luglio 2015 DIVERSITÀ DI GENERE E OMOFOBIA. STRUMENTI DELLA SCUOLA PUBBLICA PER L'INCLUSIONE Orientamento sessuale: un tema troppo delicato per il Miur di Gianluca Colantoni, giornalista e insegnante Quali sono le misure adottate dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca per contrastare la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere? Facciamo il punto sui provvedimenti istituzionali adottati fino alla prima metà del 2015, interrogandoci anche sull'influenza dei media su una tematica di cui difficilmente, nel nostro paese, si riesce a discutere a mente fredda. Raccogliamo inoltre informazioni sulle risorse per una didattica attiva in questo campo, con l’aiuto di alcune realtà che lavorano dentro e fuori dalla scuola per un'educazione all’affettività e all’inclusione. Indice e Abstract 1. Introduzione – La missione dell’istruzione pubblica è quella di creare una cittadinanza attiva, aperta e democratica, che sia inclusiva nei confronti di tutte le diversità. Quali sono le normative che offrono le istituzioni, il Miur in particolare, per favorire l’inclusione dei soggetti LGBT? 2. Il contrasto al bullismo Generazioni connesse, internet e privacy 3. Il sito del Miur I risultati di una rapida osservazione basata sulla ricerca dei termini “omofobia”, “omosessualità”, “gay” e “genere” sul sito del Ministero dell’istruzione. 4. L’era della Buona Scuola La legge 107, il DDL Fedeli, l’eco confessionale dei media, l’allarmismo tra i genitori sull’educazione al genere. 5. La Strategia Nazionale dell’Unar Prevenzione e contrasto all’omofobia sono concetti centrali di determinate misure progettate dalle Pari Opportunità per il triennio 2013/2015, misure che però non sono mai decollate. 6. Il lavoro in classe Intervista allo scrittore e docente Dario Accolla su come un insegnante può educare all’inclusività partendo dalla propria classe, di per sé “un vero e proprio laboratorio di diversità”. Alcune risorse a disposizione dei docenti Una breve selezione di strumenti e progetti disponibili in rete Bibliografia e link 1. Introduzione La società contemporanea, caratterizzata da un rinnovamento costante di tecnologie e conoscenze, e da una mobilità sociale acuta, è esposta a grandi e rapidi cambiamenti culturali, economici e politici. Per adattarsi a questa continua trasformazione il Consiglio Europeo già nel 2000 diffondeva un memorandum in cui esortava gli stati membri a mettere in pratica un concetto di formazione permanente 1 , poi articolato nelle competenze chiave per l’apprendimento permanente e per la cittadinanza europea. La trasmissione di contenuti non è più l’unico scopo della scuola, che ora vuole anche insegnare a riflettere sull’apprendimento, a sviluppare abilità e competenze che diano alle persone gli strumenti per vivere, lavorare e relazionarsi con gli altri, anche perché, grazie alle recenti teorie pedagogiche e psicologiche, sappiamo che gli apprendimenti si costruiscono su basi relazionali, emotive e motivazionali. La missione dell’istruzione pubblica è quella di creare una cittadinanza attiva, aperta e democratica, che sia inclusiva nei confronti di tutte le diversità, dalla disabilità al disturbo evolutivo, dal disagio socio-economico a quello culturale. Noi ci soffermeremo a osservare come sono state affrontate, nella prima metà del 2015, le tematiche legate alla diversità di genere. Le politiche educative attente al genere sono strumenti che aiutano a combattere sia la violenza sulle donne sia l’emarginazione dei soggetti che hanno un rapporto con il proprio genere che si allontana da schemi comunemente definiti come ‘normali’, soggetti che per semplicità di seguito chiameremo “LGBT2”: il rispetto per le differenze, la loro conoscenza al di là di stereotipi e paure, può solo renderci una società migliore. Il ruolo dell’insegnante è importante e delicato, perché dopo il genitore, il docente è il primo agente educativo responsabile della cultura diffusa di un paese o di una comunità. Cerchiamo qui di definire se ci sono e quali sono le normative che offrono le istituzioni, il Miur in particolare, per favorire l’inclusione dei soggetti LGBT. 2. Il contrasto al bullismo Nel maggio 2015 sono state pubblicate le Linee di orientamento per il contrasto al bullismo e al cyberbullismo3, sulla traccia delle precedenti Linee di indirizzo generali per la lotta al bullismo a firma del ministro Giuseppe Fioroni del 2007 4. 1 Commissione delle Comunità Europee, Memorandum sull’istruzione e formazione permanente, Bruxelles 30/10/2000. 2 Sigla utilizzata più frequentemente da ILGA Europe (International Lesbian and Gay Association), sta per Lesbo-GayBisex-Transexual, si trovano a volte sigle diverse che includono Q (queer), I (Intersex) o A (asexual). 3 prot. 2519 con data 13/04/2015 e firma del Ministro Stefania Giannini. 4 prot.16 del 5/2/2007. Gli strumenti indicati per contrastare la violenza fisica o psicologica contro le diversità - esplicitate come “diversità di etnìa, religione, disabilità, identità di genere e orientamento sessuale, situazione familiare” – sono demandati alle singole istituzioni scolastiche e alle famiglie tramite il patto di corresponsabilità educativa previsto dallo Statuto degli studenti e delle studentesse (2008). Da parte sua il Miur si concentra sulla sensibilizzazione all’uso corretto della Rete e al rispetto della privacy, avvalendosi della collaborazione della Polizia Postale, tramite il sito istituzionale generazioniconnesse.it, che si affianca al sito lanciato in rete nel 2007 smontailbullo.it. Generazioni Connesse 5 è un consorzio che comprende: Miur, Polizia Postale, Garante della Privacy, Università di Firenze e La Sapienza di Roma, Commissione Straordinaria per la protezione dei diritti umani del Senato, Save The Children, Telefono Azzurro, Edi Onlus, skuola.net, Movimento per la difesa del cittadino, più alcune aziende della telefonia mobile. Come appare evidente dalla natura delle realtà coinvolte, si insiste sulla difesa dell’infanzia dalle minacce di Internet, in particolare per ciò che riguarda la pedopornografia. Vengono quindi fornite delle helpline approntate da Telefono Azzurro e Save The Children, che trattano anche aspetti come la privacy e la legalità. I siti generazioniconnesse.it, e smontailbullo.it offrono un’ampia raccolta di schede didattiche, questionari, materiali audiovisivi utili per stimolare discussioni con le alunne e gli alunni su bullismo e cyberbullismo e delle guide per insegnanti che offrono una formazione specifica e indicano il modo corretto per affrontare la tematica in classe. Anche il tema dell’omosessualità rientra nella discussione, in quanto spesso è tra gli obiettivi dei bulli. Ad esempio nel manuale Superkids6 di Save The Children, realizzato nell’ambito del progetto Daphne (2013), la vittima dei video interattivi è Gaetano, un ragazzo che i compagni prendono in giro chiamando Gay-Tano7. Obiettivo di gran parte dei manuali linkati sul sito è quello di informare su cosa sono Cyberbullismo, Sexting, Grooming ecc. e su come affrontarli in classe: sono proposti a questo scopo dispositivi narrativi (racconti o filmati) e giochi di ruolo in cui le ragazze e i ragazzi possono mettere alla prova la propria dimensione emotiva e relazionale. 5 Emanazione del Safer Internet, programma UE nato nel 2008 che ha istituito la Giornata della sicurezza in rete, il 10 febbraio di ogni anno, cui il Miur ha aderito nel 2012. 6 “European Superkids Online” co-finanziato dalla Commissione Europea - DG Giustizia, Libertà e Sicurezza nell'ambito del Programma Daphne III, è un progetto realizzato in quattro paesi (Polonia, Spagna, Danimarca e Italia) e rivolto alla secondaria di primo grado: http://www.sicurinrete.it/superkids/manuale-superkids.pdf 7 https://www.youtube.com/watch?v=NwIb22Ydguk 3. Il sito del Miur Per chiarire le posizioni che il Ministero dell’Istruzione assume nei confronti delle tematiche in oggetto e le risorse che questo mette a disposizione di docenti e studenti, partiamo da una rapida osservazione del materiale reperibile sul sito ufficiale del Miur 8, il cui motore di ricerca interno restituisce documenti ufficiali (circolari ministeriali) e la rassegna stampa dei principali quotidiani nazionali e locali. - Digitando la parola “omofobia” nel sito si ottengono 318 risultati, riportiamo quelli più rilevanti tra i primi risultati. La Giornata internazionale contro l’omofobia è stata istituita con una risoluzione del Parlamento Europeo del 26 aprile 2007 ed è stata introdotta in Italia nel 2012 dal ministro Profumo: sul sito sono riportate tutte e 4 le circolari predisposte per la giornata dal 2012 al 2015, insieme ad alcuni comunicati stampa. Nel 2013 il Miur ha avviato la campagna di sensibilizzazione "Tante diversità uguali diritti", diffondendo on line materiali informativi e formativi, e approfondimenti curriculari sul tema donne e legalità, e avviando un concorso per cortometraggi. In un comunicato stampa del 2014 si invitano genitori e studenti a consultare il sito noisiamopari.it, istituito nel 2013 nell’ambito del protocollo d’intesa tra Miur e Pari Opportunità: tale sito riporta le misure contro l’omofobia previste dalla Strategia Nazionale dell’Unar, su cui torneremo più avanti. Per la Giornata del 2015, invece, non c'è nessun comunicato stampa, ma solo una circolare 9 , istituzionale e anonima, che rimanda alle linee guida sul bullismo dell’aprile 2015 e che non suggerisce attività da svolgere in altre date, dato che il 17 maggio cade di domenica. Tra i risultati si trovano alcuni articoli della rassegna stampa, da segnalare quello de Il Piccolo del 19 maggio 2012, in cui si si legge che l’Ufficio Scolastico Regionale del Friuli Venezia Giulia (direttore Daniela Beltrame, poi passata a dirigere l’Usr del Veneto) ha ritirato i dirigenti dal progetto per la giornata di lotta all’omofobia voluta da Profumo perché i temi “sono troppo delicati” e in seguito ha omesso di promuovere la circolare ministeriale sul relativo seminario di formazione per i docenti della scuola primaria e secondaria di primo e secondo grado, col risultato che nessun docente ha partecipato all’evento. 8 istruzione.it, navigazione svolta nel mese di giugno 2015 9 http://www.istruzione.it/allegati/2015/17maggio-Giornata_internazionale_contro_omofobia.pdf - Digitando la parola “omosessualità” i risultati sono 207: oltre a molti articoli di cronaca (ad esempio “La guerra di Bagnasco al manuale sulla diversità”, il Secolo XIX 21/5/2015) si trova il link per scaricare un’indagine sul bullismo pubblicata nel 2009 dall’Osservatorio Regionale dell’Usr della Campania in collaborazione con la Facoltà di Psicologia della Seconda Università degli Studi di Napoli10. Il report riporta in 119 pagine sintesi e risultati di una ricerca su bullismo e relazione col contesto, e ha una sezione dedicata specificamente al bullismo omofobico, che è stata svolta su oltre 4500 studenti dai 10 ai 18 anni in 45 scuole della Campania. Citiamo un passaggio da pag.82: “Sono soprattutto i maschi ad essere vittime di bullismo omofobico, ricevendo in particolare offese di tipo omosessuale ed essendo bersagli di storie a sfondo omosessuale. Nel passaggio evolutivo osserviamo che il fenomeno è prevalente nelle scuole medie per poi diminuire nettamente nelle scuole superiori; in queste ultime rimane un maggiore uso delle minacce e delle violenze negli istituti tecnici mentre nei licei è più presente l’offesa”. - Digitando la parola “gay” i risultati sono 855: tra gli articoli della rassegna stampa molti parlano della denuncia subita da due docenti colpevoli di aver fatto leggere in una seconda liceo di Roma il romanzo Sei come sei di Melania Mazzucco, in cui è presente la descrizione di famiglie omogenitoriali e di scene di sesso gay. Promotori di questa e di altre denunce sono le associazioni antiabortiste Provita Onlus e Giuristi per la vita, insieme ai genitori, che hanno coniato per alimentare il dibattito sui media il neologismo spregiativo “omosessualismo”, oggi mutuato in “teoria gender” 11 , secondo cui sarebbe in atto un complotto omosessuale di una lobby gay per disorientare la sessualità dei fanciulli. Risale invece al 2013 un “focus” del Miur in cui l’allora Ministro Carrozza premiava i migliori progetti contro la violenza e la discriminazione 12. - Digitando la parola “genere” si ottengono 20.400 risultati, senz’altro a causa della polisemia del lemma, ma in evidenza si trova il protocollo d’intesa del 2011 tra Miur e Ministro per le pari opportunità firmato dall’on. Carfagna e dall’on. Gelmini 13 : il primo documento ufficiale di 10 IL BULLISMO:Indagine Conoscitiva nella Regione Campania Sintesi e Risultati della ricerca svolta nell’ambito della Convenzione tra Ufficio Scolastico Regionale della Campania, Osservatorio sul Bullismo e Dipartimento di Psicologia della Seconda Università degli Studi di Napoli “Atteggiamenti verso il fenomeno del bullismo nella scuola e sue correlazioni con il contesto ambientale, clima di classe, cultura della legalità e rendimento scolastico", 2009. 11 Per un approfondimento su cosa si intende nei media italiani per “teoria del gender” e su cosa sono invece i gender studies internazionali segnaliamo alcuni articoli in rete: https://en.wikipedia.org/wiki/Gender_studies http://www.internazionale.it/opinione/chiara-lalli/2015/03/31/teoria-gender-diritti http://www.wired.it/attualita/politica/2015/03/13/teoria-del-gender/ http://www.intersexioni.it/link_educazione_2015/ 12 http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ministero/focus071013 13 http://www.ricercainternazionale.miur.it/media/2962/protocollo-miur-dpo_diffusione_cult_genere.pdf riferimento per la lotta alla discriminazione di genere, con un preciso richiamo alla responsabilità della scuola che è invitata a integrare la prospettiva di genere in tutte le attività educative e orientare all’equità e alla riduzione delle emarginazioni basate sull’appartenenza di genere, perché un’educazione non sessista può aiutarci a comprendere quali sono i nostri ruoli all’interno delle famiglie (comprese le nuove realtà che coesistono con il modello considerato tradizionale). Grazie all’intervento delle Pari Opportunità, si comincia dunque dal 2011 a leggere dell’esistenza di “gender forum” che promuovono la diffusione di metodologie attive per lottare contro gli stereotipi. Tra gli altri risultati: la Settimana nazionale contro la violenza e la discriminazione, istituita per il periodo dal 10 al 16 ottobre 2013 (nel 2014 è stata dal 24 al 30 novembre), sempre grazie al Ministero per le Pari Opportunità e all’Unar, ufficio nazionale antidiscriminazione: in questo caso si parla esplicitamente di prevenzione e contrasto alla discriminazione legata a identità di genere e orientamento sessuale, dunque a difesa anche dei soggetti LGBT. Sul sito del Miur manca qualsiasi riferimento ai tre opuscoli pubblicati dall’Unar nel 2014 e intitolati Educare alla diversità a scuola. I tre opuscoli, uno per ogni ciclo di istruzione, rappresentano strumenti gratuiti ad uso dei docenti per introdurre la tematica della diversità in classe e combattere il bullismo attraverso il superamento dello stereotipo e del pregiudizio, con interessanti unità didattiche attive sviluppate in collaborazione con l’Istituto Beck di Psicologia Cognitiva di Roma. Tale omissione è probabilmente legata al fatto che nell’aprile del 2014 l’on. Giannini ha bloccato la distribuzione degli opuscoli, in risposta a un’osservazione critica avanzata dal Cardinale Bagnasco, presidente della Cei. Non andremo ad analizzare i siti di tutti gli uffici scolastici regionali, dove sarebbe prevista la presenza di un osservatorio sul bullismo che promuova corsi di formazione e seminari, ma ci limiteremo a cercare le stesse parole di cui sopra sul sito dell’USR della Lombardia: né il termine gay né omosessualità danno alcun risultato; la parola omofobia dà un solo risultato: il forum delle politiche sociali del gennaio 2013 in cui è presentato in Italia il progetto UE dal nome Rainbow (Rights Against INtolerance Building an Open-minded World) 14 - interessante raccolta di unità didattiche per tutti gli ordini di scuola, con film e attività per contrastare l’omofobia – ma oltre alla data della presentazione, non sono riportate qui altre tracce della sua presenza nelle scuole italiane. Infine la parola genere dà 10 risultati, tra questi i più pertinenti sono la notizia di un convegno dal titolo “Economia e violenza di genere” rivolto agli studenti del secondo grado organizzato nell’ambito della Giornata della legalità del 20 marzo 2015, con Alessandra Kustermann della rete 14 http://www.rainbowproject.eu/ antiviolenza del Comune di Milano, e una giornata di formazione su libri di testo in ottica di genere, del progetto Miur-Soroptimist (imprenditrici volontarie). Da questa breve indagine, che potrebbe essere svolta sul sito del Ministero dai docenti interessati come dai genitori o dagli studenti che sono toccati dal bullismo omofobico, risultano assai ridotte le risorse disponibili in maniera semplice e diretta su come affrontare l’omofobia a scuola, inoltre emerge l’impressione di una maggiore ricchezza di notizie, progetti e iniziative sulla parità di genere fino al 2014, con dichiarazioni propositive e costruttive che scompaiono invece nel 2015. Infine dalla cronaca emerge un clima poco aperto e spesso ostile ai docenti che ne parlano, anche prima del 2015. 4. L’era della Buona Scuola Non senza polemiche per il mancato confronto con gli operatori della scuola, docenti, sindacati, genitori e studenti, che hanno manifestato e firmato petizioni per una revisione partecipata, il governo Renzi ha emanato la legge di riforma scolastica 107/2015, detta La Buona Scuola, approvata in data 09/07/2015 e pubblicata in G.U. in data 13/07/201515. Nella legge 107, composta da un singolo articolo con 212 commi, non ci sono riferimenti al contrasto di omo e transfobia, ma si parla di rispetto delle differenze (art. 1 comma 7d), prevenzione di ogni forma di discriminazione e del bullismo (comma 7l), e poco avanti quando si parla del Piano dell’Offerta Formativa si dice che tale documento deve garantire pari opportunità promuovendo l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni (comma14 paragrafo 16). Alcune associazioni di stampo confessionale hanno polemizzato intorno alla parola “genere”, che per loro implica il sostegno alla fantomatica “teoria gender” che punterebbe all’omosessualizzazione della società. Ma soprattutto tali associazioni, nelle loro polemiche, hanno confuso la legge 107 sulla Buona Scuola con il DDL 1680 16 del 2014 intitolato “Introduzione dell'educazione di genere e della prospettiva di genere nelle attività e nei materiali didattici delle scuole del sistema nazionale di istruzione e nelle università”. In questo DDL la senatrice Fedeli propone una legge nazionale per la parità e contro le discriminazioni di genere, sulla falsariga della legge quadro regionale del luglio 2014 dell'Emilia Romagna (e attualmente al vaglio anche nella 15 Il testo completo qui http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/07/15/15G00122/sg Disegno di legge promosso da Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato eletta in Toscana (PD), comunicato alla presidenza il 18 novembre 2014. Il testo è disponibile qui : http://www.senato.it/japp/bgt/showdoc/17/DDLPRES/845618/index.html?stampa=si&spart=si&toc=no 16 Regione Campania). La stessa senatrice Fedeli, d'altronde, ha favorito tale confusione scrivendo su l’Unità del 23 luglio 201517 che la scuola - grazie alla nuova legge approvata dal suo partito, quindi “La Buona Scuola” e non il DDL 1680 - promuove “nei propri piani formativi, i princìpi di educazione alla parità di genere e dunque di prevenzione delle violenze e delle discriminazioni”. In realtà, come abbiamo visto, soltanto i commi 7 e 14 della legge 107 citano l'argomento, anche in maniera abbastanza superficiale. Il DDL 1680 invece, è molto specifico e richiama direttamente: 1) il protocollo di Istanbul contro la violenza sulle donne ratificato dal Parlamento nel 2012, 2) la risoluzione 2012/2116 (INI) del Parlamento Europeo del 12 marzo 2013 sull’eliminazione degli stereotipi di genere nell’Unione Europea, 3) l’obiettivo strategico B4 dell’Unione Europea «Formazione a una cultura della differenza di genere». Nello specifico il DDL 1680 invita a combattere gli stereotipi di genere nell’educazione scolastica adottando il codice POLITE sulle pari opportunità nei libri di testo (risalente al 1999, ma mai adottato a livello istituzionale seppure sostenuto dall’AIE, associazione italiana degli editori), e formando i docenti sull’insegnamento dell’educazione di genere. Sulla base della confusione tra Legge 107/2015 e DDL 1680, le associazioni cattoliche hanno quindi condannato la ”Buona scuola” per ciò che riguarda questo aspetto. Il temine “genere” si è così trasformato in uno strumento politico contro il riconoscimento dei diritti civili alle persone omosessuali – in un contesto politico in cui da Europa e Stati Uniti arrivano segnali di apertura al riconoscimento dei diritti per le persone LGBT. 18. Anche la scuola e il Miur sono stati chiamati direttamente in causa in vari modi. Ad esempio il 17 giugno il DS Anna Maria Altieri dell’Istituto Comprensivo “Via Micheli” di Roma ha mandato una circolare (n289) rivolta a tutti i genitori affermando che la Buona Scuola contiene l’obbligo di educazione alla parità di genere, che coincide con la “teoria gender” e con l’obbligo di educazione sessuale secondo le linee guida dell’OMS, aggiungendo una lista di atti sessuali previsti in classe, e invitando a informarsi sul sito del comitato Difendiamo i nostri figli, di ispirazione cattolica e formato tra gli altri dal neurochirurgo Massimo Gandolfini, dai giornalisti Mario Adinolfi e Costanza Miriano, tra i promotori del Family Day e tra i più ferventi oppositori del riconoscimento dei diritti per le persone LGBT. Sono circolate in rete altre iniziative come un modulo per la diffida alle scuole ad adottare le “linee guida gender”, ed è stato diffuso tra gruppi di genitori un messaggio allarmante sul grave pericolo che i loro figli stanno 17 18 http://www.unita.tv/opinioni/la-buona-scuola-patto-educativo-contro-la-violenza-di-genere/ D'altronde anche in Italia si registrano timide aperture su questo tema, con la proposta della senatrice PD Monica Cirinnà di una legge sulle unioni civili per le persone omosessuali, legge peraltro bloccata in Parlamento e rinviata sine die. correndo per via dell’introduzione dell’ideologia nella scuola, dell’eliminazione delle differenze tra maschi e femmine, delle pratiche sessuali coatte a cui saranno obbligati i bambini ecc... È utile citare un altro esempio di come l’influenza politica e religiosa ostacoli nel nostro paese anche solo la sperimentazione di una didattica attiva in questo campo: all’inizio del 2015 a Trieste 45 scuole sono state invitate a sperimentare il Gioco del Rispetto19. Lega, Forza Italia, CEI e altri hanno fatto partire un tam tam mediatico dai toni molto accesi, presentando l’iniziativa come disorientante per i bambini se non addirittura come una violenza sessuale, nonostante, tra l'altro, in questo gioco non si parli nemmeno di sesso, ma solo di ruoli sociali. La sperimentazione è stata interrotta prima di essere presentata ai genitori come attività extracurricolare 20. Sempre nel 2015 i media hanno dato ampio spazio al Family Day (21 giugno), una giornata organizzata dalle associazioni del mondo cattolico per sostenere il riconoscimento da parte dello Stato di solo un modello di famiglia, definito come tradizionale. Concludiamo segnalando una dichiarazione del luglio 2015 di Fabrizio Azzolini, Presidente Age (Associazione italiana genitori) e coordinatore del Fonags (Forum associazioni genitori presso il ministero dell'istruzione). Azzolini lamenta il fatto che i genitori non abbiano più ingerenza nella scelta del piano dell’offerta formativa, in particolare sulle attività extracurricolari, sospettate di veicolare le “teorie del gender” 21: “Il ragazzo che si scopre gay deve poter contare sull’appoggio di tutti, della famiglia, degli amici, della scuola, su questo non ci sono dubbi, e deve poter liberamente accettare la sua condizione per viverla nel miglior modo possibile. Detto questo, io non devo diventare gay per far felice un gay! Ai nostri figli dobbiamo dare un messaggio chiaro: esiste una famiglia tradizionale in cui padre e madre danno la vita ai figli e li educano. Quello che avviene al di fuori deve essere accettato e anche accolto, ma considerato alla stregua di qualcosa che va al di fuori della normalità”. Mentre però, come abbiamo visto, alcune associazioni confessionali hanno condannato la “Buona scuola” per l'utilizzo del termine “genere”, la senatrice PD Laura Puppato chiarisce con un comunicato22 che in realtà nella Legge 107 manca qualsiasi riferimento ai diritti LGBT. Infatti il comma incriminato rimanda alla legge 119/2013 sulla sicurezza, che non parla di lotta all'omofobia o alle discriminazioni sull'identità di genere, ma solo di contrasto alla violenza sulle donne 23 : 19 http://giocodelrispetto.org/info/ Vedi più sotto al capitolo “Alcune Risorse”. Qui la difesa da parte del vicesindaco di Trieste Fabiana Martini : http://www.retecivica.trieste.it/new/Default.asp?tabella_padre=sezioni&ids=12&tipo=&pagina=cstampa_leggi.asp&comunicato=11659 21 http://www.orizzontescuola.it/news/age-educazione-affettivit-adeguare-ad-et-studenti-non-soddisfatti-dellanota-ministeriale 22 http://www.laurapuppato.it/primo-piano/gender-facciamo-chiarezza/ 23 La legge 107 prevede che “Il piano triennale dell’offerta formativa assicura l’attuazione dei princìpi di pari opportunità promuovendo nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni, al fine di informare e di sensibilizzare gli studenti, i docenti e i genitori sulle tematiche indicate dall’articolo 5, comma 2, del decreto-legge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119, nel rispetto dei limiti di spesa di cui all’articolo 5-bis, comma 1, 20 “…D'altronde questo è l'unico punto della legge in cui è presente la parola genere, pertanto come è facilmente deducibile anche ad una lettura distratta, la Legge 107 ha tra i mille propri obiettivi il contrasto alla violenza contro le donne, e non certo la lotto contro l'omofobia e la transfobia. La parola gender è stata sfruttata cinicamente da associazioni confessionali, media e partiti, solo per crearsi un bersaglio polemico”. Ribadendo questo punto, la senatrice Puppato non solo non si rammarica per la mancanza di politiche per l'educazione all'inclusione, ma avalla addirittura l’esistenza di una teoria gender e ne prende le distanze. 5. La Strategia Nazionale dell’Unar Ancora una volta è dall’Europa e dall’Unar che giungono normative e linee d’orientamento che hanno basi inclusive, laiche e scientifiche. Nel 2010 il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa ha approvato una Raccomandazione agli Stati Membri 24 definendo un’articolata serie di misure volte a combattere le discriminazioni fondate su orientamento sessuale e identità di genere. È questo il primo strumento del diritto internazionale che affronta nello specifico una forma di discriminazione tra le più durature e difficili da contrastare. La Raccomandazione fa riferimento ai diritti umani universali, riconosce le continue discriminazioni vissute dalle persone LGBT e riconosce la necessità di un’azione specifica per assicurare alle persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali il pieno godimento dei diritti umani, definendo le misure che gli stati membri debbono adottare a tale scopo. Per attuare e monitorare questa raccomandazione europea in Italia, l’Unar ha sviluppato una Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull'orientamento primo periodo, del predetto decreto-legge n. 93 del 2013.”. Ecco cosa dice l’art. 5, comma 2 del decreto-legge 2013, convertito dalla legge 119/2013: “2. Il Piano persegue le seguenti finalità: - prevenire il fenomeno della violenza contro le donne attraverso l’informazione e la sensibilizzazione della collettività, rafforzando la consapevolezza degli uomini e ragazzi nel processo di eliminazione della violenza contro le donne; - promuovere l’educazione alla relazione e contro la violenza e la discriminazione di genere nell’ambito dei programmi scolastici delle scuole di ogni ordine e grado, al fine di sensibilizzare, informare, formare gli studenti e prevenire la violenza nei confronti delle donne e la discriminazione di genere, anche attraverso un’adeguata valorizzazione della tematica nei libri di testo; - potenziare le forme di assistenza e sostegno alle donne vittime di violenza e ai loro figli attraverso il rafforzamento della rete dei servizi territoriali, dei centri antiviolenza e dei servizi di assistenza alle donne e si parla di violenza di genere. Credo che possiamo tutti essere concordi del ruolo fondamentale che può avere la scuola nel combattere la violenza di genere, vero dramma del nostro paese di cui tutti i giorni abbiamo notizie e le cui cause culturali sono appurate. La locuzione, di per sé, non lascia spazi ad alcuna ambiguità, ma al fine di essere ancor più chiaro il legislatore ha voluto ricordare vittime di violenza; garantire la formazione di tutte le professionalità che entrano in contatto con la violenza di genere e lo stalking; - accrescere la protezione delle vittime attraverso un rafforzamento della collaborazione tra tutte le istituzioni coinvolte; - prevedere una raccolta strutturata dei dati del fenomeno, anche attraverso il coordinamento delle banche dati già esistenti; - prevedere specifiche azioni positive che tengano anche conto delle competenze delle Amministrazioni impegnate nella prevenzione, nel contrasto e nel sostegno delle vittime di violenza di genere e di stalking. 24 Raccomandazione del Comitato dei Ministri CM/REC (2010)5., documento di sintesi del monitoraggio 2013 http://www.risorselgbti.eu/sito_statico/pdf/summary_ita_13-02-13.pdf sessuale e l'identità di genere (2013-2015) 25 , incaricandosi di coordinare le Istituzioni e le associazioni che difendono i diritti di persone gay e lesbiche nel nostro Paese. I quattro assi di intervento predisposti da Unar sono: Educazione e Istruzione, Lavoro, Sicurezza e Carceri, Comunicazione e Media. In relazione all’ambito “Educazione e Istruzione”, la Strategia nazionale ha individuato specifici obiettivi operativi e misure (che in verità praticamente non sono mai state attuate). Gli obiettivi più importanti della Strategia sono: a. ampliare le conoscenze e le competenze di tutti gli attori della comunità scolastica sulle tematiche LGBT; b. prevenire e contrastare il fenomeno dell’intolleranza e della violenza legate all’orientamento sessuale o all’identità di genere; c. garantire un ambiente scolastico sicuro e friendly, al riparo dalla violenza, dalle angherie, dall’esclusione sociale o da altre forme di trattamenti discriminatori e degradanti legati all’orientamento sessuale o all’identità di genere; d. conoscere le dimensioni e le ricadute del bullismo nelle scuole, a livello nazionale e territoriale, con particolare riferimento al carattere omofobico e transfobico, mediante una rilevazione e raccolta sistematica dei dati; e. favorire l’empowerment delle persone LGBT nelle scuole, sia tra gli insegnanti che tra gli alunni; f. contrastare e prevenire l'isolamento, il disagio sociale, l'insuccesso e la dispersione scolastica dei giovani LGBT; g. contribuire alla conoscenza delle nuove realtà familiari, superare il pregiudizio legato all’orientamento affettivo dei genitori per evitare discriminazioni nei confronti dei figli di genitori omosessuali. Il Miur ha però rotto ogni collaborazione con l'UNAR il 4 giugno del 2015, quando la ministra Giannini non si è presentata al Workshop organizzato da UNAR e RE.A.DY 26 che avrebbe dovuto fare il punto sulle attività svolte, non svolte o da svolgere nel mondo della scuola. Nello stesso giorno viene inoltre data notizia della chiusura di tutte le azioni di contrasto al bullismo omofobico previste nell'Asse Educazione e Istruzione della Strategia Unar 27 . Le conseguenze si vedranno nell’anno scolastico 2015/2016, si presume che non partiranno tutte le misure previste dalla Strategia Nazionale, come la formazione dei docenti, dei dirigenti e degli alunni, il coinvolgimento delle associazioni LGBT e della loro expertise, l’adozione di una modulistica rispettosa delle differenze di genere e delle nuove realtà familiari. Di fatto il tentativo dell’Unar di costituire una rete contro la discriminazione è fallito, e gli obiettivi della Strategia, nel progetto triennale 20132015, non saranno tradotti in alcuna azione. 25 Qui il testo completo http://www.unar.it/unar/portal/wp-content/uploads/2014/02/LGBT-strategia-unar-17x24.pdf Rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere 27 Fonte http://www.orizzontescuola.it/news/miur-abbandona-strategia-nazionale-che-contrasta-discriminazioniorientamento-sessuale-ed-ident 26 6. Il lavoro in classe Il mestiere dell’insegnante comporta una grande responsabilità educativa, il personale docente deve dimostrarsi di mentalità aperta, ricettivo al cambiamento e preparato a trasmettere ai ragazzi gli strumenti per crescere. Diamo quindi la parola a un insegnante, che mette in pratica una didattica inclusiva dentro e fuori dalla scuola grazie alla sua attività di scrittore e divulgatore: Dario Accolla, insegnante di materie letterarie in un istituto superiore di Roma, scrittore, blogger e attivista per i diritti LGBT28: In una scuola che non offre strumenti istituzionali per lottare contro la discriminazione basata sull’orientamento sessuale (e dove anzi a volte arrivano minacce da associazioni cattoliche di genitori), tu come docente hai utilizzato delle risorse specifiche nella tua didattica (sviluppate da te o da enti esterni alla scuola)? “In verità serve davvero poco per preparare una lezione di educazione alle differenze in aula, perché una classe è già un poderoso laboratorio di diversità, per sua stessa natura: per il fatto che sia composta da maschi e femmine, da individui di diversa estrazione, fede, cultura, ecc. Il “materiale umano” è già pronto e fa esperienza di questa diversificazione. Compito dell’insegnante è dimostrare come quel quotidiano sia esperienza che arricchisce e non un pericolo per la propria individualità. Allo stesso modo, così come è importante far capire che chiunque va rispettato/a per l’appartenenza al genere, religione, colore della pelle o altro tipo di variante, è fondamentale – se si vuole rompere lo stigma contro le persone LGBT – far capire da subito che esistono gay, lesbiche, trans e che queste persone vanno riconosciute nella loro umanità e quindi rispettate. Per fare questo non occorre nessuna formazione specifica, solo un po’ di buon senso. E sarebbe già tanto se si trasmettesse questo tipo di informazioni, a livello base. Poi, va da sé, ci sono percorsi specifici che possono essere approntati attraverso laboratori. Il lavoro da fare in questo senso è vastissimo. Io ne ho programmato uno che segue un percorso di Educazione civica. Si parte con la lettura e il commento dell’articolo 3 della Costituzione e si prosegue durante l’anno con una serie di tappe tematiche, come il Giorno della Memoria, l’8 marzo e il 17 maggio, Giornata contro l’omofobia. Lo scopo del laboratorio è quello di sviluppare un dibattito sul rispetto delle diversità e delle minoranze, partendo proprio dalla nostra Carta fondamentale. Le classi in cui l’ho proposto hanno fatto un egregio lavoro di confronto e di dibattito. Faccio notare che per qualcuno questa sarebbe “istigazione al gender”.” 28 Il suo ultimo libro, Omofobia, bullismo e linguaggio giovanile, pubblicato quest’anno da Villaggio Maori, il suo blog è raggiungibile a questo indirizzo https://elfobruno.wordpress.com/ Hai affrontato la lotta all’omofobia in maniera trasversale, cogliendo le occasioni durante le discussioni in classe, parlando apertamente con gli studenti? “Sono un insegnante dichiarato, con genitori, colleghi, superiori e studenti. È inevitabile che le domande sulla mia identità affettiva emergano, è nella natura dei ragazzi e delle ragazze con cui lavori tutti i giorni. Vogliono conoscere piccoli spaccati del tuo quotidiano perché per loro è fondamentale potersi fidare di te. È la magia dell’insegnamento. Una mia allieva mi ha chiesto, semmai dovessi fidanzarmi, se un giorno le presenterò il mio ragazzo. Le ho sorriso e le ho detto di sì. Questo non mi ha reso, ai suoi occhi, un gay dichiarato, bensì una persona con un universo affettivo. E quella domanda ha abbattuto non il tabù dell’omosessualità, ma una certa distanza emotiva tra docente e discente. Adesso per loro sono più umano perché sanno che posso avere dei sentimenti. Questa verità li predispone meglio, li aiuta a superare le diffidenze. Crea armonia in aula. Credo che il coming out in aula, attraverso tempi e modi sempre personali, sia fondamentale per abbattere non solo lo stigma verso una categoria sociale, ma per rendere più vero il rapporto docente-discente”. Sei mai stato vittima di discriminazione per il tuo orientamento, e come hai reagito? “Purtroppo in Italia l’omofobia è realtà quotidiana. Tutte noi persone LGBT siamo discriminate quotidianamente nel non poter accedere alle tutele legali previste per le coppie sposate, ad esempio. Questa potenzialità di discrimine è dietro l’angolo, se io volessi regolarizzare il rapporto col mio compagno. Poi c’è l’omofobia sociale. Una ragazza non mi ha voluto affittare casa, sapendo che sono gay, adducendo come scusa “è meglio sia per te che per me”. E anche a scuola qualche alunno ha ben pensato di potermi prendere in giro, per il mio orientamento. Ma lì è bastato chiedere spiegazioni, di fronte al resto della classe. Non appena ci si rende conto che non si ha paura di essere etichettati come “froci”, molte sfrontatezze si sbriciolano all’istante. È un lavoro lungo e difficile. Io penso valga la pena di farlo”. Conclusioni Iniziative come le Giornate contro la violenza o altro sono lodevoli perché danno un nome e riconoscono la presenza di una problematica, ma abbiamo visto che nei vari passaggi da Ministero a USR, da USR a Dirigente Scolastico, da questo al personale della scuola e infine dagli insegnanti agli alunni nel contesto della classe e del rapporto coi genitori, sono tante le occasioni per annullarne l’efficacia. In questo meccanismo è determinante la coscienza del docente, il coraggio, la riflessività, la responsabilità come adulto di riferimento. - L’ingerenza delle associazioni cattoliche in politica, mass media, scuole e genitori è talmente forte da costituire un ostacolo all’adozione e alla messa in pratica di didattiche attive e di educazione all’affettività e all’empatia. - Una possibile soluzione per contrastare realmente la discriminazione di genere è utilizzare quello di cui disponiamo come docenti, stimolare la discussione e il confronto tra i ragazzi aiutandoli a smontare i pregiudizi. Parleremo apertamente con gli alunni, come consiglia Dario Accolla, e punteremo allo sviluppo di un pensiero critico, che darà loro consapevolezza e dunque competenza, applicabile in maniera trasversale a tutti contesti di vita. ALCUNE RISORSE A DISPOSIZIONE DEI DOCENTI Segnaliamo qui alcuni dei numerosi strumenti didattici educativi incontrati durante la stesura del presente articolo, molto utili per educare all’affettività e all’empatia e combattere la discriminazione legata all’orientamento sessuale. Tutte queste risorse pedagogiche sono disponibili gratuitamente online, ma dopo la condanna della Cei e l’ondata di allarmismo che coinvolge qualsiasi riferimento a pari diritti e pari opportunità, la strada per un’educazione alla diversità è resa molto più difficile: prima di affrontare queste tematiche in classe bisogna assicurarsi di ottenere tutte le condizioni (l’accordo con il DS, l’approvazione di tutti genitori) che garantiscano al docente di non rischiare a sua volta di essere discriminato o peggio licenziato. I 3 manuali Unar “Educare alle differenze” I manuali dell’Unar sviluppati in collaborazione con l’istituto Beck di Psicologia Cognitiva sono ancora reperibili online, sebbene il ministero li abbia disconosciuti e fatti ritirare dalla rete per accontentare la CEI e i movimenti integralisti cattolici 29. I 3 opuscoli sono divisi per ordine di scuola (primaria, secondaria di primo grado, secondaria di secondo grado) e quindi per target di età, sono rivolti agli insegnanti e contengono una raccolta di interessanti unità didattiche attive, con giochi di ruolo, esercizi di gruppo, esempi di comportamenti assertivi. La guida per le scuole attive di Amnesty International La sezione italiana di Amnesty International ha messo online un sito30 in cui si invitano gli istituti della scuola superiore di secondo grado, studenti e docenti, a condividere idee e proposte per migliorare l’ambiente scolastico e renderlo accogliente anche per le persone LGBTI. Disponibile sul sito la guida didattica per docenti con alcuni percorsi sui diritti umani da proporre in classe. Il Gioco del Rispetto Il Gioco del Rispetto31 è uno strumento proiettivo esemplare per quanto riguarda la didattica contro la discriminazione di genere, frutto di mesi di lavoro e dalla valenza scientifica poiché volto alla misurazione dei risultati, si tratta di alcuni giochi con l’ausilio di carte illustrate e un racconto originale che stimolano la discussione sui ruoli e i mestieri di maschi e femmine, per insegnare l’uguaglianza e la pari dignità di genere. 29 http://www.orizzontescuola.it/stop-alleducazione-alla-diversit-cosa-successo 30 http://scuole-lgbti.amnesty.it/il-progetto/ 31 http://giocodelrispetto.org/info/ Progetto Rainbow32 Nel 2012 il CIG, Centro d’iniziativa Gay (Arcigay Milano) ha realizzato per il progetto europeo Rainbow (Rights Against INtolerance Building an Open-minded World) - co-finanziato dal programma per i Diritti Fondamentali e del Cittadino della divisione Giustizia della Commissione Europea - un’interessante raccolta di unità didattiche per tutti gli ordini di scuola, con film e attività per contrastare l’omofobia. Il progetto Includere Il progetto Includere di Arcigay Emilia Romagna 33 ha messo a disposizione una proposta formativa e informativa per educatori e volontari che operano nel mondo della scuola, volta a rafforzare il lavoro di rete, a operare a favore dell’inclusione sociale e a prevenire l’omofobia. L’iniziativa si inserisce nel solco tracciato dalle Indicazioni attuative del Piano sociale e sanitario regionale per il biennio 2013/2014 che auspica di “potenziare maggiormente le politiche educative e sociali nella loro funzione strategica di promozione del benessere […] di prevenzione per rompere la catena di riproduzione delle diseguaglianze sociali e favorire processi di inclusione”. Tutti improntati a metodologie attive, i moduli elaborati dai volontari spiegano la differenza tra genere e orientamento, cercano di de-strutturare gli stereotipi e far superare i pregiudizi. “Nulla funziona meglio della conoscenza diretta delle persone che quotidianamente vivono sulla propria pelle le gioie e le difficoltà di questa condizione” si legge nella presentazione, che continua: “attraverso quella che gli studi definiscono “ipotesi del contatto” (Allport, 1954) è possibile incrementare le competenze cognitive e relazionali, favorire immedesimazione ed empatia e stimolare la cooperazione per il raggiungimento di obiettivi condivisi: tutte esperienze che, se opportunamente facilitate, hanno un ottimo potenziale nella riduzione del bullismo e dell’omofobia a scuola”. In attesa della pubblicazione di un manuale, atteso per novembre 2015, il progetto ha promosso un’indagine rivolta ai residenti della regione Emilia Romagna, realizzato con l’appoggio di Arcigay Nazionale e la collaborazione di Progetto Alice, per rilevare la percezione del bullismo omofobico tra gli operatori del settore educativo. Si legge nella descrizione: “Il primo passaggio verso la creazione di un programma di intervento volto a contrastare la diffusione del bullismo omofobico nella scuola prevede la realizzazione di indagini all’interno dell’ambiente scolastico circa la presenza del fenomeno e delle relative caratteristiche principali. Senza dati a disposizione è difficile mettere i professionisti e le professioniste che lavorano con le persone adolescenti a conoscenza 32 http://www.rainbowproject.eu/material/it/index.htm http://progettoincludere.com/ citato qui a luglio 2015 http://www.osservatoriolgbt.eu/index.php/news/85-lapercezione-dell-omofobia-tra-operatori-e-operatrici-del-settore-educativo-in-emilia-romagna 33 della presenza del problema, della sua gravità e delle sue forme di manifestazione e, di conseguenza motivare i dirigenti scolastici e il personale della scuola a intervenire. Infine, questi dati possono fungere da termine di paragone per investigare i cambiamenti nel tempo del problema, soprattutto per verificare il livello di efficacia raggiunto dall’intervento nel modificare i comportamenti degli alunni e le relazioni nella classe”. Educare alle Differenze34 Svoltasi con successo il 20 e 21 settembre 2014 a Roma, l’iniziativa di formazione per docenti e personale della scuola contro la discriminazione si terrà di nuovo il 19 e 20 settembre 2015 a Roma. Si tratta di una manifestazione con workshop, tavoli tematici, dibattiti e conferenze sulle buone prassi per l’educazione alla diversità e per la difesa della scuola pubblica, laica e inclusiva, con ospiti provenienti da tutta Italia che presenterà dei progetti dedicati all’identità di genere. “Alla prima edizione di Educare alle differenze – due assemblee plenarie, sette tavoli tematici paralleli, teatro forum, mostre, banchetti e, soprattutto, un’atmosfera positiva, allegra, curiosa, carica di desideri e aspettative – hanno partecipato oltre 600 persone da tutta Italia”, scrive Monica Pasquino dell’associazione Scosse di Roma, organizzatrice insieme a Giulia Selmi del Progetto Alice (Bologna) e a Tiziana Biondi di Stonewall (Siracusa). Le cose cambiano a Roma Il progetto Le Cose Cambiano 35 è nato su sollecitazione di artisti e intellettuali che nel 2013 hanno scritto una lettera aperta al sindaco Marino sul Corriere della Sera, all’indomani del suicidio di un giovane gay a Roma. Ne è nata una ricerca sul territorio e successivamente l’assessorato alle Pari Opportunità e l’Università della Sapienza di Roma hanno realizzato il progetto rivolto alle scuole superiori della città e, in particolare, a docenti, studenti e alle famiglie. L’obiettivo è di sensibilizzare al rispetto e alla valorizzazione delle differenze, contribuendo a contrastare il bullismo omofobico e i derivanti casi di dispersione scolastica, promuovendo una visione positiva del futuro attraverso concrete testimonianze (dunque sono stati scelti dei dispositivi narrativi) di personaggi famosi e di esponenti delle associazioni LGBT romane che si sono messe gratuitamente a disposizione. 34 35 http://www.scosse.org/educare-alle-differenze-2/ http://lecosecambiano.roma.it/progetto Bibliografia Dario Accolla, Omofobia, bullismo e linguaggio giovanile, Villaggio Maori, Catania, 2015 Federico Batini, Identità sessuale: un’assenza ingiustificata. Ricerca, strumenti e informazioni per la prevenzione del bullismo omofobico a scuola Loescher, 2014 Cattaneo Agnese, Rosa Alessia, La scuola in ascolto, Principato 2015 D'Angelo Lauretta, Di Rago Rosa, Teatro, didattica attiva, intercultura. Teatri visibili e teatri invisibili, Franco Angeli 2009 Del Buono Maria Rosa, Sguardi di genere tra identità e culture. Dispositivi per l'educazione interculturale, Franco Angeli 2002 Davide Dèttore, Paolo Antonelli, Jiska Ristori (a cura di), Il bullismo omofobico a scuola. Strategie di analisi e intervento basate sugli stereotipi e i ruoli di genere, Roma, Alpes Italia, 2014 Cristina Gamberi, Maria Agnese Maio, Giulia Selmi (a cura di), Educare al genere. Riflessioni e strumenti per articolare la complessità, Carocci, 2010 Howard Gardner, L'educazione delle intelligenze multiple, Milano, Anabasi, 1994 Margherita Graglia, Omofobia. Strumenti di analisi e di intervento, Carocci, Roma, 2012 Beatrice Gusmano, Tiziana Mangarella (a cura di), Di che genere sei? Prevenire il bullismo sessista e omotransfobico, Molfetta (BA), La meridiana, 2014 Vittorio Lingiardi, Citizen gay. Affetti e diritti, Milano, Il Saggiatore, 2012 (edizione aggiornata). Giulia Mura, Davide Diamantini, Il cyberbullismo, Milano, Guerini e Associati, 2013 Nigris E., Negri S.C., Zuccoli F. (a cura di), Esperienza e didattica, Carocci, Roma 2007 Daniel Pennac, Chagrin d’école, Folio Gallimard, Paris 2007 Ian Rivers, , Bullismo Omofobico, conoscerlo per combatterlo, Il saggiatore 2015 Maria Serena Sapegno (a cura di), La differenza insegna. La didattica delle discipline in una prospettiva di genere, Carocci 2014 LINK Siti istituzionali e associazioni: http://www.risorselgbti.eu/ http://www.osservatoriolgbt.eu/ http://www.arcigay.it/ http://scuole-lgbti.amnesty.it/il-progetto/ http://www.ilga-europe.org/what-we-do/our-advocacy-work/education http://giocodelrispetto.org/info/ http://www.societadellestoriche.it/ http://www.noisiamopari.it http://www.poliziadistato.it/articolo/22017/ Ricerche e documenti: Strategia Nazionale Unar 2013/2015 http://www.unar.it/unar/portal/wp-content/uploads/2014/02/LGBT-strategia-unar-17x24.pdf Il FRA ha condotto la prima ricerca online a livello europeo per stabilire un’accurata immagine della vita delle persone LGBT maggiorenni, e delle loro esperienze in merito ai diritti fondamentali: http://fra.europa.eu/en/survey/2012/eu-lgbt-survey Standard OMS per l’educazione sessuale in Europa (pdf in italiano): http://www.aispa.it/attachments/article/78/STANDARD%20OMS.pdf Ricerca sul bullismo in Campania (2009): http://www.campania.istruzione.it/allegati/2009/gennaio/Indagine_Bullismo_Campania.pdf Rete Lenford e Regione Toscana, Percorsi didattici contro le violenze di genere e il bullismo omotransfobico (2014): http://www.retelenford.it/images/Rapporto_finale__Omofobia_Transfobia_e_Bullismo.pdf Materiali e progetti Link per scaricare i manuali Unar http://www.orizzontescuola.it/stop-alleducazione-alla-diversit-cosa-successo Progetto contro l’omofobia nelle scuole superiori a Roma http://lecosecambiano.roma.it/ Manuale per docenti su video didattici http://www.sicurinrete.it/superkids/manuale-superkids.pdf Materiali per un dispositivo narrativo con letture http://www.lindro.it/0-cultura/2014-08-25/139553-g-come-gay-leggere-gay/ Scheda sulla formazione offerta da Agedo, associazione genitori di omosessuali http://www.istruzione.it/allegati/2014/schedaagedo3.pdf Sui manuali scolastici del mediterraneo: Sabrina Sinigalia-Amadio, « Le genre dans les manuels scolaires français. Des représentations stéréotypées et discriminatoires », Tréma [En ligne], 35 - 36 | 2011, mis en ligne le 01 décembre 2013, Consulté le 26 juin 2015. URL : http://trema.revues.org/2665