la Capitanata Rassegna di vita e di studi della Provincia di Foggia BOLLETTINO D'INFORMAZIONE della Biblioteca Provinciale di Foggia Anno XI-XII (1973-'74) n. 1-3 (gen-giu.) IL XXIV CONGRESSO dell'Associazione Italiana Biblioteche (Foggia - Pugnochiuso, 5 - 10 ottobre 1974) Queste note vanno alle stampe in un momento di particolare fervore di intenti innovatori, di dibattito, di polemiche, intorno alle strutture bibliotecarie italiane, entro la più ampia discussione, a livello nazionale, delle nuove linee di politica culturale generale. L'evento più importante, almeno a livello istituzionale, è, senza dubbio, la creazione del Ministero dei Beni Culturali, la cui nascita sanziona, con la realtà corposa del fatto, un nuovo concetto - quello di « bene culturale » appunto - e, dietro di esso, una nuova problematica di avvicinamento ai fenomeni ed alle testimonianze culturali. E' auspicabile che il confronto (e lo scontro), in atto intorno al nuovo Ministero, faccia giustizia di ogni visione accentratrice, sempre emergente, nonostante le cattive prove fatte in tre decenni di gestione dei beni e delle strutture culturali del nostro Paese. D'altra parte, soltanto da un decentramento democratico 1 organico può emergere, con la chiarezza che fino ad oggi è mancata, il quadro dei compiti di direzione generale, di coordinamento e di riequilibrio degli scompensi, che sono propri del potere centrale; compiti che sono stati assolti nel modo che è sotto gli occhi di tutti, proprio perché non si è voluto rinunciare a « intervenire », sempre e dappertutto, alla gestione di una miriade di istituti e strutture culturali che non hanno mai assolto a una funzione « nazionale », né dal punto di vista geografico, né da quello politicoculturale. Nella direttrice, per così dire, « verticale » di decentramento (e di possibile democratizzazione) della politica bibliotecaria italiana, va sottolineato con favore l'avvenuto passaggio alle Regioni delle competenze in materia di biblioteca pubblica: con le attese successive leggi regionali approvate, con la creazione, in Emilia, di un Istituto Regionale per i Beni Culturali, - tutte queste nuove realtà si iscrivono entro l'atmosfera di generale « riproblematizzazione » che investe, con folate di aria nuova, la fin troppo « consolidata » e « monumentale » (nel senso archeologico del termine) realtà culturale del nostro Paese. Ben radicato - com'era inevitabile - in questo nuovo humus » di fermenti, si è aperto, il 5 ottobre, nell'auditorium della nuova Biblioteca Provinciale di Foggia, il XXIV Congresso nazionale dell'A.I.B., con le relazioni riportate nelle pagine di questo fascicolo ed il saluto di Joachim Wieder, intervenuto in rappresentanza dei colleghi stranieri presenti al Congresso. I lavori sono ripresi il giorno successivo a Pugnochiuso, presso il Centro internazionale dei Congressi, con la relazione di Mr. Harris, bibliotecario di Newcastle, sul tema « Formazione dei bibliotecari in Gran Bretagna ». Una esposizione, quella di Mr. Harris, articolata sul piano storico (il problema della formazione del personale nasce, in seno alla Associazione dei bibliotecari inglesi, alla fine del secolo scorso!) e, allo stesso tempo, con precisi riferimenti (anche critici) all'attuale situazione e al ruolo dell'Associazione in questo settore. 2 E' seguita, quindi, la comunicazione di Oreste Porello su La normalizzazione internazionale e nazionale e l'attività della Commissione UNI/DRD « Documentazione e riproduzione documentaria », incentrata sulle origini, sulle vicende, sulle attività della Commissione, a partire dal 1961, data della sua costituzione, e su un breve panorama dei vari organismi operanti, a livello nazionale e internazionale nel settore della unificazione e « normalizzazione nel campo della documentazione, delle biblioteche e del trattamento dei dati che vi si riferiscono ». Nella stessa giornata... si consuma l'ennesimo rinvio della modifica statutaria più volte sollecitata dai soci e mirante a consentire un effettivo, sostanziale decentramento organizzativo e decisionale dell'A.I.B. e, quindi, una partecipazione più responsabile e più diretta di tutti i soci e di tutte le realtà locali alla elaborazione della politica culturale dell'Associazione. Nel corso del Congresso di Foggia si sono confrontate due posizioni: una che proponeva di affidare la elezione del Consiglio Direttivo al voto per corrispondenza in grado di consentire a tutti i soci di partecipare alla elezione; l'altra che intendeva sostanziare la partecipazione democratica, al di là di quello che è soltanto il momento finale, il voto, modificando e intervenendo, attraverso il meccanismo dei congressi e dei delegati regionali, sullo stesso processo di formazione della politica dell'Associazione. Due posizioni, come si vede, lontane. Il nodo non è stato, comunque, ancora sciolto. Sarà difficile, riteniamo, rinviare oltre la soluzione di questo problema, senza mettere, in discussione la stessa sopravvivenza dell'A.I.B., che potrebbe esplodere in tante realtà locali da cui, poi, faticosamente ripartite per ricomporre il tessuto di un discorso organico e unitario. I GRUPPI DI LAVORO I giorni 7 e 8 sono stati dedicati alle riunioni dei Gruppi di lavoro. Il Gruppo di lavoro delle biblioteche universitarie ha ribadito l'esigenza di spingere perché la riforma universita3 ria (mito o sogno?) affronti e risolva anche il problema delle biblioteche e le restituisca pienamente alla loro funzione di ricerca e didattica. Il Gruppo di lavoro delle biblioteche pubbliche ha suggerito, sulla base dell'esame e della discussione del documento sulla biblioteca pubblica in Italia, approntato dalla apposita commissione, un ulteriore approfondimento degli aspetti relativi al tema della distrettualizzazione in relazione al « dimensionamento » dei sistemi bibliotecari e dei rapporti scuola-biblioteca alla luce dei decreti delegati e, in particolare, delle possibilità che questi offrono di risolvere l'annoso problema delle biblioteche scolastiche. E' stato chiesto alla Commissione di precisare il ruolo del bibliotecario nella biblioteca pubblica e nell'ambito delle commissioni di gestione della stessa; commissioni in cui il Gruppo individua lo strumento fondamentale di partecipazione e di autogoverno degli utenti e della comunità tutta nei confronti dell'istituto « biblioteca ». Il Gruppo ha, infine, affidato a una Commissione appositamente nominata il compito di studiare tutte le leggi e i progetti di legge regionali in materia di biblioteche. Il Sottogruppo delle biblioteche per ragazzi ha presentato una nuova serie di « documenti » su vari argomenti e ha intrapreso la collaborazione a Children literature abstracts. Una commissione curerà lo studio dei problemi connessi alla « strategia » degli audiovisivi nelle attività culturali destinate ai ragazzi, al fine di evitare che accada nelle biblioteche quello che si verifica nelle scuole, in cui il « confronto » con questi strumenti si risolve, il più delle volte, quando non manca del tutto, in un uso scorretto e inadeguato alle peculiari potenzialità degli stessi. Il Gruppo di lavoro per la formazione professionale, le cui riunioni, come al solito, hanno visto la partecipazione di un gran numero di soci, ha ribadito l'esigenza, soprattutto di fronte al rapido evolversi dei compiti e delle funzioni della biblioteca e dello stesso ruolo del bibliotecario di giungere alla istituzione di scuole stabili a livello medio-superiore e a livello universitario. Particolare attenzione è, stata dedicata alla formazione degli assistenti di biblioteca e all'aggiorna4 mento del personale già in servizio presso le biblioteche. Dopo aver ascoltato le relazioni sulla nuova « Provinciale » di Foggia e sulle comunali di Verona e Genzano (in costruzione) il Gruppo di lavoro per l'edilizia delle biblioteche ha sollecitato tutti i soci e quanti sono interessati, a vario titolo, al problema, a far pervenire il materiale relativo ai progetti già realizzati o in fase di studio o esecuzione. La dovuta attenzione dovrà essere rivolta, si è stati concordi su questo punto, alla legislazione in materia di edilizia bibliotecaria. Si è, a tal proposito, rilevata l'esigenza di giungere al più presto a un incontro con i responsabili a livello regionale. Il Gruppo delle biblioteche specializzate ha incentrato i suoi lavori su una mozione mirante a sollecitare la costituzione di una biblioteca nazionale per la scienza e per la tecnica. Il primo e rilevante nucleo di tale istituzione verrebbe ad essere costituito dalla biblioteca del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Il Sottogruppo per le biblioteche parlamentari e amministrative ha espresso l'auspicio che la riforma della pubblica amministrazione comprenda anche un adeguato potenziamento dei compiti dei servizi e delle disponibilità delle biblioteche degli enti a livello centrale e a livello periferico e decentrato. E', infatti, un dato incontrovertibile, al di là delle difficoltà che il Comitato direttivo del Sottogruppo ha incontrato nella compilazione di un repertorio completo delle biblioteche di questo settore, e nel sollecitare e promuovere una concreta e assidua collaborazione tra le stesse, l'aumento di credibilità dei servizi che queste strutture possono svolgere nell'ambito della Pubblica Amministrazione. Il Sottogruppo delle biblioteche per le arti dello spettacolo ha rilevato l'esigenza di una collaborazione con la Société Internationale des Bibliothèques et Musées des Arts du Spectacle, concorrendo ad aggiornare il relativo Répertoire international; di dare l'avvio a una bibliografia del teatro italiano e alla compilazione delle schede bibliografiche per la Revue d'Histoire du théâtre. I soci iscritti al Gruppo di lavoro per i fondi e documenti antichi e preziosi e presenti a Pugnochiuso, constatata 5 l'assenza della Commissione in carica, hanno nominato una nuova Commissione, cui è stato affidato il compito di ripristinare tutte le condizioni per proseguire le iniziative sospese, con particolare riferimento al census delle cinquecentine. Il Gruppo di lavoro per i periodici e le pubblicazioni in serie ha dedicato le sue riunioni alla collaborazione con il Gruppo dell'automazione circa la norma UNI per i cataloghi di periodici; al completamento dell'indagine sui giornali della « Nazionale » di Firenze, danneggiati dall'alluvione del 1966; al catalogo dei periodici correnti e alla bibliografia dei periodici italiani. Nell'ambito del Gruppo di lavoro per la razionalizzazione, reprografia, meccanizzazione e automazione è stata annunciata l'avvenuta ratifica, da parte dell'Assemblea della UNI/DRD, della norma UNI 6392-68 relativa ai « Cataloghi alfabetici di periodici » e la prossima pubblicazione, tra i Quaderni dell'A.I.B., dell'International Standard Bibliographic Description for Serials e del volume di R. T. Kimber Automation in Libraries. Il Gruppo di lavoro per la teoria e la ricerca biblioteconomica ha deciso di procedere a censire i periodici professionali e a compilare una bibliografia di carattere generale, il cui aggiornamento spetterà, poi, per i settori di specifica competenza, agli altri Gruppi. Rilievo particolare è stato dato alla proposta di sollecitare la costituzione a livello locale e a cura delle Sezioni A.I.B. di biblioteche professionali e a quella di trasferire alla « Nazionale » di Roma la biblioteca dell'Associazione. Il Gruppo di lavoro per la catalogazione ha discusso le « raccomandazioni », risalenti al Congresso del 1967, circa la catalogazione del materiale non librario e le successive revisioni e ha auspicato la pubblicazione dell'appendice alle Cataloguing rules for music imprints e della guida alla DDC la cui traduzione è stata curata, rispettivamente, dal socio Paganelli e da una équipe della « Provinciale » di Foggia facente capo a Angelo Celuzza. La prima parte del giorno 9 è stata dedicata alla riunione dei delegati regionali e alla relazione di Antonio Guarino 6 sulla situazione delle varie realtà bibliotecarie rispetto alla esperienza regionale. Guarino ha messo in guardia da alcune pericolose tendenze che si sono manifestate: a) ad accentuare gli aspetti burocratico-amministrativi, a scapito di quelli tecnico-culturali, degli uffici di soprintendenza; b) a consentire, se non a sollecitare, particolarmente in alcune regioni meridionali, un intervento sostitutivo del Ministero della Pubblica Istruzione. Guarino, ha, quindi, riferito che, dopo la Lombardia, altre regioni hanno affrontato e risolto il problema della legge: Veneto e EmiliaRomagna'. Altre ancora, come il Lazio, hanno compiuto molti passi in questa direzione. La relazione ha infine ribadito l'esigenza della istituzione di un « fondo nazionale » che consenta di intervenire in via eccezionale per correggere squilibri e sostenere « piani regionali di sviluppo ». Nel pomeriggio del 9, nel corso dell'ultima riunione plenaria dei soci, sono stati presentati e approvati numerosi importanti ordini del giorno. Il giorno 10 i congressisti si sono recati a Foggia, dove, alla presenza del Sottosegretario alla Pubblica Istruzione, Smurra, e delle massime autorità della Regione, della Provincia e della Città, si è svolta la cerimonia ufficiale di inaugurazione della nuova Biblioteca Provinciale. La cronaca di una manifestazione come questa è tutta nella storia e nella descrizione dell'importante istituto bibliotecario. A tal fine risponde la relazione di Angelo Celuzza, riportata nella prima parte di questo fascicolo. Qui è sufficiente richiamare le indicazioni che vengono dalla vicenda della nuova « Provinciale » di Foggia e la relazione Celuzza che la ripercorre. GUIDO PENSATO 7 DISCORSI Geom. PELLEGRINO GRAZIANI Sindaco di Foggia Autorità, Signore, Signori Convegnisti, mi è particolarmente gradito trovarmi oggi in una sede tanto qualificata ed animata, per porgere il saluto più fervido e cordiale a nome della città. La scelta di Foggia per questo importante congresso riveste per tutti noi essenzialmente un duplice carattere: di riconoscimento e attenzione, e di stimolo. Sollecitazione e stimolo verso sempre più alte mete di cultura che sono anche nobili traguardi di civiltà; riconoscimenti che comunque Foggia è consapevole di meritare sia per la sua « carica » di disponibilità e sensibilità schiettamente meridionale, sia anche per il poderoso sforzo che compie per sviluppare e potenziare le sue strutture culturali e renderle davvero idonee ad una completa e organica crescita della sua gente. La prova più concreta e confortante viene (e il riferimento mi sembra inevitabile in queste animate e fervide giornate che precedono l'inaugurazione ufficiale) dalla realizzazione di questa nuova Biblioteca che la Amministrazione Provinciale ha voluto porre, con tanto sacrificio, impegno e lungimiranza, al servizio della « sete di sapere » di noi tutti, ed in particolare dei nostri giovani. Dei pregi e dei meriti di questa istituzione, e soprattutto delle legittime attese che essa accende in tutti, molto si è detto, ancor di più si dirà nei prossimi giorni. In questa, che mi sembra la sede più attenta e qualificata, mi limiterò a rivolgere un doveroso plauso e un apprezzamento davvero sentito all'amico Franco Galasso per la tenace volontà e per l'acuta sensibilità con cui ha sostenuto la realizzazione 8 ed ha saputo dotare non solo Foggia ma, si può dire, tutta intera la Capitanata di un'istituzione altamente qualificante e di estrema validità. Anche iniziative come questa sono un modo concreto di « fare cultura ». Ma le opere, impegnative e laboriose nella realizzazione, hanno bisogno di cura e attenzione anche nella conduzione, nel lavoro, per farne non statici serbatoi di volumi » ma strumenti vivi di progresso e di stimolo. E per questo delicato lavoro consentitemi di confermare apprezzamento e fiducia al dottor Angelo Celuzza, la cui dedizione e la cui sensibile competenza sono la garanzia migliore per un efficace funzionamento e per la più proficua amministrazione di un così prezioso patrimonio comune. Anche la Regione, dal canto suo, - nella quale Foggia e Capitanata hanno un rappresentante sollecito e attento, personalmente impegnato come l'assessore Ciuffreda - ha offerto un sostegno di preziosa validità. E aggiungo un doveroso saluto a questa assemblea con un vivo ringraziamento per la scelta della nostra città e sede di lavori che auspico di cuore possano riuscire davvero proficui. Foggia è certo onorata ma vede in questa scelta - come accennavo poc'anzi - non un semplice e magari sterile motivo di compiacimento ed orgoglio ma anche una forma di stimolo produttiva e un mezzo di sostegno per più alti e - perché no? - ambiziosi traguardi di civiltà. In un processo di profonda trasformazione agricola e di evoluzione industriale come quello che stiamo vivendo, e in un momento di laborioso travaglio economico e sociale che stiamo attraversando, si avverte in misura più acuta il bisogno di un' « anima » culturale, fervida e viva. E' un'istanza che sale da tutti i livelli, alla quale le iniziative come quelle che stiamo vivendo danno indubbiamente la risposta più confortante. In questa nobile, animata gara per lo sviluppo culturale della nostra terra il Comune del capoluogo non può restare in seconda linea; si sente anzi impegnato a sostenere un così grande sforzo con le iniziative più varie, dirette ed anche indirette (posso citare, a caso, l'innovatrice istituzione della fascia 9 gratuita mattutina di trasporto urbano, essenzialmente a vantaggio e sostegno delle fatiche scolastiche di tanti nostri giovani, o il pesante sacrificio finanziario per eliminare dalle scuole, con un massiccio incremento di aule, gli estenuanti « doppi turni » di lezioni; e, ancora, l'opera per una sollecita dotazione di infrastrutture anche stradali a vantaggio proprio di questa Biblioteca-gioiello). Ma un'altra iniziativa degna di attenzione posso annunciare oggi in questa sede: la prossima istituzione delle « biblioteche di quartiere ». Quel decentramento che tanto tenacemente abbiamo sostenuto a livello politico-amministrativo, sarà così attuato per la prima volta a Foggia anche sul piano culturale; libri e pubblicazioni - e con loro le idee, i frutti di una libera espressione del pensiero - scenderanno agevolmente, in misura capillare, fin nell'intimo e nel vivo della nostra gente; saranno la linfa essenziale per lo sviluppo di una coscienza autenticamente democratica, e per una salda formazione di cultura e civiltà soprattutto nelle nuove generazioni. Sulla base di queste sincere convinzioni posso oggi confermare l'impegno più attivo della civica Amministrazione per far sì che ogni quartiere di Foggia sia dotato, in futuro, di una attrezzata biblioteca. Idealmente all'ombra dell'imponente istituzione provinciale che oggi ci ospita in anteprima (e dalla quale potranno trarre esempio di funzionalità e ispirazioni per un servizio sempre più efficace e moderno per la comunità), anche le più modeste ma non meno vitali « biblioteche di quartiere » foggiane sapranno assolvere un ruolo di preziosa utilità. Questo impegno mi sembra, per Foggia, il modo più concreto e proficuo di aderire all'importante convegno che apre oggi i lavori, e di contribuire allo stesso tempo alla faticosa ma esaltante formazione di quella cultura che è l' « anima » di ogni autentica crescita civile, spirituale e sociale della nostra gente. 10 Dott. FRANCO GALASSO Presidente Amministrazione Provinciale Signor Presidente, Signori congressisti, illustri ospiti stranieri, ho l'onore di porgere a loro il saluto caloroso della Giunta, del Consiglio Provinciale di Capitanata, delle nostre popolazioni e mio personale. Il saluto della gente dauna è il saluto vero e affettuoso di chi ha imparato a conoscere le biblioteche, e a riconoscere in esse una struttura indispensabile del tempo libero, della formazione culturale, dell'attività scolastica, del dibattito civile e politico: una struttura, insomma, della comunità e non soltanto al servizio della comunità. E' la realtà della presenza qui, oggi, accanto a noi di tutta la comunità provinciale quale protagonista di questo boom delle biblioteche in Capitanata che ci fa sentire l'importanza della presenza della Associazione Italiana Biblioteche e del suo congresso. Sappiamo che non è casuale, dovuto, cioè, ai normali avvicendamenti nella scelta delle sedi il fatto che questo XXIV Congresso si svolga nella nostra Provincia. Sappiamo che i congressisti sono non soltanto per ammirare le nostre bellezze naturali e artistiche (sono tante e certamente attraenti) e per affrontare i problemi dell'Organizzazione bibliotecaria italiana, ma anche per vedere quello che abbiamo realizzato, quello che si è realizzato in una provincia del Mezzogiorno nel campo della organizzazione culturale e per l'impegno degli Enti locali. Questa attenzione intorno alle nostre realizzazioni ci riempie di soddisfazione soprattutto perché esse non si esauriscono nella costruzione della nostra « Provinciale », che, al contrario, è il centro, moderno e funzionale, di una rete di strutture bibliotecarie che ormai copre tutti i Comuni della provincia. 11 Insomma, non si tratta della solita cattedrale nel deserto, troppo spesso elargita al nostro SUD. Il lavoro dell'Amministrazione Provinciale di Capitanata nel settore specifico delle biblioteche è la testimonianza concreta delle grandi possibilità di intervento degli Enti locali anche nel campo della cultura che tante insufficienze denuncia. Una verifica di ciò è nel livello raggiunto dal dibattito tra Regioni, Provincia e i Comuni in merito ai temi dei beni culturali e dell'informazione per i quali si è ormai nel campo dei concreti interventi. Accanto alla legittima soddisfazione che ci viene dalla presenza di tanti illustri studiosi che hanno voluto rendersi conto in prima persona del risultato del lavoro realizzato qui a Foggia, sentiamo che gravi e maggiori responsabilità incombono su noi tutti. Non potremo certo sciupare per difetto di impegno o per soddisfatta pigrizia tutte le potenzialità che ci offre il lavoro fin qui fatto. L'impegno che qui sento di poter assumere è che questa Amministrazione farà sempre più tesoro dei suggerimenti tecnici e delle linee di politica bibliotecaria suggeriti dalla Associazione Italiana Biblioteche già benemerita perché non trascurabile nel processo di democratizzazione delle biblioteche, in un Paese come il nostro così ricco di tradizioni, è dovuta alla azione continua dell'A.I.B. specie nell'ultimo ventennio. Nel solco di questo impegno opereremo affinché le biblioteche operanti in Capitanata siano sempre più al servizio di tutti, assicurando a ciascuno tutte le opportunità perché il diritto allo studio e l'accesso alla cultura non siano privilegio di pochi, ma, come vuole la nostra Carta Costituzionale, una concreta e operante realtà. Se non ci fossimo messi in questo spirito avremmo certamente tradito le attese delle nostre comunità, che chiedono strumenti di elevazione civile e sentono che fra questi il più importante è proprio oltre alla Scuola un modo nuovo di concepire la Biblioteca. Gli sforzi degli Amministratori sono stati proprio tesi a questi ambiziosi traguardi affinché questo nel quale lorsignori stanno per iniziare i lavori del Congresso sia un punto di incontro per coloro che oltre alla arida e sterile informazione 12 13 sentono il bisogno di vivificare le loro esperienze, di accrescere la loro cultura. Cercheremo perciò di continuare nei nostri sforzi, e so di parlare a nome dell'intero Consiglio provinciale, perché questi traguardi si raggiungano, perché si raggiunga il traguardo di una comunicazione sempre più efficace e concreta con le Biblioteche del Sistema che sono nella nostra provincia, di una possibilità di fruizione della « Provinciale » da parte di tutti, con opportuno prolungamento degli orari, ma soprattutto di un inserimento della nostra struttura all'esterno di essa perché possa diventare un fatto determinante della vita della nostra comunità. Si è già fatto tanto, come loro vedono e dobbiamo per questo porgere il nostro ringraziamento al Ministero della P.I. che ha risposto sempre con entusiasmo alle nostre richieste, all'Assessorato regionale alla P. L, qui egregiamente rappresentato dall'Avv. Pasquale Ciuffreda, che non ci ha fatto mancare il suo sostegno non soltanto morale ed ha mostrato di comprendere appieno i nostri problemi, le nostre ansie, le nostre prospettive, con un impegno diretto, personale entusiasta nei limiti e anche oltre i limiti delle sue possibilità. Ed infine mi consentano un pensiero di gratitudine ai loro colleghi che operano nella nostra Biblioteca e che hanno reso possibile, insieme a tutto il personale della Amministrazione Provinciale nelle mansioni a ciascuno affidate, la realizzazione di questa istituzione. Una citazione particolare, l'interessato me la perdoni, merita il Dott. Angelo Celuzza che ha, direi con freddo entusiasmo (per la sua durata) saputo intuire e proporre agli Amministratori questa realizzazione nelle sue strutture e nello spirito da cui deve essere animata e pervasa. Ed infine un ringraziamento caloroso all'A.I.B. che scegliendo Foggia come sede del suo congresso, ha voluto dare il riconoscimento decisivo alla validità dei nostri sforzi. Esprimendo la certezza che questo Congresso porterà un ulteriore contributo alla organizzazione bibliotecaria italiana, come è nella tradizione consolidata dell'A.I.B., auguro a tutti buon lavoro. 14 Avv. PASQUALE CIUFFREDA Assessore P. I. Regione Puglia Sono lieto di recare il saluto più cordiale mio personale e, per sua espressa delega, quello del Presidente della Giunta Regionale a tutti i convegnisti e a quanti hanno voluto intervenire a questo incontro, che registra presenze qualificate del mondo culturale italiano e internazionale. L'incontro non poteva avvenire in una sede e in un ambiente più congeniali, come pure questa sede e questo ambiente non potevano ricevere miglior battesimo. Vorrei dire che siete un po' come a casa vostra, e magari molti di voi con la segreta speranza di volerla nella propria città una simile casa. Di qui l'auspicio che tali importanti opere abbiano a realizzarsi ovunque l'ansia di cultura è viva e chiede di essere appagata: non solo per un'esigenza di sintesi di un sofferto travaglio culturale, ma anche, e direi soprattutto, per raggiungere più alti livelli di cultura e quindi di civiltà. E' il caso di Foggia, dove il raggiungimento di questa gloriosa tappa culturale, che assomma gli sforzi di un'intera comunità, al di là dei meriti particolari di uomini che in prima linea hanno percorso questo difficile cammino, rappresenta la più valida premessa e il titolo più alto per vedere realizzata la giusta e civile aspirazione di un centro universitario come naturale sbocco di un processo culturale di cui questa moderna e importante struttura che oggi ci ospita è palpabile e qualificante testimonianza. La Capitanata è matura per avanzare nella sua esperienza culturale. Ogni battuta di arresto può rendere fragile il suo sviluppo proprio ora che sono in movimento i suoi meccanismi di crescita economica e industriale. E' oramai consapevolezza generale che lo sviluppo democratico in una realtà in movimento riceve la sua qualità, il suo 15 impulso e la sua forza dal grado di maturità civile della comunità e che tale maturità è conseguibile solo attraverso una maturazione culturale che richiede un impegno di fondo di quanti e a livello pubblico e privato e nella scuola e fuori della scuola hanno responsabilità nel campo della cultura. L'interesse della Regione Puglia per i problemi educativi e culturali trae la sua motivazione appunto dalla consapevolezza che l'elevazione del livello qualitativo della comunità è il fondamento di ogni progresso e di ogni sviluppo. Se vero è che lo sviluppo economico favorisce i processi culturali è altresì vero che la scuola e la cultura lo qualificano e lo rendono a dimensione dell'uomo. Di qui la necessità di ricondurre il discorso culturale nel rispetto di tale rapporto. Dobbiamo rilevare che in passato la azione svolta nel campo culturale non ha trovato un solido ancoraggio a tale rapporto, con gravi conseguenti sfasature nei processi di sviluppo sopratutto nel Mezzogiorno d'Italia, dove ancor oggi si avverte più profonda ed urgente l'esigenza di un maggiore impegno nel campo dell'istruzione e della cultura. In tale impegno la nostra politica culturale è stata concepita e impostata in modo da corrispondere ai bisogni della comunità, nel profondo convincimento che la Regione è un organismo aperto a tutte le istanze sociali. Ecco perché la nostra azione non poteva condurre se non un discorso incentrato sul rapporto Cultura-Democrazia; rapporto nel quale abbiamo collocato in primis l'accertamento, il censimento, la salvaguardia, la valorizzazione e la fruizione oculata dei Beni Culturali esistenti nell'area regionale. Compito nuovo e non facile, in vista del quale è stata subito costituita la Commissione per i Beni Culturali, cui è seguita l'approvazione della legge regionale 7/2/1974, n. 10, per la promozione e diffusione della cultura. Va rilevato, peraltro, che sin dall'inizio della nostra azione abbiamo avuto chiara l'idea che la biblioteca va riguardata come caposaldo nella strategia che la nostra politica culturale comporta. La competenza regionale, che presenta spazi ancora limitati, è venuta a ricadere in un momento storico in cui l'apertura ai problemi culturali e la consapevolezza di nuove e più 16 organiche strategie ci presentano un terreno sul quale pesano ritardi ed inadempienze che in tutti questi anni si sono accumulati. L'impegno regionale va misurato nel contesto di tale condizione e realtà. E qui vorrei, in rapida sintesi, e limitando il discorso al solo problema delle biblioteche, tracciare un con- suntivo dell'azione svolta dall'Assessorato Regionale alla P. I. e Cultura non per una pomposa esigenza di vetrina, ma unicamente per una verifica concreta dell'opportunità del trasferimento delle competenze, in questo campo specifico, dallo Stato alle Regioni. Il necessario e doveroso confronto fra interventi statali e interventi regionali, anche se condotto sulla sola base degli stanziamenti effettuati dai due Enti, pone in evidenza il benemerito derivante da una visione diretta e talora immediata dei 17 problemi e quindi dalla loro impostazione più rispondente alle diverse realtà. E tanto ancor più ove si ponga in essere un istituto bibliografico in grado di corrispondere alle esigenze della comunità in relazione alle sue caratteristiche culturali, economiche e sociali nel contesto locale e regionale, ma in prospettiva di larga e autentica informazione, feconda educazione permanente, miglioramento culturale e proficua utilizzazione del tempo libero. Limitando l'esame ai consuntivi posteriormente al 1965, risultano erogati dal Ministero della P. I., Direzione Generale delle Accademie e Biblioteche e per la diffusione della Cultura, lire 470.705.544 in favore delle biblioteche pubbliche della Puglia per il quinquennio 1966-1970; nello stesso periodo furono destinati in dono 17.858 volumi. Successivamente, e cioè nel 1971, ultimo anno di competenza ministeriale, furono assegnati alle nostre biblioteche contributi per un totale di Lire 218.202.948. Nel 1972 il Ministero finanziò i sistemi bibliotecari di Lecce e Foggia nella misura complessiva di L. 83.829.000, assegnando inoltre L. 20.000.000 per la nuova Provinciale di Foggia; mentre la Regione, sempre nel '72, e cioè al suo primo anno di competenza, effettuò interventi assommanti a Lire 310.675.411, di cui L. 145.480.659, pari al 46,82 %, per le biblioteche autonome; L. 151.694.752, pari al 48,87%, per i sistemi bibliotecari; e L. 13.500.000, pari al 4,31 %, per le biblioteche ecclesiastiche. Ulteriori contributi ministeriali figurano nell'esercizio finanziario 1973, per L. 37.287.000, assegnati ai sistemi bibliotecari di Foggia e Lecce. La Regione per il 1973 contribuì in misura maggiore rispetto all'anno precedente stanziando ed erogando somme per complessive L. 370.510.504, di cui L. 226.352.280, pari al 61,29%, per le biblioteche autonome; L. 117.900.000, pari al 31,63 %, per i sistemi bibliotecari; e L. 26.258.224, pari al 7,08%, per le biblioteche ecclesiastiche. Cura costante dell'Assessorato è stata quella di ripartire gli interventi in aderenza alle primarie necessità delle biblio18 teche, tanto autonome quanto inserite nei due sistemi di Foggia e di Lecce; necessità riscontrate e rappresentate dalla competente Soprintendenza ai Beni Librari, chiamata - dopo il passaggio all'Ente Regione - ad assolvere ulteriori compiti, come quello inerente alle attività culturali nonché al funzionamento dei Centri di Servizi Culturali e dei Centri di Servizi Sociali. Attenzione non meno doverosa è stata rivolta alle Biblioteche ecclesiastiche, per le quali non s'intende solo provvedere per la buona conservazione del pur sempre cospicuo patrimonio bibliografico, ma contribuire a potenziare le attrezzature e incrementare i fondi, sempre che alla comunità sia assicurata la libera e indiscriminata fruizione dei libri, nonché la presenza e la guida di personale adeguato. L'istanza della conservazione e della utilizzazione del materiale raro e di pregio, tanto delle biblioteche degli Enti locali quanto di quelle religiose, ha comportato l'inserimento di apposito capitolo nel bilancio regionale attualmente per 10 milioni di lire -, sicché la Soprintendenza fa avvertire la sua qualificata presenza anche in questo particolare settore, demandandosi al suo personale l'esame e quindi la scelta degli esemplari degni di restauro o di altro utile intervento. Uno sguardo ulteriore alle annotazioni statistiche - e ancora col valido conforto dei consuntivi - permette di verificare l'attenzione rivolta, non meno responsabilmente, al potenziamento di un istituto bibliografico regionale, la cui funzione deve riconoscersi primaria nel campo dell'istruzione e della cultura a tutti i livelli, non esclusi quelli dell'insegnamento universitario. Vorrei ricordare qui come, appena concluso ogni adempimento della Regione in ottemperanza alla legge 30 novembre 1973, n. 766, intervenendo presso il Ministro alla P.I., On.le Malfatti, a,sostenere le ragioni per l'università a Foggia, ritenni mio dovere accennare alla disponibilità della nuova biblioteca provinciale quale strumento culturale validissimo anche ai fini delle esigenze proprie di docenti e studenti. La provinciale di Foggia, al pari di ogni autentica realizzazione sociale, deve indurre il politico responsabile a tenerne 19 conto quale efficace paradigma per una corretta programmazione culturale. Appena costituita, la Regione si è trovata difronte ad una opera concepita, progettata e avviata nei modi che solo il felice incontro di amministratori sensibili e attenti e tecnici di alto livello possono determinare; e nel nostro caso - dall'inizio del discorso, di un discorso che continua per i fortunati lettori del nuovo e massimo istituto bibliografico della Capitanata - è intervenuta la tenace azione del Dott. Celuzza, al quale, come a quanti si sono impegnati nella importante realizzazione, rendo in questa sede una testimonianza di stima e di apprezzamento. L'annotazione statistica che ho ricordato registra per la nuova biblioteca, accanto agli interventi rilevanti tanto del Ministero della P. I. quanto dell'Amministrazione Provinciale di Capitanata, il concorso della Regione nella misura di Lire 85.252.280, somma erogata negli esercizi finanziari 1972 e '73 per attrezzature metalliche e automatizzate, opere di consultazione di costante validità, restauri di materiale librario di pregio, dotazione di microfilm e dischi. La superba realizzazione, proprio in quanto paradigmatica, attesta della concreta possibilità di bene operare nel settore delle biblioteche pubbliche entro tutta l'area regionale. E' chiaro che solo una definitiva regolamentazione di legge nel settore può consentire interventi efficaci in quanto programmati nel contesto di precise finalità. Il disegno di legge da me predisposto (e che fra non molto sottoporrò all'esame della Giunta Regionale) s'incardina sulla determinante partecipazione della Regione mediante: a) interventi finanziari largamente integrativi, e fino alla misura pari al 75% delle spese effettivamente sostenute - e chiaramente accertabili sulla base dei consuntivi - dagli Enti proprietari delle biblioteche; b) il finanziamento, fino allo stesso limite del 75%, dei sistemi bibliotecari (che si prevedono anche per le rimanenti tre provincie); c) precisi obblighi previsti per gli Enti proprietari, tanto delle biblioteche autonome quanto di quelle inserite nei sistemi, circa l'impiego di personale qualificato; d) l'istituzione, a totale carico della Regione, di corsi di 20 formazione professionale e di aggiornamento per bibliotecari e assistenti di biblioteca, la cui organizzazione sarà affidata alla Soprintendenza ai Beni Librari; e) la collocazione responsabile e primaria del bibliotecario in seno alle commissioni previste per la gestione degli istituti e costituite da persone di riconosciuta capacità, nomi- nate dai Consigli Comunali e Provinciali e con la presenza, in ogni caso, delle minoranze; f) l'assegnazione alla Soprintendenza ai Beni Librari di un congruo numero di funzionari e impiegati in grado di assolvere ai numerosi compiti ad essa demandati; g) la doverosa considerazione delle biblioteche popolari e di quelle di Enti religiosi, per le quali saranno previsti interventi finanziari della Regione nei casi di riconosciuta necessità 21 e previo accertamento dell'uso pubblico e integrale consentito a tutti i cittadini. Devo solo aggiungere che sono stati tenuti nel debito conto, per quanto attiene alla preparazione del predetto disegno di legge, i risultati acquisiti dalla benemerita Associazione Italiana Biblioteche nel campo specifico della legislazione e organizzazione bibliotecaria così come non si mancherà di richiedere consigli e suggerimenti, oltre che la partecipazione personale, ai suoi autorevoli componenti per l'istituzione, l'organizzazione e lo svolgimento dei corsi di formazione professionale e di aggiornamento. Per chi Vi parla - è abbastanza chiaro - permane assolutamente prioritario il problema del personale, tanto all'interno delle biblioteche pubbliche degli Enti locali e d'interesse locale e regionale, quanto in seno agli Uffici dell'Assessorato e in particolare alla Soprintendenza ai Beni Librari. Cercheremo di corrispondere a questa fondamentale istanza, convinti come siamo che nessuna organizzazione bibliotecaria può concepirsi in assenza o rarefazione di tecnici qualificati: essi soli possono rendere produttivi, nell'accezione dignitosa, tutti gli stanziamenti che nei bilanci di previsione parlano di informazioni, educazione permanente, animazione culturale e impiego, talora massivo, di dischi e di nastri. Sono certo che questo vostro convegno, che pur vorrei poter seguire in tutte le sue fasi e che cade in un momento assai fortunato per la Regione Puglia che si accinge, dopo una lunga e meditata esperienza e riflessione, a darsi la sua legge sulle biblioteche, non mancherà di offrirci spunti preziosi dei quali certamente mi gioverò ancora per affinare e migliorare lo strumento legislativo che ho già predisposto e che presenterò alla Giunta Regionale dopo aver valutato attentamente le conclusioni dei vostri lavori. 22 Relazione del Dr. RENATO PAGETTI Presidente A.I.B. Anno difficile, ed anche tragico, quello passato. Ovunque, in tutto il mondo, difficoltà nuove, crisi economiche e sociali: temperate o meno evidenti in Paesi socialmente o tecnologicamente avanzati, acuite altrove. Il nostro Paese, retto da una classe politica molto discussa, ma che comunque rispecchia sempre, nel bene e nel male, il suo elettorato, vive tempi tra i più difficili della sua storia recente. E poiché nessuno, mai, si vuol riconoscere nella sintesi parlamentare, e poiché ognuno (persona, gruppo o classe) si sente sempre decisamente migliore di coloro che sono stati prescelti in una sostanziale libera e civile gara elettorale, non nego che una pagina di insulti sull'immobilismo chiamato equilibrio democratico, sulla corruzione, sul clientelismo, sulla miopia della classe politica abbia tentato anche la mano di chi vi parla. Ma la situazione è troppo grave e le cause vere che hanno portato a questa situazione sono tanto complesse che non ritengo - in questa sede - ci sia posto per generiche censure sempre, fatalmente, venate da certo qualunquismo o da certa verbosità pseudo-rivoluzionaria: il che evidentemente non esclude la libertà di critica sempre, però, accompagnata da meditate proposte. Come tenteremo di fare secondo uno stile che non certo da oggi vuol caratterizzare la nostra Associazione. L'anno passato ci siamo lasciati sul dilemma: l'anno del libro o l'anno delle cozze: oggi ci ritroviamo con i libri e le cozze a prezzi raddoppiati e con i bilanci degli Enti Pubblici spaventosamente deficitari e largamente superati al momento stesso della loro approvazione. 23 Questo non è un incontro di economisti o di politici e ben ci guarderemo dal proporre ennesime misure più o meno sofisticate idonee a bloccare la crisi: ma non possiamo ignorare l'incontro di Bellagio che certa malizia vorrebbe legare al drammatico incontro tra un curato ed un cardinale avvenuto sullo stesso braccio del lago di Como e una certa erudiizone vorrebbe legare all'immagine di S. Ambrogio che vende i vasi d'oro per ricostruire la sua chiesa. Comunque questo credito su pegno ha senso, avrà senso, se il Paese per quel tanto di autonomia che i più grossolani e i più sottili interessi interni e internazionali ancora ci concedono - avrà la forza di voltar pagina, avrà la volontà di voltar pagina. Perché, cari Colleghi, oggi, per quanto ci riguarda, il problema deve essere messo in questi termini: e, nell'ambito di questi termini sta il succo, la ragione di questo nostro Congresso che, altrimenti, avremmo potuto tranquillamente tenere nella prossima primavera e sarebbe stato quello del consuntivo, del congedo del Direttivo in carica e delle nuove elezioni. Congresso che, naturalmente, terremo: in termini di Statuto e di doverosa correttezza: anche con sacrifici finanziari e personali ai limiti delle nostre modeste possibilità. E voltar pagina - pur nell'intricata realtà che ci avviluppa - significa, da una parte ridurre ad episodio, essendo utopica la sua scomparsa, il malcostume ora elevato a norma di comportamento così da permettere l'eliminazione, in ogni categoria sociale, di quella disaffezione al lavoro che è il riflesso, più o meno, condizionato, di chi non vuol far parte di clientele o non ha capitali da esportare. Dall'altra parte significa impostare programmi di sviluppo chiari, comprensibili per tutti, perché a tutti vengono chiesti pesanti sacrifici. Anche se sappiamo che mai più - dobbiamo scordarcelo - questi programmi ci potranno portare a livelli di consumo che erano possibili - in tempi prerecessionali - in larghe fasce del Paese. Ci riportino almeno - questi programmi - alle vere condizioni di consumo che può concedere al proprio Popolo un Paese povero, alle vere condizioni umane che può consentire al proprio Popolo un Paese civile. 24 Programmi e riforme: da fare, da rispettare e da far rispettare. Questo è il contesto entro il quale la nostra Associazione trova senso al suo operare. In un contesto diverso troverebbe sempre ragione chi, pur avendo lasciato andare il Paese nell'occhio del ciclone, tende ad escludere oggi più che mai - ogni aspetto prioritario all'organizzazione bibliotecaria limitando i grossi problemi dell'informazione a quelli relativi alla TV o alle concentrazoni editoriali, che rimangono irrisolti perché affrontati in termini di potere piuttosto che in chiave di sviluppo sociale che non può essere estraneo ai nuovi processi produttivi. Così come non possiamo sottacere che ad un rapido sviluppo industriale del nostro Paese non abbia corrisposto una crescita culturale adeguata per cui le tensioni che agitano il mondo giovanile avrebbero potuto essere meglio orientate a trovare sbocchi costruttivi all'interno di funzionali Istituti culturali piuttosto che in manifestazioni puramente velleitarie oltre che certamente dannose. Certo non diremo che con una adeguata organizzazione bibliotecaria il Paese avrebbe evitato questa crisi: ma non si può nemmeno ignorare il fatto che laddove esiste una idonea organizzazione bibliotecaria questa crisi viene affrontata in modo diverso e puntando gli sforzi su una pubblica opinione bene informata e su una ricerca scientifica avanzata che, guarda caso, sono proprio le ragioni istituzionali delle attività bibliotecarie. E noi siamo convinti che da questa crisi usciremo colonia mediterranea se nelle ipotesi di nuovo sviluppo non verrà dedicata notevole parte delle risorse disponibili a questo settore. Il Consiglio direttivo, che per essere tale ha voluto essere esecutivo di questa istanza, diciamo pure tecnico-politica, ha preparato un documento di massima per lo sviluppo dell'organizzazione bibliotecaria italiana nel prossimo decennio, periodo ipotizzato per lo sbocco - in quale direzione non è ancora dato di sapere - di questa grande crisi. Il documento è essenziale perché vuole essere aperto al vostro contributo. Lo leggo nella sua integrità perché il Consiglio direttivo 25 lo ritiene, come si augura che voi lo riteniate, il documento di fondo di questo XXIV Congresso. APPUNTI PER UNO SCHEMA DI SVILUPPO DELL'ORGANIZZAZIONE BIBLIOTECARIA ITALIANA NEL PROSSIMO DECENNIO (1975-1985) Questo documento, programmatico per lo sviluppo dell'organizzazione bibliotecaria italiana nel prossimo decennio (1975-1985), redatto a livello di bozza da sottoporre alla discussione congiunta delle apposite Commissioni dell'Associazione Italiana Biblioteche e del Ministero della Pubblica Istruzione, ha lo scopo di stabilire una serie di punti di convergenza tra le varie componenti interessate all'organizzazione stessa. Di fronte alle riunioni internazionali che si svolgeranno nel prossimo autunno, proprio su questo tema, a livello di Governo presso lo UNESCO (Parigi) e a livello di Associazioni professionali presso la CEE (Bruxelles) e presso l’IFLA (Washington), l'Associazione Italiana Biblioteche avverte la necessità che le delagazioni italiane che parteciperanno a queste riunioni si presentino con uno stesso programma di sviluppo e parlino lo stesso linguaggio. L'Associazione Italiana Biblioteche avverte pure la necessità di determinare una garanzia affinché i punti concordati siano veramente impegnativi per tutte le componenti interessate: sia di fronte alla Comunità Europea, all'Unesco e all'IFLA, perplesse sulla situazione bibliotecaria italiana, sia di fronte al Paese, anche se sole nei settori socialmente o tecnologicamente più avanzati viene rilevata questa posizione di coda della nostra struttura: qualche rara eccezione non può temperare questo pauroso dato di fatto. Ad oltre un secolo e mezzo dal pesante memorandum sull'amministrazione dello Stato pontificio presentato dalle grandi potenze di allora, non passa giorno che il nostro Paese non venga ancora accusato dai vari organi internazionali, e soprattutto dalla Comunità Europea, di non tenere fede ai patti sottoscritti e di non uscire da schemi amministrativi anacronistici. E le risposte rimangono sempre a livello di giustificazione formale e capziosa senza mai costituire premesse effettive ad una convinta operatività riformatrice. Questo Documento, pertanto, sarà presentato in sede internazionale solo se il contenuto corrisponderà ad una effettiva e comprovata volontà riformatrice: in caso contrario l'Associazione Italiana Biblioteche declinerà ogni invito e invierà nelle sedi opportune, nazionali ed internazionali, la propria denuncia sulla situazione attuale. E poiché, da qualche tempo, sembra che l'Associazione Italiana Biblioteche presso i Membri della CEE, dell'IFLA, e anche dell'UNESCO, sia considerata la più attendibile interlocutrice del settore, questa denuncia potrebbe procurare un ennesimo intervento d'accusa che certamente, 26 considerando le ragioni che lo hanno determinato, non turberebbe gran parte del mondo politico ufficiale ma altrettanto certamente accrescerebbe quel peso di inadempienze che lentamente fa sprofondare nel Mediterraneo ogni conclamata vocazione europea: e probabilmente senza più future ipotesi di appello. La presente bozza vuole sintetizzare in modo schematico, e senza commenti che non siano essenziali, le conclusioni di un dibattito e di una chiarificazione che dura da quasi quarant'anni e considera sua premessa valida ed integrante il documento di Perugia (XXI Congresso dell'A.I.B.): certamente nei limiti che questo documento si era prefissato ed anche, naturalmente, dei contributi che da quel documento sono scaturiti. Ed, ancora, costituiscono valida premessa le risoluzioni a carattere internazionale approvati dall'IFLA. PROGRAMMA Il programma che si propone ha carattere di globalità per le tante interdipendenze che caratterizzano la materia, ma viene articolato in settori di servizi per i quali si vuole indicare il fine e le strutture che questo fine permettono di raggiungere. Una struttura bibliotecaria deve essere organizzata in modo da rispondere all'utente, qualsiasi sia il livello della ricerca, a due semplici e tipiche domande: dove si trova tale documento, quali sono i documenti su tale argomento. Rendere possibile queste due risposte in modo rapido, certo ed esauriente è il fine preciso della struttura bibliotecaria di un Paese che, inoltre, deve essere collegata a strutture di altri Paesi, pure loro impegnate a rispondere alle due domande: dove si trova o che cosa c'è. Nel comune, nella provincia, nella regione, nella nazione, nelle altre nazioni. Il chiedere a strutture straniere - in particolare nell'ambito della CEE - una documentazione relativa alla letteratura locale posseduta è cosa legittima e segna un livello di sviluppo adeguato ai tempi. Essere costretti a chiedere a strutture straniere una documentazione relativa alla « propria » letteratura - e di riflesso non essere in grado di corrispondere ad analoghe richieste da parte di altre strutture - segna un livello di sottosviluppo e di emarginazione. Porre i termini della questione in modo così scarno ed anche rozzo significa affrontare il problema in tefmini reali senza alibismi storici di sorta. Servizi nazionali d'acquisizione e d'informazione L'enorme produzione di documenti stampati - con particolare rifermento alle scienze pure ed applicate - e la necessità della sua organizzazione ai fini conoscitivi, ha da tempo messo in crisi il concetto di Biblioteca Nazionale Centrale come struttura a carattere universale sia dal punto di vista dell'acquisizione del documento sia dal punto di 27 vista della diffusione dell'informazione in esso contenuta. E' tendenza ormai affermata la creazione di complessi specialistici nelle varie materie a livello nazionale collegate, ai fini della reciproca informazione, sia con la Biblioteca Nazionale Centrale, sia con similari complessi stranieri, sia con strutture specialistiche minori esistenti o da creare nel Paese. Di fronte a questi indirizzi la cui validità sembra indiscussa, di fronte alle esigenze del Paese e di fronte alla nostra realtà economica sembra opportuno prevedere a breve termine: una Biblioteca Nazionale Centrale con i seguenti compiti principali: a) Archivio della produzione nazionale italiana b) Bibliografia nazionale italiana e con schede a stampa c) Centro informazioni bibliografiche d) Centro metodologico delle procedure biblioteconomiche e) Centro di coordinamento dello sviluppo del sistema bibliotecario nazionale e della preparazione professionale. Accanto a questa struttura centrale è necessario prevedere una serie di Biblioteche specializzate a carattere nazionale ad esempio: per le scienze mediche, per la scienza e la tecnica, per le scienze agrarie, per le scienze giuridiche, per la letteratura italiana per le scienze economiche ecc... E' evidente che l'espressione « nazionale » sta ad indicare una funzione senza alcuna coincidenza di localizzazione: dette strutture devono, anzi, essere collocate in varie zone geografiche del Paese particolarmente idonee ad ospitare detta centralizzazione operativa. A monte dello schema proposto è necessario - come è stato detto - prevedere, attraverso reciproci terminali, il collegamento con similari strutture straniere, a valle, sempre attraverso reciproci terminali, il collegamento con le varie strutture specialistiche del Paese (Università e Istituti di ricerca sia pubblici sia privati: questi ultimi a condizioni da stabilire). Compito primario della Biblioteca Specializzata a carattere nazionale è quello di acquisire tutta la produzione italiana, e, in cooperazione anche con altre biblioteche della materia, quella straniera in modo adeguato. Elaborare i dati in esse contenuti (con particolare riferimento allo spoglio dei periodici) e mettere a disposizione della comunità locale ed internazionale in forma prioritaria il contributo italiano e ricevere dalle strutture straniere l'identico servizio. Il coordinamento del complesso strutturale della Biblioteca Nazionale Centrale e delle Biblioteche specializzate suddette è affidato all'Amministrazione Centrale dello Stato attraverso un proprio organo tecnicoscientifico che ha sede presso la Biblioteca Nazionale Centrale e composto da specialisti con incarichi di ricerca nell'ambito delle scienze dell'informazione integrato da altri specialisti con incarichi direttivi nell'ambito operativo del complesso stesso. 28 Il finanziamento di detto complesso è a carico della Amministrazione Centrale dello Stato che vi provvederà attraverso piani annuali e pluriennali di sviluppo. Se si accetta questo schema di sviluppo che sostanzialmente affida all'Amministrazione Centrale dello Stato la responsabilità di tutti i servizi di informazione bibliografica e documentaria a livello nazionale si potrà scendere nei dettagli e trovare opportune soluzioni: in caso contrario continueremo ad esportare la nostra produzione editoriale perché altri la organizzi, la sfrutti e la rivenda a carissimo prezzo (1) e a vantaggio di pochi. Servizi per la preparazione universitaria e per la ricerca scientifica L'Associazione Italiana Biblioteche ha da tempo denunciato le gravissime carenze del settore e proposto valide soluzioni. Saltate le gracili ma non indecorose strutture universitarie concepite per selezionare, da una élite - in verità non sempre esclusivamente di censo - la classe dirigente per un Paese a livello di industrializzazione medio inferiore, la situazione attuale è da tutti conosciuti e in misura sempre maggiore temuta. Se per i Servizi nazionali non poche delle attuali dispersioni e carenze sono determinate anche dalla ridicola disponibilità finanziaria, per i Servizi relativi alla ricerca scientifica la crisi è determinata ancora dalle disponibilità finanziarie ma, soprattutto, dal caos organizzativo e gestionale. Biblioteche che si chiamano universitarie, solo perché sono collocate nei pressi dell'Università e gestite o come biblioteche di conservazione o come biblioteche pubbliche, rappresentano quanto di più lontano possa esistere dal concetto di strumento per la ricerca scientifica quale deve essere una biblioteca universitaria: tipica struttura di questo servizio, naturalmente accanto alle biblioteche specializzate che si affannano - quando si affannano - ad essere qualche cosa nel deserto. Deleterie, poi, sono risultate le biblioteche d'Istituto, pensate come correttivo nei confronti di sorpassate strutture ma ben presto divenute biblioteche personali degli insegnanti con pratica esclusione degli studenti, con sperpero pauroso di pubblico - o privato - denaro. Rimane quindi valida la proposta dell'Associazione sia a livello di dettaglio sia a livello di sintesi: questa ultima espressa nell'ambito della Legge per la riforma dell'Università. Nel settore è pertanto da prevedere un complesso bibliotecario, dipendente dalle singole Università, articolato in una Biblioteca Centrale con Servizi a carattere generale, collegata a monte con le Biblioteche specializzate a carattere nazionale e a valle con le Biblioteche di « dipartimento » formate dai patrimoni delle biblioteche di Facoltà (1) Sembra che in Italia, oggi siano sottoscritti circa 1.000 abbonamenti al « Chemical Abstracts ». Considerando il costo d'abbonamento medio sui 2.000.000 di lire (tra abbonamenti a prezzo pieno e no) si ha in Italia, per il solo « Chemical Abstracts », una spesa di circa 2 miliardi all'anno. 29 e d'Istituto che verranno soppresse e da particolari fondi specialistici eventualmente esistenti nell'Ateneo. A livello di appunto e di bozza non sembra necessario entrare nei particolari già espressi in appositi documenti. Qui sembra indispensabile verificare la disponibilità dell'Amministrazione Centrale, già fortemente impegnata nei Servizi nazionali, da una parte di sollecitare la approvazione in sede Parlamentare dell'apposito art. di Legge da aggiungere al complesso legislativo della Riforma universitaria già approvato e dall'altra di cedere alle Università le sue strutture patrimoniali, di collegarle alle Biblioteche specializzate nazionali riservandosi, magari, la sola gestione del personale qualificato che potrebbe, a questo livello, essere distinto in ruoli specifici con trasferimenti limitati nello ambito degli stessi settori specialistici. Anche per questo Servizio, di fronte ad un qualsiasi rinvio, la pena sarà gravissima. L'insufficienza delle strutture universitarie, nel loro complesso, sta vietando la formazione di una adeguata fascia qualificata di ricercatori e di dirigenti da immettere nei complessi produttivi del Paese: scarse o comunque fortemente elittarie le iniziative private del settore sicché è prevedibile, per gli anni '80 un forte afflusso - che già in parte sta avvenendo - di tecnici stranieri nel nostro Paese, unica soluzione possibile per permettere di limitare dislivelli tecnologici impossibili da colmare soprattutto dal punto di vista quantitativo, con personale locale. Sappiamo infatti che isolate genialità fanno titolo, danno lustro ma non sono determinanti nei confronti della tecnologia media, parametro scelto dalla moderna economia per indicare lo stato di sviluppo di un Paese. Riferendoci poi al nostro Paese, è qui il caso di ricordare che, in tempi brevissimi, dovrà attuarsi una qualificazione su parametri di tecnologia medio-alta se si vorrà ancora trovare collocazioni internazionali in quanto la tecnologia media è ormai entrata nell'ambito dei programmi di sviluppo dei Paesi possessori di materie prime e pertanto, nei nostri confronti, di Paese privo di materie prime, da considerare prossimamente solo interessati a scambi di prodotti a tecnologia avanzata. Servizi di pubblica lettura Mentre i Servizi nazionali d'informazione e di ricerca rappresettano il supporto di base per il progresso tecnico scientifico del Paese, i Servizi di pubblica lettura rappresentano il supporto di base per la formazione del cittadino. Pertanto, se è sembrato corretto investire della responsabilità dei Servizi Nazionali, implicanti una grossa struttura di coordinamento, l'Amministrazione Centrale dello Stato alla quale pure compete la programmazione generale dello sviluppo economico del Paese, sembra altrettanto corretto investire completamente l'Amministrazione locale della responsabilità di questa struttura: integrante dell'attività scolastica da elementare a mediosuperiore e prevalente nell'ambito della 30 educazione permanente. L'attuazione delle Regioni alle quali la Costituzione conferisce potere legislativo nella materia, ha costituito sanzione del principio e ragione di largo dibattito ed intensa attività da parte dell'Associazione Italiana Biblioteche che ha espresso in vari documenti il proprio punto di vista. Con risultati discreti se si pensa che questi punti di vista costituiscono la base delle relative leggi regionali sia già pubblicate sia in fase di elaborazione. Chiaro il concetto di base della Biblioteca pubblica organizzata a « Sistema », chiaro che, in assenza di sedi idonee, in particolare nelle piccole comunità, la Biblioteca Pubblica sia il naturale centro culturale e che anche in questo senso debba esplicare la propria attività. Così sembra giusto affermare, per le ragioni sopra accennate, che questo settore sembra oggi essere il più avanzato sia a livello di principi accettati sia di realizzazioni. Il problema più importante da affrontare è la costituzione e la costruzione delle sedi che certamente si vorrebbero sempre razionali e mai ricavate da precedenti altre strutture e pertanto viene affermata la necessità di una particolare assegnazione finanziaria specifica in favore delle Regioni (Piano per l'edilizia bibliotecaria). Si vorrebbe inoltre che la Biblioteca pubblica fosse collaterale e non sostituiva della Biblioteca scolastica ai vari livelli. Questi due tipi di biblioteche devono trovare forme di collaborazione valide ed integrarsi l'una con l'altra. Per questo scopo, ed ecco la ragione fondamentale della presenza in questo settore di competenza degli Enti locali nel presente documento, è indispensabile l'accordo con le autorità scolastiche centrali: questo accordo accelererebbe in modo certamente significativo il processo di copertura nazionale del servizio e darebbe pure un senso a queste Biblioteche scolastiche oggi inutilizzate e causa di sperpero di denaro pubblico. Scuole e addestramento del personale E' questo un aspetto del programma che deve essere risolto con assoluta priorità. L'averlo solo anteposto alla conclusione è giustificato dal fatto che per affrontarlo è necessario conoscere l'ampiezza dei posti di lavoro necessari e l'alta qualificazione richiesta per coprire questi posti di lavoro. Ai quali vanno aggiunti i posti di lavoro per gli insegnanti che attraverso apposite scuole debbono qualificare i futuri bibliotecari. Forse nessun settore di attività del nostro Paese è stato da tempo così trascurato quanto la preparazione dei bibliotecari sicché oggi noi ci troviamo arretrati di circa 50 anni nei confronti della maggior parte degli altri Paesi. Il recupero è difficilissimo e il richiedere oggi integrazione - anche massiccia - di qualificati tecnici stranieri soprattutto a livello di insegnanti sembra l'unica soluzione possibile perché il presente Piano assuma carattere di credibilità. Ed intanto è indispensabile che venga approvato dal Parlamento 31 - con le conseguenze che questo atto comporta - l'Elenco Professionale da tempo affidato alla Direzione Generale Accademie e Biblioteche, che si è ripetutamente impegnata ad assolvere a tale compito. La presentazione in Parlamento di tale proposta e la successiva approvazione sono le condizioni indispensabili per risolvere la questione. Conclusione Questa, nei limiti prefissati, la base di discussione per la formazione del documento programmatico 1975-1985. Certamente semplice - non si vorrebbe semplicistico - il testo non tocca problemi importanti come la destinazione di quelle strutture, attualmente operanti, che non rientrano nello schema proposto. Così, ad esempio, le Biblioteche dei Ministeri potranno inserirsi nello Schema quali Biblioteche specializzate collegandosi con le Biblioteche Nazionali della rispettiva materia; così le Biblioteche oggi dette « nazionali » e quelle statali in genere potranno assumere a secondo dei casi o la funzione di « nazionale specializzata » o quella di Biblioteca centrale universitaria, o, ancora, passando alle dipendenze degli Enti locali, essere destinate alla funzione di Biblioteca di interesse regionale o di Biblioteca Pubblica centrale di un Sistema o, ancora, prestarsi alle funzioni per le quali saranno di volta in volta giudicate idonee. Altre Biblioteche, infine, potranno unificarsi ad altre strutture già corrispondenti allo schema generale. Questo documento, nel luglio scorso, è stato portato a conoscenza, discusso ed approvato dai direttivi dei Gruppi di lavoro dell'A.I.B. a carattere funzionale (Biblioteche Nazionali, Biblioteche Universitarie, Biblioteche Speciali, Biblioteche Pubbliche) appositamente convocati a Roma. Questo documento, ancora, secondo preesistenti accordi intervenuti, è stato immediatamente inviato alla Direzione Generale Accademie e Biblioteche che si era impegnata a discuterlo con l'Associazione. L'incontro è avvenuto il 19 settembre - un giorno prima dell'anniversario della presa di Roma - e, dopo un seguito di chiarimenti, veniva concordata una serie di principi espressi nel documento ufficiale che vi leggo: Principi per lo sviluppo del sistema bibliotecario in Italia I responsabili a vari livelli, e a diverse competenze, del servizio bibliotecario in Italia (Direzione Generale Accademie e Biblioteche del Ministero Pubblica Istruzione e Associazione Italiana Biblioteche) sono convinti della necessità di apportare alla struttura bibliotecaria italiana 32 profonde ancorché graduali modifiche che la rendano efficiente e capace di rispondere alle esigenze della società moderna. In tale convinzione sono stati concordati incontri che rendano possibile una attenta, e insieme coraggiosa programmazione che dovrà perevedere, oltre al potenziamento delle biblioteche già esistenti, anche con le eventuali necessarie modifiche, la creazione di nuovi Istituti capaci di riempire vuoti o soddisfare particolari richieste. La ormai prossima riapertura della Biblioteca Nazionale di Roma potrà agevolare la creazione o il rafforzamento di funzioni sinora svolte in modo approssimativo e imperfetto, talvolta episodico. L'Associazione Italiana Biblioteche ha raccomandato che alla Biblioteca Nazionale di Roma, dotata di una moderna sede e di nuovissime attrezzature tecniche, siano affidati i compiti di: a) Archivio della produzione nazionale italiana b) Bibliografia nazionale italiana e con schede a stampa c) Centro informazioni bibliografiche d) Centro metodologica delle procedure biblioteconomiche e) Centro di coordinamento dello sviluppo del sistema bibliotecario nazionale e della preparazione professionale. A tale struttura centrale dovranno fare da supporto una serie di altri Istituti, autonomi ma con funzioni complementari (Biblioteche Nazionali, specializzate o generali con settore di specializzazione, Biblioteche Universitarie ecc...) i cui compiti specifici nelle varie materie dovranno essere opportunamente coordinati e programmati da una amministrazione centrale che dovrà avvalersi a livello decisionale degli indirizzi tecnico-scientifici degli specialisti bibliotecari di cui ai punti d) e e). Particolare attenzione si dovrà porre nella programmazione e nel coordinamento di funzioni d'informazioni a carattere nazionale che dovessero essere attribuite a Biblioteche universitarie e a Biblioteche pubbliche affidate, secondo il nuovo ordinamento dello Stato Italiano, alla competenza regionale. Prioritario e alla base di una seria programmazione va posto il problema della formazione professionale dei bibliotecari e del riconoscimento ufficiale del loro titolo e delle loro specifiche funzioni ». Con maggior tempo a disposizione forse si sarebbe potuto raggiungere un accordo con qualche impegno di principio in più e già contenuto nel documento di base. Ma i limiti decisionali e certi istinti cautelativi della Direzione Generale e l'immediata apertura della « Conferenza intergovernativa sulla pianificazione delle infrastrutture nazionali in materia di documentazione, di biblioteche ed archivi » promossa dall' 33 UNESCO a Parigi dal 23 al 27 settembre lo hanno temporaneamente impedito. Comunque, per la prima volta nella storia recente del movimento bibliotecario italiano, una delegazione ufficiale del nostro Paese poteva intervenire ad una Conferenza internazionale con un documento concordato tra le varie componenti interessate della materia e soprattutto con idee chiare e linguaggio unico. Idee e programma che si rivelava perfettamente inserito sia nei confronti dei documenti di base della Conferenza, il NATIS 3 e il NATIS 4, sia nei confronti delle raccomandazioni complementari uscite da un dibattito non sempre facile quando si pensi alle difficoltà di accordare, in un programma comune, circa 85 Paesi con tante realtà diverse, tante necessità di recupero e tante esigenze di impossibile attesa. E non celo l'intima soddisfazione provata dai nostri due delegati della avvenuta segnalazione del nostro documento, presentato a livello di comunicazione, ed al quale - proprio per questa ragione - era sembrato opportuno aggiungere questa conclusione: « Poiché soltanto la realizzazione di un nuovo sistema organico e rigorosamente programmato dei nostri servizi bibliotecari ci permetterà di garantire un efficace ed utile contributo al programma proposto dalla UNESCO sarebbe estremamente opportuno che l'UNESCO stessa studiasse la possibilità di intervenire presso i vari governi per chiedere che siano assunti al riguardo impegni precisi e inderogabili. A titolo di informazione si rende noto che dal prossimo anno la Bibliografia Nazionale Italiana sarà redatta automaticamente secondo il programma MARC II già da tempo messo a punto, il che renderà possibile a tutti i Paesi partecipanti al programma stesso la fruizione delle informazioni bibliografiche sulla produzione italiana corrente. E' previsto un allargamento di tale programma all'intero patrimonio bibliografico esistente nel Paese ». Dal dibattito e dalle raccomandazioni presentate mi sembra infine giusto ed opportuno segnalare l'affermarsi con estremo vigore di due principi: il primo presente in vari nostri documenti e dibattiti congressuali e anche nell'incontro con la Direzione Generale, ma assente nei due nostri documenti e cioè la necessità di creare un organo, un Ministero più o meno 34 atipico, che sia specifico per le Biblioteche, gli Archivi e la Documentazione (direi, per intenderci, qualche cosa come il Ministero dei beni culturali e della ricerca scientifica unificati). Il secondo, appena sfiorato nel documento AIB, ma assente nel documento concordato e cioè la necessità assoluta di inserire il Piano di sviluppo del nostro settore nel Piano di sviluppo economico nazionale con previsioni finanziarie adeguate. Principi che dovranno certamente essere inseriti nei piani di lavoro. Questo programma di sviluppo, ha dunque fissato una propria cornice ufficiale e stabilito all'interno una vasta area per la ricerca, per la sperimentazione, per le priorità, per i dettagli. Attività questa che la nostra Associazione, attraverso i propri Gruppi di lavoro, già in questo Congresso, avrà modo di esplicare pur nei limiti che la nostra Associazione, in base al proprio Statuto, si conferisce. E questo deve essere fatto anche dalla Direzione Generale che ha garantito il proprio appoggio concreto al Piano sia attraverso il documento concordato, sia attraverso la prevista costituzione di una Commissione ristretta di lavoro nella quale sarà presente anche l'A.I.B. E si ribadisce che, pur di fronte alla nostra realtà storica e sociale, nei lavori dovranno essere presenti i principi e gli obiettivi del NATIS 3 e del NATIS 4 che hanno ottenuto l'approvazione del nostro Paese in seno all'UNESCO accanto, naturalmente, a quelli già concordati. Ed i lavori dovranno inoltre - dico questo nello spirito del voltar finalmente pagina - svolgersi al di sopra di interessi personali e contingenti, all'infuori di pressioni clientelari. Bisognerà inoltre turare con cemento e agruzzi cocci di bottiglia ogni fessura nella cornice che si è data per rendere impossibili fughe o inserimenti notturni. Così, ad esempio, sarà da respingere - per uscire dall' immagine - in modo netto ogni operazione intesa a portare, sotto qualsiasi forma, gestioni statali in biblioteche di Enti locali: anche se su esplicita richiesta degli Enti stessi. Questo perché significa distrarre forze e tempo dal Programma di sviluppo che affida alle Regioni - in ossequio alla Costituzione ed anche a nome di un pur modesto vivere civile - le competenze in materia di biblioteche di Enti locali e all' 35 Amministrazione centrale dello Stato le competenze relative alle biblioteche erogatrici di servizi a carattere nazionale. E per essere ancor più chiari diremo che in un più vasto ambito di verifica della situazione bibliotecaria del Paese mai ci opporremo a revoche di compiti delegati alle Regioni quando queste non dispongano di personale altamente qualificato per espletare questi compiti - anzi una verifica di questo settore dovrebbe essere fatta e con estrema urgenza dall'Amministrazione Centrale: mai ci opporremo all'invio da parte dell'Amministrazione Centrale di aiuti di proprio personale qualificato, a tempo determinato, per riassettare Istituti locali in difficoltà e preparare nel contempo del personale locale in modo idoneo a garantire una buona gestione. Ma mai e poi mai potremo avallare operazioni di statalizzazione - ripeto anche se richieste - come soluzione di situazioni difficili. Lontano da noi - evidentemente - il sospetto che questa operazione celi un maldestro tentativo di riprendere quelle posizioni di potere che la realtà regionale anche se non sempre facilmente - ha già fatto proprie. Con un programma di riforma e di sviluppo del tipo che abbiamo sotto gli occhi sarebbe veramente squallida cosa. Del resto un probante esempio di quanto, tra tante difficoltà riesce a fare un Ente locale - anche nel profondo Sud, che poi tanto profondo, qui, non è, si attua quando una felice combinazione tra il politico ed il tecnico, in questo caso l'eccezionalità di un incontro che porta i nomi di Tizzani, Galasso e Celuzza - l'abbiamo proprio sotto gli occhi, ed in dettaglio, questo esemplare modello vi verrà illustrato tra pochi minuti. E proprio su questa strada, evitando miraggi di ipotetiche statalizzazioni, noi auspichiamo che si muovano tante altre amministrazioni locali: il piatto di lenticchie è poca cosa per rinunciare alla propria primogenitura. E chiudo l'argomento raccomandando ancora a coloro che parteciperanno all'elaborazione del programma e alla sua realizzazione che i consigliati cocci di bottiglia oltre che aguzzi siano anche taglienti, perché una programmazione non rigorosamente osservata vanificherebbe in parte anche lo stesso sforzo di formazione del cittadino che, educato attraverso la Biblioteca pubblica, deve trovare conclusioni e sbocchi nella 36 struttura dei Servizi nazionali, compito unico ma assai oneroso e da risolvere senza « varianti » di sorta dalla Amministrazione Centrale dello Stato. Cari Colleghi, anche in condizioni tanto difficili, la nostra Associazione, libera e ormai disincantata, senza complessi di sorta, si muove, lavora, è presente quasi ovunque i problemi delle biblioteche vengano dibattutti, si fa essa stessa promotrice di dibattiti. Nell'ambito dei singoli Gruppi di lavoro, potrete verificare le varie attività specialistiche svolte e programmate: i successi, le pause ed anche, purtroppo, le assenze. Ma ogni anno siamo sempre di più: la vivacità del dibattito - non il vociare od il rigurgito demagogico pallido o cianotico - la critica attenta ed anche spietata - non la vuota esibizione oratoria - sono stimolanti aspetti della nostra attività. In sede d'assemblea discuteremo anche le modifiche al nostro Statuto che una apposita Commissione nominata dal Direttivo ha elaborato in rispetto dell'Ordine del Giorno di Civitanova Marche. E affrontare una riforma statutaria è sempre un impegno gravoso e importante, non vorrei però scatenate, perché lo Statuto contiene sì modelli di comportamento, lo Statuto dicesi chi vorremmo essere, ma più che per la bontà del proprio Statuto una Associazione si raccomanda nel contesto in cui opera per le idee espresse, per le battaglie intraprese - vinte o perse non importa - per il prestigio che duramente acquisisce. Cari Colleghi dibattiamo con estrema serietà questa riforma di Statuto in fondo in questo tutto nostro operare è l'unica cosa che possiamo proporre e concludere al nostro interno senza il peso del confronto con organi decisionali, con controparti illuminate o reazionarie, corrotte o integerrime che siano. Pertanto è cosa facile e comunque di sicuro risultato: il buon senso e una visione serena sui limiti effettivi della nostra categoria sono largamente sufficienti. Se questo è vero, come credo, vorrei che la vostra intelligenza, la vostra preparazione il vostro senso delle cose non si concentrassero per la quasi totalità - come spesso è avvenuto - sulla questione statutaria ma convergessero in gran parte verso il dibatito sulla riforma bibliotecaria del Paese. 37 A metà novembre a Washington, alla Sessione dell'IFLA, dove continuerà la tematica su quel concreto programma che va sotto il nome di Controllo Bibliografico Universale (UBC), nella prossima primavera - così pare dopo il rinvio di settembre - a Bruxelles, nell'ambito della CEE dove avverrà una messa a punto - a livello regionale - sul problema della cooperazione internazionale, le nostre delegazioni dovranno disporre di documenti e di linee di approfondimento più avanzate delle attuali. E questi approfondimenti, come ho già detto, dovrebbero uscire da questo Congresso sia in sede plenaria sia in sede di Gruppi di lavoro. Cari Colleghi, so che questa volta ho tralasciato di illustrare vari aspetti della nostra vita associativa: il numero degli iscritti che sono in aumento, le attività dei Gruppi di lavoro ancora un po' disuguali, ma comunque preziose, le attività delle Sezioni regionali per le quali avremo però echi nell'apposita seduta dedicata alle regioni, la situazione finanziaria che non permette, per la prima volta da quando ho avuto l'onore di assumere questa presidenza, di finanziare i delegati alla costosa Sessione di Washington, ma che però vi verrà illustrata dai revisori dei conti: insomma tante di quelle cose che sono tipiche nella relazione annuale ai Soci. E mi scuso assicurandovi una esemplare completezza nel prossimo non lontano Congresso conclusivo, per gran parte del Direttivo, di un lavoro ormai sessennale. Ed ora per concludere, per rimediare ad una relazione « atipica », dovrei fare una invocazione « tipica » agli dei: a Minerva che presiede la ricerca scientifica alla quale vogliamo affidare gran parte del nostro avvenire, a Giove, a Mercurio, a Venere, sempre benedetta e mai in crisi nonostante la porno-press. Ma come all'inizio ho rifiutato l'insulto così ora rifiuto l'invocazione. Basta che ognuno rifletta, scelga e faccia bene la propria parte. E possibilmente in tanti. 38 LA NUOVA BIBLIOTECA PROVINCIALE DI FOGGIA NELL'AMBITO DEL SERVIZIO NAZIONALE DI LETTURA. Relazione del Dr. ANGELO CELUZZA Direttore Biblioteca Prov.le Aprire una comunicazione con espressioni di ringraziamento, dirette agli organizzatori e ai colleghi convenuti in terra di Capitanata, potrebbe conferire al discorso una parvenza di convenzionalità, caricandolo di orpelli ritualistici. In questa occasione, tuttavia, ritengo doveroso esprimere tale sentimento di gratitudine ai bibliotecari italiani i quali, valutando tutta l'importanza che la nascita di un moderno istituto bibliotecario assume nel panorama non confortante del nostro Paese, hanno voluto assegnare a Foggia e alla Capitanata l'onore di organizzare il Congresso in coincidenza con l'inaugurazione della nuova « Provinciale ». Al Consiglio Direttivo dell'A.I.B., che ha accolto con convinta adesione la proposta dell'Assemblea e ha voluto che nel programma dei lavori fosse compresa questa mia comunicazione, il più vivo e sincero ringraziamento. Consapevole della utilità e del rilievo culturale delle assise bibliotecarie organizzate dalla nostra Associazione, se sottolineo, in particolare, l'importanza di questo Congresso, non è per un residuo di campanilismo (anche se il ritorno in Puglia - a distanza di alcuni lustri - dei bibliotecari italiani, costituisce comunque motivo di profonda soddisfazione), ma perché ritengo di poter cogliere in questa occasione un momento fondamentale per la organizzazione bibliotecaria italiana. Siamo riuniti qui, infatti, anche perché da Foggia partano, con il consenso e il contributo di tutti, la piattaforma, le linee e il punto di vista dei bibliotecari italiani circa i sistemi 39 di pubblica lettura, nella prospettiva di un programma decennale. Di non secondaria importanza mi sembra, poi, la svolta che abbiamo deliberato di dare alla nostra Associazione, nel senso di una maggiore autonomia e partecipazione della base alla vita e alla politica culturale della organizzazione. In occasione del Primo Convegno di Studio sulla Biblioteca Pubblica, tenuto a Roma nell'ottobre del 1970 ebbi modo di illustrare agli intervenuti i criteri tecnici cui si ispirava la progettata nuova sede della Biblioteca Provinciale di Foggia. La descrizione particolerggiata del progetto si soffermava sulle caratteristiche tecnico-strutturali dell'edificio per poi analizzare la situazione della biblioteca e la sua funzionalità pubblica in relazione alla distanza degli utenti, tenendo anche conto della sua ubicazione ai fini della utenza cittadina e, in base alle distanze chilometriche, dei comuni della provincia, quale centro di un Sistema Provinciale di pubblica lettura. Il nostro discorso fu accompagnato da un corredo di elaborati tecnici e fotografici, che, evidentemente, non potevano garantire agli occhi degli ascoltatori la realizzabilità della opera, soprattutto nei tempi (1973) e nei termini da noi indicati. Oggi che la nuova Biblioteca Provinciale è una realtà (anche se, lo sappiamo bene, in continuo divenire e aperta a tutti i gradi di un continuo perfezionamento) ci rendiamo conto che essa non è il frutto di fortunate congiunzioni astrologiche, ma una realizzazione dovunque possibile, a condizione che tutti noi bibliotecari, dimessa l'abitudine alla rinuncia, allo scacco di fronte alla prima grossa difficoltà (assunta troppo spesso come comodo alibi) e alla suggestione umbratile degli alti studi, in favore di una battaglia pubblica fatta di sacrifici e di responsabilità sociale, sappiamo trovare il coraggio e la pazienza di progetti e proposte che siano a un tempo ambiziosi e precisi, e che sappiamo cogliere il momento positivo nell'azione programmatica dei pubblici amministratori, sensibilizzandoli ai problemi della moderna Biblioteca Pubblica, quale strumento alternativo, critico e non subalterno nei confronti di una cultura massificata e di una organizzazione culturale modellata su quella realtà. 40 La Biblioteca Provinciale di Foggia rinasce dalle rovine provocate dall'ultima guerra e si rivela immediatamente - e sarà per lungo tempo - l'unico istituto culturale pubblico della città. Le sue strutture subiscono, in un costante rapporto di interscambio con la comunità, una sollecitazione proporzionale alla crescita (quantitativa e qualitativa) della richiesta. Negli anni '50 il manifestarsi entusiasta di una domanda culturale che traeva vigore e ragione d'essere, anche qui da noi, dall'irrompere di tutte le novità tenute fuori dalla porta per decenni e restituite alla comunità nazionale, in un clima di ritrovata fede nella libertà e nel ruolo primario e non subalterno della cultura, si concretizzava nella richiesta di un dialogo che ponesse fine a un isolamento, proprio di una « isola di silenzio » quale quella costruita e imposta dall'imperante dogmatismo. Quella domanda culturale e quella crescita, scaturite dalle coscienze più avvertite che avevano tenuto vivo il lume della consapevolezza critica nei confronti del conformismo e del provincialismo dominanti, esplode negli anni '60 in forme articolate e con un vigoroso ampliamento del fronte marciante, attraverso la talora caotica ma comunque ineludibile domanda di tutti i giovani e di tutti gli strati di una società che, ormai acquisita all'area delle realtà industriali, si ritrovava a fare i conti con i problemi (positivi e negativi) di una società di massa e con quelli di una più diffusa e articolata consapevolezza democratica. Nel Mezzogiorno questi fenomeni, tipici di tutta la comunità nazionale, assumono caratteristiche esaltanti e drammatiche a causa dei ritardi strutturali e civili ancora presenti, che tutt'ora appesantiscono il passo delle strutture esistenti, e che si rivelano inadeguate alle esigenze della realtà. L'eco di tale situazione possiamo coglierla nelle parole del Prof. Pasquale Saraceno, pronunciate nel corso della « Giornata del Mezzogiorno » alla Fiera del Levante: « Una corretta impostazione della politica generale per il Mezzogiorno, ha dichiarato l'illustre economista, non può che avere effetti riequilibranti sul contesto urbano, sull'assetto istituzionale della cultura e dell'istruzione, in specie universitaria, sulla politica europea e, in essa, sulla politica regionale ». 41 La Biblioteca si è rivelata in quei frangenti e in quegli anni, cui ho fatto cenno, almeno qui in Capitanata, come lo osservatorio più sensibile a tutte le trasformazioni in atto, e, nel lodevole sforzo di appercepire le istanze più disparate, si è rinnovata nelle sue strutture e si è riconosciuta, in quelle circostanze di crisi, inadeguata ormai nella sua tradizionale veste paludata e non pronta a favorire quel dialogo da tutti, a tutti i livelli, auspicato e richiesto. Il 1963, mentre si muovevano i primi passi di una iniziativa (il « Piano L »), non ben precisata nei fini e nei mezzi, romanticamente legata a volontarismi e concezioni missionarie, la « Provinciale » di Foggia aveva ormai saldamente rafforzate le proprie strutture di base ed era, quindi, pronta a inserire la Capitanata nei piani studiati dal Ministero. Dovemmo attendere ancora sei anni perché tale aspirazione fosse accolta e si concretasse, con l'adesione convinta e con il contributo determinante dell'Ente Provincia e di tutti i Comuni del Tavoliere, del Gargano e del Subappennino sprovvisti fino a quel momento di un servizio di pubblica lettura. Questa crescita aggravò in modo drammatico la crisi dello Istituto, la cui sorte non poteva non essere affidata che a una soluzione radicale, che, sulla scorta delle esperienze altrui e dei traguardi scientifici ormai acquisiti, consentisse ai proponenti e agli amministratori un corretto esame del problema e dei termini, proietatti nel futuro, entro i quali cercare giusta soluzione. Un biennio fu impiegato nella documentazione e nello studio degli aspetti socio-ambientali della nostra Provincia (indagini furono condotte sulla scuola, sulla situazione economica, sulla scolarità e sul problema dei pendolari...); delle moderne acquisizioni dell'edilizia bibliotecaria e degli studi biblioteconomici, avendo ben fermo che il traguardo propostoci era la realizzazione di una Biblioteca Pubblica al servizio di un Sistema Provinciale e, in prospettiva, di un Sistema Urbano e l'impianto ex novo di una struttura di ricerca, a carattere scientifico, in vista della realizzazione di un ateneo dauno. Tali studi, perché non restassero nel limbo delle astrazioni, venivano condotti di concerto con l'architetto respon42 sabile della sezione edilizia dell'Ente Provincia, il quale, ben conoscendo gli elementi già certi (dimensioni e caratteristiche del suolo, ubicazione, somma disponibile, per mutuo contratto dall'Ente Provincia) giunse alla progettazione e alla stesura di un complesso di elaborati, intorno al quale furono chiamati a discutere amministratori, tecnici e bibliotecari (tra questi mi piace ricordare, per tutti, la dott. Carini e il nostro Presidente, dott. Pagetti). Tale ulteriore approfondimento portò alla decisione di procedere a un appalto concorso a carattere nazionale per la « costruzione della nuova sede della Biblioteca Provinciale di Foggia da realizzare con strutture in acciaio ed elementi modulari provenienti dall'industria edilizia ». Gli studi e le esperienze conseguiti dal bibliotecario e dall'architetto consentirono la stesura di un disciplinare non puramente indicativo, ma che al contrario, dettava moduli e carateristiche estremamente precisi; e questo sia per quanto riguarda i servizi da assicurare, sia le soluzioni tecniche da adottare, e sia i tempi per la consegna dell'opera. A distanza di 180 gg. dal bando di concorso, la Commissione appositamente nominata dal Consiglio Provinciale, vagliati attentamente i sette elaborati e i relativi bozzetti pervenuti, dichiarò vincente, ascoltato il parere della Direzione Generale Accademie e Biblioteche, il progetto degli Architetti Leonardo Fiori e Luigi Pellegrin, e aggiudicò la costruzione dell'opera alla ditta FEAL di Milano, operante nel settore dell'edilizia industrializzata. Il progetto vincente fu ritenuto il più aderente alle esigenze dell'istituto da realizzare, quale centro polivalente di elaborazione e di confronto culturale al servizio degli utenti della città e della Provincia in cui si realizzasse la effettiva socialità dei beni librari e - nel contempo - quale struttura scientifica di base al servizio del futuro ateneo dauno. Si lasciò preferire anche per l'attenzione rivolta ai problemi di gestione, di manutenzione e di funzionamento (con riguardo al numero di addetti in rapporto alla distribuzione dei servizi); al problema della non interferenza reciproca dei percorsi e della autonomia dei circuiti del personale del libro e dell'utente; a quello degli itinerari del pubblico studiati in modo da consentire la fluidità dei percorsi e la selezione progressiva 43 tra gli utenti, determinata spontaneamente dalla diversificazione degli interessi. In sede di direzione dei lavori si è presentata, a più riprese, l'opportunità di integrare gli impianti previsti in progetto con altri che suggeriti dai caratteri e dalla complessità della struttura culturale, ne garantivano controlli e sicurezza. La sezione edilizia dell'Ufficio Tecnico Provinciale (al responsabile della quale, Arch. Ugo Iarussi, e a tutti i collaboratori desidero esprimere - anche in questa sede - la più profonda stima e gratitudine), ha dovuto affrontare e risolvere problemi rilevanti soprattutto per la novità costituita dal carattere tecnologicamente avanzato degli impianti che ha richiesto studio, controlli e aggiornamento assidui e rigorosi. Tutto questo è stato possibile, non soltanto per una rigorosa adesione dell'uomo al suo ruolo di tecnico, ma soprattutto per la presenza e la possibilità quotidiana di verificare, in un processo di chiarimento e accertamento dialettico, proposte e soluzioni nel caldo e leale rapporto costituitosi tra il bibliotecario e l'architetto. Ritengo non irrilevante partecipare una situazione di carattere umano derivante da un fatto non previsto dalla logica degli eventi. Purtroppo il piano predisposto per un graduale trasferimento nella nuova Sede dei fondi librari, senza interruzione del servizio pubblico è saltata a causa del dissesto improvviso verificatosi nel dicembre del 1972 nel settecentesco Palazzo Dogana, ove era sistemata la « Provinciale ». Il disagio degli utenti non poteva non ripercuotersi nel lavoro e sul personale sensibile a tale angosciosa pressante richiesta. « FONDI SPECIALI » La vecchia « Provinciale », strutturata sul sistema bibliometrico, aveva una dotazione di circa 120.000 volumi e opuscoli distribuiti in 17 categorie. Vi spiccavano fondi di particolare pregio, e per la ricchezza di edizioni notevoli e per la omogeneità delle collezioni, ordinati in modo autonomo o per volontà del cedente o per 44 esigenze tecnico-biblioteconomiche, imposte dalla particolare natura del materiale. Questo complesso, per circa 70mila pezzi, comprensivo del fondo locale e di 25mila opuscoli, ha trovato sistemazione al piano terra della nuova sede, nella sezione «Fondi Speciali». E' l'unico reparto della biblioteca nel quale, essendo pre- valente il fine della conservazione, anche se questa non avrà influenze negative sull'uso pubblico, non si potrà accedere senza la mediazione del personale; e ciò per evidenti motivi di cautela. Annesse a questo reparto gli studiosi troveranno, come nelle altre sezioni pubbliche della biblioteca, quelle ope45 re di pronta consultazione legate alla natura della sezione servita. Fanno altresì parte dei « Fondi Speciali » 300 manoscritti, 10 incunabili e 500 cinquecentine; il « fondo locale » (Capitanata-Puglia-Regno di Napoli) di circa 2.000 pezzi, 25.000 opuscoli, il fondo Zingarelli - circa 10.000 volumi di filologia romanza, studi provenzali, linguistica, edizioni pregiate e sezione dantesco-petrarchesca - il fondo Fraccacreta-Saponaro di circa 15.000 pezzi fra volumi, opuscoli e periodici di economia, economia politica, scienze delle finanze...; il fondo Vocino, 2.000 volumi di interesse locale, con una sezione dannunziana e una di diritto della navigazione, e i fondi Fajella, Bellucci, Nardini, aventi prevalentemente caratteristiche storico-letterarie. Notevoli i fondi musicali presenti nelle Biblioteche Nardini e Bellucci. BIBLIOTECA DEI RAGAZZI Al primo piano, con ingresso autonomo, è sistemata la biblioteca dei ragazzi. L'ingresso autonomo, ben visibile dalla strada, vuole facilitare ai ragazzi l'accesso ma non, evidentemente, chiuderli in un settore separato da tutti gli altri, e ciò nella matura consapevolezza dell'importanza pedagogica del fatto che i ragazzi possano usare la medesima sede nella sua interezza per tutta la vita, e che è dovere precipuo della Biblioteca Provinciale offrire a ciascun fanciullo la possibilità di scegliere liberamente quanto risponde ai propri interessi: si tratti di libri, di riviste, di fumetti, di materiale audiovisivo... In questi servizi e nell'offerta di materiale di ogni tipo, non si esaurisce pertanto il compito della biblioteca « se la stessa deve offrire al ragazzo la possibilità di sviluppare, attraverso la comunicazione, la sua intelligenza e la sua immaginazione ». Allo scopo di evitare che i ragazzi siano soggetti passivi e destinatari di attività, anche se appositamente programmate per loro, strumenti e luoghi speciali sono previsti e riservati perché essi stessi possano essere creatori e partecipi di attività. Un buon numero di « livres de référence » è a loro disposizione, e i giovani utenti possono inoltre contare su un piccolo fondo di pubblicazioni riguardanti Foggia e la Capi46 tanata, che fa da tramite e da stimolo per ulteriori approfondimenti verso il fondo locale aperto ai giovani come a tutti gli utenti. Consideriamo la sezione ragazzi, composta per ora di circa 10.000 volumi, una sezione sperimentale, un punto di ri- ferimento per quanti sono o dovrebbero essere interessati ai complessi problemi che vanno dai rapporti scuola-famiglia-società, ai problemi pedagogici e a quelli della lettura in particolare. La biblioteca dispone pertanto dei testi più aggiornati, 47 anche in lingua, di didattica e pedagogia, psicologia e sociologia e delle riviste più importanti in materia. Si vuole rendere in tal modo un servizio non solo ai ragazzi e agli insegnanti, quali individui particolarmente interessati al processo educativo, ma soprattutto ai genitori che, ci auguriamo, attraverso la lettura e per il tramite del libro vedranno migliorata la comprensione dei problemi dei propri figli e saranno, quindi, in grado di stabilire con loro un rapporto chiaro, sincero e intelligente. Faremo tesoro dei risultati di tale sperimentazione nello impostare le biblioteche rionali, che dovranno nel più breve tempo assumersi l'onere del primo impatto con le esigenze e le richieste dei giovani utenti. SALA ADULTI Al primo piano, dove è sistemato l'ampio salone dei cataloghi, si trova anche la sala adulti a scaffali aperti, il cui fondo di 12.000 volumi (tra cui un numero adeguato di opere di prima consultazione) classificati con il sistema D.D.C. è stato costituito nel rispetto del principio che da sola possa dare una prima risposta al più ampio ventaglio di domande e di problemi di un vasto pubblico che viva la realtà contemporanea. La preoccupazione di non tralasciare alcun aspetto della problematica socio-culturale di oggi e di non sbilanciare dal punto di vista del numero e della presenza delle opere scelte il fondo librario, che, al contrario, dovrebbe sempre essere e mantenersi equilibrato nelle varie classi, ha informato il progetto studiato attraverso una ricerca assidua e capillare sul materiale disponibile e sulle integrazioni e gli aggiornamenti. Particolare rilievo è stato attribuito agli studi relativi al problema del Mezzogiorno e al dibattito in corso su tutti i suoi aspetti - e sulle relative soluzioni prospettate - e ciò avendo presente che la Biblioteca opererà in una Provincia che sta compiendo i primi passi sul cammino della industrializzazione e della trasformazione agricola. Nel procedere all'aggiornamento e alle integrazioni delle singole classi non è stata trascurata la natura del materiale 48 esistente negli altri fondi della biblioteca (linguistica/fondo Zingarelli, economia/fondo Fraccacreta-Saponaro, meridionalismo/fondo locale...), con tutte le possibili connessioni e interrelazioni. L'impostazione delle sezioni di carattere scientifico postula una ricerca più laboriosa e puntuale che consenta di 49 ovviare a quelle carenze proprie delle nostre biblioteche in cui il fondo umanistico è sempre stato prevalente. Anche questa sala ha un carattere sperimentale e la sua stessa natura è strettamente saldata in rapporto dialettico con il pubblico e nel solco delle direttive contenute nei documenti sugli standards approvati dall'UNESCO e dalla FIAB (anche se sappiamo che gli stessi vanno adeguati alle singole realtà e alla natura stessa della biblioteca, « organismo destinato a crescere e a svilupparsi ». SALA DI CONSULTAZIONE Un approfondito lavoro di ricerca è stato condotto non soltanto su quanto è stato scritto sulla « sala di consultazione », sui cataloghi aggiornati dell'editoria mondiale e sui repertori bibliografici di carattere generale più importanti, ma anche attraverso lo spoglio attento delle bibliografie nazionali e speciali. Visite di studio sono state inoltre compiute, tra le altre, alla « Universitaria » di Pisa, alla Biblioteca della Corte Costituzionale, alla « Nazionale » di Roma, alla « Provinciale » di Chieti, alla « Nazionale » di Cremona, etc. Questa notevole mole di informazioni e di esperienze è alla base del progetto relativo alla grande sala di consultazione, tuttora in allestimento al 2° piano dell'istituto. Sarà una biblioteca autosufficiente cui non dovranno mancare tutte le principali fonti, i classici delle più importanti lingue antiche e moderne, le opere di bibliografia e le enciclopediche generali e speciali pubblicate nei vari paesi. Parallelamente al programma scientifico è stato formulato ed approvato un piano finanziario quinquennale che prevede una spesa a carico dell'Amministrazione Provinciale di Foggia, i cui meriti in questo campo sono sotto gli occhi di tutti, di L. 450.000.000, alla quale dovranno essere aggiunti i contributi stanziati dalla Regione Puglia per il triennio '72-'73-'74 (L. 70.000.000) per la sala di consultazione. A questo si aggiunga che un forte apporto alla costituzione del settore sarà dato dai fondi librari già esistenti. Il piano degli acquisti si è concretato nell'assicurare alla 50 sala di consultazione opere di bibliografia, studi di biblioteconomia, enciclopedie generali e speciali, collezioni di classici latini e greci (classici spagnoli e francesi, Il Migne, l'M.G.H., il Corpus Inscritionum Latinarum, la « Vaticana », l'Architectural Index, etc.). Le particolari difficoltà monetarie e di cambio, proprie del difficile momento che attraversiamo, hanno enormemente rallentato le forniture di opere su commesse di oltre un semestre (Chelsea Publ. Co., Bretschneider, Corpus Vasorum...) e tutto il settore filosofia e psicologia. Ovviamente nel quadriennio '75/'78 contiamo di completare, con l'ausilio sempre sollecitato di esperti locali e in stretto collegamento con le università, in modo particolare con l'Ateneo barese, tutti i settori, in modo da fornire alla Provincia una struttura portante, nel delicato periodo in cui l'Ateneo dauno compirà i primi passi. A stretto contatto con la sala di consultazione è ubicata la sezione « periodici » comprendente 1.265 testate, comprese le cessate, che offre all'immediata disponibilità del lettore l'annata in corso ed è collegata con il deposito attraverso un impianto di Dirivox, posta pneumatica e montacarichi. AUTOMAZIONE Tutte le schede relative al materiale librario preesistente sono state xerocopiate per essere bonificate e successivamente trasmesse all'I.B.M. di Napoli che provvede alla realizzazione di un programma di automazione appositamente studiato. L'assenza di coordinamento, di informazioni e programmi-pilota, utilizzabili anche dalle biblioteche pubbliche, fa sì che la nostra esperienza si vada ad aggiungere alla ineliminabile varietà delle diverse « esperienze » di automazione in corso in alcune biblioteche italiane, e sia strettamente collegato alla reale situazione e alle esigenze del nostro istituto. Il programma di automazione adottato dalla Biblioteca Provinciale di Foggia non ha pretesa di assolutezza e di completezza, ma è concretamente rapportato alle necessità reali del momento, alla esigenza di ottenere risultati a breve termine nel quadro delle destinazioni delle informazioni rivolte prin51 cipalmente all'utente medio. Ragioni di natura essenzialmente pratica sono per il momento alla base delle motivazioni che ci hanno indotti a utilizzare l'elaboratore. Ne cito alcune, a titolo esemplificativo: 1) convertire le schede « Staderini » del catalogo alfabetico per autori in schede di formato internazionale; 2) ricavare da questa conversione il massimo vantaggio in rapporto ai seguenti criteri: a) mantenere le regole e la prassi normale di catalogazione bibliografica; b) snellire il lavoro del personale nei suoi aspetti ripetitivi (schede di rinvio, di spoglio); 3) ottenere contemporaneamente altri cataloghi (generale, di settore, per soggetto, per classificazione) e alcuni prodotti secondari come l'indice dei soggetti, le tabelle della parte di classificazione decimale effettivamente usata nella biblioteca, ecc.; 4) disporre di un archivio magnetico che permetta di riprodurre schede o parte di esse, o altro materiale, secondo necessità. In conclusione, questa Biblioteca ha pensato all'elaboratore come a una utile macchina da adattare alle proprie necessità e ai propri bisogni nell'ambito della normale organizzazione e realizzazione del lavoro e non viceversa, nella direzione cioè che conduce ad eccessivi entusiasmi per vere o presunte capacità dei, così detti, « cervelli elettronici » e spesso a notevoli disillusioni. Accanto ai primi risultati collegati alla fase attuale del programma, questo prevede, a breve e medio termine, una ulteriore articolazione che consenta di intervenire nel settore dei periodici, in quello degli acquisti e in quello della fonoteca e del settore audiovisivi in genere. Per concludere, i risultati fin qui realizzati o in corso di realizzazione, per lo sgravio di lavoro di cui il personale ha potuto giovarsi, per la loro validità, pur nella cosciente limitatezza degli obiettivi, inducono a giudicare positivamente la esperienza in corso. Gli ulteriori obiettivi impongono un mutamento quali52 tativo che, in ogni caso, non annullerà il lavoro fin qui compiuto e che si tenta di realizzare gradualmente in ragione delle disponibilità umane, tecniche e finanziarie. AUDIOVISIVI Fin dalla fase di progettazione sono stati studiati appositi spazi per dotare la biblioteca di tutti gli strumenti che ormai affiancano il libro in tutto il processo educativo e di informazione. E' stato realizzato un impianto di TVCC con telecamere fisse, destinate al controllo sul materiale librario, e con una centrale di regia, in grado di registrare in ampex quanto succede nel corso della giornata, oltre che di ricevere e di registrare i programmi TV. Il sistema è integrato da telecamere mobili in grado di effettuare riprese su manifestazioni organizzate dalla biblioteca o nell'ambito della stessa. Appare con evidenza tutta l'importanza che tale strumentazione assume, nelle sue molteplici potenzialità, specie nei confronti dei ragazzi, che già possono contare, nell'ambito del proprio settore, di una ricca raccolta di diapositive e filmine uniconcettuali, di un proiettore superotto, di una serie di films didattici, di un diaproiettore, e di un multicopiatore utilizzabile per la compilazione di manifesti, fumetti, giornali. A questo va aggiunto la possibilità di utilizzare, per lo svolgimento di attività di cineforum e di corsi per l'apprendimento del linguaggio visivo, del salone delle manfestazioni, dotato di schermo panoramico e di cabina di proiezione. Le proiezioni, evidentemente, non esauriscono le potenzialità di uso dell'Auditorium che, disponendo anche di impianto di traduzione simultanea e di trasmissione e registrazione dei suoni, potrà consentirci l'organizzazione delle più varie manifestazioni culturali, da quelle a livello e di interesse locale, a quelle di rilievo internazionale. 53 MICROFILM Pur essendo stata costruita la biblioteca per una capienza massima di 500.000 volumi, allo scopo di garantire un futuro non angustiato da problemi di spazio, e anche per offrire agli utenti un ulteriore servizio di pubblica utilità, abbiamo dotato la biblioteca di un sistema completo di microfilmatura, lettura e duplicazione del materiale (anche grandi formati). Il gabinetto per microfilm sarà a disposizione di tutte le biblioteche della provincia, che, opportunamente dotate di un « lettore », potranno ricevere in appositi contenitori (jackets) microfilms riproducenti o materiali di pregio non scambiabile per prestiti diretti o periodici. Non è chi non veda l'importanza di tale organizzazione, che consentirà di espandere il concetto di biblioteca pubblica proprio per quanto riguarda l'accessibilità alle informazioni. FONOTECA Particolare rilievo abbiamo ritenuto di dare alla fonoteca. Sappiamo quale importanza viene attribuita da parte dei giovani a un efficiente servizio di discoteca, e quale richiamo essa eserciti su potenziali utenti. Le soluzioni tecniche sono state ricercate a lungo e con non poco affanno. La Discoteca di Stato ci è stata larga di consigli e suggerimenti. Riteniamo provvisoria la soluzione data al complesso problema (in particolare alla sistemazione delle cabine di ascolto), in quanto abbiamo voluto rinviare la soluzione completa alla acquisizione di esperienze per almeno un biennio, sulla base di una dotazione di 5.000 dischi che costituiscono uno scelto campionario della produzione e del mercato discografico, nei vari settori, senza chiusure e aprioristiche discriminazioni. SISTEMA BIBLIOTECARIO PROVINCIALE La nuova sede della nostra « Provinciale » è stata progettata quale struttura centrale del Sistema Bibliotecario Provinciale, che non appare, quindi, come un servizio aggiunto 54 e faticosamente sostenuto da una struttura preesistente e inadeguata. Le stimolanti e proficue esperienze maturate nel lungo periodo di studio e di organizazione del Sistema hanno costituito una base per 'un doveroso ripensamento di tutta la materia « biblioteca pubblica », nella sua struttura fisica, nei suoi compiti e nei rapporti con l'utente, non più « destinatario », ma centro dell'attività dell'istituto, senza che in questo rapporto giochino un ruolo decisivo le distanze, la condizione sociale o il livello d'istruzione. Il Sistema, articolato nei dipartimenti « amministrazione » « acquisti » « preparazione-catalogazione » « informazioni bibliografiche-animazione culturale », trova razionale disposizione e sistemazione nei locali della Biblioteca con accesso dalla strada. Su un ampio vestibolo si affacciano, da un lato l'ufficio del Bibliobus, e dall'altro un'ampia autorimessa ove 55 trovano sistemazione il bibliobus, un moderno furgone e una macchina. Nei locali adiacenti sono sistemati il Centro-Rete, l'ufficio distribuzione dei nuclei librari destinati alle 53 biblioteche e il deposito dei fondi che costituiscono il serbatoio del Sistema, destinati nei settori « Informazione » « Studio » « Narrativa » e « Narrativa ragazzi ». Così come si è accennato prima, se moltissimo è stato realizzato, restano ancora grossi problemi da risolvere, quali, in ordine d'importanza, quello del personale necessario per lo svolgimento del II° turno serale di apertura al pubblico; del concorso per le opere d'arte (il 2 per 100 previsto dalla legge); della ricostituzione del fondo librario per i prestiti. Sono sicuro che non mancherà - anche in questa circostanza - la illuminata comprensione degli amministratori dell'Ente, ai quali desidero in questa sede riconfermare la più profonda e riconoscente gratitudine insieme con l'apprezzamento delle popolazioni daune. Mi accorgo di aver sottratto più tempo di quanto pensassi alla vostra cortese attenzione: Vi prego di scusarmi. Avrei voluto contenere la mia comunicazione in pochi minuti, consapevole di quanto sia faticoso ascoltare; però, nel trasferire sulla carta gli appunti che mano mano frettolosamente raccoglievo, mi è accaduto di lasciarmi prendere dagli argomenti e dal vivo desiderio, umanamente comprensibile, spero, di partecipare a tutti voi, che vi so amici e colleghi carissimi, le tappe e i modi e i tempi in cui le vicende della « Provinciale » di Foggia si sono andate svolgendo. E' la conclusione di un lungo impegno, ricco per me e per i miei preziosi collaboratori di grandi ammaestramenti. Siamo tutti pronti a rivedere concetti e soluzioni, nella convinzione che se cultura significa, misura, ponderatezza e circospezione, la scelta dell'uomo di cultura non può essere mai irrevocabile e definitiva. D'altra parte, sono convinto che i problemi non si risolvono in chiave di alternativa, di opzioni radicali. I bibliotecari come uomini di cultura sanno che non possano seguire tutti gli zelatori di ogni ortodossia e che devono agire soprattutto per la difesa delle condizioni stesse e dei 56 presupposti della cultura; favorendo la fiducia nel colloquio. negli uomini anche se divisi dalle ideologie, e ristabilendo, con il diritto alla critica, il rispetto dell'altrui opinione. Non vi è infatti cultura senza difesa della libertà e tale libertà residua noi possiamo ancora tenerla viva nel rapporto spontaneo e personale dell'uomo con il libro, ultimo baluardo di fronte al processo travolgente di massificazione. La nostra forza è nella intelligenza e il nostro dovere, quali uomini di cultura, è di capire e di aiutare a capire, rinunciando « alla presunzione che gli altri abbiano torto perché la pensano diversamente da noi ». Solo così potremo insieme affrontare tutti i grossi problemi, che, specie in questi giorni angosciosi e difficili, si evidenziano dinanzi ai nostri occhi. Il colloquio, la tolleranza, la cultura ci aiuteranno a trovare le giuste soluzioni, perché siano consapevoli che se i problemi, come i nodi aggrovigliati, si tagliano e non si sciolgono, potremo rinunciare alla ragione che è l'arma dell'uomo di cultura. Basta la spada. 57 Inaugurazione Biblioteca Provinciale Discorso dell'On. FRANCESCO SMURRA Sottosegretario alla P.I. Ho avuto l'onore, qualche minuto fa, di inaugurare la Biblioteca Provinciale di Foggia, concepita e realizzata secondo i più moderni principi del servizio bibliotecario. Istituita nel 1936 con una raccolta di volumi dell'Amministrazione Provinciale, essa si è arricchita successivamente della libreria di Nicola Zingarelli, della raccolta Caggese, della donazione Canelli, specializzata in studi di diritto e di bonifica agraria e dei fondi della Biblioteca Comunale, istituita come tutti sapete, nel 1833, con rescritto di Ferdinando II. Una biblioteca antica, nelle origini, nel senso che raccoglie scritti e custodisce tradizioni e valori di questa terra, ospitata in un meraviglioso e funzionale edificio, che Voi avete costruito con grandi sacrifici; perché tutte le cose che si costruiscono nel Mezzogiorno restano sempre in omaggio al sacrificio della nostra terra. Vi porto i voti augurali del Ministro Malfatti, che è stato impossibilitato a partecipare alla manifestazione, nonché miei personali. Questa significativa manifestazione dell'Amministrazione Provinciale di Foggia vuole sottolineare evidentemente, come anche il Sindaco e il Presidente hanno precisato, una particolare attività promozionale e di diffusione della cultura, privilegiando la forza stimolante e liberatoria che ha il libro, soprattutto nel Mezzogiorno, in cui si stanno creando degli strumenti, attraverso i quali cerchiamo di « sollevarci », sforzandoci di creare le condizioni per una comunità più civile e meglio sviluppata. Ci rendiamo tutti conto, e l'abbiamo constatato vedendo questa meravigliosa realizzazione, della funzione che la let58 tura assume nel nostro paese ed in particolare nel Sud: sia nella formazione dei giovani - ed è un discorso che dobbiamo sempre tenere presente, perché è bene non dimenticare che nel Mezzogiorno la discriminante più importante della lotta politica è passata sempre attraverso le battaglie della classe dirigente nuova, più aperta, più moderna - sia, dicevo, in direzione di quel processo di educazione permanente che deve essere, finalmente, uno dei fatti più qualificanti delle riforme di questi anni, attuate nella scuola. E' proprio ciò che voglio sottolineare come prima considerazione: il Governo e il Parlamento hanno cercato di creare alcuni nuovi strumenti, perché il vecchio rapporto tra scuola e società venisse definitivamente rotto. Attraverso la gestione sociale della scuola si è voluto corresponsabilizzare anche il mondo fuori della scuola, per 59 fare in modo che le tensioni e i problemi reali della nostra società venissero permanentemente posti sul tappeto, in modo da costituire la condizione per uno sviluppo più democratico e più moderno della nostra stessa scuola. Con questa inaugurazione si coglie l'occasione per ribadire che bisogna fare in modo di privilegiare tutti gli strumenti attraverso i quali si sviluppa e si verifica la nostra crescita civile, testimoniata già all'inizio del corrente anno scolastico da undici milioni di presenze studentesche: la scuola, cioè, è diventata qualcosa di grosso. Ritengo superfluo indugiare su ciò che è stato nel passato il rapporto scuola-biblioteca; piuttosto vorrei sottolineare brevemente l'attuale funzione del rapporto. Con una scuola aperta ai problemi della Società, e non più chiusa, la biblioteca può costituire, e certamente costituirà in questo nostro Mezzogiorno, un mezzo di potente aiuto alla scuola, ampliando l'orizzonte dei nostri giovani, nonché quello degli adulti. La scelta ci sembra giusta, perché cade in un momento in cui pensiamo di rinnovare la scuola attraverso la gestione sociale e la politica della partecipazione. La scuola, ora, occupa una grossa fetta del bilancio dello Stato, perché accanto al diritto allo studio, c'è quello di servizi, come mense, biblioteche, ecc. Nel sottolineare ed esaltare l'importanza della manifestazione non possiamo sottacere che essa coincide con un'altrettanta importante occasione: la chiusura del XXIV congresso dell'Associazione Italiana Biblioteche. Ad essa voleva partecipare il Ministro Malfatti - che per motivi di forza maggiore ha dovuto rinunciare, come ho già detto - poiché si ritiene fatto importante, in questo momento, la ristrutturazione e riorganizzazione delle biblioteche, che è in atto nel paese. Il Ministro mi ha pregato di riferirvi che è disponibile ad una collaborazione, poiché abbiamo in cantiere una legge quadro per tale problema ed assumiamo formalmente l'impegno di mantenere più stretti legami con la Associazione, per cercare di risolvere alcuni nodi fondamentali di tutto il discorso che riguarda le biblioteche in Italia, che vanno dalla qualificazione del personale a quello delle 60 sedi e degli incrementi delle dotazioni. Naturalmente tutto va affrontato non solo sulla base di una politica della cultura, che tiene conto della tradizione del nostro paese, ma soprattutto di un impegno che vede coivolti non solo lo Stato come protagonista, ma anche le Regioni e gli Enti locali, in un'azione coordinata nella quale devono essere salvate le autonomie. Signor Presidente, Ella ha voluto ricordare anche un grosso problema che riguarda la vostra comunità: l'Università. Voglio portare la disponibilità del Ministro della P. I. verso un servizio che è ormai diventato indispensabile nel Mezzogiorno. Il discorso dell'Università è legato, naturalmente, al problema della ricerca scientifica, a quel vecchio e antico problema che tocca molto da vicino le classi dirigenti del nostro paese. Non vi è dubbio, tuttavia, che nel momento in cui Foggia, la sua Provincia, la regione, al fine di evitare di dare spazio a fatti isolati ed improduttivi, entreranno nel quadro previsto dalla programmazione, l'attuale ministro della P. I. saprà tenere presente questa indeferibile esigenza della Vostra terra e delle Vostre popolazioni. 61 la Capitanata Rassegna di vita e di studi della Provincia di Foggia FASCICOLO DEDICATO AL XXIV CONGRESSO DELL'ASSOCIAZIONE ITALIANA BIBLIOTECHE E ALL'INAUGURAZIONE DELLA NUOVA BIBLIOTECA PROVINCIALE. ★ Hanno collaborato : dott. GUIDO PENSATO, vice-direttore Biblioteca Prov.le di Foggia; dott. LUIGI MANCINO, per la parte editoriale. SOMMARIO GUIDO PENSATO: Il XXIV Congresso dell'Associazione Italiana Biblioteche 1 XXIV CONGRESSO DELL'ASSOCIAZIONE ITALIANA BIBLIOTECHE. DISCORSI di PELLEGRINO GRAZIANI, sindaco 8 FRANCO GALASSO, presidente Amministrazione Prov.le 11 PASOUALE CIUFFREDA, Assessore P.I. Regione 15 RENATO PAGETTI, presidente A.I.B. 23 ANGELO CELUZZA: La nuova Biblioteca Provinciale di Foggia nel l'ambito del Servizio Nazionale di Lettura 39 INAUGURAZIONE NUOVA SEDE BIBLIOTECA PROVINCIALE, DICORSO dell'On. FRANCESCO SMURRA, sottosegretario alla P.I. 58 la Capitanata Rassegna di vita e di studi della Provincia di Foggia BOLLETTINO D'INFORMAZIONE della Biblioteca Provinciale di Foggia Anno XI-XII (1973-'74) n. 4-6 (luglio-dic.) LA SITUAZIONE DELLE BIBLIOTECHE IN PUGLIA (Analisi, prospettive e appunti per un sistema Regionale di pubblica lettura) Nel momento in cui si tenta un primo bilancio dell'attività delle Regioni in materia di biblioteche, sarebbe oltremodo restrittivo e fuorviante ridurre il discorso alla misurazione puramente quantitativa del prima e del dopo. Per evitare un tale pericolo e l'errore, ripetutamente commesso, di esaminare i problemi delle biblioteche astraendoli da quelli più generali e più complessi della realtà e delle vicende socio-politico-culturali di cui sono momento, riteniamo sia indispensabile dare un quadro d'assieme più ampio, dal punto di vista temporale e dell'oggetto, di quello che il tema specifico di questo « contributo » suggerisce. E ciò è tanto più necessario quando, come nel nostro caso, si esaminano le vicende di una regione meridionale, in cui raramente si è avuto modo di riflettere sull'organizzazione della cultura, mentre sarà necessario farlo con urgenza e serietà, allargando il discorso al contributo di tutti senza restringerlo, come spesso si è fatto, agli addetti ai lavori. E' questa infatti la condizione per andare al di là della semplice compilazione di annuari più 65 o meno attendibili, per intervenire in modo corretto e originale, per dare sostanza alla domanda di partecipazione che anche per il settore culturale viene dal sud. * * * Il grigiore del panorama bibliotecario pugliese nell'immediato dopoguerra è rilevabile nelle parole pronunciate più volte dal soprintendente dell'epoca Beniamino D'Amato, impegnato in un'opera di rinnovamento del tradizionale modo di concepire nel Sud la cultura, le sue strutture, e quelle bibliotecarie in particolare, da lui considerate « libere istituzioni di largo interesse pubblico », che dovevano rinsaldare i valori di socialità e di riscatto del Mezzogiorno con i valori educativi e di libertà rinati ed emergenti dopo una oscura parentesi di venti anni. Il D'Amato, di fronte alla situazione di arretratezza economica e culturale delle popolazioni meridionali (l'indice di analfabetismo superava quasi dapperttutto il 20 per cento) 1, scriveva: è « inutile discutere della questione meridionale se non si darà opera di rinnovamento della cultura e del costume contro ogni analfabetismo, e di un sano sapere non si farà partecipe tutta la collettività ». I ritardi rilevabili nelle biblioteche del Sud investivano, d'altra parte, tutte le strutture educative e sociali in genere, il cui assetto da un punto di vista sostanziale se non formale risaliva al periodo unitario ed erano stati aggravati dalla rovinosa politica di accentramento e di strangolamento messa in atto dal fascismo nei confronti degli istituti tradizionali e di quelle esperienze originali ed autonome che pure erano fiorite, particolarmente in Puglia e in tutto il Mezzogiorno, nei primi anni del secolo. Le insufficienze strutturali delle biblioteche pugliesi, quindi, non erano soltanto l'effetto dei pur disastrosi danni subiti durante gli anni della guerra, ma il naturale risvolto di una azione che mirava, attraverso la selezione e il privilegio, a un disegno chiaramente discriminatorio nei mezzi e nei fini. Una testimonianza di tale situazione è riscontrabile nelle 1 Su una popolazione di 3.220.485 nel 1951 gli analfabeti in Puglia erano 661.922. 66 difficoltà obiettive che l'opera di ricostruzione incontrò, certamente per la disastrosa situazione economica e sociale in cui tutto il paese versava, ma anche per le difficoltà e gli ostacoli che il formarsi di una tradizione bibliotecaria autonoma a livello locale ha costantemente incontrato, fondata come è sempre stata la nostra organizzazione culturale su criteri centralistici, su strutture disorganiche a indirizzo prevalentemente umanistico-erudito e, perciò, del tutto scollegate dalle esigenze di rifondazione culturale del paese e gestite da un personale che, nella rassegnata acquiescenza alla situazione di fatto, contrapponeva all'impellenza dei problemi una scarsa sensibilità per gli stessi e per il necessario aggiornamento professionale e culturale. * * * In Puglia, come in tutto il Mezzogiorno, per la poca o nessuna rilevanza di istituti governativi, l'intervento dello Stato per la ricostruzione si rivolse quasi esclusivamente agli Enti Locali. Questi, gravati da una mole impressionante di problemi di primaria urgenza, non erano assolutamente in grado di far fronte anche alle esigenze dell'organizzazione della cultura, le cui spese furono, il più delle volte, ritenute improduttive rispetto a quelle destinate ad altri settori. Nonostante la limitatezza dei mezzi finanziari all'uopo messi a disposizione, gli interventi dello Stato ebbero, comunque, in quella situazione, il merito di richiamare l'attenzione dei pubblici amministratori e dell'opinione pubblica, sull'urgenza di rinnovare gli istituti bibliotecari, per avviarli ad essere funzionali e in qualche modo partecipi della faticosa rinascita del Sud. * * * Gli anni dal 1944 al 1955 furono gli anni della ricostruzione delle biblioteche pugliesi. I criteri che ispirarono tali interventi miravano a rinnovare nelle strutture fisiche gli istituti per porre le premesse di un discorso che avrebbe condotto gli stessi a misurarsi con le esigenze dei tempi nuovi che reclamavano il rovesciamento di una vecchia concezione fondata 67 sul mito della sacralità del libro a favore di una opposta concezione antropocentrica, cui informare il servizio pubblico delle biblioteche. In particolare, in Puglia tale opera di ricostruzione realizzata dallo Stato attraverso il suo organo periferico, la Soprintendenza Bibliografica, riguardò quindici biblioteche di Enti Locali, colpite dalle vicende belliche, e quindi risistemate con il contributo dello Stato stesso e con la generosa partecipazione degli Enti di appartenenza 2 . Trascorso il periodo di emergenza, anche nella nostra Regione si cominciò a guardare alla situazione nel suo complesso, alle prospettive future. Nel 1951 le biblioteche pubbliche riconosciute come tali erano in Puglia circa 30; ma di queste, poco più di 20 su un totale di 252 Comuni e per una popolazione complessiva di 3.220.485 abitanti, potevano considerarsi funzionanti. L'eco di tale situazione disastrosa di arretratezza, si coglie nella stessa scelta della Puglia e di Taranto quale sede del IV Convegno Nazionale dei Bibliotecari Comunali e Provinciali nel 1955, oltre che nelle analisi e nelle denunce fatte in quella sede. Denunce che, d'altra parte, non riguardavano solo la nostra Regione, ma tutto il Paese, « rimasto sulle vecchie posizioni... all'estrema retroguardia », nella illusione, tuttavia, « di rimediare alle gravi deficienze con provvedimenti ed iniziative di fortuna », come ebbe ad esprimersi in quella occasione il direttore della Biblioteca Comunale di Milano, Bellini. Dalla Puglia, in occasione del citato convegno, e nell'ambito del dibattito sulle strutture bibliotecarie degli Enti Locali, prese l'avvio definitivo, al di là delle sterili e improduttive lamentazione, il confronto sul concetto di « biblioteca pubblica » che, sia pure con un ritardo pauroso nei confronti di altri paesi, cominciava a farsi avanti quale alternativa alla anacronistica biblioteca popolare, e sulla necessità di una priLa spesa complessiva per l'opera di ricostruzione delle quindici biblioteche pugliesi, maggiormente colpite fu di L. 81.801.249, di questa somma L. 40.309:690 furono a carico del Ministero della P.I., L. 34.741.293 a carico degli Enti Locali. L. 6.750.266 a carico di enti vari. 2 68 ma organizzazione a larghe maglie, che riguardasse su base provinciale (« rete provinciale di lettura »), tutto il paese. Da quel nucleo di discorso partì quello che doveva essere, pur con ritardi, resistenze, incomprensioni e scetticismi, il disegno di un piano organico, sul quale si sarebbe innestata, con alterne vicende e risultati contraddittori, l'azione dello Stato, degli Enti Locali e di gran parte dei bibliotecari italiani. * * * Negli anni immediatamente successivi a quelli della ricostruzione la provincia di Bari compie passi rilevanti verso l'ammodernamento degli istituti e la organizzazione di una prima rete di pubblica lettura basata sui posti di prestito, facenti capo alle sub-reti di Barletta, che ne alimentava quattro, e quella di Trani e di Bitonto con sette. Le antiche biblioteche comunali del barese, ricche di prezioni fondi, rammodernate nelle strutture e nei servizi posero le premesse per un servizio pubblico adeguato e moderno, nel solco di una vivace realtà culturale che faceva capo non solo a una tradizione editoriale e a una ricca pubblicistica, ma anche a strutture universitarie che hanno sempre avuto influenza positiva sugli ambienti intellettuali, vivificandone e sprovincializzandone le iniziative. Anche nel Salento, ove le tradizioni culturali languivano in una narcisistica contemplazione del passato, si avviò una prima organizzazione della pubblica lettura attraverso la istituzione di venticinque posti di prestito, alimentati dalla rinnovata Biblioteca Provinciale, la cui presenza fu determinante nella organizzazione delle « Settimane salentine » che seppero poi convogliare quelle energie politiche e culturali che portarono alla costituzione dell'Università. Molte speranze erano riposte, nella nuova sede della Biblioteca Provinciale di Brindisi, la prima ad essere costruita ex novo in Puglia ad iniziativa dell'Ente Provincia e con un contributo dello Stato; speranze che si sarebbero vanificate negli anni successivi per mancanza delle condizioni indispensabili all'auspicato sviluppo, tra cui determinante, a nostro parere, l'assoluta assenza di moderni criteri tecnico-bibliote69 conomici nella ricostruzione della « Provinciale », condannata così, a una sempre crescente emarginazione e a una sostanziale inadeguatezza rispetto alle esigenze degli utenti, sia del capoluogo che di tutta l'area provinciale. Analoghe condizioni si verificarono anche a Taranto, ove la civica acclaviana, che pur vantando un ricco patrimonio di opere moderne, per una serie di vicende negative e concorrenti, tra cui la mancanza assoluta di spazio e la carenza di personale qualificato, non riuscì a rispondere alle nuove esigenze e a farsi promotrice delle strutture culturali necessarie alla città e alla Provincia. Le contraddittorie vicende di queste due province, fin dalla fase iniziale del processo di ricostruzione, avrebbero finito col giocare un ruolo determinante per quanto riguarda il ritardo con il quale si rispose, sul piano dell'offerta di lettura e culturale in genere, negli anni '60 ai nuovi problemi posti dall'insediamento di grossi complessi industriali nei due capoluoghi; ritardo tuttora presente e ancora più grave oggi che le contraddizioni e gli squilibri indotti da quegli insediamenti si sono fatti ancora più acuti. La « Provinciale » di Foggia, quasi distrutta dai rovinosi bombardamenti del 1943, risorgeva, rinnovata nelle strutture e arricchita nel patrimonio librario, non solo con il determinante aiuto dello Stato, ma anche per lo sforzo notevole sostenuto dall'Ente Provincia, che non lesinò sacrifici, pur di assicurare all'istituto, personale e mezzi finanziari sufficienti. Quella di Foggia fu, in tutta la Capitanata, la sola biblioteca a vedere immediatamente affrontati i problemi della ricostruzione e del rinnovamento. Le altre poche biblioteche esistenti patirono ritardi, solo faticosamente e successivamente e parzialmente rimontati. Fu questa situazione che pose di fatto, fin da allora, la « Provinciale » di Foggia al centro di una rete di bisogni culturali che andava ormai al di là della sfera dell'utenza del capoluogo. * * * Agli inizi degli anni '60, l'intero Paese si accingeva a realizzare la prima radicale riforma di base nel settore scola70 stico, attraverso la introduzione della « media » unica, che allargava la fascia dell'obbligo fino al quattordicesimo anno di età. La Puglia, e tutto il Mezzogiorno, quali destinatari dell'intervento straordinario della « Cassa » articolato in « poli di sviluppo », miranti ad avviare il processo di industrializzazione, vivevano anche per questo un momento altrettanto decisivo. L'aumento della scolarizzazione, gli spostamenti di popolazione verso i centri urbani e il conseguente spopolamento delle campagne; il bisogno di qualificazione professionale per l'industria e per l'agricoltura; la utilizzazione non coordinata, sulla base dei bisogni reali delle popolazioni, delle risorse economiche e umane; la centralizzazione dei poteri decisionali e la esclusione da questi degli Enti Locali, interpellati solo per pareri meramente consultivi; l'accentramento delle localizzazioni industriali in circoscritte aree individuate dal CIPE, d'accordo con le autorità comunitarie; la natura degli insediamenti, « cattedrali nel deserto », incapaci di produrre effetti indotti sulle attività economiche locali; il grave conseguente peso che è venuto a incombere sugli Enti Locali, come stazioni appaltanti di infrastrutture, e sulle strutture sociali e amministrative in genere; tutto ciò ha prodotto e aggravato in quegli anni, nel Mezzogiorno e nella Puglia, fenomeni di squilibrio non solo nell'assetto e nella utilizzazione del territorio, nello sviluppo socio-economico, ma anche in quello culturale. Nel quale campo essi possono sinteticamente ricondursi al fenomeno della disgregazione di una realtà culturale (nel senso più ampio e « comprensivo » del termine), quella « contadina », subalterna ed estremamente « arretrata », ma in grado di esprimere contenuti originali e strutture sufficientemente « certe », perché statiche, in cui da una parte o dall'altra, tutti si riconoscevano. A questa realtà si andava sostituendo negli anni '60 il vuoto, che né i tentativi di surrogazione neocoloniale, né le resistenze a metà strada tra il compiacimento folkloristico e il vagheggiamento nostalgico, potevano sperare di colmare. Era inevitabile che a tale disorientamento sul piano idea71 le e politico-culturale corrispondessero ritardi, se non arretramenti, sul piano delle strutture culturali stesse. L'eco di tali squilibri è rintracciabile anche nella gracile organizzazione bibliotecaria (considerando come facenti parte della stessa i famigerati centri di lettura e le biblioteche popolari) che, per il periodo indicato, si presentava con le seguenti connotazioni quantitative: Dall'esame dei dati riportati in tabella appare chiara la situazione deficitaria, di squilibrio e di confusione in cui versava in quegli anni la organizzazione bibliotecaria nella nostra regione. * * * La frattura tra ipotesi di sviluppo socio-culturale e quello economico, non tempestivamente avvertita emerse nel momento in cui apparve chiaro che la condizione di ogni serio sviluppo risiede nella partecipazione delle popolazioni interessate e si ritenne che questa potesse essere surrogata e mediata dalla cultura. Fu questo convincimento che mosse la Cassa per il Mezzogiorno a definire un programma « per favorire il progresso civile delle popolazioni meridionali », attraverso il finanziamento di attività sociali educative e cultu72 rali. Vennero così istituiti nel Mezzogiorno i Centri di Servizi Culturali, i quali, proprio perché non furono in grado di collegarsi in modo organico con le forze sociali e culturali locali e di affidare a queste il compito di gestire autonomamente le scelte e i programmi di intervento, esaurirono la propria azione in iniziative episodiche e paternalistiche che si aggiunsero al panorama già disorganico e contraddittorio di quegli anni. Con diversa impostazione partiva nell'anno 1963 il « Piano L », che non si volle attuare attraverso gli organi periferici, come diretta emanazione ministeriale (le esperienze fatte in questa direzione, i « Sistemi di Soprintendenza », hanno tutti fallito lo scopo), ma conferendo agli Enti Locali il compito di farsi parte attiva. E ciò non solo accettando gli oneri derivanti dalla organizzazione della pubblica lettura, ma assumendo piena consapevolezza di essere i soli portatori di un compito che, per avere il servizio come destinatari le popolazioni amministrate, non poteva che spettare agli Enti Locali stessi. Un tale orientamento era dentro la stessa struttura della « biblioteca pubblica » che costituiva il modulo portante di tutto il progetto e che era testimonianza ed elaborazione concreta, oltre che concettuale, di realtà socio-politiche, quelle anglosassoni, fondate su un generalizzato decentramento amministrativo e funzionale, se non proprio politico. Pur riconoscendo agli organi centrali lo sforzo di elaborazione e di intervento, non possiamo non ravvisarne la inadeguatezza, e la logica sottesa, causa di ulteriori squilibri anche in questo settore, tra le varie zone del Paese, tra regione e regione e tra le varie province della stessa regione: logica che, era il puntuale riscontro di quella che presiedeva ai « poli di sviluppo » in campo economico. La Puglia vide impegnate nella realizzazione del « Piano L », prima, e nella istituzione del « Servizio Nazionale di Lettura », poi, attraverso la realizzazione dei Sistemi Bibliotecari, le Province di Lecce e di Foggia. Le due « reti » hanno consentito, nel decennio '63-'73, di coprire due vaste province con la istituzione di un centro-rete, opportunamente collegato con la biblioteca del Capoluogo e avente compiti di coordinamento tecnico nei confronti 73 delle biblioteche istituite nei singoli Comuni. Nonostante l'esperienza di più lustri, il « Sistema » di Lecce non ha dato i frutti auspicati e possibili per i mezzi a disposizione e per le premesse. Oggi le biblioteche civiche vivono una vita stentata e asfittica, chiusa nell'ambito di un servizio a livelli burocratici, incapace di aprirsi all'iniziativa culturale stimolante, all'apporto di tutta la comunità. Qualsiasi tentativo di ricerca delle cause della situazione leccese crediamo debba essere indirizzato verso l'eccessivo numero, novantatre, di biblioteche gravitanti su un unico centro-rete di contro alla gracile struttura di questo, incapace, perciò, di garantire un rapporto equilibrato ed efficace, con le biblioteche; verso l'assoluta instabilità del personale delle singole biblioteche che, frustrando ogni pure serio tentativo di qualificazione dello stesso e del suo lavoro, ha finito con lo screditare l'istituto. L'individuazione dei rimedi è implicita nel riconoscimento dei difetti. Si dovrà, infatti, dare una migliore organizzazione agli uffici centrali, attraverso personale qualitativamente e quantitativamente sufficiente, riconsiderare la articolazione del « Sistema » in sub-sistemi che consentano una aggregazione più efficace, sul piano strettamente funzionale e su quello culturale, dei servizi e degli utenti; regolamentare in modo chiaro i rapporti tra centro-rete, Provincia e Comuni, soprattutto per quanto riguarda l'assunzione e la qualificazione del personale. Il Sistema Bibliotecario della Provincia di Foggia ha avuto la possib ilità di avvalersi delle esperienze altrui, essendo nato nel 1969, e avendo potuto contare su un lavoro preparatorio, su indagini e ricerche condotte di pari passo con il Gruppo di Studio dell'Amministrazione Provinciale, che hanno consentito una puntuale conoscenza delle realtà in cui ci si accingeva ad operare. A questa fase è seguita quella propriamente istitutiva che, fondata su rapporti chiari tra le varie parti impegnate nella realizzazione, su una sostanziale stabilità del personale, ha visto quasi scongiurato il pericolo insito nella precarietà del rapporto d'impiego; tanto che oggi le singole biblioteche si avviano verso il tempo pieno sia per l'orario del servizio reso 74 al pubblico, sia per l'impiego del personale. Su questa situazione si è innestato un primo intervento di promozione culturale che ha coinvolto gran parte dei Comuni e che ha messo in crisi le biblioteche in quanto tali, proponendole all'attenzione delle comunità quali centri culturali polivalenti. Le province di Bari, Brindisi e Taranto, per motivi diversi, tra cui non ultimi anche quelli accennati precedentemente, e non potendo contare su una biblioteca pubblica moderna e ben organizzata, autosufficiente per strutture. personale e mezzi finanziari, non fruirono delle opportunità offerte dall'intervento statale. La regione pugliese, perciò, presenta oggi, pur essendo tra le meglio servite in tutto il Mezzogiorno, una situazione di squilibrio insostenibile soprattutto se si pensa che i ritardi riguardano quelle aree geografiche investite dal caotico processo di industrializzazione, in cui più complessi si fanno i problemi della domanda e delle strutture culturali. * * * Al momento del trasferimento delle competenze in materia di biblioteche di Enti Locali e di interesse locale dallo Stato alle Regioni, non solo la situazione dell'organizzazione bibliotecaria pugliese, ma le prospettive della stessa erano tali da richiedere interventi tempestivi che scongiurassero pause o rallentamenti nelle situazioni dinamicamente proiettate verso esiti positivi da una parte, e dall'altra l'aggravarsi degli squilibri in atto a svantaggio di quelle zone della regione caratterizzate da condizioni meno fevorevoli. La presenza e l'attiva partecipazione di bibliotecari della nostra Regione al dibattito che ha preceduto e accompagnato, a livello ministeriale e a livello di Associazione Italiana Biblioteche, il trasferimento delle competenze ha consentito la ricostituzione della sezione AIB e ha messo l'Associazione stessa in condizioni di assumere fin dall'inizio il ruolo di interlocutore qualificato dell'Ente Regione, il che ha evitato le conseguenze di una frattura tra il nuovo organismo politico-amministrativo e la realtà tecnica e politico-culturale delle strutture bibliotecarie. 75 E' stato così possibile fornire agli organi regionali i dati capaci di sottolineare la molteplicità e diversità delle situazioni, la complessità dei problemi, le esigenze di gradualità e di tempestività di intervento a un tempo. Quei dati si rivelarono di fondamentale importanza per la adozione dei primi e più urgenti provvedimenti. Ma riteniamo che l'evento più significativo sia, lo ripetiamo, nel fatto che la precisa identificazione dei ruoli spettanti all'Ente Regione e ai tecnici del riconoscimento delle responsabilità propri a livelli diversi, ha stornato il pericolo che anche qui in Puglia, come è avvenuto purtroppo in altre aree del Mezzogiorno il trasferimento delle competenze fosse accompagnato da situazioni di alienante crisi di sfiducia e da paralisi, se non da arretramenti, nel settore specifico. Pur nel riconoscimento della esigenza di sviluppo e di ammodernamento delle biblioteche autonome operanti nell'ambito regionale, riconoscimento concretatosi in adeguati contributi finanziari, la politica della spesa dell'Assessorato competente, si è indirizzato particolarmente al sostegno delle biblioteche nate nell'ambito dei Sistemi Bibliotecari Provinciali, la cui sorte era strettamente legata al sostegno finanziario regionale e alle strutture portanti (le « Provinciali » di Foggia e di Lecce), impegnate nello sforzo di adeguarsi alla complessità di compiti e servizi di pubblica lettura, a livello del capoluogo e a livello provinciale. L'intervento regionale si ricollegava d'altra parte ai pesanti oneri finanziari assunti dalle due Amministrazioni Provinciali, testimonianza concreta e particolarmente significativa per il Mezzogiorno di una visione non ristretta o burocratica ed economicistica dei compiti e degli oneri ricadenti in tema di biblioteche sugli Enti Locali. Ma il senso dei singoli interventi della Regione, nonostante la mancanza di uno strumento legislativo specifico e di settore, si rileva nel disegno complessivo e organico in cui la Regione Puglia si avvia a inserire il problema delle biblioteche come parte di un discorso più vasto. Disegno che si profila e si concretezza nella costituzione della Commissione Regionale per la ricognizione e il censimento dei beni culturali, nella L.R. n. 10 del 7-2-'74 « Interventi della Regione per la diffusione e la promozione culturale » e nella costituzione di un 76 fondo a sostegno dell'editoria regionale in virtù del quale le biblioteche pugliesi sono state dotate di nuovo materiale librario per complessivi 138 milioni circa e in grado di costituire un primo nucleo per il « fondo locale » di tutte le biblioteche, anche delle più piccole e di più recente istituzione. I dati sul numero delle biblioteche al 31-12-'74 e quelli relativi agli interventi finanziari della Regione nel triennio '72-'74 in favore delle biblioteche esprimono, al di là del crudo fatto numerico e se riferite al quadro appena delineato, non solo la pronta adesione dell'Ente alle esigenze degli istituti pugliesi, ma anche il riconoscimento del fondamentale ruolo delle biblioteche in un discorso di promozione culturale, e nella problematica del diritto allo studio e della educazione permanente, che trovano esplicita sanzione nello stesso Statuto regionale. Convinta adesione che ha assicurato a gran parte delle biblioteche pugliesi le condizioni materiali sufficienti e indispensabili per il proseguimento di un'attvità, che attende dalla regolamentazione legislativa l'indicazione delle linee di una organica politica culturale che, nel rispetto delle autonomie e delle scelte dei singoli istituti, ricomponga in un tessuto unitario iniziative frammentarie e isolate che per tanto tempo sono state la realtà dominante della provincia italiana e di quella meridionale in particolare. 77 * * * Dall'esame della situazione si configura un quadro interessante e ricco di prospettive per l'immediato futuro. Il 1974 è stato per la Puglia un anno particolarmente significativo per gli avvenimenti di rilevanza nazionale che l'hanno vista protagonista. Ci riferiamo in particolare alla inaugurazione della nuova sede della Biblioteca Provinciale di Foggia e allo svolgimento, nella nostra Regione, del XXIV Congresso dell'Associazione Italiana Biblioteche. La realizzazione della nuova « Provinciale » di Foggia, unanimamente indicata come un modernissimo esempio di struttura culturale polivalente, al di là di tutti i riconoscimenti di uno sforzo che ha visto in primo piano l'Ente Provincia, è stato un momento vivificatore di interessi e impegni da parte degli Enti Locali di tutta la Regione, e di ritrovata fiducia da parte dei bibliotecari nel proprio ruolo e in quello delle strutture culturali, soprattutto nell'attuale difficile momento della vita del nostro Paese e del Mezzogiorno. La situazione attuale delle strutture bibliotecarie pugliesi, che pur manifestando squilibri da correggere al più presto, si presenta con caratteristiche sostanzialmente positive e inco78 raggianti; il superamento da parte degli operatori di una alienante condizione di isolamento; l'impegno sempre crescente degli Enti Locali in un settore, quello culturale, fino a pochi anni fa del tutto trascurato, particolarmente nel Sud; la crescita della domanda culturale stessa da parte delle popolazioni, sempre più coscienti del vero ruolo spettante a una cultura non élitaria, surrogatoria o gratificante; tutto ciò concorre a creare le condizioni per la elaborazione e progettazione di una politica culturale che non disperda le energie e le attese e che, attraverso una moderna programmazione degli interventi, li vivifichi unificandoli in direzione dei traguardi che la società meridionale nel suo complesso si pone. Questi contenuti, questi compiti sono di fronte alla Regione Puglia. E' oggi indispensabile costruire nel settore delle biblioteche il quadro di riferimento legislativo e programmatico capace di individuare fini e mezzi per un riequilibrio sostanziale delle varie situazioni, perché l'intera regione si avvii a uno sviluppo armonico non solo delle strutture bibliotecarie ma di tutta l'organizzazione della cultura e siano ben precisati gli oneri e i limiti degli interventi delle varie componenti istituzionali, al di là di ogni ipotesi centralistica, ma nel comune intento di rispondere sul piano delle strutture e dei programmi alle attese delle popolazioni, evitando duplicazioni, conflitti e sprechi. Il primo intervento, accanto e nell'ambito di quello legislativo, dovrà essere indirizzato non solo all'edilizia bibliotecaria, condizione essenziale di ogni ulteriore iniziativa, allo status del personale e alla sua qualificazione professionale, esattamente individuata dall'Associazione Italiana Biblioteche come momento fondamentale per una seria gestione di ogni ipotesi riformatrice, ma anche e soprattutto all'ammodernamento e sviluppo dei fondi librari e di tutti i servizi, nel riconoscimento della necessità di una graduale crescita degli istituti pugliesi verso i traguardi ottimali indicati negli standards approvati in sede internazionale e proposti dall'Associazione Italiana Biblioteche in un recente documento. Particolare attenzione dovrà essere portata alla istituzione di un sistema regionale di pubblica lettura, fondato su 79 moderni strutture autonome e su reti a base provinciale che dovranno coprire tutto il territorio della Regione, ivi compresi, per i centri superiori ai 50.000 abitanti, i sistemi urbani nell'ambito dei quali potranno trovare un ruolo e uno spazio i Centri Servizi Culturali quali nuclei di programmazione di attività collegati alle biblioteche di quartiere. Nel quadro di una unitaria e organica programmazione degli interventi, sarà, a nostro avviso, indispensabile, nell'ambito della discussione sui compiti spettanti al distretto scolastico, tener conto dei sistemi bibliotecari, per quanto attiene al loro dimensionamento e alla individuazione degli utenti cui i servizi saranno destinati. Accanto all'impegno per la individuazione ottimale sul piano territoriale dei distretti e dei sistemi, lo sforzo della Regione dovrà mirare alla definizione delle aree culturali omogenee cui riferire ogni discorso e intervento di censimento, studio e valorizzazione dei beni culturali in genere, in quanto facenti parte del territorio che quelle aree individua. Il compito della Regione in ordine al rilievo del profilo culturale della Puglia è compito ambizioso e difficile. Le condizioni per un proficuo lavoro, tuttavia, ci sono. Non mancherà il contributo dell'associazionismo di base che, insieme con la scuola, le strutture universitarie e quelle culturali in genere saprà convogliare attorno allo sforzo per la crescita e per la gestione democratica della cultura tutte le forze vive della Regione. In questo quadro di intervento complessivo sarà necessario anche uno sforzo mirante a individuare i compiti spettanti, sul piano culturale e scientifico, agli istituti operanti nella Regione. In questo ambito va riportato opportunamente il discorso sul ruolo, sull'assetto e sui compiti della « Sagarriga Visconti », oggi biblioteca governativa, ma per la natura dei fondi, la ricchezza e l'importanza delle tradizioni, istituto di interesse regionale che, come tale, dovrà ritrovare il suo ruolo specifico. * * * La costituzione del Ministero dei Beni Culturali; una diversa articolazione del rapporto programmazione economica80 intervento straordinario-Regione, in cui non si persista ad estraniare, a ilvello di decisioni e di procedure, quest'ultima, ma si facilitino, invece, tutti i possibili coordinamenti con i poteri locali; l'operatività in senso meridionalistico, dei meccanismi della programmazione 3; queste le condizioni, alcuni operanti altre da realizzare, affinché divenga sempre più incisivo il ruolo della cultura nel nostro paese, e nel Sud in particolare. In questo quadro non potrà non trovare consensi una politica per le biblioteche (noi vorremmo già delineare una politica delle biblioteche!), che abbia nella legge regionale le condizioni di realizzabilità e che miri a dotare ogni comune di un' operante e moderno centro di diffusione e di elaborazione culturale, al servizio del progresso civile del Mezzogiorno. A. CELUZZA -G. PENSATO A proposito del carattere sostitutivo e non aggiuntivo assunto fin dai primi anni dell'intervento straordinario della Cassa per il Mezzogiorno, intervento sul quale erano fondate le ipotesi di recupero dell'economia meridionale nei confronti del Centro-Nord, basta riflettere su questo dato: l'investimento ordinario dello Stato nel Sud è passato dal 1950-51 (= 100) al 201,9% nel 1958-59: in Italia è salito al 230,4% e nel Centro-Nord al 290,6%. Su questo tema cfr. il recente B. FINOCCHIARO, Le questioni meridionali. Polemiche e proposte, Bari, 1974. 3 81 Sulle biblioteche pugliesi si veda, tra l'altro: A. CATERINO, La biblioteca centro di promozione culturale nei Comuni delle Murge, Napoli-Foggia-Bari, 1969. MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE. Soprintendenza bibliografica per la Puglia e la Lucania-Bari, Servizio Bibliografico in Puglia e Lucania, a cura di A. Caterino, Bari-Roma, 1960. MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE. Soprintendenza bibliografica per la Puglia e la Lucania-Bari, Un decennio di attività per le biblioteche di Puglia e Lucania (1955-1964), a cura di A. Caterino, Bari, 1964. A. CELUZZA, La pubblica lettura in Capitanata e l'opera dell'Amministrazione Provinciale, Napoli-Foggia-Bari, 1971. B. D'AMATO, La situazione delle biblioteche appulo-lucane, Bari, 1951. B. D'AMATO, Per la inaugurazione della Biblioteca comunale « S. Loffredo » di Barletta - 22 aprile 1955, Barletta, s.d.. D. DE CAPUA, Per una biblioteca regionale centro di promozione culturale, in « Botantum », a. VI (1974), n. 12, pp. 1-5. M. TAFURI, Biblioteche in Puglia, Molfetta, 1972 82 L'AUTOMAZIONE IN BIBLIOTECA L'assunto contenuto nelle pagine che seguono è che, fino a quando gli elementi che la biblioteca sottopone all'elaborazione elettronica non saranno adeguati, le potenzialità dei computers resteranno in gran parte inutilizzate. Questa convinzione non vuol togliere importanza alle iniziative fatte o in corso in molte biblioteche. Implica però che la loro esperienza nel campo dell'automazione non venga valutata ponendo a confronto le specifiche soluzioni tecniche, ma andando a monte delle realizzazioni, per considerare in generale le motivazioni di partenza dei diversi istituti e valutare le possibilità di fondo che ha una prassi così varia e così poco formalizzata, come quella bibliotecaria, di essere computerizzata. Un esame così generale e complessivo del problema della automazione delle biblioteche, per non restare astratto, deve tener conto dei modi e dei termini in cui si articola il dibattito su tale questione, delle fasi attraverso cui si è sviluppato, delle parti che lo hanno animato. Solo così tale esame può assumere anche funzione di proposta, oltre che di modesto contributo a una ricerca, se non di soluzione, almeno di un terreno più promettente su cui sviluppare ulteriormente l'analisi. Un tentativo di dare un senso, all'interno del dibattito, alla serialità degli atteggiamenti diversi manifestati negli ultimi 15 anni deve, naturalmente, superare la distinzione fra posizioni positive e, all'estremo, entusiastiche e negative o, al limite, di rifiuto dell'automazione, cercando anzi di spiegare 83 questa stessa distinzione. Un primo dato utile in questo senso è il mutamento intervenuto alla fine degli anni '60 a stabilire una netta differenza fra il decennio precedente e la fase degli anni '70, ancora in corso di svolg imento. Dal confronto delle due situazioni risulteranno chiari alcuni elementi ideologici presenti nel dibattito e la funzione in esso dell'industria dell'elettronica, o meglio dell'industria dell'elaborazione elettronica1 (collegata, ma non identica alla prima). Nel 1960, dunque, dal 15 al 22 febbraio si tenne a Bruxelles un seminario di studi sull'automazione nei servizi di documentazione. Fra gli obbiettivi del seminario v'era anche quello di descrivere « una macchina ideale che fosse in grado di fornire - sia pure tra cinque, dieci o più anni - tutte le informazioni desiderate nella lingua del richiedente 2. I bibliotecari non restavano dunque estranei all'ideologia tecnologica che in quegli anni era al massimo del suo sviluppo e che negli Stati Uniti trovava i più prestigiosi sostenitori. Le notizie più stupefacenti provenivano dagli USA: « Secondo una recente informazione negli Stati Uniti è già in fase di studio una gigantesca centrale elettronica, capace di organizzare tutto lo scibile umano » 3 . Le conquiste tecnologiche più promettenti erano lì valutate nelle loro « futuribili » conseguenze. Per l'umanità si prospettava una « rivoluzione cibernetica ». Essa « viene ampliando la capacità produttiva in misura pressoché illimitata, rendendo così superfluo il lavoro umano » 4 . La potenza e la totalizzazione erano i caratteri distintivi con cui veniva presentata in questa fase l'elaborazione elettronica delle informazioni. E in qualche modo essi permangono nella mutata situazione odierna 5 . I teorici degli anni '60 erano però cfr. sull'industria dell'elaborazione elettronica dei dati MIGUEL CARRE RA e PAOLA M. MANACORDA, Le piramidi elettroniche, in Sapere, 1975, n. 784, pp. 3-16. 2 MARIA PIA CAROSELLA, Documentazione automatica, in Accademie e Biblioteche d'Italia, 1966, n. 1-2-3, p. 104. 3 MICHELANGELO GALLO, L'elettronica e la biblioteca, in Accademie e Biblioteche d'Italia, 1964, n. 1-2, p. 46. 4 LEO HUBERMAN e PAUL M. SWEEZY, La controrivoluzione globale, Torino, Einaudi, 1968, p. 140. 5 cfr. PETER CASTRUCCIO (Presidente Ecosystems International, Consulente NASA), L'elaboratore e la società in Elaborazione dei dati: dime nsioni e pro1 84 estremamente espliciti sul tipo di centralizzazione dell'informazione cui pensavano: « siamo arrivati a un punto analogo nella raccolta dei dati quando ogni stecca di gomma da masticare verso la quale tendiamo la mano è immediatamente annotata da qualche cervello elettronico che traduce ogni nostro minimo gesto in una nuova curva di probabilità o in qualche parametro sociologico » 6 . Ed i politici sembrano animati dalle stesse convinzioni di controllo totale degli accadimenti sociali attraverso i computers 7 . Tutte queste concezioni ruotano intorno a un elemento di fondo rappresentato dall'ideologia tecnologica il cui nucleo centrale è nella filosofia positivistica per cui ogni problema, quando ne siano eliminate le componenti ambigue e imponderabili, vien posto nei giusti termini e ammette soluzioni: la tecnica è lo strumento per realizzarle. Marcuse, Basaglia, Sweezy, Huberman e altri nei rispettivi campi hanno mostrato come questa ideologia serva a perpetuare i meccanismi aberranti che creano le distorsioni. Per essa l'alienazione, la malattia e la pazzia, l'emarginazione sociale e lo sfruttamento (per restare nell'ambito degli Autori ricordati) non sono elementi intrinseci e strutturanti un determinato meccanismo sociale ed economico, ma inconvenienti spiacevoli e contingenti cui si porrà termine a scadenza breve o meno breve con la giusta soluzione tecnica. Così, in altri campi, senza modificare il processo di appropriazione capitalistica delle risorse naturali, si cercano soluzioni per l'inquinamento, ideologicamente trasformato in un imprevisto momentaneo tecnologicamente risolvibile, oppure, ed è ciò che qui più importa, l'ignoranza e l'analfabetismo rappresentano, non il prodotto di una certa distribuzione delle risorse intellettuali, ma un accidente storicamente delimitabile con lo sviluppo della tecnologia dell'elaspettive. Atti del 2° convegno nazionale per la stampa. Villa d'Este (Como), 21-23 maggio 1973. Supplemento a Rivista IBM, 1973, n. 4. 6 MARSHALL MC LUHAN, Gli strumenti del comunicare, Milano, il Saggiatore, 1974, pp. 61-62. 7 In Italia, per esempio, l'on. Pier Luigi Romita sembra sicuro che i computers, elaborando dati, possano anche programmare soluzioni adeguate per esser, poi oggetto di decisioni governative: cfr. il suo intervento Informazione e sviluppo della società in Elaborazione dei dati, cit. 85 borazione elettronica delle informazioni. Agendo a valle delle distorsioni, l'ideologia tecnologica non pone in discussione i mecanismi che le creano 8 . Le strategie con cui si agisce attraverso quest'ideologia negli specifici settori sono articolate. Però i metodi utilizzati negli anni '60 dall'industria dell'elaborazione elettronica dei dati nei confronti delle biblioteche si può dire che siano stati canonici. Essi puntavano a mostrare l'irrazionalità di alcuni elementi costitutivi al fine di sostituirli. In particolare la critica veniva esercitata nei confronti dei bibliotecari e dei libri. I bibliotecari erano contemporaneamente in numero eccedente e insufficiente: la memoria centrale di un elaboratore era incomparabilmente più veloce e il suo archivio enormemente più aggiornato. I libri, d'altro canto, risultavano ingombranti, polverosi e miseramente deperibili nel tempo: moderni procedimenti tecnici computerizzabili potevano ridurre milioni di volumi in uno spazio piccolissimo e asettico 9. Il fatto che questa visione delle biblioteche e dei bibliotecari fosse riduttiva e mettesse in parentesi proprio la loro funzione principale di elementi di un sistema di educazione permanente, non fu motivo di sospetto per quei bibliotecari che accettarono le nuove prospettive. D'altra parte, di fronte a questi “ attacchi “ condotti in nome della « razionalizzazione » delle strutture bibliotecarie, la mancanza di una fondazione teorica 10 della 8 Utile per la demistificazione della tayloriana armonia universale fra le classi sottesa in tutti questi discorsi è, fra i tantissimi contributi, quello di AA. VV., I cervelli artificiali, Firenze, Sansoni, 1972, p. 283 e passim. 9 « Le ultramicrofiches offrono una efficace soluzione per la miniaturizzazione delle biblioteche: combinate con strumenti di recupero ed esposizione ad alta velocità esse possono permettere enormi risparmi sia di spazio che di quantità di informazione. Così come i microfilm hanno reso possibile leggere manoscritti di biblioteche lontane, a sua volta la microfiche ha reso accessibili, con semplici terminali distribuiti sul territorio, l'uso di intere biblioteche di 100.000 volumi della dimensione cubica di tre scaffali. (...) La Biblioteca nel senso classico del termine, rivoluzionata all'interno della struttura organizzativa, diviene « biblioteca elettrica » mezzo di comunicazione di massa ». (Comunicazioni di massa. A cura di Pio BAL DELLI, Milano, Feltrinelli, 1974. pp. 30-31); cfr. però anche A. I. MICHAJLOV, A. I. CERNYJ, R. S. GILIAREVSKIJ, Principi di informatica. Prefazione di A. N. Nesmejanov, Roma, Editori Riuniti, 1973, p. 75 e segg. 10 cfr. ALFREDO SERRAI, Biblioteconomia come scienza. Introduzione ai probleini e alla metodologia, Firenze, Olschki, 1973. 86 biblioteconomia finiva per diventare per tutti oggettiva debolezza e indifendibilità delle posizioni. Insomma su questi problemi i bibliotecari si divisero secondo una li nea abbastanza caratteristica riscontrabile anche in rapporto ad altre questioni, quella cioè dell'opposizione, come qualcuno l'ha definita 11 , fra il « bibliotecario umanistico-sapiens » diffidente rispetto alle innovazioni tecniche e consegnato, sia nel ruolo che per gli strumenti, alla tradizione, e il bibliotecario che accetta un processo « migratorio » che lo porterà a far proprie esperienze « altre » e diverse, nate altrove con funzioni specifiche. Fra le due parti mancò il dialogo, il solco si approfondì e questo non giovò a nessuno, men che meno alle biblioteche e alla biblioteconomia: questa non ebbe l'accelerazione evolutiva che quasi tutte le scienze umane reg istrano nell'impatto con le scienze esatte, quelle si disposero secondo una linea di divisione analoga ai bibliotecari: delle biblioteche nazionali solo alcune si occuparono di automazione, molte restarono del tutto estranee e con loro la stragrande maggioranza delle biblioteche comunali e provinciali. Non è qui necessario aggiungere altro sui rapporti fra biblioteca ed elaborazione elettronica delle informazioni e sul contesto in cui si svilupparono negli anni '60. In sintesi si può concludere che in quel periodo l'elaboratore viene presentato dall'industria come il potente « cervello elettronico » 12 capace di totalizzare e gestire la memoria del mondo e, di fronte a ciò, alcuni bibliotecari scelgono di rimanere estranei o, ancor più, di rifiutare questa prospettiva, altri di accettarla e farla propria. Gli anni '70 segnano un mutamento significativo. Basta, 11 cfr. GUIDO PENSATO, La figura sociale del bibliotecario. (Appunti per una ridefinizione del ruolo), in La Capitanata, 1972 , parte II, n. 1-3, pp. 9-25. 12 cfr. NIGEL CALDER, Technopolis. Il controllo sociale degli usi della scie nza, Milano, Garzanti, 1970: scritto nel 1969, in un certo senso, riassume tutte le caratteristiche di questo periodo nella sua «futuristica» visione di «un sistema di informazione totale» costituito dalla « World Box », il super-cervello elettronico che annullerà la «distinzione netta fra autori, studiosi, editori, bibliotecari, produttori televisivi o chiunque altro possa meritare il nome di mediatore di informazioni ». 87 per rendersene conto, scorrere qualche documento. Il più significativo è quello di Southampton 13 perché, come nel '60, il seminario svoltosi nel giugno del 1970 in quella località dell'Inghilterra, riassume i nuovi indirizzi del dibattito bibliotecario. Nelle 20 relazioni di 20 invitati di 10 Paesi il « cervello », per così dire, viene lobotomizzato: non gli spetta più gestire lo scibile umano, ma più semplicemente di occuparsi dei servizi di biblioteca: acquisti, cataloghi, indici, prestiti, ... La produzione industriale, d'altro canto, in quel torno di tempo era mutata, nuove macchine venivano immesse sul mercato e con esse una nuova « macchinazione » 14 . Alla « centralizzazione » precedente veniva sostituito il « decentramento », come moltiplicazione modulare all'infinito dell'unità centrale originaria. In tutti i contesti ai valori fondati sulla potenza tecnologicamente totalizzante si sostituivano criteri di velocità, flessibilità, compartecipazione 15 . La flessibilità delle nuove apparecchiature ad ogni tipo di impiego, la rapidità delle loro operazioni, la possibilità di facili rapporti in una comunità sempre più vasta in cui la partecipazione e il contributo di tutti è il vantaggio di ogni singolo, sono tutte cose continuamente e sempre più sottolineate in questa fase. Il referente materiale di questa diversa linea strategica dell'industria del13 cfr. STELIO BASSI, L'automazione delle biblioteche. (Seminario di Southampton ). 1-3 giugno 10,70 in Accademie e Biblioteche d'Italia, 1970, n. 4-5, pp. 336-339. 14 cfr. J. QUINIOU, Marxismo e informatica. A cura di C. Pezzoli e P. C. Maggiolini, Roma, Editori Riuniti, 1971. 15 « Penso che dovremo dare un addio fin d'ora e per sempre all'idea della creazione di una riserva gigantesca e monolitica, in cui accumulare la totalità delle conoscenze scientifiche mondiali. Derivata forse dal « cervello mondiale » immaginato da H. G. Wells, questa idea viene riportata periodicamente come soluzione automatica di ogni problema; fu avanzata nel corso delle discussioni della Conferenza di Pugwash del 1961 e ritorna regolarmente sul tappeto. Tuttavia da quando è iniziato lo studio dell'UNISIST, è prevalsa una soluzione realistica e invece di prendere in considerazione un'istituzione monolitica o un sistema unico centralizzato, ci siamo proposti « una rete flessibile, evolutiva, basata sulla volontà dei servizi di informazione attuali e futuri di intensificare la loro cooperazione ». (HARRISON BROWN. Discorso pronunciato alla seduta inaugurale della Conferenza di Parigi del 1972 in Bollettino di informazioni. A cura della Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco, 1972, n. 1, pp. 24-25). 88 l'elaborazione elettronica delle informazioni in rapporto alle biblioteche è rappresentato da elaboratori più versatili, di uso più semplice e sicuro, di potenza variabile secondo necessità e di costo più contenuto. In corrispondenza si sviluppano i nuovi modi del dibattito fra i bibliotecari convinti dei vantaggi dell'automazione. L'orizzonte di tale dibattito resta definito, per un verso, dalle dichiarazioni di Southampton, per l'altro, dalla nuova strategia dell'industria dell'elaborazione dei dati. A questo punto è bene fermarsi un momento, per proporre qualche considerazione generale. Sorge infatti, e sembra legittimo il dubbio che l'intera questione manchi di elementi criticamente adeguati e che il rapporto fra biblioteca e macchina sia da sempre scorretto. Nella perdurante difficoltà di reperire tali elementi critici, poi, sembra giustificata l'opinione e l'ipotesi che, per controllare criticamente il rapporto biblioteca-macchina, forse ancor prima e in attesa di una teoria biblioteconomica formalizzata, sarebbe necessario, e probabilmente potrebbe inizialmente bastare, determinare un “ punto di vista biblioteconomico ”che fungesse, almeno provvisoriamente, da teoria “ implicita ”per valutare quanto la versatilità, la velocità ... siano indispensabili al funzionamento delle strutture bibliotecarie storicamente determinate, come questi elementi concorrano alla loro stabilità e che cosa l'introduzione di nuove apparecchiature muti al loro interno e in che senso. Con questo però il discorso ritorna necessariamente alle biblioteche e ai bibliotecari, cioè al chi deve fare queste valutazioni e alle condizioni in cui si trova a farle. Ancora una volta la divisione si dimostra fattore negativo: basta considerare l'atteggiamento degli « umanisti » in questa fase degli anni '70. Nell'epoca in cui l'elaboratore sceglie il decentramento, acquista caratteri di conversazionalità e, quindi, si avvicina alla “ misura umana ”(l'oggetto della contesa), essi, smesso l'insostenibile e “ romantico ” rifiuto, operano una “ rimozione ” culturale del problema che permette loro di essere tolleranti e indifferenti o, meglio, tolleranti perché indifferenti: attenti cioè ai progressi della tecnica, senza però alcun 89 coinvolgimento o compromesso. In altri termini si verifica un processo migratorio, non « esterno », questa volta, ma interno in una zona di tranquilla sospensione del giudizio difficilmente espugnabile proprio perché si presta a una apparente discussione « preliminare », che poi si rivela formale e fine a se stessa. Va precisato, per amor di completezza, che questa è una condizione del bibliotecario « umanistico-sapiens » già interessante, la quale però non è né generalizzata a tutti i livelli, né diffusa in tutti i settori. Molti restano nella fase precedente, troppi sono del tutto estranei alla problematica indotta dalle nuove macchine. In questa situazione complessiva sarà difficile modificare il quadro generale. Sarà difficile perché si tratterà di agire, ancor prima che teoricamente o, come qui, per iscritto, realmente e nella prassi, per mostrare l'errore di entrambe le scelte “ migratorie ” ma soprattutto ancor più sarà difficile se continuerà a permanere l'attuale contesto generale in cui il confronto è occasionale e gli istituti che dovrebbero dare indicazioni di coordinamento e orientamento si trovano in situazioni di difficoltà sotto ogni aspetto (vedi le esperienze di automazione delle due biblioteche nazionali centrali) - a questo punto però il discorso assume i caratteri di una valutazione generale della politica condotta nel nostro Paese nei confronti delle biblioteche. Per rimanere invece nei limiti di queste note, va detto che per l'unif icazione del dibattito interno alle biblioteche sembra si debba percorrere una strada obbligata. Occorrerà cioè prima di tutto ricondurre tutte le questioni a una prospettiva unitaria accettabile sia per i fautori dell'automazione che per gli “ indifferenti ”. L'elaborazione elettronica, in realtà, non è tanto importante per i concreti modi di realizzazione (programmi, macchine, ... ), quanto per il nuovo e fecondo tipo di approccio teorico al problema biblioteca richiesto a monte della sua realizzazione. Occorrerà cioè riformulare le questioni in termini di informatica generale: sebbene giustamente collegata agli elaboratori, l'informatica non si identifica con la scienza degli elaboratori. Accettare questa distinzione vuol dire trovare un linguaggio comune e una prospettiva che, mantenendosi al di qua della scelta fra automazione 90 e non, risulti di grande utilità nell'uno e nell'altro caso. Questa è l'unica maniera per rendere omogenee due condizioni, che altrimenti restano l'una per l'altra “ impermeabili ”, e per permettere un reciproco “ travaso ” di esperienze e problemi. Ed è sperabile che i bibliotecari umanisti via via si rendano conto che questo modo di affrontare il problema biblioteca non può essere. ignorato, in linea di principio, neanche da chi, poi, dovesse concludere che i mezzi tradizionali sono bastevoli per le concrete necessità di funzionamento di un determinato istituto bibliotecario. Ma - ed è altrettanto importante - essi, attraverso l'abitudine a un metodo obbiettivo, cominceranno a eliminare il costume, ancora troppo diffuso, di porre le proprie questioni e quelle della biblioteca nei termini di un dolciastro umanitarismo deamicisiano che, stravolgendo tutto, fa dei bibliotecari, per così dire, delle anime pie dedite al bene dell'umanità (e non dei lavoratori con diritti, doveri e un metodo di controllo del proprio lavoro) e degli utenti una classe di individui esigenti e mai abbastanza beneficiati con i quali instaurare rapporti di odio-amore. E' una situazione che va cambiata e le nuove discipline possono essere estremamente produttive in questa direzione. Anche sul fronte dei fautori dell'automazione è possibile, riformulando le questioni, che si verifichino dei cambiabiamenti. E forse diventerà chiaro che non si tratta di insistere sui “ vantaggi ” dell'automazione, ma di cimentarsi nella esplicitazione dei presupposti del lavoro bibliotecario consolidato: considerare i meccanismi attraverso cui funziona una biblioteca alla luce delle possibilità delle nuove macchine, prima ancora di proporre innovazioni che spesso si scoprono “ volute ” dalla macchina e che altrettanto spesso ne disperdono senza recupero il “ valore ” funzionale all'interno del sistema, è un lavoro estremamente utile. Allo stesso modo e per esempio, valutare un certo livello di automazione anche in funzione di piccole biblioteche periferiche è importante perché ciò non vuol dire co nfrontare grandezze incommensurabili: significa invece valutare le possibilità di generalizzazione di quel livello. In ogni caso nei discorsi sull'automazione vanno evitate alcune componenti arretrate rispetto allo 91 sviluppo dei mezzi teorici e materiali. Oggi non sono accettabili né metodi coercitivi, volti a piegare specifiche esigenze concrete di biblioteche minori a quelle di sistemi previsti per istituti con finalità diverse, né liquidatori, intesi a qualificare quanto non rientra in tali sistemi come necessità « piccole », « ristrette », e simili, giustificando così il mancato recepimento con nient'altro che una petizione di principio che serve a ricondurre alle necessità « più ampie », previste. Atteggiamenti di questo genere, non espressi forse così chiaramente, ma più di frequente presenti in forma implicita, rientrano nell'ottica degli anni '60, quando attraverso il prestigio della « razionalizzazione » 16 delle strutture bibliotecarie si elidevano d'un tratto alcune loro funzioni specifiche. Occorre invece tener conto che solo in linea puramente teorica e generalissima « le distinte applicazioni (dell'automazione) non sono altro che varianti di un procedimento normalizzato di analisi e sintesi documentaria » 17. Presa alla lettera, quest'idea non regge alla verifica dei fatti, tanta è la diversità di origine, di mezzi disponibili, di condizioni e di finalità delle singole biblioteche. Ed è in relazione a questi elementi che, senza nulla togliere agli studi di carattere generale che conservano la loro importanza chiarificatrice e unificante sul piano teorico, bisogna che concretamente vadano scelti il livello e il tipo di automazione adeguati: in alcuni casi basterà un ciclostile per riprodurre schede, in altri neanche quello, in altri ancora invece risulterà necessario un archivio magnetico organizzato in maniera specifica. In fine, tutto sommato, la maggior parte dei sistemi di automazione nell'attuale fase di sviluppo sfruttano più le qualità meccaniche che quelle “ intellettuali ” dei « cervelli » 16 Per una critica generale della « razionalità » cfr. JÜRGEN HABERMAS, Teoria e prassi nella società tecnologica, Bari, Laterza, 1971. 17 PASQUALE PETRUCCI, Un sistema elementare di documentazione auto matica, in Associazione Italiana Biblioteche, Gruppo di Lavoro 7, Progetti di auto mazione nelle biblioteche italiane. A cura di M. P. Carosella e M. Valenti, Roma, 1973 (ciclostilato), p. 121. Per un'analisi differenziata delle biblioteche e dei rispettivi sistemi di informazione cfr. MANFRED KOCHEN, Integrative mechanisms in lit erature growth, W-astport-London, Greenwood, 1974: particolarmente cap. 10 « Information-seeking behavior of cat alog users, pp. 225-247. 92 elettronici e questo sembra ancora il modo più proficuo di utilizzazione 18 . Da queste considerazioni dovrebbero derivare alcune conseguenze importanti sul piano del dibattito complessivo sull'automazione. Prima di tutto, la necessità di sottolineare maggiormente quest'ultimo versante “ meccanico ”, in molti casi estremamente utile. In secondo luogo e più in generale, l'utilità di approfondire il problema generale dell'uso delle macchine in biblioteca in vista delle funzioni che svolgono in essa e delle finalità che essa è chiamata a raggiungere: in questo quadro ben si inserisce l'attuale tipo di produzione industriale che mette a disposizione apparecchiature elettroniche differenziate capaci di prestazioni diversissime; evitando quindi di ridurre l'automazione bibliotecaria alla questione dell'introduzione dell'elaboratore in biblioteca. In fine, l'importanza decisiva di sviluppare a tutti i livelli il problema dell'uso pubblico della biblioteca nella nuova prospettiva creata sia dalla nuova presenza di strumenti elettronici per il trattamento delle informazioni, sia dalla crescita sociale di questi anni; e, in verità, sembra che molto, nell'adeguata utilizzazione delle nuove macchine, dipenda dal tipo di soluzioni date a questo problema: come deve essere strutturata la “ macchina biblioteca ”, per rispondere alle attuali esigenze degli utenti? Questione troppo grossa e troppo generale per essere trattata in questa sede: essa richiede opportuni criteri di valutazione dello sviluppo sociale e del tipo di utenza, non disancorati da giudizi politici sul futuro, per predisporre strumenti adeguati alle funzioni di strutture di educazione permanente. Non si 18 cfr. ALDO BARTOLI, L'elaboratore e le biblioteche, in Associazione Italiana Biblioteche, op. cit., pp. 145-155; ALFREDO SERRAI, L'elaboratore migliora l'efficienza dei servizi bibliotecari? (Il trattamento meccanico dei dati nelle biblioteche della Germania Occidentale ), in Accademie e Biblioteche d'Italia, 1968, n. 4-5, pp. 226236 (particolarmente interessante è il rapporto sull'esperienza dell'Università di Regensburg in cui, oltre alla preparazione in più copie di diversi tipi di cataloghi, « la situazione di una biblioteca universitaria centrale e di 20 biblioteche separate di istituto (...), che si allacciano mediante il catalogo stampato dall'elaboratore in più copie, giustifica certamente uno degli impieghi piú originali e, in un contesto più ampio, remunerativi del calcolatore nel campo della biblioteconomia », ivi. p. 229); CARLO REVELLI, Il catalogo per soggetto, Roma, Edizioni Bizzarri, 1970, particolarmente pp. 215 e segg. 93 tratta quindi solo di funzione informativa della biblioteca. Tuttavia è proprio su questo che qui proseguirà il discorso. *** Un articolo apparso sul n. 3 del 1972 di Accademie e Biblioteche d'Italia porta il titolo « La biblioteca è un sistema? » e la firma di Alfredo Serrai 19 . In esso l'Autore sostiene, in sintesi, che, se le biblioteche fossero dei sistemi, sarebbero trattabili attraverso la scienza dei sistemi. Ciò tuttavia per Serrai non è possibile, almeno per quelle biblioteche che, per intenderci, possiamo chiamare “ generali ”, per due ordini di motivi che egli ritiene fondamentali: a) « in quanto non si riesce a precisare lo scopo al quale esse dovrebbero tendere » b) lo scopo « culturale » che di solito viene denunciato non ha consistenza, perché « se parlare di “ cultura ” ha un senso oggi, lo ha forse soltanto nella accezione antropologica. La conclusione di Serrai e che le uniche biblioteche giustificabili sono quelle « scientifiche, quelle tecniche, le industriali, le scolastiche, per l'infanzia, e in generale, i centri di documentazione », le sole dirette a « un fine precisabile », perché nate con « fini prestabiliti ». Le altre « sperperano i propri mezzi per documentare la propria insipienza ». Orbene, se così è, il problema è interessante perché sembra rientrare nella linea della soppressione di quelle piramidi levate alla polvere dei secoli, come sembreranno ai posteri le biblioteche, testimonianza di una civiltà che non sapeva quel che voleva e che chiamava questo: « cultura ». Notiamo che anche gli ideologi del cervello elettronico degli anni '60 avevano giudicato assurde le biblioteche per la polvere, l'ingombro e la scarsa manegevolezza della carta stampata. Ma dietro questo giudizio c'era anche la questione che talune loro finalità non erano precisabile e il loro algoritmo non formulabile: anzi, quando si era provato nel settore dell'educazione, e in genere, della trasmissione della cultura a far fare da maestro al totalizzatore della memoria del mondo, 19 pp. 188-193. 94 lui che sapeva tutto, aveva chiaramente dimostrato i suoi vantaggi, ma anche tutti i suoi limiti 20. Il problema, in verità, è affatto diverso e va detto, peraltro, che A. Serrai a un anno di distanza ritorna 21 sulla questione e fa una parziale autocritica, anche se la sua opinione fondamentalmente non muta. Per quanto concerne l'articolo citato, dunque, l'obiezione principale che sorge è che esso ha l'aspetto tautologico di una petizione di principio. Non si vede perché le biblioteche generali dovrebbero necessariamente ricadere fra gli oggetti della scienza dei sistemi. E, comunque, non si vede perché, una volta stabilito che tale scienza è impotente, invece di sospettare una non pertinenza 22 della teoria, si è concluso con una non pertinenza dell'oggetto esaminato. Non si discute qui, se esista, poi, e cosa sia una « cultura » in senso non antropologico. Ma il fatto che A. Serrai noti che soltanto « antropomorficamente » 23 la funzione di un sistema venga intesa come suo « scopo » 24 , tradisce già un procedimento « culturale » (quello, cioè, che permette all'Autore di rendersi conto di un fenomeno così complesso) e denuncia altresì l'esistenza di funzioni antropologiche con caratteristiche marcatamente « culturali » (in senso non antropologico), dal cui interno la scienza dei sistemi trae taluni elementi, per riformularli in modo però non esaustivo e tanto meno sostitutivo. In conclusione si ha l'impressione che la scienza dei sistemi potrebbe dire parecchie cose a proposito delle biblioteche, non solo quelle speciali, ma anche quelle generali, solo che non le fosse attribuita una funzione fiscale (invece che euristica), che la rende inefficiente fin dall'inizio, prima ancora cioè di definire e descrivere il « sistema ». 20 cfr. sull'applicazione di macchine nell'insegnamento fra gli altri WALTER R. FUCHS, La pedagogia moderna illustrata. Prefazione di L. Bitzer. Milano, Rizzoli. 1969; BERNARD PLANOVE, Macchine per insegnare. Milano, Rizzoli, 1970. G. P. GAVINI, Tecniche dell'istruzione programmata. Roma, Armando, 1971. 21 ALFREDO SERRAI, Storia della Biblioteca come evoluzione di un'idea e d'un sistema, in Accademie e Biblioteche d'Italia, 1973, n. 3, pp. 153-163 e n. 45, pp. 267-279. 22 cfr. Encyclopedia Universalis, voce Système (Epistémologie), a cura di J. Ladrière, Paris, 1968, pp. 685-687. 23 ALFREDO SERRAI, La biblioteca è un sistema?, pp. 183. 24 I vi. 95 Un sistema infatti non è definito dal suo fine o non necessariamente dal suo fine. Non riconoscere questo vuol dire ricadere nello stesso errore epistemologico che si critica nella mentalità « ufficiale » 25 che si lascerebbe fuorviare dal nome « mitico » 2 6 di cultura. Il teleologismo non è stato mai buon amico delle scienze esatte. Un sistema invece è semplicemente definito dai suoi elementi e dalle relazioni che intercorrono fra loro. Può darsi che dall'insieme delle relazioni si scopra una qualche (o più) finalità. Può darsi anche, però, che non se ne scorga nessuna: il sistema non cessa per questo di essere tale o, addirittura, di esistere. Una volta definito il sistema si sarebbe ancora all'inizio: ci sarebbe ancora da determinare il suo stato, le sue leggi di evoluzione, di equilibrio, di stabilità, ... Il discorso sarebbe quindi tutto da affrontare. I limiti di queste note non permettono di affrontare una questione così vasta. Tuttavia qualcosa è possibile dire su quel sottosistema del sistema biblioteca, rappresentato dai cataloghi e indici biblioteconomici, in rapporto specialmente alla ricerca delle informazioni. Uno dei problemi di tale ricerca è quello del rendimento di un sistema di ricerca delle informazioni, di solito siglato con IRS (Information Retrieval Sistem). Per trattare di tale problema descriviamo sommariamente un IRS. Va notato innanzitutto che si tratta di sistema. Come definizione di sistema qui si accetta quella proposta da J. Ladriere 27, secondo il quale un sistema è un oggetto complesso, formato di componenti distinti legati fra loro da un certo numero di relazioni 28 . Già a questo punto occorre una precisazione: quando, come in questo caso, si vuol descrivere un IRS in generale, occorre prescindere dai supporti materiali in cui esso si concretizza, determinando le condizioni generali applicabili a qualunque sistema di macchine, dalle più semplici (macchine Ivi, p. 191. Ivi, p. 190. 27 Système, voce cit., p. 686. 28 Questa definizione generalizza quello che per Ludwig von Bertalanffy è un caso particolare di sistema, certo il più interessante, quello in cui le caratteristiche 25 26 96 da scrivere, schede formato internazionale, cassetti dei cataloghi, etichette, ...) alle più complesse (computers, schede perforate, dischi e nastri magnetici, microriproduzioni prodotte col charactron nei sistemi COM, ... ), salvo poi considerare le maggiori, ma non destituenti, possibilità offerte dalle macchinine più complesse. Il cuore di un IRS è dunque rappresentato da due elementi: l'immagine di ricerca e la prescrizione di ricerca. L'immagine di ricerca è l'elemento d'ordine che l'informazione contenuta in un libro, documento o altro prende al momento di entrare in un IRS, es.: le voci dei soggetti, gli indici di una classificazione, i descrittori di un thesaurus, le parole d'ordine del catalogo alfabetico per autori, ... Tale elemento d'ordine si ottiene sempre traducendo un aspetto del documento in un linguaggio artificiale adatto alla ricerca delle informazioni (IRL = Information Retrieval Language). Nel catalogo alfabetico per autori le regole servono a far sì che la parola d'ordine sia il più possibile univoca (vedi ad es. il trattamento dei pseudonimi, dei nomi di nobili e sovrani, degli enti collettivi e loro sezioni; esempio forse più chiaro è quello del catalogo alfabetico per soggetto e del catalogo classificato in cui vi è la traduzione del contenuto semantico fondamentale del documento in un linguaggio per quanto possibile formalizzato, determinando così l'immagine di ricerca) 29 . La prescrizione di ricerca è il risultato della traduzione di una specifica richiesta di informazione nel linguaggio dell'IRS in cui deve essere soddisfatta. Così la richiesta delle opere letterarie di Lorenzo il Magnifico nel catalogo alfabetico per autori 30 corrisponde alla prescrizione di ricerca « Medici (de'), Lorenzo, il Magnifico », mentre nell'IRS comprendente il catalogo classificato (CDD) può corrispondere a due prescrizioni di ricerca, 851.2 e/o 858.2 (il primo per le opere del sistema non sono « sommabili », ma « costitutive ». (cfr. Teoria generale dei sistemi. Fondamenti, sviluppi, applicazioni. Milano, Istituto Librario Internazionale, 1971, pp. 95 e segg). 29 Per i problemi riguardanti i fondamenti logico-epistemologici dell'ordine, con particolare riferimento alla prassi biblioteconomica, cfr. R. GIAMPIETRO, La Biblioteca senza qualità, in « La Capitanata », n. 4-6, 1972, pp. 123-140. 30 Da notare che nel considerare anche questo catalogo come prodotto del- 97 di poesia, il secondo per le opere letterarie complessive, indipendentemente dalla loro forma letteraria); essa, infine, non corrisponde ad alcuna prescrizione di ricerca nel catalogo alfabetico per soggetto. Il funzionamento di un IRS è reso possibile dall'esistenza di un principio di concordanza semantica fra una prescrizione di ricerca e una (o più) immagini di ricerca. Quando tale principio non è soddisfatto la risposta dell'IRS alla prescrizione di ricerca è nulla: è appunto il caso della ricerca delle opere di Lorenzo il Magnifico nel catalogo per soggetto. A monte e a valle, per così dire, di questo insieme di elementi (immagine di ricerca, prescrizione di ricerca, criterio di concordanza semantica, linguaggio di ricerca), a comporre un IRS interviene un altro elemento spesso sottovalutato, specie da quanti fanno più attenzione alle macchine che al sistema complessivo: il bibliotecario. La sua presenza, il più delle volte, finisce per risultare ” scontata ” e poi di fatto elisa dalla descrizione del sistema. Al contrario essa è fondamentale. Il bibliotecario infatti costituisce il punto critico o, se si preferisce, il punto dinamico di un IRS. Dal momento che non si riesce ancora a determinare l'algoritmo di quel processo attraverso il quale il contenuto semantico 31 fondamentale viene estratto da un documento e ridotto a uno o pochi concetti, non esiste alcun mezzo tecnico che sostituisca vantaggiosamente il cervello del bibliotecario in questa operazione di ricognizione. E da questa l'applicazione di un certo IRL può sembrare che si estenda eccessivamente la nozione di linguaggio e che in esso, a fronte di una grammatica molto sviluppata, difetti il vocabolario, estremamente sviluppato invece nei linguaggi di classificazione, specie decimale. A ben guardare invece non è così. Non dovendo rispondere che in parte minima o nulla ad esigenze semantiche, le regole per la compilazione del catalogo alfabetico per autori hanno potuto incorporare, accanto a una grammatica definita, tutte le regole di trasformazione per la costruzione di un vocabolario. A sua volta il vocabolario così costruito serve come primo termine di un lessico bilingue che a ogni parola d'ordine fa corrispondere una univoca segnatura. Quindi, se a causa dell'assenza di funzioni propriamente semantiche può sembrare che non si abbia a che fare con un IRL, così è invece per le funzioni che le regole di catalogazione svolgono nell'IRS imperniato sul catalogo alfabetico per autori. 31 cfr. sulla situazione e sui problemi di uno studio psicolinguistico dei pro- 98 99 circostanza consegue sia che il bibliotecario è un elemento dello IRS sia che in questo punto il tutto assume le caratteristiche, positive e negative, di ogni processo di elaborazione mentale fatto dall'uomo. Anche a valle, sebbene con minore incidenza, la presenza del bibliotecario è importante. In linea puramente teorica, una volta costruito il sistema, supponendo note all'autente le regole d'uso, si potrebbe fare a meno del bibliotecario. Accade invece che l'utente non possieda (in tutto o in parte) tali regole, sicché nasce anche da questo lato la necessità di realizzare un processo che individui il contenuto semantico fondamentale di una esigenza di ricerca, lo traduca in un linguaggio compatibile col sistema su cui si deve operare, dando luogo così a quella che è stata chiamata prescrizione di ricerca. In conclusione, se volessimo descrivere i percorsi in un IRS (vedi figura), dovremmo dire che 1) a partire da un documento, il bibliotecario estrae il contenuto semantico fondamentale che viene tradotto per mezzo di un dato linguaggio di ricerca in una certa immagine di ricerca con l'attribuzione di un indice; 2) in un momento susseguente, l'utente esprime la propria esigenza e, con o senza l'aiuto del bibliotecario, ne determina il contenuto semantico fondamentale e lo traduce (nel caso ideale) completamente nello stesso linguaggio di ricerca prima adottato, ricavandone una o più prescrizioni di ricerca, che vengono poste in corrispondenza, attraverso un criterio di concordanza semantica, con una o più immagini di ricerca. A questo punto, l'indice di segnatura permette di recuperare il documento e l'utente, una volta che ne sia venuto in possesso, può confrontarlo con la propria esigenza, per giudicare se è soddisfatto o no: in quest'ultimo caso, occorre rifare il percorso, tenendo conto del tipo di ” sfasatura ” semantica prodotta dal sistema stesso. Prima di parlare di questa ” sfasatura ” è bene sottolineare che la relazione fra i vari elementi del sistema non è cessi semantici: DOMENICO PARISI , un modèl componentiel du signi/ié dans l'ét u de du lexique et de la syntaxe, in Linguistica matematica e calcolatori. Atti del Convegno della Prima Scuola Internazionale. Pisa, 16/VIII-6/IX 1970. A cura di Antonio Zampollo, Firenze, Olschki, 1973, pp. 481-497. 100 solo e puramente sequenziale, ma anche di interazione. Un paio di esempi possono servire. Il primo mette in luce come il linguaggio prescelto influisca in una qualche misura anche nella determinazione del contenuto semantico del documento. Ogni classificatore o soggettatore, scorrendo le tavole o l'elenco dei soggetti, si è certamente trovato di fronte alla piacevole sorpresa di vedere l'argomento del documento suddiviso fra specificazioni più dettagliate di quel che avesse ritenuto in partenza, ed è stato sollecitato da ciò a ritornare sul documento per verificare quale di esse fosse più adatta a designare il contenuto del documento. Il secondo esempio invece mostra il rapporto fra bibliotecario, immagine di ricerca ed esigenze degli utenti: dei 10 punti raccolti sotto il titolo « Note per l'applicazione della CDU e compresi nell'« Introduzione generale alla CDU » una buona metà invitano a tener presenti le « necessità degli utenti », il che significa che, per quanto possa essere appropriata una immagine di ricerca, qualora si constatasse l'improbabilità del suo uso da parte dell'utente, è necessario modificarla o ” correggerla ” conseguentemente. Ciò appare più esplicitamente nell'IRL rappresentato dal soggettario: si può rilevare che nel soggettario in uso nelle nostre biblioteche manca l'intestazione « intellettuali », contemporaneamente, però, gli studi e le analisi che si svolgono intorno a tale argomento fanno sì che ogni loro traduzione in una diversa immagine di ricerca risulti di uso improbabile e fuorviante, sicché conviene servirsi della possibilità di aggiungere tale voce alle altre, preparando il sistema a rispondere alla prescrizione di ricerca più probabile. Come è facilmente comprensibile, stando così le cose, un sistema di ricerca delle informazioni è un ” dispositivo ” che risponde solo alle domande per le quali è predisposto. Né gli IRS manuali, né quelli elettronici (sebbene questi siano dotati di maggior flessibilità) sono in grado di elaborare il materiale loro assegnato in funzione inventiva di « paradigmi » 32 o di categorie logico-formali: col che si vuol esprimere la semplice circostanza che le funzioni culturali, 32 T H O M A S S . K U H N , La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino, Einaudi, 1969. 101 in senso non antropologico, analogamente del resto a quelle in senso antropologico, allo stato attuale delle conoscenze, sono largamente ignote e, per questo, imprevedibili, soprattutto per l'aspetto che, per intenderci, chiameremo di produzione del ” nuovo ” dal ” vecchio ”. Questo compito, del resto, è improprio per gli IRS per documenti, ed è proprio invece di sistemi diversi, di tipo logico-informativo o di calcolo, i quali elaborano dati e fatti, e non indici di supporti di dati e fatti. I sistemi elettronici basati sul noto full text 3 3 potrebero dare l'impressione di essere in grado di rispondere a qualsiasi domanda (ovviamente compatibile con l'insieme dei documenti disponibili), perché sembrano aggirare il problema degli indici e dei linguaggi artificiali e normalizzati e delle loro strozzature (o concentrazioni) di significato: infatti elevano a indice qualsiasi parola, gruppo di parole o frazione di parola presente nel testo. Ma si tratta di una impressione sbagliata. In realtà, a parte tutte le questioni poste dai caratteristici ” difetti ” del linguaggio naturale, finché non si disporrà di una « grammatica adeguata » 34 che sappia riconnettere il lessico alla sintassi 3 5 , o comunque che comprenda anche il versante semantico del processo linguistico, non si potrà utilizzare il nuovo potente strumento, se non alla stessa maniera che se si utilizzassero gli indici. Ma, poiché le parole del linguaggio comune non sono tali, la conseguenza è che non vi è alcuna garanzia di normalizzazione. Sicché, come accade nei sistemi di indicizzazione nei quali, se per un qualche motivo un aspetto trattato nel 33 Ultimo arrivato il programma conversazionale di ricerca AQUARIUS utilizzato dall'IBM su banche di dati Stairs: cfr. STEPHEN E. FURTH, Lo stato attuale delle tecniche di documentazione automatica e le tendenze future, in Produttività, 1974, n. 12, pp. 860-866. 34 DOMENICO PARISI, art. cit., p. 496. 35 « Il s'agit d'une thèse très précise: une syntaxe sémantiste adéquate, c'està-dire une syntaxe qui inclut un niveau de représentation sémantique de la proposition, ne peut être élaborée si on ne dispose pas d'un modèle réaliste de la compétence lexicale... (p. 487) le problème du lexique consiste à trouver des méthodes de représentation du signifié des entités lexicales de telle façon qu'on puisse expliciter la valeur systématique inhérent dans le lexique, il consiste ensuite à appliquer ce modèle à la description empirique de divers secteurs du lexique. (p. 491) ». DOMENICO PARIst, art. cit. 102 materiale esistente non risulta ” compreso ” nell'indice, il suo ritrovamento, in seguito, sarà poco probabile, così nel full text, a meno di aver a che fare con un linguaggio abbastanza formalizzato, come quello, per intenderci, delle scienze esatte, è impossibile, a tutt'ora, ” spiegare ” alla macchina ” in che senso ” una certa questione deve essere trattata in toto o in parte o anche per un certo verso nei documenti che si desiderano in uscita 36. In conclusione, gli indici sono l'unica alternativa al mancato sviluppo di una linguistica semanticamente adeguata. Queste ed altre relazioni interattive fra i diversi componenti di un IRS potrebbero essere meglio descritte e analizzate. Qui si è tralasciato tale lavoro, soddisfatti se si è riusciti a dare l'idea della direzione che sembra più promettente, per passare ad altre considerazioni riguardanti non più i componenti, ma in generale i processi di ricerca possibili nel sistema. « Il processo di ricerca dei documenti può venir descritto con l'ausilio degli insiemi D e Q e della relazione R, dove D è un determinato insieme di documenti o una biblioteca (fondo di informazioni), Q è l'insieme delle richieste ed R è una proprietà, data la quale ogni q ∈ Q viene messo in relazione con il sottoinsieme D' ⊂ D, il quale viene definito risposta alla richiesta q. » 37 . Orbene, da quanto detto fin qui, 36 Sarebbe stato interessante confrontare questo discorso con una visione diretta delle ricerche di Cleverdon di cui si parla nell'articolo di A. SERRAI: II rendimento dei sistemi di recupero delle informazioni, in Accademie e Biblioteche d'Italia, 1971, n. 6, pp. 371-378. Tali ricerche sembra abbiano tra l'altro portato a concludere che « il rendimento dei sistemi di RI è quasi indipendente dal sistema di indicizzazione scelto, ed è invece fortemente correlato con la cura e l'impegno intellettuale applicati nel pro cesso di indicizzazione » (ivi, p. 375). Ad ogni modo il massimo, e non è poco, che il programma di ricerca AQUARIUS consente è la ricerca di parole o frasi nello stesso periodo o paragrafo: sicché, se si riesce a combinare attraverso alcuni operatori logici « classici » (and, or, not ) e alcuni altri « supplementari » (adiacent, with, same, syno nymous) una prescrizione di ricerca coincidente con l'immagine di ricerca rappresentata dalle parole o frasi registrate in un paragrafo di un documento, il risultato è garantito. Ma, se il contenuto semantico di un documento è espresso, per esempio, in termini metaforici il risultato è aleatorio o impossibile. 37 A. I. MICHAILOV, A. I. CERNYJ, R, S. GILIAREVSKIJ, op. cit., p. 275. 103 si capisce che le probabilità che la relazione R si instauri fra D' e q dipendono da molteplici fattori e, fra l'altro, da D' e q stessi. Si noterà allora che il sottoinsieme D' è D' = [d ∈ D/P(d)] cioè D' è l'insieme di tutti e soli i documenti d che godono della proprietà caratteristica P(d). Quali siano poi le concrete caratteristiche P(d), nei casi più semplici (soggettazione, classificazione decimale), viene deciso, come si è visto, dall'applicazione dello IRL: in particolare, da questo punto di vista, i soggettari, come le tavole delle classificazioni decimali, possono essere definiti come l'elenco di tutte le P(d) sotto cui raccogliere i singoli documenti e si può porre P (d) = I essendo I l'indice che deriva da questo procedimento. Sicché D' diventa l'insieme dei documenti che ricadono sotto lo stesso indice I. A questo punto, se fosse I = [q ∈ Q/P'(q)] vale a dire, se l'indice I fosse, nell'ambito delle richieste reali e concrete Q, l'insieme di tutte le q fornite della caratteristica P'(q), la risposta del sistema sarebbe sempre e comunque garantita. Invece ciò non accade per lo stesso motivo per cui R è una relazione fornita di un verso e qRD' ≠ D'Rq. Si sono però fatti molti sforzi per tentare di ampliare o superare i limiti delle classificazioni e delle soggettazioni, attraverso sistemi basati sulle parole chiave, sui descrittori..., al fine di rendere il più possibile R simile a un'eguaglianza e quindi in grado di instaurarsi anche fra P(d) e P'(q), caratteristiche dei documenti e delle richieste. I risultati sono tali da incoraggiare a ulteriori sforzi, ma anche da non togliere importanza e utilità alle metodologie classiche. I più importanti tentativi di formulare R in termini di eguaglianza fra P(d) e P'(q) sono rappresentati da quei sistemi che fanno 104 uso di macchine elettroniche adatte al trattamento di linguaggi postcoordinati (classificazioni a facce svincolate dalla formula delle facce, linguaggi a descrittori), così detti in opposizione alle classificazioni ” classiche ” che, invece, sono linguaggi precoordinati, in cui cioè la formulazione degli indici è stabilita a priori. Attualmente, dunque, le immagini di ricerca rappresentano in modo parziale o ridondante i contenuti dei documenti e le prescrizioni di ricerca fanno altrettanto rispetto alle concrete esigenze di informazione e questi fattori, combinati fra loro, influiscono sul rendimento di un IRS. Per calcolare tale rendimento si sono adottati alcuni criteri che suddividono quantitativamente i documenti in emessi e non emessi dal sistema, rilevanti e non rilevanti rispetto all'immagine di ricerca formulata, pertinenti e non pertinenti rispetto invece alla concreta esigenza informativa. Poiché non si riesce a quantificare la pertinenza che dipende dal giudizio soggettivo che l'utente esprime caso per caso attraverso il raffronto fra le sue aspettative e i documenti ottenuti in risposta alla sua domanda, si è cercato di valutare quantitativamente il rendimento di un IRS in rapporto ai soli quattro elementi di rilevanza, irrilevanza, emissione e non emissione, elaborando ta vole simili alla seguente R R E E = = = = documenti documenti documenti documenti rilevanti non rilevanti emessi non emessi. 105 e determinando rapporti utili all'interno delle variabili. In particolare sono presi in considerazione i rapporti che talvolta sono pensati in termini di probabilità, talaltra di percentuali. Esplicitamente: a, denominato anche fattore di recupero, è il rapporto fra i documenti rilevanti emessi e il totale dei documenti rilevanti (emessi e non emessi) posseduti nell'IRS. Data la differenza posta fra rilevanza e pertinenza, a dà un'idea della precisione di indicizzazione e di coordinazione interna dell'IRL: se a è piuttosto piccolo vuol dire che o l'indicizzazione è imprecisa (l'immagine di ricerca non è univoca rispetto alla prescrizione) o che il linguaggio utilizzato non ha sufficiente coesione interna (insufficienza di rimandi o in genere di collegamenti fra i vari elementi che concorrono a tradurre nell'IRL in oggetto la prescrizione di ricerca). ß è il rapporto fra documenti irrilevanti emessi e il totale dei documenti irrilevanti presenti nell'IRS, esso quindi dà un'idea del grado di imprecisione del sistema. Simile è ? che rappresenta il rapporto fra i documenti rilevanti non emessi sul totale dei documenti rilevanti esistenti. La similitudine fra i due rapporti può essere vista nel fatto che il primo dà la misura della ridondanza, il secondo della deficienza del sistema: nel primo caso cioè sono emessi anche documenti non rilevanti, nel secondo il sistema trattiene al suo interno anche materiale rilevante. A questo punto è chiaro che deve essere e che in caso di eguaglianza fra i tre termini il sistema è del tutto privo di selettività. d infine è il rapporto fra i documenti irrilevanti non emessi e il totale dei documenti irrilevanti presenti nel sistema. Ed è, per così dire, un indice della capacità di ” contenimento ” del sistema o, come qualcuno 106 ha proposto, della sua specificatezza 38 in rapporto al volume di documenti presenti. La gran parte degli studiosi che hanno proposto criteri di valutazione quantitativa del rendimento degli IRS si basa su questi quattro rapporti. Qualcuno introduce anche che determina la rilevanza sul totale dei documenti emessi. ∈ viene denominato fattore di pertinenza 39 , data però la differenza concettuale posta prima fra rilevanza e pertinenza, sembra piuttosto che in ∈ bisogna vedere un indice della qualità di emissione rispetto alla rilevanza, non rispetto alla pertinenza. E' preferibile quindi considerarlo come rapporto di precisione 40 . A parte tutte le formule che possono essere elaborate, utilizzando questi rapporti, per definire il rendimento informativo di un IRS, alcuni risultati sembrano essere acquisiti e d'altra parte non discordano con l'intuizione. Prima di tutto sembra esistere una relazione molto vicina a quella di proporzionalità inversa fra a, fattore di recupero, ed ∈, fattore di precisione: ed è comprensibile che la precisione della risposta tenda a diminuire a misura che aumenti la quantità di materiale recuperato; sembra anzi, da alcuni esperimenti compiuti, che esista una sproporzione tale che, per una piccola percentuale ulteriore di documenti acquisiti, vi sia una grossa perdita in fatto di precisione. In secondo luogo, occorre tener conto del volume complessivo di documenti esistenti nel fondo, delle dimensioni dell'emissione e del numero di documenti rilevanti e irrilevanti emessi in relazione a queste condizioni. Michajlov, Cernyj e Giljarevskij riportano 41 una tabella esemplificativa che risulta illuminante a tal proW. GOFFMAN e V. NEVILL (1964); cfr. A. I. MICHAILOV, A. I. CERNYJ, R. S. GILIAREVSKIJ, op. cit ., p. 366. 39 J . PERRY, A. KENT, M. BERRY (1955), ivi, p. 342. 40 C. W. CLEVERDON (1961), ivi, p. 343. 41 Op. cit , p. 349. 38 107 posito. L'ipotesi è di un sistema che funzioni con a =70% ∈ = 16% e con un quantitativo di emissione E pari allo 0,5% del totale D dei documenti contenuti. In essa si vede subito che c'è una notevole differenza per l'utente fra lo scorrere 50 documenti per trovare gli 8 che gli interessano e l'esaminarne invece 500 per trovarne 80. Una questione qualitativa analoga si pone considerando che la perdita di 3 documenti sugli 11 rilevanti esistenti nel fondo 104 può non essere decisiva, ma la perdita di 34 documenti sui 114 del fondo 10 5 appare più grave. Tali valutazioni non derivano evidentemente da fattori numerici, ma emergono quando la quantità assume funzioni di qualità. *** Un tentativo di conclusione a questo punto rinvia necessariamente a quanto fin qui detto. Il calcolatore deve o non deve essere utilizzato in biblioteca? Questa domanda ha una risposta in relazione a un gran numero di variabili, nessuna delle quali deve essere la differenza o la confidenza nei confronti della macchina elettronica. Un istituto specializzato di documentazione che avesse fra i suoi compiti quello di aggiornare con periodicità ” stretta ” e specificamente, secondo i singoli interessi, i propri utenti sulle nuove accessioni e, in ogni caso, su quanto possiede, probabilmente non potrebbe farne a meno. La B.N.I. 42 , se oltre alla puntualità di registrazione, il che è nelle sue finalità istitutive, vuol garantirsi la possibilità di redigere indici cumulativi, non ha alternative. Per contro, 42 cfr. DIEGO MALTESE, Il progetto Anna, in Associazione Italiana Biblioteche, op. cit., pp. 1-11. Altri articoli dello stesso Autore su questo argomento possono essere reperiti in vari numeri di Accademie e Biblioteche d'Italia e in Associazione Italiana Biblioteche. Bollettino di Informazioni. 108 una biblioteca di quartiere o di borgata con qualche migliaio di volumi e qualche diecina di periodici, con uno o due bibliotecari, non ne ha alcuna necessità. E non tanto per la quantità di materiale (per quantità anche minori, come è stato per le opere di S. Tommaso 43 , è stata adottata l'elaborazione elettronica), quanto per il tipo di utenza cui si indirizza e perché non è nelle sue finalità l'analisi delle opere « parola per parola », ma più generalmente o, come qualcuno potrebbe dire, più ” genericamente ” l'indicazione bibliografica corrente e, per questo, bastano i sistemi manuali tradizionali. I casi limite sono più chiari di quelli intermedi. Proprio questi però, prestandosi a opinioni controverse, richiedono una maggiore discussione che, se vuole svolgersi correttamente, deve poggiare sul convincimento preliminare che le soluzioni eventualmente proposte non sono e non possono essere il risultato di una formula, ma di una scelta, anzi, di una serie di scelte relative a una serie di circostanze concrete. Cosa ci si può aspettare da un elaboratore in una biblioteca di dimensioni medie? Probabilmente, posta così, la questione risulta imprecisa e, al fondo, equivoca. Le aspettative e i desideri non possono essere il primo elemento del problema, perché finiscono per ricondurre di nuovo all'alternativa fra posizioni positive e negative nei confronti delle possibilità della macchina. Bisogna partire invece da un altro punto di vista. Se il sistema di ricerca delle informazioni è quello descritto, esso funziona in una certa maniera, ha dei passaggi obbligati e non diventa diverso per la presenza della macchina. Una componente come ” il bibliotecario ” non sarà saltata perché si affiderà la gestione di questo stesso sistema a un elaboratore elettronico. Giustamente R. Blum avverte che « nessuna macchina può sostituire il bibliotecario. Prima che si possa mettere in moto una macchina, deve essere eseguito da esperti il cfr. RODOLFO BOZZI , Le opere di S. Tommaso analizzate parola per parola, in La Gazzetta del Mezzogiorno, 6 Marzo 1975, p. 3; LETTERIO MESSI NEO, L'Index Thomisticus, ibid. 43 109 lavoro bibliografico. Perciò neanche con l'impiego di nuovissimi procedimenti tecnici si può mai rinunciare ad un aumento del personale specializzato in proporzione del crescente volume di lavoro » 44. Di passaggio va notato che l' I R S oltre a una ” planimetria ” ha uno ” spessore ”: il problema ” bibliotecario ” infatti non va visto solo come componente formale del sistema, ma anche nei termini di disponibilità di personale negli istituti bibliotecari: R. Blum scriveva queste cose quasi 10 anni fa, quando il divario fra biblioteche italiane e tedesche in fatto di personale impiegato superava il rapporto di 1 a 4, a svantaggio di quelle italiane, né le cose poi sono migliorate, anzi... Analogamente, il problema del linguaggio di ricerca per le biblioteche di cui parliamo ha limiti definiti. Michajlov, Cernyj e Giljavskij 4 5 danno due classificazioni molto utili di tali linguaggi. Nella prima questi vengono distinti in L 1 e L 2 ; L 1 sono i linguaggi precoordinati (classificazioni gerarchiche o a facce con formula fissa delle facce o anche con permutazione nella posizione delle facce e i soggettari), L 2 sono i linguaggi postcoordinati (classificazioni a facce postcoordinate e linguaggi a descrittori). Nella seconda rappresentazione i linguaggi vengono distinti per il tipo di organizzazione del loro vocabolario. Valutando, poi, i vantaggi, gli Autori elencano diversi punti, ma quelli che in questo discorso sembrano i più importanti sono a) la determinazione delle crescenti difficoltà di utilizzazione dei diversi I R L : relativamente poche quelle delle classificazioni decimali, maggiori quelle delle soggettazioni, massime dei linguaggi a descrittori (e questo crescendo di difficoltà è da vedere in maniera non disgiunta dal problema reale della preparazione e qualificazione professionale, ... ); b) l'analisi delle potenzialità dei diversi I R L in rapporto ai mezzi manuali e/o elettronici: grandissime RUDOLF BLUM, Composizione tipografica per mezzo di un elaboratore elettronico dei dati. (La Deutsche Bibliographie). Traduzione di Diego Maltese, in Accademie e Biblioteche d'Italia, 1966, n. 5-6, 301. 45 Op. cit., p. 298 e 300. Inoltre sui rapporti reciproci fra i vari linguaggi cfr. anche: Le tecniche documentarie nel campo dell'informazione scientifica e tecnica, in Scienza e Tecnica 70, Annuario della EST - Enciclopedia della Scienza e della Tecnica, Milano, Mondadori, 1970, pp. 483-518. 44 110 quelle delle classificazioni decimali, pressoché indifferenti al mezzo utilizzato, infatti « nelle ricerche relative a richieste tematiche, l'efficienza e la rapidità dei cataloghi sistematici a mano equivalgono quasi ai sistemi meccanici e automatici, mentre li superano per l'economicità della ricerca 46, minori quelle delle soggettazioni, fino alle vere e proprie difficoltà di utilizzare i linguaggi postcoordinati L2 con mezzi manuali, adattissimi e vantaggiosissimi con i mezzi elettronici. Detto questo, per la determinazione del problema del linguaggio di ricerca nelle medie biblioteche pubbliche, va aggiunto 1) che anche i cataloghi a funzionamento manuale di tipo classificato e/o soggettato sono poco diffusi nelle biblioteche italiane; 2) che l'elaborazione dei linguaggi di ricerca in Italia è molto lenta (per i soggettari sono noti i due esempi realizzati, quello della Biblioteca Civica di Torino a cura di Bottasso e quello della Biblioteca Nazionale di Firenze) o addirittura lentissima per le classificazioni decimali e per i thesauri. Già solo per questi fattori l'elaborazione elettronica ha dei limiti di utilizzazione in queste biblioteche. Se, per fare un esempio, la ricerca avviene sulla base dei soggetti, il vantaggio offerto dall'elaboratore si riduce quasi solamente a quello della velocità e viene nullificato dal suo costo. Diverso sarebbe il caso in cui si sfruttassero le sue capacità di eseguire operazioni logiche, ma queste non sono realizzabili con nessuno dei linguaggi L1. D'altra parte, la realizzazione di un thesaurus adatto a biblioteche non specialistiche sembra un problema complicatissimo e lontano da una soluzione. Le proposte a questo punto sono diverse: a) utilizzare i thesauri esistenti tutti contemporaneamente e secondo necessità; b) utilizzare gli indici delle classificazioni alla maniera di thesauri 47. Senza elencarne altre, già queste idee sono pura46 Op. cit ., p. 375. A. I. MICHAILOV, A. I. CERNYJ, R. S. GILIAREVSKIJ, op. cit., pp. 471-479; e inoltre Classification in the 1970’s. A discussion of development and prospects for the major schemes, edited by Arthur Maltby, London, Clive Bingley, 1972: particolarmente il capitolo di ROBERT R. FREEMAN, Classification in computer-based information systems of the 1970’s (pp. 249-264) e quello di D. AUSTIN, Trends toward a compatible general system (pp. 211-248). 47 111 mente teoriche per le biblioteche pubbliche italiane. Ci si potrebbe chiedere, infine, se questi linguaggi a descrittori sono proprio necessari o indispensabili alle biblioteche pubbliche per svolgere i propri compiti? E' questa una domanda che richiede una scelta generalissima, ma importante, da fare più alla luce di una analisi di politica culturale, che di linguistica, teoria dell'informazione o tecnica della documentazione. E allora di nuovo: cosa ci si può aspettare da un elaboratore in una biblioteca? Da quanto detto, sembra che la risposta sia meno fondata sulle possibilità teoricamente inf inite della macchina e più su quelle materialmente finite delle biblioteche e dei bibliotecari. La domanda cioè va capovolta (o sarebbe meglio dire: rimessa in piedi): che cosa ha da dare all'elaboratore la biblioteca e il bibliotecario? Posta in questi termini la questione, mentre viene destituita di autorità la macchina, si sollecita i bibliotecari a riflettere sul proprio lavoro in direzione di una fondazione teorica che, comprendendo la prassi attuale, ne diventi anche strumento di controllo cosciente e di modificazione programmata. ANTONIO DE COSMO 112 CONTRIBUTI PER UNA BIBLIOGRAFIA SU FEDERICO II Alcuni mesi fa, in occasione dell'anniversario del gemellaggio FoggiaGoppingen, la Biblioteca Provinciale di Foggia, allestì una piccola mostra su Federico II di Svevia. In seguito, si decise di ampliare quell'esperienza e compilare una bibliografia più completa ed articolata, che fornisse una serie di memorie e di studi sulle vicende del Medio Evo in Italia ed in Puglia dall'anno 1194 sino al 1268. Ovvero la storia del regno di Federico II sino alla scomparsa della casa degli Hohenstaufen in Puglia, dopo la sconfitta subita da Manfredi a Benevento ad opera di Carlo d'Angiò. Federico II, uomo d'armi, politico, legislatore e poeta, rimane una delle figure più emblematiche del Medio Evo mediterraneo: la sua personalità e le sue contraddizioni sembrano del resto rispecchiare gli stessi travagli dell'epoca. La sua è figura anche affascinante, se si pensa alle leggende che ne avvolgono la nascita e la fanciullezza. Crebbe senz'altro in fretta alla scuola degli intrighi di corte, quando salì al trono, si scontrò soprattutto col Papato, da Innocenzo II a Gregorio IX, apparendo, a seconda delle circostanze, ossequiente o anticristo. La sua complessa personalità, la vasta opera politica, oggetto di vari e discordi giudizi da parte degli studiosi, avvincono ed invitano all'indagine storica. Perché questa non si limiti a poche opere moderne, ma possa risalire alle fonti originarie attraverso le cronache coeve e si possa avvalere di una solida testimonianza documentaria, s'intende fornire una rassegna del materiale reperibile nella Biblioteca Provinciale di Foggia. La bibliografia consta di 184 titoli e si articola in tre parti: Documenti, Cronache, Opere moderne. Il materiale raccolto proviene dalla sezione « Fondi Speciali », che conserva documenti e pubblicazioni sulla storia, l'economia, l'arte, la cultura dell'Italia meridionale in genere e della Capitanata in particolare, dal periodo romano sino ai tempi odierni; 113 e dalla sezione « Sala di Consultazione », dove si possono trovare importanti raccolte di fonti storiche coeve di Federico II. Un esame più accurato della rassegna può chiarire le disposizioni delle opere ed i criteri seguiti nello sceglierle e ripartirle. La prima parte è solo documentaria e contiene diplomi, privilegi, lettere. Da essa si può ricavare la politica di Federico II nelle sue tre fondamentali manifestazioni: favorevole verso le città alleate, oppressiva verso quelle nemiche, ambigua nei riguardi della Chiesa. Il materiale documentario è reperibile nel « Codice Diplomatico Barese », nel « Codice Diplomatico Brindisino », nelle raccolte dell'Ughelli, del Vendola, del Kehr. Per quanto riguarda la città di Foggia, documenti importanti appaiono nell'« Archivum Fodianum » pubblicato a cura del Di Gioia. La vita economica in Capitanata sotto il regno di Federico Il è ampiamente documentata nel « Quaternus de excadenciis et revocatis Capitanatae », mentre l'epistolario di Pier della Vigna contribuisce alla conoscenza dell'amministrazione pubblica del regno e della vita di corte. La seconda sezione raccoglie 43 cronache coeve, che trattano, spesso in contrasto tra di loro, a seconda della collocazione di parte, le vicende del regno di Federico II e dei suoi successori, dalla Puglia alla Sicilia, dall'Italia settentrionale alla Germania, nei rapporti col Papa e con i signori e sudditi italiani e tedeschi. Riguardano le vicende dell'Italia meridionale le cronache di Niccolò di Jamsilla, Riccardo da S. Germano, Saba Malaspina, Matteo Spinelli; per gli interventi di Federico nelle vicende delle città italiane del Nord giova consultare gli « Annali Genovesi di Caffaro », il « Chronicon Marchiae Tarvisanae et Lombardiae », la « Cronaca Veneziana » di Andrea Dandolo, gli « Annales Placentini ». I rapporti tra impero e papato sono esposti nel « Platynae Historici. Liber de vita Christi ac omnium pontificum », mentre la « Cronica Maior » di Matteus parisiensis è fondamentale per conoscere i fatti del Concilio di Lione del 1245, in cui Innocenzo IV scomunicò Federico II. Le cronache sono contenute nelle seguenti raccolte generali: a) Cronisti e scrittori sincroni napoletani editi ed inediti ordinati per serie e pubblicati da Giuseppe Del Re. b) Fonti per la Storia d'Italia pubblicate dall'Istituto Storico Italiano. c) Raccolta di tutti i più rinomati scrittori dell'Istoria generale del Regno di Napoli. d) Raccolta di varie croniche, diarii, ed altri opuscoli così italiani, come latini appartenenti alla storia del Regno di Napoli. 114 115 e) Rerum Italicarum Scriptores di Muratori. Nuova edizione a cura di Carducci e Fiorini. f) Monumenta Germaniae Historica del Pertz. g) Italia Sacra dell'Ughelli. La terza parte fornisce 127 titoli di opere moderne. Alcune sono di carattere generale come quelle di Amari, Kantorowicz, Muratori, Summonte, Schirrmacher, Von Raumer, Winkelmann. Fondamentali sono poi gli scritti contenuti nell'« Archivio Storico Pugliese » e nel monumentale « Archivio Storico per le Province Napoletane », che resta sempre strumento indispensabile per qualunque ricerca storica sul Mezzogiorno italiano. Molte sono, ancora, le monografie che esaminano aspetti particolari della personalità e dell'attività di Federico II. Esse si potrebbero così classificare: Storia politica, Leggi ed economia, Cultura, Arte ed architettura. Alcune opere riguardano esclusivamente la storia della città di Foggia, particolarmente cara all'imperatore, come quelle del Biagi, Calvanese, Villani Carlo e Ferdinando, Bellucci; altre trattano la storia di alcune città della Capitanata, pure interessate alla politica sveva: Lucera, Troia, Siponto, Manfredonia, Monte S. Angelo, come quelle del D'Amelj, Egidi, Rosso Pietrantonio, De Santis. Come si può vedere, in definitiva, si è cercato di fornire un quadro bibliografico il piú esauriente possibile su Federico II e sulle sue vicende. Qualcosa, senz'altro, può essere sfuggita, però non si voleva fare opera perfetta, ma solo invitare alla lettura e fornire uno strumento per facilitare la ricerca storica, nell'idea che la biblioteca, per svolgere una valida attività culturale, non deve limitare il suo compito ad una sterile funzione di co nservazione di documenti, ma deve rendere questi vivi ed attuali, stimolando la ricerca da parte del lettore. A. VENTURA 116 145 la Capitanata Rassegna di vita e di studi della Provincia di Foggia H Hanno collaborato a questo fascicolo: dott. ANGELO CELUZZA, direttore Biblioteca Prov.le Foggia; dott. GUIDO PENSATO, vice direttore Biblioteca Prov.le Foggia; dott. ANTONIO DE COSMO e ANTONIO VENTURA, della Biblioteca Prov.le di Foggia; dott. LUIGI MANCINO, per la parte editoriale. S0MMARI0 A. CELUZZA - G. PENSATO:La situazione delle Biblioteche in Puglia ANTONIO DE COSMO: L'automazione in Biblioteca 65 83 ANTONIO VENTURA: Contributi per una bibliografia su Federico II 113