NOTIZIARIO DI INFORMAZIONE E DI AGGIORNAMENTO DEL COLLEGIO INTERPROVINCIALE IPASVI DI NOVARA E VERBANIA
Editoriale
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Infermieri, riforma universitaria e MED 45
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Dialogare...con i servizi infermieristici
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Resoconto di due anni di attività
presso gli ambulatori infermieristici territoriali dell’ASL VCO
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Abstract di tesi del corso di laurea in infermieristica
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Attività di deplasmazione del sangue svolta dall’infermiere
nell’ambito del servizio di medicina trasfusionale
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Notizie... dal Sole 24 ore Sanità
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Abbiamo letto per voi...
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Buona lettura...
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Il Collegio informa
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Segreteria
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Trimestrale di informazione settoriale - AUT. TRIBUNALE DI NOVARA N. 6 del 11/02/1999 - Direttore Responsabile ARRENI Antonella - Coordinamento di Redazione: Consiglio Direttivo del Collegio Interprovinciale IPASVI di Novara e Verbania - Redazione:
Via Biandrate 20/b, 28100 NOVARA. Tel 0321.30237 - Fax 0321.393276 - e-mail: [email protected] - progetto grafico: Italgrafica NOVARA - Stampa: Italgrafica NOVARA - Spedizione in abbonamento postale 70% - DCO/DC Novara - Tax perque
ANNO XI - N. 3 - SETTEMBRE 2009
Quando l’attenzione
non è mai troppa …
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Dicono gli esperti metereologi che sarà un autunno caldo, sono convinta che
lo sarà anche per le importanti tematiche, ancora aperte, che riguardano la
professione infermieristica.
In particolare mi riferisco ad argomenti come
a) il riconoscimento, anche formale, dell’Ordine degli Infermieri
così come definito dalla legge n. 43/2006 in modo da determinare un
ammodernamento degli ordini professionali a vantaggio dei cittadini e dei
professionisti;
b) la regolamentazione della libera professione infermieristica
intramuraria, già prevista ma successivamente cassata dalla Conferenza Stato
Regioni;
c) la valorizzazione della figura dell’infermiere sul territorio e, in particolare, al
suo inserimento nella rete delle farmacie per un arricchimento dell’offerta
sanitaria infermieristica in favore della cittadinanza (legge n. 69/2009); è
interessante vedere come, da un lato ci offrono la mano e, dall’altro, ci tolgono
l’autonomia della formazione infermieristica (n.d.r.)
d) l’ipotesi di revisione dei settori scientifici disciplinari dove è prevista
la riduzione/soppressione del MED 45, argomento “bollente” e sul quale
in assemblea nazionale, il Comitato Centrale ed i presidenti di Collegio, si
sono espressi all’unanimità contro l’orientamento del Consiglio Universitario
Nazionale di sopprimere o accorpare a Settori Scientifico-disciplinari medici,
l’unico settore dell’area infermieristica; se l’ipotesi proposta dal CUN dovesse
concretizzarsi, gli infermieri perderebbero l’autonomia dei loro saperi,
l’intellettualità della professione, oltre a quello che abbiamo costruito in questi
ultimi 15 anni;
e) infine, si continuerà a presidiare i lavori parlamentari del Decreto 78/2009
convertito in legge 102/2009 ... (che equiparava le Crocerossine - ovvero
OSSS - agli Infermieri) dove, l’articolo 24 comma 68, letteralmente dispone:
“Il personale in possesso del diploma di infermiera volontaria della Croce
Rossa Italiana, equivalente all’attestato di qualifica di operatore socio-sanitario
specializzato, esclusivamente nell’ambito dei servizi resi, nell’assolvimento dei
compiti propri, per le Forze armate e la Croce Rossa Italiana, è abilitato a
prestare servizio di emergenza e assistenza sanitaria con le funzioni
e le attività proprie della professione infermieristica”. La presidente
Silvestro ha provveduto a richiedere la modifica dell’articolo e, da informazioni
assunte, risulterebbe che nell’iter parlamentare volto alla conversione in legge
di detto decreto tale articolo sia stato stralciato.
Capiremo presto l’esito di queste vicende che potrebbero non escludere la
necessità di mettere in atto iniziative comuni ai 370mila infermieri italiani
per garantire alla collettività che il Sistema Sanitario Italiano possa contare,
anche in futuro, su professionisti di qualità e, agli infermieri che venga loro
riconosciuta la professionalità che esprimono.
L’autunno sarà caldo!
La Presidente
Antonella Arreni
Antonella Arreni - Presidente Collegio IPASVI Novara e VCO
INFERMIERI, RIFORMA UNIVERSITARIA
E MED 45
La professione infermieristica, a partire dagli anni Novanta, ha visto l’evolversi dei propri percorsi accademici e professionali attraverso un profondo cambiamento, che è andato di pari passo con l’evoluzione
legislativa che attualmente regolamenta l’esercizio professionale infermieristico.
Considerevoli sono stati i successi raggiunti, attraverso un percorso dalle tappe non sempre facili, ma ricco di
opportunità e occasioni di sviluppo e crescita professionale tanto che ad oggi, in Italia, i professori ed i ricercatori
appartenenti al Settore Scientifico Disciplinare (SSD) infermieristico, sono 34 tra cui 1 professore ordinario, 16
professori associati e 17 ricercatori.
I dati riportati sembrano cosa di poco conto se paragonati alle presenze di altri professionisti dell’ambito disciplinare
medico ad esempio, ma se pensiamo che i primi concorsi universitari per infermieri hanno avuto inizio alla fine
degli anni Novanta, questo ci appare un risultato non trascurabile per una professione così “giovane” dal punto
di vista accademico.
Ma andiamo con ordine, cos’è il MED/45 di cui tanto si parla negli ultimi mesi?
Il MED/45 non è altro che il Settore Scientifico Disciplinare (SSD) che fa capo ad una disciplina di insegnamento
in ambito universitario, nel nostro caso l’infermieristica, attraverso classificazioni che descrivono le conoscenze, le
competenze e gli ambiti di ricerca. Il SSD MED 45 è riconosciuto dal 1994.
Attualmente le diverse conoscenze e competenze sono raggruppate in aree e quella della scienze mediche
comprende 50 SSD tra cui troviamo il MED/45, “Scienze Infermieristiche generali, cliniche e pediatriche” quindi il
MED/45 è il SSD della nostra professione.
] Le tappe del percorso formativo infermieristico in Italia dagli anni Novanta ad oggi
] Legge 19 novembre 1990, n. 341, sulla riforma degli ordinamenti didattici universitari, istituisce, tra l’ altro, il “diploma
universitario di primo livello in Scienze Infermieristiche”, con la finalità di fornire agli studenti adeguata conoscenza di
metodi e contenuti culturali e scientifici orientata al conseguimento del livello formativo richiesto da specifiche aree
professionali.
] Dlgs 502 del 1992 e successive modificazioni sancisce - dopo un breve periodo di transizione (“doppio binario”) - il
definitivo passaggio alla formazione universitaria. Il Dlgs 502/92 prevede, di conseguenza, come requisito obbligatorio
per l’ammissione il possesso del diploma di scuola secondaria superiore di secondo grado.
] Tra il 1994 e il 1998 le Regioni stipulano i protocolli d’intesa con le Università, che diventano così l’unico canale di
accesso alla professione infermieristica.
] DM del 24 luglio 1996 disegna il nuovo ordinamento didattico universitario e rivede ancora una volta la denominazione
del titolo, che diventa “diploma universitario per infermiere”.
] Un ulteriore intervento legislativo, il DM 509/99, ridefinisce gli assetti del sistema universitario nel quale ormai si colloca
a pieno titolo la formazione infermieristica.
] Ed è proprio dagli anni Novanta che si vedono i primi importanti cambiamenti supportati anche nelle normative che
regolamentano l’esercizio professionale attraverso il profilo dell’Infermiere (DM 739/94) e dell’infermiere pediatrico
(DM70/97), oltre alla legge sull’abrogazione del mansionario (L.42/99), la legge 251/2000 sulla dirigenza infermieristica.
] Un primo concreto passo verso l’attivazione della laurea specialistica arriva con il decreto Murst del 2 aprile 2001, che
definisce le competenze dei laureati specialisti, che devono possedere “una formazione professionale avanzata per
intervenire con elevate competenze nei processi assistenziali, gestionali, formativi e di ricerca in risposta ai problemi
prioritari di salute della popolazione e ai problemi di qualità dei servizi”.
] L’accesso alla Laurea Specialistica è consentito anche a coloro che sono in possesso del titolo abilitante all’esercizio
professionale rilasciato in base al vecchio ordinamento, nonché della maturità quinquennale (legge 1/2002). ] Nel dicembre 2003, dopo l’approvazione da parte della Conferenza Stato-Regioni dell’Accordo tra il ministero della
Salute, le Regioni e le Province autonome sulla determinazione del fabbisogno delle professioni sanitarie, anche il Miur
si pronuncia positivamente sull’attivazione delle Lauree specialistiche e ratifica la decisione. Il Consiglio universitario
nazionale (Cun) costituisce quindi uno schema di ordinamento didattico per le singole classi specialistiche al fine di
assicurare la formazione di figure professionali uniformi sul territorio nazionale.
] Successivamente con decreto del 9 luglio 2004 il Miur fissa le modalità e i contenuti delle prove di ammissione alla laurea
specialistica delle professioni sanitarie e con i decreti del 27 luglio 2004 e del 1° ottobre 2004 definisce i posti per le
relative immatricolazioni.
] Il contestuale Dm 270/04 riforma gli ordinamenti didattici universitari senza intervenire sui percorsi formativi delle classi
che attengono alle professioni sanitarie ma ne modifica solo la denominazione da corso di laurea specialistica in “corso
di laurea magistrale”.
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Il Settore Scientifico Disciplinare MED/45, definisce gli aspetti dell’attività scientifica e didattico-formativa, nonché
dell’attività assistenziale a essa congrua, nel campo dell’infermieristica generale, pediatrica e neonatale; sono
ambiti di competenza del settore la metodologia della ricerca in campo infermieristico, la teoria dell’assistenza
infermieristica, l’infermieristica clinica, preventiva e di comunità, l’infermieristica dell’area critica e dell’emergenza
oltre alla metodologia e organizzazione delle professioni.
Come si diventa professore o ricercatore MED/45?
Attraverso la partecipazione ad un concorso e relativa vincita, si diventa docente universitario a tutto tondo,
riconosciuti esperti in un settore specifico (nel nostro caso quello del MED/45) in cui si eserciterà l’attività di
docenza e di ricerca.
Infermieri esperti del settore disciplinare per praticare l’insegnamento ai colleghi o futuri colleghi attraverso la
formazione di base o post base (Master di 1° o 2° livello- Dottorato di ricerca)
Qual è la proposta del Consiglio universitario nazionale (CUN) relativamente alla revisione dei settori
scientifici disciplinari?
Negli ultimi mesi si è molto parlato del Decreto Legislativo 180 “Disposizioni urgenti per il diritto allo studio, la
valorizzazione del merito e la qualità del sistema universitario e della ricerca”, riguardo la riforma del sistema
universitario del nostro Paese.
Condivisibile in quanto doverosa è la proposta di una razionalizzazione dei SSD attraverso una riduzione dei
Corsi di Laurea con bassissimo numero di discenti e improbabili sbocchi professionali ma, la proposta di andare ad
accorpare o peggio abolire il MED/45, come proposto nel documento dal Consiglio Universitario Nazionale, risulta
limitante, inadeguata ed inammissibile per una professione come quella infermieristica che negli ultimi anni ha
visto crescere e consolidare il proprio corpus di conoscenze.
Cosa accadrebbe se venisse accolta la proposta del CUN?
Il MED 45 Scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche, è l’unico settore che rappresenta la disciplina
infermieristica in ambito accademico. La proposta del CUN vede la chiusura dei settori con meno di 40-50
professori (ricordo che i professori MED 45 attualmente sono 34).
La sua scomparsa o l’accorpamento del SSD MED/45, così come proposto dal Consiglio Universitario Nazionale
(CUN), andrebbe ad interrompere il processo evolutivo e di identificazione sociale della professione infermieristica,
il riconoscimento della specifica autonomia e responsabilità conquistata negli anni ed inoltre, la formazione degli
infermieri senza gli infermieri professori, andrebbe ad impoverire l’intero corpo professionale riportandoci indietro
nel tempo alla funzione di mero esecutore di compiti, da altri definiti.
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Documento di lavoro del Consiglio Universitario Nazionale sulla revisione dei settori scientifico
disciplinari (8 aprile 2009)
Elemento fondante del rapporto tra ogni comunità accademica e il Paese cui essa appartiene è la codifica del
sapere. Questa non può essere considerata perenne, ma deriva da una periodica revisione che, nel momento
in cui ridefinisce gli ambiti di competenza delle discipline, produce un’importante operazione culturale le cui
ricadute sono immediate, ma anche di medio e lungo periodo. Tale esigenza si scontra con una realtà talvolta
tesa a cristallizzare il continuo divenire della scienza e della conoscenza e rischia di sacrificare, anche se in modo
temporaneo e contingente, realtà culturali importanti e di assoluto rilievo. Una revisione della classificazione è,
in ogni caso, un’operazione necessaria all’interno di un processo di mediazione tra il pragmatismo delle regole
di una organizzazione universitaria, le istanze culturali del mondo accademico e quelle più generali del Paese.
Fin dal suo insediamento il C.U.N. ha posto all’ordine del giorno la revisione dei Settori Scientifico Disciplinari
(S.S.D.) ed ha presentato, nel giugno 2008, un proprio modello di possibile riassetto di questi al Convegno
sull’Università, promosso dallo stesso Consiglio.
Il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca ha chiesto formalmente al C.U.N., con nota del 5 settembre
2008,di elaborare una proposta di riduzione dei Settori Scientifico Disciplinari, riconoscendo allo stesso
Consiglio, con tale richiesta, il valore di organismo di rappresentanza elettiva della comunità universitaria e la
specifica competenza tecnica dei suoi componenti ad operare in questo delicato settore.
La precedente revisione e riduzione dei settori scientifico-disciplinari venne elaborata dal Consiglio Universitario
Nazionale tra il 1999 e il 2000, a seguito dell’applicazione della nuova normativa ordinamentale, avviata dai
Decreti d’area e poi messa in atto dal DM 509/1999, e dalla revisione delle norme concorsuali conseguente
all’applicazione della legge 210/1998 e ha costituito la premessa per la successiva revisione degli ordinamenti,
derivante dal DM 270/2004 (e relativi Decreti applicativi), e le disposizioni in materia di reclutamento e
progressione di carriera.
Il Consiglio Universitario Nazionale nel 2007, su richiesta dell’allora Ministro, elaborò un elenco di aggregazioni
di Settori Scientifico Disciplinari (così detti Macrosettori) al solo scopo di consentire la ridiscussione della
normativa per il reclutamento dei Ricercatori Universitari. Nel proprio “Parere generale” n. 3 del 7 giugno
2007 il C.U.N. affermò che tale aggregazione fosse del tutto straordinaria ed elaborata, in via sperimentale,
limitatamente alle esigenze della specifica normativa (che peraltro non ebbe seguito), rilevando che tale
intervento non dovesse configurarsi quale riordino dell’impianto scientifico-disciplinare.
Quella fase, convulsa e di fatto priva di effetti, ebbe comunque il merito di aprire una discussione sulla
classificazione del sapere, sul suo ruolo nella classificazione della scienza e sulle modalità con cui affrontarne
una revisione condivisa nell’ambito del Consiglio Universitario Nazionale, fra lo stesso e la comunità scientifica
ed anche all’interno delle varie aree che la compongono.
Alla luce della legislazione vigente si possono identificare quattro momenti principali per i quali una definizione
dei Settori Scientifico Disciplinari risulta pressoché indispensabile:
• attribuzione di CFU negli ordinamenti didattici, come ridefiniti dal DM 270/2004 e dai successivi decreti sulle
classi, che nella definizione degli ambiti disciplinari fanno riferimento esplicito ai Settori Scientifico Disciplinari;
• valutazione dei requisiti necessari di docenza, anch’essi per alcuni aspetti riferiti direttamente ai Settori
Scientifico Disciplinari;
• formulazione dei bandi di concorso e composizione delle commissioni di valutazione comparativa per
professori ordinari, professori associati e ricercatori universitari;
• valutazione della ricerca scientifica;
All’interno della comunità accademica si è ormai diffuso e consolidato un consenso sul fatto che il principale
riferimento nella definizione dei Settori Scientifico Disciplinari non debba più essere, come è stato talvolta in
passato, l’attribuzione dei compiti didattici, ma che sia invece centrale l’individuazione di criteri di omogeneità
scientifica (a livello sia degli oggetti della ricerca che delle metodologie impiegate nella ricerca stessa). Infatti
la sempre maggiore centralità della valutazione - e la richiesta che questa avvenga per confronto tra realtà
omogenee
- impone una più chiara e netta individuazione delle specificità scientifiche dei singoli. Al contempo
l’attribuzione dei compiti didattici può avvenire in forma largamente intersettoriale, quando si tratti di corsi
di base e/o istituzionali, mentre rimane legata in modo stretto a specifici momenti di ricerca nel caso di corsi
avanzati. Appare opportuno, quindi, creare un modello più flessibile, consono ai tempi, paragonabile per
logica, numerosità e qualità all’organizzazione dei sistemi universitari internazionali di valutazione della ricerca,
in particolare europei, che possono costituire, pur avendo finalità differenti, un valido termine per un confronto
internazionale.
Ciò premesso il Consiglio Universitario Nazionale intende dare una risposta a queste esigenze della
Comunità accademica proponendo il modello di seguito riportato.
L’idea del modello, già delineato nel succitato convegno del giugno 2008, consiste nell’identificare ogni
docente mediante una serie (gerarchica) di parole-chiave con una parte fissa e una variabile.
La parte fissa dovrebbe essere costituita da 5 parole-chiave (Macro-aree, Aree, Ambiti Scientifico Disciplinari,
Settori Scientifici Disciplinari, Descrittori Scientifico Disciplinari), assegnate dal MIUR e modificabili soltanto
dal C.U.N., mentre quella variabile (fino a tre parole, Indicatori di Attività Scientifica) sarebbe definita dal
docente sulla base della propria specifica competenza scientifica. L’introduzione di elementi di trasversalità ed
interdisciplinarietà, proposta attraverso una minor rigidità del sistema classificatorio, ha per obiettivo quello di
offrire l’opportunità di aggregazione di discipline- sufficientemente omogenee per tematiche e metodi al fine
di consentire una più puntuale caratterizzazione delle specificità all’interno di settori talvolta troppo ampi.
Tale modello intende, inoltre, produrre positive ricadute sia nel contesto didattico che in quello della valutazione
dei risultati scientifici, mediante l’individuazione di livelli intermedi, ma anche di articolazioni disciplinari più
dettagliate di quelle attuali.
Infine, le parole chiave dovranno essere in italiano ed in inglese al fine di dare anche in questo un impulso al
processo di internazionalizzazione.
Le parole chiave dovrebbero riferirsi rispettivamente a:
1) MACRO-AREE
Corrispondono a grandi aggregazioni con linguaggi basilari di valutazione scientifica e di gestione didattica
condivisi. Possono aggregare i Settori Scientifico Disciplinari anche in maniera trasversale rispetto alle Aree di
cui al punto successivo ed essere di modello per le aggregazioni dipartimentali negli atenei, come anche per
incentivare le collaborazioni interdisciplinari.
2) Aree.
Corrispondono le attuali aree C.U.N., previste dalla vigente legislazione.
3) Ambiti scientifico disciplinari.
Costituiscono un nuovo livello intermedio tra le Aree e gli S.S.D. e rappresentano una rielaborazione della
pregressa esperienza dei macrosettori. Possono comprendere più S.S.D, ma anche fondarsi su uno solo in
caso di Settori di grande numerosità di docenti. Gli Ambiti scientifico disciplinari costituiscono un modello
di aggregazione che potrebbe essere rilevante per la classificazione di insegnamenti e per taluni aspetti di
valutazione scientifica. In futuro l’appartenenza a questo livello potrà costituire elemento distintivo in quanto
offre una risposta alle domande di maggiore ampiezza del bacino della valutazione
4) Settori scientifici disciplinari (S.S.D.)
Si ottengono dalla riduzione, per accorpamento o riarticolazione, di quelli odierni. Ogni Settore sarà formato
da un numero congruo di docenti – professori ordinari, professori associati e ricercatori universitari – anche
tenendo conto delle eventuali normative future, in ragione delle rispettive specificità di ricerca e didattica.
Prevedranno, come oggi, una declaratoria che ne identifica i contenuti scientifico disciplinari e, ove opportuno
assistenziali, derivante dalla revisione ed aggiornamento di quelle attuali. La loro denominazione può essere
differente da quella odierna e le relative declaratorie saranno congrue, quando derivanti dall’accorpamento di
più Settori, alle caratteristiche di quelli accorpati. Il C.U.N. ritiene che ad oggi occorra far riferimento a questo
livello per la formulazione dei bandi di concorso per il reclutamento, l’inquadramento dei docenti e l’attribuzione
5
dei compiti didattici. Analogamente il riferimento culturale a tale livello costituisce elemento obbligatorio per la
partecipazione alle procedure valutative, in quanto garanzia di congruità tra esigenze didattiche e della ricerca
proprie degli Atenei e conoscenze specifiche dei concorrenti.
Il Consiglio Universitario Nazionale ritiene che tra gli appartenenti ai nuovi S.S.D. debbano essere individuati
i membri delle commissioni giudicatrici nelle procedure di valutazione nei nuovi meccanismi abilitativi o
concorsuali per il reclutamento e la progressione di carriera.
5) Descrittori scientifico-disciplinari
La riduzione degli S.S.D. può comportare la perdita di alcune specificità essenziali per l’attività didattica
e scientifica e per la identificazione del profilo dello studioso necessario allo sviluppo di una determinata
attività formativa e scientifica. Come già rilevato, le declaratorie degli S.S.D. dovranno ricomprendere, quando
derivanti dall’accorpamento di più Settori, le caratteristiche di quelli accorpati; ciò potrebbe configurarsi
insufficiente ad identificare tutte le specificità necessarie, specie per i profili di chiamata in ruolo ed anche per
la valutazione dei candidati al reclutamento ed alla progressione di carriera. I S.S.D., di cui al punto precedente,
potranno quindi essere associati ad uno o più Descrittori scientifico-disciplinari che non saranno necessari
nell’eventualità di S.S.D. rimasti immutati. I descrittori potranno essere invece uno o più, in caso di Settori
derivanti da accorpamenti o riarticolazioni dei precedenti.
I Descrittori potranno, in funzione della normativa di reclutamento e progressione di carriera, rendere necessaria
l’identificazione di una parte dei valutatori con specifiche competenze identificate dal Descrittore stesso.
Questo potrebbe essere utile nell’abilitazione nazionale, ma dovrebbe essere indispensabile nella procedura
di chiamata presso gli Atenei e i Dipartimenti al fine di garantire le esigenze didattiche, scientifiche e culturali
richieste.
Le parole-chiave successive e variabili (fino ad un massimo di tre) dovrebbero riferirsi a:
Ulteriori Indicatori di interesse scientifico.
Le parole-chiave relative agli Indicatori di interesse scientifico deriverebbero da una lista predisposta dal C.U.N.
in base agli ambiti di interesse scientifico già presenti nelle declaratorie degli S.S.D., integrate da parole chiave
reperibili in liste internazionali. Le parole chiave prescelte dovranno essere coerenti con il curriculum scientifico
del docente che le propone e confermate dal C.U.N. con una verifica incrociata fra le parole stesse ed elementi
curriculari indicati dal docente, il quale potrebbe richiedere modifiche periodiche, attuabili a scadenze fisse.
Tali parole chiave possono essere utilizzate nella gestione dei progetti di ricerca nazionali e internazionali e
per i relativi referaggi. In conclusione, la flessibilità di questo sistema ne consentirebbe un utilizzo anche per
il reclutamento dei Ricercatori in quanto le stesse parole chiave potrebbero, per i colleghi pre-ruolo, essere
legate al tipo di dottorato conseguito e/o all’attività scientifica svolta. L’intera lista permetterebbe una migliore
gestione anche di ulteriori momenti accademici rilevanti che richiedano una caratterizzazione dei docenti
condivisa fra comunità e docente stesso, quali i passaggi di settore scientifico disciplinare o di Area.
Il sistema consentirebbe l’incrocio fra gli odierni Aree e S.S.D., rendendo evidenti gli ambiti scientifici condivisi
attraverso la messa in comune di una o più parole chiave.
La revisione da parte del C.U.N. di tutto il sistema dovrebbe avvenire a scadenze fisse e periodiche (ad esempio
ogni due-tre anni, tra maggio e luglio) al fine di consentire eventuali modifiche di afferenza ai Settori prima
dell’inizio dell’anno accademico successivo.
DOCUMENTO CUN GENNAIO 2008
INDICATORI DI ATTIVITÀ SCIENTIFICA E DI RICERCA
Per i Ricercatori:
• Autore/Co-Autore di almeno 5-10 lavori originali pubblicati su riviste ISI (o comunque su riviste con referee)
• Primo nome in almeno 1-2 di questi lavori
• Tali lavori devono essere pubblicati negli ultimi 5 anni
Per i professori Associati:
• Autore/Co-Autore di almeno 10-30 lavori originali pubblicati su riviste ISI (o comunque su riviste con referee)
• Primo nome in almeno la metà di questi lavori
• Tali lavori devono essere pubblicati negli ultimi 8 anni
Per i Professori Ordinari:
• Autore/Co-Autore di almeno 20-50 lavori originali pubblicati su riviste ISI (o comunque su riviste con referee)
• Primo nome in almeno la metà di questi lavori
• Tali lavori devono essere pubblicati negli ultimi 10 anni
Per tutti i livelli concorsuali:
la qualità dei lavori presentati deve essere valutata mediante indicatori bibliometrici internazionalmente riconosciuti
riferiti al settore di concorso.
In linea di massima l’IF complessivo dei valori presentati dovrà essere almeno superiore alla mediana del settore
(e/o degli ambiti culturali ad esso correlato e del profilo concorsuale) moltiplicata per il numero di lavori presentati.
Ove non sia possibile identificare il settore di riferimento su cui definire l’IF mediano o la produzione scientifica, il
candidato faccia riferimento a più settori con differente IF, la commissione di concorso valuterà il singolo caso, ed
ove necessario la comparazione con gli altri candidati, pur sempre con i suddetti indicatori bibliometrici di qualità.
6
Consultazioni:
1.
“Lo sviluppo del settore scientifico disciplinare delle scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche” Relazione Paolo C. Motta, Brescia
2009
2.
www.ipasvi.it
3.
www.cnai.info
COLLEGIO IPASVI DI NOVARA E VERBANIA
C O N V E G N O
Il nuovo codice deontologico
dell’infermiere:
guida per una pratica clinica
competente ed etica
PROGRAMMA
08.45 09.00 Registrazione Partecipanti
09.00 09.30 Introduzione alla giornata e definizione degli obiettivi
A. Arreni, Presidente Collegio IPASVI Novara-VCO
09.30 11.30 Analisi del percorso storico dei Codici Deontologici per gli infermieri in Italia
e confronto con le esperienze di altri Paesi: evoluzione della riflessione etica
del dibattito sui valori della professione infermieristica
Dott.ssa A. Masucci
11.30 13.00 Considerazioni sul nuovo Codice Deontologico,
implicazioni etiche nella pratica infermieristica
Dott.ssa A. Masucci
13.00 14.00 Pausa Pranzo
14.00 16.30 Lettura e declinazione del Codice Deontologico nell’operatività quotidiana:
presentazione di casi ed elaborazione in plenaria
Dott.ssa A. Masucci
16.30 17.00 Test di apprendimento
Obiettivi formativi Favorire la diffusione del nuovo Codice Deontologico promuovendo
comportamenti etico-deontologici nell’operatività quotidiana
Interpretare ed analizzare, anche ai fini giuridici, i principali articoli
del nuovo Codice Deontologico rapportandoli a situazioni assistenziali ricorrenti
Posti disponibili n. 40 per ogni edizione (fino ad esaurimento posti)
Partecipazione gratuita per gli iscritti al Collegio IPASVI di Novara-VCO
Date degli eventi: Sabato 19 settembre 2009
Verbania P.zza Aldo Moro n.5 presso la sede del Collegio IPASVI
Sabato 24 ottobre 2009
Invorio Viale Europa n 21 presso Hotel Sciarane
Sabato 3 ottobre 2009
Verbania P.zza Aldo Moro n.5 presso la sede del Collegio IPASVI
Sabato 7 novembre 2009
Novara Corso Cavallotti n 38/A presso Hotel Europa
ITALGRAFICA - Novara
Per iscrizioni contattare la segreteria del Collegio (sede di Novara) 0321.30237
ULTERIORI
EVENTI
FORMATIVI
EVENTO
FORMATIVO
LA DOCUMENTAZIONE INFERMIERISTICA
31 ottobre 2009 presso l’Hotel Europa Novara (Corso Cavallotti)
28 novembre 2009 presso la sede di Verbania (Piazza A. Moro)
Programma in fase di accreditamento ECM
Iscrizione gratuita per gli iscritti Collegio IPASVI Novara-VCO:
telefonare allo 0321/30237 in orario di apertura al pubblico.
Iscrizione euro 50.00 per iscritti altri Collegi IPASVI - Posti disponibili 50 per edizione
Per INFO programma: visita il Sito www.ipasvinovara.it
Le iscrizioni terminano una settimana prima dell’inizio di ogni evento
7
Dott. Gabriele Fasolini - Vice Presidente Collegio IPASVI Novara e VCO
DIALOGARE...
CON I SERVIZI INFERMIERISTICI
Presentazione del servizio infermieristico
dell’Ospedale Regionale di Lugano - Civico e Italiano
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L’intervista di questo numero è rivolta al Responsabile del Servizio Infermieristico Signor Davide Ponti,
dell’Ospedale Regionale di Lugano.
BREVE PRESENTAZIONE:
Provenendo dall’ambiente bancario (scuola di
commercio),il Signor Davide Ponti ha iniziato con l’intraprendere la professione di assistente geriatrico in alcune case per anziani ticinesi (formazione di 2 anni che
ora non esiste più). E’ giunto all’ORL come Assistente
geriatrico fino a quando, nel 1990, ha completato la
formazione di infermiere in cure generali . Nello stesso
anno ha iniziato a lavorare in un reparto di chirurgia
generale all’Ospedale regionale di Lugano. Nel ‘92 ha
svolto la formazione di gestione di I livello e per 5 anni
ha gestito il suddetto reparto di chirurgia. Nel 1997
ha assunto il ruolo di caposettore infermieristico per il
settore di medicina ORL (5 reparti) e contemporaneamente ha svolto la formazione di II livello di gestione
di servizio. Dal 2003 ha assunto la funzione di responsabile del servizio infermieristico, sempre all’ORL. Ha
terminato proprio nel 2009 il Master in Human Capital
Management, presso la scuola universitaria professionale delle Svizzera Italiana (SUPSI).
BREVE PRESENTAZIONE
DELL’OSPEDALE REGIONALE DI LUGANO
L’Ospedale Regionale di Lugano è un ospedale pubblico polispecialistico situato nella regione meridionale
della Svizzera italiana. All’interno dell’Ospedale Regionale di Lugano esiste un orientamento di specializzazione diverso e complementare: il Civico, maggiormente attrezzato per rispondere efficacemente alle
patologie più gravi ed urgenti, e l’Italiano, orientato
verso una chirurgia e una medicina di corta degenza e
ambulatoriale. L’ospedale ha il compito di assicurare al
distretto di Lugano (bacino d’utenza di circa 100.000
abitanti) l’assistenza ospedaliera di base e una serie di
servizi specialistici di dimensione regionale e cantonale. I servizi sanitari offerti sono complementari a quelli
prestati dagli altri istituti che compongono l’ospedale
multisito EOC, garantendo così uno dei tratti distintivi
dell’Ente Ospedaliero Cantonale: un approccio multidisciplinare e una presa a carico del paziente globale.
L’Ospedale Regionale di Lugano è quindi, come tutte
le altre strutture sanitarie che compongono l’ospedale
multisito EOC, un punto di accesso non solo al singolo
istituto, bensì all’intera struttura ospedaliera dell’EOC
e alle specializzazioni offerte. La forza dell’ospedale
multisito EOC risiede nell’approccio che coinvolge le
diverse professionalità (medici, infermieri, tecnici, terapisti, ecc.) e le diverse discipline nella cura del paziente.
La presa a carico di ciascun paziente risulta in questo
modo completa, grazie alle conoscenze di professionisti attivi in tutte le aree di specializzazione e alla capacità di interscambio di tali conoscenze (all’interno di
uno stesso istituto e tra gli istituti). L’ospedale multisito
EOC inoltre promuove la realizzazione di strutture dipartimentali interospedaliere a beneficio del paziente
che riceve tutte le cure necessarie con elevata competenza.
A LIVELLO NAZIONALE COME È
ORGANIZZATO IL GRUPPO INFERMIERISTICO
Non esiste una federazione nazionale, supportata da
apposita normativa,che raggruppa i collegi provinciali
e regionali. In Svizzera ci sono associazioni infermieristiche cantonali che si uniscono in un’unica associazione Nazionale .Il coordinamento Nazionale è composto
da rappresentanti infermieri provenienti dai tre gruppi
linguistici presenti in tutta la Nazione.
COME SI ARTICOLA
IL SERVIZIO INFERMIERISTICO ALL’EOC
L’EOC ha una Direzione Generale dove l’area infermieristica è rappresentata da una Responsabile infermieristica generale. Il responsabile Infermieristico dell’Ospedale di Lugano, signor Davide Ponti dipende funzionalmente dalla stessa responsabile, ma gerarchicamente
dipende dalla direzione amministrativa locale (che non
è una figura sanitaria). L’organo che governa l’ospedale è il Consiglio di Direzione dove il presidente è il
Direttore Amministrativo locale e gli altri componenti sono: il Direttore Sanitario, i Capi dei Dipartimenti
Medici- chirurgici- dei servizi, la responsabile delle Gestione ORL e il responsabile RU e il Responsabile Infermieristico dell’Ospedale. Tutte queste figure hanno
una Dipendenza funzionale con la Direzione Generale.
A Lugano i Dipartimenti sono in formazione, non ci
sono dei veri Dipartimenti strutturati organizzativamente, ma solo funzionalmente. A livello infermieristico, il Servizio Infermieristico è strutturato in settori
che nell’Ospedale di Lugano sono cinque. La struttura
del Settore non è sempre corrispondente a quella del
Dipartimento medico – chirurgico – servizi. A capo di
ogni settore vi è un Responsabile infermieristico che
ha seguito una formazione specifica di tipo manageriale che in Svizzera è divisa in due anni di formazione
( 1° e 2° livello). Ogni responsabile di settore gestisce
quattro o cinque coordinatori di reparto e il personale
da loro coordinato per un totale di 100-120 persone.
La figura del capo settore c’è da vent’anni. E’ un modello che funziona perché il capo settore permette ai
coordinatori di lavorare in equipe e di portare avanti le
problematiche infermieristiche e di singola gestione in
gruppo. Il gruppo permette di raggiungere dei buoni
risultati di tipo infermieristico. I coordinatori si trovano
tutti i mesi e sotto la direzione del Capo Settore sviluppano e risolvono le tematiche e le problematiche infermieristiche. Questo tipo di organizzazione permette di
ottenere un gruppo infermieristico unito che ha uniformato le procedure in tutti i Reparti. I Responsabili infermieristici di settore sono convocati settimanalmente
dal Responsabile del Servizio Infermieristico per sviluppare tematiche comuni. Secondo il signor Davide Ponti
la formazione e condivisione tra pari è la migliore.
A livello centrale e locale come sono definiti
la visione, la missione e i valori del Servizio
Infermieristico?
VISIONE:
Il paziente nell’ospedale multisito EOC riceve cure infermieristiche focalizzate sulla relazione empatica tra
il paziente e l’infermiera. Questa relazione dovrebbe
garantire una migliore conoscenza del paziente e, di
conseguenza, un incremento della sicurezza nelle cure.
La cura del paziente sarà assicurata, dall’ammissione
alla dimissione, dall’infermiera di riferimento assegnata. Le cure erogate deriveranno da obiettivi stabiliti
con il paziente e rifletteranno la capacità dell’infermiera di decidere in modo autonomo e responsabile.
Le infermiere dell’EOC sono partner professionali nei
team interdisciplinari e partecipano al cambiamento
organizzativo e allo sviluppo dell’expertise delle cure.
L’organizzazione infermieristica sostiene un’infrastruttura che favorisce l’autonomia e l’assunzione della
responsabilità individuale, la continuità delle cure, valorizzando la collaborazione e la comunicazione interdisciplinare.
MISSIONE
Ci impegniamo a porre il paziente al centro delle cure.
Garantiamo il diritto di ogni paziente a cure infermieristiche conformi allo stato della scienza, nel rispetto
dei suoi bisogni, dei suoi valori etici,della dignità personale, del principio all’informazione ed al consenso .
Assicuriamo, su suo benestare, il coinvolgimento delle
persone per lui significative. Sosteniamo l’approccio
multidisciplinare nelle decisioni etiche ed organizzative
e lo sviluppo dell’Ospedale multi sito. Vogliamo porci
all’avanguardia nel campo delle cure infermieristiche,
delle nuove tecniche e della modalità di organizzazione e gestione . ricerchiamo e vogliamo utilizzare
strumenti e metodologie validi e affidabili, alfine di
misurare la qualità e l’efficacia delle nostre prestazioni
e dei carichi di lavoro ad essi correlati. Sviluppiamo e
favoriamo le competenze professionali e diffondiamo
le migliori pratiche infermieristiche . Adottiamo procedure e standard di cure uniformi ed innovativi, integrando la prevenzione, l’educazione al paziente e la
ricerca. Promuoviamo la formazione professionale di
base continua e specialistica. Ci impegniamo ad assicurare condizioni di lavoro attrattive sotto il profilo
della qualità e dell’opportunità di crescita personale e
professionale. Promuoviamo il ruolo, l’immagine e la
professionalità infermieristica.
VALORI
• Promuovere le cure basate sulla relazione
• Favorire un approccio olistico e multidisciplinare
• Garantire il rispetto reciproco
• Valorizzare l’esperienza infermieristica
• Rispettare l’autodeterminazione del paziente
• Favorire una comunicazione trasparente
• Promuovere un clima di fiducia
• Garantire l’attenzione alle emozioni del paziente
e del personale curante
E’ prevista la figura infermieristica di collegamento tra la struttura per pazienti acuti e quella per
pazienti sub acuti o cronici?
La situazione è abbastanza variegata, es. l’Ospedale
di Bellinzona ha in rete due strutture pubbliche che si
occupano di convalescenza e riabilitazione. A Lugano
non ci sono delle strutture in rete e quindi collaboriamo con le cliniche private che si occupano di convalescenza. Inoltre ci sono le cure domiciliari, ad esempio a
Mendrisio ci sono le così dette infermiere di legame che
in parte lavorano in Ospedale pubblico per raccogliere i
dati per permettere una buona continuità assistenziale
alla dimissione del paziente. A livello territoriale il paziente viene preso in carico se il medico di reparto lo
ritiene necessario e se c’è la copertura assicurativa. Gli
infermieri di territorio dipendono funzionalmente dal
medico di medicina generale.
I modelli assistenziali del personale infermieristico e la macro organizzazione dello stesso come
sono differenziati?
L’attività infermieristica in tutti i reparti è in funzione
alle esigenze dei pazienti ricoverati. Ad esempio un reparto con degenza media breve avrà una organizzazione completamente diversa rispetto ad un reparto con
degenza media lunga. Le ore settimanali da contratto
sono quaranta e ogni coordinatore gestisce il turno in
base alle esigenze del reparto di appartenenza. Il personale infermieristico circa vent’anni orsono è passato
da un modello funzionale a un modello per piccole
equipe, cioè un piccolo gruppo di tre- quattro persone
con a capo un’infermiera che si occupano in toto di
un numero di pazienti. La piccola equipe permette al
paziente di avere un riferimento preciso infermieristico e non un numero imprecisato di professionisti da
ascoltare e da individuare. In questo momento siamo
nel mezzo di un nuovo cambiamento cioè stiamo passando alle cure basate sulla relazione. Questo nuovo
modello è stato chiesto a grande voce dai pazienti
durante i questionari di gradimento principalmente in
occasione dei regolari sondaggi Picker. Il concetto delle
cure basate sulla relazione – Primary Nursing ( secondo
Marie Manthey) determina dei cambiamenti così riassumibili:
• l’assegnazione del paziente ad un infermiere di
riferimento dal momento dell’entrata sino alla dimissione.
• L’aumento delle responsabilità e delle competenze dell’infermiere.
• Una maggiore continuità lavorativa con revisione dei turni di lavoro.
• Migliorare la continuità delle cure, significa migliorare anche la comunicazione fra i diversi professionisti: tra infermieri ed infermieri, tra infermieri e lo staff medico e tra infermieri e tutti i
professionisti della salute che intervengono nella
cura del paziente.
Ovviamente è stata introdotta una nuova documentazione infermieristica uguale per tutti i reparti dove l’infermiera di riferimento “ per quel paziente” struttura
un piano di cura che devono seguire tutti i colleghi in
9
10
sua assenza. Il capo sala organizza i turni in base alle
esigenze assistenziali cercando di rispettare il bioritmo
delle persone, infatti i turni non vengono mai mischiati
come in Italia (es 6-14+ 22-6) ma viene data una cadenza regolare ( es turno giorno e solo quello o turno
di notte e solo quello) dove un infermiere al massimo
lavora 5-6 giorni. Per far fronte alle esigenze amministrative di ogni reparto è stata inserita l’assistente amministrativa di reparto, con l’obiettivo di svolgere tutte
le attività burocratiche . In questo modo l’infermiere
si può occupare solo della attività assistenziale. Oltre
alla amministrativa di reparto è stata inserita una figura
Infermieristica specialista clinica che si occupa di ricerca, di formazione, di accompagnamento ai progetti e
sono il braccio destro del coordinatore di reparto. Sono
infermieri del reparto individuati da apposita selezione
che si occupano per il 70% di attività normale assistenziale e per il 30% delle attività prima citate. L’essere
legati alla attività assistenziale porta gli infermieri specialisti a legare meglio la teoria con la pratica.
Nel modello concettuale da noi seguito ( Primary Nursing secondo Marie Manthey) la relazione è l’asse
portante dell’attività infermieristica, la relazione viene
usata come cura. Ovviamente in questo nuovo clima
assistenziale il capo sala da gestore diventa leader .
Nella pianificazione assistenziale l’infermiere utilizza
una scheda per l’anamnesi e una scheda per il diagramma di cura. Tutta la documentazione è centrata
sul paziente. I modelli concettuali di riferimento sono
la Henderson e la tassonomia II del prodotto finale
della NANDA miscelate in base alle esigenze degli infermieri Svizzeri. Per l’individuazione dei problemi e le
azioni per risolverli viene utilizzata una scheda di decorso Focus. Per individuare i problemi è stata creata
una scheda base con l’elenco focus e macrofocus ;
punti trattati:
• ruolo sociale e relazioni
• cura del corpo
• stato di salute
• circolazione
• coscienza, percezione e dolore
• respirazione
• valori e convinzioni
• mobilizzazione
• esperienze ed adattamento
• alimentazione e idratazione
• eliminazione
• sessualità e riproduzione
• sonno e riposo
La documentazione infermieristica completa e l’utilizzo il primary nursing permettono di abbattere i tempi
morti di passaggio consegna, potendo riversare lo stesso per l’assistenza al paziente. La scheda focus permette di evidenziare, durante il decorso, i problemi aperti
e chiusi/risolti del paziente. L’unico inconveniente attuale è che la documentazione infermieristica non è
informatizzata e per raggiungere l’obiettivo della informatizzazione ci vorrà ancora un po’ di tempo. Quando
ci sarà l’informatizzazione si introdurrà uno strumento
per il rilevamento del carico di lavoro per analizzare
il fabbisogno infermieristico denominato LEP (Leistung
erfassung) di derivazione della Svizzera Tedesca. Il LEP
è uno strumento che elaborando una serie di dati assistenziali è in grado di fare una previsione del carico
assistenziale e quindi del fabbisogno infermieristico.
Con la primary nursing il capo sala /coordinatore diventa un gestore di competenze ; e coordinatore che affida
i casi all’infermiere e in caso di assenza viene sostituito
da un suo delegato. Il coordinatore durante l’anno non
si occupa solo di organizzazione, ma per una piccola
parte si occupa di assistenza , permettendogli di non
perdere il contatto con la realtà assistenziale.
La primary nursing e le cure basate sulla relazione implicano un utilizzo maggiore di risorse infermieristiche?
Pensando al modello funzionale e al modello per piccole equipe, c’è stato un leggero aumento di personale, ma maggiormente per l’aumento dei bisogni del
paziente. Poi passando alla primary nursing l’esigenza
di personale non è aumentata perché l’attività burocratica è stata assegnata all’amministrativa di reparto.
Un valore aggiunto è la responsabilizzazione maggiore dell’infermiere con un miglioramento del risultato.
Un Infermiere di primary nursing è il riferimento relazionale per il paziente, ma non obbligatoriamente assiste tutti i pazienti a lui assegnati. Ad un infermiere
possono essere assegnati al massimo 6-7 pazienti. Un
esempio pratico: A Lugano un’Unità Operativa di 22
posti letto di medicina al mattino sono in servizio tre
infermieri. La formazione del personale infermieristico
e dei coordinatori è stata fondamentale ed è tuttora
ancora in itinere. Nell’Ospedale di Lugano, il modello
funzionale, viene utilizzato solo in casi di urgenza organizzativa.
L’organizzazione offre effettive possibilità di carriera per tutti?
La situazione è variegata nel cantone ticinese. In ogni
caso a livello infermieristico vi sono due percorsi formativi professionalizzanti. Un percorso ha l’obiettivo
di formare l’infermiere specialista e l’altro l’infermiere esperto in organizzazione. La specialista clinica non
c’era ed è stata un’idea ben accettata dal personale
infermieristico. Il personale può partecipare ai così
detti master e vedersi riconosciuto il ruolo solo se inviati dalla azienda. Alla fine del percorso, l’infermiere
ha un riconoscimento salariale. I master con il riconoscimento salariale durano due anni e sono quelli per
poter lavorare in area critica e pronto soccorso. Ci sono
altri percorsi formativi che il personale può frequentare
senza il benestare dell’Azienda. A livello manageriale
e di carriera oltre i corsi formativi professionalizzanti ci
sono i passaggi di carriera di tipo organizzativo:
• capo reparto
• capo settore
• responsabile servizio infermieristico
Quali sono, secondo lei, gli aspetti più urgenti da
migliorare nell’Ospedale in cui Lavora?
Come in tutti gli ospedali, migliorerei ancor più la collaborazione tra le diverse figure presenti in ospedale
es. Infermieri – medici ; Infermieri –Amministratori ecc.
Secondo me la buona relazione è fondamentale per far
funzionare bene un Ospedale.
Quali sono secondo lei gli aspetti che non cambierebbe nell’Ospedale in cui lavora?
Il progetto infermieristico della primary nursing e delle
cure basate sulla relazione.
E’ l’unico percorso da seguire per ottenere un’assistenza infermieristica centrata sul paziente.
Fontana Lia - Infermiere coordinatore ASL VC
Campano Cristina - Infermiere ASL VCO
Frascarolo Mariangela - Infermiere ASL VCO
RESOCONTO DI DUE ANNI DI
ATTIVITA’ PRESSO GLI AMBULATORI
INFERMIERISTICI TERRITORIALI
DELL’ASL VCO
Nel numero 1-2008 di questa rivista era stato presentato il progetto di attivazione di un ambulatorio
infermieristico territoriale presso l’ASL VCO. La fase
sperimentale è terminata, gli ambulatori sono stati
definitivamente attivati e con il presente articolo ci
sembrava interessante relazionare sui primi due anni
di apertura. Presso ogni distretto dell’ASL VCO è stato aperto un Ambulatorio Infermieristico Territoriale
ove operano infermiere che in autonomia svolgono le
seguenti prestazioni:
• medicazioni lesioni cutanee
• sostituzione catetere vescicale
• gestione CVC
• somministrazione terapia iniettiva
• (intramuscolare e sottocutanea)
• educazione sanitaria e all’autocura
• educazione al care giver (fase sperimentale)
L’utenza che si rivolge al servizio è per lo più un’utenza
anziana. Ad oggi l’attività principale riguarda la cura
delle lesioni cutanee. Negli anni 2007/2008 gli utenti
presi in carico per questa problematica sono stati 93
dei quali 62 sono stati dimessi. Nell’anno 2008 vi è
anno 2007
utenti presi in carico
utenti dimessi
anno 2008
utenti presi in carico
utenti dimessi
stato un incremento dell’attività con 105 utenti presi
in carico dei quali 81 dimessi.Le lesioni trattate sono
di varia origine. La percentuale più alta è rappresentata da lesioni da insufficienza venosa.Gli utenti che
accedono agli Ambulatori Infermieristici Territoriali,
sono per lo più inviati dai Medici di Medicina Generale (MMG ) con i quali abbiamo personalmente preso
contatto per informarli del nuovo servizio offerto; ri-
teniamo fondamentale un buon rapporto con loro al
fine di operare insieme al raggiungimento degli obiettivi clinico assistenziali dei nostri utenti. Alcuni cittadi-
pressione
ferita chirurgica
traum in insuff venosa
insuff venosa
dermatologica
trauma
insuff arteriosa
diabete
neoplasia
ustione
radioterapia
lesione peristomale
miste
ni afferiscono all’ambulatorio spontaneamente, dopo
aver letto gli opuscoli informativi che abbiamo distribuito nelle farmacie del territorio. In questo caso programmiamo il percorso di cura solo dopo aver ricevuto
la richiesta di prestazione dal MMG. Al primo accesso
dell’utente presso l’ambulatorio pianifichiamo con lui
il percorso di cura. La valutazione iniziale dell’utente riguarda innanzitutto l’osservazione dell’individuo nella
sua globalità ( stile di vita, condizioni socio-ambientali,
malattie di base ecc.) per poi passare alla valutazione
della prestazione richiesta. I dati soggettivi e oggettivi
raccolti e integrati ci permettono di pianificare l’intervento infermieristico.
Gli strumenti informativi che utilizziamo nel percorso
di cura, sono:
• la cartella ambulatoriale che comprende la raccolta dati, la diagnosi infermieristica e la pianificazione delle prestazioni infermieristiche.
• Il consenso informato alla prestazione e, in caso
di lesione cutanea, il consenso ad effettuare la fotografia della lesione (utile quest’ultima a documentare l’andamento del processo di guarigione)
• le schede di valutazione ove stabiliamo e tempifichiamo gli obiettivi da raggiungere
• le schede di esecuzione della prestazione infermieristica in cui specifichiamo i tempi, il tipo di
attività eseguita, i prodotti utilizzati e il nome
dell’infermiere che ha effettuato l’intervento.
• gli opuscoli informativi da consegnare
all’utente o al care giver quale rafforzamento
delle informazioni ricevute ( inerenti il cateterismo vescicale, l’esecuzione della terapia intramuscolare e sottocutanea, la prevenzione
delle lesioni cutanee, ecc…)
11
In caso di lesione cutanea, lo strumento operativo
che utilizziamo al fine di agire con modalità uniformi e basate sulle evidenze scientifiche è il protocollo aziendale sulla cura delle lesioni cutanee,
prodotto da un gruppo di lavoro multidisciplinare
costituitosi all’interno dell’ASL VCO.
Utilizzando le scale di valutazione previste dal protocollo, individuiamo lo stadio ed il colore della
lesione cutanea e definiamo gli obiettivi da raggiungere. Gli obiettivi di cura cambiano e si modulano in riferimento all’andamento del processo
di guarigione, quindi il piano assistenziale prevede
momenti di verifica in itinere.La visione olistica del
paziente, permette di creare con lui un rapporto
di fiducia e di conoscenza che facilita sicuramente un miglior decorso del processo di riparazione
cutanea.
Per esempio, durante il trattamento di una lesione
necrotica e infetta, la medicazione avanzata può
non dare risultati immediati perché il percorso del
debridment può non essere breve, ma se si crea
un rapporto di fiducia col paziente e se lo stesso è
messo a conoscenza della situazione con adeguate
spiegazioni, sicuramente il percorso sarà facilitato.
Questo tipo di approccio facilita anche la compliance dell’utente nel caso sia necessario effettuare un bendaggio elastocompressivo.Le evidenze scientifiche dimostrano che nelle lesioni
vascolari venose, il bendaggio risulta più efficace
della medicazione topica nel 70% dei casi; esso
riduce l’edema, ripristina un buon trofismo della
cute e quindi favorisce il processo di guarigione
della lesione cutanea. Spesso però il bendaggio,
soprattutto inizialmente, può essere fastidioso per
l’utente e difficile da accettare, in questo caso il
rapporto di fiducia che si instaura tra infermiere e
utente diviene fondamentale.
Un utente correttamente informato e educato
sulla motivazione del trattamento accetta meglio
lo stesso e, nel caso specifico del bendaggio, rie-
12
Tipo di lesioni anno 2008
pressione
termoabrasione
cisti coccigea
trauma insuff venosa
dermatologica
da trauma
da ischemia
diabete
neoplasia
ustione
da pregressa irradiazione
ferita chirurgica
isuff venosa
sce a tollerarlo imparando anche a riconoscerne
gli eventuali eventi avversi.Siamo soddisfatte del
rapporto di fiducia creatosi fra pazienti ed operatori e anche dell’andamento dell’attività negli
Ambulatori Infermieristici Territoriali. La presenza
di operatori fissi favorisce la presa in carico del paziente, obiettivo primario nell’assistenza di utenti
con patologie croniche.
Conclusioni
Siamo convinte che l’attività dell’Ambulatori Infermieristici.Territoriali non debba limitarsi ad attività
strettamente tecniche, ma debba sempre più proiettarsi verso ambiti educativo-relazionali, di informazione, di consulenza, per portare coloro che
accedono al servizio all’autogestione della salute
nei suoi aspetti preventivi e comportamentali. La
persona attraverso l’aiuto e il sostegno dell’infermiere, può sperimentare il poter farsi carico dei
propri problemi di salute ed imparare a gestirli in
maniera appropriata.
A questo proposito, il Profilo Professionale dell’infermiere (DM 739/94) dichiara: “L’assistenza infermieristica preventiva, curativa, palliativa e riabilitativa è di natura tecnica, relazionale e educativa.
Candidata: Attili Simona
Relatore: Inf. Coordinatore Giroldini Luciano
ABSTRACT TESI DI LAUREA CDL INFERMIERISTICA A.A. 2007-2008
I PROBLEMI ASSISTENZIALI NELLA
PERSONA AFFETTA DA MALATTIA
DI ALZHEIMER OSPITATA
NEI NUCLEI RESIDENZIALI
INDAGINE IN STRUTTURE V.C.O.
DESCRIZIONE DEL PREOBLEMA
Durante le esperienze di tirocinio svolte nelle Unità
operative nel corso dei tre anni di studio ho potuto osservare che nel paziente con patologia di
Alzheimer si vengono a creare delle carenze multisistemiche che arrivano a compromettere tutte le
attività della vita quotidiana, rendendo la persona
completamente dipendente poiché tale malattia
porta a danni fisici e psichici che compromettono lo svolgimento delle attività di vita quotidiana
(AVQ). Tutte queste problematiche possono portare ad una difficoltà nel definire le priorità assistenziali portando così ad una difficile erogazione di
assistenza specifica e mirata.
I bisogni assistenziali legati a questa forma di demenza sono molteplici e vari, ma ve ne sono alcuni che sono più frequenti di altri.
OBIETTIVO e DISEGNO DI RICERCA
Lo studio si prefigge di rilevare quali sono i bisogni
assistenziali più frequenti e i relativi interventi di
competenza infermieristica riscontrati nei pazienti
istituzionalizzati nei nuclei Alzheimer del VCO, al
fine di rendere evidenti le specificità assistenziali
dei pazienti affetti da tale patologia e gli interventi
segnalati nei P.A.I. degli ospiti dei nuclei residenziali. Il disegno di ricerca individuato per lo studio è
quello descrittivo/osservazionale di I livello.
POPOLAZIONE DI RIFERIMENTO
La popolazione oggetto di studio è rappresentata da tutti i pazienti affetti da patologia di Alzheimer istituzionalizzati presso i Nuclei Alzheimer del
V.C.O., per un totale di 27 pazienti.
METODO E STRUMENTO
PER LA RILEVAZIONE DEI DATI
Per questo studio è stato utilizzato il metodo della
consultazione di fonti: sono stati visionati i P.A.I.
(Piani Assistenziali Individualizzati) degli ospiti
compilati nel mese di settembre 2008.
E’ quindi stata utilizzata per l’organizzazione dei
dati una tabella costruita con le indicazioni ricavate
dalla revisione bibliografica in materia, allo scopo
di rilevare la frequenza dei problemi e dei relativi
interventi effettuati dagli infermieri per soddisfare
i bisogni stessi. Al fine dell’interpretazione della ta-
bella di raccolta dati è stato creato uno strumento
guida di interpretazione.La prima parte dello strumento raccoglie dati generali riguardanti il paziente, quali età, sesso, anno di diagnosi malattia, da
quanto è istituzionalizzato e le patologie correlate.
Nella seconda parte della tabella vengono segnalati
i problemi suddivisi secondo uno schema ricavato
dalla revisione bibliografica, e i relativi interventi di
competenza infermieristica:
• Problemi alle funzioni esecutive: si intendono
le alterazioni delle abilità allo svolgere tutte le
attività di base. Possono essere utilizzate scale di
valutazione, come ADL, iADL, FIM.
• Problemi cognitivi: si intendono i disturbi legati
allo stato mentale del paziente). Possono esser
utilizzate scale di valutazione, come la MMSE (Mini
Mental State Examination), la SPSMQ (ort Portable
Mental Status Questionare).
• Rischio di caduta: valutato mediante scale, come
l’Indice di Conley, Tinetti o Morse.
• Alterazione delle abitudini alimentari/idriche.
La valutazione può avvenire mediante l’utilizzo di
scale come la Mini Nutritional Assessment, o la
Nutricion Score.
• Alterazioni del sonno: si intendono variazioni
della durata, del ritmo e della qualità del sonno
stesso.
• Alterazioni abitudini intestinali ed urinarie.
• Alterazioni
dell’integrità
cutanea:Valutata
mediante scale, come Norton e Braden.
• Presenza di dolore: valutata mediante apposite
scale (visive, numeriche o verbali).
• Disturbi dell’umore: disturbi legati allo stato
emotivo del paziente.
• Disturbi del comportamento.
• Problemi nella sfera dei rapporti interpersonali:
la capacità del paziente a relazionarsi con gli altri,
la partecipazione ad eventuali attività ricreative.
• Altre problematiche: altri problemi del paziente
che non vengono racchiusi nei gruppi sopraccitati.
RISULTATI
La raccolta dati ha reso evidente la frequenza di
alcune problematiche e gli interventi che vengono
applicati dal personale di assistenza.
Tutti i pazienti risultano avere problematiche a
livello cognitivo e nelle funzioni esecutive, il 93%
13
ha disturbi del comportamento, il 78% degli
ospiti hanno problemi di alterazioni delle abitudini
intestinali/urinarie, il 44% presenta disturbi
dell’umore. Il 15% ha alterazioni dell’integrità
cutanea legate a iperattività e agitazione, non ad
immobilità poiché tutti gli ospiti deambulano.
Un paziente su quattro ha difficoltà a rapportarsi
con gli altri e non partecipa alle attività di gruppo.
Come sottolineato anche dalla letteratura specifica
in materia, si delinea che il paziente con patologia
di Alzheimer viene colpito sia psicologicamente
che fisicamente dalla malattia, e si vengono
così a creare delle carenze multisistemiche che
arrivano a compromettere tutte le attività della vita
quotidiana, rendendo la persona completamente
dipendente in tutto quello che deve fare. I deficit ai
quali porta questa malattia portano gradatamente
alla dipendenza assoluta.
I problemi più importanti, a livello esecutivo, si
sono riscontrati nelle attività di vita quotidiana,
dove il paziente ha bisogno di continua assistenza,
14
FONTI BIBLIOGRAFICHE:
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seconda edizione 2005
• CAYTON Harry e altri in collaborazione
con ALZHEIMER EUROPE, “Manuale per
prendersi cura del malato di Alzheimer”,
realizzazione
dell’edizione
italiana:
Federazione Alzheimer Italia, Milano 1999
• DE MASI Giuseppe, PLASTINO Vito, VITALE
Raffaella, “Progettare la qualità nelle
residenze per anziani”, Milano C.E Franco
Angeli, 2001
• GABELLI Carlo, GOLLIN Donata e l’équipe
del Centro regionale per lo Studio e la Cura
dell’invecchiamento cerebrale, “Stare vicino
a un malato di Alzheimer, dubbi domande
possibili risposte”, Padova C.E. Il Poligrafo,
2006
• MOYRA Jones, “Gentlecare, un modello
positivo di assistenza per l’Alzheimer”
Roma C.E. Carocci-Faber, 2005
• QUAIA Luciana, “Alzheimer e Riabilitazione
cognitiva” , Roma C.E. Carocci-Faber, 2006
• TRABUCCHI Marco,“La persona affetta da
demenza in ospedale”, Roma C.E. CarocciFaber, 2007
• DOCUMENTO:
“Profilo
Professionale
dell’Infermiere”, Decreto 14 Settembre
1994 n° 739
• DOCUMENTO: “Codice Deontologico”, 12
Maggio 1999
• DOCUMENTO: “Carta dei Diritti del Malato
di Alzheimer”,1999
• DOCUMENTO: “Carta dei diritti del paziente
con demenza nell’emergenza clinica”,2007
• Rivista Alzheimer Italia n° 15, 3° trimestre
1998, articolo “Come comunicare con il
malato di Alzheimer” da pag.3 a pag.10.
• Rivista Alzheimer Italia n° 17, 3° trimestre
1999, articolo “L’anno della Carta dei Diritti
aiuto e sorveglianza sia per quanto riguarda il
vestirsi, sia per il lavarsi che per le funzioni di
eliminazione. A livello cognitivo viene segnalato
per tutti i pazienti un grave deterioramento della
memoria, disorientamento spazio-temporale e
confusione.
Tra gli interventi mirati quelli che sono stati
segnalati come applicati più frequentemente
sono: “supervisione” durante le attività della
vita quotidiana (AVQ) e i vari spostamenti nel
nucleo; “creazione di ambienti protetti e sicuri”,
privi di pericoli, senza “limitare” il paziente ma
“difendendolo” lasciandogli la libertà di spaziare;
applicazioni di ”laboratori di lavoro-svago”
come il “laboratorio del gusto” o il “laboratorio
espressivo”.
I dati ricavati dallo studio potrebbero anche
essere tradotti in linee guida per gli operatori
che si occupano dei pazienti affetti da Malattia
di Alzheimer, creando così degli strumenti utili al
fine di mirare l’assistenza a tali persone.
del Malato di Alzheimer” pag.1
• Rivista Alzheimer Italia n° 24, 1° trimestre
2003, articolo “La terapia occupazionale
nelle sindromi demenziali” pag.4 e articolo
“Le attività di vita quotidiana” pag.4-5
• Rivista Alzheimer Italia n° 28, 1° trimestre
2005, articolo “Progetto Carer” da pag. 7
a pag.10
• Rivista Alzheimer Italia n° 29, 3° semestre
2005, articolo “Qualità di vita e soggettività
nei malati con demenza” pag. 10-11
• Rivista Alzheimer Italia n° 33, 3° trimestre
2007, articolo “Metodo Gentlecare”
pag.12-13
• Rivista : “I quaderni del caregiver”
dell’Associazione A.I.M.A di Milano
SITI INTERNET:
• www.alzheimer-aima.it (ultimo accesso il
28/08/2008)
• www.alzheimer.it (ultimo accesso il
18/08/2008)
• www.alzheimerpiemonte.it (ultimo accesso
il 03/08/2008)
• www.regione.piemonte.it (ultimo accesso il
01/08/2008)
• www.normativasanitaria.it (ultimo accesso
il 05/09/2008)
• www.ministerodellasalute.it (ultimo accesso
il 08/08/2008)
• www.psicogeriatria.it (ultimo accesso il
02/09/2008)
• www.psicopolis.com (ultimo accesso il
25/07/2008)
• www.formaentis.it (ultimo accesso il
21/07/2008)
• www.iss.it ( ultimo accesso il 07/09/2008)
• www.riabilitazionepsichiatrica.it
(ultimo
accesso il 28/07/2008)
Arreni Antonella - Presidente Collegio IPASVI Novara e VCO,
Master in “Metodologia e analisi della responsabilità professionale nell’area
ATTIVITÀ DI DEPLASMAZIONE
DEL SANGUE SVOLTA DALL’INFERMIERE
NELL’AMBITO DEL SERVIZIO
DI MEDICINA TRASFUSIONALE:
UN PARERE SECONDO NORMATIVA
La richiesta di parere riguarda l’attività svolta dall’infermiere nell’ambito del Servizio Trasfusionale, in particolare il coinvolgimento nella fase di deplasmazione
del sangue, in particolare, se tale attività è ammessa
sotto il profilo delle competenze e connesse responsabilità.
La normativa consultata considera la disciplina delle
attività trasfusionali di lavorazione del sangue e dei
suoi componenti, oltre alle norme che definiscono le
specifiche aree di competenza del personale operante presso il servizio di Immunoematologia e Medicina
Trasfusionale.
Prendendo in esame il DPCM del 1 settembre 2000
“Atto di indirizzo e coordinamento in materia di requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi per l’esercizio delle attività sanitarie relative alla
medicina trasfusionale”, si legge nell’Allegato A cosa
si intende per “produzione di emoderivati” infatti il
documento recita: “a) attività di produzione: sono
volte a garantire la costante disponibilità di sangue,
emocomponenti ed emoderivati. Esse comprendono
la selezione ed i controlli periodici del donatore, la
raccolta, la lavorazione e la validazione degli emocomponenti, la conservazione ed il trasporto, la produzione di plasma da destinare alla lavorazione degli emoderivati … “
Confrontando tale passaggio con l’ulteriore Tabella A,
sempre allegata al DPCM sopra citato, (“Esempi di
definizione delle competenze del personale”), si
evidenzia che il Personale Tecnico di Laboratorio “ha
le responsabilità della qualifica e relative competenze
professionali con particolare riferimento alle seguenti
attività: supporto alle attività di raccolta, validazione e qualificazione biologica del sangue raccolto,
produzione di emocomponenti, assegnazione e
distribuzione,laboratorio di immunoematoogia, altre
attività di laboratorio se previste ...“
Diversamente, nella stessa Tabella, si legge che il personale infermieristico, ha la responsabilità della qualifica e delle relative competenze professionali. Nello
specifico “svolge le funzioni infermieristiche inerenti
la raccolta di sangue e di emocomponenti, l’aferesi terapeutica, le vaccinazioni necessarie ai donatori
e politrasfusi (es. epatite B), l’attività assistenziale in
day-hospital, se previsto”.
“Nell’ambito del day hospital si rende inoltre garante
dell’igiene ambientale, dell’attivazione e gestione delle procedure di ammissione e dimissione degli utenti,
della verifica periodica della qualità dell’assistenza e
del grado di soddisfazione dei bisogni dell’utenza...“
Sempre il Decreto 1 settembre 2000 al punto “Gestione delle risorse umane e relativa documentazione”, individua la responsabilità del Direttore di Struttura che definisce il fabbisogno di personale, non
solo numerico ma anche per qualifica.
Dall’Atto si riporta testualmente: “ La Direzione
Aziendale, su proposta del Responsabile della struttura trasfusionale, definisce il fabbisogno di personale: in termini numerici … per ciascuna professione,
per posizione funzionale, per qualifica, in rapporto ai
volumi ed alle tipologie delle attività, ...”
“Deve essere predisposta una documentazione che
definisce le funzioni, i compiti e le responsabilità
di tutte le figure professionali presenti nel servizio.
Omissis ...Devono essere definite le competenze necessarie delle diverse attività e devono esistere procedure per la verifica della persistenza di tali attività”.
Per completezza di analisi si cita la normativa più recente ovvero il Decreto Legislativo 19 agosto 2005,
n. 191 “Attuazione della direttiva 2002/98/CE che
stabilisce norme di qualità e di sicurezza per la rac-
15
colta, il controllo, la lavorazione, la conservazione e
la distribuzione del sangue umano e dei suoi componenti” dove all’art. 8 (Personale) consente di evidenziare una chiara specificità delle attività da attribuirsi
al Tecnico di Laboratorio, in particolare “ Il personale
che interviene nella raccolta, nel controllo, nella lavorazione, nella conservazione, ...possiede le qualificazioni previste dalla normativa vigente per
svolgere tali funzioni ...”
Una successiva revisione apportata con il Decreto
Legislativo 20 dicembre 2007, n. 261 non ha introdotto sostanziali modifiche rispetto alle indicazioni di
cui sopra.
L’articolo riferito al “Personale” (ora art. 7) risulta
pressoché identico a quanto riportato nel precedente
Decreto.
Se poi si comparano i relativi profili professionali (individuati secondo i decreti con le parole: “qualifiche
previste dalla normativa vigente”) possiamo leggere
nel DM 26 settembre 1994, n. 745 “Regolamento
concernente l’individuazione della figura e del relativo profilo professionale del tecnico di laboratorio
biomedico” che, “il tecnico sanitario di laboratorio
biomedico, ...svolge l’attività di analisi e di ricerca relative ad analisi biomediche e biotecnologiche ed in
particolare di biochimica, di microbiologia e virologia,
..., di ematologia, di citologia e di istopatologia.”
...
b) è responsabile,...del corretto adempimento delle
procedure analitiche e del proprio operato, nell’ambito delle proprie funzioni in applicazione dei protocolli di lavoro definiti dai dirigenti responsabili.
Il DM 739/94 “Regolamento concernente l’individuazione della figura e del relativo profilo professionale
dell’infermiere” assegna allo stesso la competenza,
in quanto responsabile dell’assistenza generale infermieristica, di assistere “...i malati ed i disabili di tutte
le età” ed inoltre “garantire la corretta esecuzione
delle prescrizioni diagnostico terapeutiche” prescritte
dal medico esclusivamente per la persona assistita e
non in altre situazioni.
16
E’ evidente che attraverso i due profili, il legislatore
ha voluto definire le specifiche aree di competenza e
per il tecnico di laboratorio l’ambito di intervento è
tra gli altri, il settore dell’ematologia.
Anche la Legge 42/99, in una prospettiva sanitaria a
salvaguardia della multidisciplinarietà e della multiprofessionalità, sottolinea, all’articolo 1, che gli interventi devono essere realizzati
“ … nel rispetto reciproco delle specifiche competenze professionali”.
Altresì, il Codice Deontologico (2009) dell’infermiere,
può aiutarci a chiarire la situazione tenendo conto
di quanto indicato all’art. 49,: “ L’infermiere, nell’interesse primario degli assistiti, compensa le carenze
e i disservizi che possono eccezionalmente verificarsi
nella struttura in cui opera. Rifiuta la compensazione,
documentandone le ragioni, quando sia abituale o
ricorrente o comunque pregiudichi sistematicamente
il suo mandato professionale”.
Certamente, la “riservatezza” o meno, della competenza dell’attività delineata, dipende anche
dall’evoluzione della scienza e della tecnica nel
settore, non potendosi escludere che, in un futuro
più o meno prossimo, l’introduzione di apparecchiature per la deplasmazione ad elevato automatismo
possa stravolgere l’appena individuato confine mansionistico, come per altro già accaduto in altri settori dell’attività sanitaria (es. vedasi gli effetti pratici
dell’introduzione del defibrillatore semiautomatico).
Alla luce di quanto sopra espresso, si ritiene non appropriato e non sostenuto dalla normativa vigente,
l’attribuzione all’infermiere dell’attività di “deplasmazione di sangue” che risulta di esclusiva competenza del Tecnico Sanitario di Laboratorio Biomedico.
Pertanto, pur indirizzandosi la moderna dottrina verso un approccio ispirato alla flessibilità, l’adibizione
della procedura di deplasmazione all’infermiere, non
si ritiene possa essere fatta tout court ma caso mai,
in via eccezionale e previa adeguata, specifica e documentata formazione della stessa.
CONSULTAZIONI:
1. D.M. 14 settembre 1994, n. 739 “Regolamento concernente l’individuazione della figura e del
relativo profilo professionale dell’infermiere”
2. D.M. 26 settembre 1994, n. 745 “Regolamento concernente l’individuazione della figura e del
relativo profilo professionale del tecnico di laboratorio biomedico”
3. Legge 26 febbraio 1999, n. 42 “Disposizioni in materia di professioni sanitarie”
4. Il Codice Deontologico dell’infermiere 2009
5. DPCM del 1 settembre 2000 “Atto di indirizzo e coordinamento in materia di requisiti strutturali, tecnologici ed organizzativi minimi per l’esercizio delle attività sanitarie relative alla
medicina trasfusionale”
6. Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 191 “Attuazione della direttiva 2002/98/CE che stabilisce
norme di qualità e di sicurezza per la raccolta, il controllo, la lavorazione, la conservazione e la
distribuzione del sangue umano e dei suoi componenti”
7. Legge 21 ottobre 2005, n. 219 “Nuova disciplina delle attività trasfusionali e della produzione
nazionale degli emoderivati”
8. Decreto Legislativo 20 dicembre 2007, n. 261 “Revisione del decreto legislativo 19 agosto 2005,
n. 191, recante attuazione della direttiva 2002/98/CE che stabilisce norme di qualità e di sicurezza per la raccolta, il controllo, la lavorazione, la conservazione e la distribuzione del sangue
umano e dei suoi componenti”
9. Benci L., Riv. Diritto Professioni Sanitarie, 2002; 5 (1):23-36
10. Benci L., “Le Professioni sanitarie (non mediche)”, 1° Ed. 2002, McGraw-Hill, Milano
Cavagna Roberto - Infermiere, Assistente Sociale e Consigliere del Collegio
NOTIZIE...
DAL SOLE 24 ORE SANITA’
ARRIVA L’INFERMIERE A DOMICILIO?
L’OBIETTIVO FINALE È IL PROFESSIONISTA DI FAMIGLIA
La cosiddetta “assistenza in casa” dovrebbe sostenere il mantenimento al proprio domicilio dei
pazienti che hanno perduto in parte o completamente le condizioni di autosufficienza.
Evitando così il ricovero in strutture residenziali e
fornendo diversi interventi di supporto, come ad
esempio: l’igiene personale; l’igiene dell’abitazione; la preparazione dei pasti; l’accompagnamento
nel disbrigo delle piccole pratiche quotidiane; lo
stimolo per la socializzazione.
Questi sono gli obiettivi del Servizio di Assistenza Domiciliare Infermieristica (ADI), che permette
alle persone “ammalate”, quando le condizioni
cliniche, familiari e abitative lo consentono, di essere curate il più a lungo possibile nel proprio ambiente di vita quotidiana.
Questa serie di interventi possono coinvolgere
non solo dipendenti di enti pubblici dell’ambito
sanitario, ma anche operatori appartenenti al cosiddetto “terzo settore” in base alla specifica regolamentazione regionale. In Piemonte un’esperienza significativa arriva da Torino e si chiama “La
città si cura”, progetto realizzato da organizzazione del terzo settore e patrocinato dalla Regione e
dallo stesso Comune.
Questa iniziativa coinvolge circa 10000 persone
seguite al proprio domicilio con un percorso socio-sanitario individualizzato.
Oltre ai 370 professionisti impegnati nell’assistenza infermieristica e nel lavoro sociale, i grandi
numeri riguardano i 400 operatori socio-sanitari,
i 4000 assistenti familiari e i 2000 volontari impegnati in questo progetto. Personale quasi esclusivamente proveniente dal privato sociale, eccezione fatta per poco più di un centinaio di professionisti dipendenti delle ASL torinesi e del Comune.
In Liguria il Fondo per la non autosufficienza ammonta a 30 milioni di euro ed è finalizzato all’erogazione di contributi per circa 8000 nuclei familiari bisognosi.
Nell’anno 2006 sono stati erogati 16 milioni,
mentre la restante parte nei successivi due anni. Il
vicepresidente della Regione afferma che
«questa iniziativa si è resa necessaria tenendo conto dell’elevato numero di anziani
ultra-sessantacinquenni presenti in Liguria,
pari a 422458 e corrispondenti al 26,5% del
totale della popolazione».
Inoltre afferma che
«l’obiettivo è quello di arrivare a un incremento progressivo dell’assistenza sanitaria,
sociosanitaria e sociale sino al raggiungimento nel 2009 di almeno il 7% di assistenza domiciliare per la popolazione oltre i sessantacinque anni, contro il 4% del 2006».
In Valle d’Aosta il servizio è totalmente gestito
dall’Azienda USL e gli infermieri che lavorano al
domicilio sul territorio sono 132.
Prestano la loro opera professionale presso le
strutture di micro-comunità (l’assistenza infermieristica alla popolazione anziana) e una parte
di loro eroga assistenza infermieristica domiciliare
ad utenti con necessità molto eterogenee: malati
oncologici, pazienti post-operatori, anziani, etc.
Inoltre ogni distretto socio-sanitario ha attivato
un ambulatorio infermieristico ad accesso libero
in cui gli infermieri erogano prestazioni di varia
natura.
Tra i “fiori all’occhiello” della sanità valdostana
c’è l’ADI, il servizio che fornisce alcuni tipi di cure
palliative a domicilio che altrimenti potrebbero essere fornite solamente dall’ospedale.
Queste sono alcune tra le principali sperimentazioni che dovrebbero contribuire all’evoluzione
dell’assistenza domiciliare, ma non si traducono
in un incremento dell’occupazione nel settore infermieristico.
Le proposte che stanno emergendo si indirizzano verso l’istituzione della figura del cosiddetto
“infermiere di famiglia”, che potrà eseguire vari
compiti filtrando le richieste per il pronto soccorso
e per il medico di famiglia creando occupazione
e gratificazioni nuove nel settore infermieristico.
17
Cavagna Roberto - Infermiere, Assistente Sociale e Consigliere del Collegio
ABBIAMO LETTO PER VOI...
L’ANZIANO E L’ISTAT
COME CAMBIANO POPOLAZIONE
E SALUTE
Tratto dalla rivista “Assistenza Anziani”
Attraverso l’analisi dei cosiddetti “Annuari statistici”
pubblicati dall’Istituto di Statistica Nazionale (ISTAT)
è stato possibile compiere uno studio approfondito
in merito alla dinamica ed alla struttura della popolazione italiana mettendone in evidenza sia le diverse
problematiche correlate, sia i servizi sanitari esistenti.
Questo è stato possibile grazie al confronto dei dati
pubblicati nei quattro anni precedenti al 2009 riguardanti due dei ventisei capitoli che compongono l’annuario, ovvero “Popolazione” e “Salute e sanità”.
Le parti maggiormente significative della ricerca riguardano: la suddivisione della popolazione residente in base all’età anagrafica con la constatazione di
un aumento dell’aspettativa di vita media; l’evidenza
di come la cosiddetta “Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) ricopre un ruolo fondamentale per il
mantenimento/miglioramento della qualità della vita
per l’anziano non istituzionalizzato; i dati relativi agli
istituti di cura per persone anziane; le informazioni
in merito allo stato di salute, alle malattie croniche
ed all’utilizzo di farmaci nella popolazione anziana in
tutto il territorio nazionale.
18
PRONTO SOCCORSO.
CODICE D’ARGENTO,
UN PERCORSO PREFERENZIALE
Tratto dalla rivista “Assistenza Anziani”
Il progetto integrato denominato “Codice d’Argento”,
dedicato all’assistenza sanitaria e socio-sanitaria agli
anziani fragili, prenderà il via nei prossimi mesi in Veneto, Toscana, Lazio e Sicilia e, se la sperimentazione avrà
esito positivo, nel 2010-2011 potrebbe essere esteso in
tutto il territorio nazionale. La sperimentazione prevede
l’invio di un’apposita “card” a tutti gli anziani ed alle
persone con problemi di disabilità, di malattie croniche
e in condizioni di fragilità residenti nella quatto regioni
pilota. In tal modo queste persone eviteranno le attuali
“lunge code” al pronto soccorso venendo seguite da
un “angelo custode” che dovrà occuparsi anche di
organizzare l’eventuale ricovero, il post-ricovero, l’assistenza domiciliare e la riabilitazione. Il progetto verrà
coordinato da un apposito comitato scientifico insediato presso il Ministero della Salute e da un centro organizzatore che farà capo all’Università Cattolica del Sacro
Cuore di Roma, con il compito di assistere, collaborare
e interfacciarsi con le unità operative delle quattro Regioni che partecipano alla sperimentazione. Il progetto
avrà durata triennale, ma già dopo il primo anno sarà
possibile capire se e come potrà essere esteso alle altre
regioni italiane. Il finanziamento, per il primo anno, è
calcolato in 500.000 euro con un risparmio stimato per
il Servizio Sanitario Nazionale di circa il 20% rispetto
alla attuale spesa.
BUONA LETTURA...
Se anche Voi avete letto un libro
che vi è piaciuto in modo particolare e volete rendere partecipi
altri colleghi, scriveteci, scriveteci e scriveteci…
Recensione a cura di Zavaglio Andreina
IL CORAGGIO
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SE STESSI
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Quante volte rinunciamo a fare qualcosa per paura di essere inadeguati? Quante volte sopportiamo
condizioni frustranti senza reagire? Quante volte
rinunciamo alle nostre idee per opportunismo e accettiamo situazioni contrarie alla nostra etica, abbandonando le nostre aspirazioni e ci rassegniamo
all’insoddisfazione?
Giorgio Ceredi nel suo libro “Il coraggio di essere se
stessi”, ci narra dei segreti del “viaggio dell’eroe”,
un viaggio avventuroso all’interno di un territorio
sconosciuto, dove hanno luogo le sfide e dove si
Recensione a cura di Cavagna Roberto
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(a cura di)
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Pagine 240
Anno 2008
Euro 20,00
Prendere in considerazione la “Pubblica Amministrazione” significa entrare in una delle questioni più critiche e controverse del dibattito
politico-istituzionale del nostro Paese.
La pubblica amministrazione è anche un’orga-
compie la nostra trasformazione.
Il “viaggio dell’eroe” lo possiamo vedere come una
metafora del percorso compiuto da tutti quegli esseri che, accogliendo una chiamata, affrontano l’incertezza del cambiamento per seguire ciò che sono
chiamati a fare. Eroi sono, allora, tutti coloro che,
nonostante i pregiudizi degli altri, hanno il coraggio
di seguire la propria vocazione e di fare della vita
il proprio viaggio. Chi vuole dare alla luce se stesso, deve intraprendere il proprio viaggio dell’eroe e
affrontare il “grande drago”. Tutte le volte che ci
rassegniamo all’insoddisfazione, che sopportiamo
condizioni frustranti o contrarie ai nostri principi, i
“draghi” hanno vinto la partita. E allora come riuscire a sconfiggere i “draghi”? Cercando di conoscere
profondamente se stessi, superando la paura di non
essere come gli altri ci vogliono e provando a fare
sbocciare i nostri fiori, a dare ascolto alla nostra musica più profonda. Se riusciamo a fare questo passo,
l’esistenza ha prodotto i suoi frutti; che non sempre
coincidono con le nostre aspettative, ma questa è la
vita. Su molte cose non possiamo farci niente, sono
fuori dal nostro controllo, dipendono da altri.
Ma su altre cose, importanti e di grande valore, possiamo, se lo vogliamo, dire la nostra. Ogni uomo,
se vuole, può conquistare la propria serenità , ogni
uomo se vuole, può cambiare e diventare il protagonista del proprio sogno e fare tutto ciò che è in
suo potere per raggiungere i propri obiettivi.
nizzazione complessa, decentrata e sempre presente in ogni momento della nostra vita, dove
sono impiegati un numero considerevole di persone e dirigenti.
Questi ultimi però raramente si preoccupano,
come avviene spesso nel settore privato, del
fatto che solamente valorizzando le cosiddette
“risorse umane” è possibile affrontare e vincere
le sfide imposte dal presente e che si presenteranno nel futuro.
Gli autori, adottando proprio quest’ultima prospettiva, esaminano il modello di managment e
governance che emerge dalla riforma della pubblica amministrazione, mettendo in relazione gli
elementi soggettivi (cultura, benessere e motivazioni dei lavoratori) con l’efficienza e l’efficacia
della stessa, interpretata come capacità di risposta ai bisogni delle persone e della società.
Infatti il volume pone particolare attenzione allo
sviluppo della qualità nei servizi, alla comunicazione tra servizi e persona/utente, al ruolo dei
dirigenti, all’empowerment ed alle procedure di
valutazione del personale.
19
Prestazioni infermieristiche libero professionali:
Gli iscritti che esercitano la libera professione o sono intenzionati ad intraprenderla devono (qualora non avessero già provveduto), comunicarlo al Collegio
attraverso un apposito modulo scaricabile dal sito oppure richiedibile in segreteria. Inoltre, è possibile richiedere l’inserimento del proprio nominativo
nel registro dei liberi professionisti a tutela e garanzia dell’utente che intende
ricevere prestazioni infermieristiche.
Per ulteriori informazioni richiedete un incontro nelle sedi di Novara e/o Verbania con un rappresentante del gruppo “libera professione”.
MODULO FAC-SIMILE
DA COMPILARE PER CHI ESERCITA LA LIBERA PROFESSIONE
Al Collegio IPASVI di Novara - Verbania
Il sottoscritto
Nome
Cognome
data di nascita
luogo di nascita
comune di residenza
via
CAP
cittadinanza
tel.
n.
In qualità di
R Infermiere Professionale R Assistente Sanitario R Vigilatrice d’Infanzia
Iscritto all’albo IPASVI di NOVARA-VERBANIA numero di tessera
n. partita iva
(allego fotocopia),
a conoscenza delle normative che regolamentano l’attività libero professionale, comunica la propria volontà di intraprendere l’esercizio di tale attività, a partire dal mese di
R in forma singola
R in studio associato (indicare nome e sede)
R in cooperativa sociale (indicare nome e sede)
R altre forme (specificare)
Ai sensi dell’art. 76 DPR 28/12/2000 n. 445, consapevole delle responsabilità e delle pene stabilite dalla legge per mendaci dichiarazioni o
false attestazioni, dichiaro che le informazioni fornite sono veritiere.
Informativa sulla privacy
Ai sensi dell’art. 13 del D.Lgs 196/2003 “Codice in materia di protezione dei dati personali” e successive modifiche ed integrazioni, i dati
e le informazioni richiesti verranno trattati esclusivamente per le finalità istituzionali e nel rispetto degli obblighi di riservatezza e di
sicurezza.
Il trattamento dei dati personali verrà effettuato con l’ausilio di mezzi manuali ed informatici. Il conferimento dei dati è facoltativo,
ma l’eventuale rifiuto renderebbe impossibile il perfezionamento degli adempimenti che la interessano e l’esercizio dei connessi diritti
e obblighi. I suoi dati non saranno diffusi. Fermo restando il divieto di cui all’art. 26 comma 5 del D.Lgs 196/2003, i Suoi dati personali
potranno essere comunicati ad altri soggetti, solo per lo svolgimento delle funzioni inerenti alla gestione della Sua posizione, allo svolgimento delle funzioni istituzionali dell’Ente, nei limiti stabiliti da leggi o regolamenti. in ogni momento la S.V. potrà accedere a tali dati
chiedendone la modifica, l’aggiornamento.
Titolare del trattamento è il Presidente del Collegio IPASVI di Novara – Verbania.
20
Data
Firma per esteso
COMUNICAZIONI DAL COLLEGIO
Si informano tutti gli iscritti che è attivo
il sito del Collegio IPASVI di Novara e Verbania
www.ipasvinovara.it
All’interno del sito è possibile ad esempio scaricare la modulistica
reperibile in segreteria, inviare direttamente dei quesiti al Collegio
tramite il link “contatti”, consultare le diverse sezioni tematiche
ricche di informazioni inerenti la formazione, la libera professione ed
i crediti formativi ecm, oppure semplicemente consultare l’elenco dei
testi reperibili presso la biblioteca del Collegio.
QUESITI DEGLI ISCRITTI E POSTA ELETTRONICA
Sempre più spesso giungono al Collegio diversi quesiti di carattere
professionale attraverso la posta elettronica.
Nel riconoscere gli aspetti positivi di questa modalità, non si possono
trascurare quelli di tipo amministrativo, giuridico, formale e legale,
infatti il Collegio, Ente di Diritto Pubblico ausiliario dello Stato, è
tenuto ad osservare le regole della Pubblica Amministrazione, ed
attenersi quindi a quanto previsto dalle normative.
Diversi sono i problemi che si presentano:
non sempre si capisce chi è l’interlocutore che usufruisce del servizio
non sempre vi è un recapito telefonico, necessario per avere maggiori
informazioni nei confronti del quesito posto non sempre vi è un
indirizzo dove recapitare la risposta, in quanto a volte non è possibile
rispondere in modo telegrafico, così come viene posto il quesito
Pertanto si invitano gli iscritti, qualora intendessero usufruire di tale
servizio di utilizzare una delle due seguenti modalità:
1) Utilizzare il link “contatti” all’interno del sito del Collegio.
2) Inviare una mail all’indirizzo del Collegio specificando: cognome,
nome e numero di recapito telefonico.
Diversamente non verrà garantita risposta.
SERVIZIO DI BIBLIOTECA:
Ricordiamo a tutti gli iscritti che il Collegio,
presso la sede di Novara in via Biandrate 20/b,
mette a disposizione un servizio di biblioteca
presso il quale si possono richiedere libri
e consultare riviste scientifiche.
Sul sito http://www.ipasvinovara.it/,
nella sezione “biblioteca”, potrete trovare:
il regolamento; l’elenco completo dei testi;
le riviste presenti in Collegio.
21
FACOLTA’ DI MEDICINA,
CHIRURGIA E SCIENZE DELLA SALUTE
aa.aa.2009/2010 -2010/2011
Master I livello di durata biennale
“MEDICINA D’URGENZA
E AREA CRITICA PER INFERMIERI”
Direttore: Gian Carlo Avanzi
La domanda di ammissione deve essere presentata all’Università degli Studi del
Piemonte Orientale Segreteria Studenti della Facoltà di Medicina, Chirurgia e
Scienze della Salute, via Perrone 18, 28100 Novara dal 01 settembre al 23 ottobre
2009. Deve essere stilata su modelli disponibili presso la sezione modulistica master del sito dell’ateneo http://www.unipmn.it presso la sezione Informazioni per
LAUREATI
MASTER
MODULISTICA MASTER
con allegata quietanza di versamento
della quota di partecipazione alla selezione di euro 40.
22
Per informazioni:
CPSE Fabio Capuzzi e CPSE Moreno Pavani : 0321-3733596
E-mail : [email protected]
Sig.ra Sacchitelli Filomena : 0321-660627
E-mail : fi[email protected]
SEGRETERIA STUDENTI
Indirizzo: via Perrone 18, 28100 Novara
Tel. 0321-375.272
Fax 0321-375.275
E-mail : [email protected]
A cura della segreteria Amministrativa
LA SEGRETERIA INFORMA
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SEGRETERIA
Sede di Novara
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Orari di segreteria: lunedì e mercoledì dalle ore 15:00 alle ore 17:00, venerdì e sabato dalle ore 10:00 alle ore 12:00
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Sede di Verbania
Indirizzo: Piazza Aldo Moro, 5
Orari di segreteria: martedì dalle ore 15:00 alle ore 17:00
Recapiti: tel. 366.1544544 e-mail: ipasvinovco@infinito.it ; [email protected]
CAMBIO RESIDENZA
È indispensabile comunicare tempestivamente ogni cambio di residenza con una delle seguenti modalità:
– attraverso comunicazione scritta direttamente alla segreteria del Collegio
– per posta, fax o e-mail.
Coloro i quali cambiano provincia hanno facoltà di chiedere al Collegio della nuova residenza il trasferimento
dell’iscrizione.
SMARRIMENTO TESSERA
In caso di smarrimento o furto della tessera di iscrizione al Collegio è necessario:
– sporgere denuncia di smarrimento/furto alle autorità competenti (Questura, Carabinieri)
– presentare al Collegio copia della denuncia e due foto tessera per avere il duplicato.
CERTIFICATI DI ISCRIZIONE
I certificati di iscrizione hanno validità di sei mesi (legge 15 maggio 1997 n. 127) e possono essere richiesti in
segreteria con le seguenti modalità:
– direttamente ed in tempo reale presso la segreteria
– telefonicamente, fax o e-mail, indicando le generalità del richiedente. Nel caso in cui non sia l’interessato a
ritirarlo, la persona incaricata deve essere munita di delega e fotocopia del documento di identità del richiedete
il certificato.
A richiesta il certificato può essere spedito per posta.
Si ricorda che il certificato di iscrizione è un documento può essere autocertificato.
LIBERA PROFESSIONE
Chi esercita o intende intraprendere l’attività libero professionale deve darne comunicazione al Collegio.
Si ricorda che l’attività libero professionale implica l’iscrizione alla Cassa di Previdenza ENPAPI.
COLLOQUI
È possibile avere un incontro con la Presidente o un membro del Consiglio Direttivo previo appuntamento telefonico.
POLIZZA R.C. PROFESSIONALE
È possibile sottoscrivere Polizza R.C. professionale:
WILLIS/CARIGE Federazione Nazionale IPASVI, per il contratto e la relativa modulistica contattare la segreteria
del Collegio.
COMITATO DI REDAZIONE
Arreni Antonella, Cavagna Roberto, Fasolini Gabriele, Giroldini Luciano, Portaluppi Viviana, Zavaglio Andreina.
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IL CODICE
DEONTOLOGICO
2009
ARTICOLO 3:
La responsabilità dell’infermiere
consiste nell’assistere,
nel curare
e nel prendersi cura
della persona
nel rispetto della vita,
della salute,
della libertà
e della dignità dell’individuo.
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Dialogare n°3 (settembre 2009)