La torre di Babele Dopo il diluvio universale a Cam, Sem e Iafet, figli di Noè, nacquero dei figli; a questi nacquero altri figli e l’umanità si moltiplicò di nuovo sulla terra. Tutte queste persone parlavano la stessa lingua e usavano gli stessi termini per definire le cose, quindi ognuno comprendeva il linguaggio di tutti gli altri. Col passare del tempo, queste popolazioni si spostarono in varie parti e arrivarono nella pianura di Scinear. Qui Nimrod divenne molto potente sulla terra. Egli fondò la città di Babel e fu proprio qui che gli uomini impararono nuove tecniche e divennero molto potenti. Essi cominciarono a costruire non più con le sole pietre, ma con mattoni cotti col fuoco. Mattoni con questa iscrizione sono stati trovati durante lo scavo del grande Ziggurat. Ormai potevano sentirsi veramente orgogliosi delle loro tecniche e delle loro abilità. Ma l’orgoglio è un pessimo consigliere e la Bibbia dice che: “Dio non ha bisogno di osservare a lungo un uomo per portarlo davanti a Lui in giudizio. Egli fiacca i potenti senza inchiesta” (Giobbe 34:23-24). Essi, invece, diedero proprio ascolto al loro orgoglio e cominciarono a pensare di poter diventare famosi nel mondo e nel tempo se, grazie alle loro capacità tecniche, avessero costruito una torre speciale e dissero: “Costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo; acquistiamoci fama, affinché non siamo dispersi sulla faccia di tutta la terra”. Qualcuno potrebbe dire: «Che c’è di tanto sbagliato in questo? Niente!» Ma ne siamo proprio sicuri? Intanto questi uomini erano gonfi di orgoglio per ciò che essi sarebbero stati capaci di fare con le loro solo forze, senza chiedere aiuto a Dio e con la completa certezza di non aver alcun bisogno di Dio. Non vi ricorda, questo, lo spirito con cui Eva colse il frutto dell’albero proibito? In secondo luogo essi pensavano di poter arrivare fino al cielo (e qui non qui non si parla solo di raggiungere un’altezza fisica enorme), ma si tratta di voler raggiungere Dio, ossia di voler dimostrare la propria potenza e la propria capacità di essere uguali a Dio. Da quel giorno terribile in cui il diavolo aveva convinto Eva che poteva “ essere come Dio”, l’umanità non ha fatto altro che addentrarsi sempre più in questa strada di orgogliosa perdizione che l’ha allontanata sempre più dal suo Creatore. “Perciò gli uomini sono inescusabili, perché, pur avendo conosciuto Dio, non L’hanno glorificato come Dio, né L’hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d’intelligenza si è ottenebrato. Benché si dichiarino sapienti, son diventati stolti” (Rom. 1:21-22). Ed è sotto gli occhi di tutti dove ci abbia condotti questo desiderio di indipendenza da Dio: una scienza che s’inventa la “Teoria dell’evoluzione” e nega la “Creazione di Dio”, corruzione in ogni sfera dell’agire umano, violenza, soprusi, povertà diffusa … e tutti noi ci aspettiamo che Qualcuno intervenga per porre fine a questo sfacelo. Ebbene Dio interverrà perché presto Gesù ritornerà per fare piena Giustizia e ristabilire sulla terra i diritti inalienabili ed eterni di Dio che, con infinita pazienza, ha sopportato la nostra follia “non volendo che alcuno perisca”. Dio sapeva dove conduce l’orgoglio dell’uomo perciò, ai tempi della costruzione della torre di Babele, volle intervenire per evitare che l’umanità, da poco, uscita dall’immane distruzione del diluvio universale, ricadesse nuovamente in uno stato di totale separazione dal suo Creatore con tutte le conseguenze nefaste che ciò avrebbe comportato. “Il Signore discese per vedere la città e la torre che i figli degli uomini costruivano”. Cosa fare … Provocare una nuova distruzione? No! Iddio pose rimedio a quella situazione così pericolosa con una soluzione geniale. Il Signore disse: «Ecco, essi sono un solo popolo ed hanno tutti una lingua sola; questo è il principio del loro lavoro; ora nulla impedirà loro di condurre a termine ciò che intendono fare» «Scendiamo, dunque, e confondiamo il loro linguaggio, perché l’uno non capisca il linguaggio dell’altro!» Da quel momento in poi le persone non poterono più capirsi. Per ognuno di loro sembrava come se l’altro “balbettasse” ed emettesse strani rumori, perciò a quella città fu dato il nome di “Babel”. Era una confusione totale, sicché fu assolutamente impossibile proseguire il lavoro, ma anche rimanere a vivere insieme. Di conseguenza le persone che si capivano tra loro si unirono in gruppi e si separarono dagli altri formando nuovi gruppi e nuove nazioni. È interessante considerare che quando le persone iniziarono la costruzione della torre di Babele, Babel significava "porta di Dio", ma dopo che Dio confuse le loro lingue essa passò a significare "confusione". Anche la parola “balbettio” che usiamo oggi, si dice provenga da quel giorno in cui tutti balbettavano generando confusione. Solo chi non conosce Dio, Colui che la Bibbia definisce “Il Padre delle misericordie”, “l’Iddio d’amore” può immaginare che Egli sia intervenuto in quel tempo per una specie di invidia o di rancore verso i progressi scientifici e tecnologici che quegli uomini avevano realizzato. In Dio non esistono questi sentimenti, in Lui tutto è amore e perfezione. Del resto, di che cosa poteva essere geloso se è stato proprio Lui a donare l’intelligenza all’uomo? NO! Il Suo fu solo un intervento dettato dalla Sua infinita sapienza, dalla Sua onniscienza e dal Suo inimmaginabile amore. Concludiamo, perciò, con alcuni versi tratti dai cap. 33 e 34 del libro di Giobbe. «Ascoltatemi dunque, uomini di senno! Lungi da Dio il male, lungi dall’Onnipotente l’iniquità! No, di certo Dio non commette ingiustizie! L’Onnipotente non converte il diritto! Dio parla una volta, e anche due, ma l’uomo non ci bada,allora Egli apre i loro orecchi e dà loro in segreto degli ammonimenti, per distogliere l’uomo dal suo modo di agire e tenere lontano da lui la superbia; per salvargli l’anima dalla fossa, la vita dalla freccia mortale. Ecco tutto questo Dio lo fa due, tre volte, all’uomo, per salvarlo dalla fossa, perché su di lui splenda la luce della vita»