Giustizia e Libertà
Anno 4 - n° 102
W W W . G I U S T I Z I A - e- LIBERTA.CO M
Distribuzione telematica
Periodico Politico Indipendente
3 marzo 2005
Copia gratuita
Sp. “repubblichini” = “partigiani”
Repubblichini = Partigiani
di Luigi Barbato
(a pagina 2, 16)
Revisionismo e modelli
di Alessandro Blasetti
(a pagina 2)
Mission Impossibile:
riabilitazione di Salò
di Ferdinando
(a pagina 3)
La legge dell’orrore
di Nicola Tranfaglia (www.unita.it)
(a pagina 3, 4, 5)
Contro la legittimazione
dei repubblichini
da Aprile-on-line
(a pagina 5)
Fini, che ne è stato di
Fiuggi ?
da www.unita.it
(a pagina 6, 7)
Ora vogliono riabilitare
Perfino Salò
di Giorgio Bocca (Venerdì, 225.02.2005)
(a pagina 7)
Una Legge contro la Storia
di Daria Bonfietti (www.unita.it)
(a pagina 8, 9)
FOIBE:
il ricordo che non puo essere strumentalizzato
Giornata del ricordo: non
chiedeteci di condividere
di Enrico Vigna (www.lernesto.it)
(a pagina 10, 11)
Foibe: non chiedeteci di
condividere
di Celeste Costantino (www.lernesto.it)
(a pagina 11, 12)
Istria 1943: quanti morirono?
di Giacomo Scotti (www.ilmanifesto.it)
(a pagina 12, 13, 14, 15)
Appello del Comune di Roma ai valori della Resistenza
Firme contro la R.S.I.
da Unità-Roma (21.02.05, pag.1)
«Unendosi allo sdegno da più parti manifestato nella nostra
città e in Italia circa
la presentazione di un
disegno di legge di Alleanza Nazionale in
discussione nei prossimi giorni al Senato
della Repubblica avente per oggetto il
«Riconoscimento della
qualifica di militari,
belligeranti a quanti
(Indro Montanelli, 26 marzo 2001)
prestarono
servizio
militare dal 1943 al
1945 nell'esercito della Repubblica sociale italiana (Rsi)»,
i consiglieri capitolini dei Ds Saverio Galeota e Luisa
Laurelli raccoglieranno le firme di altri colle ghi consiglieri e presenteranno in analogia a quanto avverrà in
altri comuni d'Italia una mozione».
Il documento, si legge in una nota, impegna il sindaco «ad
intervenire presso il governo nazionale, il parla mento e
gli eletti in questa assemblea nella città di Roma per impedire che il disegno di legge sopra esposto abbia un iter
positivo; a sensibilizzare e mobilitare le forze politiche,
sociali e associative della città perché manifestino contro
tale disegno di Legge e si facciano promotrici, di un appello in tal senso al
Presidente della Repubblica che è e rimane il deposi tano
della
salvaguardia
dei valori della Repubblica nata dall'antifascismo: a contribuire con iniziative e manifestazioni
al mantenimento di
una memoria attiva
della Liberazione,, al
fine che non possa
essere misconosciuto
il suo valore fondante prer la libertà e la
democrazia in Italia;
a pubblicare sulla
home page del sito
web del Comune il
testo della Mozione».
«… veramente la scoperta che c'è
un'Italia berlusconiana mi colpisce molto: è la peggiore delle Italie
che io ho mai visto, e dire che di
Italie brutte nella mia lunga vita
ne ho viste moltissime.
Però la volgarità, la bassezza di
questa Italia qui non l'avevo vista
né sentita mai. Il berlusconismo è
veramente la feccia che risale il
pozzo ...».
2
Giustizia e Libertà
“REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI”
“Repubblichini”
=
“Partigiani”
Luigi Barbato
Pietra angolare dell’attuale Repubblica Italiana (checché ne dica la Casa della Libertà e tutti i
gruppi o groppuscoli che la compongono) è la Carta Costituzionale firmata il 27 dicembre 1947,
da Enrico De Nicola, controfirmata
dal
Presidente
dell’Assemblea Costituente Umberto Terracini, dal Presidente
del Consiglio dei Ministri Alcide
De Gasperi, con il “Visto” del
Guardasigilli Grassi.
Essa fu elaborata dall’Assemblea
Costituente a cui parteciparono i
rappresentanti di tutti i partiti (o
movimenti) politici avevano fatto
parte del Comitato di Liberazione
Nazionale. Quindi di tutti quelli
che avevano combattuto direttamente o indirettamente per cacciare dall’Italia il “barbaro invasore nazista” e per sconfiggere
quella schiera di persone che, legatissima al fascismo per le più
svariate ragioni, anche ideologiche forse in alcuni casi, si erano
rintanati a Salò, (protetti dalle
potenti armate dell’amico Adolf),
nella Repubblica Sociale Italiana.
Revisionismo e modelli
di Alessandro Blasetti
Il revisionismo si
manifesta
spesso
nella società, quando c’è stato o si vuole produrr e un cambiamento .
Sovente
l’analisi
storica di un periodo, dei comportamenti e le motivazioni che lo hanno
caratterizzato, permette valutazioni,
approfondimenti e
spesso anche scoperte che portano a
modificare o in ogni
modo ampliare il
punto di vista su uomini, dottrine, scelte, accadimenti.
Questo procedimento diventa forzato,
quando attraverso la
propaganda si cerca
di riscrivere il passato in barba ad ogni
rispetto della verità
per modificare la
conoscenza ed i modelli di riferimento
collettivi.
Ora in epoca di
“telecrazia” come la
definisce P. Virilio,
“L’incidente del futuro, Cortina ed. ¹)
lo strumento del revisionismo viene
usato dal Governo
attuale come una
clava modificando
programmi e testi
scolastici, producendo serial televisivi,
Quando fu ricondotto in Italia, dibattiti, articoli sulnella parte dell’Italia non ancora la stampa e persino
liberata, “fonda” (su espressa interpellanze in Pardecisione di Hitler) una repubbli- lamento che di là
ca (23 settembre 1493), quella dello specifico argoappunto di Salò, esattamente a mento, a volte dramGargagnano, sul lago di Garda, maticamente serio
con Pavolini come Segretario del
partito; Renato Ricci, Comandan- come per gli eccidi
delle “foibe” , altre
(Continua a pagina16)
meno interes sante
Uno stato dentro lo stato.
Il cui capo, un dittatore -perché
Benito Mussolini lo era- era stato destituito dal suo stesso Gran
Consiglio (notte del 24-25 luglio
1943), imprigionato dal re che
deteneva “legalmente” il potere
di governare, e liberato (12 settembre 1943) da truppe -oramai
definibili “straniere”- al comando del colonnello Otto Skorzeny
che lo portò in Germania.
3 marzo 2005
per la coscienza collettiva
come
il
“dramma” del figlio
disconosciuto da Be
nito Mussolini, per seguono l’obbiettivo
di generare una nebbia densa e ottunden
te, come scenario ideale per operare una sostituzione dei
modelli.
tante dinamiche non
è esente da difficoltà
e debolezze; ma Jeremy Rifkin (Il sogno europeo, ed.
Mondatori ²) ci ricorda che proprio
l’Europa, così contraddittoria, è custode ed interprete del
modello sociale e
politico progressista,
più emancipato ed
attendibile per il futuro del pianeta.
Si può riscrivere la
storia; ma non cancellare l’esperienza
e i valori che una
società ha metabolizzato nella storia.
La globalizzazione
mediatica e virtuale
produce questo risultato rapidamente,
e in Italia la concentrazione del potere
televisivo e giornalistico, quasi unilaterale, è in grado di
condizionare i mo- Note
delli di riferimento 1) «A questo riguardo,
di gran parte della ’elezione nel 2001 di
Silvio Berlusconi alla
popolazione.
guida del governo itaQuesto accade an- liano ha inaugurato un’
transpolitica
di
che in Europa, dove era
nuovo tipo. Dopo il colspostamenti dei mo- po mancato nel 1994,
delli sociali avvicen- “il Cavaliere” è infatti
nel suo colpo
datisi
nell’ultimo riuscito
di stato e l’Italia ha premezzo secolo hanno so ad oscillare in un’aldel terzo tipo:
prodotto
cambia- ternanza
non più tra la destra e
menti rilevanti nella la sinistra classiche,
politica con conse- ma tra la politica e il
mediatico».
guenti processi di Paul Virilio: ’’incidente
revisionismo un po’ del futuro, Cortina editore.
ovunque.
2) «C’è una cosa, però
La recente vicenda
del Parlamento Europeo, sul provvedimento destinato ad
attuare il divieto dei
simboli nazisti, è
chiaro segno del
perdurante confuso
processo di revisionismo in atto in numerosi paesi, ed oltre a creare non poco imbarazzo alla
politica, impone riflessioni importanti
alla società.
Certo questo crogiuolo pieno di così
di cui sono relativamente sicuro. Il nascente Sogno Europeo
rappresenta le più alte
aspirazioni ell’umanità
ad un futuro migliore.
Una nuova generazione di europei porta su
di sé le speranze del
mondo e ciò conferisce
ai popoli d’Europa una
responsabilità
molto
speciale, come quella
che i nostri padri fondatori devono aver avvertito duecento anni
fa, quando ad ogni angolo del pianeta si
guardava all’America
come a un faro di speranza. Mi auguro che la
nostra fiducia non vada delusa.»
Jeremy Rifkin: Il Sogno
europeo,
Mondadori
editore.
3 marzo 2005
“REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI”
Giustizia e Libertà
3
Mission Impossible:
Riabilitazione di Salò
di Ferdinando
Gli ultimi anni, grazie
al governo in carica, ci
hanno, come noto, riservato sorprese a volontà. Condoni salvatutto, La Costituzione a
la càrte, un Guardasiggilli che invoca sentenze non secondo legge
ma secondo gli umori
popolari, una maggioranza parlamentare che
sforna leggi ad personam
per risolvere i
guai giudiziari del
premier e dei suoi amici, e chi più ne ha più
ne metta.
Oltre a condonare tutto
il condonabile il governo porta da tempo avanti una intensa politica di riabilitazioni.
Sottoponendo infatti fat
ti e personaggi dell’ultima guerra alla lettura
critica che ora va per la
maggiore, si è riabilitato più negli ultimi 5
anni che negli altri 50
precedenti.
Cosicchè, dopo aver
visto in TV trasmissioni
agiografiche sulla carismatica figura del Fondatore dell’Impero di
staraciana memoria,
non ci si meraviglia che
si tenti anche la riabilitazione di Salò.
Un tentativo della specie, in un qualunque
paese civile non avrebbe senso e non sarebbe
neanche proposto.
Se in questo paese la
cosa invece non crea
l’indignazione che ci si
aspetterebbe, la causa
fondamentale è l’ignoranza della storia.
Quanti sono i giovani
con adeguata conoscenza di ciò che è stato Salò e dei relativi personaggi ?
Quanti possono dire di
aver ascoltato a scuola
il professore di storia
parlare di quel periodo?
Approfittando quindi di
questa diffusa ignoranza e della progressiva
scomparsa di tutti coloro che hanno vissuto da
vicino quella triste esperienza, la parte più a
destra del governo di
centro destra, ha più
volte manifestato la
necessità di riabilitare
coloro che hanno agito
come facenti parte della
Repubblica di Salò.
Il maldestro tentativo è
quello di assimilare i
fatti bellici della “lunga notte del’43” (come
la chiamò il regista
F.Vancini) a una guerra
civile tra fascisti e non
fascisti.
In
verità
quella
dell’inverno ’43 non è
mai stata una guerra
civile tra belligeranti di
uguale dignità, non
c’erano nordisti contro
confederati, ma una
banda di fanatici, spesso molto giovani, fascisti residuali intenzionati
a salvare il salvabile
intorno al duce ormai in
declino e ai suoi seguaci più fedeli.
Le imprese della famigerata banda Koch,
l’eccidio di Ferrara, la
collaborazione delle bri
gate nere e delle divisioni addestrate in Germania con le SS nelle
stragi di popolazioni inermi dell’Appenino,
ecc. nulla hanno che
fare con una guerra civile, né il tentativo di
riconoscere alle milizie
di Salò la qualità di esercito nazionale può
far dimenticare che
quelle milizie in effetti
sono servite unicamente a rastrellare e fucilare partigiani.
L’arresto, alla fine della
breve avventura chiamata Salò, di gerarchi
del regime in fuga con
le borse e le valigie piene di oro dell’ex stato
fascista e di gioielli rubati alle famiglie ebree
più ricche, chiude adeguatamente la storia di
uno stato operetta inutile e crudele e quella di
individui in divisa impiegati unicamente a
uccidere e perseguitare
altri italiani.
Il che esclude aprioristicamente la possibilità
di valutare una possibile loro riabilitazione.
Per motivi non solo etici ma di verità storica.
Che poi dall’attuale ci
si possa aspettare anche
questo , non desta comunque meraviglia.
La Legge dell’Orrore
di Nicola Tranfaglia (www.unita.it)
L’offensiva degli eredi
del fascismo italiano, a
sessant'anni dalla fine
della seconda guerra
mondiale e nell'immi-
nenza del
truppe allea25 aprile
te, raggiunge
del 2005
un
primo,
che ricorimportante
da la riobbiettivo
correnza
per distrugdella vitgere le basi
toria dei
della Repubpartigiani
blica e della
e
della
Costituzione
no ad oggi da tutti i caliberaziovigente.
nali televisivi e dalla
ne delle
grandi citQuesto è il cosiddetta stampa indi(Continua a pagina4)
tà del Nord prima delle significato, ignorato fi-
4
Giustizia e Libertà
“REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI”
3 marzo 2005
La Legge dell’orrore
pendente, del disegno di mondiale”.
legge numero 2224 presentato dai parlamentari Ma una simile affermadi Alleanza Nazionale.
zione é contraddetta
nella sostanza dal signiUn disegno di legge che ficato che ebbe sul piain due soli articoli rove- no storico la caduta del
scia il senso della resi- governo fascista di
stenza e della contrap- Mussolini il 25 luglio
posizione storica tra i 1943 e il Capo dello
giovani che scelsero di Stato, secondo lo Statulottare contro i tedeschi to albertino, cioè il re
occupanti e i fascisti Vittorio Emanuele III,
della repubblica sociale dopo le dimissioni da te
italiana e quelli che al- da Mussolini, diede al
l'opposto decisero di maresciallo Pietro Baarruolarsi nelle file del- doglio l'incarico di forle truppe di Salò che mare un nuovo governo.
combatterono per venti
mesi contro i partigiani Sul piano formale, coe gli alleati angloameri- me su quello sostanziacani.
le, nasce così il governo
legittimo dell'Italia che
La legge che la maggio- é spinto dall'armistizio e
ranza di centro-destra al dalla presenza delle
potere vuole far appro- truppe tedesche a lavare dalle Camere, uti- sciare la capitale e a stalizzando una sentenza bilirla a Brindisi nel terdel Tribunale Supremo ritorio liberato dagli alMilitare del 25 aprile leati angloamericani.
1954, formato in assenza di epurazione, da Alla luce degli avvenimagistrati
militari che
erano stati
fascisti e lo
erano rimasti fino alla
fine, decreta che ai
soldati
e
ufficiali
che militarono nell'esercito della repubblica sociale
italiana,
deve essere
riconosciuto lo status
di militari
combattenti
equiparati a
“quanti
combatterono
nei
diversi paesi in conflitto durante
la
seconda
In piena R.S.I.
guerra
menti, e indipendentemente dal giudizio negativo che si può dare
della fuga del sovrano e
di Badoglio da Roma
che favorisce oggettivamente l'occupazione
della capitale da parte
delle truppe naziste, esiste e non può esistere
che un solo governo legittimo italiano.
una circolare del Ministero della Guerra del
maggio 1945 che va
nella stessa direzione,
che tutto deve essere
rovesciato e che poiché
il governo della repubblica sociale, governo di
fatto, dura quasi due anni e arma truppe che
hanno proprie insegne e
proprie armi e, nello
stesso tempo, il governo
di Badoglio opera in un
territorio occupato dagli
alleati, va riconosciuta
ai combattenti di Salò la
qualifica di militari belligeranti al pari di tutti i
combattenti della seconda guerra mondiale.
Quello nato a Salò, per
opera dei nazisti e del
decaduto dittatore italiano, é un governo illegittimo che, in maniera
illeggittima, forma un
esercito che combatte,
sotto il comando nazista, contro i partigiani
italiani e le truppe allea- Non si ricorda in quel
te.
disegno di legge che le
truppe di Salò più che
Non si può sostenere, combattere contro gli
come fa il disegno di alleati vennero usate
legge presentato dagli essenzialmente per raperedi del fascismo, sulla presaglie contro i partibase di quella sentenza giani e stragi contro i
del Tribunale Supremo civili durante i venti
Militare del 1954 e di mesi di guerra né che il
governo di
Salò agiva
in regime
di occupazione, al
pari
di
quello legittimo, e
che, a differenza del
governo
Badoglio
era
alle
strette dipendenze
della Wermacht
e
delle SS.
I partigiani a Roma
Si
mette
sullo stesso piano,
in altri termini,
la
scelta
di
chi ha lottato e versato il proprio sangue
per
(Continua a pagina5)
3 marzo 2005
“REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI”
Giustizia e Libertà
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La Legge dell’orrore
(Continua da pagina 4)
costruire in Italia una democrazia parlamentare e
quella di chi non solo
non ha rinnegato gli obbiettivi politici e ideologici della dittatura fascista ma ha ritenuto di poter condividere la visione
hitleriana e razzista dell'Ordine nuovo nazista.
Per ora non si parla di
pensioni e di riconoscimenti economici per i
combattenti della repubblica sociale ma é solo il
primo passo. Approvato
questo disegno di legge,
ce ne sarà un secondo
che dovrà stabilire le elargizioni dello Stato nei
confronti dei reduci di
Salò. Basta aspettare
qualche settimana o
qualche mese e il secondo disegno di legge completerà il rovesciamento
dei valori e della storia
che si vuol compiere.
autorizzati a rivalutare
sul piano storico e istituzionale i propri caduti fino a proporre di equipararli a tutti gli effetti ai partigiani antiÈ bastato che si dices- fascisti.
se,qualche anno fa, che
molti giovani avevano La verità é che questa
scelto di combattere con non é una destra demoSalò in buona fede, vale cratica ed europea, caa dire credendo che il pace di riconoscere i
fascismo, malgrado l'al- gravi errori del passato
leanza con Hitler, fosse ma é una destra che
ancora il governo legitti- non rinuncia all'espemo dell'Italia, il custode rienza fascista persino
della fede e dell'onore nella sua versione pegdegli italiani malgrado giore colpevole della
l'immensa disfatta della deportazione e del
guerra e tutti quelli cadu- massacro degli ebrei,
ti in Grecia e in Russia degli zingari e degli
per la colpevole impre- oppositori politici, sia
parazione militare del come complice dei naregime, perché gli eredi zisti, sia in proprio con
del fascismo si sentissero il proprio sistema di
campi di concentramento, con le stragi
compiute in Jugoslavia
e nei paesi balcanici.
Possibile che tanti che
a destra si definiscono
liberali e democratici,
che i grandi quotidiani
di questo paese non
sentano il bisogno di
sollevare un simile
problema e cercare di
fermare l'approvazione
di una legge così chiaramente immorale e
storicamente illegittima ?
È quello che vedremo
nei prossimi giorni e
settimane.
Nicola Tranfaglia
www.unita.it
Contro la legittimazione dei “repubblichini”
da Aprileonline (26.02.2005)
“.. Una repubblica an- cito della Repubblica mocratici e gli antifascisti debbano mobilitarsi
tifascista, una costitu- sociale italiana (RSI)".
per impedire una grave
zione dalla Resistenza
Contro la legittimazio- Crediamo che tutti i de- offesa alla nostra storia, a
ne dei repubblichini
Giustizia e Libertà
.."
Periodico politico indipendente
Parte dal Consiglio comunale di Firenze, città
www.giustizia-e-liberta.com
medaglia d'oro della Ree-mail: [email protected]
sistenza, l'appello che
Fax: (06) 6227.6293
vede fra i suoi primi firmatari il sindaco, il preIl direttore
sidente della Regione
[email protected]
Toscana e il presidente
della Provincia.
Roma 26.02.2005
«E' con forte sdegno
che abbiamo appreso
che il Senato della Repubblica discuterà nei
prossimi giorni il Disegno di Legge di Alleanza Nazionale n. 2244,
con il quale si dovrebbe
consentire il "Riconoscimento della qualifica
di militari belligeranti
a quanti prestarono
servizio militare dal
1943 al 1945 nell'eser-
Appena venuto a conoscenza della vostra iniziativa, ti comunico che vi aderisco con entusiasmo io
personalmente, ma anche a nome del giornale e
della redazione tutta.
D’altra parte il nome della testata “Giustizia e
Libertà”, che si richiama ai principi del movimento antifascista dei fratelli Rosselli, non è un
fatto casuale, ma rispecchia rigorosamente ed integralmente le convinzioni politiche di tutto il
gruppo redazionale e mie personali.
Luigi Barbato
chi è morto per la nostra
libertà, a quei soldati
che, fedeli al nostro Paese dopo l'8 settembre,
furono massacrati dai
nazisti.
Facciamo un appello ai
consigli dei Comuni italiani perché approvino
una risoluzione, come
ha fatto Firenze, per
chiedere al Parlamento
di respingere il Disegno
di Legge e al Presidente
della Repubblica di esercitare tutti i suoi poteri per non firmare una legge che rappresenterebbe una vergogna
per il nostro Paese.
Chiediamo a tutti i democratici di aderire alla nostra iniziativa.»
Per adesioni
mail: [email protected]
Fax: 0552768356
6
Giustizia e Libertà
“REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI”
3 marzo 2005
Intervista a Giorgio Bocca
Fini, che ne è stato di Fiuggi ?
Si metta d’accordo con se stesso ….
da www.unita.it
«Questi neofascisti
devono prima di tutto
mettersi d’accordo
con loro stessi: a
Fiuggi avevano detto
che Salò era stata una
brutta pagina della nostra storia, adesso vogliono a tutti costi equiparare i repubblichini ai partigiani. E
Berlusconi si sente
sicuro spalleggiato da
questo partito
del l’assurdo...».
che è una battuta, altrimenti chissà cosa si
inventeranno questi
qui - mi fa sorgere la
tentazione di un pensiero staliniano: che
passi anche questa
legge, ma sì, così almeno si rompe definitivamente questa disunità d’Italia».
che Salò era stata una
brutta pagina della nostra storia, mentre adesso manda avanti i
suoi per far riconoscere ai repubblichini la
stessa dignità dei partigiani. Ma insomma,
se non altro che si
metta d’accordo con
se stesso».
M
a
Questa
q u e l
è una
c h e
tentaGiorgio Bocca riesce s e m zione
benissimo a rivestire b r a v a
l’amarezza con il
sarcasmo, con la
lucida
analisi
delle contraddizioni della destra
che non sa liberarsi della sua
natura fascista.
Ma per chi, come lui, la Resistenza l’ha vissuta in f u o r i Fini, non ancora ministro a l l a
prima persona, è diffi- discus- degli Esteri, appare im- q u a l e
cile accettare che la s i o n e barazzato, non dalle de- An non
storia possa essere ri- rischia viazioni da Fiuggi, bensì sa proscritta a colpi di mag- di di- da un “kapò” di troppo. prio regioranza parlamenta- ventare Lo fiancheggiano i suoi 2 s i s t ere.
l e g g e più fidi collaboratori.
re…
della
«Certo,
Bocca, da oggi, nel Repubblica nata dal- e credere a un ripennome della riconci- la resistenza e dalla samento dei fascisti liazione nazionale” sconfitta del fasci- che non c’è mai stato
in Senato si comin- smo.
-, è un errore: ripeto,
cia
d i s c u t e r e «Sì, ma questo è il prima si dicono demodell’equipara -zione punto su cui si con- cratici, dicono di ricotra chi ha com bat - traddicono, o si sma- noscersi in questa detuto per la Repubbli- scherano questi neofa- mocrazia, poi fanno
ca di Salò e i parti- scisti di An: a Fiuggi, questa campagna antigiani. Che effetto le dieci anni fa, Gian- partigiana che ogni
franco Fini aveva fat- giorno si alimenta di
fa ?
«Per dirla con una to le sue critiche al una nuova invenzione.
battuta - ma sottolineo fascismo, aveva detto Direi che per la demo-
crazia si dimostrano
dei compagni di strada a dir poco inaffidabili».
Ma sugli italiani, secondo lei, questi argomenti fanno presa?
«Su quelli come me,
che vedono in ogni
atto di questa destra
berlusconiana qualcosa di sbagliato, che si
rendono conto di avere di fronte un partito
dell’assurdo, certamente no. Però, probabilmente sottotraccia, agli italiani un certo unanimismo sta
bene, questa è la
debolezza della
nostra borghesia.
Dobbiamo renderci conto che
esiste un ceto benestante che ignora o
vuole ignorare cosa è
stato il fascismo e
cos’è stata, invece, la
Resistenza».
E a Berlusconi conviene ?
«Lui evidentemente si
sente in colleganza di
classe, se non ideologica, con i fascisti, si
sente più tranquillo.
Del resto è un uomo
talmente colto che
non sapeva nemmeno
bene cosa fosse un
campo di sterminio,
ha dovuto andare ad
Auschwitz per poter
(Continua a pagina7)
3 marzo 2005
Fini, che ne è stato
di Fiuggi ?
(Continua da pagina 6)
dire che la prossima
volta ci porterà suo
figlio, prima non lo
sapeva. È un uomo
che ignora pretestuosamente la storia: ha
definito rivoluzionario” il Partito comunista italiano, che invece sin dai tempi della
guerra di Spagna fece
la scelta democratica,
tant’è che Togliatti
contribuì a scrivere la
Costituzione della repubblica spagnola. E
lo stesso accadde in
Italia alla fine della
guerra. Le sa queste
cose Berlusconi?».
Ma il testo che da oggi è in discussione in
Senato che obiettivi
ha ?
«A me viene da pensare che abbia prima
di tutto obiettivi elettorali. Se lo approveranno, e lo possono
fare visto che sono
maggioranza e se ne
fregano di tutto il resto, salteranno fuori
un bel po’ di pensioni,
e questi sono voti. Ma
dal punto di vista concettuale è un’assurdità: come si fa a equiparare tra loro due cose tanto opposte come
Salò e la Resistenza?
Come si fa a riconoscere la pensione a
gente che, se avesse
vinto, avrebbe costruito l’Europa nazista
delle leggi razziali ?».
da www.unita.it
“REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI”
Giustizia e Libertà
7
ORA VOGLIONO RIABILITARE
PERFINO SALO'
di Giorgio Bocca (Il Venerdì 25.02.2005, pag. 15)
Adesso i neofascisti
sempre fascisti vogliono equiparare le milizie
di Salò alle formazioni
partigiane inventando la
categoria
dei
«belligeranti», che sarebbe quella di chi stava
dalla parte dei nazisti,
agli ordini dei nazisti,
ma senza assumersene
la responsabilità.
Salò sempre più pervasiva. È il solito tra sformismo italico. Più
che di ritorno ideologico al fasci smo, alla
fiamma che esce dalla
tomba di Mussolini, a
una continuazione della
rivoluzione
«nera»,
trattasi di un risarcimento per i privilegi e i
pre state agli ordini dei
tedeschi che decidevano
del loro impiego.
Belligeranti perché impegnati in operazioni di
guerra ?
Neppure questo, i reparti di Salò sono stati impiegati come presdio
del territorio e come rastrellatori dei
partigiani,
non
come
combattenti
contro
gli
angloamericani.
Ci sono ragioni politiche e
storiche
per
opporsi a un'iniziativa che
dice di perseL'unico reguire l'unione
parto schiedegli italiani e
rato per poche in realtà
chi giorni sul
ne rafforza la
fronte di Andisunione.
zio, il battaLa prima raglione Bargione è la conFoto di un “rastrellamento”
barigo della
traddi zione
X Mas, fu
palese fra la svolta de- poteri negati per mezzo
ritirato
in
Piemonte
e le
mocratica di Fiuggi e il secolo.
divisioni
addestrate
in
recupero della repubbli- L'equiparazione di Salò
ca di Mussolini. A con la Resistenza come Germania, la Monterosa
Fiuggi, e poi in altre oc- giustificazione del ritor- e la Littorio, rimase ro
inoperose sulle Alpi occasioni, il leader di An no al governo.
cidentali, perché gli alGianfranco
Fini ha dichiarato che il Che cosa vuol dire bel- leati sbarcati nel sud
della Francia non si cufascismo di regime è ligeranti ?
stato un errore, ma con Vuol dire un tentativo rarono di loro e risaliroalcuni aspetti positivi, e per riconoscere alle mi- no la valle del Rodano.
che invece è stato un lizie di Salò la qualità di Quali belligeranti, alloerrore il collaborazioni- esercito nazionale.
ra, se esentati dalla
smo di Salò con i naziguerra e impiegati solo
Ma esercito nazionale, a uccidere e perseguitasti.
autonomo, dipendente
Ma nei fatti i neofascisti da un governo naziona- re altri italiani ?
di An, arrivati al gover- le, non lo sono mai sta- Tutti subito amnistiati e
no, conducono una te, tutti i reparti di Salò, riammessi nella vita pocampagna antipartigia- sia le Brigate nere che litica.
na sempre più violenta le divisioni ad destrate Che vogliono ancora ?
e una riabilitazione di in Germania, sono sem-
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Giustizia e Libertà
“REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI”
3 marzo 2005
Una Legge contro la Storia
di Daria Bonfietti (www.unita.it)
Corriamo veramente il
macabro rischio di aver
pianto ieri i martiri
dell’Olocausto e premiare oggi chi ha partecipato ai rastrellamenti
per catturarli.
Abbiamo appena celebrato la giornata della
memoria; in Italia e nel
mondo ci si è commossi
l ricordo dell’Olocausto,
abbiamo pianto i milioni di donne uomini e
bambini che hanno lasciato la vita nei campi
di sterminio; i governanti della nuova Europa hanno reso omaggio
ad Auschwitz.
Gli stessi governanti si
sono impegnati, contro
ogni forma di discriminazione e di razzismo, a
ricordare e a far in modo che non si ripetano
terribili eventi.
Ma oggi in Italia si vuole premiare chi è stato
alleato con le armi in
pugno con i nazisti sterminatori, chi ha potuto
partecipare ai ras t r e l l amenti per
catturare
gli ebrei e
consegnarli ai forni.
È la terribile constatazione
che dobbiamo fare
quando
arriva in
aula al Senato una
proposta
di
legge
per il riconoscimento
della
qualità di
belligerante a quanti militarono sotto le insegne
della Repubblica Sociale.
Si vuole far credere, anzi lo si dice espressamente nella presentazione della legge, che si
tratta di un provvedimento che “porta ad
un riconoscimento di
natura meramente formale” senza nessuna
conseguenza pratica.
che questa “legge inutile” ha una sua valenza simbolica: è il dare
una dignità morale ad
una Repubblica Sociale che dignità morale
non ha. È lo scrivere la
Storia non con i dati
della storia, non con le
ricerche, non con gli
studi, non con la individuazione delle responsabilità, ma con il
volere della politica e
con i voti delle maggioranze.
Dunque in un momento
così importante per la
vita del Paese, con tante
proposte di legge di indubbia importanza che
aspettano, con tanti problemi
che
aspettano
soluzione
legislativa,
si impegna il
Parlamento
in una di- È una strada pericolosa
s c u s s i o n e dal punto di vista morale e della coscienza
inutile.
civile per gli insegnaP a s s i a m o menti che ne derivano.
dalle leggi
per una per- La legge, presentata da
sona
alle An, formalmente cerca
leggi senza una sua giustificazione
utilità: vera- nel fatto che i prigiomente una nieri militari della Rebella offesa pubblica Sociale veniper la digni- vano trattati dagli alletà delle as- ati come prigionieri di
semblee le- guerra. Certamente un
gislative e- privilegio rispetto ai
partigiani che una volta
lettive.
catturati venivano torMa è chiaro turati ed uccisi o invia-
3 marzo 2005
“REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI”
Giustizia e Libertà
9
Una Legge contro la Storia
ottobre 1943 guerra alla gliaia di militari italiani zioni, contro gli inerGermania.
che invece, proprio in mi. Superano i tedeGermania, preferirono schi questi goffi italiaDunque quelli che in la terribile prigionia e ni, canaglie per incenItalia scelsero di servire anche la morte al tradi- diare, ricattare, impicdirettamente o come mento della Patria.
care, sporchi nell'anialleati la Germania namo e nelle divise,
zista erano e rimangono Abbiamo poi la Guar- con quel nea tutti gli effetti traditori dia Nazionale Repub- ro sul
a,
c
i
t
della Patria.
blicana, polizia del
n
partito fascista, le
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a
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Il tentativo evidente è Questo è il punto che Brigate
nere ,
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però quello di scardina- non può essere in nes- d e s t i n a t e
cra ista,
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re la verità storica: si sun modo eluso e non a l l a
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delinea un tempo senza può essere superato
verde,
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riferimenti istituzionali nemmeno simbolicase
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nel quale gli individui, mente con un
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mas e addirittura delle stro Paese ?
valore pratico”.
Rimarrebbe poi da chie- SS italiane.
t r a g i c i dersi cosa si intende per
È troppo evidente che
quesiti.
Si militari della Rsi.
E considerato che a Ve- c'è la volontà di riscrinasconde che la
rona nel novembre 43 vere la Storia ed è per
Patria, l'Italia che nasce Per primo il pensiero va gli aderenti al Partito questo che quanto sta
dal Risorgimento, è ret- a quanti vennero reclu- Fascista si definirono accadendo al Senato
ta dallo Statuto Alberti- tati e addestrati in Ger- militarizzati (con l'o- non deve essere sottono ed è a tutti gli effetti mania.
biettivo chiaramente valutato da nessuno,
rappresentata dal Re e Ed è inaccettabile l'of- esplicitato di perseguire anche dalla massime
dal suo governo che fesa che ne deriva a gli ebrei) la fila potreb- cariche istituzionali.
hanno dichiarato il 13 quelle centinaia di mi- be allungarsi.
C'è in gioco il filo che
Tutti in- tiene unita la Storia del
sieme ce Paese, dall'Italia risorgili descrive mentale ai giorni nostri,
Nuto Re- il diritto, la continuità
v e l l i dello Stato, i passaggi
“ a r r i - che portano dallo Statuv a n o to Albertino alla Costis e m p r e tuzione repubblicana.
dopo le
operazio- Deve essere chiaro al
ni
d i Presidente del Consig u e r r a , glio Berlusconi che non
arrivano si può partire da Aual seguito chwitz e far tappa a Sadei tede- lò, e al suo vice, Fini,
schi. I fa- che non basta chiamare
scisti so- Patria l'Italia, bisogna
no feroci soprattutto chiudere, e
nelle ope- per sempre, con chi la
r a z i o n i Patria ha tradito.
nelle rappresaglie di Daria Bonfietti
contro le (www.unita.it)
popola(Continua da pagina 8)
ti nei campi di sterminio, che abbiamo appena ricordato. Ma comunque anche se gli
Alleati hanno mostrato
umanità lo Stato legittimo italiano deve mantenere il diritto di considerarli traditori.
10 Giustizia e Libertà
“REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI”
3 marzo 2005
Foibe:
il ricordo che non può essere strumentalizzato
Riceviamo e pubblichiamo
Alle volte la memoria diventa una Ricerca
della “patacca perduta” e può venire fuori
tutta l'orgia di bischerate dette in questi giorni in pensieri ed opere tv, sulle foibe.
Tragedia che andrebbe trattata con un po' più
di rispetto di un volgare spot propagandistico.
Vi posto due intelligenti prese di posizione.
Georgia
Giornata del ricordo:
non chiedeteci di condividere
di Enrico Vigna
è stato fatto da altri popoli e paesi.
Dagli archivi delle Nazioni Unite emerge un
dato che dovrebbe far vergognare chi ha proposto la giornata del ricordo per gli avvenimenti, sicuramente tragici e da rispettare per
chi fosse perito innocente, delle foibe e dell'esodo: solo per il periodo coloniale e della 2°
guerra mondiale i fascisti e l'esercito italiano
hanno ucciso oltre un milione di persone, di
cui 300.000 nella sola Jugoslavia (tutto documentato dallo storico americano M. Palombo,
il cui lavoro "Fascist Legacy" è stato utilizzato anche dalla TV "La 7").
800 italiani furono dichiarati “criminali di
guerra” dalla «Commissione per i crimini di
guerra delle Nazioni Unite» e mai processati.
Si comprendono i “ragazzi di Salò” e si accusano i "massacri dei partigiani jugoslavi", si dedurrebbe anche italiani, visto che sono stati La proposta del partito di Fini di trasformare
decine di migliaia i partigia- i repubblichini in militari belligeranti, se da
ni italiani che hanno com- una parte ha un suono patetico, dall'altra ha
battuto contro il nazifasci- un gigantesco valore politico.
smo in Jugoslavia e sono Significa cancellare con un semplice atto bumorti in quelle terre per ri- rocratico la differenza storica tra la libertà e
scattare l'onore di un intero la dittatura.
popolo, macchiato e infan- La proposta post-fascista non è altro che l'egato da vent'anni di fasci- voluzione naturale di quel che Luciano Viodisse il 10 maggio del '96.
smo e colonialismo contro lante
Disse che si doveva «cominciare a riflettealtri popoli, come quello ju- re sui vinti di ieri» , e «cercare di capire
goslavo, che mai nella sto- perché migliaia di ragazzi e soprattutto di
ria hanno aggredito il nostro ragazze, quando tutto era perduto, si
paese.
schierarono dalla parte di Salò...».
Quei ragazzi e ragazze, i loro figli e nipoti
Nei campi di concentramento italiani furono rinchiusi più di 100.000 jugoslavi
(uomini, donne,
bambini, e dove
11.606 vi morirono (quelli accertati).
Quasi
200.000
furono i civili falciati dai plotoni
di esecuzione italiani, in quanto
“ribelli e banditi”.
Nella sola Istria
furono 60.000 gli
slavi che in tre
anni
dovettero
fuggire per non
essere
spazzati
via dalla barbaria
fascista o deportati nei lager ita-
Da destra e da "sinistra", tutti politici, oggi presentano il conto delle loro
concordano per la “ricon- ragioni, vogliono che abbiano pari dignità
ciliazione", e invece lavorano delle altre, moralmente, storicamente, politiper rinfocolare odi, rancori, camente e già che ci sono pure legalmente.
Violante e i suoi compagni li accusano di farazzismo etnico.
Questi signori dimenticano re un'indegna operazione ideologica.
che la riconciliazione c'è già E' un'autocritica ?
stata: è avvenuta il 25 aprile Riccardo Barenghi, (La Stampa 11.2.2005)
1945, con la confitta del fascismo, la cacciata dell'invasore nazista e la vittoria della lotta di libe- liani.
I morti accertati nelle foibe sono stati circa
razione nazionale.
2.000 (e non ci può essere nessun rallegramenIl mito degli italiani “brava gente” è fondato to di fronte a cifre che trattano di morte), ma
sulla rimozione storica dei crimini di guerra va sottolineato che i fascisti e i collaborazionicommessi dall'esercito italiano nelle colonie sti col nazismo, in quelle zone furono alcune
e nei territori invasi e occupati della 2° guer- decine di migliaia, che compirono ogni genere
ra mondiale; la nostra storia nazionale è ricca di atrocità e crimini contro la popolazione cidi rimozioni e “dimenticanze” di quello che vile, documentata storicamente in studi, archi-
3 marzo 2005
“REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI”
Giustizia e Libertà
11
Foibe: il ricordo che non può essere strumentalizzato
(Continua da pagina 10)
vi e in alcuni documentatissimi libri che sono
a disposizione.
Non si può mediante l'utilizzo di questo fatto
revisionare storicamente e ribaltare i processi
storici avvenuti e non contestualizzarli.
E' un operazione antistorica e faziosa, senza
alcuna scientificità e credibilità, smaccatamente razzista, al di là delle opinioni soggettive.
Tutto deve partire dall'aggressione militare
dell'aprile 1941, sbocco di quanto già era stato fatto in termini di snazionalizzazione, vessazione e persecuzione etnica di altri popoli,
fino ad arrivare alle vere e proprie deportazioni, dalle infami e criminali politiche fasciste
italiane, contro le popolazioni slave da sempre residenti nelle regioni del confine orientale, mischiate e coabitanti al di là dell'aspetto
etnico; politica che teorizzava l'espansionismo e lo sciovinismo come obiettivi da conseguire.
Senza dimenticare che già nel 1918 furono
oltre 500.000 gli sloveni e croati “inglobati”
dall'Italia di allora, il vizietto espansionista
era quasi un dato di fatto.
Quando una giornata del ricordo e della richiesta di perdono agli altri popoli, in questo
caso a quello jugoslavo, per queste vittime
innocenti ?
Questo sì rappresenterebbe storicamente un
atto di pace e riconciliazione definitiva.
Perché dover accettare che i carnefici diventino eroi oltre ad essere vergognoso è anche oltraggioso verso la memoria storica di quella
generazione di “ragazzi” che invece di andare a Salò o stare a guardare è salita in montagna a combattere il nazifascismo pagando con
la tortura e con la morte la scelta della lotta
per la libertà.
Per noi l'unica giornata del ricordo e della riconciliazione, del riscatto e della distinzione
dal fascismo, è e resta il 25 APRILE, lasciatoci in eredità da quegli italiani che con il loro
sangue avevano ridato libertà e dignità all'Italia.
Per questo sottoscriviamo e facciamo nostre
le parole e il patrimonio di un italiano partigiano e antifascista, che ha combattuto per la
nostra Italia: quella della giustizia e del popolo.
"La storiografia revisionista si è così riem-
pita di pidocchi revisionisti che pretendono
di cambiare gli accaduti, la memoria, la toponomastica, i libri di testo.
Quelli che combattevano al fianco dei nazisti.
Volevano la fine delle libertà. Furono invece i Partiti della Resistenza a recuperare le
libertà."I morti" diceva Pavese "sono tutti
eguali, partigiani e repubblichini".
Ma non erano uguali le loro storie, le loro
idee. La pietà è una cosa che fa parte del
sentimento umano solidale, ma la pietà per
le idee non ha senso, non si può avere pietà
per le idee barbare, assassine, non si può
revisionare l'orrore, si può al massimo dimenticarlo.
Per pietà".
(G. Bocca)
Enrico Vigna
Presidente dell'Associazione "SOS Yugoslavia" e Portavoce del Movimento " Nuovi Partigiani della Pace"
http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2
&IDArticolo=3565
*****
Foibe: "Non chiedeteci
di condividere"
di Celeste Costantino
Come è avvenuto in diverse città italiane, anche i neo-post-ex fascisti reggini hanno colto
l'occasione della “Giornata della memoria”
per vomitare una buona dose di anticomunismo gratuito.
Per canalizzare meglio questo antico rancore
si sono pure costituiti in comitato, cercando
di darsi una parvenza di "società civile".
Cambiano i volti e le modalità, ma gli argomenti sono quelli di sempre.
La nostalgia dell'Italia delle avventure coloniali e belliche con gli stivali di cartone.
La retorica dell'"italianità" violata dai comunisti slavi, senzadio e sanguinari.
La voglia di rivalsa dalla sconfitta, ancora cocente, subita nella primavera del 1945 ad opera dei popoli di tutto il mondo.
Si parla tanto delle vittime vere o presunte dei
partigiani jugoslavi, ma nemmeno una parola
viene pronunciata sul contesto storico in cui
maturarono quei fatti.
Non si accenna minimamente all'assimilazio-
12 Giustizia e Libertà
“REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI”
3 marzo 2005
Foibe: il ricordo che non può essere strumentalizzato
(Continua da pagina 11)
ne forzata subita dalle popolazioni slovene e
croate sotto il fascismo, all'odio anti -slavo
propagandato per decenni, alle migliaia di
antifascisti e semplici civili sterminati presso
le Risiere di San Sabba.
Le popolazioni jugoslave, da vittime della
feroce tirannia nazi-fascista e del razzismo,
vengono trasformate in carnefici, in un crescendo di revisionismo storico che arriva addirittura a definire “sciovinisti” i partigiani
di sinistra e l'allora governo di Tito.
Questo, quando esiste fior di bibliografia sulle lotte che videro fianco a fianco gli antifascisti italiani e quelli slavi, e quando anche i
muri sanno che la Jugoslavia socialista fu un
paese nel quale, per mezzo secolo, convissero pacificamente e con eguali diritti più di
una ventina di etnie.
Mentre alcuni di questi fascisti in doppio petto rivendicano a pieno titolo il loro passato,
ve ne sono altri che tentano una manovra più
raffinata ma non meno prevedibile.
Cercano di porre sullo stesso piano nazismo
e comunismo, equiparandoli in quello che
viene definito “il '900 degli orrori”.
Chiedono che la falce e martello venga comparata alla svastica, e che entrambe siano poste fuorilegge.
Rispondiamo prontamente: il nazismo e il
comunismo non furono due fenomeni simili.
Furono due opposti, e opposti non vuol dire
speculari, ma nemici. Il nazismo è stata una
degenerazione omicida del capitalismo, nata
per contrapporsi alle idee egualitarie e ai
principi di solidarietà, fratellanza e internazionalismo.
Fu un'idea che introdusse il concetto demenziale di “razza”, e decise non solo la persecuzione ma anche lo sterminio di milioni di
ebrei, nomadi, slavi, omosessuali, handicappati oltre che oppositori del regime.
Fu il rovesciamento di tutti i valori dell'umanesimo cristiano, dell'illuminismo liberale e
del pensiero socialista.
Il comunismo, invece, nonostante tutti gli errori, i limiti e i crimini che ci sono stati dove
questo si è tramutato in regime, è nato dalla
speranza di costruire l'eguaglianza sociale tra
gli esseri umani, di abolire le barriere di classe, di nazione, di etnia.
In Europa, ma anche in Asia, in Africa e America Latina, ha influito nel rapido e sconvolgente progresso che ha coinvolto moltissi-
mi paesi, ed è stato sempre in prima linea
quando si è trattato di lottare contro il colonialismo, le guerre, il razzismo e l'apartheid.
E ancora oggi, in Italia e nel mondo, i comunisti occupano questo posto, piaccia o no ai nipotini irredentisti di Hitler e Mussolini, che
nonostante i cambiamenti di facciata si porteranno sempre appresso il marchio delle infamie di Auschwitz e Dachau.
Celeste Costantino
Coordinatrice provinciale dei GC di Reggio Calabria
http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f =
2&IDArticolo=3562
*****
LA STAGIONE DI SANGUE
Istria 1943: quanti morirono ?
Dopo l'8 settembre le vittime dei partigiani jugoslavi furono tante: ma la vendetta nazifascista, oggi dimenticata, fu poi spaventosa. E
spesso compiuta da chi oggi parla del
«genocidio»
Numeri e morale. Dai bilanci tracciati dagli
stessi fascisti, nel `43, gli «infoibati» con giustizia sommaria furono alcune centinaia (e non
tutti erano italiani). I civili massacrati per vendetta dopo il ritorno dei nazifascisti furono molte migliaia. Falsificare queste cifre per riattizzare dopo 60 anni odî etnici è immorale. Italiani,
sloveni e croati dovrebbero piuttosto riconoscere le reciproche colpe. E scusarsi
Giacomo Scotti
Nella relazione di un diplomatico dello «Stato
indipendente croato» (quello degli ustascia)
che seguì le truppe tedesche in Istria dopo il 4
ottobre `43, si legge: «I partigiani hanno
ucciso circa 200 prigionieri fascisti,
gettandone i corpi nelle foibe».
A loro volta i tedeschi, dopo una dettagliata
esplorazione di 52 tra foibe e cave di bauxite
istriane, cominciata il 16 ottobre 1943 a Vines
(Albona) e conclusasi nel gennaio 1945 con
l'impiego dei vigili del fuoco di Pola, pubbliarono un elenco nominativo di 232 vittime.
La stampa fascista repubblichina dell'epoca,
riferendo un rapporto del Federale dei Fasci
dell'Istria Luigi Bilucaglia, scrisse di 349 vittime degli «slavocomunisti», cifra successivamente portata a 419, comprendendo in essa
anche persone date per scomparse.
Lo storico triestino Galliano Fogar indica la
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“REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI”
Giustizia e Libertà
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Foibe: il ricordo che non può essere strumentalizzato
(Continua da pagina 12)
cifra massima di 570 persone uccise, «in
maggioranza italiani ma anche slavi», aggiungendo: «Fu una giustizia sommaria,
sembra contro le direttive impartite,
innescata dalle sofferenze e persecuzioni
patite ...», «... ma anche da vendette per
rancori
e
contrasti
paesani
e
dall'intervento, in quel confuso clima
insurrezionale, di elementi criminali ...».
Cifre inventate
La pubblicistica neo e postfascista di oggi
parla invece indiscriminatamente di vittime
civili innocenti, massacrate solo perché italiani, inventando cifre che per la sola Istria vanno dai mille ai duemila morti.
Un altro storico triestino, Roberto Spazzali,
nel voluminoso libro «Foibe, dibattito ancora aperto» edito dalla Lega Nazionale di
Trieste, ha onestamente riconosciuto che molti «storici» hanno puntato sul sensazionalismo, sull'effetto del numero che dovrebbe affermare il concetto dell'olocausto, ovvero del
«martirio olocaustico» degli italiani in Istria.
Sono state così proposte «versioni, cifre e
giudizi mai verificati da dati oggettivi» nell'intento di produrre «una moltiplicazione
emotiva ed anche politica» delle vittime,
presentando un quadro «macroscopicamente
lontano dalla realtà».
La falsificazione delle cifre è un immorale
gioco di sciacallaggio politico; basterebbe il
sacrificio anche di pochi innocenti per indurci
a denunciare il crimine commesso. E gli innocenti, tra gli infoibati istriani, ci furono.
Furono parecchie le vittime di vendette personali, compiute da criminali comuni, come il
malfamato Matteo Stemberga di Albona, che
sterminò perfino alcuni suoi parenti. Alcuni
individui, che avevano indossato la camicia
nera o la divisa di carabiniere fino a qualche
mese prima, per riscattarsi del proprio passato, si trasfomarono dalla sera al mattino in
«partigiani», zelanti cacciatori di teste.
Non tutte le vittime, però, furono «civili innocenti».
Ricordiamo che furono le stesse autorità fa-
sciste istriane, civili e militari dell'epoca a indicare molti degli infoibati come «militi della
Mvsn» o appartenenti a organizzazioni sociali del Partito fascista. In un documento della
Prefettura repubblicana di Pola si parla esplicitamente di «nostri disgraziati squadristi».
L'etichetta di fascisti, squadristi ecc. venne
data alla maggior parte delle vittime anche
dai giornali repubblichini dell'epoca, in occasione della riesumazione delle salme e dei funerali.
Il Corriere Istriano di Pola e Il Piccolo di
Trieste mettevano in risalto nei loro necrologi, accanto a nomi e cognomi, le cariche di
podestà, segretario del Fascio ed altro, insieme a gradi e titoli vari.
Oggi, accanto a quei nomi, figurano solo professioni e mestieri, da ingegnere ad agricoltore, con l'aggiunta stereotipa di «vittime della
barbarie comunista slava».
Viene ripetuta una terminologia usata dai fascisti al servizio dei nazisti dall'ottobre 1943
alla fine di aprile 1945, quando furono pubblicati opuscoli e libelli che incitavano alla
distruzione di quei
«barbari», degli
«aguzzini rossi», delle «bestiali orde di Stalin». Le parole furono accompagnate dai fatti,
come presto diremo.
Un'altra tesi degli «storici» neo e postfascisti
è quella del genocidio degli italiani.
Non solo italiani
È fuori dubbio invece che non tutti gli infoibati erano italiani, così come non pochi fascisti locali erano «italianissimi croati» con cognomi slavi italianizzati.
Fra questi ci furono fascisti colpevoli solo di
esser stati esattori delle imposte, guardie comunali e forestali, segretari comunali, o possidenti terrieri: ma ci furono anche agenti e
confidenti dell'Ovra.
I fascisti superstiti si vendicarono largamente
denunciando ai tedeschi non centinaia ma migliaia di cosiddetti «slavocomunisti» e loro
familiari.
Chi oggi, invoca giustizia per le vittime della
cosiddetta «barbarie slavocomunista», me-
14 Giustizia e Libertà
“REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI”
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Foibe: il ricordo che non può essere strumentalizzato
(Continua da pagina 13)
scolando insieme innocenti e criminali, dimentica che già sessanta anni or sono, proprio in nome degli infoibati, fascisti e nazisti
eseguirono una colossale vendetta mettendo
l'Istria intera a ferro e fuoco, al punto da suscitare lo sgomento e l'aperta denuncia delle
autorità ecclesiastiche, con alla testa l'arcivescovo di Trieste e Capodistria, mons. Santin.
Il 4 marzo 1944 sul giornale Vita Nuova, organo di quella diocesi, furono denunciate le
«truculenti espressioni della barbarie umana» e «le arbitrarie violenze contro uomini e cose» quotidianamente commesse dai
nazifascisti con incendi di paesi, deportazioni, esecuzioni sommarie.
Sarebbe lungo riportare tutti gli eccidi compiuti dai fascisti istriani dopo l'arrivo dei tedeschi - e dagli stessi tedeschi, che nei fascisti locali trovarono ottime spie e guide per le
loro sanguinose spedizioni.
Basti citare il bollettino germanico che già il
7 ottobre `43 faceva un primo bilancio dell'occupazione della penisola e della repressione, informando: «Sono stati contati i corpi di 3.700 banditi uccisi. Altri 4.900 sono
stati catturati, fra questi gruppi di ufficiali
e soldati badogliani», dunque italiani.
Otto di essi, marinai, vennero fucilati nei
pressi di Gimino; i loro corpi, lasciati insepolti, furono tumulati dai contadini, molto
più tardi, in una cava di bauxite (e conteggiati fra gli infoibati).
Il 23 ottobre il bollettino tedesco parlava di
13.000 banditi uccisi o fatti prigionieri. Erano tutti civili, come poi le centinaia e migliaia che sarebbero stati massacrati nei mesi
seguenti in tutta la regione.
Sempre, a indicare i villaggi da rastrellare e
le persone da uccidere furono i fascisti italiani, zelanti servitori dei nazisti.
Collaborazionisti in prima linea
Oggi quei collaboratori che aiutarono i nazisti a mettere l'Istria a ferro e fuoco, sono in
prima linea nel denunciare i «crimini dei comunisti slavi dell'Istria» e nel coprire, tacere o trasformare in pagine di patriottismo ita-
lico il loro coinvolgimento nelle stragi compiute dopo la pagina nera delle foibe.
Uno di questi, in veste di storico, fecondo
compilatore di libelli, è Luigi Papo da Montona, ex comandante della Milizia repubblichina
del 2° reggimento «Istria» sotto il comando
delle Ss, che effettuò feroci e ripetuti rastrellamenti nella penisola, come si ricava dagli encomi rivoltigli dal foglio Corriere Istriano di
Pola, nel novembre 1943, per aver fondato il
fascio e la «Squadra d'azione» di Montona e
per le successive operazioni contro i
«banditi» partigiani.
Ne fu richiesta l'estradizione dalle autorità jugoslave per crimini di guerra, ma a suo favore
si adoperò l'on. Scelba, allora ministro dell'interno, facendo archiviare la richiesta.
La tesi ricorrente degli storici di matrice fascista è che l'esodo delle popolazioni istriana, fiumana e dalmata -avvenuto nel decennio 19451954 e in seguito, sia diretta conseguenza delle foibe.
Sul quotidiano Il Piccolo di Trieste (16 febbraio 2003) si poteva leggere una lettera alla
redazione di tale Alesandro Perini, esule da
Capodistria.
In essa scrisse: «Non si deve dimenticare
mai (...) che il fascismo di Mussolini, che ha
dichiarato guerra a mezzo mondo, paesi
balcanici compresi, ritrovandosi alla fine
del conflitto senza l'Istria, senza mezzo Isontino e con un debito economico e morale
incalcolabile (...) è l'unico responsabile dell'Esodo. Esatto. Con la precisazione che l'Italia di Mussolini non dichiarò guerra ai
paesi balcanici, Grecia e Jugoslavia, ma li
aggredì e li invase senza dichiarazione di
guerra, occupandoli, seminando in quelle
terre stragi e distruzioni immani, coprendo
l'Italia di vergogna. Ciononostante, nessuno
dei numerosi statisti italiani che si sono avvicendati al vertice del governo e dello stato
dopo la caduta del fascismo -nessuno, ripeto- ha ritenuto finora necessario chiedere
scusa e perdono alle vittime di quell'aggressione e di quella occupazione, ai figli e nipoti di centinaia di migliaia di massacrati. Si
dimenticano pure i circa 5.000 uomini e
(Continua a pagina15)
3 marzo 2005
“REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI”
Giustizia e Libertà
15
Foibe: il ricordo che non può essere strumentalizzato
(Continua da pagina 14)
donne, vecchi e bambini istriani trucidati
dai tedeschi e dai militi del fascio repubblicano che terrorizzarono quella penisola,
portando inoltre alla deportazione di altri
15 mila istriani nel periodo fra ottobre `43
e fine di aprile 1945.
Chi è accecato dall'odio antislavo dimentica perfino l'aiuto che le popolazioni croate
e slovene dell'Istria fornirono in tutti i modi alle migliaia di soldati italiani sbandati
che, arrivando dalla Balcania, cercavano
di raggiungere attraverso l'Istria e Trieste
le loro case lontane.”
Decenni di confusione
Questo vuole essere un contributo alla chiarificazione, contro la confusione seminata per
decenni da chi ha cercato di strumentalizzare
le foibe da una parte, e contro la rimozione di
una memoria dolorosa dall'altra.
Come direbbero gli storici triestini Raoul Pupo e Roberto Spazzali, bisogna che cessi una
volta per sempre la messa in circolazione di
«criteri di lettura di quella stagione di sangue tutti interni ai risentimenti, alle accuse
e alle ripulse, come se mezzo secolo fosse
passato invano».
Da parte slovena e croata non si può continuare a negare i crimini compiuti contro gli
italiani e gli stessi slavi dell'Istria da singoli
esponenti della rivolta istriana del settembre;
non si può negare la tragedia delle foibe, frutto anche di revanscismo; ma da parte italiana
non si deve negare la sanguinosa storia scritta
in quelle terre dal fascismo italiano prima e
dal collaborazionismo fascista al servizio dei
tedeschi dopo l'8 settembre 1943.
La nostra memoria deve portare sì la dolorosa tragedia delle foibe, vista nella sua esatta
cornice storica; ma anche gli orrori del fascismo devono essere parte di questa memoria.
Guai a coltivare la visione manichea - oggi
predominante negli scritti degli «storici» revisionisti - secondo cui gli italiani furono tutti e sempre buoni, con rare eccezioni, mentre
gli slavi sono stati tutti e sempre cattivi, con
rare eccezioni; non è vero che i fascisti combatterono in Istria, prima e dopo l'8 settem-
bre, per una causa patriottica e giusta, mentre
i partigiani sarebbero stati degli scellerati usurpatori.
Tesi assurde
Una volta per tutte -infine- va sottolineata l'assurdità delle tesi del «genocidio» che gli slavi in
Istria avrebbero compiuto sugli italiani.
Il tragico destino dei disgraziati che trovarono
atroce morte nelle foibe non può essere usato dopo 60 anni per istigare passioni ed odio interetnico, per spezzare legami di amicizia che abbiamo
saputo far rivivere nonostante l'odio che i vetero
e neofascisti continuano a seminare.
Nessuno di noi, oggi, può e vuole negare l'esistenza di vittime della jacquerie rivoluzionaria
istriana della seconda metà di settembre 1943, né
si può negare che nello stesso Partito comunista
croato l'internazionalismo proletario fu inquinato
da nazionalismi deleteri che si manifestarono soprattutto in Istria con l'invio nella penisola, quali
emissari del Movimento di liberazione croato di
ex fuoriusciti comunisti e nazionalisti (narodnjaci); non si può però neppure dimenticare che fra
quelle vittime c'erano coloro che prima erano stati carnefici.
Occorre perciò reciproco perdono, lo sforzo di
operare in futuro per la reciproca riconciliazione.
Il buon nome dell'Italia non si difende esaltando i
fascisti e ignorando i crimini del fascismo, così
come per un futuro di pace va permesso che i figli delle vittime innocenti delle foibe possano
deporre un fiore sui luoghi del sacrificio dei loro
padri.
Per quel che può valere, propongo che i presidenti di Slovenia e Croazia depongano corone ai
margini delle foibe di Basovizza presso Trieste e
di Vines in Istria, e che il presidente italiano si
rechi sul luogo dell'eccidio di Pothum presso
Fiume o nel cimitero di Kampor sull'isola di Arbe per onorare le vittime innocenti della barbarie
fascista italiana.
Si onorino i figli martiri dei tre popoli confinanti
che dai loro sepolcri invocano un avvenire di
convivenza, di collaborazione e di pace.
La pace può scaturire unicamente, come direbbe
il poeta fiumano Alessandro Damiani, dalla condanna di «atti / a misura delle bestialità umana,
/ cui ideologie e fedi offrono / sempre miserrima
copertura».
Giacomo Scotti
www.il manifesto.it
16 Giustizia e Libertà
“REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI”
3 marzo 2005
“Repubblichini” = “Partigiani”
per riconquistare il
te della Milizia e Gra- “regno da cui era stato
ziani Comandante delle destituito”, che sarebbe
Forze Armate.
stato discutibile ma pur
sempre comprensibile),
Ma ormai è, a detta di no, niente di questo, si
tutti, “… un sopravvis- limita a fare da lacché,
suto, strumento inerte da “trasmettitore di ordei tedeschi, succubo dini” che via via gli
del fanatismo dei suoi vengono impartiti dal
estremi seguaci …” Fuhrer.
(solo da ciò può essere
infatti derivata la sua I membri di queste
decisione di far giusti- “bande” della Repubziare, negandogli la gra- blica Sociale Italiana
zia, Galeazzo Ciano, (irrealtà geografica e
marito della sua adorata storica il cui solo termine di confronto attualfiglia Edda).
mente può essere la
Per prima cosa forma “Padania”), chiamati
presso di sé una novella poi “repubblichini”, fin
“corte dei miracoli” , dai primi giorni non si
con i “capi banda” più sono cimentate nel comfacinorosi, ma non ini- battere gli invasori, le
zia una guerra personale truppe dei “governi demoplutocratici”, bensì nel
commettere
delitti
esecrandi, stragi
di civili inermi, compiendo ignominie
d’ogni tipo e
genere rastrellando quanti
combattevano
(loro sì) per
l’Italia col nome di “partigiani”.
(Continua da pagina 2)
Mussolini al balcone di Piazza Venezia, 1938
Mas”,
“Battaglio ne
Mussolini”,
“ B r ig a t e
Nere”)
e
di
ban de
irregol a r i
( “ K oc k ” ,
“ C a r it à ”
e t c )
…»
E questa
è
una re- Mussolini si prepara a fuggire da
a l t à
Milano (25 aprile 1945)
storica
c h e
pubblica Italiana è, in
nessuno mai (tranne realtà, sorta sulla Resiquegli storici d’accatto stenza e sui valori delal soldo prima del MSI l’Antifascismo.
ed ora di AN) può non
dico smentire, ma solo E quindi …
mettere in discussione.
Questo accadde in Ita- Vogliamo per caso diche
i
lia negli anni che vanno m o s t r a r e
“repubblichini” erano
dal 1943 al 1945.
“antifascisti” ?
E con estremo dolore,
perplessità e meraviglia Al giorno d’oggi, con
che 60 anni dopo tali un premier ex piduista,
fatti ci possa essere plurinquisito, plurias“qualcuno” che presen- solto-per-prescrizioneta al parlamento una del-reato, tutto è possiproposta di legge che - bili.
in sostanza- tende ad
In realtà, co- equiparare i “parti- Anche questo.
“repubblime viene as- giani” ai
Luigi Barbato
chini”.
serito da studiosi di vaglio A rigor di logica, anche
«… al propo- se la nostra Carta costisito di totale tuzionale non lo afferma
controllo del s p e c i f i c a governo sulle m e n t e
Giustizia e Libertà
organizzazio- (infatti al 1°
Periodico Politico Indipendente
ni militati del comma delpartito e sulle l’art. 1 è
Autorizzazione Tribunale di Roma
forze preposte scritto so lo
n° 540/2002 del 18.09.2002
alla
tutela c h e :
d e l l ’ o r d i n e «L’Italia è Proprietà: L. Barbato
Redazione: Via Monte di Casa, 65 -00138– Roma
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(“X ro») la Re- Redattore Capo: Titty Santoriello
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