Rapida panoramica: • Uno spazio fortemente esposto agli incendi: il territorio dell’Arco Latino presenta un livello di rischio incendi che va da medio (territori agricoli o in altitudine) a elevato (territori del litorale o boschivi). Urbanizzazione in ambiente naturale (Provincia di Barcellona) Edificio colpito da un incendio boschivo I territori europei che si affacciano sul Mediterraneo sono molto vulnerabili agli incendi boschivi, infatti, negli ultimi 20 anni, vi si è concentrato oltre il 90% degli incendi censiti nell’Unione europea. Il territorio dell’Arco Latino comprende il litorale nord-ovest del Mediterraneo (Francia-Italia-Spagna) ed è oggetto di evoluzioni profonde che vanno amplificandosi (riscaldamento climatico, pressione demografica e distribuzione urbana, sviluppo di nuovi divertimenti e del turismo, abbandono dell’agricoltura...). Questi fenomeni esercitano una forte pressione sugli ecosistemi forestali e gli spazi boschivi, accentuandone la vulnerabilità e al contempo, moltiplicando le zone di interfaccia urbano/rurali (zone di contatto tra il settore urbanizzato e l’ambiente naturale). Questa problematica deve essere gestita da molti sindaci, incaricati della lotta antincendi, nell’ottica di disciplinare e far sviluppare il proprio territorio, sebbene le amministrazioni di questi comuni, spesso rurali, dispongano di scarsi mezzi finanziari. Disboscamento regolamentare (Francia) Chiusura di interfaccia (disboscamento regolamentare/zone di pascolo tagliafuoco) Occorre constatare che sebbene i provvedimenti normativi e le politiche gestionali contemplino la specificità dei nostri territori mediterranei, essi vi fanno fronte solo in parte. Ed è proprio per avere un maggiore riconoscimento di questa peculiarità e dell’urgenza della situazione che il Consiglio generale dei Pirenei Orientali, in partenariato con l’associazione Arco Latino, i Dipartimenti del Gard e dell’Alta Corsica, la Provincia di Nuoro e le deputazioni di Barcellona, Tarragona, Gerona e Siviglia, ha dato vita, nel 2012, a un’iniziativa di cooperazione, da cui è scaturito un progetto atto a identificare delle raccomandazioni per aiutare questi territori vulnerabili a conciliare al meglio i loro progetti di sviluppo con i rischi di incendio e a far riconoscere ai decisori europei questa specificità, al fine di vedere implementata una politica integrata, specifica per la riva nord del Mediterraneo. Ammontare dell’operazione: 60.000 € Durata del progetto: gennaio 2013 – luglio 2014 • Discrepanze tra le autorità competenti in materia di gestione del rischio: la politica di prevenzione degli incendi rientra nelle competenze delle Regioni in Italia e Spagna e dello Stato in Francia. • Esistenza di numerosi progetti europei in materia di prevenzione incendi, soprattutto nelle interfacce urbano/rurali, che denota il bisogno di effettuare e condividere esperienze. • La protezione dell’abitato dagli incendi è un ambito molto disciplinato dallo Stato in Francia, mediamente disciplinato in Spagna (a eccezione di alcune comunità autonome) e scarsamente disciplinato in Italia. • Il fenomeno dell’abbandono dei boschi e dell’agricoltura aumenta il rischio di incendi, soprattutto nelle zone di interfaccia. • Aggravamento del rischio di incendi, legato al riscaldamento climatico, molto sentito nel Mediterraneo (cresce a un tasso doppio rispetto al resto d’Europa), a un’esplosione demografica e a previsioni di diverso utilizzo delle terre (distribuzione urbana e terreni incolti contro agricoltura e spazi naturali). • Strumenti finanziari a servizio della prevenzione e della lotta agli incendi, ma scarsa congruenza per la protezione delle interfacce: per la protezione dei massicci, in teoria, si possono mobilitare finanziamenti pubblici, tuttavia per la protezione di abitazioni e attività economiche, gli enti locali dispongono di esigui aiuti pubblici. Il progetto condotto in seno all’Arco Latino si articola in varie azioni guida: • Panoramica in materia di prevenzione antincendi, • Caratterizzazione dei territori mediante una classificazione delle situazioni riscontrate negli enti locali, • Censimento delle buone prassi e relativa condivisione in vista di un’appropriazione da parte dei membri dell’Arco Latino, • Percezione politica della problematica (in seguito a un’inchiesta), • Raccomandazioni tecniche e strategiche, • Operazioni di comunicazione-sensibilizzazione: organizzazione di una conferenza finale per gli attori locali (politici locali, professionisti, ecc.), attività di lobbying presso le Istituzioni europee e i gestori di programmi, diffusione di documentazione sul progetto. Lo studio condotto in cooperazione con l’Ufficio Nazionale delle Foreste e lo Studio “Parcourir l’Europe” sottolinea una preoccupazione condivisa per lo sviluppo del rischio di incendi a livello delle interfacce urbano/rurali, che è dovuto a un’urbanizzazione legata al fenomeno di estensione delle formazioni boschive. L’interfaccia costituisce uno spazio nuovo, luogo di interazione tra due sistemi, naturale e umano, che implica una nuova organizzazione. 1 Zona mista in cui le abitazioni e le altre attività umane sono a contatto con la vegetazione naturale normalmente combustibile. Zona tagliafuoco transfrontaliera del pla de l’Arc (Provincia di Gerona) Grande diversità di situazioni nell’Arco Latino In base al livello di rischio, alla ripartizione spaziale della popolazione e alla ricchezza relativa dei membri dell’Arco Latino, è stata creata una classifica di situazioni, articolata in 6 gruppi distinti, tra cui, per esempio: • Gruppo A: territori molto esposti, con scarsa densità demografica e scarso potenziale finanziario: Corsica del Sud, Alta Corsica, le province sarde... • Gruppo F: territori a esposizione media, con scarsa densità demografica e grande potenziale finanziario: Gerona... • Gruppo D: territori esposti, con alta densità demografica e alto potenziale finanziario: Barcellona, Bouches du Rhône, Var... • Gruppo E: territori a esposizione media, con densità demografica media e potenziale finanziario medio: Pirenei Orientali, Aude, Hérault... Nella Francia mediterranea La riva francese del Mediterraneo copre oltre 8 milioni di ettari, di cui più della metà è coperta da formazioni vegetali suscettive agli incendi. Ambito di vita di oltre 8 milioni di persone, questa area annovera oltre 1,5 milioni di costruzioni ubicate a meno di 200 m da un massiccio sensibile. In base al rischio di incendi estivi, alla presenza di interfacce vulnerabili e al potenziale finanziario del comune, è stata concepita una categorizzazione di situazioni, fondata sulla capacità dei comuni di mettere in atto una politica di prevenzione, segnatamente a livello delle interfacce. In Catalogna In virtù del rischio di incendi e del livello di vulnerabilità dei comuni (popolazione, abitazioni esposte…), le autorità catalane hanno creato una classificazione relativa all’obbligo o alla semplice raccomandazione di attuare un piano di azioni comunali atte a proteggere dagli incendi. L’analisi cartografica dei territori e i risultati dell’inchiesta, condotta presso i membri dell’Arco Latino, hanno mostrato la forte disparità economica esistente tra un territorio e l’altro per la realizzazione di azioni di gestione e prevenzione degli incendi boschivi, in particolare nelle zone di interfaccia urbano/rurali. Si definisce “buona prassi” un’iniziativa regionale o locale che abbia già prodotto risultati positivi misurabili su un obiettivo specifico e che possa essere trasferita in un altro territorio sotto lo stimolo di una strategia e una politica regionali. Alcuni enti locali, di fronte al rischio di incendi, hanno saputo sviluppare, localmente, strumenti ad alto rendimento che hanno consentito di migliorare la gestione delle interfacce urbano/rurali e di trovare una soluzione alle situazioni di stallo. Zona tagliafuoco subericola di pascolo, oltre al suo indubbio effetto mitigatore della potenza di un incendio, costituisce una formazione con ottimo potenziale pastorale e produce sughero di qualità. Tuttavia l’attuazione di iniziative atte a promuovere e condividere queste buone prassi richiede che queste vengano adattate alla realtà di ciascun territorio interessato. Lo studio ha consentito di definire 3 grandi famiglie di buone prassi che sono qui di seguito presentate: Riunione informativa per la presentazione delle squadre transfrontaliere di protezione antincendi. 1 – Le buone prassi legate alla prevenzione Mobilitazione e sensibilizzazione per l’attuazione del disboscamento regolamentare attorno alle abitazioni – Corsica e Gard La legge francese impone l’obbligo di disboscare i 50 m che circondano le costruzioni. Per facilitare l’adozione di questa norma, l’ente territoriale della Corsica e il Consiglio generale del Gard conducono azioni di sensibilizzazione e formazione nei confronti di rappresentanti eletti e dei proprietari interessati. L’Ente territoriale della Corsica ha dato vita a una forte mobilitazione, durante la quale i tecnici guidano i rappresentanti eletti nell’attuazione di questo provvedimento (formazione e sostegno tecnico) e incitano i privati ad applicare la normativa (sensibilizzazione e informazione). Al fine di sviluppare una cultura del rischio di incendio, il Consiglio generale del Gard ha elaborato un tool kit mirato sulla formazione (sessioni sul disboscamento indirizzate ai rappresentanti politici, edizione di opuscoli di sensibilizzazione...), la simulazione (NimesPas le Feu, Gard’au Feu) e la gestione (Guida CAUE per l’assunzione del rischio, fascicolo tecnico sulle interfacce gestite ). 2 – Le buone prassi legate alla gestione/urbanizzazione Piano di prevenzione degli incendi boschivi nelle lottizzazioni (PPL) - Barcellona Il Programma di prevenzione degli incendi boschivi nelle lottizzazioni (PPL) è gestito dalla Deputazione di Barcellona di concerto con i comuni del suo territorio. Il suo scopo principale consiste nel sostenere, sul piano tecnico, amministrativo e finanziario, i comuni nella messa in opera dei provvedimenti normativi in materia di prevenzione degli incendi boschivi, mediante: - L’adozione di una fascia esterna di protezione larga venticinque metri e posta attorno alla lottizzazione, che non contenga alcuna vegetazione secca e abbia una massa arborea di dimensioni ridotte. - La conservazione di particelle non edificate, libere e senza sterpaglie, all’interno della lottizzazione. 3 – Le buone prassi legate alla gestione degli spazi fluviali Gestione degli spazi in zone di interfaccia – riconoscimento della multifunzionalità di questi spazi In generale, una foresta gestita è meno vulnerabile e suscettibile agli incendi rispetto a una foresta non gestita. I mezzi necessari alla gestione derivano principalmente dalla funzione produttiva della foresta (legno e sughero). Una gestione preventiva, complementare o adattata, (silvicoltura preventiva) può rendere questi spazi boschivi o naturali ancora meno vulnerabili. Pertanto, occorre mobilitare mezzi dedicati per la gestione preventiva. I servizi legati alle funzioni ambientali e sociali della foresta (attività ricreative, biodiversità, pozzi di carbone, protezione del suolo…) non sono ancora valorizzati e potrebbero essere, a complemento dei prodotti di gestione forestale classica, un mezzo per ammortizzare il costo della gestione preventiva. Il progetto europeo di cooperazione territoriale SylvaMED (2012-2013) propone soluzioni sostenibili agli attori delle zone rurali dei paesi del Mediterraneo, mediante i pagamenti per i servizi ambientali (PSE). Questa gestione alternativa potrebbe applicarsi alle zone di interfaccia. La diagnosi tecnica e le interviste condotte con i rappresentanti politici dei territori dell’Arco Latino hanno consentito di definire i seguenti obiettivi prioritari: • Ridurre il rischio in prossimità delle interfacce (slancio dell’agricoltura e della gestione forestale, attivazione di attività ricreative o turistiche), • Migliorare la percezione del rischio e la sua presa in conto nei progetti di urbanizzazione, • Diffondere la conoscenza delle interfacce e la loro suscettività agli incendi, • Ottimizzare la messa in sicurezza delle interfacce (elaborazione dei protocolli di gestione, guida per la selezione dei tipi di costruzione e di materiali adatti...), • Sensibilizzare le popolazioni e i rappresentanti politici interessati, • Facilitare la realizzazione di operazioni di messa in sicurezza (condivisione dei mezzi...). A- Raccomandazioni tecniche per i territori e gli enti locali dell’Arco Latino Per identificare e trasferire una buona prassi, si propone di applicare la seguente metodologia: • Costituire un inventario delle buone prassi esistenti che rispondono agli obiettivi prioritari da perseguire, • Analizzare la loro trasferibilità, • Mettere in atto un piano di azione per definire le loro modalità di attuazione nei piani locali. Il disboscamento attorno alle abitazioni resta la formula di gestione più efficace per proteggere le abitazioni dagli incendi Tuttavia i territori possono adottare azioni più specifiche: • Creazione di un’unità “Restituzione delle esperienze”, • Provvedimenti specifici di sensibilizzazione, • Attuazione di procedure di condivisione giuridica e finanziaria. Il monitoraggio degli incendi in tempo reale tramite un’unità specializzata consente di comprendere meglio il loro comportamento e di trarre insegnamenti preziosi sull’utilizzo e l’efficacia delle apparecchiature di contrasto agli incendi boschivi B- Raccomandazioni strategiche per l’associazione Arco Latino • Adozione di strumenti di condivisione, per consentire a tutti i membri dell’Arco Latino di beneficiare di una base comune di conoscenze, buone prassi e un tool kit, destinato a migliorare la gestione delle interfacce urbano/rurali. Ciò potrebbe avere la forma di un’Agenzia europea di prevenzione per le zone di interfaccia, che gestirebbe la piattaforma di scambi, la condivisione di corsi formativi... • Implementazione di strumenti di vigilanza sui finanziamenti, ai quali hanno diritto i territori esposti al rischio di incendi, che dispongono di scarse capacità di intervento (gestione condivisa o delegata a un raggruppamento di comuni). • Adozione di strumenti di lobbying per convincere le autorità allocatrici dei fondi (Stato, UE, nella maggioranza dei casi) della specificità dei territori mediterranei in materia di rischio di incendi, soprattutto in zona di interfaccia, e della necessità di contemplare una risposta adeguata (contributo alla creazione di infrastrutture di protezione antincendi in un’ottica di sviluppo economico).