dal quartiere alla regione per una Comunità europea federale - Direz. e Redaz.: Piazza di Trevi, 86 00187 Roma A N N O XXXI - N. 7-8 - luglio-agosto 1983 Spedizione in abbonamento postale - Gruppo 111170 ORGANO MENSILE D E L L ' AICCE. ASSOCIAZIONE UNITARIA DI COMUNI, PROVINCE. REGIONI Un ((Grande Disegno» per l'Unione europea di Altiero Spinelli Davanti alla evidente impossibilità di so$montare la drammatica contraddizione fra la necessità dell'Europa e l'incapacità dell'Europa dei governi di rispondere a questa necessità, il Parlamento Europeo si apprestaa proporre, a nome dei cittadini che lo hanno eletto, un «Grande Disegno» per la riforma globale della Comunità e la realizzazione, attraverso di esso, delllUnione europea. Dopo aver dato, nel luglio 1982, aila commissione istituzionale alcuni orientamenti generali per guidarne il lavoro, l'Assemblea discuterà ora - nel corso della sessione di settembre - una lunga risoluzione concernente il contenuto politico del progetto di Trattato sull'unione europea. Quando questa sarà votata,. la commissione istituzionale la concretizzerà allora nel progetto di trattato, che il Parlamento esaminerà e voterà in ultima lettura nel mese di febbraio 1984 concludendo così il suo mandato per la prima legislatura. I1 testo della risoluzione, adottato il 5 luglio dalla commissione con 29 voti a favore, 4 contro e 2 astensioni, afferma in primo luogo la scelta irreversibile fatta dal Parlamento dell'impossibilità di un lavoro di revisione dei trattati attuali e della necessità di redigere invece un nuovo trattato che istituisca ufficialmente l'Unione e ne determini con concretezza e coerenza le strutture, le competenze, le tappe e le modalità di realizzazione. La nuova entità politica si chiamerà Unione, perché questa è l'espressione adottata fin dal 1952 perdeSOMMARIO pag. 1 Un ((GrandeDisegno* per l'Unione Europea, 8-9 di ALTIERO SPINELLI 2 3 Le leggi deiia Regione Lazio: «Per una Europa libera e unita* L'Italia e l'Europa di fronte alla crisi siderurgica, di DARIO VELO 4-6 La città di Como inaugura un monumento alla Resistenza europea: il discorso del sindaco di Como; la testimonianza della Resistenza francese 7 Cronaca delle Istituzioni europee Europa: salvaguardia delle nostre democrazie, di PIEROSOLDATI ll Attività del Consiglio dei Comuni d'Europa (CCE) e della sua Sezione Italiana (AICCE) - I semestre 1983 Formare i formatori: vale soprattutto per i federalisti, di FRANCO BERNSTEIN 11 Seminario per amiiiinisiratori locali greci a Volos: il cammino difficile verso il decentramento; l'intervento del Commissario della CEE Giolitti 15 Autonomie locali e Regioni in Europa Francia: i problemi urbanistici dei Comuni 16 I libri, 12-14 di PIOBAISSERO INSERTO: Brighton - IV Congresso dei Comuni europei gemellati: i Gemellaggi, la Federazione Europea e la Pace, SERAFINI. relazione di UMBERTO 2 COMUNI D'EUROPA scrivere lo sviluppo e la conclusione della costruzione europea. Garantendo la continuità giuridica e politica fra le antiche Comunità e l'unione, la risoluzione mette tuttavia fine al pluralismo di Comunità, cooperazione politica, sistema monetario europeo, collocando la costruzione europea tutta intera sotto il segno dell'unione e stabilendo che d'ora in poi ogni atto di unificazione sarà compiuto nel suo quadro, nelle forme e secondo le modalità previste dal Trattato che istituisce l'unione. I1 progetto è fondato con realismo sull'idea che la costruzione effettiva di una economia europea, di una società europea, di una politica estera e di una politica della difesa a livello europeo è necessariamente progressiva: esso fissa dunque delle fasi di transizione, delle tappe ed esige il raggiungimento di un consenso reale. Ma esso esclude tuttavia l'attuale distorsione nella formazione della volontà politica, distorsione che soffoca la volontà europea ed esalta la volontà nazionale. Esse saranno messe sullo stesso piano e sarà necessario provare ogni volta la predominanza dell'una sull'altra invece di supporre automaticamente che la volontà politica nazionale è la più forte. La battaglia 1 che il Parlamento ha lanciato per l'Unione europea non finisce ma comincia con il voto finale sul Progetto di Trattato ed esso, come le forze che al di fuori di esso lo sostengono, deve usare una strategia politica propria che salvaguardi il diritto esclusivo del Parlamento di votare il Progetto di Trattato e proporlo alla ratifica degli organi nazionali costituzionalmente competenti. Un periodo di incertezze e di esitazione si aprirà dopo il voto del Progetto, durante il quale il Parlamento, i suoi membri e i suoi gruppi politici dovranno adoperarsi attivamente per eliminare incertezze, esitazioni e opposizioni in ogni Paese. La prima occasione fondamentale per condurre queste azioni sarà data dalle seconde elezioni europee del giugno 1984. Durante alcuni mesi simultaneamente i cittadini di tutta Europa saranno sollecitati dai candidati e dai partiti che li sensibilizeranno sui problemi fondamentali della Comunità e li mobiliteranno per le elezioni dei deputati che andranno a Strasburgo a battersi per portare il loro contributo. Sarà questo il momento centrale per mobilitare e sensibilizzare i cittadini europei al «Grande Disegno» per la realizzazione dell'unione europea. Riprendere il discorso del Senato delle Regioni Non solo è necessano dare una Costituzione federale allJEuropa,ma anche far convergere i sistemi costituzionali e amministrativi nei diversi paesi che dovranno integrarsi. I problem i istituzionali che il Parlamento italiano si è proposto d i affrontare e u n eventuale ritocco alla nostra Costituzione repubblicana rìentrano d'altra parte nel lavoro culturale pizì che trentennale dell'AICCE. A questo proposito vogliamo riprodurre u n passo della «Premessa» che Umberto Serafini ha scritto tre annifa per illibro «I1federalismo fiscale della Germania occidentale», composto per I'AICCE dalla Sigrid Esser e pubblicato dall'editore Franco Angeli. «Comeè noto, uno stato cosiddetto regionale, intermedio fra l'unitario e federale, è stato a suo tempo particolarmente teorizzato dall'Ambrosini (cfr. di lui la nota raccolta Autonomia regionale e federalismo: due fra gli assetti costituzionali giudicati tipicamente «regionali» sono il sistema austriaco dal 1867 al 1918 e quello spagnolo repubblicano susseguente alla Costituzione del 1931): Ambrosini - allora presidente della Corte costituzionale italiana - espose i caratteri di uno stato regionale in generale e di quello specifico indicato dalla Carta costituzionale della Repubblica italiana in una relazione ai V Stati generali del CCE a Cannes (marzo 1960). Un ordinamento siffatto ha trovato un generico apprezzamento nell'Europa comunitaria (e limitrofa) per il suo carattere, appunto, intermedio e quindi come un punto eventuale di riferimento in una strategia della convergenza delle autonomie europee: senonché in concreto un coerente stato regionale non ha preso vita in Italia, a parte il fatto che le Regioni stesse, in sé considerate, si sono rivelate presto come sovrastrutture tagliate su misura per un'Italia ancora agricola e priva della nozione di programmazione, mentre il Paese reale - sia pure tumultuosamente e con persistenti fasce di sottosviluppo - stava per fare la sua entrata nel club degli industrializzati (non furono in merito presi in considerazione dai costituenti i suggerimenti di Massimo Severo Giannini e di Adriano Olivetti: vedi L'avvento della Regione di Ettore Rotelli e il saggio di Carlo Macchitella nel tomo 111 di Cultura politica e partiti nell'età della Costituente, a cura di Roberto Ruffili [Bologna 19791). Soprattutto si nota un rilevante scollamento fra il complesso delle Regioni e il vertice dello Stato, nonché - ripeto - un irrisolto adeguato assetto dei problemi fiscali e finanziari. Per il primo punto le Regioni - che riescono solo in parte e a fatica a programmare al loro interno, ma che chiedono di partecipare alla programmazione nazionale: come pure è giusto - tentano di costituire fori posticci e malamente istituzionalizzati, là dove occorre riprendere, in una situazione mutata, il discorso, abortito alla Costituente, del Senato delle Regioni, sia pure scrostandolo di ogni e qualsiasi aberrante idea corporativa - di cui'ora spero si siano aweduti anche i ciechi quanto serva alla disuguaglianza sociale e alla sostituzione di un neo-feudalesimo al regno del diritto (per il dibattito in merito alla Costituente vedi P. Aimo, Bicameralismo e Regioni, Milano 1977, e per quanto rimane da fare la relativa prefazione di Ettore Rotelli) -. Per il secondo punto c'è da domandarsi se la tanto decantata forma intermedia «regionale» non abbia per caso da imparare qualcosa da quella estrema del federalismo fiscale e finanziario tedesco: ed ecco che torna utile e stimolante il lavoro della Esser». luglio-agosto 1983 Le leggi della Regione Lazio Le due leggi regionali che la Regione Lazio ha varato nel 1982 e nel 1983, garantiscono una disciplina giuridica a d una azione per lo sviluppo del processo d i integrazione politica europea che data da anni e consentono agli enti locali maggiore sistematicità alpropno impegno europeo. Con le due leggi regionali, chiaramente flL nalizzate negli obiettivi politici e nelle azioni, si fornisce, per alcuni aspetti formali, ?%posta puntuale alle posizioni assunte dal Ministero dell'lnterno (che sono state già oggetto d i v a h tazione giuridica e politica; Comuni d'Europa, aprile e maggio), da una parte; dall'altra, si consente agli Enti locali di assumere le iniziative ivi previste, spesso condizionate dalla scarsità delle niorse finanziane, grazie al contributo finanziano regionale. La Regione Lazio ha posto le premesse per u n salto d i qualità delpropno impegno europeo: la sistematicità delle iniziative dei Comuni, nell'ambito dei programmi formulati dalle Amministrazioni provinciali, e la ricorrenza del seminano di Ventotene per la formazione federalista, consentiranno all'intero sistema delle autonomie locali d i sviluppare una azione durante l'intero corso dell'anno, alla quale saranno associati numerosigiovani. Si tratta quindi non d i iniziative episodiche ma di u n complesso d i attività organicamente bro',~rammate. Nel supplemento al Bollettino Ufficiale della Regione Lazio intitolato «Per una Europa libera ed unita» sono raccolte le due leggi regionali, le circolan illustrative che sottolineano alcuni aspetti politici delle leggi e le delibere attuative. Particolare menzione menja la pubblicazio ne, nello stesso supplemento al Bollettino Ufficiale, del Manifesto di Ventotene. Quel documento d i pizì d i quarant'anni fa, la cui attualità è sottolineata dal recente voto del Parlamento Europeo sulla risoluzione che prelude alla proposta d i Trattato per l'Unione Europea, entra nella raccolta ufficiale degli atti d i una pubblica amministrazione. E un segnale delprogredzre d i una idea quella della Federazione Europea - che va a$ fermandosi e consolidandosi i n atti giuridici (le due leggi regionali, a d esempio) oltre che in documenti politici. Il supphmento al Bollettino Ufficiale della Regione Lazio costituisce quindi u n momento signzj5cativo d i una battaglia politica che gli Enti locali devono assumere come proplla per creare le condizioni di uno sviluppo delle autonomie locali reso difficile dalle dimensioni nazionali a causa della loro non commensurabilità con le dimensioni dei problemi economici, sociali e politici dell'epoca contemporanea. L ** Foto in prima pagina: la copertina del supplemento del Bollettino ufficiale della Regione Lazio che riporta le leggi per le iniziative europee degli enti locali e il «Manifesto di Ventotene». luglio-agosto1983 COMUNI D'EUROPA 3 L'Italia e l'Europa di fronte alla crisi siderurgica di Dario Velo La decisione della commissione CEE di ridurre ulteriormente le quote di produzione di acciaio imponendo drastici tagli produttivi, ha determinato una presa di posizione radicale da parte italiana; il ministro competente è giunto a porre in discussione la CECA stessa. La gravità della situazione non ha precedenti. Stante il quadro europeo e internazionale di crisi politica ed economica, la minaccia di porre in discussione le istituzioni comunitarie per ritornare a soluzioni nazionalistiche oggi non è solo un ricatto per aumentare il potere contrattuale delllItalia, ma può costituire un tragico punto di svolta per l'Europa. La gravità della posizione assunta dal governo italiano emerge anche nell'ipotesi che si possa escludere l'esito estremo di una crisi istituzionale. In passato, e ancora nell'ultimo vertice dei Capi di Stato e di Governo della CEE, l'Italia si è sempre schierata a favore di soluzioni unitarie europee; ciò è interesse dell'Europa ma al tempo stesso del nostro paese, destinato a uscire perdente da un confronto intra-europeo condotto sulla base della forza degli Stati membri. Se da questa crisi dell'acciaio uscirà sancito un diritto di veto italiano nei confronti della Commissione, di fatto l'Italia avrà contribuito ad orientare definitivamente la CEE verso il mantenimento di un ordine confederale (l'Europa delle patrie di De Gaulle, in ultima istanza). Ciò sancirebbe un ordine in cui, per parafrasare Orwell, «tutti gli Stati sono eguali, ma qualcuno è più eguale degli altri». La soluzione sarebbe contraria alla democrazia e agli interessi di fondo dell'Europa nel suo insieme e del nostro paese in particolare. La necessità per l'Europa e per l'Italia di avanzare verso soluzioni unitarie europee emerge con la massima evidenza proprio nel settore siderurgico. Per l'Europa si tratta di riallocare le risorse in modo da privilegiare le imprese siderurgiche più efficienti; questa è la condizione per aumentare la competitività dell'industria europea nel suo insieme. Questa soluzione unitaria corrisponde agli interessi dell'Italia, in quanto porterebbe a premiare gli impianti localizzati nel Sud Italia, che sono fra i più efficienti d'Europa. Si tratta dunque di vedere quale iniziativa può sostenere questo sbocco e di verificare in particolare se l'azione dellJItalia va in questa direzione. Alcune osservazioni sono possibili. 1) Punto cruciale è il superamento del sistema delle quote. A fronte della crisi siderurgica, la CEE ha risposto con tagli proporzionali della produzione di tutti gli Stati, premiando l'obiettivo dell'equilibrio fra i sacrifici nazionali rispetto all'obiettivo della massimizzazione dei benefici per l'Europa nel suo insieme. Tale scelta corrisponde all'ordine confederale della CEE, cioè all'assenza di un governo europeo. 2) L'Italia ancora oggi continua ad accettare il sistema delle quote, ma semplicemente pretende che se ne faccia un uso orientato ai suoi interessi. 3 ) L'unica alternativa al sistema delle quote evocata dal ministro competente è stata il ritorno alla libera iniziativa, cioè al sostegno nazionale dell'industria. Ciò significa il regresso da una situazione confederale libero-scambista ad una nazionalista protezionista. 4) La scelta cruciale non riguarda le modalità del negoziato, ma il terreno su cui portarle. Concretamente, ciò significa rafforzare I'iniziativa CEE in modo da porre in grado le autorità comunitarie di realizzare una politica unitaria. I1 processo costituente awiato dal Parlamento Europeo è il quadro generale entro cui I'iniziativa può porsi. Va sottolineato che questa opzione, oggi emergente nel settore siderurgico, vale più in generale per la politica industriale europea. Problema analogo si porrà quanto prima in campo energetico. Si consideri che le industrie siderurgiche private italiane, che hanno conquistato posizioni di preminenza a livello mondiale, stanno per essere poste «fuori mercato» dalla mancanza di una politica energetica europea: è noto come il costo dell'energia in Italia fra pochi anni sarà superiore al 100% di quello francese, stante la diversità delle politiche energetiche nazionali. In questo quadro va detto che la scelta per il settore siderurgico di una strategia europea unitaria da parte dell'Italia pone in discussione non solo le iniziative a livello europeo, ma la sua stessa politica interna. Negli anni più recenti i nostri partners hanno adottato in campo siderurgico misure compatibili con un disegno europeo unitario, promuovendo e favorendo opportune intese produttive e forme di collaborazione nei diversi aspetti industriali e commerciali che hanno modernizzato il settore. L'Italia, nel contesto di questo processo, ha costituito una vistosa eccezione. Nel nostro paese le cosiddette priorità politico-sociali hanno dirottato risorse dagli investimenti ai consumi. L'occupazione del settore, a fronte di una caduta media nella CEE del 29% fra il 1974 e il 1981, è aumentata nello stesso periodo in Italia del 4,5 % . Mentre a livello europeo l'industria siderurgica nell'ultimo decennio ha accelerato la propria modernizzazione, in Italia il settore ha perso competitività. Queste considerazioni suggeriscono che I'adozione da parte del nostro paese di misure adeguate di politica industriale nel settore siderurgico, in grado di orientare lo sviluppo di quest'ultimo verso sbocchi europei, e I'adozione di misure adeguate di politica economica, in grado di affermare un processo di risanamento orientato verso uno sbocco europeo, costituiscono aspetti di un unico progetto. a San Severino Marche 40 della Resistenza O Alla vigilia del25 aprile, 40" anniversario dell'inizlo della Resistenza nella città di San Severino Marche, una localltà della provincia d i Macerata dove la lotta è stata particolarmen te sofferta dalla popolazione, Luciano Bolis, membro dellJEsecutivo dell'AICCE, è stato l'oratore ufficiale della manifestazione promossa dall'amministrazione comunale e dalla sezlone dell'ANPI. Presentato dal sindaco Adriano Vissani, l'oratore ha ricordato numerosi aspetti della lotta d i quel tempo che, lungi dall'essere soltanto militaripresentano anche ai giorni d'oggi un evidente interesse politico, in quanto esprimevano l'esigenza spontanea di nuove e pizi moderne e veraci forme di democrazia, d i cui la fraternità dei popoli e in particolare l'ideale dell 'unità europea co stituivano l'elemento essenziale. In questo senso si deve ritenere, ha precisato Bolis, che l'attuale impegno per la federazione eu ropea non sia che la naturale prosecuzione d i quella lotta, che del resto già allora si fregiava d i combattenti come Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, autori nel '41 delfamoso «manifesto di Ventotene», Silvio Trentin, Eugenio Colorni e Leone Ginsburg, notiper illoro impegno europeista. Che quella meta non sia stata ancora raggiunta vuol dire che alcuni scopi per cui è nata la Resistenza restano ancora da perseguire e l'oratore ha conchso indicando aigiovani questo cammino. Il sindaco di San Severino Marche offre una medaglia-ricordo a Luciano Bolis. COMUNI D'EUROPA 4 A Corno la bandiera d'Europa Monumento alla Resistenza europea Como ha realizzato (il 28 maggio scorso sotto l'Alto Patronato del presidente della Repubblica, del Parlamento Europeo e del Consiglio d'Europa, n.d.r.) una iniziativa (il monumento alla Resistenza europea e il successivo Convegno) che è espressione delpatrtmonio culturale piìì importante della nostra Associazione. Le grandi scritte che circondavano la sala ove si svolsero i VII Stati generali d i Roma del CCE, e la pagina d i «Comuni d'Europa dedicata a Willi Graf e alla «Rosa Bianca non m i hanno impedito d2 scrivere qualche tempo fa che troppo poco ci facciamo portavoci del legame Resirtenza-Europa. La città d i Como haproclamato questo messaggio; ma la bellezza del monumento non sarebbe stata sufficiente ad ottenerle attenzione e credito se la presenza d i Pertini non avesse mobilitato i «massmedia)). L'inaugurazione, con discorsi del sindaco Spallino, Cassanmagnago, vice presidente del Parlamento Europeo, e la consegna, da parte del Delegato del Consiglio d'Europa, Gunther Muller, della ((Bandiera d'Europa», è stata seguita dal Convegno, d i cui ci piace segnalare la molteplicità dei temi affrontati: dalla storiografiadella Resistenza &z generale (Gianfianco Bianchi), a quelle nazionali (molti delegati esteri, che hanno anche ampliato il discorso al problema della pace), a quella europea (Vaccarino, Spriano), al rapporto Resistenza-Europa (Altiero Spinelli, Anita Garibaldi, Arturo Colombo, Enrico Decleva, Maria Luisa Cassanmagnago), fino all'introduzione e alla sintesi di Leo Valiani e all'anahi d i politica internazionale d2 Rumi. Particolarmente i tre ottimi discorsi, del sindaco Spallino (che qui riportia- mo, n.d.r.) all'inaugurazione del monumento, di Altiero Spinelli e d i Anita Garibaldi (vedi intervento a pag. 6, n.d.r.), hanno dimostrato, accanto all'evidente e dichiarato signzficato di gratitudine per i resistenti e di monito contro la dittatura e per la pace, che il monumento è anche invito a fare L'Europa unita. Qualcuno può forse aver notato una certa discontinuità nella molteplicità dei temi e nel loro susseguirsi: a mio parere, però, ciò ha evitato che il Convegno potesse divenire arido o troppo celebrativo, fornendo invece un insieme variato di elementi di meditazione e di studio senza privilegiare l'una o l'altro. E rimasto a mezza strada tra l'incontro culturale e la manzyestazione politica: e d è stato bene. L'invito a fare l'Europa, il richiamo alla Resistenza, l'angosciato appello di pace d i Arialdo B a d . presidente della Federazione internazionale della Resistenza, hanno assunto un tono serio e composto, e quindi, forse piìì eficace. Sono arrivato al Convegno alla fine della prima giornata (ma era già presente il collega Dozio) perche* venivo dall'inaugurazione a Livorno di u n busto al Drete resistente de~ortato,morto cinque anni fa, Roberto Angeli, l'autore del Vangelo nei Lagen e della prefazione al diario d i Willi Graf: A Como come a Livorno ho sentito più profondamente di volere che crescano forza e d efficacia a chi si impegna per porre fine all'assurd2tà della «Non Europa)), all'infamia delle oppressioni, dei genocidi, aalla sempre crescente inumana follia degli armamenti, alla guerra. Gian Carlo Zoli vicepresidente delllAICCE (( Il discorso del sindaco di Como Spallino Abbiamo deposto in riva al lago le pietre dei campi di sterminio, la scaglia di Hiroshima, i grandi leggii forgiati con le lettere estreme, le braccia delle scalee. L'architettura asseconda le linee del paesaggio. Ed il suo lento innalzarsi verso il centro un centro non concluso mai, incessantemente da costruirsi tra le fenditure delle lastre - evoca l'idea di una massa che tutta insieme, dai punti cardinali, si solleva verso un culmine ideale. «Come le gemme degli alberi che spuntano nello stesso giorno» - scrisse Piero Calamandrei - «come le rondini di un continente che lo stesso giorno s'accorgono che è giunta l'ora per mettersi in viaggio», nel cuore della notte degli anni '40, la più feroce forse della loro storia, migliaia di europei, da tutte le nazioni, si legarono in cammino, al segreto comando delle coscienze. Non monumentum, sepolcro nell'accezione latina, quest'opera vuol tessere, ma geografia spirituale dell'esperienza planetaria dell'ultima guerra che ha sradicato popoli dai confini tradizionali, gettandone i figli al fuoco e al gelo dei quattro continenti. Non celebrazione di un periodo storico concluso, che la distanza di quarant'anni deve consentire di leggere liberato dalle incrostazioni e dalle tensioni riuscite sovente letali alla comprensione e all'amore di chi non lo ha vissuto; ma permanente e stimolante proposta per consolidare, nelle coscienze, la libertà donataci da quei sacrifici. E neppure architettura nel senso di magniloquente apoteosi, lontana dalle testimonianze del tormento e dalla trepidazione della speranza. Ma «monimentumw ma ammonimento e memoria, sì. Il tumulo leva ad altezza d'uomo conci di Bergen-Belsen, di Buchenwald, di Mathausen, di Theresienstadt, mattoni di Dachau, Auschwitz, Ravensbriick, massi di NatzweilerStruthof, Sachsenhausen, San Sabba, un cippo di Flossemburg. Nomi orrendi, spettri della disperazione, soglie dell'inferno umano. E, insieme, luoghi stessi nei quali la carità fu eroismo, a volte santità moderna. [. ..] La commozione per le sofferenze e le audacie dei patrioti non vela in nulla la gratitudine verso i popoli e i combattenti venuti dagli altri continenti. Di alcuni di essi, caduti nelle mani luglio-agosto 1983 dell'occupante, sono ancora vividi i graff~tisulle pareti della prigione di Fresnes. Ma l'opera che abbiamo eretto si radica nelle drammatiche testimonianze di coloro che giorno per giorno, notte dopo notte, in tutto il continente, dietro le linee del nemico comune, Pertini e Spallino (dietro, brani di scritti dei martiri della Resistenza). negli stessi recinti d'annientamento, preparando zolle di speranza per i loro popoli, evocarono l'idea stessa d'Europa. Tra gli accenti scolpiti sulle superfici d'acciaio manca quello della gloriosa Gran Bretagna. Le voci degli inglesi entrati nei movimenti clandestini continentali e caduti nelle mani dell'awersario - ci ha detto il Consolato di quel paese - vennero soffocate dalle impenetrabili celle d'isolamento. Quegli uomini, dunque, andarono oltre l'aneliti alla riconquista della libertà. Essi espressero emblematicamente la tensione di un continente verso una nuova convivenza. Per la prima volta tutti i paesi d'Europa erano investiti da un unico rogo: questo avrebbe potuto saldare il loro destino. Era quanto proponevano coloro che dall'interno della Resistenza e dall'esilio sostenevano la necessità di superare la linea della conservazione o del rinnovamento dei singoli stati democratici, verso esiti europeistici o federalistici. Se ciò non poté oltrepassare la testimonianza di piccoli gruppi e di singole persone, lo si dovette non soltanto alla ancora acerba maturazione delle opinioni pubbliche - una maturazione non ancora awenuta oggi, dopo quarant'anni - sulla quale si concentrerà I'attenzione del Convegno - ma anche alla forza quasi esclusiva dell'urgenza di liberare il paese dagli oppressori. I1 significato di un seme non si misura dalle sue dimensioni; la sua trasformazione in frutto, se avviene, si misura con il tempo. Tutti ebbero in comune il convincimento che qualsiasi tentativo di riorganizzare 1'Europa mediante «compromessi», intesi a conciliare la «totale sovranità degli Stati con il concetto continentale», sarebbe stato destinato ad un nuovo fallimento, eguale a quello della Società delle Nazioni. Comune, la mozione di riunire gli stati europei in una o più federazioni, con luglio-agosto 1983 COMUNI D'EUROPA Forse anche per inconscia suggestione di questi fenomeni sono state persino avanzate ricostruzioni «revisionistiche»dell'orrore nazista, volte a dipingere l'olocausto ebraico quale frutto di una dissennata guerra mossa da quel popolo al nazismo, il progetto di «soluzionefinalen come misura difensiva del regime hitle* * * riano, la scomparsa di circa quattro milioni di Gli anni del dopoguerra hanno visto, tra ebrei come esito di emigrazioni clandestine, le molti frangenti, sorgere nell'Europa Occiden- camere a gas come una invenzione sionistica tale la Comunità Europa del carbone e dellVacciaio, fallire il progetto della Comunità di difesa, nascere ed espandersi il Mercato Comune, la Comunità del19Energia Atomica, l'unione Economica e Monetaria. Suscitò speranze il Consiglio d'Europa allorché venne costituito nel 1949 quale primo tentativo di istituire un potere europeo fornito di competenza limitata ma di poteri reali. or^ deputato a rafforzare e a democratizzare le istituzioni comuni dal 1979 viene eletto a suffragio universale il Parlamento Europeo, Il suo rappresentante tra noi, oggi, convalida lo spirito che questroperavuole esprimere, Tuttavia, la sfasatura fra trattati economici e coordinamento politico potrebbe permanere se gli edifici istituzionali fin qui posti in essere, e quelli da realizzare, non verranno confortati, e volta a legittimare Israele, e la demoniaca ecaalla fine trasformati, da una intesa tra i popoli tombe dei campi come la conseguenza inelutche riconoscano nell'Europa il loro continente tabile del bisogno di mano d'opera e della peculturale e politico. nuria alimentare prodotta dal protrarsi della 11 compito è immane, oggi forse più di ieri. guerra. * * * Agendo sottilmente, l'insidia dell'antieuroNel coro delle certezze della stessa Resistenpeismo intellettuale - che, a partire dal Rinascimento, riappare in superficie nei momenti za v'era anche chi - come il magistrato comacruciali della storia europea - ha tentato di sco, provato da una esperienza ventennale di erodere il senso di appartenenza alla unità opposizione al fascismo ed ucciso alla soglia dei . -. -. . .. sessant'anni - interrogava: ((Questatremenda .,,.. ._l"/.n>," e"*_ . dell'antico continente. a_.<*,%. ...,, . .. .. Terra di civiltà, l'Europa non si trova «al di esperienza avrà giovato a qualcosa? Si impone sopra d i ogni sospetto));ma non può accettare una rieducazione profonda e costante, aìtnil mito che la fa responsabile di tutti i mali del menti nemmeno questa lezione semirà)). M mondo. I segni dei tempi ci dicono che l'educazione ,nA. : . . -p-. ,...... , - , .,.,,,. ,, , È, anzi, la sua tradizione giuridica quella necessaria è oggi quella verso la pace. -..,. -s , ,Mai tante proclamazioni dei diritti dell'uoche ha elaborato il dintto privato a tutela delle libertà delle singole persone. mo sono state sottoscritte; ma vi sono popoli Fu la cultura europea a fondare quella scien- per i quali la fine della guerra non è ancora veza della natura che ha radicalmente mutato il nuta; violazioni clamorose seguitano a venir mondo e le condizioni di vita, divenendo prin- perpetrate da Stati stessi che hanno solennemente sottoscritto quelle dichiarazioni. cipio di unificazione del sapere. L'ordinanza Nacht u n d Nebel Erlass (Notte Dalla composizione delle radici religiose e culturali delle sue terre sono scaturite I'imma- e Nebbia) del ' 4 1 ha fatto cupi proseliti non gine e il sentimento dell'Europa una rispetto ai soltanto contro i desaparecidos. Altre segregamolti altri del mondo, la stessa che ha condotto zioni e coltri di silenzio e propagande hanno all'affermazione: «l'Europa è più che un ferri- negato udienza o credibilità ai testimoni, come tono, è una cultura)). era toccato alla denunzia del Braunbuch pubPer altro verso, la percezione delle incognite blicata nel '39 dagli antinazisti rifugiati in di alcuni settori economici, la caduta dell'ideo- Francia. logia della crescita infinita, le disillusioni tocLa pace tra i popoli ha senso pieno solo se la ffuso volantini. Fautori di un or- cate a quanti credettero in modelli rivelatisi si coniuga costantemente e dinamicamente alla dine post-bellico fondato su una federazione contraddittori, le difficoltà di taluni meccani- giustizia ed al primato dei diritti dell'uomo, rieuropea, furono von Moltke, fondatore del cir- smi istituzionali, turbano il diffuso benessere vendicato da quell'olocausto. « . . . Essa viene con tutta esattezza definita colo politico di ispirazione religiosa ((Kreisauer economico, il garantismo sociale, il beneficio Kreis))e trucidato nel 1945, i pastori protestan- della libertà politica, l'intreccio dell'economia opera dellagiustizia» (Gaudium et Spes, n. 7 8 ) ha riaffermato il pontefice Paolo VI sulla scia di ti Bonhoffer e Schonfeld, Wilde Meisel. von mista. Trott zu Solz, precursore della concezione reNe sono scaturiti, in alcuni, una tendenza quell'enciclica giovannea la ((Pacem in temi)) gionalistica dell'Europa Unita, Karl Gordeler, mercantile a rifugiarsi nel protezionismo, un che vent'anni or sono destò emozione nel capo civile del fallito attentato del 20 luglio bisogno individualistico di rassicurarsi nel con- mondo. La pace non è, dunque, il pacifismo stru1944. tingente, un ritiro della volontà (dove non adI tedeschi condannati a morte, durante il pe- dirittura un rifiuto) di identificarsi in una col- mentale alla conservazione delle iniquità o, adriodo nazista, poiché incriminati di attività an- lettività, che potrebbero ostacolare anziché ac- dirittura, al disarmo morale e materiale verso i tistatali, furono più numerosi di tutti i caduti celerare, l'adesione popolare al processo di uni- latori di ingiustizia; come non è la passiva atteamericani sul fronte europeo. A pieno diritto, ficazione europea. sa di un dono elargito dalla diplomazia. Deve compiti e poteri sovraordinati rispetto a quelli dei singoli paesi. Con matrici politiche e con concezioni diverse circa i processi da porre in essere e gli ambiti territoriali, questa proposta si manifestò pressoché contemporaneamente, tra il 1940 ed il 1945 in molti paesi. In Italia, con il ((Manifesto di Ventotene))di Rossi e Spinelli ed il ((Progetto dicostituzione confederale europea edinterna)) di Galimberti e Repaci; in Olanda, con i giornali clandestini Het Parool e Vrij Nederland, e poi con il ciclostilato del Salinger. Sospese sull'abisso del duplice annientamento, voci polacche e ceche prefigurarono con impressionante lucidità i pericoli incombenti sui popoli slavi e orientali, ed enunciarono più proposte federative attraverso i periodici, illegali per l'occupante, Prod&owo-Europa, Wtàdomsci Polskte, Biulety Slowianshy . Anche le delegazioni e i politici in esilio da quei paesi e il Consiglio dell'Europa Centrale ed Orientale, videro nel tema federativo il cardine della ricostruzione europea. Sconfessato dal governo provvisorio francese,l'accordo raggiunto tra maqui5 e partigiani italiani sulle Alpi occidentali nell'estate del 1944 trovò però corrispondenza nel Programma del Movimento aliberazione nazionale e nella dichiarazione del Comitato francese per la fede^razione eurupea, lo stesso anno. Ancora, e sin dall'inizio della tragedia tedesca, intuirono e sostennero ia assoluta necessità dell'unità d'Europa molti gruppi di resistenza in Germania. Di «ordinamento statale genuinamente federalistico~parlavano gli studenti della Rosa Bianca decapitati a Monaco nella primavera del , ."< > I L,"~".." l -,,S... ,,;,,,L% >t., 9. ._*I ~>~,Ar~,'..~ % ,,A, , % , ,, , , -7. , quindi, rappresentanti dei movimenti germanici di resistenza parteciparono con quelli di Danimarca, Francia, Cecoslovacchia, Italia, Norvegia, Olanda, Polonia, Jugoslavia, ai convegni di Ginevra del 1944, nei quali fu approvato il ((Progettodi dichiarazione per l'Unione federale europea)). COMUNI D'EUROPA 6 farsi regola morale fissata nel carattere di cia- sto smarrimento ci è stato risparmiato, grazie scuno, sostenuta dalla nostra natura, prassi all'intimo convincimento che le pagine di pietra erette dalle generazioni che ci hanno precequotidiana, incessante conquista di tutti. La pace non è neppure la mera sospensione duto costituiscono - come ammonisce il Consiglio d'Europa - un lascito appartenente a della guerra. Imbrunita dalla esplosione, la pietra di Hi- tutte le genti del continente. Abbiamo cioè, scelto di restare espressione roshima evoca l'urgenza che l'Europa abbia a scegliere tra integrazione politica e soggezione riconoscibile e specifica di una delle mille storie che compongono l'intarsio del vecchio conalle minacce del terrore termo-nucleare. Pensare l'Europa - la sua storia, il suo lavo- tinente, la sua memorabile discordia concors. Ponendo mano all'opera che oggi Lei inauro, i suoi progressi - in funzione di pace: allora avremo dato corpo alla speranza crepitante gura, Signor Presidente, con l'autorità e l'ascendente che Le vengono non soltanto dalla da quei messaggi. Sua alta carica, dalla Sua vita integerrima e umanissima, ma da tutta la Sua storia di comCrocevia sulla strada del Gottardo, la nostra battente per la libertà e la giustizia, alla preterra gode la singolarità di vivere quotidiana- senza delle Delegazioni dei Movimenti di Resimente la realtà di una frontiera al di là della tenza e delle Città italiane Medaglie d'Oro delquale opera un popolo che parla la medesima la Resistenza, abbiamo voluto dichiarare il nolingua, viene dalla medesima cultura, custodi- stro debito di riconoscenza ad un tratto saliente sce una simigliante etnia, ha dato asilo quando non della sola storia locale, o della storia naziola libertà agonizzava nel nostro Paese e in Eu- nale soltanto, ma della storia del vecchio contiropa. Di qui passarono i Foscolo, i Mazzini, i nente. Insieme, abbiamo voluto, come autoCattaneo, i carbonari del primo Risorgimento nomia locale cui oggi il rappresentante del per seguitare in terra elvetica-il loro magistero; Consiglio d'Europa consegna la bandiera una parte dell'emigrazione antifascista tra le d'onore, respingere quell'alone di amor fati Corno: il corteo con il sindaco Spallino e i sindaci delle città gemellate di Fulda e Tokamachi. due guerre, la fiumana di militari, 1'8 settembre 1943, e il rigagnolo dei fuggiaschi e dei perseguitati dai bandi razziali, militari, politici sino all'aprile del 1945. Ancora, a pochi passi da qui, sulle pendici dell' Alto Lago, la convulsa cadenza degli smarrimenti umani che un sovrappiù di sradicamento dalla storia fa precipitare, ha condotto a fine anche il tentativo di ridare voce e immagine ad un regime che il Paese, sotto il peso della guerra ingiusta, aveva già ripudiato il 2 5 luglio del 1943. Questa condizione e questi eventi ci agevolano nel comprendere le ragioni che impongono le intese sovra-nazionali e la collaborazione tra le genti. Da secoli in colloqui con il mondo grazie al gusto e all'ingegno con cui attende alla utilizzazione della fibra più nobile che si conosca, la seta, la città ha anche voluto restare se stessa, nel suo impianto urbano, nella sua aria, nel suo volto. Specie nel secondo dopoguerra le tentazioni e le pressioni della massificazione tecnologica ed economistica hanno rischiato e rischiano di cancellare progressivamente le peculiari espressioni delle genti d'Europa, per renderle, alla fine, similmente anonime. Que- luglio-agosto1983 che da alcune parti va suggerendo la resa d'Europa ad una sua figurata stanchezza interiore. Queste braccia aperte a tutte le genti, queste labbra che parlano tutte le lingue del vecchio continente, queste pietre che gemono le congiunte sofferenze dell'intera Europa, queste alzate che si levano all'incontro oltre le frontiere vogliono esprimere il coraggio di pace e di unione su tutti i morti. Vogliono spronare alla genialità della pace che sta nella conoscenza delle cause delle guerre, nell'intelligenza delle vie che consentono di prevenirle e di rimuoverle, nella gioia della intesa tra i popoli. Vogliono chiamare molti, e moltissimi giovani, a lavorare per questo affascinante progetto, che inizia nella mente e si estende all'operare, l'Europa libera, sognata allora e spronata oggi alla costruzione di un futuro comune. Sentiamo nostra, signor Presidente, l'appassionata istanza che Lei va diffondendo nella assise del mondo, custodiamo l'eco dell'esortazione che Lei, riprendendo la fatica del Presidente Einaudi, un mese fa ha indirizzato al Consiglio d'Europa: «Non inseguiamola piiì l'Europa, facciamola)). Offriamo dunque quest'opera, con onore e trepidazione, agli uomini che hanno saputo custodire nei loro Paesi il dono della libertà e della pace. Esempio quotidiano di onestà, di laboriosità coraggiosa, fedeli agli ideali di allora, possano da queste pietre ricordare alle loro genti quale prezzo è stato versato per la loro indipendenza e quale fervore conforti l'unità dei popoli europei. La dedichiamo con fraterna sofferenza e speranza a quanti nostri simili patiscono come allora, dietro il velo di forme a volte più scaltrite e mimetiche, o sotto la aperta protervia della violenza, la privazione dei diritti della persona e delle genti. Quest'opera vuole ricordare e ammonire che la dignità di ciascuno di noi sta nella dignità di ciascun uomo, in ogni tempo, su ogni terra, sotto ogni cielo. Testimonianza della Resistenza francese di Anita Garibaldi Sono altamente onorata di essere stata invitata a partecipare a questo Convegno e felice che sia presente anche la Resistenza italiana in Francia: infatti dalla terra d'esilio mio padre Sante Garibaldi un giorno partì per Dacau e Buchenwald e lì tornò solo per morire. Sono anche lieta di essere chiamata a ricordare che ruolo hanno avuto oltre Alpe i primi federalisti francesi vicino ai primi federalisti italiani. Infatti, è ormai tempo di guardare decisamente all'awenire, finché abbiamo il cuore e l'animo pieni della parte più nobile del nostro passato. La mia testimonianza potrà sembrare di seconda mano, o di seconda generazione, e così è. Ma questa generazione vuole dire a chi ha fatto la Resistenza in prima persona che ci voleva uno straordinario atto di fede, forse il più alto atto di fede nella vittoria finale, per darci la vita in questi anni di notte e di nebbia. Per questo mi sento il dovere di confermare che se qualche battaglia è stata persa, la fiamma della pace e dell'Europa unita non si è spenta. Noi la teniamo accesa. Noi vinceremo. La parola «Resistenza»fu usata per la prima volta nel discorso che il generale De Gaulle pronunciò alla radio londinese il 18 giugno 1940: uquoiqu 'il anive, la flamme de la Resistance fiancaise ne doit pas s'eteindre et ne s'eteindrapas)) (Qualsiasi cosa succeda, la fiamma della Resistenza francese non si deve spegnere e non si spegnerà). La parola finì per applicarsi a tutti quanti rifiutarono l'armistizio e volevano continuare la lotta contro l'occupante. Dal piano militare passò al piano politico, mentre i movimenti nati spontaneamente e sparsi, a poco a poco si collegavano tra loro. La Resistenza è dunque nata nella lotta contro il nemico e prima di tutto come movimento di restaurazione dell'indipendenza nazionale. È Fabio Ostanello che in un bellissimo libro intitolato «Resistenza ed Europa» nota: «può apparire strano parlare di una comunità di fini tra Resistenza e Movimento federalista, tra due correnti di pensiero e di azione apparentemente contrapposte: l'una nazionalista l'altra inI C u r f r n u a a p ~ g10) . luglio-agosto1983 COMUNI D'EUROPA Croilaca delle Istituzioni europee 7 sviluppatosi a Stoccarda fra i capi di governo e le decisioni del Consiglio dei Ministri del bilancio 1s. preventivo di spesa per il 1984 (a perché il governo italiano, di fronte -proposito, di Piero Soldati ad una decisione finanziaria obiettivamente scandalosa, si è limitato ad astenersi, ritenenI1 conflitto fra l'Alta Autorità della CECA dagli Stati entro il 30 giugno 1983 e sui quali la dosi pago del piatto di lenticchie contenute nel modesto aumento del Fondo regionale?), mo(la Commissione europea delle Comunità eu- Commissione ha espresso parere favorevole. ropee) ed il governo italiano sulle misure per la Nel ricordato Codice del 30 giugno 1981, la strano - con tutta evidenza - che lo scontro salvaguardia della competitività del settore si- Commissione aveva stabilito un nesso fra livel- su questa scelta potrà essere drammatico e che derurgico ed i programmi di ristrutturazione lo degli aiuti e riduzione della capacità di pro- il nostro governo non può presentarsi in questo ha - come è a tutti noto - cause che vanno duzione degli impianti: più aiuti e più riduzio- negoziato né con generiche affermazioni di eumolto al di là delle decisioni prese dall'Alta ni sarebbero state richieste; meno aiuti e meno ropeismo né con velleitarie e ridicole dichiarazioni di guerra alla Comunità. Autorità e della difesa nel breve periodo degli riduzioni. Bene ha fatto il ministro degli esteri Colominteressi di natura sociale fatti valere dall'ita11 Consiglio dei Ministri è stato &amato lia. il 25 luglio 1983 - a dare il suo parere confor- bo a richiamare l'attenzione degli organi coÈ noto che, a partire dall'inizio degli anni me (che può essere dato a maggioranza: art. 28 munitari sul fatto che «non si può avere piena so'70 (gli esperti indicano che nel 1973-1974 gli CECA) non già sugli aiuti alle industrie side- lidarietà comunitaria in una visione soltanto settoanni-cerniera), abbiamo assistito ad aggiusta- rurgiche e sulle riduzioni di capacità, ma sul- riale, in particolare nel momento in cui manca ancomenti di portata mondiale nell'industria del- la proposta della Commissione di riconduzione ra alla Comunità un progetto di sviluppo delle prol'acciaio, aggiustamenti che si realizzeranno delle quote di produzione in base all'art. 58 prie politiche, in particolare di quella industriale, pienamente entro i prossimi 10-15 anni: fra gli CECA e, eventualmente, di prorogare le misu- per favorire una crescita economica non inflazionielementi che hanno provocato questi aggiusta- re anti-crisi alla fine del 1985. È noto che il stica, una maggiore competitività internazionale e menti (e che hanno maggiormente inciso sulla Consiglio ha prorogato il regime di soli sei me- quindi la creazione di nuovi posti di lavoro in base crisi dell'industria comunitaria) si citano nor- si, rinviando la decisione definitiva all'inizio ad una concreta ed estesa solidarietà comune» (dalla malmente i mutamenti nelle disponibilità e del 1984. lettera inviata a l presidente Thorn, a seguito nei prezzi degli inputs; la crescente richiesta di Tralasciando le argomentazioni addotte dal della decisione della Commissione per l'induuna qualità di prodotto più sofisticata e, in mi- governo italiano per contestare la decisione ~ t & siderurgica italiana). sura crescente, la concorrenza sia dei nuovi pro- della Commissione sugli aiuti e sulle riduzioni 2) I1 nodo da sciogliere sta nelle scelte di duttori di acciaio (nei Paesi in via di s v i l u ~ ~ o ) ,di capacità e la proposta di riconduzione delle fondo tra u n . ~ u r o p acomunitaria, più fone sia di prodotti sostitutivi. quote nazionali, vorremmo sottolineare due efficace e Più ricca di politiche comuni fra È inoltre noto che, mentre tutti i paesi della della vicenda, =he vanno al di 1; del set- di esse equilibrate, ed unlEuropa della coopeComunità. a partire ddl'inizio degli anni '70 tore siderurgico e investono il modo stesso di volontaria nella quale la partecipazione hanno attuato programmi di riduzione delle essere della Comunità e le sue prospettive di degli Stati e delle imprese sarà differenziata in capacità produttive nelle industrie nazionali sviluppo (o di frammentazione). ragione degli interessi «concreti» di questo o dell'acciaio, predisponendo piani di ristruttuquello Stato, di queStao quell'im~resa. 1) Sembra a noi abbastanza evidente che la nzione, li^ - a partire - ha inriconduzione dell'art. 58 CECA per soli sei Saprà il nuovo governo italiano «attrezzarsi» tensificato i suoi investimenti nel settore, pormesi (quando la grande maggioranza dei goper affrontare con idee e strumenti adeguati il tando la sua quota parte nell'insieme della vemi era, nel merito, favorevole alla ricondunegoziato in corso? L'esperienza di venticinque produzione CEE dal 17 al 21 % del totale prozione fino alla fine del 1985, come richiesto dell'Italia alla vita coanni di partecipazione dotto. dalla Commissione) punta a legare la questi0munitaria è particolarmente avvilente e ci spinI maggiori investimenti - sarebbe superfluo ne dell'acciaio a] più vasto negoziato nel quale ge a dare una risposta negativa. ricordarlo, ma alcuni peccano di scarsa memoOggi, tuttavia, governo, forze politiche ed ria - sono stati fatti proprio a partire dal 1974 Sono impegnati i governi a partire da Stoccard a fino al Consiglio europeo di Atene. È noto amministrazione devono essere coscienti che la in zone come e nello stesso periodo di tempo ~~~~~~~~i~meridionale è stata a lun- che, intorno all'insieme dei problemi: svilup- posta in gioco non è la gestione di questa o go sottoposta allJennesima demagogia del v0 p0 delle politiche comuni - aumento delle ri- quella azienda settoriale, ma l'equilibrio comSorse proprie - allargamento - contributo ingle- plessivo (economico, politico, sociale) delllEuCentro siderurgico di ~ i Tauro ~ che, i grazie ~ se, pesa la scelta fra il rafforzamento dell'inte- ropa nel suo insieme: la salvaguardia ed il rafal cielo!, è stato alla fine messo in archivio, dograzione comunitaria o lo sviluppo dell'Europa forzamento di quest'equilibrio rappresenta inp. aver provocato la distruzione di intere e ,.icdella cooperazione (altri la chiamarono Europa sieme la salvaguardia ed il rafforzamento delle che coltivazioni di agrumi. à la carte o Europa a più velocità). l1 dibattito nostre democrazie. culmine della crisi, il 30 giugno 1 ~ 8 1la, Commissione - in base all'art. 54 CECA e su parere conforme del Consiglio dei Ministri (dunque su parere conforme anche del governo U tema della Resistenza trova la sua forma rappresentatiiia, in questo monumento, ella presentazione oggertiva d i italiano) - ha stabilito un «codice di aiuti una scelta di testi, brani estratti da scritti degli stessiprotagonisri (segnatarzente dalle «lettere dei condannati a morte industria siderurgica CEE' In base a della Resistenza e.gropea)))coordinati in sequenze e d avuiciname.ti, signifianti. Tali testisoiro bpmdotti incisiiii suquesto le industrie dOvran- pe,J;ciin metallo come .supporto architettonico d i tali testimonianze. no essere in grado di esser «vitali»(cioè di viveSr può osservare che /a forma architettonica. nel suo re senza aiuti) a partire dal 1 " gennaio 1986. insieme. più sviluppata in Entro il giugno 1983 - in base a questo Coestensione orizzontale, con dice - gli Stati membri avrebbero dovuto preun lento innalzarsi verso il sentare programmi dettagliati sugli aiuti pubcczatro presenta anaLogra mentale con l'idea di una blici alle industrie siderurgiche, sui quali la uasta massa che si solleva Commissione - entro il 30 giugno 1983, rutta inrreme in una spinta avrebbe dovuto esprimere il proprio parere della s ~ i atotalìfd. motivato. In caso di parere negativo (art. 54 CECA), tale parere equivale a decisione definiLa cartolina ufficiale edita tiva ed inappellabile, che non richiede dunque dal Comune di Como per più l'avviso conforme del Consiglio. l'inaugurazione del monuA partire dal l oluglio 1983, la Commissiomento (v. pag. 4). ne autorizzerà soltanto quegli aiuti accordati Europa: salvaguardia delle nostre democrazie Il monumento alla Resistenza europea COMUNI D'EUROPA 8 luglio-agosto1983 Riassunto schematico dell'attività del Consiglio dei Comuni d'E1 Commissione affari culturali e sociali (Strasburgo, 26-27 gennaio; Brema, 27 maggio) Commissione per i problemi regionali e l'assetto del territorio (Nantes, 2-3 febbraio) Sottocommissione delle entità regionali di governo (Strasburgo, 17 febbraio) Commissione delle strutture e della finanza locale (Strasburgo, 17-18 febbraio; Lerida, 28-29 giugno) Gruppo di coordinamento dei co-relatori su «Gli enti locali e regionali di fronte al problema della disoccupazionew (Strasburgo, 21 marzo) Commissione ambiente e urbanistica (Strasburgo, 21-22 marzo) Sottocommissione ~Inquinamentow(Strasburgo, 22 marzo) Commissione permanente (Monaco, 3-4 maggio) Gruppo di esperti consulenti in materia di credito comunale e regionale - Commissione delle strutture e della finanza locale (Strasburgo, 10-11 maggio) Conferenza sul tema: «Città e cultura: nuove risposte ai problemi culturali» - Consiglio della Cooperazione culturale (Brema, 25-27 maggio) CCE I Riunioni istituzionali del CCE A Stati generali Riunione per la preparazione dei XV Stati generali di Torino (Torino, 28 gennaio; 25 maggio) B Riunioni degli organi statutari Comitato di presidenza (Parigi, 7 marzo; 3 giugno) Assemblea dei delegati (Magonza, 18-19 marzo) Riunione dei segretari generali delle Sezioni nazionali (Parigi, 2 giugno) C Gruppi di lavoro permanenti Riunione di coordinamento dei relatori al IV Congresso dei Comuni europei gemellati di Brighton (Magonza, 19 marzo; Parigi, 27 aprile) Gruppo di lavoro sui problemi dell'inquinamento marino (Marsiglia, 31 gennaio-l febbraio; Taranto, 7-8 giugno) Prima riunione del Comitato misto per la prevenzione di incidenti stradali (Lussemburgo, 10 giugno) Gruppo di lavoro sulla partecipazione dei cittadini al rinnovamento urbano (Mulhouse, 13-14 gennaio) D Varie Conferenza sul tema: ~{Decentramento,Poteri locali e sviluppo regionale nell'Europa comunitaria)) - promossa da: CCE, Ufficio di Atene della CEE, Comune di Volos, Società ellenica per lo sviluppo regionale (Volos, 10-12 giugno) Incontro per la preparazione della Conferenza delle amministratrici locali europee (Roma, 13 giugno) IV Attività in collegamento con le altre organizzazioni Federaliste a) E Sezioni Sezione tedesca - Assemblea generale (Magonza, 17- 18 marzo) Incontro preparatorio per la costituzione della Sezione danese del CCE (Saeby , 28-29 marzo) I1 b) Rapporti con I'UEF (Union Européenne des Fédéralistes) Comitato federale (Bruxelles, 19-20 febbraio) C) Rapporti con il CIFE (Centre International de Formation Européenne) Convegno su: «Le politiche regionali della Comunità europea e dei suoi Stati membri» (Oviedo-Gijon, 1-2 giugno) Attività in collegamento con la Comunità europea Intergruppo degli eletti locali e regionali del Parlamento Europeo (Strasburgo, 8 febbraio; 17 maggio) Visita al Parlamento Europeo di studenti umbri vincitori, a livello regionale, della XXX GES (Strasburgo, 7 marzo) Riunione preparatoria della Conferenza delle Regioni della Comunità europea e dei Paesi candidati: Spagna e Portogallo (Strasburgo, 1i aprile) 111 Attività in collegamento con il Consiglio d'Europa Gruppo di lavoro sulla cooperazione delle Regioni alpine (Strasburgo, 24 aprile) Consegna della Bandiera d'Europa alla città di Trieste (Trieste, 7 maggio) Consegna della Bandiera d'Europa alla città di Como (Como, 28 maggio) Riunione del Gruppo di lavoro misto incaricato della preparazione della Conferenza delle regioni del bacino mediterraneo (Lerida, 27 giugno) C Riunioni della Conferenza dei Poteri locali regionali d'Europa (CPLRE) e dei suoi organi permanenti Bureau (Parigi, 11 gennaio; 10 marzo; 3 maggio; 27 giugno) Rapporti con il ME (Mouvement Européen) Comitato esecutivo (Bruxelles, 29 gennaio; Parigi, 5 marzo; Bruxelles, 14 aprile) Riunione della Commissione per i problemi istituzionali (Bruxelles, 18-19 marzo) Consiglio federale (Bruxelles, 15-16 aprile) AICCE I Riunioni istituzionali dell'AICCE A Riunioni di organi statutari Comitato esecutivo (Roma, 17 gennaio; 6 giugno) Riunione dei Revisori dei Conti (Roma, 27 gennaio; 30 maggio) Direzione (Roma, 23 febbraio) Consiglio nazionale (Roma, 29 aprile) B Commissioni e gruppi di lavoro AICCE Comitato per l'organizzazione della prima Conferenza regionale sull'emigrazione calabrese (Cosenza, 4 gennaio; Catanzaro, 24 gennaio; 22 febbraio; 25 marzo) Incontro con i Presidenti delle Consulte regionali per l'emigrazione, gli assessori regionali, i responsabili degli uffici emigrazione dei partiti, dei sindacati e delle associazioni nazionali degli emigranti (Roma, 10 marzo) luglio-agosto1983 COMUNI D'EUROPA XXIX Consiglio dei Comuni d'Europa IV Congresso dei Comuni europei gemellati I gemellaggi, la Federazione europea e la pace I I relazione di ---..- TJmhertn - ---- ---- Serafini ~ - ~ ~ - ~ vice presidente del CCE e presidente della Sezione italiana, membro dell'Institute of Strategic Studies dz Londra. XXX COMUNI D'EUROPA luglio-agosto1983 I aemellaani. la Federazione europea e la pace La sovranità dello Stato è incompatible Stato ( l ) , una delle cause permanenti della con un giusto sistema di relazioni interna- guerra. zionali. D'altra parte i gemellaggi hanno contribuito Harold Laski, Libertà nello Stato mo- storicamente in modo molto efficace alla riconderno. ciliazione franco-tedesca nel quadro d i un 'EuLa sovranità nazionale sta alla radice ropa che andava integrandosi (nello spirito di dei mali più palesi del nostro tempo e Robert Schumann): dopo la lunga stagione della costante regressione dell'umanità delle guerre fratricide, la stagione «definitiva» verso il tragico disastro e la barbarie.. . della pace garantita dall'unione politica ed istiL'unico rimedio decisivo a questo sutuzionale soprannazionale. Ricordate il «Projet premo e catastrofico male del nostro temde programme» della regione di Lione del po è un'unione Federale dei popoli la . Mouvement de Libération Nationale? ~Seule.. quale, pur consentendo ad ogni nazione il completo autogoverno negli affari inter- une fédération peut extirper pour toujours les causes ni, fondi tutti i popoli in una sola comu- du Fascisme et du Racisme... Seule une.. . fédéranità per quanto riguarda gli affari comu- tion peut assurer aux peuples dJEurope la paix, la ni. I principali affari comuni di questa co- prospérité et permettre un puissant essor dans la munità umana sarebbero l'ordine e la di- voie du progrés économique et de la démocratie fesa, la regolamentazioile del commercio véritable. Seule une telle fédération peut, par son internazionale, delle migrazioni, della exemple meme, entrainer tous les peuples de la terre cittadinanza, della moneta, e di alcune vers une organisation fédérale du monde». E le paforme di debito e di tassazione, delle comunicazioni internazionali e dell'ammi- role di uno degli opuscoli dei giovani eroi della nistrazione dei beni come delle responsa- Weisse Rose (Rosa bianca)? «Nur eine gesunde foderalistische Staatenordnung vermag heute noch bilità comuni dell'unione Federale. Philip Henry Kerr Marchese di Lothian das geschwachte Europa mit neuen Leben zu (Lord Lothian), La f i e di Armageddon erfullen (Soltanto un sano sistema federale può dare (1939). nuova linfa alla debole Europa)». Infine, secondo il «giuramento di gemellag1. I gemellaggi tra comuni e, più in genera- gio», queste manifestazioni operano per il sucle, tra enti locali sono stati ideati, nella forma e cesso di «questa impresa necessaria dipace e di nella sostanza, dal CCE. Si trattava di gemel- prosperità: la fondazione dell'unità europea». laggi tra città e comuni europei democratici, in L'unità europea implica non solo la riconciliauno spirito particolare che è andato poi per- zione tra gli europei, ma anche e tout-court un dendosi nelle varie imitazioni, cioè sedicenti contributo alla costruzione della pace, in genegemellaggi mondiali tra città non necessaria- rale. Questo è quanto discende dalla filosofia mente gestite in modo democratico (per esem- federalista, che non ha frontiere e che ha già pio quelle amministrate da «funzionari» nomi- lanciato più volte lo slogan «Unire l'Europa per nati dal potere centrale, statale o identificabile unire il mondo». In effetti per un federalista la in un regime totalitario, e quindi incapaci di federazione europea è un primo passo, ma lo rappresentare le preoccupazioni della popola- scopo finale è quello del governo mondiale, zione locale), promossi in uno spirito ed in un senza il quale, secondo Einstein, nell'èra della quadro culturale e politico ben diverso da bomba atomica e dell'equilibrio del terrore il quello federalista del CCE (a parte la predomi- genere umano è fatalmente destinato a scomnante componente turistica di alcuni gemellag- parire (2). Ciò vuol dire che senza il rilancio gi che prevedono viaggi esotici). «Tout oppose les Etats, tout rapproche les Communes», è una frase attribuita ad Herriot, ex (1) La ragion diStato è quella condotta in funzione delpresidente del Consiglio francese e sindaco di la quale la sicurezza ed il successo dello Stato (sovrano) Lione, che l'ha pronunciata nel 1953 in occa- hanno sempre e comunque la priorità su ogni altra considerazione (obiettivi ideali. morali, religiosi, politici dei citsione di u n congresso dell' Associazione france- tadini, loro interessi economici, ecologici, ecc., ed anche se del CCE. La si ritrova in un opuscolo di Jean gli interessi fondamentali e la sicurezza di tutta l'umanità Bareth (~L'Europedes Communes»), uno dei in quanto tale). Si potrebbe ormai definire la ragion distapionieri del CCE e, in pratica, inventore dei to come una astrazione dotata di forza, protetta dal mito e dai privilegiati, dai detentori del potere e dagli gemellaggi. «En créant des liens permanents entre alirnentata idioti. les villes, les peuples sont portés à chercher, dans le ( 2 ) Albert Einstein aveva già scritto contro la sovranità cadre de ces nouvelles unionsa, scriveva Bareth «ce illimitata degli Stati nel 1931 (in «The Nationp, vol. qui les unit et non ce qui les oppose. Cette action CXXXIII, pag. 300 ecc.): <<Finquando non si perverrà ad cohérente doit promouvoir une Fédération eu- u n accordo per la limitazione della sovranità dei singoli ropéenne basée sur l'autonomie des collectivités lo- Stati, vincolando ognuno di essi ad una azione collettiva contro quei paesi che, apertamente o meno, si oppongono cale~.Le motjumelage exprime. effectivement, cet- alle decisioni della Corte arbitrale (della Società delle Nate idée d'une union durable, d'une amitié fraternel- zioni), non usciremo dalla condizione di terrore e di anarle, d'une association fédérative qui correspond à chia generale. nella quale viviamo». Ma dopo Hiroshima I'ésprit de I'action entreprise». Possiamo quindi ha insistito ulteriormente sulla necessità e l'urgenza di un soprannazionale mondiale (per esempio nel diconcludere affermando che i gemellaggi dànno governo scorso tenuto in occasione del Fifth Nobel Anniversary un contributo importante nella lotta contro la Dinner all'Hotel Astor di New York, il 10 dicembre 1945 politica basata esclusivamente sulla ragion di - pubblicato in «Out of My Later Yearss, New York. Phi- delle Nazioni Unite, attraverso l'attribuzione di competenze reali e di poteri concreti, gli uomini faranno la fine dei dinosauri. Ora, come è facile notare, c'è spesso u n abisso tra i gemellaggi del CCE e gli altri gemellaggi. Questi ultimi - per tornare alla pace non si rivolgono necessariamente ai veri rappresentanti del popolo e delle sue preoccupazioni: questi si limitano a predicare il disarmo senza spiegare che bisogna andare alla fonte, superare la ragion di stato, unirsi e darsi delle istituzioni comuni. Ma soprattutto rischiano di predicare soltanto per una parte dei peccatori, al servizio della furbizia e dell'arroganza dell'altra parte: perché in genere essi non riescono ad avere adepti ugualmente numerosi ad Est e ad Ovest per diffondere gli ideali del federalismo e della pace. Ma se gli altri gemellaggi riusciranno a far comprendere, ad Est come ad Ovest, al Sud come al Nord del pianeta, che nessuna controversia fra stati può più giustificare una guerra; che non è possibile soprawivere alla guerra nucleare, sia generalizzata che limitata, e che il genere umano, come l'ambiente che gli consente di vivere, rischiano di sparire, ed infine che bisogna rilanciare, al di sopra di ogni ideologia o religione, l'organizzazione delle Nazioni Unite conferendole poteri reali; se riusciranno a mettere in chiaro tutto questo, allora anche gli altri gemellaggi diventeranno utili ed importanti. 2 . Ci sembra opportuno soffermarci ancora un momento sul pacifismo dei federalisti, e quindi dei gemellaggi del CCE. Esistono diverse teorie sul modo di stabilire la pace (ma esistono anche teorie che ritengono impossibile o addirittura negativo l'impegno di organizzare durevolmente la pace: e non si tratta soltanto delle filosofie che hanno ispirato il fascismo e il nazismo). I1 positivista «borghese» Spencer pensava che il progresso dell'industrializzazione, attraverso le sue implicazioni mondiali e gli interessi diffusi, avrebbe reso la guerra anacronistica. I1 marxismo e le sue diverse correnti giustificano la guerra fino al momento in cui la socializzazione generalizzata dei fattori della produzione non la renderanno impossibile: malgrado ciò Kautsky (Rosa Luxembourg era contraria per la sorte prevista per i popoli colonizzati), Trotsky, Turati ed altri socialisti e comunisti - propendevano per gli Stati Uniti d'Europa (in particolare Trotsky si espresse favorevolmente in tre periodi: prima della rivoluzione d'ottobre - in polemica con Lenin sulla «parola d'ordine degli Stati Uniti d'Europa»: Lenin restò contrario -; durante la rivoluzione d'ottobre - in una intervista a losophical Library 1950 - e nelle due dichiarazioni all'Atlantic Monthlyn, Boston, novembre 1945 e novembre 1947, e ancora nella polemica con gli scienziati dell'Accademia russa - l'opinione degli scienziati fu pubblicata dal ((MoscowNew Timesla il 26 novembre del 1947 e la risposta di Einstein nel aBulletin of the Atomic Scientistsla. Chicago, febbraio 1948 -). luglio-agosto 1983 John Reed (3) -; durante l'esilio, quando seguiva con simpatia i tentativi di Briand). Ma nella prefazione «anonima» del manifesto federalista di Ventotene (1942) di Ernesto Rossi e Altiero Spinelli, scritta dal socialista e partigiano italiano Eugenio Colorni, assassinato dai fascisti, si osserva che la socializzazione dei mezzi di produzione in due paesi, uno ricco, l'altro meno ricco o in difficoltà, non eviterà necessariamente la guerra fra di essi: osservazione suffragata dai fatti che si sono verificati in questo dopoguerra. Di fronte a questa verità si sono inchinati, anche teoricamente, gli eurocomunisti. Possiamo ancora ricordare due volumi classici di un teorico liberale, Lione1 Robbins («Economie Planning and International Order», Londra 1938, e «The Econornic Causes of War», Londra 1939), nei quali si chiedeva una organizzazione federale al di sopra degli Stati Nazionali per dare il quadro necessario all'unificazione dei mercati e permettere una «programmazione liberale», e dove si affermava che la causa della guerra è la mancanza di un ordine giuridico internazionale (l'ordine federale): solo l'unione federale può garantire la pace. Una connazionale del Robbins, la socialista (Labour Party) Barbara Wootton, in un saggio del 1940 («Socialismand Federationn) afferma-. va a sua volta che «il socialismo internazionale non regge contro l'anarchia internazionale», cioè ha bisogno di un quadro federale per vincere la sua lotta ed evitare la guerra. In ogni caso tra quelli che per principio elogiano la guerra ed i cosmopolitici, che - a partire dai filosofi stoici della antichità - la considerano comunque un fatto irrazionale, c'è tutta una gamma di teorici che ammettono una certa differenza tra la guerra ingiusta e la guerra giustificata (belhm iustum). I1 belhm iustum è la risposta proporzionata all'offesa o alla minaccia ricevuta. Naturalmente è legittimo domandarsi qual'è il significato del belhm iustum in un'epoca in cui le superpotenze dispongono di un potenziale bellico tale da potersi annullare reciprocamente più volte (overkill) e addirittura capace di distruggere ogni forma di vita nel resto del pianeta. Nonostante tutto questo, si tenta ancora, nell'èra atomica, di tornare al belhm iustum con la teoria - che ci sembra non avere nessuna giustificazione, né tecnica, né morale: ma di questo parleremo più avanti - della guerra nucleare limitata e controllata, condotta non contro la -popolazione ma - grazie alla sempre crescente precisione dei vettori (o veicoli delle armi atomiche) contro-forza, cioè limitata agli obiettivi militari (questo avrebbe come conseguenza soltanto qualche decina di milioni di morti e non centinaia di milioni!). Tra i «saggi»che ammettono una guerra atomica limitata il più famoso è il professor Teller, consigliere del presidente americano Reagan; contemporaneamente i SOvietici, con la costruzione in massa di rifugi antiatomici, sembrano credere alla possibilità di una guerra atomica limitata. (3) L'intervista compare nel celebre libro di John Reed, «I dieci giorni che sconvolsero il mondon. dal quale sono stati tratti due films, «Redsn americano, diretto da Warren Heatty, e uri altro, con lo stesso titolo del libro, frutto di una coproduzione italo-messicano-sovietica, diretto da Serghei i3ontlarciiik. XXXI COMUNI D'EUROPA A questo punto però bisognerà piuttosto «limitare» il quadro e le ambizioni di questa relazione: non posso, né voglio entrare nel nòvero dei tecnici e neanche dei politici che gestiscono la tyegua. Il CCE non è impegnato in un discorso simile, e d'altra parte non si potrebbe sperare di ottenere l'unanimità, né una ampia maggioranza a favore di una scelta per conservare momentaneamente la pace. In effetti nonostante il comune intento di evitare nel breve periodo la guerra atomica - a parte il fatto che, se diamo credito alle parole, tutti predicano per ottenere, in un modo o nell'altro, una limitazione degli armamenti ed auspicano il negoziato - le posizioni sono fortemente differenziate e apriort dobbiamo considerarle tutte ugualmente animate da buoni propositi, quelle degli uomini di stato, dei generali, degli specialisti della «teoria dei giochi» (gametheory), dei «pacifisti»,dei vescovi, degli psicologi, ecc. ecc. Per parlare ancora più chiaramente: non mi sembra legittimo, e ancor meno opportuno e utile pronunciarmi, in questa relazione, sulle posizioni «relativamente»contingenti, come quella che non considera credibili negoziati non basati su situazioni «di forza», o quella, opposta, che afferma che, essendo la paura l'elemento determinante nella corsa agli armamenti degli uni e degli altri, il disarmo unilaterale, parziale o totale, è l'unico realisticamente in grado di raffreddare un'atmosfera surriscaldata. Non sono così pazzo da non riconoscere non solo l'importanza, ma anche la centralità del dibattito politico su questi problemi: credo piuttosto che non ci sarà mai un movimento popolare e unitario dei gemellaggi per l'unità europea e per la pace - o meglio per la pace attraverso l'unità europea - se anziché avanzare sul terreno abituale, peraltro contestato, non si risolveranno le pregiudiziali, i problemi a lunga scadenza, e quelli specifici dell'Europa, per uscire dal vicolo cieco e trovare soluzioni comuni. Soprattiitto diventa così possibile trovare la chiave per capire che senza una prioritaria «informazione»,realmente adeguata alla situazione, e senza una prospettiva strategica in senso lato, le posizioni che ho definito «relativamente» contingenti non possono dare risposte definitive e soddisfacenti. È per questo che li ho chiamati i problemi della «tregua». Per concludere affronterò quattro temi: a) che cosa è, aldilà delle illusioni, una guerra nucleare, anche limitata, e ~ e r c h éCiausewitz non è più attuale? b) l'incapacità delle posizioni contingenti (ricerca dell'equilibrio degli armamenti, disarmo o diminuzione unilaterale degli armamenti, rinuncia al primo colpo atomico, ecc. ecc.) di concretizzarsi, prima o poi, in un ordine planetario; al contrario - non implicando la preparazione di un assetto federale - lasciano la porta aperta alla dissipazione anarchica e brutale delle risorse a disposizione dell'uomo e quindi al caos finale (4): ecco il , motivo per approfondire la ricerca per lo sbocco della «tregua» in un ordine umano permanente, e per lo sbocco più rapido possibile; C ) l'eliminazione, in un pianeta e in una situazione internazionale sempre più multipolare, delle principali cause economiche, sociali, politiche e psicologiche della guerra nel quadro soprannazionale delle Nazioni Unite, e ruolo in questo ambito di unlEuropa federata; d) i problemi specifici della difesa e della sicurezza europea durante la «tregua» e per una transizione meno pericolosa possibile dalla tregua alla pace vera e propria. In questo paragrafo affronteremo brevemente i primi due temi a) e b), rimandando la trattazione degli altri due C)e d) al seguente paragrafo 3. Lasciamo quindi ad altri più competenti di noi, agli esperti ed ai politici, il compito di dirci come evitare, nel breve periodo, la guerra atomica e cominciamo a spiegare, semplicemente e molto modestamente, perché Clausewitz è superato. Secondo Clausewitz (5) la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi. Oggi però la guerra nucleare è piuttosto la fine della politica, del genere umano e della storia: e questo è valido anche per la «piccola guerra nucleare» del professor Teller. Circa venticinque anni fa un altro professore, Herman Kahn («On thermonuclear War», Princeton, New Jersey, 1961, second edition with index), preparava il terreno per Teller: nel suo libro, al primo capitolo della Lecture I («The nature and feasibility of thermonuclear War»), compariva una deliziosa Table 3 («Tragic but distinguishable postwar States))).Eccola: Dead Economic Recuperation 1 year 2 years 5 years 10 years 20 years 50 years 100 years Dotato di una forte sensibilità, Kahn, alla fine della Table, non poté fare a mano di domandarsi: «Will the survivors envy the dead?». La risposta fu che, indubbiamente, la situazione non sarebbe stata comica, ma «while recu- L (4) Tutto questo è insito nel principio dell'entropla, cioè nella seconda legge della termodinamica (dovuta agli esperimenti condotti, nel secolo scorso. da un giovane ufiiciale dell'esercito francese, Sadi Carnot): ogni energia (in senso lato) spesa per stabilire un acerto ordine» (nel nostro caso un datrivo ordinen. che non mira alla felicità dell'uomo) è pagaca da moltiplicazione crescente del disordine nel resto del sistema. Ci si può iriCorm~re,a ques:o proposito, leggendo aEntropy, a new World viewr di Jeremy Rifkin (Foundation ofEconomic Trends, (,) Karl von Clausewitz (1780-18313, u n generale prussiano maggiormente conosciuto come ii più grande teorico moderno di strategia militare e di studi sulla guerra e sulla natura. E stato d i avere soprawalutatO i strettamente militari della guerra, motivo a cui si attribuisce ,a debolezza delle sue posizioni rtmtegiche, e stato studiato simpatia, nell'èra atomica, dal socto~ogo francese Raymond Aron (aPenser le guerre. CIausewitz., édition Gallimard, 1976). aClausew~tz». scrive Aron, «a été lu dans les éioles d'état-major. par Moltke et par Foch. mais aussi par Lénine et par les maotistes. Qui se reclame de lui, à bon droit: Schlieffen et le haut commandement allemand de 1914, ou bien Lénine et Mao Tsé-toung?.. .n. Aron corregge anche alcuni luoghi comuni su di lui: ~Théoriciende la stratégie classique de I'ige européen, a-t-il encore quelque chose à nous enseigner à I'ige planétaire? Des deux idées maitresses - principe d'anéantissernent er s~iprématiede I'intelligenre politique sur I'instrurnent niilitaire -- !'arme iiucléaire confirme la deuxième et modifie le sens de la prernièrr,>. XXXII COMUNI D'EUROPA luglio-agosto 1983 peration times may range al1 the way from one rezza, non possono basarsi su valutazioni ma- zionale è diventato multipolare e che la prolito a hundred years, even the latter is far diffe- nichee (tutta la bontà e l'intelligenza da un la- ferazione nucleare è in corso: noli si tratta perrent from the "end of historyl'». Certamente to, la cattiveria e la stupidità dall'altro). Ricor- ciò soltanto di creare un'atmosfera di fiducia dovremmo programmare la riorganizzazione dano che esistono attualmente, in tutto il - di distensione - fra le due superpotenze, del dopoguerra e fare, a partire da questo mo- mondo, più di 50.000 bombe atomiche (una ma di dare una autorità politica ed istituzionamento, penosi investimenti a questo scopo, ma sola bomba atomica, di una certa grandezza, è le ad un forum, ad un'organizzazione planetala storia umana continuerà, con i suoi dolori e in grado di emettere una quantità di energia ria (l'ONU?) in grado di risolvere una equaziole sue gioie. molto superiore a quella prodotta da tutte le ne a più incognite. La seconda osservazione è Ci sembra che, in fondo, Kahn e Teller siano esplosioni di tutte le guerre della storia del ge- che, in un'epoca caratterizzata da una tecnolodegli ottimisti. A parte il fatto che nessuno sa nere umano, comprese quelle delle due mini- gia sempre più diffusa e perfezionata, il disarse e come una guerra atomica può essere con- bombe di Hiroshima e Nagasaki e delle bombe mo, come il riarmo, possono essere realizzati in trollata, o limitata, ricordiamo che le conse- «convenzionali» usate in Vietnam ed in Afga- un lampo: soltanto delle istituzioni comuni guenze dello scoppio di una bomba sono - nistan): ebbene, l'esistenza di un tale arsenale possono garantire un ordine stabile, senza il per usare un termine preso a prestito dalla far- non è giustificata da ragioni militari, ma si quale un solo arrogante potrà sempre vanificamacologia - sinergiche: gli effetti prodotti spiega piuttosto in termini di politica interna re la tregua e la distensione stabilita dagli altri. non sono soggetti ad una semplice addizione, (l'alleanza dei militari con i managers delle Ricordate le parole di Jean Monnet? Le istituma ognuno rende più «incisivi»gli altri. Dob- tecno-strutture produttive) e soprattutto con zioni xdonnent la Iégitimité et garantissent la biamo considerare che viviamo in una società motivi psicologici (con la paura, se non addirit- dareé» («Memoires»,Fayard, 1976: p. 16). formata da sistemi interdipendenti: acqua, tura con il terrore, e quindi con lo stato d'aniInfine ci sono quelli che si basano sulla disenergia elettrica, vigili del fuoco, ascensori, mo irrazionale, che domina le relazioni intersuasione (detevent) e sulla sua logica spietata: ospedali, telefoni, semafori, ecc. ecc. Una nazionali). Allora non basta soltanto negoziare ma anche in questo caso bisognerà verificare bomba, una sola bomba, anche ammesso che una diminuzione degli armamenti - se possicosa succede se la dissuasione pretende di pronon uccidesse nessuno, renderebbe impossibile bile lasciando alle superpotenze l'uno per cenlungarsi all'infinito nel tempo, e se la sua logila vita in un contesto sociale organizzato. Ma to dell'attuale armamento atomico, che è già ca giunge fino alle estreme conclusioni. In povorrei ricordare anche un'esperienza della se- quanto basta per distruggersi reciprocamente, conda guerra mondiale, ancora di tipo «con- o, meglio ancora, sopprimendo gli arsenali ato- che parole: la dissuasione ci permetterà di govenzionale»: alcuni distaccamenti militari, in mici - ma bisogna piuttosto giocare d'antici- dere della tregua all'infinito o non ci condurrà condizioni angosciose, hanno sofferto di un'al- po sull'awersario, al fine di instaurare un cli- piuttosto, prima o poi, nonostante la calma apparente, all'annientamento del genere umata percentuale di impazziti. E dopo lo scoppio ma psicologico più disteso. Nello stesso àmbito no? Vediamo. della bomba che cosa succederà alla popolazio- possiamo classificare anche quelli che hanno ne civile, uomini, donne e bambini? Per quan- dichiarato, in caso di conflitto nucleare, di riPer dissuadere bisogna avere una forza adeto riguarda i danni causati all'ecosistema non nunciare ufficialmente a sferrare il primo attac- guata, questo implica la possibilità di conoscemi dilungherò sulle radiazioni, sono sciocchez- co (first strike): a questo proposito non possia- re, giorno e notte, la forza e gli eventuali proze: che dire piuttosto della riduzione dello mo non citare l'articolo pubblicato nell'aprile gressi dell'awersario e - cosa sempre più diffistrato di ozono prodotta dalle bombe e dun- 1982 dalla rivista americana «Foreign Affairs*, cile dato il progresso tecnologico inarrestabile e que del fatto che quelli che non moriranno di- e firmato da «quattro americani che per molti diversificato - di valutarli. Bisogna essere forventeranno probabilmente ciechi? Milioni di anni si sono occupati delle relazioni tra le armi ti, ma anche, e soprattutto, sembrare forti. Bimorti, niente telefono né vigili del fuoco, tutti nucleari, la pace e la libertà dei membri sogna essere credibili: cioè manifestamente dii medici e gli infermieri ciechi.. . No, Clause- dell' Alleanza Atlantica* (i «quattro» non erano sposti ad utilizzare, costi quel che costi, questa witz è morto. degli sproweduti: si trattava di Georges Ken- forza. Un quadro simile è, evidentemente, diAllora i politici, gli esperti, gli psicologi, e nan, ex ambasciatore USA a Mosca, inventore namico, bisogna perciò limitare i rischi e non perfino i moralisti intervengono, per evitare della teoria del «containement» dei sovietici, fornire all'awersario il pretesto per sferrare il una guerra che si può minacciare, ma che non Robert Mc Namara, ministro della difesa sotto primo attacco, magari senza motivo, semplicesipaò fare. I più radicali pensano che, anziché Kennedy , Mc George Bundy, assistente specia- mente perché ci teme, o perché è convinto che difendere lo Stato, bisogna in questo momento le di Kennedy per la sicurezza nazionale, Ge- stiamo realizzando dei progressi che modifipensare piuttosto a difendere la vita umana. rard Smith, che ha guidato la delegazione cherebbero notevolmente l'equilibrio. La disDobbiamo quindi rinunciare a difenderci (a li- americana nelle trattative per la limitazione suasione presenta non solo elementi di reciprovello atomico o in toto ) e confidare nell'astu- delle armi strategiche - SALT - dal 1969 al cità, ma anche molti altri problemi. Se realizzia della storia: ({Graeciacapta ferma victorem 1972). Questo articolo ha sollevato una valanga ziamo un sistema di difesa antimissilistica tale cepita, cioè la Grecia vinta con le armi dai ro- di critiche, sia americane (soprattutto negli da rendere difficili le rappresaglie (retaliation) mani, conquistò a sua volta i vincitori nel cam- ambienti vicini all'amministrazione Reagan) dell'awersario, questo sarà forse spinto ad atpo dell'ingegno e della cultura. Gli awersari di che europee (come sappiamo la difesa delllEu- taccare per primo per evitare di dover rinunciaquesta posizione sollevano diverse obiezioni: se ropa occidentale è oggi basata interamente sul- re ad una garanzia insostituibile (la rappresaanche il Giappone avesse avuto «la bomba», gli la minaccia del primo attacco atomico, nel caso glia). D'altra parte la sempre crescente preciamericani non avrebbero distrutto Hiroshima e di una eventuale «invasione» convenzionale, sione dei missili ha reso possibile (relativamenNagasaki; pensiamo dawero che se avessimo data I'asserita mancanza di un equilibrio delle te, per la presenza dei sottomarini ecc. ecc.) lasciato vincere Hitler (o, ai nostri giorni, un forze convenzionali tra il Patto Atlantico, più l'attacco a sopresa contro-forza (come ho già qualsiasi regime demoniaco), potremmo con- debole, ed il Patto di Varsavia): ma non voglia- detto) che renderà difficile o impossibile il rivertire i vincitori? O peggio: a forza di cedi- mo, in questa sede, riportare le diverse tesi. In corso alla rappresaglia. Questo, pur non essenmenti (appeasement) non finiremo per ricom- genere, la categoria di cui parliamo è di tutto do l'unico motivo, spinge sempre di più a molpensare i violenti, rinunciare allo Stato di dirit- rispetto, e non possimo negare i suoi sforzi: ma tiplicare l'armamento atomico, al fine di costito, e cadere nell'anarchia totale, visto che ac- quello che ci interessa - lo ripetiamo - non è tuire delle riserve senza fine. Insomma: c'è tutcanto agli Stati dispotici e arroganti esisterà an- come «gestire la tregua» ed «allontanare il peri- to un capitolo della dissuasione intitolato «simche una miriade di organizzazioni criminali colo» - problema sicuramente fondamentale, metria del terrore». Ma c'è anche un terzo capiprivate, di «mafie»internazionali, dotate di ar- che abbiamo già affidato a quelli più sapienti tolo: se devo essere veramente credibile, devo mi atomiche (non dimentichiamo, a parte i di noi -. I1 nostro problema è: queste propo- sembrare un falco pur essendo una colomba, e, missili, le mine atomiche anche miniaturizza- ste - ammesso e non concesso che siano valide a mia volta, evitare accuratamente di credere alla lealtà dell'awersario. In fondo, nonostante te)? - possono garantire la pace nel lungo perioAltri, molto meno radicali, riconoscono do? Mi limito a fare due osservazioni. La pri- quanto detto sulla «simmetria del terrore», se ugualmente il primato della politica sulle argo- ma: se è giusto tenere conto delle pregiudiziali riesco a costruire dei missili in grado di sfuggire mentazioni di tipo puramente e semplicemen- politiche a proposito dell'equilibrio del terro- al sistema di informazione dell'awersario, e se te militare: la difesa, e più in generale la sicu- re, bisogna anche pensare che l'assetto interna- riesco a garantire il mio paese da qualsiasi at- luglio-agosto 1983 COMUNI D'EUROPA XXXIII tacco atomico dell'awersario, tanto meglio! Mi tale poteva essere il British Commonwealth, se me kind of international authority to keep the peace fossero stati presi in considerazione i suggeri- of the world...D. Quale autorità hanno oggi le sono spiegato? Credo di aver mantenuto la promessa: non menti di qualche saggio e le rivendicazioni di Nazioni Unite? ho scelto tra più politiche ugualmente tese al alcuni Dominions. Nel 1916 a Londra, fu pub3. Ma che cosa possono fare i gemellaggi per mantenimento della tregua. Nello stesso tem- blicata, a cura di Lionel Curtis (6) un'opera l'unità europea? E quali saranno, in concreto, po credo di aver contribuito al discorso della collettiva, «The Commonwealth of the Nagli effetti dell'unificazione europea sull'orgapace, tralasciando comunque una parte del pa- tions», che faceva la storia del fallimento delle nizzazione della pace? norama senza sbocco della tregua (per esempio unioni confederali tra Stati sovrani. Alla confeTutto questo è stato ampiamente sottolineanon mi sono buttato sulle conseguenze incon- renza imperiale del 19 11 la Nuova Zelanda to nella risoluzione degli Stati generali di Matrollabili della guerra nello spazio o «au niveau aveva chiesto, invano, l'istituzione di un Parladrid (settembre 1981). Su questa base di parmento bicamerale del Commonwealth. Un'aldes e'toiles et des anges))). tenza e seguendo la filosofia del CCE, non è Esiste, senza dubbio, la necessità - terribile tra grande speranza andata delusa (ricordate difficile aggiornare il discorso ed essere in granecessità - di guadagnare tempo e di evitare Roman Rolland, John Dewey, Sidney e Beatrido di politicizzare nel giusto senso i nostri gela conflagrazione «finale»; ma nel frattempo ce Webb?) è stata, palesemente e per motivi mellaggi. In particolare, se, come abbiamo dobbiamo risalire alle cause della guerra (eco- diversi, l'Unione delle Repubbliche Socialiste detto, la situazione mondiale è drammatica, Sovietiche. A loro volta le due guerre mondiali dato il pericolo di una conflagrazione generale, pervennero a due insuccessi, la Società delle bisogna accelerare l'unificazione europea: il teNazioni e l'Organizzazione delle Nazioni Unisto presentato dalla commissione a d hoc presiete: ma il secondo non è ancora un insuccesso duta dal collega Hofmann (approvato dal Codefinitivo, l'èra atomica non lo consente. Dimitato Direttivo del CCE il 10 dicembre 1982 a versi autori hanno criticato il carattere non feParigi e ratificato dalla nostra Assemblea dei derale della Società delle Nazioni: Luigi EinauDelegati a Magonza-Mainz, nel marzo 1983) ci di, che sarebbe diventato, di lì a venticinque indica il tipo di istituzioni europee da sosteneanni circa, presidente della Repubblica italiare. È comunque da appoggiare il lavoro costina, è stato forse uno dei primi, e dei più rigotuente del Parlamento Europeo (7), ed i geKant , rosi (con i suoi articoli sul quotidiano di Milamellaggi dovranno incoraggiare gli europei a autore de no, «Corriere della Sera», firmati Junius, tra il «La pace perpetua» 1917 ed il 1919). Nel periodo compreso tra le sostenere il «progetto costituzionale» alle prose primo sime elezioni dirette (nella primavera del due guerre mondiali nacque tutta una letterateorico moderno 1984). Ma per appoggiare validamente questo tura politica, che dimostrava come soltanto il del federalismo. progetto storico - sia alle elezioni europee, sia federalismo sia in grado di trovare la chiave per per quanto riguarda la ratifica in tutti gli stati nomiche, sociali, psicologiche, culturali) e so- l'organizzazione della pace. Ci limiteremo a ridel Trattato dell'unione europea, economica e prattutto trovare, prima della probabile fine cordare «Pacifism is not enough (nor Patriotism politica, che ne deriva - occorre creare (secondell'umanità, il sistema per rendere la guerra either)» di Lord Lothian: si tratta di una serie di do i suggerimenti degli Stati generali di Roma praticamente impossibile. lezioni, tenute nel 1935, e poi pubblicate nel Per trovare la soluzione dobbiamo tornare a 1941 da Lord Beveridge. Non posso dimentica- del 1964) un vero <fronte democratico europeo» (((europaische demokratische ActiongeKant, autore de «La pace perpetua» e primo re un altro libro che ebbe un successo enorme teorico moderno del federalismo. A parte il fe- sia in Europa che in America e in Asia, «Union meinschaft))). È in realtà necessario un patto deralismo, o, se preferite, la realizzazione della Now» di Clarence K. Streit (New York 1938, sociale europeo, se vogliamo aggregare le forze politiche, economiche e sociali sufficienti per democrazia (mondiale) dell'interdipendenza, uscito a Parigi nello stesso anno con il titolo battere il nazionalismo, fondato sul corporatinon esiste altra soluzione. Oggi in Europa, al «Union ou Chaos))): nel quale si proponeva, in vismo, sugli interessi protetti e su tutti i vested più presto nel mondo. Anche i teologi cristiani contrapposizione al fascismo e ad Hitler, interests, e le esitazioni dei governi. Un patto contestano la legittimità della sovranità nazio- l'unione federale degli Stati Uniti d'America, sociale tra gli imprenditori coraggiosi, i tecnici, nale illimitata (vedi il messaggio di Paolo VI al- del Commonwealth britannico e delle demogli scienziati e gli intellettuali favorevoli alla rile Nazioni Unite, del 1976): d'altra parte di crazie europee della costa atlantica. Quindi, strutturazione della ricerca scientifica e tecnofronte al disastro del Golfo Persico, non c'è bi- come dicevo, il nuovo insuccesso dell'organizlogica in Europa, e alla realizzazione di vere sogno di lunghe meditazioni. zazione delle Nazioni Unite: ma i milioni di «politiche comuni» da una parte, e i sindacati C'è un documento della Conferenza episco- morti della seconda guerra mondiale - morti dei lavoratori, i disoccupati, i giovani, le donne pale tedesca, cattolica (Die Deutschen Bischofe per la libertà, la giustizia, e per una pace riche vorranno impegnarsi in questa rivoluzione, 34, del 18 aprile 1983), che mi sembra partico- spettosa di tutti i popoli - e la minaccia atoa condizione di non farne le spese, dall'altra. larmente interessante: uno dei paragrafi ha per mica della fine della storia, ci obbligano a riBisogna dunque, attraverso i gemellaggi, diftitolo «La "Pace perpetua" come programma lanciare l'organizzazione delle Nazioni Unite fondere l'idea - già lanciata dal Parlamento ed il federalismo, cominciando dall'Europa. attuabile nella storia». Europeo - di una rete comunitaria di agenzie La «Pace perpetua)) è stato stampato nel Mi piace terminare questo paragrafo ricorregionali del lavoro, in grado di garantire I'oc1795, ma Kant aveva già formulato alcune di dando l'ultimo capitolo di un libro notevolissicupazione senza alimentare il parassitismo, di quelle tesi circa dieci anni prima in «Idee di mo e per noi essenziale: «Studies in Federa1 fornire una preparazione professionale adeguauna storia universale dal punto di vista cosmo- Planning)), edito a Londra nel 1943 a cura di ta (attraverso lo sviluppo dell'attuale Fondo sopolitico». Tra il 1787 ed il 1788 Hamilton, Ma- Patrick Ransome. Questo capitolo si intitola ciale della Comunità), di coordinare la domandison e Jay pubblicarono, in alcuni giornali di «World Government and World Peace» ed è da e l'offerta di lavoro, di creare nuovi posti di New York, 85 articoli a favore della nuova co- stato scritto da K. Zilliacus. Comincia dicendo: lavoro nel terziario (la società europea ha bisostituzione degli Stati Uniti (d'America): questi «The case against inrernational anarchy as a breeder gno di servizi molto più avanzati, per evitare articoli formarono poi un celebre testo, «The of war non longer be argued. Governmenrs and puFederalist or the New Constitution», che spiega blic opinion alike are commirred to establishing sola solidarietà realizzata dal federalismo. (7) Gli Stati generali del CCE a Vienna (Austria). nel L'esperienza del federalismo americano suscitò 1975, rivendicarono le elezioni dirette del Parlamento Eugrande interesse in Europa e nel mondo, e nel (6) Lionel Curtis è l'autore d i un testo molto interessan- ropeo, che avrebbe dovuto assumere poteri costituenti, suldiciannovesimo secolo fu analizzata in due te (Londra, McMillan, 1934): xCivitas Dei». Curtis indicava la base della sua legittimazione popolare (a Vienna la commissione per le risoluzioni era presieduta da Gaston Defclassici, uno francese: «De la démocratie en quale doveva essere l'evoluzione dell'idea di Common- ferre, sindaco di Marsiglia). Questa, d'altra parte. era la liwealth (la Respublica dei Latini): arriverà un tempo xin cui Amérique)) (1835- 1840) di Alexis de Tocque- la repubblica non sarà più limitata allo Stato nazionale. e nea tradizionale del CCE, che aveva già chiesto, con I'Apville, e l'altro inglese: «The American Com- le Nazioni. consapevoli della loro storia e delle loro caratte- pello di Esslingen sul Neckar (19>5), l'istituzione di una monwealth)) (1888) di James Bryce. Ma un ristiche particolari, avranno imparato malgrado ciò ad ope- Assemblea costituente europea, dato che xi governi sono stati lenti o peggio ancora insufficienti>. grande esempio di federalismo intercontinen- rare come organi di una repubblica internazionalev. XXXIV COMUNI D'EUROPA costi economici e sociali terribili, se non si difenderanno l'ambiente e le categorie umane più deboli, i bambini, i giovani disoccupati, gli anziani, gli handicappati) (8). Tutto questo implica il coinvolgimento nei gemellaggi delle forze economiche e sociali i n vista d i u n progetto politico europeo. I gemellaggi devono anche concorrere alla lotta contro i misoneismi, i pregiudizi, i malintesi tra i nostri Paesi dove, fra l'altro, esistono sistemi e programmi scolastici, che sembrano alimentare piuttosto la rinascita del nazionalismo che la comprensione intraeuropea (nel XVIII secolo - anche se, indubbiamente, a livello di élites - l'Europa era culturalmente molto più unita di oggi: noi assistiamo ad un nazionalpopulismo indecente). Gli stessi lavoratori mig:anti non sono sempre buoni avvocati dell'unificazione: bisogna moltiplicare i gemellaggi tra comuni di emigrazione e comuni di immigrazione, per capire meglio le situazioni rispettive. L'Unione economica e politica europea sarà Tlle l'arl~s~~icn~ e x r r u w driui,cr:i*i, ionriol ui,cr therunning maggiormente responsabile - all'interno coof rhc Etlrupn Itr 434 .\iri~iix.r>aie ciccrrJ eucqfi%.e>wirio rrprphrni ihr w*.i,plr $01 iht icienikr coi~iiirics me per il resto del mondo - della sicurezza '11s neit ele<uiiw aie in 19XJ dei nostri Stati. Potrà anche contribuire alla costruzione di un nuovo ordine economico internazionale, e quindi all'eliminazione, in un quadro, come abbiamo detto, sempre più multipolare, di una parte delle principali cause venzione si dovrebbe istituire una Autorità della guerra, moltiplicando i legami tra gli Sta- (nel quadro delllONU) per gestire, nell'inteti e i motivi di una solidarietà soprannazionale. resse di tutta l'umanità, le ricchezze (naturali e Agli Stati generali di Madrid abbiamo auspica- biologiche) dei fondi marini e del loro sottoto questo nuovo ordine economico internazio- suolo aldilà delle giurisdizioni nazionali. L'Eunale: che dire allora dell'atteggiamento negati- ropa federata dovrebbe abbandonare ogni idea vo di molti dei nostri stati nazionali europei, di egemonia ed essere in grado di contribuire che si sono rifiutati di sottoscrivere la «Conven- all'organizzazione della solidarietà internaziozione sul diritto del mare» di Montego Bay nale, naturalmente esigendo dal Terzo Mondo (Giamaica) - dicembre 1982 - appoggiata il disarmo come controparrita allo sviluppo. Esda 119 Paesi per la maggior parte del Terzo sa potrà e dovrà inoltre impegnarsi per il rilanMondo, dopo più di dieci anni di negoziati in cio delle Nazioni Unite. È in questo senso che seno alle Nazioni Unite? Secondo questa con- si deve concepire - come in effetti abbiamo fatto - l'Appello per l'unificazione dell'Euro(8) È evidente che un3Unione economica e politica eu- pa, contributo fondamentale all'organizzazioropea non può trascurare i problemi del!a difesa e della si- ne della pace: appello da rivolgere a tutti i cocurezza. D'altra parte un'unione polirica ed economica muni e a tutti gli enti locali europei gemellati o avrebbe la possibilità di standardizzare gli armamenti e che vogliano gemellarsi. (Vedi appendice). l'organizzazione militare. risparmiando notevolmente. luglio-agosto 1983 1984 due tappe importanti: le seconde elezioni europee e i XV Stati Generali del CCE in Italia ~ Grnniiiiiri? Ora, anche ammettendo di essere d'accordo con il più «falco» tra i generali, sappiamo bene che nella simmetria del terrore esistono delle asimmetrie che non possiamo sottovalutare. Una di queste asimmetrie è rappresentata dalla situazione della NATO in Europa: una asimmetria di tipo aqualitativo~.Si parla di schiacciante superiorità delle forze convenzionali dell'Europa orientale rispetto all'Europa occidentale: questo postula la disponibilità dellrEuropa occidentale (e della NATO) a sferrare il primo attacco atomico Cfirst strike) in caso di invasione convenzionale. Ma anche disponendo di mezzi sofisticatissimi e localizzati, una guerra nucleare contro l'invasore resta un suicidio: è credibile che l'Europa sia disposta a suicidarsi? Naturalmente non ci sarebbe soltanto il pericolo derivante dalle sue stesse armi, ma anche il timore delle rappresaglie (retaliation) del nemico. Da quanto detto discende, per diminuire il pericolo atomico, la necessità di dotarsi di armamenti convenzionali adeguati. Ma solo un'Europa unita potrebbe economicamente sopportare ecc. ecc. Occorre fare ancora una considerazione. Solo un'Europa unita può realizzare nell'ambito dell'alleanza atlantica quella equdpartnership di cui parlava il presidente Kennedy. L'equalpartnershz) renderebbe gli europei protagonisti e non spettatori di ogni negoziato sui problemi che potrebbero sorgere in Europa tra I'URSS e gli occidentali. L'importanza del diretto coinvolgimento degli europei in questo discorso è fin troppo evidente: tutto uscirebbe dal campo della propaganda (e della diplomazia) per rientrare nell'ambito della responsabilità diretta (e della democrazia). La diminuzione del rischio, in tutti i sensi, non ha bisogno di commenti. 4. A questo punto i colleghi ci domenderanno: «Che cosa possiamo fare concretamente nell'àmbito dei gemellaggi?~. Risposta: a) moltiplicare i gemellaggi tra tutti i Paesi della Comunità europea, i Paesi «candidati», i Paesi che guardano con simpatia all'integrazione europea, i Paesi del Nord e i Paesi del Mezzogiorno e del Mediterraneo: molti pregiudizi, malintesi e conflitti devono assolutamente essere superati; b) coinvolgere nella vita del gemellaggio tutte le classi sociali, la scuola, la cultura, i giovani; organizzarli in modo tale che la comprensione linguistica sia risolta ogni volta convenientemente; C) informare dettagliatamente le popolazioni sugli orrori della guerra atomica e sui pericoli immensi che questa comporta per la sopravvivenza dell'umanità. Nel frattempo sforzarsi di spiegare che non esiste una soluzione pacifista, militare o diplomatica, che nel lungo periodo possa garantire la pace senza un rilancio dell'organizzazione delle Nazioni Unite e, nelle more, la realizzazione di iniziative con- crete per una organizzazione sovranazionale solidale (la marcia verso il federalismo internazionale si identifica con quella verso la pace autentica); d) sostenere senza esitazioni la trasformazione della Comunità europea in una vera Unione economica epolitica soprannazionale; e) convincere la popolazione che i governi nazionali («lenti ed insufficienti» nella dizione dell'Appello di Esslingen - del 1955 - del CCE) sono incapaci di fare avanzare l'integrazione europea, e che occorre dare tutto l'appoggio al Parlamento Europeo, eletto dagli europei nel 1979, e che sarà rieletto nel 1984; f) sostenere il Progetto di Costituzione europea democratica all'esame del Parlamento Europeo, di cui dobbiamo riconoscere la legittimità morale, politica e storica; g) persuadere i partiti politici dei nostri Paesi ad interessarsi maggiormente ai problemi europei, e ad organizzarsi adeguatamente a livello soprannazionale; h) convincere i partiti a convergere verso un patto sociale europeo, e ad unirsi con tutte le forze sociali e culturali in un fronte democratico europeo per realizzare quel esalto di qualità», di cui l'Europa ha urgente bisogno, e che è condiviso, all'esterno dell'Europa, da tutti gli uomini di buon senso e realmente pacifici; i) convincere i cittadini che l'unità democratica dell'Europa è realmente (come recita il giuramento dei nostri gemellaggi) «una impresa necessaria di pace e di prosperità»; 1) far discutere ed approvare da tutti i consigli comunali e dagli enti locali gemellati un Appello per appoggiare il Parlamento Europeo, le sue iniziative, il suo coraggio, il suo contributo alla pace; m) appoggiare nei comuni gemellati quelle iniziative prese dai parlamentari europei coerenti con lo spirito federalista del CCE. giugno l983 (traduzione italiana dall'oeinale francese) luglio-agosto1983 COMUNI D'EUROPA appendice Progetto d'Appello ai Comuni e a tutti gli Enti locali e regionali europei per gemellaggi, che pongano in primo piano 11 problema dell'organizzazione della pace La bomba atomica e gli altri terribili strumenti, che la tecnologia contemporanea ha messo a disposizione prima di alcuni Stati, poi di un numero sempre maggiore di Stati e, infine, metterà a disposizione anche di ristrette organizzazioni terroristiche extra-statuali, fanno si che il problema della pace fra gli Stati e gli uomini e della sua organizzazione si ponga ormai come assolutamente prioritario per la continuazione di una convivenza civile e per la stessa sopravvivenza dell'umanità. L'equilibrio del terrore non può essere procrastinato all'infinito, e la ragione e lo stesso spirito di conservazione esigono che, specie in un mondo che da bipolare ha acquisito irreversibilmente una struttura multipolate, si lotti per un passaggio dalla politica di potenza - e sia pure di potenza messa a disposizione di una ideologia - a una politica di negoziato permanente e di gestione comune dei più scottanti problemi internazionali, dal disarmo alla eliminazione della fame, dalla equa distribuzione delle ricchezze del fondo degli oceani alla salvaguardia dell'ecosistema planetario. Una cultura della pace si deve formare al di sopra dei blocchi e delle divisioni ideologiche e religiose, e questa non può che cominciare col diffondersi ovunque della piena coscienza degli aspetti terribili della guerra moderna, anche solo convenzionale - ciò proprio nella fase storica in cui uno sregolato sviluppo ci sta per offrire in taluni Paesi agglomerati urbani di oltre trenta milioni di persone -. Nella diffusione di questa cultura una grande missione spetta ai Comuni e a tutte le Comunità di base, che vincendo con coraggio resistenze e pregiudizi debbono inconttarsi su scala internazionale e rendersi partecipi vicendevolmente delle proprie gravi inquietudini, arrivando a proposte concrete per il superamento dell'equilibtio del terrore. Stabilito questo quadro generale di azione e di riflessione, gli incontri fra Comuni e altre Comunità locali e regionali e tutti i geinellaggi nell'ambito territoriale del Consiglio d'Europa e ancor più della Comunità europea debbono avere poi un carattere specifico, che del resto ricorda l'aspetto caratteristico col quale furono ideati i gemellaggi oltre trent'anni fa, cioè la definitiva riconciliazione, nella democrazia comune, fra Paesi europei che avevano suscitato con le loto dispute per ben due volte una guetra mondiale. Secondo le indicazioni del Consiglio dei Comuni d'Europa, ribadite e approfondite dagli Stati generali di Madrid (settembre 1981),i gemellaggi europei debbono contribuire a promuovere l'unità politica e democratica del17Europa - o di quella parte d'Europa che sia frattanto disponibile - con due intenti. 11 primo: che questa unità rappresenti un evento esemplare, poiché si tratterebbe di una unificazione raggiunta col pieno consenso dei popoli e nel pieno rispetto di tutte le libertà, personali e locali. L'altro: che questa unità dia agli europei una incisiva possibilità di conttibnire a eliminare le cause della guerra, fra l'altro con l'avvio a un nuovo ordine economico internazionale e il superamento del sottosviluppo dei Paesi della fame. D'altra parte il passaggio del mondo dalla struttura bipolare a quella iiiultipolare rende sempre più urgente un nuovo ordine politico e istituzionale nel mondo e il rilancio dell'organizzazione delle Nazioni Unite. L'unità di una Europa democratica e pacifica può essere il primo passo in questa direzione. I gemellaggi devono tendere a dare con continuità la parola ai popoli europei, che non possono fermarsi a un'Eutopa intergovernativa ancorata alla difesa di vecchi privilegi e di interessi costituiti: il primo interlocutore dei Comuni e delle altre Comunità locali e regionali non può in tal senso che essere il Parlamento Europeo, che va incoraggiato, appoggiato, spronato. I Comuni gemelli dovranno impegnarsi dunque per l'affermazione di un progetto di Unione politica ed economica europea proposta dal Parlamento Europeo e che prospetti un primo esempio di pacifica realizzazione di una democrazia sovranazionale. In conclusione bisogna lottare per la pace e la sua organizzazione ovunque, non piegandosi all'ostacolo di alcuna frontiera, e subito - e di questo si debbono fare carico i gemellaggi -: ma, in più, i gemellaggi nell'ambito territoriale europeo debbono mirare sempre allo sviluppo politico, economico, sociale e culturale del processo di integrazione europea, fattore essenziale di pace; e si debbono moltiplicare fra il Nord e il Sud dell'Europa, come pegno di una più larga e strategica volontà di superate gli insopportabili squilibri fra il Nord e il Sud del mondo. XXXV Cosa nasconde una por ile Olivetti? Polo Artico all'Australia Olivetti annulla le distanze continentali e assicura l'organizzazione e la trasmissione dell'informazione. E con la linea più completa al mondo di macchine per scrivere elettroniche, Olivetti ha recentemente messo a disposizione di tutti la possibilità di incrementare la produttività e di vivere contemporaneamente il lavoro quotidiano in modo più autonomo e creativo. Così, nel 1982 Olivetti ha realizzato un fatturato di oltre 3.340 miliardi di lire, di cui il 65% in paesi diversi dall'ltalia. Un fatturato che proviene dalla vendita di prodotti, ma anche di tecnologie coperte da brevetti internazionali e che Olivetti esporta in tutti i paesi del mondo, U.S.A. e Giappone compresi. Tutto ciò, è Olivetti. OlTvetti garantisce Eutuiu, alle vostre scelte organizzative. luglio-agosto 1983 COMUNI D'EUROPA 9 )pa (CCE) e della sua Sezione italiana (AICCE) - I semestre 1983 Incontro su «Una proposta federalista per la crisi dell'occupazione: l'Agenzia di lavoro del Piemonte» - Comitato regionale piemontese (Torino, 8 febbraio) Comitato centrale (Roma, 26 febbraio e 11 giugno) Convegno sul tema: «Una strategia per riportare 1'Italia in Europa» (Roma, 10 marzo) Convegno su «Federalismo, comunitarismo e politica del territorio, - Comitato regionale piemontese (Ivrea, 14 marzo) Ia Conferenza regionale della forza federalista (Bologna, 5 giugno) Riunione del Comitato ristretto per la preparazione di un Convegno europeo sull'emigrazione (Roma, 22 marzo; 27 aprile) C Federazioni regionali Comitato direttivo della Federazione regionale sarda (Cagliari, 12 febbraio) D Varie Riunione dei membri della delegazione italiana che hanno partecipato alla XVII sessione plenaria della CPLRE (Roma, 2 1 gennaio e 12 maggio) Incontro di una delegazione dell'AICCE con il ministro per il coordinamento interno delle politiche comunitarie, on. Biondi (Roma, 25 gennaio) Riunioni dei Segretari generali dell'AICCE-ANCI-UNCEM-UPI: per l'esame degli articoli del decreto sulla finanza locale (Roma, 20 gennaio) per la formazione della delegazione italiana alla XVIII sessione plenaria della CPLRE (Roma, 15 giugno) Incontro AICCE-ANCI-UNCEM-UPI con la Commissione Finanze e Tesoro del Senato per la presentazione degli emendametni sul decreto 95 2 (Roma, 2 5 gennaio) Incontro dei membri del Comitato di segreteria con il sottosegretario al Tesoro, on. Fracanzani, per il seminario europei sulla finanza locale (Roma, 16 febbraio) Riunione di tutte le Associazioni nazionali delle autonomie locali - Comitato nazionale di solidarietà con i popoli dell' Africa australe (Roma, 20 aprile; 4 maggio) IIa Conferenza nazionale della Forza federalista organizzata da: MFE, AEDE, AICCE, ASE con il patrocinio della Regione Toscana, dei Comuni di Firenze e Montecatini, delle Province di Firenze e Pistoia, dell'ufficio per l'halia della Commissione CEE (Firenze-Montecatini, 23-24 aprile) I1 Attività in collegamento con altre organizzazioni C) Rapporti con il CIFE (Centro italiano di formazione europea) Comitato direttivo (Roma, 18 febbraio; 27 aprile) Seminario interregionale «Verso le seconde elezioni europee* (Caserta, 27-28 marzo) Assemblea generale dei soci (Roma, 27 aprile) Convegno di studi su «L'Europa mediterranea verso l'Europa comunitaria», in collaborazione con il MFE di Catania e il Movimento studentesco per I'organizzazione internazionale (Catania, 4-5 giugno) Tavola rotonda sul tema: «Crisi globale e crisi locali: la risposta e la sfida federalista», in collaborazione con il MFE (Roma, 10 giugno) d ) Rapporti con I'AEDE (Associazione europea degli insegnanti) Incontro in vista della XXX Giornata europea della scuola, in collaborazione con la Provincia di Frosinone (Frosinone, 10 gennaio) Convegno-dibattito sul tema «Europa: quale futuro?,, in collaborazione con la Provincia di Frosinone (Frosinone, 29 gennaio) Convegno nazionale sul tema «La Comunità educante in Europa: molo delllAEDE» (Sanremo, 10-12 marzo) Comitato centrale (Roma, 18 giugno) e) Rapporti con 1'ASE (Associazione Stampa Europea) Incontro dei giornalisti europei con il ministro per il coordinamento interno delle politiche comunitarie, on. Biondi (Roma, 8 febbraio) Convegno nazionale sul tema: «Elezioni 1984: per quale Europa?$ (Roma, 15 marzo) Comitato politico (Roma, 20 aprile) Assemblea (Roma, 10 giugno) Q Rapporti con lo IAI (Istituto affari internazionali) Comitato direttivo (Roma, 28 gennaio) A Federaliste ed europeiste a) Rapporti con il CIME (Consiglio italiano del Movimento Europeo) Consiglio di Presidenza (Roma, 12 gennaio; 21 gennaio; 25 marzo; 29 marzo; 11 aprile; 3 maggio; 13 maggio) Conferenza organizzativa (Roma, 19 gennaio) Incontro dei membri della Presidenza con i parlamentari nazionali per la costituzione di due commissioni di lavoro (Roma, 2 febbraio) Stages per militanti regionali dei partiti, dei sindacati e delle associazioni aderenti (Fregene, 2-5 febbraio; 28 febbraio-3 marzo) Comitato direttivo (Roma, 2 3 febbraio; 13 maggio) Consiglio nazionale (Roma, 29 marzo) Incontro dei parlamentari aderenti al Movimento Europeo sul tema: «Le prossime elezioni europee» (Roma, 20 aprile) b) Rapporti con il MFE (Movimento federalista europeo) Direzione (Milano, 29 gennaio; 26 marzo; Roma, 26 febbraio; l l giugno) B Enti locali a) Rapporti con 1'ANCI (Associazione nazionale comuni italiani) Consiglio nazionale (Palermo, 24-25 marzo) Convegno nazionale «I Comuni per il governo della sanità» (Roma, 7-8 aprile) b) Rapporti con I'UPI (Unione delle Province d'Italia) Tavola rotonda sul tema: «Riordino del governo locale: funzioni amministrative dei Comuni, delle Province e deleghe regionali» (Roma, 3 febbraio) COMUNI D'EUROPA 10 ternazionalista». Ma, aggiunge, la Resistenza è anche il «primo movimento popolare vòlto al superamento della crisi dello stato nazionale». In un secondo tempo soltanto, la Resistenza si sviluppa come prospettiva di riforma o rivoluzione sociale, che di fatto non provocò. Per queste due caratteristiche - e su questo punto mi si consenta di non essere d'accordo con Armando Saitta e molti altri - è molto simile all'impulso che animò la lotta per 1'Indipendenza e l'Unità d'Italia e idealmente si ricollega al nostro Risorgimento, nel suo slancio come nelle sue debolezze. Ci fu, dunque, un filone europeo nella Resistenza francese. Ma essa fu soprattutto nazionale e questo spiega come il collegamento dei suoi temi con quelli dell'Europa unita sia stato più prudente, meno liberi di preconcetti in Francia che in Italia od in Germania, anche perché lo stato non conobbe oltre Alpe un collasso simile a quello che visse da questa parte. I1 filone federalista si sviluppò nella Resistenza francese dal 1942 in poi, ma contribuì anche inizialmente ad alimentare la Resistenza stessa. Infatti, tra i primi ad entrare nelle sue Nel marzo ' 4 4 quel pensiero si è sviluppato e Fresnay scriverà: «Che l'arroganza e l'egoismo dei governi e i principi in gran parte illusori della sovranità non arrestino questa tendenza all'unità; che la Francia dopo il recupero di una piena sovranità si dichiari pronta ad una limitazione della stessa per poter entrare in una organizzazione internazionale». E conclude, alla stessa data: «Noi vogliamo una Federazione europea che sia veramente sovrana,. Fresnay si riallaccia a chi ancora prima della guerra aveva criticato la Società delle Nazioni e annunciato la necessità di federazioni regionali prima di arrivare all'unità mondiale. Dal gruppo di Silvio Trentin vicino al quale ci sono i socialisti francesi Descours e Zaksas e successivamente Vincent Auriol e Alexandre Marc, nasce il 14 luglio 1942 un giornale che viene diramato soprattutto nel sud-ovest della Francia. «Libera et Federer» è distribuito in 5000 copie. C'era nel suo programma un'insistenza particolare sul federalismo interno, la critica dello *stato centralizzatore dalla spinta inevitabilmente totalitaria. Anche Leon Blum, l'anziano leader socialista, diramava nell'estate del 1942 un manife- La Resistenza Francese e I' Europa Prole1 dt- praqrnnirnv file ci furono proprio i sostenitori dell'idea delllEuropa unita che percepirono molto rapidamente la vera natura del nazismo e dell'ordine nuovo internazionale che esso promuoveva, perché avevano gli schemi intellettuali pronti per farlo. Tra gli emigrati antifascisti, quelli che restarono in Francia si unirono alla Resistenza francese. Fu il caso di uno dei capi di «Giustizia e Libertà» Silvio Trentin, che aveva una libreria a Tolosa. Dice il sen. Leo Valiani: agrazie alle sue amicizie ed al suo spirito di iniziativa (la libreria) divenne uno dei principali centri della Resistenza nella regione del sud-ovest. Un piccolo movimento "Liberare e Federare" organizzato da Trentin, con la collaborazione di resistenti francesi ed italiani, svolse anche una attività di propaganda, partecipando anche all'azione antitedesca, a favore del progetto degli Stati Uniti d'Europa e che "Giustizia e Libertà" aveva proposto già con Carlo Rosselli». Tra i francesi animati non dallo spirito di difesa puramente nazionale ma di difesa di ideali sovranazionali c'era Henri Fresnay, animatore del gruppo «Combat» nella zona di Lione. Per Fresnay gli Stati Uniti d'Europa sono una tappa verso l'unità del mondo. Cerca dunque di elevare il dibattito di fondo aperto dalla Resistenza sul problema dello stato nazionale, aprendolo sul futuro. Scriveva infatti: «Non conosco nelle file della Resistenza un solo uomo che corrisponda al modello di nazionalista quale lo conoscevano i nostri padri. Non ce n'è alcuno.. . che tanto oggi quanto domani non rifiuti la parola d'ordine di Maurras "La France, la France seule" . .. La Resistenza europea è il legame per le unioni di domani». luglio-agosto 1983 pubblicazione su «Comuni d'Eurooa»., febbraio 1959, dei testi dei programmi delia Resistenza francese. . sto: arrivava alle stesse conclusioni con l'obiettivo della pace tra i popoli e del riordinamento interno degli stati. Praticamente dopo il 1943 tutti i gruppi di resistenza sopracitati, ai quali bisogna aggiungere il gruppo ~Liberation Sud», denunciano il nazionalismo come fautore di guerra e dunque la necessità di fondare la pace sul controllo della sovranità tramite la federazione. «Liberation Nord» riprende lo stesso programma ed anche Philippe Vianney con «Defense de la Frane». I1 partito comunista, invece, fa sua l'idea di indipendenza assoluta della Francia e della necessità di recuperare la passata «grandeur». A questo punto si pone la questione di una eventuale influenza del Manifesto di Ventotene in Francia: esso circolò sotto forma di volantino tra gruppi lionesi e di Tolosa, e fu stampato e veramente diffuso dal 1944 in poi. È del luglio del 1944 la dichiarazione federalista dei resistenti europei, sottoscritta anche dalla Francia in presenza di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, a Ginevra. Intanto la dichiarazione del Comitato francese per la Federazione europea, redatta nel 1944 da un gruppo di persone provenienti dal movimento resistenziale «Francs Tireurs et Partisans», prende nettamente posizione sulla questione federalista come critica dello stato nazionale, come programma socialmente progressista e come proposta per delle relazioni internazionali riequilibrate. Questo slancio della Resistenza francese fu bloccato dal predominio, nella stessa Resistenza, della leadership del generale De Gaulle. La Germania, distrutta, non poteva dare impulso a quelle correnti della sua Resistenza che andavano nello stesso senso. E così il mondo nuovo rinacque negli antichi steccati degli stati nazionali e andò persa una parte del messaggio della Resistenza. Già negli ultimi anni della guerra si sentì un divario: alcuni movimenti approfondirono il loro slancio europeo mentre alcuni altri lo mettevano decisamente a tacere. Così il «Mouvement de Liberation Nationala, già federazione di movimenti resistenziali, e che aveva con sé Albert Camus, scriveva: «Noi vogliamo lottare per la creazione di una federazione europea, democratica, aperta a tutti i popoli europei, compresi l'Inghilterra e la Russia», mentre già il Consiglio' nazionale della Resistenza eludeva la questione internazionale nel suo programma. La storia successiva illustrerà perfettamente le due anime della Resistenza per quanto riguarda l'Europa unita: l'anima prettamente francese, nazionale, sviluppata da De Gaulle nel 19441 1945 e dal 1958 in poi; l'anima internazionalista che si sviluppò anche in Francia nei momenti della creazione delle prime stmtture di una Europa integrata. Stranamente l'Europa fu il punto in cui si incontrarono i due -gruppi - - più - nazionalisti dello scacchiere politico francese: i comunisti ed i gollisti, e non a caso erano i gruppi che si erano maggiormente sacrificati per la Resistenza. La loro è una convergenza obiettiva, non certo di intenti, ma contribuì pienamente a far fallire la C.E.D., per esempio. Nell'area di mezzo c'erano i socialisti ma divisi, qualcuno conservando il messaggio di solidarietà e di schietto internazionalismo di un Jaurès, mentre qualcun'altro raggiungeva le posizioni di chi temeva che l'Europa del Mercato comune portasse ad una regressione in materia di progresso sociale. Tutte queste divisioni portarono alla perdita dello spirito iniziale della Resistenza. La Resistenza, di fatto, accellerò notevolmente il ripristino degli stati nazionali. La guerra che, in un primo tempo, liberò da molti conformismi e aprì nuovi orizzonti al pensiero, non poté essere vinta che trincerandosi dietro la struttura del sentimento nazionale. Ma se questa è l'amara realtà, non è però la fine per la Resistenza, la sofferenza dei martiri, il sacrificio dei popoli. Grazie anche alla Resistenza viviamo in pace ed in paesi liberi. Da quasi quattro decenni non conosciamo più la paura e la fame e le nostre democrazie sono, come ebbe a dire Churchill «il peggior sistema meno tutti gli altri». Ma rimane la ferita di una Europa divisa in due, la ferita del restauro delle strutture che portarono a tante guerre europee. Per completare l'attuazione del messaggio della Resistenza vive il Movimento Federalista Europeo, braccio più vigoroso dell'insieme del Movimento europeo, e del popolo europeo stesso. Questo popolo europeo che sa benissimo percepire le vere esigenze del tempo: per questo rispose, in Francia, all'appello di un solitario in esilio che, nel giugno 1940, parlò di fede nell'awenire e di libertà. Per questo risponderà oggi all'appello di chi fu un confinato, che ha lanciato quarant'anni fa col manifesto di Ventotene un messaggio che è tutt'ora di piena attualità. COMUNI D'EUROPA luglio-agosto1983 vale soprattutto per i federalisti Formare i formatori di E~~~~~ Bernstein La rapidità dell'evoluzione scientifica e tecnologica nella società moderna è universalmente conosciuta fino a divenire un luogo comune. Ce lo ripetiamo con ammirazione o con sgomento ma poi raramente ci comportiamo traendone le logiche conseguenze a livello economico, sociale e politico. Ci dimentichiamo ancora troppo spesso che gli stati nazionali sono troppo piccoli per risolvere i grandi problemi (la pace, la fame, lo sviluppo armonico delle regioni di tutte le dimensioni) ma sono troppo grossi (non mai «grandi»)per risolvere i problemi (grandi e piccoli) a livello locale, nella famiglia, nella scuola, nella fabbrica, nella comunità. Noi federalisti ripetiamo queste verità da molti, molti anni, ma è interessante vedere come i tecnologi - ed in particolare gli esperti di formazione manageriale - siano recentemente giunti alle stesse conclusioni (l). «La formazione e lo sviluppo dei managers. Tendenze attuali nei paesi occidentali» è il titolo di una interessante pubblicazione del Formez che esamina i dibattiti di due incontri tenuti su questo tema al castello di Windsor (GB) e ad Arden House (U.S.A.) cui hanno fatto seguito ulteriori riflessioni dei maggiori esperti internazionali, particolarmente coinvolti nello svilu~pofuturo di questa problematica. Ma per noi queste riflessioni, che pur vale la pena di leggere e di valutare con molta attenzione, non possono che servirci di spunto per un discorso assai più ampio. Acquisita ormai senza possibilità di dubbi la «socialità» della funzione direzionale nelle aziende (e perciò il suo ruolo politico oltre che economico) occorre estendere il concetto di «management» (cioè di direzione organizzata e finalizzata) non solo alle aziende - grandi o meno grandi - ma a tutte le strutture della società moderna sia per la sua complessità, e quindi la interdipendenza delle funzioni settoriali specializzate, sia per la rapida evoluzione dei mezzi disponibili per orientare e svolgere i compiti dirigenziali e - in pari tempo - dei valori umani, e perciò sociali e politici, che sono gli elementi caratterizzanti. Pensare al problema del «management»,oggi, significa pensare alle strutture politiche, sindacali, amministrative e perfino religiose della società in cui viviamo. Significa pensare - in termini di efficienza - e quindi di costi e di tempi - a problemi della magistratura, della scuola, così come dell'azienda, della chiesa, della famiglia stessa in cui in un modo o nell'altro facciamo parte. La rapida evoluzione tecnologica e scientifica, non ci porta solo ad affrontare i problemi delle comunicazioni di massa, dell'esercizio del potere attraverso il consenso e I'informazione, ma ci porta anche ad affrontare il sorgere - con aspetti diversissimi - del neo-corporativismo, conseguente in definitiva al determinarsi di contrasti di interesse - e di valori (1) Daniel Bell in ~ForeignPolicyu su base professionale e generazionale oltre che su base geografica - regionale o nazionale. I mezzi di formazione e di informazione di cui disponiamo in misura e in qualità sempre più diversificata portano ad un accrescimento macroscopico delle difficoltà di comprenderci, di accettarci; se per un verso siamo tutti coinvolti in un processo di uniformizzazione degli «stili di vita», dei consumi, delle aspirazioni, sentiamo per contro che le contrapposizioni si intensificano, si ingigantiscono con una gravità e quasi un accanimento terrificante. Non solo tra una generazione e l'altra, ma perfino tra classi di età differenziate tra loro di pochi anni - là dove l'evoluzione è più rapida - come nel mondo industrializzato, il che aumenta la «diversità» con il mondo «non industrializzato» dove questi salti generazionali sono molto più modesti. È il dramma del confronto «Nord-Sud» e per vie diverse - «Est-Ovest».Come far fronte a queste fratture a queste travolgenti incomprensioni a questi drammi che al variare delle loro dimensioni (planetarie o continentali, regionali via via fino a quelle familiari) non sono meno assillanti e condizionanti? La formazione permanente Un adeguamento ininterrotto delle nostre capacità professionali è ormai indispensabile a tutti i livelli. Nessuno di noi andrebbe a farsi curare da un medico che, per quanto laureato a pieni voti, intelligente, «saggio»e sperimentato, abbia ormai lasciato i suoi studi da 10 o 15 anni senza essersi preoccupato di aggiornare le sue conoscenze professionali diagnostiche e terapeutiche. Ma per contro affidiamo giornalmente la nostra vita fisiologica a specialisti che - in termini sociali, politici o religiosi - hanno rifiutato e rifiutano qualunque aggiornamento. E non si tratta solo di una conoscenza delle metodologie di utilizzazione degli strumenti a disposizione, ma della conoscenza (e coscienza) delle finalità che devono determinare quella utilizzazione. Occorre perciò adattare la nostra capacità di produrre, ma anche di scegliere cosa e per chi produrre - seguendo l'evoluzione delle possibilità e dei bisogni. Capacità quindi nel definire e formare le disponibilità di strumenti, di energie, di tecnologie, di conoscenze così come di scegliere, e far scegliere, i bisogni prioritari di beni e di servizi. Se fossimo in grado di trovare una definitiva ricetta, per utopistica che essa sia, avremmo risolto i problemi del mondo. Ma non siamo in grado di farlo. Possiamo tuttavia procedere ((onestamente»(cioè senza egoismi né presunzioni, nel rispetto del prossimo, del suo essere e del suo avere) ad affinare le capacità e le volontà - prendendo coscienza della necessità di una formazione permanente - di un adeguamento permanente delle conoscenze di ciascuno al servizio di se stesso e di tutti. 11 Molto spesso ci troviamo davanti ad una esasperata presunzione «Io sono dunque so» un'affermazione che va completata e.. .dunque so di dover imparare». Su questa problematica generale proprio lo «schema di presentazione» redatto da Daniel Bell stesso è estremamente significativo e per la sua lettura rimandiamo al quaderno 21 del Formez (1981). Tuttavia alcuni elementi significativi possono essere ricordati ed in particolare l'elenco dei principali problemi che costituiscono lo «scenario degli assi spaziali» (la ricerca del Nuovo Ordine Economico Internazionale. I cambiamenti demografici radicali. L'efficienza del capitale - le rivalità competitive Est-Ovest - gli squilibri del sistema europeo) così come lo scenario della struttura post-industriale e dei cambiamenti nelle infrastrutture (disoccupazione - perdita di produttività - la ricerca come bene collettivo - ripensamento delle nuove forme organizzative con la maggior centralizzazione del potere, il nuovo ruolo della informazione, della elaborazione e disponibilità dei dati, ecc.). La formazione permanente diviene dunque un elemento fondamentale per chiunque abbia responsabilità direzionali a qualunque livello ed in qualunque settore. Ma essa non può essere un dovere soltanto di queste categorie privilegiate, che d'altra parte sentiranno esse stesse - sempre più - il bisogno di avere interlocutori informati e formati alla collaborazione, se è vero che sempre più occorrerà governare attraverso il consenso, quando si accetti e si voglia la via democratica (la sola possibile) allo sviluppo. Ma essa non è e non può essere limitata al «management» - inteso nel senso più estensivo - poiché coinvolge ogni ruolo produttivo dell'intera popolazione e va intesa proprio nel continuo e permanente adattamento di ogni cittadino ai compiti che nella società egli ha o può avere. Esso è alla base della mutazione dei ruoli di ciascuno in funzione delle nuove tecnologie che modificano la metodologia del lavoro, che richiedono nuove conoscenze per compiti, professioni, mestieri diversi. Ma c'è di più. I problemi fondamentali, che la società civile deve porsi in assoluta priorità rispetto ad ogni altro sono quelli della pace e dello sviluppo equilibrato. Non è accettabile il rischio di un conflitto nucleare, e nemmeno quello della prosecuzione dei conflitti «convenzionali» che già sono in grado, essi soli, di distogliere dal problema dello sviluppo (e cioè della nutrizione) forze e risorse troppo grandi producendo comunque disastri ecologici irreparabili. Occorre distogliere dalla produzione bellica forze di lavoro (e di ricerca e di organizzazione) che sono inevitabilmente finalizzate alla distruzione del genere umano. La difesa della Patria non ha senso se essa comporta il rischio di distruzione dell'umanità intera. Ed allora occorre pensare seriamente a questo gigantesco processo di riconversione. Non ci basta più imparare a produrre beni, a fornire servizi con la massima efficienza e al minimo costo. È necessario porsi e risolvere il problema di finalizzare la nostra produzione alla soprav(Conhnudupdg. 161 COMUNI D'EUROPA 12 luglio-agosto1983 Seminario per amministratori locali greci ce»per il coordinamento degli strumenti finanziari con finalità strutturali, Jean Jaeger, in un dialogo molto vivace con gli eletti locali greci, non privo talvolta di spunti critici e alimentato da una ricca casistica di esperienze. munità a favore dello sviluppo e del riequiliSui tre temi sopra ricordati, si è sviluppato il brio territoriale e delle finalità,'della natura e confronto tra amministratori greci e sindaci di dell'attività del CCE, con particolare riguardo varie località e i loro colleghi del CCE provealle sue iniziative politiche e al ruolo svolto per nienti da altri paesi europei (Francia, Germafavorire la partecipazione degli enti autonomi nia, Gran Bretagna, Irlanda, Italia). Per I'AICterritoriali al processo di integrazione europea CE hanno partecipato al Seminario: il sindaco e al dialogo con le istituzioni comunitarie. d i Pesaro, Giorgio Tornati, il vice sindaco di I lavori erano stati aperti da qualificati inter- Bologna, Gabriele Gherardi (Bologna è gemeiventi del sindaco d i Atene, Beis, del sindaco di lata con Salonicco), il segretaio generale Volos, Kountouris, da membri del governo gre- dellJAICCE, Gianfranco Martini, e ilsegretano co, (il sottosegretano agli esteri, Papajoan- amministrativo, Aurelio Dozio. nou,il sottosegretario all'economia, GeorgiaIl sindaco Tornati ha elencato le competenze dis), dal membro della Commissione CEE, ree le esperienze dei comuni italiani nel campo sponsabile per le politiche regionali e il coordidella programmazione, dello sviluppo econonamento degli strumenti d i intervento, Giolitmico e dell'assetto territoriale, con particolari ti, dal direttore dell'U&io d i Atene della riferimenti all'azione che Regioni e Comuni Commissione, Siotis. sono chiamati a svolgere dinnazi alla crisi ecoPur non potendo, per ristrettezza di spazio, nomica e alla ristrutturazione dell'apparato dare un dettagliato resoconto dei lavori, è tutproduttivo, e all'utilità di associazioni di Cotavia necessario sottolineare l'ampiapanoramimuni e di Comunità montane per la coordinaca fatta da Giolitti e particolarmente apprezzazione degli interventi. ta dai circa 200 sindaci ed amministratori locali presenti. L'analisi degli squilibri territoriali Gherardi ha fornito un'ampia sintesi delle nella Comunità, aggravati ed estesi a seguito caratteristiche del nostro ordinamento delle della crisi generale in atto, la «filosofia» pro- autonomie territoriali, a livello comunale, progressivamente messa a punto dalla Commissio- vinciale e regionale, con le opportune valutane (e appoggiata dal Parlamento Europeo) per zioni e con cenni essenziali ai punti principali I1 cammino difficile verso il decentramento La Grecia fa parte di pieno diritto della Comunità europea dal l o gennaio 1983 e dal l o giugno 1983 (fino al 31 dicembre) ad essa spetta la presidenza pro tempore del Consiglio dei Ministri, chiamata, tra l'altro, a gestire la difficile attuazione degli orientamenti emersi nel Consiglio europeo di Stoccarda. La Grecia porta con sé, nella sua appartenenza alla Comunità, sincere disponibilità ad un suo rafforzamento (ad esempio nel campo del bilancio e delle risorse proprie), accanto tuttavia alla costante riaffermazione della sua «specificità» e quindi di sue esigenze particolari nel processo di integrazione (si pensi al Memorandum inviato dal governo greco alla Commissione di Bruxelles). Le forze politiche del paese che siedono nel Parlamento Europeo sono: Nuova Democrazia (N.D.), Movimento Socialista Panellenico (PA.SO.K. ), Partito Socialirta Democratico (KO .DI. SO. ), Partito Comunista Greco (K.K. E. ), Partito Comunista dell'interno (K.K. E. e.S. ), Partito dei Progressirti (K.P. ). Tali forze hanno atteggiamenti diversificati nei confronti della Comunità: completamente critico il Partito Comunista, espliciti sostenitori fin dall'inizio, Nuova Democrazia, Partito Comunista dell'interno e Partito Socialirta Democratzco. I1 Movzmento Soczalzsta Panellenzco (PA.SO.K.), al governo dalle elezioni dell'ottobre 1981, pur nutrendo alcune riserve nei confronti del processo d'integrazione europea per quanto riguarda la sua autonomia in politica estera, si è proposto con impegno un atteggiamento di apertura (ad esempio, in materia di aumento delle risorse proprie della Comunità) alla responsabilità derivante dal semestre di presidenza greca del Consiglio dei Ministri. La Grecia si può, perciò, definire (con tutti i limiti di approssimazione propri di un giudizio generalizzato su una realtà complessa e composita ed in movimento) un paese ancora in posizione di ricerca, ma consapevole della sua necessaria collocazione europea: un paese con molte contraddizioni, deciso a rivendicare le proprie esigenze nel quadro della Comunità. Queste annotazioni erano opportune per porre in evidenza il particolare significato di una iniziativa promossa dall'ufficio di Atene della Commissione delle Comunità europee, con la collaborazione del Consiglio dei Comuni d'Europa: un Seminario per amministratori locali greci svoltosi a Volos dal 10 al 12 giugno 1983. La prima giornata dei lavori si è articolata su tre temi: 1) problemi deiie autonomie locali e del decentramento in vari paesi europei; 2) gli enti locali e la pianificazione economica; 3) il trasferimento di risorse dalle Comunità europee agli enti locali e regionali. Nel secondo giorno, invece, alti funzionari della Commissione delle Comunità, esperti e rappresentanti del Consiglio dei Comuni d'Europa hanno portato un rilevante contributo ad una migliore conoscenza - anche operativa - delle politiche e degli strumenti di intervento della Co- * - -,.= ~ W" X S Z v CCE della sezione greca. il loro graduale superamento, lo sforzo di tra- delle proposte di nuova normativa che dovrebdurla in azioni politiche ed adeguate strumen- be assicurare una migliore rispondenza ai printazioni, le difficoltà incontrate (e provenienti cipi autonomistici della Costituzione e un più in gran parte da una perdurante visione inter- soddisfacente assetto della finanza locale. governativa che anima il Consiglio dei Ministri Martini, invece, si è soffermato sull'interesse della Comunità), i risultati ottenuti ma anche degli enti locali e regionali italiani per gli interle delusioni patite - si pensi alla riforma del venti finanziari della Comunità, sui modi e i Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) risultati del loro utilizzo, con particolare rianccra non attuata dopo lunghe ed estenuanti guardo alle aree più deboli (Mezzogiorno), ai trattative tra governi, vero e proprio dialogo tra programmi regionali di sviluppo, alla prospetsordi, che porta alla paralisi decisionale - sono tiva aperta dalla proposta di programmi intealcuni dei temi sviluppati nell'intervento di grati mediterranei, alla necessità di migliorare Giolitti, di cui i colleghi greci hanno percepito ulteriormente l'informazione degli enti locali e tutta l'importanza determinante per l'avvenire regionali in questo campo, ai compiti svolti in della Comunità, e il significato essenzialmente tal senso dal Consiglio dei Comuni d'Europa. politico prima ancora che economico e finan- Riprendendo alcuni interventi di colleghi greziario (la lettura del testo integrale dell'inter- ci, Martini ha sottolineato che l'analisi costivento d i Giolitti, che d i seguito pubblichiamo, benefici di ogni paese membro della Comunità, non deve essere di natura puramente conrenderàpiìì espliciti questi sintetici accenni). Alcuni di questi argomenti sono stati poi ri- tabile e che le possibilità di incrementare i vanpresi da uno dei più apprezzati collaboratori di taggi connessi all'appartenenza alla Comunità Giolitti, consigliere principale della ((TaskFor- dipende proprio dal rafforzamento complessi- luglio-agosto 1983 COMUNI D'EUROPA mento. La comprensione del quadro globale della politica comunitaria si rivela assai spesso determinante ai fini della corretta preparazione dei progetti da finanziare. Infatti, l'analisi operativa non può astrarre dall'analisi delle motivazioni profonde che animano e strutturano la logica degli interventi comunitari. In ultima analisi, l'intervento comunitario consiste nel fornire un incoraggiamento e un sostegno economico alle iniziative degli Stati membri intese a far convergere taluni equilibri strutturali aventi un'importanza comunitaria. Ma tale logica, che è alla base di tutta l'azione comunitaria, si articola secondo modi e obiettivi diversi a seconda degli strumenti, delle loro caratteristiche di funzionamento, delle zone o dei settori in cui gli interventi si effettuano, e comprende aspetti tecnico-economici che variano in funzione delle situazioni concrete e si intrecciano con le politiche d'intervento nazionali. 3. Tale complessità rende indispensabile la coerenza e il coordinamento delle politiche e degli strumenti a due livelli: da un lato, fra le L 'intervento del Commissario della CEE Giolitti politiche e gli interventi comunitari nei vari settori socio-economici; dall'altro, fra le azioni 1. Gli strumenti finanziari di cui dispone la nità, misure d'incoraggiamento e di aiuto nei della Comunità e quelle degli Stati membri. Comunità per il perseguimento degli obiettivi settori delle nuove tecnologie, dell'innovazioTale necessità di coerenza è tanto più vitale di politica economica e sociale dei quali le è ne, in particolare nelle piccole e medie impre- in quanto la Comunità deve attualmente afstata esplicitamente attribuita la competenza, se, dell'energia, dell'ambiente, dei trasporti, costituiscono ora un insieme assai vasto e com- della ricerca scientifica, ecc.). plesso. Alla diversificazione dei mezzi d'intervenBenché i mezzi finanziari a disposizione sia- to si accompagna un aumento delle risorse no inadeguati rispetto alla crescente importan- ad essi destinate. Nel 1983, gli stanziamenti za dei problemi, l'incidenza sulle economie riguardanti i tre Fondi principali (FESR, FES, degli Stati membri degli interventi che con tali FEOGA-Orientamento) ammontano a 347 mistrumenti si effettuano ha raggiunto ora di- liardi di dracme, pari a circa il 18,5 % del biGiolitti, responmensioni di maggior spicco che in passato. lancio comunitario. sabile per le poliLe possibilità offerte dal sostegno comunitaTroppo spesso relegata in passato fra i mectiche regionali ed rio a talune operazioni si sono notevolmente canismi lontani e impenetrabili, la realtà delle il coordinamento ampliate in questi ultimi anni, in particolare politiche strutturali della Comunità e degli degli strumenti nell'ambito del Fondo europeo di sviluppo re- strumenti corrispondenti comincia a suscitare di intervento gionale (FESR), del Fondo sociale europeo l'interesse degli operatori privati e pubblici a della CEE. (FES) e del Nuovo strumento comunitario tutti i livelli territoriali. (NSC); esse hanno assunto sul piano qualitatiPer gli operatori economici è ormai divenuta frontare due sfide fondamentali: la riduzione vo un'importanza meglio corrispondente alla un'esigenza imprescindibile la conoscenza ge- delle disparità regionali, che può contribuire a ampiezza dei problemi che dobbiamo affron- nerale degli orientamenti di politica economica rafforzare la coesione comunitaria e il recupero tare. della Comunità, e in particolare dei suoi inter- di un alto livello di competitività e di produttiLe trasformazioni del settore produttivo, di- venti a carattere strutturale. vità, indispensabile al nostro rilancio economivenute componenti costanti del quadro econo2. Gli strumenti d'intervento della CEE nel co e alla ripresa della crescita. mico e sociale, hanno reso più complessi gli settore delle strutture possono prestarsi a diverI1 confronto di questi due imperativi nel squilibri comunitari, i quali, d'altro canto, so- se analisi: possono essere esaminati secondo un contesto della crisi economica internazionale, no stati sottoposti a dura prova dall'aggravarsi aspetto macro-economico, in relazione cioè ai che da dieci anni ormai colpisce gli Stati memdella crisi economica mondiale. flussi finanziari fra la Comunità e gli Stati bri, rischia di accentuare le tensioni e aggrava il Parallelamente a questa situazione di fatto e membri, oppure effettuando stime della loro pericolo di disgregazione. Queste difficoltà sono state esaltate dai sucnei limiti imposti dalle difficoltà incontrate incidenza settoriale e10 territoriale, ecc. Tuttanell'approfondimento delle politiche comuni- via, ritengo che l'aspetto operativo sia quello cessivi ampliamenti della Comunità e rischiano tarie, è proseguito il perfezionamento degli meglio rispondente alle esigenze degli operato- di accentuarsi ancora in una Comunità a dodistrumenti finanziari e l'ampliamento della loro ri pubblici e privati che agiscono a livelli terri- CI. gamma e del loro campo d'intervento: per il toriali infranazionali. La capacità di adeguamento a tutti questi FESR e il FES è in corso la revisione; per quanto Si tratta in realtà di un aspetto assai com- cambiamenti è diversa a seconda dei paesi e riguarda l'NSC, la capacità di assunzione ed plesso, che presenta numerose difficoltà. Non delle regioni, ed è estremamente probabile erogazione di prestiti ne è stata ancora una vol- solo perché gran parte degli interventi comuni- che, se i segnali ancora esistenti di una ripresa ta ampliata, sia per quantità che per qualità tari non vengono concessi direttamente agli in- dell'attività economica dovessero consolidarsi degli interventi; infine, la Commissione sta vestitori, ma soprattutto perché la descrizione negli anni a venire, il processo di adeguamento esaminando nuovi orientamenti in materia di operativa degli strumenti finanziari della Co- delle nostre economie tenderà soprattutto a manifestarsi nelle regioni in cui maggiori sono politica delle strutture agricole. munità comporta un'analisi a vari livelli. Oltre al rafforzamento dei propri strumenti, In effetti, la comprensione di tale universo, la concentrazione delle attività, la loro diversila Comunità sta sviluppando nuove possibilità per la cui utile conoscenza sarebbe necessario ficazione e la loro competitività. Di conseguenal fine di far fronte in maniera più efficiente al- uno studio approfondito e concreto, non si za, i divari di produttività tra le regioni, che la le attuali esigenze (programmi integrati medi- esaurisce nella conoscenza dei meccanismi e crisi ha consolidato ed aggravato, rischiano di terranei nelle regioni meridionali della Comu- delle procedure che ne regolano il funziona- accentuarsi ulteriormente. vo, politico, economico e istituzionale della Comunità e della sua «capacità di governo)). Gli enti locali e regionali devono apportare il loro sostegno a questi obiettivi e instaurare un dialogo permanente e costruttivo con la Comunità. Questo tema è stato ripreso più ampiamente dal segretario generale del CCE, Thomas Philippovich, che ha fatto appello agli amici greci perché procedano rapidamente alla ricostituzione della Sezione greca del CCE, sciolta a seguito del colpo militare dei Colonnelli e non ancora concretatasi, per varie ragioni interne alla situazione del paese, nonostante il ritorno della democrazia e delle libertà locali. L'appello ha certamente suscitato interesse ed attesa, proprio perché appoggiato a motivazioni politiche convincenti e alle concrete esperienze illustrate dai vari colleghi europei del CCE. L'AICCE è sempre stata particolarmente impegnata in questi stretti colloqui con gli amministratori locali greci; ricordiamo che essa ha promosso, appena ristabilita la democrazia, un incontro di rappresentanti politici locali ad Atene, ha mantenuto relazioni con singoli amministratori locali greci, sia in Italia (ad esempio, in occasione della riunione periodica dellJUnione delle capitali della Comunità europea), sia in Grecia (particolarmente tramite il segretario generale aggiunto, Baldassi, e Piombino, membro del Comitato erecutivo) sia con frequenti contatti epistolari del presidente Serafini. È auspicabile che il Seminario a Volos, il cui successo è innegabile, rechi un contributo determinante e sollecito all'ingresso nel CCE di una forte e vivace Sezione greca. È importante, non solo per il CCE, ma per tutta l'azione politica federalista che vi siano dei punti di riferimento affidabili nei vari paesi membri della Comunità, specie in questa fase che precede le seconde elezioni europee e in cui si sviluppa l'iniziativa del Parlamento Europeo sul piano politico-istituzionale. Kalamos 14 Gli organi comunitari sono particolarmente consapevoli dell'esigenza di garantire la compatibilità degli interventi comunitari nazionali, di intensificare la loro complementarietà e di valutare il loro impatto regionale. Per venire incontro a questa esigenza non basta soltanto realizzare il decentramento amministrativo, ma occorre anche che, sul terreno economico, si tenga conto dell'incidenza delle iniziative nazionali e comunitarie sul territorio, in modo da garantire una migliore allocazione delle risorse a livello locale e concorrere così allo sviluppo economico generale. Con questa impostazione si superano i limiti della pura e semplice armonizzazione del livello degli aiuti agli investimenti produttivi, poiché essa comprende anche il coordinamento delle risorse disponibili e delle modalità di intervento ed implica - tramite un'organica visione delle loro interazioni - I'inversiorie di rotta di determinate politiche. È in questa ottica che la Comunità, in questi ultimi anni, ha varato iniziative basate su metodologie di sviluppo integrato. Questa sperimenazione ha luogo, ad esempio, in alcune regioni agricole della Francia (Lozère), nel Regno Unito (Western Isles), in Bclgio (regioni sud-orientali) e in alcuni centri urbani in Italia (Napoli), e in Irlanda del Nord (Belfast). L'approccio integrato mira a mettere a punto operazioni finalizzate alla promozione dello sviluppo economico di una determinata area geografica facendo leva sul suo potenziale specifico. Questo metodo ha il vantaggio di promuovere la cooperazione fra le autorità locali, regionali, nazionali e comunitarie; essa consente di ottenere una maggiore mobilitazione delle risorse pubbliche e private a livello locale, regionale, nazionale e comunitario, con evidente beneficio per la loro efficacia. I «programmi mediterranei integrati», che la Commissione ha proposto al Consiglio nel marzo scorso, costituiscono un passo in avanti ancor più ambizioso stanti la loro dimensione geografica, l'entità delle risorse finanziarie predisposte e le modalità d'intervento, soprattutto in riferimento alla cooperazione fra autorità regionali, nazionali e comunitarie che questi programmi istituiscono. Per la Grecia, ciò si tradurrà in interventi che riguarderanno la maggior parte del territorio nazionale, di un pacchetto di stanziamenti che dovrebbe ammontare - secondo le proposte della Commissione - a circa 200 miliardi di dracme per gli anni 1985-91; essi si concreteranno, inoltre, nella prosecuzione, a livello più decentrato, del dialogo e della cooperazione che, da più di un anno, si sono instaurati fra la amministrazione nazionale e i servizi della Commissione, specialmente in ordine al Memorandum presentato dalla Grecia nel 1982. Per queste ragioni, numerose proposte contenute nel programma mediterraneo integrato per la Grecia tendono ad accogliere alcune delle preoccupazioni espresse dal governo elleniCO. 4. Si constata così, sulla base di quest'ultimo esempio, che gli interventi della Comunità tendono ad assumere sempre più carattere globale in merito alle finalità che si prefiggono, e a diversificarsi sul piano delle modalità prati- COMUNI D'EUROPA che con le quali operano al fine di meglio aderire alle realtà concrete. Un esame delle procedure e delle modalità d'intervento degli strumenti finanziari a vocazione strutturale della Comunità fa del resto emergere immediatamente due principi fondamentali, relativi, l'uno alla finalità, l'altro alla loro applicazione. Il primo principio è che questi strumenti (FESR, FEOGA-Orientamento, FSE, BEI, NSC), per citare solo quelli che sono stati finora i più utilizzati in Grecia, non sono i mecca- luglio-agosto 1983 zione, preliminare all'azione, sino al livello degli operatori economici; esso dovrà rendere possibile l'identificazione e l'analisi dei problemi regionali, al fine di rispondere più adeguatamente alle aspirazioni delle popolazioni e utilizzare in modo più efficiente le risorse umane. Essa dovrà inoltre permettere di motivare e incoraggiare maggiormente gli operatori locali, pubblici e privati, nel perseguimento degli obiettivi dello sviluppo. Il Parlarhento Europeo ha già sottolineato a più riprese l'indispensabile democratizzazione Grecia: (Pilio - Zagora) «i programmi mediterranei integrati» della CEE interesseranno la maggior parte del territorio nazionale. nismi di un puro e semplice trasferimento di bilancio delle risorse della Comunità verso gli Stati membri, ma rappresentano gli strumenti di una politica globale di sviluppo e dunque di crescita economica. In tal senso, la politica regionale non è che la traduzione, in un quadro geografico più ridotto, degli imperativi globali dello sviluppo economico. I1 secondo principio è quello della corresponsabilità della Comunità e degli Stati membri nella ricerca dello sviluppo economico e sociale. La Comunità non pretende di sostituirsi agli Stati membri nell'esercizio delle responsabilità primarie che ad essi incombono in materia di politica regionale. Ma, agendo in modo complementare alle politiche nazionali, essa è indotta ad assumere le proprie responsabilità derivanti dall'esistenza stessa del Mercato comune e del suo funzionamento. 5. Nel concreto, tale corresponsabilità si manifesta evidentemente nel settore finanziario, ma deve anche esercitarsi nella preparazione degli interventi, nell'elaborazione e nella realizzazione dei programmi. Essa non potrà acquistare tutto il suo significato e tutta la sua efficacia senza radicarsi nell'opinione pubblica. Essa implica la partecipazione delle autorità locali alla preparazione e all'attuazione delle operazioni destinate a reinnescare il processo di sviluppo, senza escludere la necessità delle inevitabili mediazioni ai livelli superiori del potere politico. I1 decentramento awiato in diversi Stati membri dovrà permettere alle istanze regionali di partecipare tanto più profondamente ed efficacemente alle decisioni, in quanto si accompagnerà ad una più capillare opera d'informa- della vita comunitaria; la Commissione mette sempre più l'accento nella ricerca di formule che, soprattutto nelle procedure d'intervento degli strumenti finanziari a finalità strutturali, permettano di meglio venire incontro alle preoccupazioni locali e di promuovere la valorizzazione del potenziale endogeno. In questo senso la Comunità ha già deciso nel 1980, nel quadro della sezione fuori quota del FESR, il lancio di una prima serie di cinque azioni specifiche di sviluppo che rientrano in un ambito geografico ben delimitato e mirano a superare gli ostacoli strutturali o settoriali che più sembrano frenare lo sviluppo delle regioni interessate, facendo assegnamento sulla valorizzazione dei potenziali esistenti e incoraggiando con operazioni di consulenza, di studio e di inquadramento, le iniziative degli operatori economici. Ma è indubbiamente nei programmi mediterranei integrati che le proposte della Commissione concretano al meglio l'esigenza di associare le autorità locali alla preparazione, al sostegno e alla realizzazione delle azioni di sviluppo. Le azioni intraprese dal governo greco per realizzare il decentramento amministrativo si manifestano dunque in un momento e in un contesto in cui tale riforma potrebbe rafforzare ulteriormente l'impatto dei nuovi orientamenti comunitari. Sono convinto che, grazie al decentramento awiato in questo e in altri paesi, alle autorità locali spetti una funzione di crescente importanza nel far sì che nessuna regione resti emarginata nel processo d'integrazione europea. Questo processo rappresenta la sola speranza e deve mobilitare tutte le risorse intellettuali, economiche e sociali su tutto il territorio della Comunità. luglio-agosto 1983 COMUNI D'EUROPA Autonomie locali e Regioni in Europa Francia: i problemi urbanistici dei Comuni I1 trasferimento delle competenze dello Stato agli enti locali accresce i loro poteri in materia di urbanistica: sarà domani uno dei campi essenziali di responsabilità dei nuovi eletti locali. JeanMarie Schimpff,architetto e urbanista, analizza la problematica che si presenta, partendo dalle situazioni concrete fino alla formulazione di un progetto per l'urbanistica dei Comuni. Una delle sorprese che hanno provato tutti gli eletti comunali, all'inizio del loro primo mandato, è la varietà dei problemi riguardanti il quadro ambientale, che devono essere risolti a livello locale: si pensa ordinariamente ~all'assetto del territorio» come ad una attività astratta da decidere a livello nazionale o regionale. È un'idea sbagliata: tutto ciò che ognuno può vedere quotidianamente è voluto o autorizzato dall'amministrazione comunale. A questa spetta di esercitare i suoi poteri, che sono reali, rinforzati ancor oggi dalla legge «Diritti e libertà» e che emanano direttamente dall'articolo I11 della Dichiarazione dei diritti dell'uomo: «I1principio di ogni sovranità risiede essenzialmente nella Nazione. Nessuna corporazione, nessun individuo può esercitare un'autorità che non emana espressamente da essa». Detto questo, la prima difficoltà consiste nel formulare dei problemi concernenti una disciplina - l'urbanistica - su cui il gran pubblico è poco informato, poiché anche se ognuno è in un momento o in un altro della propria vita «un po' architetto» è piuttosto raro di essere responsabili della sorte di un intero quartiere, o addirittura di un'agglomerazione. Si afferra molto meglio una nozione quando si possiede un vocabolario per definirla: l'acquisto di questo «vocabolario urbano» costituisce quindi il primo compito della commissione di urbanistica: sarà il suo primo strumento. Dove trovare queste nozioni di base? Un primo e prezioso «acquisto di dati» si ottiene consultando le schede di censimento elaborate dall'istituto di statistica (INSEE: Institut national de la statistigue et des e'tudes e'conomigues): vi si trovano, molto al di là delle semplici statistiche demografiche, abbondanti insegnamenti sui campi che riguardano direttamente la densità abitativa, lo stato degli immobili, il livello di equipaggiamento e di comfort degli alloggi. Altre fonti forniscono egualmente informazioni fondamentali che non ci si può permettere di ignorare per definire ulteriori decisioni: si tratta dei documenti di urbanistica esistenti e in particolare dei rapporti che vi sono collegati, come i libri bianchi di preparazione all'elaborazione degli schemi direttivi, o gli annessi dei Piani d'occupazione dei suoli, o ancora gli studi relativi ai diritti recenti. Vi si troveranno abbondanti nozioni che fanno entrare nel «campo semantico» dell'urbanistica regolamentare e della pianificazione e che ricoprono delle realtà tangibili: citiamo, per fissare le idee, nozioni tanto diverse come il coefficiente di occupazione dei suoli (COS), il tetto di densità (PLD), l'esproprio di suoli, la tipologia della costruzione per quartiere, le quote di stazionamento e di spazi verdi, gli allineamenti, i margini di rotazione, i prospetti, i modelli, le modalità di accesso e di viabilità dei lotti, le regole architettoniche, la policromia.. . Infi- ne, la conoscenza più o meno completa del territorio pubblico e del patrimonio comunale, delle sue modalità di sfruttamento, di manutenzione, di riserva per futuri equipaggiamenti, di requisizione, permette di misurare il divario che separa ciò che esiste da ciò che si auspica, in campi così vari come le urbanizzazioni primarie: (canalizzazioni, illuminazione pubblica, telecomunicazioni), le attrezzature scolastiche, sportive, amministrative, sociali, culturali, la manutenzione delle strade e anche gli spazi non costruiti la cui conservazione può dimostrarsi necessaria all'equilibrio di un quartiere. Per finire, la comprensione dei problemi del quadro ambientale consiste nel formulare i termini di una lunga equazione dalle molteplici varianti. Prendiamo in prestito un paragone dall'informatica: la diagnosi comincia con I'individuazione delle variabili: dare a ciascuna di esse il valore che si rivela dall'esame della situazione di origine. La formulazione della diagnosi costituisce un lavoro arduo la cui precisione condiziona la qualità delle azioni che seguiranno. Non è dunque indifferente sapere a chi rivolgersi per aiutare a raccogliere i dati e mettere in luce la diagnosi. A chi rivolgersi? Esistono tre possibilità. In primo luogo, il Consiglio comunale ha tra i suoi membri una persona con capacità professionali e tempo disponibile da permettergli di portare a termine i compiti stabiliti in uno spazio di tempo che non dovrebbe superare il primo anno della nuova amministrazione per realizzare i progetti preventivati. Tale soluzione è valida sia per l'aspetto economico che per la conoscenza diretta della realtà. Essa presenta tuttavia una debolezza: la visione dall'interno. È difficile infatti essere allo stesso tempo soggetto e oggetto. In altri termini, colui che vive sul posto osserva di rado il proprio ambiente con occhio critico poiché il quadro quotidiano al quale ci si adatta per forza d'abitudine fi,nisce per assumere un valore di riferimento che non viene più rimesso in causa. Si possono in questo modo sottovalutare numerosi problemi e proprio quelli che sono awertiti coscientemente dai nuovi amministratori e che incosciamente generano tensioni mal identificate nei vecchi. In secondo luogo il Comune può rivolgersi a un tecnico indipendente, architetto, urbanista, squadra pluridisciplinare, associazione di studi. La ricerca dei dati e la formulazione della diagnosi costituiscono una fase degli studi preliminari - o dello studio preliminare d'insieme (piano di riferimento) - che lo Stato sovvenziona a un tasso che raggiunge il 70% della spesa. Sapendo che il fatto di disporre di tali studi costituisce l'elemento generalmente de- terminante per la richiesta di molteplici sovvenzioni (contratto regionale, operazione programmata per migliorare I'habitat, contratto locale ...) il costo di un tale intervento si rivela un ottimo investimento. I1 vantaggio di ricorrere a un operatore indipendente e nonresidente risulta dalla sua capacità di afferrare i dati senza preconcetti, di renderne conto con obiettività e di esercitare un giudizio critico sostenuto dal riferimento a situazioni varie in cui sono state apportate soluzioni di diverso tipo. Questa è potenzialmente la configurazione più dinamica. Si vorrà far credito all'autore di queste righe, egli stesso consulente privato e vecchio urbanista dello Stato, di uno sguardo abbastanza lucido per esprimere questa opinione con le riserve d'uso, poiché qui si tratta più della qualità degli individui che di quella delle strutture. I n h e il Comune ha la possibilità di rivolgersi a un servizio pubblico (gruppo della direzione dipartimentale, ufficio di urbanistica, società di economia mista.. .). In alcuni Dipartimenti esistono stretti legami tra Comune e servizio pubblico particolarmente qualificato e molto documentato per essere all'altezza di studio di dati (diagnosi iniziale). La nuova ripartizione delle competenze tra lo Stato e gli enti locali ha liberato i servizi centrali di una parte delle loro competenze: vi sono dunque nuove opportunità di cooperazione che associano, nell'ambito del decentramento, i tecnici qualificati reclutati dallo Stato (ingegneri, architetti, urbanisti ...) e i Comuni. Il fatto di operare all'interno di una struttura necessariamente pluridisciplinare li rende atti - almeno in teoria - a potenziare le loro osservazioni e a condurre gli studi su vie adeguate all'ulteriore sviluppo amministrativo. La soluzione ideale è spesso un'associazione di questi tre tipi di studi, una concertazione alla quale partecipano gli incaricati della commissione urbanistica, con il suo effettivo contributo allo studio dei problemi, un tecnico privato, un servizio pubblico competente in materia. Elaborazione e utilità degli studi preliminari Al termine di questa prima tappa, l'équipe comunale dispone di una raccolta di dati e di una prima formulazione dei problemi urbani del Comune, ciascuno dei quali è oggetto di una breve analisi e di un progetto di soluzione il cui costo è valutato sommariamente. Ognuno di questi studi preliminari può diventare, a suo tempo, oggetto di domanda di sowenzione, studio per la realizzazione, e infine miglioramento concreto del quadro ambientale. Ma molto al di là di una semplice enunciazione di un insieme di problemi, questo lavoro che, per vari mesi avrà associato gli amministratori, la popolazione, attraverso inchieste o consultazioni dei tecnici che vi portano una visione nuova, dà impulso a una riflessione d'insieme che alimenta il dibattito democratico, sviluppa le responsabilità locali, arricchisce di una coscienza collettiva della propria identità la comunità territoriale costituita da molteplici interessi e valori che è il Comune. (da «Elu Local))organo del ((mouvementnational des élus locaux» n. 123, aprile 1983) 16 COMUNI D'EUROPA i libri FRANZHERRE,«Radetzky» Ed. Rizzoli, 1982 Riscrivere biografie storiche è utile e possibile. Può diventare quasi doveroso, rituale e ripetitivo quando ricorrano illustri «centenari», dove - spesso a proprio uso e consumo - tutti ne scrivono, tutti ne pubblicano, tutti ne vendono. Ogni riscrittura esalta, in diversa luce, la figura di questo o quel personaggio storico. E talvolta capita che esso assuma dimensioni inedite per la stessa storiografia ufficiale. Franz Herre, storico e giornalista di notevole impegno, ritorna con efficacia su un personaggio del quale non ricorre alcun centenario. Un personaggio, tra l'altro, assai poco amato dagli italiani, eppure così importante per le vicende nazionali del 1848 che visse e contrastò con tutte le sue forze: il feldmaresciallo Radetzky. L'autore, con la sua valida biografia, rivisita un periodo fondamentale della storia italiana ed europea, offrendo un'immagine «diversa» del feldmaresciallo, oggi forse ricordato dal grande pubblico soltanto per l'omonima «Marcia» composta da Johann Strauss nella sua famosa Opera 228, eseguita come «gran finale» nei corso del concerto di Capodanno teletrasmesso annualmente da Vienna in eurovisione. Ma Radetzky fu, anche se per vie del tutto opposte, ad esempio, da quelle percorse dal suo oppositore nonché europeista Mazzini, a sua volta ed a suo modo un europeista convinto. E, a differenza di Mazzini, spingeva la sua analisi sull'unificazione europea probabilmente con maggior senso del «sovrannazionale», sia pure in espliciti termini di «Machtpolitik». A questo proposito sorprende non poco leggere, nell'opera di Franz Herre, un passo che qui integralmente riportiamo: «Si lasci campo libero alla Russia» affermava Radetzky quando il terzo decennio del XIX secolo si stava per concludere, «e in cinquant'anni Ie si saranno affiliati i regni di Macedonia, di Bulgaria, di Armenia, di Siria, d'Egitto e via dicendo. Con il potente influsso che già esercita in Europa e in Asia e che non mancherà di estendersi, in collegamento con il Nordamerica, anche sull'Africa, la Russia, divenuta immancabilmente arbitro di quattro continenti, assurgerà a un potere di cui non si riscontra l'uguale, o neppure uno paragonabile, in tutta la storia». Un evento non meno infausto, per l'Europa, dell'ingrandimento della Russia sarebbe stata «la nascita di una grande, potente federazione di stati dall'altra parte dell'Oceano»,perché i giovani stati che adesso stanno sorgendo in America diniranno, nel corso del tempo, col soggiogare I'Europa». Un secolo prima di Jalta, Radetzky prevede- l el. 011188.56.22 va la spartizione delle zone di influenza fra gli Stati Uniti e la Russia e la fine della supremazia esercitata dal vecchio continente. «Il grande impero inglese nelle Indie orientali si staccherà dalla Gran Bretagna e lo stesso succederà con tutte le altre colonie inglesi». E aveva intravisto anche la risposta a questa sfida, con un secolo di anticipo: «Una federazione europea, quindi, un'organizzazione comune di tutti gli stati europei è la questione più urgente del momento,. Però non sarebbe stato possibile, aggiungeva, coltivare «la nobile idea di unlEuropaunita, la cui urgenza ci sta davanti agli occhi», perché «l'Europa è divisa come non mai e questo stato di cose spiana la strada all'espansionismo della Russia». Le potenze europee pensavano unicamente alle discordie di ieri, non all'unione necessaria oggi e in futuro. «La politica ha la pace europea sulla bocca, ma non nel cuore» (pag 139). C'è qui l'interpretazione di un Radetzky sorprendentemente profeta: e la lettura dell'opera di Herre, che non nasconde l'operato poliziesco e spesso dispotico del governatore generale del Lombardo-Veneto, non può non far riflettere sul pensiero politico inaspettatamente «europeo»del militare Radetzky. Pio Baissero Formare i formatori vivenza pacifica di tutta l'umanità. Occorre che l'energia necessaria e le conoscenze per la sua utilizzazione siano disponibili ovunque con equità. Occorre che chi produce conoscenza possa metterla a disposizione di tutti senza confini e barriere regionali o continentali che siano. Per fare un esempio: non è più pensabile che si decreti il «numero chiuso» nelle Università quando occorrono medici in tutto il Terzo mondo - così come non è accettabile la distruzione della produzione alimentare mentre milioni di esseri umani muoiono di fame. Non è pensabile che il darsi carico di queste esigenze possa essere considerato un atteggiamento utopistico. Esso è il solo concreto e realistico approccio ad una seria ricerca di soprawivenza. Dobbiamo in altre parole convincerci che le energie e anche le conoscenze di cui noi disponiamo, in una misura migliaia di volte superiore a quella di cui disponeva il nostro mondo, solo poche decine di anni fa, devono essere utilizzate per sapere non tanto come produrre, quanto cosa, perche'e per chiprodurre. A dieci anni dalla sua comparsa nelle biblioteche del mondo il volume del Club di Roma sui «Limiti allo sviluppo» va ancora meditato e ripensato soprattutto per definire quali sono i limiti che vogliamo accettare, porre e imporre ed in funzione di quale sviluppo. Se saremo capaci di dedicare il sovrappiù delle nostre energie, la quasi illimitata crescita delle nostre conoscenze e delle nostre capacità organizzative (che sono assai più grandi di quanto noi solitamente pensiamo, e ce lo confermano strutture come la mafia, la camorra, la P2) per immaginare finalità coerenti alla nostra volontà di vita, la soluzione può essere trovata. luglio-agosto1983 Sarà la scelta, proposta anche dai federalisti, del servizio civile obbligatorio e ricorrente. Sarà l'organizzazione di ricorrenti periodi sabbatici di formazione professionale e generale durante tutto l'arco della vita umana. Sarà I'organizzazione di una società federalista capace di adeguarsi permanentemente all'assolvimento dei suoi compiti. Sarà l'impegno comune alla creazione di un nuovo ordine internazionale, non solo economico, ma politico e sociale. Saranno altre soluzioni forse non ancora immaginate, ma certo che non abbiamo molto tempo per giocherellare con questi problemi rinviando di giorno in giorno la presa di coscienza delle nostre responsabilità. Il tempo libero che il progresso tecnologico e l'abbondanza di energia ci concedono in misura sempre maggiore non è utilizzabile incoscientemente ed egoisticamente senza essere finalizzato alla soprawivenza dell'umanità. I1 primo passo sarà quello - comunque di scegliere, di saper scegliere, chi siano «i formatori dei formatori» - coloro cioè che per primi sapranno prendere coscienza di questa urgente necessità; verificare il fine da perseguire utilizzando gli immensi, magnifici - e non terrificanti - mezzi che la conoscenza scientifica e tecnologica ha saputo e saprà mettere a nostra disposizione. Su una parete di una grotta di Palma de Majorca, un ignoto poeta ha scritto, rivolgendosi al visitatore, questi versi dialettali: «Per un betec de l'ansia1 qu'en tu cor espira1 dariem las centuria'sl de calma que tenim». Quest'ansia dell'uomo potrà ancora vincere i secoli di calma, di inerzia, di supina accettazione. Dobbiamo credere in essa per sperare nella continuazione della vita. COMUNI D'EUROPA Organo del1'A.I.C.C.E. ANNO XXXI - N. 7-8 LUGLIO-AGOSTO 1983 Direttore resp.: UMBERTO SERAFINI Condirettore : GIANFRANCO MARTINI Redattore capo: EDMONDO PAOLINI DIREZIONE, REDAZIONE E 6.784.556 AMMINISTRAZIONE 6.795.712 Piazza di Trevi, 86 - 00187 Roma Indir. telegrafico: Comuneuropa - Roma Abbonamento annuo per la Comunità europea, ivi inclusa l'Italia, L. 10.000 Abbonamento annuo estero L. 12.000 Abbonamento annuo per Enti L. 50.000 Una copia L. 1.000 - (arretrata L. 2.000) Abbonamento sostenitore L. 300.000 - Abbonamento benemerito L. 500.000. 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