Natura 2000 nella
regione mediterranea
Commissione europea
Direzione generale dell’Ambiente
Autore: Kerstin Sundseth, Ecosystems Ltd, Bruxelles.
Direttore: Susanne Wegefelt, Commissione europea,
Unità B2, Natura e Biodiversità, B-1049 Bruxelles.
Ringraziamenti: desideriamo ringraziare il Centro
tematico europeo per la biodiversità e l’Università cattolica
di Lovanio, divisione SADL, per aver fornito i dati per le
tabelle e le mappe.
Grafica: NatureBureau International.
Crediti fotografici: copertina, FOTOGRAFIA PRINCIPALE:
Capri, Giorgio Amboldi; RIQUADRI, DALL’ALTO IN BASSO, Kerstin
Sundseth, Lubomir Hlasek, APCOR, Oikos Ltd; retro
copertina: Sardegna, Kerstin Sundseth.
Per ulteriori informazioni sulla rete Natura 2000
si rimanda al sito: http://ec.europa.eu/environment/nature
Indice
La regione mediterranea: la culla d’Europa ....................pag. 3
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sull’Unione europea
Nuovo numero verde (1):
00 800 6 7 8 9 10 11
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Le specie Natura 2000 nella regione mediterranea .....pag. 5
Mappa dei siti Natura 2000
nella regione mediterranea ..................................................pag. 6
Tipi di habitat Natura 2000
nella regione mediterranea...................................................... pag. 8
Problematiche legate alla gestione del territorio
nella regione mediterranea ............................................... pag. 10
Informazioni sull’Unione europea sono disponibili
su Internet (http://ec.europa.eu).
Lussemburgo: Ufficio delle pubblicazioni dell’Unione
europea, 2010
© Comunità europee, 2010
2010 — 12 pagg. — 21 x 29,7 cm
ISBN 978-92-79-14718-0
doi:10.2779/17178
La riproduzione è autorizzata con citazione della fonte.
Le fotografie sono protette da copyright e non possono
essere utilizzate senza la previa autorizzazione scritta dei
fotografi.
Printed in Belgium
Stampato su carta riciclata, che ha ottenuto
il marchio europeo di qualità ecologica
Ecolabel per la carta grafica
http://ec.europa.eu/environment/ecolabel
2
Natura 2000 nella regione mediterranea
La culla d’Europa
Sierra de la Grazalema, Spagna. Fotografia © Klein-Hubert/BIOS/4nature
La regione
mediterranea,
la culla d’Europa
Il bacino del Mediterraneo si estende per 3 800 km da
est a ovest, a partire dal capo estremo del Portogallo
fino alle coste del Libano, e per circa 1 000 km da nord
a sud, dall’Italia al Marocco e alla Libia. Nell’Unione
europea, sette Stati membri sono compresi nella regione
mediterranea, alcuni solo in parte (Francia, Portogallo,
Italia, Spagna) altri interamente (Grecia, Malta, Cipro).
Il clima è caratterizzato da estati calde e secche e da inverni
freddi e umidi ma può presentare anche un andamento
variabile, con improvvisi rovesci torrenziali o periodiche
manifestazioni di vento forte (come lo scirocco e il mistrale)
che si verificano in vari periodi dell’anno. Queste condizioni
atmosferiche influenzano profondamente la vegetazione e
la vita selvatica della regione.
Anche i suoi lineamenti topografici si presentano variegati
e contrastanti, offrendo un paesaggio dai molteplici
aspetti, che comprende alte montagne, coste rocciose e
macchia impenetrabile, steppe semiaride e zone umide
costiere, spiagge sabbiose e una miriade di isole di diverse
forme e dimensioni disseminate nel mare azzurro.
Contrariamente alle classiche immagini degli
opuscoli turistici, che ritraggono per la maggior parte
l’accostamento «sole, mare e sabbia», la regione del
Mediterraneo presenta curiosamente un carattere
collinoso, a tal punto che raramente è possibile perdere di
vista il profilo dei monti, nemmeno sulle isole.
Risparmiate dall’ultima era glaciale, tutte le aree della regione
mediterranea ospitano animali e piante selvatici e habitat
appartenenti al genere tipico di questi siti e presentano,
di conseguenza, oltre ad una ricchissima biodiversità, un
gran numero di specie la cui esistenza non è rilevabile in
nessun altro luogo del mondo. Il tasso di endemismi è
eccezionalmente alto, sia sulla terra che in mare: oltre la metà
delle 25 000 piante floreali identificate fino ad oggi nella
regione, equivalenti al 10 % circa di tutte le piante conosciute
sulla Terra, è costituita da specie endemiche. Non sorprende
pertanto sapere che il Mediterraneo è annoverato tra le aree
del mondo con la più elevata biodiversità.
Un’altra caratteristica distintiva della regione è il suo
legame di lunghissima durata con la presenza umana,
che ha lasciato il segno su gran parte del paesaggio. La
macchia mediterranea, per esempio, presente ovunque
con la sua profusione di fiori e piante aromatiche, è il
risultato diretto di secoli di attività indotte dall’uomo,
come gli incendi boschivi, il taglio degli alberi,
l’allevamento di bestiame e la coltivazione.
In base al carattere dell’intervento umano che tende ad
essere molto circoscritto, la macchia mediterranea si è
sviluppata in un complesso, intricato e mutevole mosaico
di habitat soggetto ad un ciclo regolare di degenerazione
e rigenerazione. La complessità della struttura vegetativa
è inoltre strettamente legata alla straordinaria ricchezza
della vita selvatica che contraddistingue queste aree, in
particolare per quanto riguarda le piante e gli insetti.
Per quanto binomio della regione, la macchia mediterranea
è però ben lungi dall’essere in quest’area l’unico habitat
ricco di specie. Molte zone sono ancora dominate da ampie
estensioni di foreste naturali, praticamente incontaminate e
rimaste parzialmente indisturbate dall’influenza dell’uomo.
Diversamente dalla maggior parte delle foreste situate
nell’Europa centrale e settentrionale, popolate da non più
di una dozzina circa di specie arboree prevalenti, le foreste
mediterranee sono molto più diversificate, presentando
fino a 100 diverse specie di alberi.
Altre zone della regione mediterranea sono semplicemente
troppo aride per ospitare alberi o vegetazione fitta e
Natura 2000 nella regione mediterranea
3
La culla d’Europa
risultano, invece, ricoperte da vaste porzioni di terreni erbosi.
A prima vista, queste aree steppiche semiaride possono
apparire sterili e prive di vita ma, ad un’osservazione più
approfondita, si rivelano ugualmente ricche di flora e fauna
selvatiche. Costituiscono l’insediamento tipico della grande
otarda (Otis tarda), dell’otarda minore (Tetrax tetrax) e di
un’intera serie di uccelli che nidificano al suolo, come la
grandula (Pterocles alchata).
Altrove l’acqua è più abbondante, ma pur sempre molto
preziosa. Le zone umide, che vanno dalle minuscole
lagune litoranee ai grandi delta, sono situate a intervalli
regolari attorno all’estesa linea costiera. Sebbene molti di
questi siti siano stati distrutti o prosciugati da tempo, nelle
zone rimaste sono insediate centinaia di specie endemiche
di pesci, anfibi e insetti che, a loro volta, attraggono grandi
stormi di trampolieri e di anatre, in particolare durante la
stagione della migrazione.
Secondo le stime, gli uccelli che migrano ogni anno
verso la regione mediterranea o che la attraversano
raggiungono i due miliardi di individui. Alcuni sostano
semplicemente per alcuni giorni o qualche settimana per
rifocillarsi prima di affrontare il lungo viaggio attraverso
il Sahara, altri discendono nella regione per svernare
lontano dai climi freddi delle aree più settentrionali.
Per quanto riguarda il mar Mediterraneo, l’azzurro delle
sue acque è noto in tutto il mondo. Pur non essendo
un mare particolarmente produttivo, ospita tuttavia
organismi marini estremamente diversificati, molti
dei quali endemici della regione. Si stima che il mar
Mediterraneo contenga tra l’8 e il 9 % delle creature
marine esistenti al mondo. Molti esemplari tra i meno
conosciuti di spugne, ascidie, crostacei e di altre specie
possono trovarsi in questo mare, nascosti tra le vaste
praterie sottomarine di poseidonia, pianta marina che
cresce in acque litoranee poco profonde.
Tuttavia, in quanto principale destinazione turistica al
mondo, la regione mediterranea subisce la fortissima
pressione generata dall’impatto umano. È sufficiente
menzionare che parte dei suoi litorali è stata sommersa
dal cemento e che nella regione persistono la costante
minaccia di incendi boschivi e una cronica penuria
d’acqua. Nell’entroterra, molte delle tradizionali pratiche
legate alla pastorizia sono in via di abbandono, essendo
divenute ormai economicamente impraticabili.
4
Natura 2000 nella regione mediterranea
% del
territorio UE
Regione
Paesi interessati
Atlantica
Belgio, Germania, Danimarca,
Spagna, Francia, Irlanda, Paesi
Bassi, Portogallo, Regno Unito
18,4
Boreale
Estonia, Finlandia, Lettonia,
Lituania, Svezia
18,8
Continentale
Austria, Belgio, Bulgaria,
Repubblica ceca, Germania,
Danimarca, Francia, Italia,
Lussemburgo, Polonia, Romania,
Svezia, Slovenia
29,3
Alpina
Austria, Bulgaria, Germania,
Spagna, Finlandia, Francia, Italia,
Polonia, Romania, Slovenia,
Slovacchia, Svezia
8,6
Pannonica
Repubblica ceca, Ungheria,
Romania, Slovacchia
3,0
Steppica
Romania
0,9
Mar Nero
Bulgaria, Romania
0,3
Mediterranea
Cipro, Spagna, Francia, Grecia,
Italia, Malta, Portogallo
20,6
Macaronesica
Spagna, Portogallo
0,2
Fonte: Centro tematico europeo per la biodiversità (Agenzia europea
dell’ambiente), ottobre 2008 http://biodiversity.eionet.europa.eu
La regione mediterranea ospita quasi la metà delle specie
di piante e di animali elencate nella direttiva Habitat. Oltre
all’ampia gamma di minacce presenti, questo dato così
elevato riflette la molteplicità stessa di specie esistenti
nella regione. Qui si concentrano più specie vegetali di
quante non ve ne siano, nel complesso, in tutte le altre
regioni biogeografiche europee.
La varietà del paesaggio ha contribuito all’evoluzione
di un numero eccezionalmente elevato di endemismi,
alcuni dei quali limitano la loro presenza solamente a
poche località, come il fiordaliso crassifoglio maltese
(Cheirolophus crassifolius), che cresce solo sulle burrascose
scogliere di Malta, o l’Helleborus cyclophyllus, graziosa
specie degli ellebori, che si trova unicamente sui Monti
Rodopi, al confine tra la Grecia e la Bulgaria.
Analogamente ad altre specie del bacino del
Mediterraneo, le piante hanno sviluppato molte strategie
di adattamento alla calura implacabile delle estati e ai
lunghi periodi di siccità. In corsa contro il tempo, molte di
esse fioriscono con grande anticipo rispetto alla stagione,
al fine di produrre i loro semi prima che il calore del sole
diventi troppo forte. Altre producono foglie aromatiche e
coriacee che contribuiscono a limitare la perdita d’acqua.
Vista l’esistenza di una quantità così elevata di piante,
non sorprende che anche insetti ed altri invertebrati siano
presenti nella regione in maniera molto diversificata.
Molti hanno sviluppato forme di associazione a piante
specifiche, dalle quali dipendono interamente, allo stato
attuale, per la loro sopravvivenza. Per esempio, la farfalla
a due code (Charaxes jasius) può trovarsi unicamente in
presenza dell’arbusto del corbezzolo (Arbutus unedo), sulle
cui foglie deposita le proprie uova. Associazioni analoghe
sono avvenute per le api in colonia e le vespe e per altre
importanti specie d’impollinatori.
Fotografia © Miha Krofel
La regione mediterranea è popolata dalla maggior
parte dei rettili presenti in Europa. Tra questi si trovano
il raro colubro leopardiano (Elaphe situla), la lucertola
iberica (Lacerta monticala) e il tarantolino (Phyllodactylus
europaeus) dall’aspetto curioso. Tutte le specie di rettili
Lince iberica (Lynx pardinus)
Con una popolazione odierna di soli 100-150 individui
e insidiosamente prossima all’estinzione, la lince
iberica rappresenta, nel mondo, la specie di mammiferi
maggiormente a rischio. L’intensificazione delle colture
agricole e lo sviluppo di infrastrutture, come per esempio
nuove autostrade, hanno diviso e frammentato il suo
habitat al punto di costringerla al confinamento in poche
sacche isolate, come la Sierra de Anducar nel sud-ovest
della Spagna, un’area di foreste e di arbusteti mediterranei
tra le meglio conservate della penisola iberica.
Le specie Natura 2000
Fotografia © Andoni Canela
Le specie Natura 2000
nella regione
mediterranea
La minuscola lince iberica è una cacciatrice esperta,
diversamente dalla lince eurasiatica (Lynx lynx) le cui
dimensioni sono pressappoco il doppio delle sue. Si nutre,
infatti, quasi esclusivamente di conigli e ciò ha contribuito
ulteriormente al processo di estinzione. Successive
epidemie di mixomatosi e, più recentemente, la malattia
virale emorragica del coniglio hanno difatti decimato
le popolazioni di coniglio, riducendole drasticamente e
privando in tal modo le linci della loro alimentazione di base.
della regione sono elencate nella direttiva Habitat per via
del loro stato di conservazione precario.
La regione mediterranea riveste un ruolo molto
importante specialmente per quanto riguarda la
migrazione degli uccelli. L’inverno mite e la disponibilità
di zone umide riparate e di altri habitat tranquilli
contribuiscono a creare un rifugio ideale per i milioni
di uccelli che migrano ogni anno nella regione o che la
attraversano. La vita brulica abbondante anche nel mare.
Delfini e tartarughe di mare occupano naturalmente una
posizione di primo piano, ma tra le onde si nascondono
anche moltissime bizzarre e meravigliose creature marine,
tra le quali la specie ad alto rischio di estinzione della foca
monaca mediterranea (Monachus monachus).
Tartaruga di terra (Testudo hermanni)
La tartaruga di terra è diffusa in un’area compresa tra la Spagna nord-orientale e i paesi
della Romania e della Turchia, passando attraverso la Francia del sud e l’Italia occidentale
e meridionale. Si ritrova anche su alcune isole del mar Mediterraneo, tra cui le isole
Baleari, la Corsica, la Sardegna e la Sicilia. La caratteristica distintiva della tartaruga di
terra risiede nel suo bel carapace maculato di colore giallo e nero, che può misurare tra
8 e 28 cm di lunghezza. Come tutte le altre tartarughe, anche questa specie gode di vita
particolarmente lunga, raggiungendo talvolta età comprese tra 30 e 50 anni o più.
Si ritiene in generale che la tartaruga di terra preferisca i boschi sempreverdi di quercia
mediterranea e la macchia fitta, ma si ritrova talvolta anche su praterie secche, versanti
collinosi aridi e terreni ad uso agricolo. In passato è stata minacciata dal prelievo globale,
ma è la distruzione degli habitat a costituire, allo stato attuale, il pericolo principale per
questa specie. Lo sviluppo urbano, la costruzione di strade e l’incremento del turismo
nell’Europa meridionale sono state tutte importanti cause di impatto, che hanno portato
alla riduzione e alla frammentazione della sua area di distribuzione. Un altro serio problema
per queste specie a mobilità lenta è rappresentato dagli incendi selvaggi.
Natura 2000 nella regione mediterranea
5
Numero di tipi di habitat dell’allegato I e specie
o sottospecie dell’allegato II della direttiva Habitat
Mappa dei siti Natura 2000
Mappa dei siti
Natura 2000
nella regione
mediterranea
L’elenco dei siti Natura 2000 presenti nella regione
mediterranea è stato adottato per la prima volta nel
luglio del 2006 e successivamente aggiornato a marzo e a
dicembre del 2008. Nel complesso, la regione mediterranea
comprende 2 928 siti di importanza comunitaria (SIC) ai
sensi della direttiva Habitat e altre 999 zone di protezione
speciale (ZPS) ai sensi della direttiva Uccelli. Poiché spesso vi
è una notevole sovrapposizione tra alcuni siti di importanza
comunitaria e alcune zone di protezione speciale, le cifre
riferite non sono cumulative. Ciò nonostante, si stima che
queste aree, assieme, ricoprano circa il 20 % del territorio
complessivo della regione mediterranea.
Regione
Tipi di
habitat
Atlantica
Boreale
Animali
Piante
117
80
52
88
70
61
Continentale
159
184
102
Alpina
119
161
107
Pannonica
56
118
46
Steppica
25
25
14
Mar Nero
58
79
6
Mediterranea
146
158
270
Macaronesica
38
22
159
Fonte: Centro tematico europeo per la biodiversità (Agenzia europea dell’ambiente)
http://biodiversity.eionet.europa.eu
– Le cifre non sono cumulative poiché molti habitat e specie si ritrovano in due o più regioni
biogeografiche.
– Gli uccelli di cui all’allegato I della direttiva sugli uccelli selvatici non sono calcolati poiché
non sono classificati in base alla regione biogeografica.
Fotografia ©
Peter Creed
Fotografia ©
Charles Creed
Les
Alpilles
5
Fotografia © K. Sundseth
Fotografia © Bob Gibbons/Natural Image
6
Isole della
Maddalena
Fotografia © Bob Gibbons/Natural Image
5
3
1
Costa Sudoeste
1
2
6
4
Fotografia © Andoni Canela
Fotografia © Juan Picca
4
Fotografia ©
Jordi Serapio
Fotografia ©
Luis Jordāo
Natura 2000 nella regione mediterranea
Fotografia ©
LIFE Nature Project
3
Duraton Canyon
Fotografia ©
Alfred Baldacchino
Sierras de
Andujar
Fotografia © Raul Garcia Arranz
Fotografia ©
Michael Clark
2
6
Formentera
7
Scogliere
di Dingli
Regione
N. SIC
Superficie
totale (km2)
Superficie
terrestre (km2)
% della
superficie
terrestre
totale
N. ZPS
Superficie
totale
(km2)
% della
superficie
terrestre
totale
Superficie
terrestre
(km2)
Atlantica
2 747
109 684
68 794
8,7
882
76 572
50 572
6,4
Boreale
6 266
111 278
96 549
12,0
1 165
70 341
54 904
6,8
Continentale
7 475
150 014
135 120
10,8
1 478
147 559
128 432
12,4
Alpina
1 496
145 643
145 643
39,7
365
93 397
93 397
31,1
756
15 858
15 858
12,3
100
19 965
19 965
17,5
34
7 210
7 210
19,4
40
8 628
8 628
24,4
Pannonica
Steppica
Mar Nero
40
10 243
8 298
71,8
27
4 100
3 561
30,8
Mediterranea
2 928
188 580
174 930
19,8
999
147 358
142 350
16,0
Macaronesica
211
5 385
3 516
33,5
65
3 448
3 388
32,3
21 612
655 968
568 463
13,3
5 004
486 571
429 615
10,5
TOTALE
Fonte: Centro tematico europeo per la biodiversità (Agenzia europea dell’ambiente), ottobre 2008, http://biodiversity.eionet.europa.eu
– Le cifre sulle ZPS e sui SIC non sono cumulative viste le notevoli sovrapposizioni.
– Alcuni siti si trovano al confine tra due regioni e il database non consente di suddividerli tra le regioni interessate; per questo può accadere che alcuni siti risultino conteggiati due volte.
– La percentuale delle zone marine non è disponibile.
– Le ZPS non sono selezionate in base alla regione biogeografica.
– La superficie delle ZPS nella regione steppica è calcolata sulla base dei dati del Sistema informativo territoriale (SIT) disponibili.
SIC
ZPS
8
ZPS e SIC
Mappa basata sulle coordinate
dei siti fornite dalla Commissione
europea attraverso l’Università
di Lovanio, divisione SADL,
ottobre 2008.
Fotografia © Eleni Tounta/MOm
Fotografia ©
Silvane Moingeon
10
Le Sporadi
Fotografia ©
Labros Logothetis
Fotografia © www.evros-delta.gr
Fotografia © Gino Cantoro
Le Cesine
Fotografia ©
Panos Dendrinos/MOm
11
8
11
Delta dell’Evros
G
Fotografia © Bob Gibbons/
Natural Image
10
0
12
Lago salato
di Larnaka
7
Fotografia © Peter Creed
9
White
Mountains
Fotografia © Markellos Hadjimarkou
9
12
2
Natura 2000 nella regione mediterranea
77
Tipi di habitat Natura 2000
Tipica macchia mediterranea della Grecia, in piena fioritura. Fotografia © Bob Gibbons/Natural Image-
diversificazione delle specie di gran lunga maggiore rispetto
alle foreste settentrionali.
Tipi di habitat
Natura 2000
nella regione
mediterranea
Mentre le zone di pianura sono generalmente dominate da
vari tipi di quercia (Quercus spp), man mano che l’altitudine
sale le specie prevalenti sono costituite dal castagno
(Castanea sativa) e da conifere quali l’abete (Abies), il pino
(Pinus), il ginepro (Juniperus) e il tasso (Taxus spp).
La regione mediterranea ospita più della metà delle
tipologie di habitat elencate nella direttiva Habitat, 37 delle
quali si trovano unicamente in questa regione. L’elevato
numero di tipi di habitat va riferito non solo al clima caldo
della regione, alla sua geologia variabile e alla sua topografia
complessa caratterizzata da molte aree isolate, bensì anche
al fatto che gran parte della regione è stata risparmiata dagli
effetti devastanti dell’ultima glaciazione, propagatasi in
Europa all’incirca tra 10 000 e 15 000 anni orsono.
Fotografia: © J. Harmeln/UNEP
Oltre la metà del territorio è ricoperta da foreste e
arbusteti. Per via delle condizioni calde e secche, le foreste
dell’area mediterranea si presentano in prevalenza più
rade, il che consente la crescita di un ricco sottobosco di
arbusti e cespugli. Esse sono inoltre caratterizzate da una
8
Natura 2000 nella regione mediterranea
La macchia mediterranea è presente ovunque con una gran
varietà di forme e dimensioni. A seconda dell’ubicazione,
del suolo, del livello di degrado, dell’intervento umano e
della composizione delle specie, spesso le sono attribuiti
nomi insoliti, quali matorral, maquis, gariga o frigana.
In realtà, questi tipi di habitat spesso confluiscono uno
nell’altro a formare un mosaico, intricato ma tuttavia
dinamico, che attraversa tutto il paesaggio.
Per semplicità, l’altezza degli arbusti può usarsi
talvolta quale elemento empirico di osservazione. La
vegetazione denominata maquis, per esempio, è formata
tendenzialmente da fitte e impenetrabili boscaglie di
piante la cui altezza è compresa tra 1 e 4 metri. Tra queste
prevalgono alberi di piccola taglia come il corbezzolo
(Arbutus unedo), il lentisco (Pistacia lentiscus), l’ulivo selvatico
(Olea europaea) o il mirto (Myrtus communis), mentre sono
meno diffusi il ginepro e l’alloro.
Praterie di poseidonia
La Posidonia oceanica è una pianta acquatica, endemica del mar Mediterraneo, che forma
fitte praterie sui fondali marini, fino ad una profondità di 40 metri. In modo assolutamente
analogo a quel che avviene nelle formazioni erbose, queste distese sottomarine di
poseidonia presentano una straordinaria ricchezza di vita selvatica, offrendo un rifugio
sicuro a milioni di minuscoli organismi marini. Agiscono, in questo modo, quale vivaio di
molte specie di pesci che hanno valore commerciale.
Le praterie di poseidonia svolgono una funzione molto importante per la protezione dei
litorali marini, provvedendo a catturare i sedimenti e ad ossigenare l’acqua e prevenendo
l’erosione delle coste. Inoltre, costituiscono un buon indicatore della qualità delle acque, dato
che possono crescere solo in acque pulite e povere di nutrienti. Le foglie della poseidonia,
lunghe un metro, sono però molto fragili e facilmente esposte al deterioramento, per via
di fattori tra i quali la pesca, il passaggio di barche da diporto e gli interventi di dragaggio,
o anche l’inquinamento e l’estrazione di sabbia. Si stima che quasi la metà delle praterie di
poseidonia del Mediterraneo sia regredita o scomparsa durante gli ultimi trent’anni circa.
Tipi di habitat Natura 2000
Formazione erbosa steppica semiarida, La Serena, Spagna. Fotografie: fotografia principale © Aixa Sopena, riquadro: allodola-calandra © Vince Smith
La complessità della flora rende la macchia mediterranea
straordinariamente ricca di vita selvatica. Essa ospita una
serie multicolore di fiori, tra i quali tulipani, narcisi, crochi e
fiori dell’aglio, oltre a molte specie di orchidee come l’ofride
specchio oppure l’ofride apifero, che offrono nell’insieme
una breve ma spettacolare fioritura primaverile.
I terreni agricoli e i prati occupano la regione per il
40 % e si differenziano tra vaste aree ad uso intensivo,
destinate a colture o alla crescita di uliveti e agrumeti,
e zone contraddistinte da pratiche agricole miste più
moderate. Queste ultime si legano ad una migliore
conservazione dell’ambiente naturale e contribuiscono a
creare, nel paesaggio, un’alternanza di habitat diversificati
e generalmente popolati da una ricca varietà di animali e
piante selvatici.
Alcune aree ricoperte da formazioni erbose si presentano
eccezionalmente secche. Ma persino in queste steppe
semiaride, dall’aspetto spoglio, gli agricoltori sono
riusciti a coltivare avena, orzo e ceci, grazie al metodo di
rotazione delle colture sul lungo periodo che permette la
rigenerazione del suolo povero. Questo ha contribuito, a
sua volta, alla creazione di micro habitat divenuti il rifugio
ideale di uccelli di steppa quali la calandra (Melanocorypha
calandra) e l’otarda minore (Tetrax tetrax).
Ad eccezione di alcuni fiumi importanti, la maggior parte delle
zone umide è situata lungo le coste, dove sono presenti alcuni
delta e varie lagune di dimensioni cospicue, come il Coto
Doñana o il delta dell’Ebro in Spagna, o quali la Camargue
in Francia o i delta del fiume Nestos e della regione di
Amvrakikos in Grecia. Ciascuno di questi siti ospita un numero
elevatissimo di uccelli, oltre a numerosi e rari endemismi di
pesci, anfibi e insetti quali, per esempio, le libellule.
Le linea costiera mediterranea è eccezionalmente complessa
e diversificata. Può presentare, a breve distanza, un’insenatura
rocciosa e una spiaggia di sabbia bianca circondata da ampie
distese di dune, o un fronte di alte falesie e una grande grotta
di mare sotterranea. I litorali ospitano molti degli uccelli
europei che nidificano nelle aree marine costiere, come il
falco della regina (Falco eleonorae) o il marangone dal ciuffo
(Phalacrocorax aristotelis spp desmarestii).
Foreste mediterranee di pini neri endemici
Queste fitte foreste si trovano nel bacino del Mediterraneo ad altitudini montane
e vi predominano frequentemente diverse sottospecie del pino nero (Pinus
nigra). Si sviluppano su vari sottostrati di suolo a carattere, tra gli altri, calcareo,
dolomitico o vulcanico, ma presentano una distribuzione assai frammentata. Le
foreste adulte di pino nero formano una volta compatta di alberi che raggiungono
oltre i 30 metri di altezza, contribuendo così a proteggere dall’erosione e dalle
piogge torrenziali un ambiente altrimenti precario.
Inoltre, le ampie chiome appiattite dei pini neri adulti creano condizioni ideali
per la nidificazione di rare specie europee di rapace come l’avvoltoio monaco
(Aegypius Monachus). In Corsica, rappresentano l’unico habitat dell’endemico
picchio muratore (Sitta whiteheadi). Tra i rischi principali che minacciano questa
specie di alberi è sufficiente menzionare l’utilizzo non sostenibile delle foreste, la
diffusione di specie esotiche e la defoliazione dovuta a specie infestanti, nonché le
pratiche eccessive di pascolo e gli incendi.
Fotografia: © Bob Gibbons/Natural image
La gariga è invece più rada e si contraddistingue per una
vegetazione che arriva raramente all’altezza del ginocchio.
Qui dominano piante a foglia coriacea come cisti (Cistus
spp.) e arbusti aromatici come lavanda, timo e rosmarino,
che riempiono l’aria del loro intenso profumo. Le formazioni
del tipo frigana, presenti generalmente lungo i litorali della
parte orientale della regione mediterranea, rappresentano
la forma più bassa di macchia e sono costituite da cespugli
spinosi emisferici e da arbusti aderenti al suolo, che variano
a seconda delle zone.
Natura 2000 nella regione mediterranea
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Problematiche legate alla gestione
Pascolo di ovini nelle «dehesas», Extremadura, Spagna. Fotografia © Fundación Global Nature
Problematiche
legate alla gestione
del territorio nella
regione mediterranea
Migliaia di anni di pratiche agricole destinate alla sussistenza,
contraddistinte da moderazione e interventi localizzati, hanno
lasciato un segno profondo nel paesaggio e dato origine ad
un complesso mosaico, in cui si alternano habitat seminaturali
ricchi di flora e fauna selvatiche. Data la presenza prevalente
di colline sul territorio, molti versanti sono stati trasformati in
terrazze coltivate, le quali costituiscono un ambiente ideale
per la crescita di frutta e ortaggi, sia prevenendo l’erosione
sia contribuendo a trattenere l’acqua. Il suolo e l’acqua sono
risorse preziose e ambite per via del clima caldo e secco della
regione.
La regione mediterranea è spesso definita come la culla
della civiltà europea. Si ritiene che qui abbiano avuto
origine, migliaia di anni orsono, tutte le attività riguardanti
l’allevamento del bestiame, la produzione di cereali e la
coltivazione di frutta e ortaggi. Ancora ai giorni nostri, la
provenienza di gran parte dei prodotti agricoli in tutto il
mondo è da attribuirsi originariamente alla regione del
Mediterraneo.
Vigneti e vetusti uliveti sono un’altra caratteristica tipica
del paesaggio mediterraneo. Sia la vite che l’ulivo sono
piante che si adattano molto bene a crescere in condizioni
rigide, caratterizzate dalla scarsezza di acqua e dalla povertà
del suolo. Si dice che alcuni ulivi siano ultramillenari e che
producano tuttora olive in modo simile a quanto avveniva
nell’antica Grecia o al tempo dei Romani.
Fotografia: © btbuonvino/flickr.com
Orzo, frumento, avena, olive, uva, mandorle, fichi, datteri,
piselli e numerosissimi altri frutti e ortaggi, oltre ad erbe
medicinali o aromatiche, provengono da piante selvatiche
presenti in questa regione. Secondo la FAO, l’area del
Mediterraneo è uno dei centri d’origine di piante coltivate tra
i più importanti al mondo.
Su terreni più pianeggianti e in zone di pianura si sono
sviluppate varie forme sostenibili di pratiche dell’agricoltura,
della silvicoltura e della pastorizia, che utilizzano al meglio
le risorse naturali. Le aree della penisola iberica note con il
nome di «dehesas» e «montados» sono un ottimo esempio
di sistema agricolo multifunzionale e sostenibile, in grado di
produrre una gamma completa di beni e di servizi diversi.
«Dehesas» e «montados» nella penisola Iberica
Nelle aree note con il nome di «dehesas» e di «montados», situate in Spagna e in Portogallo,
antiche attività agricole e pastorali consentono il raggiungimento di un delicato equilibrio tra
produttività e conservazione di animali e piante selvatiche. Questi pascoli a carattere boschivo
interessano ancora vaste aree del territorio della penisola Iberica (50-60 000 km2). Sono regolati
da sistemi multifunzionali di produzione agricola in grado di fornire un’ampia gamma di beni e
di servizi, che vanno dai benefici dell’ombra e del nutrimento offerti dai pascoli per il bestiame
alla fornitura di cereali e di derivati del legname, quali carbone e sughero. I cereali sono coltivati
seguendo cicli di rotazione delle colture, che favoriscono la rigenerazione di suoli poveri dopo la
prima raccolta, mentre il bestiame è trasferito verso i lussureggianti pascoli montani, per centinaia
di chilometri lungo le antiche vie dei mandriani, onde evitare la calura estenuante dei mesi estivi.
Queste pratiche hanno permesso lo sviluppo di una flora particolarmente complessa che, insieme
alla gestione dinamica delle stesse pratiche, garantisce un’abbondanza di habitat e di micro
habitat adatti alla vita selvatica. Specie di uccelli quali il rigogolo (Oriolus oriolus), la ghiandaia
marina (Coracius garrulus) e l’upupa (Upupa epops) popolano abitualmente questi siti durante
tutto l’anno. Ad essi si uniscono, in autunno, migliaia di cicogne bianche (Ciconia ciconia), di gru
cenerine (Grus grus) e di altri uccelli migratori. Le antiche attività agricole e pastorali improntate
alla sostenibilità sono state tuttavia compromesse dai passi compiuti dalla moderna agricoltura.
Molte stanno oggi scomparendo sotto l’effetto di pressioni di segno opposto, esercitate sia
dall’abbandono delle terre sia dall’agricoltura intensiva.
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Natura 2000 nella regione mediterranea
Problematiche legate alla gestione
Isole della Maddalena, Sardegna. Fotografia © Kerstin Sundseth
Oltre a segnare la scomparsa di habitat ricchi di vita selvatica,
questo ha comportato un grave impatto socio-economico
in ampie aree della regione, relativo al fatto che molti piccoli
agricoltori sono stati costretti ad abbandonare le proprie
terre e a cercare occupazione altrove. A ciò si aggiungono i
devastanti effetti degli incendi, che a fine estate colpiscono
l’intera regione, causando danni incalcolabili alle cose e alla
flora e fauna selvatiche.
Le odierne pratiche agricole esercitano inoltre un’eccessiva
pressione sull’ambiente circostante per via dell’elevato
fabbisogno di pesticidi, di fertilizzanti e d’irrigazione idrica.
Oltre 26 milioni di ettari di terreno agricolo sono attualmente
irrigati nel bacino del Mediterraneo e l’acqua disponibile
in alcune aree è utilizzata per l’irrigazione anche in misura
dell’80 %, il che sta portando ad un grave sfruttamento
eccessivo delle risorse idriche sotterranee e superficiali.
Inoltre, al fine di fornire risorse idriche e terreni all’agricoltura, è
stato effettuato il drenaggio sistematico di zone umide naturali,
di delta e di altri corpi d’acqua. Raramente, ancora oggi, gli
agricoltori sono tenuti a pagare il costo effettivo dell’acqua.
Parte della responsabilità è da attribuirsi alle politiche agricole
comunitarie, che in passato hanno sovvenzionato la produzione
di colture ad elevato utilizzo di risorse idriche.
L’incremento del turismo ha inoltre inciso fortemente sui
lineamenti fisici dei litorali, determinando la distruzione di
molti e preziosi habitat naturali e siti naturalistici. Le presenze
connesse al turismo internazionale nella regione mediterranea
sono passate da 58 milioni nel 1970 a più di 228 milioni nel
2002. I dati relativi a Francia, Spagna e Italia rappresentano
assieme il 75 % circa dell’afflusso turistico attuale (programma
delle Nazioni Unite sull’ambiente, UNEP, 2005).
A sua volta, questo fenomeno ha dato avvio ad un intenso
periodo di attività edilizia caratterizzato, più o meno ovunque
lungo la costa, dallo sviluppo incontrollato di complessi
alberghieri, case di villeggiatura e agglomerati urbani in
espansione, che ha portato alla cementificazione di vaste
porzioni dei litorali. Secondo il piano blu, oltre la metà delle
coste mediterranee potrebbe finire sommersa dal cemento
entro il 2025, in base allo stesso dato relativo al 2000, già
equivalente al 40 %.
L’incremento estremamente rapido del turismo e dello
sviluppo urbano nelle aree costiere e l’abbandono delle
tradizionali pratiche agricole hanno esercitato una
pressione fortissima sulla ricchezza della regione in termini
di biodiversità. Tale pressione è destinata a continuare a
meno che le politiche dei prossimi decenni non prevedano
l’attuazione di importanti mutamenti.
Fotografia © K. Sundseth
Se da un lato, comunque, la piccola agricoltura è ancora
praticata in molte zone della regione, dall’altro, in vaste aree
del Mediterraneo si è assistito negli ultimi cinquant’anni ad
un massiccio mutamento delle pratiche agricole. Vigneti,
frutteti e uliveti presenti da lunga data sono stati estirpati
per lasciar posto a piantagioni destinate alla produzione
su scala industriale di frutta o di olive, mentre l’agricoltura
mista, fondata su pratiche di rotazione, è stata soppiantata da
sistemi intensivi di monocoltura.
L’urbanizzazione crescente e lo sviluppo del turismo hanno
dato un ulteriore contributo alla cronica penuria d’acqua. Per
quanto riguarda il turismo, il consumo idrico non riguarda
solo l’alimentazione e l’igiene personale bensì anche
l’impiego estremamente elevato di acqua nell’ambito di
strutture ricreative come piscine, parchi acquatici e campi
da golf. Allo stato attuale, il bilancio tra la richiesta e la
disponibilità idrica ha raggiunto un livello critico in molti paesi
del Mediterraneo. Senza un cambiamento di rotta, si prevede
che la metà dei paesi della regione, entro il 2025, utilizzerà più
acqua di quanta se ne possa rigenerare naturalmente.
Natura 2000 nella regione mediterranea
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Natura 2000 in the
Atlantic Region
Natura 2000 nella
regione atlantica
Natura 2000 in the
Natura 2000 in the
Continental Region
Boreal Region
Natura 2000 nella
regione boreale
Natura 2000 nella
regione continentale
Natura 2000 in the
Alpine Region
KH-78-09-610-IT-C
In questa serie:
Natura 2000 nella
regione alpina
Natura 2000 in the
Natura 2000 in the
Macaronesian Region
Black Sea Region
European Commission
Natura 2000 nella
regione pannonica
Natura 2000 nella
regione steppica
Natura 2000 nella
regione del Mar Nero
Natura 2000 nella
regione mediterranea
Natura 2000 nella
regione macaronesica
L’Unione europea è suddivisa in nove regioni biogeografiche, ciascuna caratterizzata da una particolare
combinazione di vegetazione, clima e lineamenti geologici. I siti di importanza comunitaria sono selezionati per
ciascuna regione sulla base di elenchi nazionali presentati da ciascuno Stato membro incluso in quella regione.
Questo tipo di collaborazione permette di conservare specie e tipologie di habitat che presentano condizioni
naturali analoghe attraverso più paesi, senza tenere conto dei confini politici e amministrativi. Assieme alle zone
di protezione speciale designate ai sensi della direttiva Uccelli, i siti di importanza comunitaria scelti per ciascuna
regione biogeografica costituiscono la rete Natura 2000, una rete ecologica che interessa tutti i 27 Stati membri
dell’Unione europea.
© Kerstin Sundseth
Fotografia © Gino Damiani
ISBN 978-92-79-14718-0
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regione mediterranea