M E Z Z O G I O R N O SVEVO E C U L T U R A G R E C A
Materiali per una messa a punto
G. C A V A L L O / R O M A
Con 6 illustrazioni (taw. XVII-XX)
L'eta normanna si concludeva assai in attivo per la grecita del Mezzogiorno d'ltalia:
il Regno stesso era stato fondato e unificato, partendo dalla Sicilia, da tin sovrano,
Ruggero II, educate in ambiente greco; a corte erano largamente adoperate lingua
e scrittura greca; le classi dirigenti uscivano in parte cospicua da antiche famiglie
greche; le grandi istituzioni monastiche di S. Maria del Patir presso Rossano e del
S.mo Salvatore in Lingua Phari a Messina, promosse dai Normanni, erano greehe,
ed oltre a queste βασιλικά! μοναί e a numerosi monasteri minori in Calabria e in Sicilia,
greche erano anche le fondazioni salentine, sempre di eta normanna, di S. Maria di
Cerrate presso Lecce e di S. Nicola di Casole a poca distanza da Otranto.
Cultura e circolazione libraria greca in quest'epoca acquistano dunque — grazie
all'accorta politica normanna verso i greci e, piu in generale, verso le diverse etnie
del Regno — forme di vivaeita e di organizzazione ehe coinvolgono a largo raggio in
un medesimo reticolo cerchie di corte, ceti dirigenti greci, laici o ecclesiastici, ambienti
monacali: in sostanza νοτάριοι ο ταβουλάριοι, vicecomites, κριταί, strateghi o altri
funzionari di rango elevato, fmo a medici e διδάσκαλοι, e, tra i religiosi, cappellani,
egumeni, anche semplici rnonaci. Si comprende, cosi, come in eta normanna la produzione letteraria greca segni un punto alto, la quantita di libri greci trascritti tocchi
in area calabro-sicula la sua vetta massima, Fattivita di traduzione di opere greche
conosca una notevole fioritura.1
L'eta sveva eredita, insieme alle strutture portanti del Regno normano, la produzione culturale greca di quest'ultimo, ma ne promuove impulsi ulterior! soltanto in
forme peculiari, circoscritte e non coordinate, sieche la grecita nel Mezzogiorno d'
Italia si avvia verso esiti regiorialmente e, direi, localmente differenziati. In Calabria
e in Sicilia si assiste ad un impoverimento culturale. Nella prima, il ruolo molto attivo
svolto dalla cosiddetta «abbaye de Rossano», S. Maria del Patir, nella trascrizione
di libri e nella trasmissione di testi comincia ad esaurirsi, sia pur lentamente, nel
corso del tardo secolo XII, e a partire dall'eta sveva la produzione libraria risulta
piuttosto casuale e limitata a soddisfare esigenze rare, soprattutto di ordine liturgico.
Ed anche per il S,mo Salvatore di Messina sono ormai lontani i tempi in cui Fegumeno
Luca, sotto Ruggero II, formulava e realizzava quel programma culturale ehe, operante fin quasi allo scadere dell'eta normanna, aveva fatto del monastero uno dei
grandi centri scrittori e bibliotecari del Mezzogiorno. Gia gli inizi dell'eta sveva segnano una brusca involuzione; e da questo momento le proposte culturali della co1
Si vedano P, Canart, Le livre grec en Italic meridionale sous les regnes Normand et Suabe: aspects
materiels et sociaux, Scrittura e civilta 2 (1978) pp. 103—162, e G. Cavallo, La trasmissione scritta
della cultura greca antica in Calabria e in Sicilia tra i secoli X—XV. Consistenza, tipologia, fruizione,
Scrittura e civilta 4 (1980), spec. pp. 190—213, e La cultura italo-greca nella produzione libraria, in
G. Pugliese Carratelli (a cura di), I Bizantini in Italia (Milano 1982) pp. 542—581.
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Cavallo, Mezzogiomo svevo e cultura greca
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munita in Lingua Phari si dimostrano scarse, disorganiche, frammentarie.2 Piu in
generale, in tutta Γ area calabro-sicula, sotto gli Svevi si deve not are, almeno per
quanto concerne i testi sacri, una sensibile diminuzione della letteratura ascetica ed
ancor piu di quella patristica e di studi religiosi.
Da un'inchiesta condotta sulle raccolte di naanoscritti «datati» del secolo XIII
finora apparse,3 confortata da qualche altro contributo, i libri di contenuto sacro,
ehe risultano prodotti nell'area in quest' epoca, sono all'incirca una diecina di esemplari liturgici; ma va considerate anche un certo numero di manoscritti, in uso nelle
pratiche religiose, latamente riferibili al secolo XIII, tra i quali alcuni si devono necessariamente ritenere prodotti in eta sveva. I manoscritti «datati», ehe talora attestano, oltre agli element! di datazione, anche piu circostanziate notizie ehe li riguardano, sono il Vat. gr. 2005 da S. Elia di Carbone, trascritto tra il 1197 e il 1211;
il Messan. S.mo Salv. 159, prodotto nella zona di Messina tra gli anni 1210—1211 per
mano di Nicola Erinnecio; il Vat. gr. 772, scritto nel 1220-1221 da Martino sacerdote;
il Crypt. Γ.γ.5, dovuto nel 1224 a Sofronio ieromonaco, ehe lo scrive al S.mo Salvatore
di Messina; Γ Ambros. Β 1 inf., trascritto nel 1239—1240 da Lorenzo monaco di S.
Nicola di Calamizzi da un modello conservato a S. Giovanni Caloveto presso Rossano;
il Sinait. gr. 522, dovuto nel 1242 alia mano dello stesso Lorenzo; il Cript. Γ.γ.3, di
mano di Metodio prete e monaco, datato al 1247; forse il Paris, gr. 1571, copiato da
Michele «lettore» nel 1252—1253; il Brix. A III 12, scritto nel 1257 da Luca monaco
e prete; il Crypt. Δ.α.4, prodotto nel 1265, il cui amanuense, Macario di Reggio, fu
attivo nei monasteri di S. Nicola di Calamizzi e del S.mo Salvatore di Messina soprattutto dopo la soglia dell'eta sveva; iniine il Vat. gr. 2294, prodotto a Palermo
nel 1260-1261.
Per quanto riguarda la cultura greca profana, a qualche manoscritto datato va
aggiunta — perche se ne possa dare una valutazione — una serie di manoscritti latamente
riferibili alia prima meta del secolo XIII, indiziati di origine calabro-sicula. II dato
ehe immediatamente emerge — dato ovvio, si dira — e ehe l'eta sveva si dimostra un
prolunganiento di quella normanna, ritrovandosene, in pratica, gli interessi. S'ineontrano, innanzi tutto, raccolte lessicografiche, tra le quali va citato il grande lessico
Suda, Vat, gr. 1296, scritto da un Matteo nel 1205; si hanno poi due manoscritti di
testi retorxci, il Messan. S.mo Salv. 119 (fig. 19), riferibile ai primissimi anni dell'eta
sveva, e il Vat. gr. 107 dei primi decenni del secolo XIII, 1'uno contenente il commentario ad Ermogene di Cristoforo retore, Faltro gli opuscoli di introduzione alia
retorica di Giovanni Dossapatre, seguiti dalFopera di Aftonio, i Progymnasmata, e dai
trattati dello stesso Ermogene ehe costituiseono la sua Ars rhetorical la poesia e rap2
Mi limito a rimandare, su S. Maria del Patir di Rossano, a S. Luca, Rossano, il Patir e lo stile
rossanese. Note per uno studio codicologico-paleografico e storico-culturale, Rivista di studi bizantini
e neollenici, n. s., 22—23 (1985—1986) pp. 93—158, e Attivita scrittoria e culturale a Rossano: da s.
Nilo a s. Bartolomeo da Simeri (secoli X—XII), in Atti del Congresso internazionale su s. Nilo di
Rossano (Rossano-Grottaferrata 1989) pp. 25—68; e sul S.mo Salvatore di Messina, a M. B. Foti, II
monastero del S. mo Salvatore in Lingua Phari. Proposte scrittorie e coscienza culturale (Messina
1989) spec. pp. 95-119.
3
A. Turyn, Codices Graeci Vaticani saeculis XIII et XIV scripti annorumque notis instruct! (in
Civitate Vaticana 1964); Dated Greek Manuscripts of the Thirteenth and Fourteenth Centuries in
the Libraries of Italy (Urbana — Chicago — London 1972); Dated Greek Manuscripts of the Thirteenth
and Fourteenth Centuries in the Libraries of Great Britain (Washington 1980); C. Astruc, G. AstrucMorize, P. Gehin, M.-G. Guerard, Ph. Hoffmann, B. Mondrain, J.-A. Munitiz, Les manuscrits grecs
dates des XHIe et XlVe siecles conserves dans les bibliotheques publiques de France, I, XHIe siecle
(Paris 1989).
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I. Abteilung
presentata dall' Odissea, data dal Crypt. Z.a.26 (fig. 20) e dal Lond. Harl. 5674 del XIIXIII secolo (del secondo manoscritto e stata proposta un'attribuzione anche alia Terra
d'Otranto), e da Le opere e i giorni di Esiodo, Messan. F.V.ll. Quanto alia presenza
di testi di contenuto scientiiico-filosofico, le question! al riguardo sono piu d'una ed
intricate. Dei codici cosiddetti «Andegavenses», ehe si ritenevano venuti nel secolo
XII da Bisanzio a Palermo, e quindi passati dai Normanni agli Svevi, e stata fatta
ormai giustizia;4 ed anche se alia corte normanno-sveva codici greci di contenuto
scientifico-filosofico certamente si trovavano (un manoscritto della Syntaxis mathematica di Tolomeo fu portato da Enrico Aristippo nel 1158, dono di Manuele Comneno
a Guglielmo I), questi codici non possono comunque essere identificati. Ed ancora:
sui manoscritti dovuti ad un amanuense, loannikios, di assai contrastata attribuzione,
e forse opportuno sospendere il giudizio (ma un'origine italo-greca di quei manoscritti,
da piu parti proposta, resta almeno possibile); inoltre, in quanto su alcuni di essi si
sono trovati interventi di mano di Burgundione da Pisa, sarebbero da assegnare all'eta
normanna piuttosto ehe all'eta sveva vera e propria.5 Tra altri manoscritti scientificofilosofici, mi limito a ricordare quelli di piu salda attribuzione ad ambito italo-greco,
il Laur. 74.3, una raccolta di trattati ed opuscoli di Galeno riferibile agli ultimi anni
del secolo XII ο ai primi del XIII, e il Vat. Arch. S. Petri Η 45, contenente il De
methodo medendi di Galeno e di poco piu tardo.
Tuttavia, ove si pensi agli orientamenti e alle curiosita intellettuali di eta sveva
e al «prodigioso interessamento» dello stesso Federico II «per tutte le scienze allora
consciute»,6 soprattutto le scienze naturali, si deve forse ammettere una circolazione
di testi greci scientifico-filosofici piu ampia, anche se le traduzioni dell'epoca - non
solo dal greco, ma anche dall'arabo - hanno di certo contribuito a far scomparire originali greci. Non e un caso, almeno, ehe un testo qu le i Magna moralia di Aristotele tradotto all'epoca di Manfredi da Bartolomeo da Messina insieme, tra 1'altro, ai Problemata e al De mundo dello stesso Aristotele, alia Metaphysica di Teofrasto, ed ai
pseudo-aristotelici Physiognomica, De mirabilibus auscultationibus, De signis — si trovi
attestato nel Cantabr. Ii.5.44, un codice sia pure un po' seriore rispetto all'epoca di
Manfredi, scritto al S.mo Salvatore di Messina nel 1279 da Nicola Dameno αναγνώστης
per Ιο σκευοφύλαξ Giacomo.7
Non va dimenticato, infine, ehe in quest'epoca viene prodotto anche un certo numero di libri contenenti opere giuridiche bizantine,8 quali i Basilici, dati in parte dai
4
A. Paravicini Bagliani, La provenienza <angioina> dei codici greci della Biblioteca di Bonifacio
VIII. Una revisione critica, Italia medioevale e umanistica, 26 (1983) pp. 27—69
5
Un'origine italo-greca dei manoscritti vergati da loannikios (talora insieme a collaborator!) e stata
proposta da P. Canart, Le livre grec, cit., p. 151 sg.; G. Cavallo, La trasmissione scritta, cit., pp.
214-216 e 221 sg., La cultura italo-greca, cit., p. 584, e Forme materiali e testuali della produzione
scritta. Scandagli sparsi, in L'Europa dei secoli XI e XII fra novita e tradizione: sviluppi di una
cultura (Milano 1989) p. 261 sg.; J. Irigoin, La tradition manuscrite des tragiques grecs dans Fltalie
meridionale au XHIe siecle et dans les premieres annees du XI Ve siecle, in Bisanzio e Tit alia. Raccolta
di studi in memoria di A. Pertusi (Milano 1982) pp. 134-136. Un ambito greco-orientale e ritenuto,
invece, il piu probabile da N. Wilson, A Mysterious Byzantine Scriptorium: loannikios and his Colleagues, Scrittura e civilt 7 (1983) pp. 161—176, New Light on Burgundio of Pisa, Studi italiani di
filologia classica, 3a ser., 4 (1986) pp. 113-118, e loannikios and Burgundio: a Survey of the Problem,
in G. Cavallo, G. De Gregorio, M. Maniaci, (a cura di), Scritture, libri e testi nelle aree provincial]
di Bisanzio (Spoleto 1991) pp. 447-455.
6
A. De Stefano, La cultura alia corte di Federico II imperatore (Bologna 19502) p. 46.
' A. Turyn, Dated Greek Manuscripts of the Thirteenth and Fourteenth Centuries in the Libraries
of Great Britain, cit., pp. 25-27; M. B. Foti, II monastero del S.mo Salvatore, cit., p. 116.
8
Rimando al mio lavoro La circolazione di testi giuridici in lingua greca nel Mezzogiorno medievale,
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Cavallo, Mezzogiorno svevo e cultura greca
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codici Paris, gr. 1352 e Paris, gr. 1348, forse i tomi superstiti di un'intera edizione
dell Opera; un'ampia raccolta di testi — tra i quali un derivato del Prochiron, Γ Epitome
delle Novelle dovuta ad Atanasio, Γ Ecloga privata - rappresentata dal Crypt. Ζ.γ.7;
la Parafrasi greca delle Istituzioni di Giustiniano dovuta a Teofilo, Laur. 80.18 e Marc,
gr- 178.
Noiiostane la produzione libraria nel suo complesso, sacra e profana, non si mostri
scarsissima, ne va notato in ogni caso il forte calo rispetto all'eta normanna; ne inoltre
si rilevano impulsi nuovi. L'episodio relativamente piii notevole e costituito da una
certa continuita della tradizione retorica. Questa sostanziale destrutturazione
della cultura greca in area calabro-sicula ha diverse ragioni alia sua radice :9 il venir meno
del rito greco quale conseguenza della progressiva introduzione della liturgia francoromana nel Mezzogiorno normanno e poi svevo; la penetrazione della cultura latina
seguita alia fondazione del Regno normanno, ed i cui effetti giungevano a maturazione;
la graduale e sempre piu massiccia sostituzione del latino al greco neiramministrazione
centrale, sieche, per non compromettere il loro stato sociale, i ceti dirigenti greci diventavano bilingui, e la lingua latina, percio, da lingua burocratica e di Stato, finiva
con il diventare per essi anche lingua di cultura; il distacco sempre piu marcato da
Bisanzio, anche per il tracollo di Costantinopoli, come capitale dell'impero e sede del
patriarcato, nel 1204, e quindi 1'isolamento dalle fonti vive della cultura greca; ed
infine, in eta sveva, si assiste ad un'assunzione della cultura greca calabro-sicula in
una dimensione tutta occindentale ehe, proprio in quanto tale, ne destabilizza la tipologia, Fidentita etnica. La stessa funziorie culturale degli italo-greci, siano essi laici
ο religiosi, non trova piu i suoi referenti in un potere e in una societa circoscritti alia
realt locale, ma in un orizzonte europeo assai piu vasto. In concreto si pensi a Nicola
«Greco» ehe, originario forse della Sicilia, assiste Roberto Grossatesta nelle sue traduzioni, ο alTanonimo compilatore — anch'egli, certo, italo-greco — del lessico Arundel 9 del
College of Arms di Londra, uno dei capisaldi dell'introduzione e dello studio del greco in
Inghilterra; e del resto si ha un'esplicita testimonianza di Ruggero Bacone sulla venuta di
uomirii e di libri nell'Inghilterra del XIII secolo ad opera soprattutto dello stesso Roberto
Grossatesta.10 La Calabria e la Sicilia di lingua greca dann o e continueranno a dare anche in
seguito dotti, amanuensi, libri, ma si trattera di individui e fatti sempre piu rari e isolati, o ehe
avranno una qpalche incidenza altrove, fuori del contesto originario.
Tipologicamente diversi si presentano gli aspetti della cultura greca in Terra d'Otranto. Qui in eta normanna era mancata una fioritura quale in Calabria e in Sicilia,
ma non sembrano esser mancate scuole e insegnamento della lingua greca dotta,
in M. Bellorno (a cura di), Scuole diritto e societa nel Mezzogiorno medievale d'ltalia, II (Catania
1987) pp. 105-107.
9
Su alcune di queste ragioni si veda V. von Falkenhausen, II popolamento: etnie, fedi, insediamenti,
iii G. Musca (a cura di), Terra e uomini nel Mezzogiorno normanno-svevo (Bari 1987) pp. 59—62.
10
Su studi e traduzioni dal greco di Roberto Grossatesta riescono utili i lavori di K. D. Hill, Robert
Grossoteste and his Work of Greek Translation, in D. Baker (a cura di), The Orthodox Churches and
the West (Oxford 1976) pp. 213-222, e di A. C. Dionisotti, On the Greek Studies of Robert Grosseteste,
in A. C. Dionisotti, A. Grafton, J. Kraye (a cura di), The Uses of Greek and Latin. Historical Essays
(London 1988) pp. 19-39; una possibile traccia per Tidentificazione di Nicola «Greco» e quella seguita
da G. C. Alessio, L' «ars dictaminis» nelle scuole dell'Italia meridionale (secoli XI—XIII), in L. Gargan,
0. Limone (a cura di), Luoghi e metodi di insegnamento nell'Italia meridionale (secoli XII—XIV)
(Galatina 1989) p. 300; per il lessico Arundel 9 del College of Arms di Londra si deve tuttora rimandare
al vecchio lavoro di M. R. James, A Graeco-Latin Lexicon of the Thirteenth Century, in Melanges
offerts a M. Emile Chatelain (Paris 1910) pp. 396-411.
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I. Abteilung
a quanto mostrano raccolte lessicografiche di origine salentina sicuramente attestate
per il secolo XII. A questo proposito va ricordato, anzi, un codice di eta piu antica,
forse riferibile ancora al periodo bizantino, il Vat. Barb. gr. 70: un codice assai importante perche fonte del cosiddetto Etymologicum Gudianum, uno dei cardini della
tradizione lessicale e glossematica greca.11 Questo manoscritto, ehe tutto lascia credere
sia stato prodotto in Terra d'Otranto,12 si dimostra come un tipico manufatto da
lovoro, da attivita scolastica, da tirocinio di studio:13 pur se il manoscritto risulta
assai deteriorato, si puo comunque ricostruire una misura dei fogli irregolare gia in
origine; la rigatura, molto semplice, e imprecisa e tracciata senza un criterio programmato; 1'alternanza delle mani e degli interventi si presenta assai discordinata, direi
quasi tumultuosa; le aggiunte, di cui il Barberiniano e stato oggetto per un certo
arco di tempo, mostrano una disposizione tale, da far ritenere ehe i fascicoli ne siano
rimasti a lungo slegati, secondo una pratica ehe si ritrova anche nel mondo latino
per <quaderni> e manoscritti ad uso della scuola. II Vat. Barb. gr. 70 indica, insomma,
gia in eta phi antica un'attivita scolastica in Terra d'Otranto.
Scuole—nelle quali si impartiva un insegnamento <primario> e < secondario > — si devono
ritenere attive, sempre su fondamenti indiretti, sotto gli Svevi e gli Angioini, sieche se ne deve
ammettere una continuita senza soluzione almeno fino all'inoltrato secolo XIV (si puo
ricordare una scuola, ben fornita di libri, ad Aradeo ο nelle immediate vicinanze.).14 In questa
prospettiva va considerate, proprio agli albori dell'eta sveva, un manoscritto omerico,
conteiiente, oltre a qualche testo minore, YOdissea e la Batracomiomachia, conservato
a Heidelberg, Palat. gr. 45, il quale risulta scritto nel 1201 da una molteplicita di mani, almeno
otto, tra cui quella - Tunica resa nota dalle sottoscrizioni ai testi contenuti - di un Palagano
d'Otranto, figlio del «conte» Pelegrino, con tutta verisimiglianza uno dei maggiorenti della
citta:15 si tratta evidentemente di un codice uscito da una scuola otrantina, dove, ad un certo
grado di avanzamento degli studi, si facevano esercitazioni sugli autori antichi, trascrivendoli,
leggendoli, commentandoli, parafrasandoli (non a caso il testo odissiaco Palatino e fornito di
apparati scoliastici e di materiali didattici accessori). Omero del resto, come in tutto il mondo di
cultura greca, era Vauctor di scuola per eccellenza anche in Terra d'Otranto.16
Lo stesso Palagano risulta autore di un componimento scritto di sua mano sul
11
Si veda ultimamente A. Cellerini, Introduzione aU'Etymologicum Gudianum (Roma 1988) (con
ampia bibliografia precedente).
12
A. Jacob, Les ecritures de Terre d'Otrante, in La paleographie grecque et byzantine (Paris 1977)
p. 270, il quale assegna il manoscritto al secolo XI. Piu di recente ne e stata proposta una datazione
al X da K. Alpers, Die Etymologiensammlung im Hodegos des Anastasios Sinaites, das Etymologicum
Gudianum (Barb. gr. 70) und der Codex Vind. Theol. Gr. 40, Jahrbuch der Oesterreichischen Byzantinistik 34 (1984) p. 62 sg. La questione va approfondita, ma sono propenso ad accogliere la data
piu tarda.
13
E' quanto risulta da una nuova, accurata descrizione dei caratteri materiali del manoscritto
dovuta a S. Maleci, II codice Barberinianus Graecus 70 e le lettere Z-H deU'Etymologicum Gudianum
(Firenze, Universita degli Studi, tesi di laurea a. a. 1986—1987) pp. 1—55.
14
A. Jacob, Une bibliotheque medievale de Terre dOtrante (Parisiims gr. 549), Rivista di studi
bizantini e neollenici, n. s., 22-23 (1985-1986) pp. 285-313; Ph. Hoffmann, Aspetti della cultura
bizantina in Aradeo dal XIII al XVII secolo, in A. De Bernart (a cura di), Paesi e figure del vecchio
Salento, III (Galatina 1989) spec. pp. 75-78.
15
Sul Palat. gr. 45 si veda soprattutto A. Jacob, Une epigramme de Palaganus d'Otrante dans
l'Aristenete de Vienne et le probleme de lOdyssee de Heidelberg, Rivista di studi bizantini e neoellenici, n. s., 25 (1988) pp. 190-202; utile anche C. Gallavotti, Note su testi e scrittori di codici
greci, I: Intorno al codice Palatino dell'Odissea, ibid., n. s., 17-19 (1980-1982) pp. 229-235.
16
G. Cavallo, Lo specchio omerico, Melanges de l'Ecole Franchise de Rome, Moyen Age 101 (1989),
pp. 620-625.
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Cavallo, Mezzogiorno svevo e cultura greca
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margine di f. 32r del Vindob. phil. gr. 310 contenente le Lettere di Aristeneto, segno
ch'egli ebbe tra le mani questo testo raro (il codice di Vienna, infatti, ne e il testimone
unico). II componimento, un epigramma, consiste nella rielaborazione in versi di una
sequenza prosastica di quel testo: un tipico tirocinio letterario; e nel titolo, ricco di
informazioni, ehe gli e premesso si legge ch'esso fu composto da Palagano come scolaro
di Nicola d'Otranto, nel quale va identificato il Nicola ehe, γραμματικός nella citta,
divenne piu tardi (dal 1219—1220) monaco ed egumeno di S. Nicola di Casole con il
riome di Nettario.17 Ma questo epigramma di Palagano, pur nella sua modestia estrema, indica 1'estrazione scolastica e la continuita di quella tradizione poetico-letteraria
testimoniata nel Salento, ehe con esiti altrimenti validi aveva a monte composizioni
come il «Contrasto tra Taranto e Otranto»rivendicato a Ruggero d'Otranto,18 o i versi
di quest'ultimo ad Eugenio di Palermo, e ehe in piena eta sveva avra una piii cospicua
fioritura.
NelPomerico Palat. gr. 45, nella sottoscrizione alia Batracomiomachia, si e yoluta
identificare la mano dello stesso Nicola-Nettario di Casole.19 La sua e una figura centrale tra Occidente <cattolico> e Oriente <ortodosso>;20 e invero, durante i tentativi
di unione esperiti dopo il 1204, fu prima a fianco del cardinale Benedetto di S. Susanna
nella missione esplorativa a Costantinopoli del 1206—1207 come interprete; poi, nel
1214—1215, fu presso il patriarca Germano II a Nicea come inviato delTimperatore
Federico II. Ma quel ehe qui interessa non e tanto la funzione di tramite fra le due
confession! svolta da Nicola-Nettario ο la sua attivita come autore di scritti teologici
e dottrinali, quanto piuttosto la sua figura di raccoglitore, lettore, annotatore di libri,
quindi di referente del cosiddetto «circolo casulano», in realta una cerchia di dottipoeti legata all'egumeno di Casole da strette relazioni di amicizia e di studio, ma
non tutta interna al monastero. II ehe porta il discorso su quest'ultimo e sul ruolo
culturale, peraltro ridimensionato in studi recenti,21 ch'esso puo aver giocato in
quest'epoca. Quel ehe oggettivamente risulta dalla testimonianza-base di Antonio
de Ferrariis — I'umanista salentino detto il Galateo, fiorito tra Quattro- e Cinquecento
— e ehe un tempo in S. Nicola di Casole, a chiunque voleva dedicarsi alle lettere greche
venivano dati, senza richiesta di alcun compenso, vitto, alloggio e la possibilita di
studiare sotto la guida di un maestro; il ehe implica 1'esistenza di una scuola. Nella
stessa testimonianza si parla di Nicola-Nettario come «philosophus» e dei libri da
lui procurati alia biblioteca del monastero.22 In verita non mancano codici ehe conservaiio note autografe dello stesso egumeno casulano, quali il Paris, gr. 3, Vecchio
Testamento, prodotto nella stessa Terra d'Otranto, il Vat. gr. 1903, contenente la
Cronaca di Giorgio Cedreno, ο il Paris, gr. 1665 con Popera di Diodoro Siculo, 1'uno
e I'altro di origine greco-orientale. Si puo essere certi solo del fatto ehe questi ma17
Sn tutto questo si veda A. Jacob, Une epigramme, cit., pp. 186—189.
Mi limito a rimandare a S. G. Mercati, Note critiche al «Contrasto fra Taranto e Otranto» di
Ruggero d'Otranto, in S. G. Mercati, Collectanea Byzantina, II (Bari 1970) pp. 347—357.
19
A- Jacob, Une epigramme, cit., pp. 196—200.
20
Sulla figura di Nicola-Nettario e la funzione politica e culturale da lui svolta resta fondamentale
la monografia di J. M. Hoeck — R. J. Loenertz, Nikolaos-Nektarios von Otranto Abt von Casole.
Beitr ge zur Geschichte der ost-westlichen Beziehungen unter Innozenz III. und Friedrich II. (Ettal
1965)/
21
A. Jacob, Culture grecque et manuscrits en Terre d'Otrante, in Atti del III Congresso Storico
di Stuili Saleiitini e del I Congresso Storico di Terra d'Otranto (Lecce 1980) p. 62 sg., e Testimonianze
bizaritine nel basso Salento, in S. Palese (a cura di), II basso Salento. Ricerche di storia sociale e religiosa
(Galatina 1982) p. 61 sg.
22
II passo puo leggersi nell'ed. del De situ Japigiae pubblicata a Basilea nel 1558, p. 45.
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I. Abteilung
noscritti sono passati dalle mani di Nicola-Nettario, mentre non si puo dire se o per
quanto tempo abbiano fatto parte della biblioteca di Casole.
Quanto a quest'ultima, si impone qualche considerazione ulteriore. Non sono molti
i manoscritti di sicura origine casulana tuttora conservati: si possono citare il codice
di Torino, Biblioteca Nazionale, C III 17 del 1173, quindi ancora di eta normanna,
e il Vat. Barb. gr. 350 del 1205, contenenti il typicon di Casole e scritti da monaci
dello stesso cenobio; ma una conoscenza della biblioteca resta affidata in sostanza
ad una serie di prestiti registrata nello stesso codice di Torino da mani diacroniche,
e ehe percio vanificano la possibilita di sicure cognizioni per Feta sveva. V'e, d'altra
parte, un problema di fondo: la biblioteca di Casole, come tutte le biblioteche monastiche del mondo bizantino, non era una biblioteca <chiusa> e ad esclusivo uso interno come le biblioteche benedettine delTOccidente (e come le italo-greche di S. Maria
del Patir di Rossano ο del S.mo Salvatore di Messina su quelle modellate); questa
biblioteca casulana era, invece, una biblioteca <aperta>, ove si incrociava una circolazione di libri fatta di trascrizioni interne e di asquisizioni esterne, di prestiti, di
scambi; di qui, dunque, una diffrazione libraria e testuale in altre localita della Terra
d'Otranto di quanto si produceva a Casole ο di quanto vi passava; e di qui, pure,
la dispersione.
Ma lasciamo Casole ed osserviamo piu da vicino la produzione di manoscritti in
tutto il Salento greco di eta sveva. I datati sono, oltre a quelli gia ricordati Palatino e Barberiniano, il manoscritto di opere di Nicola-Nettario Vat. Barb. gr. 297,
scritto da Giovanni di Nardo (per i ff. lr-113v) nel 1236; il Gregorio Nazianzeno
Vindob. suppl. gr. 37, di mano di (o prodotto per) un prete Nicola nel 1265; e, per
quanto concerne la letteratura profana, la raccolta di erotemata di uso scolastico
Cript. Z.a.2 di poco anteriore al 1212-1213; gli scritti filosofici Paris, gr. 1089.11,
dovuti alia mano di Pergio Agiopetrita di S. Pietro a Galatina nel 1223; YAlessandra di Licofrone con il commento di Giovanni Tzetze Scorial. R I 18, vergato,
ancora da Giovanni di Nardo, nel 1255. Per quanto concerne i manoscritti non
datati, ma riferibili grosso modo alFeta sveva, mi limito a segnalarne - come per
Farea calabro-sicula — solo alcuni di contenuto profano, necessariamente piii significativi sotto Faspetto storico-culturale. Si deve ricordare, innanzi tutto, la serie di
manoscritti dell'Etymologicum Gudianum, di lunga tradizione in Terra d'Otranto: il
Paris, gr. 2630, il Paris, gr. 2631, il Paris, suppl. gr. 172, il Vindob. phil. gr. 23, il
Vat. Pii II gr. 15, il Vat. gr. 1708, gli excerpta inseriti nei margin! del glossario dello
pseudo-Cirillo Paris, gr. 2659; qualche manoscritto di contenuto grammaticale, il
Crypt. Z.a.4 e il Crypt. Z.a.29.I; una raccolta di opere e di escerti di medicina,
Laur. 74.17; scritti filosofici, specificamente Aristotele e i suoi commentatori, Vat.
gr. 316 (fig. 23), Marc. gr. 265, Laur. 87.21 (quest'ultimo si pone sulFestremo limite
delFet sveva, se noil piii tardi), Ylliade, Bodl. New Coll. 298.1, Laur. 32.31 e Angel, gr. 122 (fig. 24), quest'ultirno fornito di un buon apparato scoliastico; Le opere
e i giorni di Esiodo con il commento di Giovanni Tzetze, Ambros. I 15 sup. e Paris,
gr. 2773; alcune tragedie di Euripide, Vat. gr. 1135.
Si tratta, in sostanza, di materiali legati alFinsegnamento della lingua greca e alia
lettura degli autori, come se ne ritroveranno, ancor piu numerosi, nel Salento di eta
angioina: un insegnamento ehe si estendeva anche — e forse non soltanto per quanti
erano destinati allo stato ecclesiastico — ad una formazione teologica e liturgica,23
23
A. Acconcia Longo — A. Jacob, Une anthologie salentine du XlVe siecle: le Vaticanus gr. 1276,
Rivista di studi bizantini e neoellenici, n. s. 17-19 (1980-1981) p. 164.
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Cavallo, Mezzogiorno svevo e cultura greca
437
clata la stretta coniiessioiie nelFarea fra tradizione letteraria e rito, Funa e Faltro forteniente
awertiti e praticati. Quel ehe soprattutto divarica la Terra d'Otranto dalla Calabria e dalla
Sicilia e, dunque, una penetrazione della cultura greca phi larga e profonda: questa tocca fasce
di laici e soprattutto di ecclesiastic! grazie ad un processo di piii vasta alfabetizzazione e, direi, di
scolarizzazione, pur con le cautele ehe il termirie impone. Ma questa cultura otrantina lion si
dimostra organizzata in cerchie colte piu ο nieno <esclusive> o in grandi fondazioni monastiche
come in area calabro-sicula, ne — a quanto s'e osservato per il rnodello bibliotecario — la
produzione di manoscritti e tutta interna a veri e propri scriptoria, quali si possono ricostruire
a S. Maria del Patir di Rossano e al S.mo Salvatore di Messina, monasteri ehe ricalcano forme
e meccanismi benedettino-occidentali di produzione dello scritto. (Ritengo, anzi, ehe per la
Terra d'Otranto il concetto stesso di scriptorium non possa essere utilizzato). Cultura greca
e libri, ehe ne costituiscono gli strumenti di circolazione e di trasmissione fanno parte, nel
Salento, di un patrimonio etnico-liiiguistico proprio delle comunita, il quale si trasmette da
citta a citta, da villaggio a villaggio, da scuola a scuola, e da padre in figlio, da generazione in
generazione. Ed e proprio questo patrimonio, vivificato altresi da una tensione continua verso
FOriente bizantino e i suoi modelli, ehe — rispetto ad una grecita calabro-sicula sempre piu in
declino - rende questa cultura, sui due fondamentali versanti degli studi letterari e della
liturgia, la forma piu salda di resistenza etnica contro le tipologie culturali latine e la Chiesa
latina. Insomma, per un processo di acculturazione diverso da quello ehe s'era svolto in area
calabro-sicula — ove F'eta sveva e gia la normanna, nonostante qualche impulso dato alia
cultura greca, ne avevano segnato la lenta ma irreversibile destrutturazione assimilandola nella
cultura latiiia - in Terra d'Otranto la < grecita > reagiva ritrovando tutta la sua forza etnica
e ponendo quindi le fondamenta della sua sopravvivenza.24
Va innestato qui un discorso sul rapporto tra Federico II e la cultura greca, insistito,
a sua volt a, sul duplice parametro di quelli ehe furono gli intent! del sovrano da una
parte verso Feiernento greco, dall'altra verso la cultura del Regno, la letteraria in
particolare; e durique va innestato qui, pure, il discorso sul poeti bizantini di Terra
d'Otranto. Le costituzioni di Federico II per il Regno di Sicilia del 1231 vennero
tradotte in greco2' — in questa veste si trovano tramandate in due manoscritti italogreci
del secolo XIII, il Paris, gr. 1392 e il Vat. Barb. gr. 151 — ma si tratta forse di traduzione
fatta in arnbito privat o piuttosto ehe di. un' impresa ufficiale mirata a garantire i parla liti isreeo nella prassi del dintto. Veraiio, certo, tra ι greci, gmristi, νοταριοι e κριται,
per lo piu laici, i quali talora esercitavano funzioni assai delicate e ehe facevano parte
della stessa cancelleria di Federico II: figure eentrali in urio Stato, come quello svevo,
ehe aveva fatto del diritto lo strumento ehe permetteva alia volonta imperiale di
assaniere forza di legge; ed a questi giuristi-funzionari greci si deve ritenere affidata,
se mai vi fu, una traduzione ufficiale delle costituzioni federiciane, cosi come ad essi
doveva spettare la stesura di eventual! document! in lingua greca ο il tradurne altri
dal greco in latino.26 Tra i νοταριοι greci si segnala Giovanni Grasso da Otranto,
βασιλικός νοτάριος, ma divenuto anche μαΐ'στωρ ό επί των δεήσεων della cancelleria,
ed anche altrimenti noto.
24
Sulla problematica inerente alFacculturazione rielle comunita italo-greche rimando al mio lavoro
Libri greci e resistenza etnica in Terra d'Otranto, in G. Cavallo ( a cura di), Libri e lettori nel niorido
bizantino. Guida storica e critica (Roma — Bari 1990) pp. 157-178 (con note alle pp. 223—228).
2:3
Th. von der Lieck-Buyken (hrsg. v.), Die Konstitutionen Friedrichs II. von Hohenstaufen f r
sein K nigreich Sizilien. Erg nzungsband, 1. Teil, Der griechische Text (K ln —Wien 1978).
26
M. B. Wellas, Griechisches aus dem Umkreis Kaiser Friedrichs II. (M nchen 1983) pp. 3-74,
dove certe affermazioni varmo tuttavia prese con molta cautela. Si veda anche A. De Stefario, La
cultura, cit., pp. 138—141.
32
Byzant. Zeitschrift 84/85, 2
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438
I. Abteilung
V'erano, d'altro canto, le relazioni di Federico II (e poi di Manfredi) con lOriente bizantino, 2 ' in funzione delle quali all'elemento greco del Mezzogiorno non
poteva non essere assegnato un suo ruolo; ma questo elemento non era, ne poteva
essere, quello calabro-siculo ormai in dissoluzione, ma proprio quella grecita salentina tenuta viva da una forte ideritita etnica, dalla ostinata contiiiuita del rito,
dalle scuole in cui si perpetuavano le tradizioni linguistiche e letterarie delFellenismo. Nicola-Nettario di Casole svolge, cosi, la sua azione diplomatica in Oriente
come inviato della corte sveva;28 Federico II indirizza lettere greche — forse redatte da Giovanni Grasso - a Michele II d'Epiro e a Giovanni III di Nicea;29 il metropolita di Corfu Giorgio Bardane — nel contesto di una difficile controversia tra
Manuele Comneno Ducas di Tessalonica e lo stesso Federico per le pretese di
quest'ultirno sull'isola30 - intrattiene rapporti strettissimi, non solo diplomatic!
e d'amicizia ma anche culturali, con personaggi otrantini, tra i quali gli stessi
Nicola-Nettario e Giovanni Grasso (questi gli fece avere un"0dissea e, a quanto si
de\re credere, anche un'//iade); 31 e forse in questo medesimo contesto corfiota,
ο anche per altre miziative, si reca comunque in missione in Occidente e soggiorna
a Gallipoli Giovanni Comneno Vatatze, governatore di Corfu intorno agli anni
1238-1240.32
Nel quadro ehe si e qui delineato, la tradizione poetica otrantina trova slancio
e consistenza vigorosi nello stesso Nicola-Nettario, ma soprattutto in Giovanni Grasso
e in Giorgio di Gallipoli, fmo a Nicola dOtranto, ai meno noti, ma non meno interessanti, Teodoto e Leone di Gallipoli, e al piu tenue epigono Droso di Aradeo;33 e su
questa tradizione vengono ad agire impulsi ehe si devono referire, in ultima analisi,
a quello ehe fu 1'atteggiamento di Federico II verso la cultura letteraria.
Si e insistito sul «rapporto organico» stabilito dalFimperatore fra Stato e cultura, 34
e quiiidi sul suo «interventismo» in tal seriso;35 per quanto concerne la Scuola siciliana
si e percio rilevato ehe «nel regno di Federico ... e la corte stessa, dinastia e burocrazia,
lo Stato insomnia, ehe riconosce con il suo impegno diretto, nei fatti, la validita della
tradizione poetica volgare».36 Di qui le spinte nuove ehe si produssero nell'incorag27
S. Borsari, Federico II e 1'Oriente bizantino, Rivista storica italiana 63 (1951) pp. 279-291; B.
Berg, Manfred of Sicily and the Greek East, Byzantina 14 (1988) pp. 263-289.
28
J. M. Hoeek - R. J. Loenertz, Nikolaos-Nektarios, cit., p. 62 sg.
29
E. Merendino, Quattro lettere greche di Federico II, Atti delFAccadernia di Seienze Lettere e Arti
di Palermo, s. IV, 34 (1974-1975). parte II, pp. 293-341, ma conteiiuti e indole di queste lettere
vanno esamiiiati piu attentamerite.
30
J. M. Hoeck- R. J. Loenertz, Nikolaos-Nektarios, cit., pp. 216-218; ma si veda ariche A. Acconcia
Longo, Per la storia di Corfu nel XIII secolo, Rivista di studi bizantini e neoellenici, n. s., 22—23
(1985-1986) pp. 209-229
31
J. M. Hoeck - R. J. Loenertz, Nikolaos-Nektarios, cit., pp. 186, 188, 190.
32
A. Acconcia Longo, Per la storia, cit., pp. 230—243.
33
Si vedano — oltre alia raccolta di poesia greco — salentina di M. Gigante, Poeti salentini di Terra
dOtranto nel secolo XIII (Napoli 1979) — i contributi ulteriori di A. Acconia Longo, Un nuovo codice
con poesie salentine (Laur. 58, 25) e Tassedio di Gallipoli del 1268—69. Rivista di studi bizantini
e neoellenici, n. s., 20—21 (1983—1984) pp. 123—170; A. Acconcia Longo — A. Jacob, line anthologie
salentine, cit., 149-228, e Poesie di Nicola dOtranto nel Laur. gr. 58.2, Byzantion 54 (1984) pp.
371-379; A. Jacob, Gallipoli bizantina, in: A. De Bernart (a cura di), Paesi e figure, cit., Ill, pp.
289-291.
34
R. Antonelli, Letterature volgari, ragioni politiche, doctores: la Magna Curia e la Scuola siciliana,
in A. M. Romanini (a cura di), Federico II e Γ arte del Duecento italiano, II (Galantina 1980), p. 245.
3a
F. Bruni. Provocazioni sulla politica culturale di Federico II, in Nel segno di Federico II. Lnita
politica e pluralita culturale del Mezzogiorno (Napoli 1989), p. 102.
36
R. Antonelli, Letterature volgari, cit., p. 235 sg.
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Cavallo, Mezzogiomo svevo e cultura greca
439
giainerito e nelFesercizio di questa poesia, sostanzialmente demandata a funzionari
e digiiitari, il cui compito primo restava il funzionamento dello Stato. Queste stesse
spinte interessarono anche la cultura italogreca, anch'essa, come quella in volgare,
non-latina, ed altresi disponibile, grazie alia forte coscienza etnico-religiosa dei greci
salentini, a trasmutarsi da non-latina in anti-latina, nel significato di anti-romana,
anti-papale e <laica>, rispondendo perfettamente al progranima politico e ideologico
federiciano. E cosi fu in alcune sue manifestazioni significative.
In verita, ed a scanso di equivoci, questa produzione poetica greco-otrantina si
dimostra fondamentalmente agganciata alia tradizione bizantina vera e propria
iielFuso di un repertorio linguistico tratto dalla tradizione classica, ma anche biblica,
patristica, ascetica e liturgica, cosi come nei richiami ad autori <moderni> (si pensi
gia solo alle suggestion! provenienti da Teodoro Prodromo ο da Cristoforo di Mitilene),3' ne essa e scevra da echi e riprese risalenti ai poeti greco-siculi di eta normanna,
come pure e stato osservato.38 Si tratta, per la piu parte, di epigrammi agiograiici,
scherzi eruditi, encomi, esercizi scolastici su miti e temi delFantichita; ma con
Giovanni Grasso, νοτάριος e poeta, e con Giorgio, χαρτοφύλαξ di Gallipoli, aneh'egli
in qualche modo legato agli ambienti dei funzionari di corte, questa letteratura degli
italogreci del Salento viene ad inserirsi, anche per significato e strumentazione, nella
politica culturale del regno.39 Componimenti come quello di Giovanni Grasso contro
Parrna spavalda e ribelle alFimperatore, o i versi impetuosi di Giorgio di Gallipoli
su Roma desolata ehe parla a Federico implorando Fantico dominio, si sostanziano
di tutto il repertorio ideologico svevo:40 dal tema della renovatio imperil alia polemica anticlericale e antipapale, e alia lode del sovrano: un repertorio propangandistico ch'era sostanzialmente quello elaborato e formulato dalla «magna curia», in
pratica da Pier delle Vigne e dalla sua cerchia.41 Si e di fronte, dunque, ad una
letteratura eulogica, quale usciva dai milieux dei funzionari imperiali piu strettamente legati a Federico II: letteratura caratterizzata dalFuso di immagini e metafore ricavate dalla Bibbia, dalla liturgia, dalla tradizione classica e bizantina, riferite
alia figura e agli atti delFimperatore mediante Fuso di termini, di composti, di
costrutti audaci. 42 Se dunque sul fiorire in eta sveva di una letteratura in lingua
greca agivano fermenti e atmosfere ehe promuovevano il volgare a lingua della
cultura officiate, le tematiche di certa poesia italogreca trovavano un referente
anche nella ietteratura eulogica di lingua latina, intesa alFesaltazione della maesta
e delle gesta imperiali. Nori e un caso ehe questa poesia abbia fine con Fuscita di
seena degli Svevi.
La rinascita culturale del Salento nel secolo XIII resta connessa fondamentalmente
a forme di resistenza etnica, e quindi ad una continuita della tradizione linguistica,
scolastica, erudito-letteraria da una parte, della liturgia dalFaltra, come e stato dimostrato. II momento piu alto di questa cultura, peraltro, non sara toccato in eta
sveva, ma — per una serie di motivazioni diverse e convergent! — nel periodo angioino.
37
"Vedi soprattutto i contributi di A. Acconcia Loiigo e A. Jacob citati alia nota 33.
M. Gigante, Poeti bizantini, cit., p. 62 sg.
39
Vedi R. Antonelli, Letterature volgari, cit., p. 246, per quant ο av viene ugualmente per queste
ultimo.
40
I componimenti possono leggersi nelFedizione e traduzione di M. Gigante, Poeti bizantini, cit.,
pp. 117 sg. e 126 (carnie di Giovanni Grasso contro Parma), e pp. 175—179 e 187—189 (carme di
Giorgio di Gallipoli su Roma, da cui sono piu sotto riportati i vv. 21, 23 e parte del v. 22).
41
M. Gigante, Poeti bizantini. cit., pp. 63-65; M. B. Wellas, Griechisches, cit., pp. 89-112.
42
A. De Stefano, La cultura, cit., p. 209 sg.
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440
L Abteilung
Ma Teta degli Svevi era sevita a risvegliarla esercitaiido una sicura funzioiie di stimolo,
se il Salento greco aveva dato il suo contributo alia letteratura ufficiale del Regno
celebrando Φρυκτωρίκος, «Federico» ma anche «Bagliore di fuoco», το θαύμα της
οικουμένης, «la meraviglia del mondo», ου χάλκεον το τόξον, «il cui arco e di bronzo»,
δι'ού διαμπάξ τους εναντίους φλέγει ..., «il cui dardo e folgere ehe incendia da parte
a parte i nemici ...», come recita la liturgia imperiale e <laica> di Giorgio di Gallipoli.
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