Storia LA PUBBLICISTICA DELLA DIFESA TRA STORIA ED ATTUALITÀ ADA FICHERA 60 INFORMAZIONI DELLA DIFESA 6/2011 l variegato universo dell’informazione, integerrimo custode delle “grandi firme” della nostra cultura, è costituito anche da quella branca della comunicazione definita, dai più, come “giornalismo militare”. Troppo spesso ignorato, o in caso contrario relegato nel luogo che la sua stessa etichetta di “settore di nicchia” le ha affibbiato, l’informazione italiana relativa alla Difesa merita invece attenzione sia per la qualità sia per la quantità di materiale che fornisce in termini di documentazione storica per il nostro Paese. Il suo mezzo nelle riviste militari (per la maggior parte a cadenza periodica) e la sua “voce” nelle righe redatte dall’opera meritoria e appassionata degli ufficiali (ma talvolta anche di civili) incaricati, la pubblicistica della Difesa si è arricchita nel tempo anche di “pubblicazioni speciali”, numeri unici, bollettini singoli ed opuscoli. Con lo scopo primario di far conoscere il pensiero delle Forze Armate e la vita “a servizio” delle istituzioni e della Patria, le riviste militari sono (e sono state) un prezioso documento a testimonianza non solo della quotidianità di chi porta le stellette ma soprattutto in toto della storia del nostro Paese. È già nell’epoca del Risorgimento che il giornalismo militare affonda le sue radici. I giornali militari antichi, oggi forse conservati esclusivamente presso gli archivi militari e statali o, nei casi più fortunati nelle librerie di qualche appassionato, testimoniano ampiamente, infatti, le lotte risorgimentali, rappresentando la memoria di fatti, opinioni e stati d’animo di quanti hanno combattuto e hanno vissuto quegli anni. Le cospirazioni, le insurrezioni e le guerre, che furono protagoniste del percorso che portò l’Italia all’unità nazionale, furono caratterizzate da un notevole numero di giornali militari. In questo periodo, possiamo distinguere i giornali militari secondo due orientamenti: i primi sono quelli “rivoluzionari” delle forze popolari (riviste mazziniane e garibaldine), i I 1 secondi sono quelli “conservatori”, ovvero quelli tipici degli eserciti regolari delle monarchie regnanti (sostenuti dai sovrani). Siamo nell’epoca in cui l’informazione è infarcita di cronache delle truppe della penisola, delle notizie dei corpi volontari e delle guardie nazionali, è l’epoca del più tipico e puro fervore patriottico, un sentimento che certo non ha precedenti1. Nel periodo del regno borbonico, la stampa militare si sviluppa sin dall’inizio come reazione ai molteplici periodici d’opposizione, nati durante il 1848 e negli anni immediatamente precedenti. La nuova legislazione in materia di stampa sorta con la promulgazione della “Costituzione di febbraio” provoca un’esplosione editoriale, soprattutto in ambienti liberali, ai quali il governo rispose in modo massiccio, facendo fronte alle provocazioni moderate e radicali dei giornali di opposizione. L’esercito trova i suoi strumenti nei tre giornali: L’Araldo, La Sentinella e Il Veterano, sulle cui pagine si “opera” per difendere, promuovere, onorare ed esaltare le istituzioni militari del Regno Borbonico di Ferdinando II. Gli scontri fra soldati e rivoltosi non tardano infatti a farsi spazio anche sulla carta stampata, dove si sviluppano spesso vere e proprie sostenute polemiche e reciproci insulti. L’Araldo è il primo fra queste testate a vedere la luce, nel lontano 11 marzo 1848, ed è anche il più longevo. Vi collaborano personaggi militari di spicco, come l’ufficiale di Stato Maggiore della Difesa F. Cesare Contrada, ma anche noti giornalisti e prestigiose firme del tempo. Questa storica rivista propone per lo più documenti militari, come ordinanze, resoconti di scontri, decorazioni, necrologi, composizione di vari reparti dell’esercito; poco invece lo spazio destinato alle notizie dall’estero, mentre nelle appendici dello stesso compaiono interessanti dissertazioni storiche e cronache di celebri battaglie. Il destino di un’altra rivista militare, quale La Sentinella dell’Esercito, è fortemente legata proprio a quello de L’Araldo, in quanto 1° CONVEGNO EUROPEO DELLA RIVISTA MILITARE, La Stampa Militare in Italia, Roma, 31 maggio / 4 giugno 1977, p. 4. STORIA 61 dopo breve tempo i due giornali si fusero, operazione attraverso la quale quest’ultimo da settimanale divenne, così come già La Sentinella, un quotidiano. Ivi, emerge un numero superiore di notizie dall’estero e soprattutto rubriche di carattere militare, comuni un po’ a tutto questo filone giornalistico, come biografie politiche, ricordi di veterani, storie dei vari eserciti o delle arti guerresche e persino un po’ di letteratura tragica di argomento militare. Infine, ricordiamo Il Veterano dell’Esercito Napoletano, il più modesto dei tre giornali. Sorto il 30 novembre del 1848, esalta la famiglia Reale e le istituzioni militari, ma dà anche spazio alla cronaca mondana, anche se, a detta dei critici del settore, spesso si perde nel descrivere eventi di assoluta inconsistenza, una pecca che, unitasi alla mancanza di una vera dialettica politica, ne crea una testata senza un’autonoma corrente di pensiero. La sua fine, il 12 dicembre 1848, è costellata da un’esigenza di ‘riempire spazi’, operazione portata avanti attraverso la pubblicazione, pervasa da patriottismo nazionalista, di corrispondenze fra vecchi militi, dissertazioni storiche e politiche di poco rilievo, decreti reali, onorificenze. L’epoca dei Borboni non vede mai in realtà la creazione di veri e propri strumenti giornalistici, infatti queste tre testate si possono definire piuttosto rubriche o, meglio, fogli di denigrazione delle idee democratiche, radicali e moderate del fronte liberal-indipendentista, rimanendo dunque chiusi in una dimensione limitata e di sterile reazione. In fondo, la consistenza storica di queste pubblicazioni rispecchia la crisi del mondo militare dell’epoca, incapace di approfittare delle occasioni offerte dalle riforme di Ferdinando II per il proprio rinnovamento, mettendo in luce i primi sintomi del disfacimento morale e materiale che vede poi il suo vero epilogo nella guerra del 1860-18612. Dopo il primo esordio in epoca risorgimentale negli ambienti borbonici (ricordiamo anche Il Giornale militare italiano e di varietà, La Guardia 2 Nazionale, La Sentinella dell’Etna, etc.), la stampa militare ha visto susseguirsi, in concomitanza con i vari momenti storici, diverse fasi più o meno rosee del suo percorso. Oltre ai giornali “borbonici”, vi sono infatti anche altre riviste (ne citiamo qui solo alcune per esigenze di sintesi), che nel tempo hanno assunto la connotazione di vere e proprie rassegne di studi e di esperienze, come nel settore della medicina Il Giornale di Medicina Militare (1851) (il più antico periodico militare italiano e uno fra i più antichi d’Europa) o Illustrazione Militare Italiana (1887) diretta da Quinto Cenni e definitasi, nel panorama storico, come la migliore tra le riviste militari illustrate o Esercito e Paese che potrebbe definirsi di opposizione alla stampa militare ufficiale ed oggi ricordato per la vivacità con la quale si occupò delle questioni militari riguardanti lo stato e la carriera degli ufficiali o ancora l’Italia militare (1862) noto per l’efficacia con cui vennero presentati i temi militari alla pubblica opinione3. Quest’ultimo è uno dei giornali che ha lasciato DI STASIO RAFFAELE, La stampa militare dei Borboni in Italia 1848-1849, Adriano Gallina Editore, 1994, p. 33-37. 62 INFORMAZIONI DELLA DIFESA 6/2011 maggiore ricordo di sé, interessante caso in cui il mondo letterario, quello giornalistico e quello militare s’incontrano, suo direttore sarà infatti, dal 1866 in poi, lo scrittore Edmondo De Amicis, ufficiale il quale, ritiratosi dalla vita tipicamente militare, si dedica poi a fondere la sua arte con il “mondo delle stellette”. Durante la Prima Guerra Mondiale, il settore si arricchisce di espressioni giornalistiche ben caratterizzate, orientate, in particolare a trattare il tema della guerra in corso. Assumono, infatti, grande rilievo e diffusione i giornali di trincea, oggi di difficile reperibilità, e i numerosi giornali scritti in campi di concentramento, come ad esempio L’Attesa o L’eco del prigioniero, e le riviste di propaganda nemica imitanti giornali militari italiani, come Notizie in fascio, La lettura in trincea, Il razzo,…4 3 4 5 6 7 Fra il 1915 ed il 1918, è dunque in corso una “guerra parallela” che si combatte di fianco a quella che si portava avanti con le armi, una guerra questa, fatta di battaglie d’informazioni apparentemente innocue, ma dannose quanto quelle “a suon di spari”. Il giornalismo non diviene solo mezzo per informare, ma diventa oltremodo strumento di propaganda5. Tuttavia, i giornali in grado di ragguagliare il Paese rapidamente e bene sugli avvenimenti di guerra, nel 1916, sono ancora di scarsa diffusione fra le truppe al fronte, paradossalmente chi fa la guerra è il meno informato su di essa! Alla fase successiva al primo conflitto mondiale, dopo il 1919, sopravvivono, nell’ambito dell’informazione di trincea, solamente alcuni fogli non strettamente legati alla guerra, come Il Giornale del Soldato, Le Forze Armate ed Esercito e Marina, i quali divengono così sempre più polemici nei confronti dell’atteggiamento distratto assunto dallo Stato verso i problemi dei soldati6. Sono di questo periodo alcune delle più importanti testate militari, ovvero La Rassegna dell’Esercito Italiano, Esercito e Marina, La Rivista Aereonautica, La Rivista di cultura marinara, La Rivista dei Carabinieri Reali, Le Forze Armate, La Rivista di Fanteria7. L’affermazione del fascismo pone dei progressivi limiti alle testate militari (persino gli articoli scientifici subiscono l’influenza del pensiero dominante), motivo per cui il giornalismo militare italiano si tramuta da stampa tecnica e di cultura ancora una volta in strumento di propaganda. Prima della Seconda Guerra Mondiale e successivamente a questa, infatti, i direttori dei giornali militari, come del resto coloro che sono a capo di tutti gli altri tipi di testate Ten. Col. FRANZOSI GIORGIO, I Cento anni della Rivista Militare, Numero Unico, Roma 1976. DI STASIO RAFFAELE, La stampa militare dei Borboni in Italia 1848-1849, Adriano Gallina Editore, 1994, p. 10-12. DELLA VOLPE NICOLA, Esercito e propaganda nella Grande Guerra (1915-1918), Ufficio Storico, Stato Maggiore dell’Esercito, Roma, 1989, p. 20-22. Ivi, p. 251. 1° CONVEGNO EUROPEO DELLA RIVISTA MILITARE, La Stampa Militare…, cit., p. 12-13. STORIA 63 italiane, ricevono ogni giorno, dall’Ufficio Centrale della Stampa (divenuto poi Ministero della Cultura Popolare), alcune “note di servizio” che impartiscono istruzioni sulle notizie da pubblicare8. Il giornalismo militare non sfugge dunque al rigido controllo del Ministero della Cultura Popolare, nato nel 1937, sulle ceneri del Ministero della Stampa e Propaganda9. Le direttive della censura per orientare e per manipolare l’informazione attraverso la stampa, sono numerose e valide tanto per la stampa civile che per le pubblicazioni militari. Alla censura, derivante dalle direttive del Regime, si uniscono alcune norme tese a limitare la diffusione di notizie relative alle operazioni militari in atto nei vari scacchieri. L’informazione riportata dai corrispondenti di guerra può essere diffusa purché sottoforma di narrazione diretta del giornalista e non 8 9 10 11 come testimonianza personale dei militari, in modo che si possano evitare eccessi di protagonismo, ma anche perché possa essere smentita e confutata10. È inoltre vietato, al fine di tutelare il segreto militare, citare le località dove si tengono le feste reggimentali così come la denominazione dei Corpi che festeggiano; qualsiasi dato di guerra deve essere autorizzato alla diffusione dallo Stato Maggiore o dal Comando Supremo. Si pensi che persino le unità partecipanti a gare sportive devono essere ora citate con nomi convenzionali11. Tuttavia, se da un lato vi è il forte controllo ed il limite della censura, dall’altro invece, dal punto di vista tecnico e logistico (non strettamente legato alla politica e al Regime) e riguardo anche alle vicende interne alle Forze Armate, si può riscontrare una libertà di scrittura in vari numeri di riviste del settore sulle quali i redattori non esitano a fare nomi e cognomi di Generali e altri esponenti di rilievo ogni qual volta il loro operato non sia condiviso. Ivi, p. 15-16. DELLA VOLPE NICOLA, Esercito e propaganda fra le due Guerre (1940-1943), Ufficio Storico, Stato Maggiore dell’Esercito, Roma, 1998, p. 283. Ibidem. DELLA VOLPE NICOLA, Esercito e propaganda fra le due Guerre (1940-1943)…, cit., p. 284-292. 64 INFORMAZIONI DELLA DIFESA 6/2011 Fra i giornali da campo, di cui oggi abbiamo una testimonianza purtroppo solo frammentaria, ricordiamo il Notiziario del V Corpo d’Armata, quindicinale pubblicato dallo stesso Corpo il 1° settembre 1942, e Picchia Sodo, periodico gratuito dell’XI Corpo d’Armata, edito nel 1940, noto nei suoi primi numeri per la presenza di vignette a colori che unisce all’informazione di settore anche una cronaca in vena umoristica, come del resto fanno Radiofante (1940-1941), più ridanciano del primo e ricco di vignette e barzellette, ed infine L’Elmetto, pubblicato in tiratura speciale su carta di lusso per collezionisti. La pubblicistica militare dell’epoca non si fa mancare davvero nulla, tanto che ritroviamo opuscoli di significativa rilevanza, vere e proprie radioconversazioni in più pubblicazioni, tra cui Parole di ufficiali ai soldati, e diversi fascicoletti dedicati alle canzoni, come Canzoni del tempo di guerra e Il Canzoniere del soldato12. Antichi, meno antichi, attuali,… alcuni giunti a noi, altri purtroppo ormai perduti, dei giornali della Difesa non abbiamo qui la presunzione di 12 fornire una panoramica del tutto esaustiva delle testate militari di ieri e di oggi, ma proviamo a ricostruire un breve excursus storico-giornalistico a riguardo. Come è noto, ogni Forza Armata ha una sua rivista rappresentativa che diviene al contempo mezzo di espressione propria e dunque di comunicazione. Ecco dunque che annoveriamo la Rivista Militare (organo d’informazione dell’Esercito), periodico che ha vissuto gli anni memorabili della nostra storia nazionale (il Risorgimento, i due conflitti mondiali, la ricostituzione, riorganizzazione e ristrutturazione dell’Esercito italiano), fornendo un eccezionale apporto al progresso degli studi militari e svariate testimonianze anche in teatro operativo. Fondata dai fratelli Mezzacapo nel 1856, la Rivista Militare non deve essere intesa come strumento per una cerchia di ufficiali possibilmente al vertice dell’Esercito, ma come mezzo ad uso e a servizio di tutti i componenti di quest’ultimo. Fra le riviste antiche legate all’esercito, ricordiamo nel 1880 Esercito Italiano, al quale venne associato persino un settimanale illustrato, La Domenica Militare, e che poi nel 1923 si trasforma in Esercito e Marina, testata che vedrà il suo epilogo nel ’26. Negli anni Trenta, non possiamo dimenticare il Giornale di Artiglieria e Genio, poi fusosi con la Rivista di Fanteria, divenendo un unico periodico in La Rassegna di Cultura Militare. Lo studio dei maggiori problemi militari in campo storico, scientifico e tecnico è invece compito della Rassegna dell’Esercito Italiano, ancora oggi esistente come supplemento alla Rivista Militare di cui parlavamo. Se tanto è ricca la pubblicistica appartenente all’Esercito, al contrario la stampa della Marina Militare italiana è limitata a poche testate, motivo per cui alla Marina è stato attribuito l’appellativo di “Arma silenziosa”; tuttavia le riviste ad essa relative sono molto prestigiose, come testimonia, ad esempio, l’ultra centenaria Ivi, p. 284-292. STORIA 65 Rivista Marittima. Fondata il 1° Aprile 1868 a Firenze, per volontà del ministro Contrammiraglio Augusto Riboty, la Rivista Marittima, il cui primo direttore è il Capitano di Fregata Carlo De Amezaga, rappresenta, da sempre, uno dei più autorevoli periodici delle Forze Armate. Il periodico si occupa di studi di carattere marittimo, dell’evoluzione della tecnica militare e della situazione delle Marine del mondo. Costante comune denominatore il mare, la rivista si apre pian piano ai grandi temi della politica navale, della storiografia, delle relazioni internazionali, della strategia, del diritto marittimo, della Marina Mercantile, della pesca, e persino dell’uniformologia e della filatelia a tema navale. La Rivista Marittima, vista la sua storia ultra-centenaria, rappresenta un osservatorio privilegiato per l’interpretazione del pensiero e della storia navale, delle istituzioni marittime, della tecnica e della scienza a bordo. In un primo momento, la Rivista Marittima si manifesta come strumento di pertinenza dei soli militari, ma ben presto si allarga ai borghesi, i quali, inizialmente esclusi come profani, in 66 INFORMAZIONI DELLA DIFESA 6/2011 seguito iniziano a collaborare con il periodico. Meritano notevole rilievo altre antiche riviste della Marina Militare, come il Giornale del Marinaio o la Rivista di Cultura Marinara. La Rivista Aereonautica, organo d’informazione dell’Aereonautica Militare, ha invece più di ottant’anni di vita, un lungo arco di tempo in cui ha mantenuto il suo stile improntato alla serietà e all’impegno professionale, riuscendo al contempo ad anticipare i temi della rapida e multiforme evoluzione dei mezzi, delle dottrine, delle modalità d’impiego dell’Arma. La rivista aggiorna più volte la sua veste grafica adattandosi alle nuove esigenze di carattere editoriale scaturite dal mutare dei tempi, giungendo anche alla vendita in edicola. Spinta non solo dal bisogno di dimostrare che la neonata Forza Armata fosse in tutto paritetica alle altre due più antiche e blasonate, ma soprattutto dalla necessità di sancire l’importanza della conquista dell’aria in campo bellico, la Rivista Aereonautica fornisce preziose testimonianze della Seconda Guerra Mondiale ma anche dei più recenti conflitti del Golfo Persico, del Kosovo, dell’Iraq e dell’Afghanistan. È invece del 1934, quindi più recente di quelle delle altre Forze Armate, la Rivista dei Carabinieri Reali: la testata nasce nel 1872, e nei primi decenni della sua vita subisce varie sospensioni di esercizio concomitanti con gli eventi bellici. Dal 1º gennaio 1948, tuttavia, è pubblicata ininterrottamente, con regolarità. Oggi, il giornale si chiama Il Carabiniere ed è edito dall’Ente Editoriale per l’Arma dei Carabinieri, soggetto che cura tra l’altro anche la produzione del celebre Calendario storico dell’Arma dei Carabinieri. Organo istituzionale dell’Arma con cadenza mensile, Il Carabiniere ha un taglio divulgativo, rivolgendosi non necessariamente ai membri della Forza Armata in questione, ma fornendo servizi di attualità, società, cultura e intrattenimento, che la rendono di estremo interesse anche per coloro che non fanno parte della Forza Armata. Su questa scrivono, certamente anche in numero maggiore rispetto alle altre testate militari, note firme del giornalismo e della cultura italiana. Di Difesa, in Italia, si occupano anche altre riviste, non necessariamente organi ufficiali di Associazioni d’Arma. Di fonda13 mentale importanza è appunto l’attività relativa alle pubblicazioni odierne dello Stato Maggiore della Difesa, quali il presente bimestrale Informazioni della Difesa. Fondato nel 1981, si propone di “concorrere alla diffusione del pensiero militare e delle tematiche d’interesse della Difesa”13. Saloni militari, novità tecniche del settore, con particolare interesse per l’ambito della Marina, sono invece i temi prediletti della Rivista Italiana Difesa, mentre strategie, novità tecnologiche, armi, operazioni di pertinenza militare italiana ma anche di respiro internazionale costituiscono il nucleo tematico di un altro interessante mensile dell’ambito, ovvero Tecnologia&Difesa. Splendida testimonianza della storia del “bel Paese” ed intensa opera informativa dei suoi redattori, la pubblicistica militare si pone oggi, nel panorama culturale italiano, come un patrimonio antico e glorioso da custodire e come settore in cui tanto vi è da operare anche alla luce di un saggio rinnovamento che definitivamente la sta liberando da quella fama di esclusiva e inaccessibile roccaforte. Uniamo a questo, in conclusione, l’auspicio di una sempre maggiore diffusione! www.difesa.it STORIA 67