Giustizia e Libertà Anno 4 - n° 102 W W W . G I U S T I Z I A - e- LIBERTA.CO M Distribuzione telematica Periodico Politico Indipendente 3 marzo 2005 Copia gratuita Sp. “repubblichini” = “partigiani” Repubblichini = Partigiani di Luigi Barbato (a pagina 2, 16) Revisionismo e modelli di Alessandro Blasetti (a pagina 2) Mission Impossibile: riabilitazione di Salò di Ferdinando (a pagina 3) La legge dell’orrore di Nicola Tranfaglia (www.unita.it) (a pagina 3, 4, 5) Contro la legittimazione dei repubblichini da Aprile-on-line (a pagina 5) Fini, che ne è stato di Fiuggi ? da www.unita.it (a pagina 6, 7) Ora vogliono riabilitare Perfino Salò di Giorgio Bocca (Venerdì, 225.02.2005) (a pagina 7) Una Legge contro la Storia di Daria Bonfietti (www.unita.it) (a pagina 8, 9) FOIBE: il ricordo che non puo essere strumentalizzato Giornata del ricordo: non chiedeteci di condividere di Enrico Vigna (www.lernesto.it) (a pagina 10, 11) Foibe: non chiedeteci di condividere di Celeste Costantino (www.lernesto.it) (a pagina 11, 12) Istria 1943: quanti morirono? di Giacomo Scotti (www.ilmanifesto.it) (a pagina 12, 13, 14, 15) Appello del Comune di Roma ai valori della Resistenza Firme contro la R.S.I. da Unità-Roma (21.02.05, pag.1) «Unendosi allo sdegno da più parti manifestato nella nostra città e in Italia circa la presentazione di un disegno di legge di Alleanza Nazionale in discussione nei prossimi giorni al Senato della Repubblica avente per oggetto il «Riconoscimento della qualifica di militari, belligeranti a quanti (Indro Montanelli, 26 marzo 2001) prestarono servizio militare dal 1943 al 1945 nell'esercito della Repubblica sociale italiana (Rsi)», i consiglieri capitolini dei Ds Saverio Galeota e Luisa Laurelli raccoglieranno le firme di altri colle ghi consiglieri e presenteranno in analogia a quanto avverrà in altri comuni d'Italia una mozione». Il documento, si legge in una nota, impegna il sindaco «ad intervenire presso il governo nazionale, il parla mento e gli eletti in questa assemblea nella città di Roma per impedire che il disegno di legge sopra esposto abbia un iter positivo; a sensibilizzare e mobilitare le forze politiche, sociali e associative della città perché manifestino contro tale disegno di Legge e si facciano promotrici, di un appello in tal senso al Presidente della Repubblica che è e rimane il deposi tano della salvaguardia dei valori della Repubblica nata dall'antifascismo: a contribuire con iniziative e manifestazioni al mantenimento di una memoria attiva della Liberazione,, al fine che non possa essere misconosciuto il suo valore fondante prer la libertà e la democrazia in Italia; a pubblicare sulla home page del sito web del Comune il testo della Mozione». «… veramente la scoperta che c'è un'Italia berlusconiana mi colpisce molto: è la peggiore delle Italie che io ho mai visto, e dire che di Italie brutte nella mia lunga vita ne ho viste moltissime. Però la volgarità, la bassezza di questa Italia qui non l'avevo vista né sentita mai. Il berlusconismo è veramente la feccia che risale il pozzo ...». 2 Giustizia e Libertà “REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI” “Repubblichini” = “Partigiani” Luigi Barbato Pietra angolare dell’attuale Repubblica Italiana (checché ne dica la Casa della Libertà e tutti i gruppi o groppuscoli che la compongono) è la Carta Costituzionale firmata il 27 dicembre 1947, da Enrico De Nicola, controfirmata dal Presidente dell’Assemblea Costituente Umberto Terracini, dal Presidente del Consiglio dei Ministri Alcide De Gasperi, con il “Visto” del Guardasigilli Grassi. Essa fu elaborata dall’Assemblea Costituente a cui parteciparono i rappresentanti di tutti i partiti (o movimenti) politici avevano fatto parte del Comitato di Liberazione Nazionale. Quindi di tutti quelli che avevano combattuto direttamente o indirettamente per cacciare dall’Italia il “barbaro invasore nazista” e per sconfiggere quella schiera di persone che, legatissima al fascismo per le più svariate ragioni, anche ideologiche forse in alcuni casi, si erano rintanati a Salò, (protetti dalle potenti armate dell’amico Adolf), nella Repubblica Sociale Italiana. Revisionismo e modelli di Alessandro Blasetti Il revisionismo si manifesta spesso nella società, quando c’è stato o si vuole produrr e un cambiamento . Sovente l’analisi storica di un periodo, dei comportamenti e le motivazioni che lo hanno caratterizzato, permette valutazioni, approfondimenti e spesso anche scoperte che portano a modificare o in ogni modo ampliare il punto di vista su uomini, dottrine, scelte, accadimenti. Questo procedimento diventa forzato, quando attraverso la propaganda si cerca di riscrivere il passato in barba ad ogni rispetto della verità per modificare la conoscenza ed i modelli di riferimento collettivi. Ora in epoca di “telecrazia” come la definisce P. Virilio, “L’incidente del futuro, Cortina ed. ¹) lo strumento del revisionismo viene usato dal Governo attuale come una clava modificando programmi e testi scolastici, producendo serial televisivi, Quando fu ricondotto in Italia, dibattiti, articoli sulnella parte dell’Italia non ancora la stampa e persino liberata, “fonda” (su espressa interpellanze in Pardecisione di Hitler) una repubbli- lamento che di là ca (23 settembre 1493), quella dello specifico argoappunto di Salò, esattamente a mento, a volte dramGargagnano, sul lago di Garda, maticamente serio con Pavolini come Segretario del partito; Renato Ricci, Comandan- come per gli eccidi delle “foibe” , altre (Continua a pagina16) meno interes sante Uno stato dentro lo stato. Il cui capo, un dittatore -perché Benito Mussolini lo era- era stato destituito dal suo stesso Gran Consiglio (notte del 24-25 luglio 1943), imprigionato dal re che deteneva “legalmente” il potere di governare, e liberato (12 settembre 1943) da truppe -oramai definibili “straniere”- al comando del colonnello Otto Skorzeny che lo portò in Germania. 3 marzo 2005 per la coscienza collettiva come il “dramma” del figlio disconosciuto da Be nito Mussolini, per seguono l’obbiettivo di generare una nebbia densa e ottunden te, come scenario ideale per operare una sostituzione dei modelli. tante dinamiche non è esente da difficoltà e debolezze; ma Jeremy Rifkin (Il sogno europeo, ed. Mondatori ²) ci ricorda che proprio l’Europa, così contraddittoria, è custode ed interprete del modello sociale e politico progressista, più emancipato ed attendibile per il futuro del pianeta. Si può riscrivere la storia; ma non cancellare l’esperienza e i valori che una società ha metabolizzato nella storia. La globalizzazione mediatica e virtuale produce questo risultato rapidamente, e in Italia la concentrazione del potere televisivo e giornalistico, quasi unilaterale, è in grado di condizionare i mo- Note delli di riferimento 1) «A questo riguardo, di gran parte della ’elezione nel 2001 di Silvio Berlusconi alla popolazione. guida del governo itaQuesto accade an- liano ha inaugurato un’ transpolitica di che in Europa, dove era nuovo tipo. Dopo il colspostamenti dei mo- po mancato nel 1994, delli sociali avvicen- “il Cavaliere” è infatti nel suo colpo datisi nell’ultimo riuscito di stato e l’Italia ha premezzo secolo hanno so ad oscillare in un’aldel terzo tipo: prodotto cambia- ternanza non più tra la destra e menti rilevanti nella la sinistra classiche, politica con conse- ma tra la politica e il mediatico». guenti processi di Paul Virilio: ’’incidente revisionismo un po’ del futuro, Cortina editore. ovunque. 2) «C’è una cosa, però La recente vicenda del Parlamento Europeo, sul provvedimento destinato ad attuare il divieto dei simboli nazisti, è chiaro segno del perdurante confuso processo di revisionismo in atto in numerosi paesi, ed oltre a creare non poco imbarazzo alla politica, impone riflessioni importanti alla società. Certo questo crogiuolo pieno di così di cui sono relativamente sicuro. Il nascente Sogno Europeo rappresenta le più alte aspirazioni ell’umanità ad un futuro migliore. Una nuova generazione di europei porta su di sé le speranze del mondo e ciò conferisce ai popoli d’Europa una responsabilità molto speciale, come quella che i nostri padri fondatori devono aver avvertito duecento anni fa, quando ad ogni angolo del pianeta si guardava all’America come a un faro di speranza. Mi auguro che la nostra fiducia non vada delusa.» Jeremy Rifkin: Il Sogno europeo, Mondadori editore. 3 marzo 2005 “REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI” Giustizia e Libertà 3 Mission Impossible: Riabilitazione di Salò di Ferdinando Gli ultimi anni, grazie al governo in carica, ci hanno, come noto, riservato sorprese a volontà. Condoni salvatutto, La Costituzione a la càrte, un Guardasiggilli che invoca sentenze non secondo legge ma secondo gli umori popolari, una maggioranza parlamentare che sforna leggi ad personam per risolvere i guai giudiziari del premier e dei suoi amici, e chi più ne ha più ne metta. Oltre a condonare tutto il condonabile il governo porta da tempo avanti una intensa politica di riabilitazioni. Sottoponendo infatti fat ti e personaggi dell’ultima guerra alla lettura critica che ora va per la maggiore, si è riabilitato più negli ultimi 5 anni che negli altri 50 precedenti. Cosicchè, dopo aver visto in TV trasmissioni agiografiche sulla carismatica figura del Fondatore dell’Impero di staraciana memoria, non ci si meraviglia che si tenti anche la riabilitazione di Salò. Un tentativo della specie, in un qualunque paese civile non avrebbe senso e non sarebbe neanche proposto. Se in questo paese la cosa invece non crea l’indignazione che ci si aspetterebbe, la causa fondamentale è l’ignoranza della storia. Quanti sono i giovani con adeguata conoscenza di ciò che è stato Salò e dei relativi personaggi ? Quanti possono dire di aver ascoltato a scuola il professore di storia parlare di quel periodo? Approfittando quindi di questa diffusa ignoranza e della progressiva scomparsa di tutti coloro che hanno vissuto da vicino quella triste esperienza, la parte più a destra del governo di centro destra, ha più volte manifestato la necessità di riabilitare coloro che hanno agito come facenti parte della Repubblica di Salò. Il maldestro tentativo è quello di assimilare i fatti bellici della “lunga notte del’43” (come la chiamò il regista F.Vancini) a una guerra civile tra fascisti e non fascisti. In verità quella dell’inverno ’43 non è mai stata una guerra civile tra belligeranti di uguale dignità, non c’erano nordisti contro confederati, ma una banda di fanatici, spesso molto giovani, fascisti residuali intenzionati a salvare il salvabile intorno al duce ormai in declino e ai suoi seguaci più fedeli. Le imprese della famigerata banda Koch, l’eccidio di Ferrara, la collaborazione delle bri gate nere e delle divisioni addestrate in Germania con le SS nelle stragi di popolazioni inermi dell’Appenino, ecc. nulla hanno che fare con una guerra civile, né il tentativo di riconoscere alle milizie di Salò la qualità di esercito nazionale può far dimenticare che quelle milizie in effetti sono servite unicamente a rastrellare e fucilare partigiani. L’arresto, alla fine della breve avventura chiamata Salò, di gerarchi del regime in fuga con le borse e le valigie piene di oro dell’ex stato fascista e di gioielli rubati alle famiglie ebree più ricche, chiude adeguatamente la storia di uno stato operetta inutile e crudele e quella di individui in divisa impiegati unicamente a uccidere e perseguitare altri italiani. Il che esclude aprioristicamente la possibilità di valutare una possibile loro riabilitazione. Per motivi non solo etici ma di verità storica. Che poi dall’attuale ci si possa aspettare anche questo , non desta comunque meraviglia. La Legge dell’Orrore di Nicola Tranfaglia (www.unita.it) L’offensiva degli eredi del fascismo italiano, a sessant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale e nell'immi- nenza del truppe allea25 aprile te, raggiunge del 2005 un primo, che ricorimportante da la riobbiettivo correnza per distrugdella vitgere le basi toria dei della Repubpartigiani blica e della e della Costituzione no ad oggi da tutti i caliberaziovigente. nali televisivi e dalla ne delle grandi citQuesto è il cosiddetta stampa indi(Continua a pagina4) tà del Nord prima delle significato, ignorato fi- 4 Giustizia e Libertà “REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI” 3 marzo 2005 La Legge dell’orrore pendente, del disegno di mondiale”. legge numero 2224 presentato dai parlamentari Ma una simile affermadi Alleanza Nazionale. zione é contraddetta nella sostanza dal signiUn disegno di legge che ficato che ebbe sul piain due soli articoli rove- no storico la caduta del scia il senso della resi- governo fascista di stenza e della contrap- Mussolini il 25 luglio posizione storica tra i 1943 e il Capo dello giovani che scelsero di Stato, secondo lo Statulottare contro i tedeschi to albertino, cioè il re occupanti e i fascisti Vittorio Emanuele III, della repubblica sociale dopo le dimissioni da te italiana e quelli che al- da Mussolini, diede al l'opposto decisero di maresciallo Pietro Baarruolarsi nelle file del- doglio l'incarico di forle truppe di Salò che mare un nuovo governo. combatterono per venti mesi contro i partigiani Sul piano formale, coe gli alleati angloameri- me su quello sostanziacani. le, nasce così il governo legittimo dell'Italia che La legge che la maggio- é spinto dall'armistizio e ranza di centro-destra al dalla presenza delle potere vuole far appro- truppe tedesche a lavare dalle Camere, uti- sciare la capitale e a stalizzando una sentenza bilirla a Brindisi nel terdel Tribunale Supremo ritorio liberato dagli alMilitare del 25 aprile leati angloamericani. 1954, formato in assenza di epurazione, da Alla luce degli avvenimagistrati militari che erano stati fascisti e lo erano rimasti fino alla fine, decreta che ai soldati e ufficiali che militarono nell'esercito della repubblica sociale italiana, deve essere riconosciuto lo status di militari combattenti equiparati a “quanti combatterono nei diversi paesi in conflitto durante la seconda In piena R.S.I. guerra menti, e indipendentemente dal giudizio negativo che si può dare della fuga del sovrano e di Badoglio da Roma che favorisce oggettivamente l'occupazione della capitale da parte delle truppe naziste, esiste e non può esistere che un solo governo legittimo italiano. una circolare del Ministero della Guerra del maggio 1945 che va nella stessa direzione, che tutto deve essere rovesciato e che poiché il governo della repubblica sociale, governo di fatto, dura quasi due anni e arma truppe che hanno proprie insegne e proprie armi e, nello stesso tempo, il governo di Badoglio opera in un territorio occupato dagli alleati, va riconosciuta ai combattenti di Salò la qualifica di militari belligeranti al pari di tutti i combattenti della seconda guerra mondiale. Quello nato a Salò, per opera dei nazisti e del decaduto dittatore italiano, é un governo illegittimo che, in maniera illeggittima, forma un esercito che combatte, sotto il comando nazista, contro i partigiani italiani e le truppe allea- Non si ricorda in quel te. disegno di legge che le truppe di Salò più che Non si può sostenere, combattere contro gli come fa il disegno di alleati vennero usate legge presentato dagli essenzialmente per raperedi del fascismo, sulla presaglie contro i partibase di quella sentenza giani e stragi contro i del Tribunale Supremo civili durante i venti Militare del 1954 e di mesi di guerra né che il governo di Salò agiva in regime di occupazione, al pari di quello legittimo, e che, a differenza del governo Badoglio era alle strette dipendenze della Wermacht e delle SS. I partigiani a Roma Si mette sullo stesso piano, in altri termini, la scelta di chi ha lottato e versato il proprio sangue per (Continua a pagina5) 3 marzo 2005 “REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI” Giustizia e Libertà 5 La Legge dell’orrore (Continua da pagina 4) costruire in Italia una democrazia parlamentare e quella di chi non solo non ha rinnegato gli obbiettivi politici e ideologici della dittatura fascista ma ha ritenuto di poter condividere la visione hitleriana e razzista dell'Ordine nuovo nazista. Per ora non si parla di pensioni e di riconoscimenti economici per i combattenti della repubblica sociale ma é solo il primo passo. Approvato questo disegno di legge, ce ne sarà un secondo che dovrà stabilire le elargizioni dello Stato nei confronti dei reduci di Salò. Basta aspettare qualche settimana o qualche mese e il secondo disegno di legge completerà il rovesciamento dei valori e della storia che si vuol compiere. autorizzati a rivalutare sul piano storico e istituzionale i propri caduti fino a proporre di equipararli a tutti gli effetti ai partigiani antiÈ bastato che si dices- fascisti. se,qualche anno fa, che molti giovani avevano La verità é che questa scelto di combattere con non é una destra demoSalò in buona fede, vale cratica ed europea, caa dire credendo che il pace di riconoscere i fascismo, malgrado l'al- gravi errori del passato leanza con Hitler, fosse ma é una destra che ancora il governo legitti- non rinuncia all'espemo dell'Italia, il custode rienza fascista persino della fede e dell'onore nella sua versione pegdegli italiani malgrado giore colpevole della l'immensa disfatta della deportazione e del guerra e tutti quelli cadu- massacro degli ebrei, ti in Grecia e in Russia degli zingari e degli per la colpevole impre- oppositori politici, sia parazione militare del come complice dei naregime, perché gli eredi zisti, sia in proprio con del fascismo si sentissero il proprio sistema di campi di concentramento, con le stragi compiute in Jugoslavia e nei paesi balcanici. Possibile che tanti che a destra si definiscono liberali e democratici, che i grandi quotidiani di questo paese non sentano il bisogno di sollevare un simile problema e cercare di fermare l'approvazione di una legge così chiaramente immorale e storicamente illegittima ? È quello che vedremo nei prossimi giorni e settimane. Nicola Tranfaglia www.unita.it Contro la legittimazione dei “repubblichini” da Aprileonline (26.02.2005) “.. Una repubblica an- cito della Repubblica mocratici e gli antifascisti debbano mobilitarsi tifascista, una costitu- sociale italiana (RSI)". per impedire una grave zione dalla Resistenza Contro la legittimazio- Crediamo che tutti i de- offesa alla nostra storia, a ne dei repubblichini Giustizia e Libertà .." Periodico politico indipendente Parte dal Consiglio comunale di Firenze, città www.giustizia-e-liberta.com medaglia d'oro della Ree-mail: [email protected] sistenza, l'appello che Fax: (06) 6227.6293 vede fra i suoi primi firmatari il sindaco, il preIl direttore sidente della Regione [email protected] Toscana e il presidente della Provincia. Roma 26.02.2005 «E' con forte sdegno che abbiamo appreso che il Senato della Repubblica discuterà nei prossimi giorni il Disegno di Legge di Alleanza Nazionale n. 2244, con il quale si dovrebbe consentire il "Riconoscimento della qualifica di militari belligeranti a quanti prestarono servizio militare dal 1943 al 1945 nell'eser- Appena venuto a conoscenza della vostra iniziativa, ti comunico che vi aderisco con entusiasmo io personalmente, ma anche a nome del giornale e della redazione tutta. D’altra parte il nome della testata “Giustizia e Libertà”, che si richiama ai principi del movimento antifascista dei fratelli Rosselli, non è un fatto casuale, ma rispecchia rigorosamente ed integralmente le convinzioni politiche di tutto il gruppo redazionale e mie personali. Luigi Barbato chi è morto per la nostra libertà, a quei soldati che, fedeli al nostro Paese dopo l'8 settembre, furono massacrati dai nazisti. Facciamo un appello ai consigli dei Comuni italiani perché approvino una risoluzione, come ha fatto Firenze, per chiedere al Parlamento di respingere il Disegno di Legge e al Presidente della Repubblica di esercitare tutti i suoi poteri per non firmare una legge che rappresenterebbe una vergogna per il nostro Paese. Chiediamo a tutti i democratici di aderire alla nostra iniziativa.» Per adesioni mail: [email protected] Fax: 0552768356 6 Giustizia e Libertà “REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI” 3 marzo 2005 Intervista a Giorgio Bocca Fini, che ne è stato di Fiuggi ? Si metta d’accordo con se stesso …. da www.unita.it «Questi neofascisti devono prima di tutto mettersi d’accordo con loro stessi: a Fiuggi avevano detto che Salò era stata una brutta pagina della nostra storia, adesso vogliono a tutti costi equiparare i repubblichini ai partigiani. E Berlusconi si sente sicuro spalleggiato da questo partito del l’assurdo...». che è una battuta, altrimenti chissà cosa si inventeranno questi qui - mi fa sorgere la tentazione di un pensiero staliniano: che passi anche questa legge, ma sì, così almeno si rompe definitivamente questa disunità d’Italia». che Salò era stata una brutta pagina della nostra storia, mentre adesso manda avanti i suoi per far riconoscere ai repubblichini la stessa dignità dei partigiani. Ma insomma, se non altro che si metta d’accordo con se stesso». M a Questa q u e l è una c h e tentaGiorgio Bocca riesce s e m zione benissimo a rivestire b r a v a l’amarezza con il sarcasmo, con la lucida analisi delle contraddizioni della destra che non sa liberarsi della sua natura fascista. Ma per chi, come lui, la Resistenza l’ha vissuta in f u o r i Fini, non ancora ministro a l l a prima persona, è diffi- discus- degli Esteri, appare im- q u a l e cile accettare che la s i o n e barazzato, non dalle de- An non storia possa essere ri- rischia viazioni da Fiuggi, bensì sa proscritta a colpi di mag- di di- da un “kapò” di troppo. prio regioranza parlamenta- ventare Lo fiancheggiano i suoi 2 s i s t ere. l e g g e più fidi collaboratori. re… della «Certo, Bocca, da oggi, nel Repubblica nata dal- e credere a un ripennome della riconci- la resistenza e dalla samento dei fascisti liazione nazionale” sconfitta del fasci- che non c’è mai stato in Senato si comin- smo. -, è un errore: ripeto, cia d i s c u t e r e «Sì, ma questo è il prima si dicono demodell’equipara -zione punto su cui si con- cratici, dicono di ricotra chi ha com bat - traddicono, o si sma- noscersi in questa detuto per la Repubbli- scherano questi neofa- mocrazia, poi fanno ca di Salò e i parti- scisti di An: a Fiuggi, questa campagna antigiani. Che effetto le dieci anni fa, Gian- partigiana che ogni franco Fini aveva fat- giorno si alimenta di fa ? «Per dirla con una to le sue critiche al una nuova invenzione. battuta - ma sottolineo fascismo, aveva detto Direi che per la demo- crazia si dimostrano dei compagni di strada a dir poco inaffidabili». Ma sugli italiani, secondo lei, questi argomenti fanno presa? «Su quelli come me, che vedono in ogni atto di questa destra berlusconiana qualcosa di sbagliato, che si rendono conto di avere di fronte un partito dell’assurdo, certamente no. Però, probabilmente sottotraccia, agli italiani un certo unanimismo sta bene, questa è la debolezza della nostra borghesia. Dobbiamo renderci conto che esiste un ceto benestante che ignora o vuole ignorare cosa è stato il fascismo e cos’è stata, invece, la Resistenza». E a Berlusconi conviene ? «Lui evidentemente si sente in colleganza di classe, se non ideologica, con i fascisti, si sente più tranquillo. Del resto è un uomo talmente colto che non sapeva nemmeno bene cosa fosse un campo di sterminio, ha dovuto andare ad Auschwitz per poter (Continua a pagina7) 3 marzo 2005 Fini, che ne è stato di Fiuggi ? (Continua da pagina 6) dire che la prossima volta ci porterà suo figlio, prima non lo sapeva. È un uomo che ignora pretestuosamente la storia: ha definito rivoluzionario” il Partito comunista italiano, che invece sin dai tempi della guerra di Spagna fece la scelta democratica, tant’è che Togliatti contribuì a scrivere la Costituzione della repubblica spagnola. E lo stesso accadde in Italia alla fine della guerra. Le sa queste cose Berlusconi?». Ma il testo che da oggi è in discussione in Senato che obiettivi ha ? «A me viene da pensare che abbia prima di tutto obiettivi elettorali. Se lo approveranno, e lo possono fare visto che sono maggioranza e se ne fregano di tutto il resto, salteranno fuori un bel po’ di pensioni, e questi sono voti. Ma dal punto di vista concettuale è un’assurdità: come si fa a equiparare tra loro due cose tanto opposte come Salò e la Resistenza? Come si fa a riconoscere la pensione a gente che, se avesse vinto, avrebbe costruito l’Europa nazista delle leggi razziali ?». da www.unita.it “REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI” Giustizia e Libertà 7 ORA VOGLIONO RIABILITARE PERFINO SALO' di Giorgio Bocca (Il Venerdì 25.02.2005, pag. 15) Adesso i neofascisti sempre fascisti vogliono equiparare le milizie di Salò alle formazioni partigiane inventando la categoria dei «belligeranti», che sarebbe quella di chi stava dalla parte dei nazisti, agli ordini dei nazisti, ma senza assumersene la responsabilità. Salò sempre più pervasiva. È il solito tra sformismo italico. Più che di ritorno ideologico al fasci smo, alla fiamma che esce dalla tomba di Mussolini, a una continuazione della rivoluzione «nera», trattasi di un risarcimento per i privilegi e i pre state agli ordini dei tedeschi che decidevano del loro impiego. Belligeranti perché impegnati in operazioni di guerra ? Neppure questo, i reparti di Salò sono stati impiegati come presdio del territorio e come rastrellatori dei partigiani, non come combattenti contro gli angloamericani. Ci sono ragioni politiche e storiche per opporsi a un'iniziativa che dice di perseL'unico reguire l'unione parto schiedegli italiani e rato per poche in realtà chi giorni sul ne rafforza la fronte di Andisunione. zio, il battaLa prima raglione Bargione è la conFoto di un “rastrellamento” barigo della traddi zione X Mas, fu palese fra la svolta de- poteri negati per mezzo ritirato in Piemonte e le mocratica di Fiuggi e il secolo. divisioni addestrate in recupero della repubbli- L'equiparazione di Salò ca di Mussolini. A con la Resistenza come Germania, la Monterosa Fiuggi, e poi in altre oc- giustificazione del ritor- e la Littorio, rimase ro inoperose sulle Alpi occasioni, il leader di An no al governo. cidentali, perché gli alGianfranco Fini ha dichiarato che il Che cosa vuol dire bel- leati sbarcati nel sud della Francia non si cufascismo di regime è ligeranti ? stato un errore, ma con Vuol dire un tentativo rarono di loro e risaliroalcuni aspetti positivi, e per riconoscere alle mi- no la valle del Rodano. che invece è stato un lizie di Salò la qualità di Quali belligeranti, alloerrore il collaborazioni- esercito nazionale. ra, se esentati dalla smo di Salò con i naziguerra e impiegati solo Ma esercito nazionale, a uccidere e perseguitasti. autonomo, dipendente Ma nei fatti i neofascisti da un governo naziona- re altri italiani ? di An, arrivati al gover- le, non lo sono mai sta- Tutti subito amnistiati e no, conducono una te, tutti i reparti di Salò, riammessi nella vita pocampagna antipartigia- sia le Brigate nere che litica. na sempre più violenta le divisioni ad destrate Che vogliono ancora ? e una riabilitazione di in Germania, sono sem- 8 Giustizia e Libertà “REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI” 3 marzo 2005 Una Legge contro la Storia di Daria Bonfietti (www.unita.it) Corriamo veramente il macabro rischio di aver pianto ieri i martiri dell’Olocausto e premiare oggi chi ha partecipato ai rastrellamenti per catturarli. Abbiamo appena celebrato la giornata della memoria; in Italia e nel mondo ci si è commossi l ricordo dell’Olocausto, abbiamo pianto i milioni di donne uomini e bambini che hanno lasciato la vita nei campi di sterminio; i governanti della nuova Europa hanno reso omaggio ad Auschwitz. Gli stessi governanti si sono impegnati, contro ogni forma di discriminazione e di razzismo, a ricordare e a far in modo che non si ripetano terribili eventi. Ma oggi in Italia si vuole premiare chi è stato alleato con le armi in pugno con i nazisti sterminatori, chi ha potuto partecipare ai ras t r e l l amenti per catturare gli ebrei e consegnarli ai forni. È la terribile constatazione che dobbiamo fare quando arriva in aula al Senato una proposta di legge per il riconoscimento della qualità di belligerante a quanti militarono sotto le insegne della Repubblica Sociale. Si vuole far credere, anzi lo si dice espressamente nella presentazione della legge, che si tratta di un provvedimento che “porta ad un riconoscimento di natura meramente formale” senza nessuna conseguenza pratica. che questa “legge inutile” ha una sua valenza simbolica: è il dare una dignità morale ad una Repubblica Sociale che dignità morale non ha. È lo scrivere la Storia non con i dati della storia, non con le ricerche, non con gli studi, non con la individuazione delle responsabilità, ma con il volere della politica e con i voti delle maggioranze. Dunque in un momento così importante per la vita del Paese, con tante proposte di legge di indubbia importanza che aspettano, con tanti problemi che aspettano soluzione legislativa, si impegna il Parlamento in una di- È una strada pericolosa s c u s s i o n e dal punto di vista morale e della coscienza inutile. civile per gli insegnaP a s s i a m o menti che ne derivano. dalle leggi per una per- La legge, presentata da sona alle An, formalmente cerca leggi senza una sua giustificazione utilità: vera- nel fatto che i prigiomente una nieri militari della Rebella offesa pubblica Sociale veniper la digni- vano trattati dagli alletà delle as- ati come prigionieri di semblee le- guerra. Certamente un gislative e- privilegio rispetto ai partigiani che una volta lettive. catturati venivano torMa è chiaro turati ed uccisi o invia- 3 marzo 2005 “REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI” Giustizia e Libertà 9 Una Legge contro la Storia ottobre 1943 guerra alla gliaia di militari italiani zioni, contro gli inerGermania. che invece, proprio in mi. Superano i tedeGermania, preferirono schi questi goffi italiaDunque quelli che in la terribile prigionia e ni, canaglie per incenItalia scelsero di servire anche la morte al tradi- diare, ricattare, impicdirettamente o come mento della Patria. care, sporchi nell'anialleati la Germania namo e nelle divise, zista erano e rimangono Abbiamo poi la Guar- con quel nea tutti gli effetti traditori dia Nazionale Repub- ro sul a, c i t della Patria. blicana, polizia del n partito fascista, le ute a a Il tentativo evidente è Questo è il punto che Brigate nere , zi però quello di scardina- non può essere in nes- d e s t i n a t e cra ista, o re la verità storica: si sun modo eluso e non a l l a grigiodemefasc a n r delinea un tempo senza può essere superato verde, come o u rale p ico. n riferimenti istituzionali nemmeno simbolicase portassero ina av libe onom n nel quale gli individui, mente con un dosso il lutto e il terrog a so craziaere ec lotta re”. tutti egualmente animati provvediz n e emo pot t s contro i “da uno sconfinato ai es lla d dal R Senza motivo, senza la partigiani, more per la Patria” a a ell ne de polat d particolari ed individuadovevano risolvere Legione Muti, nota olo dizio mani p per torture ai prigioniebili ricadute pratiche, individualo l p a rie ta e i ri, le estorsioni i sacmente mento con una “legge inutile” e i n un ta i n cheggi. riapriamo questo capia legislativo i m li no tig r tolo della storia del noPer non parlare della X “senza nessun a Ip mas e addirittura delle stro Paese ? valore pratico”. Rimarrebbe poi da chie- SS italiane. t r a g i c i dersi cosa si intende per È troppo evidente che quesiti. Si militari della Rsi. E considerato che a Ve- c'è la volontà di riscrinasconde che la rona nel novembre 43 vere la Storia ed è per Patria, l'Italia che nasce Per primo il pensiero va gli aderenti al Partito questo che quanto sta dal Risorgimento, è ret- a quanti vennero reclu- Fascista si definirono accadendo al Senato ta dallo Statuto Alberti- tati e addestrati in Ger- militarizzati (con l'o- non deve essere sottono ed è a tutti gli effetti mania. biettivo chiaramente valutato da nessuno, rappresentata dal Re e Ed è inaccettabile l'of- esplicitato di perseguire anche dalla massime dal suo governo che fesa che ne deriva a gli ebrei) la fila potreb- cariche istituzionali. hanno dichiarato il 13 quelle centinaia di mi- be allungarsi. C'è in gioco il filo che Tutti in- tiene unita la Storia del sieme ce Paese, dall'Italia risorgili descrive mentale ai giorni nostri, Nuto Re- il diritto, la continuità v e l l i dello Stato, i passaggi “ a r r i - che portano dallo Statuv a n o to Albertino alla Costis e m p r e tuzione repubblicana. dopo le operazio- Deve essere chiaro al ni d i Presidente del Consig u e r r a , glio Berlusconi che non arrivano si può partire da Aual seguito chwitz e far tappa a Sadei tede- lò, e al suo vice, Fini, schi. I fa- che non basta chiamare scisti so- Patria l'Italia, bisogna no feroci soprattutto chiudere, e nelle ope- per sempre, con chi la r a z i o n i Patria ha tradito. nelle rappresaglie di Daria Bonfietti contro le (www.unita.it) popola(Continua da pagina 8) ti nei campi di sterminio, che abbiamo appena ricordato. Ma comunque anche se gli Alleati hanno mostrato umanità lo Stato legittimo italiano deve mantenere il diritto di considerarli traditori. 10 Giustizia e Libertà “REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI” 3 marzo 2005 Foibe: il ricordo che non può essere strumentalizzato Riceviamo e pubblichiamo Alle volte la memoria diventa una Ricerca della “patacca perduta” e può venire fuori tutta l'orgia di bischerate dette in questi giorni in pensieri ed opere tv, sulle foibe. Tragedia che andrebbe trattata con un po' più di rispetto di un volgare spot propagandistico. Vi posto due intelligenti prese di posizione. Georgia Giornata del ricordo: non chiedeteci di condividere di Enrico Vigna è stato fatto da altri popoli e paesi. Dagli archivi delle Nazioni Unite emerge un dato che dovrebbe far vergognare chi ha proposto la giornata del ricordo per gli avvenimenti, sicuramente tragici e da rispettare per chi fosse perito innocente, delle foibe e dell'esodo: solo per il periodo coloniale e della 2° guerra mondiale i fascisti e l'esercito italiano hanno ucciso oltre un milione di persone, di cui 300.000 nella sola Jugoslavia (tutto documentato dallo storico americano M. Palombo, il cui lavoro "Fascist Legacy" è stato utilizzato anche dalla TV "La 7"). 800 italiani furono dichiarati “criminali di guerra” dalla «Commissione per i crimini di guerra delle Nazioni Unite» e mai processati. Si comprendono i “ragazzi di Salò” e si accusano i "massacri dei partigiani jugoslavi", si dedurrebbe anche italiani, visto che sono stati La proposta del partito di Fini di trasformare decine di migliaia i partigia- i repubblichini in militari belligeranti, se da ni italiani che hanno com- una parte ha un suono patetico, dall'altra ha battuto contro il nazifasci- un gigantesco valore politico. smo in Jugoslavia e sono Significa cancellare con un semplice atto bumorti in quelle terre per ri- rocratico la differenza storica tra la libertà e scattare l'onore di un intero la dittatura. popolo, macchiato e infan- La proposta post-fascista non è altro che l'egato da vent'anni di fasci- voluzione naturale di quel che Luciano Viodisse il 10 maggio del '96. smo e colonialismo contro lante Disse che si doveva «cominciare a riflettealtri popoli, come quello ju- re sui vinti di ieri» , e «cercare di capire goslavo, che mai nella sto- perché migliaia di ragazzi e soprattutto di ria hanno aggredito il nostro ragazze, quando tutto era perduto, si paese. schierarono dalla parte di Salò...». Quei ragazzi e ragazze, i loro figli e nipoti Nei campi di concentramento italiani furono rinchiusi più di 100.000 jugoslavi (uomini, donne, bambini, e dove 11.606 vi morirono (quelli accertati). Quasi 200.000 furono i civili falciati dai plotoni di esecuzione italiani, in quanto “ribelli e banditi”. Nella sola Istria furono 60.000 gli slavi che in tre anni dovettero fuggire per non essere spazzati via dalla barbaria fascista o deportati nei lager ita- Da destra e da "sinistra", tutti politici, oggi presentano il conto delle loro concordano per la “ricon- ragioni, vogliono che abbiano pari dignità ciliazione", e invece lavorano delle altre, moralmente, storicamente, politiper rinfocolare odi, rancori, camente e già che ci sono pure legalmente. Violante e i suoi compagni li accusano di farazzismo etnico. Questi signori dimenticano re un'indegna operazione ideologica. che la riconciliazione c'è già E' un'autocritica ? stata: è avvenuta il 25 aprile Riccardo Barenghi, (La Stampa 11.2.2005) 1945, con la confitta del fascismo, la cacciata dell'invasore nazista e la vittoria della lotta di libe- liani. I morti accertati nelle foibe sono stati circa razione nazionale. 2.000 (e non ci può essere nessun rallegramenIl mito degli italiani “brava gente” è fondato to di fronte a cifre che trattano di morte), ma sulla rimozione storica dei crimini di guerra va sottolineato che i fascisti e i collaborazionicommessi dall'esercito italiano nelle colonie sti col nazismo, in quelle zone furono alcune e nei territori invasi e occupati della 2° guer- decine di migliaia, che compirono ogni genere ra mondiale; la nostra storia nazionale è ricca di atrocità e crimini contro la popolazione cidi rimozioni e “dimenticanze” di quello che vile, documentata storicamente in studi, archi- 3 marzo 2005 “REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI” Giustizia e Libertà 11 Foibe: il ricordo che non può essere strumentalizzato (Continua da pagina 10) vi e in alcuni documentatissimi libri che sono a disposizione. Non si può mediante l'utilizzo di questo fatto revisionare storicamente e ribaltare i processi storici avvenuti e non contestualizzarli. E' un operazione antistorica e faziosa, senza alcuna scientificità e credibilità, smaccatamente razzista, al di là delle opinioni soggettive. Tutto deve partire dall'aggressione militare dell'aprile 1941, sbocco di quanto già era stato fatto in termini di snazionalizzazione, vessazione e persecuzione etnica di altri popoli, fino ad arrivare alle vere e proprie deportazioni, dalle infami e criminali politiche fasciste italiane, contro le popolazioni slave da sempre residenti nelle regioni del confine orientale, mischiate e coabitanti al di là dell'aspetto etnico; politica che teorizzava l'espansionismo e lo sciovinismo come obiettivi da conseguire. Senza dimenticare che già nel 1918 furono oltre 500.000 gli sloveni e croati “inglobati” dall'Italia di allora, il vizietto espansionista era quasi un dato di fatto. Quando una giornata del ricordo e della richiesta di perdono agli altri popoli, in questo caso a quello jugoslavo, per queste vittime innocenti ? Questo sì rappresenterebbe storicamente un atto di pace e riconciliazione definitiva. Perché dover accettare che i carnefici diventino eroi oltre ad essere vergognoso è anche oltraggioso verso la memoria storica di quella generazione di “ragazzi” che invece di andare a Salò o stare a guardare è salita in montagna a combattere il nazifascismo pagando con la tortura e con la morte la scelta della lotta per la libertà. Per noi l'unica giornata del ricordo e della riconciliazione, del riscatto e della distinzione dal fascismo, è e resta il 25 APRILE, lasciatoci in eredità da quegli italiani che con il loro sangue avevano ridato libertà e dignità all'Italia. Per questo sottoscriviamo e facciamo nostre le parole e il patrimonio di un italiano partigiano e antifascista, che ha combattuto per la nostra Italia: quella della giustizia e del popolo. "La storiografia revisionista si è così riem- pita di pidocchi revisionisti che pretendono di cambiare gli accaduti, la memoria, la toponomastica, i libri di testo. Quelli che combattevano al fianco dei nazisti. Volevano la fine delle libertà. Furono invece i Partiti della Resistenza a recuperare le libertà."I morti" diceva Pavese "sono tutti eguali, partigiani e repubblichini". Ma non erano uguali le loro storie, le loro idee. La pietà è una cosa che fa parte del sentimento umano solidale, ma la pietà per le idee non ha senso, non si può avere pietà per le idee barbare, assassine, non si può revisionare l'orrore, si può al massimo dimenticarlo. Per pietà". (G. Bocca) Enrico Vigna Presidente dell'Associazione "SOS Yugoslavia" e Portavoce del Movimento " Nuovi Partigiani della Pace" http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f=2 &IDArticolo=3565 ***** Foibe: "Non chiedeteci di condividere" di Celeste Costantino Come è avvenuto in diverse città italiane, anche i neo-post-ex fascisti reggini hanno colto l'occasione della “Giornata della memoria” per vomitare una buona dose di anticomunismo gratuito. Per canalizzare meglio questo antico rancore si sono pure costituiti in comitato, cercando di darsi una parvenza di "società civile". Cambiano i volti e le modalità, ma gli argomenti sono quelli di sempre. La nostalgia dell'Italia delle avventure coloniali e belliche con gli stivali di cartone. La retorica dell'"italianità" violata dai comunisti slavi, senzadio e sanguinari. La voglia di rivalsa dalla sconfitta, ancora cocente, subita nella primavera del 1945 ad opera dei popoli di tutto il mondo. Si parla tanto delle vittime vere o presunte dei partigiani jugoslavi, ma nemmeno una parola viene pronunciata sul contesto storico in cui maturarono quei fatti. Non si accenna minimamente all'assimilazio- 12 Giustizia e Libertà “REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI” 3 marzo 2005 Foibe: il ricordo che non può essere strumentalizzato (Continua da pagina 11) ne forzata subita dalle popolazioni slovene e croate sotto il fascismo, all'odio anti -slavo propagandato per decenni, alle migliaia di antifascisti e semplici civili sterminati presso le Risiere di San Sabba. Le popolazioni jugoslave, da vittime della feroce tirannia nazi-fascista e del razzismo, vengono trasformate in carnefici, in un crescendo di revisionismo storico che arriva addirittura a definire “sciovinisti” i partigiani di sinistra e l'allora governo di Tito. Questo, quando esiste fior di bibliografia sulle lotte che videro fianco a fianco gli antifascisti italiani e quelli slavi, e quando anche i muri sanno che la Jugoslavia socialista fu un paese nel quale, per mezzo secolo, convissero pacificamente e con eguali diritti più di una ventina di etnie. Mentre alcuni di questi fascisti in doppio petto rivendicano a pieno titolo il loro passato, ve ne sono altri che tentano una manovra più raffinata ma non meno prevedibile. Cercano di porre sullo stesso piano nazismo e comunismo, equiparandoli in quello che viene definito “il '900 degli orrori”. Chiedono che la falce e martello venga comparata alla svastica, e che entrambe siano poste fuorilegge. Rispondiamo prontamente: il nazismo e il comunismo non furono due fenomeni simili. Furono due opposti, e opposti non vuol dire speculari, ma nemici. Il nazismo è stata una degenerazione omicida del capitalismo, nata per contrapporsi alle idee egualitarie e ai principi di solidarietà, fratellanza e internazionalismo. Fu un'idea che introdusse il concetto demenziale di “razza”, e decise non solo la persecuzione ma anche lo sterminio di milioni di ebrei, nomadi, slavi, omosessuali, handicappati oltre che oppositori del regime. Fu il rovesciamento di tutti i valori dell'umanesimo cristiano, dell'illuminismo liberale e del pensiero socialista. Il comunismo, invece, nonostante tutti gli errori, i limiti e i crimini che ci sono stati dove questo si è tramutato in regime, è nato dalla speranza di costruire l'eguaglianza sociale tra gli esseri umani, di abolire le barriere di classe, di nazione, di etnia. In Europa, ma anche in Asia, in Africa e America Latina, ha influito nel rapido e sconvolgente progresso che ha coinvolto moltissi- mi paesi, ed è stato sempre in prima linea quando si è trattato di lottare contro il colonialismo, le guerre, il razzismo e l'apartheid. E ancora oggi, in Italia e nel mondo, i comunisti occupano questo posto, piaccia o no ai nipotini irredentisti di Hitler e Mussolini, che nonostante i cambiamenti di facciata si porteranno sempre appresso il marchio delle infamie di Auschwitz e Dachau. Celeste Costantino Coordinatrice provinciale dei GC di Reggio Calabria http://www.lernesto.it/index.aspx?m=77&f = 2&IDArticolo=3562 ***** LA STAGIONE DI SANGUE Istria 1943: quanti morirono ? Dopo l'8 settembre le vittime dei partigiani jugoslavi furono tante: ma la vendetta nazifascista, oggi dimenticata, fu poi spaventosa. E spesso compiuta da chi oggi parla del «genocidio» Numeri e morale. Dai bilanci tracciati dagli stessi fascisti, nel `43, gli «infoibati» con giustizia sommaria furono alcune centinaia (e non tutti erano italiani). I civili massacrati per vendetta dopo il ritorno dei nazifascisti furono molte migliaia. Falsificare queste cifre per riattizzare dopo 60 anni odî etnici è immorale. Italiani, sloveni e croati dovrebbero piuttosto riconoscere le reciproche colpe. E scusarsi Giacomo Scotti Nella relazione di un diplomatico dello «Stato indipendente croato» (quello degli ustascia) che seguì le truppe tedesche in Istria dopo il 4 ottobre `43, si legge: «I partigiani hanno ucciso circa 200 prigionieri fascisti, gettandone i corpi nelle foibe». A loro volta i tedeschi, dopo una dettagliata esplorazione di 52 tra foibe e cave di bauxite istriane, cominciata il 16 ottobre 1943 a Vines (Albona) e conclusasi nel gennaio 1945 con l'impiego dei vigili del fuoco di Pola, pubbliarono un elenco nominativo di 232 vittime. La stampa fascista repubblichina dell'epoca, riferendo un rapporto del Federale dei Fasci dell'Istria Luigi Bilucaglia, scrisse di 349 vittime degli «slavocomunisti», cifra successivamente portata a 419, comprendendo in essa anche persone date per scomparse. Lo storico triestino Galliano Fogar indica la 3 marzo 2005 “REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI” Giustizia e Libertà 13 Foibe: il ricordo che non può essere strumentalizzato (Continua da pagina 12) cifra massima di 570 persone uccise, «in maggioranza italiani ma anche slavi», aggiungendo: «Fu una giustizia sommaria, sembra contro le direttive impartite, innescata dalle sofferenze e persecuzioni patite ...», «... ma anche da vendette per rancori e contrasti paesani e dall'intervento, in quel confuso clima insurrezionale, di elementi criminali ...». Cifre inventate La pubblicistica neo e postfascista di oggi parla invece indiscriminatamente di vittime civili innocenti, massacrate solo perché italiani, inventando cifre che per la sola Istria vanno dai mille ai duemila morti. Un altro storico triestino, Roberto Spazzali, nel voluminoso libro «Foibe, dibattito ancora aperto» edito dalla Lega Nazionale di Trieste, ha onestamente riconosciuto che molti «storici» hanno puntato sul sensazionalismo, sull'effetto del numero che dovrebbe affermare il concetto dell'olocausto, ovvero del «martirio olocaustico» degli italiani in Istria. Sono state così proposte «versioni, cifre e giudizi mai verificati da dati oggettivi» nell'intento di produrre «una moltiplicazione emotiva ed anche politica» delle vittime, presentando un quadro «macroscopicamente lontano dalla realtà». La falsificazione delle cifre è un immorale gioco di sciacallaggio politico; basterebbe il sacrificio anche di pochi innocenti per indurci a denunciare il crimine commesso. E gli innocenti, tra gli infoibati istriani, ci furono. Furono parecchie le vittime di vendette personali, compiute da criminali comuni, come il malfamato Matteo Stemberga di Albona, che sterminò perfino alcuni suoi parenti. Alcuni individui, che avevano indossato la camicia nera o la divisa di carabiniere fino a qualche mese prima, per riscattarsi del proprio passato, si trasfomarono dalla sera al mattino in «partigiani», zelanti cacciatori di teste. Non tutte le vittime, però, furono «civili innocenti». Ricordiamo che furono le stesse autorità fa- sciste istriane, civili e militari dell'epoca a indicare molti degli infoibati come «militi della Mvsn» o appartenenti a organizzazioni sociali del Partito fascista. In un documento della Prefettura repubblicana di Pola si parla esplicitamente di «nostri disgraziati squadristi». L'etichetta di fascisti, squadristi ecc. venne data alla maggior parte delle vittime anche dai giornali repubblichini dell'epoca, in occasione della riesumazione delle salme e dei funerali. Il Corriere Istriano di Pola e Il Piccolo di Trieste mettevano in risalto nei loro necrologi, accanto a nomi e cognomi, le cariche di podestà, segretario del Fascio ed altro, insieme a gradi e titoli vari. Oggi, accanto a quei nomi, figurano solo professioni e mestieri, da ingegnere ad agricoltore, con l'aggiunta stereotipa di «vittime della barbarie comunista slava». Viene ripetuta una terminologia usata dai fascisti al servizio dei nazisti dall'ottobre 1943 alla fine di aprile 1945, quando furono pubblicati opuscoli e libelli che incitavano alla distruzione di quei «barbari», degli «aguzzini rossi», delle «bestiali orde di Stalin». Le parole furono accompagnate dai fatti, come presto diremo. Un'altra tesi degli «storici» neo e postfascisti è quella del genocidio degli italiani. Non solo italiani È fuori dubbio invece che non tutti gli infoibati erano italiani, così come non pochi fascisti locali erano «italianissimi croati» con cognomi slavi italianizzati. Fra questi ci furono fascisti colpevoli solo di esser stati esattori delle imposte, guardie comunali e forestali, segretari comunali, o possidenti terrieri: ma ci furono anche agenti e confidenti dell'Ovra. I fascisti superstiti si vendicarono largamente denunciando ai tedeschi non centinaia ma migliaia di cosiddetti «slavocomunisti» e loro familiari. Chi oggi, invoca giustizia per le vittime della cosiddetta «barbarie slavocomunista», me- 14 Giustizia e Libertà “REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI” 3 marzo 2005 Foibe: il ricordo che non può essere strumentalizzato (Continua da pagina 13) scolando insieme innocenti e criminali, dimentica che già sessanta anni or sono, proprio in nome degli infoibati, fascisti e nazisti eseguirono una colossale vendetta mettendo l'Istria intera a ferro e fuoco, al punto da suscitare lo sgomento e l'aperta denuncia delle autorità ecclesiastiche, con alla testa l'arcivescovo di Trieste e Capodistria, mons. Santin. Il 4 marzo 1944 sul giornale Vita Nuova, organo di quella diocesi, furono denunciate le «truculenti espressioni della barbarie umana» e «le arbitrarie violenze contro uomini e cose» quotidianamente commesse dai nazifascisti con incendi di paesi, deportazioni, esecuzioni sommarie. Sarebbe lungo riportare tutti gli eccidi compiuti dai fascisti istriani dopo l'arrivo dei tedeschi - e dagli stessi tedeschi, che nei fascisti locali trovarono ottime spie e guide per le loro sanguinose spedizioni. Basti citare il bollettino germanico che già il 7 ottobre `43 faceva un primo bilancio dell'occupazione della penisola e della repressione, informando: «Sono stati contati i corpi di 3.700 banditi uccisi. Altri 4.900 sono stati catturati, fra questi gruppi di ufficiali e soldati badogliani», dunque italiani. Otto di essi, marinai, vennero fucilati nei pressi di Gimino; i loro corpi, lasciati insepolti, furono tumulati dai contadini, molto più tardi, in una cava di bauxite (e conteggiati fra gli infoibati). Il 23 ottobre il bollettino tedesco parlava di 13.000 banditi uccisi o fatti prigionieri. Erano tutti civili, come poi le centinaia e migliaia che sarebbero stati massacrati nei mesi seguenti in tutta la regione. Sempre, a indicare i villaggi da rastrellare e le persone da uccidere furono i fascisti italiani, zelanti servitori dei nazisti. Collaborazionisti in prima linea Oggi quei collaboratori che aiutarono i nazisti a mettere l'Istria a ferro e fuoco, sono in prima linea nel denunciare i «crimini dei comunisti slavi dell'Istria» e nel coprire, tacere o trasformare in pagine di patriottismo ita- lico il loro coinvolgimento nelle stragi compiute dopo la pagina nera delle foibe. Uno di questi, in veste di storico, fecondo compilatore di libelli, è Luigi Papo da Montona, ex comandante della Milizia repubblichina del 2° reggimento «Istria» sotto il comando delle Ss, che effettuò feroci e ripetuti rastrellamenti nella penisola, come si ricava dagli encomi rivoltigli dal foglio Corriere Istriano di Pola, nel novembre 1943, per aver fondato il fascio e la «Squadra d'azione» di Montona e per le successive operazioni contro i «banditi» partigiani. Ne fu richiesta l'estradizione dalle autorità jugoslave per crimini di guerra, ma a suo favore si adoperò l'on. Scelba, allora ministro dell'interno, facendo archiviare la richiesta. La tesi ricorrente degli storici di matrice fascista è che l'esodo delle popolazioni istriana, fiumana e dalmata -avvenuto nel decennio 19451954 e in seguito, sia diretta conseguenza delle foibe. Sul quotidiano Il Piccolo di Trieste (16 febbraio 2003) si poteva leggere una lettera alla redazione di tale Alesandro Perini, esule da Capodistria. In essa scrisse: «Non si deve dimenticare mai (...) che il fascismo di Mussolini, che ha dichiarato guerra a mezzo mondo, paesi balcanici compresi, ritrovandosi alla fine del conflitto senza l'Istria, senza mezzo Isontino e con un debito economico e morale incalcolabile (...) è l'unico responsabile dell'Esodo. Esatto. Con la precisazione che l'Italia di Mussolini non dichiarò guerra ai paesi balcanici, Grecia e Jugoslavia, ma li aggredì e li invase senza dichiarazione di guerra, occupandoli, seminando in quelle terre stragi e distruzioni immani, coprendo l'Italia di vergogna. Ciononostante, nessuno dei numerosi statisti italiani che si sono avvicendati al vertice del governo e dello stato dopo la caduta del fascismo -nessuno, ripeto- ha ritenuto finora necessario chiedere scusa e perdono alle vittime di quell'aggressione e di quella occupazione, ai figli e nipoti di centinaia di migliaia di massacrati. Si dimenticano pure i circa 5.000 uomini e (Continua a pagina15) 3 marzo 2005 “REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI” Giustizia e Libertà 15 Foibe: il ricordo che non può essere strumentalizzato (Continua da pagina 14) donne, vecchi e bambini istriani trucidati dai tedeschi e dai militi del fascio repubblicano che terrorizzarono quella penisola, portando inoltre alla deportazione di altri 15 mila istriani nel periodo fra ottobre `43 e fine di aprile 1945. Chi è accecato dall'odio antislavo dimentica perfino l'aiuto che le popolazioni croate e slovene dell'Istria fornirono in tutti i modi alle migliaia di soldati italiani sbandati che, arrivando dalla Balcania, cercavano di raggiungere attraverso l'Istria e Trieste le loro case lontane.” Decenni di confusione Questo vuole essere un contributo alla chiarificazione, contro la confusione seminata per decenni da chi ha cercato di strumentalizzare le foibe da una parte, e contro la rimozione di una memoria dolorosa dall'altra. Come direbbero gli storici triestini Raoul Pupo e Roberto Spazzali, bisogna che cessi una volta per sempre la messa in circolazione di «criteri di lettura di quella stagione di sangue tutti interni ai risentimenti, alle accuse e alle ripulse, come se mezzo secolo fosse passato invano». Da parte slovena e croata non si può continuare a negare i crimini compiuti contro gli italiani e gli stessi slavi dell'Istria da singoli esponenti della rivolta istriana del settembre; non si può negare la tragedia delle foibe, frutto anche di revanscismo; ma da parte italiana non si deve negare la sanguinosa storia scritta in quelle terre dal fascismo italiano prima e dal collaborazionismo fascista al servizio dei tedeschi dopo l'8 settembre 1943. La nostra memoria deve portare sì la dolorosa tragedia delle foibe, vista nella sua esatta cornice storica; ma anche gli orrori del fascismo devono essere parte di questa memoria. Guai a coltivare la visione manichea - oggi predominante negli scritti degli «storici» revisionisti - secondo cui gli italiani furono tutti e sempre buoni, con rare eccezioni, mentre gli slavi sono stati tutti e sempre cattivi, con rare eccezioni; non è vero che i fascisti combatterono in Istria, prima e dopo l'8 settem- bre, per una causa patriottica e giusta, mentre i partigiani sarebbero stati degli scellerati usurpatori. Tesi assurde Una volta per tutte -infine- va sottolineata l'assurdità delle tesi del «genocidio» che gli slavi in Istria avrebbero compiuto sugli italiani. Il tragico destino dei disgraziati che trovarono atroce morte nelle foibe non può essere usato dopo 60 anni per istigare passioni ed odio interetnico, per spezzare legami di amicizia che abbiamo saputo far rivivere nonostante l'odio che i vetero e neofascisti continuano a seminare. Nessuno di noi, oggi, può e vuole negare l'esistenza di vittime della jacquerie rivoluzionaria istriana della seconda metà di settembre 1943, né si può negare che nello stesso Partito comunista croato l'internazionalismo proletario fu inquinato da nazionalismi deleteri che si manifestarono soprattutto in Istria con l'invio nella penisola, quali emissari del Movimento di liberazione croato di ex fuoriusciti comunisti e nazionalisti (narodnjaci); non si può però neppure dimenticare che fra quelle vittime c'erano coloro che prima erano stati carnefici. Occorre perciò reciproco perdono, lo sforzo di operare in futuro per la reciproca riconciliazione. Il buon nome dell'Italia non si difende esaltando i fascisti e ignorando i crimini del fascismo, così come per un futuro di pace va permesso che i figli delle vittime innocenti delle foibe possano deporre un fiore sui luoghi del sacrificio dei loro padri. Per quel che può valere, propongo che i presidenti di Slovenia e Croazia depongano corone ai margini delle foibe di Basovizza presso Trieste e di Vines in Istria, e che il presidente italiano si rechi sul luogo dell'eccidio di Pothum presso Fiume o nel cimitero di Kampor sull'isola di Arbe per onorare le vittime innocenti della barbarie fascista italiana. Si onorino i figli martiri dei tre popoli confinanti che dai loro sepolcri invocano un avvenire di convivenza, di collaborazione e di pace. La pace può scaturire unicamente, come direbbe il poeta fiumano Alessandro Damiani, dalla condanna di «atti / a misura delle bestialità umana, / cui ideologie e fedi offrono / sempre miserrima copertura». Giacomo Scotti www.il manifesto.it 16 Giustizia e Libertà “REPUBBLICHINI” = “PARTIGIANI” 3 marzo 2005 “Repubblichini” = “Partigiani” per riconquistare il te della Milizia e Gra- “regno da cui era stato ziani Comandante delle destituito”, che sarebbe Forze Armate. stato discutibile ma pur sempre comprensibile), Ma ormai è, a detta di no, niente di questo, si tutti, “… un sopravvis- limita a fare da lacché, suto, strumento inerte da “trasmettitore di ordei tedeschi, succubo dini” che via via gli del fanatismo dei suoi vengono impartiti dal estremi seguaci …” Fuhrer. (solo da ciò può essere infatti derivata la sua I membri di queste decisione di far giusti- “bande” della Repubziare, negandogli la gra- blica Sociale Italiana zia, Galeazzo Ciano, (irrealtà geografica e marito della sua adorata storica il cui solo termine di confronto attualfiglia Edda). mente può essere la Per prima cosa forma “Padania”), chiamati presso di sé una novella poi “repubblichini”, fin “corte dei miracoli” , dai primi giorni non si con i “capi banda” più sono cimentate nel comfacinorosi, ma non ini- battere gli invasori, le zia una guerra personale truppe dei “governi demoplutocratici”, bensì nel commettere delitti esecrandi, stragi di civili inermi, compiendo ignominie d’ogni tipo e genere rastrellando quanti combattevano (loro sì) per l’Italia col nome di “partigiani”. (Continua da pagina 2) Mussolini al balcone di Piazza Venezia, 1938 Mas”, “Battaglio ne Mussolini”, “ B r ig a t e Nere”) e di ban de irregol a r i ( “ K oc k ” , “ C a r it à ” e t c ) …» E questa è una re- Mussolini si prepara a fuggire da a l t à Milano (25 aprile 1945) storica c h e pubblica Italiana è, in nessuno mai (tranne realtà, sorta sulla Resiquegli storici d’accatto stenza e sui valori delal soldo prima del MSI l’Antifascismo. ed ora di AN) può non dico smentire, ma solo E quindi … mettere in discussione. Questo accadde in Ita- Vogliamo per caso diche i lia negli anni che vanno m o s t r a r e “repubblichini” erano dal 1943 al 1945. “antifascisti” ? E con estremo dolore, perplessità e meraviglia Al giorno d’oggi, con che 60 anni dopo tali un premier ex piduista, fatti ci possa essere plurinquisito, plurias“qualcuno” che presen- solto-per-prescrizioneta al parlamento una del-reato, tutto è possiproposta di legge che - bili. in sostanza- tende ad In realtà, co- equiparare i “parti- Anche questo. “repubblime viene as- giani” ai Luigi Barbato chini”. serito da studiosi di vaglio A rigor di logica, anche «… al propo- se la nostra Carta costisito di totale tuzionale non lo afferma controllo del s p e c i f i c a governo sulle m e n t e Giustizia e Libertà organizzazio- (infatti al 1° Periodico Politico Indipendente ni militati del comma delpartito e sulle l’art. 1 è Autorizzazione Tribunale di Roma forze preposte scritto so lo n° 540/2002 del 18.09.2002 alla tutela c h e : d e l l ’ o r d i n e «L’Italia è Proprietà: L. Barbato Redazione: Via Monte di Casa, 65 -00138– Roma pubblico , si una Re- E-Mail: [email protected] s o s t i t u ì p u b b l i c a Fax: (+39) 06.6227.6293 l’attività in- democraticontrollata di ca, fondata Direttore Responsabile: Luigi Barbato reparti auto- sul lavo- Vice Direttore: Paolo Di Roberto nomi (“X ro») la Re- Redattore Capo: Titty Santoriello