LAW AND THE HUMANITIES 5 Direttore Vittorio Capuzza LAW AND THE HUMANITIES La norma giuridica vuole trasformare nella forma più equa i sentimenti in idee, orientando verso una ragion d’essere; essa rimane una scelta (del legislatore) e un’applicazione (del giudice): sono parole convenzionali ed efficaci, che freddano le emozioni e si declinano come scienza, affermandosi come qualificatori (F. Cordero, Fiabe d’entropia). La letteratura come entra in questa vicenda giuridica dapprima di scelta e poi di espressione di ciò che è stato valutato come il meglio? Compito della letteratura (come dell’arte in genere) è scoprire, svelare e leggere i limiti dell’uomo verso il mistero della vita: questa coscienza della propria condizione, che passa all’uomo attraverso il bello e il piacevole, è capace di dire a chi compie scelte e limitazioni tanto nella società quanto per se stesso, ciò che è importante in quel frammento di storia. Sicché, l’arte può meglio di tutto cogliere la differenza necessaria e denunciare un male, fissare al giudizio il carattere ontologico, cioè metafisico e non cronologico; da questa valutazione, può detrarre poi le conseguenze anche il legislatore nella scelta secondo il metro giuridico-scientifico, ovvero il giudice in sentenza, attraverso la porta dei principi dell’ordinamento. La parola è nel diritto come per la letteratura lo strumento della scelta e dell’individuazione del meglio. Nella prospettiva delle considerazioni teoretiche ora tratteggiate, questa Collana editoriale dedicata alla dualità Diritto e Letteratura, intende offrire, attraverso gli studi analitici e opportunamente selezionati che ospita, le visuali elaborate da diverse angolature del contatto fra il mondo giuridico e quello letterario, con i reciproci scambi e influssi, non mancando eventualmente di dedicare l’attenzione, oltre alla prosa e alla poesia, anche alle diverse forme di arte attraverso le quali sussista il colloquio con il concetto del diritto. A tal fine, affiancata, come novità, dalla Rivista cartacea intitolata Agathergòs (parola che indica il “compiere belle azioni o belle opere”), la Collana si caratterizza principalmente per: pubblicare Opere nuove e Atti di Convegni individuati alla luce del tema attinente al settore; ospitare, opportunamente tradotte, le Opere di rilievo scritte in materia da Autori stranieri; rendere edite o ripubblicare Opere “storiche” che abbiano in un certo senso preannunciato la dualità Diritto-Letteratura, scritte da Autori appartenenti alla più classica tradizione. Vittorio Capuzza Alberto Donati Giambattista Vico Filosofo dell’Illuminismo Copyright © MMXVI Aracne editrice int.le S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Quarto Negroni, 15 00040 Ariccia (RM) (06) 93781065 isbn 978-88-548-8728-2 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: gennaio 2016 Desidero [. . . ] intemptatas ab aliis ostendere veritates Dante A., De monarchia, lib. I.1 Indice 13 Introduzione 19 Avvertenze Parte I Il quadro di riferimento del pensiero di Giambattista Vico: il Rinascimento della cultura europea 23 Capitolo I Il feudalesimo cattolico come referente dialettico 1.1. I caratteri del feudalesimo cattolico: il bellum omnium contra omnes, 23 – 1.2. L’assolutismo politico, 25 – 1.3. Il pluralismo centrifugo, 27. 31 Capitolo II Il Rinascimento culturale 31 Sezione I Lineamenti 2.1. Il primo Rinascimento. Cenni, 31 – 2.2. Il secondo Rinascimento, 32. 34 Sezione II Il Rinascimento religioso 2.3. Il protestantesimo, 34 – 2.4. La moralizzazione della società civile: l’affermazione del rilievo giuspubblicistico del Decalogo, 36 – 2.5. Il cristianesimo illuministico, 38 – 2.6. Momenti illuministici della teologia protestante, 41. 7 8 Indice 42 Sezione III La teologia riformata di Fausto Socini, ovvero, verso il deismo illuministico 2.7. La teologia illuministica di Fausto Socini, 42 – 2.8. La negazione del “primato di Pietro”, 43 – 2.9. La riproposizione del libero arbitrio, l’inammissibilità della predestinazione, 44 – 2.10. La reale valenza dei momenti tradizionalmente posti come significativi della salvezza eterna, 47 – 2.10.1. La giustificazione, 47 – 2.10.2. La crocifissione, 49 – 2.10.3. La risurrezione, 52 – 2.11. L’affermazione del primato della fede umana, 53 – 2.12. La negazione della trinitarietà di Dio, 54 – 2.13. La cristologia, 56 – 2.14. La concezione intellettualistica di Dio, 59 – 2.15. La matrice deistica della teologia sociniana, 61 – 2.16. I termini del carattere innovativo del Nuovo Testamento rispetto all’Antico nella teologia sociniana, 66. 68 Sezione IV Il Rinascimento filosofico. L’affermazione del deismo e dell’autonomia della ragione 2.17. Galileo Galilei. Dal Liber Scripturae al Liber Naturae, 68 – 2.18. (Segue:) l’affermazione della indipendenza della filosofia dalla teologia, 74 – 2.19. (Segue:) le implicazioni deistiche della visione meccanicistica dell’universo, 77 – 2.20. Niccolò Machiavelli. I prodromi della moralizzazione della politica, 80 – 2.21. Ugo Grozio. La moralizzazione della giustizia. La sua configurazione come mathesis, 81 – 2.22. Cartesio. La riscoperta della filosofia, 83 – 2.23. Giambattista Vico, filosofo dell’Illuminismo. Considerazioni conclusive, 87. 89 Capitolo III Il movimento di reazione all’Illuminismo 3.1. Il giusnaturalismo di Baruch de Spinoza, di Gottfried Wilhelm Leibniz, di Samuel de Pufendorf e di Christian Wolff, 89 – 3.2. Segue, 92 – 3.3. La mathesis giuridica volontaristica. La determinazione dei prima principia, 96 – 3.4. La legge positiva come strumento della loro attuazione, 101. Parte II I valori ordinanti la speculazione vichiana 107 Capitolo I La filosofia come scienza teoretica Indice 107 9 Sezione I Ratio via ad Deum 1.1. La metafisica come critica della verità, come vis veri, 107 – 1.2. La dimostrazione a priori dell’esistenza di Dio, 110 – 1.3. La dimostrazione a posteriori, 114 – 1.4. Le verità attestate dalla metafisica, 115 – 1.5. Il panteismo, 117 – 1.6. Dio come summa ratio. Dal Dio trinitario al Dio–Uno, 120 – 1.7. Le categorie ordinanti la vicenda cosmica, 121 – 1.8. Filosofia e religione. La conversione della fides nella ratio, 123 – 1.9. (Segue:) la subordinazione della fides alla vis veri, la fondazione dell’autonomia della persona umana, 124. 127 Sezione II La gnoseologia 1.10. I cinque criteri (lemmata) che presiedono allo svolgimento della scientia speculativa, 127 – 1.11. Scienza speculativa e scienza pratica, verum et certum, 128 – 1.12. L’intelligere divino e il coagere umano, 130 – 1.13. (Segue): la gnoseologia matematica, 132 – 1.14. La conoscenza del motus materiae, 134 – 1.15. La gnoseologia vichiana come risultante della conoscenza intellettiva (meta–fisica) e della conoscenza matematica, 136 – 1.16. Le conseguenze della gnoseologia vichiana: l’affermazione della scientia factiva, la delegittimazione del contemptus mundi, 137. 141 Capitolo II La filosofia come scientia practica 141 Sezione I Il jus come dictatum rationis 2.1. L’origine divina della giustizia, 141 – 2.2. Il male come error rationis, la fondazione del libero arbitrio, 144 – 2.3. La vis veri come fonte della morale e della giustizia, 146 – 2.4. Universalismo del diritto e della scienza giuridica, 147 – 2.5. Il diritto naturale primario e secondario, 148 – 2.6. Il diritto umano. Il certum e il verum delle leggi, 150 – 2.7. La bona fides come valore supremo di giustizia. Le sue implicazioni sistematiche, 152 – 2.8. (Segue): la società del vero: bona fide vivito; la società dell’equo: l’alieni abstinentia e la diligentia, 154 – 2.9. Gli jura ingenita, 156 – 2.10. L’afferenza della sovranità politica ai cives. La teleologia del potere politico, 158 – 2.11. L’esse, la cognitio e il velle come istanze ultime del jus naturale, 161 – 2.12. La delegittimazione dell’Ancien Régime, 163 – 2.13. Considerazioni conclusive, 164. 10 Indice 165 Sezione II L’aspetto metodico 2.14. La strumentalità della topica rispetto alla sistematica giuridica, 165 – 2.15. La rhetorica come metodica applicativa dei prima vera di diritto naturale, 168 – 2.16. Metodica retorica ed evolutività del diritto, 172. 175 Capitolo III Palinsesti vichiani 3.1. Il riferimento alla caduta adamitica, 175 – 3.2. La contrarietà tra il verum e il certum, 178 – 3.3. Il Decalogo come fatum, 179 – 3.4. Il primato della charitas, 182 – 3.5. La “creazione” dell’esistente, 185 – 3.6. Conclusione: la consonanza con l’etica intellettualistica, 187. Parte III La filosofia vichiana della storia 195 Capitolo I Dalla eteronomia alla autonomia della vicenda storica umana 195 Sezione I La gnoseologia storiografica 1.1. I tre modelli di filosofia della storia tenuti presenti da Vico. I loro limiti, 195 – 1.2. La filosofia della storia vichiana. L’autonomia umana, 197 – 1.3. La filologia come strumento dell’indagine storiografica, 198 – 1.4. (Segue): il concorso della etimologia e della mitologia, 199 – 1.5. Dalla filologia alla filosofia della storia, 200. 202 Sezione II L’evoluzionismo umano 1.6. Lo svolgimento storico come successione di momenti evolutivi, “corsi”, e di momenti involutivi, “ricorsi”. I “corsi” come reazioni al male, 202 – 1.7. La religiosità, ovvero, la veritas naturae, come strumento della evolutività, 205 – 1.8. I “ricorsi”, 207 – 1.9. Il ruolo della provvidenza, 208. 210 Sezione III La storiografia come scienza 1.10. La storiografia come scientia speculativa, 210 – 1.11. La storiogra- Indice 11 fia come scientia practica, 211 – 1.12. La teleologia dell’evoluzionismo storico, 214 – 1.13. Storicismo vichiano e teleologia dello Stato, 216. 217 Capitolo II Giambattista Vico nel quadro della filosofia del divenire 2.1. Prospettazione della problematica, 218 – 2.2. La spiegazione parmenidea: astoricità dell’esistente, ovvero, l’apparenza del divenire come oggetto della storiografia, 220 – 2.3. La spiegazione eraclitea: il divenire come conseguenza di una intrascendibile compresenza degli opposti, 221 – 2.4. L’eterno ritorno dell’uguale secondo la filosofia intellettualistica classica: quanto al mondo fisico, 223 – 2.5. (Segue): quanto al mondo umano, 225 – 2.6. Considerazioni conclusive: dialetticità del divenire ed eterno ritorno dell’uguale, 227 – 2.7. La filosofia di Lucrezio: il divenire come mero movimento in infinitum, 228 – 2.8. La filosofia biblica del divenire: l’eterogenesi della storia. Il versante veterotestamentario: la catabasi e l’anabasi umane all’insegna del Decalogo, 231 – 2.9. Il versante neotestamentario: la catabasi e l’anabasi umane all’insegna della charitas, 234 – 2.10. La nascita della concezione dialettica della storia: l’antistoricismo illuministico. La filosofia vichiana della storia, 238 – 2.11. Il dualismo metafisico vichiano, 239 – 2.12. La visione della coeva scienza della natura. L’implicito accoglimento della dialetticità del divenire, 240 – 2.13. L’apparente dialetticità della filosofia del divenire hegeliana, 242 – 2.14. (Segue:) l’alternanza del protagonismo dei popoli come specificazione esistenziale della dialettica divina, 245 – 2.15. Segue, 247 – 2.16. Evolutività, ma non dialetticità, della natura biologica secondo il pensiero di Charles Darwin, 248 – 2.17. La concezione immanentistica e dialettica della storia di Carl Marx, 251 – 2.18. Marx nel contesto dell’Illuminismo, 256 – 2.19. La fondazione giusnaturalistica della dialettica marxiana, 258 – 2.20. Droits de l’Homme e dialetticità marxiana, 259 – 2.21. La filosofia del divenire di Friedrich Nietzsche, 261 – 2.22. La dialetticità della psicoanalisi freudiana, 263 – 2.23. La filosofia del divenire di Benedetto Croce. Lo “spirito infinito” come universalità–individualità, 267 – 2.24. Lo “spirito infinito” come ente autotrascendentesi, come voluntas quae fertur ad bonum incognitum, 268 – 2.25. La volontà umana come promanazione dello “spirito infinito” , 270 – 2.26. Inammissibilità della filosofia della storia, 271 – 2.27. La avalutatività della storiografia, 272 – 2.28. Filosofia della storia e filosofia pratica, 274 – 2.29. Il divenire della natura nella fisica contemporanea. L’implicazione del πάντα ῥει̃, 276 – 2.30. Circolarità, evolutività e dialetticità del movimento cosmico, 280 – 2.31. Riepilogo, 284 – 2.32. Conclusione: la dialettica degli opposita come vis evolutiva, 285. 12 Indice 291 Capitolo III Il pensiero di Vico nel quadro della filosofia intellettualistica 3.1. I momenti di consonanza tra il pensiero di Vico e la filosofia intellettualistica. Il profilo gnoseologico, 291 – 3.2. (Segue): dalla scientia speculativa alla scientia practica, 293 – 3.3. Il profilo teologico, 293 – 3.4. Il profilo teleologico, 294 – 3.5. Il profilo antropologico, 294 – 3.6. Il profilo escatologico, 296 – 3.7. Considerazioni conclusive, 297. 299 Appendice 3.1. Il giusnaturalismo vichiano nel De constantia jurisprudentis, 299. 313 Bibliografia Introduzione Di regola, Giambattista Vico viene considerato come animato dallo “spirito cattolico”1 , dalla “piena dedizione del suo animo al cattolicismo del suo tempo e del suo paese”2 , egli non avrebbe “nulla dell’audacia innovatrice degli illuministi. Il suo pensiero politico–religioso è ancorato al passato e si presenta con intento dichiaratamente conservatore”3 . Vico, di conseguenza, sarebbe un protagonista della Controriforma in quanto avrebbe rifiutato i valori accolti dai nuovi “ciceroniani”4 , dai nuovi “luciferari”5 , i valori, dunque, cui si richiamava l’insorgente Illuminismo, consonante con la cultura intellettualistica classica6 , così sintetizzabili: sapere oportet, alieni abstinentia, Deum–Unum colere7 . Alla loro vigenza conseguiva l’adozione del Liber Naturae come fonte primaria del sapere umano8 ; la permanenza del Liber Scripturae nei soli termini del cristianesimo illuministico9 ; una gnoseologia basata, per quanto riguarda la speculazione filosofica, sul primato dei prima principia quae per se patent atque evidentia sunt10 , per quanto attiene il settore scientifico, sulla adozione del criterio della adaequatio intellectus ad rem 1. Così, Croce B., La filosofia di Giambattista Vico, Bibliopolis, Napoli, 1997, p. 29. 2. Ubi supra, p. 30. 3. Così, Abbagnano N., Storia della filosofia, vol. 3, Il pensiero moderno: da Cartesio a Kant, Gruppo Editoriale L’Espresso, Roma, 2006, § 445, p. 262. 4. Per questa espressione, vd. Hieronymus, Ep. 22, 30, in Migne J.P. (a cura di), Patrologia Latina, vol. XXII, Apud J.P. Migne editorem, Parisiis, 1845, c. 416. 5. Per questa espressione, vd. Hieronymus, Dialogus contra luciferianos, ubi supra, vol. XXIII, Apud J.P. Migne editorem, Parisiis, 1883, c. 163. 6. Così la si definisce nel testo in quanto contrapposta a quella volontaristica, fondamentalmente scettica. 7. Per riferimenti bibliografici, vd. Donati A., Diritto naturale e globalizzazione, Aracne, Roma, 2007, capp. VI–VIII. 8. Per riferimenti bibliografici, vd. Donati A., Scienza della Natura ed Etica, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2014, §§ 1 e 40. 9. Su cui vd., infra, § 2.5, parte I, capitolo II. 10. Per riferimenti bibliografici, vd. Donati A., Alla ricerca di Dio, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2012, cap. IV. Vd. anche Id., Diritto naturale e globalizzazione, cit., §§ 140–147. 13 14 Introduzione congiunto al metodo sperimentale e matematico11 ; sulla concezione dell’universo come “corpo [. . . ] ordinatissimo”12 . Significative di questa collocazione antimodernista di Giambattista Vico sono le ricostruzioni del suo pensiero svolte, da un lato, da Benedetto Croce13 , dall’altro, da Theodor Viehweg14 , la prima, attinente alla sua metafisica, alla sua gnoseologia e alla sua filosofia della storia, la seconda, alla sua filosofia della giustizia. Dal punto di vista del primo, la teoresi di Vico sarebbe riassumibile nei seguenti termini: L’esistenza di Dio è certa, ma non è scientificamente dimostrabile, e ogni tentativo di dimostrazione è da considerare documento non tanto di pietà quanto piuttosto d’empietà, perché, per dimostrare Dio, dovremmo farlo: l’uomo dovrebbe diventare creatore di Dio. [. . . ] Sulla verità rivelata e sulla coscienza di Dio si appoggiano le scienze umane e vi trovano la loro norma di verità; ma il fondamento stesso è verità di coscienza e non di scienza15 . La sua gnoseologia sarebbe invece espressa dall’assioma verum et factum convertuntur. Esso delegittimerebbe la conoscenza scientifica, fatta eccezione per le discipline matematiche e per la storiografia, in quanto produzioni umane: Sono queste, secondo lui, le sole conoscenze possedute dall’uomo in modo del tutto identico a quello del sapere divino, e cioè perfetto e dimostrativo16 . Per altro, “l’accento della teoria non cade tanto sulla verità di quelle discipline quanto sulla loro arbitrarietà”17 , arbitrari essendo i presupposti da cui esse si dipartono. 11. Per riferimenti bibliografici, vd. Donati A., Scienza della Natura ed Etica, cit., § 57. 12. Così, Galilei G., Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, Giornata prima, in Id., Le opere, tom. VII, G. Barbèra, Firenze, 1933, p. 43, rr. 3–8. 13. La filosofia di Giambattista Vico, cit. 14. Topica e giurisprudenza, trad. it. G. Crifò, Giuffrè, Milano, 1962. Su questa stessa linea, vd. Giuliani A., La filosofia retorica di Vico e la nuova retorica, in « Atti dell’Accademia di Scienze morali e politiche della Società nazionale di Scienze, Lettere ed Arti in Napoli », vol. LXXXV, 1974; Id., Presentazione a Perelman Ch., Logica giuridica e nuova retorica, a cura di G. Crifò, Giuffrè, Milano, 1979, p. XVII, nota 19; Crifò G., Introduzione a Vico G., Institutiones oratoriae, Istituto Suor Orsola Benincasa, Napoli, 1989, p. XLVI; vd. anche p. LIX sqq. 15. Croce B., La filosofia di Giambattista Vico, cit., p. 18. 16. Ubi supra, p. 19. 17. Ubi supra, p. 21. Introduzione 15 Quanto alla sua filosofia della storia, essa sarebbe priva di qualsivoglia valenza politica, sarebbe, dunque, inidonea a tradursi in una scientia practica, ad elevarsi al rango di magistra vitae: dalle contemplazioni della Scienza nuova [Vico] non discese alla vita attiva, neppure nella forma che si presenta più ovvia a un uomo di pensiero, del libro e dell’opuscolo che critichi leggi e istituti e proponga riforme18 si sente nel Vico, pedagogista e critico, qualcosa di retrivo. Si sente che egli [. . . ] non intendeva il valore rivoluzionario di quello scetticismo e razionalismo e di quella ribellione al passato, che erano necessari strumenti di guerra contro re, nobili e preti; di quei ristretti e dizionari, che dovevano mettere capo all’Enciclopedia [. . . ]. Si sente in lui, qui come nel suo sistema filosofico, il cattolico che è avvinghiato al filosofo, il pessimista cristiano che grava sul dialettico dell’immanenza. Egli non sa scorgere il progresso nei suoi avversari19 . Secondo Theodor Viehweg, Vico avrebbe messo “in rilievo il fatto che la maggior parte della spiritualità del mondo antico, di cui è figlia la giurisprudenza, è conforme all’arte topica”20 . Per questa via, egli l’avrebbe riproposta alla cultura moderna come antitesi al metodo sistematico introdotto dall’Illuminismo giuridico, tale in quanto incentrato sulla adozione di “notiones [. . . ] tam certas, ut eas nemo negare possit, nisi sibi vim inferat”21 . Dal punto di vista della topica, infatti, non esiste una definizione della giustizia che sia vera. Da ciò consegue la necessità di rinvenire, per i casi che formano oggetto di giudizio, una regola, tra le tante disponibili, ritenuta dal giudicante più adatta al caso di che trattasi. La topica presuppone, infatti, lo scetticismo giuridico: non è la giustizia che conforma i comportamenti umani, ma sono questi ultimi che conformano la giustizia (“Ce n’est pas la Règle qui nous garde [. . . ] c’est nous qui gardons la Règle”)22 , ovvero, ciò che non cambia, quest’ultima non è che il “regolo lesbio”23 . 18. Ubi supra, p. 213. 19. Ubi supra, p. 220 sq. 20. Topica e giurisprudenza, cit., Introduzione, p. 5. Vd. anche cap. I, intitolato L’accenno vichiano, p. 7 sqq. 21. Così, Grotius H., De jure belli ac pacis libri tres, Janssonio–Waesbergios, Amstelaedami, 1720, Prolegomena, n. 39. 22. Bernanos G., Dialogues des Carmélites, Éditions du Seuil, Paris, 1949, q. II, a. I, p. 33. 23. Tale regolo, impiegato dai muratori dell’isola di Lesbo, non conformava le pietre, o 16 Introduzione Per altro, l’esame approfondito del pensiero di Vico — condotto sulla base di una adeguata conoscenza non solo della metafisica intellettualistica classica, ma anche del relativo giusnaturalismo, in particolare, di quello stoico di cui i giuristi romani erano “imbuti”24 — mostra come l’antimodernismo non ne costituisce affatto la chiave di lettura25 . La sua filosofia si presenta, infatti, come un palinsesto. Rimossa la superficie, essa rivela la sua matrice illuministica, per questa via, anche la sua conformità al pensiero intellettualistico classico. Giambattista Vico è il filosofo dell’Illuminismo. Ugo Grozio inaugura il giusnaturalismo illuministico, ma non è filosofo nel senso che il suo pensiero giuridico non è sorretto da una filosofia adeguatamente svolta26 . Renato Cartesio è filosofo, ma non è un giurista, la sua filosofia non è completata da una trattazione giusnaturalistica. John Locke è giusnaturalista, per altro la sua metafisica non appare adeguata al suo giusnaturalismo poiché egli, nel Saggio sull’intelletto umano, nega le idee innate e lascia intendere che esse siano solo il prodotto della ragione. Anche Giambattista Vico è filosofo e giusnaturalista, ma il suo giusnaturalismo possiede una precisa fondazione metafisica (sicut ex fonte rivus). Egli, inoltre, spiega l’antistoricismo illuministico inquadrandolo in una innovativa filosofia della storia informata alla dialetticità del divenire. Nel ricostruire il suo pensiero, si deve tenere conto che egli si muove in un contesto in cui opera la sé dicente Santa Inquisizione. Ciò fa sì che l’interpretazione del suo pensiero necessiti di una analisi crittografica. le costruzioni, ma si adattava a queste ultime, invertendo, così, la sua funzione. Vd. Bodin J., I sei libri dello Stato, vol. III, trad. it. M. Isnardi Parente, D. Quaglioni, Utet, Torino, 1997, lib. VI, cap. VI, p. 570. 24. Così, Cujacius J., Recitationes solemnes, Ad Titulum I. Liber I. Digestestorum De Justitia et Jure, Ad L, XI et XII, in Id., Opera, tom. VII, Giachetti, Prati, 1839, c. 5. 25. Per un esempio di lettura in chiave “laica” del pensiero di Vico, vd. Donati B., La definizione di Ulpiano della Iuris Prudentia e l’interpretazione del Vico, Società Tipografica Modenese, Modena, 1927, parte V, p. 18 sqq., in particolare, p. 26. 26. Essa è, tuttavia, significativamente sintetizzata da Grozio tramite quattro principi: “quorum primum est, Deum esse, et esse unum; secundum, Deum nihil esse eorum quae videntur, sed his aliquid sublimius; tertium, a Deo curari res humanas, et aequissimis arbitriis dijudicari; quartum, eundem Deum opificem esse rerum omnium extra se”. Vd. De jure belli ac pacis. . . , cit., lib. II, cap. XX, § XLV.1, p. 557. Introduzione 17 Con il presente saggio si intende anche correggere la personale precedente interpretazione27 volta, sulla scia della storiografia dominante, a farne un antimodernista. Manca, in questa edizione, il confronto con la sterminata letteratura che lo riguarda. In merito, vale quanto osservato da Benedetto Croce a proposito del suo rapporto con questa stessa letteratura: [. . . ] mi sono studiato di essere breve, di quella brevità che egli [Vico] considerava quasi suggello di libri scientifici ben meditati. Al tal uopo ho sacrificato anche le discussioni coi singoli interpreti, contentandomi di semplici accenni28 . 27. In particolare, quella manifestata in Gnoseologia e doctrina interpretationis, in « Quaderni di Diritto e Processo a cura di Antonio Palazzo », vol. 4, 2005, § 2; Il pensiero di Federico Spantigati nel quadro della cultura giuridica, in « Diritto romano attuale », nn. 23–24, 2010, p. 7 sqq.; e in Scienza della Natura ed Etica, cit., §§ 75, 76 e 85. 28. Croce B., La filosofia di Giambattista Vico, cit., Avvertenza, p. 9 sq. Avvertenze Al fine di facilitare la comprensione del pensiero di Vico, ci si è avvalsi di traduzioni italiane delle sue opere in lingua latina riportando, tuttavia, ogni qual volta lo si è ritenuto utile, l’originale latino. Alcuni testi di Aristotele sono citati secondo l’esegesi datane da Tommaso d’Aquino. Essa viene richiamata solo se ritenuta conforme al pensiero aristotelico. 19