intera giornata,
mentre alle 21 Concerto per sax
e pianoforte con Letizia Ragazzini
e Luigi Moscatello, un’iniziativa a
cura dell’Associazione Musicale
Dozzese. Sabato 19 in serata sul
palco davanti alla Rocca gran finale
con Ladri di T3erze in concerto.
Infinedomenica 20 la cerimonia di
chiusura di questa edizione.
Nel corso della settimana sarà poi
realizzato uno speciale annullo filatelico e saranno proposti laboratori
didattici per bambini.
Il Muro e l’Enoteca Regionale. Forti
di una collaborazione e di una
sintonia che va ben oltre la convivenza all’interno della Rocca sforzesca, Fondazione Dozza Città d’Arte ed
Enoteca Regionale Emilia Romagna
in occasione della XXV Biennale
del Muro Dipinto propongono una
serie di eventi legati all’enogastronomia del territorio con un wine
bar allestito nei pressi del palco. Si
parte domenica 13 settembre dalle
15 alle 18.45 con un’anteprima dal
titolo Aspettando il Muro Dipinto, in
occasione della quale verrà allestito
un banco d’assaggio dell’Albana, il
vino autoctono di Dozza. Venerdì 18
settembre alle 20.30 c’è Cocktails
DiVini dove l’arte del vino e della
miscelazione si uniscono in un imperdibile connubio (3 vini + 3 cocktail,
costo 25 euro e prenotazione obbligatoria). Infine domenica 20 settembre per la cerimonia di chiusura dalle
15 alle 18.45 c’è Arrivederci alla prossima Biennale con il bando d’assaggio del Malvasia, un bianco elegante
aromatico (3 calici al costo di 6 euro).
Il Muro Dipinto continuerà però
a fare parlare di sé anche a manifestazione conclusa: è infatti in
programma per sabato 10 ottobre
alla Rocca sforzesca la Giornata
internazionale del Contemporaneo
organizzata dall’Associazione Amici
Musei d’Arte Contemporanea
Italiani, nel corso della quale si terrà
un incontro con Pierluca Nardoni su
Ilario Rossi e a seguire visita guidata
alla mostra #Fondamenta che
MAMbo
Ufficio Stampa: Elisa Maria Cerra
Telefono: +39 051 6496653 – 608
Fondazione Dozza Città d’Arte
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1 Settembre 2015
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QUANDO L’AMERICA
SOGNAVA CON BETTIE PAGE
Una mostra omaggia la figura della più grande Pin Up del novecento
dimenticare per qualche attimo le
afflizioni quotidiane.
Negli anni ’40, durante il secondo
conflitto mondiale, molte riviste
popolari statunitensi iniziano a
pubblicare foto di ragazze belle e
sorridenti in costume da bagno o
biancheria intima: esplode il fenomeno delle ragazze Pin Up (che
significa “da appendere”). Queste
foto incontrano un successo travolgente fra i soldati americani impegnati in guerra, che le appendono
sulle pareti, negli armadietti o nelle
tende. Addirittura alcune immagini
di ragazze Pin Up vengono dipinte
sugli aerei che partono per bombardare i nemici. Il fenomeno continua
anche nel dopoguerra, quando
queste icone femminili aiutano il
genere maschile a superare i traumi
della guerra e a ritornare alla normalità e la società americana a nascondere le pulsioni aggressive di una
società violenta e razzista.
Sì perché la Pin Up non è mai altera,
inarrivabile o tigre mangia uomini,
bensì mescola alla seduzione delle
sue forme scostumate, un che di
candido e di accogliente che rassicura l’uomo e lo fa sentire a suo
agio. È la classica brava ragazza della
porta accanto sorpresa casualmente
nell’atto di spogliarsi o vestirsi, che
mostra (o finge?) imbarazzo e pur
tuttavia non si sottrae alla vista
maschile, contenta di aver creato
una comunicazione visiva carica di
intimità e dolci promesse.
E la classica brava ragazza americana,
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Bettie Page, Pin Up degli anni Cinquanta
Curiosa e interessante mostra in
chiave nostalgica, più importante
per un’analisi di costume sugli anni
cinquanta del secolo scorso, che
per un intrinseco valore artistico.
Con 55 immagini originali, la galleria Ono Arte Contemporanea di
Bologna ricorda e rende omaggio
a Bettie Page. Chi era costei? Oggi
questo nome dice poco e niente,
ma negli anni ’50 Bettie era una
vera immagine di culto che, grazie
alla generosa esposizione del
proprio corpo (con foto che oggi
possiamo considerare moderatamente erotiche, ma che all’epoca
erano considerate altamente
trasgressive e peccaminose) accendeva le fantasie più ardite dell’americano medio, spingendolo a
op
18
al Co
tu
bella e accogliente, è per l’appunto la
nostra Bettie, che conserva l’espressione ingenua della ragazza del sud
degli Stati Uniti, dove è nata nel
1923 a Nashville, in Tennessee.
E questa genuinità sorridente,
questo buon sapore di campagna
sarà il marchio che le garantirà
il successo. Di umile famiglia,
cresce nel periodo della grande
depressione. La bellezza sarà per
lei sempre una fortuna e una
condanna, nel corso dell’infanzia
verrà molestata dal padre che la
toccava e riceverà sempre apprezzamenti pesanti dagli uomini.
A dieci anni, quando i genitori
divorziano, è costretta a trasferirsi
in un collegio insieme alla sorella
e a rimanervi per un anno. Fu una
studentessa modello e si laureò in
arte.
Trasferitasi a New York lavorava
come segretaria e studiava recitazione, nutrendo il sogno di diventare attrice. Ottenne solo qualche
ruolo secondario in commedie di
poco valore, finché entrò per caso
nel giro clandestino della fotografia erotica e iniziò a lavorare come
fotomodella posando nuda o poco
vestita, in oscuri scantinati in cui
venivano allestiti i set fotografici.
Nel ’51 le foto iniziarono a essere
pubblicate su riviste specializzate.
Iniziò a farsi fotografare in pose
sado-maso, con frustini e stivaloni
in pelle, genere illegale venduto
sottobanco o spedito per corrispondenza in gran segreto.
Queste ultime foto oggi sembrano
persino un po’ ingenue e buffe e
ci fanno sorridere, ma all’epoca
scoppiò un grande scandalo,
perché quelle immagini furono
giudicate dai benpensanti non
solo immorali, ma addirittura
capaci di corrompere l’intera
nazione e di condurla verso un
pericoloso e inarrestabile declino!
Se pensiamo a tutte le guerre
combattute dagli Stati Uniti dagli
anni ’50 ad oggi, con tutto il suo
corollario di lutti e distruzioni,
capiamo come tale giudizio risulti
davvero ridicolo! Ad ogni modo
la carriera di Bettie nel 1957 subì
un brusco arresto. Eppure questi
pochi anni l’hanno resa la regina
delle Pin Up e addirittura icona di
prima grandezza della cultura del
novecento, simbolo immortale di
una femminilità sensuale e tenera,
trasgressiva e ingenua; una dolce
compagna delle intime fantasie
maschili, un modello di emancipazione femminile caro a tutte le
donne che rivendicano un ruolo
di protagonista nella società. Una
figura che ha dato il suo contributo
alla campagna di liberazione dei
costumi sessuali, in una società
ipocrita che condannava l’erotismo
e poi con la massima disinvoltura
armava il proprio esercito e finanziava guerre.
Nel 2008, durante il suo funerale
fu distribuito un opuscolo contenente le sue ultime parole: “Non
ho cercato di essere scandalosa
o di essere una pioniera. Non ho
cercato di cambiare la società
o di anticipare i tempi. Non ho
pensato di essere un’emancipata
e non credo di aver fatto qualcosa
d’importante. Sono solo stata me
stessa. Non conosco altro modo di
essere o di vivere”.
Parole così semplici eppure così
penetranti di una brava figlia del
profondo Sud, che sottolineano il
mistero del fascino di una donna
normale, apparentemente uguale
a tante altre, così straordinaria
nella sua ordinarietà.
Ugo De Santis
Bettie Page: The Original Pin Up
Ono Arte Contemporanea
Via Santa Margherita, 10 - Bologna
Ingresso gratuito
Da sabato 29 agosto a martedì 29
settembre 2015
Dal martedì al sabato
10-13 e 15-19.30
Domenica e lunedì chiuso
1 Settembre 2015
LABORATORIO
DI SCRITTURA
CREATIVA
“UMAFEMINITÀ”
Per un uso non sessista della
grammatica italiana
Negli anni ’80 del Novecento uscirono le “Raccomandazioni per un
uso non sessista della grammatica
italiana” per gli insegnanti di ogni
ordine e grado. Che fine hanno fatto
questi suggerimenti? Sono stati o
no seguiti dagli insegnanti e dagli
alunni? Hanno inciso sui costumi
della società? Non esistono statistiche al riguardo. Per quello che
ne so, i cambiamenti ci sono stati,
ma non del tutto soddisfacenti. Al
punto tale che di recente è uscita
un’Antologia che parla di questo
problema e che mi sembra l’ultima
novità interessante sull’argomento.
Si tratta di “Umafeminità- Cento
poet* per un’innovazione linguistico-etica, a cura di Nadia Cavalera,
intellettuale e poeta di Modena.
Come scrivere? Ad esempio,
“poeti e poete oppure poeti/e
o poeti e poetesse o poet*”?
Ancora si discute! Il neologismo
“Umafeminità”, (con una sola
“m”, alla latina), da sostituire a
“Umanità” viene proposto dalla
Cavalera per schierarsi contro il
sessismo linguistico, per ricomporre l’atavico conflitto fra i
generi, per rilanciare il sogno
della complementarietà più
pacifica. Oggi è indispensabile
per la sopravvivenza della specie
stessa. Secondo me, questo
libro dovrebbe essere adottato
a scuola, perché ciò che conta è
educare le nuove generazioni a
un cambiamento di mentalità. Si
tratta di una rivendicazione della
parità linguistica nella grammatica, ma anche di una rivalutazione della parità fra uomo e
donna e di una valorizzazione
della figura femminile portatrice
di Pace. Anche l’uomo, riscoprendo la sua parte “feminile”,
può sfuggire ai condizionamenti
a cui è stato sottoposto da una
società violenta.
Indubbiamente c’è un rapporto
fra lingua e rappresentazione
della società. Questi studi sono
iniziati negli anni ’60 negli Usa e
in Gran Bretagna, per poi estendersi ovunque e anche in Italia.
La grammatica italiana rispecchia la società patriarcale in cui
è nata e dà prevalenza al genere
maschile. Ad esempio, se ci sono
dieci donne e un solo uomo,
bisogna concordare al maschile
plurale... Esistono tantissimi
vocaboli che al maschile sono
positivi, ma con l’aggiunta di una
semplice “a” diventano negativi.
Se la lingua non nomina mai il
femminile, come fa una donna,
e ancor prima una bambina, ad
esistere, a conoscere la propria
identità? Dopo secoli di oscurantismo delle regole della grammatica nei confronti delle donne,
oggi non è più accettabile!
Bisogna ripartire dalla correttezza della lingua, dalla scelta
delle parole, dalla scuola, per
ripristinare il rispetto delle differenze di genere fra i due sessi, fin
dalla più tenera età.
Serenella Gatti Linares
UMAFEMINITÀ. Cento poet* per
un’innovazione linguistico-etica,
a cura di Nadia Cavalera, Joker,
Novi Ligure, 2014, euro 13
19
Suggerimenti per aspiranti scrittori/trici
Lezione numero 7
chiara la struttura da dare. Gli
arcaismi vanno usati con cautela.
Preferibile un linguaggio piano,
naturale, elegante. Ogni personaggio deve avere il suo specifico
lessico. Occorre evitare i cliché
del genere (es.: elfi, sogni, signore
del male, ecc.), che rischiano di
interrompere l’azione. Valida l’alternanza dei punti di vista. Lo stile
è il modo in cui l’autore/trice vede
il mondo; quindi, lo stile è il libro.
Qualunque sia il genere, gli
elementi centrali della narrazione
sono: personaggi- azione- tramastruttura. La trama dev’essere
complessa e coerente. La successione degli eventi deve avere una
concatenazione logica fra causa
ed effetto. L’azione deve creare la
tensione narrativa: accade qualcosa che fa accadere qualcos’altro.
Coerenza narrativa vuol dire che i
contenuti della storia sono in un
quadro in cui ogni elemento è al
posto giusto. Lo schema d’azione
di una storia deve rispondere alle
famose cinque domande della
comunicazione: 1) Chi?; 2) Che
cosa?; 3) Dove?; 4) Quando?; 5)
Perché? Il lettore si pone alcune
domande, insieme allo scrittore,
che risponderà a tali domande
né troppo presto né troppo tardi,
dopo avere disseminato tracce e
allusioni, in modo da spingere il
lettore a scoprire cosa c’è dietro al
racconto.
Il numero ideale dei personaggi
è tre. La storia deve adattarsi ai
personaggi, non il contrario. I
personaggi devono sapere guidare
l’azione. Per il lettore i personaggi
devono essere insieme familiari e
imprevedibili. Devono avere una
loro identità, essere convincenti
e riconoscibili, prendere vita. La
finzione narrativa si occupa delle
trasformazioni subite da un personaggio dopo pressioni psicologiche
che determinano comportamenti
mai visti in precedenza. Dunque le
emozioni devono essere coerenti
con le azioni. Un mistero risolto è
rassicurante, ma oggi i romanzieri
tendono a lasciare il finale irrisolto.
Il mistero più grande di tutti, infatti,
è il cuore umano.
Non più soltanto il conflitto tradizionale fra bene e male, ma anche
fra bene e bene. In presenza di un
conflitto ambiguo, il personaggio
deve indossare due maschere:
una evidente, una nascosta, con
contraddizioni dagli esiti imprevedibili. I problemi ci obbligano
ad una decisione e alla fine non
ci sono né vinti né vincitori. Nella
letteratura e nella vita.
S. G. L.
Questa volta parliamo del genere
“fantasy”, che si collega agli archetipi universali. Si basa sulla fantasia,
però ha regole interne a cui attenersi, ha un suo linguaggio. Crea
un mondo parallelo, secondario,
che deriva, però, dalla realtà. Si
pone le grandi domande etiche in
un mondo di magia e avventura. E’
un modo diverso di accostarsi alla
realtà, iperrealistico o surrealistico.
Il fantasy è fra passato e presente;
fra i due occorre trovare un equilibrio. La fantascienza mette in
campo il possibile; il fantasy gioca
con l’impossibile.
I sottogeneri sono sette: 1) “fantasy
alto o epico”; 2) “fantasy heroic”
(gli eroi sono paladini tormentati che viaggiano e che devono
salvare la Terra); 3) “dark fantasy
o horror”; 4) “urban fantasy”
(contemporaneo e realistico); 5)
“fantasy storico” (sia fantasia sia
contesto storico ricostruito); 6)
“fantasy comico” (giocare con i
cliché del genere, tramite metafore del reale); 7) “fantasy rosa o
erotic” (amore e soprannaturale
mescolati). Non si deve eccedere;
bisogna evitare le spiegazioni
didascaliche e i noiosi preamboli.
L’azione, sia fisica sia spirituale,
deve prevalere sull’esposizione.
Prima di iniziare, bisogna avere
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1 Settembre 2015
CALVINO, SCRITTORE ‘FANTASTICO’
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Italo Calvino, scrittore italiano, è
nato a Santiago de Las Vegas de
La Habana a Cuba il 15 ottobre
1923. Suo padre Mario Calvino era
un agronomo ed era originario di
Sanremo. Sua madre Eva Mameli
era una docente universitaria di
botanica originaria di Sassari.
La famiglia Calvino si era trasferita
a Cuba dall’Italia perché Mario
Calvino dirigeva una Stazione
Agronomica per la lavorazione
della canna da zucchero. Nel 1925
la famiglia Calvino è rientrata
a Sanremo dove il padre Mario
gestiva la stazione Agronomica
floreale di Sanremo.
Nel 1927 è nato il fratello Floriano
che diventerà un geologo e un
professore universitario.
Anche se la famiglia Calvino era di
idee liberali e antifasciste il piccolo
Italo diventa un balilla.
Nel 1934 dopo aver superato
l’esame di ammissione Calvino
viene iscritto al Liceo “Cassini”.
In questo periodo il giovane Calvino
si appassiona al cinema al teatro e
alla letteratura.
Calvino viene esonerato dall’ora di
religione essendo di confessione
valdese.
Dopo essersi diplomato nel 1941
Calvino si è trasferito a Torino e si
è iscritto alla Facoltà di Agraria ma
ha sostenuto solo pochi esami.
In questo periodo Calvino lavora
come vignettista e caricaturista per
le riviste “Bertoldo” “Marc’Aurelio”
e “Settebello”.
Nel 1942 Italo Calvino ha scritto il
suo primo racconto “La commedia
della gente”. Dopo l’armistizio dell’8
settembre 1943 Calvino ha vissuto
in clandestinità per non rispondere alla chiamata alle armi dei
repubblichini.
Nel 1944 Calvino ha aderito alla
Brigata “Garibaldi” e ha assunto il
nome di battaglia di “Santiago” in
ricordo di Santiago de Las Vegas, il
paese dove è nato.
Nel marzo 1945 Calvino ha partecipato alla battaglia di Baiardo una
delle ultime battaglie partigiane.
Sempre nel 1945 Calvino hs lasciato
la Facoltà di Agraria e si è iscritto a
Lettere.
Nel 1946 Calvino ha scritto il suo
primo romanzo “Il sentiero dei nidi
di ragno” pubblicato nel 1947 ed
ambientato in Liguria nel periodo
della lotta partigiana. Nel dopoguerra Italo Calvino ha aderito al
Partito Comunista.
Calvino ha vinto un concorso letterario con il racconto “Campo di
mine” indetto da”L’Unita”.
Dopo aver abbandonato la Facoltà
di Agraria Italo Calvino si è iscritto
alla facoltà di Lettere a Torino e si
è laureato nel 1947 con una tesi su
Joseph Conrad.
Nel 1949 Calvino ha pubblicato
una raccolta di racconti intitolata
“Ultimo viene il corvo”.
Collabora con diverse riviste e
ha pubblicato dei racconti come
“La formica argentina” e le prime
novelle di “Marcovaldo”. Sconvolto
dal suicidio di Cesare Pavese (19081950) Italo Calvino ha iniziato
a viaggiare all’estero in Unione
Sovietica. Il 25 ottobre 1951 gli
muore il padre Mario.
Con gli appunti del viaggio in
Unione Sovietica Italo Calvino ha
vinto il Premio Saint Vincent.
Nel 1952 Calvino ha scritto due
romanzi “I giovani del Po” e “Il
visconte dimezzato”.
Nel 1953 lo scrittore ha pubblicato
“Marcovaldo le stagioni in città”.
Nel 1956 Italo Calvino ha pubblicato “Fiabe italiane” una raccolta di
200 fiabe narrate in Italia e tradotte
in italiano dai vari dialetti italiani.
Nel 1957 Calvino ha pubblicato il
romanzo “Il barone rampante”.
Ambientato in un paese immaginario della Liguria viene narrata la
vita del barone Cosimo Piovasco di
Rondò che a causa di un banale litigio col padre passerà il resto della
sua vita sugli alberi.
Nel 1959 è uscito il romanzo “Il
cavaliere inesistente” sul cavaliere
Agilulfo e sul suo bizzarro scudiero
Gurdulù ed è ambientato in un
Medioevo immaginario.
La sua fama è ormai nota e il
popolare scrittore parte per un
viaggio nelle principali città degli
Stati Uniti. Sull’isola di Maiorca
in Spagna Calvino ha ricevuto il
Premio Internazionale Formentor.
Dal 1955 al 1958 Italo Calvino ha
avuto una relazione con l’attrice
Elsa De Giorgi.
Nel 1962 Calvino si reca a Parigi per
una serie di conferenze e qui conosce la traduttrice argentina Ester
Judith Singer che lavorava anche
per l’UNESCO.
Nel 1963 è uscito il romanzo breve
“La giornata di uno scrutatore” che
narra di una giornata trascorsa da
Amerigo Ormea come scrutatore
durante le elezioni del 1953
Nel 1964 Calvino si reca a Cuba
per sposarsi con la Singer e in
quest’occasione conosce Ernesto
Che Guevara. Alla fine del 1964 la
famiglia Calvino è rientrata in Italia.
Nel 1965 a Roma è nata la figlia
Giovanna. Il 12 febbraio 1966 gli
muore l’amico Elio Vittorini al quale
Calvino dedica il saggio “Vittorini
progettazione
e
letteratura”.
Nell’estate 1967 la famiglia Calvino
si trasferisce a Parigi. Nei salotti
parigini Italo Calvino frequenta gli
intellettuali francesi come Georges
Perec, Francois Le Lionnays, Jacques
Robaud e Raymond Queneau.
Nell’ottobre 1967 Ernesto Che
Guevara viene ucciso in Bolivia e
nel 1968 un articolo di Calvino sul
Che Guevara viene pubblicato sulla
rivista “Casa de las Americas”.
Nel 1968 col racconto “Ti con
zero” Calvino ha vinto il “Premio
Viareggio”. Tra il 1969 e il 1973 il
celebre scrittore ha collaborato a
diversi progetti letterari. Nel 1969
ha pubblicato il racconto “Il castello
dei destini incrociati”. Dopo aver
pubblicato i saggi “Osservare e
descrivere” e “Problema da risolvere” nel 1971 Italo Calvino ha
pubblicato la raccolta di novelle “Gli
amori difficili”.
Nel 1972 è uscito il romanzo “Le
città invisibili” ambientato ai tempi di
Marco Polo.
Nel 1974 Calvino ha iniziato la collaborazione col “Corriere della Sera” e ha
pubblicato due lavori autobiografici
il primo “Ricordo di una battaglia”
sulla sua esperienza di partigiano e il
secondo “Autobiografia di uno spettatore” sulla sua passione per il cinema.
In questi anni Italo Calvino ha fatto
costruire la sua villa di Roccamare a
Castiglione della Pescaia (GR) che sarà
la sua casa delle vacanze. Nel 1975
inizia per Calvino un periodo di viaggi.
Prima si reca in Iran dove per conto
della RAI cura il programma radiofonico “Le città della Persia”. Nel
1976 si reca negli USA, in Messico e
in Giappone per una serie di incontri e di conferenze.
Nel 1979 Calvino ha iniziato la sua
collaborazione con “La Repubblica”
e in quell’anno è uscito il romanzo
“Se una notte di inverno un viaggiatore” che narra della difficoltà
di un lettore a leggere i romanzi.
Nel 1980 la famiglia Calvino si è
trasferita a Roma. Sempre nel 1980
Calvino a pubblicato la raccolta di
saggi “Una pietra sopra”. Nel 1983
il celebre scrittore ha pubblicato il
romanzo “Palomar” che narra delle
difficoltà di un uomo nell’approcciarsi al mondo.
Nel 1984 Italo Calvino ha pubblicato la raccolta di saggi “Collezioni
di sabbia” e nello stesso anno si è
recato in Argentina dove si è incontrato col presidente argentino Raul
Alfonsin.
Il 6 settembre 1985 nella sua villa
di Roccamare Calvino ha avuto un
ictus cerebrale.
Italo Calvino è morto a Siena all’Ospedale di Santa Maria della Scala
all’età di 61 anni per un’emorragia
cerebrale. È stato istituito il “Premio
Italo Calvino”
Italo Calvino è ricordato sia in Italia
che a Cuba.
Alessandro Legnani
LA PRESA DI ROMA
La presa di Roma detto anche “La
breccia di Porta Pia” è il primo film
proiettato in Italia.
Il film è stato proiettato il 20
settembre 1905.
Altre fonti danno la prima proiezione al Cinematografo di Livorno
il 16 settembre.
Per la proiezione del film il regista
Filoteo Alberini (1867-1937) ha
ottenuto il permesso di utilizzare
un maxischermo piazzato proprio
davanti a Porta Pia.
A quell’epoca si festeggiavano i 35
anni di Roma capitale.
Le tecniche utilizzate per il
montaggio della pellicola apriranno la strada per la realizzazione dei kolossal. Nel 2005
a cent’anni dalla sua prima
proiezione “La presa di Roma” è
stato restaurato e dei 250 metri
originari di pellicola ne sono stati
conservati solo 75 metri presso la
Cineteca Nazionale di Roma.
La ricostruzione storica è molto
realistica e si parte dall’assalto dei
bersaglieri italiani fino alla resa
de Pio IX e delle truppe pontificie. Alla proiezione del film hanno
assistito numerose persone grazie
alla campagna pubblicitaria effettuata tramite dei volantini.
Nel 1906 Filoteo Alberini ha
fondato una casa cinematografica
la Cines che con alterne vicende
ha proseguito la sua attività fino
al 1958.
Inoltre Filoteo Alberini ha
inventato e perfezionato il
cinematografo.
Il cinematografo era stato progettato anche dai fratelli Lumiere.
A. L.
BNB
La Credenza
1 Settembre 2015
L’UVA
POLLO ALL’UVA
Ingredienti
4 petti di pollo
50gr burro
2 cucchiai d’olio
mezzo bicchiere di Marsala
mezzo bicchiere sherry secco
brandy
un dado
uva bianca
prezzemolo tritato
10gr zucchero
sale, pepe
noce moscata
Mondate ed eliminate gli ossicini
dal petto di pollo, metteteli in una
terrina coprendoli con il Marsala e
lo sherry, insaporiteli con il sale, il
pepe e il prezzemolo. Coprite con
pellicola e fate marinare 2-3 ore.
In una padella fate sciogliere una
noce di burro, 2 cucchiai di brandy,
zucchero, 20 acini d’uva. Fate
ridurre il fondo di cottura a fuoco
vivo e poi togliete dal fuoco.
Sgocciolate i petti di pollo dalla marinata e rosolateli in una padella con olio,
burro. Quando saranno dorati irrorateli
con la loro marinata e fatela evaporare.
Unite il dado sbriciolato, mezzo
bicchiere d’acqua, coprite, fate
cuocere 10 minuti. A cottura ultimata
aggiungete l’uva che avete preparato,
la noce moscata e lasciate insaporire
qualche minuto. Impiattate con altri
acini d’uva divisi a metà.
BRUSCHETTE SAPORITE
consumarla: ricordatevi, in questo
caso, di eliminare buccia e semi.
Bisogna fare attenzione a non
abusarne nel caso si stia seguendo
una dieta e se si soffre di diabete.
Questo in generale per quanto
riguarda l’uva di uso quotidiano.
Esiste anche la cosiddetta uva sultanina di origine greca, turca e iraniana
che, dopo un processo di essiccazione viene trasformata in uva
passa. Si tratta di un’uva caratterizzata da piccoli acini, senza semi e di
colore prevalentemente bianco. Gli
acini sono tendenti al verde chiaro
sebbene, raggiunto un certo livello
di maturazione, possono assumere
una colorazione ambrata.
Sono l’Australi e la Turchia i maggiori
produttori al mondo di questa tipologia ma adesso si sta diffondendo
anche in America. Questo tipo si
usa aggiunta alla pasta del pane,
alla frutta cotta, si sposa a meraviglia con il baccalà, nella pizza con
ACINI D’UVA ALLA
CREMA DI RICOTTA
cipolle alla pugliese o ancora nelle
zucchine ripiene all’orientale. Non
scordiamoci che entra a far parte
di molte ricette siciliane come la
caponata. Prima di utilizzarla bisogna solo ricordarsi di metterla in
ammollo in acqua, latte o liquori per
qualche minuto.
Vale la regola di non eccedere nel
mangiarla se si soffre di obesità:
trattandosi di un alimento disidratato non contiene molta acqua e
ciò va a discapito di una delle principali funzioni della frutta e cioè
il suo apporto idrico, funzionale
per dimagrire. Come abbiamo già
accennato, si può consumare in
mille modi: in macedonia, ridotta
in succo, in molti dolci tradizionali, come vincotto...
Allora adesso vediamo qualche
ricetta sfiziosa e... insolita... non la
solita torta!
Buon appetito e provate per credere!
Valentina Trebbi
Ingredienti
un grappolo di uva bianca e uno di
uva nera
150gr ricotta
3 cucchiai zucchero a velo
scorza grattugiata di un limone
vino bianco secco
Lavorate a crema la ricotta, unite
zucchero, scorza di limone e un
cucchiaio di vino bianco. Lavate
l’uva e asciugatela.
Sgranate gli acini, tagliateli a metà
ed eliminate gli eventuali semini.
Farciteli con la crema di ricotta,
sistemateli in un piatto e fateli
raffreddare in frigo per almeno 30
minuti. Serviteli freschi!
Ingredienti
1 filoncino di pane alle olive nere
burro
1 costa di sedano
100gr prosciutto crudo
un grappolo d’uva
Tagliate il pane in fette spesse 1 cm
e tostatele in forno. Spalmatele con
un velo di burro. Lavate il sedano e
tagliatelo un po’ a bastoncini e un
po’ a lamelle conservando le foglie.
Lavate l’uva, spellatela, tagliate gli
acini a metà togliendo i semi.
Mettete il prosciutto sulle fette
di pane con il sedano e le foglie,
completate con l’uva. Mettete su
un piatto da portata e servite.
www.buonenotiziebologna.it
Non piace a tutti per via del suo
sapore che a molti può risultare
aspro, a seconda delle tipologie
o per via dei suoi semi che molta
gente non sopporta e magari preferisce privarsi di questo frutto pur di
non prendersi la briga di toglierli.
Scopriamo insieme qualche curiosità in più su questo frutto.
L’uva è un raggruppamento di frutti,
il grappolo composto a sua volta da
un raspo e da numerosi acini chiamati anche chicchi che possono
avere un colore variabile, dal giallo,
giallo-dorato a un colore più scuro.
Il raspo è l’asse centrale del grappolo e da lì si sviluppano i fiori e in
seguito i frutti, gli acini appunto.
Questo alimento viene utilizzato
soprattutto per la produzione del
vino e in questo caso esiste una
vera tipologia perfetta per questo
fine. Ma noi la conosciamo anche
per il suo largo consumo come
frutta, sia fresca (uva da tavola)
sia secca (uva passa, impiegata in
particolare nell’industria dolciaria).
Le due tipologie più conosciute
sono la “Vitis vinifera”, originaria
dell’Europa e dell’Asia occidentale,
quella da cui derivano tutti i vitigni
destinati alla produzione di uva da
vino e da tavola.
La “Vitis labrusca”, un’uva d’importazione, proveniente dall’America,
consumata generalmente come
cibo da tavola.
L’Italia è il primo produttore al
mondo di uva da tavola, tra le principali varietà ricordiamo la Vittoria, la
Regina, l’Italia e la Red Globe, anche
se le tipologie sono molte di più.
Molte autorevoli ricerche hanno
evidenziato come il consumo di
quest’alimento sia benefico per
la salute persino l’assunzione di
un paio di bicchieri di vino rosso
apporta molti vantaggi: il plasma si
stabilizza e aumenta il colesterolo
buono a discapito di quello cattivo.
Ovviamente non bisogna eccedere
nel consumo e tenete anche conto
che il vino, in particolar modo
quello rosso, si può impiegare in
numerose ricette così, sfumando,
resta l’aroma e il profumo ma non
l’alcool. I polifenoli di cui è ricca,
sono sostanze davvero incredibili
e utili per combattere tanti disturbi
tra i quali l’ossidazione.
Ѐ indicata in caso si anemia e affaticamento e contrasta anche il
virus dell’herpes. Ma chi soffre di
disturbi legati alla digestione può
21
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Il Banditore
1 Settembre 2015
OFFERTE DI LAVORO
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Centro per l’impiego di Imola
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tel.: 0542603100-800286040 fax:
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Cod. 946/2015 valida fino al
02/09/2015
Mansione Montatore di carpenteria pesante con attività in altezza
Qualifica
ISTAT
6214007
Carpentiere in ferro
Contenuti e contesto del lavoro Per
azienda di Mordano-Imola (BO)
di riparazione e manutenzione
mezzi di sollevamento, si ricercano
candidati da adibire ad attività di
assemblaggio, collaudo e manutenzione di mezzi di sollevamento in
generale.
ATTENZIONE: l’attività di lavoro si
svolge in altezza.
Luogo di lavoro Sede aziendale
(Mordano-Imola) e trasferte.
L’attività di lavoro prevede trasferte
frequenti a Genova e provincia
(con vitto e alloggio a carico dell’azienda). Nel corso del rapporto di
lavoro sono possibili anche trasferte
(di durata ridotta) all’estero
Formazione Preferibile diploma
di perito elettronico o perito
meccanico
Caratteristiche candidati Patente
B, Automunito (per raggiungere la
sede aziendale di Mordano-Imola).
Per le trasferte in Italia, utilizzo di
mezzo aziendale
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tempo determinato/apprendistato
a seconda delle competenze e delle
esperienze del candidato.
Conoscenze INDISPENSABILE esperienza lavorativa nel montaggio
di carpenteria pesante di almeno
un anno. Conoscenza della lingua
inglese. Orario
Tempo pieno
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Indicando nell’oggetto della mail
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altezza”. Non saranno considerate
dall’azienda le candidature prive
dei requisiti richiesti
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30/09/2015
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Qualifica
ISTAT
3342009
Procacciatore
commerciale
3342002 Agente di commercio
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ricercano agenti/rete vendita per
attività di promozione di Poste
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La proposta di adesione è rivolta a
tutti i settori merceologici ai circuiti
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di Poste Italiane.
Lʼadesione ai servizi (di Sconti
Bancoposta di Poste Italiane, da
parte degli esercizi commerciali) è
completamente gratuita: l’attività
commerciale che aderisce non
sostiene alcun costo. Luogo di lavoro
Provincia di Bologna, Provincia di
Ravenna. Caratteristiche candidati
Indispensabile esperienza (vedi
sezione “conoscenze”).
Si richiede ottima conoscenza dell’italiano scritto e parlato.
Patente B, Automunito
Contratto Attività di lavoro
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autonomo. Si offre liquidazione
mensile dei compensi, possibilità
di carriera con la gestione di un
gruppo.
Conoscenze Indispensabile esperienza di vendita nei servizi (telefonia,
energia, pubblicità, multiutility, ecc.)
Orario e impegno da concordare in
fase di colloquio
Per candidarsi
inviare CV direttamente a: [email protected]
Indicando nell’oggetto della mail
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Municipio)
tel.: 0516598080-800286040 fax:
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Cod. 1386/2015 valida fino al
03/09/2015
Azienda richiedente INTRA SRL Verona Sede di Zola Predosa (BO)
Mansione Addetto al controllo
qualità settore agroalimentare
Qualifica ISTAT 3113007 tecnico
statistico di controllo di qualità
Contenuti e contesto del lavoro
Controllo di processo in un’industria
agroalimentare
Luogo di lavoro Zola Predosa (BO)
Formazione Laurea in scienze delle
tecnologie alimentari
Contratto Tirocinio Formativo
Conoscenze informatica: pacchetto
office, navigazione internet, utilizzo
della posta elettronica.
Orario dalle 8.30 alle 12.30 dal
lunedì al venerdì
Per candidarsi
inviare il CV via
fax al num. 0458207455 oppure alla
mail: [email protected]
Cod. 1368/2015 valida fino al
07/09/2015
Azienda richiedente SERVIZI LAME
DI ANTONIO MARCHESINI Via Roma,
34 - 40069 Zola Predosa (BO)
Mansione Manutentore Polivalente
Qualifica
ISTAT
6241305
Elettromeccanico
Contenuti e contesto del lavoro
Manutenzione meccanica, elettrica,
idraulica
Luogo di lavoro Zola Predosa (BO)
Caratteristiche candidati Richiesta
esperienza pluriennale nel ruolo
Disponibilità a trasferte sul territorio
nazionale Patente B
Contratto Tempo Determinato con
prospettive di trasformazione a
tempo indeterminato
Conoscenze
informatiche
e
Programmazione PLC. Preferibile
conoscenza dell’inglese tecnico
Orario Tempo Pieno a lunedì a
sabato mattina
Per candidarsi
inviare il CV a:
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Cod. 1366/2015 valida fino al
05/09/2015
Azienda
richiedente
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AUTOMAZIONI SRL - Via 1° Maggio
11/5 - 40037 Sasso Marconi (BO)
Mansione Operatore Meccanico
Qualifica ISTAT 3131000 Tecnici
meccanici. Contenuti e contesto
del lavoro Lettura del disegno
meccanico. Utilizzo attrezzature per
l’assemblaggio meccanico non di
serie
Attività di assemblaggio con applicazione varie tecniche
Luogo di lavoro Sasso Marconi (BO)
Formazione Diploma di Scuola
Superiore con specializzazione
Meccanica/Meccatronica
Caratteristiche candidati Patente B Auto o motomunito/a
Contratto Tirocinio in Garanzia
Giovani
Rivolto a giovani entro i 29 anni che
hanno aderito al Piano Garanzia
Giovani
Orario Tempo Pieno: 8.00/17.00
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Inviare il CV a:
[email protected]
Cod. 1223/2015 valida fino al
30/09/2015
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NUTRIPHYT SAS - Via Spinelli, 74 84088 Siano (SA)
Mansione Informatore scientifico
del farmaco Agente/Procacciatore
Qualifica ISTAT 2112202 Informatore
scientifico del farmaco
Contenuti e contesto del lavoro
Informazione scientifica presso la
classe medica - medici di medicina
generale e specialisti ospedalieri e
ambulatoriali
Luogo di lavoro Zola Predosa e
Zona Ovest Area Metropolitana di
Bologna (BO)
Formazione Laurea in discipline
scientifiche
Caratteristiche candidati Solo con
Patente B e Automuniti/e
Indispensabile utilizzo PC - Office e
Posta Elettronica
Preferibile esperienza pregressa
nella mansione
Contratto Lavoro autonomo a
Partita IVA
Contratto di agenzia comprendente
fisso più provvigioni e premi al
raggiungimento degli obiettivi
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inviare il CV a:
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Cod. 1191/2015 valida fino al
01/09/2015
Azienda richiedente Cff Snc OSTERIA PORTA CASTELLO Piazza
Garibaldi 7/8/9 - Valsamoggia (BO)
Località Bazzano
Mansione Cuoco di osteria
Qualifica ISTAT 5221014 Cuoco di
ristorante
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Cuoco di osteria (circa 40 coperti)
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Gestione completa della cucina
anche per le attività più generiche
legate al riordino ed alla pulizia.
Luogo di lavoro Valsamoggia (BO) Località Bazzano
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diploma in ambito Ristorazione Alberghiero/Tecnico della ristorazione con indirizzo cucina. Gradita
ulteriore formazione nel settore;
è tassativamente richiesta precedente esperienza in cucine di
ristoranti/osterie.
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giovani dinamici, motivati e desiderosi di crescere professionalmente.
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dintorni. Cell. 389/9556678
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cerca lavoro come barista o
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e attestato di panettiere finito.
Cell.333/9835197
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cuoco in S. Giovanni Persiceto e
dintorni. Cell. 349/7932882
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assistenza anziani (anche ore
notturne), per pulizie, riparazioni di sartoria e disponibile
anche come autista, zona Cento
ma anche limitrofe.
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lavoro ad ore come pulizie,
o assistenza anziani. Zona
Bologna centro o periferia.
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• Pensionato automunito con
esperienza cerca lavoro come
manutetore di giardini e pulizie
in zona S. Giovanni in Persiceto
o Castelfranco.
Cell. 349/2547914
• Donna polacca 37 anni cerca
lavoro di pulizie, assistenza
anziani (corso OSS) colf, ed altri
lavori domestici, massaggiatrice
diplomata.
Cell. 380/9028237
• Signora polacca da anni in Italia
con esperienza di assistenza
anziani (corso OSS) e con
referenze cerca lavoro come
badante.
Cell. 389/3139030
• Donna polacca 40 enne, da anni
in Italia con esperienza assistenza anziani, babysitter, cerca
lavoro come colf, badante, ore
giornaliere, pulizie, stiro.
Offresi massima serietà.
Cell. 320/8839946.
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Esperienza bambini zona
Bologna. Cell. 347/3356127
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ventennale, cerca lavoro come
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Cell.347/7052432
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23
Lo Sfizio
1 Settembre 2015
Piccole Parole
Le parole dette
Si rincorrono come un eco.
Leniscono il dolore
E feriscono come spade.
Parole sincere, sagge
Riportano al senso della vita.
Parole volgari, aggressive
Offendono e rimbalzano.
Parole strascicate
Inventate dai bambini
Riempiono di meraviglia.
Le parole scritte
Poemi, poesie, canzoni
Arricchiscono la vita.
Maria Rosa Fiorini
Poter essere campo di grano
E papaveri che ondeggiano al vento
Sotto il sole bambino di giugno
Essere filare di pioppi
Che crescono per ombra e nidi di passeri
Essere acqua di fonte che disseta
E pioggia che lava
O ago che cuce un mondo spezzato
(Questo fare e disfare dell’uomo
Diversi derisi e la gente non sente)
Poter essere forti capaci di annientare
Le violenze del mondo le prepotenze
La finzione dei discorsi di pace
Viviamo perché vivere è un dovere
Aspettiamo quel pezzo di pane che sazi
Paola Tosi
Poesie Auser
Il significato delle parole
Sono frasi che nascono dal cuore
Per esprimere l’amore
Che sentiamo dentro l’anima
A volte con una logica
Altre volte senza.
Le piccole parole
A volte ci fanno sorridere
Altre piangere
Quando perdiamo una persona cara
Oppure se non ci sentiamo compresi.
Possono essere parole d’odio
E di dolore
Di fronte ad ostacoli mai superati
Ma anche d’amicizia
E tenerezza
O dolcezza
Se vogliamo bene a qualcuno.
Sono frasi delicate
E molto personali
Ma anche emozionanti
Perché lasciano sempre una traccia
Un significato dentro l’anima.
Barbara Ventura
LA DAMA PER TUTTI!
Il finale Pauri
Presentiamo il finale Pauri scaturito
da gioco vivo.
Splendida manovra di vincita forzata
con la continua inattaccabilità
dei pezzi esposti:
diagr. 1) 15-11, 20-23, 11-7, 23-27,
7-3, 27-30, 19-15, 30-27, 22-19,
27-30
diagr.2) (27-22, 15-11!), 3-6, 30-27,
15-11, 27-30, 11-7, 30-27, 7-3,
27-30, 6-11, 30-27, 3-6,
27-30, 6-10, 30-27, 11-15
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diagr. 3) 27-23, 19-14, 23-27, 15-19,
13-18, 19-22, x, x, 25-29, 26-22
diagr.4), 29-26, 10-13, ecc. B.V.
Ecco un altro breve ma interessante
finale che tratta insieme sacrificio e
blocco:
diagr. 5) 14-11, 10-5, 31-28!, il B.
offre il tiro al N. (infatti se 9-13, x,x
diagr.6) 20-23! blocco con un pezzo
in meno) 19-14, 2-5, 20-23, 5-2,
28-24, 2-5, 17-13! x, 11-6, x b.v.
Arrivederci a Ottobre!
Federico Piras
Buone Notizie Bologna
Mensile.
N. 64 distribuito - il 1 Settembre 2015
Registrazione
c/o Tribunale di Bologna
n. 8003 del 01/10/2009
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Centro Servizi Editoriali S.r.l.
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Parole parole
LO DICE LA VALE
“Settembre, per il povero è già inverno”
“Pioggia di Settembre poco acquista e nulla rende”
“Di Settembre e d’Agosto, bevi il vin vecchio e
lascia stare il mosto”
“Quando la cicala canta in settembre, non
comprare grano da vendere”
“A Settembre pioggia e luna, è dei funghi la
fortuna”
L’estate è finita, lascia spazio all’autunno e i
colori della natura iniziano a cambiare così come le
temperature! Quando la Luna è nuova potete seminare le leguminose che poi utilizzerete in autunno,
ma anche il prezzemolo e i ravanelli. Luna crescente
vuol dire che dobbiamo raccogliere le mele, le pere,
l’uva da tavola e i fichi.
Invece la Luna calante ci consiglia di iniziare a cimare i
pomodori, i peperoni, le zucchine e le melanzane. Con
la Luna piena trapiantate i finocchi, i radicchi e la cicoria.
In giardino potete concimare le begonie, le calendule e i nasturzi. Nome del mese di Settembre è
Paolo che deriva dal latino “paulus” e vuol dire
piccolo, poco. Ѐ un nome che trovò ampio uso
soprattutto in epoca cristiana.
OROSCOPO
DI SETTEMBRE
Le previsioni del Mago di Durbio
ARIETE
Le coppie solide potranno
raggiungere nuovi traguardi e
complicità. Finalmente potete
dedicarvi ai vostri progetti e
coltivare il desiderio di rinnovamento che da tempo anelate.
TORO
Voi del segno forse andrete un
po’ ad alti e bassi fino a metà
settembre, poi la strada sarà in
discesa, e vi toglierete davvero
molte soddisfazioni. Proverete
l’orgoglio di avercela fatta!
GEMELLI
In questo mese ci vorrà impegno
e pazienza, ma potrebbe essere
il momento di tagliare con i rami
secchi: cattive abitudini, cattive
frequentazioni, situazioni che
non vi soddisfano più.
CANCRO
Potrebbe essere arrivato il
momento che aspettavi, ma
dovrai cogliere l’attimo giusto
che ti consentirà di realizzare
alla perfezione i tuoi piani.
Occhio alle solite tensioni
familiari.
LEONE
Determinazione
e
stabilità
saranno le vostre parole chiave
da settembre in poi. Potrete
dialogare a cuore aperto con il
partner e progettare qualcosa di
importante insieme.
VERGINE
In questo periodo approfittatene
per fare chiarezza in voi stessi.
Occhio alle reazioni impulsive:
non sono da voi e non vi
porterebbero nulla di buono.
BILANCIA
Nonostante i troppi cambiamenti, o le novità non sempre
ben accette, vivrete con un
atteggiamento diverso le varie
situazioni e riuscirete a raggiungere dei buoni risultati.
SCORPIONE
Alcune persone non vi renderanno la vita facile, ma
dovranno fare i conti con voi e
con la vostra determinazione.
Chi è solo potrebbe fare incontri
molto interessanti.
SAGITTARIO
Consapevolezza
e
crescita
saranno un nuova maturità
nel senso di acquisizione di
maggiore senso di responsabilità, e anche di maggiore
esperienza.
CAPRICORNO
Cielo leggero, venato da sogni e
da un’insolita voglia di rompere
gli schemi, di cambiare le regole
del gioco al quale siete abituati.
I cambiamenti saranno visibili.
il Mulino
ACQUARIO
Non preoccupatevi se qualcosa
o qualcuno vi dovesse remare
contro, le stelle vi anticipano
che andrà tutto bene e sarete
addirittura favoritissimi proprio
da fine estate in poi.
PESCI
Fate attenzione ai traguardi già
raggiunti e non date mai nulla
per scontato. Dovete essere
prudenti e approfittare di
questo periodo per portare a
compimento i progetti migliori.
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