“Analisi dei bisogni sociali e
mappatura dei territori”
Orazio Giancola
Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche
Università di Roma “Sapienza”
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Di cosa parleremo oggi …
a) Definizione di bisogno sociale;
b) L’analisi dei bisogni/problemi dei destinatari e
dei singoli servizi e progetti realizzata dagli
enti gestori (pubblici e/o privati);
c) Le metodologie di analisi e valutazione
multi‐dimensionale.
ll bisogno sociale è
complesso e multidimensionale
Va affrontato mediante un intenso lavoro di
confronto e negoziazione tra i diversi attori. Si
tratta di una programmazione che procede per
passi, al fine di riuscire a valorizzare ed
ottimizzare tutte le risorse disponibili del
territorio.
Il bisogno sociale è
complesso e multidimensionale
Il territorio (la “zona”) non è solo il luogo in cui gli
interventi si realizzano, ma diviene termine di
riferimento di tutti i processi relativi alle politiche e ai
servizi socio‐sanitari (programmazione, progettazione e
implementazione).
Si tratta appunto di una policy fondata su di un rapporto
di comprensione e valorizzazione del territorio e la
programmazione sociale deve porre al centro questo
ultimo con i suoi fattori di rischio e le sue fragilità, ma
anche con i suoi punti di forza e le sue potenzialità che
devono quindi essere messe in luce.
Il bisogno sociale è
complesso e multidimensionale
Il concetto di bisogno può essere considerato “un
classico” delle scienze sociali. La sociologia e l’economia
in particolare ne fanno un cardine delle rispettive
analisi e spiegazioni del funzionamento delle società
umane.
Spesso a tal riguardo viene citata la celebre “Teoria dei
bisogni umani” di Maslow, che tratta dell’ esistenza di
una scala di esigenze che va da quelle fisiologiche a
quelle di sicurezza e via via sino a quelle principali,
legate all’ autostima e all’ auto‐ realizzazione.
Il bisogno sociale è
complesso e multidimensionale
Bisogni di primo livello, vale a dire bisogni
fondamentali, nel senso del loro legame con la
vita fisiologica, affettiva e cognitiva nelle sue
espressioni più semplici.
Bisogni di secondo livello, ovvero bisogni sociali
elementari relativi alla salute, all’ alimentazione,
all’ informazione, all'accesso ai servizi.
Bisogni di terzo livello, ovvero riguardanti aspetti
più sofisticati dell’ esistenza umana.
Il bisogno sociale è
complesso e multidimensionale
E’ indispensabile distinguere, inoltre, tra:
- bisogni espressi (le domande espresse devono essere
analizzate in relazione alla necessità di una loro
soddisfazione);
- bisogni che non corrispondono alle domande espresse
(occorre valutare la domanda riconducibile al bisogno
connesso);
- bisogni inespressi (necessitano di un’azione di
sensibilizzazione e informazione per far emergere la
consapevolezza da parte dei potenziali interessati e/o di
quanti possono aiutarli ad esprimere le proprie esigenze).
Le relazioni che si possono determinare
tra bisogni, domanda e offerta di servizi
Quali sono i bisogni da analizzare?
Quali modalità e strumenti mettiamo a
disposizione degli utenti per consentire
loro di farci conoscere i propri bisogni?
Come si concretizza la domanda
espressa?
Quali tecniche consentono di tradurre
tale variegata analisi in sintesi che
possano efficacemente supportare il
decisore nelle scelte di programmazione
dei servizi?
In questa sede è possibile definire in modo sintetico alcuni passaggi
utili per l’avvio in sede locale di un percorso di analisi dei bisogni:
analisi della domanda sociale: si prende in considerazione la
domanda sociale proveniente dal territorio e che si esprime
attraverso il censimento dei cittadini che fanno ricorso ad un
servizio di informazione/assistenza e di quelli in carico ai servizi;
analisi del sistema di offerta: tale analisi deve tener conto della
dimensione dei servizi offerti in termini di risorse umane
(operatori) a disposizione, delle prestazioni esigibili (assistenza
economica, tecnico‐professionale, ecc.), delle risorse
economiche disponibili. La dimensione delle risorse informali di
solidarietà presenti sul territorio (famiglie, gruppi di auto‐aiuto,
organizzazioni di volontariato, imprese sociali);
analisi dei bisogni sommersi: la stima delle persone o famiglie in
stato di bisogno che, per diversi motivi, non si rivolgono ai servizi
territoriali per la presenza di ostacoli nell’ accesso; come
barriere fisiche, burocratiche, organizzative, per la scarsità di
informazioni, per la mancanza di orientamento, per dignità
personale, riservatezza.
L’analisi seppure sia in linea di massima riconducibile a
un’attività di ricerca sociale, deve essere uno strumento
pratico e concreto, per questo, è importante soddisfare i
seguenti requisiti:
· fare in modo che il processo di analisi dei bisogni sia in
stretto rapporto con il processo di pianificazione, in modo
che esso porti veramente ad un miglioramento dei servizi
offerti;
· avere un approccio necessariamente multidisciplinare, con
approfondimenti sia quantitativi che qualitativi;
· coinvolgere i diversi portatori di interesse (professionisti dei
servizi, utenti, famiglie, volontari);
· reperire dati e informazioni di buona qualità a livello locale
sui servizi esistenti, sull’incidenza e la prevalenza di una
certa condizione nella comunità nei gruppi beneficiari di un
programma/servizio, sull’efficacia degli interventi.
Le fonti della
conoscenza socio-economica
Dati
primari
Dati
secondari
Tecniche
quantitative
Tecniche
qualitative
Questionario,
Sondaggio
Survey
Interviste,
Osservazioni,
etc.
Banche dati
Documenti;
Testi, etc.
La raccolta di dati quantitativi per realizzare una prima
rappresentazione del problema
I programmatori/decisori che intendono attivare
processi di analisi partecipata dei problemi,
possono arrivare, attraverso le tradizionali fonti
informative presenti (raccolte di dati anagrafici,
socio‐economici, geo‐morfologici) a definire un
quadro sintetico, che fornisca una prima
“rappresentazione” del problema specifico che
si vuole approfondire.
La raccolta di dati quantitativi per realizzare una prima
rappresentazione del problema
I dati quantitativi utili, da raccogliere in relazione al territorio, alla comunità,
al problema del gruppo sociale che interessa approfondire, riguardano
problemi di ordine relazionale, sociale, culturale, economico.
Tali dati andrebbero selezionati e scelti secondo i seguenti criteri:
 le caratteristiche del territorio e della comunità (in particolare: dinamica e
struttura del a popolazione; profilo socio‐economico del territorio; salute e
stili di vita);
 le caratteristiche dei destinatari (in particolare: sesso; età; condizione
economiche; condizioni familiari; stato di salute; tipologie di bisogni);
 i fattori inerenti il sistema di offerta già esistente (in particolare: servizi
socio‐sanitari disponibili; livello di copertura dei servizi socio‐sanitari,
risorse delle reti familiari, di vicinato e di comunità; barriere che limitano
l’accesso ai servizi).
In presenza di dati aggregati a livello territoriale è possibile migliorare la comprensione
della realtà attraverso indicatori statistici, ovvero strumenti che valutano in maniera
indiretta il livello di un fenomeno sociale complesso che non può essere misurato in modo
diretto (qualità della vita, benessere sociale).
Più precisamente gli indicatori
rappresentano la traduzione numerica di
concetti specifici che consentono di
analizzare un fenomeno di più ampia e
complessa articolazione.
Ogni indicatore risulta specificato da un’opportuna
definizione operativa che permette di smontare tale
concetto in elementi empiricamente osservabili,
misurabili e processabili statisticamente.
Risultato di un indicatore sociale è pertanto un’informazione
quantitativa su un fatto sociale, utile a chiarire il fenomeno stesso.
Gli indicatori
• Gli indicatori sono quindi strumenti quantitativi di
analisi risultanti dall’aggregazione, dalla
combinazione e dalla ponderazione di dati grezzi
precedentemente raccolti.
• Affinché l’informazione di sintesi fornita sia utile è
necessario che il valore assunto non sia assoluto ma
relativo, ovvero possa essere confrontato con valori
assunti in tempi e contesti territoriali diversi o
confrontato con valori di riferimento assunti come
standard.
Gli indicatori
· descrittivi: costruiti per rendere esplicito lo stato dei fenomeni sociali
senza presupporre un quadro teorico concettuale a cui fare riferimento (es.
indicatori di input valutano le risorse impiegate per conseguire determinati
obiettivi).
· esplicativi :costruiti per cercare di interpretare la realtà sociale, hanno pertanto
come riferimento uno schema concettuale che consente di stabilire dei legami
tra gli indicatori e il fenomeno oggetto di studio.
· normativi: orientati ai problemi da risolvere e utili per guidare gli interventi
programmati.
· predittivi:costruiti per fornire l’indicazione della tendenza evolutiva (incremento
o decremento) del fenomeno in esame.
Un distinzione fondamentale … 1/2
È necessario distinguere l’analisi secondaria con
dati individuali (su campioni specifici, su
popolazioni censuarie, etc.) dall’analisi secondaria
per indicatori (su unità territoriali di vario livello).
Nel secondo caso si parla di analisi di dati
“ecologici” o “territoriali” (nella ricerca sociale i
dati ecologici identificano le variabili che
presentano come unità di analisi un territorio –
nazioni, regioni, provincie, collegi elettorali, ecc.).
Un distinzione fondamentale … 2/2
L’analisi ecologico/territoriale permette di cogliere
le tendenze di fondo di una società, la statica e la
dinamica dei fenomeni sociali: la dimensione
demografica, il livello di istruzione, la diffusione
dei servizi sanitari e assistenziali, la diffusione di
patologie, etc.
L’indagine con questionario
In assenza di dati primari (statistiche ufficiali) o quando questi presentano un’inadeguata
disaggregazione territoriale, può essere necessaria la realizzazione di una rilevazione ad
hoc, attraverso la strutturazione di una griglia o un questionario per la raccolta dei dati o
delle informazioni.
Tenuto conto della numerosità ed eterogeneità della popolazione su cui condurre la
ricerca, è possibile raccogliere le percezioni di tutta la popolazione (osservazione
totalitaria) oppure di un campione rappresentativo di tale popolazione (osservazione a
campione). Poiché spesso risulta dispendioso condurre una rilevazione sulla popolazione
totale, frequentemente si individua un campione, sul quale si effettua l’indagine.
Uno degli strumenti più utilizzati in questi casi sono i questionari, strumenti di raccolta
delle informazioni che prevedono un insieme strutturato di domande e relative modalità
di risposta definite a priori da chi lo costruisce. Il questionario consente la misurazione di
un fenomeno in modo quantitativo, in quanto consente di raccogliere in maniera
uniforme le informazioni sui temi oggetto di indagine e di confrontare le risposte tra loro
(in particolare i questionari strutturati con domande a risposta chiusa).
La ricerca qualitativa per approfondire
la conoscenza del problema
Sulla base delle informazioni di ordine quantitativo raccolte, è possibile sviluppare
“affondi conoscitivi” con i soggetti coinvolgibili (stakeholder).
I risultati, proprio perché legati a specifici punti di vista, non sono statisticamente
generalizzabili. In queste situazioni il ricercatore (o chi conduce l’analisi) deve immergersi,
non deve rimanere uno spettatore impassibile; ben conscio però che la sua soggettività
andrà ad influire sulla rilevazione dei dati che sta compiendo.
Questo elemento non deve essere avvertito come una fonte inquinante, ma come una
risorsa, perché è in grado di rivelare la presenza di elementi che sfuggono invece ad ogni
determinazione di tipo “oggettivo”/quantitativo.
Si tratta di realizzare una serie di approfondimenti che consentano di conoscere aspetti
dei processi e dei fenomeni che insistono sul territorio altrimenti non ottenibili attraverso
rilevazioni di tipo statistico‐quantitativo.
In base agli obiettivi del percorso di analisi è possibile utilizzare sia tecniche individuali sia
di gruppo.
I metodi di raccolta diretta dei dati
Bassa
replicabilità
Interviste
Alto impatto
nella raccolta dei
dati
Focus Groups
Delphi
Massima
Standardizzazione
Minima
Standardizzazione
Medio impatto
nella raccolta dei
dati
Indagine con
questionario
/Survey
Alta
replicabilità
Bibliografia minima
• Piergiorgio Corbetta, “Metodologia e tecniche della Ricerca sociale”, Il
Mulino, Bologna, 2004.
• Ferruccio Biolcati-Rinaldi, Cristiano Vezzoni, “L'analisi secondaria nella
ricerca sociale Come rispondere a nuove domande con dati già raccolti”, Il
Mulino, Bologna, 2012.
• Federica Pintaldi, “Come si analizzano i dati territoriali”, Franco Angeli,
Milano, 2009.
• Federica Pintaldi, “Come si interpretano gli indici internazionali. Guida per
ricercatori, giornalisti e politici”, Franco Angeli, Milano, 2011.
• Pitrone M.C., 2007, La valutazione scalare degli atteggiamenti e delle
opinioni, in Cannavò L., Frudà L., 2007, Ricerca sociale. Dal progetto
dell’indagine alla costruzione degli indici, Roma, Carocci.
• Pitrone M.C., (varie ed.), Sondaggi e interviste. Lo studio dell'opinione
pubblica nella ricerca sociale, Milano, Franco Aneli
• Teresio Poggio, “L’analisi secondaria dei dati quantitativi: opportunità,
problemi, fonti” in: LaboR (a cura di) “Le ricerche di Petronilla. Una guida
alle fonti statistiche per l’analisi secondaria nella ricerca sociale”, Quaderni
del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, Università di Trento,
2007.
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