Le elezioni studentesche in Bicocca: alcune cause della scarsa
partecipazione
di Moris Triventi1
Introduzione
A metà dicembre si sono tenute le elezioni dei rappresentanti degli studenti nel nostro ateneo, a cui
sono chiamati a partecipare tutti gli iscritti all’Università degli studi di Milano – Bicocca. Molto
spesso, in questi due anni di esperienza come rappresentante degli studenti della Facoltà di
Sociologia, ho constatato una scarsa informazione sull’argomento: non di rado ho incontrato
persone che, pur frequentando spesso l’ambiente universitario, non erano a conoscenza della
possibilità, o meglio del diritto, che ciascuno studente ha di votare i propri rappresentanti nei
principali organi rappresentativi dell’ateneo e delle facoltà. Ho riscontrato altrettanta
disinformazione e confusione sui diversi organi presenti in università e sul loro ruolo.
Inoltre, il tema generalmente noto come “crisi della rappresentanza”, riferito al fenomeno dei bassi
tassi di partecipazione agli appuntamenti elettorali, è al centro di numerosi dibattiti pubblicopolitici, a diversi livelli. Non è raro imbattersi in articoli di giornale, commenti o dibattiti di senso
comune in cui si sostiene, variamente con tono allarmato o critico, che i giovani universitari si
disinteressano alla politica nelle università e ciò sarebbe testimoniato dall’ampio assenteismo alle
elezioni dei rappresentanti degli organi studenteschi negli atenei italiani. Il tema si ripropone spesso
nei mesi precedenti alle elezioni della rappresentanza studentesca e, forse, è opportuno cercare di
chiarire l’argomento andando a valutare l’entità dell’assenteismo e ricercandone alcune possibili
spiegazioni.
Questo articolo, perciò, si propone l’obiettivo di descrivere i tratti principali del sistema di
rappresentanza in università, focalizzando l’attenzione su tre aspetti: nella prima parte, sono indicati
i principali organi rappresentativi in cui gli studenti hanno la possibilità di eleggere i propri
rappresentanti; nella seconda parte, sono presentati alcuni risultati dei precedenti appuntamenti
elettorali2 e, nell’ultima parte sono avanzate alcune possibili motivazioni dei bassi livelli di
partecipazione osservati.
Gli organi rappresentativi
A livello nazionale gli studenti hanno la possibilità di votare i propri rappresentanti all’interno del
CNSU, il Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari. Il consiglio è stato istituito nel 2000 ed è
composto da trenta rappresentanti degli studenti, che siedono all’interno del CUN (il Consiglio
Universitario Nazionale), un organo che ha il compito di prendere decisioni fondamentali sulle
riforme e di delineare le direttrici di sviluppo e cambiamento dell’istituzione universitaria, nel suo
complesso. Il CNSU, nello specifico, ha il compito di esprimere pareri su atti rilevanti del governo e
1
Studente di 2° anno della laurea specialistica in Sociologia, Università di Milano – Bicocca. Queste note riprendono e
sviluppano elementi della relazione presentata all’esame del corso di Filosofia politica tenuto nel 2003-04 dalla Prof.
Marina Calloni. Il corso mi ha permesso di approfondire il tema della rappresentanza politica, che mi coinvolge da una
duplice prospettiva: quella di studente specializzando in sociologia e quella di (ex) rappresentante degli studenti. Questo
lavoro, perciò, è frutto di un interesse ed esperienza personale e dell’approfondimento di un tema importante all’interno
del mio percorso formativo.
2
Per l’analisi dei dati sulle votazioni si sono utilizzati i Risultati delle elezioni 2004 del II DISTRETTO in seno al
CNSU (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari) e i Risultati delle elezioni 2003 degli ORGANI
ACCADEMICI dell’Università degli Studi di Milano Bicocca.
1
di porre al ministro quesiti sulla didattica e la condizione studentesca nell’ambito del sistema
universitario.
A livello dei singoli atenei gli studenti possono eleggere ogni due anni i propri rappresentanti tra i
candidati di diverse “liste”, i quali, se eletti, andranno a ricoprire una carica all’interno di un
determinato organo accademico. Più precisamente, le elezioni designano i rappresentanti degli
studenti entro il Senato accademico, il Consiglio di amministrazione, il Consiglio degli studenti, il
Comitato per lo sport universitario e i Consigli di Facoltà. Altri organi, non presenti in tutte le
facoltà, sono i Consigli di coordinamento didattico dei corsi di laurea e di laurea specialistica e i
Consigli di coordinamento didattico interfacoltà.
Il Senato accademico è composto dal Rettore, dai presidi di facoltà, da quattro direttori di
dipartimento eletti, da tre rappresentanti del personale tecnico e da tre rappresentanti degli studenti.
Questo organo ha il compito di definire la politica generale e le strategie di gestione e di sviluppo
dell’Università: definisce i criteri per la distribuzione delle risorse finanziarie, del personale
tecnico-amministrativo e degli spazi alle strutture didattiche, scientifiche e amministrative.
Promuove e coordina le attività didattiche e scientifiche, delibera la ripartizione dei fondi tra le
facoltà, l’attivazione/disattivazione di dipartimenti, facoltà e corsi di laurea; delibera l’istituzione di
borse di studio e la suddivisione della quota dei contributi a carico degli studenti.
Il Consiglio di amministrazione è composto dal Rettore, da sei rappresentanti dei docenti (tre di
prima fascia, altrettanti di seconda fascia), tre rappresentanti dei ricercatori, tre del personale
tecnico, un rappresentante del Ministero dell’istruzione, dal Direttore amministrativo, da – al
massimo – quattro rappresentanti di soggetti pubblici e privati e da tre rappresentanti degli studenti.
Questo organo esercita le funzioni di indirizzo in materia amministrativa, finanziaria ed economicopatrimoniale: delibera il bilancio e approva il rendiconto dell’università, decide le assegnazioni
delle risorse economiche ai centri di responsabilità, definisce gli obiettivi e i programmi della
struttura amministrativa, delibera l’ammontare delle tasse, dei contributi universitari e degli esoneri.
Questi due organi accademici rappresentano, perciò, i centri nevralgici di decisione dell’università:
è qui, insomma, che sono compiute le scelte rilevanti a livello d’ateneo.
Vi è, inoltre, il Consiglio degli Studenti, una struttura di recente formazione preposta
all’organizzazione autonoma degli studenti dell’università e alla diffusione delle informazioni tra
gli iscritti. Il Consiglio è composto da diciannove rappresentanti (di cui almeno uno per Facoltà)
appartenenti alle diverse “liste” presenti all’elezione; ha il compito di esprimere pareri sul
Regolamento didattico d’ateneo, sulla determinazione dei contributi e delle tasse a carico degli
studenti, sugli interventi d’attuazione del diritto allo studio e può sollecitare inchieste conoscitive
inerenti all’attività didattica e i servizi agli studenti. Il Consiglio funziona come un piccolo
“parlamento”, in cui si discutono diverse questioni e, di sovente, si ricorre al voto per la
determinazione di una linea d’azione comune.
Infine, nel Comitato per lo sport universitario, gli studenti eleggono due rappresentanti, i quali
avranno il compito di partecipare al coordinamento e alla promozione delle attività sportive, alla
gestione degli impianti e delle risorse assegnate allo sport.
Gli studenti, nel momento delle elezioni universitarie, sono chiamati ad eleggere anche i
rappresentanti della propria facoltà, i quali svolgeranno la loro funzione di rappresentanza in
Consiglio di Facoltà, nella Commissione didattica paritetica e, nel caso in cui siano istituiti, nei
Consigli di coordinamento didattico dei corsi di laurea.
2
Il Consiglio di Facoltà è composto dai professori (di ruolo e fuori ruolo), dai ricercatori confermati
e da una rappresentanza degli studenti iscritti ai corsi di laurea o di laurea specialistica della Facoltà
stessa. In questo caso, bisogna prestare particolare attenzione al numero di rappresentanti: come
stabilito dallo statuto di ateneo, i rappresentanti degli studenti sono eletti per due anni solari in
numero pari al quindici per cento dei componenti del Consiglio. Nel caso in cui partecipi alla
votazione meno del dieci per cento degli aventi diritto, il numero dei rappresentanti è ridotto
proporzionalmente. Esso non può in ogni modo essere inferiore a cinque. Il consiglio ha compiti di
programmazione, promozione e coordinamento delle attività didattiche in funzione dei piani di
sviluppo complessivi dell’Università e delle esigenze formative, culturali e scientifiche dei corsi di
studio e dei servizi didattici. Il consiglio avanza proposte agli Organi di governo e delibera in
merito alla istituzione e alla attivazione di nuovi corsi di laurea e di attività culturali e formative.
Può proporre al Senato accademico modifiche del Regolamento didattico d’ateneo; approva
annualmente la programmazione della didattica e definisce gli insegnamenti da attivare; delibera,
inoltre, la destinazione e l’utilizzazione delle risorse finanziarie assegnate alla Facoltà.
I risultati elettorali degli anni precedenti
Analizzando i livelli di partecipazione alle elezioni dei rappresentanti del CNSU (Consiglio
Nazionale degli Studenti Universitari), emergono due dati rilevanti: in tutte le università
considerate, la partecipazione alle elezioni a livello nazionale non supera il 15% e, tra i quattro
atenei considerati, il “fanalino di coda” è costituito proprio dalla Bicocca.
Figura 1 - Percentuale di votanti alle elezioni del CNSU in quattro atenei lombardi. 2004
16
14,4
14
12
10,9
10
9,2
7,4
8
6
4
2
0
Politecnico
Statale
Insubria
Bicocca
In sostanza, alle elezioni della rappresentanza studentesca a livello nazionale ha partecipato in
media, nei quattro atenei lombardi considerati, poco più di uno studente universitario su dieci. Da
questo primo dato la partecipazione degli studenti alle elezioni in università sembra, dunque, molto
3
bassa. Approfondiamo l’analisi, osservando l’affluenza alle urne in occasione di altri appuntamenti
elettorali: le elezioni dei rappresentanti degli organi accademici e dei rappresentanti di facoltà.
Tabella 1 – Risultati elezioni rappresentanti negli organi accademici in Bicocca
Votanti
Aventi diritto
Anni
2000
2.144
18.289
2001
2.714
22.433
2003
3.220
26.582
% votanti
11,7
12,1
12,1
La tabella riporta la percentuale di votanti presso l’Università di Milano-Bicocca negli anni 2000,
2001 e 2003 alle elezioni dei rappresentanti per gli organi accademici superiori (Senato accademico,
Consiglio di amministrazione e Comitato per lo Sport). Le percentuali relative ai tre anni
considerati sono molto simili e ciò indica una sostanziale stabilità nel tempo del livello di affluenza
alle urne. La partecipazione studentesca appare piuttosto contenuta, anche se i livelli medi sono
superiori rispetto a quelli delle elezioni del CNSU (12,1% contro 7,4%). La partecipazione alle
elezioni, dunque, è leggermente superiore quando i candidati sono iscritti in Bicocca rispetto agli
appuntamenti elettorali di rilievo nazionale (cfr. tab.1 con grafico1).
Osserviamo ora le variazioni nel tempo della partecipazione alle elezioni dei rappresentanti di
facoltà (Sociologia, Scienze della formazione, Medicina, Scienze fisiche e matematiche).
Figura 2 - Andamento della partecipazione elettorale in quattro facoltà dell'Università Bicocca
70
60
50
40
S o c io lo g ia
S c ie n z e d e lla f o r m a z i o n e
M e d ic in a
S c i e n z e fi s i c h e e m a t e m a ti c h e
%
30
20
10
0
2000
2001
2003
Anni
La presenza alle elezioni dei rappresentanti di facoltà, in media, è superiore rispetto a quella relativa
alle elezioni del CNSU. Ciò significa, che vi è maggiore probabilità che gli studenti decidano di
recarsi a votare per i rappresentanti della propria facoltà che per quelli dell’università nel complesso
o per i candidati a livello nazionale.
E’ interessante notare, però, che tra le facoltà ci sono differenze piuttosto consistenti nei livelli di
partecipazione: si nota immediatamente la distanza che separa le facoltà umanistiche da quelle
scientifiche. Qualcuno si sarebbe potuto aspettare che, proprio grazie alla natura delle materie
studiate, fossero le prime ad esibire gli studenti maggiormente partecipi alle elezioni, invece, si
verifica il fenomeno opposto: in media, si riscontrano livelli di presenza alle urne maggiori nelle
Facoltà di Medicina e di Scienze fisiche e matematiche.
4
Il grafico mostra un altro dato interessante: nel corso degli ultimi tre anni, i livelli di partecipazione
– già non particolarmente elevati – tendono a diminuire in tutte le facoltà, con la minima eccezione
di Sociologia, nella quale, dopo un consistente calo sembra verificarsi una lieve ripresa. Questo
declino, che in alcune facoltà è un vero e proprio crollo, fa sì che le differenze di partecipazione tra
le Facoltà si riducano nel corso del tempo: se nel 2000 vi era, in media, una differenza di circa 30
punti percentuali tra le facoltà umanistiche e quelle scientifiche, questa percentuale si riduce a circa
10 punti percentuali nel 2003.
Alcune precisazioni
I dati presentati dipingono un quadro tutt’altro che confortante: i livelli di assenteismo alle elezioni
dei rappresentanti degli studenti appaiono decisamente elevati e, in molti casi, tendono ad ampliarsi
nel tempo. Possiamo affermare che tra gli studenti della Bicocca regna il completo
disinteressamento per le questioni “politiche” ed organizzative universitarie? Non possiamo
giungere a questa conclusione, prima di aver tenuto in considerazione alcuni aspetti.
Nelle prossime pagine cerchiamo di rendere conto dei bassi livelli di presenza alle elezioni degli
studenti osservati. Daremo diversi tipi di spiegazione: i primi due sono di carattere metodologico (la
costruzione dell’indicatore di partecipazione elettorale) e “tecnico-organizzativo” (i giorni in cui si
tengono le votazioni e le informazioni in possesso degli studenti), mentre gli altri due fanno
riferimento a orientamenti e atteggiamenti generali dei giovani universitari (interesse e impegno
politico) e al rapporto da essi instaurato con l’ambiente universitario.
Problemi metodologici
Innanzitutto, è necessario considerare le modalità di calcolo del livello di partecipazione elettorale.
Questo si ottiene rapportando il numero studenti che si sono recati alle urne con il totale degli aventi
diritto, vale a dire tutti gli iscritti all’università in cui si tengono le elezioni. E’ proprio il
denominatore a costituire l’oggetto del nostro dubbio: entro questa categoria molto numerosa sono
inseriti diversi tipi di studenti, che – date le loro caratteristiche – non possono essere considerati un
gruppo omogeneo. Sono inclusi all’interno della “base degli elettori” studenti che formalmente
hanno questo status in quanto iscritti, ma che solamente di rado – per diversi motivi – frequentano
l’università. Ad esempio, gli studenti lavoratori, “i fuori-corso” e, almeno in parte, i “fuori sede”.
Emerge, perciò, un problema evidente nelle modalità con cui si rileva la partecipazione elettorale.
Questa criticità si ripresenta anche nel calcolo di altri indicatori relativi al sistema universitario
(tasso di abbandoni, tasso di scolarizzazione, rapporto iscritti/docenti). Come evidenzia de
Francesco, il significato di iscritto all’università in Italia è molto diverso sia da quello di iscritto agli
altri ordini si scuola (ad esempio alle scuole secondarie superiori), che da quello di iscritto
all’istruzione terziaria in altri paesi (ad esempio, negli Stati Uniti3). Lo studente universitario
italiano è considerato tale indipendentemente dal tempo che trascorre in università: vengono
considerati iscritti a tutti gli effetti coloro che pagano le tasse ogni anno, pur non sostenendo alcun
esame e non frequentando mai l’università (i cosiddetti “studenti fantasma”).
In altre parole, «l’utilizzo del dato grezzo relativo agli iscritti come elemento da cui ricavare vari
indicatori porta con sé distorsioni»4. Quando si parla di frequenza elettorale della popolazione
universitaria si dovrebbe sempre tener conto, in primo luogo, della reale composizione di
quest’ultima, della sua frequenza alle lezioni accademiche, del grado in cui questa popolazione può
3
de Francesco, 2005, “Dati sull’istruzione superiore in Italia”, in Colombo, Educazione e mutamento. Valori, pratiche e
attori in un’epoca di trasformazioni, Roma, Bonanno.
4
Ibidem.
5
dirsi veramente protagonista della vita degli atenei in tutti i suoi aspetti5. Le persone che
formalmente sono considerate studenti ma che non sono mai in università, infatti, sono
sostanzialmente inavvicinabili dalla propaganda elettorale e dal processo politico più generale che
accompagna gli studenti nei mesi precedenti le elezioni6. Calcolando la percentuale di partecipanti
al voto come il numero dei votanti sul numero dei frequentanti7 si otterrebbe un valore più veritiero
del livello di partecipazione elettorale.
Organizzazione ed informazione
Un secondo tipo di spiegazione che, almeno in parte, può rendere conto dei bassi livelli di
partecipazione elettorale fa riferimento ad aspetti organizzativi. Nel nostro ateneo le votazioni si
tengono di solito nel mese di dicembre. Chi frequenta l’università sa che in questo periodo il
numero di studenti giornalmente presenti in Bicocca si riduce in modo rilevante. Molti studenti
fuori-sede ritornano a casa per le festività di Natale, le persone che di solito frequentano non vanno
in università se le lezioni sono sospese per la pausa natalizia oppure se stanno preparando gli esami
dell’appello di fine anno (come nel caso della Facoltà di Sociologia).
Possiamo dire, dunque, che il periodo di dicembre non è un periodo molto “propizio” per fissare le
date delle votazioni. Bisogna notare, comunque, che i giorni delle elezioni, essendo indetti a livello
di ateneo, non possono tenere in considerazione le esigenze di tutte le facoltà contemporaneamente,
in quanto esse hanno modalità di organizzazione interna degli orari, delle lezioni e degli esami
molto diversificate.
Oltretutto, è ragionevole ritenere che uno studente che non abbia particolari impegni in Università
(esami, registrazioni, lezioni o ricevimenti) non si rechi apposta in Bicocca per partecipare alle
votazioni, a meno che non sia spinto da una forte motivazione (ad esempio, perché è un aspirante
rappresentante, amico di qualche candidato o perchè collabora alla propaganda elettorale). In molti
casi, ciò significa, dal punto di vista dello studente “medio”, perdere del tempo (destinabile ad altre
attività) e del denaro (il costo della benzina o dei mezzi pubblici).
E’ plausibile, quindi, che la maggior parte di coloro che si recano a votare siano studenti presenti in
università il giorno delle elezioni. E’piuttosto raro, invece, che qualcuno che non conosce
personalmente i candidati o non è inserito nella rete di relazioni che gravitano attorno alle liste dei
rappresentanti decida di andare in università con lo scopo preciso di recarsi alle urne.
Un altro tipo di spiegazione dell’assenteismo fa riferimento alla scarsa informazione degli studenti
in merito alle questioni universitarie e, nello specifico, al ruolo dei diversi organi rappresentativi e
5
Urbani, 1966, Politica e universitari. Una panoramica sul comportamento politico degli studenti universitari italiani
dal dopoguerra ad oggi, Firenze, Sansoni.
6
Pensiamo che questa tesi sia in grado di rendere conto di gran parte delle differenze nei livelli di partecipazione tra
facoltà scientifiche ed umanistiche: le prime esibiscono maggiori livelli di partecipazione da parte dei propri studenti,
proprio perché in molti casi – a differenza di quelle umanistiche – prevedono l’obbligo di frequenza formalmente, o di
fatto. Gli studenti, allora, essendo più frequentemente e più a lungo presenti all’università possono essere coinvolti
maggiormente (ad esempio, incontrando di persona i candidati, leggendo manifesti e volantini, ecc.) e, dunque, decidere
di andare a votare il giorno delle elezioni. Considerando l’aspetto dei “fuori corso” e degli studenti lavoratori, si può
allora almeno parzialmente rendere conto del declino dei livelli di partecipazione avvenuto soprattutto nelle facoltà
scientifiche. E’ possibile che, con il passare degli anni, sia aumentato il numero di questi studenti, venendo così a
crearsi un’area di giovani “lontani” dall’università maggiore che nei primi anni considerati (a causa di un aumento dei
fuori corso, ad esempio).
7
Bisogna evidenziare che anche all’interno della categoria “studenti frequentanti” vi è una eterogeneità di fondo:
«contrariamente al senso comune, frequentante significa livelli di frequenza ben diversi» [de Francesco in Colombo
2005: 79].C’è una forte varianza nel tempo dedicato all’università da ciascun studente, sia in termini di giorni di
presenza in università, che di ore di frequenza alle lezioni.
6
dei rappresentanti degli studenti. In alcuni casi, questa disinformazione è pressappoco totale: ci
sono alcune persone che non sono nemmeno a conoscenza della possibilità di votare dei
rappresentanti degli studenti in università.
La scarsità d’informazione sugli appuntamenti elettorali e sulle iniziative culturali più in generale
può dipendere sia alla scarsa attenzione prestata dagli studenti che da un basso grado di capacità di
coinvolgimento degli attivisti e dei candidati. Da un lato, bisogna evidenziare che i candidati e le
liste hanno a disposizione mezzi limitati per farsi conoscere: manifesti, volantini e opuscoli sono gli
strumenti più utilizzati. La maggior parte del consenso si costruisce vivendo in università,
conoscendo le persone del proprio corso, ascoltandone i problemi, comunicandole ai docenti e
cercando con loro soluzioni.
E’ evidente che in questo modo l’attività dei rappresentanti può essere comunicata e condivisa con
un numero limitato di studenti, quelli che frequentano e non “scappano” a casa appena finite le
lezioni. I rappresentanti degli studenti o i candidati, a differenza dei politici di professione, non
hanno a disposizione sistemi mediatici attraverso cui possono comunicare con la “massa” degli
studenti. In molti casi, questa scarsa visibilità incide sulla decisione degli studenti di andare a votare
o meno: le persone, il più delle volte, vogliono sapere chi stanno votando, vogliono “aver visto in
faccia” i candidati. D’altro canto, la partecipazione degli studenti alle iniziative delle associazioni
studentesche è quasi sempre scarsa, sia che si tratti di incontri o dibattiti di tipo politico o
informativo, che di eventi di tipo culturale e ricreativo.
Diverse spiegazioni dell’assenteismo elettorale
Abbiamo visto che l’ampiezza dell’assenteismo deve essere indubbiamente ridimensionata a causa
della misura “viziata” utilizzata per rilevare la partecipazione alle urne. Nonostante ciò, il fenomeno
della scarsa partecipazione rimane rilevante ed è interessante indagare quali fattori possono inibire
(o favorire) la partecipazione al voto in università.
E’ nostra convinzione che non si possa parlare, in questo caso, di un “partito del non voto”. Non
esiste, infatti, un’omogeneità sostanziale nelle caratteristiche di coloro che non si recano alle urne
per l’elezione della rappresentanza studentesca. A nostro avviso, l’insieme di soggetti che non
votano è composto da studenti differenti sia per caratteristiche personali che per motivazioni di
astensione.
Ci proponiamo ora di capire perché gli studenti che erano presenti in università nei giorni delle
elezioni ed erano a conoscenza della possibilità di votare non lo abbiano fatto. Possiamo indicare
due tipi di spiegazione: la prima fa riferimento ad orientamenti più generali degli studenti,
relativamente indipendenti dall’ambiente universitario, mentre la seconda considera il rapporto che
essi hanno sviluppato direttamente con l’università.
Innanzitutto, crediamo – in funzione dei dati, delle interviste ad alcuni studenti e della personale
esperienza in università – che coloro che non si sono recati alle urne non siano indignati o
insofferenti nei confronti del sistema di rappresentanza studentesca. Pensiamo, invece, che questo
comportamento sia espressione, consapevole e meno, di una certa apatia e disaffezione di soggetti
che vedono la politica in università come qualcosa di remoto, di poco importante rispetto ad altri
aspetti della vita come quelli relativi al lavoro, alla famiglia, alla salute, alla religione, al sesso, allo
sport, alle relazioni sociali, e via dicendo8.
8
Manneheimer e Sani, 2001, La conquista degli astenuti, Bologna, Il Mulino.
7
Possiamo controllare la plausibilità di questa ipotesi, almeno parzialmente, analizzando alcune
risposte degli studenti della Bicocca ad una ricerca organizzata dall’Osservatorio sulla condizione
studentesca, attivato presso il Dipartimento di sociologia e ricerca sociale. L’indagine è stata
condotta nel 2002 e contiene alcune domande riguardanti gli orientamenti valoriali, gli
atteggiamenti e i comportamenti relativi alla politica degli studenti della Bicocca che ci possono
essere utili.
Valutiamo, in primo luogo, l’importanza accordata dagli studenti alla politica, confrontandola con
quella attribuita alla famiglia, alle amicizie, al lavoro e alla religione. E’ immediatamente evidente
la differenza che separa l’atteggiamento nei confronti della politica da quello nei confronti di altri
valori e ambiti di vita. Solo il 6,6% degli studenti della Bicocca considera la politica molto
importante, mentre rispettivamente il 19,4% e il 43,8% reputa tali la religione e il lavoro. La grande
maggioranza degli studenti, piuttosto, considera molto importanti all’interno della propria vita le
amicizie (75,7%) e la famiglia (80,8%).
Figura 3 - Importanza accordata dagli studenti ad alcuni ambiti di vita
100%
90%
3,4
15,8
1,8
6,6
22,6
80%
48,9
70%
49,6
67,1
60%
50%
40%
80,8
75,7
31,7
30%
43,8
20%
26,3
10%
19,4
6,6
0%
Famiglia
Amici/che
Lavoro
Molto
Abbastanza
Religione
Poltica
Poco o per niente
Sembrano confermati, perciò, i dati emersi dalle ultime indagini dell’istituto IARD sulla condizione
giovanile, in cui si mostra un progressivo distaccamento dei giovani dalla sfera politica, a favore di
una maggiore centralità attribuita alla sfera del “privato” (la famiglia e le amicizie) o alla sfera
personale (lavoro, religione9).
9
Buzzi, Cavalli e de Lillo, 2002, Giovani del nuovo secolo. V Rapporto IARD sulla condizione giovanile in Italia,
Bologna, Il Mulino.
8
Figura 4 - Percentuale di studenti che ritiene molto o abbastanza importanti alcune attività nella propria vita
20,5
Attività politica
Impegno religioso
35
67,3
Attività sportive
Impegno sociale
73,7
0
10
20
30
40
50
60
70
80
%
Possiamo osservare ora l’importanza accordata dagli studenti della Bicocca all’attività politica,
confrontandola con l’impegno religioso, le attività sportive e l’impegno sociale. Se prima abbiamo
valutato l’orientamento nei confronti di valori o ambiti di vita, adesso ci stiamo concentrando
sull’importanza conferita dagli universitari all’impegno, alla partecipazione attiva in diverse sfere di
vita. Ricordiamo che non è detto che tutte le persone che reputano importante l’attività di un certo
tipo, si impegnino concretamente in quell’attività.
Il quadro dipinto da questo grafico procede lungo la linea tracciata da quello precedente. Anche in
questo caso l’attività politica è quella che suscita interesse con minor frequenza (circa il 20%). Una
percentuale superiore di studenti ritiene invece molto o abbastanza importante l’impegno sociale
(73,7%) e le attività sportive (67,3%). Gli studenti che considerano l’impegno religioso come molto
o abbastanza importante, invece, sono il 35%; una percentuale sostanzialmente inferiore rispetto
all’impegno sociale, ma superiore di circa 15 punti percentuali rispetto all’attività politica.
Possiamo anche chiederci se la percentuale di studenti che ritiene molto o abbastanza importante la
politica e l’attività politica differisca o meno a seconda della facoltà frequentata.
Tabella 2 - Percentuale di studenti in ciascuna facoltà che ritiene molto o abbastanza importante la politica e
l'attività politica
Importanza politica
Importanza attività politica
Sociologia
51,2
35,6
Giurisprudenza
41,9
29,9
Psicologia
30,7
17,6
Statistica
20,4
21,8
Economia
30,2
17,8
Scienze naturali
26,9
15,2
Scienze della formazione
24,0
14,3
9
La risposta a questa domanda è sicuramente positiva. Dalla tabella emerge, in primo luogo, che
nella maggioranza delle facoltà (ad eccezione di statistica), prevale la percentuale di persone che
ritiene molto o abbastanza importante la politica rispetto all’attività politica. In secondo luogo, sono
gli studenti di Sociologia e di Giurisprudenza (41,9% e 29,9%) ad attribuire più di frequente
importanza alla politica e all’attività politica (35,6% e 29,9%); mentre sono gli studenti della facoltà
di Scienze della formazione a considerarle importanti con meno frequenza (24% e 14,3%). Altre
facoltà con bassi valori di impegno politico sono Scienze naturali10 (15,2%), Psicologia (17,6%) ed
Economia (17,8%).
Questi orientamenti generali – rivolti verso la sfera del privato, delle amicizie e degli affetti,
piuttosto che verso la sfera pubblica – sembrano testimoniare una disaffezione degli studenti nei
confronti della politica, vista come un valore distante o come un’attività poco appagante. In linea
con gli atteggiamenti espressi da una parte consistente dei giovani, anche gli studenti della Bicocca
mostrano poco interesse nei confronti dell’attivismo politico e poco di frequente considerano la
politica come un aspetto importante della loro vita.
L’apatia nei confronti della politica può dipendere, però, anche da altri fattori. Alcuni la
interpretano come conseguenza del crescente individualismo: gli studenti, avendo interiorizzato
valori di tipo individualistico, sarebbero maggiormente interessati alla realizzazione personale, a
curare i propri interessi e sempre meno orientati alla sfera pubblico-politica. Sullo scarso
coinvolgimento nella vita politica negli atenei possono avere inciso la progressiva “mercificazione”
del sapere, lo sviluppo di una visione di università quale mero servizio e dello studente quale
semplice cliente di un’organizzazione, a detrimento di una concezione di università come luogo di
scambio di conoscenze e di esperienze di crescita culturale collettiva.
Altri sostengono che per spiegare la partecipazione alle elezioni è necessario considerare anche il
rapporto instaurato dagli studenti con l’ambiente universitario e con i compagni di corso. Più in
generale, si può evidenziare che un prerequisito necessario della partecipazione è il senso di
appartenenza di una persona ad una collettività. Partecipare implica intrinsecamente un
riconoscimento di inclusione e di condivisione di qualcosa con una collettività. Gli studenti, in
quest’ottica, tendono a non riconoscersi come appartenenti ad una comunità, quella del corpo
studentesco e, di conseguenza, non sono interessati alle attività in essa presenti, specie di carattere
politico.
Conclusioni
Come anticipato nella premessa, con questo lavoro ci siamo posti l’obiettivo di informare chi non
ne fosse a conoscenza dell’esistenza di un sistema di rappresentanza studentesca universitaria
complesso, in cui gli studenti hanno il diritto di eleggere i propri rappresentanti, in modo che essi
possano farsi portatori degli interessi del corpo studentesco nelle sedi decisionali dell’ateneo e delle
facoltà.
E’ bene ricordare, in conclusione, che questo articolo non si propone di esaurire e di spiegare nel
complesso il fenomeno dell’assenteismo elettorale in università o della scarsa partecipazione
politica, bensì è da considerarsi come un tentativo di far emergere il coinvolgimento degli studenti
nella vita politico-culturale universitaria come questione problematica ed elemento importante
all’interno della mission del sistema universitario. Quest’ultima non deve essere solamente quella di
10
In questo caso, è probabile che una così bassa percentuale di persone che considerano l’attività politica come
importante sia, almeno in parte, dovuta all’inclusione entro l’ampia modalità “Scienze naturali” della facoltà di
informatica, i cui studenti sono caratterizzati da una diffusa indifferenza nei confronti della politica.
10
trasferire conoscenza e sapere, ma anche quella di contribuire alla formazione della persona e del
cittadino informato, responsabile e consapevole del suo ruolo all’interno della collettività.
Dal nostro punto di vista è importante per gli studenti partecipare alle elezioni dei rappresentanti per
diversi motivi. Primo, perchè significa esercitare un diritto democratico. Secondo, in quanto
l’affluenza alle urne è un indicatore della “base rappresentativa” che ha affidato un mandato ai
rappresentanti e ciò, direttamente o indirettamente, può avere influenze sulle loro capacità di
rappresentanza negli organi elettivi. Indirettamente, in quanto il rappresentante può essere
considerato poco legittimato a rappresentare la volontà degli studenti nel caso in cui la percentuale
di votanti fosse troppo esigua e, direttamente, in quanto – come abbiamo visto in precedenza – nei
consigli di facoltà la percentuale di votanti incide in maniera diretta sul numero dei rappresentanti
degli studenti.
11
Scarica

Le elezioni studentesche in Bicocca: alcune cause della scarsa