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ANNO VIII DICEMBRE 2015 N. 4
som
ma
rio
ALIMENTAZIONE:
CURA DEL CORPO
CURA DELLA TERRA
CURA DELLE PERSONE
CONGRESSO
NAZIONALE
OSDI 2016
Nursing e tecnologia:
conoscenza e organizzazione
per la qualità delle cure
alle persone con diabete
SFO: la valutazione esterna
è un valore aggiunto
AGGIORNAMENTO RACCOMANDAZIONI SULLA CORRETTA TECNICA INIETTIVA
IN...FORMAZIONE
Periodico trimestrale
dell’Associazione OSDI
Operatori Sanitari
di Diabetologia Italiani
Via Guelfa, 9 - 40138 Bologna
www.osdi.it
Autorizzazione del tribunale
di Lecce n. 1014 - marzo 2009
editoriale del direttore
di Maria Teresa Branca
lettera del presidente
di Katja Speese
notizie dall’associazione
DIRETTORE RESPONSABILE
Maria Teresa Branca
EXPO Milano 2015
VICE-DIRETTORE
Roberta Chiandetti
di Vilma Magliano
COMITATO SCIENTIFICO
Roberta Chiandetti
Maria Teresa Branca
Lia Cucco
scuola di formazione
permanente OSDI
COMITATO DI REDAZIONE
Gemma Annicelli
Lia Cucco
Raffaella Fiorentino
Marcella Lai
Elisa Levis
Vilma Magliano
Alberto Pambianco
Clara Rebora
Tiziana Risolo
Katja Speese
Simposio OSDI - Panorama diabete
Formazione: La valutazione
esterna è un valore aggiunto
a cura di Lia Cucco, coordinatore SFO
vita associativa
Convegno Internazionale Milano,
10 e 11 settembre 2015
IL CONTRIBUTO DEGLI INFERMIERI
PER NUTRIRE IL PIANETA
a cura di Tiziana Terni, Silvana Pastori
articolo originale
Cura del corpo, cura della terra, cura delle persone
PROGETTAZIONE GRAFICA,
IMPAGINAZIONE E STAMPA
ALTOGRAF
73042 Casarano (Le)
Tel. 0833.502319
a cura di Chiara Orsini
RACCOMANDAZIONI PER UNA CORRETTA
TECNICA INIETTIVA E PER LA PREVENZIONE
DELLE LIPODISTROFIE E DEL RISCHIO
DI PUNTURE ACCIDENTALI
4
6
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22
26
28
40
46
51
S. Gentile, A. Giancaterini, L. Cucco, G. Lo Grasso, F. Porcellati, L. Laviola
N. 4 dicembre 2015
O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I
editoriale
4
del
direttore
di Maria Teresa Branca
Il comune denominare di questo numero di In-Formazion
In-Formazion e Osdi sembra essere l’alimentazione, un argomento
visto e trattato sotto diversi aspetti
sia negli eventi nazionali ma anche nei
congressi regionali.
Potremmo definirlo il momento della
consapevolezza che una maggiore attenzione a quello che mangiamo ci aiuta a vivere meglio e più a lungo….. in
realtà non diciamo niente di nuovo,
Osdi, in quanto associazione che si
occupa dell’assistenza nelle malattie
croniche e in particolare del diabete,
ha da sempre tenuto in seria considerazione il discorso della sana alimentazione perché, lo sappiamo bene, essa è la prima cura del diabete ma
anche una delle strategie per prevenire numerose altre malattie.
Non a caso Osdi è stata presente in
Expo 2015, luogo che quest’anno ha
fatto discutere e riflettere di più non
solo sull’alimentazione ma anche sulle
tante contraddizioni del mondo rispetto al problema. L’evento Osdi, dal
titolo “Cereali e dintorni”, realizzato
in partnership con L’università degli
Studi Gastronomici di Pollenzo, ha richiamato l’attenzione sul diverso valore del cibo e sulla capacità che esso
riveste per la nostra salute. Nelle pagine seguenti, R. Chiandetti, ci ha riportato una breve sintesi che potrete
leggere e “assaporare” .
In alcuni congressi regionali, inoltre,
si è affrontato l’argomento alimentazione riconoscendo il valore terapeutico della dieta mediterranea, a testimonianza, ancora una volta, che
tornare alle sane abitudini dei nostri
nonni e della cucina “povera” migliora
e conserva la salute del nostro corpo.
“L’uomo è ciò che mangia” è divenuto
ormai un luogo comune ma non tutti
sanno che deriva da un famoso scritto
del filosofo tedesco Feuerbach, nel
quale “il cibo rappresenta il carburante primario che consente lo sviluppo
e la propulsione della macchina del
corpo, non disgiunta dalla mente”.
Il cibo influenza, dunque, la mente e il
corpo ma ora più che mai anche
l’economia e l’organizzazione sociale.
Una corretta alimentazione, infatti,
deve essere buona dal punto di vista
Il cibo sarà indubbiamente protagonista durante le imminenti feste natalizie, nei momenti di convivialità e nelle
tavole imbandite esso diventa sinonimo di armonia e di unione ma ci auguriamo, specialmente durante le festività, di poter attribuire al cibo anche
un valor
aloree etico
etic o e mor
m orale.
ale.
EDITORIALE DEL DIRETTORE
con la cura, non solo
delle persone ma anche dell’intero pianeta
terra. Nutrirsi con
consapevolezza significa rispettare i cicli
produttivi della natura, la stagionalità
dei prodotti e il sistema di produzione
degli alimenti, per questo il cibo è nello
stesso tempo una cosa semplice e
quotidiana, ma anche quanto di più importante possa esserci perché ci pone
di fronte a grandi questioni globali.
N. 4 dicembre 2015
nutrizionale ma anche giusta dal punto
di vista etico.
Il dibattito storico
sul cibo ha una lunga
storia e spesso
l’intuizione dei filosofi ha anticipato
gli scienziati, i quali oggi non hanno
dubbi nell’indicare nel cibo uno dei parametri fondamentali per comprendere la nostra complessa storia naturale
e sociale.
Il passaggio da un’economia della raccolta e della caccia all’allevamento e
alla coltivazione, mostra inevitabilmente che il cammino delle abitudini
alimentari e dei progressi tecnici e psicologici vanno di pari passo. “L’uomo è
ciò che mangia” possiamo, dunque, ampliarlo con, l’uomo è ciò che fa per procurarsi il cibo del corpo e la salute
dell’anima.
Questo concetto è affrontato anche
nell’articolo della Dott.ssa C. Orsini,
Presidente dell’associazione Pachamama, che argomenta il tema
dell’alimentazione in una chiave ancora
diversa, mettendo in relazione il cibo
Buon Natale e buon anno a tutti
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O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I
lettera
del presidente
di Katja Speese
Carissimi tutti,
stiamo giungendo al termine di quest’anno particolarmente impegnativo. Un anno ricco
di sorprese, di emozioni ma anche di difficoltà, che hanno messo a dura prova il CDN
e la Nostra Associazione. Stiamo ancora vivendo un periodo economico e sanitario
impegnativo, ma questo forse è servito per rafforzare collaborazioni che non sono sempre
N. 4 dicembre 2015
state tali. L’evoluzione della malattia diabetica, non più specialistica, ma intesa all’interno
della cronicità porta i professionisti a condividere tra loro, non solo le criticità operative,
ma anche le strategie per poter migliorare la qualità delle prestazioni erogate nel rispetto
di una razionalizzazione della spesa sanitaria. Il contributo di Osdi, che nel tempo ha
conquistato credibilità e importanza alla pari delle altre società scientifiche soprattutto
nei tavoli tecnici e di lavoro del Ministero della Salute, viene richiesto in quanto, l’infermiere
stesso, è riconosciuto figura integrante del team di cura della persona con diabete.
Sempre più siamo chiamati a dare la nostra collaborazione su problematiche assistenziali
e organizzative nel tentativo di abbattere i costi sanitari del futuro. Questo riconoscimento
a livello Nazionale è motivo di orgoglio per OSDI, raggiunto dopo tante fatiche dalle
colleghe che mi hanno preceduta alla guida di OSDI e che spero di riuscire a mantenere
in futuro.
Insieme alle soddisfazioni, non nascondo esserci state delle criticità, soprattutto a livello
delle sezioni regionali. Liguria, Piemonte, Lazio, infatti, hanno dovuto affrontare situazioni
che hanno portato alla chiusura delle sezioni ma alcuni soci, con la loro volontà e con
la loro tenacia sono riusciti a superare le difficoltà e riorganizzare le sezioni. È nata,
infatti, la sezione unica Liguria/Piemonte, che è già operativa, e ci auguriamo che, a
breve, ci possano essere risultati positivi anche per la sezione Lazio.
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Nello scorso numero della rivista abbiamo riaperto la rubrica dedicata alla Scuola di
Formazione Osdi (SFO) e, come avrete potuto leggere, è stato rivisto il regolamento
della SFO. Questa necessità è nata dalla volontà di rafforzare il valore della SFO per
renderla più adeguata e più attuale al mutato scenario della formazione. È stata una
decisione sofferta ma coraggiosa e, spesso, nonostante il coraggio di intraprendere
decisioni così importanti, il dubbio sulla scelta fatta rimane sempre insito. Io sono
fiduciosa che il nuovo direttivo SFO saprà lavorare per dare alla Scuola il giusto merito
e il valore che tutti ci aspettiamo. I primi risultati li abbiamo già visti durante la visita
ispettiva dello scorso settembre, nella quale siamo stati impegnati per la certificazione
e dove, grazie anche all’impegno di Maria Teresa Branca (referente per la certificazione),
abbiamo mantenuto l’attestazione di Certiquality, che ha giudicato il sistema di gestione
SFO conforme alla Norma ISO 9001-2008. Un successo che, non solo, riempie di orgoglio
ma ci rassicura anche sulla coraggiosa scelta fatta di rivedere il regolamento SFO. Auguro
a Lia Cucco, neo Coordinatore della SFO ed al suo Direttivo un buon lavoro!
O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I
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Sempre per rimanere sull’ondata delle emozioni, al vertice delle nostre soddisfazioni
2015 c’è il Modulo Assistenziale, nato dalla necessità, più volte espressa dagli associati
che lavorano in campo diabetologico, di avere uno spazio per poter documentare l’operato
dell’infermiere. Il modulo assistenziale, pensato soprattutto per questi presupposti, è
molto di più! E’ uno strumento che permette all’infermiere di organizzare un percorso
strutturato di assistenza alla persona con diabete e di seguirla nel tempo attraverso
l’utilizzo di indicatori di risultato (outcome), che sono utili anche a verificare la qualità
delle prestazioni erogate. È una metodologia di lavoro che supera gli attuali schemi di
assistenza e che ci aiuta a lavorare per obiettivi e per risultati. Certamente, affinché
questo avvenga, è necessaria la collaborazione di tutti coloro che hanno il desiderio di
adoperarsi in questo percorso. Una collaborazione attiva, che ci aiuti anche a migliorare
uno strumento, sicuramente migliorabile, che potrà fornirci tanti vantaggi, primo fra
tutti: rendere “visibile” (nel bene e nel male) e documentare idoneamente il lavoro degli
infermieri!
Con la collaborazione di tutti OSDI sta crescendo e, nonostante qualche inevitabile
difficoltà, possiamo essere orgogliosi e soddisfatti dei risultati ottenuti soprattutto in
un momento storico non proprio favorevole.
La collaborazione con SID ci ha visti impegnati nel Simposio precongressuale di Panorama
Diabete tenutosi a Riccione lo scorso ottobre, che ci ha visti protagonisti, insieme alle
altre professioni, nell’affrontare il delicato problema della transizione del giovane con
diabete dall’ambulatorio pediatrico a quello dell’adulto.
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OSDI è stata protagonista anche in Expo, grazie alla costanza e alla professionalità della
nostra Past President Roberta Chiandetti, che ha saputo cogliere l’opportunità di allargare
i nostri orizzonti attraverso la cooperazione con personalità impegnate fuori dal modo
della diabetologia ma con un comune denominare: una sana alimentazione. L’evento in
Expo con la Senatrice Emanuela Baio e Silvio Barbero (Slow Food) infatti, ha aperto a
nuove e stimolanti concezioni sull’alimentazione ed è riuscito a cogliere l’interesse di
tutti i partecipanti grazie anche alla professionale moderazione di Roberta.
La formazione a distanza (FAD) continua a far parte dei nostri impegni e con piacere vi
comunico che è attiva una nuova FAD ECM: Tecnologia e Diabete: opportunità per
un’assistenza efficace, alla quale potete accedere gratuitamente, fino al 22 ottobre 2016,
andando alla sezione Formazione del sito www.osdi.it
Infine, ma non per importanza, vi informo che stiamo lavorando sull’organizzazione
della XII edizione del Congresso Nazionale OSDI 2016, che si terrà a Riccione dal 12 al
14 maggio 2016. Approfitto di questo spazio per sollecitare la vostra collaborazione per
la sessione dedicata ai Poster e alle Comunicazioni orali. Come è ormai noto, all’interno
del Congresso viene dedicato uno spazio per la presentazione di lavori di interesse per
la comunità infermieristica, che possono essere presentati al congresso su richiesta degli
interessati. Il bando per la partecipazione sarà reso noto attraverso il sito www.osdi.it
e la nostra rivista.
In attesa quindi di incontrarci a Riccione per il XII Congresso Nazionale OSDI “NURSING
E TECNOLOGIA CONOSCENZE E ORGANIZZAZIONE PER LA QUALITÀ DELLE CURE ALLE
PERSONE CON DIABETE” …auguro a tutti Voi e rispettive famiglie di passare delle serene
festività. Auguri Speciali al mio Direttivo che mi supporta e sopporta, ogni giorno, in
questo lungo viaggio!
Buon Natale e Felice Anno Nuovo
Katja Speese
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notizie
dall’associazione
Expo è terminato e fra
luci e ombre ha comunque
acceso i riflettori sulla tematica delle scelte legate
al cibo ed anche il mondo
scientifico, in una qualche
misura, ne è rimasto
coinvolto. Anche OSDI ha
avuto accesso a questa
prestigiosa vetrina e nel
Cluster Tuberi e Cereali, il 2 ottobre, ha
organizzato l’evento: Cereali e Dintorni.
E’ stato un evento nell’evento, perché si
è svolto in concomitanza ad un Corso
Nazionale svoltosi proprio a Milano ed
ha quindi visto la partecipazione di molte
persone e di molti Soci.
La serata ha permesso, attraverso le
parole della Senatrice Baio e del Dott.
Barbero, di riflettere sul cibo e
sull’alimentazione fuori dalle logiche prescrittive che spesso si associano alle necessità di cura per dare spazio e respiro
ad una visione più valoriale del cibo,dei
significati anche profondi che il cibo e la
condivisione del cibo rivestono.
La prospettiva “epidemica” della malattia diabetica e della cronicità in generale diventa quindi una sorta di obbligo
morale e professionale di intervento,
un’arma di primaria importanza, sia nella
prevenzione che nella terapia del diabete.
Una più forte attenzione all’alimentazione e agli stili di vita oltretutto
può consentire, se diffusamente applica-
ta, anche un consistente
risparmio per la spesa
sanitaria. Citando le parole del Ministro Lorenzin
. “Nell’ambito delle scelte
alimentari, la dieta mediterranea è un baluardo che
nasce dall’esperienza dei
nostri padri e dalla tradizione alimentare dei Paesi
che affacciano sul Mare nostrum; a esso
bisogna attingere ridandole – al di là di
mode e tendenze, che a volte ne modificano
anche le caratteristiche – importanza,
affidandole il nostro benessere e la nostra
salute.”
Non ultima per importanza,
l’occasione offertaci dalla partnership con
L’università degli Studi Gastronomici di
Pollenzo e la recente collaborazione con
le Farine Varvello che insieme hanno dato
vita ad uno sfizioso e gustosissimo
showcooking.
Per chi di Voi non ha potuto esserci,
abbiamo previsto un premio di consolazione….nelle prossime pagine un estratto
dell’intervento della Senatrice E. Baio e la
locandina del suo interessante libro: il
diabete al tempo del cibo in cui anche Osdi
ha dato il suo contributo. Vi proponiamo,
inoltre, la ricetta della carambola
d'autunno, offertaci da Silvio Barbero tratta
dalle Tavole Gastronomiche di Pollenzo.
Roberta Chiandetti
O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I
Regionale ha riconosciuto la patologia diabetica come paradigma delle cronicità; ha
infatti approvato una legge ad hoc, la 115
dell’87 ed il Piano Nazionale delle persone
diabetiche. Non è casuale che sia stata
posta un’attenzione particolare e specifica
sia agli aspetti diagnostici, che terapeutici
di questa cronicità.
Proprio perché partiamo da un terreno
fertile e proficuo, molto deve essere ancora fatto, coinvolgendo sia le associazioni storiche delle persone diabetiche, sia
i numerosi gruppi che si sono affacciati
sui social network ed il personale sanita-
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Alla ricerca del trapianto di cellule pancreatiche: è il sogno, la speranza, sicuramente il desiderio delle persone diabetiche.
E’ un traguardo non ancora sicuro, ma oggi
possibile da immaginare. La ricerca e la
sperimentazione è ad un punto decisivo
per quella che si rivelerà la cura definitiva
di una patologia silente, invadente e persistente come il diabete.
In questa dolce attesa oggi le persone
diabetiche si misurano su livelli glicemici
ed equilibri terapeutici che consentono una
convivenza possibile, ma difficile da perseguire. Il Sistema Sanitario Nazionale e
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rio composto da diabetologi, medici di
medicina generale e operatori sanitari.
Al tempo stesso non può essere dimenticato il mondo della scuola che coinvolge
l’età evolutiva della persona diabetica e
che ancora oggi vede irrisolti molti aspetti
per l’inserimento del bambino, adolescente o giovane diabetico in ambito scolastico.
Expo per esempio è stata l’occasione
per porre attenzione ad un aspetto conosciuto dal punto di vista scientifico, ma
poco praticato e vissuto nel quotidiano:
l’alimentazione sana è terapeutica per le
persone diabetiche.
Per le persone affette da questa cronicità, mangiar sano non è solo preventivo;
le comunità scientifiche parlano infatti di
vera e propria terapia nutrizionale. Così
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N. 4 dicembre 2015
come il farmaco è vitale per le
persone
diabetiche,
l’autocontrollo glicemico è
terapeutico perché funzionale
all’appropriatezza farmacologica, lo stile di vita sano è a
tutto tondo complementare e
terapeutico.
Proprio il cibo, che rappresenta il piacere della vita
fin dai primi giorni della nostra
esistenza, rappresenta una
dualità per le persone diabetiche: può essere fonte di
piacere e di benessere, ma può
anche essere predittore di
morte.
Per le persone diabetiche
mangiar sano è un’impresa
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O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I
proattivo nuovo. Insieme ce
la possiamo fare a cambiare
la cultura e a contribuire al
benessere della persone
diabetiche.
terranea o Mediterraneità
assume il gusto e il piacere
di un’efficace terapia.
Questo consentirà un miglior equilibrio glicemico,
un maggior benessere per
le persone diabetiche e un
sostanziale risparmio per le
casse dello Stato e per la
fiscalità generale.
N. 4 dicembre 2015
Emanuela Baio
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difficile, se non impossibile. I diabetici sono una
moltitudine invisibile, viva
grazie allo zucchero che è
dentro di loro, ma indifesa
di fronte ai tanti zuccheri
che li circondano. Paragoniamo questa impresa
impossibile alla Quadratura del cerchio. Solo con
l’aiuto, il contributo e la
sapienza di tutti i soggetti
si riuscirà a colmare questa
criticità.
Gli operatori sanitari,
per esempio, devono
cambiare il loro linguaggio,
assumere un approccio
*Per la pasta:*
cuocere la pasta al dente e condirla con poco olio
extra vergine d’oliva.
*Per la mollica atturrata:*
cuocere il pan grattato con poco olio extra vergine,
del cipollotto fresco, della scorza di limone, del
sale, dell’origano e alcune gocce di colatura di alici
fino alla consistenza (croccante) desiderata.
O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I
Dalle Tavole Accademiche ricetta per la
CARAMBOLA D’AUTUNNO
*Per la purea di peperoni gialli:*
con l’ausilio di un cannello sbucciare i peperoni e cuocerli in acqua salata; ridurre
a crema con l’ausilio di un frullatore ad immersione.
*Per la purea di peperoni rossi:*
con l’ausilio di un cannello sbucciare i peperoni e cuocerli in acqua salata; ridurre
a crema con l’ausilio di un frullatore ad immersione.
N. 4 dicembre 2015
*Per la purea di zucca violina:*
cuocere la zucca in acqua salata, ridurre a crema con l’ausilio di un frullatore ad
immersione aggiungendo circa un decimo del peso della zucca di burro nocciola.
*Per la purea di cavolo nero:*
cuocere le foglie private del filamento centrale in acqua salata e ridurre a crema
con l’ausilio di un frullatore ad immersione.
*Per la purea di cavolfiore:*
cuocere le cimette di cavolfiore in acqua salata e ridurre a crema con l’ausilio di
un frullatore ad immersione.
Composizione del piatto:
disporre a sentimento le diverse puree sul piatto di servizio, adagiare la pasta e
cospargere a mò di parmigiano la mollica.
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O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I
notizie
dall’associazione
SIMPOSIO OSDI
PANORAMA DIABETE
Riccione ottobre 2015
N. 4 dicembre 2015
A cura di: Vilma Magliano Consigliere Nazionale Osdi
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Si è svolto a Riccione dal 17 al 21 ottobre
l'edizione 2015 di Panorama Diabete. Osdi,
presente nella giornata di sabato con un
Simposio dedicato agli infermieri, ha visto
la partecipazione di numerosi professionisti. Il tema proposto nell'evento formativo
aveva come titolo “Il passaggio
dall’ambulatorio pediatrico all’ambulatorio
dell’adulto: aspetti educativi e psico-sociali
a supporto della gestione della persona
con diabete tipo 1”.
Il Presidente Nazionale Osdi, Katia Spe-
O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I
da un luogo ad un altro ma deve essere un
percorso strutturato ed articolato; un movimento pianificato e continuo che accompagna il giovane verso un percorso più
individuale.
La relazione avente come tema “Il passaggio dalla diabetologia pediatrica a quella
dell’adulto, quali criticità cliniche, quali
strategie?” ha stimolato, nei lavori di gruppo
che si sono susseguiti, una ricca partecipazioni degli infermieri presenti sia per la
condivisione di esperienze lavorative, sia
per la descrezione di quello che dovrebbe
essere un percorso ideale, evidenziando i
punti di forza e le attuali criticità. Tutor
d'aula Vilma Magliano, Infermiera Diabeto-
N. 4 dicembre 2015
ese, ha introdotto l'argomento del Simposio
sintetizzando le criticità che emergono
nelle varie regioni nel momento della transizione dall'ambulatorio pediatrico a quello
dell'adulto. Forse per la carenza di percorsi
definiti, o per la scarsa condivisione, che
si traduce poi in un drop-out di giovani
adulti con diabete che non risultano presi
in carico da nessun centro.
Problemi, criticità e strategie di cui ci
ha dettagliatamente portato a conoscenza
la Dott.ssa Maddalena Trombetta, Ricercatore Universitario-Sezione di Endocrinologia
Diabetologia e Metabolismo- Ospedale Civile
Maggiore Verona, che ha rimarcato il concetto che la transizione non è un passaggio
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N. 4 dicembre 2015
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logia Ospedale di Chivasso ASL TO 4 e
Alberto Pambianco, Infermiere Ambulatorio
di Diabetologia e Endocrinologia Azienda
Ospedaliera di Perugia S. Andrea delle
Fratte.
Nel primo pomeriggio la collega Tiziana
Risolo, Coordinatore infermieristico Casa
della Salute Colorno (PR), ha presentato il
percorso diagnostico terapeutico assistenziale evidenziando le criticità che si presentano al momento di definirne il tracciato:
– assistenza all’esordio
– follow up
– assistenza alla famiglia
– inserimento scolastico
– attività formativa
– passaggio dal centro pediatrico a
quello dell’adulto.
Si definisce così, in modo chiaro il ruolo
ed i compiti del team diabetologico e di
tutti i suoi attori.
Bisogna infatti comprendere le angosce
e le esigenze del bambino e del nucleo
famigliare, fornire conoscenze adeguate
riguardanti la malattia con parole semplici
e chiare e far partecipare attivamente tutta
la famiglia.
Gli obbiettivi prefissati devono essere
condivisi da tutti gli attori del gruppo: il
team diabetologico, la famiglia, la pediatra,
la psicologa e la scuola al fine di garantire
un passaggio, il meno traumatico possibile,
tra i centri aiutando l’adolescente ad integrarsi mediando i conflitti e valutando i
comportamenti a rischio nella fase delicata
della transizione.
A conclusione del simposio Elisa Levis
Infermiera C/o Servizio di Diabetologia
Ospedale Civile di Sacile (PN), nella sua
relazione dal titolo “Personalizzazione
dell’intervento educativo, può la tecnologia
essere di supporto al team ed al paziente?”,
ci ha parlato dell’aiuto che la tecnologia
può fornire all’adolescente ed alla famiglia.
Trasferire i dati direttamente al Diabetologo, per esempio, senza doversi recare al
centro assicura un costante feedback con
lo specialista, una maggiore sicurezza per
il paziente e può rendere più percorribile
un percorso di presa in carico del giovane
diabetico coinvolto in attività scolastiche
o lavorative.
“Ogni persona affetta da diabete ha
diritto ad essere seguita in una struttura
adeguata alla sua età, all’interno di percorsi
condivisi , con il contributo di tutti gli attori
che concorrono a promuovere la salute ed
il benessere della persona, in qualunque
contesto.
N. 4 dicembre 2015
O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I
scuola di
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formazione OSDI
FORMAZIONE:
LA VALUTAZIONE ESTERNA
È UN VALORE AGGIUNTO
a cura di Lia Cucco, Coordinatore SFO
Anche quest’anno la nostra Scuola di
Formazione ha ottenuto la certificazione
UNI EN ISO 9001:2008 (aggiornamento
della 9001:2000). Questa norma è il
riferimento riconosciuto a livello mondiale
per la certificazione del sistema di gestione
per la qualità (SGQ) delle organizzazioni
di tutti i settori produttivi e di tutte le
dimensioni.
Il primo obiettivo è la soddisfazione
dell’utente/cliente perseguita con una
gestione di un sistema organizzativo orientato al miglioramento continuo e quindi
caratterizzato dalla capacità
dell’organizzazione di strutturare le proprie
risorse e i propri servizi in modo tale da
assicurare il riconoscimento e il soddisfacimento dei bisogni dei clienti.
SCUOLA DI FORMAZIONE OSDI
la sostenibilità del sistema sanitario e
dell’intero pianeta, hanno un peso sulla
formazione.
Maggiore sarà il livello di analisi che
riusciremo ad ottenere, rispetto ai requisiti
e alle aspettative dei nostri clienti, che
sono all’interno di un così contraddittorio
contesto, maggiore sarà il grado di soddisfazione e di partecipazione.
La sfida, e quindi il rischio, è probabilmente sul grado di contaminazione dei
saperi infermieristici per l’assistenza a
persone che hanno più malattie, che non
vengono più nei servizi di diabetologia,
ma sono nelle loro abitazioni, nelle case
di riposo, negli hospice, negli ospedali e
spesso incontrano infermieri che non sono
preparati ad assisterli nel migliore dei
modi. I saperi sono sostenuti da evidenze
che devono essere cercate, quando non
ci sono, e diffuse quando ci sono: l’OSDI
ha lavorato e sta lavorando molto per
questo. La Scuola di Formazione può fare
la sua parte e la certificazione, intesa non
come fiore all’occhiello, ma come necessaria valutazione di un esterno competente
che sappia stimare, con metodo, i processi
messi in atto nella formazione, è un valore
aggiunto per tutti i soci.
N. 4 dicembre 2015
La norma definisce i requisiti dei sistemi
di qualità creati dall’ISO (International
Organization for Standardization) e conseguentemente l’organizzazione può essere certificata secondo la norma ISO
9001-2000 (2008) se ne rispetta i requisiti,
che vengono verificati annualmente da
valutatori esterni appartenenti ad un Organismo di Certificazione accreditato.
Per rispettare i requisiti generali,
l’organizzazione deve:
• individuare i processi e le modalità
di applicazione, le interazioni e le sequenze
tra i diversi processi;
• fissare i criteri ed i metodi per il
funzionamento e il controllo dei processi;
• garantire la disponibilità delle risorse
e delle informazioni per sostenere, monitorare, misurare ed analizzare i processi;
• attuare le azioni necessarie per assicurare i risultati progettati ed il miglioramento continuo dei processi.
In questi anni la Scuola è riuscita a
fare questo in alcuni corsi per i Soci Osdi,
i clienti della Scuola, cercando di identificare correttamente le aspettative delle
parti interessate (quindi anche delle
Aziende), con la maggior correttezza
possibile nei requisiti e nella soddisfazione
delle aspettative, in una allocazione ragionata delle risorse. L’edizione della
nuova norma 2015, della quale si attende
ancora la pubblicazione, fortemente focalizzata sulla pianificazione e progettazione delle attività, enfatizza la valutazione del rischio (le non conformità
nell’attuale norma), anche per fare del
rischio una opportunità di miglioramento,
e accettarlo come una probabilità di
accadimento possibile.
Quale può essere per l’OSDI e per la
Scuola il rischio da assumere? Sicuramente l’incertezza del futuro dell’attuale
sistema sanitario, al quale si accompagna
l’ormai storica incertezza sulla formazione
specialistica, il quadro socio economico
ed epidemiologico caratterizzato da aumento dell’età, aumento delle malattie
croniche non trasmissibili, ma anche delle
malattie trasmissibili croniche (AIDS), la
povertà, le guerre e le migrazioni,
l’empowerment degli assistiti, l’equità,
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VITA ASSOCIATIVA
N. 4 dicembre 2015
28
OSDI LIGURIA-PIEMONTE
COSTITUZIONE SEZIONE UNICA
LIGURIA-PIEMONTE
Liguria e Piemonte: da sempre due
regioni confinanti, da un po’ di tempo a
questa parte due regioni in difficoltà da
un punto di vista associativo.
Nonostante le problematiche di varia
natura, che hanno demotivato gran parte
degli iscritti, siamo riusciti a rimetterci in
piedi. La strategia risolutiva è stata quella
di unire le forze, le capacità e le volontà
andando a formare un’unica Sezione,
fortemente voluta anche dal CDN.
Lo scorso luglio è stata indetta, ad
Alessandria, un’assemblea straordinaria
dei soci liguri e piemontesi con l’obiettivo
di eleggere il nuovo Direttivo Liguria –
Piemonte.
Il caldo africano e la superstizione non
hanno fermato coloro che, anche con
deleghe dei colleghi, hanno voluto espri-
mere la volontà di “rinascere” e dar vita
al nuovo Direttivo.
All’incontro hanno assistito anche Vilma Magliano (socia del Piemonte) e Clara
Rebora (socia della Liguria), in rappresentanza del CDN.
Le votazioni, che si sono svolte in un
clima sereno e collaborativo, hanno permesso la formazione del nuovo Direttivo,
che risulta così articolato:
Presidente: Ernesto Abramo (Regione
Liguria), Vice Presidente: Danila Guida
(Regione Piemonte).
Consiglieri: Margherita Zecchini e Madina Dagnino della Regione Liguria, Iolanda
Bosso e Daniela Cortale della Regione
Piemonte.
Il nuovo CDR ha dovuto affrontare,
Le due Regioni hanno altresì intrapreso
un percorso di collaborazione attiva, iniziata
già nel mese di marzo, per l’organizzazione
di due eventi formativi sulla gestione dei
microinfusori. Il primo corso (corso base),
propedeutico al corso avanzato, si è tenuto
lo scorso ottobre ad Alessandria. La sede
è stata scelta per essere facilmente raggiungibile dagli iscritti di entrambe le regioni e per questo si è deciso di farli ad
Alessandria, la terra di mezzo.
L’anno in corso volge ormai al termine,
speriamo che il nuovo anno porti tante
idee e tanta voglia di lavorare “ insieme.”
Ai membri del nuovo Direttivo e a
tutti i soci delle due regioni, BUON
LAVORO
Per CDR Liguria-Piemonte
Ernesto Abramo
N. 4 dicembre 2015
fin da subito, una serie di problematiche
non indifferenti, tra cui, le decisioni della
Regione Piemonte relative alla questione
del regime di rientro del Piano Sanitario
Regionale.
A tale proposito i CDN di AMD, SIEDP
e OSDI, in una lettera congiunta indirizzata
al Ministro della Salute On. Beatrice Lorenzin, hanno espresso le loro perplessità e
le loro considerazioni per chiedere di porre
la massima attenzione alle strategie operative del piano di rientro.
Il principale obiettivo dei Corsi è senza
dubbio la formazione, ma ritengo che
siano anche dei momenti molto importanti
di confronto e di condivisione. Il nostro
augurio è di riuscire a catturare l’attenzione
di chi non conosce Osdi, un’ Associazione
di professionisti in continua crescita, e che
in essa possa riconoscersi.
Ringrazio tutti i colleghi che mi hanno
supportato durante la realizzazione di
questi due eventi (e non solo) e che hanno
creduto nella rinascita della sezione congiunta Liguria- Piemonte.
VITA ASSOCIATIVA
fronto e nella condivisione delle esperienze
come momento di crescita professionale
e umana.
Il corso avanzato, che si terrà il 12
dicembre, sarà rivolto principalmente
all’equipe diabetologica, e avrà lo scopo
di approfondire, non solo gli aspetti tecnici
ma anche le problematiche psicologiche
relative alla gestione della terapia insulinica
con microinfusore.
Al Corso base hanno partecipato infermieri che appartenevano a realtà diverse,
pur lavorando quasi tutti in ambito diabetologico.
Erano presenti infermieri neolaureati
che si occupano quotidianamente della
gestione dell’insulina del bambino a scuola
(buona parte di questi bimbi utilizza il
microinfusore), infermieri che lavorano da
molti anni in diabetologia, ma che conoscono il microinfusore solo marginalmente,
infermieri che quotidianamente utilizzano
questi strumenti ma che credono nel con-
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VITA ASSOCIATIVA
N. 4 dicembre 2015
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OSDI PUGLIA
X EDIZIONE CONGRESSO
REGIONALE
DIABETE OGGI E DOMANI:
DALLA RICERCA SCIENTIFICA ALL’ASSISTENZA
BARI 3 OTTOBRE 2015
Si è svolto a Bari, presso Una Hotel
Regina, il X Congresso Osdi Puglia dal
titolo “Diabete oggi e domani: dalla ricerca
scientifica all’assistenza”
L’evento, organizzato dal CDR Pugliese,
ha visto la partecipazione di autorevoli
nomi del mondo della diabetologia italiana
tra cui, il Prof. Giorgino, Direttore dell’U.O.
di Endocrinologia e Malattie Metaboliche
Policlinico di Bari, e il Prof. A. Caretto,
Direttore dell’Unità Operativa di Endocrinologia, Malattie Metaboliche e Nutrizione
Clinica Brindisi e Presidente ADI, che ringraziamo per il valore delle loro relazioni
e per essere riusciti a trovare, nei loro
numerosi impegni, il tempo per Osdi.
Tra le autorità presenti, ringraziamo
particolarmente il Prof Riccardo Giorgino
per le parole di apprezzamento che ha
avuto nei confronti di Osdi, una associazione che, nel tempo, ha contribuito alla
crescita professionale e alla formazione
degli infermieri impegnati nella diabetologia.
L’inizio dei lavori è stato preceduto
dall’intervento della Presidente Osdi Puglia,
Dott.ssa M. Grazia Accogli, che ha puntato
l’attenzione sull’Importanza della ricerca
scientifica, anticipando i temi del congresso
e mettendo in risalto che, gli strumenti e
i farmaci che oggi abbiamo a disposizione,
ci consentono di fornire una assistenza
alla persona con diabete sempre più efficace e sempre più di qualità.
Nella prima parte del congresso il Prof.
F. Giorgino ha trattato l’importante tematica della terapia nel diabete. Nella sua
relazione dal titolo: “L’evoluzione della
terapia del diabete: tra innovazione e
personalizzazione” ha illustrato le ultime
novità in tema di cura del diabete: non
solo novità relative ai nuovi farmaci ma
anche in riferimento alle nuove strategie
terapeutiche, alle modalità di gestione
della malattia e agli aspetti legati
all’aderenza del paziente alla terapia, temi
spesso sottovalutati ma che incidono notevolmente sui risultati della cura. Il Prof.
Giorgino ha sottolineato che, la complessità della malattia , impone un adattamento terapeutico al singolo paziente, e ha
illustrato i numerosi farmaci oggi a disposizione che ci consentono di scegliere in
maniera sartoriale il farmaco giusto per
ogni paziente.
VITA ASSOCIATIVA
che garantiscono, di conseguenza, una
maggiore sicurezza.
Nella seconda sessione, Domenica Altamura, infermiera Asl BA Ruvo di Puglia,
con la relazione dal titolo: ”Educazione
terapeutica e relazione d’aiuto” ha messo
in evidenza che una corretta educazione
terapeutica consente di gestire al meglio
la malattia e aiuta il paziente ad acquisire
e conservare le capacità e le competenze
necessarie per vivere in autonomia e migliorare la qualità di vita.
Durante la tavola rotonda la presidente
ancora in carica insieme alla vicepresidente
hanno presentato i lavori svolti durante i
due anni di mandato rimarcando
l’importante lavoro di squadra che ha
permesso di superare le difficoltà che il
CDR ha dovuto affrontare nei primi mesi.
Il congresso è stato, inoltre, l’occasione
per il rinnovo del CDR Puglia, che risulta
così composto:
N. 4 dicembre 2015
La seconda relazione del Dott. Caretto
dal titolo “Indicazioni dietetiche oggi nel
diabete tipo 2” ha messo in evidenza
l’indiscusso e ormai fondamentale ruolo
dell’alimentazione nella gestione e nel
controllo del diabete. L’alimentazione è
considerata, a tutti gli effetti, una terapia,
t a n t o è v e ro c h e p a r l i a m o d i
“DIETOTERAPIA”. Fare dell’alimentazione
una dietoterapia significa modificare le
abitudini alimentari, adottando scelte adeguate dei nutrienti in termini quali/quantitativi integrandole con cambiamenti dello stile di vita e promozione dell’attività
fisica.
Un importante aspetto che il Dott.
Caretto ha evidenziato è stato la necessità
di una rivalutazione della dieta mediterranea purché sia fatta come originariamente
proposta: ricca di verdura, frutta fresca e
secca oleosa, cereali integrali, legumi e
semi, olio di oliva; moderatamente ricca
di pesce, povera di carne, soprattutto rossa
e trasformata, e di grassi saturi, soprattutto
quelli presenti in prodotti da forno e fritture
industriali e dei fast-food, povera di zuccheri e bevande zuccherate. Molto importante anche notare che l’alimentazione
vegetariana, non solo può essere utilizzata
nei pazienti diabetici ma può anche essere
consigliata purché fatta rispettando
l’equilibrio tra i nutrienti.
Nella seconda sessione, la vicepresidente Erika Zasso ha trattato la relazione dal
titolo: “Educazione terapeutica all’utilizzo
dei devices per la somministrazione
dell’insulina”, da questa relazione è emerso
come fondamentale sia il ruolo
dell’infermiere nell’educare il paziente al
corretto utilizzo dei devices perché consente di raggiungere maggiore autonomia,
prevenire le complicanze e vivere in maniera
ottimale la propria malattia . La relazione
di Maria Verdicchia, infermiera endocrinologia di Poggiardo (LE) dal titolo: ”Le nuove
frontiere dell’automonitoraggio glicemico
e le nuove norme ISO”, ci ha dato
l’opportunità di discutere dell’importanza
dell’autocontrollo glicemico e di quanto
sia fondamentale utilizzare strumenti affidabili. Secondo le nuove norme ISO, i
glucometri in commercio, dovranno rispondere a criteri di accuratezza, affidabilità e
precisione secondo parametri più restrittivi,
Presidente, Erika Zasso
Past President, M. Grazia Accogli
Vicepresidente, Maria Verdicchia
Consiglieri: Piera Cimenes, Giovanni Russo.
Un doveroso ringraziamento va a tutti
i partecipanti che hanno seguito il congresso con interesse e con partecipazione, ai
relatori e ai moderatori intervenuti e agli
sponsor che hanno permesso la realizzazione del congresso.
Per il direttivo Osdi Puglia
M. G. Accogli
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VITA ASSOCIATIVA
OSDI MARCHE
V CONGRESSO REGIONALE
FANO 3 OTTOBRE 2015
N. 4 dicembre 2015
Il 3 ottobre si è svolto a Fano presso
Villa Rinalducci il V Congresso OSDI Marche;
“DIABETE: PARLIAMONE PRIMA, PREVENIRE SI PUO’”
Si è scelto di trattare il tema della
prevenzione, considerando il difficile momento che la sanita’ sta’ attraversando,
caratterizzato da numerosi tagli alla spesa.
Mai come in questo momento è attuale il detto: “prevenire è meglio che curare”.
Sono intervenute come ralattrici la
Dr.ssa Gabriella Garrapa Presidente AMD
Marche, Dr.ssa Marianna Galetta diabeto-
32
logia Area Vasta 5 San Benedetti del Tronto
ed Ascoli Piceno, Rossana Maricotti Coordinatrice dibetologia di Fermo, Anna Maria
Tesei assistente sanitaria diabetologia di
Macerata, Dr.ssa Elena Tortato responsabile
diabetologia di Fermo, Anna Maria Paparusso infermiera diabetologia pediatrica
ospedale Salesi di Ancona, Valentina Aurini
assistente sanitaria diabetologia Area Vasta
5 San Benedetti del Tronto ed Ascoli Piceno, Susanna Tallevi dietista diabetologia
di Fermo, Montoni Manuela infermiera
diabetologia di Fano.
La giornata è iniziata con il saluto
Ancona; che ha presentato lo sudio TRIGR:
il primo studio di prevenzione primaria del
diabete tipo 1, condotto a livello internazionale; si basa sull’ipotesi che il latte
vaccino somministrato nei primi mesi di
vita sarebbe diabetogeno.
A seguire la Dr.ssa M. Galetta ha trattato l’argomento diabete e tecnologia.
Prima della pausa pranzo si è tenuta
una discussione sugli argomenti trattati.
In chiusura ringraziamenti ai partecipanti ed alle relattrici (tutte donne!)
Un sentito ringraziamento alle colleghe
che mi hanno supportato, in questi due
anni.
Durante il congresso si sono svolte le
elezioni per il rinnovo del CDR Osdi Marche
che risulta così composto:
Presidente. MARIA TERESA SISTI Area
Vasta n. 5 Ascoli Piceno e S. Benedetto
del Tronto
Vice Pres. ANNA MARIA PAPARUSSO
ospedale pediatrico Salesi Ancona
Past. Pres. MANUELA MONTONI az.
ospedali marche nord Fano
Consiglieri:
ROBERTA AUSILI Inrca Ancona
SIMONA PASQUALINI Area Vasta 3
Tolentino
Segretaria: Catia Ciccarelli Area Vasta
2 Jesi
La seconda parte della giornata è iniziata con l’intervento della Dr.ssa E.Tortato
che ha illustrato i nuovi farmaci in campo
diabetologico.
Aurini Valentina, assistente sanitaria,
ha presentato un’iniziativa nata dalla diabetologia dell’Area Vasta n. 5 in collaborazione con l’Universita’ Politecnica delle
Marche:
“La scuola di diabete”. Progetto che
va avanti ormai da anni, è rivolto a diabetici
e non.
Ha lo scopo di svolgere attivita’ di
VITA ASSOCIATIVA
prevenzione a vari livelli riguardo alla malattia diabetica, agendo prevalentemente
sull’adesione a stili di vita salutari.
Gli obiettivi educativi sono quelli di
fornire strumenti per acquisire conoscenze,
migliorare la consapevolezza, e favorire il
cambiamento; agisce sui tre gradi della
prevenzione: fattori di rischio, diagnosi
precoce, prevenzione delle complicanze.
Al termine sono state proiettati dei filmati
di vari momenti di “scuola di diabete”.
La giornata si è conclusa con la relazione riguardante il nuovo modulo assistenziale della cartella informatizzata.
N. 4 dicembre 2015
della presidente uscente Manuela Montoni,
sono iniziati i lavori con una chiara ed
esaustiva relazione della Dr.ssa Garrapa
sull’epidemiologia, seguita dalle presentazioni di A.M. Tesei, e R. Maricotti che
hanno illustrato rispettivamente: le indicazioni delle linee guida, e la prevenziane
rivolta all’adulto.
La dietista S. Tallevi ha affrontato con
chiarezza e competenza l’argometo della
“prevenzione a tavola”.
Di grande interesse è stata la relazione
di A.M. Paparusso, infermiera della diabetologia pediatrica dell’ospedale Salesi di
Per il CDR Marche
Manuela Montoni
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VITA ASSOCIATIVA
OSDI SARDEGNA
V CONGRESSO REGIONALE
L’IMPORTANZA DELL’EDUCAZIONE
ALL’AUTOGESTIONE IN DIABETOLOGIA
Hotel Double Tree by Hilton 24 ottobre 2015
N. 4 dicembre 2015
a cura di Tatiana Lai
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Olbia, splendida città portuale, antica
capitale del giudicato di Gallura e prima
sede vescovile della Gallura, ricca di storia
e di cultura, ambita meta turistica con le
sue stupende coste.
In questa splendida cornice, presso
l’Hotel Double Tree si è svolto il V Congresso Regionale OSDI Sardegna. Tema
principe del congresso l’IMPORTANZA
DELL’EDUCAZIONE ALL’AUTOGESTIONE
IN DIABETOLOGIA.
Apertura dei lavori con i saluti della
presidente OSDI uscente Simonetta Mamusa la quale ha ringraziato calorosamente tutti i collaboratori del suo mandato,
ha ribadito l’importanza del lavoro svolto
dall’Associazione in questi due anni nella
formazione e nell’arricchimento professionale dei soci attraverso la partecipazione
ai vari corsi.
Saluti anche del Dott. Vincenzo Sicca,
Presidente di SID Sardegna e della Dott.ssa
Maria Filippa Angius che ha portato il
messaggio del Dott. Giacomo Guaita,
Presidente AMD.
Si è proseguito con i saluti del Dott.
Gianpiero Scanu, deputato PD, che ha
ribadito l’importanza del ruolo degli operatori sanitari di diabetologia e
dell’importanza della ricerca scientifica per
il diabete.
Ancora la Dott.ssa Luisa Fenu, direttrice
VITA ASSOCIATIVA
base al tipo di diabete e dei farmaci usati.
Il personale dell’ambulatorio infermieristico con la sua esperienza e competenza
è un tassello fondamentale che svolge
giornalmente attività di educazione del
paziente alla gestione produttiva della
malattia e delle sue complicanze, applicando tecniche e strategie educative mirate.
Particolarmente aperto alle nuove tecnologie, l’infermiere di diabetologia, è di
cardinale importanza nella educazione
continua dei pazienti con microinfusore e
sensore glicemico e coopera con il personale medico e le altre figure professionali
al fine di condividere obiettivi e trovare
messaggi comuni da trasmettere al paziente sui punti cardine della cura e della
prevenzione.
La prima relazione è stata presentata
dal Dott. Giancarlo Tonolo, Direttore della
U.O. di diabetologia ASL 2 Olbia, il quale
in modo chiaro ed esaustivo ha affrontato
con lezione magistrale le nuove terapie
farmacologiche del diabete di tipo 1 e di
tipo 2 riscuotendo un notevole interesse.
A seguire Lucia Canu, Coordinatrice
infermieristica U.O. Diabetologia ASL 2
Olbia, con l’argomento riguardante
l’ambulatorio infermieristico e l’educazione
come momento fondamentale per la cura
e l’autogestione del diabete. Argomento
apprezzato e sentito da tutti, visto come
momento di confronto e di crescita.
Ha proseguito Pasqualina Corsi, Caposala presso il Servizio di Diabetologia
del P.O. Zonchello di Nuoro, con
N. 4 dicembre 2015
delle professioni sanitarie di Olbia che,
salutando i colleghi, ha ribadito
l’importanza dell’evento per la nostra crescita professionale.
La collega Marcella Lai, delegata della
Presidente Nazionale OSDI, ha portato i
saluti di Katja Speese ed ha ribadito
ancora una volta che noi siamo la forza
e il valore dell’associazionismo, il valore
visibile della nostra figura professionale.
Ha continuato Stefano Garau, Presidente presso il Coordinamento Associazione Diabetici Regione Sardegna che ha
ringraziato per il lavoro che svolgiamo,
sia dal punto di vista scientifico che da
quello umano, ribadendo l’importanza
della cosiddetta pacca sulla spalla.
Nella patologia diabetica, cosi come
in tutte le patologie croniche, la prevenzione efficace è intimamente legata alla
condivisione ed accettazione da parte del
paziente dei trattamenti necessari alla cura
della malattia. Il professionista infermiere
esperto in diabetologia, deve essere in
grado di accompagnare il paziente nel
percorso che lo porterà all’accettazione
dei trattamenti a lungo termine al fine di
proseguire l’autogestione del diabete attraverso tecniche e strategie nell’educazione terapeutica.
All’interno del corso sono state approfondite le conoscenze sulle novità farmacologiche e tecnologiche per la cura e la
prevenzione della malattia con le finalità di
migliorare l’approccio educativo multidisciplinare al paziente, personalizzandolo in
35
VITA ASSOCIATIVA
N. 4 dicembre 2015
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l’argomento dal titolo Tecniche e strategie
nell’educazione del paziente diabetico.
Anche questo ha suscitato notevole interesse da parte di tutti i partecipanti.
Al termine si è effettuata l’assemblea
dei soci OSDI Sardegna e a margine della
pausa pranzo si sono svolte le elezioni per
il rinnovo del Consiglio Direttivo Regionale
OSDI Sardegna.
Dopo la pausa pranzo i lavori sono
ripresi con la relazione della collega Adelina Porru, Infermiera presso il Servizio
Diabetologia Ospedale San Giovanni di
Dio A.O.U. Cagliari, dal titolo Motivazione
all’adherence. Quest’ultimo argomento
ha suscitato particolare interesse nei discenti.
I lavori sono proseguiti con l’intervento
di Maura Serena Ledda, Infermiera presso
l’U.O. ASL 2 Olbia, e Francesco Loi, Infermiere presso l’U.O. Pediatria di Carbonia.
Hanno affrontato il tema dell’automonitoraggio con il microinfusore nell’adulto e
nel bambino; Maura Serena Ledda ha
esposto le nuove metodologie del microinfusore su paziente adulto mentre Francesco Loi ha illustrato la realtà sul paziente
bambino. Entrambi hanno suscitato un
ampio consenso e gradimento da parte
di tutti i presenti.
Il clima d’aula particolarmente sereno
e distensivo ha reso questo evento un vero
e proprio Laboratorio di emozioni, di
tecnologia di formazione, di confronto e
di gradevole cooperazione rendendo veramente speciale e prezioso l’incontro.
I lavori si sono conclusi con un accorato
saluto della nuova presidente Lucia Canu
che ha ringraziato i partecipanti e tutti
quelli che hanno reso possibile la realizzazione del congresso.
Per il prezioso contributo dato nell’arco
del suo mandato ha espresso inoltre un
doveroso ringraziamento alla collega Simonetta Mamusa, che diventa past president.
Ancora buon lavoro alla Presidente e
a tutto il nuovo Consiglio Direttivo OSDI
Sardegna.
Mi aggiungo congratulandomi con i
miei colleghi del nuovo Direttivo Regionale
per un sereno e proficuo lavoro, e rinnovo
con grande piacere il mio impegno di
Segretaria Regionale OSDI Sardegna anche
per questo mandato.
Il nuovo consiglio Direttivo OSDI è cosi
composto:
PRESIDENTE
VICE PRESIDENTE
PAST PRESIDENT
CONSIGLIERI
LUCIA CANU
PASQUALINA CORSI
SIMONETTA MAMUSA
ADELINA PORRU
MAURA SERENA LEDDA
La Segretaria
Tatiana Lai
per il nuovo CDR Sardegna
REGGIO CALABRIA 24 OTTOBRE 2015
In data 24 ottobre 2015, presso il
Grand Hotel Excelsior di Reggio Calabria,
si è svolto il corso OSDI Calabria che, in
accordo con il CDN, ha sostituito l‘ottavo
Congresso Regionale .
I vari relatori e moderatori presenti alla
giornata, hanno stimolato i partecipanti
a favorire nuove consapevolezze rispetto
ai rapidi cambiamenti che la sanità sta
affrontando coinvolgendo anche il ruolo
dell’infermiere.
I lavori sono iniziati con i saluti di
Francesca Corazzariere, Presidente OSDI
Calabria, che ha fatto un breve riassunto
sulle attività svolte durante il suo biennio
di mandato e ringraziando, in modo caloroso, tutti coloro che hanno contribuito
alla realizzazione di questo evento .
A seguire ci sono stati i ringraziamenti
da parte della D.ssa Emira Dal Moro,
Presidente dell’AMD regionale, che ha
portato anche i saluti del dott. Mannino,
prossimo presidente AMD Nazionale, il
quale non è potuto intervenire, per motivi
di lavoro, a moderare la seconda sessione
del corso.
Il Dott. Giovanni Perrone e la presidente Francesca Corazzariere, nella veste
di moderatori hanno poi dato inizio alla
prima sessione del corso presentando il
primo relatore.
L’ infermiere Domenico Caridi ha illustrato in modo eccellente il ruolo
dell’Infermiere di Famiglia, indispensabile
per la prevenzione delle malattie, la promozione della salute e il contenimento dei
ricoveri impropri. Tale figura, in collaborazione con il MMG e altri professionisti
sanitari, risponde ai bisogni di cura dei
malati in fase acuta e dei malati cronici
che non richiedono cure intensive praticabili esclusivamente in ospedale.
La parola è poi passata alla Senatrice
Annalisa Silvestro che ha spiegato, in modo
chiaro e sintetico, il processo formativo e
le possibilità professionali che gli infermieri
VITA ASSOCIATIVA
ESSERE INFERMIERI OGGI:
L’EVOLUZIONE DELLA PROFESSIONE
N. 4 dicembre 2015
OSDI CALABRIA
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VITA ASSOCIATIVA
N. 4 dicembre 2015
38
potranno avere in futuro anche secondo
l’attuale legge di stabilità del 2015. Tale
normativa prevede infermieri specializzati
che, attraverso un percorso di studi strutturato con competenze in diversi ambiti
saranno in grado di dare risposte di qualità
e appropriatezza ai percorsi di cura e
assistenza.
A seguire sono intervenuti i pediatri
il Dott. Franco Mammi e la Dot.ssa Mariella
Bruzzese.
La loro presentazione ha portato attenzione alla motivazione dei bambini
diabetici che attivano, in modo incisivo,
durante la partecipazione ai campi scuola
favorendo, nel tempo, la gestione autonoma della propria malattia.
Essi hanno ricordato che il primo campo
scuola fu realizzato nel 1925 dal dott.
Wendt a Detroit, ma la vera pioniera di
questa attività, riconosciuta ancora oggi
dalle principali Istituzioni diabetologiche
nazionali e internazionali come momento
fondamentale nel processo educativo del
paziente con diabete, è stata l’esperienza
di Elisabeth Devine, infermiera diplomata
alla Joslin Clinic, quando ospitò per la
prima volta, nella sua casa, un ragazzo
diabetico per insegnargli le nozioni fondamentali dell’autocontrollo.
Nel pomeriggio, la dott.ssa Anna Ercoli
in veste di formatrice, moderata dalla
vicepresidente Luigia Milano, ha illustrato
il metodo dell’empowerment affinché
l’infermiere, attraverso una comunicazione
focalizzata, possa essere in grado di favorire
l’empowerment del paziente.
Anna Ercoli, con la sua solita simpatia
e professionalità, ha catturato l’attenzione
della platea sulla
“Motiv-Azione” intesa anche come
spinta al cambiamento per una maggiore
fiducia in se stessi.
L’esercitazione pratica, durante il suo
intervento, ha destato momenti di riflessione e di ilarità per i presenti in sala.
La giornata, giunta al termine, ha
ricevuto i complimenti dei partecipanti
che si sono sentiti coinvolti.
Concludendo è importante ricordare
che, durante la pausa pranzo, si sono
svolte le elezioni per il rinnovo dei consiglieri
del CDR OSDI Calabria.
Si ringraziano i soci, Salvatore Fittante
e Marisa Zangari, per il lavoro svolto durante il loro mandato.
La formazione del nuovo CDR risulta
cosi formato:
Presidente, Luigia Milano
Past President, Francesca Corazziere
Vicepresidente, Mariolina Fera
Consiglieri nuovi eletti, Antonio Corrado e Barbara Greco.
Si ringraziano, inoltre, tutti i relatori
che hanno reso l’evento un momento di
grande arricchimento reciproco, fortemente
voluto dal direttivo, le Aziende sponsor
che hanno creduto in noi, nel nostro progetto, rendendo possibile la realizzazione
dello stesso.
Per finire, si ringraziano i soci e i colleghi
intervenuti nonostante le condizioni meteo
avverse e i virus influenzali.
Per il Direttivo OSDI Calabria
Francesca Corazziere
O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I
CONVEGNO INTERNAZIONALE MILANO,
10 E 11 SETTEMBRE 2015
IL CONTRIBUTO
DEGLI INFERMIERI PER NUTRIRE
IL PIANETA
A cura di:
Inf. Tiziana Terni Presidente OSDI Lombardia
Inf. Silvana Pastori Consigliere Nazionale OSDI
N. 4 dicembre 2015
Sito del Convegno: www.nurses4expo.info
40
Due anni fa vi ho scritto di questo sogno
dell’allora Presidente Nazionale CNAI Cecilia Sironi e di alcuni infermieri appassionati al loro lavoro e che amano il loro
Paese, come noi: approfittare
dell’opportunità offerta dalla presenza,
con EXPO, di colleghe e persone provenienti
da tutto il mondo per informare sul contributo che essi danno e possono dare per la
salute delle persone. Il tema dell’EXPO
2015, NUTRIRE IL PIANETA, ENERGIA
PER LA VITA, offre un’occasione irrinunciabile per porre all’attenzione internazionale il diritto a un’alimentazione sana,
sicura e sufficiente per tutti e…gli infermieri
hanno molto da raccontare!
La CNAI (Consociazione nazionale delle
Associazioni Infermieri) è una libera asso-
O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I
radicato nella società e quindi capace di
agire in modo positivo sulla trasformazione
dell’ambiente naturale e sociale in cui vive.
In un momento di crisi economica che tocca
la riduzione delle risorse destinate ai servizi
sanitari, la prevenzione della malattia e la
promozione di stili di vita sani chiedono
di diffondere buone pratiche non solo
cliniche, ma, ancor prima, negli ambienti
extra-sanitari, dove gli infermieri possono
raggiungere i cittadini e incidere in modo
positivo sulle loro abitudini e comportamenti. In quante simili occasioni gli infermieri di OSDI già sono stati parte attiva,
come nelle piazze per le Giornate Mondiali
del Diabete!
Tutto il direttivo della Lombardia ha
collaborato insieme al Presidente Nazionale
e al CDN durante questo periodo e siamo
arrivate ad essere presenti in maniera importante in queste due giornate, nelle quali
il nostro contributo è stato molto apprezzato e ringraziato pubblicamente più volte.
Tutti gli interventi delle relazioni sono
scaricabili dal sito dedicato:
nuerses4expo.info.
Nella prima giornata ci ha particolar-
N. 4 dicembre 2015
ciazione costituitasi nel 1946 con lo scopo
di promuovere l’elevazione culturale degli
infermieri per contribuire, con la loro assistenza, al miglioramento dei livelli di salute
della persona e della comunità. E’ affiliata
all’International Council of Nurses (ICN),
all’European Federation of National Associations (EFN), e al medesimo organismo
all’interno dell’Organizzazione Mondiale
della Sanità (EFNNMA).
All’interno di CNAI c’è il Gruppo Permanente delle Associazioni Infermieristiche
Nazionali (GPAIN), un organismo nato nel
2002 per unire alcune libere associazioni
infermieristiche con lo scopo di confrontarsi, condividere, sostenersi su questioni
di grande interesse infermieristico, promuovere lo sviluppo culturale, professionale e sociale degli Infermieri. OSDI è membro del GPAIN, e in questa occasione è stato
uno dei membri più attivi e collaborativi.
Questa partecipazione è importante perché
“da soli si cammina veloci, ma insieme si
va più lontano”.
CNAI, le associazioni di GPAIN, i collegi
IPASVI della Lombardia e il comitato Expovillage 2015, nel 2013 hanno firmato un
Manifesto decidendo di unire le proprie
specifiche caratteristiche e farsi promotori
di iniziative.
Le parole chiave di Expo, persona, vita
e alimentazione, sono particolarmente care
agli infermieri; infatti “persona” per noi
non è solo il centro dell’interesse attorno
al quale ruotano tutte le attività nei diversi
ambiti di esercizio professionale, ma è il
professionista protagonista del suo lavoro,
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O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I
N. 4 dicembre 2015
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mente colpito la relazione di Jim Campbel,
direttore del dipartimento dei Professionisti
Sanitari all’interni dell’OMS. Abituati ad
essere mortificati e considerati solo un
costo e non una risorsa, sentire che costituiamo il 10% del PIL mondiale e di ogni
nazione a cui apparteniamo è stato
“gratificante”! Questo organismo in 10 anni
di lavoro ha prodotto l’elaborazione di un
percorso in cui saranno coinvolti tutti gli
stati membri con obbligo di adeguamento
mirante a intervenire nei contratti di lavoro
tra Stati e lavoratori sanitari per attuare
strategie che portino a stabilizzare i lavoratori nei loro Paesi riconoscendoli nel loro
triplice ruolo:
• motori della crescita economica
• garanti della salute pubblica
• operatori di prima linea nel fronteggiare le patologie
Essi costituiscono l’”economia bianca”,
dal colore delle divise, per raggiungere gli
obiettivi di benessere e salute dei cittadini
di tutto il mondo: gli “agenti del
cambiamento”. Ma ovunque c’è sempre più
carenza di infermieri e ostetriche a fronte
del progressivo aumento dei bisogni delle
popolazioni. Esemplificativa è stata la comunicazione della collega Lesley Bel, consulente all’interno di ICN per i rapporti tra
gli infermieri e i Ministeri della Salute
nazionali, che ha esemplificato che per
l’epidemia di Ebola, la Nigeria ha affrontato
il problema con un sistema sanitario abbastanza strutturato e con un rapporto popolazione/infermieri e operatori sanitari
maggiore riuscendo a sconfiggere
l’epidemia in tre mesi, viceversa la Sierra
Leone che non ha un sistema sanitario
strutturato e ha un rapporto decisamente
scarso, ha avuto molti più decessi, ha impiegato 15 mesi per uscire dall’emergenza
e tutt’ora ci sono nuove diagnosi.
L’intervento del nuovo Presidente IPASVI
Nazionale, Barbara Mangiacavalli, era molto
atteso e lei ha fatto importanti affermazioni.
Ha detto che ritiene il percorso comune e
condiviso fatto per organizzare questo
evento come una “prova tecnica” della
indispensabile collaborazione tra
l’organismo istituzionale IPASVI e le associazione del GPAIN che deve diventare
sempre più rilevante per trovare una modalità operativa di lavoro comune stabile.
Ha aggiunto che le associazioni professionali sono le detentrici del patrimonio
professionale specialistico e che insieme
dobbiamo compiere la grande riflessione
culturale chiesta oggi alla nostra professione per raccogliere la sfida che dobbiamo
affrontare: il territorio.
E’ necessario ipotizzare percorsi culturali diversi per questo infermiere che non
può più avere come unica prospettiva il
O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I
nate e finanziate dal Ministero della Sanità
dell’Ontario), basate principalmente sulla
prevenzione primaria, evidenziando come
la figura dell’Operatore di Comunità è parte
integrante nel percorso stesso.
Egli collabora con le famiglie e le scuole
per la pianificazione alimentare, ha la possibilità di monitorare i fattori socio/culturali/politici e può intervenire come
professionista nel modificare situazioni
che contribuiscono all’aumento dell’obesità
infantile. Fiorella Fabrizio, Dirigente Infermieristico a Lecce e delegata CNAI ha affrontato il ruolo dell’educazione sanitaria
nelle scuole italiane presentando il progetto
“La salute in classe” dedicato agli alunni
delle classi 1° e 2° elementare, che ha riscosso molto successo.
La sessione mattutina è continuata con
N. 4 dicembre 2015
lavoro in ospedale. Le cure estensive territoriali sono il luogo dove dobbiamo immaginarci e vederci impegnati nella cura complessa delle persone fragili e nella
promozione della salute dei cittadini in
ogni ambiente della loro vita: casa, scuola
e lavoro. Ha continuato dicendo che dobbiamo recuperare il nostro ruolo e la nostra
centralità come operatore sanitario di rifermento per l’educazione e per la prevenzione, cura e mantenimento della salute.
Ricordo che nell’intervento in Senato la
Past President di OSDI aveva detto che “la
presa in carico della persona è il focus
della professione infermieristica e che gli
infermieri ci sono e vogliono esserci nella
costruzione dei piani di cura anche
nell’ambito della medicina generale”.
Nella seconda giornata caratterizzata
dagli interventi delle Associazioni invitate
al Convegno l’intervento della Presidente
IPASVI Barbara Mangiacavalli (in moderazione con Angela Lolli referente GPAIN), ha
anche evidenziato come gli infermieri di
tutto il mondo hanno già, tra le loro competenze, l’educazione e l’informazione ai
pazienti e alla comunità sana
sull’importanza di una corretta nutrizione.
La prima relazione esposta
dall’infermiera italo-canadese Tiziana Rivera, Chief Nursing Executive & Chief Practice Officer al Mackenzie Health a Toronto,
ormai punto di riferimento per
l’infermieristica mondiale, ha illustrato il
tema della prevenzione primaria
dell’obesità infantile portando l’esperienza
delle linee guida della RNAO (commissio-
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N. 4 dicembre 2015
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la presentazione di Angela Fantoni, Coordinatrice Infermieristica Ospedale Civili di
Brescia che ha esposto l’argomento dei
disturbi del comportamento alimentare,
prima causa di morte nella malattia mentale. Il contributo dell’infermiere con formazione e competenze diverse specifiche
coopera nel piano di cura aiutando il paziente a essere parte attiva del suo cambiamento e in questo ambito la competenza
dell’operatore coinvolge anche la sfera
psicologica in modo preponderante.
Interessante è stato l’intervento di Giulia
Mannella, responsabile del progetto “Mi
sta a cuore” del Tribunale dei Diritti del
malato di Cittadinanza Attiva (movimento
di partecipazione civica per la promozione
e la tutela dei diritti dei cittadini e dei
consumatori) che ha presentato un’indagine
promossa dal Tribunale dei diritti del malato finalizzata alla realizzazione di un
opuscolo sulla prevenzione primaria del
rischio cardiovascolare dal titolo “Mi sta a
cuore” per sensibilizzare i cittadini ad
adottare stili di vita salutari; l’opuscolo
ben strutturato riporta indicazioni semplici
su temi comuni: fumo, attività fisica, alimentazione, peso, pressione, diabete, rischi
sulle patologie cardiovascolari.
La sessione pomeridiana ha avuto la
moderazione di Cristina Razzini, (coordinatore Infermieristico, Presidente ANIN
(Associazione Nazionale Infermieri Neuroscienze) e di Laura Rasero, (Professore
Associato Università degli Studi Firenze
Direttore Unità complessa di ricerca Infermieristica AOU Careggi Firenze) che ha
sottolineato l’importanza di rivalutare i
percorsi formativi della professione mirando ad una laurea di tipo specialistico, uniformandoci al resto d’Europa.
In questa sessione OSDI era presente
con la relazione “Vivere con il diabete di
tipo 2: interventi infermieristici per sostenere il self-care” presentata dalla sottoscritta Silvana Pastori, attuale Consigliere Nazionale OSDI.
Nel mio intervento ho presentato i dati
dell’ultimo Forum tenutosi a Roma nel
luglio u.s. “Obesity and Type 2 Diabetes
management: Fighting the double burden”
al cui interno si è tenuto l’8th Italian Barometer Diabetes Forum: è preoccupante la
crescita della patologia diabetica, in particolare del diabete di tipo 2 con molti casi
tra i giovani. Ho presentato i percorsi formativi americani e inglesi per Infermieri e
la loro distanza dal tipo di percorso offerto
e soprattutto riconosciuto in Italia.
Nella seconda parte del mio intervento
mi sono focalizzata su come la figura di
un professionista formato, esperto e con
competenze riconosciute sia fondamentale
per la prevenzione sia primaria che secondaria e nell’affrontare, supportare, gestire
all’interno del Team di cura la persona con
una malattia cronica come il Diabete.
Noi infermieri possiamo affiancarli nel
loro percorso, conoscerli, essere un punto
fermo fidato come un faro che li aiuti a
non perdere la rotta, a superare gli scogli,
a gestirsi in autonomia.
L’ultima relazione del Convegno è stata
presentata a due voci da Francesca Castel-
O P E R AT O R I S A N I TA R I D I D I A B E T O L O G I A I TA L I A N I
aiuta ad affrontare meglio la vita. L’Infermiere
moderno non può e non deve dissociarsi
dal connubio tra spirito e sapere, tra sofferenza/dolore e piacere, tra prosperità e
povertà.” Voi Infermieri siete chiamati a
fare sempre di più e ad agire spesso in
condizioni pericolose e disumane, non abituatevi mai a farlo in maniera fredda e passiva, ma continuate ad agire scientemente
e spiritualmente in maniera corretta, dirigendo la vostra azione sempre più verso chi
ha bisogno del vostro aiuto.
La domanda che vi fa un vostro assistito
è sempre la stessa, vi chiede di durare nel
tempo e di sopravvivere il più possibile. A
monte di questa domanda c’è la parola
‘salvezza’. Agite come agirebbe una mamma con il proprio figlio.”
Cosa mi porto a casa da questa esperienza… .la nostra professione è importante,
siamo tanti, circa 400.000, siamo una potenza purtroppo ancora molto invisibile,
ma soprattutto siamo invisibili a noi stessi,
questo convegno è stato un incontro di
Infermieri di tutto il mondo fatto dagli
Infermieri, poche le presenze e questo credo
debba far riflettere; ancora molti di noi non
credono o non sanno quali potenzialità e
quale peso siamo nella Sanità e finchè non
crederemo per primi noi stessi in ciò che
siamo non potremo mai pretendere il riconoscimento istituzionale che le singole
associazioni stanno cercando di ottenere.
Concludo riportando la frase scritta da
Tiziana all’inizio del suo scritto: “da soli
si cammina veloci, ma insieme si va più
lontano”.
N. 4 dicembre 2015
vedere (Infermiere Collaboratore Esperto,
Tutor pedagogico SITRA, responsabile Progetto Ministeriale Promotori della Salute
negli Istituti Penitenziari AO Spedali Civili,
BS) e da Cristina Brunori (Infermiere A.O.
Spedali Riuniti,BS) che ha portato
all’attenzione la cura della salute nelle
carceri, una realtà misconosciuta; le problematiche sanitarie in ambito penitenziario
sono complesse e articolate, la presenza
di più patologie rende non semplice il
lavoro degli operatori che svolgono la loro
professione in ambienti così particolari.
Tossicodipendenza, dislipidemia, infarto,
ipertensione, diabete, malattie infettive,
psicosi……un mondo malato all’interno di
una struttura chiusa. Questo progetto dal
titolo “Interventi di tutela e promozione
della salute in carcere” ha promosso la
figura del “Promotore della salute”, un
Infermiere scelto e formato allo scopo. Tre
le regioni coinvolte: Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, è durato 24 mesi ed ha
portato alla realizzazione di brochure informative realizzate dai detenuti nelle
quali vengono affrontati svariati temi utili
alla prevenzione primaria e secondaria
rivolte ai loro “colleghi”. E’ stato molto
apprezzato ed ha prodotto dei miglioramenti dove si è svolto.
Il pomeriggio si è concluso con
l’intervento del Cardinale Angelo Scola (che
purtroppo per impegni Istituzionali né io
né Tiziana siamo riuscite a sentire).
L’ho cercato in internet e riporto alcune
parole rivolte alla platea: “Educare ed educarsi a star bene nel fisico e nello spirito ci
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ARTICOLO ORIGINALE
N. 4 dicembre 2015
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CURA DEL CORPO,
CURA DELLA TERRA,
CURA DELLE PERSONE
A cura di:
Dott.ssa Chiara Orsini,
Presidente dell’associazione per la cura e la valorizzazione dell’ambiente: Pachamama (Madre Terra)
Tu t t i o r m a i c o n s i d e r i a m o
l’alimentazione una variabile determinante nell’influenzare, nel bene o nel
male, lo stato di salute delle persone.
L’esperienza scientifica conferma ciò
che la medicina olistica afferma da secoli
e cioè che avere una dieta ricca di verdure, cereali integrali, legumi, frutta e
sostanzialmente povera di grassi e proteine animali, permette di prevenire e
curare molte malattie, soprattutto quelle
denominate malattie del “benessere”,
cioè legate ad uno stile di vita sedentario
e ad un’alimentazione scorretta, come
il diabete e l’obesità.
La Natura fornisce, in ogni stagione,
i cibi giusti per noi a seconda anche del
luogo in cui ci troviamo. Nella zona del
Mediterraneo, per esempio, troviamo
gli alimenti più ricchi di vitamina A e C,
utili per rafforzare le difese immunitarie,
come uva, arance, ribes, melograni e
carciofi, che giungono a maturazione
alle porte dell’inverno. In estate, per
affrontare la calura, possiamo scegliere
tra una ricca varietà di cibi rinfrescanti
come le angurie, i meloni, le zucchine
e le insalate.
Principio cardine di una dieta che
rispetta i cicli naturali delle piante e del
nostro corpo è l’utilizzo di alimenti
freschi, autoctoni e di stagione, integrali,
poco manipolati o lavorati in modo che
non perdano i principi nutritivi. Cibi non
integrali quindi raffinati, come la farina
00, sono prodotti attraverso macinazione industriale, la quale elimina il germe,
ovvero il cuore nutritivo del chicco, che
contiene amminoacidi, acidi grassi, sali
minerali, vitamine del gruppo B, vitamina
E e la crusca, ricca di fibre. Questo
processo rende la farina priva di un
valore nutritivo minimo, ma in grado di
resistere negli scaffali dei supermercati
per un periodo più lungo di tempo.
Queste informazioni, riguardanti ciò
che la grande distribuzione ci propone
come “cibo” e tutto ciò che, invece,
concerne il mangiare sano e lo stare
bene non sono più concetti nuovi o
difficili da reperire.
ARTICOLO ORIGINALE
che con la tecnica della monocoltura espone il suolo agli agenti atmosferici aggravandone l’erosione. L’uso di fertilizzanti e
diserbanti chimici completa il danno perché distrugge la flora e la fauna, che
invece preservano la fertilità del suolo.
In passato, le pratiche agricole tradizionali hanno saputo preservare la salute
della terra e del cibo che mangiamo,
soprattutto attraverso la varietà di colture,
selezionate in funzione delle caratteristiche
specifiche del microambiente, arrivando
ad ottenere la varietà più resistente e che
meglio si adattava all’habitat circostante,
senza uso di pesticidi o altre sostanze
chimiche.
Nel corso dei secoli, gli agricoltori
indiani hanno selezionato migliaia di diverse qualità di riso partendo da un’unica
pianta selvatica originaria. Ci sono varietà
di riso per ognuna delle diverse nicchie
ecologiche, dal clima temperato degli alti
colli dell’himalaya a quello tropicale delle
pianure, circa 200mila qualità diverse.
Oggi, nella maggior parte delle regioni si
coltivano soltanto quelle poche varietà
che rispondono bene all’impiego di prodotti chimici.
L’agroindustria non considera la distruzione della biodiversità un problema reale
per la salute del suolo e delle persone.
N. 4 dicembre 2015
Non tutti però sanno, o meglio, hanno
coscienza, che per ottenere cibi sani è
necessario che le piante da cui provengono
siano cresciute su un suolo sano, dato che
da esso prendono parte del nutrimento
necessario alla crescita. Senza un suolo
sano non si produce cibo sano.
Un suolo in salute fornisce i nutrienti
essenziali, l’acqua, l’ossigeno e il supporto
per le radici di cui le colture hanno bisogno
per crescere e prosperare.
Per “salute del suolo” s’intende la
sua capacità di funzionare come un sistema vivente. Un suolo sano è un sistema
perfetto, totalmente autonomo, che ospita una comunità di organismi che contribuiscono a controllare le malattie delle
piante, a formare utili associazioni simbiotiche con le radici e a riciclare nutrienti
essenziali. Ci sono più microorganismi in
un cucchiaio di suolo fertile che esseri
umani sul pianeta.
A causa dell’attività umana, il suolo
del nostro Pianeta si sta ammalando sempre più velocemente negli ultimi anni.
Uno strato di suolo fertile alto 2,5 cm si
crea nell’arco di 500 anni, l’uomo è in
grado di distruggerne il triplo nell’arco di
una stagione agraria.
La principale causa dell’erosione del
suolo è, infatti, l’agricoltura industriale,
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ARTICOLO ORIGINALE
N. 4 dicembre 2015
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L’uniformità genetica e la monocoltura
sono più vantaggiose in termini di rendimento economico. Così, trovandosi a
dover adattare la coltura in funzione delle
pressioni e dei tempi imposti dal mercato,
i grandi coltivatori arrivano a trattare la
terra come semplice supporto, fino al
punto da dover abbandonare il terreno,
perchè troppo sfruttato.
Le leggi del mercato determinano la
produzione di queste grandi industrie di
estrazione del cibo. Rendere disponibile
il prodotto tutto l’anno, in grandi quantità
e in ogni luogo diventa l’unico principio
da rispettare.
Che cosa possiamo fare per salvare il
suolo del nostro pianeta? Semplice, mangiare con coscienza.
L’atto di nutrirci ci rende già partecipi
di un processo produttivo, nell’era della
globalizzazione economica la nostra azione assume un valore morale che si ripercuote su tutto il Pianeta.
Scegliendo di non acquistare prodotti
provenienti dalla grande distribuzione,
scegliamo di difendere la terra dai veleni
industriali. Acquistando prodotti locali,
sottraiamo profitti e potere all’agroindustria e all’agrocommercio globali,
difendiamo i diritti dei piccoli agricoltori
e il diritto di ognuno alla tutela della
salute.
In questo senso chi si nutre è anche
“co-produttore”, come scrive Vandana
Shiva, attivista per i diritti della Terra e
degli agricoltori, sia perchè ci si assume
la responsabilità di creare un’economia
alimentare più sana e giusta, sia perchè
siamo quello che mangiamo e le nostre
scelte alimentari sono scelte di vita.
Così, mentre impariamo a prenderci
cura di noi stessi e delle persone care,
scegliendo di mangiare prodotti sani, locali
e di stagione, stiamo contemporaneamente curando la Terra smettendo di foraggiare quel sistema che per l’avidità di
denaro sta distruggendo il pianeta.
Cura della terra, Cura delle persone
ed equa condivisione delle risorse sono i
principi etici alla base della Permacultura.
La permacultura è un metodo di progettazione, ideato dal naturalista australiano
degli anni ‘70 Bill Mollison, che permette
di ricreare la perfezione dei sistemi naturali
nei nostri spazi. L’agricoltura ha un suo
posto all’interno della permacultura, che
è pero un esercizio di pensiero olistico, il
cui obiettivo consiste nel produrre più
energia di quanto l’uomo non ne consumi,
sforzandosi di creare multirelazioni tra
tutti gli elementi del nostro sistema, così
come avviene in natura.
Coltivare in permacultura significa
rendersi conto della straordinaria complessità del sistema suolo e della sua naturale
autonomia dall’intervento umano e che
un suolo non disturbato può trasmettere
il proprio benessere alle piante.
Purtroppo, l’idea errata che siano le
piante la causa della perdita di fertilità,
ha portato gli agricoltori a compensare la
perdita con l’apporto di concimi chimici
. In realtà a causare l’impoverimento dei
suoli è la lavorazione stessa del terreno e
l’abuso di prodotti di sintesi.
Le piante prendono dal suolo gli
oligoelementi e i minerali necessari alla
crescita e rilasciano nel corso della loro
vita circa il 25 % dei composti carbonici
(zuccheri) che producono nelle loro foglie grazie alla fotosintesi. Questi essudati prodotti dalle piante nutrono i microrganismi, che in cambio rendono
accessibili alle piante gli elementi nutritivi.
La tecnica dell’aratura, disturba questo
delicato equilibrio, i microrganismi messi
ARTICOLO ORIGINALE
l’agricoltura sinergica, l’organicorigenerativa, il metodo fukuoka. La permacultura abbraccia tutti questi metodi,
perchè tutti svelano il segreto sul suolo e
insegnano quante poche energie servono
per coltivare con la Natura e non contro,
e allora perchè limitarci ad essere “coproduttori” del cibo che mangiamo e non
proviamo a coltivarlo noi stessi, anche sul
balcone di casa?
“Quando cambiamo il modo di coltivare il nostro cibo, cambiamo il nostro
cibo, cambiamo la società, cambiamo i
nostri valori” (W.Berry).
Orto sinergico
N. 4 dicembre 2015
a contatto con l’atmosfera muoiono asfissiati, come pesci fuori dall’acqua.
Al contrario, un terreno non disturbato, magari protetto da pacciamatura (copertura fatta di materiale organico, come
paglia o foglie) consente a batteri e miceti
di proliferare e quindi di rendere disponibili
gli oligoelementi per le piante senza necessità di dover compensare chimicamente
nessuno squilibrio.
Accanto all’educazione alimentare
sana sarebbe bene affiancare una buona
educazione agricola naturale. Esistono
vari metodi di coltivazione naturale:
BIBLIOGRAFIA
M. Fukuoka, [1980]La rivoluzione del filo di paglia, Libreria editrice fiorentina,
Firenze
V. Shiva [ 2006]“Il bene comune della Terra”, Feltrinelli Editore, Milano
E. Hazelip [2014]“Agricoltura sinergica”, Editrice Aam Terra Nuova, Firenze
B. Mollison [2007]“Introduzione alla Permacultura”, Aam Terra Nuova
Edizioni, Firenze
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A un anno dal Documento di Consenso AMDOSDI sulle tecniche iniettive, pubblichiamo un nuovo
Documento sulle “Raccomandazioni per una corretta
tecnica iniettiva e per la prevenzione delle
complicanze”. In questo anno, il tavolo di lavoro si
è allargato al contributo della SID (Società Italiana
di Diabetologia), con la partecipazione della dottoressa
Francesca Porcellati e il prof. Luigi Laviola. Le novità
più rilevanti rispetto al precedente documento
riguardano l’inserimento delle norme di sicurezza
per le pratiche iniettive, sia per i pazienti che per gli
operatori, e un addendum sui siti di iniezione delle
insuline basali. Ogni raccomandazione ha un Livello
di prova e Forza della raccomandazione che possono
guidarci per una best practice e per motivare nelle
nostre Aziende le richieste di materiali e device.
Il documento è stato presentato nell’evento
internazionale FITTER, svoltosi a Roma ad ottobre,
dove gli specialisti, medici e infermieri, hanno lavorato
su una revisione della bozza delle nuove
raccomandazioni sulle tecniche iniettive che
dovrebbero essere pubblicate nel 2016.
RACCOMANDAZIONI
PER UNA CORRETTA TECNICA INIETTIVA
E PER LA PREVENZIONE
DELLE LIPODISTROFIE E DEL RISCHIO
DI PUNTURE ACCIDENTALI
Presentazione
Dati ISTAT 2014 indicano
che oggi in Italia vi sono circa 3
milioni di persone con diabete (1),
con distribuzione regionale differente, maggiore nelle regioni del
sud; inoltre, la percentuale di persone con diabete che necessitano
di terapia insulinica è significativa,
perché la prevalenza del diabete
Tipo 1 è pari al 5,1%, e il 26,7 %
delle persone con diabete Tipo 2
pratica una o più iniezioni di insulina al giorno (2). I dati del
rapporto ARNO 2011 mostrano
come nel corso dell’ultima decade
vi sia stato un progressivo incremento d’uso di preparazioni di
insulina più moderne e dal profilo
farmacocinetico più fisiologico,
come gli analoghi rapidi e basali,
così come di schemi terapeutici
più moderni (3).
Ad onta di questo progresso e
di un generale miglioramento della
qualità delle cure, i dati degli annali AMD 2012 (3) mostrano come solo il 22,2% dei diabetici
tipo1 ed il 43,8% dei diabetici
tipo 2 raggiungano i target di
HbA1c raccomandati e, viceversa,
come i diabetici tipo 2 con valori
superiori al 9% siano il 25,7%
(2).
Le ragioni del mancato raggiungimento del compenso glicemico dipendono da svariati fattori,
ivi comprese le modalità di somministrazione, conservazione e
manipolazione dell’insulina che
rivestono un ruolo non secondario
del percorso di cura. Uno degli
obiettivi del team curante deve
essere, pertanto, quello di garantire
alle persone con diabete e ai loro
care givers, il conseguimento di
conoscenze ed abilità che guidino
nel corretto utilizzo dei farmaci
ipoglicemizzanti iniettivi, nella
scelta consapevole e nel corretto
uso dei dispositivi per iniettarli e
nella corretta applicazione di tecniche iniettive da parte delle persone con diabete e dei loro care
givers, al fine di utilizzarne appieno
tutte le potenzialità terapeutiche.
Questo documento di consenso raccoglie le evidenze scientifiche
disponibili su questa tematica (incluse quelle non indipendenti),
organizzate però secondo criteri
gerarchici, e che sottolinea il ruolo
fondamentale dell’azione educativa
strutturata, finalizzandola
all’acquisizione da parte della persona con diabete delle conoscenze
e delle abilità necessarie
all’autogestione consapevole della
malattia (4).
I criteri di attribuzione Livello
della prova e Forza della raccomandazione sono mutuati dagli
Standard di cura AMD-SID 2014
(5).
N. 4 dicembre 2015
Tavolo di lavoro AMD-OSDI-SID
Sandro Gentile, Annalisa Giancaterini (AMD); Lia Cucco,
Giovanni Lo Grasso (OSDI); Francesca Porcellati, Luigi Laviola (SID)
51
1. Una corretta tecnica di iniezione è essenziale per garantire un’ottimale azione dell’insulina e degli
altri farmaci iniettabili per la cura del diabete.
La corretta tecnica iniettiva prevede la scelta dell’ago, la rotazione delle/nelle sedi di iniezione,
la manipolazione e la conservazione dell’insulina, la procedura con cui si inserisce l’ago nella
cute, la durata dell’iniezione con l’uso di penne, la manipolazione della cute prima e dopo
l’iniezione.
(Livello della prova III, Forza della raccomandazione B)
2. L’insulina deve essere iniettata nel tessuto sottocutaneo integro, evitando l’iniezione intramuscolare
che, al contrario, comporta un assorbimento più rapido e un potenziale rischio di ipoglicemia.
(Livello della prova II, Forza della raccomandazione B
3. L’azione dell’insulina non è influenzata dalla profondità a cui viene iniettata nell’ambito del
tessuto sottocutaneo.
(Livello della prova V, Forza della raccomandazione B)
4. La scelta della lunghezza dell’ago da iniezione è cruciale per garantire un assorbimento ottimale
dell’insulina.
(Livello della prova III, Forza della raccomandazione B)
5. Le iniezioni praticate con un ago 4 mm x 32G causano minore dolore e disagio ai pazienti
comportando migliore accettazione ed aderenza alla terapia.
(Livello della prova II, Forza della raccomandazione A)
N. 4 dicembre 2015
6. L’iniezione con la penna e l’uso di un ago 4 mm x 32G garantisce un assorbimento ottimale
dell’insulina in tutti i pazienti in terapia insulinica, compresi quelli obesi, è più facile da praticare
e da insegnare, nella maggior parte dei casi non necessita della tecnica del pizzicotto (o del pizzico
o della plica), causa minore ansia e dolore, comportando migliore accettazione ed aderenza alla
terapia.
(Livello della prova II, Forza della raccomandazione A)
7. Al fine di minimizzare inavvertite iniezioni intramuscolari, che possono provocare fenomeni di
variabilità glicemica, in età pediatrica l’ago più sicuro è il 4 mm x 32G, tuttavia in bambini
nella fascia di età 2-6 anni, il 4 mm x 32G andrebbe usato applicando la tecnica del pizzicotto.
(Livello della prova II, Forza della raccomandazione A)
8. Gli analoghi ad azione rapida dell’insulina e gli analoghi basali possono essere iniettati in
corrispondenza di qualunque sito, perché il loro assorbimento non è sito-dipendente. Invece,
l’insulina umana regolare va preferenzialmente iniettata in corrispondenza della superficie
addominale, perché in tale sede il suo assorbimento è più rapido e costante.
(Livello di prova I, Forza della raccomandazione A)
9. La rotazione delle/nelle sedi di iniezione su ampie superfici, il non riutilizzo dello stesso ago più
volte, la tecnica del pizzicotto e l’angolazione dell’ago a 45° rispetto alla cute - se si utilizzano
aghi di lunghezza superiore ai 4 mm- sono fattori essenziali per evitare lesioni cutanee e/o
garantire un assorbimento ottimale dell’insulina.
(Livello di prova I, Forza della raccomandazione A)
10. Uno schema di rotazione di comprovata efficacia consiste nel suddividere il sito di iniezione in
quadranti, iniettando l’insulina con una sequenza di punture regolarmente distanziate tra loro
di almeno 1 cm all’interno di ciascun quadrante, al fine di evitare traumi ripetuti nella stessa
sede.
(Livello di prova I, Forza della raccomandazione A)
52
11. La mancata rotazione delle sedi di iniezione e/o il riutilizzo più volte dello stesso ago possono
provocare la formazione di aree di lipodistrofia.
(Livello della prova III, Forza della raccomandazione B)
12. L’iniezione di insulina in aree lipodistrofiche ne modifica la farmacocinetica e la farmacodinamica,
provocando assorbimento variabile ed imprevedibile ed influenzando il compenso glicemico.
(Livello della prova II, Forza della raccomandazione B)
13. Nel passaggio dell’iniezione da una zona lipodistrofica ad una zona sana, le dosi di insulina
andrebbero monitorate e/o ridotte perché l’assorbimento risulta migliorato. La riduzione della
dose insulinica varia da individuo ad individuo e deve essere guidata da un’intensificazione
dell’automonitoraggio glicemico.
(Livello della prova II, Foza della Raccomandazione A)
14. E’ necessaria un’adeguata azione educativa da parte del team curante per tutte le persone con
diabete che iniziano la terapia iniettiva, anche ripetuta nel tempo.
(Livello della prova II, Forza della raccomandazione A)
15. L’ispezione e la palpazione delle sedi di iniezione vanno effettuate regolarmente ad ogni visita
in tutti le persone con diabete in terapia iniettiva. Va sistematicamente rinforzata l’azione
educativa sulla corretta tecnica iniettiva; si deve insegnare e verificare che i pazienti sappiano
eseguire l’autopalpazione delle sedi di iniezione.
(Livello della prova II, Forza della raccomandazione B)
16. L’iniezione di insulina praticata con siringa va eseguita sempre con la tecnica del pizzicotto in
qualunque sede corporea perché al momento non esistono per la siringa aghi più corti di 8
mm ed il rischio di iniezione intramuscolare è conseguentemente elevato.
(Livello di Prova II, Forza della raccomandazione B)
18. In accordo con la Direttiva Europea 2010 e con le norme da essa derivanti adottate negli stati
membri, tutte le pratiche iniettive o altre azioni eseguite per la gestione del diabete da personale
sanitario in ambienti in cui si presta assistenza (ospedali, aree di emergenza, ambulatori, ambulanze
etc.) vanno praticate esclusivamente con dispositivi di sicurezza, per minimizzare il rischio di
puntura accidentale e per garantire la tutela della salute degli operatori, dei pazienti e dei loro
familiari in tutte le fasi di utilizzo, fino allo smaltimento dei pungenti.
(Livello di Prova I, Forza della raccomandazione A)
N. 4 dicembre 2015
17. Il personale infermieristico deve essere formato sulle corrette tecniche iniettive sia per l’uso della
penna che della siringa.
(Livello di Prova II, Forza della raccomandazione B)
19. L’uso domiciliare di aghi o siringhe di sicurezza va previsto anche per speciali popolazioni di
persone con diabete portatori di infezioni da AIDS, HBV e HCV.
(Livello di Prova II, Forza della raccomandazione B)
20. In tutti gli ambienti sanitari in cui si utilizzano penne per insulina, devono essere seguite
procedure rigorose secondo cui ad ogni paziente deve corrispondere un’unica penna da insulina,
per evitare il rischio di trasmissione di infezioni tra diversi pazienti per l’uso della stessa penna
preriempita.
(Livello di Prova I, Forza della raccomandazione A)
21. La conservazione dell’insulina in ospedale e a domicilio (penne e flaconi) deve rispettare le
indicazioni dei produttori fornite dalle schede tecniche approvate dall’AIFA. Tali indicazioni
devono essere oggetto di educazione per i pazienti.
(Livello di Prova II, Forza della raccomandazione B)
53
N. 4 dicembre 2015
Commento
54
Per garantire che l’azione
dell’insulina iniettata in persone
con diabete rispetti i profili di
farmacocinetica e farmacodinamica attesi, è necessario che la tecnica
di iniezione dell’insulina sia corretta (6-9), evitando errori che ne
modifichino l’azione (10,11). Poiché la somministrazione insulinica
è un atto quotidiano, esiste il
rischio che la persona con diabete,
senza un adeguato supporto educativo, tenda ad effettuarla in
maniera superficiale e spesso non
corretta, contribuendo così ad
aumentare la variabilità glicemica
(10).
Per un assorbimento ottimale
l’insulina deve essere iniettata nel
tessuto sottocutaneo e non nel
derma o nel muscolo, per cui la
scelta della lunghezza dell’ago è
cruciale. La lunghezza degli aghi
presenti nelle siringhe è maggiore
di quella degli aghi per le penne
e nella scelta tra siringhe e penne
le persone con diabete preferiscono la penna, sebbene sia stato
dimostrato che, utilizzando una
corretta tecnica iniettiva, l’efficacia
e la sicurezza dei due sistemi iniettivi siano paragonabili, consentendo un sovrapponibile controllo
glicemico e rischio di complicanze
(12,13).
La cute ha uno spessore medio
di 2,23 mm nelle braccia, 1,87
nelle cosce, 2,15 nell’addome e
2,41 nei glutei, nei pazienti adulti
con diabete (14). In età pediatrica
lo spessore della cute varia da 1,58
mm nel braccio del bambino ai
2,29 mm dei glutei di un adolescente (15).
L’iniezione intramuscolare accidentale provoca frequentemente
ipoglicemia (16-20). L’uso di un
ago 4mm x 32G perpendicolare
senza pizzicotto riduce al minimo
il rischio di iniezione intramuscolare, senza aumento del riflusso
dell’insulina dal sito di iniezione
(21,22,23). L’uso del 4mm x 32G
è adatto a tutti i pazienti in terapia
insulinica, compresi quelli obesi,
indipendentemente dal BMI
(21,24,25). La tecnica del pizzicotto potrebbe essere comunque
necessaria in soggetti particolarmente magri (8,15,23,26,27).
Nella transizione da un ago più
lungo ad uno più corto potrebbero verificarsi variazioni
dell’assorbimento dell’insulina
per cui viene raccomandato di
intensificare il monitoraggio glicemico (27,28).
Il sottocute ha uno spessore
che varia sensibilmente in funzione di genere, sede corporea, indice
di massa corporea, età, etnia, morfologia del singolo soggetto con
diabete e posizione all’interno
dell’area prescelta per l’iniezione
(14,16). Il rischio di iniezione
intramuscolare stimato è del
15,3% con aghi da 8 mm, 5,7%
con aghi da 6 mm e dello 0,4%
con aghi da 4 mm (14).
La rotazione delle/nelle sedi
di iniezione su ampie superfici, il
non riutilizzo dello stesso ago più
volte, la tecnica del pizzicotto e
l’angolazione dell’ago a 45° rispetto alla cute - se si utilizzano aghi
di lunghezza superiore a 4 mm sono fattori essenziali per evitare
lesioni cutanee e garantire un
assorbimento ottimale
dell’insulina (11,29-35).
La migliore farmacocinetica
degli analoghi dell’insulina ha
consentito di ridurre la variabilità
glicemica inter- ed intra-persona,
rendendola di più facile gestione
da parte del paziente (35). Nonostante tali progressi tecnologici,
alcuni fattori in grado di influenzare l’assorbimento e quindi
l’azione insulinica permangono
tutt’ora: esercizio fisico, dose elevata di insulina, mancata attesa
dei 10 secondi al termine
dell’iniezione e prima di estrarre
l’ago dalla cute (una volta che il
pistone della penna è arrivato a
fine corsa), uso di mix che richiedono una corretta miscelazione
(34,35). Altro esempio di come
la tecnica iniettiva possa influenzare la farmacocinetica insulinica
e di come un’iniezione intramuscolare possa creare inaspettate
ipoglicemie, è offerto dall’ insulina
glargine (36), che basa la lunga
durata d’azione sulla possibilità
di precipitare nel tessuto sottocutaneo a pH neutro. Qualora iniettata nel tessuto muscolare o in
circolo perderebbe tale caratteristica acquistando un’attività biologica sovrapponibile a quella
dell’insulina rapida (37) e
pertanto potenzialmente in grado
di condizionare inaspettati episodi
ipoglicemici (35) entro poche ore
dalla somministrazione. Anche
per l’insulina detemir è necessario
osservare la medesima cura ad
evitare la somministrazione nel
muscolo o in circolo, in quanto
solubile e pertanto in grado di
acquisire un’attività biologica rapida, seppure inizialmente rallentata dal binding con l’albumina
(38-40). Non sono ancora disponibili dati relativi all’analogo ad
azione ritardo degludec di più
recente commercializzazione.
È stato dimostrato che
l’assorbimento dell’insulina non
varia in funzione della profondità
raggiunta nel sottocute (41-45),
inoltre l’utilizzo di specifici siti
di iniezione per tipologia di preparazione insulinica vale solo per
le insuline umane (6-8). In
quest’ultimo caso, viene raccomandato di utilizzare la stessa
regione anatomica per le iniezioni
alla stessa ora del giorno, iniettando l’insulina con una sequenza di
punture regolarmente distanziate
tra loro di almeno 1 cm all’interno
di ciascuna regione, al fine di
evitare traumi ripetuti nello stesso
punto. Per l’insulina umana
Fra tutti i pazienti che riutilizzano
l’ago il 70% sviluppa lipodistrofie,
84% per i DM1 (11).
Le lipodistrofie sono molto
diffuse: Vardar e Kizilci (53) riferiscono una prevalenza del 48.8%
in una popolazione turca di 215
soggetti in terapia insulinica da
almeno 2 anni; per Hauner et al.
(55) la prevalenza è del 28.7% in
233 pazienti con Diabete tipo 1.
Più recentemente Blanco et al.
(11) hanno documentato che il
64.4% dei pazienti indagati presentava lipodistrofie, con una forte
relazione con la inadeguata rotazione dei siti. Inoltre il 39.1% dei
pazienti con lipoipertrofia mostrava inspiegabili ipoglicemie e il
49.1% aveva ampia variabilità
glicemica. Diversi studi mostrano
che l’assorbimento dell’insulina
iniettata in aree lipodistrofiche
può essere ritardato o diventare
imprevedibile (56-59), rappresentando un potenziale fattore di
peggioramento del compenso glicemico (59-67). Una corretta rotazione dei siti è un fattore critico
nella prevenzione delle lipodistrofie: riduce la variabilità glicemica,
il rischio di ipoglicemia e il consumo di insulina (11). È importante diagnosticare le lipodistrofie,
educare il paziente con semplici
e pratiche regole su come prevenirle: usare superfici per
l’iniezione più grandi, ruotare tra
e nei siti, non riutilizzare l’ago
per penna o la siringa
(8,11,26,65). Poiché il rischio di
iniezioni intramuscolari con un
ago 4 mm x 32G è il più basso
rispetto ad aghi più lunghi,
l’utilizzo di questo ago permette
un’iniezione più sicura in tutti i
siti di iniezione, in zone più ampie
garantendo una migliore rotazione dei siti (14).
La raccomandazione di un
uso strettamente individuale
(68,69) per le penne è legata alla
documentata aspirazione di ma-
teriale biologico nel contenitore
di insulina della penna (70,71),
quando a fine iniezione cessa la
pressione sul pistone e si determina un meccanismo di aspirazione.
La quantità di materiale biologico
aspirato configura un rischio diverso ed indipendente dal riutilizzo dello stesso ago ed è di entità
più che sufficiente alla trasmissione di agenti patogeni, che sono
oltre 20, anche se i più frequenti
sono HCV, HBV e HIV (72-76).
La Food and Drug Administration (FDA) ha emesso degli alert
contro la somministrazione di
insulina a più persone attraverso
la stessa penna (75,76).
Per consentirne la tracciabilità,
tutte le penne in uso presso strutture sanitarie devono essere catalogate e inventariate dal farmacista
prima che il personale sanitario le
utilizzi. Ogni penna in uso nelle
strutture sanitarie deve essere inoltre etichettata con i dati del paziente a cui è destinata e deve
recare l’indicazione della data di
inizio di impiego e della scadenza
segnalata dal produttore e deve
essere conservata con modalità
idonee (come tutti gli altri farmaci
in uso) dal personale del reparto
e non dal paziente (77-80).
L’utilizzo di pungenti (aghi e
lancette pungidito) è di competenza del personale sanitario e
solamente ai pazienti non critici
ed esperti nell’autosomministrazione d’insulina e dell’autocontrollo glicemico, ne può essere
consentito l’uso diretto, concordandone le modalità con l’équipe,
definendo anche le modalità del
corretto smaltimento del materiale utilizzato (81-83).
Pratiche corrette per la minimizzazione del rischio impongono
l’utilizzo di aghi per penna e siringhe provvisti di dispositivi di
sicurezza e derivano non solo dalla
letteratura scientifica (84-86) ma
soprattutto da norme legislative
N. 4 dicembre 2015
l’addome è il sito migliore per le
iniezioni associate ai pasti (27).
La scelta del dispositivo per
la somministrazione di insulina,
in particolare la lunghezza
dell’ago, si rivela un fattore in
grado di condizionare il corretto
assorbimento del farmaco, sia che
si utilizzi la penna che la siringa.
Oggi nel nostro paese non sono
in commercio siringhe per la somministrazione dell’insulina con
aghi di lunghezza inferiore a 8mm
ed il loro utilizzo aumenta il rischio di iniezioni intramuscolari
se non vengono praticate con la
corretta tecnica del pizzicotto e/o
con angolazione dell’ago posto a
45° rispetto alla cute (8,20,31).
Per tale motivo è da preferire
l’utilizzo di penne con ago 4 mm
x 32G per minimizzare il rischio
di iniezione intramuscolare. Anche il diametro (G) e l’affilatura
dell’ago sono fattori importanti
per l’accettazione ed il gradimento
dei pazienti (21,22,41-44,46-48).
Le iniezioni di insulina praticate
con un ago 4 mm x 32Ge con
opportuna affilatura causano minore dolore e disagio e sono preferiti dai pazienti, dando un equivalente controllo glicemico
rispetto al 5 mm x 31G e l’8 mm
x 31G mm, sia in pazienti obesi
che in pazienti non obesi e ne
garantiscono una migliore accettazione e aderenza alla terapia
(42,48,49).
Una delle più comuni complicanze nella terapia iniettiva con
insulina è lo sviluppo di lipodistrofia, possibile anche con sistemi
di infusione continua di insulina
(11,50-51,53). La sua esatta eziologia non è del tutto chiara, anche
se vari fattori causali vengono
chiamati in causa, come traumi
ripetuti da iniezioni fatte in zone
molto circoscritte, riutilizzo
dell’ago, alti dosaggi di insulina
che agirebbero sul tessuto adiposo
come fattore di crescita (30,54).
55
emanate in materia di sicurezza.
La norma ISO 23908 (87),
altre disposizioni normative e la
recente Cochrane Collaboration
Initiative (88,89), definiscono le
caratteristiche necessarie per descrivere i devices di sicurezza (Tabella 1); la sicurezza deve essere
garantita sia per il lato paziente
(punta dell’ago) che per quello di
inserzione nella cartuccia. Infatti,
è stato calcolato che circa il 10%
delle punture accidentali con aghi
da penna avviene proprio dalla
parte della cartuccia (90,91).
Definizione di dispositivo di sicurezza1
• Secondo la legge italiana e gli standard internazionali (105), il dispositivo di sicurezza deve essere in grado
di proteggere le mani dell’operatore durante e al termine della procedura per la quale il dispositivo stesso
è utilizzato e di assicurare un’azione protettiva permanente nelle fasi di raccolta e smaltimento definitivo.
(ISO 23908:2011; 4.1.2)
Entrambe le estremità dell’ago devono essere protette. (ISO 23908:2011; 4.1.2)
Patient End Cartridge End
• Il meccanismo di protezione deve essere attivabile in modo automatico da parte dell’operatore (innesco
attivo o passivo) e, comunque, con una sola mano.
(ISO 23908:2011; 4.1.1- 4.1.4- 4.2)
• Le mani dell’operatore devono sempre trovarsi dietro la parte acuminata del dispositivo.
(ISO 23908:2011; 4.1.4)
• L’attivazione del meccanismo di protezione deve essere più precoce possibile.
(ISO 23908:2011; 4.2)
N. 4 dicembre 2015
• Il dispositivo deve essere affidabile, facile da utilizzare ed intuitivo.
(ISO 23908:2011; 4.1.3)
• Il meccanismo di protezione deve creare una barriera efficace, permanente ed irreversibile tra la parte
acuminata del dispositivo e l’operatore.
(ISO 23908:2011; 4.3)
• Il meccanismo di protezione non può essere disattivato e deve assicurare la sua funzione protettiva anche
durante e dopo lo smaltimento.
(ISO 23908:2011; 4.1.2-5.3.2)
• Il dispositivo deve essere dotato di un segnale (udibile e/o visibile) che consenta di verificare l’avvenuta
attivazione del meccanismo di protezione.
(ISO 23908:2011; 4.1.3)
• L’utilizzo del dispositivo non deve generare rischi addizionali per la sicurezza (es. rischio di esposizione
mucocutanea).
(ISO 23908:2011; 4.1.5)
• Il dispositivo non deve in alcun modo compromettere la qualità dell’intervento e la sicurezza del paziente.
(ISO 23908:2011; 4.1.5)
Tabella 1. Definizioni e riferimenti della norma ISO dei dispositivi di sicurezza
L’aspirazione dell’insulina con siringhe dalle penne precaricate è sconsigliata dai produttori stessi, in quanto non esistono prove che questa
pratica garantisca il prelievo di dosi corrette di insulina e perché i due sistemi iniettivi sono stati progettati per un uso diverso da questa
procedura, come specificato nelle schede tecniche; questa prassi è consentita solo in caso di emergenza o di mancato funzionamento della
penna (92-94). Va tenuto presente che il prelievo di insulina da una cartuccia o da una penna con una siringa determina la formazione
di bolle d’aria, il che può causare un errore di prelievo della dose successiva se la penna viene riutilizzata, con evidenti ricadute cliniche.
La raccomandazione di non aspirare insulina dalla cartuccia della penna, salvo casi di emergenza, deriva dalla schede tecniche di prodotto
approvate AIFA e da un alert dell’Institute of Safe Medication Practices Canadese nel 2008 (91).
56
Educazione
La terapia insulinica è un trattamento quotidiano e duraturo,
per cui esiste il rischio che la persona con diabete - senza un adeguato e costante supporto educativo - tenda nel tempo a praticarla
in modo disinvolto e spesso scorretto, contribuendo così ad aumentare la variabilità glicemica
con il conseguente rischio di un
peggioramento del controllo glicemico (10). L’importanza di
un’adeguata educazione sulle tecniche di iniezione da parte degli
operatori sanitari è intuitiva, tuttavia va rilevato che l’azione educativa risulta spesso carente (9),
dato per altro avvalorato dalla
frequenza di lesioni cutanee dovute ad errata tecnica iniettive
(11,34,53,55,63).
Il team curante deve favorire
l’empowerment della persona con
diabete rendendola capace di
prendere quotidianamente decisioni strettamente correlate con
la terapia. In particolare, l’autosomministrazione dell’insulina
richiede l’acquisizione delle abilità
necessarie a garantire l’esecuzione
dell’iniezione con tecnica corretta(95-97).
Il paziente deve comprendere
sia la relazione esistente tra
un’appropriata tecnica iniettiva
e il buon controllo glicemico (9799), sia le alterazioni di farmacocinetica dell’insulina che si verificano in caso di tecnica iniettiva
errata ed il conseguente rischio
che tali alterazioni facilitino
l’insorgenza o accelerino
l’evoluzione delle complicanze
del diabete (10,11,14,29).
Tutti i pazienti che iniziano
la terapia iniettiva per la cura del
diabete devono essere adeguatamente istruiti sulle corrette tecni-
che iniettive e l’azione educativa
non deve essere limitata all’inizio
della terapia ma costante, con
rinforzi periodici per tutto il follow-up successivo (8,21,26,6163,100). L’azione educativa deve
essere periodicamente rinforzata
e il personale sanitario deve procedere periodicamente e sistematicamente all’ispezione e alla palpazione delle sedi di iniezione in
tutti le persone con diabete in
terapia iniettiva (8,22,85,99-102),
specie in presenza di episodi ipoglicemici inspiegabili (11).
L’azione educativa deve enfatizzare le conseguenze negative delle
iniezioni di insulina intramuscolare o in aree di lipodistrofia e
deve istruire la persona con diabete al riconoscimento delle lipodistrofie stesse (77,100-104).
Va insegnato alla persona con
diabete che la frequenza
dell’autocontrollo glicemico va
Studi clinici consentono di affermare che non vi è alcuna differenza clinicamente rilevante
nell’assorbimenti di insulina glargine se iniettata in regione addominale, in regione deltoidea o nella
coscia (113). L’iniezione sottocutanea di glargine in regione deltoidea, nella coscia o in addome
di volontari sani non ha determinato variazioni di assorbimento e biodisponibilità, infatti confronti
statistici di T75% e radioattività residua dopo 24 ore dalla somministrazione non hanno indicato
una differenza significativa di assorbimento tra i vari siti di iniezione (114).
Le indicazioni fornite dall’EMA e quelle della scheda tecnica del produttore relative a detemir
mostrano chiaramente che questa preparazione insulinica può essere somministrata mediante
iniezione sottocutanea nella parete addominale, nelle cosce, nella parte superiore delle braccia, nelle
spalle o nelle natiche (115), raccomandando di usare se possibile sempre lo stesso sito e non di
preferirne uno in particolare (116). Infatti, la biodisponibilità assoluta è di 64, 59, e il 65% dopo
somministrazione sc in addome, coscia e deltoide, rispettivamente; AUCinf, AUC0-5h e Cmax
sono significativamente più elevati (approssimativamente il 10%, 35% e 20% rispettivamente)
dopo iniezione s.c. in addome o deltoide, rispetto alla coscia. Le differenze osservate indicano che,
come per altre preparazioni di insulina, i soggetti trattati con insulina detemir devono essere avvisati
di ruotare i siti di iniezione all’interno della stessa regione del corpo (116).
Dati di farmacocinetica recenti, relativi a insulina degludec consentono di utilizzare indifferentemente tutti i siti di iniezione perché non vi sono differenze di assorbimento e biodisponibilità
sito-dipendenti (117) .
N. 4 dicembre 2015
Addendum: Raccomandazione sui siti di iniezione delle insulina basali
*Conflitto di interessi: nessuno*
*Il presente documento è stato realizzato in maniera del tutto indipendente da finanziamenti esterni alle tre Società Scientifiche AMD,
OSDI, SID*
57
intensificata quando si passi
dall’uso di aghi più lunghi ad aghi
più corti e quando si inizia ad
utilizzare aree di cute sana rispetto
al precedente utilizzo di aree lipodistrofiche (8-11,59,60).
L’educare all’autogestione della malattia diabetica in ospedale
è un compito difficile e impegnativo (105-109).
Il ricovero non è il momento
più idoneo all’impostazione di
un programma educativo organico sulla malattia diabetica. Tuttavia, un intervento educativo su
alcuni aspetti essenziali, quali le
modalità di iniezione dell’insulina
e i principi dell’autocontrollo,
deve essere fornito al diabetico
prima della dimissione (109).
I pazienti ospedalizzati sono
sofferenti, stressati e inoltre si
trovano in un ambiente che spesso
non favorisce l’apprendimento.
Durante la degenza è tuttavia
necessario fornire un’educazione
di base, con informazioni sufficienti a rendere il paziente in
grado di non correre rischi al rientro al proprio domicilio. Le persone con diabete di nuova diagnosi e quelli che hanno iniziato il
trattamento insulinico o
l’autocontrollo della glicemia devono essere addestrati in modo
da garantirne una gestione sicura
in ambiente extra-ospedaliero e
avviati, al momento della dimissione, al servizio diabetologico
anche per la programmazione di
un regolare follow-up (109). Il
ruolo della terapia educazionale
N. 4 dicembre 2015
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quale si è osservato come il tasso
di ri-ospedalizzazione a 30 giorni
fosse ridotto in modo statisticamente significativo nei pazienti
che avevano ricevuto una terapia
educazionale e tale dato rimaneva
significativo anche dopo correzione per fattori sociodemografici e
per fattori patologia correlati.
Il personale sanitario deve
essere formato all’uso dei diversi
dispositivi per l’iniezione di insulina, inclusi aghi e siringhe di
sicurezza, alle corrette tecniche
iniettive e ad adottare tutte le
procedure necessarie per minimizzare il rischio di punture accidentali (77,110-112).
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changes after approval please refer to module 8.
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Al momento della stampa della rivista altri eventi sono in fase di definizione.
Rivolgersi al Presidente della Sezione Regionale per eventuali ulteriori informazioni
FAD attiva fino al 22 ottobre 2016 - Tecnologia e diabete: Opportunità per un’assistenza efficace. Roche Diagnostics
21 novembre 2015 - Milano - Hotel Michelangelo - Alimentazione sana e diabete: conta dei carboidrati e non solo.
Roche Diagnostics
21 novembre 2015 - Verona - Holiday Inn Verona - XXIII Congresso OSDI Veneto: L’infermiere di diabetologia si
racconta. Plurisponsor
21 novembre 2015 - Trento - Quid Hotel - Diabete e ... una convivenza difficile. Lifescan
12 dicembre 2015 - Spinetta Marengo (AL) - Hotel Diamante - Tecnologie avanzate per la cura del diabete: il
microinfusore e CGM. Livello avanzato. Bayer Healthcare, Medtronic
19 dicembre 2015 - Cisanello (PI) - Hotel San Ranieri - IX Congresso OSDI Toscana. Diabete in azione. Plurisponsor
27 febbraio 2016 - Padova - Crown Plaza - Aderenza: un problema di multidimensionalità.
A. Menarini Diagnostics s.r.l.
27 febbraio 2016 - Palermo - Aula Ospedale Buccheri - Il controllo glicemico in gravidanza. Plurisponsor
N. 4 dicembre 2015
20 febbraio 2016 - Udine - Là di Moret - Tecnologia ed educazione: come approcciarsi per una offerta di qualità.
Abbott, BD
65
N. 4 dicembre 2015
66
Presidente
Katja Speese
[email protected]
Past President
Roberta Chiandetti
[email protected]
Segretaria
Elisa Levis
[email protected]
Consiglieri
Maria Grazia Accogli
Lia Cucco
Raffaella Fiorentino
Marcella Lai
Vilma Magliano
Alberto Pambianco
Silvana Pastori
Clara Rebora
Tiziana Risolo
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
[email protected]
Tesoriere
Michele Galantino
[email protected]
Abruzzo-Molise
Livia Lina Cavuto
[email protected]
Calabria
Luigia Milano
[email protected]
Campania
Nunziata Di Palma
[email protected]
E. Romagna
Tiziana Risolo
[email protected]
Friuli V.G.
Elisa Levis
[email protected]
Liguria-Piemonte
Ernesto Abramo
[email protected]
Lombardia
Tiziana Terni
[email protected]
Marche
Maria Teresa Sisti
[email protected]
Puglia
Erika Zasso
[email protected]
Sardegna
Lucia Canu
[email protected]
Sicilia
Maurizio Gandolfo
[email protected]
Toscana
Marilena Carnevale
[email protected]
Trentino A.A.
Bruna Barcatta
[email protected]
Umbria
Laura Piastrella
[email protected]
Veneto
Fabio Favaretto
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