Strutture di mondi È possibile parlare di mondi possibili? Si è già visto come il concetto di mondo possibile sia indispensabile per parlare delle previsioni del lettore. Ritorniamo ancora un momento al testo: quando Raoul alza la mano il lettore è portato ad avanzare una previsione circa il fatto se Raoul colpirà o no. Il lettore prevede p (= "Raoul colpirà Marguerite"). Come si evince dal testo, la fabula nel suo stato successivo contraddirà questa previsione: Raoul non colpisce Marguerite. La previsione del lettore rimane come lo schizzo di un'altra storia che avrebbe potuto accadere (e che narrativamente non è accaduta). Vale la pena di sottolineare la differenza tra esplicitazione semantica e previsione narrativa: attualizzare, di fronte al lessema |uomo|, la proprietà di essere umano o di aver due braccia significa assumere il mondo della storia come mondo "reale" (e quindi come mondo in cui, sino ad affermazione contraria dell'autore, valgono le leggi del mondo della nostra esperienza e della nostra enciclopedia). Prevedere invece cosa accadrà nella fabula significa avanzare ipotesi su ciò che è "possibile". Dal punto di vista di una semiotica testuale un mondo possibile non è un insieme vuoto bensì un insieme pieno o un mondo ammobiliato. Non dobbiamo parlare quindi di tipi astratti di mondi possibili che non contengano liste di individui ma al contrario di mondi "gravidi" di cui dobbiamo conoscere e individui e proprietà. Chiunque — all'inizio di un romanzo — legga che |Giovanni andò a Parigi| è portato ad attualizzare come contenuto dell'enunciato che da qualche parte esiste un individuo di nome Giovanni che va in una città chiamata Parigi, città di cui si è già udito parlare al di fuori di quel testo, perché è citata nel libro di geografia come capitale della Francia in questo mondo. E magari la si sarà persino visitata di persona. Ma se poi il romanzo continua |arrivato a Parigi Giovanni andò ad abitare in un appartamento al terzo piano della Tour Eiffel| siamo pronti a giurare che il nostro lettore, se appena appena ha una enciclopedia consistente, deciderà che nella Tour Eiffel, in questo mondo, non ci sono appartamenti (né muri). Con questi egli non si lamenterà che il romanzo non "rappresenti" correttamente la realtà: semplicemente assumerà alcuni atteggiamenti interpretativi, deciderà che il romanzo gli sta parlando di un universo un poco strano, in cui Parigi c'è, come nel nostro, ma la Tour Eiffel è fatta diversamente. Si preparerà magari ad accettare l'idea che addirittura in Parigi non ci sia il Metro, né la Senna, bensì un lago e un sistema di sopraelevate. Farà cioè previsioni in accordo con le indicazioni che il testo gli ha dato circa il tipo di mondo che deve attendersi (penserà infatti: "qui accadono cose dell'altro mondo”). Definiamo come mondo possibile uno stato di cose espresso da un insieme di proposizioni. Come tale un mondo possibile consiste di un insieme di individui forniti di proprietà. Siccome alcune di queste proprietà sono azioni, un mondo possibile può essere visto anche come corso di eventi. Siccome questo corso di eventi non è attuale ma possibile, esso deve dipendere dagli atteggiamenti proposizionali di qualcuno che lo afferma, lo crede, lo sogna, lo desidera o lo prevede. Naturalmente non ogni testo parla di un mondo possibile. Se scrivo un libro storicamente documentato sulla scoperta dell'America, mi riferisco a quello che definiamo il mondo "reale". Descrivendone una porzione (Salamanca, le caravelle, San Salvador, le Antille...) assumo come presupposto o presupponibile tutto ciò che so sul mondo reale (diciamo, che l'Irlanda si trova a ovest dell'Inghilterra, che in primavera fioriscono i mandorli e che la somma degli angoli interni di un triangolo fa centottanta gradi). Cosa accade invece quando delineo un mondo fantastico, come quello di una fiaba? Raccontando la storia di Cappuccetto Rosso ammobilio il mio mondo narrativo con un limitato numero di individui (la bambina, la mamma, la nonna, il lupo, il cacciatore, due capanne, un bosco, un fucile, un canestro) forniti di un numero limitato di proprietà. Alcune delle assegnazioni di proprietà a individui seguono le stesse regole del mondo della mia esperienza (per esempio anche il bosco della fiaba è fatto di alberi), alcune altre assegnazioni valgono solo per quel mondo: per esempio in questa fiaba i lupi hanno la proprietà di parlare, le nonne e le nipotine di sopravvivere all'ingurgitazione da parte dei lupi. All'interno di questo mondo narrativo i personaggi assumono atteggiamenti proposizionali: per esempio Cappuccetto Rosso ritiene che l'individuo nel letto sia sua nonna (mentre al lettore la fabula ha anticipatamente contraddetto la credenza della bambina). Un mondo possibile è un costrutto culturale. Trattandosi di costrutti culturali dovremmo essere molto rigorosi nel definirne le componenti: visto che gli individui vengono costruiti per addizioni di proprietà, dovremmo considerare come primitivi solo le proprietà. Quindi Cappuccetto Rosso, nel quadro della storia che la costruisce, è solo il coagulo spaziotemporale di una serie di qualità fisiche e psichiche (semanticamente espresse come "proprietà" ), tra cui anche le proprietà di essere in relazione con altri coaguli di proprietà, di compiere certe azioni e di patirne altre. Tuttavia il testo non elenca tutte le possibili proprietà di questa bambina: dicendoci che è una bambina affida alle nostre capacità di esplicitazione semantica il compito di stabilire che essa è un essere umano di sesso femminile, che ha due gambe, eccetera. Per far questo il testo ci indirizza, salvo indicazioni contrarie, all'enciclopedia che regola e definisce il mondo "reale". Quando dovrà operare correzioni, come nel caso del lupo, ci preciserà che esso "parla". Quindi un mondo narrativo prende a prestito — salvo indicazioni in contrario — proprietà del mondo "reale" e per far questo senza dispendio di energie mette in gioco individui già riconoscibili come tali, senza ricostruirli proprietà per proprietà. Questo accade per molte ragioni pratiche. Nessun mondo narrativo potrebbe essere totalmente autonomo dal mondo reale perché non potrebbe delineare un stato di cose dal nulla, costruendo l'intero ammobiliamento di individui e proprietà. Un mondo possibile si sovrappone abbondantemente al mondo "reale" dell'enciclopedia del lettore. Ma questa sovrapposizione è necessaria non solo per ragioni pratiche di economia bensì per ragioni teoriche più radicali. Non solo è impossibile stabilire un mondo alternativo completo ma è anche impossibile descrivere come completo il mondo "reale". Anche da un punto di vista formale è difficile produrre una descrizione esaustiva di uno stato di cose. Anche il cosiddetto mondo "reale" di riferimento deve essere inteso come un costrutto culturale, dipende dall’enciclopedia. Quando in Cappuccetto Rosso giudichiamo "irreale" la proprietà di sopravvivere all'ingurgitamento da parte di un lupo è perché, sia pure in misura intuitiva, rileviamo che questa proprietà contraddice il secondo principio della termodinamica. Ma il secondo principio della termodinamica è appunto un dato della nostra enciclopedia. Basta cambiare enciclopedia e varrebbe un dato diverso. Il lettore antico che leggeva che Giona fu divorato da un pesce e rimase tre giorni nel suo ventre per poi uscirne intatto, non trovava questo fatto in disaccordo con la sua enciclopedia. Le ragioni per cui noi giudichiamo la nostra enciclopedia migliore della sua sono extrasemiotiche. Il problema delle "proprietà necessarie" Costruire un mondo significa assegnare date proprietà a un dato individuo. Dobbiamo dire che alcune di queste proprietà sono privilegiate rispetto alle altre — diciamo pure "necessarie" — perché valgono in qualsiasi mondo. Le proprietà di un individuo diventano più o meno necessarie (o accidentali) solo rispetto al topic narrativo. L'essenzialità, o necessità, di una proprietà è topicosensibile. Come determinare le proprietà essenziali Se mia suocera si chiedesse: Cosa sarebbe accaduto se mio genero non avesse sposato mia figlia? la risposta sarebbe che, poiché nel suo mondo di riferimento Wo io sono descritto (e quindi individuato) solamente come suo genero (proprietà che l'individuo considerato dal suo controfattuale W1 non può avere), lei sta curiosamente pensando a due individui diversi, di cui il secondo abbastanza impreciso, e si sta vanamente sforzando di farli coincidere. Nel formulare il controfattuale mia suocera paragona un mondo possibile W1 a un mondo di riferimento Wo e costruisce entrambi come segue: le parentesi contrassegnano le proprietà essenziali dove m è la proprietà essenziale di essere sposato con sua figlia e p è una qualsiasi altra proprietà accidentale (per esempio quella di essere l'autore di questo libro ). Dato che nel suo controfattuale W1 appare un individuo che non ha la proprietà essenziale m, si deve dire che i due individui non sono identici. Se invece qualcuno (volendo, anche mia suocera) si chiedesse: Cosa sarebbe accaduto se l'autore di questi appunti non si fosse mai sposato? la risposta sarebbe diversa. L'individuo considerato nei due mondi Wo e W1, è in entrambi caratterizzato dalla proprietà di aver scritto questi appunti. E quindi se non si fosse mai sposato probabilmente questi appunti non avrebbero contenuto l'esempio che stiamo discutendo ma le cose non sarebbero cambiate molto. Possiamo dire che in entrambi i mondi abbiamo a che fare con lo stesso individuo, salvo variazione di proprietà accidentali. Chi formula invece il secondo controfattuale paragona due mondi costruiti in questo modo: ed è chiaro che y1 è una variante potenziale di x1 La costruzione del mondo di riferimento dipende da un topic testuale: Nel primo esempio il topic era "stato civile del genero della signora Carla" quindi la proprietà “genero” è necessaria. Nel secondo esempio era "stato civile dell'autore di questi appunti“ quindi la proprietà non-sposato non è necessaria. Un individuo è un supranumerario rispetto a un individuo di un altro mondo possibile se differisce da esso nelle proprietà essenziali. Il non-genero di mia suocera è sopranumerario rispetto al genero. L’autore di questi appunti non è sopranumerario rispetto al non-genero di mia suocera. Il topic testuale ha stabilito quali proprietà vadano prese in considerazione: tutte le altre, ancorché non negate, sono narcotizzate dall'autore e narcotizzabili dal lettore. Nel secondo esempio non è pertinente se io abbia o no due gambe (anche se non ci attendiamo che l'eventuale prosieguo del testo lo neghi) ma è pertinente cosa voglia dire “appunti” o “genero” . Riassumendo, per definire un mondo possibile come costrutto culturale dobbiamo specificare: (i) una famiglia di individui attuali (ii) una famiglia di proprietà F, C, M..., attribuite agli individui; (iii) una "specificazione di essenzialità" per ogni proprietà di individuo, in base alla quale stabilire se una proprietà gli sia essenziale o no; (iv) relazioni tra proprietà (per esempio relazioni di implicitazione). Identificare qualcosa che persiste attraverso stati di cose alternativi, mondi, significa identificare individui con le stesse proprietà essenziali (o necessarie). Accessibilità L'accessibilità è una relazione diadica WiRWj dove Wj è accessibile a Wi. Wj è accessibile a Wi se dalla struttura di Wi è possibile generare, attraverso la manipolazione dei rapporti tra individui e proprietà, la struttura di Wj. Ora consideriamo il caso in cui in W1 ci sono meno proprietà che in W2. Immaginiamo che le proprietà in W1 siano l'essere rotondo e l'essere rosso, mentre in W2 gli individui, oltre che rotondi e rossi, possono essere anche rotanti: Si vede che in W2 non è difficile generare gli individui di W1: basta considerare per ciascuno di essi la proprietà di non essere rotante: Attuando una trasformazione del genere ci si rende conto che y4 è strutturalmente identico a y2, mentre y3 appare come un nuovo individuo (che in W2 non esisteva ancora, ma che era possibile concepire ). Non è invece possibile fare l'opposto e cioè generare da W1 gli individui di W2, perché il primo mondo, rispetto al secondo, possiede una matrice (o struttura di mondo) più povera, e in essa non può essere valutata né l'assenza né la presenza della proprietà di essere rotante. Pertanto la relazione tra i due mondi non è simmetrica. Dal secondo posso "concepire“ il primo, ma non viceversa. Verità necessarie Abbiamo visto come le proprietà essenziali dipendano dal topic, ma che dire delle verità "logicamente necessarie", come a esempio il principio di identità? La risposta è che queste verità non debbono venire considerate come proprietà di individui di un mondo, ma semmai come condizioni metalinguistiche di costruibilità delle matrici di mondi. Dire che tutti gli scapoli hanno essenzialmente le proprietà di essere maschi umani adulti non sposati, significa stabilire quali proprietà definiamo come essenziali in virtù di un certo topic discorsivo; ma definire da un lato che è impossibile essere insieme scapolo e sposato e al tempo stesso asserire che alcuni scapoli sono sposati, è quanto meno irragionevole. Possiamo concepire una matrice di mondo in cui non consideriamo essenziale agli scapoli l'essere umani (per esempio nell'espressione: "Nell'universo di Walt Disney, Paperino è scapolo"), ma una volta stipulato che uno scapolo (anche se non umano) è non sposato, non possiamo dire che "nell'universo di Walt Disney, Paperino è scapolo ed è sposato“. Se esistesse un mondo W1 in cui gli individui possono avere e non avere allo stesso tempo la proprietà di essere rotondi, questo mondo sarebbe incostruibile (e se si vuole "inconcepibile": ma nel senso di strutturalmente informulabile). Tra l'altro ci accorgiamo che questo pare il caso dell'esempio dove mia suocera pensa a un mondo possibile in cui un individuo, caratterizzato dal fatto di essere suo genero, è al tempo stesso caratterizzato dal fatto di non esserlo. Le verità logicamente necessarie non sono elementi dell'ammobiliamento di un mondo ma condizioni formali di costruibilità della sua matrice. Tuttavia qualcuno potrebbe obiettare che nei mondi narrativi si danno casi in cui le verità logiche vengono negate. Tipici in tal senso molti romanzi di fantascienza in cui, per esempio, si possono trovare personaggi che viaggiano all'indietro nel tempo e non solo incontrano se stessi più giovani, ma diventano il proprio padre o il proprio nonno. Potremmo anche decidere che in un viaggio del genere il protagonista scopra che 17 non è più un numero primo e trovi messe in questione molte altre di quelle che si chiamano "verità eterne". Non si dovrebbe allora parlare di mondi in cui le verità logicamente necessarie non tengono più? Tali mondi non sono "costruiti", essi sono semplicemente "nominati". Si può dire benissimo che esiste un mondo in cui 17 non è un numero primo, così come si può dire che esiste un mondo dove esistono i verdoni mangiasassi. Ma per costruire questi mondi bisogna, nel primo caso, fornire le regole in base alle quali 17 possa essere diviso, e nell'altro descrivere degli individui nominati come verdoni mangiasassi attribuendo loro delle proprietà: per esempio l'essere vissuti nel Seicento, l'essere stati verdi, l'aver risieduto sotto terra. Come si vede, in tal caso si costruirebbero individui combinando sia pure in modo inedito proprietà che sono registrabili in una matrice Wo di riferimento. Si tratta di combinare cose nuove partendo dal già noto. Più difficile, come insegna la storia della logica, concepire (nel senso di dare le regole di costruzione di) un circolo quadrato. In un romanzo di fantascienza in cui si asserisca che esiste una macchina che smaterializza un cubo e lo fa riapparire più indietro nel tempo, tale strumento viene nominato ma non costruito, cioè si dice che c'è e che si chiama in un certo modo, ma non si dice come funziona. Esso allora rimane un operatore di eccezione come il Donatore Magico delle favole o Dio nelle storie di miracoli: un operatore cui si attribuisce la proprietà di poter violare le leggi naturali (e le verità logicamente necessarie ). Però per postulare questa proprietà si devono accettare le leggi che essa violerebbe. Infatti per citare un operatore capace di sospendere il principio di identità (e di far diventare di me stesso il mio proprio padre), devo però costruire matrici di mondi in cui vale il principio di identità, altrimenti non potrei neppure parlare di me stesso, di mio padre, della possibile e curiosa confusione tra i due, né potrei assegnare all'operatore "magico" questa proprietà, perché l'avrebbe e non l'avrebbe al medesimo tempo. Distinguiamo pertanto tra nominare, o citare una proprietà e costruirla. I mondi della fabula Una fabula è un mondo possibile: Cappuccetto Rosso disegna una serie di personaggi e proprietà che sono diversi da quelli del nostro Wo. Se mentre parla con la mamma la bambina si immagina cosa farà nel bosco nel caso incontrasse il lupo, questo sarebbe — rispetto al mondo W1delineato dallo stato iniziale della fabula — un mondo possibile W2, quello cioè delle credenze e aspettative della bambina. Se si dice: Ieri ero a Milano, e oggi sono a Roma nessun dubbio che il soggetto dell'enunciazione stia parlando "oggi" di un individuo che è lo stesso di quello di ieri, e stia parlando di due stati dello stesso mondo. Se invece si dice: Se ieri non fossi partito da Milano oggi non sarei a Roma si sta delineando "oggi", nel mondo reale del parlante, uno stato di cose possibile (che di fatto non si è realizzato) e il problema sarà semmai di stabilire se alla luce del topic testuale l'io in questione in entrambi i mondi è lo stesso individuo o un individuo supranumerario. Definizioni (1) In una fabula il mondo possibile WN è quello asserito dall'autore. Non rappresenta uno stato di cose ma una sequenza di stati di cose s1...sn ordinata per intervalli temporali t1…tn. Rappresenteremo pertanto una fabula come una sequenza WNS1...WNSn, di stati testuali. Dovendo delineare un WN nella sua completezza dovremmo delinearlo solo a WNSn realizzatosi. In altri termini siamo nel giusto quando diciamo che Madame Bovary è la storia di una adultera piccolo borghese che muore, e sbaglieremmo dicendo che Madame Bovary è la storia della moglie di un medico che vive felice e beata, anche se gli stati iniziali della fabula possono confortarci in questa persuasione. Ripetiamo ancora che i vari WNSi non sono mondi possibili: sono stati diversi dello stesso mondo possibile. (2)Nel corso del testo ci vengono presentati come elementi della fabula alcuni WNc cioè i mondi degli atteggiamenti proposizionali dei personaggi. Quindi un dato WNcSi dipinge il possibile corso di eventi come è immaginato (sperato, voluto, asserito e così via) da un determinato personaggio c. Gli stati successivi della fabula devono verificare o falsificare queste previsioni dei personaggi. In certe storie gli atteggiamenti proposizionali dei personaggi non sono verificati da stati successivi ma da stati anteriori della fabula. Cioè, quando Cappuccetto Rosso arriva al letto della nonna crede che la persona nel letto sia la nonna (mentre la fabula ha già detto che è il lupo). In questo caso il lettore partecipa dell'onniscienza della fabula e giudica, con una buona dose di sadismo, l'attendibilità del WNcSi di quel personaggio. (3) Nel corso della lettura del testo si configura una serie di WR, vale a dire di mondi possibili immaginati del lettore empirico (e previsti dal testo come movimenti probabili del Lettore Modello). Questi WR si configurano alle disgiunzioni di probabilità rilevanti. Gli stati successivi della fabula verificheranno o falsificheranno le previsioni del lettore. A differenza dei mondi dei personaggi i mondi del lettore possono essere verificati solo da stati della fabula successivi al nodo in cui si innesta la previsione. (4) Nel corso dei propri movimenti previsionali il lettore può anche immaginare i mondi possibili delle credenze (aspettative, desideri eccetera) dei personaggi della fabula. Chiameremo WRc il mondo possibile che il lettore, nel fare previsioni, attribuisce a un personaggio, e WRcc il mondo possibile che il lettore immagina che un personaggio attribuisca a un altro personaggio ("forse egli crede che essa creda che..."). Proprietà S-necessarie Se riassumiamo in macroproposizioni di fabula l'inizio di Un drame bien parisien possiamo trarne la seguente descrizione di stato di cose: In un periodo intorno al 1890 c'era a Parigi un uomo chiamato Raoul. Esso era il marito di Marguerite. Il lettore, ricorrendo alla propria enciclopedia, realizza che Parigi è un individuo del proprio Wo di riferimento e che 1890 è uno degli stati dello stesso mondo. Fino a prova contraria (estensioni parentetizzate) il lettore assumerà che esiste una omologia di fondo tra WN e Wo. Ma cosa deciderà a proposito di Raoul? Per quel che ne sa esso è descritto come l'individuo che ha le sole proprietà di essere maschio umano adulto e di vivere a Parigi intorno al 1890. Fortunatamente, subito dopo, viene detto che Raoul è sposato a Marguerite. Questo è sufficiente a individuare Raoul all'interno della fabula senza possibilità di errore. Ci possono essere altri maschi umani adulti che vivono a Parigi in quell'epoca (e magari hanno tutti la proprietà di chiamarsi Raoul) ma solo questo ha la proprietà di essere sposato a quella Marguerite di cui il testo ci parla. Raoul non può essere identificato senza Marguerite e Marguerite non può essere identificata senza Raoul. Questo è il modo in cui identifichiamo gli x in un testo narrativo. È il modo in cui identifichiamo i supranumerari rispetto a Wo. Infatti per Parigi non abbiamo bisogno di questa identificazione incrociata: esso è già abbondantemente identificato nell'enciclopedia. Ma per Raoul e Marguerite non possiamo fare diversamente. Chiamiamo allora queste relazioni che valgono solo all'interno della fabula, relazioni S-necessarie, ovvero proprietà strutturalmente necessarie. Esse sono essenziali all'identificazione degli individui supranumerari della fabula. Una volta identificato come il marito di Marguerite Raoul non potrà mai più essere separato dalla propria controparte: potrà divorziare in un WNSn, ma non cesserà di aver la proprietà di essere colui che in un WNS1 è stato marito di Marguerite. Proprietà S-necessarie e proprietà essenziali Raoul è un uomo e Marguerite una donna. Si tratta di proprietà essenziali già riconosciute a livello di strutture discorsive e accettate dalla fabula. Le proprietà S-necessarie non possono contraddire le proprietà essenziali, perché anche le proprietà S-necessarie sono vincolate semanticamente. Vale a dire che se tra Raoul e Marguerite vale la relazione S-necessaria rSm essa appare nella fabula come relazione M di matrimonio (rMm) ed è vincolata semanticamente in quanto, a termini di enciclopedia 1890, ci si può sposare solo tra persone di sesso diverso: quindi non si può stabilire che Raoul è S-necessariamente sposato a Marguerite e poi sostenere che essi siano entrambi maschi. Ma se le proprietà S-necessarie non possono contraddire le proprietà essenziali, esse possono contraddire quelle accidentali, e in ogni caso i due ordini di proprietà non sono strutturalmente dipendenti. Raoul è necessariamente sposato a Marguerite ma solo accidentalmente prende un coupé per tornare a casa da teatro. Poteva anche tornare a casa a piedi e la storia non sarebbe cambiata granché. Si noti che se il topic testuale non fosse stato quello che è, ma se tutta la storia fosse stata incentrata su un misterioso oggetto, il coupé, da ritrovare a ogni costo, sia Raoul che quel coupé sarebbero stati legati da relazione S-necessaria. Allora, in un WN gli individui supranumerari sono identificati attraverso le loro proprietà S-necessarie, che rappresentano relazioni di stretta interdipendenza cotestuale. Esse possono o meno coincidere con le proprietà attribuite agli stessi individui come essenziali, ma in ogni caso non possono contraddirle. Le proprietà accidentali non sono prese in stretta considerazione dal mondo della fabula e sono considerate solo a livello delle strutture discorsive1. 1. Il che vale a dire che, non appena una proprietà si salva nel corso del lavoro di riduzione dalle strutture discorsive a macroproposizioni narrative, essa risulta strutturalmente necessaria. Relazioni di accessibilità tra Wo e WN La comparazione tra mondo di riferimento e mondo narrativo può assumere forme diverse: 1) Il lettore può comparare il mondo di riferimento a stati diversi della fabula, cercando di capire se quanto avviene in essi risponda a criteri di verisimiglianza. 2) Il lettore può paragonare un mondo testuale a diversi mondi di riferimento: si possono leggere gli eventi narrati nella Divina Commedia come "credibili" rispetto all'enciclopedia medievale e come leggendari rispetto alla nostra. 3) A seconda del genere letterario, il lettore può costruire diversi mondi di riferimento ovvero diversi Wo. Un romanzo storico chiede di essere riferito al mondo dell'enciclopedia storica mentre una favola chiede al massimo di essere riferita all'enciclopedia dell'esperienza comune, perché noi si possa godere delle varie inverosimiglianze che propone. Quindi si accetta che una favola racconti che mentre regnava il Re Roncisbaldo (storicamente mai esistito, ma il fatto è irrilevante) una fanciulla si sia trasformata in una zucca (inverosimile secondo il Wo dell'esperienza comune: ma questa discrepanza tra Wo e WN deve venir presa in considerazione per godere della favola). Invece se leggo un romanzo storico e trovo che vi si nomina un re Roncisbaldo di Francia, la comparazione al Wo dell'enciclopedia storica produce una sensazione di disagio, che prelude al riaggiustamento dell'attenzione cooperativa: evidentemente non si tratta di un romanzo storico ma di un romanzo di fantasia. Dunque l'ipotesi formulata sul genere narrativo determina la scelta costruttiva dei mondi di riferimento. Dire però che dall'interno di un certo mondo narrativo non si può concepire o costruire il mondo di riferimento del lettore sembrerebbe in sé una ovvietà. Come dire che Cappuccetto Rosso non è in grado di concepire un universo in cui c'è stata la II guerra mondiale. La cosa però è meno sciocca di quel che sembra. Visto che le trasformazioni da mondo narrativo a mondo reale sono impossibili, capiamo meglio quanto accade in un dramma come i Sei personaggi di Pirandello. Dove "pare" che i personaggi possano concepire il mondo del loro autore, ma in verità concepiscono, un altro mondo testuale di cui l'autore come personaggio del dramma fa parte. I Sei personaggi è semplicemente un testo in cui collidono un WN drammatico e un WN metadrammatico. È vero che di solito noi giudichiamo il mondo di una narrazione dal punto di vista del nostro mondo di riferimento e raramente facciamo l'inverso. Ma cosa vuol dire affermare con Aristotele (Poetica) che la poesia è più filosofica della storia, perché nella poesia le cose accadono necessariamente mentre nella storia accadono accidentalmente? Cosa significa, leggendo un romanzo, riconoscere che quanto vi accade è più "vero" di quanto accade nella vita reale, che il Napoleone del Cinque maggio è più vero di quello morto a Sant'Elena? Cosa significa dire che i caratteri di un'opera d'arte sono più "tipici" e "universali" dei loro prototipi reali? Ci pare che il dramma di fra’ Cristoforo, che in nessun mondo possibile potrà mai abolire il suo essere assassino, ci testimoni della verità e grandezza dell'opera d'arte, per forza di matrici strutturali di mondi, facendoci intravvedere cosa significhi "necessità poetica". Per concludere: il mondo WN della fabula è accessibile al mondo Wo di riferimento, ma la relazione non è simmetrica. Relazioni di accessibilità tra WNc e WN WNc indica i mondi degli atteggiamenti proposizionali dei personaggi. Quindi un dato WNcS1 dipinge il possibile corso di eventi come è immaginato (sperato, voluto, asserito e così via) da un determinato personaggio c nello stato S1. Un personaggio può avanzare previsioni e formulare mondi sia a livello di strutture discorsive che a livello di strutture narrative. Come abbiamo visto i mondi delineati dal personaggio a livello di strutture discorsive possono concernere proprietà accidentali trascurate dalla fabula. Nel corso delle strutture discorsive i personaggi possono immaginare o volere tante cose (contraddette o meno che siano dagli eventi successivi); il testo mette in gioco questi loro atteggiamenti proposizionali per delinearne la psicologia. Il personaggio pensa che la data persona verrà, quella non viene, il personaggio riconosce la falsità della propria previsione, la abbandona. Nessun problema di identificazione attraverso mondi. L'identificazione è attuabile. Ma ci sono casi invece in cui gli atteggiamenti proposizionali dei personaggi riguardano le relazioni S-necessarie della fabula. Quando Edipo crede di non aver nulla a che vedere con la morte di Laio, noi ci troviamo di fronte a una credenza che ha due caratteristiche: (1) concerne proprietà indispensabili allo sviluppo della fabula e (2) concerne relazioni S-necessarie (Edipo altro non essendo, narrativamente, che quel personaggio che ha ucciso suo padre e sposato sua madre senza saperlo ). Naturalmente essere S-necessario ed essere indispensabile allo sviluppo della fabula sono la stessa cosa, a questo punto dovrebbe essere chiaro. Edipo deve "gettare via" il mondo delle sue credenze. Visto che quello da prendere in cambio è assai meno gradevole, e visto che sul mondo creduto egli aveva edificato la propria salute mentale, ecco una buona ragione per diventare pazzo. Come era possibile essere così cieco da non avvedersi di quanto il mondo delle proprie credenze fosse inaccessibile al mondo della realtà? La rabbia e la disperazione vengono incrementate dal fatto che, se a livello di fabula i mondi sono mutuamente inaccessibili, a livello di strutture discorsive a Edipo erano state date tante tracce evidenti per costruirsi un mondo doxastico più accessibile a quello finale della fabula ... Se Edipo ci fosse riuscito, i due mondi WNc e WN sarebbero accessibili, come sono accessibili i mondi doxastici che il bravo detective costruisce per adeguare sia il mondo della fabula sia il mondo delle intenzioni dell'assassino. Ma Edipo re è appunto la storia di una indagine fallita. Relazioni di accessibilità tra WR e WN I mondi delineati dalle previsioni del lettore sono sottoposti alle stesse regole di accessibilità: (1) il mondo delle aspettative del lettore può essere paragonato allo stato della fabula che lo verifica (sempre e soltanto, come già si è detto, successivo alla previsione); (2) anche il lettore può avanzare previsioni minori e parziali nel corso della attualizzazione delle strutture discorsive, e il fenomeno non ha un andamento diverso da quello che concerne i mondi possibili del personaggio; (3) quando i mondi possibili delineati dal lettore riguardano proprietà S-necessarie, il suo mondo è accessibile al mondo della fabula, e viceversa, solo se si verifica isomorfismo tra i due mondi. Altrimenti egli deve "gettar via" la propria previsione e accettare lo stato di cose definito dalla fabula. Si è detto però che un testo prevede e calcola i possibili comportamenti del Lettore Modello, che la sua possibile interpretazione fa parte del processo di generazione del testo. Come si può allora affermare che le previsioni del lettore vengono rifiutate? A questo proposito bisogna fare attenzione a non confondere i meccanismi del testo nel suo complesso coi meccanismi della fabula. In Drame si vedrà come il testo, a livello discorsivo, inviti il lettore a disporsi in modo da fare false previsioni, e poi a livello di fabula gliele contesti. Il caso di Drame è anzi più complesso perché, come vedremo, le false previsioni del lettore vengono ambiguamente prese in carico dalla stessa fabula, nel momento stesso in cui le contraddice. Ma quanto si è detto vale per testi più "normali", per esempio un romanzo poliziesco, dove le strutture discorsive traggono in inganno il lettore (per esempio facendogli apparire come ambiguo e reticente un certo personaggio) per spingerlo ad avanzare previsioni avventate; interverrà poi lo stato finale della fabula a obbligare il lettore a "buttar via" la propria previsione. Si stabilisce così una dialettica tra inganno e verità a due diversi livelli testuali.