Progetti per il reinserimento socio-lavorativo
di detenuti ed ex detenuti: alcune buone
pratiche realizzate in Italia
PROGETTO SOCIAL – Strategia per l’Occupazione e Qualificazione tramite l’Apprendimento ed Attività per la Libertà
POSDRU/69/61/S/32810 Az. 3.2.2.1
PROGETTO COFINANZIATO DALL’UNIONE EUROPEA, FONDO SOCIALE EUROPEO , PROGRAMMAZIONE 2007 – 2013
Struttura Attività e relazioni internazionali
Dirigente: Antonella Attanasio
Gruppo di lavoro progetto SOCIAL
Giovanna De Mottoni – coordinamento
Gianluca Calzolari: Isfol
Maria Grazia Mastrangelo: esperto esterno senior
Giovanna Magistro: esperto esterno junior
La stesura del report è a cura di Maria Grazia Mastrangelo con la collaborazione di Giovanna
Magistro
L’editing è a cura di Annarita Racioppo
Corso d’Italia, 33 - 00198 Roma
Tel. +39 06854471
Fax. +39 0685447334
http://www.isfol.it
http://www.transnazionalita.it
I contenuti del presente documento non rispecchiano necessariamente il parere e la posizione della
Commissione Europea.
2
3
Indice
1. Introduz ione
5
2 . Nota me todologica
9
3.. Ca rcere e lavoro in Ita lia
3 .1 Inquadra mento de l fenomeno
13
13
3 .2 L'inserimento lavora tivo per detenuti ed ex detenuti: la legis lazione e gli s trumenti 14
4 . Pratiche di reins erimento soc io-lavorativo
28
4 .1 I proge tti rile vati: alcuni tratti significativi
29
4 .2 I proge tti rile vati: l’innovazione di processo
33
4 .3 I proge tti rile vati: sc hede di sintesi
38
2 .4 I proge tti rile vati: tipologie di attiv ità
60
5 . Conside razioni conclus ive
64
Allegati 1 .Sche da di rilevazione della buona pratica
66
Allegati 2 . Sc hede descrittiv e dei progetti rile va ti
72
4
1. In t r o du z io ne
Il presente Compendium è il frutto del lavoro di ricognizione
delle migliori pratiche in materia di percorsi di
reinserimento sociale e lavorativo rivolti ad ex detenuti,
implementate da diversi promotori o partnership di sviluppo
in Italia.
Tali pratiche sono state individuate a partire dai Cataloghi
Equal ed FSE curati dall’Isfol - Struttura Attività e relazioni
internazionali di cui è responsabile Antonella Attanasio –
che è Organismo attuatore per il Ministero del Lavoro del
Progetto Social.
Il progetto, realizzato da un partenariato italo - romeno, è
finanziato dal Fondo Sociale Rumeno e le sue finalità sono:
- lo sviluppo dell’economia sociale come strumento per
l’inclusione socio-lavorativa degli ex detenuti;
- l’intervento sugli attori chiave dei sistemi della giustizia,
della formazione e del lavoro in Romania.
Il Compendium, uno dei prodotti del progetto, attraverso
l’analisi sia delle pratiche sviluppate nel periodo di
transizione dal penitenziario all'esterno, sia di quelle
sviluppate all'esterno dei penitenziari nel nostro Paese,
mira all’elaborazione ed alla sperimentazione di un modello
di Case management per sviluppare piani di riabilitazione
per il reinserimento socio-economico degli ex detenuti
rumeni.
Va tuttavia precisato che in Italia la metodologia del Case
management (CM) non ha un’adesione universale da parte
di chi, a vario titolo, si occupa del reinserimento socio-
5
lavorativo di persone svantaggiate ed in particolare di
persone entrate nel circuito penale.
Questo è dovuto, da un lato, all’origine ed alla prima
applicazione della metodologia e, dall’altro, al significato
operativo che ad essa viene attribuito.
Per i fautori, il Case management assume l’accezione di
piani di sviluppo e reinserimento personalizzati attraverso
la presenza di una figura, il Case manager, che prenda in
carico globalmente la persona ed abbia la funzione di regia
del caso.
Gli avversari del Case management, per contro, ritengono
che gli interventi di reinserimento socio-lavorativo di
soggetti svantaggiati debbano mettere al centro la persona
ed uscire dalla logica deformata che vorrebbe ridurre la
complessità e la ricchezza delle storie personali a dei “casi”
di studio o di intervento. Ogni persona è un fine in sé e non
un mezzo e, per ogni persona, deve esistere una sfera di
particolarità che l’intervento deve assumere.
Molto, come si diceva, è dovuto anche alle origini della
metodologia del Case management.
Essa, infatti, nasce in una logica di managed care negli
USA a supporto del sistema assicurativo al fine di ridurre i
costi prestazionali. Per farlo si costituiscono percorsi di
presa in carico e di realizzazione orientati solo alle fasce di
popolazione meno a rischio, che espongono cioè a minor
spesa di intervento in caso di malattia o incidente sanitario
(giovani, soggetti non diversamente abili, non affetti da
comorbidità ecc…). Ecco perché in un contesto come
quello europeo e, più precisamente, italiano (centrati su
una logica di presa in carico non assicurativa)
6
l’attecchimento e la realizzazione di logiche di questo tipo
trovano difficile applicazione.
In Italia, l’applicazione del CM è stata assunta,
prevalentemente, quale logica/filosofia di approccio del
sistema sanitario che si è sviluppata in risposta alla
necessità di ricomporre la frammentazione di erogazione
dei servizi e di rispondere ai bisogni sanitari del cittadino
con servizi di qualità, in un’ottica di personalizzazione e
specificità, nonché di contenimento dei costi sanitari.
In tale settore, il CM viene definito “come un insieme di
passaggi logici e come processo di interazione all’interno di
una rete di servizi, che garantisca ad un assistito di
ricevere i servizi di cui necessita in modo partecipato,
efficace e economicamente ottimizzato” (Weil e Karls 1985).
Ma allora è possibile l’applicazione di tale modello
nell’ambito del reinserimento sociale e lavorativo di (ex)
detenuti?
Presumibilmente sì, a patto di mantenere ben presenti i
seguenti capisaldi:
1. la centralità della persona destinataria dell’intervento
nella sua globalità e peculiarità deve renderla
protagonista attiva del suo percorso di reinserimento
non oggetto di assistenza;
2. l’orientamento ed il valore aggiunto di un simile modello,
da un punto di vista dell’incremento della qualità dei
servizi, deve esplicarsi in una reale presa in carico delle
persone e di quelle persone il sistema americano (a
matrice
assicurativa)
non
considera:
anziani,
diversamente abili, affetti da quadri patologici complessi,
in condizioni di cronicità, multiproblematiche ecc.;
7
3. la valutazione dei contesti applicativi deve prevedere
un’analisi accurata degli stessi che non ne trascuri le
caratteristiche culturali e storiche;
4. le scelte realizzate non devono essere di “moda” o di
interesse speculativo mediante il sistema applicativo del
“copia – incolla”;
5. l’investimento sulla formazione deve garantire
professionisti esperti e competenti;
6. l’assunzione di un rischio che si deve accettare quando
si investe su nuove esperienze.
7. Sicuramente l’accezione “Case management” è parte
integrante del programma di lavoro del progetto Social
ed, in quanto terminologia condivisa dalla partnership,
sarà mantenuta con il significato di piani di sviluppo e
reinserimento personalizzati degli (ex) detenuti ed alla
luce dei capisaldi sopra illustrati.
8
2 . N o t a m e t o d o lo g ic a
Nel presente lavoro si intende presentare le buone pratiche
rilevanti ai fini del miglioramento, in Italia, delle strategie
per il reinserimento sociale e lavorativo in favore di
detenuti o delle persone ristrette nella libertà, partendo da
alcune fonti accreditate e da varie pubblicazioni disponibili.
Tra le fonti documentali utilizzate per il presente lavoro si è
fatto principalmente riferimento ad alcune pubblicazioni
nazionali edite negli ultimi anni:
- “Rilevazione degli interventi realizzati per l’integrazione
delle persone autrici di reato. Tavolo nazionale FSE per
l’inclusione dei soggetti in esecuzione penale”, (G.
Calzolari, G. De Mottoni, G. Mangano, A. Scandurra;
pubblicazione ISFOL - Struttura di supporto alla
cooperazione transnazionale, 2009);
- “Le opportunità ed i vantaggi per le imprese
nell’inserimento lavorativo delle persone detenute ed exdetenute”, (G. Pizzera, pubblicazione O.P.E.N.,
realizzato nel quadro dell’Iniziativa Comunitaria Equal
Az.3, Partnership di Sviluppo “POTAMOS”, 2008);
- “Risultati e raccomandazioni da Equal sui percorsi di
reinserimento degli autori di reato. Gettare la chiave o
aprire la porta a nuove opportunità ?”, (G. Calzolari, L.
Chiurco, G. de Mottoni, pubblicazione ISFOL - Struttura
di supporto alla cooperazione transnazionale, 2008);
- “Le funzioni di accompagnamento nei percorsi di
inserimento al lavoro delle persone detenute ed exdetenute”, (L. Barbero, F. Coccetti, pubblicazione
9
O.P.E.N.,
realizzato
nel
quadro
dell’Iniziativa
Comunitaria Equal Az.3, Partnership di Sviluppo
“INTRA” e “SALIS”, 2008);
- “Il Catalogo nazionale delle buone pratiche Fse:
Apprendere dal passato per governare il futuro”,
(AA.VV., attività del progetto “Catalogo nazionale delle
buone pratiche del Fondo sociale europeo e dei
Programmi e Iniziative comunitarie realizzate in Italia”,
2008);
- “Equal: idee, esperienze e strumenti nelle buone
pratiche dei Partenariati di Sviluppo” (AA.VV.,
pubblicazione ISFOL – Struttura nazionale di supporto
Equal, 2004).
La metodologia di indagine ha visto inizialmente la
rilevazione di 25 buone pratiche/esperienze rivolte ad (ex-)
detenuti e finalizzate alla loro occupabilità, realizzate in
Italia
da
singoli
soggetti
(Centri
di
formazione,
organizzazioni del Terzo settore, ecc.) e partnership di
sviluppo.
Le informazioni acquisite in relazione
alle
pratiche
selezionate sono state quindi raccolte e inserite in una
apposita scheda di rilevazione, ideata per rispondere:
- all’obiettivo generale dell’azione prevista dal progetto
Social, l’attuazione di un modello Case management per
sviluppare piani di riabilitazione per il reinserimento
socio-economico degli ex detenuti;
- agli obiettivi specifici di valutazione iniziale delle
competenze dei beneficiari coinvolti (Azione 3.2.2.2.): le
pratiche individuate saranno inoltre analizzate per
costruire una cassetta degli attrezzi per operatori
10
(Toolkit per la valutazione dei fabbisogni e delle
competenze di (ex-) detenuti) finalizzata alla valutazione
iniziale dei fabbisogni e delle competenze di(ex-)
detenuti;
- alla necessità di individuare, tra le buone pratiche
rilevate, cinque case study al fine di proporre un modello
di Case management da applicare in Romania.
La scheda di rilevazione1, utilizzata per la selezione delle
buone pratiche e appositamente costruita, si compone di 4
sezioni:
- una
prima
sezione
relativa
ai
dati
dell’ente/organizzazione del soggetto promotore o
capofila;
- una seconda sezione di raccolta di informazioni generali
afferenti il progetto (area problematica di intervento,
obiettivi, breve descrizione del servizio, settore di attività
ecc.);
- una terza sezione di presentazione del percorso
formativo rivolto ai destinatari finali (se realizzato);
- una quarta e ultima sezione sulle modalità di
realizzazione dell’intervento formativo.
Al fine di integrare le informazioni raccolte, i soggetti
promotori sono stati contattati via e-mail ed è stato chiesto
loro di integrare la scheda e/o di inviare materiale
aggiuntivo per reperire maggiori elementi. Le schede di
sintesi e descrittive contenute nel documento in oggetto
1
Cfr. Allegato 1.
11
sono state elaborate a partire dalla compilazione delle
schede di rilevazione dei progetti selezionati (come da
All.1).
La differenza tra la scheda di sintesi e la scheda descrittiva
è evidenziata nel fatto che la prima scheda si presenta
come una sintesi delle attività realizzate nell’ambito del
progetto citato, mentre la scheda descrittiva tratteggia le
principali aree d’interesse del progetto e ne rappresenta
una scheda anagrafica.
12
3 . C ar c e r e e la vo r o in I t a l i a
3. 1 I nq u adr a me nt o de l f e no m e no
In Italia il numero di detenuti presenti negli Istituti di
prevenzione e di pena per adulti è pari circa a 67.961
unità2.
Vi sono ospitati 2.930 donne e 65.031 uomini. Degli
individui che compongono la popolazione carceraria una
parte rilevante, se si considera il diverso peso
demografico, è costituita da persone di cittadinanza
straniera3. Ciò è anche dovuto alla minore possibilità per
loro di accedere alle misure alternative4.
In Italia ci sono 208 istituti di pena (altri 5 sono in fase di
costruzione): 38 sono case di reclusione, 163 gli istituti
circondariali e 7 quelli utilizzati per le misure di sicurezza.
Le strutture carcerarie italiane si rivelano insufficienti
rispetto alla presenza di detenuti, come mostra l’indice di
affollamento: dove gli istituti di prevenzione e pena
2
Sono questi i numeri dell'ultimo rapporto mensile sulla popolazione detenuta in
Italia elaborato dal Dipartimento per l'Amministrazione penitenziaria del Ministero
della Giustizia e aggiornato al 31 dicembre 2010.
3
Secondo i dati del Ministero della Giustizia (giugno, 2010) nelle carceri italiane
sono presenti quasi 25 mila stranieri su 68 mila detenuti (oltre il 30%), e solo la
metà sono condannati in via definitiva. I più numerosi sono i marocchini, seguiti
da rumeni, tunisini e albanesi, comunità che raccolgono oltre la metà dei detenuti
stranieri.
4
In Italia il Governo Berlusconi, al fine di porre rimedio al sovraffollamento delle
carceri, ha avviato trattative con i Paesi esteri da cui provengono i detenuti
perché scontino parte della pena nel paese d’origine, a partire dalla Romania,
Tunisia, Marocco, Algeria, Albania, Nigeria.
13
dovrebbero ospitare 100 detenuti, ve ne sono
mediamente 147.
Il dato della popolazione carceraria su quella residente in
totale è costantemente in crescita in tutte le regioni. Alla
fine del 2009, rispetto all'anno precedente, il fenomeno
registra una crescita più lieve nel Nord-est (da 71,3 a 77,8
detenuti per 100 mila abitanti), mentre il Mezzogiorno
raggiunge i valori più elevati (da 118,2 a 131,8), con un
rapporto più consistente in Sicilia dove, insieme a Umbria
e Valle d’Aosta, si superano i 150 detenuti per 100 mila
residenti. Per ciò che riguarda le altre ripartizioni, il Centro
mostra valori vicini alla media nazionale (rispettivamente
107,2 e 107,6); mentre il Nord-ovest si attesta a livelli
inferiori pari a 97,9. Per quanto riguarda la presenza
straniera negli istituti di detenzione e di pena per adulti, la
situazione si inverte: valori decisamente più bassi nel
Mezzogiorno (22,1 % di detenuti stranieri, contro una
media italiana del 37,1 %), mentre nel Nord-est sono di
nazionalità straniera circa 56 detenuti ogni cento5.
3 . 2 L ' i n s er i m e n to l a v o r a t i v o p e r d e t e n u t i e d e x d e te n u ti : l a
l e g i s la z ion e e g l i s t r u m e n t i
L’art. 1 della Costituzione Italiana sancisce che: “l’Italia è
una Repubblica democratica, fondata sul lavoro”. L’art. 4
stabilisce che: “La Repubblica italiana riconosce a tutti i
cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che
rendono effettivo questo diritto”. L’art. 35 prevede che: “La
Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed
5
Dati ISTAT, 2009.
14
applicazioni. Cura la formazione e l’elevazione dei
lavoratori (...)”. La Costituzione Italiana inoltre all’art. 27
esplicitamente prescrive che la pena irrogata ad un
condannato deve tendere essenzialmente ai fini
rieducativi. Uno strumento indispensabile per raggiungere
questo scopo è senza dubbio il lavoro.
Nella riforma penitenziaria del 1975, cioè il complesso
delle norme che regolano l’esecuzione della pena
detentiva (Ordinamento Penitenziario Legge 354/75), il
lavoro diventa un elemento cardine dell’esecuzione della
pena, perché diretto a promuovere il reinserimento sociale
del detenuto: per questo non deve avere carattere
afflittivo e deve essere organizzato secondo metodi
analoghi a quelli del lavoro nella società libera. Il detenuto
può inoltre lavorare all’interno del carcere (intramurario) o
all’esterno (extramurario).
Con tale riforma ai detenuti è data la possibilità di
svolgere una regolare attività lavorativa presso imprese
esterne al carcere. In particolare si tratta di:
- lavoro all’esterno per i detenuti, annoverato tra i
benefici carcerari e non tra le misure alternative, nel
senso che esso non rappresenta un modo diverso per
scontare la pena, ma una concessione nel corso della
detenzione. Esso è regolamentato dall’art. 21
dell’Ordinamento Penitenziario (O.P.) ed è concesso
dal direttore dell’istituto di pena. Consiste nella
possibilità di uscire dal carcere per svolgere un’attività
lavorativa, anche autonoma oppure per frequentare un
corso di formazione professionale (art. 21 O.P., comma
4 bis);
15
- lavoro in semilibertà, previsto all’interno della misura di
semilibertà (artt. 48 - 50 O.P.). Si ritiene, questa, una
misura alternativa impropria, in quanto il condannato
rimane in stato di detenzione ed il suo reinserimento
nell’ambiente libero è parziale. Viene, infatti, data al
detenuto l’opportunità di trascorrere parte del giorno
fuori dall’istituto di pena per partecipare ad attività
lavorative funzionali al suo reinserimento sociale.
Anche in questo caso la responsabilità è affidata al
direttore dell’istituto di pena;
- affidamento in prova al servizio sociale, regolamentato
dall’art. 47 dell’Ordinamento Penitenziario, così come
modificato dall’art. 2 della L.n. 165/98 (Legge Simeone
- Saraceni). Si tratta di una misura alternativa alla
detenzione più ampia poiché si svolge totalmente nel
territorio ed intende evitare alla persona condannata i
danni derivanti dal contatto con l’ambiente penitenziario
e dalla condizione di privazione della libertà. Consiste
nell’affidamento del condannato al Servizio Sociale 6 ,
fuori dall’istituto di pena, per un periodo uguale a quello
della pena da scontare. La misura è esercitata
attraverso lo stretto rapporto tra il carcere, il Tribunale
di Sorveglianza ed il Servizio Sociale.
Tutte queste misure, però, sono applicate solo dopo che il
detenuto abbia scontato metà della pena prevista.
L’ordinamento penitenziario sin qui descritto è stato,
successivamente, integrato e modificato a seguito
dell’approvazione della cosiddetta legge Gozzini (L.
663/1986) che ha introdotto le seguenti misure:
6
Il Servizio Sociale, oggi definito UEPE, è la struttura esterna agli istituti di pena che si occupa
dell’inserimento socio lavorativo dei detenuti ed ex detenuti.
16
- la detenzione domiciliare che ha ampliato l’opportunità
delle misure alternative consentendo la prosecuzione,
per quanto possibile, delle attività di cura, di assistenza
familiare, di istruzione professionale o di lavoro, già in
corso nella fase della custodia cautelare nella propria
abitazione (arresti domiciliari), anche successivamente al
passaggio in giudicato della sentenza. Si evita così la
carcerazione e le relative conseguenze negative;
- i permessi premio, concessi a quei detenuti che non
risultano di particolare pericolosità sociale. Essi hanno
durata non superiore, ogni volta, ai quindici giorni e
consentono di curare interessi affettivi, culturali e di
lavoro. La durata dei permessi non può, comunque,
superare complessivamente i quarantacinque giorni in
ciascun anno di detenzione e possono essere concessi
a chi ha condanne non superiori a tre anni o a chi ha
già scontato un quarto della pena;
- la liberazione anticipata, applicabile a ciascun
condannato,
che
consiste
nello
sconto
di
quarantacinque giorni per ogni semestre scontato con
regolare condotta.
L’incidenza di questi provvedimenti sul processo di
reinserimento socio-lavorativo del detenuto o dell’ex
detenuto è stato ed è fondamentale, poiché permette di
intervenire, già in fase di esecuzione della pena, nella
costruzione del percorso di inserimento sociale del
condannato. Avviene, infatti, che il trattamento rieducativo
si svolge in un continuum tra carcere e territorio, affidando
la presa in carico del programma di reinserimento ad
entrambi gli attori, istituti di pena e servizi sociali della
Giustizia.
17
Nel 2000, per sostenere ed incentivare gli aspetti di
apertura al territorio, appena evidenziati, viene
promulgata la cosiddetta legge Smuraglia (Legge 22
giugno 2000, n. 193). La norma, denominata “Benefici per
l'inserimento lavorativo dei detenuti” prevede varie misure
con le quali si intende favorire l'attività lavorativa dei
detenuti, con la possibilità di applicare sgravi fiscali e
contributivi per quei soggetti pubblici o privati (imprese o
cooperative sociali) che assumono lavoratori che si
trovano nella condizione di detenuti in esecuzione di
pena.
La legge si propone di creare un collegamento diretto tra il
carcere ed il mondo produttivo disponendo vantaggi per
entrambi. I beneficiari degli sgravi fiscali (credito mensile
di imposta per ogni lavoratore assunto, pari a 516,46
euro) sono le imprese (pubbliche o private) o le
cooperative sociali che:
a) assumono quali lavoratori dipendenti detenuti, internati
o “lavoranti all’esterno” ai sensi dell’art. 21
dell’Ordinamento Penitenziario;
b) svolgono attività di formazione a detenuti internati ed a
coloro che godono dell’ ex art. 21 (O.P.) se al termine
della formazione è prevista l’assunzione (salvo che la
formazione sia gestita da imprese in convenzione con
Enti locali);
c) svolgono attività di formazione mirata a fornire
professionalità a detenuti ed internati da impiegare in
attività lavorativa gestite in proprio dall’Amministrazione
penitenziaria (salvo che la formazione sia gestita da
imprese in convenzione con Enti locali).
18
I benefici degli sgravi contributivi sono però erogati alle
cooperative sociali ed alle imprese in misura diversa:
1. Le cooperative sociali (art. 1 L. 193/2000) che
assumono persone detenute o internate negli istituti
penitenziari, ex degenti degli ospedali psichiatrici anche
giudiziari, persone condannate e internate ammesse al
lavoro all’esterno (art. 21) o alle misure alternative alla
detenzione traggono benefici per le aliquote
complessive della contribuzione e per l’assicurazione
obbligatoria previdenziale ed assistenziale. Queste
sono ridotte dell’80% per i detenuti, gli internati, i
condannati ammessi al lavoro all’esterno (D.L.
9.11.2000) e del 100% per internati ammessi alle
misure alternative (art. 4, comma 3, legge 381/91). Alle
cooperative sociali non spetta, però, alcuno sgravio per
le attività formative.
2. Le altre aziende pubbliche o private (art. 2, L.
193/2000) ottengono sgravi nelle aliquote assicurative e
previdenziali dell’80% per i detenuti ed internati purché
organizzino attività produttive o di servizi all’interno
degli istituti penitenziari, impiegando persone detenute
o internate. Non spetta loro alcun sgravio contributivo
per gli internati alle misure alternative né per i detenuti
ammessi al lavoro esterno.
Le imprese private, in caso di assunzione con contratto a
tempo indeterminato anche part-time di lavoratori
disoccupati di lunga durata, usufruiranno di una riduzione
del 50% dei contributi previdenziali ed assistenziali per 36
mesi. Per le aziende artigiane e imprese operanti nei
territori del Mezzogiorno il beneficio consiste nell'esonero
totale dei contributi per 36 mesi (art. 8 comma 9 Legge
19
407/90). Pertanto, tale agevolazione può essere applicata
anche a tutte le assunzioni a tempo indeterminato di
detenuti od internati ovvero ammessi al lavoro all’esterno
(art.21 O.P.) che possiedono il requisito di “lavoratore
disoccupato da almeno 24 mesi”. Tale requisito viene
posseduto nel caso in cui il soggetto interessato abbia
fornito la sua disponibilità al lavoro presso un Centro per
l’impiego o struttura privata accreditata (agenzie di
somministrazione). E’ opportuno ricordare che i
destinatari di provvedimento di custodia cautelare nella
forma degli arresti domiciliari, se possiedono il requisito di
”lavoratore disoccupato di lunga durata”, potranno essere
assunti in base all’art. 8 comma 9 L. 407/90 su loro
richiesta ad effettuare attività lavorativa presentata
all’Autorità Giudiziaria procedente.
Oltre agli sgravi elencati, sussiste la possibilità per le
stesse imprese pubbliche e private o per le cooperative
sociali di stipulare con le direzioni delle carceri una
convenzione per la gestione in comodato d’uso di
lavorazioni penitenziarie al fine di impiegare detenuti
all’interno dell’istituto stesso beneficiando anche in questo
caso di agevolazioni contributive (art. 1, L. 193/2000).
Come precedentemente illustrato, la Legge Smuraglia ha
attribuito alla cooperazione sociale (L. 381/81) un ruolo di
co-protagonista nei processi di reinserimento socio
lavorativo dei detenuti ed ex detenuti.
Per completare il quadro normativo appare opportuno un
breve cenno alla legislazione che regolamenta il mercato
del lavoro.
Secondo l’art. 19 della 56/87 “Norme sull'organizzazione
del mercato del lavoro":
20
- Art.3 - Lo stato di detenzione o di internamento non
costituisce causa di decadenza dal diritto all’indennità
di disoccupazione ordinaria o speciale.
- Art. 6 - Quando il lavoro a domicilio si svolge all’interno
degli istituti penitenziari, il datore di lavoro versa alla
direzione dell’istituto medesimo le somme dovute al
lavoratore al netto delle ritenute previste dalle leggi
vigenti, dimostrando ad essa l’adempimento degli
obblighi relativi alla tutela assicurativa, previdenziale ed
infortunistica.
- Art. 7 - Per il lavoro a domicilio svolto all’interno
dell’istituto penitenziario (lavoro "domestico"), si
applicano, in quanto compatibili, le disposizioni della
legge sull’Ordinamento Penitenziario in materia di
svolgimento di attività artigianali, intellettuali o artistiche
per proprio conto."
Dunque, i detenuti che lavorano in carcere per ditte
esterne o per l’Amministrazione Penitenziaria godono
degli stessi diritti e doveri dei lavoratori "liberi", in caso di
contenziosi con il datore di lavoro sono garantiti tutti i
diritti costituzionali.
Infine, un breve cenno va fatto della L.30/2003, cosiddetta
Legge Biagi ed al conseguente decreto attuativo (D.L.vo
276/2003) per l’impatto sul mercato del lavoro italiano ed
in particolare per l’inserimento dei detenuti o delle
persone ristrette nella libertà. All’interno del D.L.vo sono
previsti, agli art. 13 e 14, misure specifiche per favorire
l'inserimento professionale dei lavoratori svantaggiati
21
secondo la definizione del regolamento CE n.
2204/20027.
Fra le innovazioni introdotte dal Dlgs.vo 469/97 (Art. 10)
ed in conseguenza del recepimento delle indicazioni
dell’Unione Europea, si è concluso il monopolio della
gestione esclusivamente pubblica del cosiddetto
"collocamento al lavoro". Anche soggetti privati,
debitamente qualificati, attrezzati ed autorizzati dal
Ministero del Lavoro, possono svolgere attività di
mediazione tra domanda ed offerta di lavoro. L’apertura al
"privato" non deve tuttavia disconoscere un ruolo
essenziale che resta in capo ai Servizi pubblici territoriali
per l’impiego. Le più tradizionali prassi amministrative
stanno sempre più cedendo il passo ad azioni
d’informazione, promozione, sostegno, orientamento,
riqualificazione,
rimotivazione
e
sviluppo
della
professionalità dei soggetti, accanto alla gestione di
agevolazione ed incentivi alle imprese, nonché di misure
per il sostegno e l’avvio del lavoro autonomo o per lo
sviluppo di nuove attività imprenditoriali.
Positive azioni di reinserimento socio-lavorativo, infatti,
partono spesso da misure di orientamento e formazione
professionale al lavoro, a partire da percorsi avviati nelle
carceri con misure e/o servizi che liberano il tempo in
contesti alternativi alla pena e agiscono nel territorio (es.
tirocini formativi, tirocini aziendali, borse lavoro).
7
«Una persona che non abbia ottenuto il primo impiego retribuito regolarmente
da quando è stata sottoposta a una pena detentiva o a un'altra sanzione penale è
considerata lavoratore svantaggiato» (art. 2 lett. F) Regolamento CE n.
2204/2002).
22
Importante si è dimostrata, in alcuni casi, (es. per la
creazione di impresa da parte di ex detenuti), la
valorizzazione delle competenze dei beneficiari, che viene
anche definita come validazione degli apprendimenti non
formali e informali (ovvero apprendimenti ottenuti in
contesti non di scuola e non di formazione professionale),
e ricollegata all’apprendimento lungo tutto l’arco della vita.
Dall’analisi delle prassi rilevate, si evidenzia che tutto il
sistema dell’inclusione sociale a favore dei detenuti o ex
detenuti include politiche di welfare, di lavoro e
formazione professionale. Fa riferimento, infatti, ad un
insieme di misure e di politiche che coinvolgono aree
differenti
ma
connesse
tra
loro,
a
partire
dall'implementazione dei servizi socio-assistenziali fino
alla normativa del lavoro, un diritto garantito in Italia dalla
Costituzione,
nell’ordinamento
penitenziario,
nella
normativa che regola il mercato del lavoro.
23
Tab. 1 Elenco delle buone pratiche rilevate
Titolo
POINT - Possible integration
Regione
Lazio
Tipologia intervento
Beneficiari
Formazione, orientamento, bilancio di
competenze
Detenuti
Tesi -Tele servizi integrati per l’impiego
Lombardia
Inserimento e accompagnamento al
lavoro
(Ex-) detenuti
Car.te.si.o - Carcere e Territorio, Sistemi Integrati
Operativi
Piemonte
Accoglienza, intervento di supporto sociolavorativo
(Ex-) detenuti in
misura alternativa
Coast Revitalization
Toscana
Percorsi di formazione/lavoro, tutoraggio
Detenuti e in misura
alternativa
Net Sociality
Basilicata
Lavoro in rete, bilancio di competenze
(Ex-) detenuti,
detenuti e affidati
C.O.S. - Concrete opportunità e servizi per detenuti ed
ex detenuti
Campania
Orientamento, formazione,
accompagnamento al lavoro
(Ex-) detenuti
INTRA - Azioni integrate per la transazione al lavoro di
detenuti/ex detenuti
Abruzzo
Accoglienza, orientamento lavoro. Tavoli
provinciali carcere-territorio
(Ex-) detenuti
Emilia Romagna
Valutazione degli strumenti di re-impiego;
agenzia di comunicazione sul carcere
(Ex-) detenuti,
detenuti in misura
alternativa
PEGASO: Processi plurali di rete per l’inclusione dei
detenuti
24
SALIS: Servizi per l’autonomia, il lavoro e l’inclusione
sociale
Abruzzo
Modello di assessment per analizzare le
esperienze dei beneficiari; realizzazione
del centro integrato servizi per la
creazione d’impresa
(Ex-)detenuti, detenuti
in misura alternativa
F.V.Giulia
Orientamento lavoro, sperimentazione di
un modello di intervento per l’autoimpiego
(Ex)detenuti, detenuti
a fine pena
Lazio
Percorsi di formazione e inserimento
lavoro esterno con tirocini,borse lavoro e
tutoraggio
Detenuti, detenuti in
misura alternativa
TASK FORCE SPI
Basilicata
Intervento di formazione all’autoimpiego;
orientamento lavoro e assistenza alle
imprese
(Ex)detenuti, detenuti
in misura alternativa
SOCIAL BET- Percorsi di reinserimento socio-lavorativo
per detenuti
Toscana
Analisi dei fabbisogni professionali delle
imprese e inserimento lavorativo esterno
con accompagnamento
(Ex-)detenuti
CARCERE&SOCIETA’- Sperimentazione di reti locali per
l’integrazione socio-lavorativa di detenuti ed ex detenuti
Emilia - Romagna
S.T.RE.E.T.S. - Sistema Territoriale per il Reinserimento
e la tutela sociale
Abruzzo
Attivazione di sportelli di inclusione
sociale, incontro domanda-offerta lavoro,
formazione ed erogazione di borse lavoro
Ex detenuti
CORA ART.6 “Affidamento di attivita’ di consulenza a
sostegno dei servizi pubblici per l’impiego per favorire
l’inserimento lavorativo dei detenuti”
Toscana
Sviluppo di una rete operativa interna ed
esterna al carcere, orientamento lavoro e
attivita’ di tutoraggio
Detenuti
SOLARIS - Servizi orientamento lavoro autonomo
riabilitazione svantaggio
S.F.I.D.E. - Sistema integrato di formazione per detenuti
Formazione mirata degli operatori del
sistema di rete; bilancio competenze e
sperimentazione di percorsi di
reinserimento socio-lavorativo
Detenuti
25
R.J.USC.I.R.E. - Riqualificarsi on the job per riuscire in
un inserimento regolare
Veneto
Percorsi formativi individualizzati;
counselling ed accompagnamento;
sviluppo di impresa formativa simulata
Detenuti in misura
alternativa
O.D.E.A. - Opportunità, Diritti, Eguaglianza, Abilita’
Puglia
Osservatorio permanente per
l’inserimento lavorativo e bilancio delle
competenze
Ex detenuti
Network per l’inserimento delle fasce deboli nell’area
metropolitana toscana
Toscana
Creazione di una rete locale di
inserimento socio-lavorativo; inserimento
e percorsi formativi
Detenuti
Sicilia
Sistema di inclusione sociale provinciale;
inserimento socio-lavorativo
Detenuti e a fine pena
RE.LA.I.S. - Reti per il Lavoro e l’Inclusione Sociale
Abruzzo
Accoglienza, orientamento,bilancio delle
competenze; laboratori formativi e stage
aziendali
(Ex)detenuti, detenuti
in misura alternativa
CHANCE: Percorso integrato di orientamento,formazione
e accompagnamento all’inserimento lavorativo di
detenuti
Toscana
Informazione, orientamento, bilancio
competenze. Percorsi formativi e
accompagnamento al lavoro
Un’alternativa: obiettivo lavoro
Piemonte
Formazione in situazione e borse lavoro;
affiancamento a personale specializzato
per acquisizione di competenze
professionali
Gruppi in apprendimento socio-lavorativo
Toscana
Corsi di formazione professionale per
acquisizione di competenze di base e
trasversali per inserimento lavoro
LABORIS - Laboratorio per l’orientamento e l’inserimento
sociale
Sardegna
Rete territoriale per l’inclusione sociale di
ex detenuti; orientamento, formazione
specialistica e inserimento in azienda
S.O.L.E. - Sistemi di Orientamento Lavoro Esclusi
Detenuti
Ex detenuti
Detenuti
(Ex)detenuti
26
SONAR – Sistema Operativo Negoziale Attivazione
Risorse
Piemonte
Case Manager e Servizio di Mediazione al
Lavoro; Responsabilità Sociale nelle
politiche attive per il Lavoro; Tutor
Aziendali.
Differenti gruppi target
svantaggiati tra cui
(ex) detenuti
27
4. P rati che
l avorati vo
di
r ein ser i men to
soci o-
Per buona pratica si intende “una costruzione empirica
delle modalità di sviluppo di esperienze che per
l’efficacia dei risultati, per le caratteristiche di qualità
interna e per il contributo offerto alla soluzione di
problemi particolari soddisfa il complesso sistema di
aspettative della formazione” 8.
L’impatto, in termini di policies in questo contesto di
riferimento, è determinato dal fatto che si tratta di
progetti che intervengono su tre aree principali: sistema
delle politiche di formazione professionale; sistema
delle politiche sociali; politiche di integrazione tra
sistemi. Sono, spesso, progetti complessi gestiti da una
partnership numerosa ed eterogenea (parti sociali,
imprese, enti locali, enti professionali, ecc.), iniziative
soprattutto significative perché caratterizzate dalla
compresenza di una serie di elementi: rilevanza,
efficienza, efficacia, impatto, sostenibilità, trasferibilità9.
8
Isfol, Ipotesi di buone pratiche nella formazione dei formatori, Quaderni di
Formazione Isfol, 2001.
9
Rilevanza (gli obiettivi individuati rispondono ai problemi identificati ed ai
reali bisogni dei destinatari dell’intervento; i risultati raggiunti rispondono ai
problemi identificati ed ai reali bisogni dei destinatari dell’intervento).
Efficienza (le azioni sono state espletate in modo corretto in riferimento a
risorse, mezzi e tempi). Efficacia (le azioni espletate sono state appropriate al
soddisfacimento dei bisogni dei destinatari dell’intervento). Impatto (i benefici
derivanti dall’intervento hanno prodotto effetti sul contesto di riferimento).
Sostenibilità (i benefici realmente goduti a seguito dell’intervento sono in
grado di protrarsi anche sul lungo termine). Trasferibilità (riconoscibilità e
replicabilità in contesti diversi). (ISFOL, Equal: idee, esperienze e strumenti
nelle buone pratiche dei Partenariati di Sviluppo, 2004).
28
4.1 I pr o g et t i r ile vat i : a lc un i t r at t i si gn if icat i vi
L’area problematica considerata per la selezione delle
buone pratiche è l’inclusione sociale, attraverso il
reinserimento sociale e lavorativo di ex detenuti,
detenuti, detenuti in misura alternativa o a fine pena,
che rappresentano i beneficiari diretti dell’intervento
realizzato.
Nella selezione delle iniziative si è cercato di inserire
progetti che, nel piano di attività, si sono occupati di
costruire percorsi di inserimento lavorativo dei detenuti
a partire dalle competenze dei beneficiari: bilancio di
competenze, validazione e certificazione delle
competenze acquisite tramite percorsi formativi con
l’obiettivo di valutare e riconoscere le potenzialità della
persona nella definizione e nello sviluppo professionale
come lavoratore10.
I progetti selezionati, di cui segue una tabella elenco, si
sono preoccupati di ampliare le opportunità
occupazionali per i detenuti, ma soprattutto di
migliorare la loro occupabilità, creando le giuste
condizioni e cercando di garantire, per quanto
possibile, un rapporto con l’ambiente esterno, con la
struttura organizzativa e le regole del lavoro e della vita
sociale.
Nell’elenco dei progetti proposti, si osserva che, oltre al
tradizionale canale di collocamento al lavoro delle
10
In Italia ad oggi non esiste una procedura definita e gestita a livello
nazionale per quanto riguarda la validazione delle competenze acquisite,
ovvero non esiste un riconoscimento istituzionale delle stesse. Esistono in
realtà pratiche pubbliche ed istituzionali di riconoscimento delle competenze
che però sono limitate a livello territoriale (regionale o locale), e pratiche di
valorizzazione non istituzionali, di settore o aziendali.
29
persone (ex) detenute nell’area del lavoro dipendente,
si affianca, in tutti i casi, un percorso strutturato di
inserimento attraverso lo sviluppo di iniziative di
autoimpiego, che rappresenta un obiettivo di grande
novità nelle politiche sociali e occupazionali per le
persone svantaggiate. Inoltre i soggetti destinatari
dell’intervento, sono stati spesso supportati, nella fase
di accompagnamento, da un’azione di incontro tra
domanda e offerta di lavoro nel mercato del lavoro
locale.
Per tutelare il diritto al lavoro dei detenuti è, dunque,
necessario il concorso di numerose figure professionali,
che devono essere capaci di lavorare insieme, per non
lasciare il percorso a metà. Infatti, il detenuto da solo,
se non dotato di grandi risorse (sociali, familiari,
economiche) molto difficilmente riesce a concludere il
percorso di reinserimento. Vanno, quindi, date in primo
luogo risposte integrate e coordinate tra tutti gli
operatori del privato e del pubblico, sia del Ministero
della Giustizia sia degli Enti Locali. E’ questa una delle
sfide che, quando riesce, è dovuta prevalentemente
alla volontà, alla motivazione ed ai buoni rapporti tra
operatori. Non è possibile pensare a prassi
standardizzate, ogni percorso deve essere creato ad
hoc per ogni persona, con il necessario coinvolgimento
armonico degli attori coinvolti, nel rispetto delle
procedure burocratiche e delle regole che ogni servizio
possiede.
Prima di progettare un reinserimento al lavoro di un
detenuto od ex detenuto al lavoro è necessario che
siano soddisfatti dei prerequisiti: ad esempio,
l’iscrizione alle liste di collocamento. La succitata legge
56/87 afferma che tutti i detenuti possono essere iscritti
in carcere alle liste di collocamento. Molti istituti si sono
30
organizzati: chi con l’educatore, chi con l’ufficio
matricola.
Il passo successivo è pubblicizzare l’iscrizione al
collocamento, altrimenti soltanto pochi detenuti, quelli
con più risorse personali e sociali, sono a conoscenza
di questo diritto e di questa opportunità. La
maturazione di due anni d’anzianità di iscrizione alle
liste è utile affinché un’azienda che vuole assumere un
detenuto possa accedere a sgravi fiscali, previsti per i
disoccupati di lunga durata (L. 407/90).
Soddisfatti i prerequisiti, comincia il cammino di
progettazione di un percorso verso il lavoro. Il lavoro,
mezzo di risocializzazione e fonte di sostegno “legale”,
rappresenta un forte punto di partenza per un detenuto
od ex-detenuto. Laddove fallisce, il rischio di recidiva è
elevatissimo.
La cultura al lavoro è una leva fondamentale per la
riabilitazione di persone detenute e va sostenuta con
iniziative a diversi livelli: in primo luogo fornendo
informazioni, quindi coinvolgendo i beneficiari nella
riprogettazione di sé e della propria vita in un’ottica di
legalità, inserendo progressivamente nel processo tutti
gli operatori che possono accompagnarli nelle varie
tappe. Queste tappe possono essere poche o molte,
secondo i bisogni del soggetto: oltre al lavoro, un
alloggio, un sostegno alla persona e/o alla famiglia, i
luoghi della socializzazione e dell’incontro.
Un progetto d’inserimento lavorativo vede quindi tante
figure che si attivano: in primo luogo il detenuto stesso,
poi gli operatori pubblici e del privato sociale, che
intervengono secondo i problemi o i bisogni, in parallelo
o in sequenza. L’importante è avere un punto di regia o
di coordinamento degli interventi.
31
Lo stesso progetto può avere diversi punti di partenza,
l’importante è avere ben chiaro l’obiettivo. Un buon
punto di partenza può essere la progettazione di un
percorso formativo (dentro o fuori dal carcere), oppure
il completamento di un percorso scolastico, tarato
secondo i bisogni ed i tempi di vita della persona.
Purtroppo si deve anche progettare con l’incombenza
di necessità urgenti (in prima istanza il sostentamento
economico legalmente ottenuto). Il percorso, quindi,
deve tener conto di questi limiti e potrebbe avere in sé
il rischio di parziale insuccesso, oppure un carattere
"provvisorio o tampone".
Oltre agli operatori pubblici e privati del reinserimento,
condurre al lavoro un detenuto o persona ristretta nella
libertà implica un contatto ed anche vincoli con altri
livelli Istituzionali, che vanno dagli Operatori
Penitenziari, alla Magistratura di Sorveglianza, agli
organi preposti al Controllo e alla Sorveglianza, agli
organi del Ministero del Lavoro (o da essi delegati).
Infine i familiari e gli avvocati del soggetto.
Partendo dal presupposto che sono persone
“difficilmente occupabili”, per i detenuti l’iter diventa
quasi una corsa ad ostacoli, le procedure burocratiche
ed i ritardi amministrativi spesso vanificano tanti sforzi
avviati per un inserimento lavorativo di successo. I
tempi del mercato del lavoro mal si adattano ai tempi di
verifica della Magistratura per l’accesso o un diniego ad
una misura alternativa al carcere. Questo vuol dire per
molti casi la riprogettazione continua di percorsi e
soluzioni, che spesso diventa un viaggio veramente
molto complesso.
32
4.2 I pr o g et t i r ile vat i : l’ in n ov azi o n e di pr o ce ss o
E’ opportuno soffermarsi su alcuni elementi innovativi
di processo più frequenti nelle buone pratiche
selezionate. Gli aspetti innovativi di processo
rispondono alla qualità del raggiungimento degli
obiettivi di un progetto in risposta non alla domanda
“cosa si è fatto” quanto alla domanda “come è stato
fatto”.
Il carattere innovativo dell’intervento risiede non tanto
in nuove linee teoriche sottese all’intervento stesso,
quanto piuttosto nell’evidenza data a passaggi ancora
poco presenti nelle politiche e nelle pratiche dei
programmi tradizionali e nell’intenzione pragmatica di
praticare soluzioni in apparenza ovvie, ma nella realtà
poco diffuse non solo in Italia, ma anche in Europa in
questo specifico settore di intervento.
Si segnalano, nella Tabella 2, i principali cinque aspetti
innovativi di processo presenti nelle buone pratiche
selezionate, indicando la corrispondenza per ogni
singolo progetto ed esplicitando quindi nelle schede di
sintesi il “contenuto” dell’innovatività.
33
Tab. 2 Aspetti innovativi di processo
n.
Progetto
Sperimentazione
degli strumenti di
inserimento
lavorativo assistito
Partecipazione
attiva dei
beneficiari e di
altri soggetti
(contesto
lavorativo,
referenti
istituzionali)
Analisi del
fabbisogno
soggettivo dei
destinatari in
relazione al
contesto socioterritoriale
Pratiche di
integrazione fra
politiche sociali,
della
formazione e
del lavoro
Strumenti per lo
sviluppo
dell’autoimpiego /
Promozione della
responsabilità
sociale tra le
imprese locali
Progettazione
basata sulle
competenze /
Modelli di
apprendimento
informali
Pag
1
Point
x
70
2
Tesi
x
72
3
Cartesio
x
74
4
Coast Rev.
x
77
5
Net sociality
6
Cos
7
In tr a
x
84
8
Pegaso
x
86
9
Salis
10
Solaris
11
Sfide
80
x
82
x
89
x
91
x
x
93
34
95
12
Task force
x
13
In te g r a
14
Carcere e
società
15
Streets
16
Cora Art.6
17
Rjuscire
x
107
18
Od e a
x
109
19
Network
20
Sole
21
Relais
22
Chance
23
Obiettivo
lavoro
24
Gruppi in
apprendimento
25
Laboris
26
Sonar
97
x
99
x
102
x
x
105
112
x
114
x
116
x
118
x
120
x
x
122
124
x
x
126
35
Gli elementi di processo nei progetti evidenziati spesso
concentrano l’attenzione sull`intervento che segue
all`uscita dal carcere a fine pena dei beneficiari, o al
passaggio dalla detenzione in carcere alle diverse
misure alternative. Questo momento è decisivo non
solo per la qualità dei percorsi di inclusione sociale, ma
ancor prima per l`avvio stesso dei processi di
inclusione.
Lo sviluppo pieno delle potenzialità inclusive delle fasi
postpenitenziarie e delle forme alternative alla
detenzione, serve anche a orientare le politiche e i
servizi del periodo-penitenziario e le misure volte alla
risocializzazione all`interno del carcere. Infatti, i rischi di
discriminazione in uscita dal carcere si moltiplicano se
anche il periodo della detenzione non è già orientato al
reinserimento.
Inoltre l’obiettivo del reinserimento sociale del soggetto
sottoposto a misure penali è promuove il protagonismo
della persona, contribuendo a rompere in modo ancora
più netto la logica dell`assistenzialismo, che ha
mostrato la propria limitata efficacia rispetto al
raggiungimento dell`obiettivo dell’inclusione sociale.
Tale cambiamento d`ottica implica, come già affermato,
che il percorso di reinserimento non possa essere
concepito come un modello standardizzato, da
applicare nella stessa forma ad ogni caso, ma al
contrario come un percorso flessibile e personalizzato,
la cui realizzazione non viene programmata in modo
definitivo all`inizio ma che invece è soggetta a continue
forme di ri-ingegnerizzazione in itinere, fino al
raggiungimento
dell`obiettivo
generale
del
reinserimento lavorativo.
36
In questo quadro fondamentale si è rivelata
l’attivazione di sinergie fra risposte pubbliche e private.
Le sperimentazioni e buone prassi avviate da operatori
o strutture territoriali, illustrate nel presente lavoro,
costituiscono un patrimonio di esperienze da conoscere
e valorizzare. Da incentivare è soprattutto la creazione
di reti integrate territoriali, fra pubblico e privato e tra
privato e privato, che lavorino insieme per portare a
compimento percorsi che accompagnano fino alla
piena integrazione lavorativa e sociale il soggetto
svantaggiato. Le intuizioni dei soggetti afferenti al
Terzo settore e al Privato Sociale, spesso più sensibili
a determinate istanze dell’area dello svantaggio e più
agili sul territorio, possono costruttivamente connettersi
ai compiti ed alle funzioni delle strutture pubbliche per
l’impiego, ma è essenziale che si costruisca una
relazione armonica e paritaria, rispettosa delle
reciprocità, non cristallizzata ma sinergica, capace di
progettare risposte innovative grazie all’apporto
specifico dei differenti attori, in grado di modulare le
attività in relazione ad un attenta analisi dei bisogni e
delle opportunità.
37
4.3 I pr o g et t i r ile vat i : s ch e de di s i nt es i
POINT – Possible Integration
Promozione di un sistema di azioni ‘verticali’, specifiche
per aumentare le opportunità di integrazione sociale e
lavorativa dei soggetti in condizione di debolezza, e di
azioni `orizzontali` che costituiscono una serie di servizi
comuni centrati su: orientamento; bilancio di
competenze; incrocio domanda-offerta formativa;
incrocio domanda-offerta di lavoro; certificazione di
qualità e valutazione d`impatto; difesa `strutturale` delle
pari opportunità.
Per i detenuti, in particolare, introduzione di protocolli di
bilancio delle competenze e orientamento per l`avvio
verso la formazione e/o il collocamento al lavoro.
TESI - Tele servizi integrati per l’impiego
Azioni finalizzate a sperimentare nuovi modelli di
reinserimento lavorativo e sociale, già all’interno del
carcere e a promuovere gli interventi anche con il
sostegno delle misure alternative alla detenzione. È
stata svolta una ricerca per conoscere i canali
privilegiati di reclutamento del personale da parte delle
imprese per professionalità simili a quelle espresse
dall’universo della popolazione detenuta e per
individuare gli elementi più adatti per stimolare gli
imprenditori ad assumere persone provenienti da
esperienze di detenzione (incentivi economici o
agevolazioni fiscali, servizi di tutoring e di sostegno al
lavoratore e/o all’impresa...).E’ seguita un’azione di
accompagnamento sociale, ovvero l’affiancamento al
38
reinserimento lavorativo di supporto sociale completo
con la presa in carico di un numero definito di
beneficiari (10 detenuti, prossimi alla fine della pena),
dalla ricerca di un alloggio alla mediazione familiare e
soluzione di problemi di breve periodo all’elaborazione
di un progetto di lungo periodo.
Il percorso di Tutoring ed accompagnamento inizia
all’interno dell’Istituto penitenziario (di Bollate) e
prosegue dopo la scarcerazione.
CAR.TE.S.I.O. – Carcere e territorio, sistemi integrati
operativi
Un percorso di coinvolgimento dei beneficiari finali
denominato “Preludio Etico all’Agire Responsabile
(PEAR)” che consiste in un’attività di riconoscimento
concertato di valori e di principi sui quali impostare i
percorsi di tirocinio e di inserimento. Il PEAR prevede
una attività di bilancio di responsabilità (BDR) che
consiste nell’esplicitazione degli obiettivi, delle finalità e
dei risultati che ci si propone di raggiungere attraverso
l’inserimento lavorativo. Il BDR ha come suo momento
centrale l‘instaurazione di un contratto etico allargato
(CEA) tra i diversi attori coinvolti: i beneficiari, il
contesto lavorativo nelle sue varie forme, i referenti
istituzionali e i professionisti coinvolti nelle attività di
orientamento, formazione e supporto.
I passaggi individuati sono: Colloquio di accoglienza e
filtro diagnostico -Elaborazione concertata del progetto
di intervento e supporto socio lavorativo - Reperimento
impresa e inserimento con sezione (assunzione) o
struttura (tirocinio con borsa lavoro) di inserimento Reperimento risorsa alloggiativa - Supporto al
39
pagamento affitto e/o utenze - Avvicinamento al luogo
di residenza - Ricongiungimento famigliare.
Coast Revitalization
Sensibilizzazione delle imprese e dei datori di lavoro del
territorio toscano, comprendendo l'aggiornamento dei
dati inerenti il mercato del lavoro. E’ seguita la
formazione di tutor (circa 20) per lavorare a percorsi
individuali di formazione/lavoro e di ricerca di aziende
disponibili a collaborare al progetto.
I tutor precedentemente formati, col sostegno dei
Servizi Lavoro e dalla rete dei Centri per l’Impiego,
hanno individuato e supportato i soggetti detenuti idonei
ad
essere
avviati
all’inserimento
lavorativo
sperimentale. Per gli immigrati si è sperimentata la
creazione di impresa, mentre per gli altri si è privilegiato
l’inserimento in posizioni lavorative dipendenti.
Net Sociality
Il progetto è strutturato in particolare in una serie di
macrofasi e attività. Fertilizzazione, per la diffusione
delle opportunità di partecipazione al progetto, raccolta
e distribuzione delle informazioni, prima selezione dei
partecipanti.
Sviluppo dell’economia sociale a supporto della
creazione di una Rete Permanente per definire
strategie
di
sviluppo
per
concertare
azioni
programmatiche indirizzate verso il Terzo Settore. In
particolare, l'incubatore d'impresa sociale come spazio
attrezzato per ospitare nuove imprese sociali (per un
40
perioso di due anni) e per fornire servizi di supporto e di
consulenza, start-up d'impresa e formazione degli
operatori.
Formazione, finalizzata alla rilevazione dei fabbisogni e
orientamento che consentirà di far operare ai destinatari
una scelta consapevole dei propri percorsi di
apprendimento, formazione e lavoro. In particolare,
formazione tecnico specialistica e formazione
manageriale.
Sviluppo di una cultura di Sistema, con organizzazione
di seminari di sensibilizzazione per nuove politiche di
lotta alle discriminazioni nel mondo del lavoro; focus
group per individuare modelli di intervento condivisi per
l’ingresso nel mondo del lavoro di soggetti portatori di
discriminazioni e workshop di informazione ai
protagonisti dell'economia sociale.
C.O.S. – Concrete Opportunità e Servizi per detenuti ed
ex detenuti
Promuovere l`integrazione socio-lavorativa di soggetti
detenuti ed ex detenuti, prevedendo la combinazione di
una pluralità di azioni mirate che perseguono
l`ambizioso obiettivo di cercare soluzioni efficaci alle
notevoli difficoltà occupazionali di quanti si trovano a
`rientrare in società`. L`intera architettura progettuale si
è articolata in 4 macrofasi:
- creazione di un sito internet, per condivisione e
scambio di informazioni, esperienze, buone prassi;
- rilevazione dei fabbisogni e analisi del disagio al fine
di rilevare i bisogni, formativi, occupazionali, dei
soggetti che vivono in condizione di detenzione o ex
detenuti;
41
-attività
di
orientamento,
formazione,
accompagnamento al lavoro, nell`intento di costruire
efficaci percorsi verso il lavoro, che partono dagli
effettivi bisogni degli utenti e dalle richieste del mondo
produttivo;
-progetto
personale
autocostruito,
in
vista
dell`inserimento lavorativo, sotto la guida attenta
dell`orientatore, in modo che il percorso ipotizzato sia
frutto di una maggiore autoconsapevolezza dell`utente.
INTRA - Azioni integrate per la transizione al lavoro di
detenuti/ex detenuti
Promuovere l’occupabilità dei soggetti autori di reato
agendo sul sistema degli attori, pubblici e privati, che a
vario titolo sono impegnati a favore del loro
reinserimento lavorativo e sociale.
In ciascuno dei territori delle province partner è stato
attivato un “Tavolo Provinciale Carcere-Territorio”, che
riunisce i principali attori locali ed è impegnato nella
programmazione delle attività sperimentali. I “Tavoli”
sono pensati come strumento di politica attiva delle
Amministrazioni Provinciali partner e costituisce il
“luogo” della concertazione sulle politiche e gli interventi
finalizzati all’occupabilità dei soggetti autori di reato.
Accanto allo sviluppo di strumenti per il lavoro di rete
(Tavoli), sono state sviluppate e applicate guide
procedurali e strumenti operativi per la preparazione,
l’erogazione ed il controllo delle principali tipologie di
servizi negli ambiti: a) informazione e orientamento; b)
formazione
professionalizzante;
c)
supporto
all’inserimento lavorativo.
42
PEGASO – Processi plurali di rete per l’inclusione dei
detenuti
Attuate politiche locali di governance (identificare e
differenziare le strategie tra funzione politicoistituzionale e funzione tecnica); promozione di una
maggiore/migliore partecipazione della “società civile
organizzata” (attivando spazi effettivi per una funzione
consultiva); strumenti di misurazione e valutazione per
migliorare la coerenza del processo complessivo, dalla
programmazione alla gestione dei progetti/attività sul
territorio (nel contesto dei Piani di Zona).
L’accesso al lavoro e all’impresa è stato avviato
attraverso la promozione di unità produttive interne alle
carceri e la predisposizione di “ponti” per il successivo
inserimento nel mondo del lavoro: un circolo virtuoso tra
imprese profit, imprese non profit, responsabilità
sociale, Servizi per l’impiego e Agenzie per il lavoro
(accesso al lavoro tramite le modalità ‘on the job’) e
dispositivi previsti dalla legge R. 17/05.
Una importante azione è stata intrapresa nella
“comunicazione sociale”, valorizzando e diffondendo le
iniziative promosse dai diversi territori.
S.A.L.I.S. – Servizi per L’autonomia, Il Lavoro e
l’inclusione Sociale
Una serie di attività integrate, finalizzate a sperimentare
un modello di inserimento lavorativo e sociale di ex
detenuti e di detenuti in esecuzione penale esterna.
43
Rispetto ai beneficiari finali, il progetto ha previsto la
predisposizione di un percorso di accompagnamento
individualizzato di inserimento che ha consentito al
beneficiario l’accesso ad un set di servizi
prevalentemente per l’occupabilità, che lo hanno
portato sino alla realizzazione di una Work Experience
presso una realtà produttiva (formazione tecnica in
azienda, con tutoraggio).
Terminata la fase di orientamento e quella di
formazione in aula, sono state offerte agli utenti due
tipologie di percorso, uno per il lavoro dipendente ed
uno per il lavoro autonomo. Inoltre, il percorso di
accompagnamento
ha
previsto
un’azione
di
stabilizzazione al lavoro, servizi abitativi e supporto per
l’accesso ad altri servizi offerti dalla rete territoriale degli
attori, offerti in virtù delle relazioni di cooperazione
costruite con le azioni preparatorie.
S.O.LA.RI.S – Servizi Orientamento Lavoro Autonomo
Riabilitazione Svantaggio
E’ stato definito un modello di intervento relativo
all`inserimento lavorativo delle persone svantaggiate
tramite un percorso di auto-impiego, basato
essenzialmente sulla integrazione e potenziamento del
sistema di welfare esistente, con riferimento alle
seguenti componenti:
- i servizi sanitari e socio-assistenziali per il
reinserimento sociale e lavorativo;
- la cooperazione sociale nella sua funzione di canale
privilegiato per il reinserimento lavorativo delle persone
in stato di svantaggio;
44
- l`associazionismo del volontariato sociale e quello di
rappresentanza dei beneficiari;
- le strutture di formazione professionale e di
erogazione di servizi di consulenza alla realizzazione di
impresa.
Si sono create le condizioni indispensabili alla
sperimentazione del modello, ovvero l’informazione agli
operatori coinvolti nella sperimentazione. Il progetto ha
inteso preparare e accompagnare la sperimentazione di
una nuova figura, quella del mentor, attraverso
l`impiego di persone ex-svantaggiate che abbiano già
attuato con successo una scelta di auto-impiego.
Una fase importante ha riguardato la sperimentazione,
a livello territoriale, del modello di Rete di Servizi per
l`Auto-impiego dei Soggetti Svantaggiati. Tale rete si
articola su più livelli con funzioni differenziate: servizi di
welfare pubblici e privati a supporto dell`auto-impiego;
sportelli di accoglienza, informazione ed orientamento;
erogazione di servizi di accompagnamento (tutor,
mentor) e consulenza lavoro.
In questa fase particolare importanza è stata dedicata
alle differenze di genere, sia a livello di orientamento
imprenditoriale (doppia presenza lavoro-famiglia), che a
livello di accompagnamento nei percorsi di autoimpiego (accesso ai finanziamenti agevolati ai sensi
della L. 215/92).
S.F.I.D.E. - Sistema Integrato di Formazione per
Detenuti
Le attività di progetto hanno coinvolto la Direzione
Regionale per l’Amministrazione Penitenziaria del Lazio
e 13 Direzioni Carcerarie.
45
Diverse le attività formative espletate, che hanno
riguardano i seguenti percorsi professionali:
Addetto alle attività di pasticceria finalizzati alla
produzione di pasticceria secca con interventi di
valorizzazione di prodotti tipici locali
Addetto alle attività di pasticceria fresca
Pizzaiolo
Operatore grafico informatico
Giardiniere
Tecnico delle produzioni Vegetali
Elettricista apparecchi radio-televisivi
Imbianchino
Attore
Installatore infissi
Operatore addetto alle produzioni di falegnameria
Piastrellista
L’offerta professionale è stata completata con
l’attivazione di brevi percorsi formativi per il
potenziamento di competenze di base (Alfabetizzazione
informatica, D.Lgs 81/2008, Alfabetizzazione linguistica
per stranieri) e trasversali (Video-teatro-vita).
Infine è da sottolineare la realizzazione di tirocini
formativi e di inserimento lavorativo rivolti a reclusi ed
ex reclusi e finalizzati all’acquisizione di specifiche
competenze professionali; 58 i tirocini completati in
altrettante realtà produttive e commerciali esterne al
carcere.
46
TASK FORCE SPI
Con il progetto sono state eseguite una pluralità di
attività, definite in 5 macrofasi: definizione delle mappa
delle opportunità; trasferimento delle metodologie
organizzative; consulenza orientativa al lavoro;
assistenza alle imprese; promozione delle attività.
La mappa delle opportunità rappresenta un
vademecum informativo sul reinserimento dei detenuti,
sulle politiche attive del lavoro e sugli strumenti
agevolativi per l’autoimpiego e l’assunzione di detenuti.
Tale mappa rappresenta una guida, pratica e di facile
lettura, non solo per gli Spi, che dovrebbero indirizzare i
soggetti svantaggiati verso un reinserimento lavorativo,
ma anche per il mondo imprenditoriale.
In tale ottica sono stati organizzati corsi di formazione
sull’utilizzo della Banca Professionali dei Detenuti, una
banca dati sulle caratteristiche professionali dei detenuti
e dei soggetti in misura alternativa.
OCCUPAZIONE INTEGRA SOCIAL BET - Percorsi di
reinserimento socio-lavorativo per detenuti
Accompagnamento e tutoraggio è il modello
d’intervento su un gruppo di destinatari finali (operatori
del privato sociale) attraverso l’affiancamento di
consulenti.
L’ambito d’intervento è stato la progettazione dei
percorsi personalizzati, definizione degli strumenti e
delle metodologie, verifica in itinere e finale delle
modalità di trasferibilità del modello e della sua
efficacia.
47
In particolare: studi e ricerche per ricostruire una
fotografia della realtà produttiva e sociale del territorio;
formazione attraverso “gruppi di lavoro”, “project work”
e “analisi di casi”, per la rilevazione delle caratteristiche
dell’utenza;sensibilizzazione, attraverso incontri/riunioni
e seminari formativi rivolti a: parti sociali, imprenditori,
funzionari pubblici e attori istituzionali; attività di
scambio tra i vari attori sociali attraverso la costituzione
di gruppi di lavoro tra interlocutori di ambiti diversi e
formazione congiunta a formatori e personale.
CARCERE & SOCIETÀ - Sperimentazione di reti locali
per l’integrazione socio-lavorativa di detenuti ed ex
detenuti
L'idea è quella di integrare, in modo permanente, una
serie di azioni, rivolte a detenuti prossimi alla
scarcerazione o in semilibertà, che facilitino
l’orientamento e la ricerca di opportunità di inserimento
lavorativo.
Un’ équipe di operatori del trattamento allargato sono il
gruppo di riferimento per il progetto (esperti di
formazione, operatori penitenziari area educativa,
personale della direzione degli Istituti penitenziari,
responsabili degli Assessorati per le Politiche Sociali
dei Comuni, ecc.); segue un lavoro sul campo nella
ricerca delle esperienze formative e di inserimento
lavorativo realizzate (negli ultimi 10 anni) al fine di
dettagliare e valutare le caratteristiche qualitative e
quantitative delle azioni positive già realizzate nel
territorio. Tutte le prassi positive sono classificate e
sistematizzate in una banca dati sui “casi eccellenti”
48
che documenta tutti gli aspetti progettuali e realizzativi
utili per una loro diffusione.
Si passa alla fase di razionalizzazione e
sistematizzazione della rete stabile territoriale
pubblico/privata che favorisce la definizione di percorsi
di inserimento socio-lavorativo, assumendo i risultati
della rilevazione di esperienze positive realizzata nella
indagine sul campo.
Prima dei percorsi di inserimento si procede nell’analisi
delle competenze professionali dei detenuti che si
trovano in condizioni giudiziarie che permettano il
godimento di regimi alternativi di percorsi di
reinsemento socio-lavorativo.
Individuati i detenuti prossimi alla scarcerazione o in
semilibertà, si realizzano colloqui individuali di
orientamento e finalizzati al bilancio di competenze, si
predispongono tirocini formativi progettati "su misura"
rispetto alle esigenze di entrambi gli interlocutori.
I tirocini con i quali è stato realizzato l’inserimento
lavorativo dei
detenuti
sono
stati
progettati
congiuntamente dagli operatori delle diverse strutture
della rete territoriale.
S.T.R.E.E.T.S.
Sistema
Territoriale
Reinserimento e la Tutela Sociale
per
il
La strategia generale del Sistema STREETS è quella di
collegare stabilmente i settori produttivi con i servizi
sociali pubblici e la rete di protezione sociale ed
accompagnamento, di formazione ed istruzione,
attraverso la creazione di organismi comuni ed integrati
di azioni e di servizio, in favore dei target group più
esposti al rischio di esclusione.
49
Tale strategia viene perseguita prevedendo nel Sistema
l’attivazione di centri e strumenti atti a facilitare la
mobilitazione territoriale di tutti gli agenti pubblici e
privati e che, operativamente, si identificano in 3
articolazioni, individuabili come macro-attività:
- l'Agenzia intercomunale di inclusione sociale, quale
anello di raccordo tra gli interventi sociali e di
inserimento lavorativo;
- l'Osservatorio dei bisogni e dell’offerta di lavoro,
nonché
strumento
di
sperimentazione
per
l’individuazione di soluzioni concrete da adottare per la
facilitazione all’accesso e all’avvicinamento dei soggetti
svantaggiati al mercato del lavoro;
- il Laboratorio di formazione lavorativa con compito di
coordinare le attività di formazione flessibile ed
individualizzata, per promuove e supervisiona le
iniziative sperimentali formative on the job, di mentoring
e di telelavoro, collegate a contratti di inserimento.
STREETS ha promosso una campagna di adesione per
le imprese che intendono attivare percorsi di
responsabilità sociale, anche per favorire buone prassi
di reclutamento del personale.
CORA ART.6 - Affidamento di attività di consulenza a
sostegno dei servizi publici per favorire l’inserimento
lavorativo dei detenuti
Azione di politica attiva del lavoro orientata alle fasce
deboli e svantaggiate finalizzate a mettere in rete
organizzazioni del privato sociale, enti pubblici e
istituzionali impegnati nel settore; sviluppo di una rete
operativa locale interna ed esterna al carcere;
individuazione di metodologie di orientamento e
50
strumenti comuni per promuovere il reinserimento
sociale e lavorativo dei detenuti; realizzazione di attività
di tutoraggio al detenuto/a nella ricerca di opportunità
lavorative e formative coerenti; informazione e
sensibilizzazione del mondo imprenditoriale alla
normativa L.193/2000 e alla problematica.
E’ stato realizzato un progetto di impresa per lo
sviluppo attività agricola di coltura dello zafferano all’
interno della casa di reclusione Ranza e predisposto il
piano definitivo di start up per l’avvio della attività di
produzione dello zafferano.
Si sono concretizzate le occasioni occupazionali
utilizzando manodopera detenuta che era stata
opportunamente formata attraverso un percorso di 300
ore finanziato con il FSE dall' Amministrazione
Provinciale.
R.J.USC.I.R.E. - Riqualificarsi on the Job per riuscire In
un inserimento regolare
Il progetto si è articolato principalmente nelle seguenti
fasi:
1) ricerca/azione su costume teatrale;
2) formazione individualizzata per competenze e ruoli;
3) counselling ed accompagnamento;
4) sviluppo di impresa formativa simulata (IFS);
5) promotion e self-promotion;
6) coinvolgimento delle aziende e dei partner.
Per facilitare l’occupabilità dei soggetti, il progetto ha
proposto un intervento composito che oltre ai beneficiari
finali ha coinvolto anche imprese ed operatori dei vari
servizi rivolti alle detenute. Il piano di interventi ha
operato su due filoni. Il primo mirato a facilitare
51
l’inserimento lavorativo attraverso lo sviluppo di
competenze di base, trasversali e tecnico-professionali
afferenti al settore della moda, in modo da permettere
l’avvio di rapporti di lavoro dipendente, di attività
autonome o in cooperativa. Per il secondo filone, la
strategia adottata è stata quella di individuare nella
creazione del costume dell’arte, l’ambito ideale per
offrire alle detenute veneziane. L’individuazione di
questa nicchia di produzione è stata molto significativa
per il carcere della Giudecca in quanto l’Istituto penale
si trova all’interno di un contesto territoriale fortemente
motivato a sostenere ricerche sui costumi d’arte.
Per gli operatori, invece, le linee guida sono improntate
all’implementazione di iniziative di ricerca/azione o
formazione/intervento, nell’ottica del superamento del
concetto di aggiornamento tradizionale.
O.D.E.A. - Opportunità Diritti Eguaglianza Abilità
La linea d`azione individuata prevede la strutturazione
dell`assemblea permanente della partnership come
luogo della concertazione degli interventi per l’Agenzia
Provinciale per l’Inserimento Lavorativo.
Le aree operative in cui si articola l`agenzia sono:
ricerca ed elaborazione dati, monitoraggio e
valutazione, percorsi formativi, azioni transnazionali,
sviluppo locale, sperimentazione ed inserimento
lavorativo.
L’agenzia ha un’articolazione periferica in unità
territoriali, a carattere comunale e sovra comunale.
Nelle unità territoriali dell`agenzia operano i tutor
longitudinali, preparati da apposito percorso formativo
previsto dal progetto: figure di sistema in grado di
52
mobilitare le risorse latenti nella comunità, creando le
condizioni affinché la comunità stessa possa mutare i
comportamenti e gli atteggiamenti in competenza e
disponibilità. Le unità territoriali, animate dai tutor,
fungono
da
elemento
catalizzatore
di
rete
dell`operatività statutaria delle organizzazioni partner di
Odea, strutturate in unità operative di progetto.
L`agenzia provinciale, così organizzata, realizza
l`Osservatorio Permanente per l`Inserimento Lavorativo
finalizzato ad individuare e rilevare gli indicatori utili ad
una corretta lettura dei fenomeni che generano
discriminazione delle fasce deboli del mercato del
lavoro, e a monitorare le buone pratiche che generano
reali percorsi di inserimento. L`osservatorio è, dunque,
un sistema dinamico, in grado di raccogliere
informazioni/bisogni e trasformarli in programmazione e
piani di azione.
Attraverso i dati raccolti dall`osservatorio è possibile
leggere i bisogni e canalizzarli verso circoli virtuosi per
l`inserimento lavorativo. Gli interventi progettati sono a
supporto dei Piani di Zona dei comuni della partnership.
Network per l’inserimento delle fasce deboli nell’area
metropolitana toscana
Sperimentazione
di
un
sistema
integrato
(sperimentazione buone prassi) per dare risposte a una
serie di esigenze dell’inserimento socio-lavorativo:
- intervento sul problema dell`abitazione sperimentando
soluzioni che vanno dall`aiuto finanziario per sostenere
i costi dell`abitazione alla possibilità di creare strutture
organizzative di prima accoglienza abitativa;
53
- rimuozione degli ostacoli che limitano gli utenti (autorappresentazione limitante e squalificante nei confronti
di un potenziale datore di lavoro) e aumentare le loro
competenze, specifiche e trasversali;
- dare agli utenti la possibilità di inserirsi in modo
accompagnato in un contesto sociale e di imparare a
muoversi in modo autodeterminato tramite interventi sul
contesto sociale (accompagnamento, tutoraggio
sociale, corsi per l`acquisizione di competenze
trasversali culturali) e aiuti iniziali (borse di lavoro,
sostegno per abitazione ecc.);
- sperimentazione interventi (corsi, incontri, materiale
informativo) per diminuire mobbing e discriminazioni
dirette da parte del datore di lavoro e dei colleghi;
- elaborazione di interventi concertati per l`inserimento
individuale con forme contrattuali anche nuove per
diminuire il problema del lavoro sommerso o comunque
almeno parzialmente irregolare.
Altri interventi sono stati pensati per acquisire sicurezza
personale, sia tramite la contestualizzazione sociale,
sia tramite interventi di bilancio di competenze e di
formazione (competenze trasversali culturali).
Il fine ultimo si concretizza nella promozione di un
collegamento stabile tra gli strumenti di natura socioassistenziale e gli interventi di politica formativa e del
lavoro, ed integrare l`offerta dei Centri per l`Impiego.
54
S.O.L.E. - Sistema di Orientamento Lavoro Esclusi
Il processo verte su due fasi, attraverso il
coinvolgimento diretto dei beneficiari dell’intervento. La
prima fase è di ricerca/intervento per riconoscere le
cause e i processi attraverso cui maturano la genesi
della condizione di esclusione sociale e i percorsi
individuali e collettivi attraverso cui emanciparsi. Segue
una fase di progettazione del sistema di inclusione
provinciale attraverso la definizione del sistema con la
partecipazione dei beneficiari stessi, affinché diventino
protagonisti responsabili ed efficaci del loro inserimento
o reinserimento socio-lavorativo: gli operatori/assistenti
tecnici saranno al loro servizio.
In ultimo una fase di percorsi di emancipazione e
inserimento socio-lavorativo rivolto ai beneficiari,
prevede momenti individuali e momenti di gruppo. I
beneficiari con l`aiuto dei loro rappresentanti,
parteciperanno il più possibile alle scelte e alla
individuazione e realizzazione delle attività dei `Centri di
Iniziative`.
R.E.L.A.I.S. - Reti per il Lavoro e l’inclusione Sociale
Il modello proposto si concretizza nella realizzazione di
un percorso di inserimento da intendere come un
insieme strutturato, organizzato e modulare di risorse,
opportunità e servizi offerto ai singoli. I singoli
destinatari finali possono costruirsi un percorso
personalizzato utilizzando con flessibilità le tappe
proposte nel percorso tipo secondo le proprie esigenze
personali.
55
Anche per questo è necessario che le funzioni di
orientamento e counseling e di supporto personale e
sociale accompagnino tutto il percorso di inserimento
rappresentandone la guida.
Il percorso tipo, quindi, è da intendere piuttosto come
un sistema che contiene percorsi personalizzati e
flessibili
e
che
garantisce
il
necessario
accompagnamento dei
percorsi
individuali:
di
motivazione e di sostegno personale e sociale; di
gruppo di supporto psicopedagogico e di sviluppo
personale; di competenze mirate attraverso laboratori
formativi; di gruppo rivolti allo sviluppo di una
progettualità sia personale che professionale; di
consolidare il progetto professionale e di avviare la
(ri)socializzazione al mondo del lavoro; di sviluppare
competenze professionali adeguate a specifiche
occasioni di impiego; di un progetto di lavoro autonomo;
di consolidamento dell`avvenuto inserimento e/o
dell`avvio di un`attività professionale autonoma.
CHANCE - Percorso Integrato di orientamento,
formazione e accompagnamento all’inserimento
lavorativo di detenuti
Due le attività importanti realizzate con il progetto:
- Informazione e orientamento: tale fase ha riguardato
gruppi di 12/15 persone per ogni carcere ed è stata
organizzata in orientamento motivazionale, bilancio
competenze, counseling individuale, incontri tematici.
Fase preliminare di preparazione agli interventi
formativi che ha visto operare congiuntamente il
personale degli istituti e lo staff di progetto. Tale fase si
è conclusa con la definizione dei destinatari per ciascun
56
corso selezionati sulla base di requisiti oggettivi (tipo di
condanna, possibilità di usufruire di misure alternative,
ecc.) e soggettivi (interesse e attitudini manifestati dai
detenuti stessi per i percorsi formativi proposti).
-Accompagnamento all’inserimento lavorativo: supporto
al fine di facilitare l’accesso al posto di lavoro.
Un’alternativa: obiettivo lavoro
Il progetto ha previsto l’avvio di 5 borse lavoro
(formazione in situazione) per l’acquisizione di
competenze nei settori specifici delle cooperative sociali
partner del progetto o delle altre agenzie del territorio
resesi disponibili, attraverso l’affiancamento a
personale specializzato, unitamente ad un tutor. Tale
esperienza di “formazione in situazione” ha condotto
all’assunzione del soggetto o comunque all’assunzione
da parte di terzi sfruttando le abilità acquisite.
Gruppi in apprendimento socio-lavorativo
Organizzati 11 corsi di formazione professionale per
acquisizione di competenze nelle materie principali dei
vari corsi, considerando la loro specificità: in
informatica, le abilità di cucina, muratura, imbiancatura
ecc., consentendo ai partecipanti di “formarsi” in settori
che al momento non sono toccati da crisi particolari; la
potatura artistica tipica del contesto vivaistico e topiario
pistoiese ha consentito ai partecipanti la possibilità di
accedere al settore produttivo locale.
Ogni corso ha previsto lo svolgimento di un buon
numero di ore dedicate alle tecniche di ricerca attiva di
57
lavoro, alla gestione delle relazioni in ambienti di lavoro,
alle pari opportunità e discriminazioni, alla sicurezza ed
alle prime tecniche di pronto soccorso; anche al fine di
recuperare, rafforzare e sviluppare competenze di base
e trasversali utili per l’inserimento nel mondo del lavoro
e l’eventuale mantenimento del posto di lavoro.
LAB.OR.I.S - LABoratorio per l’ORientamento e
l’Inserimento Sociale
Sperimentazione di un modello di intervento, finalizzato
all’inclusione sociale dei soggetti sottoposti a misure
penali, che, partendo dalle esigenze delle imprese e
dalle caratteristiche dei soggetti, ha permesso di
tracciare un percorso di inserimento stabile
nell’organico dell’azienda.
Il modello è stato strutturato su un percorso di
orientamento preliminare ed un attività di formazione
specialistica (sulla base delle mansioni che avrebbe
svolto il beneficiario nell’impresa) e di sviluppo delle
competenze trasversali (relazionali, comportamentali,
ect). Al termine si è avviata la fase di inserimento in
azienda con una durata minima di tre mesi (stage) e
successivamente con la stabilizzazione, laddove
l’impresa fosse rimasta soddisfatta del lavoro svolto.
Durante il percorso di inserimento il beneficiario è stato
affiancato da un tutor tecnico messo a disposizione
dell’impresa e da un tutor psico-sociale, cui era
demandato il compito di seguire il percorso e di
garantire un contatto esterno con l’impresa, al fine di
superare gli inevitabili momenti di difficoltà connessi alla
complessità del processo.
58
La sperimentazione di questo modello di intervento ha
consentito di comprendere come le imprese siano
disponibili nella sfida dell’inclusione, a condizione che
vengano supportate nei processi di inserimento. Oltre il
50% delle imprese coinvolte ha stabilizzato il
beneficiario che era stato avviato al lavoro dal progetto.
S.O.N.A.R. Sistema Operativo Negoziale Attivazione
Risorse
L’esperienza realizzata mette in evidenza come sia
possibile costruire dei progetti individuali di inserimento
lavorativo per soggetti svantaggiati (disabili, migranti,
giovani drop out, ex detenuti, ecc.), investendo, in modo
particolare, su figure di sistema che garantiscano
l’unitarietà del percorso di inserimento.
La figura importante sperimentata nel progetto è quella
del “Case Manager”, con competenze sia progettuali sia
tutoriali, e in modo particolare competenze relazionali e
di mediazione per delineare un preciso progetto
individuale su ogni singolo beneficiario.
Nell’ambito del progetto sono stati sperimentati due
modelli: il Servizio di Mediazione al Lavoro e la
Responsabilità Sociale nelle Politiche Attive per il
Lavoro, attraverso concrete testimonianze di reali
vantaggi di reinserimento lavorativo per le persone e
per le imprese.
A supporto della figura del Case Manager vi è la rete
politica, tecnica e operativa dei servizi socioassistenziali, con gli operatori specialisti dei piu’ servizi
di riferimento per il soggetto beneficiario.
Nel progetto Sonar sono state formate 9 Case
Managers, tutte di sesso femminile, “registe del caso” e
in grado di entrare in relazione con la rete formale dei
servizi, e la rete informale del soggetto beneficiario.
59
Particolare rilievo viene dato al ruolo dei Centri per
l’Impiego, Sportelli Lavoro, Agenzie Formative,
Associazioni di Categoria e Aziendali. La stessa figura
del Case Manager trova un suo spazio “naturale” se
interna al Centro per l’Impiego.
Per “premiare” la disponibilità delle imprese censite
come responsabili la Provincia di Novara ha istituito un
Albo delle Aziende che hanno ottenuto il
riconoscimento di “Qualità Sociale” nell’ambito del
progetto Sonar, le quali hanno:
- sperimentato il modello di “Case Management”;
- individuato al proprio interno un Tutor Aziendale che
dialoga con il Case Manager;
- partecipato ad attività di riqualificazione del Tutor
Aziendale;
- inserito nella propria azienda, con qualsiasi tipologia
contrattuale, un beneficiario del Progetto Sonar e sono
in regola con quanto previsto dalla normativa
riguardante le assunzioni obbligatorie (legge 68 del
1999).
2.4 I pr o g et t i r ile vat i : t ip ol o gie d i at t ivit à
Gli interventi messi in campo dai progetti individuati
come buone pratiche di reinserimento socio-lavorativo
in favore di soggetti detenuti ed ex detenuti, sono
articolati, principalmente, in tre tipologie di azioni:
- opportunita'
di
formazione
e
qualificazione
professionale dentro e fuori il carcere (formazione);
- servizio di informazione, orientamento ed assistenza
tecnica all'inserimento e reinserimento per detenuti o
ex detenuti nel mercato del lavoro o degli altri ambiti
collegati (orientamento);
60
- individuazione
delle
opportunità
lavorative,
accompagnamento e supporto all'inserimento
lavorativo, sportello di consulenza, assistenza per
l'elaborazione di piani d'impresa, tutoraggio,
valutazione delle competenze (Servizi alla persona).
La formazione è chiamata a sviluppare nei singoli
autonomia,
progettualità
e
capacità
di
autoapprendimento continuo, consentendo all`individuo
di sviluppare tutte le sue potenzialità e favorendo
l`acquisizione di un habitus mentale di apertura verso il
cambiamento. La formazione è intesa quale elemento
strategico in questa sede, anche in considerazione del
fatto che la maggior parte dei detenuti presenta un
tasso di scolarità molto basso per cui può intervenire a
supporto degli utenti al fine di consentire loro di
acquisire e/o adeguare le conoscenze e competenze
possedute a quelle più ampie e variabili richieste dal
mercato del lavoro.
Nelle tipologie di percorsi formativi riconosciuti, come
formazione professionale, ovvero “quella formazione
che ha per oggetto lo sviluppo delle attitudini
individuali, delle conoscenze e delle competenze
richieste per l’esercizio di un impiego o di un mestiere”
(definizione dell’Unesco) rientrano gli interventi di
prequalificazione,
qualificazione,
riqualificazione,
specializzazione e aggiornamento realizzati con sistemi
che utilizzano metodologie di formazione d’aula e/o in
situazione (tirocini formativi).
L’orientamento è spesso di supporto alla scelta di
eventuali percorsi formativi sia per percorsi lavorativi a
partire dalle opportunità lavoro offerte nelle carceri
stesse. Per migliorare le condizioni di vita interne agli
istituti penitenziari ed agevolare il reinserimento sociale
61
dei detenuti, la legge prevede sgravi fiscali per le
imprese che assumano detenuti o che svolgano attività
formative nei loro confronti11.
I servizi alla persona sono servizi di accompagnamento
all’inserimento nella società dell’ex detenuto e
rappresenta una buona risposta se prevista in termini di
continuità, e non di breve periodo. Tra gli effetti più
rilevanti della carcerazione emergono in modo più
evidente la perdita del ruolo sociale e familiare,
l'emarginazione dal proprio contesto di riferimento, la
perdita del lavoro (se esisteva prima della
carcerazione), una maggiore difficoltà nell'attuazione di
un percorso di reinserimento lavorativo. Per rendere
compatibili ed assicurare la continuità del processo che
rende possibile l'evidenza del bisogno, la lettura e la
comprensione della domanda, la disponibilità di risorse
economiche-occupazionali, i servizi alla persona
rappresentano una risposta continua. Le iniziative da
intraprendere sono sia servizi di sportello (accoglienza,
informazione, ecc.); sia servizi di presa in carico
(bilancio delle competenze,documentazione occorente,
ecc.); sia servizi di tutoring (affiancamento, mediazione,
consulenza, verifica periodica,ecc.); sia servizi del
lavoro di rete (rapporti con imprese, con uffici, sportelli,
enti pubblici e privati, ecc.); sia servizi di ricerca delle
risorse economiche, di alloggio, ecc.
Il bilancio di competenze è un’attività che rientra nei
servizi alla persona poiché integrata per la
realizzazione di scelte e cambiamenti relativi alla vita
11
Legge 407/1990. In particolare, la popolazione delle carceri rientra fra le
categorie svantaggiate che le cooperative sociali hanno l'obbligo di assumere
nella misura del 30%, usufruendo di agevolazioni contributive.
62
professionale 12 . Le finalità che si prefigge sono di
identificare le potenzialità e le competenze da investire
nell’elaborazione di un progetto di inserimento
professionale individualizzato.
Attraverso il bilancio delle competenze si acquisiscono,
da parte del soggetto, capacità di autonomia e
valutazione di scelta per la costruzione del proprio
progetto di sviluppo professionale e lavorativo. Il
percorso di bilancio si articola in alcune fasi e prevede
momenti di ricostruzione e valutazione delle
competenze di una persona, si personali sia
professionali, con l’ipotesi di un progetto da analizzare
nei suoi elementi di fattibilità.
I momenti attraverso i quali si arriva alla restituzione del
bilancio delle competenze prevede essenzialmente
colloqui individuali, questionari di auto-valutazione,
somministrazione di alcuni test e sessioni di gruppo per
l’analisi delle comptenze psico-sociali.
12
Sperimentata diffusamente in Francia è divenuta una realtà anche in Italia a
partire con la riforma dei Centri per l’Impiego D.lgs n.181/2000.
63
5 . C o n s i d e r az i o n i c o n cl u s i v e
In una società complessa come quella nella quale
viviamo, parlare di lavoro vuol dire affrontare una delle
tematiche più rilevanti nella vita di una persona. E’
indubbio che l’attività lavorativa contribuisce a
determinarne lo status sociale di ogni individuo.
Lavorare per vivere è la considerazione più ovvia per la
maggioranza delle persone e nessuno pensa di
metterla in discussione. Il lavoro rappresenta un
potente fattore di crescita e di maturazione psicologica
e sociale, poiché contribuisce al superamento di forme
di dipendenza dagli altri a favore di una relazione
adulta, connotata da una maggiore autonomia
decisionale e dalla consapevolezza di occupare un
ruolo attivo e produttivo.
Risulta, invece, più complicato pensare al lavoro per
coloro che privati della libertà, si trovano all’interno
degli istituti penitenziari o scontano una condanna
attraverso una misura alternativa alla detenzione o,
ancora, escono dal carcere al termine dell’esecuzione
penale.
C’è, inoltre, l' interrogativo sul reinserimento sociale
una volta fuori dal carcere, come componente di un più
ampio obiettivo. La difficoltà del reinserimento sociale è
dovuta, nella maggior parte dei casi, all’assenza di una
rete sociale in grado di funzionare da deterrente
rispetto all’azione deviante. Quest’assenza è aggravata
da permanenze in carcere spesso lunghe o ricorrenti,
dal ritorno, una volta fuori dal carcere, ai vecchi e
devianti
contesti
di
riferimento
ed,
infine,
dall’inadeguatezza nelle modalità di fruizione dei
Servizi sociali territoriali. Inoltre, spesso a livello dei
64
Servizi territoriali non esistono prassi consolidate,
capaci di raggiungere sistematicamente tutte le
persone incorse in reati, coinvolgendole in un percorso
di reinserimento codificato e ripetibile.
Tutte le iniziative messe in campo sono nate dalla
profonda convinzione che é necessario garantire
l'inserimento socio-lavorativo a pieno titolo anche a
coloro che, per cause diverse, hanno commesso errori,
che il fine ultimo di chi opera nel sociale non é
assistere le persone ma esser garanti della loro piena
integrazione sociale ed economica. L’inclusione socioeconomica degli autori di reato, fornisce a chi ha
sbagliato una seconda opportunità e nel contempo
garantisce la collettività dal rischio di recidive.
65
Al l e g a t i 1 . Sc h e d a d i r i l e v a z i o n e d e l l a b u o n a p r a t i c a
66
1) DATI DELL’ENTE/ORGANIZZAZIONE - PROMOTORE
Denominazione
Indirizzo (via e n°)
Città
Provincia
Regione
CAP
Telefono
FAX
e-mail
TIPOLOGIA dell’Ente organizzazione - Promotore
Ente di Formazione
CPI
CTP
Impresa
Organizzazione datoriale
Organizzazione no profit
Organizzazione sindacale
Ente locale
Autorità Nazionale
Istituto/Centro di ricerca
Altro
[]
[]
[ ]
[ ]
[ ]
[ ]
[ ]
[ ]
[ ]
[ ]
[ ] Specificare
REFERENTE della buona pratica
Cognome
Nome
Qualifica
Disponibilità a rendere fruibili i materiali della buona pratica
[ ]
 No
[ ]
 Sì
Disponibilità a fornire approfondimenti tramite interviste telefoniche o in
loco
[ ]
 No
[ ]
 Sì
2) INFORMAZIONI GENERALI
Titolo dell’esperienza
Data di inizio
Data di conclusione
Aree problematiche affrontate
Obiettivi
67
Breve descrizione del progetto/servizio
Settore d’attività:
(selezionare la scelta appropriata)
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
[ ]
 Orientamento
[ ]
 Formazione
 servizi alla persona (ad es. tutoraggio per [ ]
l’accompagnamento all’inserimento
lavorativo, autoplacement, assessment e
specificare
bilancio competenze)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
[ ]
 informazione e sensibilizzazione
[ ]
 Ricerca
[ ]
 Formazione/consulenza operatori
[ ]
 Coinvolgimento imprenditori
[ ]
 Sviluppo reti territoriali
(altro - specificare)
Destinatari (selezionare la scelta appropriata)
Ex- detenuti
[ ]
Detenuti
[ ]
Detenuti in misura alternativa
[ ]
Detenuti a fine pena
[ ]
Minori autori di reato
[ ]
(altro - specificare)
[ ]
In che senso l’esperienza può essere considerata innovativa?
 Descrivere brevemente gli aspetti
innovativi dell’esperienza (sviluppo di, per
es.: nuove figure professionali, nuove
metodologie didattiche, nuovi modelli
organizzativi, nuovi servizi sul territorio,
etc.)
L’esperienza è stata condotta in rete?
[ ]
 No
 Se sì, specificare la composizione della
rete e l’attivazione formalizzata di
accordi/protocolli
L’esperienza si è avvalsa della collaborazione di altri
enti/organizzazioni?
[ ]
 No
 Se sì, specificare le organizzazioni partner
e l’attivazione formalizzata di
accordi/protocolli/convenzioni
L’esperienza ha innescato processi di cambiamento e/o di sviluppo nel
contesto di riferimento?
[ ]
 No
 Se sì, descrivere brevemente l’impatto di
68
carattere ambientale, sociale e/o
economico prodotto dall’esperienza
Risultati raggiunti
 Breve descrizione dei risultati raggiunti e di
eventuali scostamenti dai risultati attesi
con le possibili cause
Monitoraggio e valutazione di processo
 questionari di gradimento in itinere
 questionari di gradimento in chiusura
 incontri periodici (tra i conduttori
dell’esperienza / con i partner di progetto /
con gli utenti)
 osservazioni sul campo (per la raccolta di
dati qualitativi)
 gestione del piano di lavoro; gestione delle
risorse umane; gestione del budget; etc.
Altro (specificare)
Breve descrizione dei punti di forza che
qualificano l’esperienza
Criticità
Breve descrizione delle criticità che hanno
condizionato l’esperienza
Fonti di finanziamento
 nessuna
 L. Regionale (specificare)
 PON FSE
 PON FESR
 POR
 UE
 (altro - specificare)
[ ]
[ ]
[ ]
[ ]
[ ]
[]
[]
[]
[]
[]
[]
3) PRESENTAZIONE DEL PERCORSO FORMATIVO RIVOLTO AI
DESTINATARI FINALI (se realizzato)
Sintesi
 Breve sintesi del percorso formativo,
comprensiva dei risultati raggiunti e della
valutazione degli apprendimenti
Motivazioni ed obiettivi
 Breve descrizione delle problematiche e dei
bisogni formativi che hanno motivato
l’intervento
Tipologia di formazione erogata
 Corso per conseguimento di qualifica
 Corso di specializzazione
 Formazione on the job
 E-learning
 Formazione con rilascio attestato di frequenza
Altro (specificare)
Aree di apprendimento
 Area socio-economica
[
[
[
[
[
]
]
]
]
]
[ ]
69
[ ]
 Area scientifica (matematica)
[ ]
 Area scientifica (scienze)
[ ]
 Area dei linguaggi
[ ]
 Area tecnologica
Altro (specificare)
Destinatari
 Numero
 Breve descrizione dei destinatari
Articolazione e metodologia
 Breve descrizione delle fasi di realizzazione
dell’esperienza attraverso le azioni
principali, il metodo di lavoro e gli strumenti
che hanno consentito il conseguimento
degli obiettivi didattici
Valutazione degli apprendimenti
[ ]
 valutazione diagnostica (iniziale)
[ ]
 valutazione formativa (in itinere)
[ ]
 valutazione sommativa (finale)
 prove strutturate (vero/falso, completamenti, [ ]
scelta multipla, etc.)
[ ]
 prove semi-strutturate (project work,
ricerche tematiche, mappe concettuali,
diario di bordo, etc.)
 (altro - specificare)
L’Ente/organizzazione è in grado di garantire la continuità
dell’esperienza formativa?
[ ]
 No
 Se sì, come?
Sono stati verificati gli esiti formativi dell’esperienza sugli utenti?
[ ]
 No
[ ]
 Sì, attraverso i percorsi di studio/di
formazione/lavorativi intrapresi dagli utenti a
seguito dell’esperienza
 (altro - specificare)
L’intervento formativo è stato riproposto in altri contesti?
[ ]
 No
[ ] (specificare)
 Sì, il trasferimento è gia avvenuto
[ ] (specificare)
 Sì, il trasferimento è in corso
Materiali prodotti
 Elencare la tipologia dei materiali prodotti a
seguito dell’esperienza: testi, software,
materiali multimediali, materiali didattici, etc.
4) MODALITÀ di REALIZZAZIONE DELL’INTERVENTO FORMATIVO
Pubblicizzazione
 Breve descrizione delle modalità di
reclutamento degli utenti e di
disseminazione degli esiti dell’esperienza
Il percorso formativo descritta si è innestato su esperienze precedenti
(con utenza uguale o diversa)?
[ ]
 No
70
 Se sì, come?
Conduttori dell’esperienza
[ ]
 Personale docente
dell’Ente/organizzazione
[ ]
 Esperti esterni
 (altro - specificare)
Il percorso formativo ha coinvolto altri e/o organizzazioni?
[ ]
 No
 Se sì, specificare quali istituzioni e/o enti
ed in quali momenti (analisi dei bisogni,
progettazione, attuazione, valutazione,
validazione etc.)
La realizzazione dell’esperienza ha richiesto la costituzione di un
Gruppo di Lavoro ad hoc?
[ ]
 No
 Se sì, descriverne la composizione e,
brevemente, le azioni intraprese
L’esperienza descritta è stata coadiuvata da interventi di formazione
specifica del personale?
[ ]
 No
 Se sì, descrivere brevemente il tipo di
formazione
C’è stata la certificazione di competenze in uscita?
[ ]
 No
[ ] Specificare
 Sì, interna
[ ] Specificare
 Sì, esterna
C’è stato il riconoscimento di crediti formativi ai fini dell’inserimento in
percorsi successivi all’esperienza descritta?
[ ]
 No
[ ]
 Se sì, specificare da parte di chi è
avvenuto il riconoscimento dei crediti
formativi
È stato rilasciato il libretto personale (percorso formativo, competenze
acquisite e crediti spendibili)?
[ ]
 No
[ ]
 Sì
L’esperienza è stata affiancata da servizi di assistenza agli utenti?
[ ]
 No
 Se sì, descriverli brevemente
71
Al l e g a t i 2 . Sc h e d e d e s c r i t t i v e d e i p r o g e t t i r i l e v a t i
72
POINT – Possible Integration
TEMATICA
Analisi del fabbisogno delle leggi attuali riferite alle politiche attive per il lavoro, la
riforma del collocamento, l`istituzione dei servizi per l`impiego, i piani nazionali per
l`occupazione.
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: Associazione POINT
Partnership: ALFOR - Associazione Lazio per la Formazione, ANOLF –
Associazione Nazionale Oltre le Frontiere Lazio, AUSL RM E, CENASCA - Centro
Nazionale Associazionismo sociale Cooperazione Autogestione, CE.S.F.OR
onlus - Centro Studi Formazione Orientamento, CIOFS-FP - Centro Italiano
Opere Femminili Salesiane – Formazione Professionale - Lazio, Comunità
Incontro onlus, Confcooperative - Unione provinciale di Roma, Consorzio Il
Pellicano S.c. a r.l., Consorzio Parcel S.r.l., Consorzio Recupero e Valorizzazione
del Patrimonio Storico Artistico Ambientale, Consorzio Sociale Partecipazione
S.c.r.l. onlus, ERFAP Lazio - Ente Regionale di Formazione e Addestramento
Professionale, Fondazione Don Carlo Gnocchi onlus, NO.DI. - Associazione i
Nostri Diritti; Prael Sistemi S.p.A., UIL Roma e Lazio, Unione Italiana del Lavoro
di Roma e del Lazio, UIR - Unione Industriali di Roma; U.P.L.A. Roma - Unione
Provinciale Leghe Artigiane, U.S.R. CISL Roma e Lazio; VIC - Associazione
Volontari; In Carcere onlus
Obiettivi: Migliorare le possibilità occupazionali di soggetti deboli attraverso il
rafforzamento dei sistemi di riabilitazione, orientamento, formazione,
collocamento e mantenimento del posto di lavoro, nel quadro delle politiche
comunitarie, nazionali e regionali attive del lavoro e della riforma del
collocamento.
Collocazione geografica: Regione Lazio
Durata: 2002-2004
Fonti di finanziamento: Iniziativa Comunitaria Equal Fase II
Risultati raggiunti: Percorso per l’orientamento costituito da diverse linee di
servizio e corredato da pacchetti didattici per la formazione degli operatori,
manuali di approfondimento e un software di incrocio domanda-offerta di lavoro.
Prodotti realizzati: Quattro volumi di raccolta materiali e strumenti operativi. Il
primo volume è dedicato ai percorsi personalizzati per l’orientamento al lavoro di
73
specifiche categorie di utenze (detenuti, ex detenuti, minori disabili, minori a
rischio di dispersione scolastica; il secondo volume è dedicato alle modalità di
gestione dell’orientamento; il terzo è dedicato all’avviamento al lavoro, sia presso
aziende che nella modalità dell’auto-impiego o creazione d’impresa; il quarto è
incentrato sugli strumenti di promozione e tutela della qualità del lavoro: dalla
certificazione UNI EN ISO 9000 alle pari opportunità, alla cultura sindacale.
Motivazioni
La riforma del collocamento non dedica particolari sezioni alle fasce deboli, se si
escludono i disabili per il collocamento mirato. Tuttavia tra le condizioni di
partenza di un detenuto e/o un immigrato e/o un drop-out e l`incrocio con l`offerta
di lavoro prefigurata dalla riforma del collocamento, esistono una serie di
condizioni oggettive di svantaggio (e/o discriminazione) che riducono la parità di
opportunità rispetto ad un utente `normale` di un centro per l`impiego. Le serie di
azioni verticali, interfacciate dalle azioni orizzontali, consente di superare le
condizioni di svantaggio e condurre l`utente `debole` all`incontro con il centro per
l`impiego a parità di condizioni con i normali cittadini. Un ulteriore elemento
strategico del progetto nasce dalla considerazione sullo stato di avanzamento
della riforma del collocamento.
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (si)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (si)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (si)
Formazione/consulenza operatori (si)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (no)
IMPATTO
progetto ha fornito alla Provincia di Roma l’occasione per utilizzare modelli già
esistenti in altri contesti quali il Protocollo di incrocio domanda-offerta di lavoro
MATCH elaborato nel corso dell’Iniziativa comunitaria Occupazione in Lombardia
per il collocamento mirato si siggetti svantaggiati. Tale strumento, adottato dai
Servizi per l’impiego della Provincia di Roma.
Il
74
FATTORI DI SUCCESSO
In pochi mesi di sperimentazione si sono ottenuti più 30 nuovi inserimenti
lavorativi di soggetti a rischio di esclusione sociale. Nel corso del progetto POINT
vi è stato un gemellaggio con il progetto Equal TESI (Teleservizi Servizi integrati
per l’impiego). Tra i due progetti vi è stata la collaborazione alla stesura del
protocollo di orientamento e bilancio di capacità. Il modello TESI-POINT ha
operato in sinergia tra Roma e Milano con ampi risultati.
I progetti hanno messo a punto percorsi riabilitativi e di sostegno rivolti soprattutto
a cinque fasce di utenza: disabili, detenuti, tossicodipendenti, immigrati e drop
out. Attraverso network finalizzati a ottimizzare l’incontro tra domanda e offerta di
lavoro e mediante l’elaborazione di procedure e strumenti condivisi tra agenzie di
sostegno, servizi per l’impiego, associazioni datoriali e sindacali si è messo a
punto un modello integrato di prevenzione – orientamento – consulenza e
formazione.
Il modello TESI e POINT si colloca nell’ambito della “concertazione pubblicoprivato” ed è finalizzato all’integrazione lavorativa delle fasce deboli.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Nessuna
75
TESI - Tele Servizi integrati per l’Impiego
TEMATICA
La filosofia di intervento sottesa all'impalcatura progettuale intende sostenere
l’idea di una trasformazione strategica e culturale del sistema nella convinzione
che un processo volto a facilitare il reinserimento di soggetti esclusi dal contesto
sociale, debba necessariamente agire a più livelli, affrontando il problema da più
prospettive ed in modo sincronico. Un’azione diretta a scardinare i meccanismi di
riproduzione del pregiudizio sociale, attraverso interventi di coinvolgimento e
sensibilizzazione attivati all'interno dello stesso circuito progettuale e gestito
attraverso azioni pilota di supporto ai Servizi per l'Impiego.
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: Associazione TESI - referente Fondazione Don Carlo Gnocchi
onlus
Partnership: Fondazione Don Carlo Gnocchi onlus, Agesol - Agenzia di
Solidarietà per il Lavoro, Apimilano, CGIL - Camera del Lavoro Metropolitana
Milano, Confcooperative Unione Provinciale di Milano, CCSL - Consorzio
Cooperative Solidarietà e Lavoro, Donnalavorodonna, Fondazione Caritas
Ambrosiana, Formaper, INTESA BCI FORMAZIONE SUD SCPA, UIL - Unione
Italiana del Lavoro, CISL – Unione Sindacale Territoriale CISL Milano, Provincia
di Milano Direzione Centrale Sviluppo Economico e Sociale, Comune di Milano
Direzione di Progetto Milano Lavoro.
Obiettivi: Rafforzare le sinergie tra servizi educativi, formativi e di riabilitazione
pubblici e organismi di orientamento, formazione e riabilitazione privati, ivi
comprese le cooperative sociali di tipo a e b al fine di ottimizzare attraverso il
lavoro di rete, i processi di integrazione sociale e lavorativa delle diverse
categorie di soggetti deboli.
Collocazione geografica: Regione Lombardia
Durata: 2001-2003
Fonti di finanziamento: Iniziativa Comunitaria Equal Fase I
Risultati raggiunti: Accompagnamento alla progettazione e pianificazione
imprenditoriale attraverso lo studio di fattibilità e la redazione del Business Plan di
nuovi servizi gestiti in rete, sostegno all’avvio di nuove attività d’impresa sociale in
grado di erogare servizi rivolti ai beneficiari finali.
76
Prodotti realizzati: Strategie e strumenti per l’orientamento (4 volumi)
MOTIVAZIONI
Nell’ ambito delle politiche attive per il lavoro alle provincie vengono delegate
competenze che riguardano il sostegno e l`incrocio strutturato tra domanda ed
offerta di lavoro. Vengono altresì delegate competenze che riguardano le fasi
propedeutiche al collocamento rappresentate da orientamento e formazione. Con il
progetto si intendeva affrontare i problemi dell`orientamento, in particolare per ciò
che riguarda le fasce marginali (disabili, detenuti, immigrati, drop-out).
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (si)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (no)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (si)
Formazione/consulenza operatori (si)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (no)
IMPATTO
L`insieme delle azioni Tesi rappresenta la sperimentazione di nuovi sistemi
finalizzati a supportare il collocamento al lavoro per l`utenza in difficoltà, sistemi
che mentre innovano i processi, raccordano sistemi di riabilitazione/aiuto e
sistemi di collocamento istituzionali, coinvolgendo datori di lavoro e sindacati.
FATTORI DI SUCCESSO
Il punto di forza consiste nell’unione tra gli aspetti di inquadramento generale, di
valutazione delle competenze base, di trasferimento di conoscenze di marketing,
finanziarie e amministrative, imprescindibili per lo sviluppo di qualsiasi attività e le
analisi proprie del terzo settore, attecchita da elaborazioni di strumenti e casi
esemplificativi di buone prassi.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Nessuna
77
Car.Te.S.I.O. - Carcere e Territorio, Sistemi Integrati Operativi
TEMATICA
L’intervento ha affrontato la problematica dell’inserimento socio-lavorativo dei
soggetti ex detenuti in tutto il territorio piemontese; prendendo avvio
dall’individuazione di molteplici fattori di esclusione tra i quali i bassi livelli di
qualifica professionale, la diffidenza dei potenziali datori di lavoro e la carenza di
strutture e figure professionali idonee all’accompagnamento nel mercato del
lavoro.
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: C.F.P.P. - Casa di Carità onlus
Partnership:
Confcooperative
Piemonte,
Provveditorato
Amministrazione Penitenziaria; Comuni Sede di GOL
Regionale
Obiettivi: Ridurre la frammentazione degli interventi volti all’inserimento dei
beneficiari; produrre inserimenti lavorativi diversificando l’offerta delle imprese
disposte ad accogliere soggetti svantaggiati; ridurre l’incidenza di fattori ostativi di
natura logistico – abitativa nei percorsi d’inserimento di tali soggetti.
Collocazione geografica: Regione Piemonte
Durata: 2002-2004
Fonti di finanziamento: FSE – Ministero del Lavoro / Regione Piemonte
Risultati raggiunti: Per quanto riguarda l’inserimento lavorativo al di fuori del
carcere, grazie a CAR.Te.S.I.O è stato elaborato, per la prima volta
dall’approvazione della legge che ha istitutito i G.O.L. in Piemonte, un modello
condiviso tra i diversi soggetti coinvolti nell’inserimento socio lavorativo di
detenuti ed ex detenuti. Tale modello permette di realizzare in modo più efficace
e mirato l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. A supporto di ciò è stata
elaborata e adottata una scheda di segnalazione condivisa tra tutti i servizi
interessati che partecipano ai G.O.L., in cui vengono descritti il profilo e le
competenze del beneficiario in cerca di lavoro. Per far fronte alle principali
esigenze segnalate dai G.O.L., sulla base delle informazioni ottenute dall’analisi
del profilo dei beneficiari, sono state impegnate anche risorse provenienti da altri
finanziamenti locali, che hanno consentito di sottoscrivere una convenzione
abitativa specifica. Questa iniziativa ha permesso a 73 beneficiari di trovare
un’abitazione, un numero ben più elevato di quello previsto inizialmente (50).
78
Prodotti realizzati: Non sono stati prodotti materiali specifici.
MOTIVAZIONI
Orientamento
e
rimotivazione;
Inserimento
lavorativo;
Supporto
ed
accompagnamento al reinserimento sociale per le problematiche abitative,
famigliari e personali nei confronti di detenuti in misura alternativa alla pena.
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (no)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (no)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (no)
Formazione/consulenza operatori (si)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (no)
IMPATTO
Il percorso ha condotto i beneficiari a sottoscrivere liberamente una serie di
reciproche responsabilità, in maniera chiara ed esplicita; a concordare una serie
di impegni personali in sintonia con il Progetto di costruzione professionale ed
esistenziale con l’obiettivo di vivere le esperienze progettuali come occasioni di
crescita personale.
Il contratto etico allargato (CEA) ha applicato il metodo del “gioco”, fortemente
caratterizzato dalla logica costruttivista, per promuovere una logica di
empowerment, finalizzata all’ottimale utilizzo delle risorse individuali all’ interno
dei sistemi organizzativi.
FATTORI DI SUCCESSO
L’efficacia del Progetto nel contesto dei penitenziari piemontesi è dimostrata dalla
capacità di attivare e portare avanti iniziative di lavoro all’interno del carcere. Le
uniche realtà di lavoro penitenziario intramurario presenti a tutt’oggi in Piemonte
sono, infatti, quelle nate nel contesto del Progetto sulla base delle metodologie e
delle reti create dalla PS. Nel percorso di reinserimento fuori dal carcere, grazie
alle iniziative realizzate dal Progetto, si è instaurata una prassi di “presa in carico”
dei beneficiari prossimi alle dimissioni dal carcere attraverso gli sportelli attivati
dalla PS. CAR.Te.S.I.O. ha inoltre favorito la ricostituzione attiva dei G.O.L.
laddove l’attività richiedeva un nuovo impulso (Biella, Vercelli) e la ristrutturazione
di G.O.L. già attivi, ma in difficoltà (Torino). Ad oggi, a parte il caso di Vercelli,
anche grazie al supporto offerto da CAR.Te.S.I.O. le Province sono diventate i
79
coordinatori locali dei G.O.L..
CRITICITA’ RISCONTRATE
Nessuna
80
Coast Revitalization
TEMATICA
Metodo della concertazione per dare una risposta mirata ed adeguata all’utenza
che più necessita di supporto per l’inserimento o il mantenimento occupazionale.
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: Provincia di Livorno Sviluppo srl Unip
Partnership: A.R.C.I. Nuova Associazione Firenze; ARCI Bassa Val di Cecina;
ARCI Nuova Associazione Comitato Zona Carrara Lunigiana; ARCI Nuova
Associazione di Pisa; ARCI Solidarietà Livorno; Arci Nuova Associazione di
Grosseto; Associazione Auto Aiuto Mutuo Aiuto Psichiatrico Massa Carrara;
Associazione Casa della Donna di Pisa; Associazione Culturale Container;
Associazione Euroform; Associazione Genitori e Volontari contro le
Tossicodipendenze di Grosseto; Associazione IRCA Punto di Contatto;
Associazione Italiana Assistenza Spastici; Associazione Mediterraneo Livorno;
Associazione Nazionale Disabili Intellettivi e Relazionali di Lucca; Associazione
Nazionale Mutilati Invalidi Civili Livorno; Associazione Nazionale Mutilati e invalidi
del lavoro di Livorno; Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Civili di
Grosseto; Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Civili di Lucca,;
Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi del Lavoro di Lucca; Associazione
Nazionale Mutilati ed Invalidi sul Lavoro Grosseto; Associazione Nazionale
Pubbliche Assistenze - Comitato Regionale Toscano; Associazione Polisportiva
Disabili Don Gnocchi onlus; Associazione di Piccole e Medie Imprese API
Toscana; Azienda Sanitaria Locale Bassa Carrara; Azienda Speciale Pluriservizi
di Viareggio; Azienda U.S.L. 12 Versilia; CE.I.S. Gruppo Giovani e Comunità di
Lucca; CE.I.S. Livorno; CGIL Grosseto; CGIL Livorno; CGIL Pisa; CGIL
Regionale; CISL – Livorno; CISL Pisa; CORA Livorno; CSP - UIL LIVORNO;
Casa Circondariale Pisa; Casa Circondariale di Grosseto e Massa Marittima;
Casa Circondariale di Livorno; Casa Circondariale di Lucca; Casa Reclusione di
Volterra; Casa di Reclusione di Massa; Centro Servizio Sociale Adulti Massa;
Centro Servizio Sociale Adulti di Siena; Centro di Servizio Sociale Adulti di
Livorno; Centro di Solidarietà di Grosseto; Comitato Unitario Handicappati
Livorno; Comune di Carrara; Comune di Cecina; Comune di Livorno - Istituzione
Servizi alla Persona; Comune di Montagnoso; Comune di San Vincenzo; Comune
di Viareggio; Confartigianato Massa Carrara; Confcommercio Livorno;
Confcooperative Pisa; Confederazione Italiana Agricoltori di Massa;
Confederazione Nazionale Artigianato di Grosseto; Confederazione Nazionale
Artigianato e Piccola e Media Impresa di Livorno; Confederazione Nazionale
dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa Pisa; Conferenza Regionale
Volontariato Giustizia Toscana di Pisa; Confesercenti Livorno; Consorzio Mare
81
Monti Marmo; Consorzio POLIS - Società Cooperativa di Pisa; Consorzio di
Cooperative Sociali Solidarietà e Cooperazione di Lucca; Coop. Soc. Accoglienza
Livorno; Cooperativa Sociale Arca, Cooperativa Sociale Il Pungiglione;
Cooperativa Sociale Interazione; Crea Impresa; Croce Bianca; Dipartimento
Salute Mentale Azienda USL 9; Grosseto, Dipartimento delle Dipendenze
SER.T.; Azienda USL 9 Grosseto; Ente Nazionale Sordomuti sezione Provinciale
Livorno; Ente Bilaterale del Turismo Toscano; Ente Nazionale Sordomuti sezione
di Lucca; Fondazione Carnevale di Viareggio; Gruppo Volontari Accoglienza
Immigrati di Lucca; Istituto Penale di Gorgonia; Istituto Penale di Porto Azzurro;
Lega Toscana Cooperative e Mutue; Provincia di Grosseto; Provincia di Livorno
Sviluppo; Provincia di Lucca; Provincia di Massa Carrara; Provincia di Pisa; USL
Livorno; Unione Italiana Ciechi onlus Grosseto; Unione Italiana Ciechi onlus di
Lucca; Unione Italiana Ciechi onlus di Pisa; Unione Provinciale del Commercio e
del Turismo Massa Carrara; Università di Pisa.
Obiettivi: Equalizzare le condizioni di accesso al mercato del lavoro della
Toscana costiera, attraverso azioni di orientamento, formazione e inserimenti
lavorativi tutorati ed incentivati; costruire una metodologia di intervento efficace,
flessibile, personalizzabile finalizzata ad ottimizzare l’inserimento lavorativo dei
soggetti svantaggiati, attraverso la formazione dei formatori e la creazione di
strumenti multimediali di supporto. Rafforzare il ruolo e la funzione dei Centri per
l’impiego negli interventi a favore dei soggetti svantaggiati mediante la
formazione continua degli operatori e lo sviluppo di strumenti e sistemi di rete;
sviluppare una pratica di concertazione in grado di sostenere la rete anche dopo
la fine del progetto attraverso l’apertura di tavoli di concertazione e sistemi di rete
integrati.
Collocazione geografica: Regione Toscana
Durata: 2002-2005
Fonti di finanziamento: Iniziativa comunitaria Equal Fase I
Risultati raggiunti: Dei risultati conseguiti dal Progetto rimane sul territorio il valore
della rete e di una pratica di lavoro congiunta, nonché l’offerta di servizi integrati
di cui si sono fatti portatori i Servizi pubblici per l’impiego. Questi hanno infatti
sperimentato le potenzialità di alcune prassi progettuali che hanno implementato
le opportunità di accesso al lavoro e le procedure amministrative.
Prodotti realizzati: Libro fotografico "Equal. Ingresso al lavoro" di Enrico Genovesi
(volume cartaceo cartonato); Studio scientifico "Equal Coast Revitalization. Un
laboratorio di pratiche promettenti per l'inclusione" a cura di F. Ruggeri e G.
Tomei dell'Università di Pisa (pubblicazione cartacea); Report di studio
comparativo "Compendium delle progettualità sperimentate nella Toscana
costiera" (pubblicazione cartacea).
82
MOTIVAZIONI
Un piano di azione locale per l’occupazione e l’inclusione lavorativa dei soggetti
svantaggiati, in particolare i detenuti condannati a misura alternativa e/o prossimi a
fine pena.
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (no)
Formazione (si)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (si)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (no)
Formazione/consulenza operatori (si)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
Il Progetto è stato presentato in occasione delle annuali rassegne di orientamento
- e del tessuto imprenditoriale; è risultata in merito particolarmente efficace la
sensibilizzazione delle aziende, molte delle quali, non tenute all’obbligo normativo
in materia di collocamento obbligatorio (L. 68/99), hanno aderito alle finalità
progettuali e accogliendo tirocinanti.
FATTORI DI SUCCESSO
Sono molti gli elementi qualificanti, sia relativamente alla sua specificità di
intervento di sperimentazione innovativa della strategia europea per
l’occupazione e della politica di coesione sia relativamente ai diversi modelli
organizzativi e di governance sviluppati dalle reti locali dei partner, infine in
relazione all’impatto prodotto in termini di outcomes sulle carriere di
inclusione/esclusione dei beneficiari finali. L’elemento di innovatività è
rappresentato da una diffusa assunzione di una prospettiva “bifocale” dove il
progetto nel suo complesso si fa carico di entrambi i punti di vista cogliendo la
necessità di una integrazione fra istanze diverse.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Nessuna.
83
Net Sociality
TEMATICA
Il problema di discriminazione individuato abbraccia diverse categorie di soggetti
che soffrono situazioni di disagio sociale.
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: Centro servizi S.r.l.
Partnership: Provincia di Matera, Comune di Matera, Centro di Servizio Sociale
per Adulti di Potenza, Casa Circondariale di Matera, Consulting Service srl,
Unione degli Industriali della Provincia di Matera, Associazione Dumbo Onlus,
Associazione Casa dei Giovani Onlus, Centro Territoriale Permanente E.D.A,
Associazione Medici Volontari Tolbà, Lilith cooperativa Sociale arl.
Obiettivi: Implementare azioni in grado di accrescere la capacità contrattuale dei
soggetti discriminati sul mercato del lavoro e nelle organizzazioni produttive
promuovendo la creazione di nuove imprese che agiscono nel sociale.
Collocazione geografica: Provincia di Matera
Durata: 2002-2005
Fonti di finanziamento: Iniziativa comunitaria Equal Fase I
Risultati raggiunti: Professionalizzazione in uscita degli utenti.
Prodotti realizzati: Rete Tecnologica di ricerca lavoro.
MOTIVAZIONI
L`entità del problema della discriminazione si fa ancora più evidente, visto che per
la maggior parte dei soggetti esclusi socialmente il fattore personale rappresenta
una vera e propria criticità. Nella fattispecie le categorie coinvolte risultano così
suddivise per problematiche di genere in: detenuti, ex detenuti e affidati,
tossicodipendenti ed ex tossicodipendenti, immigrati, disabili fisici, disoccupati e
inoccupati di lunga durata così come definiti dal D.Lgs 181/00.
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (si)
84
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (si)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (si)
Formazione/consulenza operatori (si)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
Sviluppo di una cultura di sistema e di economia sociale sui territori.
FATTORI DI SUCCESSO
La sperimentazione di una Rete Tecnologica, costituita da un insieme di
procedure informatiche ad interfaccia web. La rete tecnologica è una Banca Dati
contenente informazioni sui soggetti svantaggiati. Previo bilancio delle
competenze, i profili professionali dei soggetti interessati sono inseriti nella Rete
Tecnologica, circuito privilegiato in cui interagiscono Servizi pubblici per l’impiego
della Provincia di Matera, Associazioni datoriali (Confindustria Matera) ed
associazioni del privato sociale (associazione disabili, CSSA, associazione
immigrati, Comunità terapeutiche per tossicodipendenti). La rete tecnologica è
stata realizzata grazie a:
- numerosi incontri con i partner della PS per creare sinergie tali da consentire
l’attivazione di una piattaforma informatica;
- formazione degli operatori del privato sociale sulle metodologie per la
realizzazione di bilanci delle competenze.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Nessuna
85
C.O.S.: Concrete Opportunità e Servizi per detenuti ed ex detenuti
TEMATICA
Il problema oggetto dell’intervento è la difficoltà di inserimento nel mercato del
lavoro di detenuti ed ex detenuti. In Italia, il tasso di recidiva di coloro che, una
volta fuori dal carcere, non riescono a collocarsi stabilmente sul mercato del
lavoro è molto alto.
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: E.N.O.F. - Ente Nazionale Orientamento e Formazione
Partnership: C.O.P.I.M.,Associazione La Mansarda,In Service.
Obiettivi: Miglioramento della qualità della vita di detenuti ed ex detenuti e della
loro condizione sociale e lavorativa nonché la diffusione di una nuova sensibilità e
di un nuovo modo di affrontare il problema del rapporto tra detenzione, mondo del
lavoro e reinserimento nella società.
Collocazione geografica: Regione Campania
Durata: 2005-2008
Fonti di finanziamento: Iniziativa comunitaria Equal Fase II
Risultati raggiunti: Il percorso formativo è stato indirizzato verso la professione
sociale di Operatore Socio Assistenziale riconosciuta e condivisa con esiti
favorevoli da parte di tutti i partecipanti che hanno terminato il percorso formativo.
Prodotti realizzati: DVD - Conferenza di presentazione del progetto del giorno
03/08/2006 c/o la C.C.F. di Pozzuoli, realizzata dall’emittente Canale 21; DVD Interviste operatori di progetto c/o la C.C.F. di Pozzuoli e c/o l’Istituto
Penitenziario di Lauro, realizzate dall’emittente Canale 21; DVD - Montaggio
interviste per l’Evento “Donne di Marzo” promosso dall’Assessorato alle Pari
Opportunità della Regione Campania; Cassetta video - Servizio Speciale
mandato in onda il giorno 29/12/2006 dall’emittente Canale 21; Cassetta video Interviste operatori di progetto realizzate il giorno 04/12/2006 per l’emittente
Canale 21; Cassetta video - Interviste operatori di progetto realizzate
dall’emittente RAI 3.
MOTIVAZIONI
Realtà territoriale che richiedeva in modo concreto lo sviluppo di tale professionalità
in presenza di realtà del volontariato sociale che richiedevano e garantivano
86
l’impiego di tali professionalità. I destinatari dell’intervento sono detenuti, detenuti in
misura alternativa, ex detenuti.
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (si)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (no)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (no)
Formazione/consulenza operatori (no)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
L’impatto può essere sintetizzato dalla consapevolezza del target di riferimento
che esistono soggetti esclusi e marginali in condizioni più gravi. Lo sviluppo
quindi è di una volontà di acquisire una professionalità da spendere a beneficio di
soggetti maggiormente svantaggiati.
FATTORI DI SUCCESSO
La condivisione con tutte le istituzioni del settore. L’individuazione di
professionalità spendibili sul territorio.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Scarsa possibilità di replicare l’esperienza in assenza di finanziamento specifico.
87
INTRA - “Azioni integrate per la transizione al lavoro di detenuti/ex detenuti”
TEMATICA
Creare le condizioni per l'inserimento lavorativo dei soggetti più deboli sul mercato
del lavoro.
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: IAL CISL ABRUZZO
Partnership: PRAP Abruzzo e Molise, Province di Chieti dell’Aquila e di
Teramo,C.E.F.A.L, ANCE Abruzzo,CONFCOOPERATIVE Abruzzo.
Obiettivi: La definizione e sperimentazione di un insieme di servizi integrati di
carattere formativo e di accompagnamento al lavoro, destinati a detenuti ed ex
detenuti.
Collocazione geografica: Regione Abruzzo
Durata: 2005-2008
Fonti di finanziamento: Iniziativa comunitaria Equal Fase II
Risultati raggiunti: I risultati di tali attività di ricerca e la loro condivisione nei
territori su cui si svolge l’intervento, sono stati funzionali a definire, attraverso la
partecipazione attiva dei soggetti della rete allargata di progetto, un modello di
intervento - ovvero metodologie e strumenti per l’inserimento lavorativo e sociale
dei detenuti - coerente e sostenibile a livello locale. Sulla base del modello
d’intervento definito, si sono sviluppate, successivamente, azioni di carattere
sperimentale.
Prodotti realizzati: Un documento metodologico di base (“Modello d’intervento”) e
delle guide procedurali alla predisposizione ed erogazione di servizi di
informazione e orientamento, formazione professionalizzante, supporto
all’inserimento lavorativo.
MOTIVAZIONI
Sul percorso di occupabilità agiscono numerosi ostacoli che acquisiscono valenze
diverse in relazione alle specifiche dinamiche dei mercati locali nonché agli specifici
gruppi di inoccupati. Questi ostacoli si traducono in vere e proprie barriere
all'accesso al mercato del lavoro.
88
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (si)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (si)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (si)
Formazione/consulenza operatori (si)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
Non indicato.
FATTORI DI SUCCESSO
Non indicati.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Non indicate.
89
PEGASO: Processi plurali di rete per l’inclusione dei detenuti
TEMATICA
Difficoltà dei detenuti per: mancanza di opportunità di lavoro stabile, spaesamento
sociale e scarse opportunità di partecipazione; scarse/inadeguate competenze
professionali.
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: Techne S.C.p.A.
Partnership: Cefal, Enaip FE, Enaip Emilia Romagna, Comune di Ferrara,
Comune di Bologna, Provincia di Forlì Cesena, Dip. Comunicazione Università
Bologna, Associazione Nuovamente di Bologna.
Obiettivi: Sostenere le reti interistituzionali di coordinamento territoriale tra i
Servizi nell’ambito dei “Comitati Locali Area Esecuzione Penale Adulti”,
valorizzando l’efficacia decisionale e le strategie di programmazione Promuovere nuove opportunità lavorative e di occupazione stabile di persone in
esecuzione penale, favorendo l’integrazione tra imprese e cooperazione sociale
sia all’interno che all’esterno delle carceri - Realizzare presidi di comunicazione
sociale per favorire lo sviluppo di un dialogo tra persone detenute e cittadini liberi,
la conoscenza dei fenomeni di emarginazione e del rapporto tra inclusione e
sicurezza sociale.
Collocazione geografica: Regione Emilia Romagna
Durata: 2005-2008
Fonti di finanziamento: Iniziativa comunitaria Equal Fase II / Regione Emilia
Romagna
Risultati raggiunti: Le azioni si sono poste l’intento di incidere, tramite le azioni di
mainstreaming sia orizzontale che verticale, anche su altre aree geografiche e
settori economici, attraverso il trasferimento del modello sperimentato nell’area
geografica di riferimento. Al termine dell’intervento si sono delineate le nuove
competenze specialistiche legate alle risorse ed alle ricchezze del territorio di
appartenenza; gli stessi beneficiari, inoltre, attraverso l’aiuto del centro servizi
hanno avuto la possibilità di creare dei consorzi e delle cooperative auto gestite. Il
reinserimento dei beneficiari all’interno della struttura sociale ha comportato un
consistente cambiamento degli atteggiamenti e dei comportamenti.
90
Prodotti realizzati: Ricerca Buone Pratiche di Inserimento Lavorativo (locali,
regionali, nazionali) - RicercAzione con i Comitati Locali di Forlì-Cesena,
Bologna, Ferrara - Creazione Agenzia di Comunicazione sociale e portale
www.equalpegaso.net.
MOTIVAZIONI
Aspettative/esigenze professionali e economiche disattese, mancanza di
conoscenze/esperienze nella ricerca di lavoro, difficoltà dei sistemi locali di Rete
nel dare risposte puntuali ai detenuti, carenza di comunicazione e di
sensibilizzazione da parte del sistema di esecuzione penale e reti territoriali al
fenomeno della detenzione.
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (si)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (no)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (si)
Formazione/consulenza operatori (no)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
Le azioni di progetto si sono poste l’intento di incidere, tramite le azioni di
mainstreaming sia orizzontale che verticale, anche su altre aree geografiche e
settori economici, attraverso il trasferimento del modello sperimentato nell’area
geografica di riferimento. Al termine dell’intervento si sono delineate le nuove
competenze specialistiche legate alle risorse ed alle ricchezze del territorio di
appartenenza; gli stessi beneficiari, inoltre, attraverso l’aiuto del centro servizi
hanno avuto la possibilità di creare dei consorzi e delle cooperative auto gestite.
FATTORI DI SUCCESSO
Il valore sociale reso possibile dal progetto, nei rapporti tra le istituzioni e
all’interno delle stesse, nel tessuto produttivo e nel reciproco riconoscimento degli
attori sociali.
CRITICITA’ RISCONTRATE
La collaborazione di più partner se da un lato valutano come funzionante il
modello di inclusione sperimentato, dall’altro mostrano come la differenza tra le
91
culture organizzative spesso sia causa di rallentamenti e incomprensioni.
92
SALIS: Servizi per l’Autonomia, il Lavoro e l’Inclusione Sociale
TEMATICA
Area tratta mentale e dell’inclusione sociale: migliori progettualità che abbiano
innescato processi trattamentali e/o di inclusione sociale particolarmente
significativi e innovativi sotto il profilo della metodologia, degli strumenti utilizzati e
delle collaborazioni con la comunità locale.
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: Provincia di Pescara - Settore Politiche Attive del Lavoro e
della Formazione Professionale
Partnership: PRAP Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria
Abruzzo - Molise; ENFAP Abruzzo - Ente Nazionale di Formazione e
Addestramento Professionale dell’Abruzzo; CONFESERCENTI Regionale
dell’Abruzzo; CNA Confederazione Nazionale dell’Artigianato di Pescara;
Sinergia Advertising S.r.l.
Obiettivi: Elevare l’occupabilità dei beneficiari finali e di offrire una risposta
concreta ed articolata alle problematiche complesse e multidimensionali espresse
dagli stessi. Per fare fronte a tali problematiche sono stati offerti dei percorsi di
occupabilità orientati sia al lavoro autonomo che al lavoro dipendente attraverso il
coinvolgimento di beneficiari intermedi che hanno lavorato per costruire un
sistema di cooperazione e di condivisione in logica di Rete.
Collocazione geografica: Area Metropolitana di Pescara
Durata: 2005-2007
Fonti di finanziamento: Iniziativa comunitaria Equal Fase II
Risultati raggiunti: Dal punto di vista qualitativo il progetto ha generato una serie
di apprendimenti che conferiscono sostenibilità e ne incoraggiano il trasferimento
e la replica in altri contesti territoriali. È stato sperimentato un percorso di
accompagnamento dedicato ad ex detenuti e condannati in esecuzione penale
esterna nel quale interviene un nutrito gruppo di attori, con competenze e
background diversificati, che insieme hanno configurato un dispositivo di
inserimento/re-inserimento integrato.
Prodotti realizzati: Paper “Manuale buone prassi delle esperienze di reinserimento socio-lavorativo dei detenuti ed ex detenuti” - Accordo di
cooperazione con i servizi territoriali riportante ambiti e regole di collaborazione
93
tra diversi attori del territorio – CD ROM – Modello di Assessment e strumenti Progetto formativo “Equipe professionale di inserimento” e relative dispense Paper “Manuale dei processi del percorso di occupabilità” - Paper “SALIS: nuovi
percorsi per il reinserimento lavorativo di ex detenuti” - Paper “Il modello di
accompagnamento per l’occupabilità del progetto SALIS”.
MOTIVAZIONI
Puntare a migliorare l’accesso al mercato del lavoro per gli (ex)-detenuti utilizzando
un approccio combinato di formazione professionale e Servizi Sociali.
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (si)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (no)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (no)
Formazione/consulenza operatori (si)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
Si sottolinea che il Nuovo Piano Sociale Regionale dell’Abruzzo (2007-2009)
prevede per la prima volta l’area dell’inclusione e tutela sociale ed ha tra gli
obiettivi essenziali quello di “valorizzare, nei progetti e nelle azioni di inclusione,
l’integrazione fra politiche sociali, politiche del lavoro, politiche per la formazione
e politiche abitative, politiche della salute attraverso accordi locali e patti per
l’inclusione sociale”.
FATTORI DI SUCCESSO
Un piano sistematico di condivisione delle ipotesi di intervento, una
partecipazione attiva nei processi di trasferimento, l`integrazione in logiche di
cooperative learning e di comunità di interessi e di scopo.
CRITICITA’ RISCONTRATE
L’applicazione dell’indulto ha determinato ritardi nelle azioni, in particolare
nell’individuazione dei beneficiari destinatari dell’inserimento lavorativo e nella
fase di inserimento in Borsa lavoro degli utenti, all’interno delle strutture
produttive, in considerazione della loro bassa professionalità posseduta.
94
SOLARIS – Servizi Orientamento Lavoro Autonomo e Svantaggio
TEMATICA
Il progetto si è rivolto a soggetti appartenenti a diverse tipologie di svantaggio
(portatori di handicap, persone in percorsi di uscita dalla prostituzione, donne
vittime di violenza e maltrattamenti, ex-tossicodipendenti, ex-alcolisti, ex detenuti,
nomadi, persone soggette a nuove povertà), accomunati da difficoltà
occupazionali, spesso accompagnate da marginalità sociale.
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: IRES Istituto di Ricerche Economiche e Sociali del Friuli
Venezia Giulia
Partnership: Associazione IDEA onlus; Azienda per i Servizi Sanitari N. 4 `Medio
Friuli`; Centro Caritas dell`Arcidiocesi di Udine Onlus; Comunita` Piergiorgio
ONLUS; Cons. Reg. Garanz. Fidi S.C. a r.l. - Finanziaria Regionale della
Cooperazione; Consorzio Operativo Salute Mentale; Cooperativa CRAMARS
scarl; Universita` degli Studi di Udine - Dipartim. di Economia, Societa` e
Territorio.
Obiettivi: La sensibilizzazione di servizi, istituzioni, soggetti del Terzo settore e del
mondo imprenditoriale; il sostegno motivazionale e l’accompagnamento tecnico
per la pianificazione dei progetti di aspiranti imprenditori svantaggiati.
Collocazione geografica: Regione Friuli Venezia Giulia
Durata: 2005-2008
Fonti di finanziamento: Iniziativa comunitaria Equal Fase II
Risultati raggiunti: Creazione di imprese di inclusione. Il progetto ha
accompagnato alla creazione d’impresa diverse persone svantaggiate.
Prodotti realizzati: “Imprese di inclusione. L’esperienza del progetto Solaris “ –
Libro + CD del convegno finale del progetto.
MOTIVAZIONI
La struttura della PS trova corrispondenza nelle finalità e nel programma di lavoro
mirato a sperimentare un modello di intervento finalizzato alla promozione
dell`auto-impiego come strategia di reinserimento lavorativo dei soggetti
svantaggiati e disabili, con il coinvolgimento di enti pubblici e privati competenti
rispetto all`attuale quadro legislativo.
95
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (no)
Formazione (no)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (no)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (no)
Formazione/consulenza operatori (si)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (no)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
Nessuno
FATTORI DI SUCCESSO
La rete attivata sul territorio e la partnership, sono in grado di mobilitare le
competenze specifiche necessarie alla modellizzazione dell`intervento,
all`informazione degli operatori, all`erogazione dei servizi di orientamento e
assistenza previsti, alla valutazione e validazione dell`esperienza.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Tra le criticità quelle rilevanti sono inerenti il piano della relazione tra beneficiario
e tutor, casi che hanno riguardato un difetto più o meno manifesto nella
comunicazione col beneficiario per la discontinuità tra gli accordi presi e
l’impegno effettivo.
96
S.F.I.DE Sistema Integrato di Formazione per Detenuti
TEMATICA
Azioni di accompagnamento al lavoro e occupazione
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: EN.A.I.P. Lazio
Partnership: Acanto Societa’ cooperativa - Associazione culturale La ribalta –
centro studi “enricomaria salerno” - Associazione di promozione sociale vita
attiva - Consorzio comuni del cassinate - Consorzio Lavoro & liberta’ Cooperativa 29 giugno onlus - DLI srl - eyes srl - IRI management - SOLCO
srl - V.I.C.
Obiettivi: Sperimentazione di piani formativi e di inserimento/reinserimento
lavorativo individualizzati realizzati attraverso la collaborazione di una rete di
strutture e servizi; Mettere a punto un sistema di comunicazione che faciliti lo
scambio, il confronto e la diffusione dei modelli formativi e organizzativi
adottati e sostenga la governabilità e ripetibilità del modello.
Collocazione geografica: Regione Lazio
Durata: 2007-2009
Fonti di finanziamento: POR FSE 2007-2013, Regione Lazio
Risultati raggiunti: L’integrazione del soggetto detenuto in attività lavorative
interne o esterne alla situazione carceraria. In particolare, l’attività di
formazione a distanza ha riguardato i 43 studenti/detenuti.L’attività di
orientamento e tutoraggio si è rivelato fondamentale nel processo di crescita
culturale degli studenti/detenuti sia per gli approfondimenti didattici sia per il
sostegno psicologico e motivazionale.
Prodotti realizzati: Nessun prodotto specifico.
MOTIVAZIONI
L’ideazione e la sperimentazione di un modello formativo in grado di rispondere
alle esigenze di adeguamento formativo di un utenza adulta e in situazione di
disagio e di sostenere nello stesso tempo il sistema carcerario nei compiti di
recupero e riabilitazione connessi con l’esperienza detentiva. In particolare il
progetto risponde all’esigenza, rilevata dalle Direzioni penitenziarie, di interventi
di qualificazione professionale.
97
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (si)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (no)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (no)
Ricerca (no)
Formazione/consulenza operatori (no)
Sviluppo reti territoriali (no)
Coinvolgimento delle parti datoriali (no)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
La Regione Lazio, visti i risultati positivi raggiunti, ha stanziato ulteriori fondi
per la prosecuzione dei corsi e la creazione di nuovi laboratori nei penitenziari
regionali.
FATTORI DI SUCCESSO
Aver favorito un approccio globale al tema della formazione professionale per
le persone in stato detentivo.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Nessuna
98
Task Force SPI
TEMATICA
Difficoltà di integrazione delle persone svantaggiate nel mercato del lavoro e
lotta alla discriminazione nei loro confronti. Tipologia di policy: Sostegno
all’inclusione lavorativa di soggetti detenuti, in misura alternativa alla
detenzione ed ex detenuti.
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: Centro Servizi s.r.l.
Partnership: Regioni Basilicata, Campania, le Province di Potenza, Matera,
Benevento e Lecce, il PR.A.P. della Regione Basilicata, le Case Circondariali
di Potenza, Matera, Melfi, Benevento e Lecce, l’UEPE di Potenza, Lecce e
Avellino e i Centri per l’impiego della Provincia di Lecce.
Obiettivi: Sperimentare interventi specifici per l'inserimento al lavoro di
soggetti incorsi in reati; promuovere azioni indirizzate a singoli e ad imprese
attraverso attività di sensibilizzazione alla cultura dell'integrazione e di
sostegno alla sperimentazione e promozione di specifici interventi; dare vita
ad una attività di consulenza a sostegno dei Servizi Pubblici per l'Impiego
nelle regioni individuate nell’Obiettivo 1 per favorire l'ingresso lavorativo dei
detenuti al fine di innescare il cambiamento nei ruoli coinvolti nei S.P.I.
Collocazione geografica: Regione Basilicata
Durata: 2003-2006
Fonti di finanziamento: PON. Fse 2007-2013 Obiettivo 1 – Azione II.1.A
Risultati raggiunti: Erogate una serie di attività consulenziali per mezzo delle
quali sono stati introdotti nuovi processi e grazie ai quali gli attori di tale
sistema interagiranno tra loro scambiandosi esperienze, know-how,
problematiche e permettendo così l’incontro domanda-offerta. Per favorire
l’ingresso dei soggetti incorsi in reato nel Mdl, si sono progettati interventi
formativi ad hoc e stipula di protocolli d’intesa/accordi per interventi di
inserimento lavorativo dei soggetti con gli enti locali, aziende pubbliche e
private, cooperative sociali.
Prodotti realizzati: Attività di studio e ricerca (Rapporti di ricerca/linee
guida/manuali). Altri materiali informativi (campagne informative).
MOTIVAZIONI
99
Innescare il cambiamento nei ruoli coinvolti nei S.P.I. attraverso una maggiore
consapevolezza delle funzioni e dei compiti che l’organizzazione dei S.P.I. deve
avere alla luce delle disposizioni di cui al D.Lgs. 469/97; una rinnovata visione
delle politiche attive del lavoro e delle politiche formative necessarie
all’inserimento lavorativo dei soggetti incorsi in reato.
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (si)
Servizi alla persona (no)
Bilancio delle competenze (no)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (si)
Formazione/consulenza operatori (si)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (no)
IMPATTO
Nello specifico il progetto ha innescato il cambiamento nei ruoli coinvolti nei
S.P.I. In questo quadro sono stati attivate sinergie fra risposte pubbliche e
private incentivando la creazione di reti integrate territoriali, fra pubblico e
privato e tra privato e privato, che lavorino insieme per portare a compimento
percorsi che accompagnino fino alla piena integrazione lavorativa e sociale il
soggetto svantaggiato.
FATTORI DI SUCCESSO
I destinatari finali sono stati messi nelle condizioni di interfacciarsi con una
serie di opportunità di impiego ed autoimpiego e tracciare così un percorso di
formazione e aggiornamento personale delle competenze possedute,
attraverso il quale si possa colmare il gap esistente tra le richieste del mercato
del lavoro e le risorse personali del soggetto in termini di professionalità.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Elementi di criticità sono stati essenzialmente la scarsa conoscenza da parte
dei destinatari diretti delle azioni della modalità operative da adottare con
soggetti detenuti, ex detenuti ecc. Questo ostacolo è stato facilmente
sorpassato facendo colloquiare il mondo istituzionale (SPI/CPI) con i
rappresentanti del mondo carcerario.
Ulteriore criticità è stata sicuramente lo scetticismo da parte del mondo
imprenditoriale sull’affidabilità di questi soggetti da inserire in azienda.
100
Occupazione Integra “Social Bet – Percorsi di reinserimento sociolavorativo per detenuti”
TEMATICA
Orientamento per il reinserimento sociale e lavorativo nell'area penitenziaria
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: Consorzio Pro.Form.
Partnership: Coop S. Pietro a Sollicciano Arl - Fondazione U e Porfiri Onlus IMC ISFOR Management - Sintagmi srl.
Obiettivi: Rafforzare gli interventi nel settore dell’orientamento ed inserimento
lavorativo dei detenuti per una più efficace integrazione sociale.
Collocazione geografica: Regione Toscana e Umbria
Durata: 2001-2003
Fonti di finanziamento: PON FSE
Risultati raggiunti: Aver contribuito a rivedere le linee guida provinciali
relativamente ai compiti, competenze e bisogni formativi degli operatori addetti
all’inserimento lavorativo delle fasce deboli. l risultato più tangibile e
immediato è stato l’altissimo numero di allievi assunti al termine della borsa
lavoro (oltre il 90%), quasi tutti nelle imprese ospitanti. E’ grazie a questo
ottimo risultato e al sistema innovativo sperimentato nella realtà penitenziaria
umbra, che il progetto "Social Bet" è stato riconosciuto come "buona pratica"
prima dall’Isfol e poi dal ministero del Lavoro, che ne ha approvato il
trasferimento sul territorio di Firenze.
Prodotti realizzati: Manuale di orientamento per l’operatore “Mediatore sociale
nei percorsi di orientamento per detenuti”; Sito internet di consulenza per
formatori e addetti al lavoro penitenziario e nell’ambito della giustizia;
Vademecum per gli operatori volontari di servizi penitenziari (codice
deontologico); Ricerca dei fabbisogni professionali delle imprese del territorio
prescelto; Ricerca delle fonti normative relative al settore penitenziario;
Modulo per il corso di formazione per “Mediatore sociale” operatori
penitenziari.
MOTIVAZIONI
Elaborare proposte formative e di strutture di servizi che potranno incidere sul
sistema legislativo regionale e sulla programmazione delle risorse economiche
101
dei fondi strutturali per detenuti ed ex detenuti.
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (si)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (no)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (si)
Formazione/consulenza operatori (si)
Sviluppo reti territoriali (no)
Coinvolgimento delle parti datoriali (no)
Monitoraggio/valutazione (no)
IMPATTO
Il progetto ha permesso di delineare modelli d’intervento per l’inserimento
socio-lavorativo degli ex detenuti attraverso la partecipazione a percorsi di
orientamento e ad esperienze lavorative in aziende del territorio. Ha
contribuito al rafforzamento della rete degli attori locali coinvolti all’interno ed
all’esterno del sistema penitenziario attraverso la costruzione di un sistemarete condiviso, ha delineato ruoli e funzioni di ciascun soggetto, ha permesso
di condividere forme di linguaggio ed interpretazione dei problemi, sviluppare
logiche e pratiche di coprogettazione.
FATTORI DI SUCCESSO
La comunicazione tra i diversi soggetti operanti nell’area penitenziaria.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Nessuna
102
CARCERE&SOCIETA'- Sperimentazione di reti locali per l’integrazione
socio-lavorativa di detenuti ed ex detenuti
TEMATICA
Reinserimento socio-lavorativo dei detenuti
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: Consorzio per la formazione professionale Forma Futuro
Partnership: Consorzio Forma Futuro di Parma, Téchne di Forlì Cesena
Obiettivi: La costruzione di un sistema di monitoraggio e valutazione ad hoc
degli interventi nell’ambito della formazione professionale, transizione al
lavoro e integrazione socio-lavorativa; lo sviluppo di strategie concrete e
realizzabili
per
l’inserimento
socio-lavorativo
in
considerazione
dell’aggiornamento del quadro normativo penitenziario e delle politiche attive
per l’occupazione; dare strumenti e conoscenze per la progettazione
individualizzata per l’accompagnamento dell’inserimento socio-lavorativo dei
detenuti; dare strumenti e conoscenze per la progettazione individualizzata
per l’accompagnamento dell’inserimento socio-lavorativo dei detenuti;
costruire un modello condiviso di lavoro di rete dei soggetti istituzionali;
supportare la politica dei penitenziari volta ad incrementare gli inserimenti
lavorativi esterni e quelli interni con il coinvolgimento delle cooperative di
solidarietà sociale e del mondo privato; rafforzare le politiche dell’istruzione,
della formazione e del lavoro a favore dei detenuti.
Collocazione geografica: Province di Parma,Piacenza,Forlì Cesena
Durata: 2002-2004
Fonti di finanziamento: POR Regione Emilia Romagna
Risultati raggiunti: Sensibilizzazione e formazione mirata degli operatori del
sistema di rete per un coinvolgimento diretto e partecipato al percorso di
reinserimento socio-lavorativo; valorizzazione degli attori in rete rendendoli
partecipi di valori, codici linguistici, mission, logiche tipiche del progetto; aggiornamento delle competenze necessarie per una gestione efficace ed
efficiente del collegamento e del coordinamento delle azioni previste; diffusione di nuove metodologie e nuovi strumenti, in particolare della
formazione professionale.
Prodotti realizzati: Pubblicazione ‘Lavorare tra Carcere e Territorio’.
Restituzione degli interventi seminariali sul sito di progetto, con registrazioni
103
audio-video degli interventi.
MOTIVAZIONI
Conoscere le esigenze del territorio e del mondo del lavoro in particolare profit e
non profit, al fine di programmare e coordinare in rete percorsi di inserimento
mirati alle esigenze individuali degli utenti ed alle necessità organizzative delle
imprese e dei datori di lavoro.
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (si)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (si)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (si)
Formazione/consulenza operatori (si)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
Le iniziative realizzate sono entrate a fare parte dei Piani Sociali di Zona,con
opportunità di continuità e di ulteriori sviluppi negli anni successivi; gli esisti
delle iniziative hanno dato origine alla progettazione e programmazione di
specifici interventi formativi, presentanti nel 2003 sui bandi provinciali di
Ferrara, Ravenna, Forlì Cesena; sulla provincia di Forlì Cesena le Azioni di
progetto hanno sensibilmente favorito il buon fine del Protocollo d’intesa tra
istituzioni e mondo del lavoro; nel Comune di Ferrara si è promosso un
analogo Protocollo d’intesa tra istituzioni e mondo del lavoro;
Le Azioni di progetto hanno promosso e dato avvio ad una iniziativa dell’Ass.
Volontarimini per la nascita di un coordinamento territoriale delle attività di
volontariato in carcere al fine di favorire percorsi di inserimento sociolavorativo.
FATTORI DI SUCCESSO
La disponibilità dell’amm. penitenziaria di sottoporre a valutazione
l’opportunità, per alcuni detenuti, di accedere al percorso formativo; la
presenza di un sistema consolidato di erogazione di bilanci di competenze ai
soggetti detenuti,elaborati anche con la collaborazione degli operatori
penitenziari; la disponibilità dell’amm. penitenziaria a valutare gli esisti di
apprendimento del percorso formativo e quindi di promuovere un parere
favorevole all’accesso al lavoro all’esterno; la promozione, tramite seminari, di
104
una sinergia tra servizi sociali, organizzazioni del non profit, associazioni
datoriali; la sperimentazione di un sistema di incrocio tra domanda e offerta di
lavoro individuando presso le imprese quali competenze professionali
risultano più favorevoli all’inserimento e quindi adattando l’intervento formativo
a tali esigenze.
CRITICITA’ RISCONTRATE
In merito alla tempistica delle fasi programmate si rileva un ritardo che ha
significato un rallentamento della fase 4, per motivi di coincidenza con il
periodo di missione della direttrice del carcere di Forlì e di Ferrara, e per
ristrutturazioni di alcuni locali.
Altre criticità emerse sono: resistenza a mettere in comune le proprie
competenze e conoscenze; nuove modalità relazionali che possono creare
conflitti; bisogno di mediare, cedere sovranità e autonomia; personale e
collaboratori che durante il percorso si sono allontanati a causa di
trasferimenti, pensionamenti, ecc.
105
S.T.RE.E.T.S. - Sistema Territoriale per il Reinserimento E la Tutela
Sociale
TEMATICA
Welfare, politiche sociali e previdenza. Sviluppo professionale delle risorse
umane
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: Comune di Pescara
Partnership: Amministrazione Comunale di Pineto, Amministrazione
Comunale di Roseto degli Abruzzi, Associazione Percorsi Regionale Familiari
Tutela Salute Mentale, Associazione `Dimensione Volontario onlus`,
Associazione `Progetto nomadi onlus`, Associazione `Sound Society`, Caritas
Diocesana di Pescara-Penne, Caritas Diocesana di Teramo-Atri, Centro
Servizi per il Volontariato della Federazione Compagnia delle Opere, Centro
Territoriale Permanente per l`Educazione in Eta` Adulta, Confederazione
Generale Italiana del Lavoro - Camera del lavoro di Pescara, Dipartimento di
Scienze della Comunicazione dell` Universita` di Teramo (ex MET), Ente
Scuola Edile della Provincia di Pescara, Federazione Regionale Coltivatori
Diretti d`Abruzzo, Fondazione Caritas onlus Diocesi di Pescara Penne,
Fondazione Diocesana di Religione `Istituto Maria Regina`, SYNERGIE
ITALIA - Agenzia di Pescara, Unione Generale del Lavoro di Pescara.
Obiettivi: Creare un rapporto stabile e permanente tra i predetti soggetti,
sancito da un accordo di cooperazione, secondo il modello di un "contratto di
programma" per l’inclusione sociale, anticipando la riforma italiana
sull'intermediazione assistita fra domanda e offerta di lavoro.
Collocazione geografica: Provincia di Pescara
Durata: 2002-2005
Fonti di finanziamento: Fondi regionali, FSE- Equal
Risultati raggiunti: Attivazione di n. 3 Sportelli di Inclusione Sociale nei Comuni
di Pescara, Pineto e Roseto; -Elaborazione e sperimentazione di un modello
di servizio per l'inserimento lavorativo delle persone svantaggiate, con
apposita modulistica e procedure di presa in carico personalizzata e
accompagnamento, strutturate secondo le tecniche del supported
employment; -Formazione di n. 10 mediatori sociali al lavoro; -Realizzazione
delle attività transnazionali: 50 enti ed associazioni spagnole e portoghesi, 6
incontri transnazionali,produzione di un manuale di buone prassi; -
106
Realizzazione di una banca dati per il matching tra domanda e offerta di
lavoro nel Sistema STREETS; -700 borse di inserimento mensili complessive;
-Servizi di orientamento, assistenza e inserimento per circa 500 persone
svantaggiate in cerca di lavoro; -Formazione in laboratorio protetto per circa
15 persone e conseguimento di idonea qualificazione professionale al fine
della creazione di impresa.
Prodotti realizzati: Sito web di progetto, Agenzia di Inclusione Sociale.
MOTIVAZIONI
Il mercato del lavoro presenta particolari e rilevanti difficoltà per le categorie di
persone in condizione di svantaggio sociale. In particolare, si è riscontrato che i
fattori determinanti tale condizione attengono ad un duplice profilo di criticità, in
relazione tanto alla domanda quanto all'offerta di lavoro: - DISCRIMINAZIONI
AZIENDALI PER IL POSTO DI LAVORO: la persona svantaggiata sia percepita
come ostacolo all'efficienza della struttura aziendale. - LIMITAZIONI E RISCHI
DA PARTE DEL LAVORATORE: un elemento gravemente limitante l'accesso al
lavoro da parte della persona svantaggiata è costituito da un approccio
motivazionale inadeguato all'inserimento lavorativo.
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (si)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (no)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (si)
Formazione/consulenza operatori (si)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
Coinvolgimento delle Pubbliche Amministrazioni coinvolte nel progetto e degli
altri soggetti istituzionali interessati (Regione e Province). Premio "Aziende
Buone Cittadine", in occasione della partecipazione di STREETS al COMPA
2004 - Salone Europeo della Comunicazione, a cinque aziende della Provincia
di Pescara, che hanno dimostrato, attraverso l’inserimento lavorativo di
soggetti svantaggiati, di costituire un valido punto fermo per il Programma
"Aziende Buone Cittadine", volta a costituire una rete di imprese in grado di
conciliare economia e inclusione sociale, in un’efficiente e sostenibile gestione
dell’attività aziendale.
107
FATTORI DI SUCCESSO
Il modello STREETS presenta, quale elemento qualificante e trasversale a
tutte le azioni progettuali, un approccio integrato alla tematica dell’inclusione
sociale, sviluppato in forza di una rete interistituzionale in cui le autorità
pubbliche agiscono in sinergia con il tessuto economico locale e con il mondo
del volontariato. La sinergia di queste tre distinte forze attive della società
locale consente di analizzare e affrontare la problematica dell’inclusione sociolavorativa delle persone svantaggiate da una pluralità di punti di vista generati
dalle differenti esperienze gestionali, che trovano i propri momenti di unitarietà
nelle strutture attivate dal progetto.
CRITICITA’ RISCONTRATE
L’elemento di maggior criticità è stato riscontrato nell’instaurazione e nella
stabilizzazione di rapporti di collaborazione con gli altri enti pubblici, in
particolare con i servizi sociali locali. La diffidenza iniziale di tali servizi per una
forma di intervento che, evidentemente, nella sua innovatività, andava ad
incidere su un sistema in uso da tempo è stata superata in forza dell’attività di
promozione e raccordo svolta dall’Agenzia di Inclusione Sociale, che si è fatta
valida intermediaria tra i tradizionali strumenti di assistenza sociale e le
tecniche innovative del supported employment.
108
Progetto Cora – Art.6 Affidamento di attività di consulenza a sostegno dei
servizi pubblici per l’impiego per favorire l ’inserimento lavorativo dei
detenuti
TEMATICA
Inserimento lavorativo di detenuti
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: Consorzio nazionale della cooperazione sociale CGM
Partnership: Associazione CORA, Obbiettivo Lavoro, Emporio dei lavori –
Fondazione per lo sviluppo dell’occupazione.
Obiettivi: Supportare la politica dei penitenziari volta ad incrementare gli
inserimenti lavorativi esterni e quelli interni con il coinvolgimento non solo
delle cooperative di solidarietà sociale ma anche delle imprese profit e,
contemporaneamente, rafforzare le strategie di politiche attive del lavoro intra
ed extramurarie in tre province del centro-nord.
Collocazione geografica: Regione Toscana
Durata: 2003-2006
Fonti di finanziamento: PON FSE, Ministero del Lavoro e Ministero della
Giustizia.
Risultati raggiunti: Sono migliorate alcune criticità percepite dalle imprese che
investivano sfere relative alla relazione del detenuto con l’ambiente di lavoro e
alle particolari condizioni di “clima” che questo poteva generare. detenuti
coinvolti nel progetto e nella formazione sono stati tutti inseriti a lavoro esterno
o interno all’istituto penitenziario.
Prodotti realizzati: Nessun prodotto specifico.
MOTIVAZIONI
Detenuti con scarse possibilità di inserimento nel breve termine (fine pena
lungo, scarse competenze professionali, problemi di rimotivazione al lavoro,
bassa scolarità ).
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
109
Orientamento (si)
Formazione (si)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (si)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (si)
Formazione/consulenza operatori (si)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
Grazie alla Sensibilizzazione e promozione della Legge Smuraglia nel sistema
imprenditoriale locale si è potuto dar vita a nuovi progetti di inserimento
lavorativo.
FATTORI DI SUCCESSO
• Sono stati messi a disposizione degli operatori nuovi strumenti operativi
grazie ai quali si è potuto valorizzare la rete già esistente che a sua volta ha
sostenuto e sostiene la rete territoriale che ha reso gli interventi in modo
integrato più efficacie a sostegno dei percorsi lavorativi a favore dei detenuti.
• L’elaborazione del materiale divulgativo (depliant tecnico su Smuraglia,atti
convegno ecc.) è stato messo a disposizione delle aziende.
• Si è dato vita ad un tavolo di lavoro permanente sull’inserimento al lavoro dei
detenuti.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Nessuna
110
R.J.USC.I.RE- Riqualificarsi on the Job per riUSCire in un Inserimento
Regolare
TEMATICA
Difficoltà di inserimento in contesti di lavoro sia dipendente, sia autonomo, che
le detenute dell’Istituto penitenziario della Giudecca di Venezia affrontano al
momento dell’uscita dal carcere. L’intervento ha riguardato anche le aziende,
che spesso sono restie ad assumere ex detenuti, sia a causa di pregiudizi e
atteggiamenti di diffidenza, sia per i costi e le procedure burocratiche.
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: Istituto di Istruzione Superiore “Ruzza Pendola”
Partnership: CNA - Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della piccola e
media Impresa, Confesercenti Regionale dell’Abruzzo, Sinergia Advertising
S.r.l., Provveditorato Regionale dell’Amministrazione Penitenziaria Abruzzo,
ENFAP Abruzzo - Ente Nazionale per la Formazione e l’Addestramento
Professionale.
Obiettivi: Facilitare l’inserimento lavorativo delle beneficiarie intervenendo da
un lato, sulle imprese del territorio e, dall’altro, sugli operatori della struttura
penitenziaria e sulle detenute, promuovendone lo sviluppo di competenze di
base.
Collocazione geografica: Regione Abruzzo
Durata: 2004-2008
Fonti di finanziamento: Iniziativa Comunitaria Equal Fase II
Risultati raggiunti: Qualificazione e riqualificazione delle risorse umane;
Training on the Job; acquisizione di conoscenze di base, competenze tecnicoprofessionali e abilità relazionali; realizzazione di un progetto imprenditoriale,
dall’ideazione all’esecuzione di una commessa reale; attuazione di un
personale progetto di vita e di un reinserimento lavorativo.
Prodotti realizzati: Strumento di selezione/valutazione sul bilancio delle
competenz - Rapporti di ricerca sulle unità capitalizzabili - Sito web
www.rjuscire.org - Definizione di griglie per l’inserimento lavorativo Vademecum per un piano di coachining - Report interviste aziende.
MOTIVAZIONI
Se da un lato la maggior parte degli intervistati ha manifestato la convinzione
111
che sia importante acquisire precise competenze professionali per superare
situazioni di discriminazione ed esclusione dal lavoro, dall`altro un`elevata
percentuale è anche consapevole che il mondo del lavoro ha un forte
preconcetto nei riguardi degli ex detenuti; di qui la necessità per recuperarsi alla
vita normale, di risolvere questo problema, aiutando le aziende, con il loro
comportamento ed impegno, a recuperare fiducia nei loro riguardi.
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (si)
Servizi alla persona (no)
Bilancio delle competenze (no)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (si)
Formazione/consulenza operatori (si)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
Formazione e qualificazione professionale, con occasioni di istruzione e
occupazione lavoro. Messa a punto di un piano personalizzato di qualifica di
operatore del settore moda, con sviluppo di idee imprenditoriali e sviluppo del
territorio.
FATTORI DI SUCCESSO
Grazie all`aiuto dei formatori interni al carcere, sono state condotte circa un
centinaio di interviste, miranti ad evidenziare ad esempio un eventuale tipo di
disagio, il bisogno formativo, la necessità di veder riconosciute le competenze
pregresse, le aspettative.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Nessuna
112
O.D.E.A - Opportunità Diritti Eguaglianza Abilità
TEMATICA
Difficoltà di inserimento in contesti di lavoro delle persone svantaggiate e
analisi dei fenomeni di esclusione sociale
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: IFOC - Formazione Commercio e Terziario
Partnership: Amministrazione Provinciale di Bari, Arkè Società cooperativa
sociale a r.l. tipo B, Associazione Centro lotta al disagio onlus, Associazione di
volontariato Effatà onlus, Associazione profit Meridiano Europa, Associazione
pugliese Rilancio Progetto Uomo onlus, Associazione Solidarietà senza
frontiere, Centro aiuto malati Aids, Centro per la Giustizia Minorile per la
Puglia e la Basilicata, Centro studi Erasmo associazione no profit, Centro
Territoriale Permanente Adulti “F.Netti” distretto Bari - XVII, Centro Territoriale
Permanente Adulti “Quasimodo Melo” distretto Bari X, Comune di Barletta,
Comune di Bitonto, Comune di Capurso, Comune di Casamassima, Comune
di Cellamare, Comune di Corato, Comune di Gioia del Colle, Comune di
Minervino Murge, Comune di Molfetta, Comune di Noicattaro, Comune di Palo
del Colle, Comune di Ruvo di Puglia, Comune di Toritto, Comunità
Terapeutica “Lorusso Cipparoli”, Confcooperative Unione Regionale della
Puglia, Consorzio Leader S.c. a r.l., Cooperativa sociale Esedra a r.l.,
Cooperativa sociale Macramè a r.l. tipo A onlus, Cooperativa sociale Montfort
S.c.r.l., Cooperativa sociale RUAH a r.l., Cooperativa sociale Sphera a r.l.
onlus, Cooperativa sociale Uno tra noi a r.l. tipo A, Cooperativa Ricerca e
Sviluppo Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, Centro Servizi Sociali
Adulti, HSA Italia ANAS&ND onlus PCB, Informa società Cooperativa a r.l.,
Meridia Consorzio di Cooperative sociali S.c. a r.l., Provveditorato Regionale
Amministrazione Penitenziaria Puglia, Sistemi e Metodologie Innovativi per il
lavoro e l’educazione - Puglia, Sviluppo Europeo Valide opportunità S.c. a r.l.,
Ufficio Scolastico Regionale - Centro servizi Amministrativi Provincia di Bari,
Ufficio scolastico regionale - Direzione Generale della Puglia, Ufficio
territoriale del Governo di Bari - Area tutela diritti cittadini.
Obiettivi: Ricercare un modello metodologico non solo locale ma anche
transnazionale, e il più efficace per la costituzione e la gestione dell`agenzia
provinciale per l`inserimento lavorativo - un sistema stabile che favorisca il
reale inserimento lavorativo dei soggetti più deboli del mercato del lavoro;
allestire un osservatorio permanente in grado di effettuare l`analisi conoscitiva
e la lettura continua del territorio; creare le condizioni per la definizione
efficace di un patto sociale, attraverso una concreta sperimentazione della
metodologia pattizia; sviluppare metodologie e prassi di successo comuni da
113
trasferire agli altri sistemi del territorio.
Collocazione geografica: Provincia di Bari
Durata: 2002-2004
Fonti di finanziamento: Iniziativa Comunitaria Equal Fase I
Risultati raggiunti: Altri Comuni del territorio hanno adottato il metodo aperto di
coordinamento e hanno istituzionalizzato il gruppo di lavoro intersettoriale.
Tale modalità di intervento è stata anche inserita nel Piano regionale delle
Politiche sociali - emanato nel mese di agosto 2004 - e viene sempre più
utilizzata nella definizione dei Piani sociali di Zona; - è stato predisposto un
regolamento sugli appalti comunali che prevede meccanismi premianti per le
aziende che impiegano lavoratori svantaggiati segnalati dai servizi sociali; sono stati sottoscritti due protocolli operativi finalizzati all’inserimento
lavorativo delle fasce deboli secondo quanto previsto dalla Legge 68/99 e
proposti strumenti formativi alla creazione di cooperativa sociale di tipo b
come presupposto per l’inserimento lavorativo.
Prodotti realizzati: Osservatorio sull’inclusione sociale (ricerche, progetti, dati
di demografia e spesa sociale, raccolta normativa), distribuito su Cd Rom; Pubblicazione “SistemAzioni:politiche di nuovo welfare”.
MOTIVAZIONI
La provincia di Bari appare in forte ritardo rispetto alla media di sviluppo socio economico nazionale alla rilevazione degli indicatori classici (tasso di
disoccupazione, titolo di studio, addetti settori produttivi), soprattutto per
l’inserimento occupazionale delle fasce deboli della popolazione.
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (si)
Servizi alla persona (no)
Bilancio delle competenze (si)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (si)
Formazione/consulenza operatori (si)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
Input per la programmazione del welfare zonale, provinciale, regionale.
114
Ancora oggi alcuni PdZ a livello di ambito prendono spunto dal progetto Odea.
FATTORI DI SUCCESSO
Numerosità della P.S.; aver coinvolto i destinatari delle azioni progettuali, gli
operatori, gli attori del territorio.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Tempi lunghi nell’attività di rilevazione e raccolta dati e ritardi accumulate nelle
varie azioni, mancanza di informatizzazione del sistema di rilevazione dati e la
sua messa in rete telematica.; difficoltà dei partners del progetto a
comprendere il significato e la ricaduta dello strumento nei processi decisionali
a più livelli.
115
Network per l`inserimento delle fasce deboli nell`area metropolitana
t o sca n a
TEMATICA
Inserimento socio-lavorativo
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: IFOC - Formazione Commercio e Terziario
Partnership: Agenzia per lo Sviluppo Empolese Valdelsa, Associazione
Nazionale pubbliche assistenze- Comitato Regionale Toscano, Associazione
per lo Sviluppo del Terzo Settore, Associazione ricreativa culturale italianaComitato ARCI Empoli Valdelsa, CNA l`artigianato pistoiese, Centro
Nazionale Universitario Calcolo Elettronico Istituto CNUCE, Consorzio per la
cooperazione e la solidarieta` S.C.S.R.L., Istituto Addestramento Lavoratori
Toscana, Provincia di Firenze, Provincia di Pistoia, Provincia di Prato.
Obiettivi: L’obiettivo era creare una rete tra tutti gli attori coinvolti nelle attività
di inserimento lavorativo delle fasce deboli. La finalità ultima era un pieno ed
accompagnato inserimento nel mercato di lavoro delle persone che vivono
direttamente situazioni di svantaggio e che vogliono migliorare la propria
situazione lavorativa e sociale.
Collocazione geografica: Regione Toscana
Durata: 2002-2005
Fonti di finanziamento: Iniziativa Comunitaria Equal Fase I
Risultati raggiunti: Costruzione di un quadro dettagliato della situazione con
metodologie sperimentali personalizzate sugli utenti, con interventi specifici a
livello locale, interprovinciale e transnazionale.
Prodotti realizzati: Pubblicazione testi via Internet e cartacei (libro), eventi
informativi, incontri, press-promotion, report specifici finalizzati a decisionmakers a livello tecnico e politico.
MOTIVAZIONI
Necessità e richieste degli utenti (ex detenuti e tossicodipendenti) non
strutturate.
AMBITI DI INTERVENTO
116
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (si)
Servizi alla persona (no)
Bilancio delle competenze (no)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (si)
Formazione/consulenza operatori (no)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (no)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
Promozione di un collegamento stabile tra gli strumenti di natura socioassistenziale e gli interventi di politica formativa e del lavoro, creando un
accordo tra le imprese, il terzo settore e gli attori amministrativi del territorio.
FATTORI DI SUCCESSO
Rete dei servizi, interventi personalizzati sulle richieste dell’utente e
accompagnamento con la figura dell’operatore.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Nessuna
117
S.O.L.E. Sistemi di Orientamento Lavoro Esclusi
TEMATICA
Orientamento e inserimento socio-lavorativo
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: Provincia di Palermo
Partnership: ARCI Sicilia, Al Azis Coop. Soc. a.r.l., Associazione EURO Centro di Ricerca Promozione, Associazione Inventare Insieme (onlus),
Associazione Istituto, Ricerca e Formazione Padre Clemente, Associazione
Santa Chiara, Associazione Volontariato Penitenziario – ONLUS, Azienda
Unita` Sanitaria Locale n. 6 di Palermo, Casa Circondariale Pagliarelli, Centro
Servizio Sociale Adulti, Centro di Ricerche Economiche e Sociali per il
Meridione, Centro per la Giustizia Minorile della Sicilia, Coop. Soc. Azzurra
a.r.l., Cooperativa Sociale Solidarieta` a.r.l. Ente Italiano di Servizio Sociale,
Le Onde - Centro Accoglienza e Casa delle Moire U.D.I. Onlus, Lega contro la
droga – ONLUS.
Obiettivi: Dotare il territorio provinciale di una rete stabile e sostenibile di
Centri di Iniziativa che sostengano l`integrazione lavorativa delle persone
svantaggiate in raccordo con i servizi pubblici per l`impiego e con
caratteristiche di qualità e flessibilità; creare nel territorio provinciale una
cultura diffusa dell`integrazione lavorativa presso la società civile, il mondo
delle imprese e il Terzo Settore; costruire, rafforzare e rendere stabile il
dialogo sociale riguardante l`integrazione lavorativa delle persone
svantaggiate.
Collocazione geografica: Provincia di Palermo
Durata: 2002-2004
Fonti di finanziamento: Iniziativa Comunitaria Equal Fase I
Risultati raggiunti: Promuovere un sistema di inclusione socio-lavorativa per le
fasce sociali più discriminate (detenuti ed ex detenuti, minori a rischio,
tossicodipendenti, disabili psichici e donne che subiscono violenza) delle aree
urbane e rurali della provincia di Palermo.
Prodotti realizzati: Attività di sensibilizzazione e comunicazione. Non sono
stati creati prodotti specifici.
118
MOTIVAZIONI
Realizzare una Ricerca/Intervento che ha come obiettivo quello di analizzare e
monitorare i fenomeni di devianza minorile ed adulta, delle malattie mentali e
della tossicodipendenza nel territorio provinciale ed il fenomeno dell’esclusione
dal mercato del lavoro delle “fasce sociali deboli”.
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (no)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (no)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (si)
Formazione/consulenza operatori (si)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
Sistema di inclusione socio lavorativo per le fasce sociali più discriminate
attraverso la sperimentazione di un modello operativo di rete che coinvolge
attori istituzionali e privati ed il sistema socio–assistenziale, educativo,
scolastico, formativo e produttivo.
FATTORI DI SUCCESSO
La sinergia che si è creata tra i partners pubblici e privati.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Nessuna
119
Re.La.I.S. (Reti per il Lavoro e l`Inclusione Sociale)
TEMATICA
Servizi di accesso al lavoro
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: Fondazione Labos
Partnership: Confederazione nazionale dell`artigianato e della piccola media
impresa; Ente bilaterale regionale d`Abruzzo per l`artigianato; Ente nazionale
di formazione e addestramento professionale; Ideazione srl, Provveditorato
regionale dell`amministrazione penitenziaria Abruzzo e Molise.
Obiettivi: Analisi dei bisogni e creazione di un modello di sistema e di rete
territoriale; progettazione e realizzazione di servizi, risorse e percorsi di
inserimento con sperimentazioni.
Collocazione geografica: Regione Lazio
Durata: 2002-2003
Fonti di finanziamento: PON Ob. 3
Risultati raggiunti: La costruzione di una rete locale ha portato in primo luogo
ad un’alleanza strategica tra sistemi ancora poco comunicanti tra loro (si fa
riferimento per esempio ai servizi sociali e sanitari da una parte, e al sistema
pubblico per l’impiego dall’altra), e secondariamente ha modificato il ruolo
delle imprese: da interlocutori ad attori del processo. 51 gli inserimenti
lavorativi di soggetti deboli, con contratti a tempo indeterminato presso
imprese private locali che non hanno usufruito di benefici fiscali o di altro
genere alle imprese. Per altri 53 soggetti deboli sono stati avviati percorsi
formativi (corsi e stage). La rete locale, formalizzata attraverso singoli
protocolli di intesa, è composta da 41 organismi afferenti ai quattro sistemi.
Prodotti realizzati: Modifica delle linee di indirizzo sul collocamento mirato; la
raccomandazione dei funzionari provinciali ad adeguare i servizi alla
sperimentazione.
MOTIVAZIONI
Come rimuovere gli ostacoli che limitano l`accesso al mercato del lavoro da
parte degli ex detenuti e dei sottoposti all`esecuzione penale esterna. I detenuti,
120
molto frequentemente vengono da un portato di esperienze devianti quali, tra le
altre, un cattivo rapporto con le istituzioni formative (scuola, formazione
professionale, etc.), una forte necessità di risocializzazione e, dopo il carcere,
un contesto di emarginazione sociale.
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (si)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (si)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (si)
Formazione/consulenza operatori (si)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
La costruzione di una rete locale ha portato in primo luogo ad un’alleanza
strategica tra sistemi ancora poco comunicanti tra loro (si per esempio ai
servizi sociali e sanitari da una parte, e al sistema pubblico per l’impiego
dall’altra), e secondariamente ha modificato il ruolo delle imprese: da
interlocutori ad attori del processo.
FATTORI DI SUCCESSO
Metodologia di costruzione di reti tra soggetti attivi sul territorio locale
caratterizzate da una forte integrazione tra pubblico, privato e privato sociale.
Consolidamento di un sistema di inserimento lavorativo di soggetti deboli
innovativo in grado di ribaltare la tradizionale prassi di natura
assistenzialistica.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Sono emerse iniziali difficoltà nella definizione delle procedure operative.
Difficoltà emerse nel coinvolgimento dei soggetti potenzialmente interessati
provenienti dai diversi settori.
121
CHANCE: Percorso integrato di Orientamento,
accompagnamento all’inserimento lavorativo di detenuti
formazione
e
TEMATICA
Il ruolo della formazione professionale quale strumento rieducativo e di
reinserimento sociale.
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: Fondazione Labos
Partnership: Comune di Firenze; Ass. per l’agricoltura Biodinamica;
CE.FO.ART;Centro Territoriale Permanente per l’Educazione e la Formazione
degli adulti I.C.A. A. Dazzi.
Obiettivi: Fare in modo che il periodo di detenzione assuma una connotazione
“rieducativa”: intervenire prima dell’uscita del detenuto dal carcere in modo da
migliorare le sue abilità professionali e sociali al fine di renderlo più
“competente” al momento del suo rientro nella società.
Collocazione geografica: Regione Toscana
Durata: 2003-2005
Fonti di finanziamento: POR FSE
Risultati raggiunti: Non specificati.
Prodotti realizzati: Realizzazione di un convegno finale con annessa mostra
fotografica.
MOTIVAZIONI
L’intervento è scaturito da un bisogno dei diversi carceri di effettuare formazione
all’interno delle loro strutture.
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (si)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (si)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
122
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (si)
Formazione/consulenza operatori (no)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (no)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
I partners hanno promosso l’idea di campagna di sensibilizzazione rivolta a
qualificate agenzie formative toscane. L’idea di fondo è quella di valorizzare il
ruolo della formazione professionale quale efficace strumento rieducativo e di
reinserimento sociale dei soggetti ritenuti “categorie a rischio”, e strumento di
supporto ai percorsi di recupero che affiancano quelli di espiazione.
FATTORI DI SUCCESSO
La partnership e il continuo monitoraggio del precorso progettuale.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Non ci sono state criticità.
123
Un’alternativa: obiettivo lavoro
TEMATICA
Reinserimento nel contesto sociale e lavorativo di ex detenuti, in assenza di
una rete familiare e sociale già costituita e solida
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: CISSACA. Consorzio
Assistenziali dei Comuni dell’Alessandrino
Intercomunale
Servizi
Socio
Partnership: Società cooperativa “LABI”, Cooperativa sociale “Gardenia”
Obiettivi: Agevolare il reinserimento di soggetti adulti ex detenuti, dando
priorità all’ambito lavorativo. Fornire ai soggetti coinvolti una alternativa
all’ambito della devianza e della criminalità precedentemente sperimentate,
con l’obiettivo di evitare la recidiva.
Collocazione geografica: Regione Piemonte / Comuni dell’Alessandrino
Durata: 2009-2010
Fonti di finanziamento: Regione Piemonte
Risultati raggiunti: Erogate n. 5 borse lavoro (formazione in situazione) per
l’acquisizione di competenze attraverso l’affiancamento a personale
specializzato per n. 5 ex detenuti.
Prodotti realizzati: Non sono stati realizzati prodotti specifici.
MOTIVAZIONI
Le offerte lavorative e abitative provenienti dal mercato privato non riescono a
soddisfare tali richieste soprattutto nei confronti di soggetti per i quali può
esistere una sorta di pregiudizio o a seguito di una prolungata assenza dal
mondo del lavoro.
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (no)
Formazione (no)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (no)
124
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (no)
Ricerca (no)
Formazione/consulenza operatori (no)
Sviluppo reti territoriali (no)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
Tale esperienza di “formazione in situazione” è finalizzata all’assunzione del
soggetto ex detenuto presso l’azienda di formazione o comunque da parte di
terzi sfruttando le abilità acquisite. La priorità è data all’ambito lavorativo,
quale possibilità di sperimentazione diretta delle proprie capacità per avviare
un percorso di indipendenza ma anche di riscatto nei confronti della società
attraverso la restituzione sociale del danno arrecato.
FATTORI DI SUCCESSO
Breve durata del progetto e limitato numero di utenti; la presenza di una rete
di servizi di tipo sociale già esistente all’interno del soggetto proponente.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Nessuna criticità rilevata.
125
Gruppi in apprendimento socio-lavorativo
TEMATICA
Difficoltà nell’accesso al mercato del lavoro per le persone in uscita dal circuito
penale
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: Ente Camposampiero – Onlus
Partnership: Istituto tecnico industriale statale “S. Fedi”
Obiettivi: Al momento della presentazione dell’istanza per l’ammissione alle
misure alternative o al termina della detenzione si trovavano in possesso di un
bagaglio di competenze spendibile che li avrebbe dovuti rendere più appetibili
nel mercato del lavoro.
Collocazione geografica: Provincia di Pistoia
Durata: 2006-2008
Fonti di finanziamento: POR FSE
Risultati raggiunti: Realizzati nelle carceri 11 corsi di formazione professionali
rivolti a 86 detenuti.
Prodotti realizzati: Nessun prodotto specifico.
MOTIVAZIONI
Presenza di fattori di discriminazione nell’accesso al mercato del lavoro per le
persone in uscita dal circuito penale, e contestuale assenza di competenze
professionali nei detenuti.
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (no)
Formazione (si)
Servizi alla persona (no)
Bilancio delle competenze (no)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
126
Informazione e sensibilizzazione (no)
Ricerca (no)
Formazione/consulenza operatori (no)
Sviluppo reti territoriali (no)
Coinvolgimento delle parti datoriali (no)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
Soggetti che da tempo erano prevalentemente inattivi ed avevano perso
l’abitudine all’impegno lavorativo quotidiano sono stati preparati gradualmente
ad essere reinseriti all’esterno.
FATTORI DI SUCCESSO
Preparazione e disponibilità dei docenti.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Elevato turn-over dei detenuti presenti nel Carcere di Pistoia; carenza di locali
adeguati a svolgere attività formative.
127
Laboris: Laboratorio per l’orientamento e l’inserimento sociale
TEMATICA
Inserimento lavorativo delle persone in uscita dal carcere
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: S.O.S. Srl Servizi alla Occupazione e allo Sviluppo
Partnership: Associazione Cooperazione e Confronto, APISARDA Associazione Piccole e Medie Industrie della Sardegna, ISFORAPI Istituto di
Formazione dell’APISARDA, Cooperativa Sociale Comunità La Collina,
Con.Sa.Pro. Consorzio Sardo fra Cooperative di Produzione e Lavoro.
Obiettivi: Definire e implementare una strategia di inserimento lavorativo
stabile; sviluppare nel sistema delle imprese la cultura dell’inserimento
lavorativo dei soggetti sottoposti a misure penali; contribuire a diffondere
presso la società civile le conoscenze legate al mondo del carcere e
sviluppare una nuova sensibilità sociale rispetto al tema; sviluppare nei
soggetti target la capacità progettuale e di scelta, la consapevolezza delle
proprie potenzialità e desideri, delle opportunità presenti nel mercato del
lavoro e le competenze necessarie per la creazione d’impresa; offrire una
risposta sociale stabile al problema dell’inserimento lavorativo anche per
coloro che non possono contare su una propria rete relazionale; ridurre il
rischio di recidiva, migliorando le condizioni di vita dei soggetti in misura
penale.
Collocazione geografica: Regione Sardegna
Durata: 2005-2007
Fonti di finanziamento: Iniziativa Comunitaria Equal Fase II
Risultati raggiunti: Il progetto ha raggiunto gli obiettivi previsti anche se le best
practice individuate non sono confluite in attività istituzionali degli enti preposti.
Il ruolo del doppio tutor è comunque utilizzato in altri progetti ed attività di
inclusione a testimonianza dell’importanza del modello.
Prodotti realizzati: Opuscolo informativo destinato agli imprenditori; sito del
progetto www.laboris.it; pubblicazione sull’esperienza del progetto Laboris;
rapporto di Ricerca: Responsabilità Sociale d’Impresa e piccole e medie
imprese sarde; rapporto di Ricerca: I fabbisogni formativi e professionali delle
128
PMI sarde.
MOTIVAZIONI
L'intervento è stato concepito per diverse tipologie di soggetti sottoposti a
provvedimenti penali: adulti e minori, detenuti e soggetti in misura alternativa.
Tutti con una bassa scolarizzazione e carenza di competenze lavorative.
Difficoltà a muoversi nel mercato del lavoro odierno.
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (si)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (no)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (no)
Formazione/consulenza operatori (no)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (no)
IMPATTO
L’esperienza ha favorito la partnership tra diversi soggetti della rete che si è
canalizzata nella presentazione di nuove proposte progettuali e
sperimentazioni su ambiti differenti (minori, adulti, creazione di imprese, ect).
Inoltre è stato elaborato un disegno di legge per il finanziamento del modello
del doppio tutor che è stato consegnato all’esame dell’assessorato
competente.
FATTORI DI SUCCESSO
Il principale punto di forza è rappresentato dalla pluralità di competenze
messe in campo, fattore che riduce i possibili rischi di fallimento connessi ad
un approccio settoriale al problema.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Una criticità è stata quella di agire contemporaneamente su un doppio target
di età (adulti e minori) e su un doppio target di esigenza (detenuti e in
esecuzione penale esterna). Questo elemento sicuramente critico, ha
comunque permesso di individuare dei percorsi individualizzati per target.
Un'altra criticità è stata rappresentata dal provvedimento di indulto che ha
colpito nel mezzo le attività progettuali ed ha richiesto un processo di reingegnerizzazione delle attività.
129
S.O.N.A.R. – Sistema Operativo Negoziale Attivazione Risorse
TEMATICA
Politiche finalizzate a contrastare il fenomeno della discriminazione e della
disuguaglianza nel contesto del mercato del lavoro per le fasce deboli
DESCRIZIONE
Soggetto gestore: Provincia di Novara
Partnership: Agci, Api, Asl13, Aso Maggiore Carità Unità Mielolesi,
Associazione Centro Studi Opera Don Calabria, Consorzio Casa Gattinara,
Centro Servizi per il Volontariato, Ciofs F.P. Piemonte, Cisa 24, Cisa Ovest
Ticino Romentino, Ciss Borgomanero, Ciss Omegna, Comune di Arona,
Comune di Galliate, Comune di Gemme, Comune di Novara, Comune di
Oleggio, Comune di Trecate, Consorzio Intercomunale per la Gestione e i
Servizi Socio Assistenziali dell’ovest Ticino, Con.E.Dis Scarl, Confcooperative
Piemonte Est, Confesercenti di Novara, Consorzio Europeo per la Formazione
(C.E.P.), Enaip Piemonte, IAL Novara, Isa Ghemme, Istituto Gamma,Servizio
Socio Assistenziale Comuni Associati Convenzionati Con Castelletto Sopra
Ticino
Obiettivi: Elaborazione di un modello innovativo di servizio/intervento per
l’inserimento sociale e lavorativo di fasce deboli del mondo del lavoro
all’interno dei servizi pubblici per l’impiego (Servizi di Mediazione al Lavoro);
l’elaborazione e la sperimentazione di un modello di Responsabilità Sociale
per le imprese; l’inserimento lavorativo di 50 soggetti beneficiari.
Collocazione geografica: Regione Piemonte, Regione Abruzzo, Città di
Livorno
Durata: 2001-2005
Fonti di finanziamento: Iniziativa Comunitaria Equal Fase I
Risultati raggiunti: Sono stati attivati 7 Servizi di Mediazione al Lavoro. Il
territorio ha segnalato 295 beneficiari finali, di questi 132 sono stati presi in
carico con relativa elaborazione di progetti personalizzati. I beneficiari finali
collocati sono 61. Sono state progettate ed erogate 2 giornate
formative/informative per tutor aziendali. Hanno aderito 39 aziende
partecipando alle attività. 54 aziende hanno aderito alla sperimentazione. Il
Case Manager è stato inserito nel POR regionale come figura di sistema, il
modello è stato inserito nel NAP nazionale come buona prassi da perseguire
130
per l’inserimento dei disabili
Prodotti realizzati: Modello per la gestione del processo di inserimento
lavorativo; Modello provinciale per lo sviluppo della Responsabilità Sociale
delle imprese nell’ambito delle Politiche Attive del Lavoro; Set di indicatori di
Responsabilità Sociale; Premio alle imprese per la Responsabilità Sociale;
Tavolo Tecnico tematico sulla Responsabilità Sociale delle Imprese;
Pubblicazione contenente tutti i modelli elaborati e i risultati conseguiti.
MOTIVAZIONI
Il progetto è nato dall’idea di elaborare e sperimentare un modello di servizio
per l’attivazione di progetti individualizzati di inserimento lavorativo di fasce
deboli nel mercato del lavoro, soprattutto per quei beneficiari che avevano già
visto fallire precedenti percorsi di reinserimento.
I servizi pensati per supportare il processo di reinserimento erano stati
chiamati inizialmente Centri di Eccellenza, poi, nel corso del progetto il gruppo
di lavoro ha mutato nome ed è diventato Servizio di Mediazione al Lavoro
(SMaL).
AMBITI DI INTERVENTO
AZIONI RIVOLTE ALLE PERSONE
Orientamento (si)
Formazione (si)
Servizi alla persona (si)
Bilancio delle competenze (si)
AZIONI RIVOLTE AI SISTEMI
Informazione e sensibilizzazione (si)
Ricerca (si)
Formazione/consulenza operatori (si)
Sviluppo reti territoriali (si)
Coinvolgimento delle parti datoriali (si)
Monitoraggio/valutazione (si)
IMPATTO
Il modello elaborato è stato sperimentato in territori e con target diversi
(soggetti in mobilità, disoccupati di lunga durata, giovani, disabili). I risultati
della sperimentazione ne confermano la trasferibilità. In particolare gli
elementi trasferibili sono: Modello di intervento; Figura di Case Manager e
Tutor Aziendale; Strumenti elaborati; Indicatori di processo; Tavolo Tecnico;
Premio per le aziende.
FATTORI DI SUCCESSO
La numerosità dei Partner, da un lato ha complicato il sistema delle relazioni e
della collaborazione, dall’altro ha rappresentato un valore aggiunto ai risultati
del progetto consentendo da subito occasioni di lavoro e di confronto tra tutti i
131
soggetti impegnati nella elaborazione di progetti di inserimento sociolavorativo.
CRITICITA’ RISCONTRATE
Nessuna
132
133
134
Scarica

Progetti per il reinserimento socio-lavorativo di detenuti ed ex