la Capitanata
Rassegna di vita e di studi della Provincia di Foggia
BOLLETTINO D'INFORMAZIONE
della
Biblioteca Provinciale di Foggia
Anno XI-XII (1973-'74)
n. 1-3 (gen-giu.)
IL XXIV CONGRESSO
dell'Associazione Italiana Biblioteche
(Foggia - Pugnochiuso, 5 - 10 ottobre 1974)
Queste note vanno alle stampe in un momento di particolare fervore
di intenti innovatori, di dibattito, di polemiche, intorno alle strutture bibliotecarie italiane, entro la più ampia discussione, a livello nazionale, delle
nuove linee di politica culturale generale.
L'evento più importante, almeno a livello istituzionale, è, senza dubbio, la creazione del Ministero dei Beni Culturali, la cui nascita sanziona,
con la realtà corposa del fatto, un nuovo concetto - quello di « bene culturale » appunto - e, dietro di esso, una nuova problematica di avvicinamento
ai fenomeni ed alle testimonianze culturali.
E' auspicabile che il confronto (e lo scontro), in atto intorno al nuovo Ministero, faccia giustizia di ogni visione accentratrice, sempre emergente, nonostante le cattive prove fatte in tre decenni di gestione dei beni e
delle strutture culturali del nostro Paese.
D'altra parte, soltanto da un decentramento democratico
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organico può emergere, con la chiarezza che fino ad oggi è mancata, il quadro dei compiti di direzione generale, di coordinamento e di riequilibrio
degli scompensi, che sono propri del potere centrale; compiti che sono stati
assolti nel modo che è sotto gli occhi di tutti, proprio perché non si è voluto rinunciare a « intervenire », sempre e dappertutto, alla gestione di una
miriade di istituti e strutture culturali che non hanno mai assolto a una funzione « nazionale », né dal punto di vista geografico, né da quello politicoculturale.
Nella direttrice, per così dire, « verticale » di decentramento (e di
possibile democratizzazione) della politica bibliotecaria italiana, va sottolineato con favore l'avvenuto passaggio alle Regioni delle competenze in materia di biblioteca pubblica: con le attese successive leggi regionali approvate, con la creazione, in Emilia, di un Istituto Regionale per i Beni Culturali,
- tutte queste nuove realtà si iscrivono entro l'atmosfera di generale « riproblematizzazione » che investe, con folate di aria nuova, la fin troppo « consolidata » e « monumentale » (nel senso archeologico del termine) realtà
culturale del nostro Paese.
Ben radicato - com'era inevitabile - in questo nuovo humus » di fermenti, si è aperto, il 5 ottobre, nell'auditorium della nuova Biblioteca Provinciale di Foggia, il XXIV Congresso nazionale dell'A.I.B., con le relazioni
riportate nelle pagine di questo fascicolo ed il saluto di Joachim Wieder,
intervenuto in rappresentanza dei colleghi stranieri presenti al Congresso.
I lavori sono ripresi il giorno successivo a Pugnochiuso, presso il
Centro internazionale dei Congressi, con la relazione di Mr. Harris, bibliotecario di Newcastle, sul tema « Formazione dei bibliotecari in Gran Bretagna
». Una esposizione, quella di Mr. Harris, articolata sul piano storico (il problema della formazione del personale nasce, in seno alla Associazione dei
bibliotecari inglesi, alla fine del secolo scorso!) e, allo stesso tempo, con
precisi riferimenti (anche critici) all'attuale situazione e al ruolo dell'Associazione in questo settore.
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E' seguita, quindi, la comunicazione di Oreste Porello su La normalizzazione internazionale e nazionale e l'attività della Commissione UNI/DRD « Documentazione e riproduzione documentaria », incentrata sulle origini, sulle vicende, sulle attività della Commissione, a partire dal 1961, data della sua costituzione, e su un breve panorama dei vari organismi operanti, a livello nazionale e internazionale nel settore della unificazione e « normalizzazione
nel campo della documentazione, delle biblioteche e del trattamento dei
dati che vi si riferiscono ».
Nella stessa giornata... si consuma l'ennesimo rinvio della modifica
statutaria più volte sollecitata dai soci e mirante a consentire un effettivo,
sostanziale decentramento organizzativo e decisionale dell'A.I.B. e, quindi,
una partecipazione più responsabile e più diretta di tutti i soci e di tutte le
realtà locali alla elaborazione della politica culturale dell'Associazione. Nel
corso del Congresso di Foggia si sono confrontate due posizioni: una che
proponeva di affidare la elezione del Consiglio Direttivo al voto per corrispondenza in grado di consentire a tutti i soci di partecipare alla elezione;
l'altra che intendeva sostanziare la partecipazione democratica, al di là di
quello che è soltanto il momento finale, il voto, modificando e intervenendo, attraverso il meccanismo dei congressi e dei delegati regionali, sullo
stesso processo di formazione della politica dell'Associazione. Due posizioni, come si vede, lontane. Il nodo non è stato, comunque, ancora sciolto.
Sarà difficile, riteniamo, rinviare oltre la soluzione di questo problema, senza mettere, in discussione la stessa sopravvivenza dell'A.I.B., che
potrebbe esplodere in tante realtà locali da cui, poi, faticosamente ripartite
per ricomporre il tessuto di un discorso organico e unitario.
I GRUPPI DI LAVORO
I giorni 7 e 8 sono stati dedicati alle riunioni dei Gruppi di lavoro.
Il Gruppo di lavoro delle biblioteche universitarie ha ribadito l'esigenza di
spingere perché la riforma universita3
ria (mito o sogno?) affronti e risolva anche il problema delle biblioteche e le
restituisca pienamente alla loro funzione di ricerca e didattica.
Il Gruppo di lavoro delle biblioteche pubbliche ha suggerito, sulla base dell'esame e della discussione del documento sulla biblioteca pubblica in Italia,
approntato dalla apposita commissione, un ulteriore approfondimento degli
aspetti relativi al tema della distrettualizzazione in relazione al « dimensionamento » dei sistemi bibliotecari e dei rapporti scuola-biblioteca alla luce dei
decreti delegati e, in particolare, delle possibilità che questi offrono di risolvere l'annoso problema delle biblioteche scolastiche.
E' stato chiesto alla Commissione di precisare il ruolo del bibliotecario
nella biblioteca pubblica e nell'ambito delle commissioni di gestione della
stessa; commissioni in cui il Gruppo individua lo strumento fondamentale di
partecipazione e di autogoverno degli utenti e della comunità tutta nei confronti dell'istituto « biblioteca ».
Il Gruppo ha, infine, affidato a una Commissione appositamente nominata il compito di studiare tutte le leggi e i progetti di legge regionali in
materia di biblioteche.
Il Sottogruppo delle biblioteche per ragazzi ha presentato una nuova serie di
« documenti » su vari argomenti e ha intrapreso la collaborazione a Children
literature abstracts. Una commissione curerà lo studio dei problemi connessi alla
« strategia » degli audiovisivi nelle attività culturali destinate ai ragazzi, al fine di
evitare che accada nelle biblioteche quello che si verifica nelle scuole, in cui il «
confronto » con questi strumenti si risolve, il più delle volte, quando non manca del tutto, in un uso scorretto e inadeguato alle peculiari potenzialità degli
stessi.
Il Gruppo di lavoro per la formazione professionale, le cui riunioni, come al
solito, hanno visto la partecipazione di un gran numero di soci, ha ribadito l'esigenza, soprattutto di fronte al rapido evolversi dei compiti e delle funzioni
della biblioteca e dello stesso ruolo del bibliotecario di giungere alla istituzione
di scuole stabili a livello medio-superiore e a livello universitario. Particolare
attenzione è, stata dedicata alla formazione degli assistenti di biblioteca e all'aggiorna4
mento del personale già in servizio presso le biblioteche.
Dopo aver ascoltato le relazioni sulla nuova « Provinciale » di Foggia e
sulle comunali di Verona e Genzano (in costruzione) il Gruppo di lavoro per
l'edilizia delle biblioteche ha sollecitato tutti i soci e quanti sono interessati, a vario titolo, al problema, a far pervenire il materiale relativo ai progetti già realizzati o in fase di studio o esecuzione.
La dovuta attenzione dovrà essere rivolta, si è stati concordi su questo
punto, alla legislazione in materia di edilizia bibliotecaria. Si è, a tal proposito,
rilevata l'esigenza di giungere al più presto a un incontro con i responsabili a
livello regionale.
Il Gruppo delle biblioteche specializzate ha incentrato i suoi lavori su una
mozione mirante a sollecitare la costituzione di una biblioteca nazionale per
la scienza e per la tecnica. Il primo e rilevante nucleo di tale istituzione verrebbe ad essere costituito dalla biblioteca del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Il Sottogruppo per le biblioteche parlamentari e amministrative ha espresso
l'auspicio che la riforma della pubblica amministrazione comprenda anche un
adeguato potenziamento dei compiti dei servizi e delle disponibilità delle biblioteche degli enti a livello centrale e a livello periferico e decentrato. E',
infatti, un dato incontrovertibile, al di là delle difficoltà che il Comitato direttivo del Sottogruppo ha incontrato nella compilazione di un repertorio completo delle biblioteche di questo settore, e nel sollecitare e promuovere una
concreta e assidua collaborazione tra le stesse, l'aumento di credibilità dei
servizi che queste strutture possono svolgere nell'ambito della Pubblica Amministrazione.
Il Sottogruppo delle biblioteche per le arti dello spettacolo ha rilevato l'esigenza di una collaborazione con la Société Internationale des Bibliothèques et Musées des Arts du Spectacle, concorrendo ad aggiornare il relativo Répertoire international; di dare l'avvio a una bibliografia del teatro italiano e alla compilazione delle schede bibliografiche per la Revue d'Histoire du théâtre.
I soci iscritti al Gruppo di lavoro per i fondi e documenti antichi e preziosi e
presenti a Pugnochiuso, constatata
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l'assenza della Commissione in carica, hanno nominato una nuova Commissione, cui è stato affidato il compito di ripristinare tutte le condizioni per
proseguire le iniziative sospese, con particolare riferimento al census delle
cinquecentine.
Il Gruppo di lavoro per i periodici e le pubblicazioni in serie ha dedicato le
sue riunioni alla collaborazione con il Gruppo dell'automazione circa la
norma UNI per i cataloghi di periodici; al completamento dell'indagine sui
giornali della « Nazionale » di Firenze, danneggiati dall'alluvione del 1966; al
catalogo dei periodici correnti e alla bibliografia dei periodici italiani.
Nell'ambito del Gruppo di lavoro per la razionalizzazione, reprografia, meccanizzazione e automazione è stata annunciata l'avvenuta ratifica, da parte dell'Assemblea della UNI/DRD, della norma UNI 6392-68 relativa ai « Cataloghi alfabetici di periodici » e la prossima pubblicazione, tra i Quaderni dell'A.I.B., dell'International Standard Bibliographic Description for Serials e del volume di R. T. Kimber Automation in Libraries.
Il Gruppo di lavoro per la teoria e la ricerca biblioteconomica ha deciso di
procedere a censire i periodici professionali e a compilare una bibliografia
di carattere generale, il cui aggiornamento spetterà, poi, per i settori di specifica competenza, agli altri Gruppi. Rilievo particolare è stato dato alla
proposta di sollecitare la costituzione a livello locale e a cura delle Sezioni
A.I.B. di biblioteche professionali e a quella di trasferire alla « Nazionale »
di Roma la biblioteca dell'Associazione.
Il Gruppo di lavoro per la catalogazione ha discusso le « raccomandazioni
», risalenti al Congresso del 1967, circa la catalogazione del materiale non
librario e le successive revisioni e ha auspicato la pubblicazione dell'appendice alle Cataloguing rules for music imprints e della guida alla DDC la cui traduzione è stata curata, rispettivamente, dal socio Paganelli e da una équipe
della « Provinciale » di Foggia facente capo a Angelo Celuzza.
La prima parte del giorno 9 è stata dedicata alla riunione dei delegati
regionali e alla relazione di Antonio Guarino
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sulla situazione delle varie realtà bibliotecarie rispetto alla esperienza regionale.
Guarino ha messo in guardia da alcune pericolose tendenze che si
sono manifestate: a) ad accentuare gli aspetti burocratico-amministrativi, a
scapito di quelli tecnico-culturali, degli uffici di soprintendenza; b) a consentire, se non a sollecitare, particolarmente in alcune regioni meridionali,
un intervento sostitutivo del Ministero della Pubblica Istruzione.
Guarino, ha, quindi, riferito che, dopo la Lombardia, altre regioni
hanno affrontato e risolto il problema della legge: Veneto e EmiliaRomagna'. Altre ancora, come il Lazio, hanno compiuto molti passi in questa direzione.
La relazione ha infine ribadito l'esigenza della istituzione di un « fondo nazionale » che consenta di intervenire in via eccezionale per correggere
squilibri e sostenere « piani regionali di sviluppo ».
Nel pomeriggio del 9, nel corso dell'ultima riunione plenaria dei soci,
sono stati presentati e approvati numerosi importanti ordini del giorno.
Il giorno 10 i congressisti si sono recati a Foggia, dove, alla presenza
del Sottosegretario alla Pubblica Istruzione, Smurra, e delle massime autorità della Regione, della Provincia e della Città, si è svolta la cerimonia
ufficiale di inaugurazione della nuova Biblioteca Provinciale.
La cronaca di una manifestazione come questa è tutta nella storia e
nella descrizione dell'importante istituto bibliotecario. A tal fine risponde la
relazione di Angelo Celuzza, riportata nella prima parte di questo fascicolo.
Qui è sufficiente richiamare le indicazioni che vengono dalla vicenda
della nuova « Provinciale » di Foggia e la relazione Celuzza che la ripercorre.
GUIDO PENSATO
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DISCORSI
Geom. PELLEGRINO GRAZIANI
Sindaco di Foggia
Autorità, Signore, Signori Convegnisti,
mi è particolarmente gradito trovarmi oggi in una sede tanto qualificata ed
animata, per porgere il saluto più fervido e cordiale a nome della città.
La scelta di Foggia per questo importante congresso riveste per tutti
noi essenzialmente un duplice carattere: di riconoscimento e attenzione, e
di stimolo.
Sollecitazione e stimolo verso sempre più alte mete di cultura che sono anche nobili traguardi di civiltà; riconoscimenti che comunque Foggia è
consapevole di meritare sia per la sua « carica » di disponibilità e sensibilità
schiettamente meridionale, sia anche per il poderoso sforzo che compie per
sviluppare e potenziare le sue strutture culturali e renderle davvero idonee
ad una completa e organica crescita della sua gente.
La prova più concreta e confortante viene (e il riferimento mi sembra
inevitabile in queste animate e fervide giornate che precedono l'inaugurazione ufficiale) dalla realizzazione di questa nuova Biblioteca che la Amministrazione Provinciale ha voluto porre, con tanto sacrificio, impegno e
lungimiranza, al servizio della « sete di sapere » di noi tutti, ed in particolare
dei nostri giovani.
Dei pregi e dei meriti di questa istituzione, e soprattutto delle legittime attese che essa accende in tutti, molto si è detto, ancor di più si dirà nei
prossimi giorni.
In questa, che mi sembra la sede più attenta e qualificata, mi limiterò a
rivolgere un doveroso plauso e un apprezzamento davvero sentito all'amico
Franco Galasso per la tenace volontà e per l'acuta sensibilità con cui ha sostenuto la realizzazione
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ed ha saputo dotare non solo Foggia ma, si può dire, tutta intera la Capitanata di un'istituzione altamente qualificante e di estrema validità.
Anche iniziative come questa sono un modo concreto di « fare cultura ».
Ma le opere, impegnative e laboriose nella realizzazione, hanno bisogno di cura e attenzione anche nella conduzione, nel lavoro, per farne non
statici serbatoi di volumi » ma strumenti vivi di progresso e di stimolo.
E per questo delicato lavoro consentitemi di confermare apprezzamento e fiducia al dottor Angelo Celuzza, la cui dedizione e la cui sensibile
competenza sono la garanzia migliore per un efficace funzionamento e per
la più proficua amministrazione di un così prezioso patrimonio comune.
Anche la Regione, dal canto suo, - nella quale Foggia e Capitanata
hanno un rappresentante sollecito e attento, personalmente impegnato come l'assessore Ciuffreda - ha offerto un sostegno di preziosa validità.
E aggiungo un doveroso saluto a questa assemblea con un vivo ringraziamento per la scelta della nostra città e sede di lavori che auspico di
cuore possano riuscire davvero proficui.
Foggia è certo onorata ma vede in questa scelta - come accennavo
poc'anzi - non un semplice e magari sterile motivo di compiacimento ed
orgoglio ma anche una forma di stimolo produttiva e un mezzo di sostegno
per più alti e - perché no? - ambiziosi traguardi di civiltà.
In un processo di profonda trasformazione agricola e di evoluzione
industriale come quello che stiamo vivendo, e in un momento di laborioso
travaglio economico e sociale che stiamo attraversando, si avverte in misura
più acuta il bisogno di un' « anima » culturale, fervida e viva.
E' un'istanza che sale da tutti i livelli, alla quale le iniziative come
quelle che stiamo vivendo danno indubbiamente la risposta più confortante.
In questa nobile, animata gara per lo sviluppo culturale della nostra
terra il Comune del capoluogo non può restare in seconda linea; si sente
anzi impegnato a sostenere un così grande sforzo con le iniziative più varie,
dirette ed anche indirette (posso citare, a caso, l'innovatrice istituzione della
fascia
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gratuita mattutina di trasporto urbano, essenzialmente a vantaggio e sostegno delle fatiche scolastiche di tanti nostri giovani, o il pesante sacrificio
finanziario per eliminare dalle scuole, con un massiccio incremento di aule,
gli estenuanti « doppi turni » di lezioni; e, ancora, l'opera per una sollecita
dotazione di infrastrutture anche stradali a vantaggio proprio di questa Biblioteca-gioiello).
Ma un'altra iniziativa degna di attenzione posso annunciare oggi in
questa sede: la prossima istituzione delle « biblioteche di quartiere ».
Quel decentramento che tanto tenacemente abbiamo sostenuto a livello politico-amministrativo, sarà così attuato per la prima volta a Foggia
anche sul piano culturale; libri e pubblicazioni - e con loro le idee, i frutti di
una libera espressione del pensiero - scenderanno agevolmente, in misura
capillare, fin nell'intimo e nel vivo della nostra gente; saranno la linfa essenziale per lo sviluppo di una coscienza autenticamente democratica, e per
una salda formazione di cultura e civiltà soprattutto nelle nuove generazioni.
Sulla base di queste sincere convinzioni posso oggi confermare l'impegno più attivo della civica Amministrazione per far sì che ogni quartiere
di Foggia sia dotato, in futuro, di una attrezzata biblioteca. Idealmente all'ombra dell'imponente istituzione provinciale che oggi ci ospita in anteprima (e dalla quale potranno trarre esempio di funzionalità e ispirazioni per
un servizio sempre più efficace e moderno per la comunità), anche le più
modeste ma non meno vitali « biblioteche di quartiere » foggiane sapranno
assolvere un ruolo di preziosa utilità.
Questo impegno mi sembra, per Foggia, il modo più concreto e proficuo di aderire all'importante convegno che apre oggi i lavori, e di contribuire allo stesso tempo alla faticosa ma esaltante formazione di quella cultura che è l' « anima » di ogni autentica crescita civile, spirituale e sociale
della nostra gente.
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Dott. FRANCO GALASSO
Presidente Amministrazione Provinciale
Signor Presidente, Signori congressisti, illustri ospiti stranieri, ho l'onore di porgere a loro il saluto caloroso della Giunta, del Consiglio Provinciale di Capitanata, delle nostre popolazioni e mio personale.
Il saluto della gente dauna è il saluto vero e affettuoso di chi ha imparato a conoscere le biblioteche, e a riconoscere in esse una struttura indispensabile del tempo libero, della formazione culturale, dell'attività scolastica, del dibattito civile e politico: una struttura, insomma, della comunità e
non soltanto al servizio della comunità.
E' la realtà della presenza qui, oggi, accanto a noi di tutta la comunità
provinciale quale protagonista di questo boom delle biblioteche in Capitanata che ci fa sentire l'importanza della presenza della Associazione Italiana
Biblioteche e del suo congresso.
Sappiamo che non è casuale, dovuto, cioè, ai normali avvicendamenti
nella scelta delle sedi il fatto che questo XXIV Congresso si svolga nella
nostra Provincia. Sappiamo che i congressisti sono non soltanto per ammirare le nostre bellezze naturali e artistiche (sono tante e certamente attraenti) e per affrontare i problemi dell'Organizzazione bibliotecaria italiana, ma
anche per vedere quello che abbiamo realizzato, quello che si è realizzato in
una provincia del Mezzogiorno nel campo della organizzazione culturale e
per l'impegno degli Enti locali.
Questa attenzione intorno alle nostre realizzazioni ci riempie di soddisfazione soprattutto perché esse non si esauriscono nella costruzione della nostra « Provinciale », che, al contrario, è il centro, moderno e funzionale, di una rete di strutture bibliotecarie che ormai copre tutti i Comuni della
provincia.
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Insomma, non si tratta della solita cattedrale nel deserto, troppo
spesso elargita al nostro SUD.
Il lavoro dell'Amministrazione Provinciale di Capitanata nel settore
specifico delle biblioteche è la testimonianza concreta delle grandi possibilità di intervento degli Enti locali anche nel campo della cultura che tante
insufficienze denuncia. Una verifica di ciò è nel livello raggiunto dal dibattito tra Regioni, Provincia e i Comuni in merito ai temi dei beni culturali e
dell'informazione per i quali si è ormai nel campo dei concreti interventi.
Accanto alla legittima soddisfazione che ci viene dalla presenza di
tanti illustri studiosi che hanno voluto rendersi conto in prima persona del
risultato del lavoro realizzato qui a Foggia, sentiamo che gravi e maggiori
responsabilità incombono su noi tutti. Non potremo certo sciupare per difetto di impegno o per soddisfatta pigrizia tutte le potenzialità che ci offre il
lavoro fin qui fatto.
L'impegno che qui sento di poter assumere è che questa Amministrazione farà sempre più tesoro dei suggerimenti tecnici e delle linee di politica
bibliotecaria suggeriti dalla Associazione Italiana Biblioteche già benemerita
perché non trascurabile nel processo di democratizzazione delle biblioteche, in un Paese come il nostro così ricco di tradizioni, è dovuta alla azione
continua dell'A.I.B. specie nell'ultimo ventennio.
Nel solco di questo impegno opereremo affinché le biblioteche operanti in Capitanata siano sempre più al servizio di tutti, assicurando a ciascuno tutte le opportunità perché il diritto allo studio e l'accesso alla cultura
non siano privilegio di pochi, ma, come vuole la nostra Carta Costituzionale, una concreta e operante realtà.
Se non ci fossimo messi in questo spirito avremmo certamente tradito le attese delle nostre comunità, che chiedono strumenti di elevazione
civile e sentono che fra questi il più importante è proprio oltre alla Scuola
un modo nuovo di concepire la Biblioteca.
Gli sforzi degli Amministratori sono stati proprio tesi a questi ambiziosi traguardi affinché questo nel quale lorsignori stanno per iniziare i lavori del Congresso sia un punto di incontro per coloro che oltre alla arida e
sterile informazione
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sentono il bisogno di vivificare le loro esperienze, di accrescere la loro cultura.
Cercheremo perciò di continuare nei nostri sforzi, e so di parlare a
nome dell'intero Consiglio provinciale, perché questi traguardi si raggiungano, perché si raggiunga il traguardo di una comunicazione sempre più
efficace e concreta con le Biblioteche del Sistema che sono nella nostra
provincia, di una possibilità di fruizione della « Provinciale » da parte di tutti, con opportuno prolungamento degli orari, ma soprattutto di un inserimento della nostra struttura all'esterno di essa perché possa diventare un
fatto determinante della vita della nostra comunità.
Si è già fatto tanto, come loro vedono e dobbiamo per questo porgere il nostro ringraziamento al Ministero della P.I. che ha risposto sempre
con entusiasmo alle nostre richieste, all'Assessorato regionale alla P. L, qui
egregiamente rappresentato dall'Avv. Pasquale Ciuffreda, che non ci ha fatto mancare il suo sostegno non soltanto morale ed ha mostrato di comprendere appieno i nostri problemi, le nostre ansie, le nostre prospettive,
con un impegno diretto, personale entusiasta nei limiti e anche oltre i limiti
delle sue possibilità. Ed infine mi consentano un pensiero di gratitudine ai
loro colleghi che operano nella nostra Biblioteca e che hanno reso possibile, insieme a tutto il personale della Amministrazione Provinciale nelle
mansioni a ciascuno affidate, la realizzazione di questa istituzione.
Una citazione particolare, l'interessato me la perdoni, merita il Dott.
Angelo Celuzza che ha, direi con freddo entusiasmo (per la sua durata) saputo intuire e proporre agli Amministratori questa realizzazione nelle sue
strutture e nello spirito da cui deve essere animata e pervasa. Ed infine un
ringraziamento caloroso all'A.I.B. che scegliendo Foggia come sede del suo
congresso, ha voluto dare il riconoscimento decisivo alla validità dei nostri
sforzi.
Esprimendo la certezza che questo Congresso porterà un ulteriore
contributo alla organizzazione bibliotecaria italiana, come è nella tradizione
consolidata dell'A.I.B., auguro a tutti buon lavoro.
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Avv. PASQUALE CIUFFREDA
Assessore P. I. Regione Puglia
Sono lieto di recare il saluto più cordiale mio personale e, per sua espressa delega, quello del Presidente della Giunta Regionale a tutti i convegnisti e a quanti hanno voluto intervenire a questo incontro, che registra
presenze qualificate del mondo culturale italiano e internazionale.
L'incontro non poteva avvenire in una sede e in un ambiente più
congeniali, come pure questa sede e questo ambiente non potevano ricevere
miglior battesimo. Vorrei dire che siete un po' come a casa vostra, e magari
molti di voi con la segreta speranza di volerla nella propria città una simile
casa.
Di qui l'auspicio che tali importanti opere abbiano a realizzarsi ovunque l'ansia di cultura è viva e chiede di essere appagata: non solo per un'esigenza di sintesi di un sofferto travaglio culturale, ma anche, e direi soprattutto, per raggiungere più alti livelli di cultura e quindi di civiltà.
E' il caso di Foggia, dove il raggiungimento di questa gloriosa tappa
culturale, che assomma gli sforzi di un'intera comunità, al di là dei meriti
particolari di uomini che in prima linea hanno percorso questo difficile
cammino, rappresenta la più valida premessa e il titolo più alto per vedere
realizzata la giusta e civile aspirazione di un centro universitario come naturale sbocco di un processo culturale di cui questa moderna e importante
struttura che oggi ci ospita è palpabile e qualificante testimonianza.
La Capitanata è matura per avanzare nella sua esperienza culturale.
Ogni battuta di arresto può rendere fragile il suo sviluppo proprio
ora che sono in movimento i suoi meccanismi di crescita economica e industriale.
E' oramai consapevolezza generale che lo sviluppo democratico in
una realtà in movimento riceve la sua qualità, il suo
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impulso e la sua forza dal grado di maturità civile della comunità e che tale
maturità è conseguibile solo attraverso una maturazione culturale che richiede un impegno di fondo di quanti e a livello pubblico e privato e nella
scuola e fuori della scuola hanno responsabilità nel campo della cultura.
L'interesse della Regione Puglia per i problemi educativi e culturali
trae la sua motivazione appunto dalla consapevolezza che l'elevazione del
livello qualitativo della comunità è il fondamento di ogni progresso e di ogni sviluppo.
Se vero è che lo sviluppo economico favorisce i processi culturali è
altresì vero che la scuola e la cultura lo qualificano e lo rendono a dimensione dell'uomo.
Di qui la necessità di ricondurre il discorso culturale nel rispetto di
tale rapporto. Dobbiamo rilevare che in passato la azione svolta nel campo
culturale non ha trovato un solido ancoraggio a tale rapporto, con gravi
conseguenti sfasature nei processi di sviluppo sopratutto nel Mezzogiorno
d'Italia, dove ancor oggi si avverte più profonda ed urgente l'esigenza di un
maggiore impegno nel campo dell'istruzione e della cultura.
In tale impegno la nostra politica culturale è stata concepita e impostata in modo da corrispondere ai bisogni della comunità, nel profondo
convincimento che la Regione è un organismo aperto a tutte le istanze sociali. Ecco perché la nostra azione non poteva condurre se non un discorso
incentrato sul rapporto Cultura-Democrazia; rapporto nel quale abbiamo
collocato in primis l'accertamento, il censimento, la salvaguardia, la valorizzazione e la fruizione oculata dei Beni Culturali esistenti nell'area regionale.
Compito nuovo e non facile, in vista del quale è stata subito costituita la
Commissione per i Beni Culturali, cui è seguita l'approvazione della legge
regionale 7/2/1974, n. 10, per la promozione e diffusione della cultura.
Va rilevato, peraltro, che sin dall'inizio della nostra azione abbiamo
avuto chiara l'idea che la biblioteca va riguardata come caposaldo nella strategia che la nostra politica culturale comporta.
La competenza regionale, che presenta spazi ancora limitati, è venuta
a ricadere in un momento storico in cui l'apertura ai problemi culturali e la
consapevolezza di nuove e più
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organiche strategie ci presentano un terreno sul quale pesano ritardi ed inadempienze che in tutti questi anni si sono accumulati.
L'impegno regionale va misurato nel contesto di tale condizione e realtà. E qui vorrei, in rapida sintesi, e limitando il discorso al solo problema
delle biblioteche, tracciare un con-
suntivo dell'azione svolta dall'Assessorato Regionale alla P. I. e Cultura non
per una pomposa esigenza di vetrina, ma unicamente per una verifica concreta dell'opportunità del trasferimento delle competenze, in questo campo
specifico, dallo Stato alle Regioni.
Il necessario e doveroso confronto fra interventi statali e interventi
regionali, anche se condotto sulla sola base degli stanziamenti effettuati dai
due Enti, pone in evidenza il benemerito derivante da una visione diretta e
talora immediata dei
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problemi e quindi dalla loro impostazione più rispondente alle diverse realtà.
E tanto ancor più ove si ponga in essere un istituto bibliografico in
grado di corrispondere alle esigenze della comunità in relazione alle sue caratteristiche culturali, economiche e sociali nel contesto locale e regionale,
ma in prospettiva di larga e autentica informazione, feconda educazione
permanente, miglioramento culturale e proficua utilizzazione del tempo
libero.
Limitando l'esame ai consuntivi posteriormente al 1965, risultano erogati dal Ministero della P. I., Direzione Generale delle Accademie e Biblioteche e per la diffusione della Cultura, lire 470.705.544 in favore delle
biblioteche pubbliche della Puglia per il quinquennio 1966-1970; nello stesso
periodo furono destinati in dono 17.858 volumi. Successivamente, e cioè nel
1971, ultimo anno di competenza ministeriale, furono assegnati alle nostre
biblioteche contributi per un totale di Lire 218.202.948.
Nel 1972 il Ministero finanziò i sistemi bibliotecari di Lecce e Foggia
nella misura complessiva di L. 83.829.000, assegnando inoltre L. 20.000.000
per la nuova Provinciale di Foggia; mentre la Regione, sempre nel '72, e cioè
al suo primo anno di competenza, effettuò interventi assommanti a Lire
310.675.411, di cui L. 145.480.659, pari al 46,82 %, per le biblioteche autonome; L. 151.694.752, pari al 48,87%, per i sistemi bibliotecari; e L.
13.500.000, pari al 4,31 %, per le biblioteche ecclesiastiche.
Ulteriori contributi ministeriali figurano nell'esercizio finanziario
1973, per L. 37.287.000, assegnati ai sistemi bibliotecari di Foggia e Lecce.
La Regione per il 1973 contribuì in misura maggiore rispetto all'anno
precedente stanziando ed erogando somme per complessive L. 370.510.504,
di cui
L. 226.352.280, pari al 61,29%, per le biblioteche autonome;
L. 117.900.000, pari al 31,63 %, per i sistemi bibliotecari;
e L. 26.258.224, pari al 7,08%, per le biblioteche ecclesiastiche.
Cura costante dell'Assessorato è stata quella di ripartire gli interventi
in aderenza alle primarie necessità delle biblio18
teche, tanto autonome quanto inserite nei due sistemi di Foggia e di Lecce;
necessità riscontrate e rappresentate dalla competente Soprintendenza ai
Beni Librari, chiamata - dopo il passaggio all'Ente Regione - ad assolvere
ulteriori compiti, come quello inerente alle attività culturali nonché al funzionamento dei Centri di Servizi Culturali e dei Centri di Servizi Sociali.
Attenzione non meno doverosa è stata rivolta alle Biblioteche ecclesiastiche, per le quali non s'intende solo provvedere per la buona conservazione del pur sempre cospicuo patrimonio bibliografico, ma contribuire a
potenziare le attrezzature e incrementare i fondi, sempre che alla comunità
sia assicurata la libera e indiscriminata fruizione dei libri, nonché la presenza e la guida di personale adeguato.
L'istanza della conservazione e della utilizzazione del materiale raro e
di pregio, tanto delle biblioteche degli Enti locali quanto di quelle religiose,
ha comportato l'inserimento di apposito capitolo nel bilancio regionale attualmente per 10 milioni di lire -, sicché la Soprintendenza fa avvertire la
sua qualificata presenza anche in questo particolare settore, demandandosi
al suo personale l'esame e quindi la scelta degli esemplari degni di restauro
o di altro utile intervento.
Uno sguardo ulteriore alle annotazioni statistiche - e ancora col valido conforto dei consuntivi - permette di verificare l'attenzione rivolta, non
meno responsabilmente, al potenziamento di un istituto bibliografico regionale, la cui funzione deve riconoscersi primaria nel campo dell'istruzione
e della cultura a tutti i livelli, non esclusi quelli dell'insegnamento universitario.
Vorrei ricordare qui come, appena concluso ogni adempimento della
Regione in ottemperanza alla legge 30 novembre 1973, n. 766, intervenendo
presso il Ministro alla P.I., On.le Malfatti, a,sostenere le ragioni per l'università a Foggia, ritenni mio dovere accennare alla disponibilità della nuova
biblioteca provinciale quale strumento culturale validissimo anche ai fini
delle esigenze proprie di docenti e studenti.
La provinciale di Foggia, al pari di ogni autentica realizzazione sociale, deve indurre il politico responsabile a tenerne
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conto quale efficace paradigma per una corretta programmazione culturale.
Appena costituita, la Regione si è trovata difronte ad una opera concepita, progettata e avviata nei modi che solo il felice incontro di amministratori sensibili e attenti e tecnici di alto livello possono determinare; e nel
nostro caso - dall'inizio del discorso, di un discorso che continua per i fortunati lettori del nuovo e massimo istituto bibliografico della Capitanata - è
intervenuta la tenace azione del Dott. Celuzza, al quale, come a quanti si
sono impegnati nella importante realizzazione, rendo in questa sede una
testimonianza di stima e di apprezzamento.
L'annotazione statistica che ho ricordato registra per la nuova biblioteca, accanto agli interventi rilevanti tanto del Ministero della P. I. quanto
dell'Amministrazione Provinciale di Capitanata, il concorso della Regione
nella misura di Lire 85.252.280, somma erogata negli esercizi finanziari
1972 e '73 per attrezzature metalliche e automatizzate, opere di consultazione di costante validità, restauri di materiale librario di pregio, dotazione
di microfilm e dischi.
La superba realizzazione, proprio in quanto paradigmatica, attesta
della concreta possibilità di bene operare nel settore delle biblioteche pubbliche entro tutta l'area regionale. E' chiaro che solo una definitiva regolamentazione di legge nel settore può consentire interventi efficaci in quanto
programmati nel contesto di precise finalità.
Il disegno di legge da me predisposto (e che fra non molto sottoporrò all'esame della Giunta Regionale) s'incardina sulla determinante partecipazione della Regione mediante:
a) interventi finanziari largamente integrativi, e fino alla misura
pari al 75% delle spese effettivamente sostenute - e chiaramente accertabili
sulla base dei consuntivi - dagli Enti proprietari delle biblioteche;
b) il finanziamento, fino allo stesso limite del 75%, dei sistemi bibliotecari (che si prevedono anche per le rimanenti tre provincie);
c) precisi obblighi previsti per gli Enti proprietari, tanto delle
biblioteche autonome quanto di quelle inserite nei sistemi, circa l'impiego di
personale qualificato;
d) l'istituzione, a totale carico della Regione, di corsi di
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formazione professionale e di aggiornamento per bibliotecari e assistenti di
biblioteca, la cui organizzazione sarà affidata alla Soprintendenza ai Beni
Librari;
e) la collocazione responsabile e primaria del bibliotecario in seno
alle commissioni previste per la gestione degli istituti e costituite da persone
di riconosciuta capacità, nomi-
nate dai Consigli Comunali e Provinciali e con la presenza, in ogni caso,
delle minoranze;
f) l'assegnazione alla Soprintendenza ai Beni Librari di un congruo
numero di funzionari e impiegati in grado di assolvere ai numerosi compiti
ad essa demandati;
g) la doverosa considerazione delle biblioteche popolari e di quelle
di Enti religiosi, per le quali saranno previsti interventi finanziari della
Regione nei casi di riconosciuta necessità
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e previo accertamento dell'uso pubblico e integrale consentito a tutti i cittadini.
Devo solo aggiungere che sono stati tenuti nel debito conto, per
quanto attiene alla preparazione del predetto disegno di legge, i risultati acquisiti dalla benemerita Associazione Italiana Biblioteche nel campo specifico della legislazione e organizzazione bibliotecaria così come non si mancherà di richiedere consigli e suggerimenti, oltre che la partecipazione personale, ai suoi autorevoli componenti per l'istituzione, l'organizzazione e lo
svolgimento dei corsi di formazione professionale e di aggiornamento.
Per chi Vi parla - è abbastanza chiaro - permane assolutamente prioritario il problema del personale, tanto all'interno delle biblioteche pubbliche degli
Enti locali e d'interesse locale e regionale, quanto in seno agli Uffici dell'Assessorato e in particolare alla Soprintendenza ai Beni Librari. Cercheremo di corrispondere a questa fondamentale istanza, convinti come siamo che nessuna organizzazione bibliotecaria può concepirsi in assenza o rarefazione di tecnici
qualificati: essi soli possono rendere produttivi, nell'accezione dignitosa, tutti gli
stanziamenti che nei bilanci di previsione parlano di informazioni, educazione
permanente, animazione culturale e impiego, talora massivo, di dischi e di nastri.
Sono certo che questo vostro convegno, che pur vorrei poter seguire
in tutte le sue fasi e che cade in un momento assai fortunato per la Regione
Puglia che si accinge, dopo una lunga e meditata esperienza e riflessione, a
darsi la sua legge sulle biblioteche, non mancherà di offrirci spunti preziosi
dei quali certamente mi gioverò ancora per affinare e migliorare lo strumento legislativo che ho già predisposto e che presenterò alla Giunta Regionale
dopo aver valutato attentamente le conclusioni dei vostri lavori.
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Relazione del Dr. RENATO PAGETTI
Presidente A.I.B.
Anno difficile, ed anche tragico, quello passato. Ovunque, in tutto il
mondo, difficoltà nuove, crisi economiche e sociali: temperate o meno evidenti in Paesi socialmente o tecnologicamente avanzati, acuite altrove.
Il nostro Paese, retto da una classe politica molto discussa, ma che
comunque rispecchia sempre, nel bene e nel male, il suo elettorato, vive
tempi tra i più difficili della sua storia recente.
E poiché nessuno, mai, si vuol riconoscere nella sintesi parlamentare,
e poiché ognuno (persona, gruppo o classe) si sente sempre decisamente
migliore di coloro che sono stati prescelti in una sostanziale libera e civile
gara elettorale, non nego che una pagina di insulti sull'immobilismo chiamato equilibrio democratico, sulla corruzione, sul clientelismo, sulla miopia
della classe politica abbia tentato anche la mano di chi vi parla.
Ma la situazione è troppo grave e le cause vere che hanno portato a
questa situazione sono tanto complesse che non ritengo - in questa sede - ci
sia posto per generiche censure sempre, fatalmente, venate da certo qualunquismo o da certa verbosità pseudo-rivoluzionaria: il che evidentemente
non esclude la libertà di critica sempre, però, accompagnata da meditate
proposte. Come tenteremo di fare secondo uno stile che non certo da oggi
vuol caratterizzare la nostra Associazione.
L'anno passato ci siamo lasciati sul dilemma: l'anno del libro o l'anno
delle cozze: oggi ci ritroviamo con i libri e le cozze a prezzi raddoppiati e
con i bilanci degli Enti Pubblici spaventosamente deficitari e largamente
superati al momento stesso della loro approvazione.
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Questo non è un incontro di economisti o di politici e ben ci guarderemo dal proporre ennesime misure più o meno sofisticate idonee a bloccare
la crisi: ma non possiamo ignorare l'incontro di Bellagio che certa malizia
vorrebbe legare al drammatico incontro tra un curato ed un cardinale avvenuto sullo stesso braccio del lago di Como e una certa erudiizone vorrebbe legare all'immagine di S. Ambrogio che vende i vasi d'oro per ricostruire la sua
chiesa.
Comunque questo credito su pegno ha senso, avrà senso, se il Paese per quel tanto di autonomia che i più grossolani e i più sottili interessi interni
e internazionali ancora ci concedono - avrà la forza di voltar pagina, avrà la
volontà di voltar pagina.
Perché, cari Colleghi, oggi, per quanto ci riguarda, il problema deve essere messo in questi termini: e, nell'ambito di questi termini sta il succo, la
ragione di questo nostro Congresso che, altrimenti, avremmo potuto tranquillamente tenere nella prossima primavera e sarebbe stato quello del consuntivo, del congedo del Direttivo in carica e delle nuove elezioni. Congresso
che, naturalmente, terremo: in termini di Statuto e di doverosa correttezza:
anche con sacrifici finanziari e personali ai limiti delle nostre modeste possibilità.
E voltar pagina - pur nell'intricata realtà che ci avviluppa - significa, da
una parte ridurre ad episodio, essendo utopica la sua scomparsa, il malcostume ora elevato a norma di comportamento così da permettere l'eliminazione,
in ogni categoria sociale, di quella disaffezione al lavoro che è il riflesso, più o
meno, condizionato, di chi non vuol far parte di clientele o non ha capitali da
esportare. Dall'altra parte significa impostare programmi di sviluppo chiari,
comprensibili per tutti, perché a tutti vengono chiesti pesanti sacrifici. Anche
se sappiamo che mai più - dobbiamo scordarcelo - questi programmi ci potranno portare a livelli di consumo che erano possibili - in tempi prerecessionali - in larghe fasce del Paese.
Ci riportino almeno - questi programmi - alle vere condizioni di consumo che può concedere al proprio Popolo un Paese povero, alle vere condizioni umane che può consentire al proprio Popolo un Paese civile.
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Programmi e riforme: da fare, da rispettare e da far rispettare.
Questo è il contesto entro il quale la nostra Associazione trova senso
al suo operare. In un contesto diverso troverebbe sempre ragione chi, pur
avendo lasciato andare il Paese nell'occhio del ciclone, tende ad escludere oggi più che mai - ogni aspetto prioritario all'organizzazione bibliotecaria
limitando i grossi problemi dell'informazione a quelli relativi alla TV o alle
concentrazoni editoriali, che rimangono irrisolti perché affrontati in termini
di potere piuttosto che in chiave di sviluppo sociale che non può essere
estraneo ai nuovi processi produttivi.
Così come non possiamo sottacere che ad un rapido sviluppo industriale del nostro Paese non abbia corrisposto una crescita culturale adeguata per cui le tensioni che agitano il mondo giovanile avrebbero potuto essere meglio orientate a trovare sbocchi costruttivi all'interno di funzionali
Istituti culturali piuttosto che in manifestazioni puramente velleitarie oltre
che certamente dannose.
Certo non diremo che con una adeguata organizzazione bibliotecaria
il Paese avrebbe evitato questa crisi: ma non si può nemmeno ignorare il
fatto che laddove esiste una idonea organizzazione bibliotecaria questa crisi
viene affrontata in modo diverso e puntando gli sforzi su una pubblica opinione bene informata e su una ricerca scientifica avanzata che, guarda caso,
sono proprio le ragioni istituzionali delle attività bibliotecarie.
E noi siamo convinti che da questa crisi usciremo colonia mediterranea se nelle ipotesi di nuovo sviluppo non verrà dedicata notevole parte
delle risorse disponibili a questo settore.
Il Consiglio direttivo, che per essere tale ha voluto essere esecutivo di
questa istanza, diciamo pure tecnico-politica, ha preparato un documento di
massima per lo sviluppo dell'organizzazione bibliotecaria italiana nel prossimo
decennio, periodo ipotizzato per lo sbocco - in quale direzione non è ancora
dato di sapere - di questa grande crisi. Il documento è essenziale perché vuole
essere aperto al vostro contributo. Lo leggo nella sua integrità perché il Consiglio direttivo
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lo ritiene, come si augura che voi lo riteniate, il documento di fondo di questo XXIV Congresso.
APPUNTI PER UNO SCHEMA DI SVILUPPO DELL'ORGANIZZAZIONE BIBLIOTECARIA ITALIANA NEL PROSSIMO DECENNIO
(1975-1985)
Questo documento, programmatico per lo sviluppo dell'organizzazione bibliotecaria italiana nel prossimo decennio (1975-1985), redatto a
livello di bozza da sottoporre alla discussione congiunta delle apposite
Commissioni dell'Associazione Italiana Biblioteche e del Ministero della
Pubblica Istruzione, ha lo scopo di stabilire una serie di punti di convergenza tra le varie componenti interessate all'organizzazione stessa.
Di fronte alle riunioni internazionali che si svolgeranno nel prossimo
autunno, proprio su questo tema, a livello di Governo presso lo UNESCO
(Parigi) e a livello di Associazioni professionali presso la CEE (Bruxelles) e
presso l’IFLA (Washington), l'Associazione Italiana Biblioteche avverte la
necessità che le delagazioni italiane che parteciperanno a queste riunioni si
presentino con uno stesso programma di sviluppo e parlino lo stesso linguaggio.
L'Associazione Italiana Biblioteche avverte pure la necessità di determinare una garanzia affinché i punti concordati siano veramente impegnativi per tutte le componenti interessate: sia di fronte alla Comunità Europea, all'Unesco e all'IFLA, perplesse sulla situazione bibliotecaria italiana,
sia di fronte al Paese, anche se sole nei settori socialmente o tecnologicamente più avanzati viene rilevata questa posizione di coda della nostra
struttura: qualche rara eccezione non può temperare questo pauroso dato di
fatto.
Ad oltre un secolo e mezzo dal pesante memorandum sull'amministrazione dello Stato pontificio presentato dalle grandi potenze di allora,
non passa giorno che il nostro Paese non venga ancora accusato dai vari
organi internazionali, e soprattutto dalla Comunità Europea, di non tenere
fede ai patti sottoscritti e di non uscire da schemi amministrativi anacronistici. E le risposte rimangono sempre a livello di giustificazione formale e
capziosa senza mai costituire premesse effettive ad una convinta operatività
riformatrice.
Questo Documento, pertanto, sarà presentato in sede internazionale
solo se il contenuto corrisponderà ad una effettiva e comprovata volontà
riformatrice: in caso contrario l'Associazione Italiana Biblioteche declinerà
ogni invito e invierà nelle sedi opportune, nazionali ed internazionali, la
propria denuncia sulla situazione attuale. E poiché, da qualche tempo, sembra che l'Associazione Italiana Biblioteche presso i Membri della CEE, dell'IFLA, e anche dell'UNESCO, sia considerata la più attendibile interlocutrice del settore, questa denuncia potrebbe procurare un ennesimo intervento d'accusa che certamente,
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considerando le ragioni che lo hanno determinato, non turberebbe gran
parte del mondo politico ufficiale ma altrettanto certamente accrescerebbe
quel peso di inadempienze che lentamente fa sprofondare nel Mediterraneo
ogni conclamata vocazione europea: e probabilmente senza più future ipotesi di appello.
La presente bozza vuole sintetizzare in modo schematico, e senza
commenti che non siano essenziali, le conclusioni di un dibattito e di una
chiarificazione che dura da quasi quarant'anni e considera sua premessa valida ed integrante il documento di Perugia (XXI Congresso dell'A.I.B.): certamente nei limiti che questo documento si era prefissato ed anche, naturalmente, dei contributi che da quel documento sono scaturiti. Ed, ancora,
costituiscono valida premessa le risoluzioni a carattere internazionale approvati dall'IFLA.
PROGRAMMA
Il programma che si propone ha carattere di globalità per le tante interdipendenze che caratterizzano la materia, ma viene articolato in settori di
servizi per i quali si vuole indicare il fine e le strutture che questo fine permettono di raggiungere.
Una struttura bibliotecaria deve essere organizzata in modo da rispondere all'utente, qualsiasi sia il livello della ricerca, a due semplici e tipiche domande: dove si trova tale documento, quali sono i documenti su tale
argomento. Rendere possibile queste due risposte in modo rapido, certo ed
esauriente è il fine preciso della struttura bibliotecaria di un Paese che, inoltre, deve essere collegata a strutture di altri Paesi, pure loro impegnate a
rispondere alle due domande: dove si trova o che cosa c'è. Nel comune,
nella provincia, nella regione, nella nazione, nelle altre nazioni.
Il chiedere a strutture straniere - in particolare nell'ambito della CEE
- una documentazione relativa alla letteratura locale posseduta è cosa legittima e segna un livello di sviluppo adeguato ai tempi. Essere costretti a
chiedere a strutture straniere una documentazione relativa alla « propria »
letteratura - e di riflesso non essere in grado di corrispondere ad analoghe
richieste da parte di altre strutture - segna un livello di sottosviluppo e di
emarginazione.
Porre i termini della questione in modo così scarno ed anche rozzo
significa affrontare il problema in tefmini reali senza alibismi storici di sorta.
Servizi nazionali d'acquisizione e d'informazione
L'enorme produzione di documenti stampati - con particolare rifermento alle scienze pure ed applicate - e la necessità della sua organizzazione
ai fini conoscitivi, ha da tempo messo in crisi il concetto di Biblioteca Nazionale Centrale come struttura a carattere universale sia dal punto di vista
dell'acquisizione del documento sia dal punto di
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vista della diffusione dell'informazione in esso contenuta. E' tendenza ormai affermata la creazione di complessi specialistici nelle varie materie a
livello nazionale collegate, ai fini della reciproca informazione, sia con la
Biblioteca Nazionale Centrale, sia con similari complessi stranieri, sia con
strutture specialistiche minori esistenti o da creare nel Paese.
Di fronte a questi indirizzi la cui validità sembra indiscussa, di fronte
alle esigenze del Paese e di fronte alla nostra realtà economica sembra opportuno prevedere a breve termine:
una Biblioteca Nazionale Centrale con i seguenti compiti principali:
a) Archivio della produzione nazionale italiana
b) Bibliografia nazionale italiana e con schede a stampa
c) Centro informazioni bibliografiche
d) Centro metodologico delle procedure biblioteconomiche
e) Centro di coordinamento dello sviluppo del sistema bibliotecario
nazionale e della preparazione professionale.
Accanto a questa struttura centrale è necessario prevedere una serie
di Biblioteche specializzate a carattere nazionale ad esempio: per le scienze
mediche, per la scienza e la tecnica, per le scienze agrarie, per le scienze
giuridiche, per la letteratura italiana per le scienze economiche ecc...
E' evidente che l'espressione « nazionale » sta ad indicare una funzione senza alcuna coincidenza di localizzazione: dette strutture devono, anzi,
essere collocate in varie zone geografiche del Paese particolarmente idonee
ad ospitare detta centralizzazione operativa.
A monte dello schema proposto è necessario - come è stato detto - prevedere, attraverso reciproci terminali, il collegamento con similari strutture
straniere, a valle, sempre attraverso reciproci terminali, il collegamento con le
varie strutture specialistiche del Paese (Università e Istituti di ricerca sia pubblici sia privati: questi ultimi a condizioni da stabilire).
Compito primario della Biblioteca Specializzata a carattere nazionale
è quello di acquisire tutta la produzione italiana, e, in cooperazione anche
con altre biblioteche della materia, quella straniera in modo adeguato. Elaborare i dati in esse contenuti (con particolare riferimento allo spoglio dei
periodici) e mettere a disposizione della comunità locale ed internazionale
in forma prioritaria il contributo italiano e ricevere dalle strutture straniere
l'identico servizio.
Il coordinamento del complesso strutturale della Biblioteca Nazionale Centrale e delle Biblioteche specializzate suddette è affidato all'Amministrazione Centrale dello Stato attraverso un proprio organo tecnicoscientifico che ha sede presso la Biblioteca Nazionale Centrale e composto
da specialisti con incarichi di ricerca nell'ambito delle scienze dell'informazione integrato da altri specialisti con incarichi direttivi nell'ambito operativo del complesso stesso.
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Il finanziamento di detto complesso è a carico della Amministrazione
Centrale dello Stato che vi provvederà attraverso piani annuali e pluriennali di
sviluppo.
Se si accetta questo schema di sviluppo che sostanzialmente affida all'Amministrazione Centrale dello Stato la responsabilità di tutti i servizi di
informazione bibliografica e documentaria a livello nazionale si potrà scendere nei dettagli e trovare opportune soluzioni: in caso contrario continueremo
ad esportare la nostra produzione editoriale perché altri la organizzi, la sfrutti
e la rivenda a carissimo prezzo (1) e a vantaggio di pochi.
Servizi per la preparazione universitaria e per la ricerca scientifica
L'Associazione Italiana Biblioteche ha da tempo denunciato le gravissime carenze del settore e proposto valide soluzioni. Saltate le gracili ma non
indecorose strutture universitarie concepite per selezionare, da una élite - in
verità non sempre esclusivamente di censo - la classe dirigente per un Paese a
livello di industrializzazione medio inferiore, la situazione attuale è da tutti
conosciuti e in misura sempre maggiore temuta. Se per i Servizi nazionali non
poche delle attuali dispersioni e carenze sono determinate anche dalla ridicola
disponibilità finanziaria, per i Servizi relativi alla ricerca scientifica la crisi è
determinata ancora dalle disponibilità finanziarie ma, soprattutto, dal caos
organizzativo e gestionale.
Biblioteche che si chiamano universitarie, solo perché sono collocate
nei pressi dell'Università e gestite o come biblioteche di conservazione o come biblioteche pubbliche, rappresentano quanto di più lontano possa esistere
dal concetto di strumento per la ricerca scientifica quale deve essere una biblioteca universitaria: tipica struttura di questo servizio, naturalmente accanto
alle biblioteche specializzate che si affannano - quando si affannano - ad essere qualche cosa nel deserto. Deleterie, poi, sono risultate le biblioteche d'Istituto, pensate come correttivo nei confronti di sorpassate strutture ma ben
presto divenute biblioteche personali degli insegnanti con pratica esclusione
degli studenti, con sperpero pauroso di pubblico - o privato - denaro.
Rimane quindi valida la proposta dell'Associazione sia a livello di dettaglio sia a livello di sintesi: questa ultima espressa nell'ambito della Legge per
la riforma dell'Università.
Nel settore è pertanto da prevedere un complesso bibliotecario, dipendente dalle singole Università, articolato in una Biblioteca Centrale con Servizi a carattere generale, collegata a monte con le Biblioteche specializzate a
carattere nazionale e a valle con le Biblioteche di « dipartimento » formate dai
patrimoni delle biblioteche di Facoltà
(1) Sembra che in Italia, oggi siano sottoscritti circa 1.000 abbonamenti al «
Chemical Abstracts ». Considerando il costo d'abbonamento medio sui 2.000.000 di
lire (tra abbonamenti a prezzo pieno e no) si ha in Italia, per il solo « Chemical Abstracts », una spesa di circa 2 miliardi all'anno.
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e d'Istituto che verranno soppresse e da particolari fondi specialistici eventualmente esistenti nell'Ateneo.
A livello di appunto e di bozza non sembra necessario entrare nei
particolari già espressi in appositi documenti. Qui sembra indispensabile
verificare la disponibilità dell'Amministrazione Centrale, già fortemente impegnata nei Servizi nazionali, da una parte di sollecitare la approvazione in
sede Parlamentare dell'apposito art. di Legge da aggiungere al complesso
legislativo della Riforma universitaria già approvato e dall'altra di cedere alle
Università le sue strutture patrimoniali, di collegarle alle Biblioteche specializzate nazionali riservandosi, magari, la sola gestione del personale qualificato che potrebbe, a questo livello, essere distinto in ruoli specifici con trasferimenti limitati nello ambito degli stessi settori specialistici.
Anche per questo Servizio, di fronte ad un qualsiasi rinvio, la pena
sarà gravissima. L'insufficienza delle strutture universitarie, nel loro complesso, sta vietando la formazione di una adeguata fascia qualificata di ricercatori e di dirigenti da immettere nei complessi produttivi del Paese: scarse
o comunque fortemente elittarie le iniziative private del settore sicché è
prevedibile, per gli anni '80 un forte afflusso - che già in parte sta avvenendo - di tecnici stranieri nel nostro Paese, unica soluzione possibile per permettere di limitare dislivelli tecnologici impossibili da colmare soprattutto
dal punto di vista quantitativo, con personale locale.
Sappiamo infatti che isolate genialità fanno titolo, danno lustro ma
non sono determinanti nei confronti della tecnologia media, parametro
scelto dalla moderna economia per indicare lo stato di sviluppo di un Paese.
Riferendoci poi al nostro Paese, è qui il caso di ricordare che, in tempi brevissimi, dovrà attuarsi una qualificazione su parametri di tecnologia
medio-alta se si vorrà ancora trovare collocazioni internazionali in quanto la
tecnologia media è ormai entrata nell'ambito dei programmi di sviluppo dei
Paesi possessori di materie prime e pertanto, nei nostri confronti, di Paese
privo di materie prime, da considerare prossimamente solo interessati a
scambi di prodotti a tecnologia avanzata.
Servizi di pubblica lettura
Mentre i Servizi nazionali d'informazione e di ricerca rappresettano il
supporto di base per il progresso tecnico scientifico del Paese, i Servizi di
pubblica lettura rappresentano il supporto di base per la formazione del
cittadino. Pertanto, se è sembrato corretto investire della responsabilità dei
Servizi Nazionali, implicanti una grossa struttura di coordinamento, l'Amministrazione Centrale dello Stato alla quale pure compete la programmazione generale dello sviluppo economico del Paese, sembra altrettanto corretto investire completamente l'Amministrazione locale della responsabilità
di questa struttura: integrante dell'attività scolastica da elementare a mediosuperiore e prevalente nell'ambito della
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educazione permanente. L'attuazione delle Regioni alle quali la Costituzione
conferisce potere legislativo nella materia, ha costituito sanzione del principio e ragione di largo dibattito ed intensa attività da parte dell'Associazione
Italiana Biblioteche che ha espresso in vari documenti il proprio punto di
vista. Con risultati discreti se si pensa che questi punti di vista costituiscono
la base delle relative leggi regionali sia già pubblicate sia in fase di elaborazione. Chiaro il concetto di base della Biblioteca pubblica organizzata a «
Sistema », chiaro che, in assenza di sedi idonee, in particolare nelle piccole
comunità, la Biblioteca Pubblica sia il naturale centro culturale e che anche
in questo senso debba esplicare la propria attività.
Così sembra giusto affermare, per le ragioni sopra accennate, che
questo settore sembra oggi essere il più avanzato sia a livello di principi accettati sia di realizzazioni.
Il problema più importante da affrontare è la costituzione e la costruzione delle sedi che certamente si vorrebbero sempre razionali e mai
ricavate da precedenti altre strutture e pertanto viene affermata la necessità
di una particolare assegnazione finanziaria specifica in favore delle Regioni
(Piano per l'edilizia bibliotecaria).
Si vorrebbe inoltre che la Biblioteca pubblica fosse collaterale e non sostituiva della Biblioteca scolastica ai vari livelli. Questi due tipi di biblioteche
devono trovare forme di collaborazione valide ed integrarsi l'una con l'altra.
Per questo scopo, ed ecco la ragione fondamentale della presenza in questo
settore di competenza degli Enti locali nel presente documento, è indispensabile l'accordo con le autorità scolastiche centrali: questo accordo accelererebbe in
modo certamente significativo il processo di copertura nazionale del servizio e
darebbe pure un senso a queste Biblioteche scolastiche oggi inutilizzate e causa
di sperpero di denaro pubblico.
Scuole e addestramento del personale
E' questo un aspetto del programma che deve essere risolto con assoluta priorità. L'averlo solo anteposto alla conclusione è giustificato dal fatto
che per affrontarlo è necessario conoscere l'ampiezza dei posti di lavoro
necessari e l'alta qualificazione richiesta per coprire questi posti di lavoro.
Ai quali vanno aggiunti i posti di lavoro per gli insegnanti che attraverso
apposite scuole debbono qualificare i futuri bibliotecari. Forse nessun settore di attività del nostro Paese è stato da tempo così trascurato quanto la
preparazione dei bibliotecari sicché oggi noi ci troviamo arretrati di circa 50
anni nei confronti della maggior parte degli altri Paesi.
Il recupero è difficilissimo e il richiedere oggi integrazione - anche
massiccia - di qualificati tecnici stranieri soprattutto a livello di insegnanti
sembra l'unica soluzione possibile perché il presente Piano assuma carattere
di credibilità.
Ed intanto è indispensabile che venga approvato dal Parlamento
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- con le conseguenze che questo atto comporta - l'Elenco Professionale da
tempo affidato alla Direzione Generale Accademie e Biblioteche, che si è
ripetutamente impegnata ad assolvere a tale compito. La presentazione in
Parlamento di tale proposta e la successiva approvazione sono le condizioni
indispensabili per risolvere la questione.
Conclusione
Questa, nei limiti prefissati, la base di discussione per la formazione
del documento programmatico 1975-1985.
Certamente semplice - non si vorrebbe semplicistico - il testo non
tocca problemi importanti come la destinazione di quelle strutture, attualmente operanti, che non rientrano nello schema proposto.
Così, ad esempio, le Biblioteche dei Ministeri potranno inserirsi nello
Schema quali Biblioteche specializzate collegandosi con le Biblioteche Nazionali della rispettiva materia; così le Biblioteche oggi dette « nazionali » e
quelle statali in genere potranno assumere a secondo dei casi o la funzione
di « nazionale specializzata » o quella di Biblioteca centrale universitaria, o,
ancora, passando alle dipendenze degli Enti locali, essere destinate alla funzione di Biblioteca di interesse regionale o di Biblioteca Pubblica centrale di
un Sistema o, ancora, prestarsi alle funzioni per le quali saranno di volta in
volta giudicate idonee. Altre Biblioteche, infine, potranno unificarsi ad altre
strutture già corrispondenti allo schema generale.
Questo documento, nel luglio scorso, è stato portato a conoscenza, discusso ed approvato dai direttivi dei Gruppi di lavoro dell'A.I.B. a carattere
funzionale (Biblioteche Nazionali, Biblioteche Universitarie, Biblioteche Speciali, Biblioteche Pubbliche) appositamente convocati a Roma.
Questo documento, ancora, secondo preesistenti accordi intervenuti, è
stato immediatamente inviato alla Direzione Generale Accademie e Biblioteche che si era impegnata a discuterlo con l'Associazione. L'incontro è
avvenuto il 19 settembre - un giorno prima dell'anniversario della presa di
Roma - e, dopo un seguito di chiarimenti, veniva concordata una serie di
principi espressi nel documento ufficiale che vi leggo:
Principi per lo sviluppo del sistema bibliotecario in Italia
I responsabili a vari livelli, e a diverse competenze, del servizio bibliotecario in Italia (Direzione Generale Accademie e Biblioteche del Ministero Pubblica Istruzione e Associazione Italiana Biblioteche) sono convinti
della necessità di apportare alla struttura bibliotecaria italiana
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profonde ancorché graduali modifiche che la rendano efficiente e capace di
rispondere alle esigenze della società moderna.
In tale convinzione sono stati concordati incontri che rendano possibile una attenta, e insieme coraggiosa programmazione che dovrà perevedere, oltre al potenziamento delle biblioteche già esistenti, anche con le eventuali necessarie modifiche, la creazione di nuovi Istituti capaci di riempire
vuoti o soddisfare particolari richieste.
La ormai prossima riapertura della Biblioteca Nazionale di Roma potrà agevolare la creazione o il rafforzamento di funzioni sinora svolte in
modo approssimativo e imperfetto, talvolta episodico.
L'Associazione Italiana Biblioteche ha raccomandato che alla Biblioteca Nazionale di Roma, dotata di una moderna sede e di nuovissime attrezzature tecniche, siano affidati i compiti di:
a) Archivio della produzione nazionale italiana
b) Bibliografia nazionale italiana e con schede a stampa
c) Centro informazioni bibliografiche
d) Centro metodologica delle procedure biblioteconomiche
e) Centro di coordinamento dello sviluppo del sistema bibliotecario
nazionale e della preparazione professionale.
A tale struttura centrale dovranno fare da supporto una serie di altri
Istituti, autonomi ma con funzioni complementari (Biblioteche Nazionali,
specializzate o generali con settore di specializzazione, Biblioteche Universitarie ecc...) i cui compiti specifici nelle varie materie dovranno essere opportunamente coordinati e programmati da una amministrazione centrale
che dovrà avvalersi a livello decisionale degli indirizzi tecnico-scientifici
degli specialisti bibliotecari di cui ai punti d) e e).
Particolare attenzione si dovrà porre nella programmazione e nel coordinamento di funzioni d'informazioni a carattere nazionale che dovessero
essere attribuite a Biblioteche universitarie e a Biblioteche pubbliche affidate, secondo il nuovo ordinamento dello Stato Italiano, alla competenza regionale.
Prioritario e alla base di una seria programmazione va posto il problema della formazione professionale dei bibliotecari e del riconoscimento
ufficiale del loro titolo e delle loro specifiche funzioni ».
Con maggior tempo a disposizione forse si sarebbe potuto raggiungere un accordo con qualche impegno di principio in più e già contenuto nel
documento di base. Ma i limiti decisionali e certi istinti cautelativi della Direzione Generale e l'immediata apertura della « Conferenza intergovernativa
sulla pianificazione delle infrastrutture nazionali in materia di documentazione, di biblioteche ed archivi » promossa dall'
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UNESCO a Parigi dal 23 al 27 settembre lo hanno temporaneamente impedito.
Comunque, per la prima volta nella storia recente del movimento bibliotecario italiano, una delegazione ufficiale del nostro Paese poteva intervenire ad una Conferenza internazionale con un documento concordato tra
le varie componenti interessate della materia e soprattutto con idee chiare e
linguaggio unico.
Idee e programma che si rivelava perfettamente inserito sia nei confronti dei documenti di base della Conferenza, il NATIS 3 e il NATIS 4, sia
nei confronti delle raccomandazioni complementari uscite da un dibattito
non sempre facile quando si pensi alle difficoltà di accordare, in un programma comune, circa 85 Paesi con tante realtà diverse, tante necessità di
recupero e tante esigenze di impossibile attesa.
E non celo l'intima soddisfazione provata dai nostri due delegati della
avvenuta segnalazione del nostro documento, presentato a livello di comunicazione, ed al quale - proprio per questa ragione - era sembrato opportuno aggiungere questa conclusione:
« Poiché soltanto la realizzazione di un nuovo sistema organico e rigorosamente programmato dei nostri servizi bibliotecari ci permetterà di
garantire un efficace ed utile contributo al programma proposto dalla UNESCO sarebbe estremamente opportuno che l'UNESCO stessa studiasse
la possibilità di intervenire presso i vari governi per chiedere che siano assunti al riguardo impegni precisi e inderogabili.
A titolo di informazione si rende noto che dal prossimo anno la Bibliografia Nazionale Italiana sarà redatta automaticamente secondo il programma MARC II già da tempo messo a punto, il che renderà possibile a
tutti i Paesi partecipanti al programma stesso la fruizione delle informazioni
bibliografiche sulla produzione italiana corrente. E' previsto un allargamento di tale programma all'intero patrimonio bibliografico esistente nel Paese
».
Dal dibattito e dalle raccomandazioni presentate mi sembra infine
giusto ed opportuno segnalare l'affermarsi con estremo vigore di due principi: il primo presente in vari nostri documenti e dibattiti congressuali e
anche nell'incontro con la Direzione Generale, ma assente nei due nostri
documenti e cioè la necessità di creare un organo, un Ministero più o meno
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atipico, che sia specifico per le Biblioteche, gli Archivi e la Documentazione (direi, per intenderci, qualche cosa come il Ministero dei beni culturali e
della ricerca scientifica unificati). Il secondo, appena sfiorato nel documento AIB, ma assente nel documento concordato e cioè la necessità assoluta
di inserire il Piano di sviluppo del nostro settore nel Piano di sviluppo economico nazionale con previsioni finanziarie adeguate. Principi che dovranno certamente essere inseriti nei piani di lavoro.
Questo programma di sviluppo, ha dunque fissato una propria cornice ufficiale e stabilito all'interno una vasta area per la ricerca, per la sperimentazione, per le priorità, per i dettagli. Attività questa che la nostra Associazione, attraverso i propri Gruppi di lavoro, già in questo Congresso, avrà
modo di esplicare pur nei limiti che la nostra Associazione, in base al proprio Statuto, si conferisce.
E questo deve essere fatto anche dalla Direzione Generale che ha garantito il proprio appoggio concreto al Piano sia attraverso il documento
concordato, sia attraverso la prevista costituzione di una Commissione ristretta di lavoro nella quale sarà presente anche l'A.I.B. E si ribadisce che,
pur di fronte alla nostra realtà storica e sociale, nei lavori dovranno essere
presenti i principi e gli obiettivi del NATIS 3 e del NATIS 4 che hanno ottenuto l'approvazione del nostro Paese in seno all'UNESCO accanto, naturalmente, a quelli già concordati. Ed i lavori dovranno inoltre - dico questo
nello spirito del voltar finalmente pagina - svolgersi al di sopra di interessi
personali e contingenti, all'infuori di pressioni clientelari. Bisognerà inoltre
turare con cemento e agruzzi cocci di bottiglia ogni fessura nella cornice
che si è data per rendere impossibili fughe o inserimenti notturni.
Così, ad esempio, sarà da respingere - per uscire dall' immagine - in
modo netto ogni operazione intesa a portare, sotto qualsiasi forma, gestioni
statali in biblioteche di Enti locali: anche se su esplicita richiesta degli Enti
stessi. Questo perché significa distrarre forze e tempo dal Programma di
sviluppo che affida alle Regioni - in ossequio alla Costituzione ed anche a
nome di un pur modesto vivere civile - le competenze in materia di biblioteche di Enti locali e all'
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Amministrazione centrale dello Stato le competenze relative alle biblioteche
erogatrici di servizi a carattere nazionale. E per essere ancor più chiari diremo che in un più vasto ambito di verifica della situazione bibliotecaria del
Paese mai ci opporremo a revoche di compiti delegati alle Regioni quando
queste non dispongano di personale altamente qualificato per espletare questi compiti - anzi una verifica di questo settore dovrebbe essere fatta e con
estrema urgenza dall'Amministrazione Centrale: mai ci opporremo all'invio
da parte dell'Amministrazione Centrale di aiuti di proprio personale qualificato, a tempo determinato, per riassettare Istituti locali in difficoltà e preparare nel contempo del personale locale in modo idoneo a garantire una
buona gestione.
Ma mai e poi mai potremo avallare operazioni di statalizzazione - ripeto anche se richieste - come soluzione di situazioni difficili. Lontano da
noi - evidentemente - il sospetto che questa operazione celi un maldestro
tentativo di riprendere quelle posizioni di potere che la realtà regionale anche se non sempre facilmente - ha già fatto proprie. Con un programma
di riforma e di sviluppo del tipo che abbiamo sotto gli occhi sarebbe veramente squallida cosa.
Del resto un probante esempio di quanto, tra tante difficoltà riesce a
fare un Ente locale - anche nel profondo Sud, che poi tanto profondo, qui,
non è, si attua quando una felice combinazione tra il politico ed il tecnico,
in questo caso l'eccezionalità di un incontro che porta i nomi di Tizzani,
Galasso e Celuzza - l'abbiamo proprio sotto gli occhi, ed in dettaglio, questo esemplare modello vi verrà illustrato tra pochi minuti. E proprio su
questa strada, evitando miraggi di ipotetiche statalizzazioni, noi auspichiamo che si muovano tante altre amministrazioni locali: il piatto di lenticchie
è poca cosa per rinunciare alla propria primogenitura.
E chiudo l'argomento raccomandando ancora a coloro che parteciperanno all'elaborazione del programma e alla sua realizzazione che i consigliati
cocci di bottiglia oltre che aguzzi siano anche taglienti, perché una programmazione non rigorosamente osservata vanificherebbe in parte anche lo stesso
sforzo di formazione del cittadino che, educato attraverso la Biblioteca pubblica, deve trovare conclusioni e sbocchi nella
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struttura dei Servizi nazionali, compito unico ma assai oneroso e da risolvere senza « varianti » di sorta dalla Amministrazione Centrale dello Stato.
Cari Colleghi, anche in condizioni tanto difficili, la nostra Associazione, libera e ormai disincantata, senza complessi di sorta, si muove, lavora, è presente quasi ovunque i problemi delle biblioteche vengano dibattutti,
si fa essa stessa promotrice di dibattiti.
Nell'ambito dei singoli Gruppi di lavoro, potrete verificare le varie attività specialistiche svolte e programmate: i successi, le pause ed anche, purtroppo, le assenze. Ma ogni anno siamo sempre di più: la vivacità del dibattito - non il vociare od il rigurgito demagogico pallido o cianotico - la critica
attenta ed anche spietata - non la vuota esibizione oratoria - sono stimolanti
aspetti della nostra attività.
In sede d'assemblea discuteremo anche le modifiche al nostro Statuto
che una apposita Commissione nominata dal Direttivo ha elaborato in rispetto dell'Ordine del Giorno di Civitanova Marche. E affrontare una riforma statutaria è sempre un impegno gravoso e importante, non vorrei
però scatenate, perché lo Statuto contiene sì modelli di comportamento, lo
Statuto dicesi chi vorremmo essere, ma più che per la bontà del proprio
Statuto una Associazione si raccomanda nel contesto in cui opera per le
idee espresse, per le battaglie intraprese - vinte o perse non importa - per il
prestigio che duramente acquisisce.
Cari Colleghi dibattiamo con estrema serietà questa riforma di Statuto in fondo in questo tutto nostro operare è l'unica cosa che possiamo proporre e concludere al nostro interno senza il peso del confronto con organi
decisionali, con controparti illuminate o reazionarie, corrotte o integerrime
che siano. Pertanto è cosa facile e comunque di sicuro risultato: il buon
senso e una visione serena sui limiti effettivi della nostra categoria sono
largamente sufficienti.
Se questo è vero, come credo, vorrei che la vostra intelligenza, la vostra preparazione il vostro senso delle cose non si concentrassero per la
quasi totalità - come spesso è avvenuto - sulla questione statutaria ma convergessero in gran parte verso il dibatito sulla riforma bibliotecaria del Paese.
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A metà novembre a Washington, alla Sessione dell'IFLA, dove continuerà la tematica su quel concreto programma che va sotto il nome di Controllo Bibliografico Universale (UBC), nella prossima primavera - così pare
dopo il rinvio di settembre - a Bruxelles, nell'ambito della CEE dove avverrà una messa a punto - a livello regionale - sul problema della cooperazione
internazionale, le nostre delegazioni dovranno disporre di documenti e di
linee di approfondimento più avanzate delle attuali. E questi approfondimenti, come ho già detto, dovrebbero uscire da questo Congresso sia in
sede plenaria sia in sede di Gruppi di lavoro.
Cari Colleghi, so che questa volta ho tralasciato di illustrare vari aspetti della nostra vita associativa: il numero degli iscritti che sono in aumento, le attività dei Gruppi di lavoro ancora un po' disuguali, ma comunque preziose, le attività delle Sezioni regionali per le quali avremo però echi
nell'apposita seduta dedicata alle regioni, la situazione finanziaria che non
permette, per la prima volta da quando ho avuto l'onore di assumere questa
presidenza, di finanziare i delegati alla costosa Sessione di Washington, ma
che però vi verrà illustrata dai revisori dei conti: insomma tante di quelle
cose che sono tipiche nella relazione annuale ai Soci.
E mi scuso assicurandovi una esemplare completezza nel prossimo
non lontano Congresso conclusivo, per gran parte del Direttivo, di un lavoro ormai sessennale.
Ed ora per concludere, per rimediare ad una relazione « atipica », dovrei fare una invocazione « tipica » agli dei: a Minerva che presiede la ricerca
scientifica alla quale vogliamo affidare gran parte del nostro avvenire, a
Giove, a Mercurio, a Venere, sempre benedetta e mai in crisi nonostante la
porno-press.
Ma come all'inizio ho rifiutato l'insulto così ora rifiuto l'invocazione.
Basta che ognuno rifletta, scelga e faccia bene la propria parte. E possibilmente in tanti.
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LA NUOVA BIBLIOTECA PROVINCIALE DI FOGGIA
NELL'AMBITO DEL SERVIZIO NAZIONALE
DI LETTURA.
Relazione del Dr. ANGELO CELUZZA
Direttore Biblioteca Prov.le
Aprire una comunicazione con espressioni di ringraziamento, dirette
agli organizzatori e ai colleghi convenuti in terra di Capitanata, potrebbe
conferire al discorso una parvenza di convenzionalità, caricandolo di orpelli
ritualistici. In questa occasione, tuttavia, ritengo doveroso esprimere tale
sentimento di gratitudine ai bibliotecari italiani i quali, valutando tutta l'importanza che la nascita di un moderno istituto bibliotecario assume nel panorama non confortante del nostro Paese, hanno voluto assegnare a Foggia
e alla Capitanata l'onore di organizzare il Congresso in coincidenza con l'inaugurazione della nuova « Provinciale ».
Al Consiglio Direttivo dell'A.I.B., che ha accolto con convinta adesione la proposta dell'Assemblea e ha voluto che nel programma dei lavori
fosse compresa questa mia comunicazione, il più vivo e sincero ringraziamento.
Consapevole della utilità e del rilievo culturale delle assise bibliotecarie
organizzate dalla nostra Associazione, se sottolineo, in particolare, l'importanza
di questo Congresso, non è per un residuo di campanilismo (anche se il ritorno
in Puglia - a distanza di alcuni lustri - dei bibliotecari italiani, costituisce comunque motivo di profonda soddisfazione), ma perché ritengo di poter cogliere in questa occasione un momento fondamentale per la organizzazione bibliotecaria italiana.
Siamo riuniti qui, infatti, anche perché da Foggia partano, con il consenso e il contributo di tutti, la piattaforma, le linee e il punto di vista dei
bibliotecari italiani circa i sistemi
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di pubblica lettura, nella prospettiva di un programma decennale.
Di non secondaria importanza mi sembra, poi, la svolta che abbiamo
deliberato di dare alla nostra Associazione, nel senso di una maggiore autonomia e partecipazione della base alla vita e alla politica culturale della organizzazione.
In occasione del Primo Convegno di Studio sulla Biblioteca Pubblica,
tenuto a Roma nell'ottobre del 1970 ebbi modo di illustrare agli intervenuti
i criteri tecnici cui si ispirava la progettata nuova sede della Biblioteca Provinciale di Foggia.
La descrizione particolerggiata del progetto si soffermava sulle caratteristiche tecnico-strutturali dell'edificio per poi analizzare la situazione della biblioteca e la sua funzionalità pubblica in relazione alla distanza degli
utenti, tenendo anche conto della sua ubicazione ai fini della utenza cittadina e, in base alle distanze chilometriche, dei comuni della provincia, quale
centro di un Sistema Provinciale di pubblica lettura.
Il nostro discorso fu accompagnato da un corredo di elaborati tecnici
e fotografici, che, evidentemente, non potevano garantire agli occhi degli
ascoltatori la realizzabilità della opera, soprattutto nei tempi (1973) e nei
termini da noi indicati.
Oggi che la nuova Biblioteca Provinciale è una realtà (anche se, lo
sappiamo bene, in continuo divenire e aperta a tutti i gradi di un continuo
perfezionamento) ci rendiamo conto che essa non è il frutto di fortunate
congiunzioni astrologiche, ma una realizzazione dovunque possibile, a condizione che tutti noi bibliotecari, dimessa l'abitudine alla rinuncia, allo scacco di fronte alla prima grossa difficoltà (assunta troppo spesso come comodo alibi) e alla suggestione umbratile degli alti studi, in favore di una battaglia pubblica fatta di sacrifici e di responsabilità sociale, sappiamo trovare il
coraggio e la pazienza di progetti e proposte che siano a un tempo ambiziosi e precisi, e che sappiamo cogliere il momento positivo nell'azione programmatica dei pubblici amministratori, sensibilizzandoli ai problemi della
moderna Biblioteca Pubblica, quale strumento alternativo, critico e non
subalterno nei confronti di una cultura massificata e di una organizzazione
culturale modellata su quella realtà.
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La Biblioteca Provinciale di Foggia rinasce dalle rovine provocate
dall'ultima guerra e si rivela immediatamente - e sarà per lungo tempo - l'unico istituto culturale pubblico della città. Le sue strutture subiscono, in un
costante rapporto di interscambio con la comunità, una sollecitazione proporzionale alla crescita (quantitativa e qualitativa) della richiesta.
Negli anni '50 il manifestarsi entusiasta di una domanda culturale che
traeva vigore e ragione d'essere, anche qui da noi, dall'irrompere di tutte le
novità tenute fuori dalla porta per decenni e restituite alla comunità nazionale, in un clima di ritrovata fede nella libertà e nel ruolo primario e non
subalterno della cultura, si concretizzava nella richiesta di un dialogo che
ponesse fine a un isolamento, proprio di una « isola di silenzio » quale quella costruita e imposta dall'imperante dogmatismo.
Quella domanda culturale e quella crescita, scaturite dalle coscienze
più avvertite che avevano tenuto vivo il lume della consapevolezza critica
nei confronti del conformismo e del provincialismo dominanti, esplode
negli anni '60 in forme articolate e con un vigoroso ampliamento del fronte
marciante, attraverso la talora caotica ma comunque ineludibile domanda di
tutti i giovani e di tutti gli strati di una società che, ormai acquisita all'area
delle realtà industriali, si ritrovava a fare i conti con i problemi (positivi e
negativi) di una società di massa e con quelli di una più diffusa e articolata
consapevolezza democratica. Nel Mezzogiorno questi fenomeni, tipici di
tutta la comunità nazionale, assumono caratteristiche esaltanti e drammatiche a causa dei ritardi strutturali e civili ancora presenti, che tutt'ora appesantiscono il passo delle strutture esistenti, e che si rivelano inadeguate alle
esigenze della realtà. L'eco di tale situazione possiamo coglierla nelle parole
del Prof. Pasquale Saraceno, pronunciate nel corso della « Giornata del
Mezzogiorno » alla Fiera del Levante: « Una corretta impostazione della
politica generale per il Mezzogiorno, ha dichiarato l'illustre economista, non
può che avere effetti riequilibranti sul contesto urbano, sull'assetto istituzionale della cultura e dell'istruzione, in specie universitaria, sulla politica
europea e, in essa, sulla politica regionale ».
41
La Biblioteca si è rivelata in quei frangenti e in quegli anni, cui ho fatto cenno, almeno qui in Capitanata, come lo osservatorio più sensibile a
tutte le trasformazioni in atto, e, nel lodevole sforzo di appercepire le istanze più disparate, si è rinnovata nelle sue strutture e si è riconosciuta, in
quelle circostanze di crisi, inadeguata ormai nella sua tradizionale veste paludata e non pronta a favorire quel dialogo da tutti, a tutti i livelli, auspicato
e richiesto.
Il 1963, mentre si muovevano i primi passi di una iniziativa (il « Piano L »), non ben precisata nei fini e nei mezzi, romanticamente legata a volontarismi e concezioni missionarie, la « Provinciale » di Foggia aveva ormai
saldamente rafforzate le proprie strutture di base ed era, quindi, pronta a
inserire la Capitanata nei piani studiati dal Ministero.
Dovemmo attendere ancora sei anni perché tale aspirazione fosse accolta e si concretasse, con l'adesione convinta e con il contributo determinante dell'Ente Provincia e di tutti i Comuni del Tavoliere, del Gargano e
del Subappennino sprovvisti fino a quel momento di un servizio di pubblica
lettura.
Questa crescita aggravò in modo drammatico la crisi dello Istituto, la
cui sorte non poteva non essere affidata che a una soluzione radicale, che,
sulla scorta delle esperienze altrui e dei traguardi scientifici ormai acquisiti,
consentisse ai proponenti e agli amministratori un corretto esame del problema e dei termini, proietatti nel futuro, entro i quali cercare giusta soluzione.
Un biennio fu impiegato nella documentazione e nello studio degli
aspetti socio-ambientali della nostra Provincia (indagini furono condotte
sulla scuola, sulla situazione economica, sulla scolarità e sul problema dei
pendolari...); delle moderne acquisizioni dell'edilizia bibliotecaria e degli
studi biblioteconomici, avendo ben fermo che il traguardo propostoci era la
realizzazione di una Biblioteca Pubblica al servizio di un Sistema Provinciale e, in prospettiva, di un Sistema Urbano e l'impianto ex novo di una struttura di ricerca, a carattere scientifico, in vista della realizzazione di un ateneo dauno.
Tali studi, perché non restassero nel limbo delle astrazioni, venivano
condotti di concerto con l'architetto respon42
sabile della sezione edilizia dell'Ente Provincia, il quale, ben conoscendo gli
elementi già certi (dimensioni e caratteristiche del suolo, ubicazione, somma
disponibile, per mutuo contratto dall'Ente Provincia) giunse alla progettazione e alla stesura di un complesso di elaborati, intorno al quale furono
chiamati a discutere amministratori, tecnici e bibliotecari (tra questi mi piace ricordare, per tutti, la dott. Carini e il nostro Presidente, dott. Pagetti).
Tale ulteriore approfondimento portò alla decisione di procedere a un appalto concorso a carattere nazionale per la « costruzione della nuova sede della
Biblioteca Provinciale di Foggia da realizzare con strutture in acciaio ed elementi modulari
provenienti dall'industria edilizia ».
Gli studi e le esperienze conseguiti dal bibliotecario e dall'architetto
consentirono la stesura di un disciplinare non puramente indicativo, ma che
al contrario, dettava moduli e carateristiche estremamente precisi; e questo
sia per quanto riguarda i servizi da assicurare, sia le soluzioni tecniche da
adottare, e sia i tempi per la consegna dell'opera. A distanza di 180 gg. dal
bando di concorso, la Commissione appositamente nominata dal Consiglio
Provinciale, vagliati attentamente i sette elaborati e i relativi bozzetti pervenuti, dichiarò vincente, ascoltato il parere della Direzione Generale Accademie e Biblioteche, il progetto degli Architetti Leonardo Fiori e Luigi Pellegrin, e aggiudicò la costruzione dell'opera alla ditta FEAL di Milano, operante nel settore dell'edilizia industrializzata.
Il progetto vincente fu ritenuto il più aderente alle esigenze dell'istituto da realizzare, quale centro polivalente di elaborazione e di confronto culturale al servizio degli utenti della città e della Provincia in cui si realizzasse
la effettiva socialità dei beni librari e - nel contempo - quale struttura scientifica di base al servizio del futuro ateneo dauno. Si lasciò preferire anche
per l'attenzione rivolta ai problemi di gestione, di manutenzione e di funzionamento (con riguardo al numero di addetti in rapporto alla distribuzione dei servizi); al problema della non interferenza reciproca dei percorsi e
della autonomia dei circuiti del personale del libro e dell'utente; a quello
degli itinerari del pubblico studiati in modo da consentire la fluidità dei percorsi e la selezione progressiva
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tra gli utenti, determinata spontaneamente dalla diversificazione degli interessi.
In sede di direzione dei lavori si è presentata, a più riprese, l'opportunità
di integrare gli impianti previsti in progetto con altri che suggeriti dai caratteri e
dalla complessità della struttura culturale, ne garantivano controlli e sicurezza.
La sezione edilizia dell'Ufficio Tecnico Provinciale (al responsabile della
quale, Arch. Ugo Iarussi, e a tutti i collaboratori desidero esprimere - anche in
questa sede - la più profonda stima e gratitudine), ha dovuto affrontare e risolvere problemi rilevanti soprattutto per la novità costituita dal carattere tecnologicamente avanzato degli impianti che ha richiesto studio, controlli e aggiornamento assidui e rigorosi.
Tutto questo è stato possibile, non soltanto per una rigorosa adesione
dell'uomo al suo ruolo di tecnico, ma soprattutto per la presenza e la possibilità
quotidiana di verificare, in un processo di chiarimento e accertamento dialettico, proposte e soluzioni nel caldo e leale rapporto costituitosi tra il bibliotecario e l'architetto.
Ritengo non irrilevante partecipare una situazione di carattere umano
derivante da un fatto non previsto dalla logica degli eventi.
Purtroppo il piano predisposto per un graduale trasferimento nella nuova Sede dei fondi librari, senza interruzione del servizio pubblico è saltata a
causa del dissesto improvviso verificatosi nel dicembre del 1972 nel settecentesco Palazzo Dogana, ove era sistemata la « Provinciale ».
Il disagio degli utenti non poteva non ripercuotersi nel lavoro e sul
personale sensibile a tale angosciosa pressante richiesta.
« FONDI SPECIALI »
La vecchia « Provinciale », strutturata sul sistema bibliometrico, aveva
una dotazione di circa 120.000 volumi e opuscoli distribuiti in 17 categorie.
Vi spiccavano fondi di particolare pregio, e per la ricchezza di edizioni notevoli e per la omogeneità delle collezioni, ordinati in modo autonomo o per volontà del cedente o per
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esigenze tecnico-biblioteconomiche, imposte dalla particolare natura del materiale.
Questo complesso, per circa 70mila pezzi, comprensivo del fondo locale e di 25mila opuscoli, ha trovato sistemazione al piano terra della nuova
sede, nella sezione «Fondi Speciali».
E' l'unico reparto della biblioteca nel quale, essendo pre-
valente il fine della conservazione, anche se questa non avrà influenze negative sull'uso pubblico, non si potrà accedere senza la mediazione del personale;
e ciò per evidenti motivi di cautela. Annesse a questo reparto gli studiosi troveranno, come nelle altre sezioni pubbliche della biblioteca, quelle ope45
re di pronta consultazione legate alla natura della sezione servita.
Fanno altresì parte dei « Fondi Speciali » 300 manoscritti, 10 incunabili e 500 cinquecentine; il « fondo locale » (Capitanata-Puglia-Regno di
Napoli) di circa 2.000 pezzi, 25.000 opuscoli, il fondo Zingarelli - circa
10.000 volumi di filologia romanza, studi provenzali, linguistica, edizioni
pregiate e sezione dantesco-petrarchesca - il fondo Fraccacreta-Saponaro di
circa 15.000 pezzi fra volumi, opuscoli e periodici di economia, economia
politica, scienze delle finanze...; il fondo Vocino, 2.000 volumi di interesse
locale, con una sezione dannunziana e una di diritto della navigazione, e i
fondi Fajella, Bellucci, Nardini, aventi prevalentemente caratteristiche storico-letterarie. Notevoli i fondi musicali presenti nelle Biblioteche Nardini e
Bellucci.
BIBLIOTECA DEI RAGAZZI
Al primo piano, con ingresso autonomo, è sistemata la biblioteca dei
ragazzi. L'ingresso autonomo, ben visibile dalla strada, vuole facilitare ai
ragazzi l'accesso ma non, evidentemente, chiuderli in un settore separato da
tutti gli altri, e ciò nella matura consapevolezza dell'importanza pedagogica
del fatto che i ragazzi possano usare la medesima sede nella sua interezza
per tutta la vita, e che è dovere precipuo della Biblioteca Provinciale offrire
a ciascun fanciullo la possibilità di scegliere liberamente quanto risponde ai
propri interessi: si tratti di libri, di riviste, di fumetti, di materiale audiovisivo...
In questi servizi e nell'offerta di materiale di ogni tipo, non si esaurisce pertanto il compito della biblioteca « se la stessa deve offrire al ragazzo
la possibilità di sviluppare, attraverso la comunicazione, la sua intelligenza e
la sua immaginazione ». Allo scopo di evitare che i ragazzi siano soggetti
passivi e destinatari di attività, anche se appositamente programmate per
loro, strumenti e luoghi speciali sono previsti e riservati perché essi stessi
possano essere creatori e partecipi di attività. Un buon numero di « livres
de référence » è a loro disposizione, e i giovani utenti possono inoltre contare su un piccolo fondo di pubblicazioni riguardanti Foggia e la Capi46
tanata, che fa da tramite e da stimolo per ulteriori approfondimenti verso il
fondo locale aperto ai giovani come a tutti gli utenti.
Consideriamo la sezione ragazzi, composta per ora di circa 10.000
volumi, una sezione sperimentale, un punto di ri-
ferimento per quanti sono o dovrebbero essere interessati ai complessi
problemi che vanno dai rapporti scuola-famiglia-società, ai problemi pedagogici e a quelli della lettura in particolare. La biblioteca dispone pertanto
dei testi più aggiornati,
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anche in lingua, di didattica e pedagogia, psicologia e sociologia e delle riviste più importanti in materia. Si vuole rendere in tal modo un servizio non
solo ai ragazzi e agli insegnanti, quali individui particolarmente interessati al
processo educativo, ma soprattutto ai genitori che, ci auguriamo, attraverso
la lettura e per il tramite del libro vedranno migliorata la comprensione dei
problemi dei propri figli e saranno, quindi, in grado di stabilire con loro un
rapporto chiaro, sincero e intelligente.
Faremo tesoro dei risultati di tale sperimentazione nello impostare le
biblioteche rionali, che dovranno nel più breve tempo assumersi l'onere del
primo impatto con le esigenze e le richieste dei giovani utenti.
SALA ADULTI
Al primo piano, dove è sistemato l'ampio salone dei cataloghi, si trova anche la sala adulti a scaffali aperti, il cui fondo di 12.000 volumi (tra cui
un numero adeguato di opere di prima consultazione) classificati con il sistema D.D.C. è stato costituito nel rispetto del principio che da sola possa
dare una prima risposta al più ampio ventaglio di domande e di problemi di
un vasto pubblico che viva la realtà contemporanea.
La preoccupazione di non tralasciare alcun aspetto della problematica
socio-culturale di oggi e di non sbilanciare dal punto di vista del numero e
della presenza delle opere scelte il fondo librario, che, al contrario, dovrebbe sempre essere e mantenersi equilibrato nelle varie classi, ha informato il
progetto studiato attraverso una ricerca assidua e capillare sul materiale disponibile e sulle integrazioni e gli aggiornamenti.
Particolare rilievo è stato attribuito agli studi relativi al problema del
Mezzogiorno e al dibattito in corso su tutti i suoi aspetti - e sulle relative
soluzioni prospettate - e ciò avendo presente che la Biblioteca opererà in
una Provincia che sta compiendo i primi passi sul cammino della industrializzazione e della trasformazione agricola.
Nel procedere all'aggiornamento e alle integrazioni delle singole classi non è stata trascurata la natura del materiale
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esistente negli altri fondi della biblioteca (linguistica/fondo Zingarelli, economia/fondo Fraccacreta-Saponaro, meridionalismo/fondo locale...), con
tutte le possibili connessioni e interrelazioni.
L'impostazione delle sezioni di carattere scientifico postula una ricerca più laboriosa e puntuale che consenta di
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ovviare a quelle carenze proprie delle nostre biblioteche in cui il fondo umanistico è sempre stato prevalente.
Anche questa sala ha un carattere sperimentale e la sua stessa natura
è strettamente saldata in rapporto dialettico con il pubblico e nel solco delle
direttive contenute nei documenti sugli standards approvati dall'UNESCO
e dalla FIAB (anche se sappiamo che gli stessi vanno adeguati alle singole
realtà e alla natura stessa della biblioteca, « organismo destinato a crescere e
a svilupparsi ».
SALA DI CONSULTAZIONE
Un approfondito lavoro di ricerca è stato condotto non soltanto su
quanto è stato scritto sulla « sala di consultazione », sui cataloghi aggiornati
dell'editoria mondiale e sui repertori bibliografici di carattere generale più
importanti, ma anche attraverso lo spoglio attento delle bibliografie nazionali e speciali.
Visite di studio sono state inoltre compiute, tra le altre, alla « Universitaria » di Pisa, alla Biblioteca della Corte Costituzionale, alla « Nazionale »
di Roma, alla « Provinciale » di Chieti, alla « Nazionale » di Cremona, etc.
Questa notevole mole di informazioni e di esperienze è alla base del progetto relativo alla grande sala di consultazione, tuttora in allestimento al 2°
piano dell'istituto. Sarà una biblioteca autosufficiente cui non dovranno
mancare tutte le principali fonti, i classici delle più importanti lingue antiche
e moderne, le opere di bibliografia e le enciclopediche generali e speciali
pubblicate nei vari paesi.
Parallelamente al programma scientifico è stato formulato ed approvato un piano finanziario quinquennale che prevede una spesa a carico dell'Amministrazione Provinciale di Foggia, i cui meriti in questo campo sono
sotto gli occhi di tutti, di L. 450.000.000, alla quale dovranno essere aggiunti i contributi stanziati dalla Regione Puglia per il triennio '72-'73-'74 (L.
70.000.000) per la sala di consultazione. A questo si aggiunga che un forte
apporto alla costituzione del settore sarà dato dai fondi librari già esistenti.
Il piano degli acquisti si è concretato nell'assicurare alla
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sala di consultazione opere di bibliografia, studi di biblioteconomia, enciclopedie generali e speciali, collezioni di classici latini e greci (classici spagnoli e francesi, Il Migne, l'M.G.H., il Corpus Inscritionum Latinarum, la «
Vaticana », l'Architectural Index, etc.).
Le particolari difficoltà monetarie e di cambio, proprie del difficile
momento che attraversiamo, hanno enormemente rallentato le forniture di
opere su commesse di oltre un semestre (Chelsea Publ. Co., Bretschneider,
Corpus Vasorum...) e tutto il settore filosofia e psicologia.
Ovviamente nel quadriennio '75/'78 contiamo di completare, con
l'ausilio sempre sollecitato di esperti locali e in stretto collegamento con le
università, in modo particolare con l'Ateneo barese, tutti i settori, in modo
da fornire alla Provincia una struttura portante, nel delicato periodo in cui
l'Ateneo dauno compirà i primi passi.
A stretto contatto con la sala di consultazione è ubicata la sezione «
periodici » comprendente 1.265 testate, comprese le cessate, che offre all'immediata disponibilità del lettore l'annata in corso ed è collegata con il
deposito attraverso un impianto di Dirivox, posta pneumatica e montacarichi.
AUTOMAZIONE
Tutte le schede relative al materiale librario preesistente sono state
xerocopiate per essere bonificate e successivamente trasmesse all'I.B.M. di
Napoli che provvede alla realizzazione di un programma di automazione
appositamente studiato.
L'assenza di coordinamento, di informazioni e programmi-pilota, utilizzabili anche dalle biblioteche pubbliche, fa sì che la nostra esperienza si
vada ad aggiungere alla ineliminabile varietà delle diverse « esperienze » di
automazione in corso in alcune biblioteche italiane, e sia strettamente collegato alla reale situazione e alle esigenze del nostro istituto. Il programma di
automazione adottato dalla Biblioteca Provinciale di Foggia non ha pretesa
di assolutezza e di completezza, ma è concretamente rapportato alle necessità reali del momento, alla esigenza di ottenere risultati a breve termine nel
quadro delle destinazioni delle informazioni rivolte prin51
cipalmente all'utente medio.
Ragioni di natura essenzialmente pratica sono per il momento alla
base delle motivazioni che ci hanno indotti a utilizzare l'elaboratore. Ne
cito alcune, a titolo esemplificativo:
1) convertire le schede « Staderini » del catalogo alfabetico per autori
in schede di formato internazionale;
2) ricavare da questa conversione il massimo vantaggio in rapporto ai
seguenti criteri:
a) mantenere le regole e la prassi normale di catalogazione bibliografica;
b) snellire il lavoro del personale nei suoi aspetti ripetitivi (schede di
rinvio, di spoglio);
3) ottenere contemporaneamente altri cataloghi (generale, di settore,
per soggetto, per classificazione) e alcuni prodotti secondari come l'indice
dei soggetti, le tabelle della parte di classificazione decimale effettivamente
usata nella biblioteca, ecc.;
4) disporre di un archivio magnetico che permetta di riprodurre
schede o parte di esse, o altro materiale, secondo necessità.
In conclusione, questa Biblioteca ha pensato all'elaboratore come a
una utile macchina da adattare alle proprie necessità e ai propri bisogni nell'ambito della normale organizzazione e realizzazione del lavoro e non viceversa, nella direzione cioè che conduce ad eccessivi entusiasmi per vere o
presunte capacità dei, così detti, « cervelli elettronici » e spesso a notevoli
disillusioni.
Accanto ai primi risultati collegati alla fase attuale del programma,
questo prevede, a breve e medio termine, una ulteriore articolazione che
consenta di intervenire nel settore dei periodici, in quello degli acquisti e in
quello della fonoteca e del settore audiovisivi in genere.
Per concludere, i risultati fin qui realizzati o in corso di realizzazione,
per lo sgravio di lavoro di cui il personale ha potuto giovarsi, per la loro
validità, pur nella cosciente limitatezza degli obiettivi, inducono a giudicare
positivamente la esperienza in corso.
Gli ulteriori obiettivi impongono un mutamento quali52
tativo che, in ogni caso, non annullerà il lavoro fin qui compiuto e che si
tenta di realizzare gradualmente in ragione delle disponibilità umane, tecniche e finanziarie.
AUDIOVISIVI
Fin dalla fase di progettazione sono stati studiati appositi spazi per
dotare la biblioteca di tutti gli strumenti che ormai affiancano il libro in tutto il processo educativo e di informazione.
E' stato realizzato un impianto di TVCC con telecamere fisse, destinate al controllo sul materiale librario, e con una centrale di regia, in grado
di registrare in ampex quanto succede nel corso della giornata, oltre che di
ricevere e di registrare i programmi TV.
Il sistema è integrato da telecamere mobili in grado di effettuare riprese su manifestazioni organizzate dalla biblioteca o nell'ambito della stessa. Appare con evidenza tutta l'importanza che tale strumentazione assume,
nelle sue molteplici potenzialità, specie nei confronti dei ragazzi, che già
possono contare, nell'ambito del proprio settore, di una ricca raccolta di
diapositive e filmine uniconcettuali, di un proiettore superotto, di una serie
di films didattici, di un diaproiettore, e di un multicopiatore utilizzabile per
la compilazione di manifesti, fumetti, giornali. A questo va aggiunto la possibilità di utilizzare, per lo svolgimento di attività di cineforum e di corsi
per l'apprendimento del linguaggio visivo, del salone delle manfestazioni,
dotato di schermo panoramico e di cabina di proiezione.
Le proiezioni, evidentemente, non esauriscono le potenzialità di uso
dell'Auditorium che, disponendo anche di impianto di traduzione simultanea e di trasmissione e registrazione dei suoni, potrà consentirci l'organizzazione delle più varie manifestazioni culturali, da quelle a livello e di interesse locale, a quelle di rilievo internazionale.
53
MICROFILM
Pur essendo stata costruita la biblioteca per una capienza massima di
500.000 volumi, allo scopo di garantire un futuro non angustiato da problemi di spazio, e anche per offrire agli utenti un ulteriore servizio di pubblica utilità, abbiamo dotato la biblioteca di un sistema completo di microfilmatura, lettura e duplicazione del materiale (anche grandi formati).
Il gabinetto per microfilm sarà a disposizione di tutte le biblioteche
della provincia, che, opportunamente dotate di un « lettore », potranno ricevere in appositi contenitori (jackets) microfilms riproducenti o materiali
di pregio non scambiabile per prestiti diretti o periodici.
Non è chi non veda l'importanza di tale organizzazione, che consentirà di espandere il concetto di biblioteca pubblica proprio per quanto riguarda l'accessibilità alle informazioni.
FONOTECA
Particolare rilievo abbiamo ritenuto di dare alla fonoteca. Sappiamo
quale importanza viene attribuita da parte dei giovani a un efficiente servizio di discoteca, e quale richiamo essa eserciti su potenziali utenti.
Le soluzioni tecniche sono state ricercate a lungo e con non poco affanno.
La Discoteca di Stato ci è stata larga di consigli e suggerimenti. Riteniamo provvisoria la soluzione data al complesso problema (in particolare
alla sistemazione delle cabine di ascolto), in quanto abbiamo voluto rinviare
la soluzione completa alla acquisizione di esperienze per almeno un biennio, sulla base di una dotazione di 5.000 dischi che costituiscono uno scelto
campionario della produzione e del mercato discografico, nei vari settori,
senza chiusure e aprioristiche discriminazioni.
SISTEMA BIBLIOTECARIO PROVINCIALE
La nuova sede della nostra « Provinciale » è stata progettata quale
struttura centrale del Sistema Bibliotecario Provinciale, che non appare,
quindi, come un servizio aggiunto
54
e faticosamente sostenuto da una struttura preesistente e inadeguata.
Le stimolanti e proficue esperienze maturate nel lungo periodo di
studio e di organizazione del Sistema hanno costituito una base per 'un doveroso ripensamento di tutta la materia « biblioteca pubblica », nella sua
struttura fisica, nei suoi compiti e nei rapporti con l'utente, non più « destinatario »,
ma centro dell'attività dell'istituto, senza che in questo rapporto giochino
un ruolo decisivo le distanze, la condizione sociale o il livello d'istruzione.
Il Sistema, articolato nei dipartimenti « amministrazione » « acquisti »
« preparazione-catalogazione » « informazioni bibliografiche-animazione
culturale », trova razionale disposizione e sistemazione nei locali della Biblioteca con accesso dalla strada. Su un ampio vestibolo si affacciano, da un
lato l'ufficio del Bibliobus, e dall'altro un'ampia autorimessa ove
55
trovano sistemazione il bibliobus, un moderno furgone e una macchina.
Nei locali adiacenti sono sistemati il Centro-Rete, l'ufficio distribuzione dei
nuclei librari destinati alle 53 biblioteche e il deposito dei fondi che costituiscono il serbatoio del Sistema, destinati nei settori « Informazione » «
Studio » « Narrativa » e « Narrativa ragazzi ».
Così come si è accennato prima, se moltissimo è stato realizzato, restano ancora grossi problemi da risolvere, quali, in ordine d'importanza,
quello del personale necessario per lo svolgimento del II° turno serale di
apertura al pubblico; del concorso per le opere d'arte (il 2 per 100 previsto
dalla legge); della ricostituzione del fondo librario per i prestiti. Sono sicuro
che non mancherà - anche in questa circostanza - la illuminata comprensione degli amministratori dell'Ente, ai quali desidero in questa sede riconfermare la più profonda e riconoscente gratitudine insieme con l'apprezzamento delle popolazioni daune.
Mi accorgo di aver sottratto più tempo di quanto pensassi alla vostra
cortese attenzione: Vi prego di scusarmi. Avrei voluto contenere la mia comunicazione in pochi minuti, consapevole di quanto sia faticoso ascoltare;
però, nel trasferire sulla carta gli appunti che mano mano frettolosamente
raccoglievo, mi è accaduto di lasciarmi prendere dagli argomenti e dal vivo
desiderio, umanamente comprensibile, spero, di partecipare a tutti voi, che
vi so amici e colleghi carissimi, le tappe e i modi e i tempi in cui le vicende
della « Provinciale » di Foggia si sono andate svolgendo. E' la conclusione
di un lungo impegno, ricco per me e per i miei preziosi collaboratori di
grandi ammaestramenti. Siamo tutti pronti a rivedere concetti e soluzioni,
nella convinzione che se cultura significa, misura, ponderatezza e circospezione, la scelta dell'uomo di cultura non può essere mai irrevocabile e definitiva.
D'altra parte, sono convinto che i problemi non si risolvono in chiave di alternativa, di opzioni radicali.
I bibliotecari come uomini di cultura sanno che non possano seguire
tutti gli zelatori di ogni ortodossia e che devono agire soprattutto per la
difesa delle condizioni stesse e dei
56
presupposti della cultura; favorendo la fiducia nel colloquio. negli uomini
anche se divisi dalle ideologie, e ristabilendo, con il diritto alla critica, il rispetto dell'altrui opinione.
Non vi è infatti cultura senza difesa della libertà e tale libertà residua
noi possiamo ancora tenerla viva nel rapporto spontaneo e personale dell'uomo con il libro, ultimo baluardo di fronte al processo travolgente di
massificazione.
La nostra forza è nella intelligenza e il nostro dovere, quali uomini di
cultura, è di capire e di aiutare a capire, rinunciando « alla presunzione che gli
altri abbiano torto perché la pensano diversamente da noi ». Solo così potremo
insieme affrontare tutti i grossi problemi, che, specie in questi giorni angosciosi e difficili, si evidenziano dinanzi ai nostri occhi.
Il colloquio, la tolleranza, la cultura ci aiuteranno a trovare le giuste
soluzioni, perché siano consapevoli che se i problemi, come i nodi aggrovigliati, si tagliano e non si sciolgono, potremo rinunciare alla ragione che è
l'arma dell'uomo di cultura. Basta la spada.
57
Inaugurazione Biblioteca Provinciale
Discorso dell'On. FRANCESCO SMURRA
Sottosegretario alla P.I.
Ho avuto l'onore, qualche minuto fa, di inaugurare la Biblioteca Provinciale di Foggia, concepita e realizzata secondo i più moderni principi del
servizio bibliotecario.
Istituita nel 1936 con una raccolta di volumi dell'Amministrazione
Provinciale, essa si è arricchita successivamente della libreria di Nicola Zingarelli, della raccolta Caggese, della donazione Canelli, specializzata in studi
di diritto e di bonifica agraria e dei fondi della Biblioteca Comunale, istituita
come tutti sapete, nel 1833, con rescritto di Ferdinando II. Una biblioteca
antica, nelle origini, nel senso che raccoglie scritti e custodisce tradizioni e
valori di questa terra, ospitata in un meraviglioso e funzionale edificio, che
Voi avete costruito con grandi sacrifici; perché tutte le cose che si costruiscono nel Mezzogiorno restano sempre in omaggio al sacrificio della nostra
terra.
Vi porto i voti augurali del Ministro Malfatti, che è stato impossibilitato a partecipare alla manifestazione, nonché miei personali.
Questa significativa manifestazione dell'Amministrazione Provinciale
di Foggia vuole sottolineare evidentemente, come anche il Sindaco e il Presidente hanno precisato, una particolare attività promozionale e di diffusione della cultura, privilegiando la forza stimolante e liberatoria che ha il libro, soprattutto nel Mezzogiorno, in cui si stanno creando degli strumenti,
attraverso i quali cerchiamo di « sollevarci », sforzandoci di creare le condizioni per una comunità più civile e meglio sviluppata.
Ci rendiamo tutti conto, e l'abbiamo constatato vedendo questa meravigliosa realizzazione, della funzione che la let58
tura assume nel nostro paese ed in particolare nel Sud: sia nella formazione
dei giovani - ed è un discorso che dobbiamo sempre tenere presente, perché è bene non dimenticare che nel Mezzogiorno la discriminante più importante della lotta politica è passata sempre attraverso le battaglie della
classe dirigente nuova, più aperta, più moderna - sia,
dicevo, in direzione di quel processo di educazione permanente che deve
essere, finalmente, uno dei fatti più qualificanti delle riforme di questi anni,
attuate nella scuola. E' proprio ciò che voglio sottolineare come prima considerazione: il Governo e il Parlamento hanno cercato di creare alcuni nuovi strumenti, perché il vecchio rapporto tra scuola e società venisse definitivamente rotto.
Attraverso la gestione sociale della scuola si è voluto corresponsabilizzare anche il mondo fuori della scuola, per
59
fare in modo che le tensioni e i problemi reali della nostra società venissero
permanentemente posti sul tappeto, in modo da costituire la condizione per
uno sviluppo più democratico e più moderno della nostra stessa scuola.
Con questa inaugurazione si coglie l'occasione per ribadire che bisogna fare in modo di privilegiare tutti gli strumenti attraverso i quali si sviluppa e si verifica la nostra crescita civile, testimoniata già all'inizio del corrente anno scolastico da undici milioni di presenze studentesche: la scuola,
cioè, è diventata qualcosa di grosso.
Ritengo superfluo indugiare su ciò che è stato nel passato il rapporto
scuola-biblioteca; piuttosto vorrei sottolineare brevemente l'attuale funzione del rapporto.
Con una scuola aperta ai problemi della Società, e non più chiusa, la
biblioteca può costituire, e certamente costituirà in questo nostro Mezzogiorno, un mezzo di potente aiuto alla scuola, ampliando l'orizzonte dei
nostri giovani, nonché quello degli adulti.
La scelta ci sembra giusta, perché cade in un momento in cui pensiamo di rinnovare la scuola attraverso la gestione sociale e la politica della
partecipazione. La scuola, ora, occupa una grossa fetta del bilancio dello
Stato, perché accanto al diritto allo studio, c'è quello di servizi, come mense, biblioteche, ecc.
Nel sottolineare ed esaltare l'importanza della manifestazione non
possiamo sottacere che essa coincide con un'altrettanta importante occasione: la chiusura del XXIV congresso dell'Associazione Italiana Biblioteche.
Ad essa voleva partecipare il Ministro Malfatti - che per motivi di forza
maggiore ha dovuto rinunciare, come ho già detto - poiché si ritiene fatto
importante, in questo momento, la ristrutturazione e riorganizzazione delle
biblioteche, che è in atto nel paese. Il Ministro mi ha pregato di riferirvi che
è disponibile ad una collaborazione, poiché abbiamo in cantiere una legge
quadro per tale problema ed assumiamo formalmente l'impegno di mantenere più stretti legami con la Associazione, per cercare di risolvere alcuni
nodi fondamentali di tutto il discorso che riguarda le biblioteche in Italia,
che vanno dalla qualificazione del personale a quello delle
60
sedi e degli incrementi delle dotazioni. Naturalmente tutto va affrontato
non solo sulla base di una politica della cultura, che tiene conto della tradizione del nostro paese, ma soprattutto di un impegno che vede coivolti non
solo lo Stato come protagonista, ma anche le Regioni e gli Enti locali, in
un'azione coordinata nella quale devono essere salvate le autonomie.
Signor Presidente, Ella ha voluto ricordare anche un grosso problema
che riguarda la vostra comunità: l'Università. Voglio portare la disponibilità
del Ministro della P. I. verso un servizio che è ormai diventato indispensabile nel Mezzogiorno. Il discorso dell'Università è legato, naturalmente, al
problema della ricerca scientifica, a quel vecchio e antico problema che tocca molto da vicino le classi dirigenti del nostro paese.
Non vi è dubbio, tuttavia, che nel momento in cui Foggia, la sua
Provincia, la regione, al fine di evitare di dare spazio a fatti isolati ed improduttivi, entreranno nel quadro previsto dalla programmazione, l'attuale
ministro della P. I. saprà tenere presente questa indeferibile esigenza della
Vostra terra e delle Vostre popolazioni.
61
la Capitanata
Rassegna di vita e di studi della Provincia di Foggia
FASCICOLO DEDICATO AL XXIV CONGRESSO DELL'ASSOCIAZIONE ITALIANA BIBLIOTECHE E ALL'INAUGURAZIONE DELLA NUOVA BIBLIOTECA PROVINCIALE.
★
Hanno collaborato : dott. GUIDO PENSATO, vice-direttore Biblioteca
Prov.le di Foggia; dott. LUIGI MANCINO, per la parte editoriale.
SOMMARIO
GUIDO PENSATO: Il XXIV Congresso dell'Associazione Italiana
Biblioteche
1
XXIV CONGRESSO DELL'ASSOCIAZIONE ITALIANA BIBLIOTECHE. DISCORSI di
PELLEGRINO GRAZIANI, sindaco
8
FRANCO GALASSO, presidente Amministrazione Prov.le
11
PASOUALE CIUFFREDA, Assessore P.I. Regione
15
RENATO PAGETTI, presidente A.I.B.
23
ANGELO CELUZZA: La nuova Biblioteca Provinciale di Foggia nel
l'ambito del Servizio Nazionale di Lettura
39
INAUGURAZIONE NUOVA SEDE BIBLIOTECA PROVINCIALE, DICORSO dell'On. FRANCESCO SMURRA, sottosegretario alla P.I.
58
la Capitanata
Rassegna di vita e di studi della Provincia di Foggia
BOLLETTINO D'INFORMAZIONE
della
Biblioteca Provinciale di Foggia
Anno XI-XII (1973-'74)
n. 4-6 (luglio-dic.)
LA SITUAZIONE DELLE BIBLIOTECHE IN PUGLIA
(Analisi, prospettive e appunti per un sistema Regionale di pubblica lettura)
Nel momento in cui si tenta un primo bilancio dell'attività delle Regioni in materia di biblioteche, sarebbe oltremodo restrittivo e fuorviante
ridurre il discorso alla misurazione puramente quantitativa del prima e del
dopo.
Per evitare un tale pericolo e l'errore, ripetutamente commesso, di
esaminare i problemi delle biblioteche astraendoli da quelli più generali e
più complessi della realtà e delle vicende socio-politico-culturali di cui sono
momento, riteniamo sia indispensabile dare un quadro d'assieme più ampio,
dal punto di vista temporale e dell'oggetto, di quello che il tema specifico di
questo « contributo » suggerisce. E ciò è tanto più necessario quando, come
nel nostro caso, si esaminano le vicende di una regione meridionale, in cui
raramente si è avuto modo di riflettere sull'organizzazione della cultura,
mentre sarà necessario farlo con urgenza e serietà, allargando il discorso al
contributo di tutti senza restringerlo, come spesso si è fatto, agli addetti ai
lavori. E' questa infatti la condizione per andare al di là della semplice compilazione di annuari più
65
o meno attendibili, per intervenire in modo corretto e originale, per dare
sostanza alla domanda di partecipazione che anche per il settore culturale
viene dal sud.
* * *
Il grigiore del panorama bibliotecario pugliese nell'immediato dopoguerra è rilevabile nelle parole pronunciate più volte dal soprintendente dell'epoca
Beniamino D'Amato, impegnato in un'opera di rinnovamento del tradizionale
modo di concepire nel Sud la cultura, le sue strutture, e quelle bibliotecarie in
particolare, da lui considerate « libere istituzioni di largo interesse pubblico »,
che dovevano rinsaldare i valori di socialità e di riscatto del Mezzogiorno con i
valori educativi e di libertà rinati ed emergenti dopo una oscura parentesi di
venti anni. Il D'Amato, di fronte alla situazione di arretratezza economica e
culturale delle popolazioni meridionali (l'indice di analfabetismo superava quasi
dapperttutto il 20 per cento) 1, scriveva: è « inutile discutere della questione
meridionale se non si darà opera di rinnovamento della cultura e del costume
contro ogni analfabetismo, e di un sano sapere non si farà partecipe tutta la
collettività ».
I ritardi rilevabili nelle biblioteche del Sud investivano, d'altra parte,
tutte le strutture educative e sociali in genere, il cui assetto da un punto di
vista sostanziale se non formale risaliva al periodo unitario ed erano stati
aggravati dalla rovinosa politica di accentramento e di strangolamento messa in atto dal fascismo nei confronti degli istituti tradizionali e di quelle
esperienze originali ed autonome che pure erano fiorite, particolarmente in
Puglia e in tutto il Mezzogiorno, nei primi anni del secolo.
Le insufficienze strutturali delle biblioteche pugliesi, quindi, non erano soltanto l'effetto dei pur disastrosi danni subiti durante gli anni della
guerra, ma il naturale risvolto di una azione che mirava, attraverso la selezione e il privilegio, a un disegno chiaramente discriminatorio nei mezzi e
nei fini.
Una testimonianza di tale situazione è riscontrabile nelle
1
Su una popolazione di 3.220.485 nel 1951 gli analfabeti in Puglia erano
661.922.
66
difficoltà obiettive che l'opera di ricostruzione incontrò, certamente per la
disastrosa situazione economica e sociale in cui tutto il paese versava, ma
anche per le difficoltà e gli ostacoli che il formarsi di una tradizione bibliotecaria autonoma a livello locale ha costantemente incontrato, fondata come è sempre stata la nostra organizzazione culturale su criteri centralistici,
su strutture disorganiche a indirizzo prevalentemente umanistico-erudito e,
perciò, del tutto scollegate dalle esigenze di rifondazione culturale del paese
e gestite da un personale che, nella rassegnata acquiescenza alla situazione
di fatto, contrapponeva all'impellenza dei problemi una scarsa sensibilità
per gli stessi e per il necessario aggiornamento professionale e culturale.
* * *
In Puglia, come in tutto il Mezzogiorno, per la poca o nessuna rilevanza di istituti governativi, l'intervento dello Stato per la ricostruzione si
rivolse quasi esclusivamente agli Enti Locali. Questi, gravati da una mole
impressionante di problemi di primaria urgenza, non erano assolutamente
in grado di far fronte anche alle esigenze dell'organizzazione della cultura, le
cui spese furono, il più delle volte, ritenute improduttive rispetto a quelle
destinate ad altri settori.
Nonostante la limitatezza dei mezzi finanziari all'uopo messi a disposizione, gli interventi dello Stato ebbero, comunque, in quella situazione, il
merito di richiamare l'attenzione dei pubblici amministratori e dell'opinione
pubblica, sull'urgenza di rinnovare gli istituti bibliotecari, per avviarli ad
essere funzionali e in qualche modo partecipi della faticosa rinascita del
Sud.
* * *
Gli anni dal 1944 al 1955 furono gli anni della ricostruzione delle biblioteche pugliesi. I criteri che ispirarono tali interventi miravano a rinnovare nelle strutture fisiche gli istituti per porre le premesse di un discorso che
avrebbe condotto gli stessi a misurarsi con le esigenze dei tempi nuovi che
reclamavano il rovesciamento di una vecchia concezione fondata
67
sul mito della sacralità del libro a favore di una opposta concezione antropocentrica, cui informare il servizio pubblico delle biblioteche.
In particolare, in Puglia tale opera di ricostruzione realizzata dallo
Stato attraverso il suo organo periferico, la Soprintendenza Bibliografica,
riguardò quindici biblioteche di Enti Locali, colpite dalle vicende belliche, e
quindi risistemate con il contributo dello Stato stesso e con la generosa
partecipazione degli Enti di appartenenza 2 .
Trascorso il periodo di emergenza, anche nella nostra Regione si cominciò a guardare alla situazione nel suo complesso, alle prospettive future.
Nel 1951 le biblioteche pubbliche riconosciute come tali erano in
Puglia circa 30; ma di queste, poco più di 20 su un totale di 252 Comuni e
per una popolazione complessiva di 3.220.485 abitanti, potevano considerarsi funzionanti.
L'eco di tale situazione disastrosa di arretratezza, si coglie nella stessa
scelta della Puglia e di Taranto quale sede del IV Convegno Nazionale dei
Bibliotecari Comunali e Provinciali nel 1955, oltre che nelle analisi e nelle
denunce fatte in quella sede. Denunce che, d'altra parte, non riguardavano
solo la nostra Regione, ma tutto il Paese, « rimasto sulle vecchie posizioni...
all'estrema retroguardia », nella illusione, tuttavia, « di rimediare alle gravi
deficienze con provvedimenti ed iniziative di fortuna », come ebbe ad
esprimersi in quella occasione il direttore della Biblioteca Comunale di Milano, Bellini.
Dalla Puglia, in occasione del citato convegno, e nell'ambito del dibattito sulle strutture bibliotecarie degli Enti Locali, prese l'avvio definitivo,
al di là delle sterili e improduttive lamentazione, il confronto sul concetto di
« biblioteca pubblica » che, sia pure con un ritardo pauroso nei confronti di
altri paesi, cominciava a farsi avanti quale alternativa alla anacronistica biblioteca popolare, e sulla necessità di una priLa spesa complessiva per l'opera di ricostruzione delle quindici biblioteche
pugliesi, maggiormente colpite fu di L. 81.801.249, di questa somma L. 40.309:690 furono a carico del Ministero della P.I., L. 34.741.293 a carico degli Enti Locali. L.
6.750.266 a carico di enti vari.
2
68
ma organizzazione a larghe maglie, che riguardasse su base provinciale («
rete provinciale di lettura »), tutto il paese.
Da quel nucleo di discorso partì quello che doveva essere, pur con
ritardi, resistenze, incomprensioni e scetticismi, il disegno di un piano organico, sul quale si sarebbe innestata, con alterne vicende e risultati contraddittori, l'azione dello Stato, degli Enti Locali e di gran parte dei bibliotecari
italiani.
* * *
Negli anni immediatamente successivi a quelli della ricostruzione la
provincia di Bari compie passi rilevanti verso l'ammodernamento degli
istituti e la organizzazione di una prima rete di pubblica lettura basata sui
posti di prestito, facenti capo alle sub-reti di Barletta, che ne alimentava
quattro, e quella di Trani e di Bitonto con sette.
Le antiche biblioteche comunali del barese, ricche di prezioni fondi,
rammodernate nelle strutture e nei servizi posero le premesse per un servizio pubblico adeguato e moderno, nel solco di una vivace realtà culturale
che faceva capo non solo a una tradizione editoriale e a una ricca pubblicistica, ma anche a strutture universitarie che hanno sempre avuto influenza
positiva sugli ambienti intellettuali, vivificandone e sprovincializzandone le
iniziative.
Anche nel Salento, ove le tradizioni culturali languivano in una narcisistica contemplazione del passato, si avviò una prima organizzazione della pubblica lettura attraverso la istituzione di venticinque posti di prestito, alimentati
dalla rinnovata Biblioteca Provinciale, la cui presenza fu determinante nella
organizzazione delle « Settimane salentine » che seppero poi convogliare quelle
energie politiche e culturali che portarono alla costituzione dell'Università.
Molte speranze erano riposte, nella nuova sede della Biblioteca Provinciale di Brindisi, la prima ad essere costruita ex novo in Puglia ad iniziativa dell'Ente Provincia e con un contributo dello Stato; speranze che si
sarebbero vanificate negli anni successivi per mancanza delle condizioni
indispensabili all'auspicato sviluppo, tra cui determinante, a nostro parere,
l'assoluta assenza di moderni criteri tecnico-bibliote69
conomici nella ricostruzione della « Provinciale », condannata così, a una
sempre crescente emarginazione e a una sostanziale inadeguatezza rispetto
alle esigenze degli utenti, sia del capoluogo che di tutta l'area provinciale.
Analoghe condizioni si verificarono anche a Taranto, ove la civica
acclaviana, che pur vantando un ricco patrimonio di opere moderne, per
una serie di vicende negative e concorrenti, tra cui la mancanza assoluta di
spazio e la carenza di personale qualificato, non riuscì a rispondere alle
nuove esigenze e a farsi promotrice delle strutture culturali necessarie alla
città e alla Provincia.
Le contraddittorie vicende di queste due province, fin dalla fase iniziale del processo di ricostruzione, avrebbero finito col giocare un ruolo
determinante per quanto riguarda il ritardo con il quale si rispose, sul piano
dell'offerta di lettura e culturale in genere, negli anni '60 ai nuovi problemi
posti dall'insediamento di grossi complessi industriali nei due capoluoghi;
ritardo tuttora presente e ancora più grave oggi che le contraddizioni e gli
squilibri indotti da quegli insediamenti si sono fatti ancora più acuti.
La « Provinciale » di Foggia, quasi distrutta dai rovinosi bombardamenti del 1943, risorgeva, rinnovata nelle strutture e arricchita nel patrimonio librario, non solo con il determinante aiuto dello Stato, ma anche per lo
sforzo notevole sostenuto dall'Ente Provincia, che non lesinò sacrifici, pur
di assicurare all'istituto, personale e mezzi finanziari sufficienti. Quella di
Foggia fu, in tutta la Capitanata, la sola biblioteca a vedere immediatamente
affrontati i problemi della ricostruzione e del rinnovamento. Le altre poche
biblioteche esistenti patirono ritardi, solo faticosamente e successivamente
e parzialmente rimontati. Fu questa situazione che pose di fatto, fin da allora, la « Provinciale » di Foggia al centro di una rete di bisogni culturali che
andava ormai al di là della sfera dell'utenza del capoluogo.
* * *
Agli inizi degli anni '60, l'intero Paese si accingeva a realizzare la prima radicale riforma di base nel settore scola70
stico, attraverso la introduzione della « media » unica, che allargava la fascia
dell'obbligo fino al quattordicesimo anno di età.
La Puglia, e tutto il Mezzogiorno, quali destinatari dell'intervento
straordinario della « Cassa » articolato in « poli di sviluppo », miranti ad avviare il processo di industrializzazione, vivevano anche per questo un momento altrettanto decisivo.
L'aumento della scolarizzazione, gli spostamenti di popolazione verso i centri urbani e il conseguente spopolamento delle campagne; il bisogno
di qualificazione professionale per l'industria e per l'agricoltura; la utilizzazione non coordinata, sulla base dei bisogni reali delle popolazioni, delle
risorse economiche e umane; la centralizzazione dei poteri decisionali e la
esclusione da questi degli Enti Locali, interpellati solo per pareri meramente
consultivi; l'accentramento delle localizzazioni industriali in circoscritte aree
individuate dal CIPE, d'accordo con le autorità comunitarie; la natura degli
insediamenti, « cattedrali nel deserto », incapaci di produrre effetti indotti
sulle attività economiche locali; il grave conseguente peso che è venuto a
incombere sugli Enti Locali, come stazioni appaltanti di infrastrutture, e
sulle strutture sociali e amministrative in genere; tutto ciò ha prodotto e
aggravato in quegli anni, nel Mezzogiorno e nella Puglia, fenomeni di squilibrio non solo nell'assetto e nella utilizzazione del territorio, nello sviluppo
socio-economico, ma anche in quello culturale.
Nel quale campo essi possono sinteticamente ricondursi al fenomeno
della disgregazione di una realtà culturale (nel senso più ampio e « comprensivo » del termine), quella « contadina », subalterna ed estremamente «
arretrata », ma in grado di esprimere contenuti originali e strutture sufficientemente « certe », perché statiche, in cui da una parte o dall'altra, tutti si
riconoscevano. A questa realtà si andava sostituendo negli anni '60 il vuoto,
che né i tentativi di surrogazione neocoloniale, né le resistenze a metà strada tra il compiacimento folkloristico e il vagheggiamento nostalgico, potevano sperare di colmare.
Era inevitabile che a tale disorientamento sul piano idea71
le e politico-culturale corrispondessero ritardi, se non arretramenti, sul piano delle strutture culturali stesse.
L'eco di tali squilibri è rintracciabile anche nella gracile organizzazione bibliotecaria (considerando come facenti parte della stessa i famigerati
centri di lettura e le biblioteche popolari) che, per il periodo indicato, si
presentava con le seguenti connotazioni quantitative:
Dall'esame dei dati riportati in tabella appare chiara la situazione deficitaria, di squilibrio e di confusione in cui versava in quegli anni la organizzazione bibliotecaria nella nostra regione.
* * *
La frattura tra ipotesi di sviluppo socio-culturale e quello economico,
non tempestivamente avvertita emerse nel momento in cui apparve chiaro
che la condizione di ogni serio sviluppo risiede nella partecipazione delle
popolazioni interessate e si ritenne che questa potesse essere surrogata e
mediata dalla cultura. Fu questo convincimento che mosse la Cassa per il
Mezzogiorno a definire un programma « per favorire il progresso civile
delle popolazioni meridionali », attraverso il finanziamento di attività sociali
educative e cultu72
rali. Vennero così istituiti nel Mezzogiorno i Centri di Servizi Culturali, i
quali, proprio perché non furono in grado di collegarsi in modo organico
con le forze sociali e culturali locali e di affidare a queste il compito di gestire autonomamente le scelte e i programmi di intervento, esaurirono la
propria azione in iniziative episodiche e paternalistiche che si aggiunsero al
panorama già disorganico e contraddittorio di quegli anni.
Con diversa impostazione partiva nell'anno 1963 il « Piano L », che
non si volle attuare attraverso gli organi periferici, come diretta emanazione
ministeriale (le esperienze fatte in questa direzione, i « Sistemi di Soprintendenza », hanno tutti fallito lo scopo), ma conferendo agli Enti Locali il
compito di farsi parte attiva. E ciò non solo accettando gli oneri derivanti
dalla organizzazione della pubblica lettura, ma assumendo piena consapevolezza di essere i soli portatori di un compito che, per avere il servizio
come destinatari le popolazioni amministrate, non poteva che spettare agli
Enti Locali stessi. Un tale orientamento era dentro la stessa struttura della «
biblioteca pubblica » che costituiva il modulo portante di tutto il progetto e
che era testimonianza ed elaborazione concreta, oltre che concettuale, di
realtà socio-politiche, quelle anglosassoni, fondate su un generalizzato decentramento amministrativo e funzionale, se non proprio politico.
Pur riconoscendo agli organi centrali lo sforzo di elaborazione e di
intervento, non possiamo non ravvisarne la inadeguatezza, e la logica sottesa, causa di ulteriori squilibri anche in questo settore, tra le varie zone del
Paese, tra regione e regione e tra le varie province della stessa regione: logica che, era il puntuale riscontro di quella che presiedeva ai « poli di sviluppo
» in campo economico.
La Puglia vide impegnate nella realizzazione del « Piano L », prima, e
nella istituzione del « Servizio Nazionale di Lettura », poi, attraverso la realizzazione dei Sistemi Bibliotecari, le Province di Lecce e di Foggia.
Le due « reti » hanno consentito, nel decennio '63-'73, di coprire due vaste province con la istituzione di un centro-rete, opportunamente collegato con
la biblioteca del Capoluogo e avente compiti di coordinamento tecnico nei
confronti
73
delle biblioteche istituite nei singoli Comuni.
Nonostante l'esperienza di più lustri, il « Sistema » di Lecce non ha
dato i frutti auspicati e possibili per i mezzi a disposizione e per le premesse. Oggi le biblioteche civiche vivono una vita stentata e asfittica, chiusa
nell'ambito di un servizio a livelli burocratici, incapace di aprirsi all'iniziativa culturale stimolante, all'apporto di tutta la comunità.
Qualsiasi tentativo di ricerca delle cause della situazione leccese crediamo debba essere indirizzato verso l'eccessivo numero, novantatre, di
biblioteche gravitanti su un unico centro-rete di contro alla gracile struttura
di questo, incapace, perciò, di garantire un rapporto equilibrato ed efficace,
con le biblioteche; verso l'assoluta instabilità del personale delle singole biblioteche che, frustrando ogni pure serio tentativo di qualificazione dello
stesso e del suo lavoro, ha finito con lo screditare l'istituto.
L'individuazione dei rimedi è implicita nel riconoscimento dei difetti.
Si dovrà, infatti, dare una migliore organizzazione agli uffici centrali, attraverso personale qualitativamente e quantitativamente sufficiente, riconsiderare la articolazione del « Sistema » in sub-sistemi che consentano una aggregazione più efficace, sul piano strettamente funzionale e su quello culturale, dei servizi e degli utenti; regolamentare in modo chiaro i rapporti tra
centro-rete, Provincia e Comuni, soprattutto per quanto riguarda l'assunzione e la qualificazione del personale.
Il Sistema Bibliotecario della Provincia di Foggia ha avuto la possib ilità di avvalersi delle esperienze altrui, essendo nato nel 1969, e avendo
potuto contare su un lavoro preparatorio, su indagini e ricerche condotte di
pari passo con il Gruppo di Studio dell'Amministrazione Provinciale, che
hanno consentito una puntuale conoscenza delle realtà in cui ci si accingeva
ad operare.
A questa fase è seguita quella propriamente istitutiva che, fondata su
rapporti chiari tra le varie parti impegnate nella realizzazione, su una sostanziale stabilità del personale, ha visto quasi scongiurato il pericolo insito
nella precarietà del rapporto d'impiego; tanto che oggi le singole biblioteche
si avviano verso il tempo pieno sia per l'orario del servizio reso
74
al pubblico, sia per l'impiego del personale. Su questa situazione si è innestato un primo intervento di promozione culturale che ha coinvolto gran
parte dei Comuni e che ha messo in crisi le biblioteche in quanto tali, proponendole all'attenzione delle comunità quali centri culturali polivalenti.
Le province di Bari, Brindisi e Taranto, per motivi diversi, tra cui
non ultimi anche quelli accennati precedentemente, e non potendo contare
su una biblioteca pubblica moderna e ben organizzata, autosufficiente per
strutture. personale e mezzi finanziari, non fruirono delle opportunità offerte dall'intervento statale. La regione pugliese, perciò, presenta oggi, pur
essendo tra le meglio servite in tutto il Mezzogiorno, una situazione di
squilibrio insostenibile soprattutto se si pensa che i ritardi riguardano quelle
aree geografiche investite dal caotico processo di industrializzazione, in cui
più complessi si fanno i problemi della domanda e delle strutture culturali.
* * *
Al momento del trasferimento delle competenze in materia di biblioteche di Enti Locali e di interesse locale dallo Stato alle Regioni, non
solo la situazione dell'organizzazione bibliotecaria pugliese, ma le prospettive della stessa erano tali da richiedere interventi tempestivi che scongiurassero pause o rallentamenti nelle situazioni dinamicamente proiettate verso
esiti positivi da una parte, e dall'altra l'aggravarsi degli squilibri in atto a
svantaggio di quelle zone della regione caratterizzate da condizioni meno
fevorevoli.
La presenza e l'attiva partecipazione di bibliotecari della nostra Regione al dibattito che ha preceduto e accompagnato, a livello ministeriale e
a livello di Associazione Italiana Biblioteche, il trasferimento delle competenze ha consentito la ricostituzione della sezione AIB e ha messo l'Associazione stessa in condizioni di assumere fin dall'inizio il ruolo di interlocutore qualificato dell'Ente Regione, il che ha evitato le conseguenze di una
frattura tra il nuovo organismo politico-amministrativo e la realtà tecnica e
politico-culturale delle strutture bibliotecarie.
75
E' stato così possibile fornire agli organi regionali i dati capaci di sottolineare la molteplicità e diversità delle situazioni, la complessità dei problemi, le esigenze di gradualità e di tempestività di intervento a un tempo.
Quei dati si rivelarono di fondamentale importanza per la adozione dei
primi e più urgenti provvedimenti.
Ma riteniamo che l'evento più significativo sia, lo ripetiamo, nel fatto
che la precisa identificazione dei ruoli spettanti all'Ente Regione e ai tecnici
del riconoscimento delle responsabilità propri a livelli diversi, ha stornato il
pericolo che anche qui in Puglia, come è avvenuto purtroppo in altre aree del
Mezzogiorno il trasferimento delle competenze fosse accompagnato da situazioni di alienante crisi di sfiducia e da paralisi, se non da arretramenti, nel
settore specifico.
Pur nel riconoscimento della esigenza di sviluppo e di ammodernamento delle biblioteche autonome operanti nell'ambito regionale, riconoscimento concretatosi in adeguati contributi finanziari, la politica della spesa
dell'Assessorato competente, si è indirizzato particolarmente al sostegno delle
biblioteche nate nell'ambito dei Sistemi Bibliotecari Provinciali, la cui sorte
era strettamente legata al sostegno finanziario regionale e alle strutture portanti (le « Provinciali » di Foggia e di Lecce), impegnate nello sforzo di adeguarsi alla complessità di compiti e servizi di pubblica lettura, a livello del
capoluogo e a livello provinciale. L'intervento regionale si ricollegava d'altra
parte ai pesanti oneri finanziari assunti dalle due Amministrazioni Provinciali,
testimonianza concreta e particolarmente significativa per il Mezzogiorno di
una visione non ristretta o burocratica ed economicistica dei compiti e degli
oneri ricadenti in tema di biblioteche sugli Enti Locali.
Ma il senso dei singoli interventi della Regione, nonostante la mancanza di uno strumento legislativo specifico e di settore, si rileva nel disegno
complessivo e organico in cui la Regione Puglia si avvia a inserire il problema
delle biblioteche come parte di un discorso più vasto. Disegno che si profila e
si concretezza nella costituzione della Commissione Regionale per la ricognizione e il censimento dei beni culturali, nella L.R. n. 10 del 7-2-'74 « Interventi della Regione per la diffusione e la promozione culturale » e nella costituzione di un
76
fondo a sostegno dell'editoria regionale in virtù del quale le biblioteche pugliesi sono state dotate di nuovo materiale librario per complessivi 138 milioni circa e in grado di costituire un primo nucleo per il « fondo locale » di
tutte le biblioteche, anche delle più piccole e di più recente istituzione.
I dati sul numero delle biblioteche al 31-12-'74 e quelli relativi agli
interventi finanziari della Regione nel triennio '72-'74 in favore delle biblioteche esprimono, al di là del crudo fatto numerico e se riferite al quadro
appena delineato, non solo la pronta adesione dell'Ente alle esigenze degli
istituti pugliesi, ma anche il riconoscimento del fondamentale ruolo delle
biblioteche in un discorso di promozione culturale, e nella problematica del
diritto allo studio e della educazione permanente, che trovano esplicita sanzione nello stesso Statuto regionale. Convinta adesione che ha assicurato a
gran parte delle biblioteche pugliesi le condizioni materiali sufficienti e indispensabili per il proseguimento di un'attvità, che attende dalla regolamentazione legislativa l'indicazione delle linee di una organica politica culturale
che, nel rispetto delle autonomie e delle scelte dei singoli istituti, ricomponga in un tessuto unitario iniziative frammentarie e isolate che per tanto
tempo sono state la realtà dominante della provincia italiana e di quella meridionale in particolare.
77
* * *
Dall'esame della situazione si configura un quadro
interessante e ricco di prospettive per l'immediato futuro.
Il 1974 è stato per la
Puglia un anno particolarmente significativo per gli
avvenimenti di rilevanza nazionale che l'hanno vista
protagonista. Ci riferiamo in
particolare alla inaugurazione
della nuova sede della Biblioteca Provinciale di Foggia
e allo svolgimento, nella nostra Regione, del XXIV Congresso dell'Associazione Italiana Biblioteche.
La realizzazione della nuova « Provinciale » di Foggia, unanimamente
indicata come un modernissimo esempio di struttura culturale polivalente,
al di là di tutti i riconoscimenti di uno sforzo che ha visto in primo piano
l'Ente Provincia, è stato un momento vivificatore di interessi e impegni da
parte degli Enti Locali di tutta la Regione, e di ritrovata fiducia da parte dei
bibliotecari nel proprio ruolo e in quello delle strutture culturali, soprattutto
nell'attuale difficile momento della vita del nostro Paese e del Mezzogiorno.
La situazione attuale delle strutture bibliotecarie pugliesi, che pur
manifestando squilibri da correggere al più presto, si presenta con caratteristiche sostanzialmente positive e inco78
raggianti; il superamento da parte degli operatori di una alienante condizione di isolamento; l'impegno sempre crescente degli Enti Locali in un settore, quello culturale, fino a pochi anni fa del tutto trascurato, particolarmente nel Sud; la crescita della domanda culturale stessa da parte delle popolazioni, sempre più coscienti del vero ruolo spettante a una cultura non
élitaria, surrogatoria o gratificante; tutto ciò concorre a creare le condizioni
per la elaborazione e progettazione di una politica culturale che non disperda le energie e le attese e che, attraverso una moderna programmazione degli interventi, li vivifichi unificandoli in direzione dei traguardi che la società
meridionale nel suo complesso si pone.
Questi contenuti, questi compiti sono di fronte alla Regione Puglia.
E' oggi indispensabile costruire nel settore delle biblioteche il quadro
di riferimento legislativo e programmatico capace di individuare fini e mezzi per un riequilibrio sostanziale delle varie situazioni, perché l'intera regione si avvii a uno sviluppo armonico non solo delle strutture bibliotecarie
ma di tutta l'organizzazione della cultura e siano ben precisati gli oneri e i
limiti degli interventi delle varie componenti istituzionali, al di là di ogni
ipotesi centralistica, ma nel comune intento di rispondere sul piano delle
strutture e dei programmi alle attese delle popolazioni, evitando duplicazioni, conflitti e sprechi.
Il primo intervento, accanto e nell'ambito di quello legislativo, dovrà
essere indirizzato non solo all'edilizia bibliotecaria, condizione essenziale di
ogni ulteriore iniziativa, allo status del personale e alla sua qualificazione
professionale, esattamente individuata dall'Associazione Italiana Biblioteche
come momento fondamentale per una seria gestione di ogni ipotesi riformatrice, ma anche e soprattutto all'ammodernamento e sviluppo dei fondi
librari e di tutti i servizi, nel riconoscimento della necessità di una graduale
crescita degli istituti pugliesi verso i traguardi ottimali indicati negli standards approvati in sede internazionale e proposti dall'Associazione Italiana
Biblioteche in un recente documento.
Particolare attenzione dovrà essere portata alla istituzione di un sistema regionale di pubblica lettura, fondato su
79
moderni strutture autonome e su reti a base provinciale che dovranno coprire tutto il territorio della Regione, ivi compresi, per i centri superiori ai
50.000 abitanti, i sistemi urbani nell'ambito dei quali potranno trovare un
ruolo e uno spazio i Centri Servizi Culturali quali nuclei di programmazione
di attività collegati alle biblioteche di quartiere.
Nel quadro di una unitaria e organica programmazione degli interventi, sarà, a nostro avviso, indispensabile, nell'ambito della discussione sui
compiti spettanti al distretto scolastico, tener conto dei sistemi bibliotecari,
per quanto attiene al loro dimensionamento e alla individuazione degli
utenti cui i servizi saranno destinati.
Accanto all'impegno per la individuazione ottimale sul piano territoriale dei distretti e dei sistemi, lo sforzo della Regione dovrà mirare alla definizione delle aree culturali omogenee cui riferire ogni discorso e intervento di censimento, studio e valorizzazione dei beni culturali in genere, in
quanto facenti parte del territorio che quelle aree individua.
Il compito della Regione in ordine al rilievo del profilo culturale della
Puglia è compito ambizioso e difficile. Le condizioni per un proficuo lavoro, tuttavia, ci sono.
Non mancherà il contributo dell'associazionismo di base che, insieme
con la scuola, le strutture universitarie e quelle culturali in genere saprà
convogliare attorno allo sforzo per la crescita e per la gestione democratica
della cultura tutte le forze vive della Regione.
In questo quadro di intervento complessivo sarà necessario anche
uno sforzo mirante a individuare i compiti spettanti, sul piano culturale e
scientifico, agli istituti operanti nella Regione. In questo ambito va riportato
opportunamente il discorso sul ruolo, sull'assetto e sui compiti della « Sagarriga Visconti », oggi biblioteca governativa, ma per la natura dei fondi, la
ricchezza e l'importanza delle tradizioni, istituto di interesse regionale che,
come tale, dovrà ritrovare il suo ruolo specifico.
* * *
La costituzione del Ministero dei Beni Culturali; una diversa articolazione del rapporto programmazione economica80
intervento straordinario-Regione, in cui non si persista ad estraniare, a ilvello di decisioni e di procedure, quest'ultima, ma si facilitino, invece, tutti i
possibili coordinamenti con i poteri locali; l'operatività in senso meridionalistico, dei meccanismi della programmazione 3; queste le condizioni, alcuni
operanti altre da realizzare, affinché divenga sempre più incisivo il ruolo
della cultura nel nostro paese, e nel Sud in particolare.
In questo quadro non potrà non trovare consensi una politica per le
biblioteche (noi vorremmo già delineare una politica delle biblioteche!), che
abbia nella legge regionale le condizioni di realizzabilità e che miri a dotare
ogni comune di un' operante e moderno centro di diffusione e di elaborazione culturale, al servizio del progresso civile del Mezzogiorno.
A. CELUZZA -G. PENSATO
A proposito del carattere sostitutivo e non aggiuntivo assunto fin dai primi
anni dell'intervento straordinario della Cassa per il Mezzogiorno, intervento sul
quale erano fondate le ipotesi di recupero dell'economia meridionale nei confronti
del Centro-Nord, basta riflettere su questo dato: l'investimento ordinario dello
Stato nel Sud è passato dal 1950-51 (= 100) al 201,9% nel 1958-59: in Italia è salito
al 230,4% e nel Centro-Nord al 290,6%.
Su questo tema cfr. il recente B. FINOCCHIARO, Le questioni meridionali. Polemiche e proposte, Bari, 1974.
3
81
Sulle biblioteche pugliesi si veda, tra l'altro:
A. CATERINO, La biblioteca centro di promozione culturale nei Comuni delle Murge,
Napoli-Foggia-Bari, 1969.
MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE. Soprintendenza bibliografica per la Puglia e la Lucania-Bari, Servizio Bibliografico in Puglia e
Lucania, a cura di A. Caterino, Bari-Roma, 1960.
MINISTERO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE. Soprintendenza bibliografica per la Puglia e la Lucania-Bari, Un decennio di attività per le biblioteche di Puglia e Lucania (1955-1964), a cura di A. Caterino, Bari, 1964.
A. CELUZZA, La pubblica lettura in Capitanata e l'opera dell'Amministrazione Provinciale, Napoli-Foggia-Bari, 1971.
B. D'AMATO, La situazione delle biblioteche appulo-lucane, Bari, 1951.
B. D'AMATO, Per la inaugurazione della Biblioteca comunale « S. Loffredo » di Barletta - 22 aprile 1955, Barletta, s.d..
D. DE CAPUA, Per una biblioteca regionale centro di promozione culturale, in « Botantum », a. VI (1974), n. 12, pp. 1-5.
M. TAFURI, Biblioteche in Puglia, Molfetta, 1972
82
L'AUTOMAZIONE IN BIBLIOTECA
L'assunto contenuto nelle pagine che seguono è che, fino a quando
gli elementi che la biblioteca sottopone all'elaborazione elettronica non saranno adeguati, le potenzialità dei computers resteranno in gran parte inutilizzate. Questa convinzione non vuol togliere importanza alle iniziative
fatte o in corso in molte biblioteche. Implica però che la loro esperienza nel
campo dell'automazione non venga valutata ponendo a confronto le specifiche soluzioni tecniche, ma andando a monte delle realizzazioni, per considerare in generale le motivazioni di partenza dei diversi istituti e valutare le
possibilità di fondo che ha una prassi così varia e così poco formalizzata,
come quella bibliotecaria, di essere computerizzata.
Un esame così generale e complessivo del problema della automazione delle biblioteche, per non restare astratto, deve tener conto dei modi e
dei termini in cui si articola il dibattito su tale questione, delle fasi attraverso cui si è sviluppato, delle parti che lo hanno animato. Solo così tale esame
può assumere anche funzione di proposta, oltre che di modesto contributo
a una ricerca, se non di soluzione, almeno di un terreno più promettente su
cui sviluppare ulteriormente l'analisi.
Un tentativo di dare un senso, all'interno del dibattito, alla serialità
degli atteggiamenti diversi manifestati negli ultimi 15 anni deve, naturalmente, superare la distinzione fra posizioni positive e, all'estremo, entusiastiche e negative o, al limite, di rifiuto dell'automazione, cercando anzi di
spiegare
83
questa stessa distinzione. Un primo dato utile in questo senso è il mutamento intervenuto alla fine degli anni '60 a stabilire una netta differenza fra
il decennio precedente e la fase degli anni '70, ancora in corso di svolg imento. Dal confronto delle due situazioni risulteranno chiari alcuni elementi ideologici presenti nel dibattito e la funzione in esso dell'industria
dell'elettronica, o meglio dell'industria dell'elaborazione elettronica1 (collegata, ma non identica alla prima).
Nel 1960, dunque, dal 15 al 22 febbraio si tenne a Bruxelles un seminario di studi sull'automazione nei servizi di documentazione. Fra gli obbiettivi del seminario v'era anche quello di descrivere « una macchina ideale
che fosse in grado di fornire - sia pure tra cinque, dieci o più anni - tutte le
informazioni desiderate nella lingua del richiedente 2. I bibliotecari non restavano dunque estranei all'ideologia tecnologica che in quegli anni era al
massimo del suo sviluppo e che negli Stati Uniti trovava i più prestigiosi
sostenitori. Le notizie più stupefacenti provenivano dagli USA: « Secondo
una recente informazione negli Stati Uniti è già in fase di studio una gigantesca centrale elettronica, capace di organizzare tutto lo scibile umano » 3 .
Le conquiste tecnologiche più promettenti erano lì valutate nelle loro « futuribili » conseguenze. Per l'umanità si prospettava una « rivoluzione cibernetica ». Essa « viene ampliando la capacità produttiva in misura pressoché
illimitata, rendendo così superfluo il lavoro umano » 4 . La potenza e la totalizzazione erano i caratteri distintivi con cui veniva presentata in questa
fase l'elaborazione elettronica delle informazioni. E in qualche modo essi
permangono nella mutata situazione odierna 5 . I teorici degli anni '60 erano
però
cfr. sull'industria dell'elaborazione elettronica dei dati MIGUEL CARRE RA e PAOLA M. MANACORDA, Le piramidi elettroniche, in Sapere, 1975, n.
784, pp. 3-16.
2 MARIA PIA CAROSELLA, Documentazione automatica, in Accademie e
Biblioteche d'Italia, 1966, n. 1-2-3, p. 104.
3 MICHELANGELO GALLO, L'elettronica e la biblioteca, in Accademie e
Biblioteche d'Italia, 1964, n. 1-2, p. 46.
4 LEO HUBERMAN e PAUL M. SWEEZY, La controrivoluzione globale,
Torino, Einaudi, 1968, p. 140.
5 cfr. PETER CASTRUCCIO (Presidente Ecosystems International, Consulente NASA), L'elaboratore e la società in Elaborazione dei dati: dime nsioni e pro1
84
estremamente espliciti sul tipo di centralizzazione dell'informazione cui
pensavano: « siamo arrivati a un punto analogo nella raccolta dei dati quando ogni stecca di gomma da masticare verso la quale tendiamo la mano è
immediatamente annotata da qualche cervello elettronico che traduce ogni
nostro minimo gesto in una nuova curva di probabilità o in qualche parametro sociologico » 6 . Ed i politici sembrano animati dalle stesse convinzioni di controllo totale degli accadimenti sociali attraverso i computers 7 .
Tutte queste concezioni ruotano intorno a un elemento di fondo
rappresentato dall'ideologia tecnologica il cui nucleo centrale è nella filosofia positivistica per cui ogni problema, quando ne siano eliminate le componenti ambigue e imponderabili, vien posto nei giusti termini e ammette
soluzioni: la tecnica è lo strumento per realizzarle. Marcuse, Basaglia,
Sweezy, Huberman e altri nei rispettivi campi hanno mostrato come questa
ideologia serva a perpetuare i meccanismi aberranti che creano le distorsioni. Per essa l'alienazione, la malattia e la pazzia, l'emarginazione sociale e lo
sfruttamento (per restare nell'ambito degli Autori ricordati) non sono elementi intrinseci e strutturanti un determinato meccanismo sociale ed economico, ma inconvenienti spiacevoli e contingenti cui si porrà termine a
scadenza breve o meno breve con la giusta soluzione tecnica. Così, in altri
campi, senza modificare il processo di appropriazione capitalistica delle risorse naturali, si cercano soluzioni per l'inquinamento, ideologicamente trasformato in un imprevisto momentaneo tecnologicamente risolvibile, oppure, ed è ciò che qui più importa, l'ignoranza e l'analfabetismo rappresentano, non il prodotto di una certa distribuzione delle risorse intellettuali, ma
un accidente storicamente delimitabile con lo sviluppo della tecnologia dell'elaspettive. Atti del 2° convegno nazionale per la stampa. Villa d'Este (Como),
21-23 maggio 1973. Supplemento a Rivista IBM, 1973, n. 4.
6 MARSHALL MC LUHAN, Gli strumenti del comunicare, Milano, il Saggiatore, 1974, pp. 61-62.
7 In Italia, per esempio, l'on. Pier Luigi Romita sembra sicuro che i
computers, elaborando dati, possano anche programmare soluzioni adeguate
per esser, poi oggetto di decisioni governative: cfr. il suo intervento Informazione e sviluppo della società in Elaborazione dei dati, cit.
85
borazione elettronica delle informazioni. Agendo a valle delle distorsioni,
l'ideologia tecnologica non pone in discussione i mecanismi che le creano 8 .
Le strategie con cui si agisce attraverso quest'ideologia negli specifici
settori sono articolate. Però i metodi utilizzati negli anni '60 dall'industria dell'elaborazione elettronica dei dati nei confronti delle biblioteche si può dire che
siano stati canonici. Essi puntavano a mostrare l'irrazionalità di alcuni elementi
costitutivi al fine di sostituirli. In particolare la critica veniva esercitata nei confronti dei bibliotecari e dei libri. I bibliotecari erano contemporaneamente in
numero eccedente e insufficiente: la memoria centrale di un elaboratore era
incomparabilmente più veloce e il suo archivio enormemente più aggiornato. I
libri, d'altro canto, risultavano ingombranti, polverosi e miseramente deperibili
nel tempo: moderni procedimenti tecnici computerizzabili potevano ridurre
milioni di volumi in uno spazio piccolissimo e asettico 9. Il fatto che questa visione delle biblioteche e dei bibliotecari fosse riduttiva e mettesse in parentesi
proprio la loro funzione principale di elementi di un sistema di educazione
permanente, non fu motivo di sospetto per quei bibliotecari che accettarono le
nuove prospettive. D'altra parte, di fronte a questi “ attacchi “ condotti in nome della « razionalizzazione » delle strutture bibliotecarie, la mancanza di una
fondazione teorica 10 della
8 Utile per la demistificazione della tayloriana armonia universale fra le classi
sottesa in tutti questi discorsi è, fra i tantissimi contributi, quello di AA. VV., I
cervelli artificiali, Firenze, Sansoni, 1972, p. 283 e passim.
9 « Le ultramicrofiches offrono una efficace soluzione per la miniaturizzazione delle biblioteche: combinate con strumenti di recupero ed esposizione ad alta
velocità esse possono permettere enormi risparmi sia di spazio che di quantità di
informazione. Così come i microfilm hanno reso possibile leggere manoscritti di
biblioteche lontane, a sua volta la microfiche ha reso accessibili, con semplici terminali distribuiti sul territorio, l'uso di intere biblioteche di 100.000 volumi della
dimensione cubica di tre scaffali. (...) La Biblioteca nel senso classico del termine,
rivoluzionata all'interno della struttura organizzativa, diviene « biblioteca elettrica »
mezzo di comunicazione di massa ». (Comunicazioni di massa. A cura di Pio BAL DELLI, Milano, Feltrinelli, 1974. pp. 30-31); cfr. però anche A. I. MICHAJLOV,
A. I. CERNYJ, R. S. GILIAREVSKIJ, Principi di informatica. Prefazione di A. N.
Nesmejanov, Roma, Editori Riuniti, 1973, p. 75 e segg.
10 cfr. ALFREDO SERRAI, Biblioteconomia come scienza. Introduzione ai
probleini e alla metodologia, Firenze, Olschki, 1973.
86
biblioteconomia finiva per diventare per tutti oggettiva debolezza e indifendibilità delle posizioni.
Insomma su questi problemi i bibliotecari si divisero secondo una li nea abbastanza caratteristica riscontrabile anche in rapporto ad altre questioni, quella cioè dell'opposizione, come qualcuno l'ha definita 11 , fra il «
bibliotecario umanistico-sapiens » diffidente rispetto alle innovazioni tecniche e consegnato, sia nel ruolo che per gli strumenti, alla tradizione, e il
bibliotecario che accetta un processo « migratorio » che lo porterà a far
proprie esperienze « altre » e diverse, nate altrove con funzioni specifiche.
Fra le due parti mancò il dialogo, il solco si approfondì e questo non giovò
a nessuno, men che meno alle biblioteche e alla biblioteconomia: questa
non ebbe l'accelerazione evolutiva che quasi tutte le scienze umane reg istrano nell'impatto con le scienze esatte, quelle si disposero secondo una
linea di divisione analoga ai bibliotecari: delle biblioteche nazionali solo alcune si occuparono di automazione, molte restarono del tutto estranee e
con loro la stragrande maggioranza delle biblioteche comunali e provinciali.
Non è qui necessario aggiungere altro sui rapporti fra biblioteca ed
elaborazione elettronica delle informazioni e sul contesto in cui si svilupparono negli anni '60. In sintesi si può concludere che in quel periodo l'elaboratore viene presentato dall'industria come il potente « cervello elettronico »
12 capace di totalizzare e gestire la memoria del mondo e, di fronte a ciò,
alcuni bibliotecari scelgono di rimanere estranei o, ancor più, di rifiutare
questa prospettiva, altri di accettarla e farla propria.
Gli anni '70 segnano un mutamento significativo. Basta,
11 cfr. GUIDO PENSATO, La figura sociale del bibliotecario. (Appunti per
una ridefinizione del ruolo), in La Capitanata, 1972 , parte II, n. 1-3, pp. 9-25.
12 cfr. NIGEL CALDER, Technopolis. Il controllo sociale degli usi della scie nza, Milano, Garzanti, 1970: scritto nel 1969, in un certo senso, riassume tutte le
caratteristiche di questo periodo nella sua «futuristica» visione di «un sistema di informazione totale» costituito dalla « World Box », il super-cervello elettronico che
annullerà la «distinzione netta fra autori, studiosi, editori, bibliotecari, produttori
televisivi o chiunque altro possa meritare il nome di mediatore di informazioni ».
87
per rendersene conto, scorrere qualche documento. Il più significativo è
quello di Southampton 13 perché, come nel '60, il seminario svoltosi nel
giugno del 1970 in quella località dell'Inghilterra, riassume i nuovi indirizzi
del dibattito bibliotecario. Nelle 20 relazioni di 20 invitati di 10 Paesi il «
cervello », per così dire, viene lobotomizzato: non gli spetta più gestire lo
scibile umano, ma più semplicemente di occuparsi dei servizi di biblioteca:
acquisti, cataloghi, indici, prestiti, ...
La produzione industriale, d'altro canto, in quel torno di tempo era
mutata, nuove macchine venivano immesse sul mercato e con esse una
nuova « macchinazione » 14 . Alla « centralizzazione » precedente veniva
sostituito il « decentramento », come moltiplicazione modulare all'infinito
dell'unità centrale originaria. In tutti i contesti ai valori fondati sulla potenza
tecnologicamente totalizzante si sostituivano criteri di velocità, flessibilità,
compartecipazione 15 . La flessibilità delle nuove apparecchiature ad ogni
tipo di impiego, la rapidità delle loro operazioni, la possibilità di facili rapporti in una comunità sempre più vasta in cui la partecipazione e il contributo di tutti è il vantaggio di ogni singolo, sono tutte cose continuamente e
sempre più sottolineate in questa fase. Il referente materiale di questa diversa linea strategica dell'industria del13 cfr. STELIO BASSI, L'automazione delle biblioteche. (Seminario di Southampton ). 1-3 giugno 10,70 in Accademie e Biblioteche d'Italia, 1970, n. 4-5, pp.
336-339.
14 cfr. J. QUINIOU, Marxismo e informatica. A cura di C. Pezzoli e P. C.
Maggiolini, Roma, Editori Riuniti, 1971.
15 « Penso che dovremo dare un addio fin d'ora e per sempre all'idea della creazione di una riserva gigantesca e monolitica, in cui accumulare la totalità delle conoscenze scientifiche mondiali. Derivata forse dal « cervello mondiale » immaginato da H.
G. Wells, questa idea viene riportata periodicamente come soluzione automatica di
ogni problema; fu avanzata nel corso delle discussioni della Conferenza di Pugwash del
1961 e ritorna regolarmente sul tappeto. Tuttavia da quando è iniziato lo studio dell'UNISIST, è prevalsa una soluzione realistica e invece di prendere in considerazione
un'istituzione monolitica o un sistema unico centralizzato, ci siamo proposti « una rete
flessibile, evolutiva, basata sulla volontà dei servizi di informazione attuali e futuri di
intensificare la loro cooperazione ». (HARRISON BROWN. Discorso pronunciato
alla seduta inaugurale della Conferenza di Parigi del 1972 in Bollettino di informazioni.
A cura della Commissione Nazionale Italiana per l'Unesco, 1972, n. 1, pp. 24-25).
88
l'elaborazione elettronica delle informazioni in rapporto alle biblioteche è
rappresentato da elaboratori più versatili, di uso più semplice e sicuro, di
potenza variabile secondo necessità e di costo più contenuto. In corrispondenza si sviluppano i nuovi modi del dibattito fra i bibliotecari convinti dei
vantaggi dell'automazione. L'orizzonte di tale dibattito resta definito, per un
verso, dalle dichiarazioni di Southampton, per l'altro, dalla nuova strategia
dell'industria dell'elaborazione dei dati.
A questo punto è bene fermarsi un momento, per proporre qualche
considerazione generale. Sorge infatti, e sembra legittimo il dubbio che
l'intera questione manchi di elementi criticamente adeguati e che il rapporto
fra biblioteca e macchina sia da sempre scorretto. Nella perdurante difficoltà di reperire tali elementi critici, poi, sembra giustificata l'opinione e
l'ipotesi che, per controllare criticamente il rapporto biblioteca-macchina,
forse ancor prima e in attesa di una teoria biblioteconomica formalizzata,
sarebbe necessario, e probabilmente potrebbe inizialmente bastare, determinare un “ punto di vista biblioteconomico ”che fungesse, almeno provvisoriamente, da teoria “ implicita ”per valutare quanto la versatilità, la velocità ... siano indispensabili al funzionamento delle strutture bibliotecarie
storicamente determinate, come questi elementi concorrano alla loro stabilità e che cosa l'introduzione di nuove apparecchiature muti al loro interno
e in che senso.
Con questo però il discorso ritorna necessariamente alle biblioteche e
ai bibliotecari, cioè al chi deve fare queste valutazioni e alle condizioni in
cui si trova a farle. Ancora una volta la divisione si dimostra fattore negativo: basta considerare l'atteggiamento degli « umanisti » in questa fase degli
anni '70.
Nell'epoca in cui l'elaboratore sceglie il decentramento, acquista caratteri di conversazionalità e, quindi, si avvicina alla “ misura umana
”(l'oggetto della contesa), essi, smesso l'insostenibile e “ romantico ” rifiuto, operano una “ rimozione ” culturale del problema che permette loro di
essere tolleranti e indifferenti o, meglio, tolleranti perché indifferenti: attenti cioè ai progressi della tecnica, senza però alcun
89
coinvolgimento o compromesso. In altri termini si verifica un processo migratorio, non « esterno », questa volta, ma interno in una zona di tranquilla
sospensione del giudizio difficilmente espugnabile proprio perché si presta
a una apparente discussione « preliminare », che poi si rivela formale e fine
a se stessa. Va precisato, per amor di completezza, che questa è una condizione del bibliotecario « umanistico-sapiens » già interessante, la quale però
non è né generalizzata a tutti i livelli, né diffusa in tutti i settori. Molti restano nella fase precedente, troppi sono del tutto estranei alla problematica
indotta dalle nuove macchine.
In questa situazione complessiva sarà difficile modificare il quadro
generale. Sarà difficile perché si tratterà di agire, ancor prima che teoricamente o, come qui, per iscritto, realmente e nella prassi, per mostrare l'errore di entrambe le scelte “ migratorie ” ma soprattutto ancor più sarà difficile se continuerà a permanere l'attuale contesto generale in cui il confronto
è occasionale e gli istituti che dovrebbero dare indicazioni di coordinamento e orientamento si trovano in situazioni di difficoltà sotto ogni
aspetto (vedi le esperienze di automazione delle due biblioteche nazionali
centrali) - a questo punto però il discorso assume i caratteri di una valutazione generale della politica condotta nel nostro Paese nei confronti delle
biblioteche.
Per rimanere invece nei limiti di queste note, va detto che per l'unif icazione del dibattito interno alle biblioteche sembra si debba percorrere
una strada obbligata. Occorrerà cioè prima di tutto ricondurre tutte le questioni a una prospettiva unitaria accettabile sia per i fautori dell'automazione che per gli “ indifferenti ”. L'elaborazione elettronica, in realtà, non è
tanto importante per i concreti modi di realizzazione (programmi, macchine, ... ), quanto per il nuovo e fecondo tipo di approccio teorico al problema
biblioteca richiesto a monte della sua realizzazione. Occorrerà cioè riformulare le questioni in termini di informatica generale: sebbene giustamente
collegata agli elaboratori, l'informatica non si identifica con la scienza degli
elaboratori. Accettare questa distinzione vuol dire trovare un linguaggio
comune e una prospettiva che, mantenendosi al di qua della scelta fra automazione
90
e non, risulti di grande utilità nell'uno e nell'altro caso. Questa è l'unica maniera per rendere omogenee due condizioni, che altrimenti restano l'una per
l'altra “ impermeabili ”, e per permettere un reciproco “ travaso ” di esperienze e problemi.
Ed è sperabile che i bibliotecari umanisti via via si rendano conto che
questo modo di affrontare il problema biblioteca non può essere. ignorato,
in linea di principio, neanche da chi, poi, dovesse concludere che i mezzi
tradizionali sono bastevoli per le concrete necessità di funzionamento di un
determinato istituto bibliotecario. Ma - ed è altrettanto importante - essi,
attraverso l'abitudine a un metodo obbiettivo, cominceranno a eliminare il
costume, ancora troppo diffuso, di porre le proprie questioni e quelle della
biblioteca nei termini di un dolciastro umanitarismo deamicisiano che, stravolgendo tutto, fa dei bibliotecari, per così dire, delle anime pie dedite al
bene dell'umanità (e non dei lavoratori con diritti, doveri e un metodo di
controllo del proprio lavoro) e degli utenti una classe di individui esigenti e
mai abbastanza beneficiati con i quali instaurare rapporti di odio-amore. E'
una situazione che va cambiata e le nuove discipline possono essere estremamente produttive in questa direzione.
Anche sul fronte dei fautori dell'automazione è possibile, riformulando le questioni, che si verifichino dei cambiabiamenti. E forse diventerà
chiaro che non si tratta di insistere sui “ vantaggi ” dell'automazione, ma di
cimentarsi nella esplicitazione dei presupposti del lavoro bibliotecario consolidato: considerare i meccanismi attraverso cui funziona una biblioteca
alla luce delle possibilità delle nuove macchine, prima ancora di proporre
innovazioni che spesso si scoprono “ volute ” dalla macchina e che altrettanto spesso ne disperdono senza recupero il “ valore ” funzionale all'interno del sistema, è un lavoro estremamente utile. Allo stesso modo e per
esempio, valutare un certo livello di automazione anche in funzione di piccole biblioteche periferiche è importante perché ciò non vuol dire co nfrontare grandezze incommensurabili: significa invece valutare le possibilità
di generalizzazione di quel livello. In ogni caso nei discorsi sull'automazione
vanno evitate alcune componenti arretrate rispetto allo
91
sviluppo dei mezzi teorici e materiali. Oggi non sono accettabili né metodi
coercitivi, volti a piegare specifiche esigenze concrete di biblioteche minori a
quelle di sistemi previsti per istituti con finalità diverse, né liquidatori, intesi a
qualificare quanto non rientra in tali sistemi come necessità « piccole », « ristrette », e simili, giustificando così il mancato recepimento con nient'altro
che una petizione di principio che serve a ricondurre alle necessità « più ampie », previste. Atteggiamenti di questo genere, non espressi forse così chiaramente, ma più di frequente presenti in forma implicita, rientrano nell'ottica
degli anni '60, quando attraverso il prestigio della « razionalizzazione » 16 delle
strutture bibliotecarie si elidevano d'un tratto alcune loro funzioni specifiche.
Occorre invece tener conto che solo in linea puramente teorica e generalissima « le distinte applicazioni (dell'automazione) non sono altro che varianti di
un procedimento normalizzato di analisi e sintesi documentaria » 17. Presa alla
lettera, quest'idea non regge alla verifica dei fatti, tanta è la diversità di origine, di mezzi disponibili, di condizioni e di finalità delle singole biblioteche.
Ed è in relazione a questi elementi che, senza nulla togliere agli studi di carattere generale che conservano la loro importanza chiarificatrice e unificante
sul piano teorico, bisogna che concretamente vadano scelti il livello e il tipo
di automazione adeguati: in alcuni casi basterà un ciclostile per riprodurre
schede, in altri neanche quello, in altri ancora invece risulterà necessario un
archivio magnetico organizzato in maniera specifica.
In fine, tutto sommato, la maggior parte dei sistemi di automazione
nell'attuale fase di sviluppo sfruttano più le qualità meccaniche che quelle “
intellettuali ” dei « cervelli »
16 Per una critica generale della « razionalità » cfr. JÜRGEN HABERMAS,
Teoria e prassi nella società tecnologica, Bari, Laterza, 1971.
17 PASQUALE PETRUCCI, Un sistema elementare di documentazione auto matica, in Associazione Italiana Biblioteche, Gruppo di Lavoro 7, Progetti di auto mazione nelle biblioteche italiane. A cura di M. P. Carosella e M. Valenti, Roma, 1973
(ciclostilato), p. 121. Per un'analisi differenziata delle biblioteche e dei rispettivi
sistemi di informazione cfr. MANFRED KOCHEN, Integrative mechanisms in lit erature growth, W-astport-London, Greenwood, 1974: particolarmente cap. 10 « Information-seeking behavior of cat alog users, pp. 225-247.
92
elettronici e questo sembra ancora il modo più proficuo di utilizzazione 18 .
Da queste considerazioni dovrebbero derivare alcune conseguenze
importanti sul piano del dibattito complessivo sull'automazione. Prima di
tutto, la necessità di sottolineare maggiormente quest'ultimo versante “
meccanico ”, in molti casi estremamente utile. In secondo luogo e più in
generale, l'utilità di approfondire il problema generale dell'uso delle macchine in biblioteca in vista delle funzioni che svolgono in essa e delle finalità che essa è chiamata a raggiungere: in questo quadro ben si inserisce
l'attuale tipo di produzione industriale che mette a disposizione apparecchiature elettroniche differenziate capaci di prestazioni diversissime; evitando quindi di ridurre l'automazione bibliotecaria alla questione dell'introduzione dell'elaboratore in biblioteca. In fine, l'importanza decisiva di sviluppare a tutti i livelli il problema dell'uso pubblico della biblioteca nella
nuova prospettiva creata sia dalla nuova presenza di strumenti elettronici
per il trattamento delle informazioni, sia dalla crescita sociale di questi anni;
e, in verità, sembra che molto, nell'adeguata utilizzazione delle nuove macchine, dipenda dal tipo di soluzioni date a questo problema: come deve essere strutturata la “ macchina biblioteca ”, per rispondere alle attuali esigenze degli utenti? Questione troppo grossa e troppo generale per essere trattata in questa sede: essa richiede opportuni criteri di valutazione dello sviluppo sociale e del tipo di utenza, non disancorati da giudizi politici sul futuro, per predisporre strumenti adeguati alle funzioni di strutture di educazione permanente. Non si
18 cfr. ALDO BARTOLI, L'elaboratore e le biblioteche, in Associazione Italiana Biblioteche, op. cit., pp. 145-155; ALFREDO SERRAI, L'elaboratore migliora l'efficienza dei servizi bibliotecari? (Il trattamento meccanico dei dati nelle biblioteche
della Germania Occidentale ), in Accademie e Biblioteche d'Italia, 1968, n. 4-5, pp. 226236 (particolarmente interessante è il rapporto sull'esperienza dell'Università di
Regensburg in cui, oltre alla preparazione in più copie di diversi tipi di cataloghi, «
la situazione di una biblioteca universitaria centrale e di 20 biblioteche separate di
istituto (...), che si allacciano mediante il catalogo stampato dall'elaboratore in più
copie, giustifica certamente uno degli impieghi piú originali e, in un contesto più
ampio, remunerativi del calcolatore nel campo della biblioteconomia », ivi. p. 229);
CARLO REVELLI, Il catalogo per soggetto, Roma, Edizioni Bizzarri, 1970, particolarmente pp. 215 e segg.
93
tratta quindi solo di funzione informativa della biblioteca. Tuttavia è proprio
su questo che qui proseguirà il discorso.
***
Un articolo apparso sul n. 3 del 1972 di Accademie e Biblioteche d'Italia porta il titolo « La biblioteca è un sistema? » e la firma di Alfredo Serrai 19 .
In esso l'Autore sostiene, in sintesi, che, se le biblioteche fossero dei sistemi,
sarebbero trattabili attraverso la scienza dei sistemi. Ciò tuttavia per Serrai
non è possibile, almeno per quelle biblioteche che, per intenderci, possiamo
chiamare “ generali ”, per due ordini di motivi che egli ritiene fondamentali:
a) « in quanto non si riesce a precisare lo scopo al quale esse dovrebbero tendere » b) lo scopo « culturale » che di solito viene denunciato non ha consistenza, perché « se parlare di “ cultura ” ha un senso oggi, lo ha forse soltanto
nella accezione antropologica. La conclusione di Serrai e che le uniche biblioteche giustificabili sono quelle « scientifiche, quelle tecniche, le industriali,
le scolastiche, per l'infanzia, e in generale, i centri di documentazione », le
sole dirette a « un fine precisabile », perché nate con « fini prestabiliti ». Le
altre « sperperano i propri mezzi per documentare la propria insipienza ».
Orbene, se così è, il problema è interessante perché sembra rientrare
nella linea della soppressione di quelle piramidi levate alla polvere dei secoli,
come sembreranno ai posteri le biblioteche, testimonianza di una civiltà che
non sapeva quel che voleva e che chiamava questo: « cultura ». Notiamo che
anche gli ideologi del cervello elettronico degli anni '60 avevano giudicato
assurde le biblioteche per la polvere, l'ingombro e la scarsa manegevolezza
della carta stampata. Ma dietro questo giudizio c'era anche la questione che
talune loro finalità non erano precisabile e il loro algoritmo non formulabile:
anzi, quando si era provato nel settore dell'educazione, e in genere, della trasmissione della cultura a far fare da maestro al totalizzatore della memoria del
mondo,
19
pp. 188-193.
94
lui che sapeva tutto, aveva chiaramente dimostrato i suoi vantaggi, ma anche tutti i suoi limiti 20.
Il problema, in verità, è affatto diverso e va detto, peraltro, che A.
Serrai a un anno di distanza ritorna 21 sulla questione e fa una parziale autocritica, anche se la sua opinione fondamentalmente non muta. Per quanto
concerne l'articolo citato, dunque, l'obiezione principale che sorge è che
esso ha l'aspetto tautologico di una petizione di principio. Non si vede perché le biblioteche generali dovrebbero necessariamente ricadere fra gli oggetti della scienza dei sistemi. E, comunque, non si vede perché, una volta
stabilito che tale scienza è impotente, invece di sospettare una non pertinenza 22 della teoria, si è concluso con una non pertinenza dell'oggetto
esaminato. Non si discute qui, se esista, poi, e cosa sia una « cultura » in
senso non antropologico. Ma il fatto che A. Serrai noti che soltanto « antropomorficamente » 23 la funzione di un sistema venga intesa come suo «
scopo » 24 , tradisce già un procedimento « culturale » (quello, cioè, che
permette all'Autore di rendersi conto di un fenomeno così complesso) e
denuncia altresì l'esistenza di funzioni antropologiche con caratteristiche
marcatamente « culturali » (in senso non antropologico), dal cui interno la
scienza dei sistemi trae taluni elementi, per riformularli in modo però non
esaustivo e tanto meno sostitutivo. In conclusione si ha l'impressione che la
scienza dei sistemi potrebbe dire parecchie cose a proposito delle biblioteche, non solo quelle speciali, ma anche quelle generali, solo che non le fosse
attribuita una funzione fiscale (invece che euristica), che la rende inefficiente fin dall'inizio, prima ancora cioè di definire e descrivere il « sistema ».
20 cfr. sull'applicazione di macchine nell'insegnamento fra gli altri WALTER
R. FUCHS, La pedagogia moderna illustrata. Prefazione di L. Bitzer. Milano, Rizzoli. 1969; BERNARD PLANOVE, Macchine per insegnare. Milano, Rizzoli,
1970. G. P. GAVINI, Tecniche dell'istruzione programmata. Roma, Armando,
1971.
21 ALFREDO SERRAI, Storia della Biblioteca come evoluzione di un'idea
e d'un sistema, in Accademie e Biblioteche d'Italia, 1973, n. 3, pp. 153-163 e n. 45, pp. 267-279.
22 cfr. Encyclopedia Universalis, voce Système (Epistémologie), a cura di J.
Ladrière, Paris, 1968, pp. 685-687.
23 ALFREDO SERRAI, La biblioteca è un sistema?, pp. 183.
24 I vi.
95
Un sistema infatti non è definito dal suo fine o non necessariamente
dal suo fine. Non riconoscere questo vuol dire ricadere nello stesso errore
epistemologico che si critica nella mentalità « ufficiale » 25 che si lascerebbe
fuorviare dal nome « mitico » 2 6 di cultura. Il teleologismo non è stato mai
buon amico delle scienze esatte.
Un sistema invece è semplicemente definito dai suoi elementi e dalle
relazioni che intercorrono fra loro. Può darsi che dall'insieme delle relazioni
si scopra una qualche (o più) finalità. Può darsi anche, però, che non se ne
scorga nessuna: il sistema non cessa per questo di essere tale o, addirittura,
di esistere. Una volta definito il sistema si sarebbe ancora all'inizio: ci sarebbe ancora da determinare il suo stato, le sue leggi di evoluzione, di equilibrio, di stabilità, ... Il discorso sarebbe quindi tutto da affrontare. I limiti
di queste note non permettono di affrontare una questione così vasta. Tuttavia qualcosa è possibile dire su quel sottosistema del sistema biblioteca,
rappresentato dai cataloghi e indici biblioteconomici, in rapporto specialmente alla ricerca delle informazioni.
Uno dei problemi di tale ricerca è quello del rendimento di un sistema di ricerca delle informazioni, di solito siglato con IRS (Information Retrieval Sistem). Per trattare di tale problema descriviamo sommariamente
un IRS.
Va notato innanzitutto che si tratta di sistema. Come definizione di
sistema qui si accetta quella proposta da J. Ladriere 27, secondo il quale un
sistema è un oggetto complesso, formato di componenti distinti legati fra
loro da un certo numero di relazioni 28 .
Già a questo punto occorre una precisazione: quando, come in questo caso, si vuol descrivere un IRS in generale, occorre prescindere dai supporti materiali in cui esso si concretizza, determinando le condizioni generali applicabili a qualunque sistema di macchine, dalle più semplici (macchine
Ivi, p. 191.
Ivi, p. 190.
27 Système, voce cit., p. 686.
28 Questa definizione generalizza quello che per Ludwig von Bertalanffy è
un caso particolare di sistema, certo il più interessante, quello in cui le caratteristiche
25
26
96
da scrivere, schede formato internazionale, cassetti dei cataloghi, etichette, ...)
alle più complesse (computers, schede perforate, dischi e nastri magnetici,
microriproduzioni prodotte col charactron nei sistemi COM, ... ), salvo poi
considerare le maggiori, ma non destituenti, possibilità offerte dalle macchinine più complesse.
Il cuore di un IRS è dunque rappresentato da due elementi: l'immagine
di ricerca e la prescrizione di ricerca.
L'immagine di ricerca è l'elemento d'ordine che l'informazione contenuta in un libro, documento o altro prende al momento di entrare in un IRS,
es.: le voci dei soggetti, gli indici di una classificazione, i descrittori di un thesaurus, le parole d'ordine del catalogo alfabetico per autori, ... Tale elemento
d'ordine si ottiene sempre traducendo un aspetto del documento in un linguaggio artificiale adatto alla ricerca delle informazioni (IRL = Information
Retrieval Language). Nel catalogo alfabetico per autori le regole servono a far
sì che la parola d'ordine sia il più possibile univoca (vedi ad es. il trattamento
dei pseudonimi, dei nomi di nobili e sovrani, degli enti collettivi e loro sezioni; esempio forse più chiaro è quello del catalogo alfabetico per soggetto e del
catalogo classificato in cui vi è la traduzione del contenuto semantico fondamentale del documento in un linguaggio per quanto possibile formalizzato,
determinando così l'immagine di ricerca) 29 .
La prescrizione di ricerca è il risultato della traduzione di una specifica
richiesta di informazione nel linguaggio dell'IRS in cui deve essere soddisfatta. Così la richiesta delle opere letterarie di Lorenzo il Magnifico nel catalogo
alfabetico per autori 30 corrisponde alla prescrizione di ricerca « Medici (de'),
Lorenzo, il Magnifico », mentre nell'IRS comprendente il catalogo classificato
(CDD) può corrispondere a due prescrizioni di ricerca, 851.2 e/o 858.2 (il
primo per le opere
del sistema non sono « sommabili », ma « costitutive ». (cfr. Teoria generale dei sistemi. Fondamenti, sviluppi, applicazioni. Milano, Istituto Librario Internazionale,
1971, pp. 95 e segg).
29 Per i problemi riguardanti i fondamenti logico-epistemologici dell'ordine,
con particolare riferimento alla prassi biblioteconomica, cfr. R. GIAMPIETRO,
La Biblioteca senza qualità, in « La Capitanata », n. 4-6, 1972, pp. 123-140.
30 Da notare che nel considerare anche questo catalogo come prodotto del-
97
di poesia, il secondo per le opere letterarie complessive, indipendentemente
dalla loro forma letteraria); essa, infine, non corrisponde ad alcuna prescrizione di ricerca nel catalogo alfabetico per soggetto.
Il funzionamento di un IRS è reso possibile dall'esistenza di un principio di concordanza semantica fra una prescrizione di ricerca e una (o più)
immagini di ricerca. Quando tale principio non è soddisfatto la risposta dell'IRS alla prescrizione di ricerca è nulla: è appunto il caso della ricerca delle
opere di Lorenzo il Magnifico nel catalogo per soggetto.
A monte e a valle, per così dire, di questo insieme di elementi (immagine di ricerca, prescrizione di ricerca, criterio di concordanza semantica,
linguaggio di ricerca), a comporre un IRS interviene un altro elemento spesso sottovalutato, specie da quanti fanno più attenzione alle macchine che al
sistema complessivo: il bibliotecario.
La sua presenza, il più delle volte, finisce per risultare ” scontata ” e
poi di fatto elisa dalla descrizione del sistema. Al contrario essa è fondamentale. Il bibliotecario infatti costituisce il punto critico o, se si preferisce,
il punto dinamico di un IRS. Dal momento che non si riesce ancora a determinare l'algoritmo di quel processo attraverso il quale il contenuto semantico 31 fondamentale viene estratto da un documento e ridotto a uno o
pochi concetti, non esiste alcun mezzo tecnico che sostituisca vantaggiosamente il cervello del bibliotecario in questa operazione di ricognizione. E
da questa
l'applicazione di un certo IRL può sembrare che si estenda eccessivamente la nozione
di linguaggio e che in esso, a fronte di una grammatica molto sviluppata, difetti il vocabolario, estremamente sviluppato invece nei linguaggi di classificazione, specie decimale. A ben guardare invece non è così. Non dovendo rispondere che in parte minima
o nulla ad esigenze semantiche, le regole per la compilazione del catalogo alfabetico per
autori hanno potuto incorporare, accanto a una grammatica definita, tutte le regole di
trasformazione per la costruzione di un vocabolario. A sua volta il vocabolario così
costruito serve come primo termine di un lessico bilingue che a ogni parola d'ordine fa
corrispondere una univoca segnatura. Quindi, se a causa dell'assenza di funzioni propriamente semantiche può sembrare che non si abbia a che fare con un IRL, così è
invece per le funzioni che le regole di catalogazione svolgono nell'IRS imperniato sul
catalogo alfabetico per autori.
31 cfr. sulla situazione e sui problemi di uno studio psicolinguistico dei pro-
98
99
circostanza consegue sia che il bibliotecario è un elemento dello IRS sia che
in questo punto il tutto assume le caratteristiche, positive e negative, di ogni
processo di elaborazione mentale fatto dall'uomo. Anche a valle, sebbene
con minore incidenza, la presenza del bibliotecario è importante. In linea
puramente teorica, una volta costruito il sistema, supponendo note all'autente le regole d'uso, si potrebbe fare a meno del bibliotecario. Accade invece che l'utente non possieda (in tutto o in parte) tali regole, sicché nasce
anche da questo lato la necessità di realizzare un processo che individui il
contenuto semantico fondamentale di una esigenza di ricerca, lo traduca in
un linguaggio compatibile col sistema su cui si deve operare, dando luogo
così a quella che è stata chiamata prescrizione di ricerca.
In conclusione, se volessimo descrivere i percorsi in un IRS (vedi figura), dovremmo dire che 1) a partire da un documento, il bibliotecario
estrae il contenuto semantico fondamentale che viene tradotto per mezzo
di un dato linguaggio di ricerca in una certa immagine di ricerca con l'attribuzione di un indice; 2) in un momento susseguente, l'utente esprime la
propria esigenza e, con o senza l'aiuto del bibliotecario, ne determina il
contenuto semantico fondamentale e lo traduce (nel caso ideale) completamente nello stesso linguaggio di ricerca prima adottato, ricavandone una o
più prescrizioni di ricerca, che vengono poste in corrispondenza, attraverso
un criterio di concordanza semantica, con una o più immagini di ricerca. A
questo punto, l'indice di segnatura permette di recuperare il documento e
l'utente, una volta che ne sia venuto in possesso, può confrontarlo con la
propria esigenza, per giudicare se è soddisfatto o no: in quest'ultimo caso,
occorre rifare il percorso, tenendo conto del tipo di ” sfasatura ” semantica
prodotta dal sistema stesso.
Prima di parlare di questa ” sfasatura ” è bene sottolineare che la relazione fra i vari elementi del sistema non è
cessi semantici: DOMENICO PARISI , un modèl componentiel du signi/ié dans l'ét u de du lexique et de la syntaxe, in Linguistica matematica e calcolatori. Atti del Convegno della Prima Scuola Internazionale. Pisa, 16/VIII-6/IX 1970. A cura di Antonio
Zampollo, Firenze, Olschki, 1973, pp. 481-497.
100
solo e puramente sequenziale, ma anche di interazione. Un paio di esempi
possono servire. Il primo mette in luce come il linguaggio prescelto influisca in una qualche misura anche nella determinazione del contenuto semantico del documento. Ogni classificatore o soggettatore, scorrendo le
tavole o l'elenco dei soggetti, si è certamente trovato di fronte alla piacevole
sorpresa di vedere l'argomento del documento suddiviso fra specificazioni
più dettagliate di quel che avesse ritenuto in partenza, ed è stato sollecitato
da ciò a ritornare sul documento per verificare quale di esse fosse più adatta
a designare il contenuto del documento. Il secondo esempio invece mostra
il rapporto fra bibliotecario, immagine di ricerca ed esigenze degli utenti:
dei 10 punti raccolti sotto il titolo « Note per l'applicazione della CDU e
compresi nell'« Introduzione generale alla CDU » una buona metà invitano
a tener presenti le « necessità degli utenti », il che significa che, per quanto
possa essere appropriata una immagine di ricerca, qualora si constatasse
l'improbabilità del suo uso da parte dell'utente, è necessario modificarla o ”
correggerla ” conseguentemente. Ciò appare più esplicitamente nell'IRL
rappresentato dal soggettario: si può rilevare che nel soggettario in uso nelle
nostre biblioteche manca l'intestazione « intellettuali », contemporaneamente, però, gli studi e le analisi che si svolgono intorno a tale argomento
fanno sì che ogni loro traduzione in una diversa immagine di ricerca risulti
di uso improbabile e fuorviante, sicché conviene servirsi della possibilità di
aggiungere tale voce alle altre, preparando il sistema a rispondere alla prescrizione di ricerca più probabile.
Come è facilmente comprensibile, stando così le cose, un sistema di
ricerca delle informazioni è un ” dispositivo ” che risponde solo alle domande per le quali è predisposto. Né gli IRS manuali, né quelli elettronici
(sebbene questi siano dotati di maggior flessibilità) sono in grado di elaborare il materiale loro assegnato in funzione inventiva di « paradigmi » 32 o di
categorie logico-formali: col che si vuol esprimere la semplice circostanza
che le funzioni culturali,
32 T H O M A S S . K U H N , La struttura delle rivoluzioni scientifiche, Torino, Einaudi, 1969.
101
in senso non antropologico, analogamente del resto a quelle in senso antropologico, allo stato attuale delle conoscenze, sono largamente ignote e, per
questo, imprevedibili, soprattutto per l'aspetto che, per intenderci, chiameremo di produzione del ” nuovo ” dal ” vecchio ”. Questo compito, del
resto, è improprio per gli IRS per documenti, ed è proprio invece di sistemi
diversi, di tipo logico-informativo o di calcolo, i quali elaborano dati e fatti,
e non indici di supporti di dati e fatti. I sistemi elettronici basati sul noto
full text 3 3 potrebero dare l'impressione di essere in grado di rispondere a
qualsiasi domanda (ovviamente compatibile con l'insieme dei documenti
disponibili), perché sembrano aggirare il problema degli indici e dei linguaggi artificiali e normalizzati e delle loro strozzature (o concentrazioni) di
significato: infatti elevano a indice qualsiasi parola, gruppo di parole o frazione di parola presente nel testo. Ma si tratta di una impressione sbagliata.
In realtà, a parte tutte le questioni poste dai caratteristici ” difetti ” del linguaggio naturale, finché non si disporrà di una « grammatica adeguata » 34
che sappia riconnettere il lessico alla sintassi 3 5 , o comunque che comprenda anche il versante semantico del processo linguistico, non si potrà utilizzare il nuovo potente strumento, se non alla stessa maniera che se si utilizzassero gli indici. Ma, poiché le parole del linguaggio comune non sono tali,
la conseguenza è che non vi è alcuna garanzia di normalizzazione. Sicché,
come accade nei sistemi di indicizzazione nei quali, se per un qualche motivo un aspetto trattato nel
33 Ultimo arrivato il programma conversazionale di ricerca AQUARIUS
utilizzato dall'IBM su banche di dati Stairs: cfr. STEPHEN E. FURTH, Lo stato attuale delle tecniche di documentazione automatica e le tendenze future, in Produttività, 1974, n. 12,
pp. 860-866.
34 DOMENICO PARISI, art. cit., p. 496.
35 « Il s'agit d'une thèse très précise: une syntaxe sémantiste adéquate,
c'està-dire une syntaxe qui inclut un niveau de représentation sémantique de la
proposition, ne peut être élaborée si on ne dispose pas d'un modèle réaliste de la
compétence lexicale... (p. 487) le problème du lexique consiste à trouver des
méthodes de représentation du signifié des entités lexicales de telle façon qu'on
puisse expliciter la valeur systématique inhérent dans le lexique, il consiste ensuite à
appliquer ce modèle à la description empirique de divers secteurs du lexique. (p.
491) ». DOMENICO PARIst, art. cit.
102
materiale esistente non risulta ” compreso ” nell'indice, il suo ritrovamento,
in seguito, sarà poco probabile, così nel full text, a meno di aver a che fare
con un linguaggio abbastanza formalizzato, come quello, per intenderci,
delle scienze esatte, è impossibile, a tutt'ora, ” spiegare ” alla macchina ” in
che senso ” una certa questione deve essere trattata in toto o in parte o anche per un certo verso nei documenti che si desiderano in uscita 36.
In conclusione, gli indici sono l'unica alternativa al mancato sviluppo
di una linguistica semanticamente adeguata.
Queste ed altre relazioni interattive fra i diversi componenti di un
IRS potrebbero essere meglio descritte e analizzate. Qui si è tralasciato tale
lavoro, soddisfatti se si è riusciti a dare l'idea della direzione che sembra più
promettente, per passare ad altre considerazioni riguardanti non più i componenti, ma in generale i processi di ricerca possibili nel sistema.
« Il processo di ricerca dei documenti può venir descritto con l'ausilio
degli insiemi D e Q e della relazione R, dove D è un determinato insieme di
documenti o una biblioteca (fondo di informazioni), Q è l'insieme delle richieste ed R è una proprietà, data la quale ogni q ∈ Q viene messo in relazione con il sottoinsieme D' ⊂ D, il quale viene definito risposta alla richiesta q. » 37 . Orbene, da quanto detto fin qui,
36 Sarebbe
stato interessante confrontare questo discorso con una visione diretta
delle ricerche di Cleverdon di cui si parla nell'articolo di A. SERRAI: II rendimento dei
sistemi di recupero delle informazioni, in Accademie e Biblioteche d'Italia, 1971, n. 6,
pp. 371-378. Tali ricerche sembra abbiano tra l'altro portato a concludere che « il
rendimento dei sistemi di RI è quasi indipendente dal sistema di indicizzazione scelto,
ed è invece fortemente correlato con la cura e l'impegno intellettuale applicati nel pro cesso di indicizzazione » (ivi, p. 375). Ad ogni modo il massimo, e non è poco, che il
programma di ricerca AQUARIUS consente è la ricerca di parole o frasi nello stesso
periodo o paragrafo: sicché, se si riesce a combinare attraverso alcuni operatori logici «
classici » (and, or, not ) e alcuni altri « supplementari » (adiacent, with, same, syno nymous) una prescrizione di ricerca coincidente con l'immagine di ricerca rappresentata
dalle parole o frasi registrate in un paragrafo di un documento, il risultato è garantito.
Ma, se il contenuto semantico di un documento è espresso, per esempio, in termini
metaforici il risultato è aleatorio o impossibile.
37 A. I. MICHAILOV, A. I. CERNYJ, R, S. GILIAREVSKIJ, op. cit., p.
275.
103
si capisce che le probabilità che la relazione R si instauri fra D' e q dipendono da molteplici fattori e, fra l'altro, da D' e q stessi. Si noterà allora che
il sottoinsieme D' è
D' = [d ∈ D/P(d)]
cioè D' è l'insieme di tutti e soli i documenti d che godono della proprietà
caratteristica P(d). Quali siano poi le concrete caratteristiche P(d), nei casi
più semplici (soggettazione, classificazione decimale), viene deciso, come si
è visto, dall'applicazione dello IRL: in particolare, da questo punto di vista, i
soggettari, come le tavole delle classificazioni decimali, possono essere definiti come l'elenco di tutte le P(d) sotto cui raccogliere i singoli documenti
e si può porre
P (d) = I
essendo I l'indice che deriva da questo procedimento. Sicché D' diventa
l'insieme dei documenti che ricadono sotto lo stesso indice I.
A questo punto, se fosse
I = [q ∈ Q/P'(q)]
vale a dire, se l'indice I fosse, nell'ambito delle richieste reali e concrete Q,
l'insieme di tutte le q fornite della caratteristica P'(q), la risposta del sistema
sarebbe sempre e comunque garantita. Invece ciò non accade per lo stesso
motivo per cui R è una relazione fornita di un verso e qRD' ≠ D'Rq. Si sono però fatti molti sforzi per tentare di ampliare o superare i limiti delle
classificazioni e delle soggettazioni, attraverso sistemi basati sulle parole
chiave, sui descrittori..., al fine di rendere il più possibile R simile a
un'eguaglianza e quindi in grado di instaurarsi anche fra P(d) e P'(q), caratteristiche dei documenti e delle richieste. I risultati sono tali da incoraggiare
a ulteriori sforzi, ma anche da non togliere importanza e utilità alle metodologie classiche. I più importanti tentativi di formulare R in termini di
eguaglianza fra P(d) e P'(q) sono rappresentati da quei sistemi che fanno
104
uso di macchine elettroniche adatte al trattamento di linguaggi postcoordinati (classificazioni a facce svincolate dalla formula delle facce, linguaggi a
descrittori), così detti in opposizione alle classificazioni ” classiche ” che,
invece, sono linguaggi precoordinati, in cui cioè la formulazione degli indici
è stabilita a priori.
Attualmente, dunque, le immagini di ricerca rappresentano in modo
parziale o ridondante i contenuti dei documenti e le prescrizioni di ricerca
fanno altrettanto rispetto alle concrete esigenze di informazione e questi
fattori, combinati fra loro, influiscono sul rendimento di un IRS. Per calcolare tale rendimento si sono adottati alcuni criteri che suddividono quantitativamente i documenti in emessi e non emessi dal sistema, rilevanti e
non rilevanti rispetto all'immagine di ricerca formulata, pertinenti e non
pertinenti rispetto invece alla concreta esigenza informativa. Poiché non si
riesce a quantificare la pertinenza che dipende dal giudizio soggettivo che
l'utente esprime caso per caso attraverso il raffronto fra le sue aspettative e
i documenti ottenuti in risposta alla sua domanda, si è cercato di valutare
quantitativamente il rendimento di un IRS in rapporto ai soli quattro elementi di rilevanza, irrilevanza, emissione e non emissione, elaborando ta vole simili alla seguente
R
R
E
E
=
=
=
=
documenti
documenti
documenti
documenti
rilevanti
non rilevanti
emessi
non emessi.
105
e determinando rapporti utili all'interno delle variabili. In particolare sono
presi in considerazione i rapporti
che talvolta sono pensati in termini di probabilità, talaltra di percentuali.
Esplicitamente: a, denominato anche fattore di recupero, è il rapporto fra i documenti rilevanti emessi e il totale dei documenti rilevanti
(emessi e non emessi) posseduti nell'IRS. Data la differenza posta fra rilevanza e pertinenza, a dà un'idea della precisione di indicizzazione e di coordinazione interna dell'IRL: se a è piuttosto piccolo vuol dire che o l'indicizzazione è imprecisa (l'immagine di ricerca non è univoca rispetto alla
prescrizione) o che il linguaggio utilizzato non ha sufficiente coesione interna (insufficienza di rimandi o in genere di collegamenti fra i vari elementi
che concorrono a tradurre nell'IRL in oggetto la prescrizione di ricerca). ß è
il rapporto fra documenti irrilevanti emessi e il totale dei documenti irrilevanti presenti nell'IRS, esso quindi dà un'idea del grado di imprecisione del
sistema. Simile è ? che rappresenta il rapporto fra i documenti rilevanti non
emessi sul totale dei documenti rilevanti esistenti. La similitudine fra i due
rapporti può essere vista nel fatto che il primo dà la misura della ridondanza, il secondo della deficienza del sistema: nel primo caso cioè sono emessi
anche documenti non rilevanti, nel secondo il sistema trattiene al suo interno anche materiale rilevante. A questo punto è chiaro che deve essere
e che in caso di eguaglianza fra i tre termini il sistema è del tutto privo di
selettività. d infine è il rapporto fra i documenti irrilevanti non emessi e il
totale dei documenti irrilevanti presenti nel sistema. Ed è, per così dire, un
indice della capacità di ” contenimento ” del sistema o, come qualcuno
106
ha proposto, della sua specificatezza 38 in rapporto al volume di documenti
presenti.
La gran parte degli studiosi che hanno proposto criteri di valutazione
quantitativa del rendimento degli IRS si basa su questi quattro rapporti.
Qualcuno introduce anche
che determina la rilevanza sul totale dei documenti emessi. ∈ viene denominato fattore di pertinenza 39 , data però la differenza concettuale posta
prima fra rilevanza e pertinenza, sembra piuttosto che in ∈ bisogna vedere
un indice della qualità di emissione rispetto alla rilevanza, non rispetto alla
pertinenza. E' preferibile quindi considerarlo come rapporto di precisione
40 .
A parte tutte le formule che possono essere elaborate, utilizzando
questi rapporti, per definire il rendimento informativo di un IRS, alcuni
risultati sembrano essere acquisiti e d'altra parte non discordano con l'intuizione. Prima di tutto sembra esistere una relazione molto vicina a quella di
proporzionalità inversa fra a, fattore di recupero, ed ∈, fattore di precisione: ed è comprensibile che la precisione della risposta tenda a diminuire a
misura che aumenti la quantità di materiale recuperato; sembra anzi, da alcuni esperimenti compiuti, che esista una sproporzione tale che, per una
piccola percentuale ulteriore di documenti acquisiti, vi sia una grossa perdita in fatto di precisione. In secondo luogo, occorre tener conto del volume complessivo di documenti esistenti nel fondo, delle dimensioni dell'emissione e del numero di documenti rilevanti e irrilevanti emessi in relazione a queste condizioni. Michajlov, Cernyj e Giljarevskij riportano 41 una
tabella esemplificativa che risulta illuminante a tal proW. GOFFMAN e V. NEVILL (1964); cfr. A. I. MICHAILOV, A. I.
CERNYJ, R. S. GILIAREVSKIJ, op. cit ., p. 366.
39 J . PERRY, A. KENT, M. BERRY (1955), ivi, p. 342.
40 C. W. CLEVERDON (1961), ivi, p. 343.
41 Op. cit , p. 349.
38
107
posito. L'ipotesi è di un sistema che funzioni con a =70% ∈ = 16% e con
un quantitativo di emissione E pari allo 0,5% del totale D dei documenti
contenuti.
In essa si vede subito che c'è una notevole differenza per l'utente fra lo
scorrere 50 documenti per trovare gli 8 che gli interessano e l'esaminarne invece 500 per trovarne 80. Una questione qualitativa analoga si pone considerando
che la perdita di 3 documenti sugli 11 rilevanti esistenti nel fondo 104 può non
essere decisiva, ma la perdita di 34 documenti sui 114 del fondo 10 5 appare più
grave. Tali valutazioni non derivano evidentemente da fattori numerici, ma
emergono quando la quantità assume funzioni di qualità.
***
Un tentativo di conclusione a questo punto rinvia necessariamente a
quanto fin qui detto.
Il calcolatore deve o non deve essere utilizzato in biblioteca? Questa
domanda ha una risposta in relazione a un gran numero di variabili, nessuna
delle quali deve essere
la differenza o la confidenza nei confronti della macchina elettronica.
Un istituto specializzato di documentazione che avesse fra i suoi compiti
quello di aggiornare con periodicità ” stretta ” e specificamente, secondo i
singoli interessi, i propri utenti sulle nuove accessioni e, in ogni caso, su
quanto possiede, probabilmente non potrebbe farne a meno. La B.N.I. 42 ,
se oltre alla puntualità di registrazione, il che è nelle sue finalità istitutive,
vuol garantirsi la possibilità di redigere indici cumulativi, non ha alternative.
Per contro,
42 cfr. DIEGO MALTESE, Il progetto Anna, in Associazione Italiana Biblioteche, op.
cit., pp. 1-11. Altri articoli dello stesso Autore su questo argomento possono essere
reperiti in vari numeri di Accademie e Biblioteche d'Italia e in Associazione Italiana Biblioteche.
Bollettino di Informazioni.
108
una biblioteca di quartiere o di borgata con qualche migliaio di volumi e qualche diecina di periodici, con uno o due bibliotecari, non ne ha alcuna necessità. E non tanto per la quantità di materiale (per quantità anche minori, come è stato per le opere di S. Tommaso 43 , è stata adottata l'elaborazione elettronica), quanto per il tipo di utenza cui si indirizza e perché non è nelle sue
finalità l'analisi delle opere « parola per parola », ma più generalmente o, come qualcuno potrebbe dire, più ” genericamente ” l'indicazione bibliografica
corrente e, per questo, bastano i sistemi manuali tradizionali.
I casi limite sono più chiari di quelli intermedi. Proprio questi però,
prestandosi a opinioni controverse, richiedono una maggiore discussione che,
se vuole svolgersi correttamente, deve poggiare sul convincimento preliminare che le soluzioni eventualmente proposte non sono e non possono essere il
risultato di una formula, ma di una scelta, anzi, di una serie di scelte relative a
una serie di circostanze concrete.
Cosa ci si può aspettare da un elaboratore in una biblioteca di dimensioni medie?
Probabilmente, posta così, la questione risulta imprecisa e, al fondo,
equivoca. Le aspettative e i desideri non possono essere il primo elemento del
problema, perché finiscono per ricondurre di nuovo all'alternativa fra posizioni positive e negative nei confronti delle possibilità della macchina.
Bisogna partire invece da un altro punto di vista. Se il sistema di ricerca delle informazioni è quello descritto, esso funziona in una certa maniera,
ha dei passaggi obbligati e non diventa diverso per la presenza della macchina. Una componente come ” il bibliotecario ” non sarà saltata perché si affiderà la gestione di questo stesso sistema a un elaboratore elettronico. Giustamente R. Blum avverte che « nessuna macchina può sostituire il bibliotecario. Prima che si possa mettere in moto una macchina, deve essere eseguito
da esperti il
cfr. RODOLFO BOZZI , Le opere di S. Tommaso analizzate parola per parola, in La Gazzetta del Mezzogiorno, 6 Marzo 1975, p. 3; LETTERIO MESSI NEO, L'Index Thomisticus, ibid.
43
109
lavoro bibliografico. Perciò neanche con l'impiego di nuovissimi procedimenti tecnici si può mai rinunciare ad un aumento del personale specializzato
in proporzione del crescente volume di lavoro » 44. Di passaggio va notato
che l' I R S oltre a una ” planimetria ” ha uno ” spessore ”: il problema ” bibliotecario ” infatti non va visto solo come componente formale del sistema,
ma anche nei termini di disponibilità di personale negli istituti bibliotecari: R.
Blum scriveva queste cose quasi 10 anni fa, quando il divario fra biblioteche
italiane e tedesche in fatto di personale impiegato superava il rapporto di 1 a
4, a svantaggio di quelle italiane, né le cose poi sono migliorate, anzi...
Analogamente, il problema del linguaggio di ricerca per le biblioteche
di cui parliamo ha limiti definiti. Michajlov, Cernyj e Giljavskij 4 5 danno due
classificazioni molto utili di tali linguaggi. Nella prima questi vengono distinti
in L 1 e L 2 ; L 1 sono i linguaggi precoordinati (classificazioni gerarchiche o
a facce con formula fissa delle facce o anche con permutazione nella posizione delle facce e i soggettari), L 2 sono i linguaggi postcoordinati (classificazioni a facce postcoordinate e linguaggi a descrittori). Nella seconda rappresentazione i linguaggi vengono distinti per il tipo di organizzazione del loro
vocabolario. Valutando, poi, i vantaggi, gli Autori elencano diversi punti, ma
quelli che in questo discorso sembrano i più importanti sono a) la determinazione delle crescenti difficoltà di utilizzazione dei diversi I R L : relativamente
poche quelle delle classificazioni decimali, maggiori quelle delle soggettazioni,
massime dei linguaggi a descrittori (e questo crescendo di difficoltà è da vedere in maniera non disgiunta dal problema reale della preparazione e qualificazione professionale, ... ); b) l'analisi delle potenzialità dei diversi I R L in
rapporto ai mezzi manuali e/o elettronici: grandissime
RUDOLF BLUM, Composizione tipografica per mezzo di un elaboratore elettronico dei dati. (La Deutsche Bibliographie). Traduzione di Diego Maltese, in Accademie e Biblioteche d'Italia, 1966, n. 5-6, 301.
45 Op. cit., p. 298 e 300. Inoltre sui rapporti reciproci fra i vari linguaggi
cfr. anche: Le tecniche documentarie nel campo dell'informazione scientifica e tecnica, in
Scienza e Tecnica 70, Annuario della EST - Enciclopedia della Scienza e della
Tecnica, Milano, Mondadori, 1970, pp. 483-518.
44
110
quelle delle classificazioni decimali, pressoché indifferenti al mezzo utilizzato,
infatti « nelle ricerche relative a richieste tematiche, l'efficienza e la rapidità
dei cataloghi sistematici a mano equivalgono quasi ai sistemi meccanici e automatici, mentre li superano per l'economicità della ricerca 46, minori quelle
delle soggettazioni, fino alle vere e proprie difficoltà di utilizzare i linguaggi
postcoordinati L2 con mezzi manuali, adattissimi e vantaggiosissimi con i
mezzi elettronici.
Detto questo, per la determinazione del problema del linguaggio di ricerca nelle medie biblioteche pubbliche, va aggiunto 1) che anche i cataloghi
a funzionamento manuale di tipo classificato e/o soggettato sono poco diffusi nelle biblioteche italiane; 2) che l'elaborazione dei linguaggi di ricerca in
Italia è molto lenta (per i soggettari sono noti i due esempi realizzati, quello
della Biblioteca Civica di Torino a cura di Bottasso e quello della Biblioteca
Nazionale di Firenze) o addirittura lentissima per le classificazioni decimali e
per i thesauri.
Già solo per questi fattori l'elaborazione elettronica ha dei limiti di utilizzazione in queste biblioteche. Se, per fare un esempio, la ricerca avviene
sulla base dei soggetti, il vantaggio offerto dall'elaboratore si riduce quasi solamente a quello della velocità e viene nullificato dal suo costo. Diverso sarebbe il caso in cui si sfruttassero le sue capacità di eseguire operazioni logiche, ma queste non sono realizzabili con nessuno dei linguaggi L1. D'altra
parte, la realizzazione di un thesaurus adatto a biblioteche non specialistiche
sembra un problema complicatissimo e lontano da una soluzione. Le proposte a questo punto sono diverse: a) utilizzare i thesauri esistenti tutti contemporaneamente e secondo necessità; b) utilizzare gli indici delle classificazioni
alla maniera di thesauri 47. Senza elencarne altre, già queste idee sono pura46 Op.
cit ., p. 375.
A. I. MICHAILOV, A. I. CERNYJ, R. S. GILIAREVSKIJ, op. cit.,
pp. 471-479; e inoltre Classification in the 1970’s. A discussion of development and
prospects for the major schemes, edited by Arthur Maltby, London, Clive Bingley,
1972: particolarmente il capitolo di ROBERT R. FREEMAN, Classification in
computer-based information systems of the 1970’s (pp. 249-264) e quello di D. AUSTIN, Trends toward a compatible general system (pp. 211-248).
47
111
mente teoriche per le biblioteche pubbliche italiane. Ci si potrebbe chiedere, infine, se questi linguaggi a descrittori sono proprio necessari o indispensabili alle biblioteche pubbliche per svolgere i propri compiti? E' questa una domanda che richiede una scelta generalissima, ma importante, da
fare più alla luce di una analisi di politica culturale, che di linguistica, teoria
dell'informazione o tecnica della documentazione. E allora di nuovo: cosa
ci si può aspettare da un elaboratore in una biblioteca? Da quanto detto,
sembra che la risposta sia meno fondata sulle possibilità teoricamente inf inite della macchina e più su quelle materialmente finite delle biblioteche e
dei bibliotecari. La domanda cioè va capovolta (o sarebbe meglio dire: rimessa in piedi): che cosa ha da dare all'elaboratore la biblioteca e il bibliotecario? Posta in questi termini la questione, mentre viene destituita di autorità la macchina, si sollecita i bibliotecari a riflettere sul proprio lavoro in
direzione di una fondazione teorica che, comprendendo la prassi attuale, ne
diventi anche strumento di controllo cosciente e di modificazione programmata.
ANTONIO DE COSMO
112
CONTRIBUTI PER UNA BIBLIOGRAFIA SU FEDERICO II
Alcuni mesi fa, in occasione dell'anniversario del gemellaggio FoggiaGoppingen, la Biblioteca Provinciale di Foggia, allestì una piccola mostra su
Federico II di Svevia. In seguito, si decise di ampliare quell'esperienza e
compilare una bibliografia più completa ed articolata, che fornisse una serie
di memorie e di studi sulle vicende del Medio Evo in Italia ed in Puglia dall'anno 1194 sino al 1268. Ovvero la storia del regno di Federico II sino alla
scomparsa della casa degli Hohenstaufen in Puglia, dopo la sconfitta subita
da Manfredi a Benevento ad opera di Carlo d'Angiò.
Federico II, uomo d'armi, politico, legislatore e poeta, rimane una
delle figure più emblematiche del Medio Evo mediterraneo: la sua personalità e le sue contraddizioni sembrano del resto rispecchiare gli stessi travagli
dell'epoca. La sua è figura anche affascinante, se si pensa alle leggende che
ne avvolgono la nascita e la fanciullezza. Crebbe senz'altro in fretta alla
scuola degli intrighi di corte, quando salì al trono, si scontrò soprattutto col
Papato, da Innocenzo II a Gregorio IX, apparendo, a seconda delle circostanze, ossequiente o anticristo.
La sua complessa personalità, la vasta opera politica, oggetto di vari e
discordi giudizi da parte degli studiosi, avvincono ed invitano all'indagine
storica. Perché questa non si limiti a poche opere moderne, ma possa risalire alle fonti originarie attraverso le cronache coeve e si possa avvalere di
una solida testimonianza documentaria, s'intende fornire una rassegna del
materiale reperibile nella Biblioteca Provinciale di Foggia.
La bibliografia consta di 184 titoli e si articola in tre parti: Documenti, Cronache, Opere moderne. Il materiale raccolto proviene dalla sezione «
Fondi Speciali », che conserva documenti e pubblicazioni sulla storia, l'economia, l'arte, la cultura dell'Italia meridionale in genere e della Capitanata in
particolare, dal periodo romano sino ai tempi odierni;
113
e dalla sezione « Sala di Consultazione », dove si possono trovare importanti raccolte di fonti storiche coeve di Federico II.
Un esame più accurato della rassegna può chiarire le disposizioni
delle opere ed i criteri seguiti nello sceglierle e ripartirle.
La prima parte è solo documentaria e contiene diplomi, privilegi,
lettere. Da essa si può ricavare la politica di Federico II nelle sue tre fondamentali manifestazioni: favorevole verso le città alleate, oppressiva verso
quelle nemiche, ambigua nei riguardi della Chiesa. Il materiale documentario è reperibile nel « Codice Diplomatico Barese », nel « Codice Diplomatico Brindisino », nelle raccolte dell'Ughelli, del Vendola, del Kehr. Per
quanto riguarda la città di Foggia, documenti importanti appaiono nell'«
Archivum Fodianum » pubblicato a cura del Di Gioia. La vita economica in
Capitanata sotto il regno di Federico Il è ampiamente documentata nel «
Quaternus de excadenciis et revocatis Capitanatae », mentre l'epistolario di
Pier della Vigna contribuisce alla conoscenza dell'amministrazione pubblica
del regno e della vita di corte.
La seconda sezione raccoglie 43 cronache coeve, che trattano, spesso
in contrasto tra di loro, a seconda della collocazione di parte, le vicende del
regno di Federico II e dei suoi successori, dalla Puglia alla Sicilia, dall'Italia
settentrionale alla Germania, nei rapporti col Papa e con i signori e sudditi
italiani e tedeschi. Riguardano le vicende dell'Italia meridionale le cronache
di Niccolò di Jamsilla, Riccardo da S. Germano, Saba Malaspina, Matteo
Spinelli; per gli interventi di Federico nelle vicende delle città italiane del
Nord giova consultare gli « Annali Genovesi di Caffaro », il « Chronicon
Marchiae Tarvisanae et Lombardiae », la « Cronaca Veneziana » di Andrea
Dandolo, gli « Annales Placentini ».
I rapporti tra impero e papato sono esposti nel « Platynae Historici.
Liber de vita Christi ac omnium pontificum », mentre la « Cronica Maior »
di Matteus parisiensis è fondamentale per conoscere i fatti del Concilio di
Lione del 1245, in cui Innocenzo IV scomunicò Federico II.
Le cronache sono contenute nelle seguenti raccolte generali:
a) Cronisti e scrittori sincroni napoletani editi ed inediti ordinati
per serie e pubblicati da Giuseppe Del Re.
b) Fonti per la Storia d'Italia pubblicate dall'Istituto Storico Italiano.
c) Raccolta di tutti i più rinomati scrittori dell'Istoria generale del
Regno di Napoli.
d) Raccolta di varie croniche, diarii, ed altri opuscoli così italiani,
come latini appartenenti alla storia del Regno di Napoli.
114
115
e) Rerum Italicarum Scriptores di Muratori. Nuova edizione a cura
di Carducci e Fiorini.
f) Monumenta Germaniae Historica del Pertz.
g) Italia Sacra dell'Ughelli.
La terza parte fornisce 127 titoli di opere moderne. Alcune sono di
carattere generale come quelle di Amari, Kantorowicz, Muratori, Summonte, Schirrmacher, Von Raumer, Winkelmann. Fondamentali sono poi gli
scritti contenuti nell'« Archivio Storico Pugliese » e nel monumentale « Archivio Storico per le Province Napoletane », che resta sempre strumento
indispensabile per qualunque ricerca storica sul Mezzogiorno italiano.
Molte sono, ancora, le monografie che esaminano aspetti particolari della
personalità e dell'attività di Federico II. Esse si potrebbero così classificare:
Storia politica, Leggi ed economia, Cultura, Arte ed architettura.
Alcune opere riguardano esclusivamente la storia della città di Foggia, particolarmente cara all'imperatore, come quelle del Biagi, Calvanese,
Villani Carlo e Ferdinando, Bellucci; altre trattano la storia di alcune città
della Capitanata, pure interessate alla politica sveva: Lucera, Troia, Siponto,
Manfredonia, Monte S. Angelo, come quelle del D'Amelj, Egidi, Rosso
Pietrantonio, De Santis.
Come si può vedere, in definitiva, si è cercato di fornire un quadro
bibliografico il piú esauriente possibile su Federico II e sulle sue vicende.
Qualcosa, senz'altro, può essere sfuggita, però non si voleva fare opera perfetta, ma solo invitare alla lettura e fornire uno strumento per facilitare la
ricerca storica, nell'idea che la biblioteca, per svolgere una valida attività
culturale, non deve limitare il suo compito ad una sterile funzione di co nservazione di documenti, ma deve rendere questi vivi ed attuali, stimolando
la ricerca da parte del lettore.
A. VENTURA
116
145
la Capitanata
Rassegna di vita e di studi della Provincia di Foggia
H Hanno collaborato a questo fascicolo: dott. ANGELO CELUZZA, direttore Biblioteca Prov.le Foggia; dott. GUIDO PENSATO, vice direttore
Biblioteca Prov.le Foggia; dott. ANTONIO DE COSMO e ANTONIO
VENTURA, della Biblioteca Prov.le di Foggia; dott. LUIGI MANCINO,
per la parte editoriale.
S0MMARI0
A. CELUZZA - G. PENSATO:La situazione delle Biblioteche in
Puglia
ANTONIO DE COSMO: L'automazione in Biblioteca
65
83
ANTONIO VENTURA: Contributi per una bibliografia su Federico II
113
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