PADRE CRISTOFORO BOVE
(21 luglio 1948 - 4 ottobre 2010)
Francescano Conventuale
MAESTRO DI VITA
Convento e parrocchia di Santa Dorotea in Roma
Convento e parrocchia di Sant’Antonio in Sant’Anastasia
PADRE CRISTOFORO BOVE
(21 luglio 1948 - 4 ottobre 2010)
Francescano Conventuale
MAESTRO DI VITA
Convento e parrocchia di Santa Dorotea in Roma
Convento e parrocchia di Sant’Antonio in Sant’Anastasia
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LA SUA VITA
Padre Cristoforo Bove è morto al Policlinico Gemelli di Roma alle ore
5.10 di lunedì 4 ottobre 2010, solennità liturgica del Serafico Padre San
Francesco. Aveva 62 anni. Era nato infatti a Santa Anastasia –Napoli- il 21
luglio 1948 da Francesco e Rosaria Maione.
Scuole medie a Ravello ( 1960-1961) e a Nocera Inferiore ( 1961- 1963),
il giovane Gennaro- era questo il nome di battesimo- frequentava i due
anni di ginnasio a Portici ( 1963-1965). Dopo l’anno di noviziato a Montella
( 1965-1966), emetteva la professione semplice il 4 ottobre 1966. Tre anni
di studi liceali a Santa Anastasia - dal 1966 al 1969- e poi, gli studi di filosofia e di teologia presso la Pontificia Facoltà Teologica di San BonaventuraSeraphicum dal 1969 al 1975. Veniva ordinato sacerdote, dopo aver
emesso la professione solenne a Roma il 23 settembre 1973, a Santa
Anastasia nella parrocchia francescana conventuale di Sant’Antonio il 4
ottobre 1976 dal Vescovo di Nola mons. Guerino Grimaldi, divenuto poi
Arcivescovo di Salerno- Campagna- Acerno.
Licenzia in Teologia al Seraphicum e laurea in Storia ecclesiastica
medievale alla Pontificia Università Gregoriana, - dal 1976 al 2010- per 34
anni dimorava prima presso il convento della Vigna alle Terme di
Caracolla e poi presso il convento-parrocchia di Santa Dorotea a Porta
Settimiana in Trastevere, come collaboratore parrocchiale.
Prima Consultore e poi Relatore della Congregazione delle Cause dei
Santi, Padre Bove era ordinario di storia della Chiesa alla Pontificia Facoltà
Teologica di San Bonaventura in Roma. Insegnava anche all’Università
Gregoriana e all’Antonianum. Membro della Deputazione di Storia Patria
in varie regioni, curava, tra tante altre, le cause di canonizzazione di San
Pio da Pietrelcina e della svedese beata Elisabetta Hesselblad. Scriveva di
storia ecclesiastica e di francescanesimo, ed aveva, al suo attivo, una
ventina di volumi e numerosi interventi di dizionaristica nazionale e internazionale. Conosceva le lingue antiche della Chiesa – greco, latino e
paleoslavo - e possedeva un buon corredo di quelle moderne.
Gli stavano particolarmente a cuore le sue ultime pubblicazioni con le
Edizioni San Paolo: Il presepe. Dalla storia un inno alla vita ( Cinisello
Balsamo 2007, pag. 70) e Brigida di Svezia. Una donna sui sentieri
dell’Europa. ( Cinisello- Balsamo 2009, pag. 128).
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DAL DIARIO DI PADRE CRISTOFORO BOVE
ANNO 2010: NEL NOME DEL SIGNORE PERCHÉ IL SUO NOME È SANTO
ANNO 2011: IL SIGNORE È IL MIO PASTORE, NON MANCO DI NULLA
ANNO DELLA SELVA OSCURA E DELLA VALLE TENEBROSA
(Salmo 23)
16 luglio 2010 venerdì Roma, clinica Pio XI
Madonna del Carmine, festa al pio paese (a Capodivilla)
È cominciata la mia discesa tra le ombre; il mio sentiero mi porta verso
la Madre terra, un giorno le mie ceneri, riposeranno come frammenti invisibili nel grembo della Terra. Amo pensare poter riposare nel piccolo cimitero del mio paese, sorvegliato dai cipressi e dal Vesuvio che sovrasta
minaccioso; ma sono qui i miei antenati, le ceneri dalle quali io stesso fui
generato, è il luogo del mio riposo, altrove mi sentirei in esilio.
È un sentiero che non mi incute paura,anzi spero percorrerlo con serenità fino alla totale riconciliazione col Signore, con il mondo e con me stesso. Sono stato bene su questa Terra, e non mi dispiace continuare a vivere come cenere. Terra alla terra, ceneri alla ceneri.
Su tutto veglia la luce di Dio.
Sento che cominciano ad interessarmi poche cose, gli orizzonti si tingono di tranto, il corpo è più quieto in tutto: nel bere, nel mangiare, nella
cura di sé, i rumori si attenuano ed è veramente bello lasciarsi fasciare da
questa freschezza insolita.
Benedetto sia questo dono della mitezza, che mi rende amoroso custode della Terra.
… Buona notte, Signore
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LAUDATO SII MI SIGNORE
PER SORA NOSTRA MORTE CORPORALE
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NELLO SPLENDORE DELLA BASILICA DI SAN PIETRO
L’OMELIA DELL’ARCIVESCOVO AMATO
Il giorno dopo la sua morte beata presso l’altare della Cattedra della
Basilica di San Pietro, si svolgevano - pomeriggio di martedì 5 ottobre - le
solenni esequie del Padre Cristoforo Bove, O. F. M. Conv., Relatore della
Congregazione della Cause di Santi, presiedute dall’Arcivescovo Angelo
Amato, Prefetto della Congregazione. In presbiterio partecipava il
Cardinale Prefetto emerito José Saraiva Martíns. Con Mons. Amato concelebravano l’Arcivescovo Segretario Mons. Michele Di Ruberto, il
Vescovo Gianfranco Girotti, O. F. M. Conv., Reggente della Penitenzieria
Apostolica; Mons. Piergiuseppe Vacchelli, Segretario aggiunto della
Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli con incarico di
Presidente delle Pontificie Opere Missionarie, il Vescovo eletto Mons.
Enrico Dal Covolo, Rettore della Pontificia Università Lateranense. 136 i
sacerdoti concelebranti.
In prima fila le sorelle di Padre Bove: Anna, Nunzia e Luisa, le nipote e i
nipoti, gli amici e i conoscenti giunti da ogni parte.
Questo è il testo dell’omelia dell’Arcivescovo Prefetto Angelo Amato:
“Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio”. Queste parole della prima lettura sono per noi fonte di speranza e di certezza in quest’ora particolare, che
ci vede riuniti per dare l’ultimo affettuoso saluto a padre Cristoforo Bove.
Anche la sua anima è ora “nelle mani di Dio”. Con lui abbiamo condiviso il
percorso della sua vita durante gli ultimi anni, siamo stati testimoni del suo
impegno nel lavoro come Relatore della nostra Congregazione delle Cause
dei Santi, abbiamo conosciuto le sue preoccupazioni e soprattutto siamo
stati partecipi, negli ultimi mesi, della sua lunga e sofferta “via crucis”, vissuta
con grande serenità e con profonda accettazione della volontà di Dio.
Ma chi era padre Cristoforo Bove? Prima di tutto qualche notizia di
carattere biografico Nato a Sant’Anastasía (prov. Napoli) il 21 luglio 1948,
dopo i primi studi effettuati nel suo paese natale, entra tra i frati conventuali della Provincia di Napoli. Dopo l’anno di noviziato emette la professione temporanea il 4 ottobre 1966, e quella solenne il 23 settembre 1973.
Dopo gli studi di filosofia e teologia compiuti al Seraphicum dal 1969 al
1974, riceve l’ordinazione sacerdotale il 4 ottobre 1976. Studia Storia
Ecclesiastica presso la Pontificia Università Gregoriana, dove si laurea il 5
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dicembre 1979 con una tesi su “Il problema dell’iconografia francescana:
le scene della passione di Cristo nella Basilica di Assisi. Rapporto tra immagine e parola”. L’anno successivo viene nominato Consultore della
Congregazione delle Cause dei Santi, compito che egli svolge insieme a
quello di professore ordinario di Storia della Chiesa presso la Pontificia
Facoltà di Teologia del Seraphicum e di professore incaricato presso la
Pontificia Università Antonianum. Il 24 gennaio 1990 riceve la nomina di
Relatore dello stesso Dicastero. Numerose sono in questo periodo le sue
pubblicazioni, riguardanti tematiche connesse sia al lavoro svolto in qualità di Relatore, sia soprattutto relativa alla storia e alla spiritualità francescana. Dopo 20 anni di assiduo e faticoso lavoro, ha reso la sua anima a
Dio lunedì mattina, 4 ottobre 2010.
Piú che queste poche notizie biografiche, ad aver lasciato una profonda traccia in quelli che l’hanno conosciuto e con lui hanno lavorato e vissuto, sono le qualità umane, culturali e religiose di padre Cristoforo.
L’ultimo lavoro da lui pubblicato riguarda il tema della fraternità e conventualità francescana, che forse può essere considerato a questo punto
come un suo testamento spirituale. In realtà è stato proprio lo spirito fraterno ad aver caratterizzato i suoi rapporti interpersonali, in modo particolare, per quanto riguarda il suo lavoro presso la Congregazione delle Cause
dei Santi, le sue relazioni con i numerosi postulatori e postulatrici e con i
loro rispettivi collaboratori esterni. Il suo spirito fraterno era d’altra parte
coadiuvato da doti naturali di grande rilievo, quali un carattere aperto e
gioviale, un grande equilibrio umano e una radicata serenità interiore,
che traspariva in tutte le vicende della sua vita. Tali doti erano affinate da
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una grande cultura storica e teologica e da profonda spiritualità che,
esemplata sulle orme di Francesco d’Assisi, considerava e accettava tutti
coloro che incontrava con profondo spirito fraterno.
Come risulta dal breve profilo biografico di padre Bove, la data del 4
ottobre, giorno della festa del suo e nostro Serafico Padre, ricorre spesso
nella sua vita. Il 4 ottobre 1966, con l’emissione della professione, egli ha
intimamente legato se stesso alla sequela di Francesco d’Assisi e all’impegno di conformare la sua vita a quella del Poverello. Il 4 ottobre 1976 ha
ricevuto l’ordinazione sacerdotale, assumendo la missione di uniformarsi a
Cristo vittima e sacerdote e di portare il suo nome e il suo messaggio al
mondo intero. Ieri, 4 ottobre 2010, ha cantato con san Francesco l’ultima
strofa del “Cantico delle Creature”, lodando Dio “per sora nostra morte
corporale”. Prima di morire, Francesco d’Assisi volle aggiungere ancora
una strofa al suo “Cantico”. “Laudato sii mi Signore per quelli che sostengono infirmitate e tribulazione. Beati quelli ch’el sosterranno in pace, che
da Te Altissimo saranno incoronati”.
Beato te, padre Cristoforo, a cui la vita non ha risparmiato infermità e
malattie, soprattutto negli ultimi anni e in particolare negli ultimi mesi da
aprile ad agosto, da te praticamente vissuti in una stanza d’ospedale.
Beato te, che tutto hai sostenuto e sopportato con pace e serenità
interiore. Secondo la promessa del tuo Serafico Padre, riceverai
dall’Altissimo la corona della vittoria e della vita eterna.
Amen!
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IL SALUTO DEL PADRE ORLANDO TODISCO
PADRE BOVE: IL PIU MERIDIONALE DEI FRATI
Al termine della solenne concelebrazione esequiale svoltasi in San Pietro,
il confratello Padre Orlando Todisco ricordava Padre Bove con queste
toccanti parole:
Ci ha lasciati nel giorno della festa di San Francesco, il più italiano dei
santi e il più santo degli italiani (Pio XII). Se san Francesco è il più italiano
dei santi, p. Bove è forse il più meridionale dei frati, non solo perché il suo
impegno di esploratore della storia religiosa lo ha profuso nella ricostruzione delle vicende storiche delle case francescane del sud, come dei profili dei suoi protagonisti, ma perché ha avviato una lettura del francescanesimo in chiave meridionale. Qui il riferimento è meno alla geografia
francescana e più all’indole del suo pensare e dire, più alla qualità dei
suoi scritti che al loro contenuto materiale.
L’assunto di fondo è che, a suo parere, il cristianesimo si distingue dall’ebraismo e dall’islamismo per il carattere carnale di Dio: incarnandosi
Dio ha mostrato la nobiltà delle creature, restituendole al loro splendore
originario, al di là degli orpelli, di cui le abbiamo ricoperte, o delle distorsioni, cui nel tempo sono state sottoposte.
Ebbene, la povertà francescana è la liberazione delle creature dal
peso opacizzante delle sovrastrutture, con cui le abbiamo imprigionate. È
il senso del gesto d’apertura della vita di Francesco sulla piazza d’Assisi,
quando lascia cadere la corazza sociale che si stava costruendo, per
guardare in libertà le creature, ammirate nel loro manifestarsi a partire
dalla sorgente, di cui sono ‘significatione’. La povertà è la liberazione delle
creature da quegli strati con cui abbiamo pensato di abbellirle, mentre ne
abbiamo forse soffocato il respiro originario, perché ne abbiamo interrotta
la comunione con la fonte, appesantendone la vita o forse detuparndola.
Dio non sopraggiunge dall’esterno, ma erompe dall’interno, dal cuore
delle creature, di cui ognuna è il volto con cui si fa presente, o anche la
voce con cui ci interpella. La risurrezione della carne non è un capitolo
finale, ma il germe che è nel fondo della storia sin da principio, che cresce
nel tempo, per esplodere alla fine della storia. La nostra fatica sta nel consentire al divino di emergere e di affermarsi nelle e attraverso le creature,
perché la carne divenga parola in risposta alla Parola che si è fatta carne.
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Ebbene, è questa logica francescana la logica del sentire meridionale. Educato alle bellezze naturali, alla schiettezza del colloquio, alla densità affettuosa della relazione, il meridionale ritrova questo suo stile nella lettura francescana delle creature, che pertanto avvicina nella loro freschezza originaria, per sentire, per il loro tramite, il battito di Dio. Il meridionale non fugge il mondo, ma si inebria della sua bellezza, opera di un
grande artista. Le creature non sono forse il sogno d’amore di Dio, il quale
le ha amate prima che fossero? E non è forse vero che, dopo averle fatte,
le ha trattenute nel palmo della sua mano, invaghito della loro bellezza?
È stata questa la forza ispiratrice del vivere e del pensare di p. Bove, la
sorgente dell’entusiasmo con cui ha vissuto il suo sacerdozio, come dell’ottimismo con cui ha sopportato il peso dei giorni tristi. Egli ha colto nel sud
francescano il ritorno al fascino delle cose naturali, l’immediatezza fino
all’ingenuità della vita delle nostre comunità, la presenza disarmante e
accattivante dei nostri francescani, esposti a tutte le intemperie della vita.
E quale il suo stile personale nella vita quotidiana? Egli disdegnava il
formalismo. Aperto, schietto con tutti, grandi e piccoli. Nelle varie circostanze della sua poliedrica attività, egli non si è mai sentito a disagio, sempre se stesso, amante delle cose concrete e belle e dunque innamorato
della vita, e per questo cultore di quella storia, tessuta di passioni e di
avventure, conventuali e missionarie, nel nome del Poverello di Assisi.
Nel dargli con profonda amarezza l’ultimo saluto, vogliamo ringraziarlo
di questa lezione di francescanesimo, vissuto e illuminante, propriamente
meridionale.
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TESTIMONIANZE
PER VENT’ANNI NEL CUORE DELLA SANTITÀ
DELLA CHIESA
MAESTRO DI VITA, DI STORIA
E DI SPIRITUALITÀ FRANCESCANA
di
Padre Gianfranco Grieco
Capo Ufficio del Pontificio Consiglio per la Famiglia
Ravello, Nocera Inferiore, Portici, Montella, Santa Anastasia, RomaSeraphicum, Santa Anastasia. Dalle medie al ginnasio; dalla sosta per
l’anno di noviziato, ai tre anni vissuti vicino casa per il liceo; poi al
Seraphicum per la filosofia e per la teologia. Finalmente, l’ordinazione
sacerdotale nella nostra chiesa parrocchiale di sant’Antonio di Santa
Anastasia; subito dopo, la prima obbedienza presso la dimora francescana del convento de La Vigna alle Terme di Caracalla; infine nel convento parrocchia di Santa Dorotea a Porta Settimiana in Trastevere per circa
20 anni (3 novembre 1991): è questa la stagione fervida e spensierata del
carissimo Padre Cristoforo Bove, segnata negli anni giovanili, dalla licenza
in sacra teologia al Seraphicum e dalla laurea in Storia ecclesiastica alla
Pontificia Università Gregoriana. Seguivano gli anni di insegnamento presso la Pontificia Facoltà Teologica di San Bonaventura – Seraphicum;
l’Antonianum; la Gregoriana; il don Orione; e l’ateneo Regina
Apostolorum. Luoghi, tappe e traguardi visti e vissuti con passione, con
ardore, con nostalgia, con rimpianto, quasi con devozione. Al centro del
quotidiano impegno di lavoro: la Congregazione delle Cause dei Santi,
prima come Consultore e poi come Relatore. Per 20 anni nel cuore della
santità della Chiesa.
Padre Bove era un fratello minore che sapeva vestire, quando voleva,
anche i panni del fratello maggiore. Sorrideva, accoglieva, consigliava,
guidava, ammoniva; indirizzava tutti sempre verso traguardi più alti e più
grandi di lui.
Era sincero e saggio nello stesso tempo; aperto e discreto; semplice e
intuitivo. A volte poteva sembrare distratto, pensava ad altro, ma seguiva
sempre con attenzione e con partecipazione il colloquio con l’anima.
Il Signore l’aveva colmato di doni e lui ne era cosciente. Memoria sottile e limpida, pensiero robusto; linguaggio alto che diventava semplice o
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forbito, secondo le attese degli interlocutori.
Padre Bove era un uomo religioso felice; sprizzava gioia da tutte le
parti. La sua era una gioia semplice e a volte tormentata, ma sempre
aperta e condivisa con i fratelli e con le sorelle che il Signore Gesù metteva sulla sua strada a volte irta di difficoltà e di ostacoli.
Nel fare memoria di lui sia a Santa Anastasia per la solenne concelebrazione esequiale del 6 ottobre, sia a Santa Dorotea con i fedeli della
comunità parrocchiale sabato 9 ottobre, ponevo in risalto questi tre punti
nodali:
– la sua umanità e la sua benignità;
– la sua spiritualità;
– la sua cultura;
1.Humanitas et benignitas sprigionavano dal suo volto splendente di
luce. Tenero, sincero, leale, appassionato, Padre Bove sapeva di essere
circondato dalla stima e dall’affetto di migliaia e migliaia di persone. A
volte doveva sviare, deviare, nascondersi, per non essere disturbato più di
tanto. Aiutava tutti con discrezione e nel silenzio. Non amava presentarsi
come protagonista, anche se gradiva di essere preso in considerazione,
soprattutto quando dava risposte vere e concrete a tematiche complesse che conosceva a menadito.
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Padre Bove era un persona che amava ascoltare e sapeva ascoltare.
Per lui il segreto era segreto e quanti si confidavano con lui anche su argomenti delicati e complessi sapevano di trovarsi davanti ad un Uomo di Dio
che tutto deponeva nel cuore custodendo confidenze, discrezioni e confessioni. Padre Bove passava da momenti di grande quiete e di armonia
interiore a scatti a volte anche esagerati e incomprensibili che però, nel
contempo, sottolineavano la sua capacità di guardare oltre, lontano,
aldilà delle frontiere. Si scontrava così più con se stesso che con l’altro,
perché non riusciva a convincere l’interlocutore con la logica della stima,
dell’amore e della passione.
Padre Bove era un altruista nato, un generoso. Il suo era un cuore aperto, anzi spalancato alle necessità degli altri. E tutto faceva in silenzio,
senza farsi notare, in punta di piedi. Amava che solo Dio, che legge nel
cuore di ciascuno di noi, giudicasse e confermasse le sue scelte francescane ed evangeliche.
2. La sua spiritualità era robusta e rocciosa. Cristo e Francesco in lui
camminavano sempre insieme. Era stato educato a coniugare questo
rapporto cristologico - francescano sin dalla tenera età, quando lasciava
la casa paterna per il collegio serafico di Ravello. La piccola pianta francescana irrorata, anno dopo anno, dagli studi e dalla testimonianza di
maestri e di testimoni come Padre Andrea Sorrentino, Padre Guglielmo
Salierno, Padre Alfonso Giuliani, Padre Gabriele Palmese, Padre
Francesco Saverio Vassallo, Padre Francesco Capobianco, Padre Antonio
Maglione, Padre Tommaso Mazzotta, Padre Stefano Manelli, Padre
Orlando Todisco, Padre Terenzio De Poi; e ancora, dalla stima e dall’affetto di Padre Vitale
Bommarco
Ministro
Generale dell’Ordine
e di Padre Mariano
Zugaj, guardiano del
La Vigna e assistente
generale, raggiungeva la piena maturità.
Da alunno diventava
maestro di vita, di storia, e di spiritualità francescana. Per questo,
in tanti, in tantissime,
erano le anime femmi– 16 –
nili che ricorrevano ai lui per consigli, per tenere conferenze, per presiedere convegni, per partecipare ad incontri di studio e di spiritualità. Era sempre pronto a darsi, a donarsi, senza mai risparmiarsi.
Ma, cosa diceva, cosa raccomandava Padre Bove alle tantissime
anime che ricorrevano a lui? Egli raccomandava, in primo luogo l’urgenza di fare l’esperienza di Dio; poi, di tenersi abbracciati al Dio della tenerezza, della misericordia e del perdono; di innamorarsi di Gesù, presente
nel mistero del pane; di sapersi ogni giorno misurare con il proprio corpo,
tempio di Dio, dimora dello Spirito, per rivivere nell’intimità divina la teologia e la spiritualità del corpo creato a immagine del Dio vivente.
3. La sua cultura era vasta quanto il suo mondo. Si interessava di tutto
e di più e di tutti coloro che potevano offrirgli l’occasione per fare analisi,
per approfondire, per discutere, per apprendere.
Era scrittore Padre Bove; era poeta Padre Bove. Basta leggere i suoi
diari- pagine che bruciano di amore per le verità di Dio e quelle degli
uomini – per comprendere la vastità della sua scienza e della sua conoscenza che spaziava dalla teologia alla filosofia, dalla storia della Chiesa
e dei Padri alla storia francescana dalle origini ai nostri giorni; dagli scrittori ai poeti; dalla musica al canto; dalla storia dell’arte medievale a quella
rinascimentale, moderna e contemporanea; dal giornalismo al cinema e
alla musica, per individuare le passioni culturali di un uomo che non si sentiva mai sazio di sapere, ma sempre attento a mettere nel suo bagaglio il
nuovo che avanzava nella società civile e in quella ecclesiale.
Umanità, spiritualità e cultura non erano in Padre Bove delle traittorie
sconnesse e a sé stanti. Tutte insieme formavano l’ unico <corpus> della
sua personalità umana, storica, culturale, francescana e mariana. Per la
sua cultura poliedrica Padre Bove era per davvero la <memoria storica>
dell’Ordine serafico e della Provincia religiosa di Napoli e di Basilicata.
Portava nel cuore Ravello con il nostro Beato Bonaventura da Potenza e
l’indimenticabile Padre Andrea Sorrentino. Quivi era stato portato da
papà Francesco nel settembre del 1960; poi a Nocera Inferiore (’61-’63)
con la stima mai venuta meno nei riguardi di Padre Gugliemo Salierno;
inoltre Portici (‘63-65) con la generosità di padre Gabriele Palese; Moltella
nel grato ricordo di Padre Antonio Maglione suo maestro nell’anno di
noviziato ( 4 ottobre – 1965-1966). Santa Anastasia era per lui la sua casa
<madre> con i volti di Padre Michele Abete, Padre Luca Santoro, Padre
Tommaso Mazzotta, Padre Agostino Ciappetta, Padre Lorenzo Folliero
ecc.. Per i fratelli religiosi conservava un ricordo indelebile ed una venerazione particolare. Di tutti, da ottimo storico e da diligente archivista,
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conservava con gratitudine le immagini- ricordo donate nel trigesimo di
ogni morte.
4. In compagnia del Serafico Padre Francesco. Per 50 anni, dal 1960 al
2010, il Serafico Padre Francesco era il suo Maestro e la sua Guida : inizio
e termine del suo cammino francescano. Aveva professato a Montella
nella solennità del Padre Serafico il 4 ottobre 1966; era stato ordinato
sacerdote a Santa Anastasia il 4 ottobre 1976; è morto al Gemelli di Roma,
alle ore 5.10 del 4 ottobre 2010, solennità del Padre Francesco.
Ora che la parabola francescana ed evangelica di Padre Bove si è
conclusa, resta nel cuore il rimpianto. Un grande vuoto ha lasciato in famiglia, in comunità, in parrocchia, tra le suore, in Congregazione. Dal cielo
ora egli continua a fare quanto non riusciva più a fare in terra. Dal 19 aprile 2010 il ricovero alla clinica Pio XI; poi l’intervento il 31 maggio: amputazione della gamba sinistra; nel contempo la dialisi, ( lunedì, mercoledì e
venerdì); poi la medicazione e la riabilitazione alla Sacra Famiglia. 100
giorni di clinica e poi la sosta francescana preso le amate e venerate
suore francescane dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria. Infine – sabato 2
ottobre- l’infarto verso mezzanotte. La corsa al Gemelli e, dopo la domenica del 3 ottobre , sopraggiungeva all’alba del giorno senza tramonto,
sorella morte: 4 ottobre 2010, solennità del Serafico Padre Francesco.
Padre Bove aveva 62 anni. Le solenni esequie nello splendore della
Basilica di San Pietro – altare della cattedra- nel primo pomeriggio del 5
ottobre, davano, al dolore per la morte, una prima dimensione della gloria del cielo. Poi l’accoglienza a Santa Anastasia, dove, nella chiesa di
Sant’Antonio nella serata dei martedì 5 aveva luogo una lunga e partecipata Veglia di preghiera. Il giorno dopo, 6 ottobre, alle ore 11, la solenne
concelebrazione esequiale presieduta dal Vescovo Nolé con la partecipazione di tutti frati della Provincia di Napoli e di Basilicata. Alle ore 14, 30
la tumulazione della tomba di famiglia, accanto a mamma Rosaria,
come più volte aveva espresso e desiderato.
Padre Bove è morto nel giorno che prediligeva e amava per i motivi
spirituali già accennati. Il Padre Serafico e la schiera dei Santi e dei Beati
della Famiglia francescana e della Chiesa intera gli sono andati incontro
per avvolgerlo nella luce di Dio.
Nella gloria.
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FIGLIO ESEMPLARE
DI SAN FRANCESCO D’ASSISI
del
Cardinale Fiorenzo Angelini
Ricordare il carissimo P. Cristoforo Bove vuol dire trovarsi costantemente presenti per ammirarlo, come un Sacerdote religioso che s’impone per
la trasparente immagine di Gesù stesso.
Da anni a colloquio costante con le gesta, le opere di creature sante,
ne assorbi l’essenza, il modo di pensare, di agire che li mise come immagini fedele alla conteplazione di Dio. Di questa contemplazione P. Bove
viveva ormai con unanime ammirazione di quanti ebbero la grazia di
poterlo avvicinare, conoscerlo, ascoltarlo e particolarmente nel tempo
della sua grave malattia, contemplarlo, sorpresi della sua invincibile dolcezza, con il suo sguardo sereno, riflesso di un’anima ormai nell’attesa dell’eterno Sacerdote: Gesù.
Il viso particolarmente astratto, la sua parola suadente e dolce, quasi a
salmodiare con i Santi l’ultimo tratto di vita che lo separavano ormai dall’eterno canto di lode, cui un giorno li aveva preparati ad essere riconosciuti come campioni delle virtù vissute ed eroicamente praticate in terra.
P. Cristoforo Bove è ormai tra la folta schiera di anime che lo conobbero confidente e giudice, maestro ed umile scrittore, maestro ed allievo nell’esercizio delle virtù in grado eroico. Mi piace pensarlo tra i Santi, tra i suoi
Santi ed unirmi anch’io per cantare all’esemplare figlio di S. Francesco
d’Assisi: Grazie, Padre!
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QUALIFICATO E VALIDO COLLABORATORE
del
Cardinale José Saraiva Martíns
Prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi
Per dieci anni – dal 1998 al 2008 - ho avuto la responsabilità e la gioia
di condividere il mio servizio di Prefetto della Congregazione delle Cause
dei Santi con il carissimo e indimenticabile Padre Cristoforo Bove, religioso
dei Frati Minori Conventuali, uno dei più qualificati Relatori della Dicastero.
In verità, quando Papa Giovanni Paolo II mi affidava questo nuovo
incarico, ero cosciente di avere attorno a me, collaboratori intelligenti,
validi e fedeli, capaci di leggere le carte dei processi e di offrire giudizi
appassionati.
Porto nel cuore il ricordo del Padre Bove, religioso servizievole, attento
alle novità ecclesiali, sempre disponibile. Ho usufruito per dieci anni della
sua intelligente collaborazione.
Quando era alla clinica Pio XI ho sentito il dovere di andarlo a trovare
– era il 31 maggio poche ore prima dell’intervento della amputazione
della gamba sinistra - sono rimasto edificato e commosso per la sua testimonianza sacerdotale e francescana.
Con la sua morte la Congregazione delle Cause dei Santi ha perduto
un valido e dinamico Relatore. Sapeva accogliere tutti Padre Bove con la
sua bontà francescana
e napoletana.
E tutti gli volevano
bene, perché sapeva
dare quella pace interiore e quel bene del
cuore che usciva dai
suoi occhi sempre pieni
di luce.
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Grazie, Padre Cristoforo!
di
Padre Umberto Fanfarillo
Guardiano e parroco di Santa Dorotea in Trastevere
Come guardiano e parroco non posso non esprimere un affettuoso e
sincero ringraziamento al carissimo Padre Cristoforo per quello che ha rappresentato nella vita pastorale della parrocchia di Santa Dorotea.
Costante è stata la disponibilità nel rendersi partecipe per tutte le manifestazioni religiose vissute in parrocchia, nonostante gli impegni di lavoro
svolti nella Congregazione delle Cause dei Santi.
Le catechesi sulla storia della Chiesa e dei Santi <presenti> nella vita e
nella storia della nostra comunità, gli esercizi spirituali al popolo, il corso
prematrimoniale per le giovani coppie, le predicazioni delle novene, il
mese di maggio 2009, la “Peregrinatio Mariae” per le vie del quartiere di
Trastevere, la pubblicazione di opuscoli e di libri sulla martire Dorotea e
sulla nostra chiesa, hanno segnato la fattiva ed indispensabile collaborazione offerta dal Padre Cristoforo, come patrimonio culturale e spirituale
per tutti.
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In questo ventennio di presenza in mezzo a noi Padre Cristoforo ha profuso la sua dimensione di alta <professionalità> umana, psicologia e spirituale nella direzione spirituale di numerosi parrocchiani o non, che hanno
avuto la grazia di avvicinarlo e di conoscerlo. L’accoglienza e le profonde doti umane hanno contagiato non solo i semplici fedeli, ma anche
numerosi religiose e sacerdoti diocesani e regolari.
Un’altra qualità specifica di Padre Cristoforo era la predicazione. Non
gli mancava certamente la comunicativa che, unita ad una grande preparazione storica, teologica, antropologica e spirituale, offriva a tutti i presenti la gioia di essere piacevolmente ascoltato e seguito con apprezzamenti e con riconoscimenti da parte degli ascoltatori.
La parrocchia di Santa Dorotea avverte fortemente il vuoto lasciato da
Padre Cristoforo.
Caro Padre, ci hai lasciato fisicamente, ma, ti prego, continua ad assistere spiritualmente questa comunità che avverte la tua mancanza!
Sono certo che tu questo lo farai perché hai amato Santa Dorotea,
Trastevere con tutti i suoi vicoli, e i trasteverini in particolare!
Grazie, Padre Cristoforo!
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MINISTRO DEL SACRAMENTO DELLA RICONCILIAZIONE
di
Padre Rocco Rizzo
Rettore del Collegio dei Penitenzieri Vaticani
Padre Cristoforo Bove amava chiudere i suoi giorni come penitenziere
della Basilica di San Pietro. Più volte, sia a Padre Gianfranco che al sottoscritto, aveva confidato questo desiderio dell’anima. Anzi, se fosse stato
possibile, ma possibile non lo era, avrebbe già desiderato sin dalla celebrazione del grande Giubileo dell’Anno 2000 ad oggi, vivere nella nostra
comunità, raggiungere la Congregazione delle Cause dei Santi al mattino e, nel pomeriggio dedicarsi per due o tre ore al confessionale.
Al Padre Bove piaceva stare in confessionale; non si stancava di ascoltare e di guidare le anime. Dedicava ore ed ore al ministero della riconciliazione, del perdono e della tenerezza di Dio.
Padre Bove entrava dentro le anime, sentiva i moti del cuore, i drammi
umani e spirituali. Era tenero e indulgente insieme; severo soprattutto con
i sacerdoti e i cuori consacrati, ma sempre docile e tenero nel capire e
comprendere i problemi di ogni vita.
Questo ministero lo esercitava soprattutto il sabato pomeriggio e la
domenica mattina nella nostra parrocchia di Santa Dorotea a Porta
Settimiana in Trastevere. Erano tante, le anime, soprattutto quelle consacrate, che si nutrivano nell’ascolto della sua parola di padre e di guida.
Con Padre Bove ho condiviso alcuni anni giovanili della mia vita religiosa che non si dimenticano. Ora, dal cielo, continua ad essere acconto a
noi e a parlarci- come fece dal novembre 2003 al giugno 2004 durante le
conferenze tenute ai padri del collegio dei penitenzieri – della storia e
della spiritualità francescana lungo i secoli.
Una storia che ci accomuna nella gioia ed anche nelle lacrime.
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Il <GRAZIE> del PADRE GIACOMO VERRENGIA
Il CUORE DELLA MIA GENTE È GENEROSO
di
Padre Giacomo Verrengia
Guardiano e parroco del convento - parrocchia Sant’Antonio di Santa
Anastasia
Ho ritrovato la lettera inviata a Padre Cristoforo all’inizio del mese di
ottobre del 2001, in risposta ad una sua lettera inviata alla nostra comunità religiosa che si era da poco insediata nel Convento di Sant’ Antonio, in
seguito alle decisioni del capitolo provinciale.
Padre Cristoforo mi esortava a donare la mia vita con entusiasmo e
con amore per il bene delle persone che il Signore mi affidava e mi esortava anche a superare le prime difficoltà che ogni parroco incontra
quando inizia ad operare in una nuova realtà sociale ed ecclesiale e
soprattutto mi ricordava che il cuore della “sua gente” di Santa Anastasia
era generoso e pronto a ricambiare ogni gesto d’amore ricevuto con
mille attenzioni e il Signore poi saprà accompagnare con la sua grazia e
benedizione ogni sforzo fatto per amore suo.
Proprio perché conservo ancora questa lettera, mi sembra opportuno
riportare qualche brano della nostra conversazione tra amici e compagni
di scuola: “Caro Padre Cristoforo desidero ringraziarti della lettera inviatami proprio nel giorno del tuo onomastico(19 sett. 200l), per gli amici tu
rimani sempre Gennaro:così pure ti ringrazio degli auguri che mi hai fatto
per un fecondo apostolato francescano, evangelico e popolare tra la tua
e ormai la mia gente di Santa Anastasia... Sono contento della tua disponibilità e senz’altro sarà preziosa soprattutto in questo anno i cui la parrocchia celebra il XXV anniversario della fondazione (1976-2001). Inoltre desidererei (e con me anche i fedeli lo desiderano tanto) far iniziare il processo diocesano per Padre Michele Abete; come pure tu potrai aiutarci a
riprendere il processo di beatificazione de! Ven. Francesco Castelli e del
Servo di Dio Francesco Maione ...
Carissimo Padre Cristoforo, guardati sempre la salute, perché ci sei prezioso. Un saluto fraterno.”
In questi sei mesi di malattia, nonostante la lontananza e il lavoro, noi
di Santa Anastasia abbiamo sentito il Padre Cristoforo molto vicino sia alla
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comunità parrocchiale che alla comunità religiosa. Ogni volta che è stato
invitato ha subito risposto alla chiamata ed ha partecipato con grande
gioia e successo agli incontri programmati. In questo momento ricordo i
suoi interventi fatti in occasione della celebrazione del XXV anniversario
della parrocchia (2001), l’inaugurazione ufficiale della biblioteca dedicata. al Padre Guido Giustiniano e la presentazione della figura del
Venerabile Francesco M. Castelli.
La sua presenza in questi incontri dava a tutti luce, calore e sicurezza
perché il suo parlare proveniva direttamente dal cuore e dalla conoscenza diretta della gente di Santa Anastasia; ci faceva quasi toccare con
mano i luoghi, le circostanze, i protagonisti di eventi vicini e passati e per
lui “tutto sembrava normale”, invece per noi era tutto estremamente bello
e interessante.
Ricordo ancora con commozione la celebrazione del suo XXV anniversario di sacerdozio; non desiderava fare nessuna festa per timore di recare fastidio, fu solo dietro la mia insistenza che Padre Cristoforo accettò di
presiedere la Santa Messa giubilare e dopo ci fu un po’ di festa preparata da alcuni fratelli dell’OFS … sprizzava gioia e simpatia da tutto il suo
volto, raggiante di luce e illuminato a festa.
Ricordo con stupore la sua presenza nell’inaugurazione della Biblioteca
del Convento di Sant’Antonio (11 nov. 200.l). Fece una relazione storica
della presenza dei frati a Santa Anastasia con una conoscenza così profonda da far sbalordire tutti gli invitati e tra questi il Ministro Nicolais, il sindaco di Santa Anastasia dottor
Iervolino e tanti altri professori, venuti per la circostanza.
Come questi, tanti altri incontri,
ufficiali e non, rimarranno chiusi ne!
nostro cuore come sprazzi di luce,
come momenti di gioia, come
comunione di sentimenti e di affetti
che la morte non ci potrà mai cancellare, ma può solo renderli ancora più preziosi perché irripetibili.
Grazie Signore per averci donato un fratello così prezioso!
Grazie Padre Cristoforo per quanto hai fatto con umiltà e con entusiasmo!
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NELLA MEMORIA E NEL CUORE
OGNI FRATELLO È UN DONO
di
Padre Gianbattista Buonamano
Voglio rendere grazie a Dio per il servizio bello, gioioso e sincero svolto
per Chiesa e per la famiglia francescana del carissimo confratello Padre
Cristoforo Bove.
Si è dato senza risparmiarsi dove i superiori gli hanno dato da servire
nella pastorale, nell’insegnamento, in congregazione, con passione, con
competenza e con dedizione. Sapeva portare serenità, ottimismo, attenzione concreta ai bisogni reali delle persone, in un clima di amicizia e col
calore della preghiera. Ha alimentato cordialità e disponibilità per rapporti sicuri, improntati a fiducia. Questo figlio dell’Ordine Serafico ha sempre
avuto nel cuore un legame profondo con le persone che ha incontrato,
con i confratelli della sua comunità locale e provinciale.
La mia conoscenza di P. Cristoforo risale ai lontani anni 70, quando giovane sacerdote, i fine settimana, li trascorreva nella mia parrocchia di
Carano (CE). È doveroso qui ricordare in Vescovo Monsignor Costantini e
don Francesco. La sua personalità di gioioso giovane francescano sacerdote mi aiutò nel discernimento della mia vocazione. Lo ricordo perciò
con affetto e lo ringrazio per la sua bella testimonianza. Le sue permanenze in parrocchia gli davano respiro, gli allargavano il cuore. Quando tornava a Carano era sempre bene accolto tanto da sentirsi a casa sua.
Ormai mancava da diversi anni, ma ricordava ancora nomi e persone.
Negli ultimi incontri avuti con Padre Cristoforo on clinica abbiamo sempre
ricordato quei lontani giorni, molto vivi nella sua memoria. . P. Cristoforo in
questo periodo era molto provato fisicamente ma pieno di speranza, programmava il futuro e nello stesso tempo si poneva nelle mani di Dio.
Io avvertivo, e anche lui, tanta gioia in questi incontri serali in clinica.
Parlavamo anche per qualche ora. Ricordo quando, in poche parole, mi
ricordava che: essere francescano oggi vuol dire avere come punto di
partenza il Vangelo ed operare una conversione della propria vita per
metterlo in pratica ogni giorno. Per far questo, è molto importante la
Fraternità perchè è luogo privilegiato per la crescita spirituale e per la
testimonianza della Parola di Dio.
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Bisogna dedicare molte cure ai rapporti fraterni e alla Fraternità, concetto ben diverso da comunità; ma, questa attenzione non deve essere
fine a se stessa: la Fraternità è la prima testimonianza della nostra scelta di
fede, è quel passaggio dal Vangelo alla vita che è essenziale per ogni
francescano!
È questo, in breve, il significato del mio rendimento di grazie a Dio: aver
messo sulla mia strada un fratello che mi ha aiutato ad avere speranza
con il dono gioioso della vita che è stata la sua passione di francescano.
Con riconoscenza fraterna.
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PARTECIPAZIONE
IL RICORDO DEL CARDINALE CRESCENZIO SEPE
SI È PRODIGATO PER LA CHIESA E PER LE ANIME
Al Rev.do
P. Giacomo Verrengia
Parroco di S. Antonio di P.
S. Anastasia (NA)
Di ritorno da Barcellona per il meeting interreligioso per la pace,
apprendo, con vivo cordoglio, la notizia del passaggio alla vita eterna del
carissimo Padre Cristoforo Bove, ofm conv.
Avrei molto desiderato essere presente alla celebrazione in suffragio
dello stimato Padre e pregare insieme a tutta la vostra comunità, perché
il Signore Risorto accolga l’anima benedetta del suo servo buono e fedele tra le sue braccia misericordiose.
Impossibilitato a unirmi a voi, perché impegnato a Montevergine con
tutti i Confratelli Vescovi della nostra regione, assicuro la mia vicinanza spirituale e un ricordo speciale nella S. Messa per codesto degno figlio di S.
Francesco, che si è tanto prodigato per la Chiesa e per il bene delle
anime.
La Madonna Santissima lo accompagni al trono di Dio, dove contemplerà la luce della Pasqua senza fine!
Con la mia personale benedizione.
Napoli, 5 ottobre 2010
Crescenzio Card. Sepe
Arcivescovo Metropolita
di Napoli
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Pubblichiamo alcune delle testimonianze pervenute alla nostra comunità
francescana da amici e conoscenti di Padre Bove. A tutti vada la nostra
riconoscenza:
Grate per accompagnamento fraterno et competente nell’iter della
causa di canonizzazione del beato Francesco Pianzola, partecipiamo
con vivo dolore alla repentina perdita di Padre Cristoforo Bove.
Preghiamo perché la gioia, nel suo servizio alla santità nella Chiesa, sia ora
motivo di beatitudine nel contemplare il volto di Dio, tre volte santo.
Madre Azia Ciairano e tutte le Suore Missionarie dell’Immacolata Regina
della Pace
Esprimo profondo cordoglio per la dipartita del carissimo Padre C.
Bove. Assicuriamo la nostra preghiera
Suor Tanina Nicolaio
Superiora Generale delle Religiose Francescane di S. Antonio
Addolorati perdita amatissimo P. Cristoforo Bove che è tornato alla
casa del Padre. Presidente e soci tutti Società Tiberina Cattolica Operai
formulano preghiere e vicinanza comunità
Silvio Devoto Presidente
In questo momento di dolore vi sono vicina nella preghiera.
Rita Scuderi
Abbiamo appreso con grande dolore la scomparsa di Padre Bove. Lo
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ringraziamo per l’amicizia che ci ha donato e dei momenti di grande
gioia trascorsi insieme. Lo ricorderemo sempre con grande affetto.
Vittorio Tere Angelo e Silvia
Commossi ci uniamo in preghiera insieme con tutti i confratelli per la
perdita di Padre Cristoforo
Danilo e Barbara De Martino Ferr
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LA SUA ULTIMA POESIA
Vorrei essere sepolto
in una stanza povera e disadorna
Poco a poco
sto ammainando
alcune vele
e il furore del vento
si è assopito
antiche passioni si sgonfiano
e la mia barca
si abbandona alle onde
più pacate
di orizzonti nebbiosi
tra il sonno e la veglia
non ascolto più
maliziosi canti di sirene
la mia barca cerca solo
un porticciolo
la Terra!
Vorrei essere sepolto
in una stanza povera e disadorna
per consumare
nell’aria
la mia vita
e le mie speranze!
Roma, Torrerossa, 6 settembre 2010, lunedì.
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4 novembre 2010: Trigesimo della morte
Questo libro in memoria di Padre Cristoforo Bove
è stato ideato, curato e realizzato da Padre Gianfranco Grieco
e da Padre Umberto Fanfarillo.
Comunità francescana di Santa Dorotea - Roma
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Arti Grafiche San Marcello S.r.l. - Roma
ottobre 2010
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maestro di vita - Provincia Romana dei Frati Minori Conventuali