Progetti per il reinserimento socio-lavorativo di detenuti ed ex detenuti: alcune buone pratiche realizzate in Italia PROGETTO SOCIAL – Strategia per l’Occupazione e Qualificazione tramite l’Apprendimento ed Attività per la Libertà POSDRU/69/61/S/32810 Az. 3.2.2.1 PROGETTO COFINANZIATO DALL’UNIONE EUROPEA, FONDO SOCIALE EUROPEO , PROGRAMMAZIONE 2007 – 2013 Struttura Attività e relazioni internazionali Dirigente: Antonella Attanasio Gruppo di lavoro progetto SOCIAL Giovanna De Mottoni – coordinamento Gianluca Calzolari: Isfol Maria Grazia Mastrangelo: esperto esterno senior Giovanna Magistro: esperto esterno junior La stesura del report è a cura di Maria Grazia Mastrangelo con la collaborazione di Giovanna Magistro L’editing è a cura di Annarita Racioppo Corso d’Italia, 33 - 00198 Roma Tel. +39 06854471 Fax. +39 0685447334 http://www.isfol.it http://www.transnazionalita.it I contenuti del presente documento non rispecchiano necessariamente il parere e la posizione della Commissione Europea. 2 3 Indice 1. Introduz ione 5 2 . Nota me todologica 9 3.. Ca rcere e lavoro in Ita lia 3 .1 Inquadra mento de l fenomeno 13 13 3 .2 L'inserimento lavora tivo per detenuti ed ex detenuti: la legis lazione e gli s trumenti 14 4 . Pratiche di reins erimento soc io-lavorativo 28 4 .1 I proge tti rile vati: alcuni tratti significativi 29 4 .2 I proge tti rile vati: l’innovazione di processo 33 4 .3 I proge tti rile vati: sc hede di sintesi 38 2 .4 I proge tti rile vati: tipologie di attiv ità 60 5 . Conside razioni conclus ive 64 Allegati 1 .Sche da di rilevazione della buona pratica 66 Allegati 2 . Sc hede descrittiv e dei progetti rile va ti 72 4 1. In t r o du z io ne Il presente Compendium è il frutto del lavoro di ricognizione delle migliori pratiche in materia di percorsi di reinserimento sociale e lavorativo rivolti ad ex detenuti, implementate da diversi promotori o partnership di sviluppo in Italia. Tali pratiche sono state individuate a partire dai Cataloghi Equal ed FSE curati dall’Isfol - Struttura Attività e relazioni internazionali di cui è responsabile Antonella Attanasio – che è Organismo attuatore per il Ministero del Lavoro del Progetto Social. Il progetto, realizzato da un partenariato italo - romeno, è finanziato dal Fondo Sociale Rumeno e le sue finalità sono: - lo sviluppo dell’economia sociale come strumento per l’inclusione socio-lavorativa degli ex detenuti; - l’intervento sugli attori chiave dei sistemi della giustizia, della formazione e del lavoro in Romania. Il Compendium, uno dei prodotti del progetto, attraverso l’analisi sia delle pratiche sviluppate nel periodo di transizione dal penitenziario all'esterno, sia di quelle sviluppate all'esterno dei penitenziari nel nostro Paese, mira all’elaborazione ed alla sperimentazione di un modello di Case management per sviluppare piani di riabilitazione per il reinserimento socio-economico degli ex detenuti rumeni. Va tuttavia precisato che in Italia la metodologia del Case management (CM) non ha un’adesione universale da parte di chi, a vario titolo, si occupa del reinserimento socio- 5 lavorativo di persone svantaggiate ed in particolare di persone entrate nel circuito penale. Questo è dovuto, da un lato, all’origine ed alla prima applicazione della metodologia e, dall’altro, al significato operativo che ad essa viene attribuito. Per i fautori, il Case management assume l’accezione di piani di sviluppo e reinserimento personalizzati attraverso la presenza di una figura, il Case manager, che prenda in carico globalmente la persona ed abbia la funzione di regia del caso. Gli avversari del Case management, per contro, ritengono che gli interventi di reinserimento socio-lavorativo di soggetti svantaggiati debbano mettere al centro la persona ed uscire dalla logica deformata che vorrebbe ridurre la complessità e la ricchezza delle storie personali a dei “casi” di studio o di intervento. Ogni persona è un fine in sé e non un mezzo e, per ogni persona, deve esistere una sfera di particolarità che l’intervento deve assumere. Molto, come si diceva, è dovuto anche alle origini della metodologia del Case management. Essa, infatti, nasce in una logica di managed care negli USA a supporto del sistema assicurativo al fine di ridurre i costi prestazionali. Per farlo si costituiscono percorsi di presa in carico e di realizzazione orientati solo alle fasce di popolazione meno a rischio, che espongono cioè a minor spesa di intervento in caso di malattia o incidente sanitario (giovani, soggetti non diversamente abili, non affetti da comorbidità ecc…). Ecco perché in un contesto come quello europeo e, più precisamente, italiano (centrati su una logica di presa in carico non assicurativa) 6 l’attecchimento e la realizzazione di logiche di questo tipo trovano difficile applicazione. In Italia, l’applicazione del CM è stata assunta, prevalentemente, quale logica/filosofia di approccio del sistema sanitario che si è sviluppata in risposta alla necessità di ricomporre la frammentazione di erogazione dei servizi e di rispondere ai bisogni sanitari del cittadino con servizi di qualità, in un’ottica di personalizzazione e specificità, nonché di contenimento dei costi sanitari. In tale settore, il CM viene definito “come un insieme di passaggi logici e come processo di interazione all’interno di una rete di servizi, che garantisca ad un assistito di ricevere i servizi di cui necessita in modo partecipato, efficace e economicamente ottimizzato” (Weil e Karls 1985). Ma allora è possibile l’applicazione di tale modello nell’ambito del reinserimento sociale e lavorativo di (ex) detenuti? Presumibilmente sì, a patto di mantenere ben presenti i seguenti capisaldi: 1. la centralità della persona destinataria dell’intervento nella sua globalità e peculiarità deve renderla protagonista attiva del suo percorso di reinserimento non oggetto di assistenza; 2. l’orientamento ed il valore aggiunto di un simile modello, da un punto di vista dell’incremento della qualità dei servizi, deve esplicarsi in una reale presa in carico delle persone e di quelle persone il sistema americano (a matrice assicurativa) non considera: anziani, diversamente abili, affetti da quadri patologici complessi, in condizioni di cronicità, multiproblematiche ecc.; 7 3. la valutazione dei contesti applicativi deve prevedere un’analisi accurata degli stessi che non ne trascuri le caratteristiche culturali e storiche; 4. le scelte realizzate non devono essere di “moda” o di interesse speculativo mediante il sistema applicativo del “copia – incolla”; 5. l’investimento sulla formazione deve garantire professionisti esperti e competenti; 6. l’assunzione di un rischio che si deve accettare quando si investe su nuove esperienze. 7. Sicuramente l’accezione “Case management” è parte integrante del programma di lavoro del progetto Social ed, in quanto terminologia condivisa dalla partnership, sarà mantenuta con il significato di piani di sviluppo e reinserimento personalizzati degli (ex) detenuti ed alla luce dei capisaldi sopra illustrati. 8 2 . N o t a m e t o d o lo g ic a Nel presente lavoro si intende presentare le buone pratiche rilevanti ai fini del miglioramento, in Italia, delle strategie per il reinserimento sociale e lavorativo in favore di detenuti o delle persone ristrette nella libertà, partendo da alcune fonti accreditate e da varie pubblicazioni disponibili. Tra le fonti documentali utilizzate per il presente lavoro si è fatto principalmente riferimento ad alcune pubblicazioni nazionali edite negli ultimi anni: - “Rilevazione degli interventi realizzati per l’integrazione delle persone autrici di reato. Tavolo nazionale FSE per l’inclusione dei soggetti in esecuzione penale”, (G. Calzolari, G. De Mottoni, G. Mangano, A. Scandurra; pubblicazione ISFOL - Struttura di supporto alla cooperazione transnazionale, 2009); - “Le opportunità ed i vantaggi per le imprese nell’inserimento lavorativo delle persone detenute ed exdetenute”, (G. Pizzera, pubblicazione O.P.E.N., realizzato nel quadro dell’Iniziativa Comunitaria Equal Az.3, Partnership di Sviluppo “POTAMOS”, 2008); - “Risultati e raccomandazioni da Equal sui percorsi di reinserimento degli autori di reato. Gettare la chiave o aprire la porta a nuove opportunità ?”, (G. Calzolari, L. Chiurco, G. de Mottoni, pubblicazione ISFOL - Struttura di supporto alla cooperazione transnazionale, 2008); - “Le funzioni di accompagnamento nei percorsi di inserimento al lavoro delle persone detenute ed exdetenute”, (L. Barbero, F. Coccetti, pubblicazione 9 O.P.E.N., realizzato nel quadro dell’Iniziativa Comunitaria Equal Az.3, Partnership di Sviluppo “INTRA” e “SALIS”, 2008); - “Il Catalogo nazionale delle buone pratiche Fse: Apprendere dal passato per governare il futuro”, (AA.VV., attività del progetto “Catalogo nazionale delle buone pratiche del Fondo sociale europeo e dei Programmi e Iniziative comunitarie realizzate in Italia”, 2008); - “Equal: idee, esperienze e strumenti nelle buone pratiche dei Partenariati di Sviluppo” (AA.VV., pubblicazione ISFOL – Struttura nazionale di supporto Equal, 2004). La metodologia di indagine ha visto inizialmente la rilevazione di 25 buone pratiche/esperienze rivolte ad (ex-) detenuti e finalizzate alla loro occupabilità, realizzate in Italia da singoli soggetti (Centri di formazione, organizzazioni del Terzo settore, ecc.) e partnership di sviluppo. Le informazioni acquisite in relazione alle pratiche selezionate sono state quindi raccolte e inserite in una apposita scheda di rilevazione, ideata per rispondere: - all’obiettivo generale dell’azione prevista dal progetto Social, l’attuazione di un modello Case management per sviluppare piani di riabilitazione per il reinserimento socio-economico degli ex detenuti; - agli obiettivi specifici di valutazione iniziale delle competenze dei beneficiari coinvolti (Azione 3.2.2.2.): le pratiche individuate saranno inoltre analizzate per costruire una cassetta degli attrezzi per operatori 10 (Toolkit per la valutazione dei fabbisogni e delle competenze di (ex-) detenuti) finalizzata alla valutazione iniziale dei fabbisogni e delle competenze di(ex-) detenuti; - alla necessità di individuare, tra le buone pratiche rilevate, cinque case study al fine di proporre un modello di Case management da applicare in Romania. La scheda di rilevazione1, utilizzata per la selezione delle buone pratiche e appositamente costruita, si compone di 4 sezioni: - una prima sezione relativa ai dati dell’ente/organizzazione del soggetto promotore o capofila; - una seconda sezione di raccolta di informazioni generali afferenti il progetto (area problematica di intervento, obiettivi, breve descrizione del servizio, settore di attività ecc.); - una terza sezione di presentazione del percorso formativo rivolto ai destinatari finali (se realizzato); - una quarta e ultima sezione sulle modalità di realizzazione dell’intervento formativo. Al fine di integrare le informazioni raccolte, i soggetti promotori sono stati contattati via e-mail ed è stato chiesto loro di integrare la scheda e/o di inviare materiale aggiuntivo per reperire maggiori elementi. Le schede di sintesi e descrittive contenute nel documento in oggetto 1 Cfr. Allegato 1. 11 sono state elaborate a partire dalla compilazione delle schede di rilevazione dei progetti selezionati (come da All.1). La differenza tra la scheda di sintesi e la scheda descrittiva è evidenziata nel fatto che la prima scheda si presenta come una sintesi delle attività realizzate nell’ambito del progetto citato, mentre la scheda descrittiva tratteggia le principali aree d’interesse del progetto e ne rappresenta una scheda anagrafica. 12 3 . C ar c e r e e la vo r o in I t a l i a 3. 1 I nq u adr a me nt o de l f e no m e no In Italia il numero di detenuti presenti negli Istituti di prevenzione e di pena per adulti è pari circa a 67.961 unità2. Vi sono ospitati 2.930 donne e 65.031 uomini. Degli individui che compongono la popolazione carceraria una parte rilevante, se si considera il diverso peso demografico, è costituita da persone di cittadinanza straniera3. Ciò è anche dovuto alla minore possibilità per loro di accedere alle misure alternative4. In Italia ci sono 208 istituti di pena (altri 5 sono in fase di costruzione): 38 sono case di reclusione, 163 gli istituti circondariali e 7 quelli utilizzati per le misure di sicurezza. Le strutture carcerarie italiane si rivelano insufficienti rispetto alla presenza di detenuti, come mostra l’indice di affollamento: dove gli istituti di prevenzione e pena 2 Sono questi i numeri dell'ultimo rapporto mensile sulla popolazione detenuta in Italia elaborato dal Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia e aggiornato al 31 dicembre 2010. 3 Secondo i dati del Ministero della Giustizia (giugno, 2010) nelle carceri italiane sono presenti quasi 25 mila stranieri su 68 mila detenuti (oltre il 30%), e solo la metà sono condannati in via definitiva. I più numerosi sono i marocchini, seguiti da rumeni, tunisini e albanesi, comunità che raccolgono oltre la metà dei detenuti stranieri. 4 In Italia il Governo Berlusconi, al fine di porre rimedio al sovraffollamento delle carceri, ha avviato trattative con i Paesi esteri da cui provengono i detenuti perché scontino parte della pena nel paese d’origine, a partire dalla Romania, Tunisia, Marocco, Algeria, Albania, Nigeria. 13 dovrebbero ospitare 100 detenuti, ve ne sono mediamente 147. Il dato della popolazione carceraria su quella residente in totale è costantemente in crescita in tutte le regioni. Alla fine del 2009, rispetto all'anno precedente, il fenomeno registra una crescita più lieve nel Nord-est (da 71,3 a 77,8 detenuti per 100 mila abitanti), mentre il Mezzogiorno raggiunge i valori più elevati (da 118,2 a 131,8), con un rapporto più consistente in Sicilia dove, insieme a Umbria e Valle d’Aosta, si superano i 150 detenuti per 100 mila residenti. Per ciò che riguarda le altre ripartizioni, il Centro mostra valori vicini alla media nazionale (rispettivamente 107,2 e 107,6); mentre il Nord-ovest si attesta a livelli inferiori pari a 97,9. Per quanto riguarda la presenza straniera negli istituti di detenzione e di pena per adulti, la situazione si inverte: valori decisamente più bassi nel Mezzogiorno (22,1 % di detenuti stranieri, contro una media italiana del 37,1 %), mentre nel Nord-est sono di nazionalità straniera circa 56 detenuti ogni cento5. 3 . 2 L ' i n s er i m e n to l a v o r a t i v o p e r d e t e n u t i e d e x d e te n u ti : l a l e g i s la z ion e e g l i s t r u m e n t i L’art. 1 della Costituzione Italiana sancisce che: “l’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. L’art. 4 stabilisce che: “La Repubblica italiana riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto”. L’art. 35 prevede che: “La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed 5 Dati ISTAT, 2009. 14 applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione dei lavoratori (...)”. La Costituzione Italiana inoltre all’art. 27 esplicitamente prescrive che la pena irrogata ad un condannato deve tendere essenzialmente ai fini rieducativi. Uno strumento indispensabile per raggiungere questo scopo è senza dubbio il lavoro. Nella riforma penitenziaria del 1975, cioè il complesso delle norme che regolano l’esecuzione della pena detentiva (Ordinamento Penitenziario Legge 354/75), il lavoro diventa un elemento cardine dell’esecuzione della pena, perché diretto a promuovere il reinserimento sociale del detenuto: per questo non deve avere carattere afflittivo e deve essere organizzato secondo metodi analoghi a quelli del lavoro nella società libera. Il detenuto può inoltre lavorare all’interno del carcere (intramurario) o all’esterno (extramurario). Con tale riforma ai detenuti è data la possibilità di svolgere una regolare attività lavorativa presso imprese esterne al carcere. In particolare si tratta di: - lavoro all’esterno per i detenuti, annoverato tra i benefici carcerari e non tra le misure alternative, nel senso che esso non rappresenta un modo diverso per scontare la pena, ma una concessione nel corso della detenzione. Esso è regolamentato dall’art. 21 dell’Ordinamento Penitenziario (O.P.) ed è concesso dal direttore dell’istituto di pena. Consiste nella possibilità di uscire dal carcere per svolgere un’attività lavorativa, anche autonoma oppure per frequentare un corso di formazione professionale (art. 21 O.P., comma 4 bis); 15 - lavoro in semilibertà, previsto all’interno della misura di semilibertà (artt. 48 - 50 O.P.). Si ritiene, questa, una misura alternativa impropria, in quanto il condannato rimane in stato di detenzione ed il suo reinserimento nell’ambiente libero è parziale. Viene, infatti, data al detenuto l’opportunità di trascorrere parte del giorno fuori dall’istituto di pena per partecipare ad attività lavorative funzionali al suo reinserimento sociale. Anche in questo caso la responsabilità è affidata al direttore dell’istituto di pena; - affidamento in prova al servizio sociale, regolamentato dall’art. 47 dell’Ordinamento Penitenziario, così come modificato dall’art. 2 della L.n. 165/98 (Legge Simeone - Saraceni). Si tratta di una misura alternativa alla detenzione più ampia poiché si svolge totalmente nel territorio ed intende evitare alla persona condannata i danni derivanti dal contatto con l’ambiente penitenziario e dalla condizione di privazione della libertà. Consiste nell’affidamento del condannato al Servizio Sociale 6 , fuori dall’istituto di pena, per un periodo uguale a quello della pena da scontare. La misura è esercitata attraverso lo stretto rapporto tra il carcere, il Tribunale di Sorveglianza ed il Servizio Sociale. Tutte queste misure, però, sono applicate solo dopo che il detenuto abbia scontato metà della pena prevista. L’ordinamento penitenziario sin qui descritto è stato, successivamente, integrato e modificato a seguito dell’approvazione della cosiddetta legge Gozzini (L. 663/1986) che ha introdotto le seguenti misure: 6 Il Servizio Sociale, oggi definito UEPE, è la struttura esterna agli istituti di pena che si occupa dell’inserimento socio lavorativo dei detenuti ed ex detenuti. 16 - la detenzione domiciliare che ha ampliato l’opportunità delle misure alternative consentendo la prosecuzione, per quanto possibile, delle attività di cura, di assistenza familiare, di istruzione professionale o di lavoro, già in corso nella fase della custodia cautelare nella propria abitazione (arresti domiciliari), anche successivamente al passaggio in giudicato della sentenza. Si evita così la carcerazione e le relative conseguenze negative; - i permessi premio, concessi a quei detenuti che non risultano di particolare pericolosità sociale. Essi hanno durata non superiore, ogni volta, ai quindici giorni e consentono di curare interessi affettivi, culturali e di lavoro. La durata dei permessi non può, comunque, superare complessivamente i quarantacinque giorni in ciascun anno di detenzione e possono essere concessi a chi ha condanne non superiori a tre anni o a chi ha già scontato un quarto della pena; - la liberazione anticipata, applicabile a ciascun condannato, che consiste nello sconto di quarantacinque giorni per ogni semestre scontato con regolare condotta. L’incidenza di questi provvedimenti sul processo di reinserimento socio-lavorativo del detenuto o dell’ex detenuto è stato ed è fondamentale, poiché permette di intervenire, già in fase di esecuzione della pena, nella costruzione del percorso di inserimento sociale del condannato. Avviene, infatti, che il trattamento rieducativo si svolge in un continuum tra carcere e territorio, affidando la presa in carico del programma di reinserimento ad entrambi gli attori, istituti di pena e servizi sociali della Giustizia. 17 Nel 2000, per sostenere ed incentivare gli aspetti di apertura al territorio, appena evidenziati, viene promulgata la cosiddetta legge Smuraglia (Legge 22 giugno 2000, n. 193). La norma, denominata “Benefici per l'inserimento lavorativo dei detenuti” prevede varie misure con le quali si intende favorire l'attività lavorativa dei detenuti, con la possibilità di applicare sgravi fiscali e contributivi per quei soggetti pubblici o privati (imprese o cooperative sociali) che assumono lavoratori che si trovano nella condizione di detenuti in esecuzione di pena. La legge si propone di creare un collegamento diretto tra il carcere ed il mondo produttivo disponendo vantaggi per entrambi. I beneficiari degli sgravi fiscali (credito mensile di imposta per ogni lavoratore assunto, pari a 516,46 euro) sono le imprese (pubbliche o private) o le cooperative sociali che: a) assumono quali lavoratori dipendenti detenuti, internati o “lavoranti all’esterno” ai sensi dell’art. 21 dell’Ordinamento Penitenziario; b) svolgono attività di formazione a detenuti internati ed a coloro che godono dell’ ex art. 21 (O.P.) se al termine della formazione è prevista l’assunzione (salvo che la formazione sia gestita da imprese in convenzione con Enti locali); c) svolgono attività di formazione mirata a fornire professionalità a detenuti ed internati da impiegare in attività lavorativa gestite in proprio dall’Amministrazione penitenziaria (salvo che la formazione sia gestita da imprese in convenzione con Enti locali). 18 I benefici degli sgravi contributivi sono però erogati alle cooperative sociali ed alle imprese in misura diversa: 1. Le cooperative sociali (art. 1 L. 193/2000) che assumono persone detenute o internate negli istituti penitenziari, ex degenti degli ospedali psichiatrici anche giudiziari, persone condannate e internate ammesse al lavoro all’esterno (art. 21) o alle misure alternative alla detenzione traggono benefici per le aliquote complessive della contribuzione e per l’assicurazione obbligatoria previdenziale ed assistenziale. Queste sono ridotte dell’80% per i detenuti, gli internati, i condannati ammessi al lavoro all’esterno (D.L. 9.11.2000) e del 100% per internati ammessi alle misure alternative (art. 4, comma 3, legge 381/91). Alle cooperative sociali non spetta, però, alcuno sgravio per le attività formative. 2. Le altre aziende pubbliche o private (art. 2, L. 193/2000) ottengono sgravi nelle aliquote assicurative e previdenziali dell’80% per i detenuti ed internati purché organizzino attività produttive o di servizi all’interno degli istituti penitenziari, impiegando persone detenute o internate. Non spetta loro alcun sgravio contributivo per gli internati alle misure alternative né per i detenuti ammessi al lavoro esterno. Le imprese private, in caso di assunzione con contratto a tempo indeterminato anche part-time di lavoratori disoccupati di lunga durata, usufruiranno di una riduzione del 50% dei contributi previdenziali ed assistenziali per 36 mesi. Per le aziende artigiane e imprese operanti nei territori del Mezzogiorno il beneficio consiste nell'esonero totale dei contributi per 36 mesi (art. 8 comma 9 Legge 19 407/90). Pertanto, tale agevolazione può essere applicata anche a tutte le assunzioni a tempo indeterminato di detenuti od internati ovvero ammessi al lavoro all’esterno (art.21 O.P.) che possiedono il requisito di “lavoratore disoccupato da almeno 24 mesi”. Tale requisito viene posseduto nel caso in cui il soggetto interessato abbia fornito la sua disponibilità al lavoro presso un Centro per l’impiego o struttura privata accreditata (agenzie di somministrazione). E’ opportuno ricordare che i destinatari di provvedimento di custodia cautelare nella forma degli arresti domiciliari, se possiedono il requisito di ”lavoratore disoccupato di lunga durata”, potranno essere assunti in base all’art. 8 comma 9 L. 407/90 su loro richiesta ad effettuare attività lavorativa presentata all’Autorità Giudiziaria procedente. Oltre agli sgravi elencati, sussiste la possibilità per le stesse imprese pubbliche e private o per le cooperative sociali di stipulare con le direzioni delle carceri una convenzione per la gestione in comodato d’uso di lavorazioni penitenziarie al fine di impiegare detenuti all’interno dell’istituto stesso beneficiando anche in questo caso di agevolazioni contributive (art. 1, L. 193/2000). Come precedentemente illustrato, la Legge Smuraglia ha attribuito alla cooperazione sociale (L. 381/81) un ruolo di co-protagonista nei processi di reinserimento socio lavorativo dei detenuti ed ex detenuti. Per completare il quadro normativo appare opportuno un breve cenno alla legislazione che regolamenta il mercato del lavoro. Secondo l’art. 19 della 56/87 “Norme sull'organizzazione del mercato del lavoro": 20 - Art.3 - Lo stato di detenzione o di internamento non costituisce causa di decadenza dal diritto all’indennità di disoccupazione ordinaria o speciale. - Art. 6 - Quando il lavoro a domicilio si svolge all’interno degli istituti penitenziari, il datore di lavoro versa alla direzione dell’istituto medesimo le somme dovute al lavoratore al netto delle ritenute previste dalle leggi vigenti, dimostrando ad essa l’adempimento degli obblighi relativi alla tutela assicurativa, previdenziale ed infortunistica. - Art. 7 - Per il lavoro a domicilio svolto all’interno dell’istituto penitenziario (lavoro "domestico"), si applicano, in quanto compatibili, le disposizioni della legge sull’Ordinamento Penitenziario in materia di svolgimento di attività artigianali, intellettuali o artistiche per proprio conto." Dunque, i detenuti che lavorano in carcere per ditte esterne o per l’Amministrazione Penitenziaria godono degli stessi diritti e doveri dei lavoratori "liberi", in caso di contenziosi con il datore di lavoro sono garantiti tutti i diritti costituzionali. Infine, un breve cenno va fatto della L.30/2003, cosiddetta Legge Biagi ed al conseguente decreto attuativo (D.L.vo 276/2003) per l’impatto sul mercato del lavoro italiano ed in particolare per l’inserimento dei detenuti o delle persone ristrette nella libertà. All’interno del D.L.vo sono previsti, agli art. 13 e 14, misure specifiche per favorire l'inserimento professionale dei lavoratori svantaggiati 21 secondo la definizione del regolamento CE n. 2204/20027. Fra le innovazioni introdotte dal Dlgs.vo 469/97 (Art. 10) ed in conseguenza del recepimento delle indicazioni dell’Unione Europea, si è concluso il monopolio della gestione esclusivamente pubblica del cosiddetto "collocamento al lavoro". Anche soggetti privati, debitamente qualificati, attrezzati ed autorizzati dal Ministero del Lavoro, possono svolgere attività di mediazione tra domanda ed offerta di lavoro. L’apertura al "privato" non deve tuttavia disconoscere un ruolo essenziale che resta in capo ai Servizi pubblici territoriali per l’impiego. Le più tradizionali prassi amministrative stanno sempre più cedendo il passo ad azioni d’informazione, promozione, sostegno, orientamento, riqualificazione, rimotivazione e sviluppo della professionalità dei soggetti, accanto alla gestione di agevolazione ed incentivi alle imprese, nonché di misure per il sostegno e l’avvio del lavoro autonomo o per lo sviluppo di nuove attività imprenditoriali. Positive azioni di reinserimento socio-lavorativo, infatti, partono spesso da misure di orientamento e formazione professionale al lavoro, a partire da percorsi avviati nelle carceri con misure e/o servizi che liberano il tempo in contesti alternativi alla pena e agiscono nel territorio (es. tirocini formativi, tirocini aziendali, borse lavoro). 7 «Una persona che non abbia ottenuto il primo impiego retribuito regolarmente da quando è stata sottoposta a una pena detentiva o a un'altra sanzione penale è considerata lavoratore svantaggiato» (art. 2 lett. F) Regolamento CE n. 2204/2002). 22 Importante si è dimostrata, in alcuni casi, (es. per la creazione di impresa da parte di ex detenuti), la valorizzazione delle competenze dei beneficiari, che viene anche definita come validazione degli apprendimenti non formali e informali (ovvero apprendimenti ottenuti in contesti non di scuola e non di formazione professionale), e ricollegata all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita. Dall’analisi delle prassi rilevate, si evidenzia che tutto il sistema dell’inclusione sociale a favore dei detenuti o ex detenuti include politiche di welfare, di lavoro e formazione professionale. Fa riferimento, infatti, ad un insieme di misure e di politiche che coinvolgono aree differenti ma connesse tra loro, a partire dall'implementazione dei servizi socio-assistenziali fino alla normativa del lavoro, un diritto garantito in Italia dalla Costituzione, nell’ordinamento penitenziario, nella normativa che regola il mercato del lavoro. 23 Tab. 1 Elenco delle buone pratiche rilevate Titolo POINT - Possible integration Regione Lazio Tipologia intervento Beneficiari Formazione, orientamento, bilancio di competenze Detenuti Tesi -Tele servizi integrati per l’impiego Lombardia Inserimento e accompagnamento al lavoro (Ex-) detenuti Car.te.si.o - Carcere e Territorio, Sistemi Integrati Operativi Piemonte Accoglienza, intervento di supporto sociolavorativo (Ex-) detenuti in misura alternativa Coast Revitalization Toscana Percorsi di formazione/lavoro, tutoraggio Detenuti e in misura alternativa Net Sociality Basilicata Lavoro in rete, bilancio di competenze (Ex-) detenuti, detenuti e affidati C.O.S. - Concrete opportunità e servizi per detenuti ed ex detenuti Campania Orientamento, formazione, accompagnamento al lavoro (Ex-) detenuti INTRA - Azioni integrate per la transazione al lavoro di detenuti/ex detenuti Abruzzo Accoglienza, orientamento lavoro. Tavoli provinciali carcere-territorio (Ex-) detenuti Emilia Romagna Valutazione degli strumenti di re-impiego; agenzia di comunicazione sul carcere (Ex-) detenuti, detenuti in misura alternativa PEGASO: Processi plurali di rete per l’inclusione dei detenuti 24 SALIS: Servizi per l’autonomia, il lavoro e l’inclusione sociale Abruzzo Modello di assessment per analizzare le esperienze dei beneficiari; realizzazione del centro integrato servizi per la creazione d’impresa (Ex-)detenuti, detenuti in misura alternativa F.V.Giulia Orientamento lavoro, sperimentazione di un modello di intervento per l’autoimpiego (Ex)detenuti, detenuti a fine pena Lazio Percorsi di formazione e inserimento lavoro esterno con tirocini,borse lavoro e tutoraggio Detenuti, detenuti in misura alternativa TASK FORCE SPI Basilicata Intervento di formazione all’autoimpiego; orientamento lavoro e assistenza alle imprese (Ex)detenuti, detenuti in misura alternativa SOCIAL BET- Percorsi di reinserimento socio-lavorativo per detenuti Toscana Analisi dei fabbisogni professionali delle imprese e inserimento lavorativo esterno con accompagnamento (Ex-)detenuti CARCERE&SOCIETA’- Sperimentazione di reti locali per l’integrazione socio-lavorativa di detenuti ed ex detenuti Emilia - Romagna S.T.RE.E.T.S. - Sistema Territoriale per il Reinserimento e la tutela sociale Abruzzo Attivazione di sportelli di inclusione sociale, incontro domanda-offerta lavoro, formazione ed erogazione di borse lavoro Ex detenuti CORA ART.6 “Affidamento di attivita’ di consulenza a sostegno dei servizi pubblici per l’impiego per favorire l’inserimento lavorativo dei detenuti” Toscana Sviluppo di una rete operativa interna ed esterna al carcere, orientamento lavoro e attivita’ di tutoraggio Detenuti SOLARIS - Servizi orientamento lavoro autonomo riabilitazione svantaggio S.F.I.D.E. - Sistema integrato di formazione per detenuti Formazione mirata degli operatori del sistema di rete; bilancio competenze e sperimentazione di percorsi di reinserimento socio-lavorativo Detenuti 25 R.J.USC.I.R.E. - Riqualificarsi on the job per riuscire in un inserimento regolare Veneto Percorsi formativi individualizzati; counselling ed accompagnamento; sviluppo di impresa formativa simulata Detenuti in misura alternativa O.D.E.A. - Opportunità, Diritti, Eguaglianza, Abilita’ Puglia Osservatorio permanente per l’inserimento lavorativo e bilancio delle competenze Ex detenuti Network per l’inserimento delle fasce deboli nell’area metropolitana toscana Toscana Creazione di una rete locale di inserimento socio-lavorativo; inserimento e percorsi formativi Detenuti Sicilia Sistema di inclusione sociale provinciale; inserimento socio-lavorativo Detenuti e a fine pena RE.LA.I.S. - Reti per il Lavoro e l’Inclusione Sociale Abruzzo Accoglienza, orientamento,bilancio delle competenze; laboratori formativi e stage aziendali (Ex)detenuti, detenuti in misura alternativa CHANCE: Percorso integrato di orientamento,formazione e accompagnamento all’inserimento lavorativo di detenuti Toscana Informazione, orientamento, bilancio competenze. Percorsi formativi e accompagnamento al lavoro Un’alternativa: obiettivo lavoro Piemonte Formazione in situazione e borse lavoro; affiancamento a personale specializzato per acquisizione di competenze professionali Gruppi in apprendimento socio-lavorativo Toscana Corsi di formazione professionale per acquisizione di competenze di base e trasversali per inserimento lavoro LABORIS - Laboratorio per l’orientamento e l’inserimento sociale Sardegna Rete territoriale per l’inclusione sociale di ex detenuti; orientamento, formazione specialistica e inserimento in azienda S.O.L.E. - Sistemi di Orientamento Lavoro Esclusi Detenuti Ex detenuti Detenuti (Ex)detenuti 26 SONAR – Sistema Operativo Negoziale Attivazione Risorse Piemonte Case Manager e Servizio di Mediazione al Lavoro; Responsabilità Sociale nelle politiche attive per il Lavoro; Tutor Aziendali. Differenti gruppi target svantaggiati tra cui (ex) detenuti 27 4. P rati che l avorati vo di r ein ser i men to soci o- Per buona pratica si intende “una costruzione empirica delle modalità di sviluppo di esperienze che per l’efficacia dei risultati, per le caratteristiche di qualità interna e per il contributo offerto alla soluzione di problemi particolari soddisfa il complesso sistema di aspettative della formazione” 8. L’impatto, in termini di policies in questo contesto di riferimento, è determinato dal fatto che si tratta di progetti che intervengono su tre aree principali: sistema delle politiche di formazione professionale; sistema delle politiche sociali; politiche di integrazione tra sistemi. Sono, spesso, progetti complessi gestiti da una partnership numerosa ed eterogenea (parti sociali, imprese, enti locali, enti professionali, ecc.), iniziative soprattutto significative perché caratterizzate dalla compresenza di una serie di elementi: rilevanza, efficienza, efficacia, impatto, sostenibilità, trasferibilità9. 8 Isfol, Ipotesi di buone pratiche nella formazione dei formatori, Quaderni di Formazione Isfol, 2001. 9 Rilevanza (gli obiettivi individuati rispondono ai problemi identificati ed ai reali bisogni dei destinatari dell’intervento; i risultati raggiunti rispondono ai problemi identificati ed ai reali bisogni dei destinatari dell’intervento). Efficienza (le azioni sono state espletate in modo corretto in riferimento a risorse, mezzi e tempi). Efficacia (le azioni espletate sono state appropriate al soddisfacimento dei bisogni dei destinatari dell’intervento). Impatto (i benefici derivanti dall’intervento hanno prodotto effetti sul contesto di riferimento). Sostenibilità (i benefici realmente goduti a seguito dell’intervento sono in grado di protrarsi anche sul lungo termine). Trasferibilità (riconoscibilità e replicabilità in contesti diversi). (ISFOL, Equal: idee, esperienze e strumenti nelle buone pratiche dei Partenariati di Sviluppo, 2004). 28 4.1 I pr o g et t i r ile vat i : a lc un i t r at t i si gn if icat i vi L’area problematica considerata per la selezione delle buone pratiche è l’inclusione sociale, attraverso il reinserimento sociale e lavorativo di ex detenuti, detenuti, detenuti in misura alternativa o a fine pena, che rappresentano i beneficiari diretti dell’intervento realizzato. Nella selezione delle iniziative si è cercato di inserire progetti che, nel piano di attività, si sono occupati di costruire percorsi di inserimento lavorativo dei detenuti a partire dalle competenze dei beneficiari: bilancio di competenze, validazione e certificazione delle competenze acquisite tramite percorsi formativi con l’obiettivo di valutare e riconoscere le potenzialità della persona nella definizione e nello sviluppo professionale come lavoratore10. I progetti selezionati, di cui segue una tabella elenco, si sono preoccupati di ampliare le opportunità occupazionali per i detenuti, ma soprattutto di migliorare la loro occupabilità, creando le giuste condizioni e cercando di garantire, per quanto possibile, un rapporto con l’ambiente esterno, con la struttura organizzativa e le regole del lavoro e della vita sociale. Nell’elenco dei progetti proposti, si osserva che, oltre al tradizionale canale di collocamento al lavoro delle 10 In Italia ad oggi non esiste una procedura definita e gestita a livello nazionale per quanto riguarda la validazione delle competenze acquisite, ovvero non esiste un riconoscimento istituzionale delle stesse. Esistono in realtà pratiche pubbliche ed istituzionali di riconoscimento delle competenze che però sono limitate a livello territoriale (regionale o locale), e pratiche di valorizzazione non istituzionali, di settore o aziendali. 29 persone (ex) detenute nell’area del lavoro dipendente, si affianca, in tutti i casi, un percorso strutturato di inserimento attraverso lo sviluppo di iniziative di autoimpiego, che rappresenta un obiettivo di grande novità nelle politiche sociali e occupazionali per le persone svantaggiate. Inoltre i soggetti destinatari dell’intervento, sono stati spesso supportati, nella fase di accompagnamento, da un’azione di incontro tra domanda e offerta di lavoro nel mercato del lavoro locale. Per tutelare il diritto al lavoro dei detenuti è, dunque, necessario il concorso di numerose figure professionali, che devono essere capaci di lavorare insieme, per non lasciare il percorso a metà. Infatti, il detenuto da solo, se non dotato di grandi risorse (sociali, familiari, economiche) molto difficilmente riesce a concludere il percorso di reinserimento. Vanno, quindi, date in primo luogo risposte integrate e coordinate tra tutti gli operatori del privato e del pubblico, sia del Ministero della Giustizia sia degli Enti Locali. E’ questa una delle sfide che, quando riesce, è dovuta prevalentemente alla volontà, alla motivazione ed ai buoni rapporti tra operatori. Non è possibile pensare a prassi standardizzate, ogni percorso deve essere creato ad hoc per ogni persona, con il necessario coinvolgimento armonico degli attori coinvolti, nel rispetto delle procedure burocratiche e delle regole che ogni servizio possiede. Prima di progettare un reinserimento al lavoro di un detenuto od ex detenuto al lavoro è necessario che siano soddisfatti dei prerequisiti: ad esempio, l’iscrizione alle liste di collocamento. La succitata legge 56/87 afferma che tutti i detenuti possono essere iscritti in carcere alle liste di collocamento. Molti istituti si sono 30 organizzati: chi con l’educatore, chi con l’ufficio matricola. Il passo successivo è pubblicizzare l’iscrizione al collocamento, altrimenti soltanto pochi detenuti, quelli con più risorse personali e sociali, sono a conoscenza di questo diritto e di questa opportunità. La maturazione di due anni d’anzianità di iscrizione alle liste è utile affinché un’azienda che vuole assumere un detenuto possa accedere a sgravi fiscali, previsti per i disoccupati di lunga durata (L. 407/90). Soddisfatti i prerequisiti, comincia il cammino di progettazione di un percorso verso il lavoro. Il lavoro, mezzo di risocializzazione e fonte di sostegno “legale”, rappresenta un forte punto di partenza per un detenuto od ex-detenuto. Laddove fallisce, il rischio di recidiva è elevatissimo. La cultura al lavoro è una leva fondamentale per la riabilitazione di persone detenute e va sostenuta con iniziative a diversi livelli: in primo luogo fornendo informazioni, quindi coinvolgendo i beneficiari nella riprogettazione di sé e della propria vita in un’ottica di legalità, inserendo progressivamente nel processo tutti gli operatori che possono accompagnarli nelle varie tappe. Queste tappe possono essere poche o molte, secondo i bisogni del soggetto: oltre al lavoro, un alloggio, un sostegno alla persona e/o alla famiglia, i luoghi della socializzazione e dell’incontro. Un progetto d’inserimento lavorativo vede quindi tante figure che si attivano: in primo luogo il detenuto stesso, poi gli operatori pubblici e del privato sociale, che intervengono secondo i problemi o i bisogni, in parallelo o in sequenza. L’importante è avere un punto di regia o di coordinamento degli interventi. 31 Lo stesso progetto può avere diversi punti di partenza, l’importante è avere ben chiaro l’obiettivo. Un buon punto di partenza può essere la progettazione di un percorso formativo (dentro o fuori dal carcere), oppure il completamento di un percorso scolastico, tarato secondo i bisogni ed i tempi di vita della persona. Purtroppo si deve anche progettare con l’incombenza di necessità urgenti (in prima istanza il sostentamento economico legalmente ottenuto). Il percorso, quindi, deve tener conto di questi limiti e potrebbe avere in sé il rischio di parziale insuccesso, oppure un carattere "provvisorio o tampone". Oltre agli operatori pubblici e privati del reinserimento, condurre al lavoro un detenuto o persona ristretta nella libertà implica un contatto ed anche vincoli con altri livelli Istituzionali, che vanno dagli Operatori Penitenziari, alla Magistratura di Sorveglianza, agli organi preposti al Controllo e alla Sorveglianza, agli organi del Ministero del Lavoro (o da essi delegati). Infine i familiari e gli avvocati del soggetto. Partendo dal presupposto che sono persone “difficilmente occupabili”, per i detenuti l’iter diventa quasi una corsa ad ostacoli, le procedure burocratiche ed i ritardi amministrativi spesso vanificano tanti sforzi avviati per un inserimento lavorativo di successo. I tempi del mercato del lavoro mal si adattano ai tempi di verifica della Magistratura per l’accesso o un diniego ad una misura alternativa al carcere. Questo vuol dire per molti casi la riprogettazione continua di percorsi e soluzioni, che spesso diventa un viaggio veramente molto complesso. 32 4.2 I pr o g et t i r ile vat i : l’ in n ov azi o n e di pr o ce ss o E’ opportuno soffermarsi su alcuni elementi innovativi di processo più frequenti nelle buone pratiche selezionate. Gli aspetti innovativi di processo rispondono alla qualità del raggiungimento degli obiettivi di un progetto in risposta non alla domanda “cosa si è fatto” quanto alla domanda “come è stato fatto”. Il carattere innovativo dell’intervento risiede non tanto in nuove linee teoriche sottese all’intervento stesso, quanto piuttosto nell’evidenza data a passaggi ancora poco presenti nelle politiche e nelle pratiche dei programmi tradizionali e nell’intenzione pragmatica di praticare soluzioni in apparenza ovvie, ma nella realtà poco diffuse non solo in Italia, ma anche in Europa in questo specifico settore di intervento. Si segnalano, nella Tabella 2, i principali cinque aspetti innovativi di processo presenti nelle buone pratiche selezionate, indicando la corrispondenza per ogni singolo progetto ed esplicitando quindi nelle schede di sintesi il “contenuto” dell’innovatività. 33 Tab. 2 Aspetti innovativi di processo n. Progetto Sperimentazione degli strumenti di inserimento lavorativo assistito Partecipazione attiva dei beneficiari e di altri soggetti (contesto lavorativo, referenti istituzionali) Analisi del fabbisogno soggettivo dei destinatari in relazione al contesto socioterritoriale Pratiche di integrazione fra politiche sociali, della formazione e del lavoro Strumenti per lo sviluppo dell’autoimpiego / Promozione della responsabilità sociale tra le imprese locali Progettazione basata sulle competenze / Modelli di apprendimento informali Pag 1 Point x 70 2 Tesi x 72 3 Cartesio x 74 4 Coast Rev. x 77 5 Net sociality 6 Cos 7 In tr a x 84 8 Pegaso x 86 9 Salis 10 Solaris 11 Sfide 80 x 82 x 89 x 91 x x 93 34 95 12 Task force x 13 In te g r a 14 Carcere e società 15 Streets 16 Cora Art.6 17 Rjuscire x 107 18 Od e a x 109 19 Network 20 Sole 21 Relais 22 Chance 23 Obiettivo lavoro 24 Gruppi in apprendimento 25 Laboris 26 Sonar 97 x 99 x 102 x x 105 112 x 114 x 116 x 118 x 120 x x 122 124 x x 126 35 Gli elementi di processo nei progetti evidenziati spesso concentrano l’attenzione sull`intervento che segue all`uscita dal carcere a fine pena dei beneficiari, o al passaggio dalla detenzione in carcere alle diverse misure alternative. Questo momento è decisivo non solo per la qualità dei percorsi di inclusione sociale, ma ancor prima per l`avvio stesso dei processi di inclusione. Lo sviluppo pieno delle potenzialità inclusive delle fasi postpenitenziarie e delle forme alternative alla detenzione, serve anche a orientare le politiche e i servizi del periodo-penitenziario e le misure volte alla risocializzazione all`interno del carcere. Infatti, i rischi di discriminazione in uscita dal carcere si moltiplicano se anche il periodo della detenzione non è già orientato al reinserimento. Inoltre l’obiettivo del reinserimento sociale del soggetto sottoposto a misure penali è promuove il protagonismo della persona, contribuendo a rompere in modo ancora più netto la logica dell`assistenzialismo, che ha mostrato la propria limitata efficacia rispetto al raggiungimento dell`obiettivo dell’inclusione sociale. Tale cambiamento d`ottica implica, come già affermato, che il percorso di reinserimento non possa essere concepito come un modello standardizzato, da applicare nella stessa forma ad ogni caso, ma al contrario come un percorso flessibile e personalizzato, la cui realizzazione non viene programmata in modo definitivo all`inizio ma che invece è soggetta a continue forme di ri-ingegnerizzazione in itinere, fino al raggiungimento dell`obiettivo generale del reinserimento lavorativo. 36 In questo quadro fondamentale si è rivelata l’attivazione di sinergie fra risposte pubbliche e private. Le sperimentazioni e buone prassi avviate da operatori o strutture territoriali, illustrate nel presente lavoro, costituiscono un patrimonio di esperienze da conoscere e valorizzare. Da incentivare è soprattutto la creazione di reti integrate territoriali, fra pubblico e privato e tra privato e privato, che lavorino insieme per portare a compimento percorsi che accompagnano fino alla piena integrazione lavorativa e sociale il soggetto svantaggiato. Le intuizioni dei soggetti afferenti al Terzo settore e al Privato Sociale, spesso più sensibili a determinate istanze dell’area dello svantaggio e più agili sul territorio, possono costruttivamente connettersi ai compiti ed alle funzioni delle strutture pubbliche per l’impiego, ma è essenziale che si costruisca una relazione armonica e paritaria, rispettosa delle reciprocità, non cristallizzata ma sinergica, capace di progettare risposte innovative grazie all’apporto specifico dei differenti attori, in grado di modulare le attività in relazione ad un attenta analisi dei bisogni e delle opportunità. 37 4.3 I pr o g et t i r ile vat i : s ch e de di s i nt es i POINT – Possible Integration Promozione di un sistema di azioni ‘verticali’, specifiche per aumentare le opportunità di integrazione sociale e lavorativa dei soggetti in condizione di debolezza, e di azioni `orizzontali` che costituiscono una serie di servizi comuni centrati su: orientamento; bilancio di competenze; incrocio domanda-offerta formativa; incrocio domanda-offerta di lavoro; certificazione di qualità e valutazione d`impatto; difesa `strutturale` delle pari opportunità. Per i detenuti, in particolare, introduzione di protocolli di bilancio delle competenze e orientamento per l`avvio verso la formazione e/o il collocamento al lavoro. TESI - Tele servizi integrati per l’impiego Azioni finalizzate a sperimentare nuovi modelli di reinserimento lavorativo e sociale, già all’interno del carcere e a promuovere gli interventi anche con il sostegno delle misure alternative alla detenzione. È stata svolta una ricerca per conoscere i canali privilegiati di reclutamento del personale da parte delle imprese per professionalità simili a quelle espresse dall’universo della popolazione detenuta e per individuare gli elementi più adatti per stimolare gli imprenditori ad assumere persone provenienti da esperienze di detenzione (incentivi economici o agevolazioni fiscali, servizi di tutoring e di sostegno al lavoratore e/o all’impresa...).E’ seguita un’azione di accompagnamento sociale, ovvero l’affiancamento al 38 reinserimento lavorativo di supporto sociale completo con la presa in carico di un numero definito di beneficiari (10 detenuti, prossimi alla fine della pena), dalla ricerca di un alloggio alla mediazione familiare e soluzione di problemi di breve periodo all’elaborazione di un progetto di lungo periodo. Il percorso di Tutoring ed accompagnamento inizia all’interno dell’Istituto penitenziario (di Bollate) e prosegue dopo la scarcerazione. CAR.TE.S.I.O. – Carcere e territorio, sistemi integrati operativi Un percorso di coinvolgimento dei beneficiari finali denominato “Preludio Etico all’Agire Responsabile (PEAR)” che consiste in un’attività di riconoscimento concertato di valori e di principi sui quali impostare i percorsi di tirocinio e di inserimento. Il PEAR prevede una attività di bilancio di responsabilità (BDR) che consiste nell’esplicitazione degli obiettivi, delle finalità e dei risultati che ci si propone di raggiungere attraverso l’inserimento lavorativo. Il BDR ha come suo momento centrale l‘instaurazione di un contratto etico allargato (CEA) tra i diversi attori coinvolti: i beneficiari, il contesto lavorativo nelle sue varie forme, i referenti istituzionali e i professionisti coinvolti nelle attività di orientamento, formazione e supporto. I passaggi individuati sono: Colloquio di accoglienza e filtro diagnostico -Elaborazione concertata del progetto di intervento e supporto socio lavorativo - Reperimento impresa e inserimento con sezione (assunzione) o struttura (tirocinio con borsa lavoro) di inserimento Reperimento risorsa alloggiativa - Supporto al 39 pagamento affitto e/o utenze - Avvicinamento al luogo di residenza - Ricongiungimento famigliare. Coast Revitalization Sensibilizzazione delle imprese e dei datori di lavoro del territorio toscano, comprendendo l'aggiornamento dei dati inerenti il mercato del lavoro. E’ seguita la formazione di tutor (circa 20) per lavorare a percorsi individuali di formazione/lavoro e di ricerca di aziende disponibili a collaborare al progetto. I tutor precedentemente formati, col sostegno dei Servizi Lavoro e dalla rete dei Centri per l’Impiego, hanno individuato e supportato i soggetti detenuti idonei ad essere avviati all’inserimento lavorativo sperimentale. Per gli immigrati si è sperimentata la creazione di impresa, mentre per gli altri si è privilegiato l’inserimento in posizioni lavorative dipendenti. Net Sociality Il progetto è strutturato in particolare in una serie di macrofasi e attività. Fertilizzazione, per la diffusione delle opportunità di partecipazione al progetto, raccolta e distribuzione delle informazioni, prima selezione dei partecipanti. Sviluppo dell’economia sociale a supporto della creazione di una Rete Permanente per definire strategie di sviluppo per concertare azioni programmatiche indirizzate verso il Terzo Settore. In particolare, l'incubatore d'impresa sociale come spazio attrezzato per ospitare nuove imprese sociali (per un 40 perioso di due anni) e per fornire servizi di supporto e di consulenza, start-up d'impresa e formazione degli operatori. Formazione, finalizzata alla rilevazione dei fabbisogni e orientamento che consentirà di far operare ai destinatari una scelta consapevole dei propri percorsi di apprendimento, formazione e lavoro. In particolare, formazione tecnico specialistica e formazione manageriale. Sviluppo di una cultura di Sistema, con organizzazione di seminari di sensibilizzazione per nuove politiche di lotta alle discriminazioni nel mondo del lavoro; focus group per individuare modelli di intervento condivisi per l’ingresso nel mondo del lavoro di soggetti portatori di discriminazioni e workshop di informazione ai protagonisti dell'economia sociale. C.O.S. – Concrete Opportunità e Servizi per detenuti ed ex detenuti Promuovere l`integrazione socio-lavorativa di soggetti detenuti ed ex detenuti, prevedendo la combinazione di una pluralità di azioni mirate che perseguono l`ambizioso obiettivo di cercare soluzioni efficaci alle notevoli difficoltà occupazionali di quanti si trovano a `rientrare in società`. L`intera architettura progettuale si è articolata in 4 macrofasi: - creazione di un sito internet, per condivisione e scambio di informazioni, esperienze, buone prassi; - rilevazione dei fabbisogni e analisi del disagio al fine di rilevare i bisogni, formativi, occupazionali, dei soggetti che vivono in condizione di detenzione o ex detenuti; 41 -attività di orientamento, formazione, accompagnamento al lavoro, nell`intento di costruire efficaci percorsi verso il lavoro, che partono dagli effettivi bisogni degli utenti e dalle richieste del mondo produttivo; -progetto personale autocostruito, in vista dell`inserimento lavorativo, sotto la guida attenta dell`orientatore, in modo che il percorso ipotizzato sia frutto di una maggiore autoconsapevolezza dell`utente. INTRA - Azioni integrate per la transizione al lavoro di detenuti/ex detenuti Promuovere l’occupabilità dei soggetti autori di reato agendo sul sistema degli attori, pubblici e privati, che a vario titolo sono impegnati a favore del loro reinserimento lavorativo e sociale. In ciascuno dei territori delle province partner è stato attivato un “Tavolo Provinciale Carcere-Territorio”, che riunisce i principali attori locali ed è impegnato nella programmazione delle attività sperimentali. I “Tavoli” sono pensati come strumento di politica attiva delle Amministrazioni Provinciali partner e costituisce il “luogo” della concertazione sulle politiche e gli interventi finalizzati all’occupabilità dei soggetti autori di reato. Accanto allo sviluppo di strumenti per il lavoro di rete (Tavoli), sono state sviluppate e applicate guide procedurali e strumenti operativi per la preparazione, l’erogazione ed il controllo delle principali tipologie di servizi negli ambiti: a) informazione e orientamento; b) formazione professionalizzante; c) supporto all’inserimento lavorativo. 42 PEGASO – Processi plurali di rete per l’inclusione dei detenuti Attuate politiche locali di governance (identificare e differenziare le strategie tra funzione politicoistituzionale e funzione tecnica); promozione di una maggiore/migliore partecipazione della “società civile organizzata” (attivando spazi effettivi per una funzione consultiva); strumenti di misurazione e valutazione per migliorare la coerenza del processo complessivo, dalla programmazione alla gestione dei progetti/attività sul territorio (nel contesto dei Piani di Zona). L’accesso al lavoro e all’impresa è stato avviato attraverso la promozione di unità produttive interne alle carceri e la predisposizione di “ponti” per il successivo inserimento nel mondo del lavoro: un circolo virtuoso tra imprese profit, imprese non profit, responsabilità sociale, Servizi per l’impiego e Agenzie per il lavoro (accesso al lavoro tramite le modalità ‘on the job’) e dispositivi previsti dalla legge R. 17/05. Una importante azione è stata intrapresa nella “comunicazione sociale”, valorizzando e diffondendo le iniziative promosse dai diversi territori. S.A.L.I.S. – Servizi per L’autonomia, Il Lavoro e l’inclusione Sociale Una serie di attività integrate, finalizzate a sperimentare un modello di inserimento lavorativo e sociale di ex detenuti e di detenuti in esecuzione penale esterna. 43 Rispetto ai beneficiari finali, il progetto ha previsto la predisposizione di un percorso di accompagnamento individualizzato di inserimento che ha consentito al beneficiario l’accesso ad un set di servizi prevalentemente per l’occupabilità, che lo hanno portato sino alla realizzazione di una Work Experience presso una realtà produttiva (formazione tecnica in azienda, con tutoraggio). Terminata la fase di orientamento e quella di formazione in aula, sono state offerte agli utenti due tipologie di percorso, uno per il lavoro dipendente ed uno per il lavoro autonomo. Inoltre, il percorso di accompagnamento ha previsto un’azione di stabilizzazione al lavoro, servizi abitativi e supporto per l’accesso ad altri servizi offerti dalla rete territoriale degli attori, offerti in virtù delle relazioni di cooperazione costruite con le azioni preparatorie. S.O.LA.RI.S – Servizi Orientamento Lavoro Autonomo Riabilitazione Svantaggio E’ stato definito un modello di intervento relativo all`inserimento lavorativo delle persone svantaggiate tramite un percorso di auto-impiego, basato essenzialmente sulla integrazione e potenziamento del sistema di welfare esistente, con riferimento alle seguenti componenti: - i servizi sanitari e socio-assistenziali per il reinserimento sociale e lavorativo; - la cooperazione sociale nella sua funzione di canale privilegiato per il reinserimento lavorativo delle persone in stato di svantaggio; 44 - l`associazionismo del volontariato sociale e quello di rappresentanza dei beneficiari; - le strutture di formazione professionale e di erogazione di servizi di consulenza alla realizzazione di impresa. Si sono create le condizioni indispensabili alla sperimentazione del modello, ovvero l’informazione agli operatori coinvolti nella sperimentazione. Il progetto ha inteso preparare e accompagnare la sperimentazione di una nuova figura, quella del mentor, attraverso l`impiego di persone ex-svantaggiate che abbiano già attuato con successo una scelta di auto-impiego. Una fase importante ha riguardato la sperimentazione, a livello territoriale, del modello di Rete di Servizi per l`Auto-impiego dei Soggetti Svantaggiati. Tale rete si articola su più livelli con funzioni differenziate: servizi di welfare pubblici e privati a supporto dell`auto-impiego; sportelli di accoglienza, informazione ed orientamento; erogazione di servizi di accompagnamento (tutor, mentor) e consulenza lavoro. In questa fase particolare importanza è stata dedicata alle differenze di genere, sia a livello di orientamento imprenditoriale (doppia presenza lavoro-famiglia), che a livello di accompagnamento nei percorsi di autoimpiego (accesso ai finanziamenti agevolati ai sensi della L. 215/92). S.F.I.D.E. - Sistema Integrato di Formazione per Detenuti Le attività di progetto hanno coinvolto la Direzione Regionale per l’Amministrazione Penitenziaria del Lazio e 13 Direzioni Carcerarie. 45 Diverse le attività formative espletate, che hanno riguardano i seguenti percorsi professionali: Addetto alle attività di pasticceria finalizzati alla produzione di pasticceria secca con interventi di valorizzazione di prodotti tipici locali Addetto alle attività di pasticceria fresca Pizzaiolo Operatore grafico informatico Giardiniere Tecnico delle produzioni Vegetali Elettricista apparecchi radio-televisivi Imbianchino Attore Installatore infissi Operatore addetto alle produzioni di falegnameria Piastrellista L’offerta professionale è stata completata con l’attivazione di brevi percorsi formativi per il potenziamento di competenze di base (Alfabetizzazione informatica, D.Lgs 81/2008, Alfabetizzazione linguistica per stranieri) e trasversali (Video-teatro-vita). Infine è da sottolineare la realizzazione di tirocini formativi e di inserimento lavorativo rivolti a reclusi ed ex reclusi e finalizzati all’acquisizione di specifiche competenze professionali; 58 i tirocini completati in altrettante realtà produttive e commerciali esterne al carcere. 46 TASK FORCE SPI Con il progetto sono state eseguite una pluralità di attività, definite in 5 macrofasi: definizione delle mappa delle opportunità; trasferimento delle metodologie organizzative; consulenza orientativa al lavoro; assistenza alle imprese; promozione delle attività. La mappa delle opportunità rappresenta un vademecum informativo sul reinserimento dei detenuti, sulle politiche attive del lavoro e sugli strumenti agevolativi per l’autoimpiego e l’assunzione di detenuti. Tale mappa rappresenta una guida, pratica e di facile lettura, non solo per gli Spi, che dovrebbero indirizzare i soggetti svantaggiati verso un reinserimento lavorativo, ma anche per il mondo imprenditoriale. In tale ottica sono stati organizzati corsi di formazione sull’utilizzo della Banca Professionali dei Detenuti, una banca dati sulle caratteristiche professionali dei detenuti e dei soggetti in misura alternativa. OCCUPAZIONE INTEGRA SOCIAL BET - Percorsi di reinserimento socio-lavorativo per detenuti Accompagnamento e tutoraggio è il modello d’intervento su un gruppo di destinatari finali (operatori del privato sociale) attraverso l’affiancamento di consulenti. L’ambito d’intervento è stato la progettazione dei percorsi personalizzati, definizione degli strumenti e delle metodologie, verifica in itinere e finale delle modalità di trasferibilità del modello e della sua efficacia. 47 In particolare: studi e ricerche per ricostruire una fotografia della realtà produttiva e sociale del territorio; formazione attraverso “gruppi di lavoro”, “project work” e “analisi di casi”, per la rilevazione delle caratteristiche dell’utenza;sensibilizzazione, attraverso incontri/riunioni e seminari formativi rivolti a: parti sociali, imprenditori, funzionari pubblici e attori istituzionali; attività di scambio tra i vari attori sociali attraverso la costituzione di gruppi di lavoro tra interlocutori di ambiti diversi e formazione congiunta a formatori e personale. CARCERE & SOCIETÀ - Sperimentazione di reti locali per l’integrazione socio-lavorativa di detenuti ed ex detenuti L'idea è quella di integrare, in modo permanente, una serie di azioni, rivolte a detenuti prossimi alla scarcerazione o in semilibertà, che facilitino l’orientamento e la ricerca di opportunità di inserimento lavorativo. Un’ équipe di operatori del trattamento allargato sono il gruppo di riferimento per il progetto (esperti di formazione, operatori penitenziari area educativa, personale della direzione degli Istituti penitenziari, responsabili degli Assessorati per le Politiche Sociali dei Comuni, ecc.); segue un lavoro sul campo nella ricerca delle esperienze formative e di inserimento lavorativo realizzate (negli ultimi 10 anni) al fine di dettagliare e valutare le caratteristiche qualitative e quantitative delle azioni positive già realizzate nel territorio. Tutte le prassi positive sono classificate e sistematizzate in una banca dati sui “casi eccellenti” 48 che documenta tutti gli aspetti progettuali e realizzativi utili per una loro diffusione. Si passa alla fase di razionalizzazione e sistematizzazione della rete stabile territoriale pubblico/privata che favorisce la definizione di percorsi di inserimento socio-lavorativo, assumendo i risultati della rilevazione di esperienze positive realizzata nella indagine sul campo. Prima dei percorsi di inserimento si procede nell’analisi delle competenze professionali dei detenuti che si trovano in condizioni giudiziarie che permettano il godimento di regimi alternativi di percorsi di reinsemento socio-lavorativo. Individuati i detenuti prossimi alla scarcerazione o in semilibertà, si realizzano colloqui individuali di orientamento e finalizzati al bilancio di competenze, si predispongono tirocini formativi progettati "su misura" rispetto alle esigenze di entrambi gli interlocutori. I tirocini con i quali è stato realizzato l’inserimento lavorativo dei detenuti sono stati progettati congiuntamente dagli operatori delle diverse strutture della rete territoriale. S.T.R.E.E.T.S. Sistema Territoriale Reinserimento e la Tutela Sociale per il La strategia generale del Sistema STREETS è quella di collegare stabilmente i settori produttivi con i servizi sociali pubblici e la rete di protezione sociale ed accompagnamento, di formazione ed istruzione, attraverso la creazione di organismi comuni ed integrati di azioni e di servizio, in favore dei target group più esposti al rischio di esclusione. 49 Tale strategia viene perseguita prevedendo nel Sistema l’attivazione di centri e strumenti atti a facilitare la mobilitazione territoriale di tutti gli agenti pubblici e privati e che, operativamente, si identificano in 3 articolazioni, individuabili come macro-attività: - l'Agenzia intercomunale di inclusione sociale, quale anello di raccordo tra gli interventi sociali e di inserimento lavorativo; - l'Osservatorio dei bisogni e dell’offerta di lavoro, nonché strumento di sperimentazione per l’individuazione di soluzioni concrete da adottare per la facilitazione all’accesso e all’avvicinamento dei soggetti svantaggiati al mercato del lavoro; - il Laboratorio di formazione lavorativa con compito di coordinare le attività di formazione flessibile ed individualizzata, per promuove e supervisiona le iniziative sperimentali formative on the job, di mentoring e di telelavoro, collegate a contratti di inserimento. STREETS ha promosso una campagna di adesione per le imprese che intendono attivare percorsi di responsabilità sociale, anche per favorire buone prassi di reclutamento del personale. CORA ART.6 - Affidamento di attività di consulenza a sostegno dei servizi publici per favorire l’inserimento lavorativo dei detenuti Azione di politica attiva del lavoro orientata alle fasce deboli e svantaggiate finalizzate a mettere in rete organizzazioni del privato sociale, enti pubblici e istituzionali impegnati nel settore; sviluppo di una rete operativa locale interna ed esterna al carcere; individuazione di metodologie di orientamento e 50 strumenti comuni per promuovere il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti; realizzazione di attività di tutoraggio al detenuto/a nella ricerca di opportunità lavorative e formative coerenti; informazione e sensibilizzazione del mondo imprenditoriale alla normativa L.193/2000 e alla problematica. E’ stato realizzato un progetto di impresa per lo sviluppo attività agricola di coltura dello zafferano all’ interno della casa di reclusione Ranza e predisposto il piano definitivo di start up per l’avvio della attività di produzione dello zafferano. Si sono concretizzate le occasioni occupazionali utilizzando manodopera detenuta che era stata opportunamente formata attraverso un percorso di 300 ore finanziato con il FSE dall' Amministrazione Provinciale. R.J.USC.I.R.E. - Riqualificarsi on the Job per riuscire In un inserimento regolare Il progetto si è articolato principalmente nelle seguenti fasi: 1) ricerca/azione su costume teatrale; 2) formazione individualizzata per competenze e ruoli; 3) counselling ed accompagnamento; 4) sviluppo di impresa formativa simulata (IFS); 5) promotion e self-promotion; 6) coinvolgimento delle aziende e dei partner. Per facilitare l’occupabilità dei soggetti, il progetto ha proposto un intervento composito che oltre ai beneficiari finali ha coinvolto anche imprese ed operatori dei vari servizi rivolti alle detenute. Il piano di interventi ha operato su due filoni. Il primo mirato a facilitare 51 l’inserimento lavorativo attraverso lo sviluppo di competenze di base, trasversali e tecnico-professionali afferenti al settore della moda, in modo da permettere l’avvio di rapporti di lavoro dipendente, di attività autonome o in cooperativa. Per il secondo filone, la strategia adottata è stata quella di individuare nella creazione del costume dell’arte, l’ambito ideale per offrire alle detenute veneziane. L’individuazione di questa nicchia di produzione è stata molto significativa per il carcere della Giudecca in quanto l’Istituto penale si trova all’interno di un contesto territoriale fortemente motivato a sostenere ricerche sui costumi d’arte. Per gli operatori, invece, le linee guida sono improntate all’implementazione di iniziative di ricerca/azione o formazione/intervento, nell’ottica del superamento del concetto di aggiornamento tradizionale. O.D.E.A. - Opportunità Diritti Eguaglianza Abilità La linea d`azione individuata prevede la strutturazione dell`assemblea permanente della partnership come luogo della concertazione degli interventi per l’Agenzia Provinciale per l’Inserimento Lavorativo. Le aree operative in cui si articola l`agenzia sono: ricerca ed elaborazione dati, monitoraggio e valutazione, percorsi formativi, azioni transnazionali, sviluppo locale, sperimentazione ed inserimento lavorativo. L’agenzia ha un’articolazione periferica in unità territoriali, a carattere comunale e sovra comunale. Nelle unità territoriali dell`agenzia operano i tutor longitudinali, preparati da apposito percorso formativo previsto dal progetto: figure di sistema in grado di 52 mobilitare le risorse latenti nella comunità, creando le condizioni affinché la comunità stessa possa mutare i comportamenti e gli atteggiamenti in competenza e disponibilità. Le unità territoriali, animate dai tutor, fungono da elemento catalizzatore di rete dell`operatività statutaria delle organizzazioni partner di Odea, strutturate in unità operative di progetto. L`agenzia provinciale, così organizzata, realizza l`Osservatorio Permanente per l`Inserimento Lavorativo finalizzato ad individuare e rilevare gli indicatori utili ad una corretta lettura dei fenomeni che generano discriminazione delle fasce deboli del mercato del lavoro, e a monitorare le buone pratiche che generano reali percorsi di inserimento. L`osservatorio è, dunque, un sistema dinamico, in grado di raccogliere informazioni/bisogni e trasformarli in programmazione e piani di azione. Attraverso i dati raccolti dall`osservatorio è possibile leggere i bisogni e canalizzarli verso circoli virtuosi per l`inserimento lavorativo. Gli interventi progettati sono a supporto dei Piani di Zona dei comuni della partnership. Network per l’inserimento delle fasce deboli nell’area metropolitana toscana Sperimentazione di un sistema integrato (sperimentazione buone prassi) per dare risposte a una serie di esigenze dell’inserimento socio-lavorativo: - intervento sul problema dell`abitazione sperimentando soluzioni che vanno dall`aiuto finanziario per sostenere i costi dell`abitazione alla possibilità di creare strutture organizzative di prima accoglienza abitativa; 53 - rimuozione degli ostacoli che limitano gli utenti (autorappresentazione limitante e squalificante nei confronti di un potenziale datore di lavoro) e aumentare le loro competenze, specifiche e trasversali; - dare agli utenti la possibilità di inserirsi in modo accompagnato in un contesto sociale e di imparare a muoversi in modo autodeterminato tramite interventi sul contesto sociale (accompagnamento, tutoraggio sociale, corsi per l`acquisizione di competenze trasversali culturali) e aiuti iniziali (borse di lavoro, sostegno per abitazione ecc.); - sperimentazione interventi (corsi, incontri, materiale informativo) per diminuire mobbing e discriminazioni dirette da parte del datore di lavoro e dei colleghi; - elaborazione di interventi concertati per l`inserimento individuale con forme contrattuali anche nuove per diminuire il problema del lavoro sommerso o comunque almeno parzialmente irregolare. Altri interventi sono stati pensati per acquisire sicurezza personale, sia tramite la contestualizzazione sociale, sia tramite interventi di bilancio di competenze e di formazione (competenze trasversali culturali). Il fine ultimo si concretizza nella promozione di un collegamento stabile tra gli strumenti di natura socioassistenziale e gli interventi di politica formativa e del lavoro, ed integrare l`offerta dei Centri per l`Impiego. 54 S.O.L.E. - Sistema di Orientamento Lavoro Esclusi Il processo verte su due fasi, attraverso il coinvolgimento diretto dei beneficiari dell’intervento. La prima fase è di ricerca/intervento per riconoscere le cause e i processi attraverso cui maturano la genesi della condizione di esclusione sociale e i percorsi individuali e collettivi attraverso cui emanciparsi. Segue una fase di progettazione del sistema di inclusione provinciale attraverso la definizione del sistema con la partecipazione dei beneficiari stessi, affinché diventino protagonisti responsabili ed efficaci del loro inserimento o reinserimento socio-lavorativo: gli operatori/assistenti tecnici saranno al loro servizio. In ultimo una fase di percorsi di emancipazione e inserimento socio-lavorativo rivolto ai beneficiari, prevede momenti individuali e momenti di gruppo. I beneficiari con l`aiuto dei loro rappresentanti, parteciperanno il più possibile alle scelte e alla individuazione e realizzazione delle attività dei `Centri di Iniziative`. R.E.L.A.I.S. - Reti per il Lavoro e l’inclusione Sociale Il modello proposto si concretizza nella realizzazione di un percorso di inserimento da intendere come un insieme strutturato, organizzato e modulare di risorse, opportunità e servizi offerto ai singoli. I singoli destinatari finali possono costruirsi un percorso personalizzato utilizzando con flessibilità le tappe proposte nel percorso tipo secondo le proprie esigenze personali. 55 Anche per questo è necessario che le funzioni di orientamento e counseling e di supporto personale e sociale accompagnino tutto il percorso di inserimento rappresentandone la guida. Il percorso tipo, quindi, è da intendere piuttosto come un sistema che contiene percorsi personalizzati e flessibili e che garantisce il necessario accompagnamento dei percorsi individuali: di motivazione e di sostegno personale e sociale; di gruppo di supporto psicopedagogico e di sviluppo personale; di competenze mirate attraverso laboratori formativi; di gruppo rivolti allo sviluppo di una progettualità sia personale che professionale; di consolidare il progetto professionale e di avviare la (ri)socializzazione al mondo del lavoro; di sviluppare competenze professionali adeguate a specifiche occasioni di impiego; di un progetto di lavoro autonomo; di consolidamento dell`avvenuto inserimento e/o dell`avvio di un`attività professionale autonoma. CHANCE - Percorso Integrato di orientamento, formazione e accompagnamento all’inserimento lavorativo di detenuti Due le attività importanti realizzate con il progetto: - Informazione e orientamento: tale fase ha riguardato gruppi di 12/15 persone per ogni carcere ed è stata organizzata in orientamento motivazionale, bilancio competenze, counseling individuale, incontri tematici. Fase preliminare di preparazione agli interventi formativi che ha visto operare congiuntamente il personale degli istituti e lo staff di progetto. Tale fase si è conclusa con la definizione dei destinatari per ciascun 56 corso selezionati sulla base di requisiti oggettivi (tipo di condanna, possibilità di usufruire di misure alternative, ecc.) e soggettivi (interesse e attitudini manifestati dai detenuti stessi per i percorsi formativi proposti). -Accompagnamento all’inserimento lavorativo: supporto al fine di facilitare l’accesso al posto di lavoro. Un’alternativa: obiettivo lavoro Il progetto ha previsto l’avvio di 5 borse lavoro (formazione in situazione) per l’acquisizione di competenze nei settori specifici delle cooperative sociali partner del progetto o delle altre agenzie del territorio resesi disponibili, attraverso l’affiancamento a personale specializzato, unitamente ad un tutor. Tale esperienza di “formazione in situazione” ha condotto all’assunzione del soggetto o comunque all’assunzione da parte di terzi sfruttando le abilità acquisite. Gruppi in apprendimento socio-lavorativo Organizzati 11 corsi di formazione professionale per acquisizione di competenze nelle materie principali dei vari corsi, considerando la loro specificità: in informatica, le abilità di cucina, muratura, imbiancatura ecc., consentendo ai partecipanti di “formarsi” in settori che al momento non sono toccati da crisi particolari; la potatura artistica tipica del contesto vivaistico e topiario pistoiese ha consentito ai partecipanti la possibilità di accedere al settore produttivo locale. Ogni corso ha previsto lo svolgimento di un buon numero di ore dedicate alle tecniche di ricerca attiva di 57 lavoro, alla gestione delle relazioni in ambienti di lavoro, alle pari opportunità e discriminazioni, alla sicurezza ed alle prime tecniche di pronto soccorso; anche al fine di recuperare, rafforzare e sviluppare competenze di base e trasversali utili per l’inserimento nel mondo del lavoro e l’eventuale mantenimento del posto di lavoro. LAB.OR.I.S - LABoratorio per l’ORientamento e l’Inserimento Sociale Sperimentazione di un modello di intervento, finalizzato all’inclusione sociale dei soggetti sottoposti a misure penali, che, partendo dalle esigenze delle imprese e dalle caratteristiche dei soggetti, ha permesso di tracciare un percorso di inserimento stabile nell’organico dell’azienda. Il modello è stato strutturato su un percorso di orientamento preliminare ed un attività di formazione specialistica (sulla base delle mansioni che avrebbe svolto il beneficiario nell’impresa) e di sviluppo delle competenze trasversali (relazionali, comportamentali, ect). Al termine si è avviata la fase di inserimento in azienda con una durata minima di tre mesi (stage) e successivamente con la stabilizzazione, laddove l’impresa fosse rimasta soddisfatta del lavoro svolto. Durante il percorso di inserimento il beneficiario è stato affiancato da un tutor tecnico messo a disposizione dell’impresa e da un tutor psico-sociale, cui era demandato il compito di seguire il percorso e di garantire un contatto esterno con l’impresa, al fine di superare gli inevitabili momenti di difficoltà connessi alla complessità del processo. 58 La sperimentazione di questo modello di intervento ha consentito di comprendere come le imprese siano disponibili nella sfida dell’inclusione, a condizione che vengano supportate nei processi di inserimento. Oltre il 50% delle imprese coinvolte ha stabilizzato il beneficiario che era stato avviato al lavoro dal progetto. S.O.N.A.R. Sistema Operativo Negoziale Attivazione Risorse L’esperienza realizzata mette in evidenza come sia possibile costruire dei progetti individuali di inserimento lavorativo per soggetti svantaggiati (disabili, migranti, giovani drop out, ex detenuti, ecc.), investendo, in modo particolare, su figure di sistema che garantiscano l’unitarietà del percorso di inserimento. La figura importante sperimentata nel progetto è quella del “Case Manager”, con competenze sia progettuali sia tutoriali, e in modo particolare competenze relazionali e di mediazione per delineare un preciso progetto individuale su ogni singolo beneficiario. Nell’ambito del progetto sono stati sperimentati due modelli: il Servizio di Mediazione al Lavoro e la Responsabilità Sociale nelle Politiche Attive per il Lavoro, attraverso concrete testimonianze di reali vantaggi di reinserimento lavorativo per le persone e per le imprese. A supporto della figura del Case Manager vi è la rete politica, tecnica e operativa dei servizi socioassistenziali, con gli operatori specialisti dei piu’ servizi di riferimento per il soggetto beneficiario. Nel progetto Sonar sono state formate 9 Case Managers, tutte di sesso femminile, “registe del caso” e in grado di entrare in relazione con la rete formale dei servizi, e la rete informale del soggetto beneficiario. 59 Particolare rilievo viene dato al ruolo dei Centri per l’Impiego, Sportelli Lavoro, Agenzie Formative, Associazioni di Categoria e Aziendali. La stessa figura del Case Manager trova un suo spazio “naturale” se interna al Centro per l’Impiego. Per “premiare” la disponibilità delle imprese censite come responsabili la Provincia di Novara ha istituito un Albo delle Aziende che hanno ottenuto il riconoscimento di “Qualità Sociale” nell’ambito del progetto Sonar, le quali hanno: - sperimentato il modello di “Case Management”; - individuato al proprio interno un Tutor Aziendale che dialoga con il Case Manager; - partecipato ad attività di riqualificazione del Tutor Aziendale; - inserito nella propria azienda, con qualsiasi tipologia contrattuale, un beneficiario del Progetto Sonar e sono in regola con quanto previsto dalla normativa riguardante le assunzioni obbligatorie (legge 68 del 1999). 2.4 I pr o g et t i r ile vat i : t ip ol o gie d i at t ivit à Gli interventi messi in campo dai progetti individuati come buone pratiche di reinserimento socio-lavorativo in favore di soggetti detenuti ed ex detenuti, sono articolati, principalmente, in tre tipologie di azioni: - opportunita' di formazione e qualificazione professionale dentro e fuori il carcere (formazione); - servizio di informazione, orientamento ed assistenza tecnica all'inserimento e reinserimento per detenuti o ex detenuti nel mercato del lavoro o degli altri ambiti collegati (orientamento); 60 - individuazione delle opportunità lavorative, accompagnamento e supporto all'inserimento lavorativo, sportello di consulenza, assistenza per l'elaborazione di piani d'impresa, tutoraggio, valutazione delle competenze (Servizi alla persona). La formazione è chiamata a sviluppare nei singoli autonomia, progettualità e capacità di autoapprendimento continuo, consentendo all`individuo di sviluppare tutte le sue potenzialità e favorendo l`acquisizione di un habitus mentale di apertura verso il cambiamento. La formazione è intesa quale elemento strategico in questa sede, anche in considerazione del fatto che la maggior parte dei detenuti presenta un tasso di scolarità molto basso per cui può intervenire a supporto degli utenti al fine di consentire loro di acquisire e/o adeguare le conoscenze e competenze possedute a quelle più ampie e variabili richieste dal mercato del lavoro. Nelle tipologie di percorsi formativi riconosciuti, come formazione professionale, ovvero “quella formazione che ha per oggetto lo sviluppo delle attitudini individuali, delle conoscenze e delle competenze richieste per l’esercizio di un impiego o di un mestiere” (definizione dell’Unesco) rientrano gli interventi di prequalificazione, qualificazione, riqualificazione, specializzazione e aggiornamento realizzati con sistemi che utilizzano metodologie di formazione d’aula e/o in situazione (tirocini formativi). L’orientamento è spesso di supporto alla scelta di eventuali percorsi formativi sia per percorsi lavorativi a partire dalle opportunità lavoro offerte nelle carceri stesse. Per migliorare le condizioni di vita interne agli istituti penitenziari ed agevolare il reinserimento sociale 61 dei detenuti, la legge prevede sgravi fiscali per le imprese che assumano detenuti o che svolgano attività formative nei loro confronti11. I servizi alla persona sono servizi di accompagnamento all’inserimento nella società dell’ex detenuto e rappresenta una buona risposta se prevista in termini di continuità, e non di breve periodo. Tra gli effetti più rilevanti della carcerazione emergono in modo più evidente la perdita del ruolo sociale e familiare, l'emarginazione dal proprio contesto di riferimento, la perdita del lavoro (se esisteva prima della carcerazione), una maggiore difficoltà nell'attuazione di un percorso di reinserimento lavorativo. Per rendere compatibili ed assicurare la continuità del processo che rende possibile l'evidenza del bisogno, la lettura e la comprensione della domanda, la disponibilità di risorse economiche-occupazionali, i servizi alla persona rappresentano una risposta continua. Le iniziative da intraprendere sono sia servizi di sportello (accoglienza, informazione, ecc.); sia servizi di presa in carico (bilancio delle competenze,documentazione occorente, ecc.); sia servizi di tutoring (affiancamento, mediazione, consulenza, verifica periodica,ecc.); sia servizi del lavoro di rete (rapporti con imprese, con uffici, sportelli, enti pubblici e privati, ecc.); sia servizi di ricerca delle risorse economiche, di alloggio, ecc. Il bilancio di competenze è un’attività che rientra nei servizi alla persona poiché integrata per la realizzazione di scelte e cambiamenti relativi alla vita 11 Legge 407/1990. In particolare, la popolazione delle carceri rientra fra le categorie svantaggiate che le cooperative sociali hanno l'obbligo di assumere nella misura del 30%, usufruendo di agevolazioni contributive. 62 professionale 12 . Le finalità che si prefigge sono di identificare le potenzialità e le competenze da investire nell’elaborazione di un progetto di inserimento professionale individualizzato. Attraverso il bilancio delle competenze si acquisiscono, da parte del soggetto, capacità di autonomia e valutazione di scelta per la costruzione del proprio progetto di sviluppo professionale e lavorativo. Il percorso di bilancio si articola in alcune fasi e prevede momenti di ricostruzione e valutazione delle competenze di una persona, si personali sia professionali, con l’ipotesi di un progetto da analizzare nei suoi elementi di fattibilità. I momenti attraverso i quali si arriva alla restituzione del bilancio delle competenze prevede essenzialmente colloqui individuali, questionari di auto-valutazione, somministrazione di alcuni test e sessioni di gruppo per l’analisi delle comptenze psico-sociali. 12 Sperimentata diffusamente in Francia è divenuta una realtà anche in Italia a partire con la riforma dei Centri per l’Impiego D.lgs n.181/2000. 63 5 . C o n s i d e r az i o n i c o n cl u s i v e In una società complessa come quella nella quale viviamo, parlare di lavoro vuol dire affrontare una delle tematiche più rilevanti nella vita di una persona. E’ indubbio che l’attività lavorativa contribuisce a determinarne lo status sociale di ogni individuo. Lavorare per vivere è la considerazione più ovvia per la maggioranza delle persone e nessuno pensa di metterla in discussione. Il lavoro rappresenta un potente fattore di crescita e di maturazione psicologica e sociale, poiché contribuisce al superamento di forme di dipendenza dagli altri a favore di una relazione adulta, connotata da una maggiore autonomia decisionale e dalla consapevolezza di occupare un ruolo attivo e produttivo. Risulta, invece, più complicato pensare al lavoro per coloro che privati della libertà, si trovano all’interno degli istituti penitenziari o scontano una condanna attraverso una misura alternativa alla detenzione o, ancora, escono dal carcere al termine dell’esecuzione penale. C’è, inoltre, l' interrogativo sul reinserimento sociale una volta fuori dal carcere, come componente di un più ampio obiettivo. La difficoltà del reinserimento sociale è dovuta, nella maggior parte dei casi, all’assenza di una rete sociale in grado di funzionare da deterrente rispetto all’azione deviante. Quest’assenza è aggravata da permanenze in carcere spesso lunghe o ricorrenti, dal ritorno, una volta fuori dal carcere, ai vecchi e devianti contesti di riferimento ed, infine, dall’inadeguatezza nelle modalità di fruizione dei Servizi sociali territoriali. Inoltre, spesso a livello dei 64 Servizi territoriali non esistono prassi consolidate, capaci di raggiungere sistematicamente tutte le persone incorse in reati, coinvolgendole in un percorso di reinserimento codificato e ripetibile. Tutte le iniziative messe in campo sono nate dalla profonda convinzione che é necessario garantire l'inserimento socio-lavorativo a pieno titolo anche a coloro che, per cause diverse, hanno commesso errori, che il fine ultimo di chi opera nel sociale non é assistere le persone ma esser garanti della loro piena integrazione sociale ed economica. L’inclusione socioeconomica degli autori di reato, fornisce a chi ha sbagliato una seconda opportunità e nel contempo garantisce la collettività dal rischio di recidive. 65 Al l e g a t i 1 . Sc h e d a d i r i l e v a z i o n e d e l l a b u o n a p r a t i c a 66 1) DATI DELL’ENTE/ORGANIZZAZIONE - PROMOTORE Denominazione Indirizzo (via e n°) Città Provincia Regione CAP Telefono FAX e-mail TIPOLOGIA dell’Ente organizzazione - Promotore Ente di Formazione CPI CTP Impresa Organizzazione datoriale Organizzazione no profit Organizzazione sindacale Ente locale Autorità Nazionale Istituto/Centro di ricerca Altro [] [] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] Specificare REFERENTE della buona pratica Cognome Nome Qualifica Disponibilità a rendere fruibili i materiali della buona pratica [ ] No [ ] Sì Disponibilità a fornire approfondimenti tramite interviste telefoniche o in loco [ ] No [ ] Sì 2) INFORMAZIONI GENERALI Titolo dell’esperienza Data di inizio Data di conclusione Aree problematiche affrontate Obiettivi 67 Breve descrizione del progetto/servizio Settore d’attività: (selezionare la scelta appropriata) AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE [ ] Orientamento [ ] Formazione servizi alla persona (ad es. tutoraggio per [ ] l’accompagnamento all’inserimento lavorativo, autoplacement, assessment e specificare bilancio competenze) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI [ ] informazione e sensibilizzazione [ ] Ricerca [ ] Formazione/consulenza operatori [ ] Coinvolgimento imprenditori [ ] Sviluppo reti territoriali (altro - specificare) Destinatari (selezionare la scelta appropriata) Ex- detenuti [ ] Detenuti [ ] Detenuti in misura alternativa [ ] Detenuti a fine pena [ ] Minori autori di reato [ ] (altro - specificare) [ ] In che senso l’esperienza può essere considerata innovativa? Descrivere brevemente gli aspetti innovativi dell’esperienza (sviluppo di, per es.: nuove figure professionali, nuove metodologie didattiche, nuovi modelli organizzativi, nuovi servizi sul territorio, etc.) L’esperienza è stata condotta in rete? [ ] No Se sì, specificare la composizione della rete e l’attivazione formalizzata di accordi/protocolli L’esperienza si è avvalsa della collaborazione di altri enti/organizzazioni? [ ] No Se sì, specificare le organizzazioni partner e l’attivazione formalizzata di accordi/protocolli/convenzioni L’esperienza ha innescato processi di cambiamento e/o di sviluppo nel contesto di riferimento? [ ] No Se sì, descrivere brevemente l’impatto di 68 carattere ambientale, sociale e/o economico prodotto dall’esperienza Risultati raggiunti Breve descrizione dei risultati raggiunti e di eventuali scostamenti dai risultati attesi con le possibili cause Monitoraggio e valutazione di processo questionari di gradimento in itinere questionari di gradimento in chiusura incontri periodici (tra i conduttori dell’esperienza / con i partner di progetto / con gli utenti) osservazioni sul campo (per la raccolta di dati qualitativi) gestione del piano di lavoro; gestione delle risorse umane; gestione del budget; etc. Altro (specificare) Breve descrizione dei punti di forza che qualificano l’esperienza Criticità Breve descrizione delle criticità che hanno condizionato l’esperienza Fonti di finanziamento nessuna L. Regionale (specificare) PON FSE PON FESR POR UE (altro - specificare) [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [] [] [] [] [] [] 3) PRESENTAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO RIVOLTO AI DESTINATARI FINALI (se realizzato) Sintesi Breve sintesi del percorso formativo, comprensiva dei risultati raggiunti e della valutazione degli apprendimenti Motivazioni ed obiettivi Breve descrizione delle problematiche e dei bisogni formativi che hanno motivato l’intervento Tipologia di formazione erogata Corso per conseguimento di qualifica Corso di specializzazione Formazione on the job E-learning Formazione con rilascio attestato di frequenza Altro (specificare) Aree di apprendimento Area socio-economica [ [ [ [ [ ] ] ] ] ] [ ] 69 [ ] Area scientifica (matematica) [ ] Area scientifica (scienze) [ ] Area dei linguaggi [ ] Area tecnologica Altro (specificare) Destinatari Numero Breve descrizione dei destinatari Articolazione e metodologia Breve descrizione delle fasi di realizzazione dell’esperienza attraverso le azioni principali, il metodo di lavoro e gli strumenti che hanno consentito il conseguimento degli obiettivi didattici Valutazione degli apprendimenti [ ] valutazione diagnostica (iniziale) [ ] valutazione formativa (in itinere) [ ] valutazione sommativa (finale) prove strutturate (vero/falso, completamenti, [ ] scelta multipla, etc.) [ ] prove semi-strutturate (project work, ricerche tematiche, mappe concettuali, diario di bordo, etc.) (altro - specificare) L’Ente/organizzazione è in grado di garantire la continuità dell’esperienza formativa? [ ] No Se sì, come? Sono stati verificati gli esiti formativi dell’esperienza sugli utenti? [ ] No [ ] Sì, attraverso i percorsi di studio/di formazione/lavorativi intrapresi dagli utenti a seguito dell’esperienza (altro - specificare) L’intervento formativo è stato riproposto in altri contesti? [ ] No [ ] (specificare) Sì, il trasferimento è gia avvenuto [ ] (specificare) Sì, il trasferimento è in corso Materiali prodotti Elencare la tipologia dei materiali prodotti a seguito dell’esperienza: testi, software, materiali multimediali, materiali didattici, etc. 4) MODALITÀ di REALIZZAZIONE DELL’INTERVENTO FORMATIVO Pubblicizzazione Breve descrizione delle modalità di reclutamento degli utenti e di disseminazione degli esiti dell’esperienza Il percorso formativo descritta si è innestato su esperienze precedenti (con utenza uguale o diversa)? [ ] No 70 Se sì, come? Conduttori dell’esperienza [ ] Personale docente dell’Ente/organizzazione [ ] Esperti esterni (altro - specificare) Il percorso formativo ha coinvolto altri e/o organizzazioni? [ ] No Se sì, specificare quali istituzioni e/o enti ed in quali momenti (analisi dei bisogni, progettazione, attuazione, valutazione, validazione etc.) La realizzazione dell’esperienza ha richiesto la costituzione di un Gruppo di Lavoro ad hoc? [ ] No Se sì, descriverne la composizione e, brevemente, le azioni intraprese L’esperienza descritta è stata coadiuvata da interventi di formazione specifica del personale? [ ] No Se sì, descrivere brevemente il tipo di formazione C’è stata la certificazione di competenze in uscita? [ ] No [ ] Specificare Sì, interna [ ] Specificare Sì, esterna C’è stato il riconoscimento di crediti formativi ai fini dell’inserimento in percorsi successivi all’esperienza descritta? [ ] No [ ] Se sì, specificare da parte di chi è avvenuto il riconoscimento dei crediti formativi È stato rilasciato il libretto personale (percorso formativo, competenze acquisite e crediti spendibili)? [ ] No [ ] Sì L’esperienza è stata affiancata da servizi di assistenza agli utenti? [ ] No Se sì, descriverli brevemente 71 Al l e g a t i 2 . Sc h e d e d e s c r i t t i v e d e i p r o g e t t i r i l e v a t i 72 POINT – Possible Integration TEMATICA Analisi del fabbisogno delle leggi attuali riferite alle politiche attive per il lavoro, la riforma del collocamento, l`istituzione dei servizi per l`impiego, i piani nazionali per l`occupazione. DESCRIZIONE Soggetto gestore: Associazione POINT Partnership: ALFOR - Associazione Lazio per la Formazione, ANOLF – Associazione Nazionale Oltre le Frontiere Lazio, AUSL RM E, CENASCA - Centro Nazionale Associazionismo sociale Cooperazione Autogestione, CE.S.F.OR onlus - Centro Studi Formazione Orientamento, CIOFS-FP - Centro Italiano Opere Femminili Salesiane – Formazione Professionale - Lazio, Comunità Incontro onlus, Confcooperative - Unione provinciale di Roma, Consorzio Il Pellicano S.c. a r.l., Consorzio Parcel S.r.l., Consorzio Recupero e Valorizzazione del Patrimonio Storico Artistico Ambientale, Consorzio Sociale Partecipazione S.c.r.l. onlus, ERFAP Lazio - Ente Regionale di Formazione e Addestramento Professionale, Fondazione Don Carlo Gnocchi onlus, NO.DI. - Associazione i Nostri Diritti; Prael Sistemi S.p.A., UIL Roma e Lazio, Unione Italiana del Lavoro di Roma e del Lazio, UIR - Unione Industriali di Roma; U.P.L.A. Roma - Unione Provinciale Leghe Artigiane, U.S.R. CISL Roma e Lazio; VIC - Associazione Volontari; In Carcere onlus Obiettivi: Migliorare le possibilità occupazionali di soggetti deboli attraverso il rafforzamento dei sistemi di riabilitazione, orientamento, formazione, collocamento e mantenimento del posto di lavoro, nel quadro delle politiche comunitarie, nazionali e regionali attive del lavoro e della riforma del collocamento. Collocazione geografica: Regione Lazio Durata: 2002-2004 Fonti di finanziamento: Iniziativa Comunitaria Equal Fase II Risultati raggiunti: Percorso per l’orientamento costituito da diverse linee di servizio e corredato da pacchetti didattici per la formazione degli operatori, manuali di approfondimento e un software di incrocio domanda-offerta di lavoro. Prodotti realizzati: Quattro volumi di raccolta materiali e strumenti operativi. Il primo volume è dedicato ai percorsi personalizzati per l’orientamento al lavoro di 73 specifiche categorie di utenze (detenuti, ex detenuti, minori disabili, minori a rischio di dispersione scolastica; il secondo volume è dedicato alle modalità di gestione dell’orientamento; il terzo è dedicato all’avviamento al lavoro, sia presso aziende che nella modalità dell’auto-impiego o creazione d’impresa; il quarto è incentrato sugli strumenti di promozione e tutela della qualità del lavoro: dalla certificazione UNI EN ISO 9000 alle pari opportunità, alla cultura sindacale. Motivazioni La riforma del collocamento non dedica particolari sezioni alle fasce deboli, se si escludono i disabili per il collocamento mirato. Tuttavia tra le condizioni di partenza di un detenuto e/o un immigrato e/o un drop-out e l`incrocio con l`offerta di lavoro prefigurata dalla riforma del collocamento, esistono una serie di condizioni oggettive di svantaggio (e/o discriminazione) che riducono la parità di opportunità rispetto ad un utente `normale` di un centro per l`impiego. Le serie di azioni verticali, interfacciate dalle azioni orizzontali, consente di superare le condizioni di svantaggio e condurre l`utente `debole` all`incontro con il centro per l`impiego a parità di condizioni con i normali cittadini. Un ulteriore elemento strategico del progetto nasce dalla considerazione sullo stato di avanzamento della riforma del collocamento. AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (si) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (si) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (si) Formazione/consulenza operatori (si) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (no) IMPATTO progetto ha fornito alla Provincia di Roma l’occasione per utilizzare modelli già esistenti in altri contesti quali il Protocollo di incrocio domanda-offerta di lavoro MATCH elaborato nel corso dell’Iniziativa comunitaria Occupazione in Lombardia per il collocamento mirato si siggetti svantaggiati. Tale strumento, adottato dai Servizi per l’impiego della Provincia di Roma. Il 74 FATTORI DI SUCCESSO In pochi mesi di sperimentazione si sono ottenuti più 30 nuovi inserimenti lavorativi di soggetti a rischio di esclusione sociale. Nel corso del progetto POINT vi è stato un gemellaggio con il progetto Equal TESI (Teleservizi Servizi integrati per l’impiego). Tra i due progetti vi è stata la collaborazione alla stesura del protocollo di orientamento e bilancio di capacità. Il modello TESI-POINT ha operato in sinergia tra Roma e Milano con ampi risultati. I progetti hanno messo a punto percorsi riabilitativi e di sostegno rivolti soprattutto a cinque fasce di utenza: disabili, detenuti, tossicodipendenti, immigrati e drop out. Attraverso network finalizzati a ottimizzare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e mediante l’elaborazione di procedure e strumenti condivisi tra agenzie di sostegno, servizi per l’impiego, associazioni datoriali e sindacali si è messo a punto un modello integrato di prevenzione – orientamento – consulenza e formazione. Il modello TESI e POINT si colloca nell’ambito della “concertazione pubblicoprivato” ed è finalizzato all’integrazione lavorativa delle fasce deboli. CRITICITA’ RISCONTRATE Nessuna 75 TESI - Tele Servizi integrati per l’Impiego TEMATICA La filosofia di intervento sottesa all'impalcatura progettuale intende sostenere l’idea di una trasformazione strategica e culturale del sistema nella convinzione che un processo volto a facilitare il reinserimento di soggetti esclusi dal contesto sociale, debba necessariamente agire a più livelli, affrontando il problema da più prospettive ed in modo sincronico. Un’azione diretta a scardinare i meccanismi di riproduzione del pregiudizio sociale, attraverso interventi di coinvolgimento e sensibilizzazione attivati all'interno dello stesso circuito progettuale e gestito attraverso azioni pilota di supporto ai Servizi per l'Impiego. DESCRIZIONE Soggetto gestore: Associazione TESI - referente Fondazione Don Carlo Gnocchi onlus Partnership: Fondazione Don Carlo Gnocchi onlus, Agesol - Agenzia di Solidarietà per il Lavoro, Apimilano, CGIL - Camera del Lavoro Metropolitana Milano, Confcooperative Unione Provinciale di Milano, CCSL - Consorzio Cooperative Solidarietà e Lavoro, Donnalavorodonna, Fondazione Caritas Ambrosiana, Formaper, INTESA BCI FORMAZIONE SUD SCPA, UIL - Unione Italiana del Lavoro, CISL – Unione Sindacale Territoriale CISL Milano, Provincia di Milano Direzione Centrale Sviluppo Economico e Sociale, Comune di Milano Direzione di Progetto Milano Lavoro. Obiettivi: Rafforzare le sinergie tra servizi educativi, formativi e di riabilitazione pubblici e organismi di orientamento, formazione e riabilitazione privati, ivi comprese le cooperative sociali di tipo a e b al fine di ottimizzare attraverso il lavoro di rete, i processi di integrazione sociale e lavorativa delle diverse categorie di soggetti deboli. Collocazione geografica: Regione Lombardia Durata: 2001-2003 Fonti di finanziamento: Iniziativa Comunitaria Equal Fase I Risultati raggiunti: Accompagnamento alla progettazione e pianificazione imprenditoriale attraverso lo studio di fattibilità e la redazione del Business Plan di nuovi servizi gestiti in rete, sostegno all’avvio di nuove attività d’impresa sociale in grado di erogare servizi rivolti ai beneficiari finali. 76 Prodotti realizzati: Strategie e strumenti per l’orientamento (4 volumi) MOTIVAZIONI Nell’ ambito delle politiche attive per il lavoro alle provincie vengono delegate competenze che riguardano il sostegno e l`incrocio strutturato tra domanda ed offerta di lavoro. Vengono altresì delegate competenze che riguardano le fasi propedeutiche al collocamento rappresentate da orientamento e formazione. Con il progetto si intendeva affrontare i problemi dell`orientamento, in particolare per ciò che riguarda le fasce marginali (disabili, detenuti, immigrati, drop-out). AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (si) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (no) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (si) Formazione/consulenza operatori (si) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (no) IMPATTO L`insieme delle azioni Tesi rappresenta la sperimentazione di nuovi sistemi finalizzati a supportare il collocamento al lavoro per l`utenza in difficoltà, sistemi che mentre innovano i processi, raccordano sistemi di riabilitazione/aiuto e sistemi di collocamento istituzionali, coinvolgendo datori di lavoro e sindacati. FATTORI DI SUCCESSO Il punto di forza consiste nell’unione tra gli aspetti di inquadramento generale, di valutazione delle competenze base, di trasferimento di conoscenze di marketing, finanziarie e amministrative, imprescindibili per lo sviluppo di qualsiasi attività e le analisi proprie del terzo settore, attecchita da elaborazioni di strumenti e casi esemplificativi di buone prassi. CRITICITA’ RISCONTRATE Nessuna 77 Car.Te.S.I.O. - Carcere e Territorio, Sistemi Integrati Operativi TEMATICA L’intervento ha affrontato la problematica dell’inserimento socio-lavorativo dei soggetti ex detenuti in tutto il territorio piemontese; prendendo avvio dall’individuazione di molteplici fattori di esclusione tra i quali i bassi livelli di qualifica professionale, la diffidenza dei potenziali datori di lavoro e la carenza di strutture e figure professionali idonee all’accompagnamento nel mercato del lavoro. DESCRIZIONE Soggetto gestore: C.F.P.P. - Casa di Carità onlus Partnership: Confcooperative Piemonte, Provveditorato Amministrazione Penitenziaria; Comuni Sede di GOL Regionale Obiettivi: Ridurre la frammentazione degli interventi volti all’inserimento dei beneficiari; produrre inserimenti lavorativi diversificando l’offerta delle imprese disposte ad accogliere soggetti svantaggiati; ridurre l’incidenza di fattori ostativi di natura logistico – abitativa nei percorsi d’inserimento di tali soggetti. Collocazione geografica: Regione Piemonte Durata: 2002-2004 Fonti di finanziamento: FSE – Ministero del Lavoro / Regione Piemonte Risultati raggiunti: Per quanto riguarda l’inserimento lavorativo al di fuori del carcere, grazie a CAR.Te.S.I.O è stato elaborato, per la prima volta dall’approvazione della legge che ha istitutito i G.O.L. in Piemonte, un modello condiviso tra i diversi soggetti coinvolti nell’inserimento socio lavorativo di detenuti ed ex detenuti. Tale modello permette di realizzare in modo più efficace e mirato l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. A supporto di ciò è stata elaborata e adottata una scheda di segnalazione condivisa tra tutti i servizi interessati che partecipano ai G.O.L., in cui vengono descritti il profilo e le competenze del beneficiario in cerca di lavoro. Per far fronte alle principali esigenze segnalate dai G.O.L., sulla base delle informazioni ottenute dall’analisi del profilo dei beneficiari, sono state impegnate anche risorse provenienti da altri finanziamenti locali, che hanno consentito di sottoscrivere una convenzione abitativa specifica. Questa iniziativa ha permesso a 73 beneficiari di trovare un’abitazione, un numero ben più elevato di quello previsto inizialmente (50). 78 Prodotti realizzati: Non sono stati prodotti materiali specifici. MOTIVAZIONI Orientamento e rimotivazione; Inserimento lavorativo; Supporto ed accompagnamento al reinserimento sociale per le problematiche abitative, famigliari e personali nei confronti di detenuti in misura alternativa alla pena. AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (no) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (no) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (no) Formazione/consulenza operatori (si) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (no) IMPATTO Il percorso ha condotto i beneficiari a sottoscrivere liberamente una serie di reciproche responsabilità, in maniera chiara ed esplicita; a concordare una serie di impegni personali in sintonia con il Progetto di costruzione professionale ed esistenziale con l’obiettivo di vivere le esperienze progettuali come occasioni di crescita personale. Il contratto etico allargato (CEA) ha applicato il metodo del “gioco”, fortemente caratterizzato dalla logica costruttivista, per promuovere una logica di empowerment, finalizzata all’ottimale utilizzo delle risorse individuali all’ interno dei sistemi organizzativi. FATTORI DI SUCCESSO L’efficacia del Progetto nel contesto dei penitenziari piemontesi è dimostrata dalla capacità di attivare e portare avanti iniziative di lavoro all’interno del carcere. Le uniche realtà di lavoro penitenziario intramurario presenti a tutt’oggi in Piemonte sono, infatti, quelle nate nel contesto del Progetto sulla base delle metodologie e delle reti create dalla PS. Nel percorso di reinserimento fuori dal carcere, grazie alle iniziative realizzate dal Progetto, si è instaurata una prassi di “presa in carico” dei beneficiari prossimi alle dimissioni dal carcere attraverso gli sportelli attivati dalla PS. CAR.Te.S.I.O. ha inoltre favorito la ricostituzione attiva dei G.O.L. laddove l’attività richiedeva un nuovo impulso (Biella, Vercelli) e la ristrutturazione di G.O.L. già attivi, ma in difficoltà (Torino). Ad oggi, a parte il caso di Vercelli, anche grazie al supporto offerto da CAR.Te.S.I.O. le Province sono diventate i 79 coordinatori locali dei G.O.L.. CRITICITA’ RISCONTRATE Nessuna 80 Coast Revitalization TEMATICA Metodo della concertazione per dare una risposta mirata ed adeguata all’utenza che più necessita di supporto per l’inserimento o il mantenimento occupazionale. DESCRIZIONE Soggetto gestore: Provincia di Livorno Sviluppo srl Unip Partnership: A.R.C.I. Nuova Associazione Firenze; ARCI Bassa Val di Cecina; ARCI Nuova Associazione Comitato Zona Carrara Lunigiana; ARCI Nuova Associazione di Pisa; ARCI Solidarietà Livorno; Arci Nuova Associazione di Grosseto; Associazione Auto Aiuto Mutuo Aiuto Psichiatrico Massa Carrara; Associazione Casa della Donna di Pisa; Associazione Culturale Container; Associazione Euroform; Associazione Genitori e Volontari contro le Tossicodipendenze di Grosseto; Associazione IRCA Punto di Contatto; Associazione Italiana Assistenza Spastici; Associazione Mediterraneo Livorno; Associazione Nazionale Disabili Intellettivi e Relazionali di Lucca; Associazione Nazionale Mutilati Invalidi Civili Livorno; Associazione Nazionale Mutilati e invalidi del lavoro di Livorno; Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Civili di Grosseto; Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Civili di Lucca,; Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi del Lavoro di Lucca; Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi sul Lavoro Grosseto; Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze - Comitato Regionale Toscano; Associazione Polisportiva Disabili Don Gnocchi onlus; Associazione di Piccole e Medie Imprese API Toscana; Azienda Sanitaria Locale Bassa Carrara; Azienda Speciale Pluriservizi di Viareggio; Azienda U.S.L. 12 Versilia; CE.I.S. Gruppo Giovani e Comunità di Lucca; CE.I.S. Livorno; CGIL Grosseto; CGIL Livorno; CGIL Pisa; CGIL Regionale; CISL – Livorno; CISL Pisa; CORA Livorno; CSP - UIL LIVORNO; Casa Circondariale Pisa; Casa Circondariale di Grosseto e Massa Marittima; Casa Circondariale di Livorno; Casa Circondariale di Lucca; Casa Reclusione di Volterra; Casa di Reclusione di Massa; Centro Servizio Sociale Adulti Massa; Centro Servizio Sociale Adulti di Siena; Centro di Servizio Sociale Adulti di Livorno; Centro di Solidarietà di Grosseto; Comitato Unitario Handicappati Livorno; Comune di Carrara; Comune di Cecina; Comune di Livorno - Istituzione Servizi alla Persona; Comune di Montagnoso; Comune di San Vincenzo; Comune di Viareggio; Confartigianato Massa Carrara; Confcommercio Livorno; Confcooperative Pisa; Confederazione Italiana Agricoltori di Massa; Confederazione Nazionale Artigianato di Grosseto; Confederazione Nazionale Artigianato e Piccola e Media Impresa di Livorno; Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa Pisa; Conferenza Regionale Volontariato Giustizia Toscana di Pisa; Confesercenti Livorno; Consorzio Mare 81 Monti Marmo; Consorzio POLIS - Società Cooperativa di Pisa; Consorzio di Cooperative Sociali Solidarietà e Cooperazione di Lucca; Coop. Soc. Accoglienza Livorno; Cooperativa Sociale Arca, Cooperativa Sociale Il Pungiglione; Cooperativa Sociale Interazione; Crea Impresa; Croce Bianca; Dipartimento Salute Mentale Azienda USL 9; Grosseto, Dipartimento delle Dipendenze SER.T.; Azienda USL 9 Grosseto; Ente Nazionale Sordomuti sezione Provinciale Livorno; Ente Bilaterale del Turismo Toscano; Ente Nazionale Sordomuti sezione di Lucca; Fondazione Carnevale di Viareggio; Gruppo Volontari Accoglienza Immigrati di Lucca; Istituto Penale di Gorgonia; Istituto Penale di Porto Azzurro; Lega Toscana Cooperative e Mutue; Provincia di Grosseto; Provincia di Livorno Sviluppo; Provincia di Lucca; Provincia di Massa Carrara; Provincia di Pisa; USL Livorno; Unione Italiana Ciechi onlus Grosseto; Unione Italiana Ciechi onlus di Lucca; Unione Italiana Ciechi onlus di Pisa; Unione Provinciale del Commercio e del Turismo Massa Carrara; Università di Pisa. Obiettivi: Equalizzare le condizioni di accesso al mercato del lavoro della Toscana costiera, attraverso azioni di orientamento, formazione e inserimenti lavorativi tutorati ed incentivati; costruire una metodologia di intervento efficace, flessibile, personalizzabile finalizzata ad ottimizzare l’inserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati, attraverso la formazione dei formatori e la creazione di strumenti multimediali di supporto. Rafforzare il ruolo e la funzione dei Centri per l’impiego negli interventi a favore dei soggetti svantaggiati mediante la formazione continua degli operatori e lo sviluppo di strumenti e sistemi di rete; sviluppare una pratica di concertazione in grado di sostenere la rete anche dopo la fine del progetto attraverso l’apertura di tavoli di concertazione e sistemi di rete integrati. Collocazione geografica: Regione Toscana Durata: 2002-2005 Fonti di finanziamento: Iniziativa comunitaria Equal Fase I Risultati raggiunti: Dei risultati conseguiti dal Progetto rimane sul territorio il valore della rete e di una pratica di lavoro congiunta, nonché l’offerta di servizi integrati di cui si sono fatti portatori i Servizi pubblici per l’impiego. Questi hanno infatti sperimentato le potenzialità di alcune prassi progettuali che hanno implementato le opportunità di accesso al lavoro e le procedure amministrative. Prodotti realizzati: Libro fotografico "Equal. Ingresso al lavoro" di Enrico Genovesi (volume cartaceo cartonato); Studio scientifico "Equal Coast Revitalization. Un laboratorio di pratiche promettenti per l'inclusione" a cura di F. Ruggeri e G. Tomei dell'Università di Pisa (pubblicazione cartacea); Report di studio comparativo "Compendium delle progettualità sperimentate nella Toscana costiera" (pubblicazione cartacea). 82 MOTIVAZIONI Un piano di azione locale per l’occupazione e l’inclusione lavorativa dei soggetti svantaggiati, in particolare i detenuti condannati a misura alternativa e/o prossimi a fine pena. AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (no) Formazione (si) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (si) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (no) Formazione/consulenza operatori (si) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO Il Progetto è stato presentato in occasione delle annuali rassegne di orientamento - e del tessuto imprenditoriale; è risultata in merito particolarmente efficace la sensibilizzazione delle aziende, molte delle quali, non tenute all’obbligo normativo in materia di collocamento obbligatorio (L. 68/99), hanno aderito alle finalità progettuali e accogliendo tirocinanti. FATTORI DI SUCCESSO Sono molti gli elementi qualificanti, sia relativamente alla sua specificità di intervento di sperimentazione innovativa della strategia europea per l’occupazione e della politica di coesione sia relativamente ai diversi modelli organizzativi e di governance sviluppati dalle reti locali dei partner, infine in relazione all’impatto prodotto in termini di outcomes sulle carriere di inclusione/esclusione dei beneficiari finali. L’elemento di innovatività è rappresentato da una diffusa assunzione di una prospettiva “bifocale” dove il progetto nel suo complesso si fa carico di entrambi i punti di vista cogliendo la necessità di una integrazione fra istanze diverse. CRITICITA’ RISCONTRATE Nessuna. 83 Net Sociality TEMATICA Il problema di discriminazione individuato abbraccia diverse categorie di soggetti che soffrono situazioni di disagio sociale. DESCRIZIONE Soggetto gestore: Centro servizi S.r.l. Partnership: Provincia di Matera, Comune di Matera, Centro di Servizio Sociale per Adulti di Potenza, Casa Circondariale di Matera, Consulting Service srl, Unione degli Industriali della Provincia di Matera, Associazione Dumbo Onlus, Associazione Casa dei Giovani Onlus, Centro Territoriale Permanente E.D.A, Associazione Medici Volontari Tolbà, Lilith cooperativa Sociale arl. Obiettivi: Implementare azioni in grado di accrescere la capacità contrattuale dei soggetti discriminati sul mercato del lavoro e nelle organizzazioni produttive promuovendo la creazione di nuove imprese che agiscono nel sociale. Collocazione geografica: Provincia di Matera Durata: 2002-2005 Fonti di finanziamento: Iniziativa comunitaria Equal Fase I Risultati raggiunti: Professionalizzazione in uscita degli utenti. Prodotti realizzati: Rete Tecnologica di ricerca lavoro. MOTIVAZIONI L`entità del problema della discriminazione si fa ancora più evidente, visto che per la maggior parte dei soggetti esclusi socialmente il fattore personale rappresenta una vera e propria criticità. Nella fattispecie le categorie coinvolte risultano così suddivise per problematiche di genere in: detenuti, ex detenuti e affidati, tossicodipendenti ed ex tossicodipendenti, immigrati, disabili fisici, disoccupati e inoccupati di lunga durata così come definiti dal D.Lgs 181/00. AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (si) 84 Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (si) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (si) Formazione/consulenza operatori (si) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO Sviluppo di una cultura di sistema e di economia sociale sui territori. FATTORI DI SUCCESSO La sperimentazione di una Rete Tecnologica, costituita da un insieme di procedure informatiche ad interfaccia web. La rete tecnologica è una Banca Dati contenente informazioni sui soggetti svantaggiati. Previo bilancio delle competenze, i profili professionali dei soggetti interessati sono inseriti nella Rete Tecnologica, circuito privilegiato in cui interagiscono Servizi pubblici per l’impiego della Provincia di Matera, Associazioni datoriali (Confindustria Matera) ed associazioni del privato sociale (associazione disabili, CSSA, associazione immigrati, Comunità terapeutiche per tossicodipendenti). La rete tecnologica è stata realizzata grazie a: - numerosi incontri con i partner della PS per creare sinergie tali da consentire l’attivazione di una piattaforma informatica; - formazione degli operatori del privato sociale sulle metodologie per la realizzazione di bilanci delle competenze. CRITICITA’ RISCONTRATE Nessuna 85 C.O.S.: Concrete Opportunità e Servizi per detenuti ed ex detenuti TEMATICA Il problema oggetto dell’intervento è la difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro di detenuti ed ex detenuti. In Italia, il tasso di recidiva di coloro che, una volta fuori dal carcere, non riescono a collocarsi stabilmente sul mercato del lavoro è molto alto. DESCRIZIONE Soggetto gestore: E.N.O.F. - Ente Nazionale Orientamento e Formazione Partnership: C.O.P.I.M.,Associazione La Mansarda,In Service. Obiettivi: Miglioramento della qualità della vita di detenuti ed ex detenuti e della loro condizione sociale e lavorativa nonché la diffusione di una nuova sensibilità e di un nuovo modo di affrontare il problema del rapporto tra detenzione, mondo del lavoro e reinserimento nella società. Collocazione geografica: Regione Campania Durata: 2005-2008 Fonti di finanziamento: Iniziativa comunitaria Equal Fase II Risultati raggiunti: Il percorso formativo è stato indirizzato verso la professione sociale di Operatore Socio Assistenziale riconosciuta e condivisa con esiti favorevoli da parte di tutti i partecipanti che hanno terminato il percorso formativo. Prodotti realizzati: DVD - Conferenza di presentazione del progetto del giorno 03/08/2006 c/o la C.C.F. di Pozzuoli, realizzata dall’emittente Canale 21; DVD Interviste operatori di progetto c/o la C.C.F. di Pozzuoli e c/o l’Istituto Penitenziario di Lauro, realizzate dall’emittente Canale 21; DVD - Montaggio interviste per l’Evento “Donne di Marzo” promosso dall’Assessorato alle Pari Opportunità della Regione Campania; Cassetta video - Servizio Speciale mandato in onda il giorno 29/12/2006 dall’emittente Canale 21; Cassetta video Interviste operatori di progetto realizzate il giorno 04/12/2006 per l’emittente Canale 21; Cassetta video - Interviste operatori di progetto realizzate dall’emittente RAI 3. MOTIVAZIONI Realtà territoriale che richiedeva in modo concreto lo sviluppo di tale professionalità in presenza di realtà del volontariato sociale che richiedevano e garantivano 86 l’impiego di tali professionalità. I destinatari dell’intervento sono detenuti, detenuti in misura alternativa, ex detenuti. AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (si) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (no) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (no) Formazione/consulenza operatori (no) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO L’impatto può essere sintetizzato dalla consapevolezza del target di riferimento che esistono soggetti esclusi e marginali in condizioni più gravi. Lo sviluppo quindi è di una volontà di acquisire una professionalità da spendere a beneficio di soggetti maggiormente svantaggiati. FATTORI DI SUCCESSO La condivisione con tutte le istituzioni del settore. L’individuazione di professionalità spendibili sul territorio. CRITICITA’ RISCONTRATE Scarsa possibilità di replicare l’esperienza in assenza di finanziamento specifico. 87 INTRA - “Azioni integrate per la transizione al lavoro di detenuti/ex detenuti” TEMATICA Creare le condizioni per l'inserimento lavorativo dei soggetti più deboli sul mercato del lavoro. DESCRIZIONE Soggetto gestore: IAL CISL ABRUZZO Partnership: PRAP Abruzzo e Molise, Province di Chieti dell’Aquila e di Teramo,C.E.F.A.L, ANCE Abruzzo,CONFCOOPERATIVE Abruzzo. Obiettivi: La definizione e sperimentazione di un insieme di servizi integrati di carattere formativo e di accompagnamento al lavoro, destinati a detenuti ed ex detenuti. Collocazione geografica: Regione Abruzzo Durata: 2005-2008 Fonti di finanziamento: Iniziativa comunitaria Equal Fase II Risultati raggiunti: I risultati di tali attività di ricerca e la loro condivisione nei territori su cui si svolge l’intervento, sono stati funzionali a definire, attraverso la partecipazione attiva dei soggetti della rete allargata di progetto, un modello di intervento - ovvero metodologie e strumenti per l’inserimento lavorativo e sociale dei detenuti - coerente e sostenibile a livello locale. Sulla base del modello d’intervento definito, si sono sviluppate, successivamente, azioni di carattere sperimentale. Prodotti realizzati: Un documento metodologico di base (“Modello d’intervento”) e delle guide procedurali alla predisposizione ed erogazione di servizi di informazione e orientamento, formazione professionalizzante, supporto all’inserimento lavorativo. MOTIVAZIONI Sul percorso di occupabilità agiscono numerosi ostacoli che acquisiscono valenze diverse in relazione alle specifiche dinamiche dei mercati locali nonché agli specifici gruppi di inoccupati. Questi ostacoli si traducono in vere e proprie barriere all'accesso al mercato del lavoro. 88 AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (si) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (si) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (si) Formazione/consulenza operatori (si) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO Non indicato. FATTORI DI SUCCESSO Non indicati. CRITICITA’ RISCONTRATE Non indicate. 89 PEGASO: Processi plurali di rete per l’inclusione dei detenuti TEMATICA Difficoltà dei detenuti per: mancanza di opportunità di lavoro stabile, spaesamento sociale e scarse opportunità di partecipazione; scarse/inadeguate competenze professionali. DESCRIZIONE Soggetto gestore: Techne S.C.p.A. Partnership: Cefal, Enaip FE, Enaip Emilia Romagna, Comune di Ferrara, Comune di Bologna, Provincia di Forlì Cesena, Dip. Comunicazione Università Bologna, Associazione Nuovamente di Bologna. Obiettivi: Sostenere le reti interistituzionali di coordinamento territoriale tra i Servizi nell’ambito dei “Comitati Locali Area Esecuzione Penale Adulti”, valorizzando l’efficacia decisionale e le strategie di programmazione Promuovere nuove opportunità lavorative e di occupazione stabile di persone in esecuzione penale, favorendo l’integrazione tra imprese e cooperazione sociale sia all’interno che all’esterno delle carceri - Realizzare presidi di comunicazione sociale per favorire lo sviluppo di un dialogo tra persone detenute e cittadini liberi, la conoscenza dei fenomeni di emarginazione e del rapporto tra inclusione e sicurezza sociale. Collocazione geografica: Regione Emilia Romagna Durata: 2005-2008 Fonti di finanziamento: Iniziativa comunitaria Equal Fase II / Regione Emilia Romagna Risultati raggiunti: Le azioni si sono poste l’intento di incidere, tramite le azioni di mainstreaming sia orizzontale che verticale, anche su altre aree geografiche e settori economici, attraverso il trasferimento del modello sperimentato nell’area geografica di riferimento. Al termine dell’intervento si sono delineate le nuove competenze specialistiche legate alle risorse ed alle ricchezze del territorio di appartenenza; gli stessi beneficiari, inoltre, attraverso l’aiuto del centro servizi hanno avuto la possibilità di creare dei consorzi e delle cooperative auto gestite. Il reinserimento dei beneficiari all’interno della struttura sociale ha comportato un consistente cambiamento degli atteggiamenti e dei comportamenti. 90 Prodotti realizzati: Ricerca Buone Pratiche di Inserimento Lavorativo (locali, regionali, nazionali) - RicercAzione con i Comitati Locali di Forlì-Cesena, Bologna, Ferrara - Creazione Agenzia di Comunicazione sociale e portale www.equalpegaso.net. MOTIVAZIONI Aspettative/esigenze professionali e economiche disattese, mancanza di conoscenze/esperienze nella ricerca di lavoro, difficoltà dei sistemi locali di Rete nel dare risposte puntuali ai detenuti, carenza di comunicazione e di sensibilizzazione da parte del sistema di esecuzione penale e reti territoriali al fenomeno della detenzione. AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (si) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (no) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (si) Formazione/consulenza operatori (no) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO Le azioni di progetto si sono poste l’intento di incidere, tramite le azioni di mainstreaming sia orizzontale che verticale, anche su altre aree geografiche e settori economici, attraverso il trasferimento del modello sperimentato nell’area geografica di riferimento. Al termine dell’intervento si sono delineate le nuove competenze specialistiche legate alle risorse ed alle ricchezze del territorio di appartenenza; gli stessi beneficiari, inoltre, attraverso l’aiuto del centro servizi hanno avuto la possibilità di creare dei consorzi e delle cooperative auto gestite. FATTORI DI SUCCESSO Il valore sociale reso possibile dal progetto, nei rapporti tra le istituzioni e all’interno delle stesse, nel tessuto produttivo e nel reciproco riconoscimento degli attori sociali. CRITICITA’ RISCONTRATE La collaborazione di più partner se da un lato valutano come funzionante il modello di inclusione sperimentato, dall’altro mostrano come la differenza tra le 91 culture organizzative spesso sia causa di rallentamenti e incomprensioni. 92 SALIS: Servizi per l’Autonomia, il Lavoro e l’Inclusione Sociale TEMATICA Area tratta mentale e dell’inclusione sociale: migliori progettualità che abbiano innescato processi trattamentali e/o di inclusione sociale particolarmente significativi e innovativi sotto il profilo della metodologia, degli strumenti utilizzati e delle collaborazioni con la comunità locale. DESCRIZIONE Soggetto gestore: Provincia di Pescara - Settore Politiche Attive del Lavoro e della Formazione Professionale Partnership: PRAP Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria Abruzzo - Molise; ENFAP Abruzzo - Ente Nazionale di Formazione e Addestramento Professionale dell’Abruzzo; CONFESERCENTI Regionale dell’Abruzzo; CNA Confederazione Nazionale dell’Artigianato di Pescara; Sinergia Advertising S.r.l. Obiettivi: Elevare l’occupabilità dei beneficiari finali e di offrire una risposta concreta ed articolata alle problematiche complesse e multidimensionali espresse dagli stessi. Per fare fronte a tali problematiche sono stati offerti dei percorsi di occupabilità orientati sia al lavoro autonomo che al lavoro dipendente attraverso il coinvolgimento di beneficiari intermedi che hanno lavorato per costruire un sistema di cooperazione e di condivisione in logica di Rete. Collocazione geografica: Area Metropolitana di Pescara Durata: 2005-2007 Fonti di finanziamento: Iniziativa comunitaria Equal Fase II Risultati raggiunti: Dal punto di vista qualitativo il progetto ha generato una serie di apprendimenti che conferiscono sostenibilità e ne incoraggiano il trasferimento e la replica in altri contesti territoriali. È stato sperimentato un percorso di accompagnamento dedicato ad ex detenuti e condannati in esecuzione penale esterna nel quale interviene un nutrito gruppo di attori, con competenze e background diversificati, che insieme hanno configurato un dispositivo di inserimento/re-inserimento integrato. Prodotti realizzati: Paper “Manuale buone prassi delle esperienze di reinserimento socio-lavorativo dei detenuti ed ex detenuti” - Accordo di cooperazione con i servizi territoriali riportante ambiti e regole di collaborazione 93 tra diversi attori del territorio – CD ROM – Modello di Assessment e strumenti Progetto formativo “Equipe professionale di inserimento” e relative dispense Paper “Manuale dei processi del percorso di occupabilità” - Paper “SALIS: nuovi percorsi per il reinserimento lavorativo di ex detenuti” - Paper “Il modello di accompagnamento per l’occupabilità del progetto SALIS”. MOTIVAZIONI Puntare a migliorare l’accesso al mercato del lavoro per gli (ex)-detenuti utilizzando un approccio combinato di formazione professionale e Servizi Sociali. AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (si) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (no) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (no) Formazione/consulenza operatori (si) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO Si sottolinea che il Nuovo Piano Sociale Regionale dell’Abruzzo (2007-2009) prevede per la prima volta l’area dell’inclusione e tutela sociale ed ha tra gli obiettivi essenziali quello di “valorizzare, nei progetti e nelle azioni di inclusione, l’integrazione fra politiche sociali, politiche del lavoro, politiche per la formazione e politiche abitative, politiche della salute attraverso accordi locali e patti per l’inclusione sociale”. FATTORI DI SUCCESSO Un piano sistematico di condivisione delle ipotesi di intervento, una partecipazione attiva nei processi di trasferimento, l`integrazione in logiche di cooperative learning e di comunità di interessi e di scopo. CRITICITA’ RISCONTRATE L’applicazione dell’indulto ha determinato ritardi nelle azioni, in particolare nell’individuazione dei beneficiari destinatari dell’inserimento lavorativo e nella fase di inserimento in Borsa lavoro degli utenti, all’interno delle strutture produttive, in considerazione della loro bassa professionalità posseduta. 94 SOLARIS – Servizi Orientamento Lavoro Autonomo e Svantaggio TEMATICA Il progetto si è rivolto a soggetti appartenenti a diverse tipologie di svantaggio (portatori di handicap, persone in percorsi di uscita dalla prostituzione, donne vittime di violenza e maltrattamenti, ex-tossicodipendenti, ex-alcolisti, ex detenuti, nomadi, persone soggette a nuove povertà), accomunati da difficoltà occupazionali, spesso accompagnate da marginalità sociale. DESCRIZIONE Soggetto gestore: IRES Istituto di Ricerche Economiche e Sociali del Friuli Venezia Giulia Partnership: Associazione IDEA onlus; Azienda per i Servizi Sanitari N. 4 `Medio Friuli`; Centro Caritas dell`Arcidiocesi di Udine Onlus; Comunita` Piergiorgio ONLUS; Cons. Reg. Garanz. Fidi S.C. a r.l. - Finanziaria Regionale della Cooperazione; Consorzio Operativo Salute Mentale; Cooperativa CRAMARS scarl; Universita` degli Studi di Udine - Dipartim. di Economia, Societa` e Territorio. Obiettivi: La sensibilizzazione di servizi, istituzioni, soggetti del Terzo settore e del mondo imprenditoriale; il sostegno motivazionale e l’accompagnamento tecnico per la pianificazione dei progetti di aspiranti imprenditori svantaggiati. Collocazione geografica: Regione Friuli Venezia Giulia Durata: 2005-2008 Fonti di finanziamento: Iniziativa comunitaria Equal Fase II Risultati raggiunti: Creazione di imprese di inclusione. Il progetto ha accompagnato alla creazione d’impresa diverse persone svantaggiate. Prodotti realizzati: “Imprese di inclusione. L’esperienza del progetto Solaris “ – Libro + CD del convegno finale del progetto. MOTIVAZIONI La struttura della PS trova corrispondenza nelle finalità e nel programma di lavoro mirato a sperimentare un modello di intervento finalizzato alla promozione dell`auto-impiego come strategia di reinserimento lavorativo dei soggetti svantaggiati e disabili, con il coinvolgimento di enti pubblici e privati competenti rispetto all`attuale quadro legislativo. 95 AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (no) Formazione (no) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (no) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (no) Formazione/consulenza operatori (si) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (no) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO Nessuno FATTORI DI SUCCESSO La rete attivata sul territorio e la partnership, sono in grado di mobilitare le competenze specifiche necessarie alla modellizzazione dell`intervento, all`informazione degli operatori, all`erogazione dei servizi di orientamento e assistenza previsti, alla valutazione e validazione dell`esperienza. CRITICITA’ RISCONTRATE Tra le criticità quelle rilevanti sono inerenti il piano della relazione tra beneficiario e tutor, casi che hanno riguardato un difetto più o meno manifesto nella comunicazione col beneficiario per la discontinuità tra gli accordi presi e l’impegno effettivo. 96 S.F.I.DE Sistema Integrato di Formazione per Detenuti TEMATICA Azioni di accompagnamento al lavoro e occupazione DESCRIZIONE Soggetto gestore: EN.A.I.P. Lazio Partnership: Acanto Societa’ cooperativa - Associazione culturale La ribalta – centro studi “enricomaria salerno” - Associazione di promozione sociale vita attiva - Consorzio comuni del cassinate - Consorzio Lavoro & liberta’ Cooperativa 29 giugno onlus - DLI srl - eyes srl - IRI management - SOLCO srl - V.I.C. Obiettivi: Sperimentazione di piani formativi e di inserimento/reinserimento lavorativo individualizzati realizzati attraverso la collaborazione di una rete di strutture e servizi; Mettere a punto un sistema di comunicazione che faciliti lo scambio, il confronto e la diffusione dei modelli formativi e organizzativi adottati e sostenga la governabilità e ripetibilità del modello. Collocazione geografica: Regione Lazio Durata: 2007-2009 Fonti di finanziamento: POR FSE 2007-2013, Regione Lazio Risultati raggiunti: L’integrazione del soggetto detenuto in attività lavorative interne o esterne alla situazione carceraria. In particolare, l’attività di formazione a distanza ha riguardato i 43 studenti/detenuti.L’attività di orientamento e tutoraggio si è rivelato fondamentale nel processo di crescita culturale degli studenti/detenuti sia per gli approfondimenti didattici sia per il sostegno psicologico e motivazionale. Prodotti realizzati: Nessun prodotto specifico. MOTIVAZIONI L’ideazione e la sperimentazione di un modello formativo in grado di rispondere alle esigenze di adeguamento formativo di un utenza adulta e in situazione di disagio e di sostenere nello stesso tempo il sistema carcerario nei compiti di recupero e riabilitazione connessi con l’esperienza detentiva. In particolare il progetto risponde all’esigenza, rilevata dalle Direzioni penitenziarie, di interventi di qualificazione professionale. 97 AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (si) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (no) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (no) Ricerca (no) Formazione/consulenza operatori (no) Sviluppo reti territoriali (no) Coinvolgimento delle parti datoriali (no) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO La Regione Lazio, visti i risultati positivi raggiunti, ha stanziato ulteriori fondi per la prosecuzione dei corsi e la creazione di nuovi laboratori nei penitenziari regionali. FATTORI DI SUCCESSO Aver favorito un approccio globale al tema della formazione professionale per le persone in stato detentivo. CRITICITA’ RISCONTRATE Nessuna 98 Task Force SPI TEMATICA Difficoltà di integrazione delle persone svantaggiate nel mercato del lavoro e lotta alla discriminazione nei loro confronti. Tipologia di policy: Sostegno all’inclusione lavorativa di soggetti detenuti, in misura alternativa alla detenzione ed ex detenuti. DESCRIZIONE Soggetto gestore: Centro Servizi s.r.l. Partnership: Regioni Basilicata, Campania, le Province di Potenza, Matera, Benevento e Lecce, il PR.A.P. della Regione Basilicata, le Case Circondariali di Potenza, Matera, Melfi, Benevento e Lecce, l’UEPE di Potenza, Lecce e Avellino e i Centri per l’impiego della Provincia di Lecce. Obiettivi: Sperimentare interventi specifici per l'inserimento al lavoro di soggetti incorsi in reati; promuovere azioni indirizzate a singoli e ad imprese attraverso attività di sensibilizzazione alla cultura dell'integrazione e di sostegno alla sperimentazione e promozione di specifici interventi; dare vita ad una attività di consulenza a sostegno dei Servizi Pubblici per l'Impiego nelle regioni individuate nell’Obiettivo 1 per favorire l'ingresso lavorativo dei detenuti al fine di innescare il cambiamento nei ruoli coinvolti nei S.P.I. Collocazione geografica: Regione Basilicata Durata: 2003-2006 Fonti di finanziamento: PON. Fse 2007-2013 Obiettivo 1 – Azione II.1.A Risultati raggiunti: Erogate una serie di attività consulenziali per mezzo delle quali sono stati introdotti nuovi processi e grazie ai quali gli attori di tale sistema interagiranno tra loro scambiandosi esperienze, know-how, problematiche e permettendo così l’incontro domanda-offerta. Per favorire l’ingresso dei soggetti incorsi in reato nel Mdl, si sono progettati interventi formativi ad hoc e stipula di protocolli d’intesa/accordi per interventi di inserimento lavorativo dei soggetti con gli enti locali, aziende pubbliche e private, cooperative sociali. Prodotti realizzati: Attività di studio e ricerca (Rapporti di ricerca/linee guida/manuali). Altri materiali informativi (campagne informative). MOTIVAZIONI 99 Innescare il cambiamento nei ruoli coinvolti nei S.P.I. attraverso una maggiore consapevolezza delle funzioni e dei compiti che l’organizzazione dei S.P.I. deve avere alla luce delle disposizioni di cui al D.Lgs. 469/97; una rinnovata visione delle politiche attive del lavoro e delle politiche formative necessarie all’inserimento lavorativo dei soggetti incorsi in reato. AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (si) Servizi alla persona (no) Bilancio delle competenze (no) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (si) Formazione/consulenza operatori (si) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (no) IMPATTO Nello specifico il progetto ha innescato il cambiamento nei ruoli coinvolti nei S.P.I. In questo quadro sono stati attivate sinergie fra risposte pubbliche e private incentivando la creazione di reti integrate territoriali, fra pubblico e privato e tra privato e privato, che lavorino insieme per portare a compimento percorsi che accompagnino fino alla piena integrazione lavorativa e sociale il soggetto svantaggiato. FATTORI DI SUCCESSO I destinatari finali sono stati messi nelle condizioni di interfacciarsi con una serie di opportunità di impiego ed autoimpiego e tracciare così un percorso di formazione e aggiornamento personale delle competenze possedute, attraverso il quale si possa colmare il gap esistente tra le richieste del mercato del lavoro e le risorse personali del soggetto in termini di professionalità. CRITICITA’ RISCONTRATE Elementi di criticità sono stati essenzialmente la scarsa conoscenza da parte dei destinatari diretti delle azioni della modalità operative da adottare con soggetti detenuti, ex detenuti ecc. Questo ostacolo è stato facilmente sorpassato facendo colloquiare il mondo istituzionale (SPI/CPI) con i rappresentanti del mondo carcerario. Ulteriore criticità è stata sicuramente lo scetticismo da parte del mondo imprenditoriale sull’affidabilità di questi soggetti da inserire in azienda. 100 Occupazione Integra “Social Bet – Percorsi di reinserimento sociolavorativo per detenuti” TEMATICA Orientamento per il reinserimento sociale e lavorativo nell'area penitenziaria DESCRIZIONE Soggetto gestore: Consorzio Pro.Form. Partnership: Coop S. Pietro a Sollicciano Arl - Fondazione U e Porfiri Onlus IMC ISFOR Management - Sintagmi srl. Obiettivi: Rafforzare gli interventi nel settore dell’orientamento ed inserimento lavorativo dei detenuti per una più efficace integrazione sociale. Collocazione geografica: Regione Toscana e Umbria Durata: 2001-2003 Fonti di finanziamento: PON FSE Risultati raggiunti: Aver contribuito a rivedere le linee guida provinciali relativamente ai compiti, competenze e bisogni formativi degli operatori addetti all’inserimento lavorativo delle fasce deboli. l risultato più tangibile e immediato è stato l’altissimo numero di allievi assunti al termine della borsa lavoro (oltre il 90%), quasi tutti nelle imprese ospitanti. E’ grazie a questo ottimo risultato e al sistema innovativo sperimentato nella realtà penitenziaria umbra, che il progetto "Social Bet" è stato riconosciuto come "buona pratica" prima dall’Isfol e poi dal ministero del Lavoro, che ne ha approvato il trasferimento sul territorio di Firenze. Prodotti realizzati: Manuale di orientamento per l’operatore “Mediatore sociale nei percorsi di orientamento per detenuti”; Sito internet di consulenza per formatori e addetti al lavoro penitenziario e nell’ambito della giustizia; Vademecum per gli operatori volontari di servizi penitenziari (codice deontologico); Ricerca dei fabbisogni professionali delle imprese del territorio prescelto; Ricerca delle fonti normative relative al settore penitenziario; Modulo per il corso di formazione per “Mediatore sociale” operatori penitenziari. MOTIVAZIONI Elaborare proposte formative e di strutture di servizi che potranno incidere sul sistema legislativo regionale e sulla programmazione delle risorse economiche 101 dei fondi strutturali per detenuti ed ex detenuti. AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (si) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (no) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (si) Formazione/consulenza operatori (si) Sviluppo reti territoriali (no) Coinvolgimento delle parti datoriali (no) Monitoraggio/valutazione (no) IMPATTO Il progetto ha permesso di delineare modelli d’intervento per l’inserimento socio-lavorativo degli ex detenuti attraverso la partecipazione a percorsi di orientamento e ad esperienze lavorative in aziende del territorio. Ha contribuito al rafforzamento della rete degli attori locali coinvolti all’interno ed all’esterno del sistema penitenziario attraverso la costruzione di un sistemarete condiviso, ha delineato ruoli e funzioni di ciascun soggetto, ha permesso di condividere forme di linguaggio ed interpretazione dei problemi, sviluppare logiche e pratiche di coprogettazione. FATTORI DI SUCCESSO La comunicazione tra i diversi soggetti operanti nell’area penitenziaria. CRITICITA’ RISCONTRATE Nessuna 102 CARCERE&SOCIETA'- Sperimentazione di reti locali per l’integrazione socio-lavorativa di detenuti ed ex detenuti TEMATICA Reinserimento socio-lavorativo dei detenuti DESCRIZIONE Soggetto gestore: Consorzio per la formazione professionale Forma Futuro Partnership: Consorzio Forma Futuro di Parma, Téchne di Forlì Cesena Obiettivi: La costruzione di un sistema di monitoraggio e valutazione ad hoc degli interventi nell’ambito della formazione professionale, transizione al lavoro e integrazione socio-lavorativa; lo sviluppo di strategie concrete e realizzabili per l’inserimento socio-lavorativo in considerazione dell’aggiornamento del quadro normativo penitenziario e delle politiche attive per l’occupazione; dare strumenti e conoscenze per la progettazione individualizzata per l’accompagnamento dell’inserimento socio-lavorativo dei detenuti; dare strumenti e conoscenze per la progettazione individualizzata per l’accompagnamento dell’inserimento socio-lavorativo dei detenuti; costruire un modello condiviso di lavoro di rete dei soggetti istituzionali; supportare la politica dei penitenziari volta ad incrementare gli inserimenti lavorativi esterni e quelli interni con il coinvolgimento delle cooperative di solidarietà sociale e del mondo privato; rafforzare le politiche dell’istruzione, della formazione e del lavoro a favore dei detenuti. Collocazione geografica: Province di Parma,Piacenza,Forlì Cesena Durata: 2002-2004 Fonti di finanziamento: POR Regione Emilia Romagna Risultati raggiunti: Sensibilizzazione e formazione mirata degli operatori del sistema di rete per un coinvolgimento diretto e partecipato al percorso di reinserimento socio-lavorativo; valorizzazione degli attori in rete rendendoli partecipi di valori, codici linguistici, mission, logiche tipiche del progetto; aggiornamento delle competenze necessarie per una gestione efficace ed efficiente del collegamento e del coordinamento delle azioni previste; diffusione di nuove metodologie e nuovi strumenti, in particolare della formazione professionale. Prodotti realizzati: Pubblicazione ‘Lavorare tra Carcere e Territorio’. Restituzione degli interventi seminariali sul sito di progetto, con registrazioni 103 audio-video degli interventi. MOTIVAZIONI Conoscere le esigenze del territorio e del mondo del lavoro in particolare profit e non profit, al fine di programmare e coordinare in rete percorsi di inserimento mirati alle esigenze individuali degli utenti ed alle necessità organizzative delle imprese e dei datori di lavoro. AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (si) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (si) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (si) Formazione/consulenza operatori (si) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO Le iniziative realizzate sono entrate a fare parte dei Piani Sociali di Zona,con opportunità di continuità e di ulteriori sviluppi negli anni successivi; gli esisti delle iniziative hanno dato origine alla progettazione e programmazione di specifici interventi formativi, presentanti nel 2003 sui bandi provinciali di Ferrara, Ravenna, Forlì Cesena; sulla provincia di Forlì Cesena le Azioni di progetto hanno sensibilmente favorito il buon fine del Protocollo d’intesa tra istituzioni e mondo del lavoro; nel Comune di Ferrara si è promosso un analogo Protocollo d’intesa tra istituzioni e mondo del lavoro; Le Azioni di progetto hanno promosso e dato avvio ad una iniziativa dell’Ass. Volontarimini per la nascita di un coordinamento territoriale delle attività di volontariato in carcere al fine di favorire percorsi di inserimento sociolavorativo. FATTORI DI SUCCESSO La disponibilità dell’amm. penitenziaria di sottoporre a valutazione l’opportunità, per alcuni detenuti, di accedere al percorso formativo; la presenza di un sistema consolidato di erogazione di bilanci di competenze ai soggetti detenuti,elaborati anche con la collaborazione degli operatori penitenziari; la disponibilità dell’amm. penitenziaria a valutare gli esisti di apprendimento del percorso formativo e quindi di promuovere un parere favorevole all’accesso al lavoro all’esterno; la promozione, tramite seminari, di 104 una sinergia tra servizi sociali, organizzazioni del non profit, associazioni datoriali; la sperimentazione di un sistema di incrocio tra domanda e offerta di lavoro individuando presso le imprese quali competenze professionali risultano più favorevoli all’inserimento e quindi adattando l’intervento formativo a tali esigenze. CRITICITA’ RISCONTRATE In merito alla tempistica delle fasi programmate si rileva un ritardo che ha significato un rallentamento della fase 4, per motivi di coincidenza con il periodo di missione della direttrice del carcere di Forlì e di Ferrara, e per ristrutturazioni di alcuni locali. Altre criticità emerse sono: resistenza a mettere in comune le proprie competenze e conoscenze; nuove modalità relazionali che possono creare conflitti; bisogno di mediare, cedere sovranità e autonomia; personale e collaboratori che durante il percorso si sono allontanati a causa di trasferimenti, pensionamenti, ecc. 105 S.T.RE.E.T.S. - Sistema Territoriale per il Reinserimento E la Tutela Sociale TEMATICA Welfare, politiche sociali e previdenza. Sviluppo professionale delle risorse umane DESCRIZIONE Soggetto gestore: Comune di Pescara Partnership: Amministrazione Comunale di Pineto, Amministrazione Comunale di Roseto degli Abruzzi, Associazione Percorsi Regionale Familiari Tutela Salute Mentale, Associazione `Dimensione Volontario onlus`, Associazione `Progetto nomadi onlus`, Associazione `Sound Society`, Caritas Diocesana di Pescara-Penne, Caritas Diocesana di Teramo-Atri, Centro Servizi per il Volontariato della Federazione Compagnia delle Opere, Centro Territoriale Permanente per l`Educazione in Eta` Adulta, Confederazione Generale Italiana del Lavoro - Camera del lavoro di Pescara, Dipartimento di Scienze della Comunicazione dell` Universita` di Teramo (ex MET), Ente Scuola Edile della Provincia di Pescara, Federazione Regionale Coltivatori Diretti d`Abruzzo, Fondazione Caritas onlus Diocesi di Pescara Penne, Fondazione Diocesana di Religione `Istituto Maria Regina`, SYNERGIE ITALIA - Agenzia di Pescara, Unione Generale del Lavoro di Pescara. Obiettivi: Creare un rapporto stabile e permanente tra i predetti soggetti, sancito da un accordo di cooperazione, secondo il modello di un "contratto di programma" per l’inclusione sociale, anticipando la riforma italiana sull'intermediazione assistita fra domanda e offerta di lavoro. Collocazione geografica: Provincia di Pescara Durata: 2002-2005 Fonti di finanziamento: Fondi regionali, FSE- Equal Risultati raggiunti: Attivazione di n. 3 Sportelli di Inclusione Sociale nei Comuni di Pescara, Pineto e Roseto; -Elaborazione e sperimentazione di un modello di servizio per l'inserimento lavorativo delle persone svantaggiate, con apposita modulistica e procedure di presa in carico personalizzata e accompagnamento, strutturate secondo le tecniche del supported employment; -Formazione di n. 10 mediatori sociali al lavoro; -Realizzazione delle attività transnazionali: 50 enti ed associazioni spagnole e portoghesi, 6 incontri transnazionali,produzione di un manuale di buone prassi; - 106 Realizzazione di una banca dati per il matching tra domanda e offerta di lavoro nel Sistema STREETS; -700 borse di inserimento mensili complessive; -Servizi di orientamento, assistenza e inserimento per circa 500 persone svantaggiate in cerca di lavoro; -Formazione in laboratorio protetto per circa 15 persone e conseguimento di idonea qualificazione professionale al fine della creazione di impresa. Prodotti realizzati: Sito web di progetto, Agenzia di Inclusione Sociale. MOTIVAZIONI Il mercato del lavoro presenta particolari e rilevanti difficoltà per le categorie di persone in condizione di svantaggio sociale. In particolare, si è riscontrato che i fattori determinanti tale condizione attengono ad un duplice profilo di criticità, in relazione tanto alla domanda quanto all'offerta di lavoro: - DISCRIMINAZIONI AZIENDALI PER IL POSTO DI LAVORO: la persona svantaggiata sia percepita come ostacolo all'efficienza della struttura aziendale. - LIMITAZIONI E RISCHI DA PARTE DEL LAVORATORE: un elemento gravemente limitante l'accesso al lavoro da parte della persona svantaggiata è costituito da un approccio motivazionale inadeguato all'inserimento lavorativo. AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (si) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (no) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (si) Formazione/consulenza operatori (si) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO Coinvolgimento delle Pubbliche Amministrazioni coinvolte nel progetto e degli altri soggetti istituzionali interessati (Regione e Province). Premio "Aziende Buone Cittadine", in occasione della partecipazione di STREETS al COMPA 2004 - Salone Europeo della Comunicazione, a cinque aziende della Provincia di Pescara, che hanno dimostrato, attraverso l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati, di costituire un valido punto fermo per il Programma "Aziende Buone Cittadine", volta a costituire una rete di imprese in grado di conciliare economia e inclusione sociale, in un’efficiente e sostenibile gestione dell’attività aziendale. 107 FATTORI DI SUCCESSO Il modello STREETS presenta, quale elemento qualificante e trasversale a tutte le azioni progettuali, un approccio integrato alla tematica dell’inclusione sociale, sviluppato in forza di una rete interistituzionale in cui le autorità pubbliche agiscono in sinergia con il tessuto economico locale e con il mondo del volontariato. La sinergia di queste tre distinte forze attive della società locale consente di analizzare e affrontare la problematica dell’inclusione sociolavorativa delle persone svantaggiate da una pluralità di punti di vista generati dalle differenti esperienze gestionali, che trovano i propri momenti di unitarietà nelle strutture attivate dal progetto. CRITICITA’ RISCONTRATE L’elemento di maggior criticità è stato riscontrato nell’instaurazione e nella stabilizzazione di rapporti di collaborazione con gli altri enti pubblici, in particolare con i servizi sociali locali. La diffidenza iniziale di tali servizi per una forma di intervento che, evidentemente, nella sua innovatività, andava ad incidere su un sistema in uso da tempo è stata superata in forza dell’attività di promozione e raccordo svolta dall’Agenzia di Inclusione Sociale, che si è fatta valida intermediaria tra i tradizionali strumenti di assistenza sociale e le tecniche innovative del supported employment. 108 Progetto Cora – Art.6 Affidamento di attività di consulenza a sostegno dei servizi pubblici per l’impiego per favorire l ’inserimento lavorativo dei detenuti TEMATICA Inserimento lavorativo di detenuti DESCRIZIONE Soggetto gestore: Consorzio nazionale della cooperazione sociale CGM Partnership: Associazione CORA, Obbiettivo Lavoro, Emporio dei lavori – Fondazione per lo sviluppo dell’occupazione. Obiettivi: Supportare la politica dei penitenziari volta ad incrementare gli inserimenti lavorativi esterni e quelli interni con il coinvolgimento non solo delle cooperative di solidarietà sociale ma anche delle imprese profit e, contemporaneamente, rafforzare le strategie di politiche attive del lavoro intra ed extramurarie in tre province del centro-nord. Collocazione geografica: Regione Toscana Durata: 2003-2006 Fonti di finanziamento: PON FSE, Ministero del Lavoro e Ministero della Giustizia. Risultati raggiunti: Sono migliorate alcune criticità percepite dalle imprese che investivano sfere relative alla relazione del detenuto con l’ambiente di lavoro e alle particolari condizioni di “clima” che questo poteva generare. detenuti coinvolti nel progetto e nella formazione sono stati tutti inseriti a lavoro esterno o interno all’istituto penitenziario. Prodotti realizzati: Nessun prodotto specifico. MOTIVAZIONI Detenuti con scarse possibilità di inserimento nel breve termine (fine pena lungo, scarse competenze professionali, problemi di rimotivazione al lavoro, bassa scolarità ). AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE 109 Orientamento (si) Formazione (si) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (si) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (si) Formazione/consulenza operatori (si) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO Grazie alla Sensibilizzazione e promozione della Legge Smuraglia nel sistema imprenditoriale locale si è potuto dar vita a nuovi progetti di inserimento lavorativo. FATTORI DI SUCCESSO • Sono stati messi a disposizione degli operatori nuovi strumenti operativi grazie ai quali si è potuto valorizzare la rete già esistente che a sua volta ha sostenuto e sostiene la rete territoriale che ha reso gli interventi in modo integrato più efficacie a sostegno dei percorsi lavorativi a favore dei detenuti. • L’elaborazione del materiale divulgativo (depliant tecnico su Smuraglia,atti convegno ecc.) è stato messo a disposizione delle aziende. • Si è dato vita ad un tavolo di lavoro permanente sull’inserimento al lavoro dei detenuti. CRITICITA’ RISCONTRATE Nessuna 110 R.J.USC.I.RE- Riqualificarsi on the Job per riUSCire in un Inserimento Regolare TEMATICA Difficoltà di inserimento in contesti di lavoro sia dipendente, sia autonomo, che le detenute dell’Istituto penitenziario della Giudecca di Venezia affrontano al momento dell’uscita dal carcere. L’intervento ha riguardato anche le aziende, che spesso sono restie ad assumere ex detenuti, sia a causa di pregiudizi e atteggiamenti di diffidenza, sia per i costi e le procedure burocratiche. DESCRIZIONE Soggetto gestore: Istituto di Istruzione Superiore “Ruzza Pendola” Partnership: CNA - Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e media Impresa, Confesercenti Regionale dell’Abruzzo, Sinergia Advertising S.r.l., Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria Abruzzo, ENFAP Abruzzo - Ente Nazionale per la Formazione e l’Addestramento Professionale. Obiettivi: Facilitare l’inserimento lavorativo delle beneficiarie intervenendo da un lato, sulle imprese del territorio e, dall’altro, sugli operatori della struttura penitenziaria e sulle detenute, promuovendone lo sviluppo di competenze di base. Collocazione geografica: Regione Abruzzo Durata: 2004-2008 Fonti di finanziamento: Iniziativa Comunitaria Equal Fase II Risultati raggiunti: Qualificazione e riqualificazione delle risorse umane; Training on the Job; acquisizione di conoscenze di base, competenze tecnicoprofessionali e abilità relazionali; realizzazione di un progetto imprenditoriale, dall’ideazione all’esecuzione di una commessa reale; attuazione di un personale progetto di vita e di un reinserimento lavorativo. Prodotti realizzati: Strumento di selezione/valutazione sul bilancio delle competenz - Rapporti di ricerca sulle unità capitalizzabili - Sito web www.rjuscire.org - Definizione di griglie per l’inserimento lavorativo Vademecum per un piano di coachining - Report interviste aziende. MOTIVAZIONI Se da un lato la maggior parte degli intervistati ha manifestato la convinzione 111 che sia importante acquisire precise competenze professionali per superare situazioni di discriminazione ed esclusione dal lavoro, dall`altro un`elevata percentuale è anche consapevole che il mondo del lavoro ha un forte preconcetto nei riguardi degli ex detenuti; di qui la necessità per recuperarsi alla vita normale, di risolvere questo problema, aiutando le aziende, con il loro comportamento ed impegno, a recuperare fiducia nei loro riguardi. AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (si) Servizi alla persona (no) Bilancio delle competenze (no) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (si) Formazione/consulenza operatori (si) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO Formazione e qualificazione professionale, con occasioni di istruzione e occupazione lavoro. Messa a punto di un piano personalizzato di qualifica di operatore del settore moda, con sviluppo di idee imprenditoriali e sviluppo del territorio. FATTORI DI SUCCESSO Grazie all`aiuto dei formatori interni al carcere, sono state condotte circa un centinaio di interviste, miranti ad evidenziare ad esempio un eventuale tipo di disagio, il bisogno formativo, la necessità di veder riconosciute le competenze pregresse, le aspettative. CRITICITA’ RISCONTRATE Nessuna 112 O.D.E.A - Opportunità Diritti Eguaglianza Abilità TEMATICA Difficoltà di inserimento in contesti di lavoro delle persone svantaggiate e analisi dei fenomeni di esclusione sociale DESCRIZIONE Soggetto gestore: IFOC - Formazione Commercio e Terziario Partnership: Amministrazione Provinciale di Bari, Arkè Società cooperativa sociale a r.l. tipo B, Associazione Centro lotta al disagio onlus, Associazione di volontariato Effatà onlus, Associazione profit Meridiano Europa, Associazione pugliese Rilancio Progetto Uomo onlus, Associazione Solidarietà senza frontiere, Centro aiuto malati Aids, Centro per la Giustizia Minorile per la Puglia e la Basilicata, Centro studi Erasmo associazione no profit, Centro Territoriale Permanente Adulti “F.Netti” distretto Bari - XVII, Centro Territoriale Permanente Adulti “Quasimodo Melo” distretto Bari X, Comune di Barletta, Comune di Bitonto, Comune di Capurso, Comune di Casamassima, Comune di Cellamare, Comune di Corato, Comune di Gioia del Colle, Comune di Minervino Murge, Comune di Molfetta, Comune di Noicattaro, Comune di Palo del Colle, Comune di Ruvo di Puglia, Comune di Toritto, Comunità Terapeutica “Lorusso Cipparoli”, Confcooperative Unione Regionale della Puglia, Consorzio Leader S.c. a r.l., Cooperativa sociale Esedra a r.l., Cooperativa sociale Macramè a r.l. tipo A onlus, Cooperativa sociale Montfort S.c.r.l., Cooperativa sociale RUAH a r.l., Cooperativa sociale Sphera a r.l. onlus, Cooperativa sociale Uno tra noi a r.l. tipo A, Cooperativa Ricerca e Sviluppo Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, Centro Servizi Sociali Adulti, HSA Italia ANAS&ND onlus PCB, Informa società Cooperativa a r.l., Meridia Consorzio di Cooperative sociali S.c. a r.l., Provveditorato Regionale Amministrazione Penitenziaria Puglia, Sistemi e Metodologie Innovativi per il lavoro e l’educazione - Puglia, Sviluppo Europeo Valide opportunità S.c. a r.l., Ufficio Scolastico Regionale - Centro servizi Amministrativi Provincia di Bari, Ufficio scolastico regionale - Direzione Generale della Puglia, Ufficio territoriale del Governo di Bari - Area tutela diritti cittadini. Obiettivi: Ricercare un modello metodologico non solo locale ma anche transnazionale, e il più efficace per la costituzione e la gestione dell`agenzia provinciale per l`inserimento lavorativo - un sistema stabile che favorisca il reale inserimento lavorativo dei soggetti più deboli del mercato del lavoro; allestire un osservatorio permanente in grado di effettuare l`analisi conoscitiva e la lettura continua del territorio; creare le condizioni per la definizione efficace di un patto sociale, attraverso una concreta sperimentazione della metodologia pattizia; sviluppare metodologie e prassi di successo comuni da 113 trasferire agli altri sistemi del territorio. Collocazione geografica: Provincia di Bari Durata: 2002-2004 Fonti di finanziamento: Iniziativa Comunitaria Equal Fase I Risultati raggiunti: Altri Comuni del territorio hanno adottato il metodo aperto di coordinamento e hanno istituzionalizzato il gruppo di lavoro intersettoriale. Tale modalità di intervento è stata anche inserita nel Piano regionale delle Politiche sociali - emanato nel mese di agosto 2004 - e viene sempre più utilizzata nella definizione dei Piani sociali di Zona; - è stato predisposto un regolamento sugli appalti comunali che prevede meccanismi premianti per le aziende che impiegano lavoratori svantaggiati segnalati dai servizi sociali; sono stati sottoscritti due protocolli operativi finalizzati all’inserimento lavorativo delle fasce deboli secondo quanto previsto dalla Legge 68/99 e proposti strumenti formativi alla creazione di cooperativa sociale di tipo b come presupposto per l’inserimento lavorativo. Prodotti realizzati: Osservatorio sull’inclusione sociale (ricerche, progetti, dati di demografia e spesa sociale, raccolta normativa), distribuito su Cd Rom; Pubblicazione “SistemAzioni:politiche di nuovo welfare”. MOTIVAZIONI La provincia di Bari appare in forte ritardo rispetto alla media di sviluppo socio economico nazionale alla rilevazione degli indicatori classici (tasso di disoccupazione, titolo di studio, addetti settori produttivi), soprattutto per l’inserimento occupazionale delle fasce deboli della popolazione. AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (si) Servizi alla persona (no) Bilancio delle competenze (si) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (si) Formazione/consulenza operatori (si) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO Input per la programmazione del welfare zonale, provinciale, regionale. 114 Ancora oggi alcuni PdZ a livello di ambito prendono spunto dal progetto Odea. FATTORI DI SUCCESSO Numerosità della P.S.; aver coinvolto i destinatari delle azioni progettuali, gli operatori, gli attori del territorio. CRITICITA’ RISCONTRATE Tempi lunghi nell’attività di rilevazione e raccolta dati e ritardi accumulate nelle varie azioni, mancanza di informatizzazione del sistema di rilevazione dati e la sua messa in rete telematica.; difficoltà dei partners del progetto a comprendere il significato e la ricaduta dello strumento nei processi decisionali a più livelli. 115 Network per l`inserimento delle fasce deboli nell`area metropolitana t o sca n a TEMATICA Inserimento socio-lavorativo DESCRIZIONE Soggetto gestore: IFOC - Formazione Commercio e Terziario Partnership: Agenzia per lo Sviluppo Empolese Valdelsa, Associazione Nazionale pubbliche assistenze- Comitato Regionale Toscano, Associazione per lo Sviluppo del Terzo Settore, Associazione ricreativa culturale italianaComitato ARCI Empoli Valdelsa, CNA l`artigianato pistoiese, Centro Nazionale Universitario Calcolo Elettronico Istituto CNUCE, Consorzio per la cooperazione e la solidarieta` S.C.S.R.L., Istituto Addestramento Lavoratori Toscana, Provincia di Firenze, Provincia di Pistoia, Provincia di Prato. Obiettivi: L’obiettivo era creare una rete tra tutti gli attori coinvolti nelle attività di inserimento lavorativo delle fasce deboli. La finalità ultima era un pieno ed accompagnato inserimento nel mercato di lavoro delle persone che vivono direttamente situazioni di svantaggio e che vogliono migliorare la propria situazione lavorativa e sociale. Collocazione geografica: Regione Toscana Durata: 2002-2005 Fonti di finanziamento: Iniziativa Comunitaria Equal Fase I Risultati raggiunti: Costruzione di un quadro dettagliato della situazione con metodologie sperimentali personalizzate sugli utenti, con interventi specifici a livello locale, interprovinciale e transnazionale. Prodotti realizzati: Pubblicazione testi via Internet e cartacei (libro), eventi informativi, incontri, press-promotion, report specifici finalizzati a decisionmakers a livello tecnico e politico. MOTIVAZIONI Necessità e richieste degli utenti (ex detenuti e tossicodipendenti) non strutturate. AMBITI DI INTERVENTO 116 AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (si) Servizi alla persona (no) Bilancio delle competenze (no) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (si) Formazione/consulenza operatori (no) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (no) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO Promozione di un collegamento stabile tra gli strumenti di natura socioassistenziale e gli interventi di politica formativa e del lavoro, creando un accordo tra le imprese, il terzo settore e gli attori amministrativi del territorio. FATTORI DI SUCCESSO Rete dei servizi, interventi personalizzati sulle richieste dell’utente e accompagnamento con la figura dell’operatore. CRITICITA’ RISCONTRATE Nessuna 117 S.O.L.E. Sistemi di Orientamento Lavoro Esclusi TEMATICA Orientamento e inserimento socio-lavorativo DESCRIZIONE Soggetto gestore: Provincia di Palermo Partnership: ARCI Sicilia, Al Azis Coop. Soc. a.r.l., Associazione EURO Centro di Ricerca Promozione, Associazione Inventare Insieme (onlus), Associazione Istituto, Ricerca e Formazione Padre Clemente, Associazione Santa Chiara, Associazione Volontariato Penitenziario – ONLUS, Azienda Unita` Sanitaria Locale n. 6 di Palermo, Casa Circondariale Pagliarelli, Centro Servizio Sociale Adulti, Centro di Ricerche Economiche e Sociali per il Meridione, Centro per la Giustizia Minorile della Sicilia, Coop. Soc. Azzurra a.r.l., Cooperativa Sociale Solidarieta` a.r.l. Ente Italiano di Servizio Sociale, Le Onde - Centro Accoglienza e Casa delle Moire U.D.I. Onlus, Lega contro la droga – ONLUS. Obiettivi: Dotare il territorio provinciale di una rete stabile e sostenibile di Centri di Iniziativa che sostengano l`integrazione lavorativa delle persone svantaggiate in raccordo con i servizi pubblici per l`impiego e con caratteristiche di qualità e flessibilità; creare nel territorio provinciale una cultura diffusa dell`integrazione lavorativa presso la società civile, il mondo delle imprese e il Terzo Settore; costruire, rafforzare e rendere stabile il dialogo sociale riguardante l`integrazione lavorativa delle persone svantaggiate. Collocazione geografica: Provincia di Palermo Durata: 2002-2004 Fonti di finanziamento: Iniziativa Comunitaria Equal Fase I Risultati raggiunti: Promuovere un sistema di inclusione socio-lavorativa per le fasce sociali più discriminate (detenuti ed ex detenuti, minori a rischio, tossicodipendenti, disabili psichici e donne che subiscono violenza) delle aree urbane e rurali della provincia di Palermo. Prodotti realizzati: Attività di sensibilizzazione e comunicazione. Non sono stati creati prodotti specifici. 118 MOTIVAZIONI Realizzare una Ricerca/Intervento che ha come obiettivo quello di analizzare e monitorare i fenomeni di devianza minorile ed adulta, delle malattie mentali e della tossicodipendenza nel territorio provinciale ed il fenomeno dell’esclusione dal mercato del lavoro delle “fasce sociali deboli”. AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (no) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (no) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (si) Formazione/consulenza operatori (si) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO Sistema di inclusione socio lavorativo per le fasce sociali più discriminate attraverso la sperimentazione di un modello operativo di rete che coinvolge attori istituzionali e privati ed il sistema socio–assistenziale, educativo, scolastico, formativo e produttivo. FATTORI DI SUCCESSO La sinergia che si è creata tra i partners pubblici e privati. CRITICITA’ RISCONTRATE Nessuna 119 Re.La.I.S. (Reti per il Lavoro e l`Inclusione Sociale) TEMATICA Servizi di accesso al lavoro DESCRIZIONE Soggetto gestore: Fondazione Labos Partnership: Confederazione nazionale dell`artigianato e della piccola media impresa; Ente bilaterale regionale d`Abruzzo per l`artigianato; Ente nazionale di formazione e addestramento professionale; Ideazione srl, Provveditorato regionale dell`amministrazione penitenziaria Abruzzo e Molise. Obiettivi: Analisi dei bisogni e creazione di un modello di sistema e di rete territoriale; progettazione e realizzazione di servizi, risorse e percorsi di inserimento con sperimentazioni. Collocazione geografica: Regione Lazio Durata: 2002-2003 Fonti di finanziamento: PON Ob. 3 Risultati raggiunti: La costruzione di una rete locale ha portato in primo luogo ad un’alleanza strategica tra sistemi ancora poco comunicanti tra loro (si fa riferimento per esempio ai servizi sociali e sanitari da una parte, e al sistema pubblico per l’impiego dall’altra), e secondariamente ha modificato il ruolo delle imprese: da interlocutori ad attori del processo. 51 gli inserimenti lavorativi di soggetti deboli, con contratti a tempo indeterminato presso imprese private locali che non hanno usufruito di benefici fiscali o di altro genere alle imprese. Per altri 53 soggetti deboli sono stati avviati percorsi formativi (corsi e stage). La rete locale, formalizzata attraverso singoli protocolli di intesa, è composta da 41 organismi afferenti ai quattro sistemi. Prodotti realizzati: Modifica delle linee di indirizzo sul collocamento mirato; la raccomandazione dei funzionari provinciali ad adeguare i servizi alla sperimentazione. MOTIVAZIONI Come rimuovere gli ostacoli che limitano l`accesso al mercato del lavoro da parte degli ex detenuti e dei sottoposti all`esecuzione penale esterna. I detenuti, 120 molto frequentemente vengono da un portato di esperienze devianti quali, tra le altre, un cattivo rapporto con le istituzioni formative (scuola, formazione professionale, etc.), una forte necessità di risocializzazione e, dopo il carcere, un contesto di emarginazione sociale. AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (si) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (si) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (si) Formazione/consulenza operatori (si) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO La costruzione di una rete locale ha portato in primo luogo ad un’alleanza strategica tra sistemi ancora poco comunicanti tra loro (si per esempio ai servizi sociali e sanitari da una parte, e al sistema pubblico per l’impiego dall’altra), e secondariamente ha modificato il ruolo delle imprese: da interlocutori ad attori del processo. FATTORI DI SUCCESSO Metodologia di costruzione di reti tra soggetti attivi sul territorio locale caratterizzate da una forte integrazione tra pubblico, privato e privato sociale. Consolidamento di un sistema di inserimento lavorativo di soggetti deboli innovativo in grado di ribaltare la tradizionale prassi di natura assistenzialistica. CRITICITA’ RISCONTRATE Sono emerse iniziali difficoltà nella definizione delle procedure operative. Difficoltà emerse nel coinvolgimento dei soggetti potenzialmente interessati provenienti dai diversi settori. 121 CHANCE: Percorso integrato di Orientamento, accompagnamento all’inserimento lavorativo di detenuti formazione e TEMATICA Il ruolo della formazione professionale quale strumento rieducativo e di reinserimento sociale. DESCRIZIONE Soggetto gestore: Fondazione Labos Partnership: Comune di Firenze; Ass. per l’agricoltura Biodinamica; CE.FO.ART;Centro Territoriale Permanente per l’Educazione e la Formazione degli adulti I.C.A. A. Dazzi. Obiettivi: Fare in modo che il periodo di detenzione assuma una connotazione “rieducativa”: intervenire prima dell’uscita del detenuto dal carcere in modo da migliorare le sue abilità professionali e sociali al fine di renderlo più “competente” al momento del suo rientro nella società. Collocazione geografica: Regione Toscana Durata: 2003-2005 Fonti di finanziamento: POR FSE Risultati raggiunti: Non specificati. Prodotti realizzati: Realizzazione di un convegno finale con annessa mostra fotografica. MOTIVAZIONI L’intervento è scaturito da un bisogno dei diversi carceri di effettuare formazione all’interno delle loro strutture. AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (si) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (si) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI 122 Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (si) Formazione/consulenza operatori (no) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (no) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO I partners hanno promosso l’idea di campagna di sensibilizzazione rivolta a qualificate agenzie formative toscane. L’idea di fondo è quella di valorizzare il ruolo della formazione professionale quale efficace strumento rieducativo e di reinserimento sociale dei soggetti ritenuti “categorie a rischio”, e strumento di supporto ai percorsi di recupero che affiancano quelli di espiazione. FATTORI DI SUCCESSO La partnership e il continuo monitoraggio del precorso progettuale. CRITICITA’ RISCONTRATE Non ci sono state criticità. 123 Un’alternativa: obiettivo lavoro TEMATICA Reinserimento nel contesto sociale e lavorativo di ex detenuti, in assenza di una rete familiare e sociale già costituita e solida DESCRIZIONE Soggetto gestore: CISSACA. Consorzio Assistenziali dei Comuni dell’Alessandrino Intercomunale Servizi Socio Partnership: Società cooperativa “LABI”, Cooperativa sociale “Gardenia” Obiettivi: Agevolare il reinserimento di soggetti adulti ex detenuti, dando priorità all’ambito lavorativo. Fornire ai soggetti coinvolti una alternativa all’ambito della devianza e della criminalità precedentemente sperimentate, con l’obiettivo di evitare la recidiva. Collocazione geografica: Regione Piemonte / Comuni dell’Alessandrino Durata: 2009-2010 Fonti di finanziamento: Regione Piemonte Risultati raggiunti: Erogate n. 5 borse lavoro (formazione in situazione) per l’acquisizione di competenze attraverso l’affiancamento a personale specializzato per n. 5 ex detenuti. Prodotti realizzati: Non sono stati realizzati prodotti specifici. MOTIVAZIONI Le offerte lavorative e abitative provenienti dal mercato privato non riescono a soddisfare tali richieste soprattutto nei confronti di soggetti per i quali può esistere una sorta di pregiudizio o a seguito di una prolungata assenza dal mondo del lavoro. AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (no) Formazione (no) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (no) 124 AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (no) Ricerca (no) Formazione/consulenza operatori (no) Sviluppo reti territoriali (no) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO Tale esperienza di “formazione in situazione” è finalizzata all’assunzione del soggetto ex detenuto presso l’azienda di formazione o comunque da parte di terzi sfruttando le abilità acquisite. La priorità è data all’ambito lavorativo, quale possibilità di sperimentazione diretta delle proprie capacità per avviare un percorso di indipendenza ma anche di riscatto nei confronti della società attraverso la restituzione sociale del danno arrecato. FATTORI DI SUCCESSO Breve durata del progetto e limitato numero di utenti; la presenza di una rete di servizi di tipo sociale già esistente all’interno del soggetto proponente. CRITICITA’ RISCONTRATE Nessuna criticità rilevata. 125 Gruppi in apprendimento socio-lavorativo TEMATICA Difficoltà nell’accesso al mercato del lavoro per le persone in uscita dal circuito penale DESCRIZIONE Soggetto gestore: Ente Camposampiero – Onlus Partnership: Istituto tecnico industriale statale “S. Fedi” Obiettivi: Al momento della presentazione dell’istanza per l’ammissione alle misure alternative o al termina della detenzione si trovavano in possesso di un bagaglio di competenze spendibile che li avrebbe dovuti rendere più appetibili nel mercato del lavoro. Collocazione geografica: Provincia di Pistoia Durata: 2006-2008 Fonti di finanziamento: POR FSE Risultati raggiunti: Realizzati nelle carceri 11 corsi di formazione professionali rivolti a 86 detenuti. Prodotti realizzati: Nessun prodotto specifico. MOTIVAZIONI Presenza di fattori di discriminazione nell’accesso al mercato del lavoro per le persone in uscita dal circuito penale, e contestuale assenza di competenze professionali nei detenuti. AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (no) Formazione (si) Servizi alla persona (no) Bilancio delle competenze (no) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI 126 Informazione e sensibilizzazione (no) Ricerca (no) Formazione/consulenza operatori (no) Sviluppo reti territoriali (no) Coinvolgimento delle parti datoriali (no) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO Soggetti che da tempo erano prevalentemente inattivi ed avevano perso l’abitudine all’impegno lavorativo quotidiano sono stati preparati gradualmente ad essere reinseriti all’esterno. FATTORI DI SUCCESSO Preparazione e disponibilità dei docenti. CRITICITA’ RISCONTRATE Elevato turn-over dei detenuti presenti nel Carcere di Pistoia; carenza di locali adeguati a svolgere attività formative. 127 Laboris: Laboratorio per l’orientamento e l’inserimento sociale TEMATICA Inserimento lavorativo delle persone in uscita dal carcere DESCRIZIONE Soggetto gestore: S.O.S. Srl Servizi alla Occupazione e allo Sviluppo Partnership: Associazione Cooperazione e Confronto, APISARDA Associazione Piccole e Medie Industrie della Sardegna, ISFORAPI Istituto di Formazione dell’APISARDA, Cooperativa Sociale Comunità La Collina, Con.Sa.Pro. Consorzio Sardo fra Cooperative di Produzione e Lavoro. Obiettivi: Definire e implementare una strategia di inserimento lavorativo stabile; sviluppare nel sistema delle imprese la cultura dell’inserimento lavorativo dei soggetti sottoposti a misure penali; contribuire a diffondere presso la società civile le conoscenze legate al mondo del carcere e sviluppare una nuova sensibilità sociale rispetto al tema; sviluppare nei soggetti target la capacità progettuale e di scelta, la consapevolezza delle proprie potenzialità e desideri, delle opportunità presenti nel mercato del lavoro e le competenze necessarie per la creazione d’impresa; offrire una risposta sociale stabile al problema dell’inserimento lavorativo anche per coloro che non possono contare su una propria rete relazionale; ridurre il rischio di recidiva, migliorando le condizioni di vita dei soggetti in misura penale. Collocazione geografica: Regione Sardegna Durata: 2005-2007 Fonti di finanziamento: Iniziativa Comunitaria Equal Fase II Risultati raggiunti: Il progetto ha raggiunto gli obiettivi previsti anche se le best practice individuate non sono confluite in attività istituzionali degli enti preposti. Il ruolo del doppio tutor è comunque utilizzato in altri progetti ed attività di inclusione a testimonianza dell’importanza del modello. Prodotti realizzati: Opuscolo informativo destinato agli imprenditori; sito del progetto www.laboris.it; pubblicazione sull’esperienza del progetto Laboris; rapporto di Ricerca: Responsabilità Sociale d’Impresa e piccole e medie imprese sarde; rapporto di Ricerca: I fabbisogni formativi e professionali delle 128 PMI sarde. MOTIVAZIONI L'intervento è stato concepito per diverse tipologie di soggetti sottoposti a provvedimenti penali: adulti e minori, detenuti e soggetti in misura alternativa. Tutti con una bassa scolarizzazione e carenza di competenze lavorative. Difficoltà a muoversi nel mercato del lavoro odierno. AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (si) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (no) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (no) Formazione/consulenza operatori (no) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (no) IMPATTO L’esperienza ha favorito la partnership tra diversi soggetti della rete che si è canalizzata nella presentazione di nuove proposte progettuali e sperimentazioni su ambiti differenti (minori, adulti, creazione di imprese, ect). Inoltre è stato elaborato un disegno di legge per il finanziamento del modello del doppio tutor che è stato consegnato all’esame dell’assessorato competente. FATTORI DI SUCCESSO Il principale punto di forza è rappresentato dalla pluralità di competenze messe in campo, fattore che riduce i possibili rischi di fallimento connessi ad un approccio settoriale al problema. CRITICITA’ RISCONTRATE Una criticità è stata quella di agire contemporaneamente su un doppio target di età (adulti e minori) e su un doppio target di esigenza (detenuti e in esecuzione penale esterna). Questo elemento sicuramente critico, ha comunque permesso di individuare dei percorsi individualizzati per target. Un'altra criticità è stata rappresentata dal provvedimento di indulto che ha colpito nel mezzo le attività progettuali ed ha richiesto un processo di reingegnerizzazione delle attività. 129 S.O.N.A.R. – Sistema Operativo Negoziale Attivazione Risorse TEMATICA Politiche finalizzate a contrastare il fenomeno della discriminazione e della disuguaglianza nel contesto del mercato del lavoro per le fasce deboli DESCRIZIONE Soggetto gestore: Provincia di Novara Partnership: Agci, Api, Asl13, Aso Maggiore Carità Unità Mielolesi, Associazione Centro Studi Opera Don Calabria, Consorzio Casa Gattinara, Centro Servizi per il Volontariato, Ciofs F.P. Piemonte, Cisa 24, Cisa Ovest Ticino Romentino, Ciss Borgomanero, Ciss Omegna, Comune di Arona, Comune di Galliate, Comune di Gemme, Comune di Novara, Comune di Oleggio, Comune di Trecate, Consorzio Intercomunale per la Gestione e i Servizi Socio Assistenziali dell’ovest Ticino, Con.E.Dis Scarl, Confcooperative Piemonte Est, Confesercenti di Novara, Consorzio Europeo per la Formazione (C.E.P.), Enaip Piemonte, IAL Novara, Isa Ghemme, Istituto Gamma,Servizio Socio Assistenziale Comuni Associati Convenzionati Con Castelletto Sopra Ticino Obiettivi: Elaborazione di un modello innovativo di servizio/intervento per l’inserimento sociale e lavorativo di fasce deboli del mondo del lavoro all’interno dei servizi pubblici per l’impiego (Servizi di Mediazione al Lavoro); l’elaborazione e la sperimentazione di un modello di Responsabilità Sociale per le imprese; l’inserimento lavorativo di 50 soggetti beneficiari. Collocazione geografica: Regione Piemonte, Regione Abruzzo, Città di Livorno Durata: 2001-2005 Fonti di finanziamento: Iniziativa Comunitaria Equal Fase I Risultati raggiunti: Sono stati attivati 7 Servizi di Mediazione al Lavoro. Il territorio ha segnalato 295 beneficiari finali, di questi 132 sono stati presi in carico con relativa elaborazione di progetti personalizzati. I beneficiari finali collocati sono 61. Sono state progettate ed erogate 2 giornate formative/informative per tutor aziendali. Hanno aderito 39 aziende partecipando alle attività. 54 aziende hanno aderito alla sperimentazione. Il Case Manager è stato inserito nel POR regionale come figura di sistema, il modello è stato inserito nel NAP nazionale come buona prassi da perseguire 130 per l’inserimento dei disabili Prodotti realizzati: Modello per la gestione del processo di inserimento lavorativo; Modello provinciale per lo sviluppo della Responsabilità Sociale delle imprese nell’ambito delle Politiche Attive del Lavoro; Set di indicatori di Responsabilità Sociale; Premio alle imprese per la Responsabilità Sociale; Tavolo Tecnico tematico sulla Responsabilità Sociale delle Imprese; Pubblicazione contenente tutti i modelli elaborati e i risultati conseguiti. MOTIVAZIONI Il progetto è nato dall’idea di elaborare e sperimentare un modello di servizio per l’attivazione di progetti individualizzati di inserimento lavorativo di fasce deboli nel mercato del lavoro, soprattutto per quei beneficiari che avevano già visto fallire precedenti percorsi di reinserimento. I servizi pensati per supportare il processo di reinserimento erano stati chiamati inizialmente Centri di Eccellenza, poi, nel corso del progetto il gruppo di lavoro ha mutato nome ed è diventato Servizio di Mediazione al Lavoro (SMaL). AMBITI DI INTERVENTO AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE Orientamento (si) Formazione (si) Servizi alla persona (si) Bilancio delle competenze (si) AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI Informazione e sensibilizzazione (si) Ricerca (si) Formazione/consulenza operatori (si) Sviluppo reti territoriali (si) Coinvolgimento delle parti datoriali (si) Monitoraggio/valutazione (si) IMPATTO Il modello elaborato è stato sperimentato in territori e con target diversi (soggetti in mobilità, disoccupati di lunga durata, giovani, disabili). I risultati della sperimentazione ne confermano la trasferibilità. In particolare gli elementi trasferibili sono: Modello di intervento; Figura di Case Manager e Tutor Aziendale; Strumenti elaborati; Indicatori di processo; Tavolo Tecnico; Premio per le aziende. FATTORI DI SUCCESSO La numerosità dei Partner, da un lato ha complicato il sistema delle relazioni e della collaborazione, dall’altro ha rappresentato un valore aggiunto ai risultati del progetto consentendo da subito occasioni di lavoro e di confronto tra tutti i 131 soggetti impegnati nella elaborazione di progetti di inserimento sociolavorativo. CRITICITA’ RISCONTRATE Nessuna 132 133 134