Strutture di mondi
È possibile parlare di mondi possibili?
Si è già visto come il concetto di mondo possibile sia indispensabile
per parlare delle previsioni del lettore. Ritorniamo ancora un
momento al testo: quando Raoul alza la mano il lettore è portato
ad avanzare una previsione circa il fatto se Raoul colpirà o no. Il
lettore prevede p (= "Raoul colpirà Marguerite"). Come si evince
dal testo, la fabula nel suo stato successivo contraddirà questa
previsione: Raoul non colpisce Marguerite. La previsione del
lettore rimane come lo schizzo di un'altra storia che avrebbe
potuto accadere (e che narrativamente non è accaduta).
Vale la pena di sottolineare la differenza tra esplicitazione semantica
e previsione narrativa: attualizzare, di fronte al lessema |uomo|,
la proprietà di essere umano o di aver due braccia significa
assumere il mondo della storia come mondo "reale" (e quindi
come mondo in cui, sino ad affermazione contraria dell'autore,
valgono le leggi del mondo della nostra esperienza e della nostra
enciclopedia).
Prevedere invece cosa accadrà nella fabula significa avanzare ipotesi
su ciò che è "possibile".
Dal punto di vista di una semiotica testuale un mondo possibile
non è un insieme vuoto bensì un insieme pieno o un mondo
ammobiliato. Non dobbiamo parlare quindi di tipi astratti di
mondi possibili che non contengano liste di individui ma al
contrario di mondi "gravidi" di cui dobbiamo conoscere e
individui e proprietà.
Chiunque — all'inizio di un romanzo — legga che |Giovanni andò a
Parigi| è portato ad attualizzare come contenuto dell'enunciato che
da qualche parte esiste un individuo di nome Giovanni che va in una
città chiamata Parigi, città di cui si è già udito parlare al di fuori di
quel testo, perché è citata nel libro di geografia come capitale della
Francia in questo mondo. E magari la si sarà persino visitata di
persona. Ma se poi il romanzo continua |arrivato a Parigi Giovanni
andò ad abitare in un appartamento al terzo piano della Tour Eiffel|
siamo pronti a giurare che il nostro lettore, se appena appena ha
una enciclopedia consistente, deciderà che nella Tour Eiffel, in
questo mondo, non ci sono appartamenti (né muri). Con questi egli
non si lamenterà che il romanzo non "rappresenti" correttamente la
realtà: semplicemente assumerà alcuni atteggiamenti interpretativi,
deciderà che il romanzo gli sta parlando di un universo un poco
strano, in cui Parigi c'è, come nel nostro, ma la Tour Eiffel è fatta
diversamente. Si preparerà magari ad accettare l'idea che
addirittura in Parigi non ci sia il Metro, né la Senna, bensì un lago e
un sistema di sopraelevate. Farà cioè previsioni in accordo con le
indicazioni che il testo gli ha dato circa il tipo di mondo che deve
attendersi (penserà infatti: "qui accadono cose dell'altro mondo”).
Per concludere, diremo dunque che:
(i) pare difficile meccanismi di previsione sugli stati della fabula
senza costruire una nozione di mondo possibile;
(ii) questa nozione va presa come strumento semiotico;
(iii) è proprio nel tentativo di rappresentare la struttura di una
storia come Un Drame bien parisien che ci è apparso
indispensabile ricorrere ai mondi possibili.
Un mondo possibile consiste di un insieme di individui forniti di
proprietà. Siccome alcune di queste proprietà sono azioni, un
mondo possibile può essere visto anche come corso di eventi.
Siccome questo corso di eventi non è attuale ma possibile,
esso deve dipendere dagli atteggiamenti proposizionali di
qualcuno che lo afferma, lo crede, lo sogna, lo desidera o lo
prevede.
Naturalmente non ogni testo parla di un mondo possibile. Se
scrivo un libro storicamente documentato sulla scoperta
dell'America, mi riferisco a quello che definiamo il mondo
"reale". Descrivendone una porzione (Salamanca, le caravelle,
San Salvador, le Antille...) assumo come presupposto o
presupponibile tutto ciò che so sul mondo reale (diciamo, che
l'Irlanda si trova a ovest dell'Inghilterra, che in primavera
fioriscono i mandorli e che la somma degli angoli interni di un
triangolo fa centottanta gradi).
Cosa accade invece quando delineo un mondo fantastico, come
quello di una fiaba? Raccontando la storia di Cappuccetto Rosso
ammobilio il mio mondo narrativo con un limitato numero di
individui (la bambina, la mamma, la nonna, il lupo, il cacciatore,
due capanne, un bosco, un fucile, un canestro) forniti di un
numero limitato di proprietà. Alcune delle assegnazioni di
proprietà a individui seguono le stesse regole del mondo della
mia esperienza (per esempio anche il bosco della fiaba è fatto di
alberi), alcune altre assegnazioni valgono solo per quel mondo:
per esempio in questa fiaba i lupi hanno la proprietà di parlare,
le nonne e le nipotine di sopravvivere all'ingurgitazione da parte
dei lupi.
All'interno di questo mondo narrativo i personaggi assumono
atteggiamenti proposizionali: per esempio Cappuccetto Rosso
ritiene che l'individuo nel letto sia sua nonna (mentre al lettore
la fabula ha anticipatamente contraddetto la credenza della
bambina).
Un mondo possibile è un costrutto culturale. In termini molto
intuitivamente realistici. Trattandosi di costrutti culturali
dovremmo essere molto rigorosi nel definirne le componenti:
visto che gli individui vengono costruiti per addizioni di
proprietà, dovremmo considerare come primitivi solo le
proprietà.
Quindi Cappuccetto Rosso, nel quadro della storia che la
costruisce, è solo il coagulo spaziotemporale di una serie di
qualità fisiche e psichiche (semanticamente espresse come
"proprietà" ), tra cui anche le proprietà di essere in relazione
con altri coaguli di proprietà, di compiere certe azioni e di
patirne altre.
Tuttavia il testo non elenca tutte le possibili proprietà di questa
bambina: dicendoci che è una bambina affida alle nostre
capacità di esplicitazione semantica il compito di stabilire che
essa è un essere umano di sesso femminile, che ha due
gambe, eccetera. Per far questo il testo ci indirizza, salvo
indicazioni contrarie, all'enciclopedia che regola e definisce il
mondo "reale". Quando dovrà operare correzioni, come nel
caso del lupo, ci preciserà che esso "parla". Quindi un mondo
narrativo prende a prestito — salvo indicazioni in contrario —
proprietà del mondo "reale" e per far questo senza dispendio
di energie mette in gioco individui già riconoscibili come tali,
senza ricostruirli proprietà per proprietà. Il testo ci fornisce gli
individui attraverso nomi comuni o proprii.
Questo accade per molte ragioni pratiche. Nessun mondo
narrativo potrebbe essere totalmente autonomo dal mondo
reale perché non potrebbe delineare un stato di cose
massimale e consistente, stipulandone ex nihilo l'intero
ammobiliamento di individui e proprietà. Un mondo possibile
si sovrappone abbondantemente al mondo "reale"
dell'enciclopedia del lettore. Ma questa sovrapposizione è
necessaria non solo per ragioni pratiche di economia bensì
per ragioni teoriche più radicali.
Non solo è impossibile stabilire un mondo alternativo completo
ma è anche impossibile descrivere come completo il mondo
"reale". Anche da un punto di vista formale è difficile produrre
una descrizione esaustiva di uno stato di cose.
Anche il cosiddetto mondo "reale" di riferimento deve essere
inteso come un costrutto culturale.
Quando in Cappuccetto Rosso giudichiamo "irreale" la proprietà
di sopravvivere all'ingurgitamento da parte di un lupo è
perché, sia pure in misura intuitiva, rileviamo che questa
proprietà contraddice il secondo principio della
termodinamica. Ma il secondo principio della termodinamica
è appunto un dato della nostra enciclopedia. Basta cambiare
enciclopedia e varrebbe un dato diverso.
Il lettore antico che leggeva che Giona fu divorato da un pesce e
rimase tre giorni nel suo ventre per poi uscirne intatto, non
trovava questo fatto in disaccordo con la sua enciclopedia. Le
ragioni per cui noi giudichiamo la nostra enciclopedia migliore
della sua sono extrasemiotiche.
Il problema delle "proprietà necessarie"
Costruire un mondo significa assegnare date proprietà a un dato
individuo. Dobbiamo dire che alcune di queste proprietà sono
privilegiate rispetto alle altre — diciamo pure "necessarie" —
e che quindi resistono più di altre ai processi di
narcotizzazione?
le proprietà di un individuo diventano più o meno necessarie (o
accidentali) solo rispetto al topic narrativo, per cui necessità o
essenzialità sonosolo materie di comparazione contestuale.
L'essenzialità di una proprietà è topico-sensibile. È il topic
testuale che stabilisce quale debba essere la struttura minima
del mondo in discussione.
Come determinare le proprietà essenziali
Se mia suocera si chiedesse:
Cosa sarebbe accaduto se mio genero non avesse sposato mia
figlia?
la risposta sarebbe che, poiché nel suo mondo di riferimento Wo
io sono descritto (e quindi individuato) solamente come suo
genero (proprietà che l'individuo considerato dal suo
controfattuale W1 non può avere ), lei sta curiosamente
pensando a due individui diversi, di cui il secondo abbastanza
impreciso, e si sta vanamente sforzando di farli coincidere.
Se invece qualcuno (volendo, anche mia suocera) si chiedesse:
Cosa sarebbe accaduto se l'autore di questi appunti non si fosse
mai sposato?
la risposta sarebbe diversa. L'individuo considerato nei due
mondi Wo e W1, è in entrambi caratterizzato dalla proprietà di
aver scritto questi appunti. E quindi se non si fosse mai
sposato probabilmente questi appunti non avrebbero
contenuto l'esempio che stiamo discutendo ma le cose non
sarebbero cambiate molto (a meno che non si fossero
stipulate precisazioni come: "l'autore di questi appunti, che è
incapace di scrivere se non nel calore della famiglia,
eccetera"). Possiamo dire che in entrambi i mondi abbiamo a
che fare con lo stesso individuo, salvo variazione di proprietà
accidentali.
La costruzione del mondo di riferimento dipende da un topic
testuale:
Nel primo esempio il topic era
"stato civile del genero della signora Carla"
mentre nel secondo esempio era
"stato civile dell'autore di questi appunti".
Un individuo è un supranumerario rispetto a un individuo di un
altro mondo possibile se differisce da esso nelle proprietà
essenziali. Il non-genero di mia suocera è sopranumerario
rispetto al genero. L’autore di questi appunti non è
sopranumerario rispetto al non-genero di mia suocera.
Il topic testuale ha stabilito quali proprietà vadano prese in
considerazione: tutte le altre, ancorché non negate, sono
narcotizzate dall'autore e narcotizzabili dal lettore.
Nell’esempio non è pertinente se io abbia o no due gambe
(anche se non ci attendiamo che l'eventuale prosieguo del
testo lo neghi) ma è pertinente cosa voglia dire “appunti” o
“genero” .
per definire un mondo possibile come costrutto culturale
dobbiamo specificare:
(i) una famiglia di individui attuali
(ii) una famiglia di proprietà F, C, M..., attribuite agli individui;
(iii) una "specificazione di essenzialità" per ogni proprietà di
individuo, in base alla quale stabilire se una proprietà gli sia
essenziale o no;
(iv) relazioni tra proprietà (per esempio relazioni di implicitazione).
Verità necessarie
Abbiamo visto come le proprietà essenziali dipendano dal topic,
ma che dire delle verità "logicamente necessarie", come a
esempio il principio di identità?
La risposta è che queste verità non debbono venire considerate
come proprietà di individui di un mondo, ma semmai come
condizioni metalinguistiche di costruibilità delle matrici di
mondi.
Dire che tutti gli scapoli hanno essenzialmente le proprietà di
essere maschi umani adulti non sposati, significa stabilire
quali proprietà definiamo come essenziali in virtù di un certo
topic discorsivo; ma definire da un lato che è impossibile
essere insieme scapolo e sposato (postulato di significato) e al
tempo stesso asserire che alcuni scapoli sono sposati, è
quanto meno irragionevole. Possiamo concepire una matrice
di mondo in cui, per una qualsiasi ragione, non consideriamo
essenziale agli scapoli l'essere umani (per esempio
nell'espressione: "Nell'universo di Walt Disney, Paperino è
scapolo"), ma una volta stipulato che uno scapolo (anche se
non umano) è non sposato, non possiamo dire che
"nell'universo di Walt Disney, Paperino è scapolo ed è
sposato".
Se esistesse un mondo W1 in cui gli individui possono avere e
non avere allo stesso tempo la proprietà di essere rotondi,
questo mondo sarebbe incostruibile (e se si vuole
"inconcepibile": ma nel senso di strutturalmente
informulabile). Tra l'altro ci accorgiamo che questo pare il caso
dell'esempio dove mia suocera pensa a un mondo possibile in
cui un individuo, caratterizzato dal fatto di essere suo genero,
è al tempo stesso caratterizzato dal fatto di non esserlo.
Le verità logicamente necessarie non sono elementi
dell'ammobiliamento di un mondo ma condizioni formali di
costruibilità della sua matrice.
Tuttavia qualcuno potrebbe obiettare che nei mondi narrativi si
danno casi in cui le verità logiche vengono negate. Tipici in tal
senso molti romanzi di fantascienza in cui, per esempio, si
possono trovare personaggi che viaggiano all'indietro nel
tempo e non solo incontrano se stessi più giovani, ma
diventano il proprio padre o il proprio nonno. Potremmo
anche decidere che in un viaggio del genere il protagonista
scopra che 17 non è più un numero primo e trovi messe in
questione molte altre di quelle che si chiamano "verità
eterne". Non si dovrebbe allora parlare di mondi in cui le
verità logicamente necessarie non tengono più?
Ci pare però che si tratti qui di una singolare illusione narrativa.
Tali mondi non sono "costruiti", essi sono semplicemente
"nominati". Si può dire benissimo che esiste un mondo in cui
17 non è un numero primo, così come si può dire che esiste
un mondo dove esistono i verdoni mangiasassi. Ma per
costruire questi due mondi bisogna, nel primo caso, fornire le
regole in base alle quali 17 possa essere diviso, con qualche
risultato, per un numero che non sia se stesso.
In un romanzo di fantascienza in cui si asserisca che esiste una macchina
che smaterializza un cubo e lo fa riapparire più indietro nel tempo, tale
strumento viene nominato ma non costruito, cioè si dice che c'è e che
si chiama in un certo modo, ma non si dice come funziona. Esso allora
rimane un operatore di eccezione come il Donatore Magico delle favole
o Dio nelle storie di miracoli: un operatore cui si attribuisce la proprietà
di poter violare le leggi naturali (e le verità logicamente necessarie ).
Però per postulare questa proprietà si devono accettare le leggi che
essa violerebbe. Infatti per citare un operatore capace di sospendere il
principio di identità (e di far diventare di me stesso il mio proprio
padre), devo però costruire matrici di mondi in cui vale il principio di
identità, altrimenti non potrei neppure parlare di me stesso, di mio
padre, della possibile e curiosa confusione tra i due, né potrei
assegnare all'operatore "magico" questa proprietà, perché l'avrebbe e
non l'avrebbe al medesimo tempo.
Distinguiamo pertanto tra nominare, o citare una proprietà e costruirla.
In Le meraviglie del Duemila Emilio Salgari aveva immaginato
grandi elefanti metallici addetti alla pulitura delle strade, i
quali aspiravano la spazzatura con la proboscide. Per quanto
ricordo l'idea dell'aspirapolvere doveva già circolare, a quel
tempo, ma non importa: era pur sempre un modo di suggerire
una certa combinazione di proprietà per produrre un
individuo nuovo, è bastato poi ridurre l'individuo a un
elemento tubiforme aspirante e a un "ventre" o contenitore, e
la cosa è stata fatta. Si noti però che Salgari non diceva come
mai avvenisse l'aspirazione: quindi egli costruiva il proprio
individuo solo in parte e per il resto si limitava a postularlo ( a
nominarlo) come operatore d'eccezione.
I mondi della fabula
Una fabula è un mondo possibile: Cappuccetto Rosso disegna
una serie di personaggi e proprietà che sono diversi da quelli
del nostro Wo.
Se mentre parla con la mamma la bambina si immagina cosa farà
nel bosco nel caso incontrasse il lupo, questo sì, sarebbe —
rispetto al mondo W1delineato dallo stato iniziale della fabula
— un mondo possibile W2, quello cioè delle credenze e
aspettative della bambina.
Se si dice:
Ieri ero a Milano, e oggi sono a Roma
nessun dubbio che il soggetto dell'enunciazione stia parlando
"oggi" di un individuo che è lo stesso di quello di ieri, e stia
parlando di due stati dello stesso mondo.
Se invece si dice:
Se ieri non fossi partito da Milano oggi non sarei a Roma
si sta delineando "oggi", nel mondo reale del parlante, uno stato
di cose possibile (che di fatto non si è realizzato) e il problema
sarà semmai di stabilire se alla luce del topic testuale l'io in
questione in entrambi i mondi è lo stesso individuo o un
individuo-supranumerario.
Proprietà S-necessarie
Se riassumiamo in macroproposizioni di fabula l'inizio di Un drame bien
parisien possiamo trarne la seguente descrizione di stato di cose:
In un periodo intorno al 1890 c'era a Parigi un uomo chiamato Raoul.
Esso era il marito di Marguerite.
Il lettore, ricorrendo alla propria enciclopedia, realizza che Parigi è un
individuo del proprio Wo di riferimento e che 1890 è uno degli stati
dello stesso mondo. Fino a prova contraria (estensioni
parentetizzate) il lettore assumerà che esiste una omologia di fondo
tra WN e Wo. Ma cosa deciderà a proposito di Raoul? Per quel che
ne sa esso è descritto come l'individuo che ha le sole proprietà di
essere maschio umano adulto e di vivere a Parigi intorno al 1890.
Fortunatamente, subito dopo, viene detto che Raoul è sposato a
Marguerite. Questo è sufficiente a individuare Raoul all'interno
della fabula senza possibilità di errore. Ci possono essere altri
maschi umani adulti che vivono a Parigi in quell'epoca (e magari
hanno tutti la proprietà di chiamarsi Raoul) ma solo questo ha la
proprietà di essere sposato a quella Marguerite di cui il testo ci
parla.
Raoul non può essere identificato senza Marguerite e Marguerite non
può essere identificata senza Raoul. Questo è il modo in cui
eminentemente identifichiamo gli x in un testo narrativo.
È il modo in cui identifichiamo i supranumerari rispetto a Wo. Infatti
per Parigi non abbiamo bisogno di questa identificazione incrociata:
esso è già abbondantemente identificato nell'enciclopedia. Ma per
Raoul e Marguerite non possiamo fare diversamente.
Chiamiamo allora queste relazioni che valgono solo all'interno della
fabula, relazioni S-necessarie, ovvero proprietà strutturalmente
necessarie. Esse sono essenziali all'identificazione degli individui
supranumerari della fabula.
Una volta identificato come il marito di Marguerite Raoul non potrà
mai più essere separato dalla propria controparte: potrà divorziare
in un WNSn, ma non cesserà di aver la proprietà di essere colui che in
un WNS1 è stato marito di Marguerite.
Proprietà S-necessarie e proprietà essenziali
Raoul è un uomo e Marguerite una donna. Si tratta di proprietà
essenziali già riconosciute a livello di strutture discorsive e
accettate dalla fabula. Ora le proprietà S-necessarie non
possono contraddire le proprietà essenziali, perché anche le
proprietà S-necessarie sono vincolate semanticamente. Vale a
dire che se tra Raoul e Marguerite vale la relazione Snecessaria rSm essa appare nella fabula come relazione M di
matrimonio (rMm) ed è vincolata semanticamente in quanto,
a termini di enciclopedia 1890, ci si può sposare solo tra
persone di sesso diverso: quindi non si può stabilire che Raoul
è S-necessariamente sposato a Marguerite e poi sostenere
che essi siano entrambi maschi
Ma se le proprietà S-necessarie non possono contraddire le
proprietà essenziali, esse possono contraddire quelle
accidentali, e in ogni caso i due ordini di proprietà non sono
strutturalmente dipendenti. Raoul è necessariamente sposato
a Marguerite ma solo accidentalmente prende un coupé per
tornare a casa da teatro. Poteva anche tornare a casa a piedi e
la storia non sarebbe cambiata granché. Si noti che se il topic
testuale non fosse stato quello che è, ma fosse stato affine a
quello del Fiacre n. 13 — se cioè tutta la storia fosse stata
incentrata su un misterioso oggetto, il coupé, da ritrovare a
ogni costo, sia Raoul che quel coupé sarebbero stati legati da
relazione S-necessaria.
Per concludere, in un WN gli individui supranumerari sono
identificati attraverso le loro proprietà S-necessarie, che
rappresentano relazioni di stretta interdipendenza cotestuale.
Esse possono o meno coincidere con le proprietà attribuite
agli stessi individui come essenziali, ma in ogni caso non
possono contraddirle. Le proprietà accidentali non sono prese
in stretta considerazione dal mondo della fabula e sono
considerate solo a livello delle strutture discorsive1.
1. Il che vale a dire che, non appena una proprietà si salva nel corso del lavoro
di riduzione dalle strutture discorsive a macroproposizioni narrative, essa
risulta strutturalmente necessaria.
Relazioni di accessibilità tra Wo e WN
La comparazione tra mondo di riferimento e mondo narrativo
può assumere forme diverse:
1) Il lettore può comparare il mondo di riferimento a stati diversi
della fabula, cercando di capire se quanto avviene in essi
risponda a criteri di verisimiglianza. In tal caso il lettore
assume gli stati in questione come mondi possibili.
2) Il lettore può paragonare un mondo testuale a diversi mondi di
riferimento: si possono leggere gli eventi narrati nella Divina
Commedia come "credibili" rispetto all'enciclopedia
medievale e come leggendari rispetto alla nostra. In tal modo
si attuano anche operazioni di "veridizione“ imputando
veridicità o meno a certe proposizioni, cioè riconoscendole in
quanto proposte come vere o false.
3) A seconda del genere letterario, il lettore può costruire diversi mondi
di riferimento ovvero diversi Wo.
Un romanzo storico chiede di essere riferito al mondo dell'enciclopedia
storica mentre una favola chiede al massimo di essere riferita
all'enciclopedia dell'esperienza comune, perché noi si possa godere
delle varie inverosimiglianze che propone. Quindi si accetta che una
favola racconti che mentre regnava il Re Roncisbaldo (storicamente
mai esistito, ma il fatto è irrilevante) una fanciulla si sia trasformata in
una zucca (inverosimile secondo il Wo dell'esperienza comune: ma
questa discrepanza tra Wo e WN deve venir presa in considerazione
proprio per godere della favola). Invece se leggo un romanzo storico e
trovo che vi si nomina un re Roncisbaldo di Francia, la comparazione al
Wo dell'enciclopedia storica produce una sensazione di disagio, che
prelude al riaggiustamento dell'attenzione cooperativa:
evidentemente non si tratta di un romanzo storico ma di un romanzo
di fantasia. Dunque l'ipotesi formulata sul genere narrativo determina
la scelta costruttiva dei mondi di riferimento
Dire però che dall'interno di un certo mondo narrativo non si può
concepire o costruire il mondo di riferimento del lettore
sembrerebbe in sé una ovvietà. Come dire che Cappuccetto Rosso
non è in grado di concepire un universo in cui c'è stata la II guerra
mondiale. La cosa però è meno sciocca di quel che sembra.
Tanto per cominciare, perché nell’esempio in cui mia suocera si
chiedeva cosa sarebbe accaduto di suo genero se non avesse
sposato sua figlia, ci pareva così bizzarro. Mia suocera avrebbe
costruito il suo mondo di riferimento come un testo, definendo me
stesso solo nei termini di una relazione S-necessaria con lei e non
riuscendo a concepirmi altrimenti. È naturale che nel pensare a un
mondo possibile W1 in cui io fossi e non fossi contemporaneamente
suo genero, si trovava in una situazione impossibile. Quell’esempio
appariva dunque bizzarro perché lasciava intravvedere una
tendenza, da parte dell'ipotetico soggetto, a costruire il mondo
della propria esperienza come un mondo irreale, più affine a quelli
della fantasia che a quelli che si formulano nel corso del nostro
vivere quotidiano. Che è quanto accade al malato di cui si dice che
vive in un mondo tutto suo.
Relazioni di accessibilità tra WNc e WN
WNc indica i mondi degli atteggiamenti proposizionali dei personaggi.
Quindi un dato WNcS1 dipinge il possibile corso di eventi come è
immaginato (sperato, voluto, asserito e così via) da un determinato
personaggio c nello stato S1.
Un personaggio può avanzare previsioni e formulare mondi sia a livello di
strutture discorsive che a livello di strutture narrative. Come abbiamo
visto i mondi delineati dal personaggio a livello di strutture discorsive
possono concernere proprietà accidentali trascurate dalla fabula.
Nel corso delle strutture discorsive i personaggi possono immaginare o
volere tante cose (contraddette o meno che siano dagli eventi
successivi); il testo mette in gioco questi loro atteggiamenti
proposizionali per delinearne la psicologia. Il personaggio pensa che la
data persona verrà, quella non viene, il personaggio riconosce la falsità
della propria previsione, la abbandona.
Nessun problema di identificazione attraverso mondi. L'identificazione è
attuabile.
Ma ci sono casi invece in cui gli atteggiamenti proposizionali dei
personaggi riguardano le relazioni S-necessarie della fabula.
Quando Edipo crede di non aver nulla a che vedere con la
morte di Laio, noi ci troviamo di fronte a una credenza che ha
due caratteristiche: (i) concerne proprietà indispensabili allo
sviluppo della fabula e (ii) concerne relazioni S-necessarie
(Edipo altro non essendo, narrativamente, che quel
personaggio che ha ucciso suo padre e sposato sua madre
senza saperlo ). Naturalmente essere S-necessario ed essere
indispensabile allo sviluppo della fabula sono la stessa cosa, a
questo punto dovrebbe essere chiaro.
Edipo deve "gettare via" il mondo delle sue credenze. Visto che
quello da prendere in cambio è assai meno gradevole, e visto
che sul mondo creduto egli aveva edificato la propria salute
mentale, ecco una buona ragione per diventare pazzo.
Come era possibile essere così cieco da non avvedersi di quanto
il mondo delle proprie credenze fosse inaccessibile al mondo
della realtà? La rabbia e la disperazione vengono
incrementate dal fatto che, se a livello di fabula i mondi sono
mutuamente inaccessibili, a livello di strutture discorsive a
Edipo erano state date tante tracce evidenti per costruirsi un
mondo doxastico più accessibile a quello finale della fabula ...
Se Edipo ci fosse riuscito, i due mondi WNc e WN sarebbero
accessibili, come sono accessibili i mondi doxastici che il bravo
detective costruisce per adeguare sia il mondo della fabula sia
il mondo delle intenzioni dell'assassino. Ma Edipo re è
appunto la storia di una indagine fallita.
Relazioni di accessibilità tra WR e WN
I mondi delineati dalle previsioni del lettore sono sottoposti alle
stesse regole di accessibilità:
(i) il mondo delle aspettative del lettore può essere paragonato
allo stato della fabula che lo verifica (sempre e soltanto, come
già si è detto, successivo alla previsione);
(ii) anche il lettore può avanzare previsioni minori e parziali nel
corso della attualizzazione delle strutture discorsive, e il fenomeno non ha un andamento diverso da quello che concerne i
mondi possibili del personaggio;
(iii) quando i mondi possibili delineati dal lettore riguardano
proprietà S-necessarie, il suo mondo è accessibile al mondo
della fabula, e viceversa, solo se si verifica isomorfismo tra i
due mondi. Altrimenti egli deve "gettar via" la propria
previsione e accettare lo stato di cose definito dalla fabula.
Si è detto però che un testo prevede e calcola i possibili comportamenti del Lettore Modello, che la sua possibile
interpretazione fa parte del processo di generazione del testo.
Come si può allora affermare che le previsioni del lettore
vengono rifiutate? A questo proposito bisogna fare attenzione
a non confondere i meccanismi del testo nel suo complesso coi
meccanismi della fabula.
In Drame si vedrà come il testo, a livello discorsivo, inviti il lettore
a disporsi in modo da fare false previsioni, e poi a li vello di
fabula gliele contesti. Il caso di Drame è anzi più complesso
perché, come vedremo, le false previsioni del lettore vengono
ambiguamente prese in carico dalla stessa fabula, nel
momento stesso in cui le contraddice. Ma quanto si è detto
vale per testi più "normali", per esempio un romanzo
poliziesco, dove le strutture discorsive traggono in inganno il
lettore (per esempio facendogli apparire come ambiguo e
reticente un certo personaggio) per spingerlo ad avanzare
previsioni avventate; interverrà poi lo stato finale della fabula
a obbligare il lettore a "buttar via" la propria previsione. Si
stabilisce così una dialettica tra inganno e verità a due diversi
livelli testuali.
In Drame si vedrà come il testo, a livello discorsivo, inviti il lettore
a disporsi in modo da fare false previsioni, e poi a li vello di
fabula gliele contesti. Il caso di Drame è anzi più complesso
perché, come vedremo, le false previsioni del lettore vengono
ambiguamente prese in carico dalla stessa fabula, nel
momento stesso in cui le contraddice. Ma quanto si è detto
vale per testi più "normali", per esempio un romanzo
poliziesco, dove le strutture discorsive traggono in inganno il
lettore (per esempio facendogli apparire come ambiguo e
reticente un certo personaggio) per spingerlo ad avanzare
previsioni avventate; interverrà poi lo stato finale della fabula
a obbligare il lettore a "buttar via" la propria previsione. Si
stabilisce così una dialettica tra inganno e verità a due diversi
livelli testuali.
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