BREVE STORIA DELLA R∴ L∴ XX SETTEMBRE 1870 N. 843 ALL’OR∴ DI MILANO ALL’OBBEDIENZA DEL G∴ O∴ I∴ DI PALAZZO GIUSTINIANI MIMESIS © 2010 – MIMESIS EDIZIONI (Milano – Udine) www.mimesisedizioni.it / www.mimesisbookshop.com Via Risorgimento, 33 – 20099 Sesto San Giovanni (MI) Telefono e fax: +39 02 89403935 E-mail: [email protected] Via Chiamparis, 94 – 33013 Gemona del Friuli (UD) E-mail: [email protected] INDICE PREMESSA p. 9 PIAZZA DEL GESÙ p. 9 LA R∴ L∴ GARIBALDI ALL’OR∴ DI LAVENO p. 11 LA R∴ L∴ XX SETTEMBRE 1870 ALL’OR∴ DI MILANO p. 12 IL TEMPIO DI VIA CAMPERIO p. 13 IL TEMPIO DI VIA LEOPARDI p. 14 LA R∴ L∴ TITO CECCHERINI p. 17 LA R∴ L∴ 5 GIORNATE p. 18 IL GIOIELLO DELLE TRE LOGGE p. 18 LA RIUNIFICAZIONE p. 22 DEL LA R∴ L∴ XX SETTEMBRE 1870 N. 843 ALL’OBBEDIENZA G∴ OR∴ D’ITALIA DI PALAZZO GIUSTINIANI p. 26 I PIÉ DI LISTA p. 26 I MM∴ VV∴ p. 29 I FF∴ NELL’OR∴ E NEI RITI p. 30 I FF∴ PASSATI ALL’OR∴ E∴ p. 34 Sergio Nativi Salvatore Conti Raul Radice Carlo Tivoli Carlo Gervasini Liberto Pasinetti Ennio Battelli Piero Romanengo Giuseppe Lamastra Gian Luigi Colico Vito Morgese Carlo Lainati Mario Milanesi Maurizio Pennacchi Edoardo Merlini Fabio Mello p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. p. 34 35 36 36 38 40 40 42 42 43 46 47 49 49 52 53 I LAVORI DI LOGGIA Lo spirito della L∴ p. p. 55 56 REGOLAMENTO DI LOGGIA p. 58 p. p. p. p. p. p. 58 59 60 61 62 63 1. Proselitismo Criteri di individuazione dei Bussanti 2. Assenza e assiduità Motivazioni all’assiduità 3. Solidarietà Cosa non si deve fare LE TAVOLE ASTROLOGIA E MASSONERIA p. 67 LA MASSONERIA 1. Dai pitagorici ai magistri comacini 2. Le grandi rivoluzioni 3. P1 e P2 p. p. p. p. 72 72 95 106 TAVOLA TRACCIATA NELLA PRECEDENTE TORNATA - L’identificazione - L’ospitaliere - Origini delle mansioni massoniche - Castel del Monte - In nome e per conto del M∴ V∴ p. p. p. p. p. p. 115 115 117 117 119 123 9 PREMESSA Mentre Cavour e Rattazzi impostavano le basi dell’assetto burocratico amministrativo del futuro Stato italiano, sette cittadini torinesi, Filippo Delpino, Sisto Anfossi, Celestino Peroglio, Carlo Flori, Giuseppe Tollini, Vittorio Mirano, e Francesto Cordey, quasi tutti militanti in organizzazioni indipendentiste quali la Giovine Italia o I cavalieri della Libertà, decidevano di riprendere la costruzione del Tempio di Salomone. Nel rispetto delle tradizioni della G∴ L∴ Madre d’Inghilterra fondavano quindi, nel 1859, in Torino la L∴ Ausonia nominando M∴ V∴ il F∴ Delpino. Questa L∴ trae comunque origine dal G∴ Or∴ d’Italia istituito, nel 1805, a Milano con G∴ M∴ il vicerè Eugenio Beauharnais. Otto mesi dopo la proclamazione del Regno d’Italia, sempre a Torino, veniva fondato il G∴ O∴ I∴ a conclusione dei lavori dell’Assemblea Costituente Massonica del 26-31/12/1861-1/01/1862. Il F∴ Livio Zambeccari veniva eletto alla carica di G∴ M∴ ad interim. PIAZZA DEL GESÙ I Massoni, dopo essere stati protagonisti del Risorgimento italiano con migliaia di FF∴ e molti personaggi emblematici quali Garibaldi, Maroncelli, Crispi o i fratelli Bandiera, si inseriscono nella vita politica 10 e parlamentare italiana. Quando, nel 1908, esploderà la grande battaglia contro la proposta di legge che vuole imporre come religione di Stato quella cattolica, i Massoni diventano, giocoforza, i grandi protagonisti del focoso dibattito parlamentare. I temi dello scontro ideologico vengono trattati inevitabilmente anche all’interno delle colonne dove, purtroppo, il dibattito si trasforma in scontro aspro senza via di uscita se non quella di una irrevocabile spaccatura interna. Alcuni MM∴ V∴, e molti FF∴ guidati da Saverio Fera, si distaccano dal G∴ O∴ I∴ e costituiscono una nuova Obbedienza che ottiene anche riconoscimenti internazionali. La nuova Famiglia massonica, di Rito S∴ A∴ A∴ (Scozzese Antico ed Accettato), assumerà il nome di Serenissima Gran Loggia Nazionale Italiana di AA∴ LL∴ AA∴ MM∴ (Antichi Liberi Accettati Massoni) di Piazza del Gesù, con diretto riferimento all’ubicazione della sede. Il Rito S∴ A∴ A∴, costituito a Charleston, discende dagli Antients, che nel 1751 avevano fondato una Gran Loggia rivale di quella costituita per la prima volta a Londra nel 1717: la Gran Loggia dei L∴ AA∴ MM∴.I loro rituali attraverso il Supremo Consiglio del Rito S∴ A∴ A∴ del Belgio, furono adottati dopo il 1922, tramite il F∴ Fera, dalla Comunione di Piazza del Gesù e, nel 1950, anche dal Rito S∴ A∴ A∴ del G∴ O∴ I∴. Negli anni sessanta i destini di Piazza del Gesù sono retti dal F∴ Tito Ceccherini in veste di Sovrano Gran Commendatore per il Rito S∴ A∴ A∴ e di Gran Maestro per l’Or∴. Il F∴ Augusto Picardi assume invece la carica di Luogotenente e Gran Segretario. Malgrado l’età, Picardi, iniziato Massone durante la grande guerra nelle trincee del Carso, finirà per assumere la veste di mente organizzativa e di memoria storica del nuovo Or∴. Tito Ceccherini rimane comunque il F∴ più amato di questa Obbedienza: la luce, il padre, il riferimento per ogni F∴ della Comunione. Nessuno fu tanto pianto e rimpianto quando, nel 1971, passò all’O∴ E∴. 11 LA R∴ L∴ GARIBALDI ALL’OR∴ DI LAVENO Agli inizi dell’anno 1964 viene costituita, anche a Laveno, una Loggia di Rito S∴ A∴ A∴ che assume il Titolo distintivo di“Garibaldi” Alla carica di M∴ V∴ verrà eletto il F∴ Giuseppe Lazzarini. Il Tempio, di modeste dimensioni ma ricco d’arredi, era stato eretto in alcuni locali appartati della signorile dimora del F∴ Mario Milanesi situata nel centro storico di Laveno. Vi si accedeva per una stradina buia che, fiancheggiata dall’alto muro di un palazzo patrizio, conduceva ad una piazzetta caratterizzata dalla presenza di una cappella settecentesca a pianta ottagonale. Si arrivava al Tempio per una scaletta di sette gradini dissimulata da un folto d’edera. Nel 1966 questo Tempio venne consacrato dal Luogotenente F∴ Picardi. Le colonne si arricchirono presto di FF∴; alcuni venivano da Milano o vi si recavano per lavoro e fra questi: Azelio Azzarelli, Giuseppe Cavallo, Alfredo Caracciolo, Antonio Colella, Gian Luigi Colico, Carlo Gervasini, Fabio Mello, Riccardo Mina, Giovanni Sgorbati e Carlo Tivoli. I lavori si svolgevano in una atmosfera stimolante e densa di aspettative. Il F∴ Lazzarini, Massone doc, riusciva sempre a sorprendere i FF∴. I rituali più che seguirli li inventava sul momento, soprattutto quando voleva che un particolare concetto risultasse d’immediata comprensione. Per commemorare un F∴ passato all’Or∴ E∴ anziché seguire il Rituale massonico che riteneva lugubre, si presentò al Tempio con un vassoio ove aveva disposto, sotto una velatura di cenere il compasso incrociato alla squadra. Posato il vassoio sull’Ara il F∴. Lazzarini chiese ai FF∴ di alzarsi in piedi e all’Ordine per dedicare, in silenzio, qualche secondo alla memoria del F∴ scomparso, quindi soffiò via dal vassoio la cenere con mossa lenta e solenne a significare che l’operato massonico gli sopravviveva; fu un momento magico e di profondo coinvolgimento spirituale. Per anni i MM∴ VV∴ che lo ebbero come M∴ riproposero in Loggia questo rito. 12 Un’altra volta inventò i FF∴ coperti in Loggia. Erano stati iniziati due FF∴ che nella vita profana ricoprivano cariche di un certo peso sociale e che pertanto dovevano essere protetti. I due erano però facilmente identificabili essendo uno magro e di una certa statura, l’altro basso e grassoccio; inoltre erano noti a tutti proprio in quanto ricoprivano tali posizioni. I poveretti dovevano partecipare ai lavori rimanendo sempre incappucciati; anche durante le calure estive. La cosa non durò a lungo sia per la valenza propedeutica dell’esperimento che per il gran senso del ridicolo che il F∴ Lazzarini possedeva forse a naturale correttivo della sua sfrenata fantasia. L’eccezionale creatività del M∴ V∴ veniva spesso arricchita dallo spirito mordace del F∴ Piero Chiara che dall’ ambiente lacustre traeva spunto per i suoi racconti ed i suoi romanzi. Le tornate erano quindi dense e piacevoli ma gradevole risultava anche il dopo. Alla chiusura dei lavori infatti i FF∴ si recavano nella ospitale casa del F∴ Milanesi ove tra libagioni e conversari nessuno più controllava l’orologio nonostante molti dovessero ancora rientrare a Milano. Né caldo, né pioggia né neve o nebbia impediva loro di frequentare, con regolarità, i lavori di Loggia. La L∴ Garibaldi fu molto prolifica; da essa ebbero origine, direttamente o indirettamente, le LL∴ Verbanum e Sette Laghi; l’Orizzonte Azzurro all’Or∴ di Luino e la XX Settembre 1870 all’Or∴ di Milano. LA R∴ L∴ XX SETTEMBRE 1870 ALL’OR∴ DI MILANO Correva l’anno 1969 ed erano ormai maturati i tempi ed i gradi in virtù dei quali i FF∴ milanesi, che operavano a Laveno, potevano fondare una loro L∴ anche in quel di Milano. La L∴ venne costituita con il Titolo distintivo di XX Settembre 1870 a ricordo delle lotte risorgimentali ed in particolare, di quella contro il potere temporale. 13 In occasione di questo evento il F∴ Mina, che nella vita profana esercitava la professione di orefice, coniò, per i FF∴ fondatori, un prezioso gioiello in oro e dopo averne fuso i dieci esemplari ne distrusse lo stampo. Ovunque almeno sette F∴ MM∴ si incontrino sotto la volta celeste con le Luci sul libro là è un Tempio. Per un breve periodo, dal giugno del 1969, questo fu in via Pontaccio presso lo studio del F∴ Mello: M∴ V∴ 1° Sorv∴ 2° Sorv∴ Or∴ Segr∴ Fabio Mello Gian Luigi Colico Carlo Gervasini Carlo Tivoli Antonio Colella Tra le colonne i F∴ Azelio Azzarelli, Alfredo Caracciolo, Riccardo Mina, Giuseppe Cavallo, Giovanni Sgorbati ed ospite abituale il F∴ Mario Milanesi. IL TEMPIO DI VIA CAMPERIO La diffusione delle Istituzioni Massoniche in Lombardia non ha mai avuto punte di particolare rilievo. Agli inizi del 1969 operavano, in corso di Porta Nuova, le LL∴ del G∴ O∴ I∴, e in piazza S. Alessandro quelle di Ghinazzi; per Piazza del Gesù lavoravano invece due sole LL∴: la Costantino Nigra e la Pitagora che, sotto gli auspici ed il contributo dell’allora Grande Ispettore F∴ Ursini 33°, avevano eretto un prestigioso Tempio in un antico palazzo di via Camperio. Anche la L∴ XX Settembre 1870, tra la fine del 1969 ed i primi mesi del 1970, viene ospitata nella sede di via Camperio. I dissapori tra i MM∴ VV∴ delle due Logge ospitanti portarono però alla prematura chiusura di questa sede e al passaggio della Costantino Nigra alla famiglia massonica di Palazzo Giustiniani. I FF∴ 14 della Pitagora continuarono invece ad incontrarsi in modo informale in attesa che la situazione si chiarisse in modo definitivo. Fù così comunque che la XX Settembre 1870 si trovò senza sede e sola a conservare in Milano la presenza della famiglia di Piazza del Gesù. Fu allora che tutti i FF∴, individuato nel F∴ Gian Luigi Colico il cavallo da corsa con cui superare con facilità qualsiasi traguardo, decisero di passargli il maglietto e da quel momento ebbe inizio l’ascesa della XX Settembre 1870. Nel frattempo alcuni FF∴ della R∴ L∴ Pitagora: Silvano Campagnoli, Carlo Lainati, Alessandro Martinis Marchi e Domenico Danzi, rimasti fedeli a Piazza del Gesù, avevano chiesto di essere accolti nella XX Settembre 1870 di cui divennero presto insostituibili pilastri. Rimarrà in sonno il F∴ Antonio Marangoni che alla fine degli anni ottanta chiederà a sua volta di riprendere a lavorare, con i suoi vecchi FF∴, tra le colonne della XX Settembre 1870. IL TEMPIO DI VIA LEOPARDI Il F∴ Colico ottenne in affitto dalla Cà Granda mezzo piano di un signorile palazzo di via Leopardi. I FF∴ tutti, anche se pochi, si mobilitarono per reperire, oltre alle proprie, altre risorse. Il F∴ Mello, architetto, progettò la nuova sede e il F∴ Lainati, costruttore, la realizzò. Nell’ottobre del 1970 il nuovo Tempio era già pronto ad ospitare i lavori dell’Officina e la serata inaugurale rappresentò per tutti un momento memorabile. Nessun F∴ aveva visitato il cantiere nel corso dei lavori e quando il M∴ delle Cerimonie introdusse i FF∴ nel Tempio ci fu un lungo, intenso ed incantato silenzio rotto solo dalla musica e dallo sbattere degli occhi che si orientavano per ogni dove per sfogare curiosità e contenere commozione. Il candelabro d’argento a sette bracci fu acceso sull’Ara e la L∴ aprì i lavori per la prima volta in un Tempio tutto suo. Presiedeva il F∴ Colico, l° Sorv∴ il F∴ Gervasini, 2° Sorv∴ il F∴ Azzarelli, Or∴ 15 l’intramontabile F∴ Tivoli, Segr∴ il F∴ Nativi, che purtroppo, pochi mesi dopo, passò all’Or∴ E∴. Nella sala dei passi perduti, su un leggio dorato del 1600, era aperto il libro delle presenze ed il numero delle firme corrispondeva sempre al numero dei FF∴ componenti la L∴. Fu un periodo magico che durò fino al 1974, funestato solo, nel 1971, dal passaggio all’Or∴ E∴ del Sovrano Gran Commendatore Tito Ceccherini. La scomparsa di questo amato F∴ segnò l’inizio della fine della famiglia Massonica di Piazza del Gesù. L’impegno dei FF∴ milanesi era stato subito premiato dal G∴ Or∴ con l’elevazione al 32° grado del F∴ Colico e al 18° dei FF∴ Gervasini e Mello; mentre i FF∴ Tivoli e Azzarelli ricoprivano il 33° ed ultimo grado del R∴ S∴ A∴ A∴ ancor prima di entrare a far parte della XX Settembre 1870. Per consentire l’uso quotidiano delle sale della Sede fu assunto un maresciallo in pensione che, oltre al disbrigo degli impegni di ordinaria segreteria, aveva il compito di tenere aperta la sede ogni sera dalle ore 18 alle 21. Le azioni che venivano svolte in funzione del proselitismo erano sicuramente facilitate dalla possibilità di incontri quotidiani in locali caldi ed accoglienti. Un’idea geniale del F∴ Colico le rese poi ancor più produttive. Ad ogni profano prescelto dai FF∴ veniva inviato un plico che conteneva: un opuscolo che riportava, in una accurata veste grafica, cenni storici sulla Massoneria e sui suoi principi istitutivi; una presentazione del libricino, con l’invito ad un colloquio per discuterne amichevolmente il contenuto; una busta affrancata, per confermare di aver accolto, o meno, l’invito, recava come indirizzo il numero di una casella postale di Lugano. Rapidamente le colonne si arricchirono di nuovi e qualificati FF∴ come Pontremoli, Merlini, Pennacchi, Conti, Radice e Jogna. I lavori si svolgevano secondo i canoni dello Scozzesismo che prevedeva, in una struttura piramidale, aumenti di salario proporzionali ai meriti e soprattutto all’avere appreso ciò che volutamente non viene insegnato. Il F∴ Colico era il capo carismatico della XX Settembre 1870; Or∴ e F∴ anziano il F∴ Tivoli che, carico come era di esperienza e di cultura non solo massonica, diviene 1’ ideologo dello Scozzesismo. 16 Tito Ceccherini 17 I risultati dell’opera dei FF∴ non si fecero attendere e furono tali per quantità e ancor più per qualità, da consentire a Milano l’istituzione della Camera dei Maestri Segreti e da portare al G∴ Or∴ il F:.Azzarelli quale membro effettivo del Supremo Consiglio e il F∴ Colico quale Luogotenente del Sovrano Gran Commendatore Augusto Picardi, succeduto a Tito Ceccherini. Fu così che nello svolgersi dei grandi eventi, che a breve avrebbero trasformato la Massoneria italiana, i FF∴ della XX Settembre 1870 ricoprirono un ruolo di grande importanza. LA R∴ L∴ TITO CECCHERINI Agli inizi del 1972 vennero indirizzati a Milano, dal G∴ Or∴, i FF∴ MM∴ torinesi Giancarlo Baldovini, Aldo Dini, Antonio Maria Parsi e Piero Romanengo con l’incarico di costituire una nuova L∴. La cosa verrà resa fattibile, in tempi brevissimi, dal concreto apporto della XX Settembre 1870 che consenti pure l’uso della sede di via Leopardi. I FF∴ Mello, Milanesi e Radice si staccarono dalla XX Settembre 1870 per fondare con i FF∴ torinesi la Loggia che verrà istituita con il Titolo distintivo Tito Ceccherini in onore del Sovrano Gran Commendatore da poco scomparso: M∴ V∴ il F∴ Parsi, 1° Sorv∴ il F∴ Baldovini, 2° Sorv∴ il F∴ Mello, Oratore il F∴ Romanengo e Segr∴ il F∴ Radice. L’incredibile abilità organizzativa del Colonnello, poi Generale, Parsi fece si che le colonne si arricchissero di nuovi validissimi FF∴ che faranno della Tito Ceccherini una L∴ tra le più prestigiose dell’Or∴ di Milano. 18 LA R∴ L∴ 5 GIORNATE Piazza del Gesù in vista della riunificazione, pur sapendo che il rapporto numerico tra le due famiglie rimaneva comunque a favore di quella di Palazzo Giustiniani, decise di incrementare il numero delle sue LL∴ all’Or∴ di Milano. Così mentre i FF∴ Campagnoli, Danzi, Lainati e Martinis Marchi chiedevano di poter lavorare tra le colonne della XX Settembre 1870, il F∴ Colico con altri nove FF∴ della XX Settembre 1870 fondava una nuova officina dal titolo distintivo 5 Giomate. M∴ V∴ il F∴ Colico, 1° Sorv∴. il F∴ Colella, 2° Sorv∴ il F:. Merlini, Or∴ il F∴ Persiani. Anche questa terza L∴, nata in via Leopardi, conservò, e certo conserverà nel tempo, la sua origine Scozzese. IL GIOIELLO DELLE TRE LL∴ Il F∴ Parsi volle per la sua L∴ un gioiello originale e chiese al F∴ Mello di disegnarne uno che potesse essere adottato da tutte tre le LL∴ che lavoravano nel Tempio di via Leopardi. 19 Il F∴ Mello presentò il progetto di un gioiello il cui messaggio estetico origina dalla sua composta semplicità. Un quadrato di base contiene un cerchio che, a sua volta, circoscrive un triangolo equilatero. Le tre figure geometriche sono identificate da un profilo piatto in metallo dorato che delimita e contiene la superficie di fondo campita in smalto di colore bianco per la XX Settembre, rosso per la 5 Giornate e blu per la Tito Ceccherini. Sul retro è inciso il nome della L∴ e quindi, a riunificazione avvenuta, il numero distintivo: rispettivamente 843, 844 e 842. L’eredità iniziatica che ci perviene dai FF∴ che hanno fondato la nostra Officina è rappresentata anche da questo gioiello che indossiamo per svolgere i nostri lavori. Per superare il messaggio estetico e scendere in profondità su quelli di ordine iniziatico e tradizionale, dobbiamo avvalerci degli strumenti del simbolo e dell’analogia, che però appartengono ad una forma mentis del passato, affatto differente dalla nostra che è prevalentemente deduttiva-induttiva, cioè razionale. Il quadrato rappresenta l’unità, in potenza che si è già scissa nella trinità dei filosofi: Solfo, Mercurio e Sale, Q, 3 e Θ, che, principi della creazione, daranno origine, nell’ordine, al mondo minerale, vegetale, animale ed infine all’uomo. Il quadrato raffigurando poi la superficie, che darà luogo ad un volume (il cubo generatore), appartiene al livello energetico, come tutti gli elementi bidimensionali, che governa il mondo fisico. Il triangolo equilatero, inscritto nel cerchio della vita, tocca ai vertici i segni zodiacali di Toro, Vergine e Capricorno, , e tutti segni di terra, ad indicare che il fuoco generatore dà la vita attraverso la terra, elemento passivo per eccellenza, per generare poi, l’aria e l’acqua. Il materiale che compone il gioiello è ferro, che è la realizzazione fisica, nel mondo minerale, della forza generatrice, Marte, 5, della volontà nell’uomo. Non a caso, esso corrisponde alla Forza, nel nostro Tempio, cioè al 2° Sorv∴ che ha lo specifico compito di accompagnare nei loro primi passi, gli Apprendisti sulla lunga via iniziatica. I colori oro e bianco rappresentano la vibrazione energetica, nel campo visivo: del sole , il nostro cuore, e cioè l’O∴ che è il tutore della Legge; del mercurio 3, ovvero del Copritore interno, che sorveglia alla porta del Tempio e che regola i rapporti con il mondo esterno. 20 Quadrato, cerchio e triangolo, figure base del nostro gioiello, possono essere presi in esame, come sempre accade quando si decodificano simboli, anche sotto altri punti di vista. Proviamo quindi ad esaminare queste figure geometriche da un’altra angolazione, così da stimolare ulteriori analisi ed approfondimenti sul messaggio nascosto del nostro gioiello. Quadrato Il quadrato è figura geometrica bidimensionale composta da due triangoli, oppure da due rettangoli, ciascuno dei quali composto da due triangoli. Nuovamente si vede come il triangolo possa essere preso come mattone dell’Universo, per comporre le più importanti figure geometriche. Nel pensiero esoterico, il quadrato rappresenta una figura della massima importanza, in quanto sottende l’automatica divisione nei quattro settori che raffigurano i quadranti nei quali viene suddivisa la terra o il cielo. Il quadrato è quindi, al tempo, simbolo di stabilità (quattro punti fermi in grado di ancorare la terra) e di dinamicità compressa (due triangoli, speculari l’uno all’altro). Perché il quadrato possa mettersi in movimento necessita un ulteriore elemento, un punto centrale, che suggerisce un quinto pilastro, per cui la staticità del pari viene modificata dal movimento del dispari. Il quadrato ha anche un rapporto particolare con il cerchio, figura che può al tempo stesso iscriversi all’interno del quadrato, come nel nostro gioiello, oppure circoscriverlo. Il quadrato poi, visto come difesa energetica in riferimento alla fisica microvibrazionale, ci indica come possa assumere anche un’importante funzione di protezione. Ciò che viene inserito in un quadrato rimane infatti energicamente conservato in esso, e protetto da qualsivoglia influenza esterna. Quattro sono i lati del quadrato e quattro i suoi angoli. Il numero quattro indica come il quadrato sia lo sviluppo naturale del triangolo che dopo essersi messo in movimento, si è specchiato in se stesso per riequilibrarsi e trovare pace nella duplicazione della propria figura. Il quattro, nella civiltà egizia, viene considerato come uno dei numeri più emblematici dell’idea di totalità o completezza dovuto al fatto che 21 quattro sono i punti cardinali (nord, sud, est, ovest), che rappresentano la totalità dell’orbe terracqueo. Da un punto di vista esoterico il quattro, sin dai tempi degli Egizi e dei Greci, è considerato un numero vitale in quanto, sommandolo ai tre che lo precedono (1+2+3+4), manifesta come risultato il 10, numero perfetto, che ingloba in se tutti gli altri (dall’1 al 9). Per logica conseguenza ci viene da pensare alla piramide, alla sua forma geometrica tridimensionale dalle innumeri caratteristiche energetiche che, dalla più remota antichità, esprime il miglior rapporto tra forza ed equilibrio a conferma di quanto gli antichi popoli avessero cultura e sapienzale conoscenza delle leggi che stanno alla base dell’Universo e del mondo delle energie sottili. Cerchio Figura geometrica bidimensionale, caratterizzata dall’ equidistanza dal centro di ogni punto della conferenza. Importante simbolo di movimento e al tempo stesso certificazione del fatto che se è vero che ogni cosa è sottoposta a trasformazione è pure vero che la trasformazione non ne muta l’essenza ma la sola apparenza. Ogni punto della circonferenza può mutare la propria posizione, ma non la sua distanza dal centro (raggio). Conseguentemente la distanza di ogni cosa dal centro dell’Essere, nonostante il continuo movimento, permane costante, a conferma del come ogni trasformazioni sia solo apparente e non sostanziale. La vera trasformazione si avrebbe infatti solo nel momento in cui si dovesse rompere l’equidistanza dal centro. In questo caso l’allontanamento dal centro comporterebbe una diminuzione dell’originaria irradiazione energetica conservata dal moto circolare, con un conseguente cambio di stato. Triangolo Uno dei simboli più qualificanti della tradizione filosofica, religiosa ed esoterica. È una delle figure conosciute fin dall’antichità. Dalla cultura Egizia in poi è usata come base per la costruzione delle figure geometriche più significative della tradizione ermetica. 22 Il collegamento tra cultura Egizia e Greca si opera con Talete, Pitagora e Platone che, con il suo Timeo crea le basi di buona parte della successiva speculazione sul triangolo e la sua funzione. Il triangolo, grazie anche all’importanza della triangolazione trigonometrica, diventa punto fermo del pensiero filosofico occidentale. Precisa pure particolari relazioni astrologiche come anche il formarsi di un fluido energetico dinamico. Il triangolo inoltre, rappresenta la figura base di molte tradizioni esoteriche, soprattutto se sovrapposto ad un secondo triangolo. La loro combinazione indica infatti i quattro elementi della tradizione antica: il triangolo equilatero con il vertice verso l’alto (come quello del nostro gioiello), rappresenta i due elementi sottili fuoco e aria, mentre il triangolo con il vertice verso il basso (vedi il sigillo di Salomone) rappresenta i due elementi meno sottili e cioè l’acqua e la terra. Fermiamo qui l’esame1 di questo Gioiello che ha acquistato la forza di un vero e proprio TALISMANO che ci protegge e ci guida nel periglioso cammino verso l’ autoperfezionamento, perché tutto sia giusto e perfetto A∴ G∴ D∴ G∴ A∴ D∴ U∴ LA RIUNIFICAZIONE Le due maggiori Comunioni massoniche italiane godevano del riconoscimento di molte Gr∴ LL∴ estere, (Palazzo Giustiniani in misura sicuramente più consistente), ma né l’una né l’altra avevano quello della Gr∴ L∴ Madre d’Inghilterra. Il G∴ M∴ Costantino Nigra a nome del G∴ Or∴ d’Italia aveva richiesto il riconoscimento sin dal lontano 7 maggio 1862. L’indagine conoscitiva svolta dalla G∴ L∴ Madre d’Inghilterra è durata sino al 13 1 Queste due ricerche sono state elaborate dal F∴ Carlo Paredi e dal F∴ Gianfranco Parise. 23 settembre del 1972, data del fatidico riconoscimento che precedette di un anno un’altra data storica quella dell’ annuncio dato (il 18 settembre del 1973) dal G∴ M∴ Lino Salvini dell’avvenuta unificazione delle due Obbedienze. Non fu però facile procedere alla unificazione di fatto perché le due Famiglie, sin dal momento della scissione del 1908, si erano differenziate in misura macroscopica nello strutturare i rispettivi organigrammi. In Palazzo Giustiniani, allineato con la maggior parte delle massonerie mondiali, l’Organismo fondamentale è l’Ordine, rappresentato dalla G∴ L∴ presieduta dal G∴ M∴, mentre i vari Riti, pur nella loro autonomia, sono solo scuole di perfezionamento composte da FF∴ MM∴ che fanno comunque parte dell’Ordine. In Piazza del Gesù l’Organismo fondamentale era invece il Rito Scozzese A∴ ed A∴ e l’Ordine era costituito dai FF∴ dei Gradi Azzurri vale a dire i primi tre dei Trentatre del Rito. Il Rito era poi governato dal Supremo Consiglio del 33° ed ultimo Grado presieduto dal Sovrano Gran Commendatore il quale, al vertice della piramide, era contemporaneamente G∴ M∴ dell’Or∴. Il processo di riunificazione era avviato ma era impossibile la fusione di due Organismi strutturali ben definiti le cui diversità si riflettevano pure sui rapporti di base fra il G∴ O∴ e le LL∴ locali. Struttura dal basso verso l’alto, quella di Palazzo Giustiniani; piramidale dall’alto verso il basso, quella di Piazza del Gesù. Fu giustamente Piazza del Gesù a fare il primo passo modificando la propria. Venne istituito l’Ordine e i MM∴ VV∴ si costituirono in G∴ L∴ per eleggere alla G∴ Maestranza il F∴ Francesco Bellantonio. Il F∴ Picardi seguitava invece ad essere il Sovrano G∴ Commendatore del Rito S∴ A∴ A∴. Le trattative non furono facili anche perché svolte su due livelli: nazionale per le intese fondamentali e locali, nei vari Or∴, per i problemi specifici dei Collegi Regionali. Il G∴ M∴. Lino Salvini per prestigio personale, per la sua lealtà e la sua grande capacità di mediazione emerse come il vero artefice di questa riunificazione. Le trattative si svolsero all’interno di un leale e fraterno confronto. Ai F∴ di Piazza del Gesù furono riconosciuti, oltre all’integrità delle Logge tutti i gradi acquisiti sia nell’Ordine che nel Rito e i FF∴ milanesi 24 ottennero di poter proseguire i lavori nel Tempio di via Leopardi (questo era il punto dolente per il F∴ Motti) sotto il controllo, ben accetto, di un F∴ di Palazzo Giustiniani. Fu nominato Ispettore l’indimenticato F∴ Vito Morgese che mantenne questa carica per anni e anni divenendo amico carissimo e grande estimatore delle tre Logge di via Leopardi. Nel 1973 l’accordo fu perfezionato e una mattina del mese di febbraio il G∴ M∴ Bellantonio, i FF∴ Colico, Gervasini e Mello furono invitati, per le ore 12, al grande abbraccio con i FF∴ Giustinianei nella sede milanese di Corso di Porta Nuova. Il tiro al G∴ M∴ è sempre stato lo sport preferito di alcuni MM∴ VV∴, pochi per fortuna, e sempre gli stessi di Palazzo Giustiniani (sono quelli che si sentono sminuiti se non viene accettato il loro parere che di regola è quello contrario). Non si è mai saputo quale siano stati gli argomenti che il G∴ M∴ Lino Salvini ha dovuto controbattere in seno al Collegio dei MM∴ VV∴ della Lombardia perché venisse accettato, anche dai più sportivi,quanto era stato concordato in sede nazionale, è certo però che alle sei della sera il G∴ M∴. Bellantonio e i FF∴. Colico, Gervasini e Mello stazionavano ancora in piedi, fuori dalla porta, sulla non accogliente scala della sede di Corso di Porta Nuova. Attendevano pazienti perché il mortificatissimo G∴ M∴ Lino Salvini, ogni tanto, li raggiungeva per scongiurarli di restare. Quando finalmente la porta si apri l’abbraccio con alcuni MM∴ VV∴ non fu così fraterno come avrebbe dovuto essere. I quattro FF∴ tennero per sé le proprie ferite e se le curarono da soli. Per tutti gli altri FF∴ di via Leopardi il grande evento parve quindi svolgersi nel migliore dei modi tranne che per il loro G∴ M∴, divenuto G∴ M∴ Aggiunto. Il F∴ Bellantonio non trovò così la forza di curarsi, per il bene dell’Or∴, né quella né probabili altre ferite. Dopo pochi anni, mancando agli impegni assunti, abbandonerà la famiglia massonica unificata per fondare una nuova Obbedienza cui imporrà impropriamente il nome di Massoneria di Piazza del Gesù anche se le bolle istitutive di quella Famiglia sono rimaste nella sede di Palazzo Giustiniani, a testimonianza dell’avvenuta unificazione. Pure la stragrande maggioranza dei FF∴ che hanno accettato l’unificazione continueranno a frequentare i Templi Massoni di Palazzo Giustiniani e a trasmettere ai nuovi iniziati quel 25 senso di fedeltà all’Istituzione e di rispetto alla G:.Maestranza, in quanto tale, che avevano ereditato dalla Comunione d’origine. A Roma la storica sede di Piazza del Gesù divenne sede del R∴ S∴ A∴ A∴ della Massoneria Italiana Unificata. Il F∴ Pica e il F∴ Picardi ne ressero in armonia i destini per tutto il tempo che l’età avanzata lasciò loro a disposizione. A pochi mesi dalla storica data iniziarono a manifestarsi i primi segni della malattia che avrebbe sottratto il F∴ Gervasini all’affetto dei suoi FF∴. Il maglietto passò quindi nelle mani del F∴ Alessandro Martinis Marchi che, a sua insaputa, fu eletto M∴ V∴ mentre si trovava per lavoro in mezzo al mare, e non in senso figurato. La XX Settembre 1870 non poteva però dotarsi di un M∴ V∴ più confacente al momento storico che stava vivendo. Il F∴ Gervasini aveva due radicate convinzioni, entrambe legittime ma che generavano problemi di tipo gestionale: la prima era che un Massone è sempre un apprendista, ed i suoi tali rimasero a lungo; la seconda che ai Massoni le carte non servono e non ne scrisse mai alcuna, quale che fosse la necessità: interna, burocratica o amministrativa. È facile immaginare quale situazione si trovò per le mani il nuovo M∴ V∴ tenendo anche conto dei negativi riflessi che potevano ricadere sui già laboriosi rapporti in essere tra due etnie di FF∴ che originavano da radici diverse e, sopratutto, che operavano in sedi separate. Ma fin dagli anni della sua giovinezza il F∴ Martinis Marchi aveva acquisito una delle qualità fondamentali del vero Massone: la tolleranza, che univa poi alla perseveranza e ad un senso della diplomazia che i FF∴ amavano definire mitteleuropeo. Fu lui a riorganizzare la L∴, a smussare gli angoli e a guidare i FF∴ a quel sincero abbraccio che, con i nuovi FF∴, ancora non c’era stato. I lavori della XX Settembre 1870, della Tito Ceccherini e della 5 Giornate proseguirono in via Leopardi per tutto il 1974 fino a che tutti si resero conto che la separazione non aveva più senso. Venne quindi deciso di smantellare il Tempio di via Leopardi e di donare gli arredi alla sede di Porta Nuova. 26 XX SETTEMBRE 1870 N. 843 ALL’OBBEDIENZA DEL G∴ OR∴ DI PALAZZO GIUSTINIANI LA La L∴ per alcuni anni prosperò sotto la dirigenza del F∴ Martinis Marchi, del F∴ Mello che esaurito il suo compito nella Tito Ceccherini era rientrato nella propria L∴ di origine, del F∴ Pontremoli e del F∴ Campagnoli, accrescendo il proprio prestigio anche in seno alla nuova Circoscrizione ed al G∴ Or∴ nel cui ambito alcuni dei suoi FF∴ furono chiamati a svolgere importanti incarichi. Nel frattempo il maglietto di G∴ M∴ dalle mani del F∴ Lino Salvini, che poco dopo passò all’Or∴ E∴, era stato trasferito in quelle del F∴ Ennio Battelli. I FF∴ della XX Settembre nel quadriennio di questa Grande maestranza furono particolarmente vicini al G∴ M∴ e quando, allo scadere del mandato il F∴ Battelli prese la decisione di riproporre la propria candidatura grande fu l’impegno della XX Settembre 1870 a favore della sua rielezione. A chiusura della tornata elettorale, che consacrò il F∴ Corona al vertice del G∴ O∴ d’Italia, il F∴ Battelli, che per le sue attività profane si era stabilito a Milano chiese di poter lavorare tra le colonne della L∴ XX Settembre 1870 n. 483, dando vita ad un periodo di grande crescita spirituale in una atmosfera serena per non dire felice. In quel periodo la L∴ XX Settembre 1870 n. 843 aveva il seguente: PIÉ DI LISTA Giorgio Arinci Azelio Azzarelli Salvatore di Blasi Ennio Battelli Antonio Bencaster dirigente industriale ingegnere laureato in legge generale dell’aeronautica ingegnere, dirigente industriale 27 Giorgio Bertapelle Gian Paolo Bettoni Pier Luigi Bettoni Edoardo Bosisio Silvano Campagnoli Enrico Castiglioni Gian Luigi Colico Gian Luigi Cornieri Egidio Cutayard Domenico Danzi Giorgio Fagioli Gianfranco Isalberti Sergio Grassi Pietro Gregut Emilio Jogna Carlo Lainati Giuseppe La Mastra Pier Franco Marcacci Alessandro Martinis Marchi Fabio Mello Claudio Mereu Carlo Paredi Liberto Pasinetti Maurizio Pennacchi Edmondo Pontremoli Armando Quagliuolo Oreste Ragusi Leonardo Renne Riccardo Rodolico Pietro Romanengo Gian Battista Scaraffia Antonio Scarpa Alberto Scarzella Mazzocchi Accursio Scorza Giovanni Sgorbati Michele Tosi Mario Vivante medico architetto libero professionista ragioniere, impr. commerciale ingegnere dirigente industriale geom., industriale della moda architetto libero professionista medico odontoiatra laurea in legge, dir. Unilever dirigente di banca artigiano ingegnere impiantista ingegnere dirigente Pirelli medico consulente legale laurea in chimica, dir. indus. ingegnere libero professionista geometra, amm. immobiliare laurea in chimica, dir. comm. perito indus., prom. vendite medico legale architetto libero professionista dirigente bancario consulente industriale ragioniere, dirigente aziendale dirigente industriale medico primario, traumatologo dirigente industriale insegnante, fotografo, editore ragioniere commercialista l.p. medico primario, radiologo laurea in chimica, dir. aziend. ingegnere libero professionista imprenditore commerciale architetto libero professionista ingegnere, dirigente aziendale perito indus., dir. industriale notaio ragioniere 28 Ennio Battelli 29 I MM∴ VV∴ 1969 1970 1971 1972 1973 1974 1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1990 1993 Fabio Mello Fabio Mello Gian Luigi Colico Gian Luigi Colico Gian Luigi Colico Carlo Gervasini Alessandro Martinis Marchi Alessandro Martinis Marchi Alessandro Martinis Marchi Fabio Mello Fabio Mello Edmondo Pontremoli Edmondo Pontremoli Silvano Campagnoli Silvano Campagnoli Antonio Bencaster Antonio Bencaster Sergio Grassi Sergio Grassi Carlo Emilio Jogna Carlo Emilio Jogna Fabio Mello Fabio Mello Giorgio Lucarelli Giorgio Lucarelli 30 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 I Alberto Scarzella Mazzocchi Alberto Scarzella Mazzocchi Carlo Paredi Carlo Paredi Claudio Mereu Claudio Mereu Claudio Mereu Adriano Biancardi Adriano Biancardi Adelio Dossi Adelio Dossi Adelio Dossi Camillo Franzini Camillo Franzini Gianfranco Parise Gianfranco Parise Gianfranco Parise FF∴ DELLA XX SETTEMBRE 1870 N. 843 RITI NELL’OR∴ E NEI Azzarelli • R∴ S∴ A∴ A∴ 33° • Membro supremo del Consiglio Battelli • M∴ V∴ della L∴ Acacia • G∴ M∴ del G∴ O∴ I∴ di Palazzo Giustiniani • R∴ S∴ A∴ A∴ 33° • Rito di York Bencaster • M∴ V∴ della L∴ XX Settembre 1870 n. 843 31 • R∴ S∴ A∴ A∴ 18° • G∴ Sacerdote del Capitolo Acacia n.1 • Rito di York • ill. M∴ del Consiglio dei MM∴ Criptici Biancardi • M∴ V∴ della L∴ XX Settembre 1870 n. 843 • Ispettore di L∴ Campagnoli • M∴ V∴ della L∴ XX Settembre 1870 n. 843 • R∴ S∴ A∴ A∴ 30° Colico • M∴ V∴ della L∴ Tito Ceccherini • R∴ S∴ A∴ A∴ 33° • Membro Supremo del Consiglio • Luogotenente S∴ G∴ C∴ M∴ V∴ delle LL∴ Tito Ceccherini e XX Settembre 1870 Dossi • M∴ V∴ della L∴ XX Settembre 1870 n. 843 Franzini • M∴ V∴ della L∴ XX Settembre 1870 n. 843 • Oratore C∴ M∴ V∴ della Lombardia Grassi • M∴ V∴ della L∴ XX Settembre 1870 n. 843 • Ispettore di L∴ Jogna • M∴ V∴ della L∴ XX Settembre 1870 n. 843 • Ispettore di L∴ • R∴ S∴ A∴ A∴ 18° • Rito di York K.T. 32 Lainati • R∴ S∴ A∴ A∴ 18° Lucarelli • M∴ V∴ della L∴ XX Settembre 1870 n. 843 • Consigliere dell’Or∴ dell’Emilia Romagna • R∴ S∴ A∴ A∴ 33° • Presidente della Camera dei nove • Rito di York • Presidente dei K.T. Martinis Marchi • M∴ V∴ della L∴ XX Settembre 1870 n. 843 • Consigliere ed Ispettore dell’Or∴ della Lombardia • Componente della Corte Centrale e Presidente 1° sezione • R∴ S∴ A∴ A∴ 33° • Rito di York G∴ M∴ del G∴ Concilio Massoni Criptici • Deputy per l’Europa del G∴ Concilio Internazionale dei Massoni Criptici • Garante d’amicizia P∴ A∴ R∴ A∴ I∴ B∴ A∴ Brasile • Commissione Esteri • Giordano Bruno Mello • M∴ V∴ della L∴ XX Settembre 1870 n. 843 • Ispettore di L∴ • Oratore C∴ M∴ V∴ della Lombardia • Garante di Amicizia per il Vermont • R∴ S∴ A∴ A∴ 33° • Presidente della Camera del 32° • Giordano Bruno Mereu • M∴ V∴ della L∴ XX Settembre 1870 n. 843 Paredi • M∴ V∴ della L∴ XX Settembre 1870 n. 843 33 • R∴ S∴ A∴ A∴ 30° • Segretario del Rito 4°, 9° • Rito di York K. T. • Consigliere dell’Or∴ della Lombardia • Gr∴ Rappresentante della Gr∴ L∴ della Bolivia • Gr∴ Rappresentante della Gr∴ L∴ del New Brunswich • Presidente del Collegio Mediolanum del Rito Simbolico • Gr∴ Cerimoniere e membro del Consiglio di Presidenza del Rito Simbolico • Oratore Aggiunto R∴ L∴ A∴ Lemmi 400 all’Or∴ di Milano • Giordano Bruno Parise G. • A∴ P∴ R∴ M∴ M∴ 9°, 11° Pontremoli • M∴ V∴ della L∴ XX Settembre 1870 n. 843 • Consigliere dell’Or∴ della Lombardia • Ispettore di L∴ • R∴ S∴ A∴ A∴ 30° Scarzella Mazzocchi • M∴ V∴ della L∴ XX Settembre 1870 n. 843 34 I FF∴ PASSATI ALL’O∴ E∴ Le figure dei FF∴ passati all’Or∴ E∴ si riflettono dalle pietre del Tempio che hanno contribuito ad erigere. Le brevi testimonianze che riportiamo vogliono ricordare gli amici fraterni, i personaggi che sono stati e quindi i risvolti umani che li conformavano. Testimonianze d’amore e di rimpianto. Sergio Nativi 1921-1972 Il suo fu un momento che durò poco più di un anno nella storia della L∴. Era un industriale le cui capacità eguagliavano la sua modestia. Era un uomo schivo di natura; probabilmente solo con i FF∴ è riuscito ad aprirsi e a colloquiare. Gli fu affidato l’incarico di riordinare e tenere aggiornata la contabilità della L∴, cosa che fece con grande cura. Morì improvvisamente e fu il primo lutto che colpì la XX Settembre 1870. Queste poche righe saranno forse le uniche a ricordarlo ai FF∴. 35 Salvatore Conti 1921-1973 Per gli amici Totò. Colonnello comandante il battaglione di artiglieria a cavallo di stanza alla caserma Perrucchetti di Milano. Fece tutta la campagna di Russia riportando a casa fortunosamente la pelle e ciò che restava del Reggimento dopo la battaglia del Don. Tutti conoscevano il suo valore malgrado lui preferisse non parlare di quel che aveva fatto. Era esile di figura ma con una innata autorevolezza che la divisa accresceva. Fu un M∴ delle cerimonie ineccepibile anche se un po’ militaresco e i FF∴ ebbero abbastanza tempo per amarlo, ma troppo poco per avere di lui tante cose da ricordare. Da qualche tempo era evidente la sua sofferenza ma non se ne curava e non si curava. Una sera, durante un’agape che si svolgeva in un ristorate di via Camperio, il F∴ Colico gli disse “Totò hai una faccia che non mi piace, vai a farti vedere”. Lo fece e fu ricoverato d’urgenza all’Istituto dei Tumori ma era già troppo tardi e in meno di due mesi ci lasciò per l’O∴ E∴. Non si è mai saputo se la sua espressa certezza di avere una appendicite da operare appena rimesso in carne fosse un pietoso inganno per la moglie e i FF∴, per evitare manifestazioni di conforto o perché lui stesso ne fosse realmente convinto. Sulla divisa volle il grembiule e la sciarpa azzurra di M∴. La vedova ed i figli ancora giovani dovettero lasciare la casa che l’esercito assegna agli ufficiali ma la L∴ se ne fece carico e si adoperò pure perché i figli terminassero i loro studi per poi aiutarli a trovare un impiego. Sono trascorsi molti anni ma a Natale e a Pasqua puntuale arriva ai vecchi FF∴ la telefonata della signora Conti. Peccato che siano ormai in pochi a riceverla. 36 Raul Radice 1946-1974 Era il più giovane. Laureato da poco all‘Università di Pavia fu presentato dal F∴ Milanesi che lo conosceva fin da bambino. Dell’Università, nel periodo ruggente del ’68, era il “Divino Adelchi”, il rappresentante indiscusso degli studenti. Era alto, molto bello, sempre allegro: il ritratto della gioia di vivere. La sua esuberanza si placava con l’indossare il grembiule e si riaccendeva alla sua dismissione. Con Mello e Milanesi aveva partecipato alla fondazione della Tito Ceccherini con l’incarico di Segr∴. Fu un F∴ perfetto, un Segr∴ ineccepibile, ma portava sempre con se, nell’andirivieni da Pavia, una borsa con i dossier della L∴. Le LL∴ di via Leopardi lavoravano molto spesso riunite ed ai lavori seguiva sempre l’agape. Quella sera i FF∴ erano in un ristorante di via Leopardi, Raul si avvicinò a Colico dicendogli “Gian Luigi tu che sei un bravo chirurgo, guardami bene, io sono bellissimo, se mi succede qualcosa, devi rifarmi tale e quale sono” Sembrava una delle sue solite battute e tutti risero. Poi chiese a Mello di prestargli la macchina per tornare a Pavia. La mattina lo ritrovarono in un fosso. Sulla strada non c’era segno di frenata, in curva era proseguito diritto. Fu composto nella cappella del cimitero di Lacchiarella, il suo viso era intatto e bellissimo. Non fu facile ricuperare i documenti della L∴, ma il colonnello Parsi ci riuscì. Carlo Tivoli 1895-1977 Nacque italianissimo, suddito di Sua Maestà Francesco Giuseppe ed insegnò letteratura tedesca prima a Trieste e poi a Milano; avrebbe potuto benissimo insegnare letteratura italiana. Quando fondò, con gli altri nove FF∴, la XX Settembre 1870 era già avanti negli anni e traboccante di esperienza e di sapienza. Ricopriva già il 33° ed ultimo grado del R∴ S∴ A∴ A∴. 37 Se la L∴ ebbe un maestro, Tivoli lo fu. L’oratoria, diceva, è una qualità indispensabile per un Massone e guai a chi in L∴ non si esprimeva con proprietà di linguaggio. Quando il M∴ V∴ gli dava la parola per la conclusione dei lavori i FF∴ si sistemavano bene nei loro scranni perché ben sapevano che i lavori stavano per iniziare. Il secondo assestamento avveniva alla fatidica frase: “e mi avvio alla chiusa” i FF∴ sapevano che da lì a mezzora sarebbe giunta quella definitiva: “è stata una bellissima serata massonica”. Questa frase era del tutto indipendente dall’esito reale della tornata. Con lui molti FF∴ hanno imparato a parlare, e certo tutti hanno imparato ad ascoltare. Di Massoneria sapeva tutto e soprattutto quel modo di dire non dicendo, di insegnare non volendo, di dire una cosa per fartene chiaramente capire un altra. “Quando i soldati romani violarono il tabernacolo del Tempio di Salomone per cercarvi l’effigie di quel Dio che rendeva così valoroso Israele vi trovarono solo un nulla profumato di incenso”. Lui la raccontava molto meglio ma alcuni lo capiranno anche così. La prima delle sue grandi passioni era Dante che per lui era “il mio” Si è ascoltato più Dante in L∴ che nei banchi del liceo, ma lui ce lo fece scoprire “nostro”. Altra passione era Wagner che lui esaltava come musicista e come uomo. Quando un F∴ obiettò che come uomo Wagner non poteva essere considerato uno stinco di santo lui abbozzò ma a malincuore. L’oratoria era un settore nel quale non ammetteva la concorrenza. Se qualcuno vi si cimentava lui, nella misura consentita ad un vecchio massone, se ne adombrava. Al F∴ Pontremoli, allora 2° Sorv∴ non mancava certo il dono della favella e Tivoli ben lo sapeva ma non sempre era in vena di ammetterlo. Ad una Tornata, in assenza di Pontremoli, ricopriva il ruolo di 2° Sorv∴ il F∴ Lamastra ottimo parlatore ma che molto raramente, perché sempre in viaggio, frequentava la L∴ Tivoli, che ci vedeva poco, non si accorse della sostituzione di persona e convinto, come era, che l’interlocutore, che con tanta maestria lo contraddiceva, fosse Pontremoli partì con una memorabile filippica che terminò con la storica frase 38 “ed ora pizzica la tua chitarra” lasciando esterrefatto il povero Lamastra. Mai in L∴ ci si divertì tanto. Tivoli era deliziosamente vanitoso. Al termine di ogni tornata si accostava ai FF∴ cui era più legato dicendo “tu sai carissimo come io aborrisca l’adulazione ma dimmi, come ti sono sembrato questa sera. Era di una golosità che rasentava l’ingordigia e nelle Agapi, che non disdegnava come non disdegnava la compagnia delle sorelle, i FF∴ lo tenevano d’occhio cercando di limitare la quantità di cibo che riusciva ad ingurgitare. Diceva di sé “io porto al mio prossimo un animo amico” e così era tranne che per gli uomini politici che, fin da allora definiva “tragicamente noiosi”. Se un F∴ raccontava una barzelletta un po’ spinta lui si chiudeva in uno sdegnato silenzio perché diceva “i genitali non mi fanno ridere”. Ciò non toglie che fosse molto spiritoso e a volte sarcastico. Per Tivoli gli avvenimenti che avevano trasformato la L∴ erano concentrati nel solo cambio di indirizzo. Scozzese era e Scozzese rimase sempre; per lui era normale presentarsi alle riunioni collegiali dell’Ordine con i paramenti scozzesi. Mori, adagio adagio, in uno squallido stanzone dell’ ospedale Sacco. Con la moglie gli erano vicini due FF∴ quando li riconobbe mise l’avambraccio di traverso sul petto e loro capirono che voleva la sua sciarpa da 33° Gli fu portata e lui se ne andò. La moglie donò alla L∴ la sua biblioteca massonica. Carlo Gervasini 1927-1978 Professore alla facoltà di veterinaria dell’ateneo milanese, direttore del macello e capo dei servizi sanitari della Provincia di Milano; biologo di chiara fama. Brontolone, diceva sempre che se ne sarebbe andato ma non lo fece mai. Cattolico osservante e praticante, nessuno riuscì mai a scalfire la sua fede nei dogmi di Santa Romana Chiesa. Ebbe un attimo di esitazione quando un F∴ maligno (chi mai poteva essere?) gli dimostrò, conti 39 alla mano, che la valle di Josafat non poteva contenere tutti gli uomini che si sono avvicendati nei secoli su questa terra. Ci pensò un attimo e poi concluse che con i mezzi moderni tutto è possibile. Nelle sere d’estate il F∴ Mello lo trascinava nella Milano di notte. Lui con gli occhi peccava ma solo con quelli. Il suo confessore, giovane e intelligente lo assolveva da ogni peccato ma amava chiamarlo Cavaliere Kadosch. Da Milano a Laveno in macchina con i FF∴ Azzarelli, Mello e Tivoli lui brontolava e, al ritorno. ribrontolava. Però non mancava mai. Era un pilastro della Loggia; brontolone ma pilastro. Aveva una moglie dolcissima e tre figliole; la più piccola a tre anni aveva inghiottito del Niagara con effetti devastanti. Per anni questo fu il suo grande cruccio e non ebbe la consolazione di vederla, come poi è cresciuta, donna affascinante e madre felice. Con il F∴ Mello legava più che con gli altri anche perché erano soci dello stesso Rotary. Aveva una erre strana, tra il duro e il moscio che dava un che di aristocratico alla sua parlata; alto e magro si definiva “Ras di Abbiategrasso” e di sé diceva “Carletto è super” e a modo suo lo era. Non amava essere contraddetto come ben sapeva il F∴ Ispettore della L∴ Vito Morgese che, magari senza volerlo, lo faceva. Ogni tanto si innamorava di una parola, la cotta per semantico durò a lungo; spesso intercalava il suo dire con frasi in dialetto milanese, lo faceva per sottolineare il concetto già espresso in italiano. Collaborava attivamente agli esperimenti che il F∴ Colico esercitava sugli animali; riusciva a narcotizzare i gatti, cosa questa ritenuta presocché impossibile. Non disse a nessuno di aver notato la presenza di sangue nelle urine né si fece visitare. Si confidò con il F∴ Mello mentre raggiungevano in macchina l’ospedale di Luino dove il F∴ Colico cercava di riprendersi dal suo primo infarto. “Cosa aspetti a farti vedere ?” “Bravo te e se mi dicono che sono malato?” (se me disen che sunt malà?). Ammalato lo era; gli asportarono un rene ma era troppo tardi. Furono mesi terribili, lottava come una belva, non voleva morire. “Podi nò diceva Le mie figlie non sono ancora fuori dal tunnel, podi nò crepà adess”. I FF∴ Colico e Mello gli furono molto vicini, poi solo Mello perché Colico aveva il terrore della morte. 40 Fu commemorato dalla L∴ in una tragica agape che fatalmente coincise con il giorno del suo funerale. Ma quella agape più che di quella del “Gerva” fa parte della storia di Vito Morgese. Liberto Pasinetti 1921-1983 Diplomato ragioniere svolgeva le mansioni di dirigente aziendale Era un brillante industriale, elegante e cordiale, al quale non facevano difetto i tre vizi capitali che fanno di un uomo normale un uomo di mondo. I primi due però gli tagliarono le gambe prima del previsto. Alle tornate preferiva le agapi ed i conversari che le seguivano, meglio se non fatti a secco. Assiduo e disciplinato nei lavori di L∴, appena fuori dal Tempio, togliendosi il grembiule e con il tono di chi parla tra sé e sé soleva dire: “Qui ragazzi bisogna andare al sodo”. Al sodo ci andò dopo una lunga e dolorosa malattia che gli costò anche l’amputazione di una gamba. Chi ancora lo ricorda lo fa con tanta tenerezza. Ennio Battelli 1919-1984 Generale pluridecorato della nostra aeronautica militare, perse una gamba durante una azione aerea. Ennio Battelli ha retto la G∴ Maestranza dal 18.11.1978 al 27.03.1982, in un periodo molto delicato per la Famiglia Massonica scossa dai riflessi negativi della vicenda P2. Durante la sua Maestranza, ben prima che sulla P2 si pronunciassero i Tribunali ed il Parlamento italiano, Gelli fu portato avanti il Tribunale Massonico che nel corso del 1982 emetterà la sua condanna e ne decreterà 1’espulsione dalla famiglia Massonica di Palazzo Giustiniani. Nel 1982 Battelli si ricandida alla G∴ M∴ sostenuto anche dalla XX Settembre 1870 n. 843 all’Or∴ di Milano che indica, per la carica 41 di 1°∴ G∴ Sorv∴, il F∴ Mello. La tornata elettorale fu però vinta dal F∴ Armando Corona. Il 13.10.1982 viene sottoscritta una tavola di accusa contro Battelli per l’attività svolta durante la sua G∴ Maestranza. Il 13.01.1983 ne viene sottoscritta una seconda e il 25.10 1983 una terza. Il 5.11.1983 la Corte Centrale del G∴ O∴ I∴ dispone che il F∴ Battelli sia sospeso da ogni attività e diritto muratorio con decorrenza immediata in attesa della sentenza. Battelli deve così abbandonare i FF∴ di L∴ una seconda volta. Quando impegni di lavoro lo portarono a Milano dovette giocoforza abbandonare i FF∴ della L∴ Acacia di Imperia dove era stato iniziato e da cui era partita la grande avventura romana; ora veniva costretto ad allontanarsi anche dai FF∴ della XX Settembre 1870 n. 843 che erano riusciti a temperare l’amarezza generata dal primo distacco. Pochi mesi dopo, il 15 marzo del 1984, Battelli distrutto da una terribile malattia moriva senza aver potuto far valere i propri diritti e controbattere, con i fatti, le accuse indiziarie che gli erano state fatte. Nella G∴ L∴ del 24 marzo il G∴ M∴ Corona non ritenne di dover commemorare l’ex G∴ M∴ Battelli con una funzione specifica e solenne, ma solo con il dovuto saluto a tutti i FF∴ scomparsi nel corso dell’anno. Lo fece il F∴ Mello con questo intervento: Sono Fabio Mello della R∴ L∴ XX Settembre 1870 n. 843 all’Or∴ di Milano. Venerabilissimo G∴ M∴, Dignitari tutti, FF∴ carissimi. Le parole, le poche parole che vi voglio dire, avrei preferito, come molti altri di voi, ascoltarle tra queste colonne anziché doverle pronunciare. Porto a voi la voce della mia L∴ che è quella tra le cui colonne sedeva Ennio Battelli; un massone purissimo che ci portò luce, sapienza e tolleranza fino a che un provvedimento della Corte Centrale lo sottrasse al nostro immenso affetto. Il nostro ex G∴ M∴ fu sospeso da ogni attività e prerogativa muratoria con una ordinanza della Corte Centrale per un procedimento massonico scaturito da due tavole d’accusa formulate da FF∴ cui sarebbe dare inutile lustro nominare in questa sede. Non serve più, FF∴, non serve più dire quanto poco muratori o sia stato un provvedimento, anche se ortodosso, così fieramente in contrasto con i fondamentali principi della libera muratoria che presumono innocente un F∴ fino a che non sia intervenuto un verdetto massonico definitivo. 42 Non serve più dire che di angosce e di disillusioni un vero massone può anche morire. Non serve più recriminare, accusare o difendere. Ma serve e serve sempre FF∴ rendere ai propri FF∴ passati all’Or∴ E∴ quel doveroso tributo di rispettosa deferenza. E ancor più serve quando si tratta di FF∴ che nel bene o nel male ci hanno rappresentato al cospetto del mondo profano. A voi FF∴, MM∴ VV∴, che uniti in G∴ L∴ costituite la suprema e sovrana autorità massonica, a nome della mia e della sua Officina, io chiedo di alzarvi in piedi e all’Ordine per dedicare qualche secondo di silenzio alla memoria del mio per sempre e del vostro F∴ Ennio Battelli. A queste parole seguì un silenzio profondo. Quindi si alzò il F∴ Pontremoli seguito soltanto da due, tre altri FF∴. Dopo alcuni attimi di smarrita suspence il F∴ Corona ordinò, e solo il G∴ M∴ poteva farlo, a tutti i FF∴ di alzarsi. Piero Romanengo 1930-1986 Era uno dei FF∴ ∴ fondatori della Tito Ceccherini e venne alla XX Settembre 1870 per ritrovarsi con i vecchi FF∴ quando la Tito Ceccherini con i nuovi si era rinnovata. Purtroppo ci restò molto poco. Fu Sorv∴, O∴ e M∴ V∴ della sua L∴ d’origine e la sua storia verrà meglio scritta dai FF∴ della Tito Ceccherini di quanto non possa esserlo da quelli della XX Settembre 1870 n. 843, che pur lo ebbero molto caro. Giuseppe Lamastra 1926-1988 Don Peppino per gli amici; laureato in chimica industriale, broker petrolifero. Massone da tempo, proveniva da una L∴ Emulation e non dimise mai il suo grembiule con i bordi azzurri. Lo si vedeva poco poiché il suo lavoro lo portava in giro per il mondo, ma quelle rare volte era per tutti festa grande. 43 Stupiva i FF∴ quando parlava del suo lavoro, di come il carico di una grossa petroliera venisse venduto e comperato diverse volte nel corso del suo viaggio e come, per tale ragione, queste navi tenessero il mare per mesi e mesi in attesa di conoscere l’ultima destinazione. Da quando non lo si vede più i FF∴ che lo conobbero pensano che stia compiendo un viaggio più lungo del solito. Gian Luigi Colico 1926-1989 Chirurgo maxilo-facciale, odontoiatra, docente universitario. Non accettava l’idea di invecchiare... figurarsi quella di morire. Era tanto innamorato della vita da dedicare parte della sua intensa giornata, oltre che alla ricerca scientifica correlata all’affinamento dell’esercizio professionale, a quella, altrettanto metodica e soggetta a continue verifiche, su quanto potesse arrestare il processo di senescenza, la dispersione della energia vitale e le lente ma inarrestabili concause della morte. Trasferiva così il suo interesse di scienziato dagli importanti interventi di chirurgia facciale, dallo studio di un nuovo sistema di implantologia dentaria e dallo svolgimento di una intensa attività didattica, allo sviluppo della teoria del Picchio che è rimasta famosa fra i FF∴ delle sue LL∴. Perché, si chiedeva, il Picchio si assoggetta a fatiche immani per procurarsi il cibo quotidiano; perché non si accontenta, come gli altri uccelli, degli insetti che proliferano nei cieli o si posano su erbe e fiori ma penetra le cortecce degli alberi usando il becco, a mò di martello perforatore? Si era convinto che il Picchio facesse tutti quegli sforzi perché nel tipo di larve e di vermicelli che si sviluppano fra le fibre legnose risiede il segreto della sua longevità. Sembra infatti che il Picchio, in rapporto al suo peso, sia l’animale più longevo che esista. A che punto siano arrivate le sue ricerche sulle proteine delle cibarie del Picchio non ci è dato sapere. È certo che a questa ricerca Gian Luigi ha dedicato molte ore della sua vita come ai rapporti con il gentil sesso di cui era un profondo estimatore anche se preferiva divagare solo sul tempo dedicato al Picchio. 44 La sua cultura superava di gran lunga i limiti scientifici della sua specializzazione e le sue doti di piacevole divulgatore erano tali che quando nelle agapi iniziava a tenere banco, i ristoratori dovevano far mostra di preparare il locale per l’indomani per far capire ai FF∴ che era ora di andarsene; quasi sempre il racconto troncato veniva ripreso in casa di un F∴ o in un altro locale dove era possibile fare le ore piccole o anche in mezzo alla strada. Era nato per presiedere e poiché sapeva esercitare questa incombenza in modo mirabile, tutti glielo lasciavano fare. Più aduso a comandare che ad obbedire, il F∴ Colico cercava di celare questa sua predisposizione dando libero sfogo al suo innato senso dello humour. “Carletto ho ricevuto questa lettera, credo che sia tua” e gliela restituì. Era una lettera con la quale il nuovo M∴ V∴ Gervasini reclamava una maggiore autonomia nella conduzione della L∴. Quando non intendeva rispondere a qualche domanda ti fissava dritto negli occhi e sorridendo cambiava discorso. In quanto a Massoneria ne sapeva più di tutti gli altri FF∴ messi assieme; non aveva però una grande dimestichezza con i Rituali nonostante il continuo venerabilato. Presumeva comunque di conoscere a memoria i testi dei Rituali. Nel corso di una iniziazione alla fine del quarto viaggio, al triplice battito del profano chiese “Chi è?” e alla risposta un po’ impacciata del M∴ Esperto aggiunse “Va bene che passi dopo la prova del fuoco”. L’iniziando ebbe un sussulto ma si seppe controllare. Un altra volta si trovò nella situazione di avere convocato presso la sede di Porta Nuova il profano Baglivo per procedere alla cerimonia della sua iniziazione un lunedì in cui la sua L∴ riposava. Si trovò solo con il bussante nella sala dei passi perduti quando vide arrivare il F∴ Mello che doveva partecipare ai lavori della propria L∴. Lo prese in disparte e gli chiese di dargli una mano: il F∴ Colico fece così il M∴ V∴ e Mello tutto il resto. Il F∴ Baglivo si rese conto più avanti, quando prese parte ad altre iniziazioni che la sua era stata un po’ diversa. Gli fu detto che data la sua particolare personalità si era deciso di dare vita ad una cerimonia del tutto speciale. Al F∴ Colico si rivolgevano un po’ tutti e quando poteva, e poteva molto, provvedeva. A Pino, sul lago maggiore, era considerato una Isti- 45 tuzione, nel senso che fin che fu vivo i paesani vollero sempre e solo lui alla carica di sindaco. Il primo infarto se lo procurò sollevando di peso la sua cinquecento che, al ritorno da un convivio, si era infilata in una cunetta. Spesso, in quel di Pino, dopo una buona cena si misurava con il F∴ Chiara in piacevoli conversari sino al sorgere del sole. Non curò l’infarto per ben tre giorni; aveva attribuito i dolori alle troppe cibarie ingurgitate nel corso della cena incappando in un errore di valutazione come spesso accade quando il medico diagnostica i propri mali. Per un anno riuscì comunque a mantenersi relativamente tranquillo. Molti anni dopo questo evento, ma a pochi giorni dalla morte del F∴ Lamastra, alla fine di una “tornata” il F∴ Colico si accompagnava al F∴ Mello chiaccherando del più e del meno quando d’un tratto gli disse “Fabio tu non morire”. Il fatto che a morire potesse essere lui non lo sfiorò neppure. L’ultimo Natale della sua vita diede in dono agli amici una fotografia che lo ritraeva in montagna con una cappa ed una cappello alla Goethe: il ritratto della felicità e nella dedica l’inno alla vita: “nel mezzo del cammin di nostra vita”. Non era nel mezzo. Era un Lunedì di “tornata”, una gelida sera di febbraio quando il secondo infarto lo colse solo in casa. Chiunque non medico avrebbe atteso a letto la lettiga. Lui nò; chiamò il cognato ed il F∴ Mello per avvisarli che stava per andare alle “Quattro Marie” poi scese in strada ad aspettare l’ambulanza che naturalmente arrivò quando era già morto. Quella notte non fu facile rintracciarlo dal momento che alle “Quattro Marie” non era mai arrivato. Lo trovò il F∴ Mello, all’obitorio di via Sforza, adagiato su una lettiga e gli fece compagnia fino al mattino. 46 Vito Morgese 1904-1990 Non era un F∴ della XX Settembre 1870 n. 843 ma, dall’unificazione, e per molti anni a seguire, ne fu 1‘Ispettore, l’amico ed il grande estimatore. Massone di vecchio stampo e rigidissimo nel Rituale dovette soffrire non poco, in rassegnato silenzio, nelle tornate dirette dai FF∴ Colico o Gervasini. Nell’eloquenza non voleva essere secondo a nessuno e le sue schermaglie oratorie con il F∴ Tivoli, che gli teneva testa, deliziavano l’intera L∴. La sua oratoria, fuori dal Tempio, a volte recava qualche problema ai FF∴. Molti ricordano, ed ogni tanto se ne ride ancora, di un’agape in un ristorante di Brera dove non eravamo noti come Massoni. Si festeggiava l’iniziazione di un giovane F∴ e naturalmente Vito prese la parola. Un appassionato discorso sugli intimi legami e l’indissolubile amicizia, fatto con voce commossa ad un tavolo di soli uomini, lasciava perplesso l’uditorio ma è il finale che fu travolgente quando a nome di tutti, rivolgendosi al nuovo F∴ con l’appellativo di “Giovane virgulto”, gli promise “amore, amore e amore “. Al ricordo dello sguardo esterrefatto dei camerieri chi di noi frequentava abitualmente quel locale lo disertò, e per molti mesi. Ancora più memorabile, ma questa volta drammatica, fu l’agape che il F∴ Pontremoli organizzò alla grande in un albergo di Salice Terme per la chiusura dell’anno massonico1978. Era 1’8 di luglio e nella notte era morto il F∴ Gervasini. È facile immaginare quale fosse l’atmosfera in quell’agape. I FF∴ della XX Settembre sembrava che ne sentissero l’incombente presenza. Il F∴ Mello, allora M∴ V∴, cercò di sdrammatizzare la situazione ricordando del F∴ Gervasini tutto quanto, ed era tanto, poteva portare al sorriso più che alla tristezza. Il successivo intervento del F∴ Massimo della Campa, allora Presidente del C∴ dei MM∴ VV∴, contribuì a rasserenare i FF∴. Poi ineluttabilmente prese la parola il F∴ Vito Morgese. Ne disse poche di parole perché adagio adagio, come se si inchinasse di fronte a chi stava commemorando, si piegò su se stesso in preda ad un infarto. Lo salvò il pronto intervento dei FF∴ Martinis Marchi e Pontremoli e l’immedia- 47 to ricovero all’ospedale di Tortona dove operava Pontremoli. Da quel giorno il F∴ Vito lo si vide sempre meno e poi non lo si vide più. Carlo Lainati 1922-1992 Geometra, costruttore edile Era un uomo, nel significato più profondo della parola, “buono”. La sua sensibilità era tanto sottile da portarlo spesso ai limiti della commozione. Milanese autentico amava il dialetto alla Carlo Porta e dal dialetto scaturiva la sua grande umanità, la sua simpatia e l’irresistibile ilarità delle sue barzellette. Solo lui sapeva raccontarle così bene da riuscire a coinvolgere persino l’auditorio femminile più conformista. Però le sue qualità erano ben altre: la generosità, la modestia, il senso profondo dell’amicizia erano parte integrante del suo essere. “S’te ghe, te ghe bisogn de quai cos?” era la domanda se nello sguardo di un F∴ coglieva il minimo segno di preoccupazione. Quante volte i FF∴ gli hanno offerto il maglietto di M∴ V∴ ma la risposta era sempre la stessa: “Venerabil mi? Te se matt? Sun minga bun, non sono all’altezza”. All’altezza lo sarebbe stato e come! Lo sarebbe stato perché era un massone perfetto. Aveva, con pochi altri FF∴, tenuto acceso il Testimone della R∴ L∴ Pitagora, la sua L∴ d’origine che si era dispersa negli anni 70. Aveva costruito con amore e sapienza il nuovo Tempio della XX Settembre 1870 in via Leopardi. Era stato un Segretario perfetto, un Sorvegliante capace, un Esperto Terribile, un vero pilastro della L∴. Non reputava se stesso un M∴ V∴ ma pensava che tutti gli altri FF∴ M∴ lo fossero e per questo motivo propose che a tutti fosse concesso, almeno per una tornata, di impugnare il maglietto se pur in modo informale. Per una volta toccò inevitabilmente anche a lui e fu, come sempre, bravissimo. I FF∴ più anziani, i compagni delle antiche battaglie, sentono sempre di più la mancanza delle quotidiane telefonate con il Carletto: “Me la và -Bene- Sunt cuntent, se sentum”. 48 Poche parole a volte, e a volte telefonate fiume se invece del “bene” c’era un “così così”. A tavola faceva sforzi sovrumani per limitarsi nel cibo, pativa di “fam trascurada” dai giorni della prigionia, diceva lui, ma poi confessava che da giovane le quindici michette a pasto erano la regola con l’ininterrotto stupore del padre che sempre si chiedeva: “ma duve l’è che ia mett”. L’arte muratoria la conosceva bene in tutti i sensi, aveva iniziato nell’Impresa del padre, che era anche un abile decoratore, a “purtà su i sidei de molta per i caminadur”. Poi gli studi tecnici e con gli studi continuò la pratica. Nel mestiere non si è mai finito di imparare, ma lui aveva quasi finito. Ha costruito moltissimo sia in Milano che fuori ma non si è mai arricchito. L’onestà per lui, oltre che qualità innata, era una religione. Mai un’assenza alle Tornate, se una volta fosse mancato tutti se ne ricorderebbero. Di solito taceva, ma quando parlava le sue parole erano chiodi piantati nelle pareti del Tempio. Nei propri comportamenti era rigoroso ed esigeva rigore nei comportamenti altrui che, se erano men che ineccepibili, più che contrarietà gli procuravano dolore. Tantissimo si potrebbe ancora dire di Carletto ma è impossibile raccontare in poche righe anni e anni di vita vissuta in quotidiano affettuoso contatto, parlare delle molte cose dette, dei mille problemi discussi, ricordare i momenti lieti e quelli tristi trascorsi assieme. Nel cuore dei FF∴ più di questo o di quel ricordo resta l’immagine dolcissima ed indelebile di Carlo Lainati. Da un po’ di tempo soffriva di cuore “la pumpa la perd i culp”. La cliente con cui stava parlando al telefono sentì un grido e poi più nulla, chiamò la polizia che lo trovò accasciato sulla scrivania con il telefono ancora in mano. I FF∴ accompagnarono le sue ceneri nel suggestivo cimitero di Cantello poi, in un bel sito lì vicino pranzarono e bevvero tanto vino in suo onore, per festeggiarlo come se fosse, e lo era, li con loro. 49 Mario Milanesi 1921-1993 Medico chirurgo, tisiologo e radiologo, ha gestito per molti anni la condotta di Laveno; per la specialità, operava presso l’ospedale di Luino. Fu F∴ fondatore della R∴ L∴ Garibaldi all’Or∴ di Laveno e nella sua casa ne ospitò il Tempio. Fu anche F∴ fondatore della L∴ Tito Ceccherini e sempre vicinissimo alla XX Settembre. La sua Passione era il mare, di sopra e di sotto. La specializzazione in medicina subacquea gli consentì di trascorrere lunghi mesi sulle piattaforme petrolifere della SAIPEM nel Golfo Persico, ai Caraibi, nei mari del nord ed in Venezuela, come medico di bordo. Attraversò due volte l’atlantico in barca a vela. Ha sempre dimostrato il doppio della sua età ma aveva un fisico di ferro che gli consentiva, già in età avanzata, di trascorrere intere ore in immersione sui fondali di mezzo mondo. Aveva un carattere estroverso e portava scompiglio ed allegria ovunque andasse: curioso, dispettoso, assomigliava ad un elegantissimo furetto. Era stato nei bersaglieri e, ai raduni a cui non mancava per nulla al mondo, non aveva mai rinunciato alla corsa finale dietro la fanfara. Nella vita fu un temerario e gli andò sempre bene; lo fu anche con i raggi X del suo gabinetto di radiologia, ma quelli non lo perdonarono. Maurizio Pennacchi 1936-1994 Dottore in economia e commercio; manager di società multinazionali. Se la fortuna è cieca si può sostenere che la sfortuna invece ci veda benissimo; almeno a giudicare da come prese di mira il F∴ Maurizio. Sembrava che il mondo dovesse essere suo per le doti di cui lo aveva munito madre natura: una prestanza fisica invidiabile, un’intelligenza di gran lunga superiore alla media, una carica di umanità e di simpatia 50 che affascinava chiunque, ed una bontà d’animo che gli traspariva dagli occhi e dal sorriso. La sua carriera di manager fu sfolgorante fin dagli inizi; dirigente della General Electric il suo prestigio crebbe in campo internazionale fino al punto di ritrovarsi, in breve tempo, ai vertici di quella e poi di altre importanti multinazionali e da ultimo a Presidente Esecutivo dell’Alcantara. Il suo lavoro lo portò via via negli Stati Uniti, in Messico, in Olanda, in Belgio e finalmente di nuovo in Italia. Aveva una moglie olandese, molto bella, che lui amava profondamente e due figli, Luca e Sofia che, ancora ragazzi, vollero restare con lui quando la madre se ne andò. Maurizio sofferse molto per questo improvviso distacco e fu piegato dal primo infarto. Si riprese a fatica, grazie anche all’affetto dei figli e all’amore di Valeria con la quale aveva ritrovato la gioia di vivere. Poi il calvario della malattia ai reni che in una manciata di anni lo avrebbe ucciso. Quanto fosse amato e stimato in L∴,ben lo sanno tutti i FF∴ che l’hanno conosciuto. Era l’Oratore della XX Settembre. Le sue conclusioni dei lavori erano capolavori di chiarezza, di oratoria e di proprietà di linguaggio, anche se non era sempre facile seguire il filo sottile ed il livello dei suoi discorsi. Il suo parlare era accompagnato da un silenzio attento, tesi come erano i FF∴ a non perdere neppure una parola per non lasciarsi sfuggire il senso del suo pensiero. Per esprimere i concetti usava le parole come anelli di una catena, quelle necessarie e sufficienti, mai una in più e non si poteva perderne nessuna. Era spesso critico nei confronti dell’Istituzione ma le sue valutazioni erano di quelle che non demoliscono le idee ma le adeguano e le arricchiscono. Era sofferente e le continue dialisi lo distruggevano nel fisico, e spesso, nel morale. Sapeva benissimo come sarebbe andato a finire e qualche volta si augurò di finire presto. Continuava però a lavorare con accanimento cercando forse nel lavoro la fuga dai propri pensieri e, anche se il dentro e fuori dagli ospedali era diventato un supplizio, riusciva ancora a mostrarsi sereno e a sorridere con i FF∴ che gli sono stati tanto, tanto vicini. 51 Quel pomeriggio passò in macchina da via Pontaccio e avendo intravisto i FF∴ Mello e Scaraffia attirò la loro attenzione strombettando allegramente per salutarli. Andava ad una riunione di lavoro. Nel corso di quella riunione si sentì male e morì nell’ambulanza che lo portava all’ospedale. Uno dei partecipanti a quell’ultima riunione inviò una lettera a Valeria che poi la fece avere ai FF∴. “Gentile signora, mi permetto scriverle due righe dall’ ufficio per farle arrivare subito un pensiero caro ed affettuoso per questo evento repentino e quasi incredibile. Ho avuto il privilegio di conoscerlo solo un paio d’anni, quando ricoprendo ancora la presidenza della Tessili Vari lo convinsi ad entrare nel circuito di Confindustria in un ruolo di alta rappresentanza che gli era con geniale e nel quale si mosse subito perfettamente a suo agio. Nacque così una confidenza riservata da uomini maturi: parlammo di salute, dei nostri figli, delle nostre famiglie, dei valori nei quali credevamo pur nei ruoli differenti che le circostanze della vita ci avevano riservati. Ancora ieri, nell‘ultima riunione a tavolino, poco prima di assentarsi tenne un intervento che era proprio nel “suo”, stile calmo, pacato, sereno ma anche -come sempre-fermo e ben determinato. Lo accompagnammo nell‘altra stanza per cercare di fargli prendere un po’ di quell’aria che gli mancava. Lo tenni stretto per mano e gli dissi “Maurizio” abbi pazienza, chiamiamo subito l’ambulanza e nel giro di pochi minuti arriva qui tua moglie. Mi scusi cara signora la confidenza che mi sono preso nell‘inviarle subito queste righe: ma mi sembrava giusto dirle che Maurizio è uscito di scena alla grande. Per come l’ho conosciuto è stato “lui” fino in fondo. Poi è uscito. Non posso dire come lo ricorderemo, perché oggi è ancora fra noi. La prego di ricordarmi ai suoi familiari, e a lei, cara signora, un forte commosso abbraccio”. Se chi appena lo conosceva parla così di lui quante cose ancora potrebbero dire quei FF∴ che tanto gli sono stati vicini. Il suo pensiero lo ritroveranno i FF∴ sulle tavole tracciate nelle felici tornate in cui c’era e lasciamo che la memoria sia il loro segreto. 52 Edoardo Merlini 1925-1995 Ingegnere, Consigliere Delegato dell’Agip Nucleare Prima nella XX Settembre 1870 e poi tra i fondatori della 5 Giornate, non era meno folle degli altri. Da l° Sorv∴, nelle iniziazioni, si calava regolarmente il cappuccio all’incontrario per poi lamentarsi di non riuscire a leggere il Rituale con quell’affare in testa. Fumava più di cento sigarette al giorno poi andò dal Mago di Missaglia e per il resto della sua vita non fumò più. Si svegliava ogni mattina alle quattro e mezza e leggeva sino all’ora di andare in ufficio; almeno così ci raccontava. Non esisteva argomento di conversazione in cui non fosse in grado di intervenire e sosteneva il suo argomentare con tale sicurezza da indurre tutti a prendere sempre per vere le sue parole. Aveva due figlie intelligentissime, cardiologa l’una e veterinaria l’altra, ed un cavallo bianco da concorso ippico che, a suo dire, era lungo una volta e mezza un cavallo normale ma che sapeva contrarre sino alla metà questa misura quando saltava gli ostacoli. Nella loro casa di campagna il cavallo passeggiava tranquillamente per i locali; Merlini lo considerava un commensale ottimo perché il cavallo sapeva intrattenere amabilmente tutta la famiglia quando era seduta a tavola. Come esperto in esplosivi veniva inviato ovunque ci fossero miniere o giacimenti petroliferi. Il racconto dei suoi viaggi appariva come un romanzo popolare anche se personalmente amava i classici greci e romani che avevano un posto di primo piano nel suo vastissimo mondo culturale. Si era messo in sonno ma continuò, sino alla fine, a frequentare alcuni FF∴ ai quali proseguiva a raccontare le sue storie surreali. L’ultima è questa: La sua malattia gli procurava delle crisi che gli facevano perdere i sensi. La penultima di queste lo colse sulle scale di casa. Si risvegliò sull’autoambulanza e, vedendosi in quelle condizioni, ritenne di dover declamare in greco antico “La morte di Socrate”. Il medico dell’ambulanza pensando che stesse dando i numeri gli praticò una iniezione calmante. 53 Secondo il racconto, quando riaprì gli occhi nel letto dell’ospedale, si trovò al fianco due robusti infermieri ed ai piedi del letto tre medici che lo guardavano con occhi un po’ strani. La crisi successiva fu l’ultima e non se ne conoscono i particolari, perché non poté raccontarceli. Fabio Mello 1927-2006 Architetto di chiara fama e pittore emerito È stato uno dei pilastri portanti della XX Settembre 1870 n. 843 e, con il F∴ Martinis Marchi, la sua memoria storica. Giocava la parte del cinico autoritario ma era l’ultimo dei romantici e quindi, di fatto, generoso e sensibile. Un F∴ che originava sicurezza. Fu il primo M∴ V∴ della XX Settembre 1870 n. 843 di cui veva disegnato il Gioiello. Suoi gli arredi del Tempio, progettati, nel 1970, per la sede di via Leopardi. Nella vita profana aveva iniziato, giovanissimo, come pittore. Subito accolto, e coccolato negli incontri al Giamaica, dai maestri lombardi Dova, Morlotti, Kighine e Francese. Poi la folgorazione alla Biennale di Venezia. Percorrendo le sale della mostra si convinse di non essere destinato ad emergere come il più grande del suo tempo, ma a rimanere nell’affollato girone dei pittori comprimari. Tornato a Milano, darà una mano di nero a tutti i suoi quadri per poi chiedere a Guido Ballo: e mo che faccio? Se ti iscrivi al Politecnico puoi fare l’architetto. E così fu. Ad alti livelli e con grande successo. Fu però come un secondo lavoro, eseguito più per riscatto che per convinzione. Naturalmente il primo amore non si scorda mai così, dopo quasi venti anni, riprese in mano i pennelli e ricominciò a dipingere. Con gran rabbia però, perché il pensiero era più veloce della mano oramai fuori allenamento. Dipingere rimase comunque il suo momento di estraniamento dal quotidiano. La sue uniche vere passioni però, e sino alla fine dei suoi giorni, furono le donne e la Massoneria. 54 Duro ma giusto. Di poche parole in pubblico ma di grandi slanci di generosità nel privato, il F∴ Fabio ha sempre difeso a viso aperto i principi di libertà e di autonomia del pensiero, senza dei quali è impossibile porre in essere solidarietà e fratellanza. Il 24 marzo del 1984, nel corso dei lavori della G∴ L∴, il F∴ Mello chiese la parola per sollecitare il G∴ M∴, e i FF∴ M∴ V∴ di tutte le LL∴ d’Italia, a drizzarsi all’Ordine per consacrare un minuto di silenzio alla memoria del F∴ Battelli passato all’O∴ E∴ pochi giorni prima. La G∴ L∴ non intendeva commemorare con una funzione specifica e solenne l’ex G∴ M∴, ma solo con il dovuto saluto a tutti i FF∴ scomparsi nell’anno in corso. Contro Battelli era infatti in corso un processo massonico con Tavole d’accusa, sottoscritte nel 1982 e nel 1983, per presunti comportamenti antimassonici svolti negli anni della G∴ Maestranza. In attesa dei risultati processuali, la Corte Centrale del G∴ O∴ I∴ aveva addirittura sospeso il F∴ Battelli da ogni attività e prerogativa muratoria. Di qui l’atteggiamento prudenziale del G∴ M∴. Il F∴ Mello non ricorse ad articoli statutari, non si appellò a prassi della tradizione muratoria internazionale, ma caldeggiò la sua richiesta con semplici e concise parole. Come sempre colpì nel segno. Il G∴ M∴, malgrado la gravità delle accuse ed il processo in corso, si senti in obbligo di uniformarsi, ai M∴ V∴ e a tutti i FF∴ presenti, nell’alzarsi per onorare, con attimi di silenzio, la memoria del F∴ Battelli. Ci manca questa sua capacità di sintesi. Di biasimare senza acredine. Di traguardare il futuro. Di ricordare i pochi passi falsi del passato per non ricadere nell’errore ma, soprattutto per rafforzare la memoria sulle potenzialità positive del comportamento massonico. Ci manca, come amico per la sua umanità e come F∴ per la sua concretezza. 55 I LAVORI DI L∴ La XX Settembre 1870 ha sempre lavorato nel rispetto delle tradizioni ma senza estraniarsi dalle realtà del presente. Durante il terzo Venerabilato del F∴ Mello la L∴ ha dedicato diverse tornate dei suoi lavori alla elaborazione di un Regolamento che desse sostanza al concetto di proselitismo, di assenza o assiduità ai lavori e di solidarietà, che precisasse i criteri per l’individuazione e l’ammissione dei bussanti e quelli relativi all’esercizio della solidarietà individuando tutte le cose che, in questo caso, un Massone non deve fare e soprattutto non può fare. Su consiglio del F∴ Lainati venne poi attivata la prassi di elevare, per un solo giorno, alla carica informale di M∴ V∴ i FF∴ MM∴ che non avevano ancora ricoperto tale ufficio2. Il M∴ V∴ in carica apriva ufficialmente i lavori in camera di apprendista e ne portava avanti tutta la fase iniziale poi, separate le Luci, abbandonava lo scranno per metterlo a disposizione del F∴ M∴ che si era impegnato a condurre e a coordinare i lavori di quella serata. L’esperimento ha dato esiti largamente positivi tanto da essere portato avanti anche dai MM∴ VV∴ che si sono succeduti. Su sollecitazione del F∴ Paredi è stato posto in atto un altro esperimento per consentire ai FF∴ apprendisti di dare un contributo ai lavori di L∴ senza per altro disattendere il vincolo assoluto del silenzio. Si è consentito ai FF∴ apprendisti che ne mostrassero il desiderio, di elaborare una Tavola che letta in Loggia dal F∴ O∴, permettesse ai FF∴ 2 Vedi a pag, 143, la tavola: in nome e per conto del M ∴ V∴ 56 CC∴ e ai FF∴ MM∴ di dare il proprio contributo al lavoro svolto dal F∴ apprendista. Ultimamente si è deciso di porre in atto un vecchio programma. Quello di trascorrere un paio di giorni assieme in un luogo tranquillo, poco frequentato, ove discutere in libertà o scambiarsi piccole confidenze per rinsaldare i vincoli di amicizia che intercorrono tra i vari FF∴. È stata scelta una località dell’Astigiano, un piccolo albergo che è stato messo a nostra esclusiva disposizione e vi abbiamo trascorso un sabato ed una domenica. Anche questa esperienza ha dato risultati eccellenti. È già stato deciso di ripeterla almeno una volta l’anno non trascurando la possibilità di svolgerla anche all’estero per ricercare l’occasione di lavorare con FF∴ che hanno altre abitudini e consuetudini. LO SPIRITO DELLA LOGGIA Diciamo di noi stessi che siamo bravi, il che è abbastanza vero anche se forse lo diciamo qualche volta di troppo. Ma tra le colonne c’è veramente armonia. C’è sempre stata, anche nei momenti difficili che più di una volta la L∴ ha attraversato. È l’armonia che deriva dal piacere dei più anziani di portare avanti i più giovani e dal rispetto che i più giovani portano ai più anziani; è l’armonia che deriva dall’affetto profondo che lega i FF∴ e dal fatto che nessuno vuole prevalere perché la tradizione dice che tutti i MM∴ sono VV∴ rimanendo, come tutti, AA∴. Le votazioni sono di solito un atto puramente formale poiché, dopo avere esaminato il problema, il consenso è sempre stato unanime. È tradizione della XX Settembre 1870 n. 843 il far ricoprire a tutti i FF∴ MM∴ le cariche di L∴ affinché sia dato a ciascuno la possibilità di accedere al ruolo di M∴ V∴, indispensabile scuola per la compiuta formazione di un M∴ Massone. È anche tradizione che un M∴ V∴ resti in carica per due soli anni consecutivi. Il primo anno è necessario per imparare, il secondo è sufficiente per operare al meglio. 57 L’elezione del M∴ V∴ è sempre stato il maggior problema della L∴ nel senso che nessuno lo vuole fare. Nella storia della XX Settembre 1870 n. 843 è accaduto una sola volta che si presentassero due candidature al maglietto di M∴ V∴ ed è stato bello il vedere come, a votazioni avvenute, la L∴ abbia riacquistato la sua solidale compattezza. È capitato invece di eleggere un M∴ V∴ a tradimento, approfittando cioè della sua assenza alla tornata di votazione. Il più delle volte viene eletto il F∴ M∴ che accampa i motivi meno validi per rifiutare, però, una volta eletti tutti si sono sempre rivelati, come ovvio, all’altezza del loro compito. Particolarmente esposti al pericolo di essere eletti sono i FF∴ MM∴ provenienti da altre LL∴. In un periodo difficile per la nostra Istituzione, e particolarmente delicato per la nostra L∴,tutte le cariche furono coperte dagli ex MM∴ VV∴ più anziani, ma fu un caso eccezionale. La L∴ guarda, ascolta e tace ed il suo silenzio è il maggior problema per il nuovo M∴ V∴ che, se impara a stimolarla, acquisisce il privilegio di essere lui a tacere. È bello, anche se un po’ triste, il vedere come con l’affievolirsi, ed inevitabilmente con lo spegnersi, delle fiammelle dei vecchi Testimoni, acquistino forza e luce quelle dei nuovi, fondendosi sempre in uno unico, perpetuamente acceso: lo spirito della XX Settembre 1870 n. 843. 58 REGOLAMENTO DI LOGGIA 1. PROSELITISMO Il Regolamento dell’Ordine all’art. 1 recita: Per essere ammesso all’iniziazione Massonica occorre che il profano abbia i seguenti requisiti: a abbia compiuto il ventesimo anno di età o, se figlio di Libero Muratore, il diciottesimo anno; b sia di costumi irreprensibili; c goda di ottima salute; d aderisca ai principi ed alle finalità della Massoneria Universale; e possegga le attitudini e la volontà adeguate a comprendere il significato e la missione della Istituzione Massonica; f abbia i mezzi sufficienti per sostenere gli oneri richiesti dall’appartenenza all’Ordine; g dichiari di credere nell’Ente Supremo. SI AGGIUNGA h disponga (il Profano) del tempo necessario per frequentare i lavori di L∴ e per far fronte agli impegni derivanti dall’essere Massone; i sia nel mondo profano individuo appagato, tale da non dover ricercare in Massoneria rimedi a frustrazioni sia materiali che morali; l abbia ambizioni mirate al migliorare e non al prevalere; m sia rispettoso delle opinioni altrui. 59 Tali sono le caratteristiche che un Bussante deve dimostrare di possedere per essere ammesso alle prove dell’iniziazione che nel frattempo, con il mutare del costume, hanno perso la loro funzione di reale verifica della volontà e delle qualità del Bussante stesso. Pertanto compito dei Tegolatori sarà quello di verificare le attitudini del profano tenendo conto che: 1. per la verifica deve essere impiegato il tempo necessario all’ottimizzazione del risultato senza limiti predeterminati; 2. il parere del Presentatore e dei Tegolatori è determinante per l’accoglimento, o meno, del profano. Presentatore e Regolatori risulteranno quindi moralmente responsabili di eventuali comportamenti non Massonici dell’accolto; 3. soprattutto dal proselitismo dipende la continuità della L∴. Criteri di individuazione dei Bussanti Vi sono quattro categorie di bussanti: - coloro che bussano spontaneamente; - coloro che vengono segnalati dall’Or∴ o che provengono da altre LL∴; - coloro che vengono presentati da FF∴ di altre LL∴; - coloro che vengono presentati da FF∴ di L∴. Per le prime tre categorie i Tegolatori si atterrano ai principi enunciati, dopo di che la L∴ deciderà tenendo presente il concetto fondamentale che la Massoneria è una Istituzione elitaria il cui prestigio e potere discende non dal numero ma dalla qualità dei FF∴. Se il profano è in giovane età si dovrà giudicare sulle sue potenzialità che con il lavoro di L∴ dovranno svilupparsi al meglio. Ciò vale anche per i giovani bussanti presentati dai F∴ di L∴. La selezione è importante perché, se il Tempio è fondato sui FF∴ già appartenenti alla L∴, le sue murature potranno coerentemente elevarsi solo con i futuri Massoni che i FF∴ sapranno scegliersi. La categoria dei bussanti, che dovrebbe di riflesso risultare prevalente, è quella di coloro che vengono scelti. Nel nostro lavoro di ricerca della verità e di conquista della saggezza noi dobbiamo, necessariamente, progredire e per farlo è necessario che 60 chi si aggiunge a noi sia migliore di noi almeno in una delle tante qualità che rendono un uomo diverso dall’altro. È necessario inoltre che il nuovo F∴ sia elemento tendenzialmente trainante e non da trainare. Il bianco si rafforza con del bianco più bianco che la luce massonica renderà poi abbagliante.La Catena d’unione non è solo un fatto simbolico, è un insieme di individui che, nella loro individualità divengono anelli di collegamento e di rafforzamento della comunità nel suo progredire. Come il Tempio non è mai finito di costruire così la Catena non finisce mai all’ultimo anello. La L∴ nel suo continuo divenire e progredire dovrà indirizzare la ricerca dei propri affiliati verso uomini potenzialmente idonei a rafforzarne l’efficienza, a colmarne le lacune e ad arricchirne la sapienza; per questo motivo la ricerca di nuovi F∴ deve essere una ricerca mirata. L’amicizia, anche profana è indubbiamente positiva ma l’essere amico di un profano non è condizione di per sé sufficiente per condurlo in Massoneria. I vantaggi personali derivanti da conoscenze profane sono fenomeni comuni e leciti; non è lecito invece portare in Massoneria profani privi delle qualità richieste solo per il fine di trarne vantaggi personali in campo profano. Rammenti la L∴ che l’Istituzione non ha bisogno di iscritti ma di nuovi mattoni per la costruzione del Tempio. I mattoni vanno portati e devono essere mattoni sani e ben cotti per averne in cambio l’aumento di salario. Alla posa e al cemento provvederà la L∴. 2. ASSENZA E ASSIDUITÀ L’assenza o l’assiduità ai lavori di L∴ sono direttamente connessi al proselitismo. Se l’iniziato è potenzialmente un buon Massone parteciperà sicuramente, con assiduità, ai lavori dì L∴. L’ art. 12 della Costituzione Massonica così recita: “il libero Muratore che, senza giustificato motivo, protragga l’assenza dai lavori di L∴ per un periodo superiore ai sei mesi... omissis... è dichiarato decaduto da membro effettivo della L∴ e depennato dal pié di lista”. 61 Il libero muratore ha quindi il dovere di intervenire alle tornate di L∴ salvo che ne sia impedito da giusta causa o che sia stato dispensato dal M∴ V∴. I FF∴ debbono giustificare preventivamente, o quanto meno nella prima seduta successiva, ogni assenza dai Lavori, e sono tenuti a versare in ogni caso l’obolo per il T∴ della Ved∴. I FF∴ di età superiore a 75 anni hanno la facoltà di non frequentare i lavori di L∴. Motivazioni dell’assiduità - ogni scelta di vita determina comportamenti conseguenti e coerenti. La scelta Massonica è motivata dalla volontà di migliorare se stessi, di avvicinarsi alla verità acquisendo saggezza. La partecipazione assidua ai lavori di L∴ facilita l’opera di sgrossamento della propria pietra; - chi si estranea per un periodo lungo, quanto immotivato,senza avvertire la necessità del lavoro di L∴, rinnega implicitamente la sua scelta di vita Massonica; - l’assiduità è partecipazione intesa come auto responsabilità diretta verso i terzi e verso se stessi in termini di sviluppo e va intesa in termine qualitativo. Non deve pertanto essere solo fisica ma soprattutto mentale; - partecipare è interesse del singolo per migliorarsi perché comporta il continuo progredire di se stessi ed è rispetto verso i FF∴, la L∴ e gli impegni liberamente assunti; - l’assiduità ai lavori cementa la fratellanza ed invita alla tolleranza e, soprattutto, è elemento di meditazione nella ricerca del perché esistano differenti approcci o soluzioni ad identici problemi. L’assiduità accelera la maturazione interiore del singolo e di tutti i FF∴; - la presenza attiva, infatti, arricchisce i lavori dell’ Officina perché la collaborazione di tutti è elemento trainante per il raggiungimento degli scopi Massonici. 62 3. SOLIDARIETÀ Sia la Costituzione Massonica che i Regolamenti non contengono norme che si riferiscano, anche solo per disciplinarla, alla solidarietà in quanto essa è una diretta semplificazione del concetto di fratellanza. Ed è proprio come complemento della fratellanza che va letta nel Rituale di iniziazione là dove recita: “Il secondo dovere è di praticare le virtù, di soccorrere i vostri fratelli, di prevenire le loro necessità, di alleviare le loro disgrazie e di assicurarli con i vostri consigli e con il vostro affetto. Queste virtù, che nel mondo profano sono considerate qualità rare, sono tra noi soltanto il compimento di un dovere gradito”. E ancora: “Possa il vostro cuore infiammarsi d’amore per i vostri simili, possa questo amore, simboleggiato dal fuoco, improntare le vostre parole, le vostre opinioni, il vostro avvenire. Non dimenticate mai il precetto universale ed eterno: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te e fai agli altri tutto il bene che vorresti fosse fatto a te”. Ed infine va ricordato che il Massone ha solennemente promesso: “di avere sacri l’onore e la vita di tutti, di soccorrere, confortare e difendere i propri fratelli”. La solidarietà Massonica è pertanto un fatto intimo, una predisposizione dell’animo ed è predisposizione al dare, non pretesa di ricevere. Sulla pretesa di ricevere la Massoneria è chiara ed inflessibile fin dal momento dell’iniziazione con l’intimidazione che il M∴ V∴ fa all’iniziando durante il rito: “La spada che è puntata in direzione del vostro cuore è il simbolo del rimorso che vi tormenterà se tradirete questa Istituzione o se 63 ne aveste chiesto l’ammissione allo scopo di servirvi della Libera Muratoria per ottenere vantaggi sociali o economici”. La solidarietà che lega i F∴ con reciproco scambio di affetto, di pareri, di consigli, di partecipazione nelle situazioni tristi o liete è la naturale osmosi tra Massoni e non può, e non deve, essere regolamentata se non dalla sensibilità di ciascuno. Regole ben precise devono invece essere osservate quando la solidarietà coinvolge interessi materiali, rapporti di carattere profano o favori in genere. PERTANTO NON SI DEVE 1. abusare della solidarietà per futili motivi o per problemi riguardanti persone esterne alla fratellanza o non strettamente legate a FF∴; 2. richiedere l’aiuto di FF∴ per la soluzione di problemi che potresti risolvere da solo; 3. formulare richieste che non siano più che lecite; 4. formulare richieste che possano mettere in difficoltà un F∴; 5. ritenere che il richiedere sia sempre un diritto ed il dare sempre un dovere; 6. operare, negli affari, in modo che il tuo interesse crei danno ad altri ed, in particolare, ad un F∴; 7. pretendere, nei rapporti professionali, prestazioni gratuite; 8. effettuare speculazioni a danno di un F∴. L’osservanza di queste regole è fondamentale per l’ armonia che regola la vita della L∴ che ha nel suo M∴ V∴ e nelle Luci i suoi custodi cui spetta il compito di filtrare e valutare ogni richiesta e di esaurirle, ove possibile, nell’ambito della L∴ o dell’Istituzione. E QUINDI Ogni richiesta dovrà essere fatta solo ed esclusivamente al M∴ V∴ o alle Luci così come a loro conoscenza dovranno essere portati i 64 rapporti che intercorrono tra FF∴ che implichino interessi di carattere profano. Solo così la riconoscenza per un beneficio ricevuto andrà, come deve, all’Istituzione e non al singolo F∴ e solo così, qualora il beneficio abbia forma tangibile il T∴ della Ved∴ reperirà le risorse per un effettivo aiuto ad un F∴ in difficoltà, alla famiglia di un F∴ passato all’Or∴ E∴, o alle iniziative umanitarie che la L∴ vorrà intraprendere. LE TAVOLE 67 ASTROLOGIA E MASSONERIA Questa Tavola fu letta nel 1990 dal F∴ Carlo Paredi Nella recente balaustra il G∴ M∴ del G∴ O∴ I∴ ha indicato in modo preciso ed inequivocabile che, perché ci si possa considerare massoni, è tra l’altro indispensabile acquisire una specifica cultura massonica. Niente di più vero ed apparentemente ovvio. Quanti di noi FF∴, in tutta obiettività possono affermare di possederla? Eppure, nei rituali di iniziazione ai tre gradi dell’ Ordine, sono contenuti chiarissimi riferimenti ad una cultura che non è profana; i simboli ridondanti che appaiono sia nel Gabinetto di Riflessione che nel Tempio ai vari gradi, sono propri di una cultura di tipo Tradizionale che si perde nella notte dei tempi. Tutto questo è, o dovrebbe essere, stimolo ai Liberi Muratori per studiare, approfondire ed impadronirsi di una messe di nozioni e di una forma mentis tale da appaiarsi a tutti i FF∴ Liberi Muratori che ci hanno preceduto nel cammino massonico, per conquistare gradualmente un tipo di conoscenza altrimenti non raggiungibile. Devo concludere che, per quanto riguarda la mia esperienza, non sono molti i Massoni che, con estremo atto di umiltà intellettuale, si rimboccano le maniche e studiano. il richiamo del G∴ M∴ sia quindi di ulteriore stimolo. Nel Tempio che ci ospita, così come in tutti i Templi massonici, sono rappresentati sul soffitto i segni dello zodiaco, che fanno da contorno alla volta stellata; esso zodiaco è il percorso apparente del sole nell’an- 68 no e splende all’ Oriente anche per contraddistinguere il nostro tipo di realtà, che è essenzialmente solare, cioè maschile. È una inequivocabile indicazione che il massone dovrà conoscere i movimenti del sole, dei pianeti e delle stelle, le leggi che li governano in quantità (astronomia) ed in qualità (astrologia). Niente a che vedere, comunque, con l’astrologia che inonda i mass media e che costituisce il “mestiere” della maggioranza degli astrologi e delle astrologhe moderni. Per entrare nel vivo della materia, e fornire così ai FF∴ che volessero comprendere la vera natura dell’Astrologia ed il suo concreto utilizzo, dico subito che il rituale del secondo grado -e chiedo venia al M∴ V∴ per gli Apprendisti presenti- pone in evidenza i cinque Grandi del passato, utili a questo scopo, ed in particolare uno: Paracelso. Si studino attentamente due sue opere fondamentali il Paragranum ed il Paramirum, con l’accortezza di scegliersi le traduzioni più fedeli all’originale. A questi si aggiunga il De Umbris Idearum del gradissimo Giordano Bruno, e per incominciare mi sembra che basti. Premessa fondamentale allo studio di questi testi rimane, come pietra miliare, la Tabula Smaragdina o Tavola di Smeraldo, che specifica come tutto ciò che è scienza della natura si riconduca al concetto della unicità dell’Universo esistente: “Così è in alto, così come è in basso, per fare il miracolo della Cosa Unica “. Un’ultima raccomandazione: questi testi antichi, così come gli altri della medesima natura, vanno letti con acume. Cosa significa? Vuol dire introdurre, nel nostro sistema di approccio, di conoscenza, un elemento affatto nuovo nel nostro modo di ragionare. E qui sta la difficoltà. Elemento che il cerebralismo, basato non sul vero sperimentalismo ma sull’empirismo, ha cancellato dal nostro sistema di ragionamento, precludendoci ogni possibilità di approfondimento e di legame tra una realtà fenomenica ed una noumenica, tra una realtà visibile ed una trascendente. O meglio, di una realtà, unica nel suo essere, di cui solo una parte cade sotto i nostri sensi ed è misurabile ed oggettivabile, perché i nostri sensi ce la riflettono contro lo specchio del cervello ed una seconda che ci sfugge perché al di là dei nostri sensi, ma che fa da supporto alla realtà invisibile. Questo elemento si chiama “analogia”. 69 Con l’analogia, noi stabiliamo dei nessi tra cose disparate, apparentemente lontane fra loro, ma che possono essere rese simili con il procedimento analogico. Per analogia possiamo dire che il cervello, in determinate circostanze, può comportarsi come un apparecchio radio, capace di ricevere e di emettere determinate onde. In questo sistema di ragionamento noi avviciniamo due realtà esteriori, apparentemente lontane fra loro. In ultima analisi potremmo definire l’analogia come una identità occulta. Questo modo di pensare ci permette di passare da un piano bidimensionale, e quindi di superficie, basato sul sistema induttivo-deduttivo, ad un sistema tridimensionale, deduzione-induzione-analogia. Paracelso, quando parla di Geni Planetari, si badi bene, e non di pianeti, non si riferisce ai corpi celesti, bensì alle funzioni fondamentali che si appoggiano, per così dire, a precisi organi del corpo umano che funzionano, per analogia, come i pianeti che si muovono nello spazio. Conoscendo le leggi che governano questi ultimi, si può risalire alla identità occulta dei nostri organi. Quando Giordano Bruno parla di ombre delle idee, indica le leggi che governano i nostri organi di senso a similitudine degli astri che stanno in cielo. La simbologia massonica, quando indica come fondamentale per i lavori di L∴ la compresenza di sette MM∴, attiene strettamente alle leggi di analogia, né più né meno come Paracelso e Giordano Bruno intendevano le funzioni fondamentali del corpo umano. I Liberi Muratori, nel corso dei secoli, hanno conosciuto ed applicato queste leggi in tutte le edificazioni, ed in particolare nella costruzione dei Templi, la cui funzione doveva essere di cassa di risonanza per l’uomo, atti a risvegliare quelle funzioni che si trovano nel nostro corpo, per potenziarle nel cammino della “Palingenesi”. Ho ritenuto utile riportare in questa tavola, a titolo di esempio, l’oroscopo che è sito a San Miniato al Monte edificato dai Benedettini Liberi Muratori e che tra l’altro, nega la tradizione storica secondo cui, in quel periodo, nel 1207, non esisteva l’Astrologia a Firenze. 70 Sappiano che molte chiese sono orientate verso Est, come i templi massonici, ma alcune di queste sono orientate lungo un particolare asse Est-Ovest e San Miniato ne è un esempio e vedremo ora il motivo. Questa chiesa è orientata sull’asse dei solstizi, più precisamente sul sorgere eliaco di qualche stella, e molto probabilmente questa stella è Sino. La parte notevole è che quando il sole si alza, all’equinozio di primavera o di autunno, il primo segno ad essere illuminato è il Toro così come riporta la più pura tradizione astrologica egizia. Il Toro rappresenta il Verbo, le nostre corde vocali, ciò che esce dalla bocca, il Logos. Questo zodiaco è comunque rappresentato in senso antiorario, a significare, per analogia, che le funzioni celesti influiscono specularmente su quelle fisiche. E non è forse vero che il Libero Muratore è costantemente alla ricerca della parola perduta? Per concludere, e perché questo mio limitato intervento sia d’ausilio operativo ai FF∴ devo constatare con piacere che all’ Or∴ di Milano, tra di noi, ci sono FF∴ che si dedicano all’Alchimia e alla Spargiria, scienze queste ormai neglette e ridicolizzate dalla scienza profana, ma che sono un incommensurabile dono dei Fratelli Liberi Muratori che ci hanno preceduto. Ebbene la profonda conoscenza dell’astrologia è essenziale all’operatività alchemica e spargirica. Paracelso lo afferma più volte sia nel Paragranum che nel Paramirum. Tutto ciò potrebbe essere falso e potrebbe essere vero. È del Libero Muratore l’impegno autoassunto di verificarne la consistenza. Comunque si rammenti che uno dei titoli distintivi degli iniziati di ogni tempo era terapeuta. Si può diventare prima terapeuti di se stessi per poi operare “al bene ed al progresso dell’umanità” così come all’inizio dei nostri lavori sempre ci proponiamo. 71 Riproduzione del rosone incastonato nel pavimento all’ingresso della chiesa di San Miniato al Monte. Va ricordato come il segno del toro venga illuminato ogni anno, al sorgere del sole, quando i suoi raggi penetrano da una finestrella a O° di Toro. 72 LA MASSONERIA Questa Tavola, che nel 1994 fu letta in due tornate dal M∴ V∴ Alberto Scarzella Mazzocchi; è stata rielaborata, integrata ed aggiornata. 1. DAI PITAGORICI AI MAGISTRI COMACINI re Giorgetto d’Inghilterra che ha paura della guerra chiede aiuto e protezione al ministro Ciurcillone Con questa strofetta iniziava il testo di una delle molte storie che il bravo De Seta illustrava, durante gli anni della guerra, sul “Corrierino dei Piccoli” per raccontare come le forze “pluto-giudaico-massoniche” infierissero sul governo “cattofascista”, senza peraltro riuscire a piegarne la volontà. All’epoca gli italiani, sotto la guida del Duce, avevano avuto “l’ardire” di conquistare la loro parte di impero coloniale per sottrarsi al controllo politico ed economico della “perfida Albione” ed erano stati sensibilizzati dai media ad annotazioni politiche antiinglesi e antimassoniche. Pensavo allora alla massoneria come ad una società segreta con risorse economiche e poteri illimitati, ad una confraternita che manovrava per consolidare privilegi ed acquisirne dei nuovi. Poi ci fù la scoperta del “flauto magico” di Mozart, del Garibaldi G∴ M∴, del cugino paterno Costantino Nigra ed infine del nonno materno, pure loro massoni Dovevo capirne di più. Principiai allora a sfogliare la letteratura disponibile su questa enigmatica associazione esoterica ed iniziatica, da sempre accusata dalla 73 Chiesa di Roma di avere una connotazione satanica. Associazione però che prolifera esclusivamente nelle nazioni ove vengono rispettati, o riattivati, i diritti civili. La caduta del muro di Berlino ha infatti coinciso con la riapertura delle logge nei paesi dell’est. In questo caso la Massoneria veniva elevata a simbolo della ritrovata libertà di pensiero. Per alcuni primo Gran maestro fu il Padre Eterno quando, creò la luce per porre fine al caos e dare vita al mondo. Per altri fu Mosè quando nel deserto riunì gli Israeliti per adottare misure a presidio del loro futuro; o Salomone quando fece erigere il grande Tempio di Gerusalemme1. Salomone in ebraico vuole dire “uomo pacifico” e i massoni identificano il suo Tempio con quello dedicato alla pace profonda cui tendono i loro sforzi. Per poter comprendere la struttura organizzativa e i rituali si fa invece riferimento alle antiche società iniziatiche, alle liturgie esoteriche egiziane e greche, alle comunità Pitagoriche, ai collegi romani, druidi celtici e alle società gnostiche, sino agli ordini cavallereschi, con particolare attenzione a quello dei Templari. Dalle usanze di queste confraternite misteriche provengono l’obbligo del giuramento del segreto sui lavori compiuti e quello al silenzio cui deve soggiacere il neofita per il periodo dell’apprendistato2. Gli altri obblighi sono comuni alla maggior parte delle società iniziatiche, come il rito delle prove fisiche, che l’iniziando deve affrontare quando viene messo a confronto con i quattro elementi fondamentali della natura: terra, aria, acqua e fuoco che simboleggiano quattro requisiti dell’essere umano: sensibilità fisica, emotività, intelligenza e spiritualità. I cultori delle antiche sette impegnavano i propri adepti al più assoluto segreto su quanto accadeva durante i rituali. Nulla veniva scritto e tutto tramandato oralmente attraverso raffigurazioni e simboli accessibili ai soli iniziati; talvolta impenetrabili allo stesso neofita al quale i simboli venivano palesati quando se ne presentava l’occasione. La 1 2 Per costruire il tempio occorsero sette anni e sette anni occorrono al massone per pervenire alla pienezza dell’iniziazione e chiamarsi maestro; sette è il numero dei M∴ necessario e sufficiente per costruire una L∴. La disciplina del silenzio raggiunge il suo acme nella scuola pitagorica che distingueva i discepoli in due categorie. La prima era formata dai neofiti chiamati “Acusmatici” ovvero silenziosi ascoltatori che, per almeno tre anni, potevano solo ascoltare mantenendo un rigoroso silenzio. 74 Massoneria è quindi l’erede laico degli antichi misteri religiosi di cui ripropone rituali e simbologie. Parte del cerimoniale massonico si svolge tuttora nel rispetto della leggenda di Hiram, l’architetto del Tempio di Salomone che si lasciò uccidere, da tre “fratelli” ancora in grado di “compagno” pur di non rivelare i segreti dell’“Arte Reale”. Nel corso dei loro lavori i M∴ indossano guanti bianchi per sottolineare come le mani debbano essere pure come il loro spirito e i “compagni” per comprovare, simbolicamente, di non essere partecipi dell’assassinio di Hiram. La “parola perduta”, alla cui ricerca si dedicano i Massoni, è quella che Hiram ha portato con sé all’Oriente eterno, ed è quella che manca al Massone perché la sua cultura si converta in sapienza e l’esperienza in saggezza. La “vedova “, madre di tutti i Massoni, è la madre di Hiram, di cui i Massoni si sentono fratelli. Il “tronco della vedova”, usato per raccogliere i “mattoni” offerti dai Massoni per la costruzione del Tempio, e da cui il Massone può liberamente attingere quanto gli sia necessario per vivere, è il tronco cavo di acacia che la Vedova pose all’ingresso della reggia di Biblos per raccogliere offerte per il mantenimento dei figli di Hiram. Un altro tronco della vedova, e pur sempre d’acacia, è al centro del mito di Osiride: Dio dell’oltretomba e della vegetazione che nasce, muore e rinasce. Nel tremila A.C., ad Abydos, nell’Egitto della prima dinastia dei Faraoni, Seth, Dio del male e delle tenebre, con l’inganno fece entrare il fratello Osiride in un cofano che fa sigillare e gettare nel Nilo. Il cofano viene trasportato dalle acque del fiume fino ai margini della città di Biblos; qui si ferma ai piedi di una vecchia acacia le cui radici, che attingono acqua dal Nilo, lo avvolgono sino ad includerlo magicamente al centro del vecchio tronco. Il Re di Biblos, venuto a conoscenza del magico evento, faceva abbattere l’albero e trasferire il tronco alla Reggia3. Ma Seth organizza la 3 Il re di Biblos fece poi sistemare all’ingresso del Tempio di Osiride il tronco d’acacia, che aveva protetto il cofano, trasformandolo in oggetto di culto e di raccolta di tutti i segni di pietà dei fedeli in aiuto ai bisognosi. 75 trafugazione del cadavere e una volta venutone in possesso lo fa squartare in quattordici pezzi che disperde per ogni dove. Iside, sorella e sposa di Osiride, decide di ricercare le spoglie del suo sposo. Ad una ad una le ritrova tutte, le ricompone e con il suo afflato impone nuova vita a Osiride, per un ultimo atto d’amore. Questo rinnovato incontro tra i due fratelli-sposi porta al concepimento di Horus, Dio del sole e signore della terra. Negli studi che ripercorrono le radici storiche della moderna Massoneria prevalgono però i riferimenti alle antiche usanze delle confraternite artigiane di scultori, muratori e scalpellini; costruttori delle cattedrali del basso Medio Evo. Questi sodalizi di maestri d’arte, creati per rispondere ad una più produttiva gestione tecnico-economica dei grandi cantieri, si organizzavano appunto in logge per trasferire agli allievi i segreti del costruire. Essi amavano definirsi liberi e di fatto, nell’epoca delle servitù feudali, erano liberi da imposizioni fiscali e di trasferirsi ovunque venisse reclamato il loro intervento. L’opera delle singole confraternite era infatti apprezzata in tutta Europa e contesa per ogni dove. Queste confraternite artigiane si erano organizzate come vere e proprie comunità iniziatiche rifacendosi alle liturgie esoteriche egiziane e greche e a quelle degli antichi misteri religiosi. La loro scuola di vita imponeva all’affiliato di affinare le proprie qualità umane e spirituali mentre cercava di potenziare le doti tecnico-professionali. Si riteneva infatti che le sole capacità manuali, senza la mediazione della conoscenza, fossero insufficienti ad aprire la strada verso la perfezione; a conforto di quanto aveva scritto Vitruvio: “Lo spirito senza lavoro e il lavoro senza sostegno spirituale non avranno mai il potere di creare un perfetto artefice”: un vero Maestro Architetto. La leggenda della rinascita a nuova vita di Osiride, che si conclude con il concepimento del Dio del sole, dà origine alla cerimonia per il passaggio al grado di M∴; ove il “compagno” simbolicamente muore, come profano avvolto dalle tenebre della non conoscenza, per risorgere come M∴ massone cui è dato di principiare a vedere la luce. La tesi delle origini egizie dei riti e dei simboli che caratterizzano la Massoneria venne accreditata anche da Wolfang Amadeus Mozart nel suo “Flauto Magico” con il racconto di una iniziazione ambientata appunto in Egitto. 76 Da quanti chiedevano di essere ammessi a far parte della confraternita non veniva quindi pretesa la sola credenziale delle capacità manuali ed artistiche ma anche quella delle doti morali e spirituali. Ogni candidato all’iniziazione doveva comprovare di essere nato libero, di essere di buoni costumi e di animo semplice e chiaro. Per nato libero si intendeva pure il saper sviluppare fraterna e sincera amicizia anche con chi esprimeva dissonante concezione politica e difforme credenza religiosa. Conseguentemente che libertà è cosciente e voluta limitazione del comodo di ciascuno perché tutti possano affrancare al massimo l’affermazione della propria particolare volontà. Si riteneva infatti che la libertà di ognuno ha termine dove inizia quella dell’altro, o dove può danneggiare l’interesse prevalente della collettività. Equa regolamentazione della libertà quindi, come unica garanzia alla sopravvivenza della libertà stessa che, svincolata dal rispetto del diritto altrui, rischia di trasformarsi in libero arbitrio. Libertà intesa come regola di civile considerazione per l’esistenza del pensiero e dei diritti altrui. Concetto questo strettamente connesso a quello di giustizia e di equilibrio tra la difesa del diritto e l’espletamento del dovere; tra l’espressione della propria libertà e la conseguente limitazione di quella altrui. Come si è visto, le confraternite artigiane esercitavano la loro attività in un riconosciuto regime di monopolio, che veniva difeso con tutte le precauzioni possibili. Per impedire atti di spionaggio le tavole, dopo l’attribuzione del lavoro giornaliero, venivano bruciate mentre le ulteriori direttive di cantiere erano comunicate solo verbalmente, con largo uso di simboli e di parole segrete. Tutta la Massoneria “operativa”, composta cioè di soli operatori (capimastri, scalpellini, scultori, ecc.) lavorava da sempre in L∴ usando la simbologia, il frasario e le parole segrete fatte poi proprie dalla Massoneria moderna. Il simbolo è infatti schermo protettivo ma pure strumento di comunicazione universale, codificabile al di là delle disparità linguistiche, religiose e culturali. Con l’avvento del Rinascimento l’epoca delle cattedrali lascia il passo a quella dei palazzi e dei castelli. Le antiche confraternite artigiane non hanno più ragione di esistere e vengono sciolte ovunque meno che in Inghilterra, in Irlanda e in Scozia dove beneficiavano di particolare protezione. In questi Paesi, agli antichi operatori manuali si erano inter- 77 polati anche affiliati onorari o accettati, scelti tra professionisti, cultori d’arte, militari ed ecclesiastici. Accanto all’anima tecnico-scientifica della congregazione, iniziava a svilupparsi quella culturale e morale. I Massoni accettati inglesi avevano già usato la copertura della L∴ per organizzare azioni politiche a favore degli Stuart. Come nel 1649, quando Cromwell4, proclamò la repubblica e i nobili, che intendevano opporsi al nuovo potere, fuggirono in Francia per ricongiungersi alla vedova del monarca5 ospite del nipote Luigi XIV. A questi fedeli della prima ora si unirono quindi gli Stuardisti esiliati, quasi tutti massoni “accettati” che iniziarono a radunarsi in L∴ reintroducendo, in terra francese, i riti iniziatici della tradizione templare e delle confraternite dei costruttori. La Massoneria, pur riflettendo usi e costumi di quella operativa, si andava così trasformando in “speculativa”, in associazione dedita soprattutto alla ricerca. Il passaggio definitivo da congregazione operativa ad associazione esclusivamente speculativa coincise con il verificarsi di un catastrofico avvenimento. Il tragico incendio che, nel 1666, avviluppò la città di Londra in un rogo immenso che distrusse quarantamila case e un centinaio di chiese. I liberi muratori accorsero in massa e si organizzarono in logge, sotto la direzione della “Loggia centrale” presieduta dal G∴ M∴ Cristopher Wren6. Cromwell, pur avendo proclamato la Repubblica, era dominato dall’ambizione di un monarca. Aveva in animo di riunire, in una grande alleanza, tutti i Paesi a religione cattolica riformata, con Londra sede del cristianesimo protestante in antitesi a Roma, patria di quello cattolico. Morirà prima di aver portato a termine il suo progetto, consentendo al generale Monk di ripristinare la Camera dei Lords e di reinsediare la 4 5 6 Oliver Cromwell nel 1645 assunse pieni poteri dopo aver deposto, e condannato al patibolo, Carlo I. In quell’occasione le parole d’ordine, il parlare per simboli, l’operare coperti, divennero necessità per sfuggire la polizia di Stato alla ricerca dei seguaci degli Stuart. Figlia di Enrico e sorella di Luigi XIII. L’amministrazione comunale londinese aveva conferito a Wren, docente ad Oxford e autore di un piano per la ricostruzione della città di Londra, la carica di architetto capo responsabile dei lavori per la ricostruzione della città. In quell’occasione il G∴ M∴ realizzò, con la cattedrale di St.Paul, l’ultima opera della Massoneria operativa. 78 monarchia collocando sul trono Carlo II7. A questi succede il fratello Giacomo II che ostenterà la sua fede cattolica al punto da promuovere la restaurazione, in Inghilterra, del potere della Chiesa di Roma e spingere i Tories e i Whigs a chiedere aiuto a Guglielmo d’Orange che, nel 1688, sbarca in Inghilterra e, bloccata la restaurazione del potere temporale, firma la “dichiarazione dei diritti” assicurando all’Inghilterra il governo che reggerà sino ai giorni nostri le sorti di questa Nazione. Nello scontro tra le due chiese cristiane emergeva quindi vincitrice quella riformata, apertamente appoggiata dai nuovi regnanti; e la Massoneria, nata nell’Europa cattolica delle cattedrali, rinasceva a nuova vita, nell’ Inghilterra protestante. La Grande Maestranza si sottraeva però alla scelta di campo istituendo la fattispecie dell’uomo cittadino del mondo: libero, tollerante e rispettoso delle leggi della natura e della morale. Per la Massoneria, gli uomini sparsi per la terra, sono le membra disperse di un unico corpo; bisognava quindi amare tutti gli uomini come fratelli e accettare le loro diverse fedi religiose e politiche8. Nel 1712 la Loggia di St. Paul decretava che i privilegi acquisiti dalla “massoneria operativa” non potevano essere più riservati ai soli costruttori, proclamando di fatto la fine di questa massoneria. Subito altre Logge si consociavano a quella di St. Paul e con l’appoggio di una Dinastia ormai ben radicata al trono e della Chiesa protestante, nuovamente imperante, iniziavano a svolgere un ruolo di primaria importanza nella conduzione politica della nazione inglese. Il 24 giugno 1717 in occasione dell’annuale incontro estivo dei Massoni “liberi ed accettati”9 i FF∴ di ben dodici Logge si riuniscono in 7 8 9 Fra i primi documenti a firma del nuovo Re spicca quello per il conferimento alla Massoneria del titolo di”Arte Reale” a riconoscimento del contributo dato alla restaurazione della corona. Di fatto però la Massoneria si schierava a favore della Chiesa protestante e ciò perché la Chiesa cattolica riformata aveva da subito accettato la separazione netta tra il potere politico e quello religioso mentre la Chiesa romana non voleva abbandonare la sua posizione di massima guida spirituale dei popoli e sopratutto dei sovrani. Di qui l’inevitabile urto con la Massoneria che, pur rispettando il potere religioso, non poteva accettare l’indebita ingerenza della Chiesa nella sfera politica a difesa dei regnanti e a freno dell’evoluzione civile del vivere umano. Il 24 giugno, giorno di S. Giovanni Battista, i MM∴ muratori festeggiavano il sole giunto al suo apogeo e il 27 dicembre, giorno di S. Giovanni evangelista, la nascita del sole spirituale. I due Giovanni sono i santi patroni dei MM∴ muratori; e i lavori di L:. possono avere inizio solo dopo aver aperto il Libro Sacro alla prima pagina del Vangelo secondo San Giovanni ove è scritto “in principio era la Parola e la Parola era presso Dio, anzi la Parola era Dio” affermazione di 79 assemblea alla “Taverna dell’oca e della graticola”. Con l’elezione a G∴ M∴ del duca di Montague davano vita alla la Massoneria moderna inglese. La “Gran Loggia” si erigeva poi a “Gran Loggia d’Inghilterra”, quindi a “Gran Loggia Madre del Mondo”. Nel 1723 James Anderson, ministro della Chiesa Presbiteriana, scriveva il libro delle Costituzioni Massoniche. Documento che ancora oggi sancisce, in tutto il mondo, i “doveri” del Massone. L’argomento del titolo primo è rivoluzionario e farà scattare varie scomuniche papali. Incrina, infatti, il mito del dogma della religione unica rivelata da Dio e della morale prevalente, per consentire a ciascuno di avere opinioni proprie, con il solo obbligo di professare la religione della ragione: “Un Massone è obbligato, in virtù del suo titolo, ad obbedire alla Legge morale, e se ama profondamente l’Arte, non sarà mai uno stolto ateo né un libertino senza Religione. Nei tempi antichi i Massoni erano obbligati in ogni Paese a professare la religione della loro patria o nazione; ma oggi, lasciando ad essi le proprie opinioni personali, si trova più logico obbligarli soltanto a professare la religione su cui tutti gli uomini sono d’accordo. Essa consiste nell’essere buoni, sinceri, modesti e galantuomini, qualunque sia la denominazione o le convinzioni personali che li distinguono; da cui segue che la Massoneria è il centro d’unione, il mezzo per stabilire una sicura amicizia fra persone che senza di questo non avrebbero mai potuto affratellarsi”. Nel 1738, su richiesta della G∴ L∴ Madre d’Inghilterra, Anderson modifica il Libro delle Costituzioni e reintroduce il credo religioso con l’immagine del “Grande Architetto dell’Universo” che rivela un archetipo deistico. La Chiesa di Roma, però, non dava peso a questo ripensamento. Non poteva infatti giudicare sufficiente il “dover” credere in una entità sovrannaturale quale il Grande Architetto dell’Universo. Occorreva credere in Dio e solo ed esclusivamente nel Dio dei Cattolici. Mentre i Massoni lasciavano ancora libertà di appartenenza alle varie fedi religiose. Papa Clemente XIII nel timore che la riscrittura di parte dei libri delle Costituzioni massoniche potesse essere interpretata come una apertura al dialogo con la Chiesa, commina la scomunica10 a quanti si 10 grande fascino per i creatori dell’Illuminismo. con “la Costituzione Apostolica” del 28 aprile 1738 80 iscriveranno a “certe società, circoli, associazioni segrete, assemblee o bande clandestine, generalmente col nome di massoni o sotto altra denominazione, secondo le singole lingue”. Il 20 aprile 1884 Leone XIII entra nel merito della scomunica con l’enciclica “Humanum Genus”, dove afferma: “... Era ovvio che la Sede Apostolica denunciasse pubblicamente la setta dei framassoni come una associazione criminale, non meno perniciosa agli interessi del cristianesimo che a quelli della società civile. Comminò dunque contro di loro le pene più gravi che la Chiesa è solita infliggere ai colpevoli e proibì l’affiliazione ad essa”11. La Massoneria, alle origini, si è sicuramente ispirata alla religione; i massoni operativi, che costruivano con le loro mani le cattedrali, riconoscevano sicuramente, nella religione cristiana la fonte originaria del loro operare. L’obbedienza massonica, però, anche dopo le modifiche ai libri delle Costituzioni, che impongono i “landmarks” del Grande Architetto dell’Universo, non pone limiti alla libertà di pensiero e di coscienza. Anzi, il Grande Architetto dell’Universo viene inteso come una Entità neutra, indefinita in cui ognuno può riversare la propria concezione dell’Essere Supremo: dal Dio della Bibbia ad Allah, sino ad elevarla a quella di una suprema intelligenza secondo il cui piano il progresso si compia. Una Entità astratta, che racchiuda in se tutte le positività della religione, o dei valori, in cui uno crede. 11 Il testo dell’Enciclica così prosegue: “I framassoni tendono –e tutti i loro sforzi hanno quest’unico fine– a distruggere dalle fondamenta qualsiasi disciplina religiosa e sociale che sia nata dalle istituzioni cristiane, per sostituirla con una nuova disciplina conforme alle loro idee e i cui principi fondamentali e le leggi sono improntate al Naturalismo.... Ora il principio del Naturalismo è che in tutte le cose la natura e la ragione umana deve essere padrona e sovrana. Posto questo principio, quando si tratta dei doveri verso Dio, o non ci annettono nessuna importanza, o ne alterano l’essenza con opinioni vaghe o con sentimenti erronei. Essi negano che Dio sia autore di una qualsiasi rivelazione.... Per essi, al di fuori di quello che la ragione umana è in grado di comprendere, non esiste alcun dogma religioso, né alcuna verità, né alcun maestro nella parola del quale si debba aver fede in nome di un suo mandato ufficiale... Quanto alla morale, la sola esigenza che abbia trovato grazia davanti ai membri della setta massonica e nella quale essi vogliono che la gioventù sia istruita con cura, è quella che essi chiamano “morale civica, morale indipendente, morale libera”; in altri termini, morale che non tiene in nessun conto le idee religiose”. 81 La Massoneria avversava la Chiesa cattolica come centro di diffusione di un pensiero religioso imposto coi dogma ma soprattutto come detentrice di un potere politico ed economico amministrato con l’arroganza dei regnanti. La Chiesa di Roma infatti, persistendo nella sua politica in appoggio alla monarchia e alla destra conservatrice, rimaneva il nemico storico della massoneria; non cessava infatti di sostenere che non vi è potere che non discenda da Dio e che coloro che si opponevano agli ordini dei Principi si contrapponevano di fatto alle disposizioni di Dio cui solo appartengono i destini degli Stati e della storia. Così facendo la Chiesa cattolica ostacolava la naturale evoluzione socio-politica dei popoli verso il riconoscimento universale dei diritti civili. Contro questo comportamento si batteranno gli Illuministi creando un movimento d’opinione anticlericale che propugnava il principio di libertà e di autonomia del pensiero, in un regime di netta separazione del potere politico da quello religioso. Veniva pertanto contrapposta alla fede nel dogma quella nella ragione umana che si riteneva mantenesse inalterate le sue prerogative in tutte le epoche e in tutti i popoli nonostante il variare dei tempi e l’alternarsi delle opinioni. Si voleva contenere il pensiero religioso in una forma di attività umana parallela, e non più unica e condizionante, nel tentativo di spostare su di un terreno umano e razionale ciò che era stato vissuto in dipendenza dell’ideologia religiosa. La Chiesa difenderà per anni la sua posizione a favore delle monarchie assolute. Pio IX nella sua enciclica del 9 novembre 1846 sosterrà ancora che il potere regio è conferito per il governo del mondo e soprattutto per la difesa della Chiesa che, da parte sua, deve difendere la causa religiosa e quindi quella del Regno e pertanto della comune salvezza, consolidando la stretta alleanza in atto tra Chiesa e Monarchia. In Francia durante il periodo della Comune, i massoni, come semplici profani, militavano sia nelle fila dei rivoltosi repubblicani e socialisti che tra quelle dei governativi fedeli a Thiers. Consapevole di questa situazione il Grand’Oriente si adoperava per tessere una linea mediana tra le parti e per convincere il vincente Thiers alla moderazione12. 12 Fallite le vie diplomatiche la Massoneria organizzava una grande manifestazione pubblica. Circa seimila fratelli attraversavano tutta Parigi per recarsi agli accampamenti delle truppe governative guidate dal massone Montaudon. Questi resosi 82 Lo Stato francese, conquistato il predominio sulle forze del progresso, si riavvicina alla Chiesa cattolica, mentre il G:. Or:. cerca di mantenere la sua posizione di indipendenza tra le parti anche se la maggioranza dei massoni è ormai schierata con i repubblicani e la sinistra socialista. Quando nel 1787 il generale Mac Mahon, nel frattempo succeduto a Thiers alla presidenza, tenterà di porre il bavaglio alla sinistra13, il Grande Oriente di Francia deciderà di schierarsi a favore dei progressisti per uno stato laico e repubblicano e lo scontro con la Chiesa cattolica diverrà così acuto da influenzare i comportamenti stessi dell’Istituzione massonica. Verrà quindi assunta la decisione di svecchiare la Costituzione depennando il passo in cui viene dichiarato che la Massoneria “ha come principi l’esistenza di Dio e l’immortalità dell’anima”; e di sopprimere la simbologia del Grande Architetto dell’Universo. Nel Tempio, al posto della Bibbia, che impersona il concetto del “sacro” e il “luogo dei simboli”, veniva così aperto un libro dalle pagine bianche, in cui il Massone poteva scrivere mentalmente le proprie convinzioni man mano che esse si formavano. La G∴ L∴ Madre d’Inghilterra, venuta a conoscenza di questa decisione, toglierà il suo riconoscimento al Grande Oriente di Francia e alle Logge ad esso affiliate14. Le definizioni inglesi della Libera Muratoria evidenziano comunque come la Massoneria non sia tanto una scuola di vita quanto un atteggiamento mentale che, traendo origine da principi di correttezza morale, consente agli iniziati di avvicinarsi, giorno dopo giorno, ad una condizione di perfezione, di benessere e di salvezza spirituale. Rammentano pure come la Muratoria sia una organizzazione fraterna, che mira all’universalità e che avvia all’arte di costruire il proprio Tempio ideale. Il Tempio che contiene i segreti della saggezza e rispecchia in prima 13 14 conto che i dimostranti erano tutti fratelli ordinava il cessate il fuoco e consentiva ad una loro delegazione di incontrarsi con Thiers, che pretenderà comunque la resa senza condizioni. Sciogliendo i consigli comunali, chiudendo le Logge o sostituendo un Ministro repubblicano con un candidato appoggiato dai monarchici e dai cattolici. Senza richiamare all’ordine i responsabili di questo mutamento di indirizzo e chiedere loro di recedere dall’errore. La G∴ L∴ Madre d’Inghilterra giudicò l’abolizione del credo nel Grande Architetto dell’Universo e la sostituzione del Libro Sacro, come atteggiamenti assolutamente contrapposti alle tradizioni e ai sentimenti dei Massoni. 83 istanza l’uomo, quindi la società intera, dando forma ai principi ideali della solidarietà, della fratellanza, della tolleranza e della morale. Benedetto Croce giudicava invece astratti e semplicisti i principi su cui si fonda la Massoneria. “La Massoneria – scriveva appunto il filosofo di Pescasseroli – semplifica tutto, la storia che è complicata, la filosofia che è difficile, la scienza che non si presta a conclusioni precise, la morale che è ricca di contrasti e di ansie. Essa passa su tutte queste cose trionfalmente, in nome della ragione, della libertà, della umanità, della fratellanza, della tolleranza. E, con coteste astrazioni, si argomenta di distinguere a colpo d’occhio il bene e il male e viene classificando fatti e uomini per segni esteriori e per formule. Cultura ottima per commercianti, piccoli professionisti, maestri elementari, avvocati, mediconzoli, perché cultura a buon mercato; ma perciò stesso pessima per chi deve approfondire i problemi dello spirito, della società, della realtà. È pessima non solo mentalmente ma anche moralmente”. Benedetto Croce preferiva, come ci ricorda Ruggero Zangrandi nel suo “Lungo viaggio attraverso il fascismo” la morale dell’intolleranza fascista che loda nei suoi articoli su “La Stampa”15. Il fascismo, tra il ’20 e il ’22, si era imposto in un Paese disorientato dai contrasti sociali emersi durante la crisi provocata dal rovinoso esito della guerra. Le attività delle squadracce erano tollerate dai borghesi impauriti dall’ evenienza che i disordini causati dagli scioperanti potessero sfociare in una rivolta capace di consegnare il Paese ai comunisti, come era accaduto in Russia. Sosteneva Croce su Il Giornale d’Italia che “se i liberali non hanno avuto la forza di salvare l’Italia dall’anarchia in cui si dibatteva, debbono dolersi di se medesimi, recitare il mea culpa, e intanto accettare e riconoscere il bene da qualunque parte sia sorto”16. Se non si tiene conto dello stato di panico in cui viveva la società italiana intimorita dalla possibile ascesa dei comunisti, non si può comprendere l’ampio seguito ottenuto dal Regime mussoliniano, malgrado 15 16 In un articolo pubblicato il 15 maggio 1924 in cui il filosofo sosteneva: “il diritto e il dovere dell’intolleranza..., in quella risolutezza a scendere in piazza, a imporre il proprio sentire, a turare la bocca ai dissidenti”. Amendola aveva scritto il 24 settembre del ’22 su Il Mondo: Ci sono liberali che hanno così fragile sensibilità morale da plaudire coloro che affermano senza equivoci la fine inonorata del liberalismo. 84 le brutali imprese delle squadracce fasciste17. Il consenso proveniva dal mondo della finanza e dell’imprenditoria, ma anche da un consistente strato del ceto medio che aveva ricavato benefici dall’insediamento del Regime. Mussolini era, comunque, andato al potere con il sostegno del Parlamento, che si era espresso a larga maggioranza dopo i compiacenti interventi di Giolitti, Albertini, Orlando, Croce e De Nicola, prestigiosi corifei della democrazia liberale. Ma anche fuori dal Parlamento l’appoggio al fascismo era stato totale e senza riserve; il Vaticano aveva spinto i Popolari a far parte del primo governo; gli industriali gareggiavano tra loro per incontrarsi con il nuovo Presidente del Consiglio ancor prima che la sua nomina fosse ufficiale; gli intellettuali avevano dato l’avvio alla corsa di avvicinamento al vincitore; i giovani, abbandonati dai loro maestri, identificavano nelle linee programmatiche del Regime quelle della loro ricerca del nuovo, mentre le classi medie si erano disciplinatamente adattate al fatto compiuto. Oggi vengono formulate valutazioni contraddittorie in merito alla reale diffusione del consenso, senza specificare se attengono agli anni della formazione del Regime o a quelli della sua consolidata gestione del potere. Se non vi è dubbio sul fatto che il Fascismo si sia sviluppato tra il più aperto consenso della maggioranza dei cittadini, rimane opinabile il palesare giudizi in merito alla sincerità delle manifestazioni in appoggio, quando il dissenso era duramente represso. Agli inizi del ’24 le squadre fasciste, oltre a turare la bocca ai dissidenti, avevano già devastato le Logge massoniche e dato inizio a quella caccia al massone che culminerà con la bastonatura, a morte, di Giovanni Amendola e l’assassinio di Giacomo Matteotti18. L’accusa di Zangrandi è grave: nessuno degli intellettuali dell’epoca, e tantomeno 17 18 A Ferrara, in occasione delle elezioni del ’24, un gruppo di facinorosi, guidato da Italo Balbo, picchiava a sangue il primo elettore uscito dal seggio senza nemmeno sapere per chi avesse votato ma urlando: vigliacco ha votato per i socialisti, per far capire agli altri elettori a cosa andavano incontro se non avessero votato per i candidati fascisti. Su il Giornale d’Italia del 9.07 ’24, a quindici giorni dall’assassinio di Matteotti, Croce illustrava il foto favorevole espresso al Senato, concludendo il suo scritto con queste parole: Bisogna dunque dar tempo allo svolgersi del processo di trasformazione del fascismo. È questo il significato del patriottico e prudente voto al Senato. 85 Croce, ha illustrato ai giovani le contraddizioni del Fascismo, né li ha informati su quanto accadeva nel resto del mondo. Benedetto Croce infatti, malgrado gli eccessi delle squadracce, farà solo una blanda autocritica alla sua opera di sostegno del fascismo19. Non meraviglia quindi che, avendo giustificato l’operato delle squadracce come espressione di reazione giovanile e patriottica, trovasse difficoltà a percepire lo spirito di tolleranza praticato dalla Massoneria in funzione di una visione di rapporti universali tra gli uomini. Non si vuole di certo enfatizzare il caso, anche perché è doveroso riconoscere come Croce dopo il consolidamento del Regime, non si sia più schierato a favore dei fascisti così da offrire loro, come fece Gentile, l’alibi di una identità intellettuale. Ma neppure si schierò contro; nemmeno nel ’34, quando furono messe al bando le sue opere. I fascisti, del resto, unitamente a quelle di Croce, misero all’indice anche le opere di Gentile che, nel ’44, venne ucciso in un agguato tesogli da un comando di partigiani comunisti, colpevole d’essere stato il filosofo del fascismo. Non si può però misconoscere l’importanza di Gentile, come storiografo delle idee. Gli si deve attribuire il merito di avere rivalutato la tradizione filosofica italiana nel tentativo di dare identità culturale allo Stato unitario. Per Gentile il Fascismo rappresentava lo strumento adatto al recupero di una tradizione nazionale. Nel suo pensiero filosofia e religione erano profondamente integrati; imponeva così, con la riforma della scuola, l’insegnamento religioso alle elementari. Obbligo che, dopo il concordato, venne esteso alle scuole superiori. Gentile, pur operando per il Regime, manifestava attenzione solo per le intelligenze così da scegliere i collaboratori anche tra chi era apertamente critico nei confronti del Fascismo. Aveva infatti scritto su Critica sociale20, che senza libertà non c’è né scienza né schietta e autentica 19 20 Nel Contributo alla critica di me stesso affermerà: Considerai, a dire il vero, poco accortamente (il fascismo) un episodio del dopoguerra, con alcuni tratti di reazione giovanile e patriottica, che si sarebbe dissipato senza far male e lasciando dietro di sé qualche effetto buono. Rivista diretta dal Ministro per l’educazione nazionale Giuseppe Bottai; lo stesso Ministro che ha promosso la legge 1039\39, a tutela del patrimonio artistico nazionale, e ha fondato la rivista Primato cui collaborarono Giaime Pintor, Gadda, Alicata, Montanelli, Pratolini, Pavese, Brancati, Bacchelli, Buzzati, Argan, Montale, Giorgio Spini e via elencando e che ha consegnato il suo Premio Bergamo a Guttuso, De Pisis e Mafai. 86 cultura -e che- il Fascismo non ha nulla da temere di questa libertà se vuole essere palestra di uomini e non di fantocci. Luigi Russo21 ha più volte ricordato come Gentile abbia difeso questa sua scelta di campo a favore del libero pensiero durante i quindici anni del suo rettorato alla Normale dove: si allevarono nemici e ribelli al suo Fascismo. Fra i molti lo stesso Russo e quindi: Calogero, Capitini, Codignola, Ragghianti, Luporini, Spinella, Russoli a cui si possono aggiungere i redattori dell’Enciclopedia Italiana: Ugo La Malfa, Gaetano De Sanctis, Arturo Carlo Jemolo e Francesco Ruffini. Difficile da inquadrare in schemi rigidi e conformisti, Gentile risulterà pericoloso per qualsiasi regime. Si dovrebbe sempre scindere il giudizio sull’attività professionale di un maestro da quello sulle sue manifeste tendenze politiche. La simpatia espressa al Regime potrebbe originare da un sentimento di difesa della propria opera. Un maestro non deve necessariamente essere coraggioso e l’aver condiviso, o non condannato, determinate distorsioni della politica non dovrebbe offuscarne l’immagine, alla stregua di una tendenza all’intemperanza o ad una vita condotta al di fuori dei canoni del perbenismo. Quindi zero a confronto dell’arricchimento tratto dall’umanità nel godimento di quanto il loro operare ha lasciato in eredità. Garcia Lorca ebbe il coraggio civile di affermare: Non mi sono mai interessato di politica sono troppo pauroso. Per assumere un atteggiamento è necessario un coraggio che mi manca. E Brecht fa dire a Galileo, a corollario della scena dell’abiura: sventurata la terra che ha bisogno di eroi. Recentemente, come per i coniugi Rosemberg22, è stato ripetuto il processo che portò in carcere Oscar Wilde. In questa vicenda però le imputazioni che hanno dato luogo alla condanna erano estranee agli orientamenti politici del momento; discendevano da valutazioni intramontabili quali quelle morali. Alla fine del processo, in dissonanza con quanto è avvenuto per i Rosemberg, la condanna è stata confermata. 21 22 Russo alla fine della guerra succede a Gentile nella carica di Rettore della Normale, carica che manterrà sino al ’48. Nell’agosto del ’93, a cura dell’ABA (Associazione degli Avvocati Americani, veniva ricostruito il processo Rosemberg. A chiusura dei lavori processuali i membri della giuria esprimevano questo giudizio:Ethel e Julius Rosemberg non hanno venduto i segreti della bomba atomica all’Unione Sovietica. La loro colpa certa è stata solo quella d’essere comunisti. 87 Eppure nessuno, né allora né oggi, ha osato proporre di mettere al bando le sue opere. Anzi nel ’95 è stata dedicata a Wilde una targa in cristallo nel Pantheon degli immortali della letteratura inglese23. L’architetto Terragni, è morto dopo aver scoperto come le speranze da lui riposte nel movimento fascista per una rinascita culturale del Paese fossero infondate. Se una malattia lo avesse stroncato qualche anno prima, sarebbe deceduto mentre era ancora fascista convinto. Verrebbe comunque ricordato come un grande dell’architettura e proprio per la sua Casa del Fascio; a conferma dell’assunto va ricordato come le opere di Terragni sfuggano agli schemi del manierismo di Regime e quindi alle leggi della simmetria. L’accusa di Zangrandi a Croce viene però riproposta solo per dare significato e peso alla contraddizione in essere tra il principio di estrazione massonica della tolleranza e l’accettazione, per motivi contingenti, di manifestazioni d’intolleranza. Che poi all’epoca fosse quella fascista è irrilevante. Se Croce fosse vissuto in uno dei secoli dominati dall’Inquisizione avremmo ricordato la Chiesa, anche se sul banco degli imputati non si pone la Chiesa o il fascismo ma l’intolleranza come espressione di vita, in opposizione alle libertà civili e al progresso. Che la censura e l’intolleranza attengano il mondo delle idee è un fatto assai grave. Documenta infatti come l’intolleranza non sia un sentimento nascosto che scoppia improvviso, e all’improvviso si contrae come la rabbia, ma strumento politico per conservare privilegi e potere. Ed è inconcepibile che sia proprio Croce, esponente insigne del liberalismo italico, ad esaltare il concetto di libertà intessendo contestualmente lodi all’inquisizione e alla repressione violenta24. Quando è a tutti noto come l’intolleranza facesse, faccia, da ponte alla più inaccettabile delle 23 24 Il Poet’s Corner, creato nel 1400 nell’abbazia di Westminster, in onore di Geoffrey Chaucer, l’autore dei Racconti di Canterbury. In Filosofia della pratica parlando della giustificazione dei mezzi repressivi Croce afferma: Mezzi d’altri tempi (si dice) ora siamo in tempi di libertà e non è più lecito adoperarli; ora si deve contare sulla sola forza persuasiva del vero. Ma coloro che così dicono non hanno occhi per guardare intono a sé. La Santa Inquisizione è veramente santa, e vive perciò nella sua eterna idea: quella che è morta, era nient’altro che una sua contingente (una contingenza durata 500 anni! n.d.r.) incarnazione storica. E anche questa incarnazione contingente dovette essere, per un certo tempo, giustificata e benefica, se popoli interi la invocarono e difesero, se uomini di altissimo animo la fondarono e severamente e imparzialmente la ressero, e gli stessi avversari l’applicarono per uso loro, e i roghi furono contrapposti ai roghi. 88 violenze, quella gabellata per virtù: i falò dei libri per allontanare dal peccato o la costrizione a mutare religione, pensiero e modi di vita, per salvarti l’anima. La Massoneria non pone invece alcun limite alla ricerca della verità e per garantire a tutti questa possibilità richiede l’ esercizio della tolleranza perché, in sua assenza, non può essere esercitato il principio della libertà di pensiero. Il più importante requisito della Massoneria rimane dunque l’universalità dei suoi Landmarks correlata al principio della tolleranza che consente a uomini di cultura e convinzioni diverse, di dibattere e di operare in comune accordo, per un futuro sempre più valido. Di contro l’intolleranza genera violenza e crudeltà anche quando si cerca di assolverla in quanto esercitata in difesa di inviolabili principi. La Chiesa, nei secoli in cui dettava legge la Santa Inquisizione, non aveva necessità di nascondere il suo volto violento e di delegare, quindi, ad altri l’eliminazione materiale di chi le era di ostacolo o professava altra religione. Anzi ne pubblicizzava, come monito, l’esecuzione sul rogo,25 perché tutti si conformassero supinamente al suo verbo. Persino l’esercizio della tortura era regolare, in quanto autorizzato, sin dal 1252, dalla bolla Ad Extirpande di Papa Innocenzo IV. I Tribunali Speciali avevano quindi il potere di decretare su cosa fosse reato, ma anche sul concetto di eresia o di libertà.26 Dagli inizi del 1500, dopo duecentocinquant’anni di regolari torture, l’inquisizione non si limiterà più a disquisire di sola teologia, ma inizierà a reprimere la libera circolazione delle idee allargando il suo 25 26 Con la bolla dell’undici settembre 1575 Gregorio XIII prescriveva un generale giubileo nel quale i fedeli dovevano ringraziare Iddio per la distruzione degli Ugonotti avvenuta in Francia il 30 giugno 1572. La notte di San Bartolomeo, tra Parigi e provincia, furono massacrati dai 15.000 ai 25.000 eretici. Il Papa chiese poi al Vasari di esaltare questa vittoria sui devianti e sulla perfidia eretica in un dipinto che si trova in Vaticano nella Sala Regia. Su questa strage scriverà Croce in Cultura e vita morale: lamenteremo noi la strage di S. Bartolomeo o i roghi dell’Inquisizione, o la cacciata degli ebrei o dei moreschi, o il supplizio del Servet? Lamentiamoli pure; ma serbando chiara coscienza che a questo modo si fa poesia e non già storia. Secondo Croce si farebbe quindi poesia allorché si lamentano i campi di eliminazione nazisti o le fucilazioni per rappresaglia come quelle avvenute alle fosse Ardeatine. Il fascismo ne prese atto quando istituì i suoi Tribunali speciali che, come quelli della Santa inquisizione, erano regolari in quanto previsti dalla legge. 89 campo d’azione a quello filosofico, delle lettere e della scienza, come testimoniano i processi a Giordano Bruno, Tommaso Campanella e a Galileo Galilei. Galileo, dando vita al metodo sperimentale, si affidava al ragionamento anziché al mondo rivelato e non poteva che essere giudicato eretico. L’inquisizione muta quindi il suo operare, da in ragione della Chiesa a in ragione di Stato, convertendolo in laboratorio di repressione di reati anche politici, culturali e scientifici, per un totale controllo dell’organizzazione sociale. Il libro veniva giudicato pericoloso in quanto mezzo di comunicazione e con l’Index Librorum Prohibitorum si potenziò il rito della distruzione in piazza dei libri giudicati eretici od erronei27. La tortura veniva praticata, nelle carceri, durante l’indagine preliminare, per ottenere la confessione di reati mai commessi, come corollario all’espiazione della pena e, il giorno dell’esecuzione, come entre acte in modo da far subire al condannato il massimo dei dolori in tempi sempre più lunghi. Così i piedi del destinato al rogo venivano spalmati di grasso di maiale per rendere più duratura l’alimentazione del fuoco, con l’arto trasformato in torcia. Nel libro Dei delitti e delle pene Cesare Beccaria si domandava: quale è quel diritto se non quello della forza, che dia la potestà ad un giudice di dare una pena ad un cittadino, mentre si dubita se sia reo o innocente? e bolla come immorale il consentire che il dolore divenga il crogiolo della verità, quasi che il criterio di essa risieda nei muscoli e nelle fibre di un miserabile e ricorda come la tortura finisca per risultare il mezzo sicuro di assolvere i robusti scellerati e di condannare i deboli innocenti. In quanto con l’uso della tortura: l’innocente è posto in peggiore condizione che il reo; perché, se ambidue sieno applicati al tormento, il primo ha tutte le combinazioni contrarie, perché o confessa il delitto, ed è condannato, o è dichiarato innocente, ed ha sofferto una pena indebita; ma il reo ha un caso favorevole per se, cioè quando, resistendo alla tortura con fermezza, deve essere assolto come innocente; 27 Eretica ed erronea veniva considerata qualsiasi definizione della struttura del mondo fisico difforme da quella derivata dalle sacre scritture, che per altro non si sono mai interessate, nel dettaglio, del mondo fisico. Galileo, dando vita al metodo sperimentale, si affidava al ragionamento anziché al mondo rivelato e non poteva che essere giudicato eretico. 90 ha cambiato una pena maggiore in una minore. Dunque l’innocente non può che perdere e il colpevole può guadagnare. A commento del libro del Beccarla, Voltaire ha scritto: Si dimostrò che Dio esigeva che gli eretici venissero bruciati a fuoco lento. La motivazione perentoria che se ne offriva era che Dio li punisce così nell’altro mondo, e che ogni principe, ogni luogotenente di principe, e giù fino al più infimo dei magistrati, è l’immagine di Dio in questo mondo. Chi liquida la Santa Inquisizione con l’assioma assolutorio del non essere il frutto di errori della Chiesa, ma di uomini della Chiesa di allora, si scontra con le innumeri sentenze emesse nell’arco di ben cinque secoli e con sterminate compagini di cittadini sacrificati in roghi che non appaiono seconde ad altre avvenute nei momenti più bui della storia dell’uomo. D’altra parte, la Chiesa ha conformato la gestione del potere al concetto di tolleranza solo dopo aver perso il monopolio del comando sulle cose terrene. Non per teologica convinzione quindi, ma per necessità. Lo scontro tra Chiesa e Massoneria scaturisce proprio dai differenti aspetti ideali che ispirano i principi informatori delle due filosofie di vita: dogmatica, fideista, intollerante e quindi limitativa delle libertà personali la prima; libera, tollerante e universale la seconda che, originando dalla coscienza dell’uomo, diffonde un presupposto morale cui tutti possono tendere. Per evidenziare le discrepanze esistenti tra le due scuole di pensiero viene voglia di parafrasare il principio massonico espresso da Voltaire: “Io non la penso come te ma sono pronto ad offrire la mia vita per difendere la tua libertà di espressione” in “io non la penso come te ma sono pronto a bruciarti vivo pur di convincerti a vivere la mia verità”. Universalità, tolleranza e fratellanza trovano capacità di espressione solo nell’esercizio della libertà, che per il massone è la facoltà di far tutto ciò che non è contrario alla libertà altrui. Se non vi è libertà, non vi è morale; legge naturale ed eterna che c’insegna i doveri e l’uso ragionato dei diritti. A sorreggere il pensiero della massoneria è quindi l’utopia; la capacità di concepire un futuro che per altri non è immaginabile. Il concetto di fratellanza universale richiede che nell’uomo si stabilisca una dimensione della tolleranza tale da consentirgli di riconoscere ai suoi simili il diritto di sostenere concezioni diverse dalle sue28. 28 Per spianare la strada che può condurre alla fratellanza universale, il massone 91 Dal concetto di fratellanza discende l’altro grande principio massonico, quello della solidarietà, così definito nel rituale d’iniziazione: “Il secondo dovere è di praticare le virtù, di soccorrere i vostri fratelli, di prevenire le loro necessità, di alleviare le loro disgrazie29 e di assisterli con i vostri consigli e il vostro affetto. Queste virtù che nel mondo profano sono considerate qualità rare, sono tra noi soltanto il compimento di un dovere gradito”. Concetto ribadito dall’ iniziando quando promette: “di avere sacri l’onore e la vita di tutti, di soccorrere, confortare e difendere i propri fratelli”. L’ira dei nemici della massoneria si è spesso scagliata contro l’istituto di questa promessa solenne per sostenere che serve per perpetuare l’impegno assunto da ogni massone di prestarsi ad atti di “solidarietà comunque”, anche in opposizione alle leggi della morale e a quelle dello Stato. Questa interpretazione contrasta però con i principi che regolano il comportamento del massone e che vengono richiamati durante il rituale dell’iniziazione, quando il M:. V:. intima che: “Il terzo dovere sarà di conformarvi alle Leggi dell’Ordine dei Liberi Muratori e ai Regolamenti di questa Loggia. Posso tuttavia assicurarvi che tali Leggi e tali Regolamenti non contengono nulla che sia contrario alle leggi dello Stato o che possa essere in contrasto con la vostra coscienza di uomo libero e giusto” O quando lo minaccia affermando con voce perentoria: “La spada che è puntata in direzione del vostro cuore è il simbolo del rimorso che vi tormenterà se tradirete questa istituzione o se ne aveste chiesto l’ammissione allo scopo di servirvi della libera muratoria per ottenerne vantaggi sociali o economici”. È interessante verificare come le discordanze che si manifestano tra la famiglia massonica e la Chiesa cattolica nell’affrontare la quotidiani- 29 Lejzer Zamenhof elaborava l’esperanto, lingua che molti vorrebbero sostituire a quella latina; mentre il Congresso massonico, tenutosi a Parigi nel ’17, innescava l’idea della Società delle Nazioni Unite. Il suo logo è contornato da rami d’acacia, simili a quelli conficcati sul tumulo che celava le spoglie di Hiram e che buttando precoci germogli ne favorirono il rinvenimento. La Massoneria nel mondo ha creato la Croce Rossa Internazionale ad opera del premio Nobel Henry Dunant, l’organizzazione dei Boys Scouts voluta dal massone Baden-Powell, i Rotary ed i Lyons ad opera, rispettivamente dei massoni Paul Harris e Melvin Jones, la Società delle Nazioni Unite. La Massoneria sostiene poi la lega internazionale dei diritti dell’uomo, Amnesty International e diverse associazioni ecologiche e di volontariato. 92 tà, si evidenzino anche laddove vengano richiesti identici atteggiamenti comportamentali come quelli di solidarietà. Nel mondo profano la solidarietà è considerata virtù rara (i comportamenti naturali non danno adito a compensi) mentre per il massone è soltanto il compimento di un dovere gradito che consente a chi la riceve di risolvere, o di alleviare i propri problemi nel rispetto delle proprie abitudini di vita. Per la Chiesa cattolica solidarietà è per lo più strumento di proselitismo. Chi la riceve deve, naturalmente per il suo bene, abiurare la propria religione; costringendosi spesso a mentire per ricevere quanto gli è stato offerto30. Esistono esempi pubblici e pubblicizzati di solidarietà alimentata dalla filantropia massonica, come la grande rete di unità ortopediche ospedaliere dello Shrine31, messa a disposizione dei bambini di tutto il mondo nelle principali città degli Stati Uniti da Chicago, San Francisco e Boston a Los Angeles, come in Messico, in Canada e finanche nelle Hawai. Questa catena di ospedali dello Shrine è stata creata per cercare di ridurre l’handicap di bambini invalidi o grandi ustionati e per intervenire ogniqualvolta le normali strutture ospedaliere richiedano contributi superiori alle disponibilità dei familiari. Ogni anno vengono offerte cure gratuite a più di trentamila bambini di ogni razza e religione; almeno diecimila tramite ricovero ospedaliero. Vi sono poi gli apporti del singolo. Emblematico di questa schiera di uomini che amano inserirsi nel sociale, il comportamento del dottor Shweitzer che ha dedicato la vita ad attivare centri ospedalieri nei paesi del terzo mondo. 30 31 In massoneria la manifestazione di solidarietà, che trascenda i corollari della fratellanza per concretizzarsi in adempimenti di tipo economico, viene esercitata per interposta persona. Chi offre non deve sapere a chi, e chi riceve non dovrà mai conoscere il nome del donatore. Si vuole impedire il configurarsi di situazioni di debito-riconoscenza o di credito-esigibile-nel-tempo che possano trasformarsi in carte vincenti, tipiche del proselitismo mafioso. Chi ha bisogno di aiuto espone le proprie necessità al Venerabile e questi se riterrà di doverle esaudire, chiederà ai fratelli di contribuire con una offerta anonima. Chi irride i massoni per i loro grembiulini, riedizione dei grembiali in pelle indossati dagli scalpellini come equipaggiamento protettivo, sappia che chi ha creato e sostiene questa rete ospedaliera, unica al mondo, veste il grembiulino e, nelle parate, indossa costumi arabi, inforca fez rosso fuoco con il pimpante fiocco nero e porta gioielli che raffigurano la mezza luna o la testa della sfinge. Questi giocherelloni (più di un milione nel mondo) hanno fondato il loro rito nel 1872 imponendogli il nome di Antico Ordine Arabo dei Nobili del Mistico Shrine. 93 A Milano troviamo molti esempi di solidarietà di gruppo e individuale, anche se le cronache ne ricordano solo due. Di fatto quelli di origine più recente non vogliono essere pubblicizzati per tema di stupide ritorsioni. “Il pane quotidiano” fondato come istituzione benefica nel 1898 e trasformato nel 1908 in Ente morale. Offriva 250 grammi di pane da consumarsi sul posto a chiunque bussasse alla sua porta. Oggi al companatico si è aggiunta qualche caloria con una tazza di latte e un po’ di affettato. “L‘Umanitaria” che viene riconosciuto Ente Morale nel 1893. L’anno prima il massone Prospero Moisè Loira aveva lasciato, in morte, dieci milioni per la creazione di una associazione che consentisse a tutti i diseredati, senza distinzione di provenienza etnica, politica e religiosa, di migliorare la propria situazione materiale apprendendo professionalità e cultura. All’interno e attorno le mura dell’ex convento di Santa Maria della Pace, acquistato in vita dal Loira, vennero organizzati corsi di istruzione professionale per decoratori, fabbri, ebanisti, intagliatori, orafi, tipografi, argentieri, sarti e quant’altro. Furono poi strutturate una scuola di dizione ed una di recitazione perché, secondo Moisè Loira, era opportuno “ingentilire i giovani delle classi popolari nell’espressione e nel porgere”. A questa istituzione hanno dato il loro entusiastico apporto i più qualificati artigiani lombardi unitamente ai più noti artisti e professionisti italiani. Possiamo ricordare Toscanini, Ruggeri, la Grammatica e la Abba, Mentessi e Mazzucotelli, la Montessori e la Ravizza, Osimo e Mondolfo e negli anni cinquanta: Steiner, Provinciali, Noorda e Carboni. Nel dopo guerra i soci, cui competeva il diritto di eleggere il Consiglio di Amministrazione dell’Ente, erano per lo più massoni o militanti del PCI. Questi ultimi, in un recente passato, riuscirono ad ottenere la maggioranza dei consensi e, nel rispetto del loro credo politico avverso all’iniziativa privata, affittarono la maggioranza degli immobili, non interessati dalla scuola professionale, a enti e associazioni controllate dal partito o dai sindacati e cosa ben più grave, non si opposero al DPR maggio 1981 con cui l’Umanitaria veniva espropriata di tutte le attività scolastico-professionali e degli edifici ad esse adibiti per trasferirne il possesso, senza riconoscimenti economici di alcun tipo, alla Regione. 94 Oggi l’Umanitaria ha ripreso possesso dei locali affittati a terzi, ha potenziato la sua biblioteca32, organizza manifestazioni culturali di pregio e può, a ragione, riconsiderarsi un centro culturale di prestigio per la nostra città, ma la scuola professionale non è più attiva! Il principio che impone il giuramento solenne al segreto è divenuto motivo di scontro con la Chiesa che non ha mai potuto accettare che un cattolico presti giuramento, incondizionato e vincolante, ad un’autorità impersonale. Giuramento che non può essere sciolto nemmeno nel segreto del confessionale dove il cattolico ha l’obbligo di accusarsi di tutte le colpe commesse33. Se le loro azioni fossero irreprensibili, sosteneva e sostiene la Chiesa, i massoni non si sottrarrebbero alla luce con tanta meticolosità. Oggi la formula del giuramento è sostituita da quella della promessa solenne, anche se l’impegno al segreto non ha mai atteso il pensiero o le attività, ma soltanto i riti della iniziazione muratoria e il contenuto dei lavori di loggia34. Va poi sottolineato il distinguo esistente tra il concetto di segretezza e quello di riservatezza. In argomento ha fatto notizia il parere della sezione di Cagliari dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato con cui, nel 1993, si nega che la Massoneria possa essere considerata un’associazione segreta35. 32 33 34 35 ricca di ben 60.000 volumi e della raccolta dei più importanti documenti sulla storia del movimento operaio dal 1892 al 1943 e di buona parte dell’archivio di Filippo Turati. Va ricordato che durante il plurisecolare periodo della Santa Inquisizione il delatore era tenuto, per volontà della Chiesa, a superare i vincoli di sangue, di parentela, di autorità e persino gli obblighi assunti sotto giuramento. La delazione era quindi un dovere per un appartenente al popolo cristiano e chi cristiano non era andava torturato acciocché per mezzo del castigo si convertisse a Dio salvando l’anima sua. Il premio Nobel per la letteratura Hermann Hesse accennando al tema del giuramento massonico si è espresso con lucida chiarezza: “esso mi concede la piena libertà di potere raccontare tutte le mie esperienze e acquisizioni, esteriori e interiori, ma mi vieta qualsiasi rivelazione toccante il segreto stesso dell’Ordine”. Il Consiglio Regionale della Sardegna si era rivolto all’ Avvocatura per chiedere se ai pubblici dipendenti poteva essere interdetta l’iscrizione alla Massoneria, pena destituzione o licenziamento. In questo parere legale si precisa che: “... Devesi peraltro porre nel dovuto rilievo “segretezza” non va confusa con “riservatezza”, la quale anzi è garantita a tutela della personalità individuale... in tal senso va intesa anche la mancanza di un obbligo di pubblicità..., si deve escludere che la Massoneria possa qualificarsi come associazione “segreta”. Il fatto stesso che ne 95 È obiettivamente difficile, per chi non abbia consolidati rapporti di stima con massoni di vecchia affiliazione, ritenere vero che una associazione, ricca, elitaria e rituale non sia dotata di una struttura verticistica che indirizzi e regolamenti le attività delegate. L’universalità dell’associazione che impone come regola di vita il rispetto di qualsivoglia pensiero politico e religioso, annulla invece la possibilità che dall’alto possano essere calate disposizioni non condivise dagli associati. La massoneria è di fatto una congregazione di anarchici individualisti, di liberi muratori in libera loggia. L’obbedienza è dovuta solo ai “Landmarks” e ai rituali. Il minimo comune denominatore è l’impulso verso il nuovo che induce il ricercatore a sperimentare e verificare ogni voce nuova, ogni nuova istanza tecnica, filosofica o sociale. Il massone può essere definito un uomo libero che, pur rispettando la Legge per scelta istituzionale, si sottrae ad ogni autorità. Il lavoro di L∴ lo ha infatti addestrato a farsi una opinione ed a riflettere, libero da dogmi e da preconcetti, per erigere il Tempio delle sue convinzioni. A difesa di queste libere convinzioni i massoni, come cittadini e quindi come profani, sono sempre stati parte attiva dei movimenti che hanno innovato la società. 2. LE GRANDI RIVOLUZIONI La Massoneria, per necessità di sopravvivenza, qualche volta si è apertamente schierata a favore del potere reale, mai ha invece operato contro il potere legittimo per scalzarne l’autorità. Troviamo conferma a questo assunto nell’esame delle vicende storiche dei singoli Paesi. È certo che i principi Massonici informano la dichiarazione d’indipendenza scritta da George Washington, capo degli insorti americani e massone di vecchia data. È pure certo che Washington si è servito dei siano note le sedi, con targhe ben visibili al pubblico – ove gli affiliati si riuniscono – e i cui elenchi nominativi si ha possibilità di consultare per serie e motivate esigenze; il fatto che siano ben note – anche attraverso pubblicazioni ufficiali – le sue finalità sociali e umanitarie... sono questi elementi a carattere obiettivo che inducono a ritenere la Massoneria al di fuori di ogni schema di illeicità (in tal senso si sono espresse, come è risaputo. anche pronunce in sede giudiziaria) o di immoralità o comunque riprovevole sotto altri profili”. 96 quadri massonici, per formare il primo governo degli Stati Uniti, che la maggioranza dei suoi generali proveniva da logge massoniche e che gli appoggi europei a Washington ed al suo governo siano pervenuti grazie alle relazioni che la massoneria americana aveva con quella francese. Ciò malgrado non è storicamente sostenibile che la guerra di indipendenza americana sia esplosa per volontà della massoneria, o sia stata fiancheggiata da quest’istituzione. George Washington fu sicuramente un fervente massone; dopo di lui lo furono la maggioranza dei Presidenti degli Stati Uniti d’America da Lincoln, ai Roosevelt, a Ford. Lo furono pure uomini che con il loro operato hanno mutato la situazione socio politica del proprio Paese, come Martin Luther King e il Mahatma Gandhy, o che, con il loro sacrificio ha segnato il passaggio dalla democrazia alla dittaura, come Salvatore Allende36. Massone è pure Edwin E.Aldrin, il primo uomo a mettere piede sulla luna. Però mai si potrà affermare che la massoneria ha sottoposto al proprio volere le decisioni politiche, culturali o scientifiche dei governanti. I rapporti sono stati intrecciati esclusivamente fra massoni che si conoscevano, benché nati in continenti diversi. La Fayette era stato iniziato in America, mentre Benjamin Franklin era stato nominato Maestro Venerabile della Loggia Le nove sorelle di Parigi, dove era stato costituito massone Francois Marie Voltaire. Voltaire riteneva che il genere umano si fosse sempre comportato in modo insano “nessuno ha mai impiegato tanto ingegno per farci diventare bestie” scriveva a Jean Jacque Rousseau; e più tardi ad un suo vecchio amico: “l’esempio delle nostre nazioni ha reso i selvaggi quasi malvagi come noi”. Voltaire era anche nemico giurato dei prelati e della Chiesa che riteneva responsabili dell’oscurantismo imperante e del conservatorismo degli attuali regnanti. Scriveva ad un amico: “Voi 36 Giuseppe Garibaldi fu eletto Gran Maestro nel 1864. Massoni erano Carducci, Bovio, Campanella, Saffi, Cavallotti, Romagnosi, Mameli, D’Azeglio, Bixio, Settembrini e via elencando. Legato alla Massoneria era Cavour, mentre Mazzini veniva dichiarato massone ad honorem e Nigra nominato Gran Maestro. Gli storici ricordano ancora come la carboneria fosse figlia spuria della Massoneria e raccogliesse fra i suoi affiliati la parte meno anticlericale dei massoni. Eppure non è possibile identificare nella Massoneria il grande Fratello che tesseva le file dell’irredentismo italiano. 97 capirete perché io non vado in un Paese (l’Italia) dove si controllano, alle porte delle città, i libri che un povero viaggiatore ha nella sua valigia. Non sono affatto curioso di domandare ad un domenicano il permesso di parlare, di pensare o leggere”. Era pessimista sul valore delle qualità naturali dell’uomo. Questa sua convinzione non lo induceva però a pensare di poter agire d’imperio per costringere l’umanità a mutare natura, o per combattere il male ed imporre il bene. Era consapevole del fatto che ogni imposizione avrebbe finito per sconfinare nell’esercizio di un potere dittatoriale. Voltaire preferiva dimostrare con le opere, e quindi con la forza della”ragione”, che non esistevano dogmi, né depositari della verità, e che l’uomo poteva vivere manifestando solidarietà e tolleranza per qualsiasi espressione politica o religiosa del suo prossimo. Auspicava un potere politico pronto a ristabilire l’ordine nel rispetto dei concreti aspetti della ragione e senza imporre i dogma della religione rivelata e della dittatura del monarca. Riteneva che suggestione e fanatismo fossero fonte di errori assolutamente inaccettabili. Voltaire per diffondere il suo pensiero scrisse anche un testo teatrale che aveva come protagonista Maometto. Ravvisava infatti nei principi della religione mussulmana il seme dell’intolleranza. La stessa espressa dalla “Chiesa” cattolica nella gestione del potere, ma non certo nei sacri testi del cristianesimo. Per meglio sostenere questo suo principio inviava a Papa Benedetto XIV copia del testo accompagnato da queste parole: “A chi potrei più convenientemente dedicare la satira della crudeltà e degli errori d’un falso profeta, che al Vicario ed imitatore di un Dio di verità e di mansuetudine?”. Di un Dio, non di una Chiesa! Marie Joseph Paul Roch Yves Motier Marchesi di La Fayette fu invece uno degli ufficiali francesi che hanno varcato l’oceano per combattere l’odiata Inghilterra al fianco del Generale Washington. Rientrato in Patria diverrà uno dei protagonisti della prima fase della rivoluzione francese. La Fayette benché eletto dalla nobiltà, era popolarissimo presso il Terzo Stato per il suo atteggiamento liberale, per avere creato “Il Comitato dei trenta” che nel 1788 aveva dato vita al partito patriota e soprattutto per avere presentato all’Assemblea Costituente il testo del- 98 la Dichiarazione dei Diritti dell’uomo, stilata sulla falsariga di quella americana. Un mese dopo la presa della Bastiglia La Fayette veniva proclamato comandante della Guardia Nazionale37. Il prestigio che gli veniva riconosciuto aveva una valenza squisitamente morale; in La Fayette riponevano massima fiducia sia il popolo che la borghesia che vedevano in lui il garante del rispetto delle conquiste della rivoluzione. Nel secolo XVIII in nessun Stato europeo esisteva uguaglianza di fronte alle leggi, né garanzia di libertà personale, di pensiero e di culto. Le gabelle gravavano sui meno abbienti e agli oneri imposti dallo Stato si assommavano quelli che i signori e i monsignori esigevano, in virtù del diritto feudale. In Francia la monarchia si mostrò incapace di porre in atto le riforme richieste dai cittadini. Luigi XVI cercò anzi di ostacolare, con ogni mezzo, i lavori del Terzo Stato che si era costituito contro la sua volontà. Arrivò persino ad ordinare alle guardie di disperdere i deputati con la forza. Ordine subito annullato perché il Re ebbe paura di porsi contro i rappresentanti della sua nobiltà che, sull’esempio di La Fayette, avevano messo mano alle spade per difendere gli altri deputati. Dopo questi fatti anche il clero parigino si schierava con il Terzo Stato, inserendo suoi rappresentanti in seno alla Assemblea; quindi anche i nobili, capeggiati dal duca d’Orleans, prendevano ufficialmente posizione contro il Re. Così tutte le classi sociali si trovarono equamente rappresentate in questa Assemblea Costituente che chiedeva l’approvazione del testo di una dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino, conforme a quello elaborato dagli Stati Uniti d’America. In questo documento, approvato poi nell’agosto del 1789, venivano ripresi i principi fondamentali dei Landmarks Massonici: gli uomini sono uguali tra loro, hanno uguali diritti innanzi alla legge e hanno libertà di pensiero politico e religioso; nascono liberi e liberi devono rimanere. 37 Sua la geniale invenzione della coccarda tricolore (il rosso ed il blu della città di Parigi con il bianco della monarchia) appuntata al petto delle guardie nazionali; voleva infatti coniugare l’istituzione monarchica con la rivoluzione. Questo suo sogno svanirà bruscamente con la fuga del Re. 99 Il Papa si lasciò sorprendere dagli eventi senza riuscire a contrastarli o a dominarli. Pio VI era nato a Cesena dalla famiglia dei conti Braschi ma, per essere incoronato Papa, dovette essere consacrato vescovo d’ufficio; non aveva quindi né esperienza né grinta e a un anno dallo scoppio della rivoluzione non aveva ancora espresso il pensiero ufficiale della Chiesa. Si sapeva che, in una allocuzione ai cardinali, aveva condannato i principi della rivoluzione e giudicata empia la dichiarazione dei diritti dell’uomo. La sovranità del popolo gli appariva come una minaccia per tutti i troni e quindi per la Chiesa. Deplorerà, ma sempre in forma ufficiosa, la caduta della Francia cattolica denunciando il martirio di Luigi XVI. Il Papa condannerà ufficialmente l’esito della rivoluzione solo quando l’Assemblea Costituente rifiuterà l’appoggio allo Stato Pontificio contro la ribellione dei sudditi Avignonesi che intendevano riunire il loro territorio a quello francese. Per tutta risposta l’Assemblea annetterà Avignone, rompendo contestualmente i rapporti con la Santa Sede. Dopo alcuni anni Papa Braschi cercherà un’accordo con il Direttorio invitando i preti, che non lo avevano fatto, a sottomettersi al Governo. “La vostra disobbedienza e la vostra insubordinazione sarebbero un crimine punito severamente non solo dalle potenze della terra ma, quel che è peggio, da Dio stesso, che condanna all’eterna pena coloro che resistono all’autorità costituita”. Ancora una volta veniva chiamato Dio a difesa del potere costituito! Alcuni storici affermano che dei 605 deputati del Terzo Stato ben 477 erano massoni. Altri che lo erano poco più della metà. Rappresentavano sicuramente un gruppo di larga maggioranza che, se unito, avrebbe potuto dominare con facilità una assemblea allo sbando come quella del Terzo Stato. Ma l’attività politica dei fratelli non era coordinata dalla casa madre. Il Gran Maestro Filippo d’Orleans istigava il subbuglio popolare per liquidare l’aura di prestigio che ancora accompagnava la figura del Re, mentre il Duca di Lussemburgo, suo vice nella Grande Maestranza, difendeva ad oltranza la causa controrivoluzionaria. In questa lotta di potere nessuno dei due Maestri si avvarrà delle logge né cercherà di coinvolgerle in difesa della propria scelta. Il sei novembre del 1793 il duca d’Orleans, soprannominato Philippe Egalitè o Philippe le Rouge, per avere sempre appoggiato le proposte più estreme, saliva 100 al patibolo e veniva ucciso con un marchingegno appena messo a punto dal fratello di loggia dottor Guillotin. La ghigliottina, nella nostra memoria scolastica, rimane il simbolo delle efferatezze della rivoluzione insieme all’immagine di Marat pugnalato nella vasca da bagno dalla bella Carlotta. Così come popolano diverrà sinonimo di ignorante e ignoranza di incontrollata violenza. Babeuf però, a proposito delle reazioni bestialmente sanguinarie contro i reali, la nobiltà e i cortigiani, annotava: i supplizi d’ogni genere, lo squartamento, la tortura, la ruota, i roghi, le forche, i boia moltiplicati ovunque, ci hanno dato così feroci abitudini! I nostri governanti, invece di educarci, ci hanno resi barbari, perché essi stessi lo sono: raccolgono, e raccoglieranno, quello che hanno seminato. Se prestiamo invece interesse a quanto è accaduto in Italia negli anni venti possiamo accertare come molti siano stati i massoni che hanno preso parte al movimento fascista e come altri fratelli, certamente numerosi, si siano schierati con i liberali, i repubblicani, i socialisti e persino con i comunisti e come la Grande Maestranza invece non si sia mai espressa a favore di questo o di quel gruppo politico38. Nell’ottobre del ’22 il G∴ M∴ Torrigiani diramava una Tavola in cui si diceva costretto ad accettare il fascismo quale strumento utile a liberare il Paese dalla confusione in cui era precipitato; confortato in ciò anche dalle decisioni di Croce, Orlando, De Nicola e di altri cittadini di formazione laica. Concludeva però con questo monito: Se si sopraffacesse la libertà o si sottomettessero le libertà singole, tutte essenziali, se si imponesse una dittatura, una oligarchia, tutti i liberi muratori sanno quale sarebbe il loro dovere, sanno che queste sono cose sacre per le quali la nostra tradizione gloriosa ed eroica ci insegna che si può vivere e si può morire39. Torrigiani fu il primo a tenere fede a questo imperativo. Venne arrestato dai fascisti e deportato; morirà quindi in carcere per aver difeso il principio della libertà di pensiero. 38 39 La Massoneria non aveva emissari e già lo si era capito quando, dopo averlo assecondato, abbandonò a se stesso il massone D’Annunzio non appena il poeta soldato volle gestire l’impresa fiumana in modo troppo personalistico. Torrigiani morirà a Lipari dove era stato deportato con il Generale Bencivenga e Francesco Saverio Nitti. 101 Il fascismo, non vedendo di buon occhio il Grande Oriente, organizzava, sotto banco, la devastazione delle sedi massoniche e la sottrazione degli arredi e degli archivi. Le azioni vandaliche apparivano come dovute all’esplosione di una protesta popolare, così forte e sentita da impegnare Mussolini a presentare alla Camera, a pochi giorni dalla proclamazione dello stato totalitario, il disegno di Legge sulla disciplina delle associazioni che precludeva, ai dipendenti dello Stato e degli Enti Locali, l’iscrizione a quelle di tipo massonico. Il Duce sosteneva concetti che udiamo ancora oggi ripetere dalle forze partitiche che si autodefiniscono democratiche e antifasciste. Concetti che segnavano la morte della libertà di espressione e di buona parte dei diritti civili acquisiti con i moti del 184840. In occasione della discussione del testo sulla disciplina della associazioni, il Supremo Consiglio del Rito Scozzese Antico ed Accettato di Piazza del Gesù inviava alle Officine della Comunione uno scritto in cui si affermava: I prospettati provvedimenti non ci disanimano affatto. Essi, invece, realizzerebbero un’antica aspirazione del nostro Ordine che da anni invoca la legalizzazione della situazione, non essendo una società segreta, ne tanto meno una setta segreta, e quindi ha sempre desiderato di potersi trovare nella identica posizione in cui si trovano, in cospetto dello Stato, le Massonerie regolari di gran parte del Mondo. Nella Scandinavia, in Inghilterra, ed in tutto l’impero britannico, nel Canada e nell’Australia, in Germania ed altrove, le Massonerie non sono ignorate dallo Stato ma ufficialmente riconosciute, sottoponendosi esse alle leggi locali riguardanti le Associazioni. Perciò possono possedere ed agire nel mondo esterno come società riconosciute aventi la loro personalità giuridica... Anche nei paesi ove la Massoneria ha quasi una funzione di Stato (e ricordiamo ad esempio massimo l’Inghilterra e i tre regni della Scandinavia dove il Capo supremo dell’Ordine 40 La politica, secondo Mussolini, non potrà svolgersi con piena sincerità e genuinità di atteggiamenti e di rapporti, sino a che sarà possibile alle sette segrete di insinuarsi in ciascun partito sotto mentite spoglie, per asservirne a interessi o a finalità ignote o inconfessabili il programma, per deviarne lo spirito, per controllarne o carpirne le deliberazioni... Uno dei maggiori pericoli delle associazioni operanti in modo clandestino ed occulto è il loro diffondersi tra i pubblici impiegati e persino tra i magistrati e gli ufficiali dell’esercito e della marina. Non è chi non vegga quanto sia pernicioso e diremmo quasi fatale per l’autorità dello Stato all’interno e la sua dipendenza all’estero questo sovrapporsi di una gerarchia privata ed occulta alla gerarchia statale e pubblica. 102 Massonico è sempre il Re ed i Principi ricoprono gradi ed uffici) esistono associazioni segrete e se capitano sotto il controllo dell’autorità, quando esse risultino nocive allo Stato, i rigori della Legge non vengono loro risparmiati. Ma la Massoneria non è una società segreta quando si conoscono i suoi capi, le sedi ed i luoghi di riunione. Le società segrete sono quelle di cui anche i gregari ignorano i capi e tutti gli estranei ignorano le sedi ed i ritrovi per le adunate, gli statuti e gli scopi. La Massoneria si regge su leggi ben note ed i suoi libri si vendono pubblicamente41. Dopo l’approvazione della Legge sulla disciplina delle associazioni tutte le Logge vennero chiuse, le proprietà confiscate e molti massoni imprigionati. A Lipari verrà incarcerato il G∴ M∴ Torrigiani assieme al generale Bencivenga e a Francesco Fausto Nitti, che riuscirà a fuggire alla volta di Parigi con Carlo Rosselli ed Emilio Lussu. A guerra finita le Logge venivano riaperte e la Gran Maestranza depositava il testo delle Costituzioni della Massoneria Italiana. Il dettato della Costituzione Italiana, all’articolo 18, garantisce ai cittadini il diritto di associazione purché non sia segreta, ma non chiarisce cosa si intenda per associazione segreta. Sembra che l’articolato sia stato scritto in modo ambiguo proprio per creare difficoltà alla Massoneria. Le società segrete iniziatiche infatti, diversamente da quelle politiche, non hanno mai nascosto la loro presenza sul territorio, ma soltanto precluso ai profani la partecipazione ai riti. Il principio di segretezza lo si ritrova nel giuramento cui si impegna il Massone a mantenere il segreto sui lavori di loggia. Va qui sottolineato il distinguo esistente tra il concetto di segretezza e quello di riservatezza.42 41 42 Che quello dell’iscrizione alla Massoneria dei pubblici dipendenti fosse un falso problema lo evidenzia con chiarezza Antonio Gramsci in un articolo per Lo Stato Operaio: La Massoneria, scriveva Gramsci è la piccola merce che serve a far passare la merce reazionaria antiproletaria. Persino Croce si asteneva dal voto in quanto riteneva questo disegno di legge parte integrante di un unico pacchetto di leggi illiberali. In argomento ha fatto notizia il parere della sezione di Cagliari dell’Avvocatura Distrettuale dello Stato, interpellata nel ’93 dal Consiglio Regionale Sardo, che nega che la Massoneria possa essere considerata un’associazione segreta. Nel parere legale si precisa:...Devesi peraltro porre nel dovuto rilievo che segretezza non va confusa con riservatezza, la quale anzi è garantita a tutela della personalità individuale... in tal senso va intesa anche la mancanza di un obbligo di pubblicità... si deve escludere che la Massoneria possa qualificarsi come associazione segreta. Il fatto stesso che ne siano note le sedi, con targhe ben visibili al pubblico 103 Così come viene inteso il segreto massonico, anche la Stock, potrebbe essere considerata società segreta; infatti, mantenendo coperta la ricetta del suo brandy, l’attività produttiva della società risulta avvolta nel segreto. Si preferisce far finta di non capire quale sia la reale matrice di una società segreta, per avere libertà di colpire, a seconda delle circostanze. II 19 marzo del 1994 la Grande Maestranza invitava i VV∴ di tutte le LL∴ a votare alcune varianti allo Statuto della Massoneria italiana. Varianti sicuramente meno sostanziali di quelle richieste dal G∴ M∴ Armando Corona all’epoca del processo massonico a Gelli per offrire ampia garanzia sull’ impossibilità di costituire nuovamente LL∴ deviate. Ancora una volta i nemici della Massoneria hanno dato mostra di non volere intendere il valore di queste modifiche ed integrazioni allo Statuto del G∴ O∴ I∴, ripetendo le accuse di sempre come se niente fosse accaduto; di qui la necessità di proporre e far approvare altre varianti per calmare le acque. Il concetto di segretezza veniva così mutuato in quello di riservatezza. Di fatto il segreto sui riti permane comunque impenetrabile ai più. Pochissime sono le persone che ne possono decodificare il reale significato. Come se si togliesse il segreto alla formula della bomba atomica; questa risulterebbe di facile lettura solo per scienziati di un certo livello e di specifica disciplina. Per tutto il resto del mondo la formula resterebbe priva di significato e di nessuna utilità come se fosse rimasta segreta. Ma la stupidità dell’uomo non può che generare risposte adeguate. All’assurda denuncia di essere società segreta, in quanto richiede il segreto sui lavori di loggia, la Massoneria italiana ha risposto cancellando dal suo Statuto l’impegno al segreto. La solidarietà fra massoni è il risultato di una unità puramente spirituale: nel rispetto delle altrui libertà il massone modella la propria, -ove gli affiliati si riuniscono- e i cui elenchi nominativi si ha possibilità di consultare per serie e motivate esigenze; il fatto che siano ben note -anche attraverso pubblicazioni ufficiali- le sue finalità sociali e umanitarie... sono questi elementi a carattere obiettivo che inducono a ritenere la massoneria al di fuori di ogni schema di illeicità (in tal senso si sono espresse, com’è risaputo, anche pronunce in sede giudiziaria) o di immoralità o comunque riprovevole sotto altri profili. 104 che non sottometterà mai ad alcuna imposizione; tanto meno a quella eventualmente palesata dai vertici della famiglia. Al rispetto delle scelte altrui non può corrispondere l’abdicazione al proprio modello di vita e alla propria identità, ma solo l’avvio di un colloquio duraturo tra uomini di tutto il mondo. Quando la Massoneria ha operato in contrasto con i Landmarks, che vietano di ragionare su politica e religione43, ha sempre perso credibilità e potere. Così fu in Francia quando la G∴ L∴ si asservì a Napoleone acconsentendo all’inserimento nel Consiglio del G∴ Or∴, dello Stato Maggiore del Generale al gran completo, e all’elevazione al titolo di G∴ M∴ Aggiunto del fratello Giuseppe Bonaparte, anche se sotto il controllo di Marat. Così fu in Italia quando il G∴ Or∴ cercò di inserirsi nella vita parlamentare e amministrativa del Paese, organizzando la campagna elettorale di candidati massoni che dovevano sostenere la posizione antivaticanista assunta dal G∴ M∴ in carica. Questa scelta politica era fortemente condizionata dal ricordo dei recenti scontri armati per la creazione di uno Stato unitario, contro un Papa che non voleva riconoscere le rivendicazioni popolari e che chiedeva sostegno armato alle nazioni contro cui erano insorti i patrioti. I massoni, punta di diamante di questi moti, si fecero spesso coinvolgere nelle rabbiose manifestazioni avverse al Papa, allo Stato Vaticano e alla sua politica. Racconta A. Mola nella Storia della Massoneria Italiana dalle origini ai giorni nostri che: non erano ancora dimenticati gli eccessi teppistici del 13 luglio 1881, quando, in occasione della traslazione della salma di Pio IX da San Pietro alla chiesa di San Lorenzo fuori le Mura, gli affiliati del neonato Circolo anticlericale di Borgo -presieduto dallo stesso Adriano Lemmi44- e con molti massoni attivi e quotizzanti avevan guidato l’assalto agli sparuti e salmodianti fedeli, che si videro strappare di mano e spegner sul viso le sacre fiaccole del notturno corteggio accompagnante alla contesa pace le spoglie del Pontefice. Le grida al fiume il papa porco. 43 44 in quanto possono commutare il dialogo in litigio Adriano Lemmi verrà nominato Gran Maestro nel 1885. 105 Per non parlare di Garibaldi, uno dei più accaniti nemici del potere temporale che lanciava a ripetizione messaggi di questo tenore: Essendo la Massoneria il più antico propugnamento del diritto e della coscienza, quindi il vero antagonista del Papato, che è l’antitesi del progresso e della civilizzazione, io imploro tutti i miei fratelli di tutte le logge italiane ad interessarsi per i poveri romani, oppressi dall’acerrimo nemico dell’Italia e dell’Umanità45.... Come non abbiamo ancora patria perché non abbiamo Roma, chi in Massoneria potrà contenderci una patria, una Roma morale, una Roma massonica? Io sono del parere che l’unità massonica trarrà a se l’unità politica d’Italia La richiesta della Grande Maestranza ai parlamentari massoni di votare contro la proposta di Legge che voleva imporre come religione di Stato quella cattolica, toccava il tasto dolente del secolare difficile rapporto tra Massoneria e Chiesa cattolica che si riproponeva in un duplice aspetto: quello tradizionale di tipo teorico, ma di valenza universale e quello nuovo di tipo operativo, ma di valenza locale che coinvolgeva i massoni italiani protagonisti dei moti insurrezionali. Da quest’ultimo dissidio traevano origine le manifestazioni più provocatorie quale quella contro il funerale di Pio IX. La Grande Maestranza aveva sempre condannato queste sfide di piazza, ma la dissociazione appariva formale e poco credibile, in quanto era a tutti noto come le dimostrazioni fossero capeggiate da massoni e come la maggioranza dei dimostranti fosse composta da fratelli dichiarati. In questo clima surriscaldato la richiesta non poteva che trasferire i grandi contrasti anche all’interno della famiglia. Alcuni massoni, guidati dal F∴ Fera, non potendo accettare una così preoccupante deroga al principio statutario di non occuparsi di politica 45 Garibaldi scrisse ai componenti la Guardia Nazionale di Napoli: io dissi a voi che il peggiore dei nemici è il Papa, e voi sciaguratamente avete provato quest’anno quanto fossero vere quelle parole. Oggi io devo manifestarvi un’altra verità, conseguenza della prima. I preti, complici del papa-re, sono vostri nemici, e voi dovete lavare di questa sozzura le vostre contrade. Non sangue; voi sareste riprovati. Ma ogni volta che s’incontra sul vostro passaggio la figura grottesca, ipocrita, dissimulata, d’un figlio del Sanfedismo e dell’Inquisizione, voi dovete scacciarla come cosa schifosa appestata! Voi dovete far sparire dalla luce del sole che offuscano, quei capelloni multiformi, simboli per l’Italia delle miserie, delle vergogne di 18 secoli 106 o di religione, si staccavano dal G∴ O∴ I∴ determinando la grave secessione del 1908. Fu subito costituita una nuova Obbedienza massonica con il titolo di Serenissima G∴ L∴ Nazionale Italiana di Rito Scozzese Antico ed Accettato di Piazza del Gesù, in riferimento all’ubicazione della sede. 3. P1 E P2 Nel 1887, a sostegno dell’impegno politico che la libera muratoria fronteggiava in Parlamento, venne creata, dal Gran Maestro Giuseppe Mazzoni, la prima loggia di Propaganda massonica46, alla diretta obbedienza del Gran Maestro stesso. Non era il numero degli iscritti a marcare l’importanza della Loggia Propaganda, ma la riservatezza con cui venivano svolti i lavori in palese contrasto con lo sbandieramento dei nominativi di chi ne faceva parte47. La vita politica italiana era allora segnata dall’ascesa al governo della sinistra storica e dalle sue prime lacerazioni, dovute ai contrasti tra i riformisti che accettavano di procedere alla democratizzazione del Paese in accordo con la monarchia, e chi invece voleva ribaltare all’istante la situazione per instaurare la Repubblica. La Loggia Propaganda Uno P1 s’inseriva, in questa diatriba, come elemento catalizzatore per ricordare come al di là delle aspirazioni personali esistesse l’interesse primario del Paese e il desiderio di progresso che aveva spinto cittadini di ogni estrazione sociale ad unirsi sulle barricate. Questa Loggia entrò in crisi quando scoppiò lo scandalo della Banca Romana che vide coinvolto, non si sa se a torto o a ragione, il banchiere Adriano Lemmi, allora G∴ M∴. Risorse nel ’55, come Loggia Propaganda Due, meglio nota come P2, e per anni rimase una Loggia di massoni altolocati impegnati nel sociale. Nel ’71 la svolta. 46 47 Già Pitagora aveva diviso la sua confraternita in due diversi cenacoli. L’uno riservato agli studi esoterici l’altro alle funzioni onorifiche e sociali; con il compito di attirare l’interesse dell’esterno. Erano presenti i massoni più famosi per meriti politici, artistici, scientifici e filantropici, come Bovio, Carducci o Zanardelli, che la Gran Maestranza additava al Paese come Cornelia i suoi gioielli. 107 Diviene segretario, e poi M∴ V∴ di questa L∴, Licio Gelli che imprime un ritmo frenetico alla selezione degli iniziandi, titolari tutti di alte cariche pubbliche o di posizioni cospicue nel campo degli affari o della comunicazione48. I fratelli venivano nominati sulla spada49, offrendo valida giustificazione a chi voleva attribuire a questa Loggia la caratteristica di società segreta. Nel ’75, dopo la vittoria del PCI, Gelli elaborava un programma di governo che, sotto la sigla, schema R veniva, da lui stesso, formalmente presentato al Presidente della Repubblica Giovanni Leone. Con lo schema R si proponeva: - la fine della prima Repubblica e il suo decorso da parlamentare a presidenziale; - l’insediamento di un comitato di undici tecnici con il compito di proporre le riforme costituzionali come, ad esempio: l’abrogazione dell’immunità parlamentare, la ripartizione dei compiti tra le due Camere, una ove sviluppare le scelte politiche e l’altra quelle tecniche; - la riduzione del numero dei parlamentari; - la costituzione di un esercito di volontari; - il ripristino della pena di morte per i reati di sequestro di persona, di rapina con omicidio e di pirateria aerea. Secondo Gelli il programma era mirato a scongiurare la possibile iattura di una guerra civile, o di un Governo dittatoriale di ispirazione comunista o fascista. Gelli non era il solo a temere queste eventualità. Negli anni novanta si venne a sapere come lo Stato Italiano finanziasse, già dal ’56, l’associazione segreta Gladio per fronteggiare una possibile guerra civile50. Il Capo di Stato Maggiore, Generale Mancinelli, riteneva infatti che, in caso di conflitto, le armate di Stalin avrebbero raggiunto la pianura padana in tre giorni. Solo la presenza di una formazione paramilitare avrebbe potuto, a suo dire, ritardarne l’avanzata, sviluppando azioni di sabotaggio e di guerriglia. 48 49 50 Scrive A.Mola che le referenze di chi era legato all’amministrazione dello Stato venivano controllate dal Generale di Brigata Carlo Alberto Dalla Chiesa. Direttamente dal M∴ V∴ della Loggia senza l’autorizzazione del G∴ M∴ e la prescritta sottomissione al giudizio dei FF∴ di L∴. Con Gladio venivano addestrati all’uso delle armi e alle azioni di guerriglia, ex partigiani e cittadini di provata fede anticomunista. 108 Paolo Emilio Taviani, allora Ministro della Difesa, avallò il finanziamento segreto di Gladio. La partecipazione di questo Ministro sfata la diceria che classifica Gladio come milizia armata da opporre ad una sinistra in ascesa. Non è infatti possibile considerare Taviani elemento di destra. Infatti proprio la destra DC lo aveva emarginato dal partito per aver sconfessato la teoria degli opposti estremismi dichiarando, in forma ufficiale, che tutte le azioni terroristiche dell’epoca erano state organizzate dalla sola destra. Nell’ottobre dell’80 Gelli rilasciava al Corriere della Sera una intervista per illustrare lo schema R, che veniva poi pubblicato, nella sua interezza, su Repubblica, a conferma di quanto poco occulto fosse l’operato della P2. Del resto i lavori di Loggia si svolgevano nei saloni romani dell’hotel Excelsior, in orari di pubblico dominio. Gli iniziati alla P2, anche se costituiti sulla spada, ricevevano le tessera di adesione al G∴ Or∴ debitamente firmate dal G∴ M∴. Gelli custodiva infatti un discreto numero di tessere siglate in bianco. I nuovi FF∴ non potevano quindi sospettare di essere stati iniziati in modo occulto. Nel corpo della famiglia massonica iniziarono però a diffondersi dissensi nei confronti di della L∴ P2 per i suoi legami con le istituzioni pubbliche, così come denunciati dalla stampa. Le proteste non impedirono però alla P2 di infittire i propri ranghi con nuove affiliazioni. Questo anomalo stato di cose non piaceva a nessuno. Ai massoni perché appariva loro che la P2 non rispettasse i Landmarks e ai partiti perché non potevano accettare che sullo scenario politico si affacciassero protagonisti non omologati. Si inizierà così a denunciare complotti e a gridare al ladro, come se fosse necessario iscriversi alla Massoneria per rubare o per costituire occulti centri di potere. Il 17 marzo dell’81, nel corso di una perquisizione eseguita negli uffici di Gelli a Castel Fibocchi, veniva recuperato un elenco di 953 iscritti alla L∴ P2: un gotha della finanza, del giornalismo, degli apparati militari e della politica. Fra i nominativi eccellenti spiccavano quelli di tre ministri in carica e del segretario di un partito al governo51. Il 7 maggio il Presidente del Consiglio Forlani incaricava un Collegio di esperti di appurare se la P2 poteva essere considerata anticostituzionale, in quanto associazione segreta. 51 Foschi, Manca, Sarti e Longo. 109 Il Collegio definiva la P2 associazione segreta, con una risoluzione di maggioranza. L’analisi fatta dai tre esperti, anche se i media li consideravano “tre saggi”, fu infatti caratterizzata da aperti contrasti e da interpretazioni discordanti al punto da non consentire la stesura di un giudizio concordato52 e approvato all’unanimità. Il 20 maggio Forlani trasmetteva ai presidenti delle Camere l’elenco pervenutogli dai giudici milanesi e ne autorizzava la diffusione. Sei giorni dopo, travolto dallo scandalo, darà le dimissioni53. Veniva quindi nominata una Commissione Parlamentare, presieduta dall’On. Tina Anselmi, con il compito di reperire documenti sufficienti a porre fuori legge la P2 e la Massoneria e a confermare la consequenzialità tra Logge ordinarie e forme coperte. Dopo tre anni e quindici volumi di documenti la Commissione parlamentare concludeva i suoi lavori con quattro relazioni. Quella di maggioranza statuiva che la P2 era una organizzazione criminale che aveva cercato di controllare la vita politica del Paese dall’interno delle istituzioni. Nelle tre relazioni di minoranza veniva invece posta in risalto la dimensione affaristica, più che politica, del gruppo gelliano. Affermava il radicale Massimo Teodori: “Contestare il reato di cospirazione politica è stata una sciocchezza. A parte che questo reato è tipico dei regimi totalitari che senso ha ritenere che Gelli volesse rovesciare le istituzioni. Ci stava così bene, ci sguazzava a meraviglia, perché avrebbe dovuto modificarlo... fu una relazione tesa a salvare i politici e fu approvata da DC, PSI e PCI”. Nel frattempo il Tribunale massonico aveva chiuso i suoi lavori condannando Gelli per aver disatteso i principi Massonici ed espellendolo dalla Famiglia. 52 53 I tre saggi, Aldo Sandulli, Vezio Crisafulli e Lionello Sandri, non si trovarono concordi nel giudicare la P.2 una associazione segreta. Crisafulli si pronunciò anche contro la procedibilità nei confronti dei dipendenti pubblici iscritti alla L∴. Le conclusioni del Collegio furono comunque confutate e con fondati argomenti, da giuristi quali Pietro Nuvolone e Massimo Saverio Giannini. La campagna di stampa fu molto violenta, soprattutto contro la Massoneria; Eugenio Scalfari titolava il suo articolo su la Repubblica del 22 maggio Giù il cappuccio cari fratelli e lo apriva con questa frase: I casi personali dei 953 F∴ della P2 sono certo di grande importanza: anzitutto per loro e poi, data la natura di quei nomi, per tutto il paese che vede una rilevante porzione della propria classe dirigente associata ad una setta di malfattori. 110 Nell’84 il Grande Oriente d’Italia, sotto la guida del G∴ M∴ Armando Corona, promulgava la nuova Costituzione dell'Ordine. Tra le innovazioni più importanti l'eliminazione della facoltà di iniziare sulla spada, decisione che, da sola, avrebbe dovuto fugare ogni dubbio sulla possibilità di creare nuove logge deviate. Inoltre per impedire il formarsi di centri di potere, veniva decretata la non rieleggibilità alla carica di M∴ V∴ per chi avesse ricoperto questa carica per tre anni consecutivi. Gelli era rimasto M∴ V∴ dal’71 all’82 anno in cui veniva condannato dal Tribunale massonico. L’aver trasferito sulla stampa quotidiana, senza alcun commento critico, il convincimento della Commissione parlamentare che l’affiliazione alla Massoneria comprovasse l’indole criminosa dell’associato, favorì lo sviluppo di una campagna antimassonica aggressiva e viscerale persino da parte di settori laici o sedicenti progressisti. Il Consiglio Superiore della Magistratura, ad esempio, rifiutava al magistrato Vella la Presidenza di una sezione della Corte di Cassazione, perché iscritto ad una L∴ massonica ancorché ordinaria. A Torino un folto numero di docenti si schierava contro la rielezione a Rettore del microbiologo e accademico dei Lincei Giorgio Cavallo perché incluso nella lista degli iscritti alla P.2. L’Amministrazione comunale di Viareggio deliberava la sospensione di tutti i dipendenti iscritti alla Massoneria. Il deputato del PDS Mauro Vannoni licenziava la sua segretaria perché il suo nome risultava inserito negli elenchi degli iscritti a una L∴ Massonica. I giudici palermitani di magistratura democratica invitavano i colleghi a dichiarare di non appartenere alla Massoneria per individuare quelli che invece lo erano. Don Giacomo Ribaudo, il parroco che si diceva amico dei Magistrati Falcone e Borsellino, pubblicava “il decalogo di identificazione del massone”. Secondo la sua analisi il massone dà priorità assoluta al denaro; disprezza i poveri e la povertà e si circonda di amici ricchi e potenti; è moralmente relativista; vero o falso, bene e male non hanno fondamento per lui ma si colorano secondo le esigenze del momento; impedisce tutte le iniziative di servizio e di promozione sociale che non siano legate a grossi interessi o a tornaconto personale; è arrogante ma non collerico in quanto trova nel sorriso di facciata e nella 111 calunnia sistematica, lo strumento della vendetta; non compie mai omicidi, ma distrugge colpendo con la diffamazione o riducendo alla fame con interventi indiretti sulla carriera. Ci sembra per lo meno anomalo che giudici, che fanno parte di una associazione che antepone alla qualifica professionale un aggettivo sicuramente superfluo541 possano pretendere che altri colleghi, per conservare il diritto di esercitare la professione di giudice, si dissocino dalla Massoneria che per tradizione ultra secolare non crea distinzioni, ma le condanna e insegna a giudicare senza preconcetti di alcun tipo. Ancora più anomalo appare il rappresentante dei lavoratori che sente l’impellente necessità di sollevare dall’impiego una cittadina in quanto rea di aver presenziato a riunioni di una associazione iniziatica. Campagna favorita dalla poca conoscenza che gli italiani hanno della storia patria. Infatti, per atavica sudditanza allo Stato pontificio, nessuno ha mai detto al cittadino che i padri della patria sono tutti massoni, o che ai massoni si sono affidati con fraterna fiducia. In America invece le testimonianze dell’apporto dei massoni alla formazione dell’Unione sono visibili ovunque55. Come si potrebbe sostenere altrimenti che i massoni sono, per tradizione consolidata, esseri spregevoli ed immorali qualora fosse a tutti noto che massoni erano gli eroi della nostra infanzia. Massoni sono stati Garibaldi, Maroncelli e William Cody, i fratelli Bandiera, Davy Crockett e Lindbergh. Tra i Massoni sono pure annoverate personalità politiche come Churchill, Gandhy, Kennedy ed Allende o Bovio, De Pretis, Crispi ed Amendola. Massoni sono stati artisti come Ingmar Bergmann, Bunuel, Whalt Disney, Oliver Hardy, Clark Gable, David W.Griffith, Gino Cervi e Totò; compositori e musicisti come Mozart, Liszt, Berliotz, Sibelius, Shubert o Paganini e Alfano, il mitico 54 55 Può uno stato dotarsi di una magistratura non democratica? In America le testimonianze degli apporti della Massoneria alla creazione della Nazione sono evidenti. A Washington la statua della libertà non guarda ad occidente ma ad oriente e il grande parco che si estende tra il Campidoglio e il Lincoln Memorial è orientato, proprio come una L∴, da est a ovest e a est è conformato come un triangolo incompiuto: il triangolo del compasso; il monumento a George Washington, un obelisco egizio al centro di una rotonda appare poi come il punto nel cerchio massone. Sul dorso delle banconote da un dollaro sono disegnate la piramide tronca e l’occhio onniveggente e nello Stemma degli Stati Uniti l’aquila ha trentadue penne, numero che riveste grande importanza nel rito massonico scozzese. 112 Amstrong e Nino Rota; scienziati come De Bakey, Fermi, Fleming o Meucci; e infine letterati come Ghoete, Stendhal, Twain, Kipling, Wilde, Voltaire o Alfieri, Goldoni, De Amicis, De Sanctis, Pascoli, Collodi e Quasimodo; non ultimo Hesse, il padre di Siddartha che ha calamitato i sentimenti dei giovani di tutto il mondo. Così la P.2 e Gelli divennero l’utile capro espiatorio di ogni ribalderia. Anche se nell’antico Libro delle Costituzioni, da cui originano quelle specifiche di tutte le Obbedienze massoniche del mondo, si legge: “Un Muratore è obbligato, in ottemperanza al suo stato, a obbedire alla legge morale,... deve essere un pacifico suddito, sottoposto al potere civile del luogo ove risiede o lavora e non deve mai lasciarsi trascinare in complotti o in cospirazioni contro la pace e la prosperità della nazione, né mostrarsi ribelle verso i magistrati inferiori, poiché la guerra e gli spargimenti di sangue e la confusione sono sempre stati funesti alla Massoneria”. Non si è dato credito al rispetto dei principi istitutivi della Famiglia e si è accusata la Massoneria di essersi alleata alla mafia e alla criminalità organizzata. Ma cosa hanno poi partorito le denunce alla magistratura avverso Gelli, in quanto massone, e la P2? Il P.M. Elisabetta Cesqui, nella sua lunga requisitoria, aveva ribadito con forza queste sue certezze: La P2 è stata una associazione delittuosa volta a commettere molteplici atti di spionaggio, di violazione di segreti rilevanti per la sicurezza nazionale. Una associazione tesa a modificare la Costituzione dello Stato con mezzi non consentiti e diretta a turbare l’esercizio e le prerogative del Parlamento, per chiedere la condanna di Licio Gelli a 13 anni e sei mesi di reclusione. Ma nell’aprile del’94 la Corte d’Assise di Roma emetterà una sentenza assolutoria che così recita: È vero che il piano di rinascita democratica prevedeva alcune modifiche della Costituzione, ma niente prova che si volesse pervenire ad esse con metodo diverso da quello previsto dall’articolo 138 della Costituzione. Naturalmente il P.M. ha ricorso contro la sentenza assolutoria, ma il Sostituto Procuratore Generale, che ha sostenuto la requisitoria nel processo d’appello, anziché pretendere una condanna ha chiesto l’assoluzione degli imputati perché: non ci sono le prove certe che la Loggia 113 P2 di Licio Gelli abbia cospirato contro le Istituzioni dello Stato; le considera anzi così irrilevanti da richiedere l’assoluzione perché il fatto non sussiste. Ineluttabile arriverà poi la sentenza dei Giudici della Corte di Assise di Appello che il 26 marzo ’96, ribadisce come la loggia massonica P2 non fece cospirazioni politiche contro i poteri dello Stato56. Anche i giudici del Tribunale di Palermo, nel’95, assolsero Gelli dalla accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, facendo così cadere il teorema costruito dall’ex Procuratore di Palmi Agostino Cordova, che presumeva una stretta connessione tra il mondo politico-affaristico massone e quello criminale dei trafficanti di armi e di droga. Se quando si parla di mafia ci si sente in dovere di richiamarsi al passato di una associazione di “uomini d’onore”, quando si scrive di Massoneria ci si riferisce invece solo all’oggi e si danno indicazioni scorrette mescolando l’attività di alcune obbedienze spurie e abbracciate da pochissimi affiliati a quella delle LL∴ della più grande Famiglia di Palazzo Giustiniani. Della mafia ci si preoccupa di rammentare che è sorta per sostituirsi ad uno Stato latitante, e che questo ruolo di supplenza è stato da sempre svolto secondo principi d’onore e negli interessi dei latifondisti ma anche della povera gente; che solo con l’avvento della droga, questa organizzazione malavitosa, ha dato la stura alle atrocità che oggi la contraddistinguono, come se il pizzo e la protezione fossero invenzioni del dopo guerra. Eppure anche gli oppositori si sforzano di trovare giustificazioni per non infangare la memoria di questa tradizione isolana. Il racconto delle benemerenze viene quindi arricchito di quelle acquisite durante la guerra di liberazione quando gli alleati si sono ufficialmente avvalsi dei vertici della organizzazione mafiosa per preconoscere l’accoglienza degli isolani e l’orografia della costa in occasione del loro sbarco in Sicilia. Per la Massoneria no! Si misconosce il glorioso passato che la vede ai vertici dei movimenti che hanno trasformato radicalmente la società rendendola finalmente rispettosa dei diritti civili e si offende persino la storia patria. Eppure mai è accaduto che istituzioni di tradizione se56 Nel novembre del ’96 la Suprema Corte di Cassazione dichiarerà inammissibile il ricorso dell’Avocatura dello Stato contro questa sentenza assolutoria di Appello che diviene quindi definitiva e inappellabile. 114 colare abbiano mutato i principi istitutivi su cui basano le loro attività. Possono essere affinati, adattati ma mai innovati totalmente, e i principi su cui si basa la mafia sono denaro e violenza, omertà e terrore. Sembra ormai assodato, anche dagli storici, che non risponde a verità la distinzione tra una vecchia mafia dell’onore e del prestigio e quella nuova che si preoccupa solo del profitto. La mafia, per conseguire il massimo utile, ha da sempre usato le armi della violenza e del terrore dispiegandole capillarmente per ogni dove. Rispetto alle altre organizzazioni criminali la mafia si distingue proprio per questa sua capacità di controllare il territorio e di risolvere tutti i problemi dei picciotti, compreso quello del posto di lavoro, dando luogo alla leggenda della mafia che difende, protegge e conclude. Il risolvere i piccoli problemi personali ha rappresentato e rappresenta tutt’ora, la formula più sicura per un automatico reclutamento della manovalanza spicciola, che informa e copre quella che minaccia e spara. La mafia non origina dalla povertà, come si usa raccontare, ma si nutre e si sviluppa nella ricchezza e prospera quindi laddove lo Stato fa massicci investimenti senza però tenere in alcuna considerazione il loro esito economico perché attengono alla sfera dei servizi pubblici che, per tradizione, non vengono messi in funzione. La mafia prospera dove gli investimenti pubblici creano posti di lavoro a breve termine, molto fumo e pochi reali risultati di servizio; il sistema fiscale consente di riciclare il denaro sporco e il lento e macchinoso iter burocratico crea conflitti di competenza e impedisce indagini transnazionali, mentre la mafia, in tempo reale, sposta capitali e trasforma le strutture operative. Galileo, dando vita al metodo sperimentale, si affidava al ragionamento anziché al mondo rivelato e non poteva che essere giudicato eretico. 115 TAVOLA TRACCIATA NELLA PRECEDENTE TORNATA L’IDENTIFICAZIONE omissis Il M∴ V∴ prendendo spunto dal dibattito in corso sulla possibilità di richiedere al bussante anche il certificato penale a garanzia dei buoni costumi e soprattutto della nostra immagine verso l’esterno, riprende il discorso sull’ identificazione del bussante. Ricorda quindi come il vaglio effettuato dal F∴ presentatore e dai tre FF∴ incaricati di redigere la Tavola informatrice, riguardi il passato ed il presente, mentre il futuro permane necessariamente con tutte le sue incognite. Per garantire il futuro, l’identificazione dovrebbe essere permanente e proseguire con i lavori dell’officina per consentire ai FF∴ di conoscersi sempre meglio, cos’i da poter vibrare all’unisono come tanti diapason accordati sulla stessa tonalità. Intervengono vari FF∴: - chi per sottolineare la responsabilità che si assume il F∴ presentatore che dovrebbe conoscere intimamente il bussante e l’importanza delle verifiche effettuate con le tavole informative; - chi, pur concordando sulla possibilità che chi cade fortuitamente in errore possa uscire rafforzato da questa esperienza,, per affermare che ritiene comunque fondamentale il momento dell’ identificazione se non altro per elevare il livello qualitativo della Famiglia Massonica. È più facile infatti raggiungere le punte più elevate se si parte da livelli medio alti, o addirittura alti. La forza della ricerca risiede infatti nella qualità dei ricercatori e non nel loro numero; 116 - chi per sottolineare che, dato per scontato che massoni si nasce e che in L∴ ci si può solo affinare, rimane grande la responsabilità del F∴ presentatore che non deve commettere errori di valutazione e ancor più grande quella dei FF∴ tegolatori. Occorre non aver paura di dire di no, e per non creare traumi ed anche inutili dispiaceri, il controllo deve essere fatto all’insaputa del prescelto. Solo dopo che l’ identificazione avrà dato esito positivo si potrà chiedergli se intende far parte della nostra Istituzione. Comunque i controlli devono essere minuziosi e senza limite di tempo; devono essere portati avanti sino a quando si è in grado di dare un giudizio certo; - chi per far rilevare, a chi sostiene che la verifica dovrebbe essere fatta anche dal M∴ V∴, come il V∴ non sia che un F∴ M∴ che ricopre temporaneamente questa carica e come, pertanto, il suo giudizio non debba essere necessariamente più puntuale di quello dei FF∴ tegolatori. Importante è che la verifica esprima una valutazione globale che investa tutti gli aspetti della personalità del bussante esplicitati in tutti i comportamenti avuti nella vita profana. Inoltre non si deve mai dimenticare che il buono ed il cattivo sono presenti in qualsiasi famiglia, di conseguenza il controllo deve essere puntuale anche per i figli dei Massoni, considerando come possibile e non come diritto acquisito la possibilità di accesso a 18 anni; - e chi infine per affermare che la categoria prevalente dei bussanti dovrebbe essere quella di coloro che vengono scelti. Nel nostro lavoro di ricerca della verità e di conquista della saggezza dobbiamo necessariamente progredire e per farlo diviene fondamentale che chi si aggiunge a noi sia migliore di noi almeno in una delle qualità che rendono un uomo diverso dall’altro. Il bianco si rafforza con del bianco più bianco che la luce massonica renderà abbagliante. È necessario infine che il nuovo F∴ sia elemento tendenzialmente trainante e non da trainare. A conferma di quanto difficile possa essere una corretta identificazione viene ricordata una annotazione di Flaiano che diceva come la verità non sia sempre il contrario dell’errore o l’errore il contrario della verità, ma come spesso il contrario della verità sia un’altra verità e dell’errore un altro errore. omissis 117 L’OSPITALIERE omissis Il M∴ V∴ apre il lavori parlando della figura del F∴ ospitaliere che dovrebbe essere in carica in ogni L∴ mentre nella nostra non è più presente da molti anni. Il F∴ ospitaliere dovrebbe occuparsi della salute fisica e morale dei FF∴ e prevenirne le crisi; dovrebbe inoltre provvedere all’allontanamento di quel F∴ la cui presenza può incrinare l’equilibrio delle forze presenti in L∴. Il suo operato deve essere svolto nel più assoluto riserbo. Forse la presenza in L∴ di un F∴ ospitaliere avrebbe potuto prevenire, e quindi impedire, alcuni recenti assonnamenti. Viene quindi data la parola ai FF∴ che sottolineano come la figura del F∴ ospitaliere abbia origine, come quelle di tutti i dignitari di L∴, dalle cariche conferite nelle confraternite dei maestri muratori, costruttori di cattedrali e come la provenienza operativa abbia trovato in Massoneria riferimenti esoterici, cabalistici ed astrali. Il lavoro dei maestri muratori era pericoloso e faticoso; occorreva quindi che ci fosse chi si prendesse cura dei feriti e sapesse prevenire le malattie che la fatica avrebbe irrimediabilmente aggravato. Per quanto riguarda gli assonnamenti viene ricordato come tutti i FF∴ assolvano al compito del F∴ ospitaliere. Ma per fare ciò, spesso occorre che il F∴ in crisi riesca ad aprirsi trovando la forza di chiedere aiuto rivelando i propri dubbi e reclamando la dovuta solidarietà.Non sempre si ha la capacità di capire che un F∴ ha bisogno di aiuto. omissis ORIGINI DELLE MANSIONI MASSONICHE omissis Già dal periodo longobardo 700-800 d.C. i Maestri Comacini erano uomini liberi al contrario della plebe che era ancora allo stadio della servitù. Tutte le grandi opere romaniche e gotiche di quel periodo venivano erette senza progetti scritti ma su progetti gelosamente custoditi e tramandati tra i maestri. 118 Era quindi fondamentale avere una struttura organizzativa capace di tenere assieme le migliaia di persone che per decine e decine di anni si dovevano riunire ogni mattina sotto la loggia. In questa organizzazione convivevano varie mansioni specializzate che assomigliano molto alle nostre attuali, come quella del scopritore esterno che doveva allontanare i non addetti ai lavori. Ma esaminiamole una per una: il copritore interno allontanava gli eventuali intrusi; i maestri custodivano i segreti delle singole lavorazioni; il diacono portava gli ordini ai vari capi squadra (i sorveglianti); l’ospitaliere provvedeva alla cura e alla salute dei vari lavoratori; il segretario trascriveva solo la contabilità giornaliera e mai i segreti dei lavori compiuti; l’elemosiniere reperiva i fondi per proseguire i lavori. Tutte queste mansioni nate nella muratoria operativa sono state trasferite e mantenute nell’ attuale muratoria speculativa. Nel corso del dibattito viene rilevato: - come il movimento delle mani dei FF∴ durante il rituale provenga dal primo periodo quando, alla fine dei lavori, gli scalpellini evidenziavano che le loro mani erano integre, senza ferite dovute alla lavorazione della pietra; - come i M∴ fossero fedelmente ubbiditi perché i loro comandi erano essenziali e precisi, ma come il loro compito fosse facilitato dal fatto che i lavoranti erano preparati a ricevere quei comandi; - come gli attuali quadri di L∴, essendo prestampati, non rispettino (come per i progetti delle cattedrali) la tradizione dei quadri disegnati sulla sabbia per potere essere cancellati alla fine dei lavori. omissis 119 CASTEL DEL MONTE omissis A conferma di come la filosofia che informa l’arte del progettare e del costruire possa avere più interpretazioni, viene riassunta una relazione di Aldo Tavolaro su Castel del Monte fatto costruire ad Adria da Federico di Svevia. Secondo la relazione, Castel del Monte non è solo un castello di caccia o di difesa, ma un libro di pietra che racchiude le tappe raggiunte dall’astronomia, dalla geometria e dalla matematica all’epoca di Federico. Il castello ha forma ottagonale e conta Otto sale a pianterreno e otto al piano superiore; tutte trapezoidali. Sugli otto angoli si innescano otto torri pure ottagonali come ottagonale risulta la forma del cortile. La distribuzione spaziale di tutti questi elementi architettonici obbedisce a precise indicazioni dettate dal sole nel suo volgere nel corso dell’anno. Se noi piantassimo un palo alto m. 20,50 (come misurava appunto la parete del cortile prima che un parapetto, costruito poche decine d’anni fa, lo alterasse) alla estremità della parete sud del cortile vedremmo che a mezzodì dell’equinozio di autunno il palo proietta sul terreno un ombra lunga quanto il cortile è largo; un mese dopo, giusto nel dì in cui il Sole entra nel segno dello Scorpione e sempre a mezzogiorno, l’ombra determina invece la larghezza delle sale del castello e il mese successivo va a lambire la circonferenza teorica nella quale è iscritto il castello, torri comprese. Quando poi il Sole entra nel segno del Capricorno l’ombra segna la posizione di una recinzione ottagonale, esterna al castello, oggi scomparsa ma di cui gli studiosi ci riferiscono segni e misure. La perfetta geometria di Castel del Monte ha colpito quasi tutti gli studiosi, eppure esiste un neo: l’ottagono del cortile, a differenza di tutti gli altri, non è regolare. Ritenendo che maestranze tanto provette non potessero aver commesso un errore così grossolano si è pensato ad un elemento cosmico. Congiungendo i lati ovest ed est del cortile con due diagonali che disegnino una X si è scoperto come gli angoli opposti non siano di 45° ma di 47° 6’ gradi. L’asse terrestre oggi è inclinato di 23° 27’, ma all’epoca della costruzione del castello lo era di 23° 33’, quindi l’asse del mondo che descrive un cono il cui vertice ha un angolo doppio di quello della sua 120 inclinazione, quindi all’epoca di 47° 6’, ossia con il valore uguale a quello delle due diagonali. I costruttori di Castel del Monte hanno quindi imprigionato nel cortile l’angolo del cono precessionale in coincidenza del quale hanno posto una vasca marmorea a simboleggiare la terra. Un angolo di 47° collocato al centro del cortile di Castel del Monte, mentre tutt’intorno l’architettura del maniero si articola scandita secondo l’andare del sole attraverso i segni zodiacali, non obbedisce forse alla concezione geocentrica di Tolomeo secondo la quale la Terra è al centro e il Sole le gira intorno? La relazione esamina poi il tema della sezione aurea e di altri principi compositivi (se moltiplichiamo il lato minore delle sale trapezoidali per 1,618 otteniamo la misura del lato maggiore e se dividiamo questa misura per la radice di 1,618 otteniamo quella della larghezza della sala stessa), ma è sufficiente fermarsi a queste prime osservazioni per portare avanti il nostro assunto. A chi si chiede come mai in un epoca segnata dall’angolo retto, sia stata adottata come maglia progettuale quella dell’ottagono, si può solo ricordare come Federico fosse interessato alla cultura araba che presenta notevoli architetture a pianta ottagonale, non ultima la Moschea di Gerusalemme. Scelta la trama ottagonale per l’impostazione del progetto: saloni, cortili, torri non potevano che essere a pianta ottagonale ed i rapporti planivolumetrici (altezza e larghezza dei vari corpi) restare patrimonio della sensibilità compositiva del progettista. Sensibilità che lo porta inconsciamente al rispetto dei rapporti aurei, rapporti che il creativo ha già dentro di sé. Gli storici ed i critici d’arte confermeranno poi, con i loro studi, questi rapporti sovrapponendo trame auree ed architetture, quadri o affreschi assegnando una impostazione meccanicistica ad una freschezza compositiva regolata da un controllo istintivo e quindi quasi automatico dei rapporti che il progettista affina nella sua ricerca del bello. Vediamo così come ad una verità impostata sull’esaltazione della tecnologia e sulla volontà di imprigionarne le regole nella pietra, si anteponga la verità del creativo che, fatta una scelta progettuale, la persegue sino in fondo dando spirito alla materia con il gioco dei volumi, dei chiaro-scuri, dei pieni e dei vuoti. Con ciò non si vuole negare che ci sia del vero in quanto asserito da Tavolaro, ma dimostrare che nel nostro viaggio verso la ricerca della verità non ci si deve fermare quan- 121 do si crede di averla trovata, ma andare avanti continuando a sgrossare pazientemente la nostra pietra in un lavoro che avrà fine solo con la scomparsa dell’uomo da questo pianeta. Se poi vogliamo soffermarci sullo studio di Tavolaro, dobbiamo ricordare come l’uomo abbia sempre cercato di scoprire e comprendere l’universo che lo circonda e di trasferire queste scoperte nelle opere del suo ingegno, nel desiderio di conoscere e controllare le leggi che regolano l’universo stesso. È comunque fondamentale, per precisare l’aspetto tradizionale della Massoneria, prendere come riferimento Castel del Monte a conferma della profonda conoscenza cosmica che è stata patrimonio inalienabile del Maestri Liberi Muratori sin dall’antico Egitto e che ancora oggi è parte fondamentale della nostra conoscenza iniziatica. È giusto chiedersi se il riferimento progettuale e costruttivo sia casuale o meramente funzionale, piuttosto che realizzazione di un portato sapienziale secolare. Nel caso specifico, possiamo confermare che questo criterio, assieme alla precisa riproduzione dei parametri cosmici, null’altro scopo avevano che di creare una cassa di risonanza che servisse ai Templari per una effettiva pratica operatività iniziatica nel corso di ciascun anno; per risvegliare in loro il sacro ed aiutarli a realizzare la conoscenza intuitiva caratteristica peculiare dell’adeptato. Un riferimento a queste conoscenze ed a questa metodologia progettuale e costruttiva la si può ritrovare, ad esempio, nel De Architettura di Vitruvio, libro 50, là dove indica con parole e disegni le regole fondamentali per la edificazione di città, di templi, o costruzioni finalizzate al risveglio del sacro nell’uomo. Ma anche a pochi passi da noi, nel Duomo di Milano troviamo, nella chiesa recentemente restaurata nel corso degli scavi della metropolitana, un chiaro riferimento al numero otto. Infatti una stele riporta l’iscrizione della consacrazione, per opera di Sant Ambrogio, del preesistente battistero di S. Tecla (Neoplatonico prima che Cristiano), che fa chiaro riferimento al “Sacro otto” sotto l’egida del quale pone l’edificazione del medesimo. Se poi si entra in Duomo, sulla sinistra, a metà circa della Basilica, ci sono otto statue riproducenti otto personaggi che, ciascuno insieme ed in proprio, indica le singole potenzialità che si sviluppano in ogni porzione zodiacale di quello che gli antichi greci chiamavano Octotro- 122 poes. Tutto ciò è conferma di una continuità sapienziale che in un filone ininterrotto proviene dall’ antico Egitto fino ai giorni nostri. Filone culturale che i liberi muratori nel loro cammino a ritroso devono riscoprire e fare proprio per integrare la loro operatività iniziatica. Del resto anche il Tempio Massonico è un impianto nel rispetto di regole fisse che simboleggiano e perpetuano la filosofia della ricerca massonica. Questi punti fissi sono stati ripresi da quelli appunto che regolano l’universo, anche se rapportati tra loro in modo anomalo per evidenziare alcune delle regole fondamentali che informano i nostri lavori, prima fra tutte la ricerca della luce. Il Tempio è la rappresentazione microcosmica del cosmo. L’asse che lo suddivide longitudinalmente corrisponde al parallelo. La linea estovest è l’orizzonte osservabile da chi si ponga con le spalle al nord. Occorre ricordare che la disposizione dei punti cardinali è diversa rispetto a quella consueta delle carte geografiche che pongono il nord in alto e l’est a destra, ecc. perché intende rappresentare la realtà della quale partecipa l’uomo che si ponga con le spalle al nord per osservare tutti i giorni il moto apparente del sole o degli altri corpi celesti. Ad est (oriente) risiede il M∴ V∴ (la luce) e ad ovest (occidente) il 1° Sorv∴. L’altro asse, quello Sud-Nord, o mezzogiorno settentrione, corrisponde al meridiano e vede a Sud il 2° Sorv:. al centro della colonna degli apprendisti. L’intersezione del meridiano con il parallelo rappresenta il centro del Tempio ed è il punto della nostra collocazione interiore equilibrata ed equilibrante, il punto geografico appunto noto solo ai figli della vedova. L’apprendista è posto nella colonna di settentrione e compie in silenzio il proprio lavoro di conquista interiore per meritarsi il passaggio all’altra colonna dove, nella piena luce del sole allo Zenit si riflette, con il lavoro, a specchio, negli altri FF∴ di cui riconosce la essenziale uguaglianza. Di qui si adopererà per raggiungere l’equilibro del M∴ che in ogni occasione sa trovare il posto che gli compete, sia nell’una che nell’altra colonna, come nel mondo di relazione. Il parallelo (Sud-Nord) suddivide il Tempio in una metà sempre in luce ed in una sempre nelle tenebre il cui significato analogico può intravedersi nell’ambito della legge binaria e cioè nel principio della dualità. I riferimenti possono poi essere ampliati: 123 - l’Est individua l’equinozio di primavera (21 marzo), il segno zodiacale dell’Ariete, il Fuoco e la posizione del M∴ V∴; - il Nord il solstizio d’estate (22 giugno), il segno zodiacale del Cancro, l’Acqua e la posizione dell’apprendista; - l’ovest l’equinozio d’autunno (23 settembre), il segno zodiacale della Bilancia, l’Aria e la posizione del primo Sorvegliante; - il Sud il solstizio d’inverno (22 dicembre), il segno zodiacale del Capricorno, la Terra e la posizione del 2° Sorv∴. I quattro elementi: Fuoco, Acqua, Aria e Terra, con le loro attribuzioni energetiche simboliche costituiscono il quaternario, cioè la realtà manifestata e quindi l’Universo e l’uomo che ne contiene tutte le potenzialità. Il Fuoco designa l’energia creatrice, l’Acqua quella di gestazione, l’Aria l’energia equilibrata e combinatoria delle altre due che sono equipotenziali e di segno opposto; la Terra l’energia di cristallizzazione e di fusione delle tre precedenti, nella quale i nostri sensi possono constatare l’evoluzione. Nel loro complesso rappresentano il ciclo delle manifestazioni naturali e quello biologico della vita dell’uomo ed è per questo che l’iniziando viene sottoposto alle prove dei quattro elementi. Il Tempio è quindi il contenitore di altri contenitori, il “labirinto” all’interno del quale è sempre ritrovabile l’universo, l’uomo, la sua storia, la sua essenza. È il luogo fisico delle nostre riunioni e la presenza ed il lavoro corale dei FF∴ lo riqualifica in L∴ e diventa poi officina cioè laboratorio, fucina d’idee e di uomini che proiettati nel presente, nel rispetto della tradizione, lavorano per il futuro del singolo e dell’umanità. Il M∴ V∴ ringrazia il F∴ Paredi per avere espresso un’ altra delle molteplici verità scaturite dagli studi sulla realizzazione di Castel del Monte. omissis IN NOME E PER CONTO DEL M∴ V∴ omissis Il M∴ V∴ si rivolge poi direttamente ai FE∴ MM∴ con parole che possono essere ascoltate anche dai FF∴ compagni ed apprendisti. 124 In Massoneria il M∴ non insegna, ma continua ad apprendere dibattendo con i FF∴ gli argomenti che meglio conosce, ma la cui conoscenza deve comunque affinare perché il lungo viaggio verso la saggezza è senza fine. Partendo da questo presupposto il M∴ V∴ espone la proposta espressa dal F∴ Lainati e già discussa con il F∴ O∴. Si ritiene che tutti i FF∴ MM∴ che non abbiano ancora assunto la carica di V∴ possano, a turno, condurre i lavori di L∴ con la possibilità quindi di intervenire più di due volte nel dibattito e di condurlo secondo le direttrici da lui prescelte. Naturalmente al M∴ V∴ spetta condurre l’apertura e la chiusura dei lavori ed il compito di interromperli se non si svolgessero secondo le regole massoniche. Su questa proposta il M∴ V∴ chiede il parere di tutti i FE:. MM∴ e CC∴ che ritengono ottima l’iniziativa che, una volta superato l’impatto emotivo, consentirà di apprendere meglio e di meglio conoscersi l’un l’altro. Naturalmente si potrà solo invitare il F∴ M∴ a svolgere il compito di conduttore lasciandolo libero di accettare o meno. Si ritiene che sia l’occasione per mutare il punto cardinale in cui ci si pone durante i lavori imparando a guardare il sole da un’altra angolazione. Occasione quindi da non perdere. La proposta viene ritenuta stimolante per chi dovrà condurre i lavori e interessante per verificare la capacità di tolleranza di tutti i FF∴. La proposta viene anche considerata alla stregua di un modo nuovo per creare un ponte tra il richiamo del M∴ V∴, aiutatemi ad aprire i lavori ed il successivo aiutatemi a chiuderli. Nella parte finale dei lavori c’è chi si compiace più per gli interventi dei FF∴ CC∴ risultati più aperti e sereni; forse perché a loro, almeno per ora, non potrà capitare di dover condurre una tornata. Si conclude affermando che può essere titubante un profano, mai un massone; perché in L∴ può dire in libertà quello che pensa senza paura delle possibili conseguenze. Da Massoni abbiamo libertà di parola e non possiamo mai fare buona o cattiva figura, potremo solo dare una martellata più o meno forte per sgrezzare la pietra. L’iniziativa va dunque presa con grande serietà. D’altronde non solo il M∴ V∴ apre e chiude i lavori, ma tiene sempre in mano il maglietto e può intervenire per interrompere o per esprimere, e ben più di due volte, il proprio pensiero. 125 Il M∴ V∴ chiede quindi, al F∴ O∴, l’avvallo della proposta. Nel rispetto dei compiti che gli sono attribuiti il F∴ O∴ non può che esprimere delle riserve perché il primo dovere del M∴ V∴ è proprio quello di curare i lavori; individua però la strada percorribile. Come è gia stato detto il M∴ V∴ apre e chiude i lavori; non si tratta quindi che di rendere informali i lavori stessi quando il M∴ V∴ lascia il suo scranno. Perché ciò accada è sufficiente staccare le luci e riaccenderle quando il M∴ V∴ riprenderà il maglietto. A chiusura il M∴ V∴ chiede al F∴ Lainati, che ha formulato la proposta, di esprimere il suo pensiero. “Come tutti voi sapete non ho mai voluto essere nominato M∴ V∴.Dato però che la proposta è nata da me e che tutti chiedono tempo per prepararsi almeno spiritualmente, vorrà dire che sarò il primo a sperimentare questo nuovo modo di gestire i lavori di L∴ e questo già dalla prossima tornata. omissis