Coordinato da Valeria Lai
Agenzia Adiconsum - anno XXIII - n. 16 - 28 marzo 2011
Stampato in proprio in marzo 2011
In questo numero:
Le detrazioni fiscali per le spese di
riqualificazione energetica degli edifici
Caro-benzina: indagine Antitrust e
DDL Faib-Cisl per prezzi più equi
Energia
- Le detrazioni fiscali per le spese di
riqualificazione energetica degli edifici
Carburanti
- Caro-benzina: indagine Antitrust e DDL FaibCisl per prezzi più equi
Credito e finanza
- Prestiti personali: attenzione agli addebiti in
caso di restituzione anticipata
Telecomunicazioni
- Illegittima la Tassa di Concessione
Governativa sui cellulari
Test
noi consumatori
periodico settimanale
di informazione e studi
su consumi, servizi, ambiente
Registrazione Tribunale di Roma n. 350 del 9.06.88 – Iscriz. ROC n. 1887
Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 46/2004) art. 1, comma 2, DCB Roma
Energia
Le detrazioni fiscali
per le spese di riqualificazione
energetica degli edifici
Qualche riflessione sul sistema delle detrazioni
del 55% introdotto dalla legge 296/2006.
I
l sistema delle detrazioni fiscali del 55 % della spesa sostenuta per la realizzazione di interventi di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare
esistente, introdotto dalla legge 296/2006, rappresenta il primo importante
provvedimento del Governo italiano per incentivare il risparmio energetico negli
edifici, in coerenza con gli obiettivi del c.d. 20-20-20 dell’Unione Europea.
Le potenzialità di risparmio energetico negli edifici esistenti, infatti, è enorme.
Basti pensare che negli edifici costruiti dagli anni ’60 fino a tutti gli anni ’90, che
rappresentano la maggior parte delle abitazioni italiane, i consumi energetici
sono stimati fra i 150 ed i 180kWh/mq/anno (in funzione delle diverse zone
climatiche del Paese).
Per avere un’idea dell’enormità di tali consumi, nelle abitazioni della Provincia
di Bolzano (dove da tempo funziona una legislazione esemplare in tema di criteri
costruttivi degli edifici ed un sistema efficiente di certificazione energetica), i
consumi energetici medi degli edifici non superano i 70kWh/mq/anno. Cioè circa
un terzo dei consumi energetici medi del resto delle case italiane: eppure Bolzano
e la sua Provincia sono fra le aree più fredde del Paese. Insomma la gran parte
delle case italiane sono un autentico “colabrodo” dal punto di vista energetico.
Recentemente ENEA ha reso pubblici i dati relativi ai risultati ottenuti in tre
anni (2007-2008- 2009) con le detrazioni fiscali del 55%, in termini quantitativi,
economici e di risparmio energetico. In sintesi:
• Dal punto di vista quantitativo, il numero degli interventi effettuati è stato
di circa 587.000 (106.000 nell’anno 2007, 245.000 nel 2008 e 236.000 nel
2009). Gli interventi realizzati nell’anno 2007 sono stati circa la metà di quelli
degli anni successivi, poiché le detrazioni sono partite effettivamente soltanto
a partire dal mese di settembre. Non è difficile prevedere che almeno altri
250.000 interventi saranno realizzati nell’anno 2010. Cioè, oltre 800.000
famiglie hanno effettuato interventi di miglioramento energetico della propria
abitazione.
• Sul piano economico, gli interventi realizzati hanno comportato una spesa
complessiva di quasi 8 miliardi di euro (1.453.milioni nell’anno 2007, 3.500
milioni nel 2008 e 2.900 milioni nel 2009). Si prevede che circa 3.000 milioni
sarà la spesa riguardante gli interventi dell’anno 2010. Complessivamente,
il sistema delle detrazioni fiscali ha indotto investimenti per quasi 11 miliardi
di euro.
Test noi consumatori
• Il risparmio energetico stimato, conseguente agli interventi di riqualificazione
energetica effettuati, è stato di oltre 4.300 GWh (787 nel 2007, 1.961 nel
2008 e 1.656 nel 2009). Si stima che aggiungendo il risparmio energetico
che sarà conseguito nell’anno 2010, in totale si raggiungeranno 6.000 GWh di
risparmio energetico. I dati pubblicati da ENEA non citano le minori emissioni
di CO2, ma probabilmente saranno in proporzione al risparmio energetico
ottenuto.
Se analizziamo i dati ENEA sotto il profilo delle tipologie degli interventi effettuati
in questi tre anni, emerge che la gran parte
degli interventi (260.000 su 587.000)
riguardano la sostituzione di infissi.
Per la maggior parte, cioè, si tratta di
sostituzione di vecchie finestre e vetrate
a vetro singolo, con infissi a doppia vetro,
che permettono una migliore trasmittanza
termica e quindi una minore dispersione
del calore.
L’altra grande parte delle azioni si
riferisce agli interventi sull’impianto di riscaldamento (145.000 su 587.000), è stata
cioè effettuata la sostituzione della vecchia
caldaia tradizionale con una caldaia a condensazione, mettendo a punto il sistema
di distribuzione con l’installazione di più moderni apparecchi di termoregolazione
degli ambienti (valvole termostatiche, ripartitori di calore, ecc.).
La sostituzione delle vecchie caldaie permette un consistente risparmio di
energia, poiché l’utilizzo corretto delle caldaie a condensazione consente un
risparmio che può arrivare anche al 30% rispetto ad una caldaia tradizionale.
Un’altra quota significativa degli interventi (105.000 su 587.000) attiene alla installazione di pannelli solari termici per la produzione di acqua calda sanitaria.
Purtroppo, soltanto una minima parte degli interventi (77.000 su 587.000)
si riferiscono ad azioni riguardanti l’insieme dell’edificio/impianto, cioè una migliore coibentazione delle pareti esterne ed interne e interventi di riqualificazione
energetica globale dell’edificio.
In sostanza, si può affermare che le detrazioni fiscali stanno ben funzionando per migliorare il rendimento energetico delle abitazioni uni o pluri familiari,
ma hanno inciso ben poco sulla riqualificazione dei condomini, che invece sono
una categoria di edifici ove si annidano le maggiori inefficienze ed i maggiori
sprechi energetici. Questo problema, insieme ad altri limiti, dovrà essere corretto in sede di rinnovo del provvedimento delle detrazioni fiscali, che scade il
31 dicembre 2010.
Tuttavia, i dati ENEA dimostrano inequivocabilmente la validità del provvedimento in funzione dell’obiettivo di sostenere la riqualificazione energetica del
patrimonio edilizio esistente e del raggiungimento degli obiettivi di efficienza
energetica posti dall’Unione Europea.
Test noi consumatori
Ma la validità delle detrazioni fiscali va sottolineata anche dal punto di vista
fiscale, economico ed occupazionale.
È facile considerare che il provvedimento ha stimolato investimenti (soprattutto da parte delle famiglie) che, invece, non sarebbero stati fatti; ha contribuito
a far emergere una quantità di lavoro, che al contrario sarebbe stato fatto “in
nero”; ha contribuito allo sviluppo del Paese, con 11 miliardi di euro di nuovi
investimenti, che in un periodo di crisi come l’attuale non sono marginali; ha
dato respiro alle imprese del settore impiantistico (per la gran parte italiane),
creando nuova occupazione professionalmente qualificata.
Anche se non è semplice quantificare il maggiore introito per lo Stato, per
IVA, Contributi Sociali e Tasse sul Reddito, prodotto dagli 11 miliardi di nuovi
investimenti, tuttavia le detrazioni fiscali del 55% non rappresentano soltanto una
uscita per l’erario. Anzi, se ben considerassimo l’insieme delle entrate erariali,
probabilmente lo Stato ne trarrebbe un vantaggio. Una ragione in più per non
mettere in discussione il provvedimento, ma per prorogarlo e renderlo stabile
anche per i prossimi anni.
Carburanti
Caro-benzina: indagine Antitrust
e DDL Faib-Cisl per
prezzi più equi
Adiconsum esprime soddisfazione per l’impegno dell’Antitrust
e rinnova il suo sostegno alla DDL Faib Confesercenti
e Fegica Cisl per la riduzione delle accise.
C
on una recente delibera, adottata nelle adunanze del 2 e
del 23 marzo 2011, l’Autorità Garante della Concorrenza
e del Mercato ha dato l’avvio ad un’indagine conoscitiva
sull’attività di distribuzione di carburanti per autotrazione in
Italia con riferimento all’assetto generale del sistema di distribuzione, allo sviluppo ed al ruolo degli impianti indipendenti
e all’utilizzo della quotazione Platt’s come riferimento per la
formazione dei prezzi.
Adiconsum accoglie con favore l’iniziativa dell’Antitrust,
ritenendo maturi i tempi per un’indagine che faccia piena luce
sull’oligopolio petrolieri-distributori, a cui i consumatori devono
sottostare con il caro carburanti. L’ondata di aumenti che si sono
registrati, dovuti non solo all’aumento dei costi di produzione delle
aziende, fa infatti rialzare il tasso d’inflazione e procura una spirale
perversa a tutto danno dei consumatori e delle aziende.
Test noi consumatori
I contenuti del DDL
Il DDL “Misure per la riorganizzazione e
l’efficienza del mercato petrolifero e per il
contenimento dei prezzi dei carburanti per
uso autotrazione e dei prodotti petroliferi in
generale”, presentato in una conferenza stampa
tenutasi a Roma l’11 marzo scorso, trova la sua
ratio nell’esigenza di realizzare un rinnovato
spirito concorrenziale per il contenimento dei
prezzi dei carburanti al dettaglio. Allo scopo di
imprimere un nuovo assetto all’intero mercato
petrolifero, il testo prevede quanto segue:
1. Un Organismo Centrale di Stoccaggio,
da istituire con apposito Decreto del MSE entro
sei mesi dall’approvazione della legge, dovrà
monitorare un “mercato organizzato all’ingrosso” la cui definizione in armonia con i principi
di neutralità, trasparenza e concorrenza sarà
affidata espressamente al rinominato GMEC SpA
(Gestore dei Mercati Elettrici e dei Carburanti
per autotrazione).
2. Le modalità di partecipazione di tutti gli
operatori al mercato organizzato, nell’ambito
del quale i prodotti saranno negoziati mediante
listini pubblici con cadenza almeno settimanale,
saranno stabilite dallo stesso Organismo Centrale di Stoccaggio.
3. L’Acquirente Unico SpA avrà la funzione di garantire ai gestori degli impianti di
distribuzione dei carburanti le condizioni più
competitive, tramite procedure la cui definizione
sarà affidata all’AEEG (Autorità per l’Energia
Elettrica ed il Gas).
4. Il MSE, con il predetto Decreto istitutivo
dell’Organismo Centrale di Stoccaggio, promuoverà anche l’aggregazione in appositi consorzi
tra i gestori di impianti al fine di incentivare
la loro capacità di acquisto all’ingrosso dei
carburanti per uso autotrazione.
5. Entro due anni dall’entrata in vigore
della legge, dovrà perfezionarsi il processo di
separazione tra la distribuzione dei carburanti al
dettaglio, da un lato, ed i comparti all’ingrosso
appartenenti ad operatori integrati ed industriali
che approvvigionano il mercato, dall’altro lato,
al fine di scongiurare l’ulteriore affermazione
di posizioni dominanti e di eventuali monopoli
od oligopoli.
6. I titolari degli impianti di distribuzione dei carburanti per autotrazione potranno
esercitare direttamente la vendita al pubblico,
avvalendosi di personale dipendente, oppure
tramite i soggetti terzi cui venga affidata la
gestione degli impianti stessi in virtù di appositi
contratti a norma di legge.
Test noi consumatori
Ben venga quindi un controllo sull’attuale
sistema di distribuzione e il conseguente aumento delle cosiddette “pompe bianche”, che
potrebbero produrre maggiore concorrenza
e, quindi, un certo ribasso dei prezzi.
Il DDL Faib Confesercenti-Fegica Cisl
Ma Adiconsum è anche fermamente
convinta che il Governo debba attivarsi per
il taglio delle accise.
Per questo appoggia pienamente l’iniziativa lanciata dalla Federazione Autonoma
Italiana Benzinai (Confesercenti) e dalla
Federazione Gestori Impianti Carburanti
e Affini (Cisl) di un disegno di legge (vedi
sintesi nel riquadro a lato) di iniziativa
parlamentare che, se varata, porterebbe
alle famiglie un risparmio medio di 500
euro annui.
Il disegno di legge è stato fatto proprio
dai gruppi parlamentari del Partito democratico alla Camera e al Senato, e conta anche
sull’adesione di singoli parlamentari di Api,
Italia dei valori, Udc e Lega nord.
Il disegno di legge Faib-Cisl ha le caratteristiche di una proposta strutturale, in grado
di affrontare i nodi della rete carburanti in
Italia al di là delle contingenze e delle congiunture. Una vera riforma, infatti, non può e
non deve ridursi a meri aggiustamenti dettati
dall’esigenza di fronteggiare l’emergenza
apertasi con la crisi geo-politica del nord
Africa, senza tuttavia turbare eccessivamente i sonni dei “signori del petrolio”.
E l’iniziativa di Faib e Fegica tende appunto a riformare alla radice la struttura
della distribuzione dei carburanti, presentando per la prima volta una proposta di
riforma coerente con i bisogni e in grado
di riposizionare le capacità concorrenziali
dei soggetti della filiera.
La raccolta delle firme
Ora però il DDL ha bisogno del sostegno
popolare; per poterlo depositare in Parlamento, infatti, è necessario raccogliere
500.000 firme.
7. I gestori degli impianti di distribuzione
dei carburanti potranno rifornirsi liberamente
sul mercato, in deroga a quanto previsto dal
D.Lgs n. 32/1998 (Disciplina quadro), senza
dover soggiacere a vincoli unilaterali che ne
vincolino l’autonomo approvvigionamento. NB:
salvi restano tuttavia gli accordi commerciali
aventi ad oggetto la valorizzazione del marchio
utilizzato come elemento distintivo degli impianti, i cui proprietari potranno chiedere all’AEEG
la definizione di un corrispettivo periodico nel
solo caso in cui detti accordi non vengano siglati
(compensazione).
8. Per quanto riguarda i correttivi previsti
rispetto alle modalità di pubblicizzazione dei
prezzi dei carburanti per autotrazione, per la
trasparenza e l’agevole comprensione a tutela
dei consumatori, dovranno essere esposti ed
espressi in centesimi di euro (con un’unica cifra
dopo la virgola) i soli prezzi effettivamente
praticati presso il punto vendita.
9. Chiunque immetta al consumo carburanti per autotrazione dovrà praticare condizioni
eque e non discriminatorie per le forniture dei
prodotti stessi, assicurando in tal modo l’effettiva concorrenza in fase di distribuzione e la
tutela consumatori, nonché comunicare i propri
listini alla Commissione Tecnica di valutazione
delle dinamiche dei prezzi dei carburanti istituita
con DM 28 gennaio 2011.
10.Saranno salve le funzioni regionali in
materia, unitamente alle disposizioni già adottate dalle competenti amministrazioni, mentre
i Comuni stabiliranno in appositi bandi di gara i
criteri per l’assegnazione delle aree pubbliche
destinate all’installazione degli impianti.
Per questo la Faib e la Fegica hanno promosso una raccolta di firme a sostegno del
disegno di legge di iniziativa parlamentare
per la riorganizzazione del mercato petrolifero. Lo slogan è “Mettici la firma, libera la
benzina! Molti parlano. Pochi sanno quel che
dicono. Nessun fa quel che serve”.
La raccolta delle firme proseguirà fino
al 31 maggio; chi vuole aderire potrà farlo
in tutte le sedi della Cisl, della Confcommercio e, a partire dal prossimo aprile,
dell’Adiconsum.
Credito e finanza
Prestiti personali: attenzione agli addebiti
in caso di restituzione anticipata
Nessuna novità, purtroppo, sull’annoso problema del costo poco
trasparente dei prestiti personali e delle cessioni del quinto, della cattiva
applicazione delle norme e del mancato riconoscimento dei diritti del
consumatore in caso di restituzione anticipata. Nonostante la Comunicazione della Banca d’Italia del 10 novembre 2009, che evidenziava la
sistematica violazione dei doveri di correttezza e trasparenza da parte
del sistema distributivo del credito (segnatamente ove la catena sia lunga
e costellata di intermediari), numerose giungono ancora ad Adiconsum
le lamentele di consumatori che si sentono “depredati”.
Test noi consumatori
Un esempio? Cessione del quinto ad un Pensionato di reddito medio-basso, erogazione
di contanti per 17.000 Euro e restituzione prevista di oltre 28.000 Euro in 108 rate mensili
(9 anni). A fronte della restituzione anticipata dopo appena sette mesi, la somma trattenuta
superava i 7.000 euro: più di 1.000 Euro al mese, altro che tasso di usura!
Il conteggio del debito residuo, con incredibile candore, faceva riferimento allo scorporo
degli interessi non maturati (previa applicazione della penale, ovviamente), ma si dimenticava di considerare il costo dell’assicurazione decennale non goduta, le esose commissioni
della finanziaria e dell’intermediario (oltre 4.000 Euro, che non si è pensato neppure per un
momento a ristornare pro-quota, come invece esorterebbe a fare la Banca d’Italia).
Tutti dal giudice? Tutti dall’Arbitro Bancario e Finanziario? Meglio sarebbe incontrarsi
e parlare, trovare un punto di incontro tra remuneratività del servizio per gli operatori del
settore (a fronte però di una maggiore qualità della prestazione, si spera) e accettabile
grado di trasparenza ed equità verso il consumatore. Nel rispetto delle indicazioni della
Banca d’Italia e del lavoro di osservazione e documentazione puntuale che le associazioni
dei consumatori, Adiconsum in testa, conducono con rigore e costanza.
Telecomunicazioni
Illegittima la Tassa di Concessione
Governativa sui cellulari
La Tassa Di Concessione Governativa (TCG) sui cellulari – ad avviso di Adiconsum – è
illegittima, perché essendo stata abrogata la norma che prevedeva la licenza di esercizio
è venuta meno anche la tassazione del suo documento sostitutivo, e cioè l’abbonamento
all’utenza telefonica.
Di conseguenza i versamenti della Tassa di concessione governativa eseguiti in virtù
del contratto di abbonamento al servizio di telefonia mobile sono indebiti.
L’applicazione della TCG viola inoltre i principi contenuti nella Direttiva 2002/21/CE,
poiché determina un incremento dei costi da parte di chi sottoscrive contratti di abbonamento, impedendo la formazione di un mercato concorrenziale
Adiconsum è consapevole che non bastano le sentenze delle Commissioni Tributarie
Regionali e le richieste di rimborso dei cittadini per cancellare una tassa, essendo necessario uno specifico intervento del Governo che ne sancisca l’abolizione; tuttavia ha deciso
di mettere a disposizione dei consumatori un modulo per la richiesta di rimborso della
tassa di concessione governativa versata indebitamente negli ultimi 3 anni, consapevole
delle difficoltà di accoglimento della richiesta, ma altrettanto consapevole che sia ingiusto
rinunciare a priori alle legittime richieste di abolizione della TCG e ai relativi rimborsi.
Il modulo è disponibile presso ogni sede territoriale
dell’associazione, i cui indirizzi sono reperibili presso il
sito www.adiconsum.it
Il modulo deve essere inviato alla Direzione Provinciale
dell’Agenzia delle Entrate in cui si ha la residenza o il domicilio
fiscale. È infatti l’Agenzia delle Entrate che incassa la TCG. Il
modulo va inviato per conoscenza anche alla sede nazionale
dell’Adiconsum per poter realizzare tutte le iniziative possibili
per l’ottenimento dell’abrogazione della TCG.
Adiconsum precisa che l’invio della richiesta di rimborso
della TCG non esonera il consumatore dal continuare a
pagare la tassa sui propri abbonamenti di telefonia mobile
ancora attivi.
Test noi consumatori
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